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Imparare a Meditare

Breve Corso di Meditazione

Sommario

1) Cos'è la meditazione 5) Il Gayatri Mantra

2) A proposito di meditazione 6) Il Japa Mala

3) meditazione ed onde cerebrali 7) La preghiera

4) La meditazione "Hong So" 8) La meditazione dei Sufi

Cos'è La meditazione
La meditazione è solo una tecnica per raggiungere lo stato dell'estasi, lo stato di ebbrezza divina. E'
una tecnica semplice, ma la mente la rende molto complicata. La mente deve renderla molto
complicata e difficile, in quanto le due realtà non possono coesistere. La meditazione è la morte
della mente; naturalmente, la mente si oppone ad ogni sforzo teso verso la meditazione.
L'osservazione è la chiave della meditazione. Osserva la tua mente. Non fare nulla. Limitati a
osservare qualsiasi cosa faccia la mente. Non disturbarla, non prevenirla, non reprimerla; non fare
assolutamente niente in prima persona. Limitati a essere un osservatore.
E il miracolo dell'osservare, è meditazione. Allorché ti limiti a osservare, pian piano la mente si
svuota di pensieri. Ma non ti addormenti, al contrario divieni più sveglio, più consapevole. E con lo
svuotarsi della mente, la tua energia diviene una fiamma di risveglio. Allorché la mente è
assolutamente assente - se n'è andata del tutto, e non la riesci più a trovare da nessuna parte - per la
prima volta, diventi consapevole di te stesso, perché la stessa energia che era assorbita dalla mente,
non trovandola più, si ribalta su se stessa.
Grazie all'osservazione, la mente e i pensieri scompaiono. E il momento più estatico, si ha quando ti
ritrovi pienamente all'erta, senza che esista in te un singolo pensiero... ma solo il cielo silente del
tuo essere interiore.

Questo è il momento in cui l'energia si volge all'interno: questa inversione è improvvisa, è


repentina! E quando l'energia si volge all'interno, porta con sé una gioia infinita. Quando la
meditazione ritorna alla propria sorgente, esplode in una gioia immensa. Questa gioia, nel suo
stadio supremo, è illuminazione.

(OSHO)

A proposito di meditazione
Nell'essere umano convivono due parti ben distinte e autonome che sono: la nostra personalità e la
nostra essenza. Mentre della prima siamo coscienti, della seconda pochi ne avvertono la presenza.
Si possono vedere, per analogia, queste due parti come elementi di un cerchio o di una ruota. La
circonferenza rappresenta la personalità intesa come corpo fisico, emotivo e mentale, il centro
rappresenta il nostro Sé interiore, la divinità all'interno del cuore umano. Quando la persona arriva
ad uno stadio evolutivo maturo, si potrà ritrovare, durante la propria vita, a sperimentare anche
questa seconda parte, questo stato di coscienza definito del testimone o del "Io sono". Questo stato
del testimone, emergerà in un modo diverso per
ognuno di noi, e sarà adatto alle proprie caratteristiche individuali. Potrebbe emergere in qualsiasi
situazione per esempio ascoltando musica, sul lavoro, in casa, nell'ozio, guardando la natura ... Per
me per, esempio, è sorto mentre seduto in auto osservavo un bel pino; è stato come prendere
coscienza di me stesso, come nascere di nuovo. Sembra in apparenza una cosa di poco conto e
invece ha un gran valore poiché è il primo passo cosciente verso la verità. È uno stato che può
essere vissuto anche per pochissimi attimi, ma sono sufficienti per fare breccia nella
consapevolezza.
Molti non si accorgono, ricordano solo che in un momento hanno sentito amore per la natura oppure
pace, molto spesso non lo notano per nulla, fino il giorno in cui discutendo o parlando con altri,
saranno messi a conoscenza di questo stato. Solo allora, forse ricorderanno che hanno anche loro
provato questo stato. Purtroppo per noi è uno stato che scompare in fretta, e possono alle volte
passare settimane o mesi prima che si ripresenti spontaneamente. Direte voi: ma non possiamo fare
qualcosa perché questo stato di "Io sono" possa essere sempre presente? I grandi esseri ci
rispondono, consigliandoci di praticare la meditazione, perché quest'attività è ciò che possiamo fare
concretamente per mantenere tale stato. Un grande essere è sempre in questo stato e molto più,
poiché questo è solo il primo passo di un cammino che ci porterà ad esprimerci pienamente, uniti
alla natura, sentendo che noi siamo nell'universo e che l'universo è in noi. E' lo stato d'unione totale,
d'identità con la Coscienza Cosmica. Questo gran mezzo, la meditazione, è a
disposizione di tutto il genere umano, non appartiene a nessuno in modo particolare è solo di coloro
che la utilizzano. Il compito della meditazione è quello di spostarci dalla circonferenza al

centro. Abbiamo bisogno di questa pratica, non tanto per sperimentare ogni sorta d'esperienza
interiore, ma quanto per portarci verso quel punto di coscienza dove sperimentiamo la presenza del
nostro Sé interiore. Quando siamo nel Sé, la nostra visuale della vita cambia.
Tutto assume un altro significato, più vero, più reale e da questo stato possiamo considerare la
nostra personalità come una parte che dobbiamo recitare in questa vita. Entrando in contatto

con il Sé interiore possiamo comprendere la massima d'ogni sentiero spirituale che esorta a superare
la coppia degli opposti. Quando siamo nel centro, non abbiamo più dubbi, indecisioni, scoramento,
paura, alti e bassi... sperimentiamo solamente pace, consapevolezza e amore. Fintantoché lo stato
del testimone, non è costantemente presente, abbiamo la necessità di meditare. Bisogna, inoltre,
imparare a dare un altro significato alle attività quotidiane. Esse devono servire, non ad alimentare
l'egoismo, quella parte in noi chi si separa da tutto il resto, ma a fare agire in noi, la vibrazione
dell'amore, della beatitudine, della perfezione. Quando siamo nel Sè, comprendiamo come le
attività che hanno più valore, sono quelle che possono permetterci di sprigionare amore, di entrare
in contatto con noi stessi e con gli altri. Osservate, valutate le vostre attività, hanno questa
caratteristica di portarvi dentro?
Se avete scoperto che durante la giornata non svolgete attività che vi portano a sperimentare il Sè, è
bene che decidiate di porre rimedio. Potreste cominciare dalla meditazione sulla Sè, restando, per
esempio, con voi stessi pochi minuti al giorno, senza essere disturbati. Oppure sperimentare
attraverso altre pratiche come il canto o il suono, per esempio un mantra. Anche durante la pratica
di meditazione in movimento, il Taiji, noi abbiamo la possibilità di sperimentare il centro. Il Taiji
non è solo una pratica psicofisica oppure un'arte marziale, è ben altro se si riesce a coglierlo.
Durante i suoi movimenti noi sperimentiamo l'armonia nella coppia degli opposti per eccellenza
"Yin e Yang". Anche l'ispiro e l'espiro, andare avanti e tornare indietro, spingere e tirare, tutto nel
Taiji è meditazione. Pensate, per analogia, al tan t'ien basso come al vostro centro, al Sé, mentre
tutto il resto del corpo, come se fossero i raggi, permettono di esprimerci sulla circonferenza della
sfera. Durante la pratica, ho potuto sperimentare come nel movimento del Taiji, esiste quel punto di
quiete, il centro, dal cui stato tutto è perfetto e in cui solo il presente esiste. Non più cosa c'era prima
né cosa verrà dopo. Ma solo pace, tranquillità, serenità, attributi della propria realtà interiore. Per
chi non può seguire le pratiche su suggerite, esiste un segreto che permetterà di svolgere le solite
azioni quotidiane, e di far sì che esse diventino il veicolo per catapultarsi verso il nostro Sé
interiore. Questo segreto è stato svelato molti secoli fa nel testo sacro indiano della Bagavad Gita. È
un testo in cui, fra le altre cose, è indicato il modo per rendere le nostre quotidiane attività divine.
Krishna suggerisce ad Arjuna di compiere il proprio dharma o dovere rinunciando al frutto delle
proprie azioni. Questo è il segreto, rinunciare al frutto, preoccuparsi solo di agire al meglio delle
proprie possibilità e lasciare il merito e i frutti a Dio. Un grande essere ha così scritto: " Il segreto
per realizzare la propria natura divina è semplicemente ricordarsi di sè. Ricordarsi di sè, significa
essere consapevoli di se stessi mentre si mangia, si parla, si lavora o si faccia qualsiasi altra cosa.

È una dura lotta interiore quella che si intraprendere nel momento in cui ci si ricorda di sé.
Quando ci ricordiamo di noi, quando percepiamo noi stessi mentre usiamo i nostri sensi, evitiamo di
cadere nell'incoscienza, di essere trascinati e sbattuti a destra e a sinistra, perché in quel preciso
momento noi siamo nello stato del testimone. È lo stato di colui che osserva la scena della nostra
Coscienza, senza esserne travolto. E' da questo stato che possiamo osservare, senza colorare con i
nostri condizionamenti personali, la realtà degli avvenimenti."

Meditazione e onde cerebrali


Nel passato, per varie ragioni, si ricorreva a forme di addestramento vigorose e difficili, come il
kendo o il Judo, per sviluppare la resistenza nelle persone deboli.

Oggi la scienza medica ha dimostrato che il metodo psicosomatico è il solo capace di affrontare il
problema della salute in modo soddisfacente : si deve cioè aver cura di allenare sia la mente sia il
corpo, se si vuole che una persona si mantenga nelle sue condizioni ottimali. In breve, per
soddisfare questi requisiti, il metodo di addestramento ottimale deve regolare le funzioni cerebrali,
delle emozioni e della volontà.
Le onde cerebrali sono l'unico indicatore che possediamo delle condizioni del cervello, e
studiandole per vari anni si è visto che, quando il cervello è in stato di tranquillità rilassata, emette
onde che vengono chiamate alfa. Quando invece si trova in uno stato di tensione emette onde beta o
un altro tipo di onde, ancora più intense, le onde gamma.
In tutti gli stati di calma e riposo assoluto, fatta eccezione per gli stati di incoscienza dovuti ad
attacchi di epilessia, il cervello emette onde theta o delta. Quando una persona è arrabbiata, irritata
o turbata, il suo cervello emette onde beta, e se la sua arrabbiatura raggiunge uno stato conflittuale,
emette onde gamma.
La meditazione Zen o Zazen permette ad un essere umano di porsi a volontà nello stato mentale che
corrisponde all'emissione di onde alfa.
Questo sistema non è così difficile come si può pensare, e consiste di tre parti fondamentali :
controllo della respirazione, controllo della postura e controllo della mente. Tutte e tre verranno
affrontate nella loro possibile applicazione nella vita quotidiana.

Nei templi Zen, la prima cosa che viene insegnata ai monaci è il controllo della respirazione.
Quando la posizione del corpo è giusta, e questo lo vedremo dopo, e la respirazione è controllata si
entra in quello stato di calma in cui è possibile la meditazione. In condizioni normali, un essere
umano respira circa 18 volte al minuto, ma se si impegna in attività che richiedono uno sforzo
notevole il ritmo aumenta. I monaci che praticano la meditazione Zazen, invece, respirano solo
quattro o cinque volte al minuto. Uno dei modi per ridurre il numero dei respiri è quello di
prolungare la durata dell'espirazione : espirare lentamente attraverso il naso e inspirare rapidamente
attraverso il naso.
Questo metodo di respirazione coinvolge sia i muscoli addominali sia quelli toracici. Occorre
esercitarsi, un po' alla volta, per raggiungere la frequenza di quattro o cinque respiri al minuto.

Per farlo si può utilizzare i continui spostamenti per andare e tornare dal lavoro, dalla scuola, dato
che questi esercizi non richiedono una particolare postura (posizione) e non disturbano le persone
vicine a voi. Non importa quanto il treno o l'autobus sobbalzi, semplicemente chiudete gli occhi per
eliminare le distrazioni, inspirate rapidamente e espirate il più lentamente possibile. Questo
esercizio non solo vi preparerà ad affrontare con calma quello che la giornata vi riserva, ma se lo
praticherete con assiduità contribuirà a migliorare il vostro stato di salute.

In Giappone, molte persone anziane attribuiscono il loro vigore al controllo della respirazione e alla
riduzione del suo ritmo.
Vediamo rapidamente di capire in che modo la respirazione influisce sul nostro benessere. La
respirazione è una in parte soggetta al nostro controllo e regolata in funzione delle necessità
dell'organismo dal sistema nervoso autonomo.
Sappiamo tutti che quando siamo impegnati in un'attività improvvisa o violenta, quando siamo in
uno stato d'ansia per qualcosa, la nostra respirazione si fa più veloce, e di conseguenza i battiti del
cuore aumentano, ma l'idea che una respirazione rapida fornisca una maggiore quantità d'ossigeno è
errata. In realtà, superficiale com'è, la respirazione veloce non riesce a portare tutto l'ossigeno
necessario ai polmoni, ma lo spreca nei bronchi; inoltre, siccome non elimina tutta l'anidride
carbonica fa diminuire lo spazio disponibile nei polmoni per accogliere un nuovo rifornimento di
ossigeno fresco.

Nella respirazione controllata invece succede esattamente il contrario, e il cuore può compiere il suo
lavoro con uno sforzo minore. Si capisce da questo come ad esempio si possa, riducendo la
frequenza della respirazione, riportarsi da uno stato di agitazione ad uno stato di calma. Ma gli
effetti di una riduzione di velocità della respirazione non si limitano solo al corpo, ma si estendono
alla mente ed alle emozioni.
Controllando e regolando la respirazione si ottiene un controllo completo su noi stessi, riuscendo a
rimanere mentalmente tranquilli anche di fronte alle emozioni. Viceversa, la mancanza di
autocontrollo fa si che persone, altrimenti capaci, sotto stress non siano in grado di fare quello che
in condizioni normali farebbero benissimo. Può essere molto d'aiuto per chi inizia il sistema del
conto dei respiri. Il sistema consiste nel contare in silenzio da uno a dieci, inspirando
profondamente ed espirando lentamente ad ogni serie.

Esistono molti altri modi per controllare la respirazione, ma questo forse è il più semplice e può
essere praticato ovunque e in qualunque momento. Passiamo adesso al controllo del corpo, e cioè
alla Postura. Il metodo descritto è molto semplice : assumete la posizione di rilassamento da seduti.
Potete tenere le mani in tre modi diversi : congiunte all'ombelico, con le palme posate sulle
ginocchia, oppure sulle cosce, con le dita aperte. La migliore delle tre è quest'ultima, perché fa si
che le spalle si rilassino e assumano una posizione naturale. Il corpo viene a trovarsi in questa
posizione in uno stato di calma ma nell'azione e di azione nella calma. Ma anche durante il sonno è
utile adottare la posizione in cui dormono i monaci Zen, perché non sollecita la spina dorsale e
favorisce il regolare funzionamento del sistema parasimpatico, che controlla cuore, polmoni,
stomaco, intestini e altri organi interni.

La postura che i monaci Zen adottano per dormire è quella di giacere su di un fianco con la testa
posata su un braccio. Stando sdraiati su di un fianco si esercita infatti una minore sollecitazione
sulla spina dorsale che sdraiandoci sulla schiena.
Passiamo adesso al terzo aspetto, quello della stabilità della mente.

La pratica di tutti e tre gli aspetti descritti da un beneficio enorme, ma anche se non è completa la
padronanza della respirazione e della postura, il controllo della mente, di per sé, può darvi una
saggezza di grande valore anche per le attività quotidiane.
Il problema della stabilità mentale sta nel trovare il modo di controllare i propri pensieri, il che
corrisponde a trasformare le onde cerebrali beta in alfa o theta. Dobbiamo in sostanza acquisire la
capacità di concentrarsi su una sola cosa escludendo ogni elemento di distrazione, e riuscire a farlo
in ogni momento ed in ogni luogo.

Per la mente umana è impossibile farlo per lungo tempo, e d'altra parte spesso piccoli pensieri di
scarsa importanza affollano la nostra mente senza dare spazio a quelli più significativi. Questa fase
è molto complessa e difficile da raggiungere, ma cercheremo di affrontarla in modo più semplice
possibile. Scegliete una crepa sulla parete di fronte a voi, un oggetto, un volto, oppure, se un piede
comincia a farvi male, concentratevi sull'altro per alleviare il dolore. Dapprima gli oggetti della
concentrazione cambieranno rapidamente, ma non ha alcuna importanza.
Non bisogna tuttavia impedire i pensieri irrilevanti, ma lasciarli fluire fino a che non svaniscono.
Durante la concentrazione, è utile porsi mentalmente della domande, su noi stessi, su ciò che
abbiamo fatto durante la giornata, sulle nostre paure, e concentrarsi su di esse. La natura
fondamentale della meditazione Zen è quella di un dialogo con il sé ; fornisce un periodo di calma,
non disturbata da pensieri, in cui l'individuo può ascoltare la voce che è dentro di lui. Tuttavia,
scendere di colpo nel fondo del proprio spirito è impossibile, per cui è essenziale immergersi
gradatamente nell'autoconoscenza.

Riassumiamo i tre punti principali del controllo mentale : Padroneggiare, in primo luogo, la
concentrazione, aumentarne la capacità, e infine, per evitare di venire ossessionati da un singolo
oggetto a esclusione di tutto il resto, allenarsi a spostare la nostra attenzione da un oggetto ad un
altro.
La tecnica dell' "Hong So"
L'Hong-So viene insegnato nel primo dei sette Gradi della Scuola della Self Realization Fellowship
(fondata da Paramahansa Yogananda allo scopo di divulgare la conoscenza del Kriya Yoga in
questo millennio). Tuttavia, l' Hong-So è conosciuto, anche, in diverse altre Istituzioni di Yoga e di
Esoterismo, in oriente ed in occidente. Addirittura, in alcune di esse viene proposto come il metodo
al vertice di ogni altro utilizzato dall'umanità per raggiungere lo stato di samadhi.
Il Kriya Yoga è la tecnica che dona un anno di evoluzione reincarnativa ogni volta che la si pratica.
Si afferma che 24 ore di meditazione con qualunque altro metodo introspettivo (eccetto il Kriya
Yoga) non fanno raggiungere i risultati che dà una sola ora di Hong-So. Mentre, una sola ora di
Kriya ne equivale a 24 di Hong-So.
Spesso si considera il pranayama come una specifica ginnastica, tesa ad occuparsi della respirazione
ed a condizionarne i ritmi. In effetti, non è così.
La tradizione indiana indica nel respiro il veicolo dell'energia vitale; ed è quest'ultima che forma
l'effettivo oggetto di ogni metodo di controllo dei movimenti polmonari. Secondo l'insegnamento
della Self Realization Fellowship, il chakra della medulla (chiamato "la Bocca di Dio") è quello da
cui fluisce nell'uomo il diretto flusso del prana cosmico (energia universale).

Tale chakra è ubicato alla base del cranio, e solo alcune Scuole Esoteriche ne conoscono l'esistenza
e la fondamentale importanza. Suo riflesso fisico, nel piano della biologia umana, è il midollo
allungato.
La forza vitale, quindi, penetra direttamente nel suddetto centro; si veicola nel ritmo respiratorio; e,
tramite la circolazione sanguigna, vivifica e mantiene in esistenza ogni organo dell'individuo.
Il cuore è il motore che regola i flussi energetici dell'uomo.
La forza vitale è contenuta anche negli alimenti. Tuttavia, solo l'uomo possiede una centrale di
assorbimento costante e regolare del prana; ossia, il chakra della medulla.
L'avvenire lo destinerà a nutrirsi direttamente di prana, assorbendolo ed utilizzandolo dal midollo
allungato radiante.
I sottili significati e le potenti funzioni dell'Hong-So sono quelli, come vedremo, di riuscire ad
isolare chi utilizza il metodo dai complessi tiraggi interiori delle sue correnti praniche; di
tranquillizzare e placare il ritmo ossessivo ed ossessionante delle pulsazioni del suo cuore; di
condurlo, gradatamente, ad eliminare il disordine della sua cadenza respiratoria. E, infine, di
produrre in lui quello stato di completo distacco dalle proprie funzioni biologiche che gli permetta
di gestire del tutto le energie prodotte dal centro della medulla.
In tal modo, con il tempo, chi pratica l'Hong-So riuscirà a connettere e sconnettere a volontà le
correnti vitali dal bulbo centrale energetico; di conseguenza, ogni suo muscolo, ogni senso, il cuore,
la colonna vertebrale, ed il resto del corpo si troveranno in quello stato di rilassamento perfetto che
prelude il samadhi (non identificazione con i tre piani inferiori dell' essere).

La pratica dell'Hong-So può avvenire in qualunque momento della giornata, in qualunque ora del
proprio tempo libero, ed in qualunque situazione che offra un attimo di intimità. Anche in un
ambiente di lavoro, in autobus, o in mezzo alla gente.

Descrizione della tecnica dell'Hong-So


Imparate ad osservare il vostro ritmo respiratorio naturale. Quasi foste un' altra persona, ponete
attenzione allo spontaneo fluire e defluire del vostro respiro; al muoversi, blando e ritmico, della
vostra cassa toracica. Seguite ed identificate quella pulsione a nutrirvi d'ossigeno, che non vi ha mai
abbandonato un attimo, né di giorno né di notte, da che siete nati.

Tuttavia - e, questo è di fondamentale importanza - non intervenite con il minimo atto della volontà
su questa vostra funzione biologica. Lasciatela libera di esprimersi, come sempre ha fatto, mentre
voi non le davate nessuna attenzione.
La meta della tecnica è, difatti, quella di pervenire ad uno stato di completo distacco e di non
partecipazione attiva al vostro respiro naturale di sopravvivenza.
Hong e So rappresentano uno dei più antichi e potenti mantrams di un sacro canto sanscrito, ed
hanno una relazione occulta vibratoria con l'entrata e l'uscita del respiro.
Ogni suono nell'universo possiede un effetto ed una corrispondenza mentali diversi.
Nel nostro caso, l'antichità del mantram e la tradizionale potenza delle sue vibrazioni, già di per sé
hanno un occulto effetto calmante su chi li pronuncia.

Se, poi, aggiungiamo che la sacra scienza dei Maestri hindu' ha conservato e trasmesso il segreto
che il suono Hong (con l'acca aspirata) è l'esatta armonica pertinente all'aspirazione di Brahaman,
mentre, il suono So è quella dell'espirazione, comprenderemo - almeno in teoria - quale valore sia
da applicare al mantra.

Indicazione per la meditazione Hong So


• Scegli un posto tranquillo, lontano dai rumori, stacca telefoni e citofoni per non essere
disturbato. Chiudi gli occhi. Respira naturalmente. Siediti per circa un minuto prima di
iniziare a pensare al mantra per permettere al tuo cuore e al tuo respiro di rallentare.
• Puoi ascoltare della musica rilassante che però non sia da te gia conosciuta come, ad
esempio la colonna sonora di qualche film, poiché potresti visualizzare molte scene dello
stesso e distrarti totalmente.
• Puoi accendere un bastoncino di incenso del profumo che più ti piace, questo ti potrà aiutare
a rilassarti maggiormente creando uno spazio neutro nell'ambiente dove ti trovi.
• Con dolcezza porta la tua attenzione sul tuo respiro e inizia a pensare al mantra, senza
sforzarti. Lascialo venire, non forzarlo. Pensa "Hong" quando inspiri e "So" quando espiri.
Lasciati andare e segui il ritmo del respiro.
• Permetti ai tuoi pensieri e emozioni di venire e andarsene con distacco. Non provare a
controllarli in alcun modo. Notali solo, e quando scopri che non stai più ripetendo il mantra,
ricomincia a ripeterlo con dolcezza. Non provare a sforzarti di pensare al mantra sino
all'esclusione di tutti gli altri pensieri. Potresti provare un profondo stato di rilassamento.
• Quando hai terminato, prenditi un minuto per ritornare lentamente allo stato di attenzione
naturale. Non sforzarti ad aprire gli occhi o alzarti dopo la meditazione. Finita la
meditazione potresti avvertire come un cerchio in testa; non stupirti di questo fenomeno è
tipico dei neofiti che stanno imparando a portare l'energia dal basso verso l'alto. Questo è
dovuto ad una maggiore affluenza di sangue nel cervello che ci fa percepire questa
sensazione che viene chiamata in gergo "La Corona" Non alzarti troppo in fretta dopo lo
stato di profondo rilassamento che risulta spesso dalla meditazione, non fa bene al tuo cuore.
Nota: va bene dare un'occhiata a un orologio, solo se dopo la meditazione hai cose urgenti
da fare, diversamente non ti crucciare del tempo che scorre. Col tempo potresti scoprire che
si può meditare per molte ore e non accorgersi del tempo che è passato. Io trovo che le
seguenti tecniche rendono la mia esperienza più profonda. Anche tu troverai le tue.

La durata dell'esercizio non è legata ad un limite di tempo; essa può variare da cinque, dieci minuti
ad un'ora, o più. L'Hong-So produce i suoi effetti benefici e rilassanti, e non altera alcun ritmo vitale
essenziale. Nella pratica si resterà piuttosto stupiti di quanto sia impercettibile il costante
movimento vitale dei nostri polmoni. L'importante è, lo ripetiamo, lasciare che esso si esprima
liberamente, senza alcun intervento di alcun genere, da parte nostra.
L'antichissima tecnica dell'Hong-So è un metodo scientifico che rilassa il cuore, aumenta la durata
del proprio ciclo vitale, libera una enorme quantità di corrente energetica, che si distribuisce nel
corpo, rendendo elettromagnetica ogni cellula e prevenendone la decadenza.
L'Hong-So è uno dei massimi contributi che la scienza spirituale dell'India abbia dato al mondo.
Migliaia di spiritualisti, oggi, praticano l'Hong-So che, giustamente, può essere considerato uno tra
gli Yoga Regali. Uno Yoga dissepolto dal suo millenario scrigno celato e donato alla veniente
Nuova Era.

I Mantra
La parola mantra deriva dalla combinazione delle due parole sanscrite manas (mente) e trayati
(liberare). Il mantra si può quindi considerare come un suono in grado di liberare la mente dai
pensieri.
Sostanzialmente consiste in una formula (una o più sillabe, o lettere o frasi), generalmente in
Sanscrito, che vengono ripetute per un certo numero di volte (Namasmarana) al fine di ottenere un
determinato effetto, principalmente a livello mentale, ma anche, seppur in maniera ridotta, a livello
fisico ed energetico. Esistono moltissimi mantra per gli scopi più diversi; la maggior parte sono in
sanscrito, ma ne esistono anche in altre lingue. Il mantra più conosciuto è il mantra Om (AUM).
In Tibet, molti buddhisti incidono i mantra nella roccia come forma di devozione.
Il loro uso varia a seconda delle scuole spirituali o delle filosofie. Vengono principalmente utilizzati
come amplificatori spirituali, parole e vibrazioni che inducono nei devoti una graduale
concentrazione. I mantra vengono utilizzati anche per accumulare ricchezza, evitare pericoli, o
eliminare nemici. I Mantra hanno origine in India all'interno dell'Induismo Vedico e nel Jainismo,
popolari in diverse e moderne pratiche spirituali che si rifanno seppur in modo impreciso alle
antiche pratiche delle religioni Orientali.
I Mantra sono considerati come suoni vibrazionali, a causa della grande enfasi che si pone alla loro
corretta pronuncia (grazie allo sviluppo della scienza fonetica, in India, migliaia di anni fa). Il loro
scopo è liberare la mente dalla realtà illusoria e dalle inclinazioni materiali. Il processo di
ripetizione di un Mantra è definito cantilena.
Presso la religione induista, il termine Namasmarana (dal sanscrito nama, "nome", e smaranam,
"tenere a mente", "rammentare") indica la pratica spirituale di ricordare e ripetere continuamente
uno o più nomi di Dio. Questa ripetizione può avvenire mentalmente o tramite la voce fisica.
Vengono solitamente ripetuti i vari nomi delle murti induiste, oppure veri e propri mantra, come ad
esempio la Om.
Il numero di ripetizioni ha inoltre un preciso significato simbolico ed esoterico (come ad esempio il
108), e per tenerne il conto durante la recitazione spesso ci si aiuta con il Japa Mala.
Si tratta di una forma di disciplina spirituale senza tempo in India (paragonabile, in termini
occidentali, alla recita del rosario) avente lo scopo di sviluppare la devozione, o bhakti, e mantenere
la mente fissa e concentrata su Dio. Di fatto, il canto dei bhajan non è altro che una forma evoluta e
più articolata di Namasmarana.

Tutte le scuole di pensiero induiste, in particolare lo Yoga e le correnti devozionali, danno grande
importanza e risalto a questa pratica, a cui viene attribuito un profondo potere di elevazione e
purificazione, a livello spirituale, mentale e fisico.

Il Gayatri Mantra
Il Gayatri é una preghiera rivolta all' Intelligenza Universale. Il suo scopo é quello di accendere il
potere del discernimento per permettere all'uomo di analizzarsi e di rendersi conto della sua natura
divina. É conservata come reliquia nei "Veda", le più antiche scritture dell'uomo. "Veda" significa
infatti conoscenza, e la Preghiera alimenta ed aguzza la capacità di accrescimento della conoscenza.
In realtà le quattro "Mahavakyas", o concetti base racchiusi nei "Quattro Veda", sono impliciti in
questo Gayatri Mantra.Agisce come un talismano protettore per coloro che la pronunciano con
continuità. Sai Baba ha affermato che questa preghiera é adatta a qualsiasi credo, perché essa dal
Glorioso Potere che pervade il Sole ed i Tre Mondi (Fisico-Eterico-Causale) invoca la crescita, il
risveglio ed il rinvigorimento dell' Intelligenza.Il Gayatri Mantra é sinonimo del Divino, é lo stesso
suono di Dio, esso permea tutto il Cosmo manifesto. É la Base, la Realtà che trascende l'Universo
soggetto a conoscenza e a sperimentazione.Il termine "Gayatri" proviene da GAYAntam TRIyate
iti, che significa: "Ciò che preserva, protegge o salva dalla corruttibilità, colui che lo recita". GAYA
vuol dire Essere e insegna la Verità, il principio della vita.Occorre infatti accostarsi a questo mantra
con dovuta umiltà , reverenza,fede ed amore.La Gayatri ha anche tre nomi: Gayatri, Savitri e
Saraswati. Gayatri rappresenta i sensi, Savitri é l'energia vitale o prana, ed é il simbolo della verità.
Saraswati é la dea del linguaggio e dell'insegnamento, il simbolo della chiarezza intellettuale.Questi
tre aspetti sono presenti in ciascun uomo e simboleggiano la purezza di pensieri, parole ed azioni,
che ogni aspirante deve raggiungere sul sentiero della realizzazione spirituale. Come si può
raggiungere la visione di queste tre divinità nella preghiera? Sai Baba ha spiegato più volte che il
Gayatri Mantra si divide in tre parti: descrizione, meditazione e preghiera.

Nella prima parte


Om Bhur Bhuvah Suvah
il Divino viene descritto nella Gloria della Luce che illumina i tre Mondi o Regioni dell' esperienza:
Terra, Aria e Cielo.

Nella seconda parte:


Tat Savitur Varenyam
Bhargo Devasya Dhimahi
si medita invece sullo Splendore e la Grazia che fluisce da quella Luce: la parola Dhimahi significa
infatti meditazione, e qui rappresenta l'elemento chiave.

La terza parte:
Dhiyo Yo Nah Prachodayat
é una preghiera per ottenere la visione del Divino nella Sua effulgenza e magnificenza, attraverso il
risveglio della coscienza e dell'intelligenza che pervade tutto l'universo.
Con l'unione di questi tre aspetti, ogni devoto realizzerà uno stato di purezza e di coerenza nella vita
quotidiana, e si definirà rinato.
Quando si insegna a recitare infatti questo Mantra, la persona interessata viene denominata "Dvya",
due volte nato. Chi lo recita si trasforma in un saggio.
Un Maestro ha detto: "Gli occidentali hanno studiato le vibrazioni prodotte dalla Gayatri ed hanno
trovato che quando essa é recitata con esattezza, come é scritto nei Veda, la luminosità viene
emessa in forma circolare.". La Gayatri é sinonimo di Verità. Le scritture dicono: "La Veritá é Dio,
come la Saggezza é Dio. Esse sono entrambe presenti ovunque, trascendendo il concetto di spazio e
di tempo".
Perciò quando cercate Dio e volete vederLo, dovreste guardare dentro di voi. Egli non é in un luogo
lontano, ma nel vostro cuore.
La Gayatri é perciò Hridaya (cuore), l'abitante del cuore dove Daya significa compassione. Aprite
dunque il vostro cuore, recitate il mantra quotidianamente e la vostra vita sarà un successo;come il
tronco regge l'albero, così la Gayatri sostiene l'ordinamento umano e senza di Essa l'Albero della
Vita sarebbe senza vitalità.
Bisogna prelevare energia solare per consolidare la visione interiore dell'uomo che é la forza
dell'Anima latente nell'uomo stesso.
Quando si rinvigorisce questa forza dell'anima, l'intelletto, i sensi e le emozioni vengono attivati e
guidati verso direzioni fruttuose.
Può l'oscurità indurre in confusione la mente o nascondere la Verità se splende il Sole? Portá avere
il sopravvento il dolore o l'ignoranza mettere disordine, o l'egoismo accecare, quando la Divinità
che splende come il Sole vi benedice con la Sua luce?
Affidatevi alla Gayatri per raccogliere la fulgida luce del Sole, in modo che essa possa inondare il
proprio intelletto; la Gayatri é un tesoro che vi guida lungo il cammino della vita. Non dimenticatela
mai! Potreste trascurare od ignorare le altre preghiere e gli altri mantra, ma ricordatevi di recitare la
Gayatri almeno due volte al giorno. Essa vi proteggerà da qualsiasi male, dovunque voi siate:in
macchina, in treno, in aereo o in strada. La Gayatri é Annapurna, la Madre, la Shakti (l' Energia)
che anima ogni cosa.Quando viene recitata l'effulgenza di Dio scende su di voi ad illuminare i vostri
intelletti ed a guidarvi sul sentiero. Perciò non trascuratela!".
Essa é anche un' invocazione che si rivolge alla Madre Divina.

O Madre Divina
il nostro cuore é coperto di tenebre
Ti preghiamo
allontana da noi questa oscurità
ed accendi la Luce dentro di noi.

Di solito la Gayatri si recita all'alba, a mezzogiorno ed al tramonto. Ma essendo Dio oltre la


temporalità, possiamo recitare il Mantra in qualsiasi ora e ovunque. Sai Baba ci esorta a recitarlo la
sera prima di andare a dormire e la mattina quando ci svegliamo, ma anche mentre facciamo il
bagno: così che, mentre l'acqua ci purifica il corpo, il Mantra purifica la nostra mente.
Testo:
Om. Bhur Bhuvah swah;
Om tat savitur varenyam
bhargo devasya dhimahi
dhiyo yo nah prachodayat. Om.
Significato:
Meditiamo sul Fulgore Supremo dei tre universi.
Che Esso possa illuminare la nostra coscienza.
Il Japa Mala
Un japa mala (a volte chiamato semplicemente mala) è un rosario indiano con un numero preciso
di semi. Japamala è una parola composta da japa che significa "ripetizione" e mala che significa
"circolo".
Viene spesso usato come strumento per il Namasmarana, la pratica di ripetere un mantra un
determinato numero di volte, o per praticare altre forme di sadhana (esercizi spirituali).
I mantra vengono spesso ripetuti centinaia o migliaia di volte. Il japa mala viene utilizzato allo
scopo di potersi concentrare, durante la ripetizione del Nome di Dio, sul suono e sul significato del
mantra stesso, così come viene ripetuto o cantato, potendo così evitare di pensare al numero di
ripetizioni eseguite.
Ogni volta che il mantra viene ripetuto, le dita fanno scorrere il mala di un seme, passando quindi al
seme successivo.
Il numero di semi è variabile a seconda della grandezza del japa mala; tuttavia, il numero più
ricorrente è sicuramente 108.
Il 109° seme di un mala è chiamato sumeru o seme del guru. Il conto delle ripetizioni dovrebbe
sempre incominciare con un seme vicino al sumeru. Nella tradizione indù, se bisogna eseguire più
ripetizioni di un japa mala, si inverte la direzione di rotazione quando si raggiunge il sumeru, invece
di oltrepassarlo.
Serve a contare la ripetizione dei mantra, (formule sacre). Ogni perla rappresenta una ripetizione del
mantra, questa pratica è chiamata Japa-mala. Fin dai tempi antichi i materiali più utilizzati per i
Mala sono stati: il legno di Sandalo, bacche di Rudraksha e palline di Tulsi (in India il Tulsi è
considerato una pianta sacra). La perla finale del Mala è detta Sumeru, è diversa dalle altre e a volte
è più grande e spesso è formata da una Rudraksha (lett.: lacrime di Shiva, si tratta delle bacche
del'Eleocarpus ganitrus).
Sumeru (dal nome della montagna mitica che sarebbe il vertice dell'universo) permette di guidare e
constatare che il giro del mala (le 108 ripetizioni) è completato. Sumeru non fa parte delle 108
perle.
Le suddivisioni dei 108 grani
Se non è possibile eseguire una ripetizione di 108 volte, il mantra verrà suddiviso in frazioni di
questo numero: una metà, un terzo, un quarto, un dodicesimo. Così alcuni mala hanno 54,36,27 o 9
grani.

Perché 108 ripetizioni del mantra?


Nelle Upanishads è detto che una persona respira 21.600 volte fra il giorno e la notte, questo
numero viene diviso in due parti: così si respira 10.800 volte la notte e 10.800 volte il giorno. La
ripetizione mentale del Mantra, idealmente, dovrebbe praticarsi ad ogni respirazione ma questo non
è praticamente possibile .... è per questo che viene indicato che occorrerebbe almeno recitarlo
almeno 108 volte.
È detto che ogni volta che si recita un mantra, i suoi benefici vengono moltiplicati per 100. Così,
ripetere un mantra 108 volte è in realtà uguale a 10.800 volte...

Alcuni dicono che...

UNO (1) rappresenta Dio o l'Unità,


ZERO (0) rappresenta il Vuoto
OTTO (8) rappresenta l'Infinito.

A cosa serve questa pratica?


La ripetizione del mantra influenza fortemente l'equilibrio della mente che di conseguenza diventa
più lucida e aumenta la capacità di comprensione, aiuta a sbloccare i canali energetici ed ad
affrontare con più energia i momenti di disagio fisico... ma come sempre tutto questo non è
qualcosa di meccanico che accade se si seguono alla lettere le indicazioni... sarà attraverso
l'osservazione calma e attenta del flusso naturale dei nostri stati interiori che qualcosa potrà
cambiare...
La Preghiera e la Meditazione
(tratto da un libro di S.D.P. P.P.)

Ogni volta che ascoltiamo qualcuno recitare delle orazioni oppure lo facciamo noi stessi per come
ci è stato insegnato, siamo soliti pensare che stiamo pregando. Probabilmente non è proprio così.
Ma è lecito pensarlo poiché questo è quanto ci è stato insegnato e tramandato dalla nostra cultura.
Ma in questo tipo di preghiera spessa manca qualcosa. Si prega spesso e proprio per questo ci si
accorge che in quella attitudine accade qualcosa e questo avviene nelle pause, nei silenzi. Proprio
nelle pause ci si accorge che nella preghiera è insita una domanda. Dio, dovunque tu SEI dammi un
segno! QUESTA è LA DOMANDA! Una domanda chiara in una condizione altrettanto chiara e
cioè una condizione fisica particolare dove corpo, emozioni e mente sono un tutt'uno. Sono pochi a
comprendere che dopo la domanda c'è sempre una risposta. In questo caso c'è preghiera, vera
preghiera. Allora l'Assoluto viene e risponde alla tua "Domanda".
La prima cosa che notiamo è che dentro di noi c'è confusione mentale, il cosiddetto chiacchiericcio.
Pensieri diversi che non hanno nulla a che fare con la preghiera addirittura pensieri che per loro
natura non hanno niente a che fare con il senso religioso o con la fede.
In questo stato cosa possiamo pensare di stare a fare? Pensare che questa sia l'attitudine al pregare è
quantomeno falso. Cosa vogliamo dunque dire che non stiamo pregando? Sicuramente va premiata
la volontà del gesto, ma non possiamo sicuramente dire che questa sia la corretta attitudine alla
preghiera.
La preghiera è un addestramento vero e proprio, un allenamento che prevede dei gradi o livelli. Più
ci alleniamo a questa attitudine sacra e più si ha la percezione del sacro. Ma l'allenamento di per sé
richiede una conoscenza, una ginnastica mentale dove ogni passaggio è importante per poter sperare
di superare i diversi ostacoli che la mente umana pone come un diaframma tra il mondo materiale
ed il mondo spirituale. Conoscere La preghiera vuol dire conoscere la via, il percorso dell'uomo che
tende verso Dio.
Tendere verso vuol dire fare uno spostamento in una direzione chiara e cioè sapere di avere bisogno
di Dio. L'uomo di Dio è colui che riconoscendo le sue debolezze sa di essere uno schiavo dei propri
desideri e dei propri istinti. Coloro che non si accorgono che essere preda dei propri desideri vuol
dire in un qualche modo non si accorgono di essere degli schiavi e dunque non hanno bisogno della
preghiera. Solo quelli che pur avendo avuto molto o che hanno dato sfogo a molti dei loro
"Appetiti" si accorgono che comunque tutto ciò non ha prodotto felicità e sicurezza interiore; questi
si accorgono che hanno bisogno di altro. Allora cosa cercano? Semplice! Il modo di sfuggire a tutto
questo. La preghiera dunque è la possibilità di sfuggire a tutto questo. Ma affinché ci sia Vera
preghiera bisogna aver sviluppato un'attitudine. L'attitudine di cui stiamo parlando è quella di
produrre l'immobilità mentale, il silenzio della mente. Ma la mente non è abituata al silenzio. La
mente è abituata al chiacchiericcio , alla comparazione dei dati, ai pensieri associativi.
Calmare la mente diventa dunque un imperativo. Senza la calma (vuoto mentale) non c'è preghiera
e dunque non c'è domanda e di conseguenza non c'è nemmeno risposta.
(Non solo non parleremo con Dio ma nemmeno lo sentiremo parlare).
Allora le tecniche sono il primo strumento che potremo adoperare; quando adoperi una tecnica vuol
dire che hai una attitudine particolare, una sacra attitudine che diviene un fare (sacro) le cosìddette
tecniche del sacro fare.
E' un fare sacro quell'attitudine tipica del testardo che vuole , nonostante i suoi insuccessi
precedenti, provare ancora ad accordarsi all'idea di comunicare con Dio. Allora vengono incontro i
Maestri. Normalmente quando si usa questa asserzione qualcuno ha sempre da ridire. A cosa può
servire un maestro si dirà. La risposta è semplice: ad imparare a svuotare la mente. Solo con una
mente libera dai pensieri si potrà sperare di sentire, di ascoltare di percepire. Dio è vuoto, Dio è
Silenzio. Se la tua testa è piena di pensieri, se è piena di rumori cosa pensi di potrai udire o di
ascoltare?
La mente ha bisogno di essere domata, calmata, ammansita ecco a cosa serve un Maestro ad
insegnarti a come calmare la tua mente. Fatto questo allora potrai pensare di aver intrapreso la
tecnica con una nuova attitudine. Quella attitudine all'ascolto che ti permetterà di sfuggire ai tuoi
desideri.
Pregare vuol dire staccare la spina, vuol dire rigenerarsi, vuol dire entrare in uno spazio neutro
(NEUTRO) dove nessuna forza ti potrà più risucchiare verso i tuoi opposti ( i tuoi opposti sono il
segno + e il segno - . La centralità e l'immobilità della mente ti porteranno ad acquisire un nuova
facoltà quella di restare lì dove sei . Ti troverai quindi in una condizione nuova. Potrai sperimentare
che in quel campo neutro non provi più desideri, non hai dunque più bisogno di nulla per
manifestare la tua personalità. Hai solo bisogno di stare lì con te stesso. A questo punto potrebbero
accadere molte cose. Una di queste cose potrebbe essere sperimentare finalmente le emozioni di
gioia e di felicità. Sentimenti non più riconducibili al possesso di cose o persone, ma sentimenti di
non necessità intesa come la mancanza dei bisogni e dunque sfuggire alle nostre "voglie" o
"desideri" e quindi di essere più magnetizzati (attratti) dagli oggetti dei nostri desideri o dalle
persone di cui non possiamo e non vogliamo fare a meno. Libertà da tutto questo è poter avere tutto
senza essere schiavi del tutto. Poter pensare di avere delle cose senza per questo essere schiavi delle
cose. Questo è anche preghiera.
Ma la cosa più straordinaria nella preghiera è entrare nell'infinito tutto. In quel mondo parallelo
dove ci si inonda di amore di gioia in abbondanza. L'oceano dell'Assoluto Amore di Dio.
Ma per fare questo bisogna imparare le tecniche e questo non è facile. Non è facile non vuol dire
che non si possa fare. Non è facile vuol dire che bisogna Volere intensamente.
La prima tecnica dunque è l'arte della meditazione. Apparentemente una cosa facile ma nella realtà
richiede pazienza e costanza. Senza la pazienza e la costanza non si accede a questo piano di
equilibrio. In oriente la pratica meditativa è da sempre una delle tecniche più interessanti per
intraprendere la Via della Preghiera.

Per noi occidentali


Il mantra è per noi la preghiera.
Molti ripetono costantemente il nome di Gesù, per ricavare veri frutti di vita eterna.
Del resto è Lui stesso ad insegnarci: «rimanete in me ed Io in voi».
Che ostacoli possono ergersi di fronte all'uomo di fede?
Nessuno, quando c'è solo il desiderio di entrare in intimità con il divino.

Mantra occidentali

(la ripetizione continua e costante dei sacri nomi)

• Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale.


• Signore Gesù, prendimi per mano!
• Signore Gesù fa che ti ami sempre più.
• Sìì il Mio Maestro Signore Gesù.

Richieste

• Signore Gesù insegnami ad amare.


• Signore Gesù donami il discernimento.
• Signore Gesù donami la pazienza.
• Signore Gesù donami il coraggio.
• Signore Gesù donami la fede.
• Signore Gesù portami per mano.
• Signore Gesù mostrami la Via.

Ripetete un mantra mentalmente per un intero giorno.

(non aver paura, anche se non riuscirai a farlo per un intero giorno non vuol dire che non sei
bravo a pregare)
(un mantra diverso al giorno, sette in sette giorni affinché non cadiate nell'oblio
"meccanicità").
La meditazione dei sufi
Whirling, la danza roteante dei Sufi, è una delle tecniche di meditazione più antiche che esistano, e
una delle più potenti. Scende a profondità tali, che una sola esperienza può trasformarti
completamente. Ruota semplicemente su te stesso, con gli occhi aperti, come fanno i bambini, come
se il tuo essere interiore fosse diventato un centro e tutto il tuo corpo una ruota, la ruota del vasaio
che gira e rigira... tu sei al centro, ma tutto il corpo ruota intorno a te.
Si consiglia di non mangiare e di non bere nelle tre ore che precedono la meditazione. E' meglio
essere a piedi scalzi ma indossare un buon paio di calze, e indossare un vestito molto comodo. La
meditazione si divide in due stadi, uno di rotazione e uno di riposo.
Primo stadio (45 minuti di musica)
La rotazione va effettuata in senso antiorario, restando fermi nello stesso punto; le braccia sono
aperte, il palmo della mano destra è rivolto in alto e quello della mano sinistra è rivolto in basso.
Chi non si sente a suo agio ruotando in direzione antioraria può ruotare in senso orario, e in tal caso
il palmo della mano destra è rivolto in basso e viceversa. Per i primi 15 minuti ruota lentamente. Poi
aumenta gradatamente la velocità nei successivi trenta minuti, finchè non verrai rapito dalla
rotazione e diventerai un turbine di energia. Al centro, però, il testimone sarà immobile e silente.
Quando la rotazione sarà così veloce da non permetterti più di stare in piedi, il corpo cadrà da solo.
Non decidere quando cadere, e non tentare di controllare la caduta: se il tuo corpo è rilassato,
atterrerai con leggerezza e la terra assorbirà la tua energia.

Secondo stadio (15 minuti )


Una volta caduto, ha inizio la seconda parte della meditazione. Girati immediatamente sullo
stomaco in modo che l'ombelico sia a contatto con il suolo o, se sei scomodo in questa posizione,
rimani sdraiato sulla schiena. Tieni gli occhi chiusi, rimani passivo e in silenzio.

Quando meditare
Io consiglio di meditare due volte al giorno. Possibilmente all'alba e al tramonto, ma sappiamo che
con i ritmi del vivere quotidiano spesso non è facile. Posso assicurarvi che se riuscirete a provarci
per qualche giorno poi diventerà una esigenza. Comunque potrete iniziare al mattino prima di
colazione e la sera prima di cena oppure prima di andare a letto e comunque dopo circa tre ore dalla
cena e preferibile comunque lontano dai pasti (Il sistema digestivo spesso si ferma durante la
meditazione, così se si ha lo stomaco pieno può venire un'indigestione.) Ricorda, qualsiasi cosa
succeda, va bene. Va bene addormentarsi o non rilassarsi, va bene ridere o piangere, va bene essere,
o non essere in uno stato alterato, va bene se il mantra non segue il respiro come avevo suggerito.
Ciò che e' importante e' che tu hai l'intenzione di pensare al mantra mentre mediti. In breve, non
provare a controllarlo! Per venti minuti, due volte al giorno, lasciati andare.

Domande e commenti: La domanda più frequente che mi viene fatta quando insegno a meditare è
"Ma che cosa intendi per "pensa al mantra senza sforzarti"?" La mia risposta migliore e'
un'analogia. Quando leggi ti sforzi di guardare la pagina e di concentrarti e sulle parole oppure
pensi alla comprensione del contenuto? Di solito questo e' abbastanza e il significato viene senza
troppo sforzo, anche se c'e' un po'di sforzo. Il mantra si recita non si pensa, il mantra serve a tenere
impegnata la mente e mentre la mente è impegnata a seguire il ritmo delle parole, accade altro. Cosa
accade? Semplice: la mente si svuota e con essa finalmente scopri che a mente vuota puoi accedere
ad altro. Cos'è questo altro? Il vuoto assoluto. Quando tu hai la mente vuota , l'Assoluto si manifesta
e ti riempie. Se sei pieno di pensieri questo non potrà accadere mai! Capito il gioco!?!

Potrebbe accadere che mentre provi a meditare ti rilassi così tanto da addormentarti; non fartene un
problema, una buona dormita fa sempre bene. Però dopo, pian piano ti accorgerai che riuscirai ad
essere vigile e non cadere nel sonno. Allora li sei nella giusta condizione per varcare il "cancello".

"Sedere comodi" per meditare non significa a gambe incrociate. Se non siete allenati non dovete per
nessun modo provare a meditare seduti per terra con le gambe incrociate, dopo un pò avvertireste
tensioni alle articolazioni e questo vi impedirà di rilassarvi e concentrarvi. La meditazione seduta è
la più semplice e la più praticabile da noi occidentali. Seduti, con le mani sulle cosce e le gambe
lievemente divaricate (non devono toccarsi l'una con l'altra) e i piedi ben posati a terra. Non
sdraiarti, da sdraiato la cosa diventa un pò più complessa e non è il caso di parlarne adesso.

Stampa questo testo e leggilo di tanto in tanto. Su questo stesso sito potrai trovare delle meditazioni
"Creative" che ti potranno aiutare a effettuare il percorso con maggiore consapevolezza.

Buon lavoro dunque e... Ricordati quanto appresso:

"Quando preghi sei tu che parli con Dio"


"Quando mediti sei tu che ascolti Dio"

Yogi Amrit Desa

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