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Vivas
Superpoteri analogici
Per vincere da sfavoriti in un mondo apparentemente
digitale
Copyright © 2022 Angela M. Vivas
Al mio Highlander e
a un bambino rapito
dalla Legione Straniera in Colombia,
come giustificazione per non andare a scuola.
Sommario
_
Il perché di questo libro
Introduzione
I – Perché siamo analogici
Quando è entrata l’era digitale nelle nostre vite?
Silenzio! È nata la macchina fotografica digitale
II – Superpotere #1: l’attenzione
Perché l’attenzione è un superpotere
Cos’è l’attenzione?
Perché il multitasking è un fake?
La mente errante
III – Superpotere #2: processare l’informazione
Perché il processare l’informazione è un superpotere?
Affila il tuo superpotere del ragionamento
Sfida mentale
IV – Superpotere #3: l’autocontrollo
Perché l’autocontrollo è un superpotere
Perché perdiamo il controllo
I benefici di perdere il controllo
Coaching per spegnere il vulcano dentro di te
V – Superpotere #4: il rispetto delle regole
E chi ha inventato il rispetto delle leggi?
Perché è difficile rispettare le regole?
Coaching per affilare questo superpotere
VI – Superpotere #5: influenza
Perché l’influenza è un superpotere?
Coaching per attivare questo superpotere
E come dire: “ No ”?
Diventa un diavoletto carismatico
Influencer di poche parole
VII – Superpotere #6: ammettere gli errori
Perché ammettere gli errori è un superpotere?
Perché si commettono errori?
Cosa fare in caso di errore?
Se perseverare è diabolico…
VIII – Superpotere #7: employability
Per cosa andiamo in ufficio?
Perché l’employability è un superpotere
Coaching per affinare la tua employability
Coaching per un licenziamento
IX – I nemici dei tuoi superpoteri
Nemici #1: i pensieri poco stupendi
Nemico #2: quella brutta bestia
Nemico #3: la stupidità
X – Terzo tempo
Ringraziamenti
Il perché parte dal fatto che non avete un libro in mano. Avete un
sogno che è stato in un cassetto per molti anni. E l’obiettivo principale di
questa lettura è che pure voi possiate tirare fuori il vostro, per essere felici
della vostra relazione ed essere pagati per quello che amate fare.
Perché questo libro è anche il risultato di una ricerca che intendeva
scoprire quello che manca alle persone per tornare a essere felici e a
cacciarsi in meno guai. Fatta a mo’ di gioco, questa ricerca ha coinvolto
non solo i miei clienti, ma anche i volontari che hanno condiviso le
opinioni di quelli, prima e durante la pandemia. Il consenso generale era
un’immensa richiesta di tornare più umani. E da lì sono stati identificati
questi primi superpoteri.
Perché, in quest’epoca, il narcisismo digitale è diventato un bisogno
umano e lo psicologo Abraham Maslow non lo contemplava nella sua
scala della felicità.
Perché ho presentato questo libro in diversi eventi inediti, senza essere
pubblicato. E la gente che ne ha sentito parlare lo ha accolto a braccia
aperte. Non potevo deluderle.
Era un progetto ambizioso perché voleva rendere onore agli eroi in
carne e ossa. A quelle persone che non sono diventati immortali a causa
della tecnologia che hanno creato. Piuttosto, sono coloro che hanno
affrontato le avversità come Johnny, il quale fu vittima della polio dovuto
a un parere medico sbagliato. Ma che non ha dubitato un secondo per
vaccinarsi contro la Covid19. Nonostante l’avversità, non gli è mai
mancata né la tenacia né una risata, perfino con il fango sul collo, quando
il suo amato Piave è straripato.
Perché Luzka ha perso la sua casa in un incendio a Long Island e ha
sofferto più per la perdita dei suoi animali domestici, piuttosto che per la
struttura in sé. Non si dava pace, poiché non ha potuto proteggerli né
salvarli. Però è sempre stata presente in modo cosciente e coraggioso per
affrontare tutte le eventualità.
Perché, come loro, ci sono centinaia di eroi che hanno lezioni da darci
grazie al loro coraggio, indipendentemente dalla loro età, professione o
ricchezza. E non hanno molti follower.
Perché bisogna pensare in modo analogico per trovare soluzioni a
problemi in digitale.
Perché molte persone hanno scommesso che non lo avrei pubblicato.
E, invece, eccolo qui. Analogico e digitale.
Introduzione
Analogico vs digitale
Sono nel pieno uso delle mie facoltà mentali. Di fatto ho realizzato una
panoramica storica di come la tecnologia ci ha portato fino a questo punto
della nostra storia per arrivare a un momento nevralgico del presente.
L’intelligenza artificiale è la capacità data dagli esseri umani alle
macchine di memorizzare e imparare dall’esperienza, pensare e creare,
parlare, giudicare e prendere decisioni. C’è chi è più ardito di me e dirà
che l’intelligenza artificiale è, addirittura, una copia del comportamento
umano. Io mi fermo a usare la parola analogia poiché, prima di tutto,
mira a riprodurre le funzioni del cervello umano. Nonostante sia nata a
metà degli anni ’50 del secolo, continua a generare paura dovuta al
fatto che potrebbe finire con i posti di lavoro (soprattutto in forma di
automazione e robotica). Ebbene non è così. Difatti, se la tecnologia è
creata per aiutare a evolvere e di conseguenza progredire, l’uomo non
sarà mai sostituito dalle macchine. Per questo motivo la formazione a
livello lavorativo, nonché professionale, deve essere continua per
implementare le capacità e le competenze manuali. Per lavorare in
azienda ma anche da casa.
La cosiddetta intelligenza artificiale è oggi capace di riconoscimento,
non di cognizione. Le macchine operano entro i limiti stabiliti dai loro
progettisti o entro i limiti delle serie di dati con cui sono alimentate. Ecco
alcuni piccoli esempi:
- sono necessarie cento milioni di immagini per raggiungere il 98% di
affidabilità nel riconoscimento delle immagini; eppure sono sufficienti
due immagini per far sì che un bambino impari questa differenza;
- le risposte degli assistenti vocali sono basate su script definiti dagli
umani.
L’aspetto più importante che deve restare chiaro a tutti noi è che
l’improvvisazione umana è impossibile da programmare. Di fatto è su
quell’aspetto che si riconosce l’intelligenza di molte persone.
E non dimenticare che l’improvvisazione umana è impossibile da
programmare! Ecco perché ho selezionato questi superpoteri, per fare in
modo che l’intelligenza artificiale sia un’analogia del comportamento
umano responsabilmente sostenibile. E chi la utilizzerà non procurerà
danni dovuti a un comportamento snaturato, perché i superpoteri
analogici sono capacità straordinariamente umane che ho scelto come
analogie del comportamento umano. Perché si applicano alla
socializzazione, al lavoro, alle relazioni, alla gestione del denaro,
all’autostima e alla fiducia in sé stessi. Sono strumenti di potere personale
per sopravvivere, per mantenere la specie, per essere altamente produttivi
e per continuare l’evoluzione. I superpoteri sono abilità che rendono i
supereroi della fantascienza immortali. Ma dopo la prima pandemia del
secolo, i superpoteri analogici sono la forza e l’anima di una società
che rimarrà umana attraverso la responsabilizzazione collettiva.
Pronto per un allenamento facile? Questi sono i tuoi superpoteri
analogici. Gioca a trovare le corrispondenze giuste, anche sul tuo
quaderno di lavoro.
Cos’è l’attenzione?
Tipi di attenzione
La tua vacanza è iniziata con successo se non hai perso nulla, se non
c’è stato un over booking [4] e, soprattutto, se sei pronto a divertirti come
se non ci fosse un domani. Organizzare il tuo viaggio, partire e tornare a
casa sano e salvo dimostra che possiedi il superpotere #1. Ma ci sono, in
realtà, due tipi di attenzione che ci rendono più forti. Sono l’attenzione
focalizzata e l’attenzione divisa. La prima perché ci permette di
completare con successo i compiti, mentre la seconda è la capacità
cerebrale di partecipare a diversi stimoli o attività allo stesso tempo.
Cerchiamo di capirli per utilizzarli al meglio, partendo dalle risposte:
arousal , focalizzata , auditiva , selettiva , alternante , divisa .
Attenzione focalizzata
A B C
1 2 3
A 3 B 2 1 C A
2 C 1 3 A B C
3 2 A B 1 C 1
Attenzione divisa
Gnam gnam
0 2 5 7 4 2 1 5 8 1
8
3 4 0 1 0 6 8 6 0 7
7
1 8 0 8 0 0 0 3 9 0
9
4 2 0 4 8 6 8 9 1 7
1
8 0 9 0 7 8 3 4 0 0
La mente errante
Fatti o pareri
Una delle cose più importanti che mi hanno insegnato nella facoltà di
giornalismo è stato distinguere tra i fatti e i pareri. A volte, il nostro
sistema di credenze può rendere difficile dire che cosa è solo un’opinione
e che cosa è un fatto. Le opinioni sono soggettive, non c’è modo di
provare o confutare , riflettono semplicemente una preferenza o una
prospettiva su qualcosa. D’altra parte, i fatti possono essere provati o
confutati. I fatti sono giusti o sbagliati, non importa chi li pensa o li dice.
Mettiti alla prova su quanto bene riesci a distinguere tra fatti e opinioni.
Di nuovo carta e penna. Sei pronto per valutare la nostra capacità di
analisi? Scegli se le seguenti affermazioni sono opinioni o fatti.
Dopo aver completato questo esercizio, non c’è voluto molto tempo
per capire che le tue opinioni non sono fatti inconfutabili. Un parere è un
giudizio o atteggiamento motivato da una interpretazione o da un criterio
di valutazione strettamente personale e soggettivo. Ad esempio, sono un
fallimento, sono più brutto di lui/lei, nessuno mi amerà mai, sono
autosabotaggi della tua mente, perché sono cose che non si possono
dimostrare. D’altro canto, un fatto è quanto appare dotato di una propria
verità o realtà concreta. I gol in una partita di calcio, nonostante l’arbitro
abbia sbagliato con sotto il braccio. I fatti sono inconfutabili. I pareri
senza fondamento sono seghe mentali. [5]
Vaccino digitale
Leggi attentamente. Cerca il significato delle parole che non conosci.
Prenditi il tuo tempo per discernere le informazioni a portata di mano.
C’è un sacco di tempo per credere nelle stronzate degli altri. Mentre,
comprendere le informazioni è utile per costruire la tua credibilità.
Sfida mentale
Sapevi che gli esseri umani producono tre tipi di lacrime? Le basali ,
(che secernono costantemente dai dotti lacrimali), sono un liquido
antibatterico ricco di proteine. Esse aiutano a mantenere gli occhi umidi
ogni volta che una persona batte le palpebre. Le riflesse , invece, sono
lacrime innescate da sostanze irritanti come il vento, il fumo o le cipolle.
Sono rilasciate per lavare via queste sostanze irritanti e proteggere
l’occhio. Le emozionali sono quelle che gli esseri umani versano in
risposta a una serie di emozioni. Queste lacrime contengono un livello più
alto di ormoni dello stress, rispetto agli altri tipi di lacrime. Il corpo
umano è una macchina talmente completa e funzionale che non spreca
nulla. Di fatto, piangere ha molte proprietà benefiche.
Mentre al lavoro
Come vedi, l’ira o la rabbia ha davvero molto effetti benefici. Ma, fra i
migliori, abbiamo la cosa più importante: migliora l’intelligenza emotiva .
Gli individui disposti ad abbracciare emozioni scomode come la rabbia,
piuttosto che evitarle o reprimerle, applicano invece la loro saggezza per
ottenere, da questa emozione, solo lati positivi. Di conseguenza, hanno
sistemi di risposta emotiva altamente flessibili e sono più adattativi e
resistenti.
Per finire questo segmento, la rabbia è parte integrante del nostro
meccanismo di lotta o fuga. Aveva una necessità di sopravvivenza nel
passato e ha un certo valore positivo anche nel presente. La motivazione e
l’azione che sono alimentate dalla rabbia possono spingerci a raggiungere
i nostri obiettivi. E perché no, spingerci a riparare i torti che vediamo nel
mondo e a renderlo giusto. Ma come farlo?
Stop!
Quanti significati conosci della parola STOP? È una parola inglese con
un significato universale. Significa frenare, bloccare, arrestare. È anche
un segnale stradale che avverte del pericolo. Non è facile fermare il
corpo, quando la rabbia o la paura ci pervadono. Per fortuna il tuo
superpotere #3, l’autocontrollo, è uno strumento per attivare i sensori
della protezione per metterci in salvo. E ci difende perfino dalla
manipolazione dei logaritmi che ci portano a guardare le reti sociale
mentre il tempo vola. È indispensabile in qualsiasi tipo di situazione. La
tecnica più raccomandata dalla coach di mindfulness Miriam Emerson si
chiama STOP .
Questo è l’esercizio per iniziare il tuo allenamento e potrai usarlo in
qualsiasi momento. Il concetto che si applica con la tecnica dello STOP
mi è stato spiegato da un maestro kinesiologo, Paolo Violante. Si chiama
propriocezione ed è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del
proprio corpo nello spazio che occupi. Ad esempio, se ti trovassi nel
mezzo di una sparatoria in un luogo pubblico, la prima cosa che ti
verrebbe da fare è correre verso il flusso della calca. Premere il piede sul
freno ti aiuterà, invece, a osservare cosa sta succedendo, se i rumori sono
da armi da fuoco oppure dove si trovano i feriti. Spero con tutto il cuore,
tuttavia, questa cosa non ti succeda. Però non dimenticare di tenere
sempre attivo il tuo superpotere #1, l’attenzione.
Respira profondamente
Antidoti verbali
Pink coaching tip: una donna saggia non chiede a suo marito
come le sta un vestito.
Blu coaching tip: se a un uomo (che ama la vita serena) viene
chiesto da una donna come le sta un vestito, può rispondere con
calma: “ È nuovo? ” Funziona sempre.
No al controllo eccessivo
C’è anche la mania di voler controllare tutto e tutti. Questo toglie alle
persone un tempo impensabile per essere felici. La donna che controlla
costantemente il suo partner a non parlare troppo, a non bere troppo o a
non guardare altre donne, non sta vivendo.
Ha
rinunciato alla sua libertà personale, per soppiantare il potere personale
della persona che crede di amare. Succede anche a un capo che perseguita
e infastidisce un dipendente, sottoponendolo a un lavoro che lo denigra. È
una malsana mancanza di autocontrollo. Il dialogo è la migliore soluzione
a tutti i problemi. Una persona che prende l’abitudine di esercitare un
controllo eccessivo, così come di volerlo subire, ha una cabina di
controllo rotta. Come regolarla? Tenendo presente alcuni aspetti pratici
per rendere la vita più tranquilla secondo questa infografica.
In breve
Sono proprio i nostri valori collettivi che, nel mezzo di una crisi,
potrebbero giocare contro di noi. La società è diventata più narcisista e la
credibilità delle conoscenze è legittimata dai like e dai follower. In tempi
come quelli che stiamo vivendo, questa assenza di un senso di comunità e
di solidarietà con gli altri non ci fa bene. E, quando dettano il lockdown
perché tornano a salire i contagi, le maledizioni al governo e la rabbia si
impossessano di chi non rispetta le regole. La libertà di espressione sulle
reti sociali incoraggia la proliferazione di comportamenti che diventano
noti per la mancanza di rispetto. Ma non per la preponderanza del rispetto
collettivo. I video di persone che sputavano sul cibo o bevevano
direttamente dalle bottiglie nei supermercati, hanno avuto un boom di
visualizzazioni. È un paradigma contro cui è difficile lottare. Ma nel
mondo reale, dove la gente vive e lavora per mangiare, il senso del
collettivo e del bene comune deve essere molto più forte, apprezzato e
valorizzato piuttosto che le porcherie che si postano sui social media.
Anche se non siamo d’accordo con alcune leggi o regole che qualcuno
ha inventato per far funzionare un sistema, dobbiamo accettarle.
Iniziare a rispettare le regole per coloro che non amano farlo è un’altra
sfida del secolo. Altrimenti, come costruiremo la nuova normalità? La
mia missione con questo libro non è quella di costringervi a rispettare le
regole alla lettera. Non posso scagliare la prima pietra. Alcune persone
sono più inclini di altre a rispettare le regole. Questo non significa che
non lo faccia un potenziale aggressore. Per esempio, quando mi viene
chiesto di completare alcuni processi di reclutamento, applico la
valutazione , basata sul test di William Moulton Marston. Lo uso
per scoprire se il comportamento dei candidati è orientato al dominio,
all’influenza, al risultato, alle regole, all’analisi e all’autocontrollo, tra
molte altre abilità e competenze. Ora, ti chiedo un parere. Se avessi
davanti un avvocato ed ex ufficiale dell’esercito, lo considerereste una
persona che rispetta pienamente le regole? Certamente sì!
Ebbene non è come credevamo. Nella sua valutazione
comportamentale, il rispetto delle regole era il suo indicatore più basso.
Ma come? Una persona che ha studiato la legge e conosce la disciplina
militare non rispetta le regole? Dovevo convocarlo immediatamente per
un colloquio. Non potevo lasciarmi sfuggire questo personaggio.
Per soddisfare la tua curiosità di lettore (ehm, in realtà era la mia), ho
chiesto al candidato perché non fosse rimasto nell’esercito e perché non
esercitasse la professione di avvocato.
Le risposte sono state semplici: “ L’esercito è una carriera molto
difficile per chi non ha un padrino politico. E in Italia ci sono più
avvocati pro capite che in qualsiasi altro paese del mondo ” . È un
pragmatico. Pertanto è una persona che trova facilmente soluzioni ai
problemi. È stato assunto come direttore commerciale di una
multinazionale. E durante il follow-up che faccio ai candidati che porto
alle aziende, la cosa che ha sorpreso l’amministratore delegato di questo
manager, è che sa gestire le persone con un’autorità naturale. Quindi, il
rispetto delle regole per lui è una questione di mantenere l’ordine.
Sfidare le norme o la legge fa parte anche del carattere istintivo
dell’uomo. Abbiamo bisogno di capire fin dove ce la possiamo fare. È
mettere alla prova la nostra adrenalina. Nonostante la mia tendenza a
rispettare le regole sia molto alta, di fronte alla bellezza non posso
lasciarmi sfuggire il momento. Ma quante litigate nei musei. Più che la
marachella, si tratta di far tuo quel momento. Non ce ne frega nulla,
quando si tratta di ottenere quello che vogliamo. Ed è quel desiderio che
ci spinge a non rispettare le leggi. Ma c’è anche chi lo fa per necessità,
allora rispettiamo pure le loro decisioni.
Visto e considerato che abbiamo bisogno di mantenere un ordine
sociale, di vivere in armonia e senza giustificazioni del perché abbiamo
infranto le regole, facciamo esercizi semplici per fare in modo che il
nostro comportamento non ci dia problemi.
Mettiti in fila
Training giornaliero
Inizia
con queste regole. Memorizzale e falle diventare parte del tuo carisma.
L’esempio è il modo migliore per rispettare le regole e il miglior
allenamento per non farsi beccare fuori dalle righe. Ed è infallibile per
fare colpo sul sesso opposto, nei momenti che importano.
Ci sono cose legali che sono assurde. A meno che non entriamo al
senato per cambiarle, atteniamoci alle regole, benché non ci piacciano. Da
lì inizia la nostra performance come influencer naturali.
Nicola, 9 anni
Fin da bambini, molti di noi abbiamo avuto paura di fare domande. Sia
per timore di sembrare lo scemo del villaggio, sia per non essere l’unico
che non aveva capito niente. Però se hai bisogno di un chiarimento, non
sottovalutarti dicendo: “ Scusatemi se faccio una domanda stupida, ma...
” Le persone crederanno che sei più melenso della domanda stessa. Le
persone sicure di sé non hanno paura di fare domande (né tantomeno di
chiedere quello che serve a loro), perché parlano con sicurezza e
cordialità. Chiedono chiarimenti e preferiscono domandare, invece di
commettere un errore per mancanza di informazioni. Ecco come fare
domande e ottenere le risposte che si cercano.
1. Fai le domande al momento giusto. Una domanda fatta mentre
qualcun altro sta parlando non è utile. Interrompere è odioso, perché fa
perdere il filo del discorso. E, se la persona è alterata, avrai una risposta
spiacevole. Aspetta il momento opportuno.
2. Se hai fatto una domanda, ascolta le risposte. Nuovamente insisto
sul non saltare alle conclusioni. Se fai una domanda, abbi la pazienza di
ascoltare la risposta. Senza interrompere la persona che ti parla. A volte
facciamo domande per ascoltare le riposte che vogliamo sentire noi stessi.
A volte dimentichiamo che la gente adora parlare di sé. Quindi fare
domande e ascoltare le risposte ti aiuterà a mantenere il controllo della
conversazione. E, se mostri interesse per il sesso opposto, è un fattore di
successo, perché dimostrare curiosità farà sentire le persone più sicure di
sé. Se sei presente nella conversazione, saprai se le risposte che ti danno
sono sincere e il proseguire di un incontro galante non si farà aspettare.
Nel mio metodo di coaching , la Q sta per questioning
(chiedersi). È una fase potente del processo perché aiuta coach e coachee
a capire il punto della situazione, definire gli obiettivi e proporre
soluzioni agli inghippi. Grazie a una vecchia tattica giornalistica, ho
riscontrato che, per far esprimere al meglio i miei clienti, inizio le
domande con le parole “ chi ” , “ cosa ” “ dove ” , “ quando ” , “ come ” e
“ perché ”. Se utilizzi queste parole nelle tue domande, otterrai anche tu
grandi risposte. Sono anche la base del superpotere #2, processare
l’informazione.
E come dire: “ No ”?
a) Al lavoro...
b) Agli amici...
Se perseverare è diabolico…
In breve
Una delle cose che amo degli italiani è il modo in cui usano l’inglese.
Quando sono arrivata in Italia, vedevo cartelli con la scritta sexy shop .
Pensavo che fosse una catena di attività o un marchio. Tuttavia mi
sembrava strano che non avevano lo stesso logo, perciò non potevano
essere un marchio o un franchising. Ho scoperto negli anni che il sexy
shop è come gli italiani chiamano i negozi di vendita di oggetti erotici. E
come in ogni lingua, alcune espressioni italianizzate si trasformano per
deformazione linguistica. Ad esempio, si usa la parola stage invece di
Internship. La parola stage viene utilizzata per parlare di un tirocinio;
però, in inglese stage è uno scenario; per cui “ I made a stage ” suona “
ho fatto la comparsa ”. Dunque, come tradurre employability ? Per ora
diciamo che significa essere occupabili . E sarà l’unico superpotere con
un nome in inglese.
Prima di fare un’altra carrellata storica sull’evoluzione del lavoro,
definiamo le parole chiave di questo superpotere: lavoro, impiego e
occupazione. Per lavoro si intente l’insieme delle attività che sono svolte
al fine di ottenere un risultato, risolvere un problema o produrre beni e
servizi per soddisfare i bisogni umani. L’impiego , invece, si riferisce
all’attività realizzata con una finalità ben definita da qualcuno all’interno
di un’organizzazione produttiva. E l’ultimo e non meno importante è
l’occupazione : si tratta di uno scambio di prestazioni lavorative per le
quali le persone ricevono una retribuzione, ossia una somma di denaro
calcolata soprattutto in base alle ore lavorate e all’attività svolta.
Employability , tradotta in italiano come occupabilità , rappresenta il
bagaglio di abilità, attitudini, opportunità e talenti che si possiedono per
crearsi opportunità di lavoro. Può essere all’interno o all’esterno
all’organizzazione. E ciò significa avere il potere personale di essere
occupabile al posto giusto, grazie alle tue soft skills o competenze
trasversali.
“ L’employability è avere un insieme di abilità, conoscenze,
comprensione e attributi personali che rendono una persona più propensa
a scegliere e ottenere occupazioni in cui può essere soddisfatta e avere
successo. ” [20]
È possibile ma, soprattutto, può essere fatto in qualsiasi parte del
mondo.
Con la pandemia del 2020 è stata lanciata una forte sfida alla forma
mentis di alcune aziende. Mi riferisco al modello mentale di alcune
organizzazioni nelle quali le persone lavorano se sono sotto controllo
(leggasi sotto la vista dei capi ). E l’analogia di questa mentalità sorge
nella forma del presentismo. Con quel termine è definito il
comportamento di chi, spinto dalla insicurezza sul proprio destino
lavorativo, va o resta sul posto di lavoro anche al di là dei propri obblighi.
[21]
È una distorsione cognitiva dell’essere presente per confermare la sua
indispensabilità, puntualità o presenza. Mah.
Con la crisi sanitaria, è arrivato un cambiamento radicale di modus
operandi, ma non di mentalità. Il presentismo durante il 2020 è diventato
virtuale. Le persone hanno lavorato più a lungo che mai messaggiando,
rendendo estenuanti le inutili riunioni virtuali per le quali sarebbe stato
meglio inviare un’email. Naturalmente eravamo circondati da situazioni
bizzarre. I gatti saltavano sulla tastiera mentre parlavi con il cliente; le
persone dimenticavano di spegnere la telecamera ed erano ripresi, in
diretta, nudi o facendo sesso durante le riunioni di lavoro. Parlavi con
persone congelate. Ricordo un corso in cui un anziano insegnante urlava
con rabbia, quando non rispondevano ai suoi quiz. Non capiva che
c’erano problemi di connessione e non sordità degli allievi.
Gli impiegati d’ufficio avevano una paura folle che si pensasse che
non stessero facendo nulla a casa. Molte persone avevano più terrore di
perdere il lavoro che del contagio stesso. Per quel motivo era necessario
dimostrare che si era indispensabili per l’azienda, nonostante si lavorasse
fuori dall’ufficio. Solo che lavorare in casa non è un’invenzione della
modernità. Prima della creazione dell’industria, fabbri, falegnami e
ceramisti producevano nelle loro case e da lì fornivano i concittadini. Ed
esistono ancora mestieri e occupazioni che si svolgono dalla stessa
abitazione.
All’inizio del secolo, con la Rivoluzione Industriale, è arrivata la
necessità di automazione in luoghi precisi: sono nate le fabbriche. La
produzione effettuata da macchine di grandi dimensioni richiedeva
qualcuno che le maneggiasse, per completare la loro funzione. Ma per
quanto le macchine facessero il lavoro più pesante, le persone erano rese
schiave da un numero interminabile di ore di lavoro. Così, dopo tanti
andirivieni, scioperi e rivolte, nel 1919 nacque l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro. Tale ente stabilì che le giornate produttive
dovessero essere stabilite garantendo un buon tenore di vita ai lavoratori.
Questo include, come garanzia di benessere, il riposo.
Intorno agli anni ’70 iniziò un nuovo tipo di lavoro chiamato
telelavoro o home office . Nacque così negli Stati Uniti, perché
nell’ottobre 1973 l’ (Organizzazione dei Paesi Esportatori di
Petrolio) sospese l’esportazione di petrolio verso gli , come
rappresaglia per il sostegno di Washington a Israele, durante la guerra
dello Yom Kippur. Erano anni in cui si registrava una grande crescita di
città che coprivano un vasto territorio e con un’urbanizzazione estesa. Per
questo motivo, le persone dipendevano dall’auto come principale mezzo
di trasporto e, quindi, utilizzavano il carburante in modo massiccio. Il
prezzo del carburante aumentò in modalità inflazionistica e nonostante
ciò l’economia non si fermò. Chi poteva, lavorava da casa. A quell’epoca
i telefoni e i fax erano le uniche apparecchiature di telecomunicazione che
la maggior parte delle persone conosceva. Pochissime famiglie avevano
personal computer, molte meno godevano dell’accesso alla prima
internet.
Qual è la novità?
Ma con la crescita di internet, il guru del management Peter Drucker
dichiarò nel 1993 (venti anni dopo la crisi petrolifera americana e
ventisette anni prima di una nuova pandemia) che il pendolarismo in
ufficio era obsoleto: “ Ora è infinitamente più facile, economico e veloce
fare cose che non si potevano nel diciannovesimo secolo: portare le
informazioni dal lavoro a dove si trovano le persone. Gli strumenti per
farlo sono già qui: il telefono, la posta elettronica, il fax, il personal
computer, il modem, ecc. ” E trent’anni dopo, usiamo solo il telefono per
lavorare anche senza tastiera, grazie alla dettatura dei messaggi. Penso
che il telefono sia definitivamente la più grande invenzione nella storia
dell’umanità.
Lo Smart Working nasce, invece, come concetto motivazionale
all’interno delle aziende (Information Technology) della Silicon Valley,
intorno agli anni 2000. I programmatori potevano trovarsi ovunque
all’interno dell’edificio, invece di essere rinchiusi in un cubicolo
dedicandosi esclusivamente alla programmazione. L’obiettivo era
generare un benessere emotivo che si riflettesse nei risultati e, con
l’avvento di internet, molte persone hanno potuto lavorare da casa. Con
questo ampliamento dello spazio lavorativo, ad esempio, molti genitori
hanno risparmiato sui costi di baby sitter o evitato di chiedere permessi; e
per le aziende era conveniente perché il lavoro si basava sui risultati.
Certamente con l’arrivo del Wi-Fi c’è stata un’evoluzione attraverso la
quale è possibile lavorare da qualsiasi ambiente, in qualsiasi parte del
mondo, disponendo degli strumenti necessari e di una motivazione
adeguata. Questa è la linea di fondo.
L’essere umano ha bisogno di appartenere a un gruppo e l’azienda è
l’entità di cui far parte. L’ufficio è, dunque, un luogo di aggregazione
sociale, un’area di socializzazione e di rifugio dopo la casa. Ed è anche
focolaio di distrazioni e dispersioni. Certamente non tutti gli ambienti di
lavoro sono tossici o pieni di stronzi. Se interpretare la funzionalità di una
risorsa umana è una sfida per molti manager, recruiter e imprenditori, con
o senza virus, lo è ancor di più per il lavoratore stesso.
Ecco perché insisto che è importante fare una valutazione per sapere
dove stai andando e se l’azienda ti sta portando dove vuoi. Non avere
paura. La tua vita ti appartiene, quindi, non deve dipendere da quello che
diranno gli altri, se non lavori per qualcun altro. Sei un talento che
possiede una produttività da offrire, non solo all’azienda ma anche alla
società. Che sia dentro o fuori l’azienda non conta. Lascia che ti parli di
alcuni casi che potrebbero darti delle idee.
Employability skills
Abilità o soft skill Esempi di casi in cui ho Esempi di casi in cui non
applicato questa abilità ho attivato questa abilità
Atteggiamento positivo
Sono entusiasta e disposto a lavorare
anche quando il compito è difficile.
Team building
È facile per me andare d’accordo con
tutti, fare la mia parte, supportare i
miei colleghi, rispettare il mio capo.
Ho voglia di imparare
Mi piace imparare cose nuove,
accetto commenti su come migliorare
la mia gestione o il mio carattere.
Comunicazione
Posso ascoltare senza interrompere,
parlo e scrivo chiaramente, chiedo se
non capisco.
Autogestione
Sono puntuale, sono ben preparato,
non creo situazioni conflittuali o
problemi
Pensiero laterale
Penso a come risolvere i problemi,
alle opzioni, chiedo consigli.
Resilienza
Riesco ad andare avanti nei momenti
difficili, so chiedere e accettare aiuto,
accetto critiche.
La retrospettiva che hai appena fatto è un modo sicuro per attivare la
tua employability . Come avrai notato, non sono stati menzionati né gli
studi né l’esperienza lavorativa. Hai riflettuto sull’uso effettivo della tua
occupabilità e non delle tue capacità impiegatizie. Naturalmente, per
completare questo tipo di valutazione, puoi andare sul sito
www.angelavivas.com per fare un test molto più completo delle tue abilità
professionali, basato sulla tua professione. Troverai altre soft skills da
dichiarare nel tuo quaderno di lavoro.
La questione importante dell’ employability è che l’esperienza, la
conoscenza e la produttività devono essere tradotte in un marchio
personale. Per crearlo, è necessario rafforzare le proprie capacità,
migliorare le proprie carenze, avere un’influenza che costruisce la fiducia.
Ecco perché, attraverso il mio metodo di coaching, accompagno le
persone a fare una valutazione di ciò che hanno in mano, per scoprire
quali sono le loro competenze, le loro abilità e le loro capacità. Una volta
stabilita la situazione, ognuno ricostruisce la propria carriera e si mette
automaticamente in modalità d’azione, per chiedere un aumento, per
cercare un’altra occupazione oppure per cambiare il posto di lavoro.
In questo capitolo non ho parlato di imprenditorialità né di start-up.
Per ora mi riferisco solo alle competenze che una persona possiede per
essere assunta e compiere un lavoro, perché è necessario per un’azienda o
per qualsiasi realtà produttiva. Per esempio, un freelancer [25] non è
necessariamente una persona che fa siti web e app. Abbiamo anche una
professione molto richiesta come quella di un assistente virtuale,
soprattutto per chi lavora in modo autonomo. Nell’arco degli anni, sono
riuscita a diversificare la mia professione di coach in modo che posso
dare supporto alle risorse umane a livello di formazione; ho utilizzato le
tecniche di comunicazione per la preparazione di testimoni durante
processi giuridici; mi è successo anche di affiancare dirigenti durante
trattative significative oppure per creare alleanze strategiche. Tutto grazie
a una carriera mantenuta con disciplina e una costante formazione. Ed è
anche divertente, quando i miei clienti mi cercano per fare decluttering,
ossia buttare via tutto quello che non è utile. Non ho assolutamente i modi
gentili di una giapponese molto famosa per quel mestiere, ma l’obiettivo
è sempre ottenuto piacevolmente con più di una risata.
Coaching per un licenziamento
In breve
Superpoteri Nemici
Attenzione:
Processare l’informazione:
Autocontrollo:
Rispettare le regole:
Influenza:
Ammettere gli errori:
Della employability:
Per semplificare il tema delle forze che debilitano i superpoteri
analogici, ho scelto i temi dei quali, difficilmente parliamo. Si tratta delle
distorsioni cognitive (in inglese cognitive bias) che si riferiscono alle
false credenze.
1. Pensiero polarizzato.
Questa distorsione si manifesta come un’incapacità o mancanza di
volontà di vedere le sfumature di grigio. In altre parole, vedi le cose in
termini di estremi, qualcosa è fantastico o terribile, credi che sia perfetto o
un totale fallimento. Ad esempio, non usciremo mai da questa crisi.
Una variante è la modalità di pensiero tutto o niente. Ad esempio, lo
applichiamo su di noi, quando sentiamo che manca qualcosa che ci
impedisce di fare le cose, ossia, non ha senso giocare se non sono in
forma al 100%. Oppure, non sono venuti alla riunione perché sono
completamente inaffidabili.
2. Generalizzare.
Questa subdola distorsione prende un caso o un esempio e lo fa
diventare un modello generale. La classica frase che dicono molte
persone: tutto il mondo lo sa. Oppure, tutti gli italiani amano il calcio.
Però questa distorsione degenera quando si utilizzano parole come
sempre e mai in relazione a un singolo evento o esperienza:
- Non avrò mai un aumento di stipendio.
- Lei fa sempre così.
- Sono sempre un disastro.
- Katia non arriva mai in tempo.
3. Saltare alle conclusioni o lettura del pensiero.
Si tratta di quella convinzione, alquanto imprecisa, di sapere cosa sta
pensando un’altra persona. Di solito interrompiamo perfino il suo
discorso mentre parla e blocchiamo i suoi pensieri mentre cerca di dirci
quello che deve. Naturalmente, è possibile avere un’idea di ciò che
pensano gli altri, ma questa distorsione si riferisce alle interpretazioni
negative che ci creiamo in testa. Ad esempio, quando in una riunione ci
presentano un tifoso di una squadra che noi consideriamo abbia rubato il
campionato di calcio, allora saltiamo alle conclusioni, ritenendo che
anche lui non sia una persona onesta perché tifa per quella squadra.
4. Ragionamento emotivo.
“ Sento, quindi sono ” . Questo pensiero sfasato si riferisce
all’accettazione delle proprie emozioni come fatti. “ lo sento perché è così
”. Però il fatto che intuiamo qualcosa non lo rende per forza vero. Per
esempio, possiamo provare gelosia e pensare che il nostro partner provi
qualcosa per qualcun altro, ma questo non lo rende reale. In quel caso
stiamo ragionando di pancia. Le emozioni non sono fatti. Sono reazioni
sulle quali è meglio scavare più a fondo per gestirle. Altrimenti diventano
unicamente un turbamento nella nostra psiche.
- Mi sento in colpa perché ho detto al mio vicino che le scarpe non si
abbinavano con il suo vestito.
- Mi sento davvero male per aver urlato al mio partner, sono davvero
egoista e sconsiderato.
5. Dichiarazioni di doveri.
È la tendenza a fare affermazioni utilizzando il verbo dovere in modo
condizionale. Sono intenzioni che non vengono realizzate e le utilizziamo
per motivare noi stessi. Ma quando non vengono compiute quelle
intenzioni, ci sentiamo in colpa. È tutto quello che dovrebbe essere fatto
ma che non si fa. Non funziona soltanto con il verbo dovere né tantomeno
in prima persona. Perché, quando si tratta di dare la colpa ad altri…
- Lui dovrebb e essere più responsabile.
- Io dovrei smettere di fumare.
- Ho bisogno di cambiare lavoro.
- Tu dovresti sapere che Google ha cambiato logo.
- Se solo non l’avessi detto, non avrebbero ...
- Se io fossi stato più giovane, avrei ottenuto il lavoro.
E la lista di frasi di questo tipo di distorsione cognitiva potrebbe
diventare infinita.
6. Etichettare.
È un automatismo mentale, attraverso il quale assegniamo giudizi di
valore, dovuto a seguito di un’esperienza. Non importa se negativa o
positiva. Ad esempio:
- Non ho tenuto testa al mio collega, sono un fifone.
- Che idiota, non si è nemmeno vaccinato.
- Gli italiani sono così.
7. Personalizzare o colpevolizzare.
Come già anticipato nel superpotere #6, ammettere gli errori, questa
distorsione ci fa prendere tutto sul personale o assegnare la colpa, senza
alcuna ragione logica, a qualcun altro. Copre di certo una vasta gamma di
situazioni. Ad esempio, quando un amico del gruppo non partecipa più
alle attività, ci viene da supporre di essere nella ragione, perché gli
abbiamo detto qualcosa che non gli è piaciuto (quando lui non aveva
nemmeno ascoltato). E anche qui c’è una variante: incolpare gli altri per
negare il proprio ruolo nella situazione.
- Se lei fosse arrivata in tempo, io sarei uscita prima e avrei potuto
vendere la mia macchina.
- Se lei non mi avesse urlato contro, non mi sarei arrabbiato e non
avrei avuto quell’incidente.
8. La catastrofe mentale.
Questa trappola mentale ci fa vedere le cose in un modo più tragico di
quanto non siano in realtà. Spesso creiamo una catastrofe quando la
situazione non ha nemmeno creato un problema. Questa kryptonite affetta
soprattutto il superpotere #6, ammettere gli errori. Un caso di esempio è il
seguente: Carlo sente che il suo capo ha ringraziato pubblicamente un
altro collega. Da lì parte una raffica di pensieri: il capo lo ha fatto perché
sarà promosso (amplificazione); invece lui, che è stato riconosciuto
come il più grande ricercatore innovativo del settore, non avrà nulla
(minimizzazione) . Ha dimenticato di spedire quella mail! Per Carlo
questo significa che il suo capo non si fiderà più di lui, non avrà
quell’aumento e sua moglie lo lascerà (catastrofe totale). Credimi. Il
cervello gioca sporco e adora mandarci in tilt.
Le distorsioni cognitive sono diventante croce e delizia per noi stessi
ma anche per psicologi, coach e psicoterapeuti. Fortunatamente
riconoscerli è già un buon inizio. Quindi, è ora di affrontarli e bloccarli
sul nascere. Innanzitutto, cerchiamo di identificarli sulla nostra
quotidianità, per capire che cosa ci spinge a reagire in base a queste
trappole. Così facendo, possiamo tentare di eliminare questi pensieri dalla
nostra mente soprattutto, riprogrammando il nostro linguaggio. Tentar
non nuoce.
Antidoti
Sintomi di stupidità
Ecco una piccola tabella per ricordare i nemici dei tuoi superpoteri:
Superpoteri Nemici
Attenzione: il telefono.
Processare l’informazione: le distorsioni cognitive.
Autocontrollo: la mancanza di coscienza.
Rispettare le regole: l’egoismo.
Influenza: l’invidia.
Ammettere gli errori: la vergogna.
Della employability: la paura.
X – Terzo tempo
Voglio farti i complimenti per essere arrivato qui! Come ho detto fin
dall’inizio, questi superpoteri sono stati scelti per vincere da sfavoriti in
un mondo apparentemente digitale. Perché parlo di sfavoriti? Perché mi
sono ispirata al termine underdog che, inglese, significa il meno quotato
(in politica o nello sport) nonostante abbia tutti i requisiti. Sono persone
che, alla fine, vincono nel modo più semplice. E tu ne resti sorpreso. Ma
come, quello lì? Eppure è stato attento, ha chiuso la bocca quando
occorreva e non ha commentato nulla sui temi per i quali non ne valeva la
pena. Vince in silenzio, facendo credere agli altri che è in svantaggio.
Rispetta le regole e fa il suo lavoro ineccepibilmente. E non dipende dalla
reti sociali per avere successo.
Ricorda però che un underdog non è uno sfigato. È una persona che sa
bene di non essere il favorito, ma si mette in gioco con veemenza, perché
non ha nulla da perdere. E quello è anche un talento. Freddie Mercury
non fu ammesso nel gruppo Smile per i suoi denti, bensì per la sua
straordinaria voce. Era l’underdog ma diventò un mito della musica.
Come avrai potuto ricordare o scoprire, la tecnologia è soltanto uno
strumento per vivere meglio la modernità perché i processi continuano a
essere gli stessi, perfino quello delle file al supermercato o alle poste. Sin
dal primo capitolo ho voluto mostrare come la tecnologia è un’analogia
del comportamento umano. Però solo l’uomo ha il potere di vivere
consapevole delle sue capacità, per non lasciarsi trascinare dagli
algoritmi.
Ho fatto un lavoro per il quale mi sento molto orgogliosa e soddisfatta.
E per le conclusioni voglio che sia tu a farle, ispirandoti all’utilizzo dei
tuoi superpoteri per migliorare alcuni aspetti della tua vita, del tuo lavoro,
della tua relazione o dei tuoi guadagni. Lo scudo è un disegno con sette
quadranti. Per ogni spazio potrai disegnare il modo in cui ogni
superpotere ti sarà utile. Potrai riporre questo disegno in un luogo visibile
per te, in modo da ricordare i punti di forza che possiedi per vincere -
come leader o come sfavorito - quando ti troverai in una situazione che
richiede una soluzione, una scossa emotiva o una decisione da prendere.
Così facendo, avrai un superpotere per ogni occasione.
Per esempio, nel quadrante dell’attenzione, puoi inserire l’immagine di
una gomma da masticare oppure, nel quadrante dell’autocontrollo, puoi
disegnare un polmone per ricordarti di respirare profondamente, invece di
rispondere furiosamente! Ti consiglio di scegliere disegni che ti
ricarichino di energia e ti facciano soprattutto sorridere quando li vedrai.
La creatività è nelle tue mani e, se vuoi condividerla con me, sarà
sicuramente un grandissimo dono che mi farai.
Grazie ancora per aver comprato questo libro e aver completato gli
esercizi. Ti sono grata se vorrai consigliarlo a un amico.
[1]
Qualcuno che difficilmente viene notato. Un po’ l’opposto del popolare o del migliore, ma non
esattamente il peggiore.
[2]
Nome fittizio per proteggere l’identità delle fonti.
[3]
In neuropsicologia l’arousal (dall’inglese eccitazione , risveglio ).
[4]
Eccedenza di prenotazioni rispetto alla disponibilità dei posti (per es. da parte di una compagnia
aerea).
[5]
Eccessiva preoccupazione o complesso di pensieri che comporta ansia o paura. Giulio Cesare Giacobbe - Come smettere di
farsi le seghe mentali e godersi la vita.
[6]
Musica country nata nelle regioni rurali degli stati del sud durante gli anni ’20 come fusione della
musica popolare dei coloni europei con forme musicali afro-americane, come il gospel e il bluegrass.
[7]
The Basic Laws of Human Stupidity , (1976) Cipolla Carlo M.
[8]
Coqui è una rana appartenente alla famiglia Eleutherodactylidae, originaria di Porto Rico.
[9]
Potrai realizzare questo test nel tuo work book oppure sul sito www.angelavivas.com.
[10]
Fonte: Pub Med Central- Highly respected database from the National Institutes of Health.
[11]
Anger Management: Healthy Ways to Taming Your Emotions: Take a long walk away from self-
destruct (English Edition) di Adrienne Blodgett.
[12]
Che purifica interiormente e porta a una contemplazione comprensiva e superatrice della colpa o
delle passioni.
[13]
Joseph H. Tallin - Il metodo antierrore .
[14]
RisiKo! è la variante italiana del gioco da tavolo di strategia Risk. Lo scopo del gioco è
il raggiungimento di un obiettivo segreto e diverso per ciascun giocatore, che può consistere nella
conquista di un certo numero di territori, nella conquista di due o più continenti o nell’annientamento
di un giocatore avversario.
[15]
Mal tradotto in italiano come competenze trasversali .
[16]
Start up specializzata nella formazione professionale attraverso la gamefication.
[17]
Bushak, Lecia (18 August 2015). “ What Your Selfies Can Reveal About Your Personality
”. Medical Daily. Retrieved, 15 December 2015 .
[18]
Denis Wholey, Why Do I Keep Doing That?: Breaking the Negative Patterns in Your Life.
[19]
Molte persone sono definite “ tossiche ” quando hanno un impatto negativo sulla vita degli altri,
dovuto ai loro comportamenti dannosi .
[20]
Dacre Pool & Sewell 2007.
[21]
Treccani, Dizionario della lingua italiana.
[22]
Chiamata in inglese the rat race , (la corsa dei topi) si applicava a chiunque si sentisse bloccato
in una routine finanziaria e frustrato senza tempo per i propri desideri e hobby. Questo fenomeno si
applica più particolarmente ai professionisti che lavorano nelle città urbane, sia industriali che
impiegati.
[23]
Max Weber, 21 aprile 1864 – 14 giugno 1920, sociologo tedesco .
[24]
Le competenze di occupabilità possono essere definite come le capacità che possiede una persona
per essere occupabile e, di conseguenza, assunto da un’azienda.
[25]
libero professionista.
[26]
Giulio Cesare Giacobbe - Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita .
[27]
Carocci Editore, 2013.
[28]
Cipolla Carlo M. Op. Cit.