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come sta scritto: Ho visto la fine di ogni compimento, ma il tuo co-
mando non ha confini (Sal 118,96 Vulg.). Per questo,
compiendo la Legge e ponendo termine all'impero della
morte, ha detto: È compiuto (Gv 19,30)... La morte di Cristo è
opera senza possibilità di imitazione, carità senza misura,
dono senza prezzo, grazia senza merito. Si glori il pagano nel
desiderio della propria anima, si glori il cristiano nella croce
del suo Signore: Lungi da me il gloriarmi se non nella croce del
Signore nostro Gesù Cristo! (Gal 6,14).
LUNEDÌ
Il Signore è veloce a perdonare
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illumina i ciechi! Ecco il tempo di coloro che si convertono:
venite al medico, poiché la medicina è pronta. Volete sapere
qual è la medicina? Cessate di agire in modo perverso, imparate a
fare il bene (Is 1,16-17). Queste due cose bastano per la
salvezza. Colui che vuole essere guarito prenda queste due
pozioni.
Il vero Medico ha stabilito come tempo per la cura questo
tempo [della Quaresima]. Quaranta giorni, infatti, sono
dedicati a coloro che si convertono. Questo è il tempo che il
Signore stabilì per i niniviti che peccavano, perché si
convertissero. Dice infatti: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà
distrutta (Gn 3,4); come se dicesse: “Voglio distruggerli,
poiché se lo meritano; e tuttavia darò loro ancora una
dilazione di quaranta giorni, e se non faranno penitenza con
il digiuno li distruggerò”. Questo numero di giorni è stato
stabilito per il digiuno e la preghiera. Elia, infatti, digiunò
quaranta giorni (cf. 1Re 19,8), Mosè digiunò altrettanti giorni
(cf. Es 24,18), e Cristo consacrò con il suo digiuno questo
numero di giorni (cf. Mt 4,2 e par.)...
Poiché dunque, fratelli, negli altri tempi dormivate, ecco, ora
svegliatevi, poiché troppo a lungo siete rimasti a giacere nei
vostri vizi. Ecco, adesso è l'ora di alzarci dal sonno (Rm 13,11).
Il vostro sonno è la nebbia dei vizi. Fino a quando siamo nei
vizi dimoriamo nelle tenebre e non vediamo la nostra
ignominia. Ma ora veniamo alla luce, ora arrossiamo della
nostra ignominia! Che cosa è la lussuria, che cosa
l'ubriachezza, che cosa la scurrilità, che cosa la menzogna,
che cosa lo spergiuro, che cosa l'omicidio, che cosa tradire
un compagno o il Signore? Cosa sono i giudizi falsi, che cosa
le calunnie, che cosa le gelosie se non ignominia e crudeltà?
Perciò l'Apostolo dice: Quale frutto avevate avuto da ciò di cui ora
vi vergognate? (Rm 6,21). Rigettiamo, dunque, le opere delle
tenebre e indossiamo le armi della luce; camminiamo
onestamente, come in pieno giorno (Rm 13,12-13). Siamo nel
giorno poiché abbiamo creduto, poiché abbiamo accolto
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Cristo... Cercate dunque Dio mentre può essere trovato, invocatelo (Is
55,6), poiché egli è veloce a perdonare.
MARTEDÌ
Voglio misericordia
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egli accresce la speranza di ottenere la salvezza e la vita in
coloro che, turbati dalla debolezza dei propri peccati,
avevano già cominciato a seguire l'insegnamento di colui che
è il Salvatore e il Donatore della vita. Con il fatto, poi, di dire
che i sani non hanno bisogno del medico, egli rimprovera la
temerarietà di coloro che, presumendo della propria
giustizia, si rifiutavano di chiedere l'aiuto della grazia celeste.
Chi, infatti, può essere così giusto da non aver bisogno del
soccorso divino quando perfino Giovanni Battista, del quale
nessuno fra i nati di donna è più grande (cf. Mt 11,11 e par.),
disse in maniera estremamente chiara di se stesso: Nessuno
può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo (Gv 3,27)?
E così soggiunge: Andate e imparate che cosa signifi-ca:Voglio
misericordia e non sacrificio (Mt 9,13), e a quei farisei che erano
gonfi di una falsa giustizia egli offre anche una parola di
correzione. Infatti, li ammonisce a ricercare per se stessi -
attraverso le opere di misericordia - i premi della
misericordia celeste e a non confidare di poter placare il
Signore mediante l'offerta di sacrifici, disprezzando i bisogni
dei poveri. Gesù mette loro davanti questa testimonianza del
profeta Osea e comanda loro che, andati, la imparino, vale a
dire che passino dalla temerarietà di uno stolto rimprovero a
una meditazione più accurata della santa Scrittura. Infatti,
soltanto così essi, che accusavano Gesù di ricevere i
peccatori contro quanto stabilito dalle Scritture, potevano
rendersi conto o di non conoscere quali fossero i precetti di
Dio, oppure, pur conoscendoli, di non averli messi in
pratica. E chiaro infatti che quanti, pur stando nel tempio
con offerte quotidiane, non avevano nessuna compassione
per i peccatori, cercavano il sacrificio piuttosto che la
misericordia, contro la parola profetica.
Invece il Signore, che come sta scritto passò facendo il bene e
guarendo tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo (At 10,38), e
che ogni volta che entrava nel tempio si dedicava piuttosto a
curare coloro che vi giacevano malati, ad ammaestrare gli
ignoranti, a rimproverare i ribelli o anche a scacciare i
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mercanti piuttosto che a offrire sacrifici, è evidente che
compì i comandi della volontà divina predicati dal profeta
praticando la misericordia e non celebrando un sacrificio.
Egli, inoltre, non rifiutò di spiegare a quei farisei per quale
motivo mangiava con i pubblicani e con i peccatori, e questo
sia per trattenere loro da ogni inutile mormorazione, sia per
spronarli a ricercare i doni della sua compassione.
MERCOLEDÌ
Il Signore giustifica l'empio
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vita, ma piuttosto ad avanzare verso una vita più perfetta.
Chiama i peccatori a correggersi mediante la conversione, e
chiama i giusti a essere sempre più giusti.
E tuttavia, il fatto che egli dica: Non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori, si può intendere anche nel senso che egli
non ha chiamato coloro che, volendo stabilire una propria
giustizia, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm
10,3), ma piuttosto coloro che, consapevoli della propria
fragilità, non arrossiscono di confessare che tutti pecchiamo
in molte cose (Gc 3,2). Se cioè Gesù chiama a ricevere il
perdono anche quelli che, fra quanti sono falsamente giusti,
si sono corretti, si compie anche in costoro la sua parola che
egli non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, vale a
dire non i superbi, ma gli umili, non coloro che si gonfiano
per una propria giustizia, ma coloro che si sottomettono con
animo fervente a colui che giustifica l'empio (Rm 4,5).
Anche questi, infatti, quando si convertono, attestano con
cuore sincero e senza alcun dubbio di non essere giusti, ma
peccatori.
GIOVEDÌ
Ha vinto il nemico e lo ha reso debole
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coraggio né di precederli né di seguirli; esortare al
combattimento quando non si rimane sul campo di battaglia
o quando si fugge; bramare di insegnare ciò che prima uno
non ha fatto, anzi, che neppure ha cominciato a fare;
innalzarsi al grado di dottore e ignorarne il compito; legare
pesanti e insopportabili fardelli e caricarli sulle spalle degli
altri quando non li si vuole toccare nemmeno con un dito
(cf. Mt 23,4).
Invece, il nostro maestro e la nostra guida, Gesù Cristo,
insegna ciò che fa, come sta scritto: Le cose che cominciò a fare e
a insegnare (At 1,1). Predica ciò che è, come egli stesso dice:
Imparate da me, che sono mite e umile di cuore (Mt 11,29). Raduna
i soldati là dove, prima, egli stesso ha vinto: Abbiate fiducia -
dice - io ho vinto il mondo (Gv 16,33).
E infatti, in questo primo confronto [nel deserto],
combattendo solo a solo nella solitudine, ha vinto, nel
segreto, il nemico comune e specifico del genere umano, e
vincendolo lo ha indebolito, e lo ha reso per i suoi assai
debole, privo di vigore e facile a vincersi.
Questo stesso nemico, nel secondo confronto, nella
pubblica arena di questo mondo, sotto lo sguardo degli
angeli e degli uomini (cf. 1Cor 4,9), il Signore lo ha umiliato,
lo ha prostrato e lo ha ferito, come sta scritto: Tu hai umiliato
il superbo come un ferito (Sal 88,11); poi, dopo averlo gettato a
terra, lo ha legato, gli ha preso le armi e lo ha derubato dei
suoi beni (cf. Lc 11,22 e par.). Infatti il Signore, che è il più
forte, ha legato il forte, quando - nella persona dei suoi
[discepoli] - è entrato nel mondo, e quando - nella sua stessa
persona - è entrato nell'inferno, lo ha derubato dei suoi beni
e li ha fatti passare, a buon diritto, a servizio del suo
ministero.
Qui, [nel deserto,] egli ha respinto con sapienza il demonio
che lo blandiva, che come con affettuosa sollecitudine si
dava pensiero per la sua fama, che ne favoriva la pubblica
eco e che provava compassione per la sua povertà. Questo
stesso demonio, in seguito, incrudelì nei suoi confronti, e il
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Signore lo sopportò con pazienza e lo vinse con forza. Qui
sta la sapienza dei santi, lì la loro pazienza (Ap 13,1 o; 14,12)
e la loro forza, pazienza e forza che, entrambe, è venuto a
insegnare e a donare Cristo, potenza di Dio e sapienza di
Dio (1Cor 1,24), il quale in entrambe è stato tentato e in
entrambe è stato trovato vincitore.
VENERDÌ
La croce, unica gloria di Cristo
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ricco, ed ecco che sono diventato povero. Potevo mangiare
e trovare piacere in ogni albero del paradiso (cf. Gen 2,16),
ed ecco che sono tormentato e muoio su questo legno.
Ricordati di me. Mi ero dimenticato di te, ma, sebbene tu
fossi adirato, ti sei ricordato della tua misericordia.
Abbi misericordia di me secondo la tua grande misericordia (Sal 50,3).
Vedo in te una misericordia grande e tua, cioè che a te si
addice, una misericordia che ti ha fatto discendere per me,
rendendoti simile alla mia miseria. Ma io patisco per le azioni
che ho compiuto; tu, invece, che cosa hai fatto? Ti vedo
simile a me nella pena, tu che sei tanto dissimile a me nelle
azioni. Non potevi seguirmi più lontano di così.
Da dove sei venuto? Sei uscito dall'estremità del cielo (Sal
18,7), sei venuto avanti, dall'utero della Vergine, più bello,
nell'aspetto, tra i figli dell'uomo (Sal 44,3), e ora sei appeso
con me su un legno. Chi ti ci ha condotto? La sola
misericordia. Abbi misericordia di me, o Dio, secondo
questa grande misericordia (Sal 50,3).
Tu sei Dio e io uomo, io tua creatura, che tu hai fatto a tua
immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27). Abbi
misericordia, o Dio, della tua immagine. Ma in che cosa io
posso riconoscere che tu hai misericordia? Nel fatto che
vedo in te la mia immagine che patisce insieme a me una
simile e medesima miseria. Che cosa mi resta, dunque, se
non sperare ? Di una così grande misericordia chi potrà mai
disperare (Cf. RB 4,74)? Perciò ricordati di me quando verrai
nel tuo regno. Tu vai nel tuo regno, hai compiuto la tua
missione, e per questo sei venuto: per riportarmi con te. Io
desidero ardentemente venire con te, e per questa
amarissima morte [di croce] non provo terrore, né mi
vergogno. Come, infatti, potrei provare terrore là dove vedo
che tu sei con me? Anche se camminassi in mezzo all'ombra
di morte, non temerò alcun male, poiché tu sei accanto a me
(Sal 22,4). E come potrei vergognarmi di ciò che vedo che
tu, Signore del cielo, porti? Chi infatti si vergognerà di te e
delle tue parole, anche tu ti vergognerai di lui quando verrai
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nella gloria tua e del Padre e degli angeli santi (cf. Mc 8,38 e
par.). Chi non porta la sua croce e non mi segue non è degno di me
(Mt 10,38 e par.). Queste sono le tue parole. Chi si
vergognerà di queste parole, anche tu ti vergognerai di lui.
Chi infatti si vergogna della tua croce, si vergogna della tua
gloria. Lungi da me il gloriarmi se non nella croce del
Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6,14) ! La croce è la tua
gloria, la croce è la tua autorità. 1
SABATO
La croce di Cristo è la nostra salvezza
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condanna, oggi è stata elevata nella magnificenza e nella
gloria...
Molti e ammirabili sono i frutti della croce: Venite a essa, voi
tutti che siete affaticati e oppressi (Mt 11,28), voi che siete
caduti, spezzati e percossi. Che cosa, infatti, ridà così vita a
coloro che sono caduti, che cosa dona così saldezza a coloro
che sono spezzati, che cosa custodisce così la santità e la vita
di fede della condotta degli uomini? Che cosa è così segno di
compassione, di fedeltà, di salvezza, o quale altra medicina è
come il ricordo della croce di Cristo? Che cosa rende così
debole la potenza del nemico? Che cosa crocifigge così
nell'uomo ogni malvagità?
Niente vi è di più dolce, niente di più gradevole, niente di
più amabile o soave per coloro che ti amano, o Cristo, e che
per amore tuo portano nella loro carne la tua morte di croce
(cf. 2Cor 4,10). O altezza delle ricchezze, della sapienza e della
scienza di Dio (Rm 11,33), con quale incomprensibile e
ineffabile invenzione dell'amore Cristo, sulla croce, ha
annientato i tormenti eterni! A partire dalla morte e dalla
miseria umane egli ha preparato l'antidoto per annientare la
miseria con la miseria, affinché la morte inghiottisse la
morte, e tutto l'uomo, per il beneficio della passione di
Cristo, fosse innalzato verso la grazia e la gloria
dell'impassibilità.
Questi sono i misteri, questi sono i benefici della croce. Essa
è ciò che fece uscire Israele dall'Egitto e che ci ha liberati
dall'eterna prigionia. Essa è la verga che divorò i serpenti del
faraone (cf. Es 7,12). Essa è il bastone che fece uscire l'acqua
dalla roccia (cf. Es 17,5-6) e che da un cuore di pietra fa
fluire le lacrime della conversione. Essa è il legno che rese
dolci le acque di Mara (cf. Es 15,25) e che, al ricordo della
passione del Signore, è dolcissimo balsamo per ogni
sofferenza. Allo stesso modo, la croce è per noi l'arca
dell'alleanza, essa è per noi il propiziatorio della preghiera
esaudita, vessillo di salvezza, insegna di santità. Essa è
speranza della vittoria, patto e arca della grazia divina, segno
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distintivo della milizia cristiana, fondamento della fede,
sconfitta del nemico, spoliazione dell'inferno, scala del cielo,
porta del paradiso. Essa rialza chi è caduto, apre ciò che è
chiuso, è consolazione degli afflitti, protezione dei corpi,
armatura del nostro spirito, salute dei viventi, vita dei morti,
liberazione dei prigionieri, consolazione degli umili e
abbassamento dei superbi, torre di David, altura di Sion,
universale salvezza di tutti, unico e comune rifugio di tutti.
Al di sopra di tutto, o Cristo Gesù, ti rende a noi amabile la
passione della tua croce, poiché con essa hai mostrato
quanto ci hai amati. Nessuno ha un amore più grande di chi
dà la vita per i suoi amici (Gv 15,13). La tua passione,
donandoci forza per sopportare tutte le sofferenze, mostra la
tua misericordia nei confronti di tutte le nostre iniquità.
Nulla, fratelli, ci conduce alla morte a tal punto che la morte
di Cristo non ci possa guarire. Attraverso la sua misericordia
egli riscatta Israele da tutte le sue iniquità, poiché presso il
Signore è la misericordia, e abbondante è presso di lui la redenzione
(Sal 129,8.7).
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COMUNITÀ DI CAMALDOLI
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