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Tempo di Quaresima – I

Ufficio delle Letture


LETTURE PATRISTICHE

Seconda Settimana di Quaresima


Con la sua croce ci ha salvati
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DOMENICA
Io porterò il tuo peso

Dai Discorsi di Pietro di Blois (Discorsi 19)


Il respiro della nostra bocca, il Cristo Signore, è stato preso
nei nostri peccati; sotto la sua ombra vivremo (Lam 4,20
Vulg.). Sono parole del profeta Geremia, con le quali egli
indica in modo evidente la passione del Signore...
Il respiro della nostra bocca, grazie al quale speriamo, per
mezzo del quale parliamo, mediante il quale viviamo, grazie
al quale siamo, è stato preso nei nostri peccati. Nei nostri,
non nei suoi, poiché egli paga per ciò che non ha rubato (cf.
Sal 68,5). Questo è ciò che il profeta dice: “Mi avete fatto
affaticare con le vostre iniquità” (cf. Ml 2,17). E, appeso alla
croce, il Signore poteva dire all'uomo: “Le tue vie e le tue
iniquità mi hanno fatto questo, sono diventato come una
bestia da soma davanti a te (Sal 72,23). Se sei sotto un peso,
ti alleggerirò e porterò il tuo peso, per compiere in me stesso
la mia legge, come sta scritto: Portate i pesi gli uni degli altri, e
così adempirete la legge di Cristo (Gal 6,2). Esporrò il mio dorso
ai carichi e ai flagelli. Se ti sei venduto a servizio del peccato
(cf. Rm 7,14), io mi lascerò vendere come vile schiavo o
come vile bestia da soma, perché tu abbia il denaro del tuo
riscatto. Se a causa di un legno ti sei perduto, io con un
legno ti redimerò. Se ti sei perduto, o condannato, per
mezzo del peccato, io mi renderò peccato per condannare il
peccato con il peccato (cf. 2Cor 5,21)”.
O quanta superbia dell'uomo e quanta umiltà di Dio! Dice
Isaia: Nell'umiltà il giudizio gli è stato negato (Is 53,7 LXX; At
8,33). E soggiunge: Come una pecora è condotto al macello (Is
53,7), e il resto... Il Signore non poteva offrire prove più
palesi del suo amore. Nessuno - dice [Gesù] - ha un amore più
grande del donare la propria vita per gli amici (Gv 15,13). Egli ha
mostrato un amore fino alla fine e fino al perfetto
compimento sia nei confronti del Padre sia nei confronti
nostri, salvando noi e compiendo il comando del Padre,

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come sta scritto: Ho visto la fine di ogni compimento, ma il tuo co-
mando non ha confini (Sal 118,96 Vulg.). Per questo,
compiendo la Legge e ponendo termine all'impero della
morte, ha detto: È compiuto (Gv 19,30)... La morte di Cristo è
opera senza possibilità di imitazione, carità senza misura,
dono senza prezzo, grazia senza merito. Si glori il pagano nel
desiderio della propria anima, si glori il cristiano nella croce
del suo Signore: Lungi da me il gloriarmi se non nella croce del
Signore nostro Gesù Cristo! (Gal 6,14).

LUNEDÌ
Il Signore è veloce a perdonare

Dal Discorso sulla Quaresima Goffredo Babione


Scuotiti dalla polvere, alzati, dimora di Gerusalemme, sciogli
i legami del tuo collo, o prigioniera figlia di Sion, poiché il
Signore dice: Senza prezzo siete stati venduti, e senza denaro sarete
riscattati (Is 52,2-3).
Il Signore dice: Senza prezzo siete stati venduti, e senza
denaro sarete riscattati; come se il Signore dicesse: “Voi non
meritavate che io vi riscattassi, poiché senza nessun prezzo
vi eravate venduti, e tuttavia siete stati riscattati. Ma come?
Con il vostro argento? No. Anzi, senza argento. L'argento di
tutto il mondo, infatti, non potrebbe riscattarvi, ma lo può il
prezzo del mio sangue”. Cosa che dice Pietro con grande
chiarezza quando spiega: Non a prezzo di cose corruttibili, come
l'argento e l'oro, foste riscattati dalla vostra vana condotta, cioè dalla
gloria vana, ma dal sangue dell'Agnello senza macchia (1Pt 1,18-19).
Avete udito, fratelli, come il Signore invita la sua sposa alla
salvezza. Voi siete quella sposa riscattata; voi siete quelli che
giacevano nella polvere. A voi si dice: Alzatevi! (cf. Is 52,2).
Voi siete i prigionieri a cui si comanda di uscire. Ecco ora il
tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2Cor
6,2). Siete stati legati dai lacci dei peccati, siete stati accecati
dalla polvere delle ricchezze. Convertitevi al Signore, poiché
il Signore scioglie quelli che sono avvinti da lacci, il Signore

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illumina i ciechi! Ecco il tempo di coloro che si convertono:
venite al medico, poiché la medicina è pronta. Volete sapere
qual è la medicina? Cessate di agire in modo perverso, imparate a
fare il bene (Is 1,16-17). Queste due cose bastano per la
salvezza. Colui che vuole essere guarito prenda queste due
pozioni.
Il vero Medico ha stabilito come tempo per la cura questo
tempo [della Quaresima]. Quaranta giorni, infatti, sono
dedicati a coloro che si convertono. Questo è il tempo che il
Signore stabilì per i niniviti che peccavano, perché si
convertissero. Dice infatti: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà
distrutta (Gn 3,4); come se dicesse: “Voglio distruggerli,
poiché se lo meritano; e tuttavia darò loro ancora una
dilazione di quaranta giorni, e se non faranno penitenza con
il digiuno li distruggerò”. Questo numero di giorni è stato
stabilito per il digiuno e la preghiera. Elia, infatti, digiunò
quaranta giorni (cf. 1Re 19,8), Mosè digiunò altrettanti giorni
(cf. Es 24,18), e Cristo consacrò con il suo digiuno questo
numero di giorni (cf. Mt 4,2 e par.)...
Poiché dunque, fratelli, negli altri tempi dormivate, ecco, ora
svegliatevi, poiché troppo a lungo siete rimasti a giacere nei
vostri vizi. Ecco, adesso è l'ora di alzarci dal sonno (Rm 13,11).
Il vostro sonno è la nebbia dei vizi. Fino a quando siamo nei
vizi dimoriamo nelle tenebre e non vediamo la nostra
ignominia. Ma ora veniamo alla luce, ora arrossiamo della
nostra ignominia! Che cosa è la lussuria, che cosa
l'ubriachezza, che cosa la scurrilità, che cosa la menzogna,
che cosa lo spergiuro, che cosa l'omicidio, che cosa tradire
un compagno o il Signore? Cosa sono i giudizi falsi, che cosa
le calunnie, che cosa le gelosie se non ignominia e crudeltà?
Perciò l'Apostolo dice: Quale frutto avevate avuto da ciò di cui ora
vi vergognate? (Rm 6,21). Rigettiamo, dunque, le opere delle
tenebre e indossiamo le armi della luce; camminiamo
onestamente, come in pieno giorno (Rm 13,12-13). Siamo nel
giorno poiché abbiamo creduto, poiché abbiamo accolto

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Cristo... Cercate dunque Dio mentre può essere trovato, invocatelo (Is
55,6), poiché egli è veloce a perdonare.

MARTEDÌ
Voglio misericordia

Dalle Omelie di Beda il Venerabile (Omelie 1,21)


I farisei, vedendo [Gesù mangiare con i pubblicani e i peccatori],
dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia con i
pubblicani e i peccatori?” (Mc 2,16). I farisei, quando
screditavano il Maestro della verità perchè accoglieva i
peccatori, erano preda di un duplice errore: essi, infatti, che
per la presunzione del loro orgoglio si erano di gran lunga
allontanati dalla giustizia, da un lato si consideravano giusti,
e dall'altro accusavano coloro che - pentendosi dei loro
peccati - si erano avvicinati non poco alla giustizia di essere
ingiusti.
Tali farisei, infatti, accecati dall'invidia per la salvezza dei
fratelli, pensavano al fatto che Matteo era un pubblicano e
molti altri che erano a tavola con il Signore erano peccatori,
ma non volevano ricordarsi che lo stesso Matteo - come
scrive Luca - abbandonate tutte le cose di cui si occupava,
seguì Gesù (cf. Lc 5,27-28; Mt 9,9). E anche gli altri
pubblicani e peccatori erano a tavola con lui avendo
intimamente deciso, da quel momento in poi, di aderire a lui.
I farisei, dunque, erano nell'errore, poiché non conoscevano
né i cuori altrui né i propri. Ma colui che conosce i segreti
dei cuori (cf. Cor 14,25), che è venuto a cercare e a salvare ciò che
era perduto (Lc 19,10) e che accoglie coloro che si
convertono, li rafforza ancora di più nella fede e sprona alla
grazia dell'umiltà e della compassione coloro che, prima
superbi, tollerava.
Segue infatti: Ma Gesù, udendo, disse: “Non sono i sani che hanno
bisogno del medico, ma i malati” (Mt 9,12 e par.). Per il fatto
stesso che attesta di essere venuto come medico per i malati,

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egli accresce la speranza di ottenere la salvezza e la vita in
coloro che, turbati dalla debolezza dei propri peccati,
avevano già cominciato a seguire l'insegnamento di colui che
è il Salvatore e il Donatore della vita. Con il fatto, poi, di dire
che i sani non hanno bisogno del medico, egli rimprovera la
temerarietà di coloro che, presumendo della propria
giustizia, si rifiutavano di chiedere l'aiuto della grazia celeste.
Chi, infatti, può essere così giusto da non aver bisogno del
soccorso divino quando perfino Giovanni Battista, del quale
nessuno fra i nati di donna è più grande (cf. Mt 11,11 e par.),
disse in maniera estremamente chiara di se stesso: Nessuno
può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo (Gv 3,27)?
E così soggiunge: Andate e imparate che cosa signifi-ca:Voglio
misericordia e non sacrificio (Mt 9,13), e a quei farisei che erano
gonfi di una falsa giustizia egli offre anche una parola di
correzione. Infatti, li ammonisce a ricercare per se stessi -
attraverso le opere di misericordia - i premi della
misericordia celeste e a non confidare di poter placare il
Signore mediante l'offerta di sacrifici, disprezzando i bisogni
dei poveri. Gesù mette loro davanti questa testimonianza del
profeta Osea e comanda loro che, andati, la imparino, vale a
dire che passino dalla temerarietà di uno stolto rimprovero a
una meditazione più accurata della santa Scrittura. Infatti,
soltanto così essi, che accusavano Gesù di ricevere i
peccatori contro quanto stabilito dalle Scritture, potevano
rendersi conto o di non conoscere quali fossero i precetti di
Dio, oppure, pur conoscendoli, di non averli messi in
pratica. E chiaro infatti che quanti, pur stando nel tempio
con offerte quotidiane, non avevano nessuna compassione
per i peccatori, cercavano il sacrificio piuttosto che la
misericordia, contro la parola profetica.
Invece il Signore, che come sta scritto passò facendo il bene e
guarendo tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo (At 10,38), e
che ogni volta che entrava nel tempio si dedicava piuttosto a
curare coloro che vi giacevano malati, ad ammaestrare gli
ignoranti, a rimproverare i ribelli o anche a scacciare i

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mercanti piuttosto che a offrire sacrifici, è evidente che
compì i comandi della volontà divina predicati dal profeta
praticando la misericordia e non celebrando un sacrificio.
Egli, inoltre, non rifiutò di spiegare a quei farisei per quale
motivo mangiava con i pubblicani e con i peccatori, e questo
sia per trattenere loro da ogni inutile mormorazione, sia per
spronarli a ricercare i doni della sua compassione.

MERCOLEDÌ
Il Signore giustifica l'empio

Dalle Omelie di Beda il Venerabile (Omelie 1,21)


Non sono venuto - dice Gesù - a chiamare i giusti, ma i peccatori
(Mt 9,13 e par.). Per questo il Signore frequentava i
banchetti dei peccatori: per invitare, con il suo
insegnamento, ai banchetti celesti coloro che lo invitavano.
Ma forse qualcuno è stupito del fatto che il Signore abbia
detto di essere venuto per chiamare non i giusti ma i
peccatori, mentre per tutti coloro che leggono [le Scritture] è
evidente che egli chiamò anche molti che, secondo i precetti
della Legge mosaica, trovò giusti.
Infatti, se Gesù avesse chiamato solo i peccatori e non anche
i giusti, non avrebbe potuto condividere la sequela di lui
neppure Natanaele, che Gesù, quando quegli andò da lui la
prima volta, ritenne degno di una lode talmente grande da
dire di lui: Ecco davvero un israelita in cui non c'è falsità (Gv 1,47).
Se non avesse chiamato i giusti non avrebbe avuto, all'inizio
del suo apostolato, Pietro e Andrea, i quali mostrarono
quanto ardevano dell'amore per la giustizia quando, alla
testimonianza resagli dal Precursore, subito gioirono di
vedere e di ascoltare il Signore (cf. Gv 1,35-42).
Il Signore, infatti, chiama tutti gli eletti al regno celeste, ma
chiama alla conversione solo coloro che trova avvolti in
peccati assai gravi. Coloro che vede dediti alle opere di
giustizia non li invita a convertirsi dalla passata condotta di

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vita, ma piuttosto ad avanzare verso una vita più perfetta.
Chiama i peccatori a correggersi mediante la conversione, e
chiama i giusti a essere sempre più giusti.
E tuttavia, il fatto che egli dica: Non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori, si può intendere anche nel senso che egli
non ha chiamato coloro che, volendo stabilire una propria
giustizia, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm
10,3), ma piuttosto coloro che, consapevoli della propria
fragilità, non arrossiscono di confessare che tutti pecchiamo
in molte cose (Gc 3,2). Se cioè Gesù chiama a ricevere il
perdono anche quelli che, fra quanti sono falsamente giusti,
si sono corretti, si compie anche in costoro la sua parola che
egli non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, vale a
dire non i superbi, ma gli umili, non coloro che si gonfiano
per una propria giustizia, ma coloro che si sottomettono con
animo fervente a colui che giustifica l'empio (Rm 4,5).
Anche questi, infatti, quando si convertono, attestano con
cuore sincero e senza alcun dubbio di non essere giusti, ma
peccatori.

GIOVEDÌ
Ha vinto il nemico e lo ha reso debole

Dai Discorsi di Isacco della Stella (Discorsi 30,6-9)


Gesù, cominciando il cammino di ritorno dal Giordano
verso il luogo da cui era venuto, dopo aver ricevuto [nel
battesimo] la dignità dell'elezione e l'autorità della
predicazione, se ne va da solo nel deserto, dove egli, che
avrebbe predicato agli altri, doveva prima sottoporre alla
prova se stesso; dove egli, che avrebbe insegnato agli altri,
doveva prima mettere in pratica ciò che avrebbe insegnato;
dove egli, che avrebbe esortato i suoi a combattere contro la
carne, la mondanità, il diavolo, doveva prima vincerli.
È cosa stolta, infatti, ignoranza e inesperienza della milizia
cristiana spingere gli altri verso guerre in cui non si ha il

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coraggio né di precederli né di seguirli; esortare al
combattimento quando non si rimane sul campo di battaglia
o quando si fugge; bramare di insegnare ciò che prima uno
non ha fatto, anzi, che neppure ha cominciato a fare;
innalzarsi al grado di dottore e ignorarne il compito; legare
pesanti e insopportabili fardelli e caricarli sulle spalle degli
altri quando non li si vuole toccare nemmeno con un dito
(cf. Mt 23,4).
Invece, il nostro maestro e la nostra guida, Gesù Cristo,
insegna ciò che fa, come sta scritto: Le cose che cominciò a fare e
a insegnare (At 1,1). Predica ciò che è, come egli stesso dice:
Imparate da me, che sono mite e umile di cuore (Mt 11,29). Raduna
i soldati là dove, prima, egli stesso ha vinto: Abbiate fiducia -
dice - io ho vinto il mondo (Gv 16,33).
E infatti, in questo primo confronto [nel deserto],
combattendo solo a solo nella solitudine, ha vinto, nel
segreto, il nemico comune e specifico del genere umano, e
vincendolo lo ha indebolito, e lo ha reso per i suoi assai
debole, privo di vigore e facile a vincersi.
Questo stesso nemico, nel secondo confronto, nella
pubblica arena di questo mondo, sotto lo sguardo degli
angeli e degli uomini (cf. 1Cor 4,9), il Signore lo ha umiliato,
lo ha prostrato e lo ha ferito, come sta scritto: Tu hai umiliato
il superbo come un ferito (Sal 88,11); poi, dopo averlo gettato a
terra, lo ha legato, gli ha preso le armi e lo ha derubato dei
suoi beni (cf. Lc 11,22 e par.). Infatti il Signore, che è il più
forte, ha legato il forte, quando - nella persona dei suoi
[discepoli] - è entrato nel mondo, e quando - nella sua stessa
persona - è entrato nell'inferno, lo ha derubato dei suoi beni
e li ha fatti passare, a buon diritto, a servizio del suo
ministero.
Qui, [nel deserto,] egli ha respinto con sapienza il demonio
che lo blandiva, che come con affettuosa sollecitudine si
dava pensiero per la sua fama, che ne favoriva la pubblica
eco e che provava compassione per la sua povertà. Questo
stesso demonio, in seguito, incrudelì nei suoi confronti, e il

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Signore lo sopportò con pazienza e lo vinse con forza. Qui
sta la sapienza dei santi, lì la loro pazienza (Ap 13,1 o; 14,12)
e la loro forza, pazienza e forza che, entrambe, è venuto a
insegnare e a donare Cristo, potenza di Dio e sapienza di
Dio (1Cor 1,24), il quale in entrambe è stato tentato e in
entrambe è stato trovato vincitore.

VENERDÌ
La croce, unica gloria di Cristo

Meditazione sulla passione e resurrezione del Signore


do in autore Anonimo (12-13)
Come pregò il brigante sulla croce? Ricordati di me, Signore,
quando verrai nel tuo regno (Lc 23,42). O grande fede, o grande
speranza, o grande carità! Egli prega per le realtà future, non
per quelle presenti. Non vuole essere deposto dalla croce,
ma essere accolto nel regno di Cristo. Che cos'è questo se
non dire: Bramo di essere sciolto [dal corpo] ed essere con Cristo (Fil
1,23) ? Non so cosa Paolo possa aver bramato più di questo
brigante.
Ricordati di me. O cuore contrito e umiliato (Sal 50,19)!
Cosa di meno e di più umile poteva chiedere nella preghiera
se non che almeno si ricordasse di lui? Ricordati di me. Chi è
questo me? Di me, dico, così indegno, così peccatore. Io
riconosco la mia iniquità, e il mio peccato mi è sempre
davanti (Sal 50,5). Mi vergogno di alzare i miei occhi verso di
te (cf. Lc 18,13). Contro te solo ho peccato (Sal 50,6). Tu solo
puoi purificarmi dal mio peccato. Ho commesso il male
davanti a te quando da te ho voluto nascondermi. Sono un
brigante nei confronti della mia anima: ho voluto
nascondere l'omicidio che ho compiuto, ma davanti a te ho
compiuto il male.
Ricordati di me, abbi misericordia di me (Sal 50,3).
Giustamente mi sono ritrovato in questa condizione
miserevole, io che ho abbandonato la tua beatitudine. Ero

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ricco, ed ecco che sono diventato povero. Potevo mangiare
e trovare piacere in ogni albero del paradiso (cf. Gen 2,16),
ed ecco che sono tormentato e muoio su questo legno.
Ricordati di me. Mi ero dimenticato di te, ma, sebbene tu
fossi adirato, ti sei ricordato della tua misericordia.
Abbi misericordia di me secondo la tua grande misericordia (Sal 50,3).
Vedo in te una misericordia grande e tua, cioè che a te si
addice, una misericordia che ti ha fatto discendere per me,
rendendoti simile alla mia miseria. Ma io patisco per le azioni
che ho compiuto; tu, invece, che cosa hai fatto? Ti vedo
simile a me nella pena, tu che sei tanto dissimile a me nelle
azioni. Non potevi seguirmi più lontano di così.
Da dove sei venuto? Sei uscito dall'estremità del cielo (Sal
18,7), sei venuto avanti, dall'utero della Vergine, più bello,
nell'aspetto, tra i figli dell'uomo (Sal 44,3), e ora sei appeso
con me su un legno. Chi ti ci ha condotto? La sola
misericordia. Abbi misericordia di me, o Dio, secondo
questa grande misericordia (Sal 50,3).
Tu sei Dio e io uomo, io tua creatura, che tu hai fatto a tua
immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27). Abbi
misericordia, o Dio, della tua immagine. Ma in che cosa io
posso riconoscere che tu hai misericordia? Nel fatto che
vedo in te la mia immagine che patisce insieme a me una
simile e medesima miseria. Che cosa mi resta, dunque, se
non sperare ? Di una così grande misericordia chi potrà mai
disperare (Cf. RB 4,74)? Perciò ricordati di me quando verrai
nel tuo regno. Tu vai nel tuo regno, hai compiuto la tua
missione, e per questo sei venuto: per riportarmi con te. Io
desidero ardentemente venire con te, e per questa
amarissima morte [di croce] non provo terrore, né mi
vergogno. Come, infatti, potrei provare terrore là dove vedo
che tu sei con me? Anche se camminassi in mezzo all'ombra
di morte, non temerò alcun male, poiché tu sei accanto a me
(Sal 22,4). E come potrei vergognarmi di ciò che vedo che
tu, Signore del cielo, porti? Chi infatti si vergognerà di te e
delle tue parole, anche tu ti vergognerai di lui quando verrai

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nella gloria tua e del Padre e degli angeli santi (cf. Mc 8,38 e
par.). Chi non porta la sua croce e non mi segue non è degno di me
(Mt 10,38 e par.). Queste sono le tue parole. Chi si
vergognerà di queste parole, anche tu ti vergognerai di lui.
Chi infatti si vergogna della tua croce, si vergogna della tua
gloria. Lungi da me il gloriarmi se non nella croce del
Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6,14) ! La croce è la tua
gloria, la croce è la tua autorità. 1

SABATO
La croce di Cristo è la nostra salvezza

Dai Discorsi di Pietro di Blois (Discorsi 17)


Affinché l'uomo salisse dall'inferno, Cristo, discendendo dal
cielo, è salito sulla croce. E questo è ciò che una volta nel
Cantico dei cantici aveva già detto alla sposa: Salirò sulla
palma e raccoglierò i suoi frutti (Ct 7,8). La croce di Cristo è la
palma della croce, è la vittoria della fede. Questa è la vittoria
che vince il mondo (1Gv 5,4), che trionfa sul principe di
questo mondo (Gv 12,31; 14,30; 16,11). Sì, la morte è stata
completamente distrutta e colui che aveva il dominio della
morte è stato vinto e cacciato fuori. Colui che sale su questa
palma è colui che è appeso alla croce, Cristo Gesù...
Un tempo la croce era il patibolo dei condannati, e per
questo i suoi frutti erano paura, orrore, ignominia e morte.
Da quando però Cristo è salito su questa palma, da quando
l'Agnello è salito vittoriosamente sulla croce, i suoi frutti
sono mutati, e dove prima c'erano paura, orrore, sofferenza,
ignominia e morte, li oggi è possibile apprendere la pace,
l'onore, l'allegrezza, la vita e la gloria. La croce, che una volta
era il supplizio della massima abiezione e di una voluta

1 Questo scritto, attribuito a Bernardo di Clairvaux, figura anche tra le


opere del cardinale Drogone, Discorso sul mistero della passione del
Signore, PL 166,1522D-1524A.

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condanna, oggi è stata elevata nella magnificenza e nella
gloria...
Molti e ammirabili sono i frutti della croce: Venite a essa, voi
tutti che siete affaticati e oppressi (Mt 11,28), voi che siete
caduti, spezzati e percossi. Che cosa, infatti, ridà così vita a
coloro che sono caduti, che cosa dona così saldezza a coloro
che sono spezzati, che cosa custodisce così la santità e la vita
di fede della condotta degli uomini? Che cosa è così segno di
compassione, di fedeltà, di salvezza, o quale altra medicina è
come il ricordo della croce di Cristo? Che cosa rende così
debole la potenza del nemico? Che cosa crocifigge così
nell'uomo ogni malvagità?
Niente vi è di più dolce, niente di più gradevole, niente di
più amabile o soave per coloro che ti amano, o Cristo, e che
per amore tuo portano nella loro carne la tua morte di croce
(cf. 2Cor 4,10). O altezza delle ricchezze, della sapienza e della
scienza di Dio (Rm 11,33), con quale incomprensibile e
ineffabile invenzione dell'amore Cristo, sulla croce, ha
annientato i tormenti eterni! A partire dalla morte e dalla
miseria umane egli ha preparato l'antidoto per annientare la
miseria con la miseria, affinché la morte inghiottisse la
morte, e tutto l'uomo, per il beneficio della passione di
Cristo, fosse innalzato verso la grazia e la gloria
dell'impassibilità.
Questi sono i misteri, questi sono i benefici della croce. Essa
è ciò che fece uscire Israele dall'Egitto e che ci ha liberati
dall'eterna prigionia. Essa è la verga che divorò i serpenti del
faraone (cf. Es 7,12). Essa è il bastone che fece uscire l'acqua
dalla roccia (cf. Es 17,5-6) e che da un cuore di pietra fa
fluire le lacrime della conversione. Essa è il legno che rese
dolci le acque di Mara (cf. Es 15,25) e che, al ricordo della
passione del Signore, è dolcissimo balsamo per ogni
sofferenza. Allo stesso modo, la croce è per noi l'arca
dell'alleanza, essa è per noi il propiziatorio della preghiera
esaudita, vessillo di salvezza, insegna di santità. Essa è
speranza della vittoria, patto e arca della grazia divina, segno

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distintivo della milizia cristiana, fondamento della fede,
sconfitta del nemico, spoliazione dell'inferno, scala del cielo,
porta del paradiso. Essa rialza chi è caduto, apre ciò che è
chiuso, è consolazione degli afflitti, protezione dei corpi,
armatura del nostro spirito, salute dei viventi, vita dei morti,
liberazione dei prigionieri, consolazione degli umili e
abbassamento dei superbi, torre di David, altura di Sion,
universale salvezza di tutti, unico e comune rifugio di tutti.
Al di sopra di tutto, o Cristo Gesù, ti rende a noi amabile la
passione della tua croce, poiché con essa hai mostrato
quanto ci hai amati. Nessuno ha un amore più grande di chi
dà la vita per i suoi amici (Gv 15,13). La tua passione,
donandoci forza per sopportare tutte le sofferenze, mostra la
tua misericordia nei confronti di tutte le nostre iniquità.
Nulla, fratelli, ci conduce alla morte a tal punto che la morte
di Cristo non ci possa guarire. Attraverso la sua misericordia
egli riscatta Israele da tutte le sue iniquità, poiché presso il
Signore è la misericordia, e abbondante è presso di lui la redenzione
(Sal 129,8.7).

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COMUNITÀ DI CAMALDOLI

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