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AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA – DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA E STORIA DELLE ARTI

Carta archeologica
della provincia di Siena
Direzione scientifica di Marco Valenti

Volume XI

Federico Salzotti

Finalità, metodi, strumenti


© Copyright 2012
by Provincia di Siena
Piazza del Duomo
I-53100 Siena

ISBN 978-88-7145-313-2

I edizione: 2012

Pubblicazione a cura dell’Assessorato alla Cultura

Presidente:
Simone Bezzini

Assessore:
Marco Saletti

Coordinamento editoriale:
Antonio De Martinis

Realizzazione editoriale:
nuova immagine editrice
via San Quirico, 13
I-53100 Siena
tel.: 0577 42625 fax: 0577 44633
http://www.nuovaimmaginesiena.it e-mail: info@nuovaimmaginesiena.it

Stampa: Arti Grafiche Nencini (Poggibonsi, Siena), dicembre 2012

Grafica di copertina: Pierpaolo Pocaterra


SOMMARIO

pag.

7 Introduzione (Marco Valenti) 92 1.c. La cartografia catastale


93 1.d. La cartografia tematica
11 I. Il Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena 94 1.e. La cartografia aerofotografica
12 1. Le principali tappe del Progetto 97 2. L’uso del web mapping per la ricerca e la
14 2. Amministrazione Provinciale e Università: un esempio georeferenziazione dei siti archeologici
fortunato di interazione fra amministratori e ricercatori 98 3. Il rapporto con gli enti pubblici per l’interscambio di
15 3. L’informatizzazione cartografia
18 4. La collana editoriale
20 5. Le iniziative parallele: dagli scavi alla divulgazione 99 V. La costruzione di nuova cartografia
del patrimonio diffuso 99 1. Necessità ed esigenze della documentazione cartografica
a fronte delle inadeguatezze della cartografia di base
23 II. Finalità, metodi e strumenti dell’archeologia 99 2. Gli strumenti per il rilievo sul campo
territoriale e della cartografia archeologica 100 2.a. La stazione totale
27 1. Obiettivi e strategie della cartografia archeologica 102 2.b. Il GPS (Global Positioning System)
nell’esperienza senese 105 2.c. Il laser scanning (Mirko Peripimeno)
28 1.a. Le finalità scientifiche 110 3. Le operazioni di rielaborazione delle basi cartografiche
29 1.b. Le finalità politico-amministrative esistenti
30 1.c. I risvolti sociali della cartografia archeologica: 112 4. La costruzione del modello digitale del terreno (DTM)
perseguendo le finalità dell’archeologia pubblica 113 5. La restituzione tridimensionale del paesaggio
31 2. La metodologia e gli strumenti della ricerca
33 2.a. Metodologia, strategia e procedura di ricerca fra 121 VI. La gestione del Progetto Carta Archeologica della
indagine sul campo e laboratorio Provincia di Siena
38 2.b. Le risorse del remote sensing 124 1. Metodi e criteri per la registrazione del dato
45 2.c. L’informatica a supporto della ricerca: risorse e archeologico territoriale
strumenti per rinnovate metodologie di indagine e 125 1.a. La registrazione del dato nell’indagine preliminare
di condivisione 129 1.b. Descrizione e interpretazione dell’emergenza
49 2.d. L’innovazione tecnologica dei sistemi GIS e i suoi archeologica individuata sul campo
risvolti nelle metodologie di ricerca 134 1.c. La georeferenziazione: perimetrazioni, affidabilità
50 2.e. Il sistema di archiviazione alfanumerica del dato e rilevabilità dell’evidenza
territoriale (Vittorio Fronza) 135 2. Interrogazione e organizzazione dell’informazione
prodotta: la creazione di tematismi per la ricostruzione
59 III. La tecnologia GIS dei paesaggi storici
59 1. Introduzione alla tecnologia GIS 136 3. L’elaborazione del dato: analisi spaziale, statistica,
60 1.a. Prerogative e caratteristiche della tecnologia GIS comparativa e altre forme di trattamento finalizzate
e della cartografia numerica alla creazione di modelli
61 1.b. Le funzioni della tecnologia GIS 137 4. La restituzione del dato: dal supporto cartaceo al
72 1.c. Struttura, componenti e ambiti d’applicazione del GIS webGIS
74 1.d.Tendenze e prospettive della tecnologia GIS: 141 4.a. Le piattaforme webGIS dell’area di Archeologia
webGIS e risorse open source Medievale (Stefano Bertoldi)
76 2. La cartografia numerica
77 2.a. Le strutture dei dati 145 VII.La gestione del patrimonio archeologico: dai piani
80 2.b. Le tipologie dei dati paesaggistici all’archeologia pubblica
83 2.c. L’acquisizione dei dati: digitalizzazione 146 1. Il piano paesaggistico come strumento per la tutela,
e georeferenziazione gestione e valorizzazione dei beni archeologici
84 2.d. Il concetto di scala in cartografia numerica 152 2. Vizi, errori e strategie nell’amministrazione del bene
archeologico all’interno del paesaggio
87 IV. La cartografia di base 155 3. Riflessioni sparse e spunti di discussione
88 1. I principali repertori a supporto dell’indagine 156 4. L’archeologia pubblica e la dimensione sociale del
topografica patrimonio culturale
88 1.a. IGM (Istituto Geografico Militare)
90 1.b. CTR (Cartografia Tecnica Regionale) 163 Bibliografia
Progetto «Carta Archeologica della Provincia di Siena»

Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti – Università degli Studi di Siena


Assessorato alla Cultura – Provincia di Siena: Marco Saletti
Direzione scientifica: Marco Valenti
Coordinamento – Provincia di Siena: Antonio De Martinis

Redazione:
Federico Salzotti, con la collaborazione di Valérie Benvenuti

Testi:
Stefano Bertoldi
Vittorio Fronza
Mirko Peripimeno
Federico Salzotti
Marco Valenti

Tavole e figure:
Le figure e le tavole sono state elaborate ed editate da Federico Salzotti, tranne le tavole n. 17 (elaborazione di
Stefano Bertoldi), 18 (elaborazioni di Stefano Bertoldi e Federico Salzotti), 19 (elaborazione di Giancarlo Macchi
Jánica), 22 e 23 (elaborazioni ed editing di Mirko Peripimeno) e le figure nn. 1, 2, 3 (Vittorio Fronza), 20
(elaborazione ed editing di Mirko Peripimeno) e 29 (Stefano Bertoldi).

Ringraziamenti:
Franco Cambi, Stefano Campana, Marie-Ange Causarano, Dario Ceppatelli, Laura Cerri, Antonio De Martinis,
Luca Isabella, Veronica Mariottini, Alessandra Nardini, Pierpaolo Pocaterra, Manuele Putti, Luisa Zito.
INTRODUZIONE
Marco Valenti

Mi fa molto piacere scrivere alcune righe di introduzione al vitale. Invece si va nella direzione opposta e non si intrave-
volume curato da Federico Salzotti. Un testo che viene dopo dono cambiamenti di tendenze, nonostante le levate di scudi
22 anni circa di ricerche sul territorio provinciale e del quale sempre più pressanti di personalità eccellenti e di primo
si sentiva il bisogno; essendo incentrato sulla costruzione di piano della cultura mondiale.
quella cartografia di cui il lettore o il fruitore vede solo l’uscita Nello specifico del caso senese, un esempio tra i molti di
finale. questo buio periodo storico, il mio timore, motivato, risiede
Questo lavoro metodologico, mostra la serietà di un pro- nell’eventualità che proprio a seguito della chiusura della Pro-
getto che pochissime province hanno voluto e attuato con vincia di Siena si interrompa un progetto di lunga durata,
tanta perseveranza e coscienza, nonostante le molte sollecita- ben strutturato, funzionante, foriero di conoscenza per il
zioni che per anni ha dato la Regione Toscana. bene pubblico e per il pubblico. Questo grazie all’avvedutezza
Esce purtroppo in una fase particolare, con la Provincia di e alla consapevolezza dei vari assessori che si sono alternati nel
Siena che viene praticamente chiusa e accorpata alla grosse- tempo e all’etica culturale, nonché all’apertura mentale e al-
tana, seguendo non criteri di meritorietà ma ragionieristici l’onestà intellettuale, del funzionario alla cultura da sempre
computi inerenti tassi demografici e quant’altro. Evento che preposto al suo controllo ma anche motore insostituibile: An-
si inquadra in un momento storico comunque difficilissimo tonio De Martinis.
per tutto e tutti, in cui stanno cambiando molte cose, abitu- Il loro lavoro, insieme a quello degli archeologi, purtroppo
dini e stili di vita. Non si intravedono altro che nubi minac- pare destinato a cadere nel vuoto, nonostante i meriti indi-
ciose, destinate ad assommare piogge torrenziali a quelle già scussi acquisiti e i risultati tangibili. Il progetto, con la sua
cadute, rischiando di sfaldare ciò che invece funzionava e a continuità, ha infatti prodotto un volume in media ogni due
detrimento anche di aspetti primari nel nostro paese: il patri- anni, con un enorme apporto alla decodificazione della ri-
monio e i beni culturali. sorsa archeologica regionale; tanto che grazie agli oltre 7.000
Il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena è siti archeologici censiti e individuati, il territorio provinciale
nato invece per conoscere, tutelare e rendere strumento di senese rappresenta da solo poco meno della metà (su un to-
programmazione tale risorsa; per mappare, preservare e di tale di circa 17.000 segnalazioni) dell’informazione archeolo-
conseguenza sfruttare correttamente un immenso patrimo- gica a disposizione del PIT, il piano paesaggistico regionale.
nio, purtroppo non reso produttivo, che rappresenta l’eredità In altri termini, l’eventuale chiusura della Carta Archeolo-
storica del paesaggio. gica della Provincia di Siena, livellerà di sicuro verso il basso,
Una finalità che dovrebbe, imprescindibilmente, essere impoverendola, la ricerca sul territorio e costituirà una cesura
considerata ineludibile e vitale da parte di tutti i governi e gravissima all’esperienza più avanzata in Toscana, se non in
dalle amministrazioni pubbliche. Le forme storiche del pae- Italia. Rischia quindi di scomparire un ottimo esempio di
saggio, con le quali conviviamo, necessitano infatti di cono- cooperazione fra le sfere della ricerca e quelle dell’amministra-
scenza diffusa per poi essere preservate, costituendo la nostra zione locale; un’operazione non di facciata bensì un progetto
più grande eredità che non deve essere assolutamente dilapi- concreto che ha prodotto dati e informazioni utilizzabili dalla
data come invece avviene. Così facendo si porta un contri- ricerca alla pianificazione, passando per la tutela a costi relati-
buto di qualità alla costruzione di serie e responsabili politi- vamente bassi; e contribuito inoltre alla formazione di alcune
che territoriali, delle quali oggi si sente un’enorme necessità, generazioni di archeologi esperti nell’indagare il territorio e ri-
visto e constatato da oltre quarant’anni lo stato di deturpa- costruire le forme storiche del vivere.
mento delle nostre campagne, una cementificazione mai dav- Un esempio, nel suo piccolo, di “buon governo”, portando
vero controllata, l’erosione di molte aree boschive e colture come ricaduta anche l’individuazione di contesti archeologici
tradizionali, i vari ecomostri che la punteggiano e lo stato inediti e sepolti, pressoché ignoti nel loro potenziale e oggi al
spesso deprecabile del patrimonio culturale, archeologico, centro di politiche di valorizzazione; come i casi della fortezza
monumentale e storico in esse contenuto. di Poggio Imperiale a Poggibonsi, del castello di Miranduolo
Di fronte all’implosione di un modello di vita urbano sem- a Chiusdino, del vicus romano di Santa Cristina a Buoncon-
pre più alienante e alienato dalla finalità del buon vivere ci- vento. Contesti dove, grazie alle ricerche territoriali, si è poi
vile, nel quale si riducono progressivamente gli abitanti dei dato avvio a progetti di scavo di lunga durata, in cui hanno
centri storici a favore di periferie sempre più allargate, detur- creduto e scommesso avvedute amministrazioni comunali,
pate sin dalla loro nascita e al tempo stesso deturpatrici, la ri- portando così alla crescita di conoscenza, a operazioni di
cerca della qualità nel territorio dovrebbe essere intesa come parco e al recupero di patrimonio sommerso a beneficio della

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collettività affinché possa viverlo e disporne; infine a costi- delle lamentele; neppure esporrò la mia personale opinione
tuire importanti casi ormai ben noti alla ricerca europea, non sui molti vizi di fondo che hanno portato negli anni una na-
a caso spesso citati in sintesi importanti uscite dalle penne di zione sull’orlo del precipizio non solo economico, con danni
grandi storici e archeologi come Chris Wickham, Richard causati in generale ai beni culturali, al paesaggio e in ultima
Hodges e Gian Pietro Brogiolo. istanza all’istruzione e alla conoscenza.
Il volume di Federico Salzotti con le sue linee di metodo e Ma voglio ricordare come l’ignavia voluta e le scelte politi-
i risultati ottenuti in fatto di recupero alla collettività e al go- che fatte si sono poste ormai in netta contraddizione con l’ar-
verno del patrimonio, dalle ricerche svolte nell’ambito del ticolo 9 della Costituzione Italiana: “La Repubblica pro-
progetto, potrebbe però anche rappresentare, ironia della muove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tec-
sorte, il testamento della Carta Archeologica della Provincia nica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
di Siena. E porre un brusco stop a questa attività dalla quale è della Nazione”. Un articolo, è bene ricordarlo, straordinario
scaturita tanta innovazione e nuove imprese di valorizzazione. nella semplicità della sua portata, ormai disatteso se non scre-
La redazione del presente testo era stata invece concepita ditato a pura barzelletta.
come il necessario aggiornamento al pubblico sull’evoluzione Cultura e Conoscenza devono invece trovare una volta per
seguita, nel tempo, alla crescita tecnologica e alla messa a tutte quel primato della centralità che spetta loro e che la Co-
fuoco di sempre nuovi obiettivi di ricerca e di politica cultu- stituzione Italiana attribuisce; sono i pilastri per la rinascita
rale; doveva costituire il completamento di quel pamphlet da del nostro paese e per la formazione di cittadini liberi e re-
me scritto nel 1989 (Cartografia archeologica e ricognizione di sponsabili.
superficie. Proposte metodologiche e progettazione dell’indagine, I beni culturali costituiscono infatti una risorsa indiscussa
stampato dalla Nuova Immagine Editrice per l’Amministra- ma vengono mortificati, se non ignorati nei fatti, mandando
zione Provinciale di Siena) in occasione dell’inizio del pro- allo sfacelo il patrimonio; salvo poi indignarsi pubblicamente
getto e dove si rendevano noti, spiegandoli, la metodologia e e con facilità imbarazzante di fronte agli eventi con maggior
la strategia della ricerca, lo sfondo teorico e culturale in cui si carattere mediatico (vedi i crolli pompeiani) e promettendo
sarebbe inserita l’iniziativa, nonché le rilevanze in tema di po- soluzioni che trovano serie difficoltà di attuazione e dilazioni
litica dei beni culturali e in pratiche di corretta progettazione nel tempo inaccettabili.
territoriale. Un volumetto che, lo confesso con un pizzico di E nulla avviene oltretutto in favore del patrimonio diffuso,
orgoglio, è stato impiegato per alcuni anni come testo di come la risorsa archeologica sul territorio (a torto definito mi-
esame da dei generosi colleghi e amici delle università ita- nore e sottovalutato) che caratterizza la filigrana dell’Italia
liane, prima che fosse sostituito dal manuale di Franco nella sua interezza. Tanto “è lì”, immobile e incorrotto, im-
Cambi e Nicola Terrenato sull’Archeologia del paesaggio, merso nel paesaggio o in nuclei urbani ben conservati, si
oggi pubblicato nuovamente dall’amico Cambi in una magi- pensa; collocato in una dimensione irreale se non onirica:
strale edizione aggiornata e completamente riscritta. quel bel paese, in realtà ormai scomparso, oggi molto degra-
Auguro pertanto al testo di Salzotti almeno la pur piccola dato e impoverito della sua eredità storica per incuria e man-
fortuna che il mio pamphlet ebbe nei primissimi anni ‘90 del cata programmazione.
secolo scorso; spero possa servire a qualcuno per insegnare Eppure progettare sulla conoscenza dei beni culturali, ren-
come si possa costruire cartografia archeologica e procedere dendoli fonte di sostentamento nazionale e allargata all’intera
poi al suo impiego nella tutela e valorizzazione del territorio. collettività, darebbe lavoro e rendita a moltissimi giovani e a
Il rischio reale e tangibile si individua però nella possibilità ricaduta grandi giovamenti all’economia nazionale. Ma qui si
che questo volume rappresenti invece kafkianamente un caso chiudono anche biblioteche e archivi, quindi, cosa vogliamo
di studio, proposto agli studenti dei corsi universitari di ar- aspettarci o sperare? Tanto più, aldilà delle grida d’allarme di
cheologia, come esempio di ciò che avrebbe potuto essere ma specialisti del settore o di poche menti avvedute, l’opinione
che la crisi economica, etica e politica generale ha irrimedia- diffusa vuole che il nostro patrimonio sia immenso e inesauri-
bilmente stoppato. bile: eppure Antonio Gramsci ci aveva ben messo in guardia,
Allargando lo sguardo, i problemi e le problematiche del ricordandoci che l’illusione è la gramigna più tenace della co-
progetto Carta Archeologica, in realtà, coinvolgono l’intero scienza collettiva.
paese e la gestione dei beni culturali, ormai in fortissima crisi e Solo appropriandoci del patrimonio culturale, nonché fa-
mai al centro di serie e programmatiche politiche di valorizza- cendolo nostro, abbiamo la possibilità di aspirare a essere una
zione basate sulla conoscenza e sulla programmazione con- sana nazione; con la speranza di contribuire ad autosostenersi
giunta. nel rispetto e nella valorizzazione dell’eredità storica. Il patri-
Viviamo in una nazione nella quale si fa molta fatica a monio deve essere messo al centro della programmazione,
creare delle cose di qualità (che non siano solo effimero) pur senza mortificanti risparmi bensì investendo. E le carte ar-
avendo “materia” da plasmare in abbondanza; purtroppo, cheologiche, che esigono di essere considerate nella tutela e
come sottolineava Blaise Pascal, in genere si è più attratti dalla nei piani paesaggistici e territoriali, dovranno (o meglio dire...
mediocrità perché è più difficile capire la qualità. Questo av- dovrebbero) avere il loro peso come strumento.
viene ma lungi da me, comunque, facili populismi; si tratta Non si valorizza, infatti, e non si rende produttivo ciò che
purtroppo di un indubbio scenario sotto gli occhi di tutti. non si conosce; ma la conoscenza, basata sulla ricerca e sulla
Non mi addentrerò ora nei complessi meandri delle cause e sua diffusione alla comunità intera, è sempre meno praticata

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e soprattutto castrata e avvilita; non si investe sul sistema dei tare le morti e le distruzioni. Ma intanto questa Italia, sempre
saperi: sono divenuti un vero e proprio lusso, non un bene pronta a invocare la propria “povertà” per non fare le cose in-
comune. dispensabili, ha stanziato la settimana scorsa altri cinquecento
Uno scenario devastato quello del sistema culturale ita- miliardi di lire per costruire nuove autostrade”.
liano, indegno del nostro paese e strettamente contiguo al Come ho già detto credo che proprio la cultura debba es-
paesaggio, il grande malato d’Italia come lo definisce Salva- sere un volano di crescita del nostro paese e che contribuisca
tore Settis. Il suo sfruttamento sregolato e capitalistico ci ha anche a frenare la disgregazione del paesaggio, che ne è in-
ridotti nello stato in cui siamo ed è lo spettacolo deprimente triso. Una società priva di dimensione culturale diffusa è in-
del quotidiano. Scompaiono così nel non rispetto delle sue fatti zoppa, non libera, scarsamente critica se non ottusa; au-
forme storiche, bellezza diffusa e attrattive; Settis ha ben de- tolesionista nel privarsi di risorse che costituiscono non solo il
nunciato i mali dell’incuria, di regole insufficienti o disattese, patrimonio bensì uno strumento di crescita da diffondere e
della mercantilizzazione del paesaggio in un paese rurale che sul quale investire.
ha voluto farsi, sopravvalutandosi, potenza industriale. Credo infatti nella missione di coltivare e far crescere edu-
Questa non politica del bene comune, il non rispetto delle cazione, coscienze e rispetto per il patrimonio, rendendolo
forme storiche del paesaggio, che anche nelle carte archeolo- fonte di sostentamento nazionale e quindi per molti operatori
giche trovano la loro materializzazione, ci hanno consegnato e nuovi laureati. Solo imparando e appropriandoci del patri-
un’Italia martoriata da frane e alluvioni; migliaia e migliaia di monio culturale, nonché facendolo nostro, abbiamo la possi-
persone vivono disagi quotidiani o in condizioni difficilissime bilità di arginare l’abbrutimento culturale in cui viviamo; con
e precarie grazie alle “magnifiche” trasformazioni che il terri- la speranza di contribuire ad autosostenersi nel rispetto e nella
torio ha subito. valorizzazione dell’eredità storica. In altre parole: cibo per la
Si cementifica in ogni dove, anche in spazi a rischio e mente ma anche per il corpo, nella ricostruzione e diffusione
spesso non rispettando la risorsa archeologica; non si cercano cognitiva del passato in dialogo con il presente e in esso vivo.
soluzioni alternative e ragionevoli privilegiando chi reinveste Non si valorizza e non si rende produttivo ciò che non si
sul già esistente o recupera l’antico invece di far costruire conosce; ma la conoscenza, basata sulla ricerca e sulla sua
nuovi alloggi e nuove strutture sino alle folli e improponibili diffusione alla comunità intera, è sempre meno praticata e
new town nate dalla mente astorica di un costruttore di suc- soprattutto castrata. In una nazione in cui la cultura, oltre
cesso; non si tutela la risorsa culturale e storica delle sue che mediatica ed effimera, è rappresentata solo dalla tecnolo-
forme ma le si stravolgono cinicamente con facilità. gia e dai suoi derivati, la cultura del patrimonio è perseguita
Come scriveva Antonio Cederna nel 1973 (avevo 13 anni, ormai da una minoranza. Lo scenario è devastante. In fase di
ora ne ho 52 ma sembra un pensiero pubblicato oggi...) “il crisi, il “buon governo” dovrebbe investire in settori strate-
problema di fondo e il più trascurato della politica italiana: la gici come ricerca, cultura, patrimonio. Invece, i governi re-
difesa dell’ambiente, la sicurezza del suolo, la pianificazione centi hanno tagliato le risorse indiscriminatamente. Con
urbanistica. I disastri arrivano ormai a ritmo accelerato: e tutti gravi conseguenze per tutti, di fronte a un taglio di fondi
dovremmo aver capito che ben poco essi hanno di “naturale” pari al 30% in 10 anni, sebbene la cultura non si dovrebbe
poiché la loro causa prima sta nell’incuria, nell’ignavia, nel di- fare risparmiando. Investire sul sistema dei saperi, della crea-
sprezzo che i governi da decenni dimostrano per la stessa so- tività e dei beni culturali come campo d’azione significhe-
pravvivenza fisica del fu giardino d’Europa e per l’incolumità rebbe avere un progetto, creare reddito stabile per il paese e
dei suoi abitanti” (…) “Fino a che la difesa della natura e del nuova occupazione; inoltre rendere la nostra comunità più
suolo non diventerà la base della pianificazione del territorio, libera e più coesa, invece che diversificata, complessa e porta-
fino a che questo non sarà considerato patrimonio comune trice delle tipiche e violente contraddizioni delle società ur-
(anziché res nullius, come è stato finora), continueremo a con- bane odierne.

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I - IL PROGETTO CARTA ARCHEOLOGICA DELLA PROVINCIA DI SIENA

Il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena ha tinui impulsi, sono state garantite una costante implementa-
mosso i suoi primi passi a partire dalla metà degli anni Ot- zione di risorse e una moltiplicazione di iniziative parellele che
tanta quando, anche a seguito della ricognizione sul territorio pongono la Carta Archeologica della Provincia di Siena fra le
di Sovicille da parte del gruppo di ricerca inglese facente capo esperienze più longeve e significative nel panorama nazionale,
al professor Graeme Barker, nell’ambito del “Montarrenti proponendosi altresì come emblematico e fortunato esempio
project” 1, sono state avviate numerose indagini topografiche di sinergia fra soggetti operanti sul territorio con mansioni,
sotto la direzione della cattedra di Archeologia Medievale del- compiti e responsabilità decisamente differenti, ma al tempo
l’Università di Siena, nella persona del professor Riccardo stesso complementari e vicendevolmente arricchibili.
Francovich. Da quegli anni, le attività di ricognizione si sono Il progetto, nelle sue prime fasi, si è caratterizzato princi-
sviluppate senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri, palmente per gli aspetti di indagine conoscitiva sul campo,
giungendo a coprire una percentuale considerevole del territo- sotto forma di prospezioni topografiche, ma nei suoi sviluppi
rio provinciale (Tav. 1.1), che al momento risulta indagato per si è saputo dotare di strumenti e metodologie innovative per
oltre due terzi dei suoi comuni (25 su 36, una percentuale pari la gestione della crescente mole di dati prodotta dalle conti-
al 70%). Un dato, questo, estremamente eloquente e che fa nue ricognizioni. In questo senso, l’apporto dell’informatica
del comprensorio senese uno degli ambiti maggiormente sot- ha indubbiamente migliorato la ricerca e ne è diventato al
toposti a ricerche di archeologia territoriale a livello nazionale. contempo un tratto distintivo per la capacità di costruire
L’accordo fra Università e Provincia, iniziato sul finire degli strumenti in costante sviluppo e implementazione. Grazie a
anni Ottanta, è stato ufficialmente sancito da una prima con- questi è maturata anche una differente e più evoluta elabora-
venzione firmata dalle parti 2 nel 1989. Questa è stata periodi- zione, anche a livello concettuale, dei dati gestiti e conseguen-
camente rinnovata, con obiettivi e risorse di volta in volta mo- temente del patrimonio catastato. Parallelamente, la continua
dulate sulla base delle opportunità di ricerca e delle possibili si- attività editoriale legata alla collana Carta Archeologica della
nergie attuabili con le singole amministrazioni comunali Provincia di Siena ha garantito la divulgazione dei risultati
interessate dalle indagini. Il saldo rapporto fra le parti, ben raggiunti e una più dettagliata conoscenza del territorio e
rappresentato dalla duratura e proficua collaborazione instau- delle sue connotazioni storico-insediative (Tav. III). Provvisti
ratasi fra il professor Marco Valenti, per parte accademica, e di un repertorio completo delle emergenze archeologiche in-
dal dottor Antonio De Martinis, all’interno del settore Cul- dividuate e di supporti cartografici per la localizzazione delle
tura, Scuola, Welfare della Provincia, ha garantito continuità stesse, i dieci volumi editi 3 (escluso il presente, che non è le-
al progetto in questione, senza conoscere sosta in oltre gato all’indagine su uno specifico contesto territoriale) hanno
vent’anni di sistematica cooperazione. A queste due figure consentito di pubblicare i risultati relativi a complessivi quat-
centrali ed essenziali per le rispettive parti, e alla loro tenace e tordici comuni, sui trentasei totali (39%). Per questi contesti,
determinata convinzione della bontà del progetto e dei suoi ri- gli autori hanno saputo offrire un’esauriente sintesi delle di-
svolti a livello scientifico e politico-amministrativo, si deve namiche insediative sviluppatesi nella lunga diacronia dalle
quindi una buona parte del merito di un’iniziativa di così fasi preistoriche a quelle tardo-medievali. Il tutto senza con-
lunga durata e dagli esiti così rilevanti, come avremo modo di tare che altri comprensori sono stati nel frattempo pubblicati
sottolineare elencandone i dati quantitativi. Grazie ai loro con- al di fuori della collana ufficiale 4 a opera di ricercatori e rico-
gnitori afferenti all’ateneo senese (e all’area di Archeologia
Medievale) al momento dell’indagine.
1 Per un approfondimento del “Montarrenti Project” e della ricognizione sul territo-
Il lavoro svolto ha permesso di arrivare a una conoscenza
rio di Montarrenti e di Sovicille (Feccia survey) condotto da G. Barker, si rimanda a
BARKER-SYMOND, 1984; BARKER et alii, 1986; BARKER et alii, 1990; FRANCOVICH- estremamente dettagliata e sempre più completa del com-
HODGES, 1990, nonché al contributo dello stesso Barker (BARKER, 2011) nell’am-
bito del seminario “Riccardo Francovich e i grandi temi del dibattito europeo” svol-
tosi a Siena, presso il Santa Maria della Scala (15-17 novembre 2007), consultabile 3 Procedendo in ordine cronologico, le dieci pubblicazioni della collana (per la cui
nel MediaCenter del sito di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, all’indi- dettagliata descrizione cfr. I.4. La collana editoriale Carta Archeologica della Provin-
rizzo <http://archeologiamedievale.unisi.it/mediacenter/video/congresso/237>. cia di Siena) che hanno preceduto il presente volume sono: VALENTI, 1995;
2 Le convenzioni sono state stipulate fra l’Università degli Studi di Siena-Diparti- CAMBI, 1996; VALENTI, 1998b; NARDINI, 2001; CAMPANA, 2001; FELICI, 2004;
mento di Archeologia e Storia delle Arti (Insegnamento di Archeologia Medievale: BOTARELLI, 2005; CENNI, 2008; PAOLUCCI, 2008; FELICI, 2012.
professori Francovich e Valenti) e l’Amministrazione Provinciale di Siena-Assessorato 4 A proposito vogliamo ricordare CUCINI, 1990 e la ricca produzione di Paolucci

alla Cultura (nelle sue varie denominazioni assunte nel corso degli ultimi vent’anni e (PAOLUCCI, 1987; PAOLUCCI, 1988a; PAOLUCCI, 1988b; PAOLUCCI, 1988c; MASCI-
con un ruolo prioritario di coordinamento svolto dal Servizio Cultura, Pubblica Istru- NALDI-PAOLUCCI, 1992). Un decimo volume (FELICI, 2012), relativo al territorio di
zione, Politiche Sociali, Servizi alla persona, Antonio De Martinis). San Giovanni d’Asso, è pubblicato in contemporanea al presente volume.

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prensorio senese, della sua storia e delle sue risorse archeologi- nelle indagini topografiche sul territorio senese, Franco
che e storico-monumentali. Cambi e Marco Valenti, oggi professori presso l’ateneo senese
A livello scientifico questo ha voluto significare la costru- e, il secondo, responsabile scientifico del progetto, o Giulio
zione di una banca dati assolutamente rilevante, grazie alla Paolucci, attualmente direttore del Museo Civico Archeolo-
quale sono stati presentati modelli storico-insediativi e sintesi gico di Chianciano Terme. A loro si possono aggiungere,
interpretative che hanno contribuito allo sviluppo del dibat- nella seconda generazione di archeologi, Stefano Campana e
tito storiografico a livello nazionale e internazionale. Alessandra Nardini, strutturati presso la medesima università
Sotto il piano amministrativo, la Provincia di Siena può e operanti nel Dipartimento di Archeologia e Storia delle
invece contare su coperture cartografiche digitali di grande Arti, e Filippo Cenni, già direttore del Museo Archeologico
precisione (buona parte dell’archivio è georeferenziato in di Murlo.
forma planimetrica), già predisposte all’introduzione all’in- Nel terminare questa rapida presentazione, vogliamo for-
terno del relativo SIT (Sistema Informativo Territoriale). Il nire, in forma sintetica ed estremamente schematica, i dati
tutto con gli ovvi risvolti in materia di pianificazione e valo- quantitativi essenziali del progetto Carta Archeologica della
rizzazione del territorio attraverso una delle sue chiavi di let- Provincia di Siena, nella speranza di rendere conto, attraverso
tura più rilevanti e qualificanti. Del resto, il patrimonio ar- questi, della mole di lavoro prodotta in oltre vent’anni di in-
cheologico, anche se tradizionalmente trascurato e frequenta- dagini (Tavv. I-XIII):
mente vissuto come una forma di cronico fastidio da una
consistente parte del sistema politico-amministrativo e deci- ⓦ 25 comuni indagati (70% dei 36 comuni complessivi);
sionale del nostro Paese, è indubbiamente un elemento di ⓦ 10 volumi pubblicati (escluso il presente) per un totale di
comprensione e ricostruzione del paesaggio, al quale si lega, 14 comuni editi (39% su 36 comuni complessivi);
come parte del patrimonio storico e artistico, per essere tute- ⓦ 1.300 kmq di aree campione (34% del territorio provin-

lato da uno dei Principi fondamentali (articolo 9) della Costi- ciale);


tuzione della Repubblica Italiana 5. ⓦ 370 kmq di campi indagati (10% del territorio provinciale);

Il materiale prodotto rappresenta inoltre un ulteriore po- ⓦ 7.050 UT (unità topografiche) rivenute, schedate e georefe-
tenziale informativo in ottica turistica, in una provincia da renziate;
sempre a forte vocazione nel settore, a disposizione degli am- ⓦ 5.621 UT perimetrate (80% del totale con rappresenta-
ministratori e degli operatori che hanno spesso a che fare con zione cartografica planimetrica);
ospiti attratti, oltre che dalle bellezze paesaggistiche, dalle ⓦ 763 segnalazioni di anomalie aeree;
note forti connotazioni storico-artistiche, archeologiche e ⓦ 1.046 attestazioni archivistiche (censimento delle principali
monumentali della regione senese. notizie d’archivio);
Non ultimo, il valore sociale dell’operazione prodotta non ⓦ 1.304 rinvenimenti editi schedati e georeferenziati (censi-
può passare inosservato: lo studio e la divulgazione delle vi- mento bibliografico);
cende storiche e insediative di un territorio sono elementi ⓦ 316 UT di periodo dubbio;
fondanti delle comunità locali, che trovano nella compren- ⓦ 166 UT di periodo protostorico;
sione del loro passato quegli elementi di identità comune ⓦ 324 UT di periodo preistorico;
sempre più a rischio in un’epoca di frenetica e incontrollata ⓦ 1.938 UT di periodo etrusco;
globalizzazione. Mettere a disposizione un patrimonio di ere- ⓦ 1.794 UT di periodo romano;
dità materiali, talvolta miracolosamente intatte, più spesso ⓦ 2.631 UT di periodo medievale.
solo parzialmente conservate se non addirittura appena perce-
pibili, significa anche e soprattutto offrire luoghi, architetture
ed evidenze nelle quali la comunità riesce a riconoscere ele- 1. LE PRINCIPALI TAPPE DEL PROGETTO
menti di eredità comune e condivisa della propria storia, at- Verso la metà degli anni Ottanta, alcuni giovani ricercatori,
torno alle quali vivere con coscienza e orgoglio un presente sotto il coordinamento del professor Riccardo Francovich, ti-
fatto anche di tradizioni, ricorrenze storiche e paesaggi ancora tolare della cattedra di Archeologia Medievale presso l’ateneo
fortemente segnati dalle epoche precedenti. senese, cominciarono a ricognire territori comunali all’in-
Vale infine la pena di sottolineare come il progetto abbia terno della provincia (Tav. I).
anche rappresentato una valida palestra per giovani ricercatori A partire dal 1984 Giulio Paolucci iniziò l’indagine sui ter-
che proprio dalle ricognizioni hanno iniziato un cammino di ritori di Chianciano Terme e Chiusi (quest’ultimo oggetto di
crescita che ha permesso loro di affermarsi in un ambito pro- tesi di laurea) 6, comuni sui quali è stato capace di imbastire
fessionale di ristretto accesso quale quello archeologico. Basti
un lungo progetto di individuazione, studio e valorizzazione
pensare ai giovani studenti che per primi si sono impegnati
della risorsa archeologica tuttora in corso, come testimoniano
5 Sull’argomento si rimanda alle profonde riflessioni offerte in materia da Settis nel corso le molte pubblicazioni relative al comprensorio in questione 7,
dell’ultimo decennio (SETTIS, 2002; SETTIS, 2005; SETTIS, 2008; SETTIS, 2010) e alla ma-
nualistica in materia di Diritto dei Beni Culturali e del Paesaggio, in costante aggiorna-
mento per via delle continue modifiche apportate nel corso degli ultimi anni. Fra le varie 6PAOLUCCI, 1984-1985.
e più recenti pubblicazioni di riferimento, ci permettiamo di segnalare, per chiarezza 7PAOLUCCI, 1987; PAOLUCCI, 1988a; PAOLUCCI, 1988b; PAOLUCCI, 1988c; MASCI-
espositiva e accessibilità anche per un pubblico di non addetti ai lavori, FERRETTI, 2010. NALDI-PAOLUCCI, 1992.

12
ultima delle quali il nono volume della collana Carta Archeo- più improntata al censimento d’archivio, a opera di Chiara
logica della Provincia di Siena, dedicato a Chianciano 8. Saffioti 17.
Due anni dopo, nel 1986, Marco Valenti inaugurava le in- A seguire, le attenzioni si sono spostate verso il centro della
dagini nella regione del Chianti senese, iniziando la ricogni- provincia, grazie alle indagini avviate nei comuni di Murlo 18,
zione (tesi di laurea) 9, protrattasi per ben cinque anni, su Ca- Castiglione d’Orcia 19, Pienza 20, Siena 21 e Buonconvento 22,
stelnuovo Berardenga, primo dei quattro comuni battuti 10. nei cui territori hanno ricognito rispettivamente Stefano
Negli anni successivi (1989-1992) estese le prospezioni su Campana, Michele Rizzi (entrambi fra 1995 e 1998), Cri-
Castellina in Chianti, Radda e Gaiole, riuscendo così a com- stina Felici (1996-1998), Clara Cosci (1998-1999) e Filippo
porre un quadro completo dell’area chiantigiana 11, che ha pe- Cenni (dal 1998 al 2003).
raltro rappresentato l’oggetto della prima pubblicazione del A partire dalla metà degli anni Novanta, il progetto si è ar-
progetto 12. ricchito finalmente di un’apposita collana per la divulgazione
Fra 1987 e 1989, è stata la volta del comune di Radicon- delle ricerche effettuate. Le pubblicazioni hanno nel tempo
doli, grazie al lavoro di Costanza Cucini, che per prima ha la- mantenuto uno standard editoriale che prevede l’inquadra-
vorato sulla parte occidentale della provincia, ricostruendone mento territoriale del contesto, l’illustrazione della strategia di
le vicende insediative sul lungo periodo, ma con una marcata ricerca, la storia degli studi disponibili per il territorio interes-
attenzione alle fasi pre e protostoriche 13. Pressoché negli stessi sato e soprattutto un vasto repertorio di tutte le evidenze indi-
anni (1987-1990), Franco Cambi operava nel comprensorio viduate da ricognizione, a loro volta presentate anche su una
amiatino, occupandosi in forma estesa di Abbadia San Salva- tavola cartografica generale per la localizzazione puntiforme
tore (in quegli anni al centro di grandi attenzioni legate allo del patrimonio censito. Per ciascuna pubblicazione, la sintesi
studio della corposa documentazione d’archivio altomedievale insediativa finale offre una visione generale dei quadri del po-
della struttura monastica) e, anche se solo per una porzione li- polamento dalle fasi preistoriche a quelle tardo medievali.
mitata, di Radicofani: i risultati dell’articolata ricerca sono Ogni volume della collana (all’interno della quale la presente
stati pubblicati nel secondo volume della collana 14. pubblicazione rappresenta un’eccezione, in quanto imperniata
Considerati gli ottimi risultati raggiunti nel corso di queste non su un territorio ma sugli aspetti metodologici sviluppati
prime indagini, nel 1989, venne ufficialmente sancito il rap- in questi vent’anni di attività) ha sempre rispettato lo schema
porto di collaborazione fra il Dipartimento di Archeologia e editoriale appena presentato, pur presentando eventuali e spe-
Storia delle Arti dell’Università di Siena e l’Amministrazione cifiche varianti, basate su aspetti particolari tanto del com-
Provinciale. La convenzione firmata ha rappresentato l’inizio prensorio studiato, quanto del metodo di indagine adottato.
di un prolifico ventennio di ricerche, nel corso del quale, gra- Negli stessi anni, oltre al notevole implemento della ricerca
zie alle risorse stanziate dall’ente, sono stati garantiti mezzi e sul campo, è stato particolarmente significativo l’enorme la-
strumenti per l’adempimento e la pubblicazione degli studi di voro svolto per l’informatizzazione delle banche dati, intera-
una porzione sempre maggiore del territorio provinciale. mente gestite mediante database relazionali e piattaforme GIS
Una seconda generazione di studenti ha successivamente per quanto concerne gli aspetti spazio-cartografici. La scelta di
garantito il proseguimento del progetto negli anni Novanta, ricorrere ai nuovi strumenti messi a disposizione dalla tecnolo-
nel corso dei quali la superficie ricognita è stata sostanzial- gia informatica, che proprio negli anni Novanta conosceva
mente triplicata. In questo periodo, il coordinamento scien- una fase di grossa crescita e diffusione anche all’interno di set-
tifico del progetto, con la direzione di Riccardo Francovich, tori disciplinari tradizionalmente meno aperti all’innovazione,
è stato assunto da Marco Valenti, che nel frattempo termi- quale quello umanistico, era funzionale tanto agli aspetti
nava le indagini sul Chianti (fino al 1992) e iniziava nel scientifici di ricerca, quanto a quelli amministrativi di gestione
1991 lo studio dell’Alta Valdelsa (comuni di Colle e Poggi- e programmazione territoriale. La strategia nella costruzione
bonsi), proseguito fino al 1993 15. Nella porzione occidentale dell’apparato informatico fu la stessa già perseguita per le atti-
della provincia, le indagini, sempre attraverso assegnazione vità sul campo, con giovani studenti protagonisti, mediante
di tesi di laurea, toccavano ora i territori di Chiusdino, con assegnazione di apposite tesi di laurea 23, capaci di costruirsi
la ricognizione operata da Alessandra Nardini fra 1993 e competenze specialistiche improntate alla gestione tecnico-
1994 16, e Monticiano (1993), oggetto però di una ricerca informatica di archivi di dati che potessero essere utilizzati se-
condo le specifiche esigenze della ricerca archeologica.
8 PAOLUCCI, 2008.
Agli inizi del nuovo millennio, il progetto è proseguito sul
9 VALENTI, 1987-1988. doppio binario della ricerca sul campo e dello sviluppo della
10 VALENTI, 1988; VALENTI, 1989. gestione informatica del dato, con un’attenzione particolare
11 Precedentemente al volume della collana Carta Archeologica della Provincia di Siena
alla restituzione cartografica dello stesso attraverso una localiz-
relativo al Chianti senese (VALENTI, 1995), i risultati erano già stati parzialmente pre-
sentati in contributi di portata più limitata: VALENTI, 1992 e VALENTI, 1994.
12 VALENTI, 1995. 17 SAFFIOTI, 1993-1994.
13 CUCINI, 1990. 18 CAMPANA, 1997-1998; CAMPANA, 2001.
14 Precedentemente al volume della collana Carta Archeologica della Provincia di Siena 19 RIZZI, 2001-2002.
relativo al Monte Amiata (CAMBI, 1996), i risultati erano già stati parzialmente presen- 20 FELICI, 1998-1999; FELICI, 2004.

tati in contributi di portata più limitata: CAMBI, 1988 e CAMBI-DE TOMMASO, 1988. 21 COSCI, 1999-2000.
15 VALENTI, 1999a. 22 CENNI, 2001-2002; CENNI, 2008.
16 NARDINI, 1994-1995; NARDINI, 1999; NARDINI, 2001. 23 MACCHI, 1996-1997; SALZOTTI, 2001-2002.

13
zazione non solo puntiforme ma anche planimetrica, grazie concreto supporto, da parte di un ente locale, alla ricerca e alla
alla perimetrazione delle unità topografiche e dei campi inda- valorizzazione dei beni culturali e archeologici. Un progetto
gati. In questa fase sono proseguite le ricognizioni sul territo- portato avanti con sistematicità ed estremo senso pratico, ma
rio comunale di Buonconvento (a cura di Filippo Cenni) e anche con la convinzione che ricerca e pianificazione territoriale
nuove indagini sono state avviate su Monteriggioni, contesto possano e debbano trovare punti di contatto e di interazione nel
nel quale ha operato Andrea Coccia a partire dal 1999. In complesso sistema dei beni culturali, al fine di garantire reci-
contemporanea sono stati completati gli studi sulla Valdorcia e proci vantaggi 27. Nello specifico, il Dipartimento di Archeolo-
sul bacino centrale dell’Ombrone, grazie alle nuove ricogni- gia ha potuto disporre, nel tempo, di fondi e risorse, non solo
zioni avviate a Montalcino, dove ha ricognito Stefano Cam- meramente economiche, per le ricerche sul campo e la pubbli-
pana a partire dal 1999 fino al 2002, e San Giovanni d’Asso 24 cazione delle stesse nell’apposita collana. Di contro ha garantito
e San Quirico d’Orcia 25, grazie al lavoro di Cristina Felici. Il un’attività di censimento della risorsa archeologica diffusa sul
territorio di Radicofani, in precedenza parzialmente trattato territorio, intendendo con questo non solo e non tanto la cata-
da Franco Cambi in occasione dell’indagine sul comprensorio logazione di emergenze monumentali e siti archeologici più o
amiatino, è stato in questi anni nuovamente battuto, questa meno noti, quanto piuttosto una dettagliata e vasta opera di in-
volta in forma estesa, da Lucia Botarelli 26. dividuazione e interpretazione del sommerso e di quanto è per-
Negli ultimi anni, l’attenzione del progetto si è decisamente cepibile solo attraverso labili tracce che possono però corrispon-
spostata sul territorio delle Crete senesi, con l’attivazione di in- dere a depositi ben più consistenti nel sottosuolo.
dagini sui comuni di Monteroni e Asciano, curate da nuovi ri- Al di là della preziosa opportunità legata alla ricerca e alla ri-
cognitori, impegnati nelle rispettive tesi di laurea. Francesco costruzione del tessuto storico-insediativo del territorio, il pro-
Pericci ha ormai terminato le ricerche sul primo di questi co- getto ha quindi in sé un significativo riscontro anche in termini
muni, mentre a uno stadio avanzato, ma tuttora in corso, è lo amministrativi, in particolare per quanto concerne l’attività di
studio di Asciano, a cura di Francesco Brogi. Significativa è pianificazione territoriale. Questo si traduce nella possibilità, in
anche la ripresa delle indagini su Sovicille (prospezioni topo- fase di programmazione, di disporre di affidabili coperture car-
grafiche di Yuri Godino), comune nel quale, come abbiamo tografiche utili tanto alla valorizzazione dei comprensori,
già avuto modo di sottolineare, operarono gli Inglesi negli quanto alla prevenzione nella progettazione di cantieri e opere
anni Ottanta, fornendo alcuni spunti per l’avvio del progetto pubbliche che, incontrando inaspettate evidenze archeologiche,
di cartografia archeologica provinciale. possono subire ritardi, nonché varianti progettuali con conse-
Naturalmente nel frattempo è proseguito anche il lavoro di guenti aumenti dei tempi e delle spese necessarie al completa-
implementazione degli strumenti informatici per la gestione mento del lavoro. Non solo, il vasto lavoro ha consentito di im-
della banca dati, ormai arrivata a comprendere oltre 7.000 UT plementare notevolmente la conoscenza del territorio, della sua
(unità topografiche). Attualmente siamo in fase di trasposi- storia e dei suoi monumenti, fattori di indubbio fascino e di
zione del vecchio archivio relazionale in un nuovo sistema, più grande richiamo per una provincia che fa del paesaggio, e delle
articolato e completo, che permette di inglobare la grande diverse testimonianze del passato, uno dei principali punti di
massa di informazioni del progetto all’interno di un’unica coesione sociale delle comunità locali e di maggior richiamo per
banca dati in uso presso l’Area di Archeologia Medievale del- i numerosi visitatori esterni. Considerata la vocazione turistica
l’Università di Siena, comprendente tutta l’informazione cata- del bacino senese, il progetto vuole quindi anche costituire
stata in vent’anni di ricerche concentrate nel territorio toscano un’occasione per migliorare l’offerta e favorire le necessarie
ma allargate anche, per determinate tematiche di ricerca, al opere di valorizzazione e comunicazione di contesti archeologici
contesto nazionale, quando non europeo. Tralasciamo per il che possano soddisfare la richiesta del cosiddetto “turismo cul-
momento la descrizione dettagliata degli aspetti informatici, ai turale”, che rappresenta il principale target su cui tradizional-
quali dedicheremo ampio spazio nel corso del presente volume. mente il comprensorio senese orienta i propri servizi nel settore.
Ci sembra quindi di riscontrare nel rapporto in atto molti
2. A MMINISTRAZIONE P ROVINCIALE E U NIVERSITÀ :
aspetti riconducibili a un’amministrazione lungimirante e illu-
UN ESEMPIO FORTUNATO DI INTERAZIONE FRA
minata, che può essere assunta come modello positivo e almeno
AMMINISTRATORI E RICERCATORI parzialmente riproducibile in altre parti del territorio nazionale,
in particolare laddove maggiori sono le reticenze dei governi lo-
Abbiamo già accennato al rapporto di collaborazione instaura- cali nell’incentivare la ricerca sui beni culturali. Più nello speci-
tosi fra Amministrazione Provinciale e Università di Siena, che fico, pensiamo sia utile sottolineare la validità di un’iniziativa
sta alla base del progetto e che è stato formalizzato con la prima che non vuole mirare alla creazione del “grande evento isolato”,
convenzione firmata nel 1989. L’aspetto più significativo nella di forte richiamo ma di ricaduta molto limitata in termini tem-
sinergia fra le parti è indubbiamente rappresentato dalla lunga
durata e ancor più dalla continuità manifestatasi in questi 27 Un’autentica dichiarazione d’intenti in questa direzione può essere considerata la
vent’anni, che ne fanno uno dei casi più fortunati di reale e breve introduzione di Riccardo Francovich (FRANCOVICH, 1989), all’epoca titolare
della cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, al volume Cartogra-
fia archeologica e ricognizione di superficie. Proposte metodologiche e progettazione del-
24 FELICI, 2012. l’indagine di M. Valenti (VALENTI, 1989), a sua volta coordinatore del progetto e del
25 FELICI, 2003. Laboratorio di cartografia archeologica provinciale, struttura nata nell’ambito del
26 BOTARELLI, 2000-2001; BOTARELLI, 2005. progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena.

14
porali. Il successo di tale rapporto affonda infatti le sue radici nato la strutturazione del progetto Carta Archeologica della
non certo nella volontà di ricercare effetti immediati e di grande Provincia di Siena, che è stato terreno di sperimentazione
impatto mediatico ma, al contrario, di architettare un sistema continua e uno dei progetti pilota per l’applicazione del-
che possa garantire benefici e opportunità sul lungo periodo, al- l’informatica alle ricerche su scala territoriale dell’Area di Ar-
lestendo strumenti e contenuti in grado di incrementare e mi- cheologia Medievale dell’Università di Siena 30.
gliorare costantemente la gestione della risorsa culturale e con- Sotto la direzione scientifica di Riccardo Francovich e il
seguentemente l’indotto, in senso lato, che ne può scaturire. Un coordinamento di Marco Valenti, l’informatica è stata pre-
aiuto concreto al mondo della ricerca in un settore vitale tanto sente e caratterizzante fin dalle prime fasi, agli inizi degli anni
nell’economia del paese (pensiamo al giovamento che ne trae il Novanta del secolo scorso, quando ancora non erano chiare,
turismo, una delle maggiori fonti di ricchezza nazionale) all’interno della comunità archeologica italiana, le reali poten-
quanto sotto l’aspetto sociale e identitario, come più volte sot- zialità di simili strumenti. Le prime forti suggestioni che arri-
tolineato da autorevoli personalità 28. Con l’impegno profuso, vavano dall’estero, in particolare dai paesi anglosassoni, erano
infatti, la Provincia ha saputo anche andare incontro alle legit- state recepite ma mancava la capacità innanzitutto di com-
time esigenze di una larga fetta della popolazione locale che ha prendere ambiti di utilizzo e d’applicazione delle risorse infor-
interesse o semplice curiosità per le vicende storiche del proprio matiche e soprattutto dei sistemi informativi territoriali. In al-
territorio e per il patrimonio archeologico e artistico-monu- tri termini, mancava il know-how necessario per l’uso delle ap-
mentale dell’area in cui vive. In effetti, saper ricostruire le dina- plicazioni e poche erano le sperimentazioni che tentavano di
miche insediative che hanno caratterizzato i paesaggi antichi, e applicare la tecnologia GIS alle indagini topografiche 31, men
che molto spesso determinano quelli odierni, significa favorire che meno in altri contesti di indagine, quali lo scavo. Eppure
quei processi di identificazione delle comunità che troppo si riusciva a cogliere almeno la necessità di avvicinarsi a stru-
spesso vengono resi più complessi dalla sostanziale ignoranza (o menti che, causa una conoscenza scarsa o nulla degli stessi, ve-
dalla difficile comprensione) della propria eredità storica. nivano sostanzialmente sopravvalutati nelle loro potenzialità,
Infine, vale la pena di sottolineare come non siano stati po- essendo identificati più come soluzioni a problematiche ar-
chi i giovani ricercatori che proprio da questo progetto hanno cheologiche, che come utili strumenti per la gestione del dato,
saputo trovare lo spunto e il sostegno per avviare una carriera quali in effetti sono. Non mancarono, a cavallo fra fine anni
nel settore e per poter proseguire studi e attività all’interno del- Ottanta e prima metà degli anni Novanta, convegni e semi-
l’ateneo, potendo contare anche su risorse e contributi esterni a nari per dibattere sulle rinnovate prospettive di ricerca alla luce
esso. In tutti questi fattori vediamo la grande rilevanza dell’ini- dell’introduzione delle innovative tecnologie e dei GIS 32: oc-
ziativa e degli sforzi compiuti dalla Amministrazione Provin- casioni nelle quali, per altro, si tentava di acquisire nuove co-
ciale di Siena, che sotto tale punto di vista si distingue nel pa- noscenze rivolgendosi spesso e volentieri all’estero, dove più
norama nazionale, ponendosi fra quelle più attive e intrapren- avanzato era il dibattito e maggiori le sperimentazioni 33.
denti. Non mancano certo altri validi esempi in altre regioni, In questo quadro, il progetto Carta Archeologica della Pro-
ma siamo purtroppo costretti a constatare come tali esperienze vincia di Siena è stato campo di massiccia e precoce applica-
rimangano ancora troppo isolate in un Paese che dispone di un zione delle tecnologie informatiche, organizzando i dati attra-
patrimonio inestimabile, purtroppo conosciuto e valorizzato in verso archivi relazionali e software GIS che hanno conosciuto
percentuale minima rispetto al suo effettivo potenziale. Non vi diversi step di crescita e implementazione nel corso di quasi
è dubbio che tale ricchezza ponga ovvi problemi di gestione, vent’anni. Il primo sistema di gestione è stato realizzato da
prima di tutto per la sua consistenza a livello quantitativo Giancarlo Macchi in occasione della relativa tesi di laurea 34: si
(Ricci ha sapientemente trattato il problema dei “mali dell’ab- trattava di un primo approccio alle problematiche dei sistemi
bondanza”) 29, ma saper approntare strumenti e risorse per la
sua conoscenza e per un capillare censimento dei beni vuol si- 30 Sul progetto e sulla sua gestione informatica sono state assegnate due tesi di laurea

(MACCHI, 1997 e SALZOTTI, 2003), pubblicati vari contributi, contenuti negli atti di al-
gnificare affrontare il tema con la necessaria presa di coscienza
trettanti convegni (FRANCOVICH-VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 2001; ISA-
delle problematiche. Solo attraverso tali processi si può infatti BELLA-SALZOTTI-VALENTI, 2001) o all’interno di più specifiche pubblicazioni (VALENTI,
riuscire a trasformare il “problema” (perché, inutile nascon- 1999, pp. 12-14; VALENTI, 1999, pp. 60-62; SALZOTTI, 2008; SALZOTTI, 2009).
derlo, come tale viene sempre più frequentemente affrontato e 31 Una fotografia dello stato dell’arte, ma forse sarebbe più giusto dire delle speranze

riposte nell’uso dei sistemi informativi territoriali in archeologia, sul finire degli anni
vissuto da amministrazioni e cittadini) in risorsa e occasione di
Ottanta del secolo scorso è offerto dal contributo di Azzena (AZZENA, 1989) al con-
arricchimento, non solo meramente culturale, ma anche, come vegno “La Cartografia archeologica. Problemi e prospettive”, Pisa, 21-22 marzo
già sottolineato, economico, sociale e occupazionale. 1988.
32 Fra i vari convegni si segnalano il già citato “La Cartografia archeologica. Pro-

blemi e prospettive”, Pisa, 21-22 marzo 1988 (MENCHELLI-PASQUINUCCI, 1989) e


3. L’INFORMATIZZAZIONE “Sistemi Informativi e reti geografiche in archeologia: GIS e Internet” VII Ciclo di
Lezioni sulla Ricerca applicata in Archeologia. Certosa di Pontignano (Siena), 11-17
L’innovazione tecnologica e la gestione sistematica mediante dicembre 1995 (GOTTARELLI, 1997).
soluzioni GIS hanno indubbiamente influenzato e condizio- 33 A tal proposito, fra le pubblicazioni di riferimento ricordiamo ALLEN-GREEN-ZU-

BROW, 1990; LOCK-STANCIC, 1995 e, nello specifico, i contributi HARRIS-LOCK,


1990; GAFFNEY-STANCIC-WATSON, 1995; HARRIS-LOCK, 1995; KVAMME, 1995. Si
28 Fra i molti, hanno particolarmente approfondito questi aspetti Settis (SETTIS, rimanda inoltre, per il periodo in questione, alle pubblicazioni dei convegni annuali
2002; SETTIS, 2005; SETTIS, 2010) e Ricci (RICCI, 1996; RICCI, 2006). della CAA (Computer Application in Archaeology).
29 RICCI, 1996. 34 MACCHI, 1997.

15
informativi territoriali (software MapGraphix) e della costru- zione storico-insediativa dei siti riconosciuti. Questo step è
zione di una banca dati (software Claris FileMaker) compren- coinciso con l’introduzione di un nuovo sistema di archivi al-
dente i dati a disposizione dalle indagini topografiche concluse fanumerici (software FileMaker Pro), sviluppato da Luca
all’epoca e la schedatura della principale bibliografia edita 35, Mandolesi e Dario Ceppatelli sotto la supervisione di Vitto-
per un totale di circa 3.400 unità topografiche. rio Fronza, che ha completamente rivoluzionato il modo di
Il secondo step di sviluppo, sotto il coordinamento di registrare e consultare le banche dati esistenti.
Marco Valenti nella seconda metà degli anni Novanta, è stato A una struttura più articolata e complessa degli archivi rela-
curato da Vittorio Fronza per quanto concerne la costruzione zionali corrisponde infatti una ridefinizione del concetto di
del sistema di archivi relazionali (software Claris FileMaker) e sito archeologico non più inteso come “spazio contenitore”
da chi scrive per la gestione dei dati in ambiente GIS, con il dell’emergenza ma come entità storico-topografica, in grado di
passaggio al software ESRI ArcView 3.0. In questa fase, oltre accorpare anche differenti UT, purché riconoscibili come
alle ovvie attività di implementazione della banca dati, accre- parte di un’unità insediativa con una precisa connotazione
sciuta fino a circa 5.000 unità topografiche grazie all’aggiorna- cronologica. Tale processo, che ha reso più chiari ed evidenti
mento con le nuove indagini topografiche, lo sforzo maggiore gli sviluppi interpretativi del popolamento storico, ha consen-
è stato rivolto all’integrazione del progetto all’interno di una tito al tempo stesso di far confluire i dati del progetto Carta
“soluzione GIS”. In questi anni, infatti, all’interno del LIAAM Archeologica della Provincia di Siena all’interno di un unico si-
è stato realizzato OpenArcheo 36, un sistema per la gestione stema di archivi (denominato “Carta Archeologica”) in uso
globale e integrata del dato prodotto all’interno dell’Insegna- presso le strutture di ricerca dell’area di Archeologia Medievale
mento di Archeologia Medievale. OpenArcheo consente la dell’Università di Siena. In altri termini, le UT individuate sul
consultazione completa e relazionata di tutte le indagini, a campo sono state accorpate a una banca dati onnicompren-
qualsiasi scala (dallo scavo al territorio) e attraverso qualsiasi siva, che permette l’integrazione di informazioni derivate da
tipo di documentazione prodotta (US, UT, reperti eccetera). fonti e progetti di ricerca fra loro differenti, ma complemen-
Mediante molteplici chiavi di ricerca è possibile, attraverso li- tari nella costruzione di un quadro conoscitivo completo ed
nee di programmazione appositamente create sulla base dei esaustivo delle presenze storico-archeologiche del territorio na-
software coinvolti e delle specifiche esigenze della ricerca ar- zionale, con una ovvia maggior concentrazione per la Toscana
cheologica, far dialogare le varie piattaforme informatiche uti- e, nel caso specifico, per la Provincia di Siena.
lizzate: sistemi di archivi relazionali, piattaforme GIS, database Altre tappe di sviluppo seguiranno nei prossimi anni, con
multimediali, fogli di calcolo (utilizzati per la gestione del ma- l’intento di riuscire a stare al passo con le nuove opportunità
trix) e prodotti ipermediali. Il progetto Carta Archeologica della garantite dai continui ed esponenziali progressi della scienza
Provincia di Siena è stato quindi organizzato in maniera tale da informatica, mantenendo tuttavia immutata la filosofia alla
poter essere utilizzato all’interno di questa soluzione, con la base del lavoro costruito in questo ventennio. In ottica tecno-
quale è stato possibile l’uso integrato delle basi GIS approntate logica è ovvio individuare nella rete l’ambito di sviluppo del
e dei database costruiti e implementati in questa fase. progetto nel futuro prossimo: le web-application, in primis le
Negli anni a seguire, a cavallo del nuovo millennio, la soluzioni webGIS, permettono infatti di costruire sistemi in
principale innovazione ha riguardato non tanto il sistema di grado di potenziare le capacità comunicative e facilitare la vei-
gestione informatica, quanto piuttosto una significativa no- colazione della ricerca in forma allargata e condivisa. Alcune
vità nella metodologia di documentazione sotto l’aspetto prime sperimentazioni sono già in atto e rientrano in un più
topo-cartografico, con il passaggio alla rappresentazione pla- vasto e corposo tentativo, interno all’area di Archeologia Me-
nimetrica delle emergenze archeologiche, precedentemente dievale, di architettare un sistema globale di gestione del dato
georeferenziate nel solo formato puntiforme (coordinate x, y, gestibile interamente in ambiente internet. Se negli anni No-
z). Si è trattato quindi di un significativo miglioramento nel vanta un grosso sforzo collettivo aveva portato alla costru-
sistema di registrazione cartografica e spaziale delle zone og- zione di OpenArcheo, la prossima sfida sarà la progettazione
getto di studio (da allora sono infatti perimetrate tanto le aree di OpenArcheo 2.0, analoga soluzione, questa volta intera-
di concentrazione del materiale quanto i singoli campi inda- mente orientata all’ambiente web 37. In questa direzione, la
gati) che non ha però sostanzialmente intaccato le procedure Carta Archeologica della Provincia di Siena rappresenterà una
di uso e trattamento del dato, garantendo comunque un’im- parte consistente della banca dati gestibile e consultabile in
plementazione degli strumenti a disposizione per le mede- rete. Di pari passo, sono ipotizzabili nuovi strumenti e nuove
sime operazioni. definizioni concettuali che evolveranno da valutazioni di ca-
L’ultima tappa di sviluppo, introdotta negli ultimi tre anni, rattere archeologico e metodologico, ma anche, come suc-
ha invece previsto una massiccia ridefinizione delle metodolo- cesso in questi anni, da opportunità derivate dall’uso di stru-
gie di gestione del dato a livello informatico e, parallela- menti e tecniche legate all’informatica.
mente, sotto il piano concettuale, nei processi di interpreta- Le sopracitate prospettive verranno perseguite attraverso
una filosofia di lavoro che invece, questo sì, è rimasta sostan-
35 Ci riferiamo in particolare, per quell’epoca, a CAMMAROSANO-PASSERI, 1975 e zialmente invariata nel corso del tempo e che prevede una
TORELLI, 1992.
36 Per un approfondimento sul sistema OpenArcheo si rimanda a VALENTI, 1998;

FRANCOVICH-VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 2001; VALENTI et alii, 2001; 37 Per le prospettive di sviluppo della nuova versione del sistema OpenArcheo 2.0 si

ISABELLA-SALZOTTI-VALENTI, 2001; FRONZA-NARDINI-VALENTI, 2003. rimanda a FRONZA-ISABELLA, 2009.

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forte autarchia del gruppo di ricerca, con singole specializza- software GIS, e l’affidabilità della georeferenziazione delle evi-
zioni integrate e interagenti con le competenze dei colleghi e denze, grazie all’uso sistematico dei GPS che hanno garantito
soprattutto una costante spinta alla ricerca di soluzioni infor- rilievi planimetrici di dettaglio e non solo registrazioni pun-
matiche realmente e funzionalmente applicabili all’archeolo- tiformi. Analogamente, le banche dati possono essere oggi
gia e non un mero esercizio di stile 38. In questo contesto, consultate in forma più articolata e complessa rispetto agli
nuove opportunità formative consentiranno agli studenti esordi, grazie, in questo caso, ai progressi dei programmi di ar-
coinvolti di crearsi profili professionali e implementare le pro- chiviazione relazionale, oltre naturalmente a una maggiore no-
prie competenze all’interno delle strutture universitarie, com- stra esperienza nel settore, che ci ha spinto a modificare e im-
pletando la formazione più tradizionale con quella legata al- plementare costantemente i database sulla base degli input for-
l’uso delle nuove tecnologie, eventualmente spendibili, in fu- niti progressivamente dai ricognitori, impegnati sul campo
turo, anche sul mercato esterno. prima e nei processi di uso delle banche dati poi.
Riteniamo particolarmente significativi due punti della Altro aspetto della gestione informatica del dato, anche se
strategia di lavoro adottata: non esclusivamente pertinente a questo ambito, sono le tecni-
– l’uso dello strumento informatico in quanto tale, quindi che di remote sensing, ampiamente utilizzate in alcuni dei co-
come un semplice elettrodomestico e non come una bac- muni sottoposti a indagine. Si tratta infatti di forme di inda-
chetta magica per la soluzione di problematiche storiogra- gine cosiddette “non distruttive” che presuppongono lo studio
fiche che poco hanno a che vedere con algoritmi e codici di un contesto territoriale attraverso tecniche e strumenti che
numerici; consentono la lettura del suolo e del sottosuolo attraverso me-
– il perseguimento di una via archeologica all’informatica e todologie non invasive, che sfruttano cioè particolari proprietà
non, viceversa, un adeguamento della disciplina a tecniche e fenomeni per individuare tracce di presenze antropiche sotto
e metodologie perseguibili mediante i calcolatori e le fun- il livello del terreno. Molto spesso queste forme di indagine,
zionalità dei più comuni software commerciali, ovviamente che rappresentano ormai una branca specifica dell’ar-
creati per rispondere alle esigenze di un’utenza ben più vasta cheologia 39, si servono degli strumenti informatici per regi-
e decisamente differente rispetto a quella archeologica. strare, potenziare e restituire i dati rilevati. Nell’ambito del
progetto sono state operate letture di foto aeree in molti dei
Con queste considerazioni intendiamo rivendicare la cen-
contesti studiati 40: la conversione delle stesse in formato digi-
tralità del lavoro e del modus operandi dell’archeologo rispetto
tale ha consentito di adottare procedure di fotogrammetria 41 e
a soluzioni che possono sembrare più facili e accessibili ma che
successivamente il loro trattamento attraverso programmi di
in realtà distolgono pericolosamente l’attenzione da ciò che
grafica digitale mediante i quali esasperare eventuali anomalie.
deve invece rimanere in primo piano, ossia la lettura dei diffe-
Simile discorso, rimanendo nel campo del telerilevamento 42,
renti dati a disposizione al fine di ricostruire l’insediamento
per le immagini satellitari (già in partenza in formato digitale),
storico di un territorio. In altri termini, si tratta di concepire
utilizzate per la prima volta sul contesto di Murlo, ma succes-
l’informatica come una formidabile opportunità a disposi-
sivamente anche in altre aree della Valdorcia. Altra branca del
zione del ricercatore e delle sue specifiche esigenze: il progresso
remote sensing utilizzata nel progetto, le indagini terrestri (geo-
delle tecniche di gestione (evidente negli ultimi vent’anni) non
fisiche, geomagnetiche, radar) hanno consentito il rinveni-
è quindi direttamente correlato a un automatico migliora-
mento o il chiarimento di particolari situazioni in vari co-
mento delle sintesi interpretative, ma solo alle capacità di let-
muni, fra i quali Pienza, Radicofani e Buonconvento 43. Anche
tura del dato e alla razionalizzazione del lavoro in termini di
in questo caso, l’ottenimento dei risultati è passato attraverso
tempo e di potenzialità di registrazione dell’informazione.
l’elaborazione informatica dei dati rilevati e la loro successiva
Quanto affermato trova pieno riscontro nell’esperienza della
Carta Archeologica della Provincia di Siena, che si è saputa do-
tare nel corso degli anni di sempre più raffinati strumenti di 39 Esiste una vasta bibliografia sull’argomento. Fra le varie pubblicazioni che si occu-

trattamento dell’informazione catastata, pur non modificando pano in forma estesa della disciplina remote sensing segnaliamo PASQUINUCCI-TRÉ-
sostanzialmente la struttura e il percorso operativo dei primi MENT, 2000 e, in ambito italiano, CAMPANA-FORTE, 2001.
40 Vari esempi di lettura delle foto aeree, processate attraverso stereoscopio ma anche
lavori di ricognizione rispetto a quelli più recenti. I vantaggi, mediante software di grafica digitale, sono presenti in praticamente tutti i comuni
in effetti, non si ripercuotono sulla validità in termini assoluti indagati, a partire dalla prima pubblicazione, relativa al comprensorio chiantigiano
dei singoli lavori, frutto della capacità dell’archeologo di svol- (VALENTI, 1996).
gere in maniera più o meno appropriata la ricerca e leggere e 41 Il raddrizzamento e la georeferenziazione delle immagini può avvenire attraverso

software GIS con funzionalità piuttosto avanzate (su tutti ArcGIS) o mediante appo-
interpretare i dati raccolti, ma piuttosto negli strumenti per la siti software di image processing, fra i quali i più noti e diffusi sono Erdas Imagine e
registrazione e l’organizzazione delle banche dati. Er Mapper, o ancora attraverso specifiche utilities, prima fra tutte AirPhoto.
Rispetto ai primi lavori, per esempio, è migliorata la qualità 42 Per una descrizione più dettagliata delle metodologie legate al telerilevamento (ae-

grafica dei supporti cartografici, grazie allo sviluppo dei rofotointerpretazione delle riprese verticali, fotografia aerea obliqua e immagini mul-
tispettrali da satellite), all’interno della collana Carta Archeologica della Provincia di
Siena, si rimanda a CAMPANA, 2001. Per una rapida sintesi si rimanda anche al con-
38 La filosofia di lavoro del LIAAM è stata più volte illustrata, nel corso degli anni, at- tributo CAMPANA-PRANZINI, 2001.
traverso vari contributi, fra i quali ricordiamo VALENTI, 1998; ISABELLA-SALZOTTI-VA- 43 Per gli aspetti metodologici, si rimanda rispettivamente a FELICI, 2004, pp. 55-56;

LENTI, 2001 e il più recente VALENTI, 2009. Per una visione più completa dell’operato, BOTARELLI, 2005, pp. 68-74 e CENNI, 2008, p. 54. I singoli casi di studio sono trat-
delle metodologie e delle strategie di lavoro promosse all’interno del LIAAM negli ul- tati, in forma più dettagliata e approfondita, negli schedari topografici all’interno dei
timi due decenni si rimanda direttamente a FRONZA-NARDINI-VALENTI, 2009. medesimi volumi.

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restituzione attraverso mappature georeferenziate, confluite al- ricco di funzioni e applicativi che si fanno apprezzare soprat-
l’interno di piani cartografici allestiti su piattaforme GIS. tutto in fase di restituzione del dato, con la costruzione di
In conclusione, qualche rapida considerazione va fatta sui panoramiche tridimensionali che ben si prestano alle nostre
software impiegati in questi vent’anni di sperimentazione. esigenze di ricostruzione realistica e caratterizzata dei pae-
Occorre anzitutto sottolineare gli enormi progressi operati in saggi. Tuttavia, non abbiamo abbandonato nemmeno la
questo lasso di tempo nell’ambito dell’informatica, con appli- prima versione utilizzata (ArcView 3.0) che continua a essere
cativi e macchine sempre più performanti e di facile uso. Da- uno strumento estremamente agile e funzionale per una va-
gli anni Novanta a oggi, infatti, abbiamo assistito su scala sta serie di operazioni di base indirizzate alla gestione dei re-
mondiale all’esplosione del mercato, e a una diffusione espo- cord e all’allestimento di piani cartografici. È infatti oppor-
nenziale degli strumenti informatici a un’utenza in continua tuno chiarire che non sempre e non necessariamente i nuovi
espansione. Basti pensare ai radicali cambiamenti dello stile di software implicano l’abbandono di quelli più datati, conside-
vita quotidiano avvenuti in questi due decenni: rispetto a rato che per il tipo di lavoro che svolgiamo non sfruttiamo
vent’anni fa, oggi è assolutamente normale comunicare con i che in minima parte le potenzialità degli applicativi proposti
telefonini e attraverso internet, navigare in rete con i telefo- dal mercato. Questo anche per sfatare il mito della continua
nini stessi, e (quasi) tutti dispongono di un personal compu- rincorsa alle soluzioni più innovative: come già chiarito in
ter attraverso il quale possono scrivere, trattare immagini, precedenza, l’uso dell’informatica vuole essere, nell’ambito
ascoltare musica e guardare film, stampare e acquisire imma- della nostra filosofia di lavoro, funzionale alla ricerca. Dal
gini da fotocamere e videocamere digitali, addirittura acqui- momento che gran parte delle operazioni di cui necessitiamo
stare on-line, il tutto con un progressivo abbattimento dei co- erano già svolgibili con i vecchi software, ricorriamo a quelli
sti. Allo stesso modo, i navigatori satellitari possono guidare i più recenti solo quando questi garantiscono un reale ed effet-
nostri percorsi automobilistici ed è possibile viaggiare virtual- tivo incremento delle capacità lavorative.
mente in ogni parte del mondo attraverso Google Earth 44 o i Anche in virtù delle considerazioni appena proposte, nel
vari servizi di web-mapping. Senza dimenticare lo sviluppo dei corso degli ultimi anni abbiamo iniziato l’esplorazione delle
palmari e di applicativi sempre più sofisticati e di ridotte di- risorse open source, rappresentate da una larga offerta di ap-
mensioni attraverso i quali possiamo svolgere un’enormità di plicativi liberamente fruibili e implementabili da qualsiasi
operazioni che coprono tutti i campi della multimedialità e utente. In continuo sviluppo, alcuni di questi programmi ga-
non solo. Questa rapida carrellata basta a dare un’esatta di- rantiscono una buona usabilità e un discreto ventaglio di
mensione del fenomeno informatico sviluppatosi negli ultimi
funzioni operative, che consentono di allestire basi cartogra-
anni e, di riflesso, a capire quale sia stata l’evoluzione del mer-
fico-informative sostanzialmente complete, abbattendo con-
cato al quale abbiamo potuto attingere anche per progredire
siderevolmente i costi di gestione legati alle licenze d’uso.
nella gestione del progetto Carta Archeologica della Provincia
Nella nostra esperienza abbiamo individuato in QGis 47 la
di Siena.
soluzione che meglio viene incontro alle nostre necessità.
L’evoluzione non è stata tanto legata alla scelta dei software
Con la sua adozione abbiamo decisamente allargato l’utenza
adottati (con pochi cambiamenti), quanto alla loro imple-
dei software GIS all’interno dell’area di ricerca, consentendo
mentazione di risorse e funzionalità. Nel campo degli archivi
a qualsiasi studente di approcciare i sistemi informativi terri-
relazionali, per esempio, non abbiamo mai abbandonato l’ap-
toriali senza alcuna spesa, potendo sperimentare e costruire
plicativo FileMaker 45, ma lo stesso si è evoluto notevolmente
piccoli progetti propedeutici a un uso più massiccio della
e ci ha consentito di approntare database sempre più com-
tecnologia GIS in una seconda fase. Sempre dal mondo
plessi e articolati. Nell’ambito dei GIS, dopo una prima fase
dell’open source, provengono altre soluzioni che stiamo te-
con l’adozione di MapGraphix (marchio ormai scomparso) la
stando e utilizzando per le uscite delle banche dati in rete
scelta è ricaduta presto sul pacchetto ESRI 46, autentico leader
(webGIS): un’ulteriore opportunità per favorire la divulga-
del mercato mondiale in fatto di sistemi informativi territo-
zione, almeno parziale, dell’informazione prodotta.
riali. Indipendentemente dalla qualità del prodotto, il fatto
stesso che fosse utilizzato dalla larga maggioranza delle ammi-
nistrazioni pubbliche ci ha indotto alla sua scelta proprio per 4. LA COLLANA EDITORIALE
facilitare la comunicazione e l’interscambio dei dati con quelli Abbiamo già accennato alla presenza, come parte rilevante
che sono i nostri primari interlocutori e principali fornitori di del progetto, di una collana editoriale che mira alla progres-
supporti cartografici digitali per il territorio di competenza. siva presentazione dei risultati delle ricognizioni svolte nel-
Anche nel caso della ESRI abbiamo assistito a una rapida suc- l’ambito dell’iniziativa. Il presente volume, insieme a quello
cessione di prodotti, costantemente implementati per funzio- relativo al territorio di San Giovanni d’Asso, a cura di Cri-
nalità e moduli operativi: dai primi approcci con il software stina Felici, costituiscono la decima e l’undicesima uscita
ArcView 3.0 (seguito dalla versione 3.2, già più evoluta) della serie. Eccezion fatta per questa pubblicazione dal taglio
siamo arrivati al pacchetto ArcGIS, decisamente sviluppato e particolare, indirizzato a illustrare metodologie, tecniche e
strumenti del progetto a circa vent’anni dalla sua nascita,
44 <http://www.googlearth.com>.
45 <http://www.filemaker.com>.
46 <http://www.esri.com>. 47 <http://www.qgis.net>.

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tutti gli altri contributi sono invece incentrati su particolari della collana 59 e sono quindi disponibili al di fuori della li-
porzioni del territorio senese. nea editoriale specifica, pur trattandosi di indagini pertinenti
Nonostante l’eterogeneità degli autori impegnati, la col- al progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena.
lana ha saputo mantenere nel tempo (anche grazie alla casa Ciascun volume rispetta, come abbiamo già ricordato, una
editrice Nuova Immagine, riferimento costante fin dagli struttura, talvolta leggermente modificata sulla base di specifi-
esordi) una linea editoriale pressoché immutata, rispettata che esigenze o particolari casi di studio, che possiamo così
proprio per garantire continuità e omogeneità al progetto di suddividere:
stampa. Naturalmente non si tratta di una struttura rigida e ⓦ CONTESTO TERRITORIALE: inquadramento dei caratteri geo-

immodificabile, contemplando, a seconda dei casi e delle esi- ambientali, fisici e antropici;
genze, la possibilità di prevedere affondi, appendici per me- ⓦ STORIA DEGLI STUDI: suddivisa fra ricerca storica e archeolo-

glio illustrare aspetti particolari delle indagini, legati a pecu- gica;


liari metodologie, siti o monumenti di particolare rilevanza, ⓦ RINVENIMENTI EDITI E FONTI ARCHIVISTICHE PER L’ELABO-

scavi o quant’altro necessiti di una trattazione più approfon- RAZIONE DI IPOTESI PRELIMINARI: presentazione di quanto
dita. già disponibile all’autore precedentemente al lavoro di ri-
La prima uscita della collana risale al 1995, quando cognizione e utile alla formulazione di ipotesi preliminari
Marco Valenti pubblicò, all’interno di un unico volume 48, i sulle tendenze insediative e sul potenziale archeologico;
risultati di oltre sei anni di indagini su tutto il comprensorio ⓦ METODOLOGIA DELLA RICERCA: presentazione della strategia

del Chianti senese, comprendente i comuni di Castellina, dell’indagine e della metodologia adottata, tanto per
Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga, in assoluto quello quanto concerne il lavoro sul campo, quanto sotto l’a-
maggiormente battuto e oggetto della relativa tesi di laurea 49 spetto della gestione informatica del dato;
e di pubblicazioni preliminari 50 alla stesura definitiva del vo- ⓦ SCHEDARIO TOPOGRAFICO: presentazione estesa di tutti i

lume in questione. La seconda uscita, a cura di Franco rinvenimenti effettuati, con informazioni suddivisibili nei
Cambi, ha riguardato il Monte Amiata 51 e in particolare il seguenti ambiti:
territorio di Abbadia San Salvatore e, in forma parziale, – riferimenti amministrativi, geografici e cartografici
quello di Radicofani. Nel 1999 ancora una pubblicazione – informazioni relative alle condizioni di indagine
che raggruppava più comuni (Colle val d’Elsa e Poggibonsi) – descrizione del sito (ambito territoriale all’interno del
appartenenti a un medesimo comprensorio storico-ambien- quale è stato effettuato il rinvenimento)
tale, quello della Valdelsa, indagato ancora da Valenti 52. A – descrizione dell’unità topografica
seguire una lunga serie di uscite relative a singoli compren- – interpretazione dell’evidenza
sori territoriali: dapprima Chiusdino 53 e Murlo 54, rispettiva- – definizione cronologica
mente a cura di Alessandra Nardini e Stefano Campana, – reperti datanti
quindi Pienza 55 (Cristina Felici) e Radicofani 56, studiato – densità di rinvenimento dei reperti
estesamente da Lucia Botarelli, dopo la precedente indagine – eventuali notizie storiche e attestazioni archivistiche
di Cambi, che ne aveva indagato prevalentemente la parte – eventuale bibliografia disponibile (nel caso di siti già
più prossima al versante amiatino. Più recenti sono le pub- editi)
blicazioni, edite nel 2008, relative ai comuni di Buoncon- – eventuali immagini o mappature del contesto
vento 57, con il lavoro di Filippo Cenni, e di Chianciano ⓦ MATERIALI: presentazione dei reperti rinvenuti, con partico-

Terme 58, dove ha lungamente operato Giulio Paolucci, che lare attenzione a quelli utilizzati per la datazione del conte-
ha presentato nel volume in questione i risultati di uno stu- sto, e creazione di tavole cronotipologiche;
dio ventennale del comprensorio. ⓦ SINTESI DIACRONICA: riconoscimento e interpretazione delle

Nel complesso, i volumi finora usciti hanno consentito la dinamiche insediative susseguitesi nel corso del tempo, con
divulgazione delle indagini relative a ben quattordici co- creazione di casistiche insediative e ricostruzione del popo-
muni, oltre un terzo del totale provinciale (Tav. II). Altri 12 lamento in ottica diacronica;
territori sono stati interessati da ricognizione (in alcuni casi ⓦ EVENTUALI APPENDICI O APPROFONDIMENTI SU SITI DI PAR-

tuttora in corso) e quindi rappresentano una preziosa base TICOLARE RILEVANZA;


per future pubblicazioni. In vero, alcuni di questi comuni ⓦ BIBLIOGRAFIA.

sono già stati pubblicati in anni precedenti all’inaugurazione


Ciascun volume presenta anche, come allegato, una tavola
48 VALENTI, 1995.
cartografica del territorio comunale, all’interno della quale
49 VALENTI, 1987-1988. viene riportata la georeferenziazione puntiforme di tutte le evi-
50 VALENTI, 1988; VALENTI, 1992. denze individuate e di tutti i siti trattati, anche solo attraverso
51 CAMBI, 1996.
attestazioni archivistiche e toponomastiche. Costruita mediante
52 VALENTI, 1999.
53 NARDINI, 2001.
54 CAMPANA, 2001. 59 Facciamo riferimento al territorio di Radicondoli, indagato da Costanza Cucini
55 FELICI, 2004. (CUCINI, 1990), e a quello di Chiusi, dove ha lavorato per anni, parallelamente a
56 BOTARELLI, 2005. Chianciano Terme (a sua volta oggetto di altre pubblicazioni precedenti a quella in-
57 CENNI, 2008. terna alla collana: PAOLUCCI, 1988b; MASCI-NALDI-PAOLUCCI, 1992), Giulio Paolucci
58 PAOLUCCI, 2008. (PAOLUCCI, 1984-1985; PAOLUCCI, 1987, PAOLUCCI, 1988a; PAOLUCCI, 1988c).

19
mosaicatura delle tavolette IGM 1:25.000, questa mappatura con strumenti, mezzi e finalità proprie, ma può essere piutto-
consente di avere un quadro generale dell’archeologia presente sto inteso come una sinergia che spazia su temi, metodologie,
nel contesto indagato e una caratterizzazione dell’evoluzione scale d’indagine e canali divulgativi fra loro differenti ma in-
diacrononica e insediativa dello stesso, attraverso un’apposita tegrati in un’unica strategia di gestione, in forma diffusa sul
legenda. territorio provinciale, della risorsa storico-archeologica e, più
Le macro-categorie insediative utilizzate per queste carte pre- in generale, del bene culturale.
vedono la distinzione dei siti nelle seguenti tipologie: castello o I principali cantieri di scavo promossi negli ultimi quindici
villaggio fortificato, villaggio aperto, villa o azienda produttiva, anni dalla nostra area di ricerca all’interno del comprensorio
chiesa o edificio religioso, tomba o necropoli, sito (o attrezza- senese hanno sempre preso avvio dalle indagini topografiche
tura) produttivo, abitazione sparsa, materiale sporadico, strada. avviate nell’ambito della Carta Archeologica della Provincia di
I toponimi attestati dalle fonti archivistiche vengono eviden- Siena.
ziati con una striscia verde chiaro. Le macro-distinzioni crono- È stato il caso dell’intervento sulla fortezza di Poggio Impe-
logiche prevedono la suddivisione nei seguenti periodi storici: riale a Poggibonsi, comune in cui Marco Valenti effettuò la ri-
preistoria, protostoria, VII-V secolo a.C., IV-I secolo a.C., I-V cognizione agli inizi degli anni Novanta 60, individuando nel
secolo d.C., alto medioevo (dal VI al IX secolo) e secoli centrali sito specifico le prerogative, storico-archeologiche e politico-
e bassomedievali (dal X al XIV secolo); vengono altresì ripor- culturali, per dare avvio nel 1993 a uno dei cantieri più longevi
tati, in bianco, le UT di incerta collocazione cronologica. dell’archeologia medievale italiana 61 (ultima campagna nel
All’interno di ogni volume sono poi presenti mappature di 2009, ma si prospetta una nuova riapertura degli scavi), poi
dettaglio utili a illustrare nel dettaglio i contesti ritenuti più si- evolutosi in un parco archeologico 62, inaugurato dieci anni
gnificativi e tavole cartografiche per la presentazione dell’evolu- dopo, che presenta oggi ampie prospettive di sviluppo sotto
zione diacronica del popolamento nelle differenti epoche stori- vari punti di vista. A partire dalla ricognizione si è quindi arri-
che. L’uso degli applicativi GIS permette infatti di produrre vati all’apertura di uno scavo caratterizzato non solo dalla sua
cartografie liberamente compilabili tanto nei contenuti quanto valenza scientifica, ma anche dai presupposti che ha saputo
nelle scale di restituzione. Nel corso del tempo, la possibilità di porre in termini di valorizzazione del contesto e di qualifica-
usufruire di DTM costruibili all’interno dei software a partire zione dell’offerta turistica e culturale del comune, anche raccor-
dall’informazione orografica, ha consentito l’allestimento di ta- dandosi con altri siti di rilevanza storico-monumentale 63 quale,
vole cartografiche esteticamente apprezzabili e godibili per la ad esempio, la rocca di Staggia, anch’essa oggetto di scavo negli
capacità di rappresentare in maniera dettagliata e molto reali- ultimi anni 64. Il futuro sviluppo del parco potrà garantire
stica i contesti territoriali al centro dell’attenzione. un’implementazione dei servizi (a oggi sono attivi, presso le
L’apparato illustrativo contempla inoltre immagini foto- strutture del cassero mediceo, laboratori informatici, centro di
grafiche dei comprensori indagati o dei singoli siti, tavole per documentazione, sale espositive, centro didattico-ricreativo,
la presentazione dei reperti (in forma di cronotipologie) ed sala polivalente per conferenze e congressi, ristorante, bar, fore-
eventuali altre immagini funzionali alla presentazione di steria) e della qualità dell’offerta, proponendosi infine anche
aspetti peculiari della ricerca e delle metodologie adottate. come sbocco occupazionale per professionisti del settore.
Analoga la storia dello scavo del castello di Miranduolo a
5. LE INIZIATIVE PARALLELE: DAGLI SCAVI ALLA
Chiusdino; in questo caso la ricognizione è stata effettuata
DIVULGAZIONE DEL PATRIMONIO DIFFUSO
nella prima metà degli anni Novanta da Alessandra Nardini 65,
che individuò poche tracce leggibili del sito all’interno di una
Il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena ha pro- fitta area boschiva, dove, a partire dal 2001, sono iniziate an-
prie specifiche finalità e strumenti di realizzazione, legati prin- nuali campagne di indagine stratigrafica 66. Il sito, che ha da
cipalmente all’ambito dell’archeologia territoriale con obiettivi
pertinenti tanto alla sfera scientifica, quanto a quella ammini- 60 VALENTI, 1999.
strativa e preventiva. Tuttavia è partecipe, in forma di collabo- 61 VALENTI, 1996; FRANCOVICH-VALENTI, 2007, pp. 83-213.
razione e promozione, di molte altre iniziative che possiamo 62 FRANCOVICH-VALENTI, 2007, pp. 271-287.

definire parallele in quanto nate dalla sua ricerca e dal bino- 63 Per una presentazione dei centri di principale interesse storico-monumentale del

mio Amministrazione Provinciale e Università di Siena che è territorio di Poggibonsi si rimanda a FRANCOVICH-VALENTI, 2007, pp. 41-81.
64 FRANCOVICH-VALENTI, 2007, pp. 65-81; FRONZA-VALENTI, 2007.
alla base del suo sviluppo. In questo senso, riconosciamo vari 65 NARDINI, 2001.
tipi di indagini, progetti ed eventi ricollegabili alla nostra espe- 66 NARDINI-VALENTI, 2004; VALENTI, 2008. Per gli ultimi aggiornamenti, fino alla

rienza: fra questi possiamo annoverare gli interventi di scavo campagna 2011 compresa, si rimanda alle pubblicazioni digitali (e-book) scaricabili e
su siti di particolare rilevanza, iniziative volte alla divulgazione consultabili tanto on-line quanto mediante iPhone e iPad (formato pdf e epub) a par-
tire dall’indirizzo <http://archeologiamedievale.unisi.it/miranduolo/mediacenter/e-
del patrimonio archeologico e storico-architettonico del terri- book>. L’indagine archeologica sul sito di Miranduolo si distingue per un innovativo
torio o ancora eventi e manifestazioni promossi in accordo fra sistema di documentazione on-line, che prevede la pubblicazione mediante web dei ri-
l’ente amministrativo e il Dipartimento di Archeologia e Sto- sultati dello scavo in tempo reale. All’interno del sito, trovano spazio anche le fasi inter-
ria delle Arti, in particolare con l’insegnamento di Archeologia pretative, la documentazione prodotta, le indagini e le ricerche sul territorio e sul com-
prensorio dello scavo eccetera. Parallelamente, a partire dal 2009 è stato creato un
Medievale. gruppo Facebook che consente l’aggiornamento in diretta dallo scavo e si profila come
Il rapporto fra le parti va quindi oltre la classica collabora- piattaforma di discussione e analisi di quanto emerge quotidianamente dallo scavo, ri-
zione legata in forma statica e rigida a un singolo progetto, vestendo un ruolo di doppio canale rispetto al più tradizionale sito web: la pagina Face-

20
poco festeggiato la ricorrenza dei dieci anni di scavo 67, è oggi Ultimo caso da presentare, il più recente, è quello del sito
non solo uno scavo noto e significativo all’interno della comu- di Santa Cristina in Caio nel territorio comunale di Buon-
nità archeologica nazionale e internazionale, ma rappresenta convento, dove ha operato a lungo Filippo Cenni a cavallo
anche un enorme potenziale per lo sviluppo culturale e turi- del nuovo secolo 73; la sua ricognizione ha permesso una let-
stico di un comprensorio dalle alte potenzialità, sebbene meno tura estremamente precisa e dettagliata tanto del contesto co-
conosciuto rispetto ad altri più famosi, ma anche più inflazio- munale quanto dello specifico sito, per il quale era già stata
nati, luoghi della Toscana. Anche qui stanno iniziando le ope- riconosciuta una lunga frequentazione dall’epoca romana al-
razioni per replicare l’esperienza già maturata a Poggibonsi: lo l’alto medioevo. A partire dai dati (archeologici e documen-
scavo e la sua valorizzazione intendono infatti rientrare in un tari) individuati e rielaborati da Cenni 74 ha preso avvio, nel
più ampio e complesso sistema di valorizzazione del territorio 2009, lo scavo del contesto, per il quale è stato al momento
che vedrebbe nel castello di Miranduolo uno dei punti focali portato alla luce un complesso termale romano e numerose
di una rete di percorsi per una conoscenza diffusa di tutto il tracce delle successive rioccupazioni di epoca tardoantica e al-
comprensorio, facendo leva, oltre che sul sito archeologico, sul tomedievale 75. Sebbene appena agli inizi, il progetto presenta
richiamo di un monumento quale l’abbazia di San Galgano e grandi potenzialità sia per le informazioni di tipo storiogra-
sul centro storico di Chiusdino. Una prima fase di valorizza- fico che per gli aspetti pertinenti a una futura valorizzazione
zione ha già interessato l’area archeologica 68, così come, nel- del sito, per il quale è già stata attivata, come per Poggibonsi e
l’ambito del progetto Arch.In.Tec 69, è già stato pianificato un Chiusdino, una collaborazione con le amministrazioni comu-
primo sistema di percorsi (differenti dai tracciati in program- nale e provinciale.
mazione) che consentano il collegamento dei principali poli Quelli presentati sono dunque alcuni esempi, i più rile-
attrattivi del territorio 70. vanti, del tipo di progettualità che contraddistingue il pro-
La ricognizione sul territorio di San Giovanni d’Asso, a getto Carta Archeologica della Provincia di Siena, che si pro-
opera di Cristina Felici 71, ha consentito di meglio inquadrare pone, come evidenziato, tanto la conoscenza diffusa del terri-
il sito della Pieve di Pava, dove, nell’ambito di quella topogra- torio quanto la nascita di iniziative che, partendo da singoli
fica, sono state effettuate altre indagini di tipo non distruttivo contesti archeologici, consentano la promozione e la valoriz-
(analisi geofisiche e lettura delle anomalie aeree) che hanno zazione di siti ad alto potenziale, che sappiano rivelarsi cen-
convinto infine all’apertura degli scavi del contesto a partire trali e trainanti per l’intero comprensorio comunale, per la
dal 2004 72. L’intervento è tuttora in corso e rappresenta l’en- sua crescita socio-culturale e per il suo sviluppo turistico e,
nesimo esempio di interazione duratura e proficua fra ricerca- plausibilmente, economico-occupazionale.
tori e amministratori. In questo quadro si inseriscono altre esperienze in grado di
implementare e meglio qualificare un network di offerta cultu-
book consente aggiornamenti immediati in forma più sintetica, mentre all’interno del rale distribuita sul territorio, percorrendo tematiche e aspetti
sito trovano spazio gli approfondimenti e le sezioni dedicate alla documentazione. Il storico-monumentali ben definiti.
sito web è consultabile all’indirizzo <http://archeologiamedievale.unisi.it/miranduolo>.
È il caso del progetto relativo al sistema dei castelli della
La pagina Facebook “Miranduolo in Alta Val di Merse. Il progetto” è consultabile al-
l’indirizzo: <http://www.facebook.com/#!/miranduolo>. Per un approfondimento sulla Provincia di Siena, un’operazione di censimento e valorizza-
valenza del doppio canale sito-Facebook si rimanda a ISABELLA, 2012 e VALENTI, zione della rete castrense medievale che è passata attraverso la
2012. valorizzazione di alcuni dei monumenti più significativi pre-
67 In occasione dei dieci anni dall’apertura dello scavo di Miranduolo a Chiusdino, sono
senti all’interno del comprensorio. Tale iniziativa, curata da
stati organizzati due eventi per celebrare il lungo lavoro svolto e contemporaneamente
gettare un ponte per la futura valorizzazione dell’area archeologica. La società Archeò- Carlo Tronti e Giuseppe Bartolini sotto la supervisione scien-
tipo ha organizzato nel pomeriggio una visita guidata caratterizzata dalla presenza di fi- tifica di Riccardo Francovich e Marco Valenti, si è caratteriz-
guranti in costume che hanno contribuito a ricostruire momenti di vita del castello. A zata per la scelta di strategie di valorizzazione e canali di divul-
seguire il professor Valenti (Insegnamento di Archeologia Medievale dell’Università di gazione variegati e interagenti. Al termine di un lungo lavoro
Siena) ha tenuto una lunga conferenza nel corso della quale ha ricostruito nel dettaglio
le vicende insediative del sito dalle fasi del villaggio altomedievale a quelle del castello di
di censimento, l’attenzione è stata posta su una serie di siti
epoca bassomedievale. La documentazione fotografica e video della giornata celebrativa (centri storici, monumenti integri o conservati allo stato di ru-
è consultabile all’interno della sezione “Mediacenter” del sito del castello di Miranduolo dere) disseminati in forma omogenea su tutto il territorio pro-
all’indirizzo <http://archeologiamedievale.unisi.it/miranduolo/mediacenter>. vinciale, in maniera da poter creare un percorso che attraver-
68 Una prima forma di valorizzazione è stata attuata sul sito nel corso del 2006, attra-

verso la definizione di una sentieristica interna e un sistema di pannellature con ricostru-


sasse tutte le località oggetto di indagine. Il progetto è stato
zioni grafiche delle fasi e delle strutture al tempo individuate. Il tutto è consultabile al-
l’indirizzo web <http://archeologiamedievale.unisi.it/miranduolo/la-valorizzazione>. 73 CENNI, 2008.
69 Il progetto Arch.In.Tec., promosso e finanziato dalla Regione Toscana, ha posto 74 CENNI, 2008, pp. 163-179.
come principali obiettivi la prosecuzione delle ricerche storico-archeologiche nel ter- 75 Lo scavo è consultabile on-line all’indirizzo <http://archeologiamedievale.unisi.it/santa-
ritorio chiusdinese, la loro gestione informatica tramite strumenti e tecnologie d’a- cristina>. Durante lo scavo il sito viene aggiornato quotidianamente e presenta sezioni
vanguardia, e soprattutto l’incentivazione dei flussi turistici sul territorio della Val di di approfondimento che permettono una rapida e illimitata divulgazione dei risultati
Merse (fino a oggi concentrati prevalentemente sull’abbazia di San Galgano), con la dell’indagine archeologica, sia per le sue fasi preliminari allo scavo, sia per quanto con-
finalità di inserirlo nella geografia delle offerte culturali della regione. cerne l’intervento stratigrafico. Anche in questo caso, come già per Miranduolo, è at-
70 I percorsi sono consultabili e stampabili su appositi totem distribuiti sul territorio tivo il doppio canale sito-Facebook. Il gruppo “Santa Cristina in Val d’Arbia (Buon-
(presso il Comune di Chiusdino e presso l’abbazia di San Galgano). convento-Siena)” è consultabile all’indirizzo <http://www.facebook.com/ SamiDi-
71 FELICI, 2012. rettivo#!/groups/santacristina/> e prevede aggiornamenti ora per ora dal cantiere
72 FRANCOVICH et alii, 2005; CAMPANA-FELICI-MARASCO, 2008; CAMPANA et alii, durante lo scavo e l’aggiornamento di tutte le iniziative legate alla valorizzazione e alla co-
2008. noscenza del contesto nel corso dell’anno.

21
quindi fondato sull’attività di ricerca, su opere di valorizza- che, oltre a perseguire gli ovvi e specifici scopi scientifici,
zione indirizzate a centri storici e siti archeologici, e su una di- hanno garantito visibilità al territorio e ai relativi progetti in
vulgazione, passata attraverso l’allestimento di una mostra iti- essere, contribuendo alla conoscenza delle peculiari esperienze
nerante e una pubblicazione, che riassumesse gli aspetti pecu- e, più in generale, dei comprensori in questione, che hanno sa-
liari dell’iniziativa 76. Nell’ambito di questo lavoro, sono state puto ritagliarsi nel tempo un ruolo di primo piano nell’ambito
altresì redatte una serie di tavole ricostruttive, stampate su del dibattito archeologico nazionale ed estero.
pannelli, allo scopo di restituire filologicamente paesaggi e Altre manifestazioni hanno invece avuto un imprinting deci-
monumenti al centro del progetto. Le rappresentazioni grafi- samente più divulgativo, caratterizzandosi come occasioni di
che, a opera dello studio InkLink di Firenze, sono state utiliz- uscita al grande pubblico, tramite iniziative di forte impatto
zate anche per illustrare la narrazione di un viandante, il cui concepite attraverso canali di comunicazione spesso molto in-
percorso nel cuore della provincia è stato riprodotto su una novativi. È il caso del già citato progetto “Sistema dei castelli e
lunga striscia che ha rappresentato senza soluzione di conti- delle fortificazioni in terra di Siena” che si è concretizzato, sul
nuità il viaggio nel territorio (dalla Valdelsa al Monte Amiata) piano della comunicazione, con una mostra itinerante basata su
e nelle quattro stagioni attraverso i principali siti. un massiccio utilizzo delle ricostruzioni grafiche (realizzate filo-
In definitiva, attraverso questa iniziativa si è lavorato, come logicamente sulla base dei dati emersi dagli studi) collocate su
nella filosofia da sempre attuata, sul doppio canale della ri- pannelli di grandi dimensioni, compresa la lunga striscia narra-
cerca scientifica e della più ampia ricaduta sociale, culturale e tiva progettata come un tavolo di oltre 10 metri di lunghezza.
turistica sulla comunità, coniugando metodi e strumenti dif- E ancora iniziative di grande fascino, quali “I muri par-
ferenti, fra i quali i dati ricavati dalle indagini topografiche lano” 77, nelle quali sono stati organizzati allestimenti multi-
proprie della Carta Archeologica della Provincia di Siena. mediali che potessero sfruttare le ampie superfici dei monu-
Un’ultima categoria di iniziative sviluppate parallelamente menti come sfondo per la videoproiezione di immagini e fil-
al progetto di cartografia archeologica provinciale è costituita mati pertinenti ai vari progetti in corso sul territorio o sul
da tutte le manifestazioni che, attraverso modalità e tempi dif- singolo sito interessato dall’evento. In questa maniera è possi-
ferenti, hanno contribuito alla conoscenza e alla divulgazione bile valorizzare, a costi contenuti, spazi e monumenti che ab-
del patrimonio storico-archeologico e monumentale del terri- biano una sufficiente capacità ricettiva, compiendo un’opera-
torio. All’interno del progetto sono state infatti promosse, me- zione di divulgazione itinerante mirata ai luoghi più sugge-
diante la collaborazione fra Provincia, Dipartimento di Ar- stivi del territorio. Finora le videoproiezioni hanno interessato
cheologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena, ammini- le pareti del cassero della Fortezza di Poggio Imperiale a Pog-
strazioni comunali e altre istituzioni (fra le quali non possiamo gibonsi (in occasione de “Le notti dell’archeologia” del 2004
non ricordare la Fondazione Monte dei Paschi di Siena) gior- e 2005) e quelle ancora conservate della suggestiva abbazia di
nate di studio e presentazioni scientifiche. I comuni nei quali San Galgano a Chiusdino, in occasione del IV Convegno na-
abbiamo operato hanno infatti ospitato molto spesso confe- zionale di Archeologia Medievale svoltosi nelle stesse strutture
renze, convegni e seminari, anche di rilevanza internazionale, nel corso del settembre 2006.

76 77 TRONTI, 2009, pp. 175-178.


BARTOLINI-TRONTI, 2005.

22
II - FINALITÀ, METODI E STRUMENTI DELL’ARCHEOLOGIA TERRITORIALE
E DELLA CARTOGRAFIA ARCHEOLOGICA

L’archeologia svolta su scala territoriale è disciplina ormai am- Se vogliamo, il primo passo verso l’archeologia territoriale
piamente affermata, cresciuta nel corso degli anni sulla base moderna, intesa come lavoro di catalogazione non solo erudita
di differenti contributi teorici e, conseguentemente, di espe- ma anche cartografica delle informazioni archeologiche risale al
rienze applicative varie per metodologie e finalità. Questa tardo XVIII secolo quando, in piena rivoluzione illuminista,
considerazione appare basilare per comprendere i diversi ap- sono stati “elaborati metodi di rilievo cartografico di scala e
procci che hanno portato a una sovrabbondanza di defini- precisione sufficienti alla redazione di cartografia di livello su-
zioni specialistiche (topografia antica, archeologia territoriale, periore” 3. La nascita di queste iniziative, legate ai singoli Stati
archeologia del paesaggio, o dei paesaggi eccetera), frutto nazionali, ha consentito la costruzione di basi cartografiche
delle differenti visioni non tanto, o non solo, nel modo di sulle quali, fra le varie possibili fruizioni, poter finalmente posi-
operare la ricerca, quanto piuttosto nei suoi obiettivi e nei zionare evidenze e rinvenimenti archeologici, contestualizzan-
suoi presupposti epistemologici. In effetti, tale confusione doli in un rigoroso inquadramento territoriale. Si tratta di
trova giustificazione proprio nelle differenti anime che hanno quella che oggi definiamo “cartografia storica” e che ha avuto
contribuito, attraverso percorsi più o meno diversificati, a fis- proprio nella Toscana uno degli ambiti geografici meglio docu-
sare alcuni caposaldi teorici e metodologici per la definizione mentati, con la redazione del catasto lorenese (a cavallo fra
di un ambito dell’archeologia autonomo e ben caratterizzato. XVIII e XIX secolo), ottimo esempio di creazione di cartogra-
Proprio da questo articolato processo si è però generata una fia a opera di uno degli Stati preunitari più attivi e avanzati per
fase di sostanziale stallo, conseguenza di un confronto interno quanto riguarda la politica di mappatura del territorio. Da que-
che forse troppo a lungo ha isolato la disciplina in una nic- sto momento possiamo fissare quindi l’inizio del processo di
chia dalla quale, solo ora e in misura ancora troppo limitata, costruzione delle cartografie archeologiche, anche se in Italia
sta uscendo fuori per aprirsi finalmente all’archeologia glo- occorrerà attendere circa un secolo per la nascita di un’iniziativa
bale, per lo sviluppo della ricerca, e all’archeologia pubblica e ufficiale in questa direzione, con la Carta Archeologica d’Italia
alla società intesa come possibile interlocutrice in materia di (1881, ma formalmente inaugurata nel 1889) e la collana
tutela e di valorizzazione. Forma Italiae (primo volume nel 1926), progetti che in vero
Accenneremo più avanti agli aspetti basilari di questo di- non sono mai riusciti a vivere una fase di matura consacra-
battito, preferendo ora soffermarci brevemente sui principali zione, pur protraendosi sostanzialmente fino ai giorni nostri 4.
passaggi che hanno definito metodi e strumenti dell’archeolo- Precedentemente a questi progetti inaugurati all’indomani del-
gia territoriale (questa la definizione che preferiamo, anche in l’unificazione nazionale, non possono non essere menzionate
considerazione del nostro modo di operare e indagare il con- alcune meritorie iniziative di stampo topografico-enciclope-
testo) 1 nel corso del tempo. Chi scrive non ha certo l’autorità dico. È il caso, rimanendo in ambito toscano, dell’opera di
né tanto meno la dovuta competenza per illustrare la storia Emanuele Repetti, autore del Dizionario geografico, fisico, storico
della disciplina, per altro già ben delineata da precedenti pub- della Toscana (1833-1846) 5, vero e proprio censimento del ter-
blicazioni 2. Vale però la pena di soffermarsi su alcune tappe ritorio regionale, redatto nella duplice ottica di registrare il po-
fondamentali per il suo sviluppo e sui contributi che mag- polamento contemporaneo e le vicende storiche a esso legate.
giormente hanno influenzato la sua affermazione all’interno In questo repertorio furono riportate, con accurato rigore topo-
del nostro Paese, definendo strumenti e metodi che costitui- grafico, statistico e descrittivo, tutte le informazioni disponibili
scono oggi una base comune e più o meno condivisa, all’in- relative ai centri abitati toscani, per i quali non mancavano det-
terno della quale si possono fissare i fondamenti del progetto tagliate ricostruzioni storiche frutto di un’attenta ricerca biblio-
Carta Archeologica della Provincia di Siena. grafica e archivistica. Per chi, come noi, si trova a operare sul
territorio toscano, quest’opera rappresenta spesso un punto di
1 “Definiamo la nostra indagine uno studio di archeologia territoriale; etichetta che partenza per il reperimento di dati e, al tempo stesso, un’inso-
[…] trova la sua giustificazione nella stessa riflessione di fondo: non tentiamo d’in- stituibile strumento per il recupero di luoghi e architetture oggi
terpretare un paesaggio naturale modificato dall’intervento antropico, bensì un pae-
saggio che nelle sue forme attuali s’identifica con il territorio perché prodotto da or-
non più presenti sul territorio o completamente alterati dai nu-
ganizzazioni territoriali in successione cronologica; un paesaggio che rappresenta l’ul-
3 TERRENATO, 2000b, p. 50.
timo stadio di un processo […] iniziato lontano nel tempo e tutt’ora in corso, in
4 Sull’argomento si rimanda a SOMMELLA, 1989; SOMMELLA, 1992; CAMBI-TERRE-
continuo divenire” (VALENTI, 1988, p. 14).
2 Per una storia della disciplina, rimandiamo a CAMBI-TERRENATO, 1994 e CAMBI, NATO, 1994, pp. 25-32; QUILICI-QUILICI GIGLI, 2004, pp. 63-69.
5 REPETTI, 1833-1846.
2011.

23
merosi interventi edilizi e urbanistici delle epoche successive. complessivamente concorrenti alla comprensione del paesag-
Per questo motivo, nell’ambito dell’attività della cattedra di Ar- gio secondo molteplici chiavi di lettura, destinate a delineare
cheologia Medievale è stato promosso, nel decennio scorso, un uno scenario ben più complesso e articolato nelle sue compo-
impegnativo progetto di informatizzazione del repertorio, che nenti. A ciò si accompagnava un rigore metodologico che por-
ha permesso di immagazzinare i dati all’interno di appositi da- tava gli Inglesi a specificare, fin dalla fase preliminare, oggetto,
tabase, procedendo inoltre alla georeferenziazione delle località contesto e metodi di conduzione dell’indagine.
citate. Un lavoro corposo che ha consentito la mappatura su Sotto questo aspetto, e attraverso le varie innovazioni sopra
base GIS di oltre 5.000 siti (non solo i centri abitati, ma anche presentate, l’esperienza della South Etruria Survey e della
pievi, acquedotti, fiumi, monti, vie eccetera), consultabili an- scuola britannica ha sicuramente segnato la nascita e lo svi-
che on-line in un’apposita sezione del sito internet della nostra luppo, nel nostro Paese, dell’archeologia del paesaggio intesa
area di ricerca 6. come disciplina moderna. Come ulteriore conseguenza della
Una seconda tappa significativa, ben più recente, risale in- sua influenza, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, si
vece alla seconda metà del secolo scorso e all’operato della Bri- è registrato un marcato avvicinamento alla geografia e alle sue
tish School at Rome (che raccolse l’eredità di Thomas Ashby) elaborazioni teoriche sul concetto di paesaggio, osservato sotto
e di Ward-Perkins, che introdussero un nuovo modo di inda- differenti punti di vista fra loro interagenti, da quello ambien-
gare il paesaggio non soffermandosi solo sulle emergenze mo- tale a quello storico-antropico e sistemico-strutturale. Non ci
numentali, ma iniziando a considerare e catalogare anche le soffermeremo sull’argomento, ma è indubbio che un simile
aree di dispersione dei manufatti all’interno dei campi. Sulla approccio ha decisamente favorito un più attento studio dei
scia di questo nuovo approccio, iniziò finalmente anche in Ita- contributi provenienti dalla geografia, in particolare da quella
lia a prendere piede la pratica della ricognizione, fino a quel umana e da quella storica. L’interesse è stato quindi rivolto al-
momento poco praticata all’interno del nostro Paese. La con- l’evolversi del concetto di paesaggio, dalle tendenze determini-
temporanea affermazione dell’agricoltura meccanizzata (già in ste di fine XIX secolo 9 al possibilismo di Vidal de la Blache e
atto dal ventennio fascista) aveva intanto creato i migliori pre- di Febvre 10, dalla scuola francese degli “Annales” 11 alle lucide
supposti per gli abbondanti affioramenti di materiale in super-
ficie che ci vengono testimoniati nei primi decenni del dopo- 9 Esponente di punta del determinismo naturalistico, F. Ratzel (1844-1904) propu-
guerra. Fra le principali conseguenze di questo nuovo modo di gnava un rapporto unidirezionale fra ambiente e uomo, nel quale la componente
umana era “determinata” dalla natura (RATZEL, 1882); in riferimento a questa cor-
fare ricerca la più macroscopica è stata indubbiamente rappre- rente di pensiero, Gambi ha coniato la definizione di “uomo dell’ecologia”. Per ap-
sentata da un aumento esponenziale delle tracce archeologiche profondimenti si rimanda alla bibliografia specializzata.
cartografabili e catalogabili, con le aree di spargimento di re- 10 Agli inizi del XX secolo, la scuola geografica francese (formatasi dalla ricerca sto-

perti numericamente superiori (e non di poco) alle evidenze rica e quindi delineatasi come scienza umana, sociale) confutò i principi determi-
nisti, rivendicando un rapporto di causalità bidirezionale tra l’ambiente fisico e le
monumentali. In realtà, gli aspetti innovativi della scuola bri- comunità umane. Secondo il pensiero di P. Vidal de la Blache e del suo allievo L.
tannica, che trovarono realizzazione nel progetto South Etruria Febvre, le due componenti si influenzavano vicendevolmente, interagendo nel
Survey 7, diretto da Ward-Perkins 8, sono stati molteplici, a tempo. Il paesaggio venne quindi inteso, in senso umanistico, come “l’insieme
partire dalla centralità del paesaggio (e dell’archeologia am- delle forme del territorio che si sono delineate e stratificate nel tempo per effetto
dell’incontro tra cultura e tecnologie, da un lato, e il substrato fisico dall’altro”
bientale che proprio in questa fase andava fortemente svilup- (VALLEGA, 1999, p. 92). Diversamente da quanto teorizzato dalle tesi determini-
pandosi, pur se in contesti esterni all’Italia) a discapito di una ste, la natura non pone limiti alle comunità, bensì offre loro un campo di possibi-
visione puntiforme e monumentale dell’archeologia, fino a lità (da cui il termine possibilismo) fra le quali esse esercitano scelte in base alla cul-
quel momento prevalente nella nostra penisola. L’attenzione tura e alle tecnologie elaborate. L’attività antropica era quindi considerata, per la
prima volta, un fattore geografico in grado di influenzare l’evoluzione dei paesaggi.
data anche alle minime tracce percepibili sul territorio era in- In particolare, veniva riconosciuta una “relazione fra la capacità dell’uomo di inci-
dicativa della volontà di interpretare un contesto senza basarsi dere sull’ambiente con il grado di civiltà e di sviluppo socio-economico raggiunto”
esclusivamente sulle sue attestazioni più rilevanti e material- (PINZANI-SQUARZANTI, 1997, p. 32). All’uomo dell’ecologia si sostituisce l’“uomo
mente evidenti, ma tentando piuttosto di utilizzare anche le economico”, concetto che ingloba in sé le nozioni di “uomo-abitante” (così defi-
nito da M. Le Lannou), “uomo-produttore” e “uomo-consumatore” (GEORGE,
informazioni “minori” e complementari, al fine di fornire una 1976, pp. 19-20). In altre parole, come riassunto da Valenti (VALENTI, 1989, p.
visione più amplia possibile del paesaggio nel suo divenire sto- 17), l’uomo è padrone delle proprie scelte e capace di sfruttare le potenzialità of-
rico. In pratica, per la prima volta si tentò in maniera sistema- ferte dal palinsesto in cui si trova a vivere e operare. Vidal de la Blache, considera-
tica di studiare un territorio non solo attraverso le evidenze bile il padre del possibilismo, è stato autore di alcune pubblicazioni fondamentali
per la diffusione del pensiero possibilista in geografia. A proposito si rimanda a VI-
monumentali, ovvero la rete delle grandi infrastrutture e dei DAL DE LA B LACHE , 1903; V IDAL DE LA B LACHE , 1908 e V IDAL DE LA B LACHE ,
centri demici, economici e sociali, ma mediante lo studio delle 1922. Lucien Febvre è stato autore de La Terre et l’évolution humaine. Introduction
interazioni uomo-ambiente e la valutazione di un vasto cam- géographique à l’histoire (FEBVRE, 1922), opera basilare e di riferimento per l’indi-
pione numerico di siti, comprendente il cosiddetto insedia- rizzo possibilista. Egli ha inoltre introdotto la denominazione di “possibilismo”,
nel 1922, per etichettare le teorie del maestro Vidal de la Blache. Da allora è stato
mento minore. I due tipi di fonti furono quindi considerati utilizzato per indicare la corrente di pensiero che è stata espressione, in ambito
geografico, della cultura neoidealista, dominante nella prima metà del XX secolo.
6 <http://www.archeogr.unisi.it/repetti/>. 11 Negli anni Venti e Trenta del Novecento giunsero, ancora dalla Francia, nuovi
7 Per ricostruire le tappe del progetto South Etruria Survey si rimanda ai vari contri- stimoli e nuove proposte all’interno del dibattito sul concetto di paesaggio. La scuola
buti progressivamente pubblicati sulla rivista “Papers of the British School at Rome”. degli “Annales” lo interpretò come prodotto di culture (termine da intendersi in
8 Ward-Perkins è stato direttore della British School at Rome dal 1945 al 1974. La
senso ampio e onnicomprensivo), struttura di parti interagenti che si evolvono nel
sua direzione è legata indissolubilmente al grande progetto South Etruria Survey. Per tempo, ognuna delle quali rappresenta il portato storico di ciò che lo ha preceduto.
una sintesi delle principali ricerche inglesi in Italia si rimanda a BARKER, 1986. L’evoluzione temporale era quindi considerata punto di partenza per lo studio del

24
analisi che nel secondo dopoguerra hanno elaborato Sereni 12, post-classici, fra i quali spiccava la figura di Riccardo Franco-
Gambi 13, Quaini e Sereno 14 i quali, prima ancora degli ar- vich. Quest’ultimo, sotto il cui insegnamento ha visto la nascita
cheologi, avevano studiato il rapporto fra uomo e ambiente in il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena, è stato
una prospettiva storica di dinamica evoluzione temporale. fra i più convinti assertori dell’imprescindibilità dell’archeologia
Successivamente, a partire dagli anni Settanta e fino ai No- territoriale per la promozione dell’archeologia a disciplina glo-
vanta del secolo scorso, ebbe inizio una lunga stagione di in- bale, in grado di ricostruire il passato attraverso la convergenza
tenso dibattito metodologico, nell’ambito del quale vennero di contributi e scale della ricerca fra loro diversificati e comple-
definiti modi e criteri della ricerca, anche alla luce del profondo mentari, e in grado di dialogare con le amministrazioni per la
rinnovamento garantito dall’introduzione del metodo stratigra- promozione di una seria e attenta programmazione territoriale
fico 15. Questa fase fu utile a sancire, sebbene fra molte reti- e urbanistica. In questo, ancora una volta, i più preziosi contri-
cenze e con indubbio ritardo, la paritetica importanza delle va- buti arrivavano dall’ambiente anglosassone, particolarmente at-
rie epoche storiche nella costruzione di repertori cartografici tivo nel nostro Paese in quei decenni e protagonisti, sul territo-
che cominciavano a delinearsi come contenitori di tracce e te- rio senese, della ricerca condotta da Barker sul territorio di So-
stimonianze materiali rappresentative di un lungo segmento vicille nell’ambito del Montarrenti Project 16.
temporale che dalla preistoria arrivava fino al pieno medioevo, Il dibattito sviluppatosi in questi anni ha affrontato a tutto
abbandonando progressivamente una visione classicocentrica tondo una lunga serie di problematiche legate alla ricerca, con
dell’indagine archeologica. Tale processo è stato indubbiamente la discussione di metodi, strategie e tecniche di indagine, ma
favorito dalla nascita e dal significativo sviluppo di una disci- anche alla tutela, aspetto affrontato contemporaneamente da
plina, l’archeologia medievale, che proprio in questi anni giun- altre discipline gemelle, quali l’archeologia dell’architettura e
geva finalmente a una fase di istituzionalizzazione, testimoniata quella urbana 17, anche loro alle prese con il profondo rinno-
dalla nascita della rivista “Archeologia Medievale” e dalla crea- vamento scaturito dall’adozione del metodo stratigrafico.
zione di cattedre del nuovo insegnamento, che segnarono l’a- Dal punto di vista teorico, il confronto ha avuto il grosso
scesa di una vivace e lungimirante generazione di archeologi merito, fin dalle fasi iniziali, di introdurre strumenti e ap-
procci che hanno sostanzialmente rivoluzionato il modus ope-
territorio, la cui formazione ed evoluzione veniva valutata in rapporto a quella cultu- randi della ricerca topografica. In questi anni si arriva infatti
rale e tecnologica dell’uomo. In questa prospettiva, l’uomo che interagisce con l’am- alla definizione di metodi e strategie imperniati su concetti
biente è quindi espressione di un insieme di attività e manifestazioni che spaziano
dall’ambito economico-produttivo per arrivare a quello spirituale. La scuola parigina relativamente recenti quali quelli di campionatura e modelliz-
degli “Annales” ha preso tale denominazione dall’omonima rivista, fondata, nel zazione. In particolare, attorno al tema della campionatura si
1929. da M. Bloch e L. Febvre. Fra i suoi massimi esponenti, la scuola annoverò an- è sviluppato un acceso dibattito fra scuole con impostazioni
che F. Braudel e, più tardi, Le Roy Ladurie e Jacques Le Goff. differenti, frutto di una diversa concezione del lavoro di car-
12 SERENI, 1961. Sereni ha identificato il paesaggio (nel caso specifico quello agrario,

al centro della sua ricerca) come una successione di complesse stratigrafie a loro volta tografia archeologica, finalizzata alla ricerca o alla tutela. Seb-
determinate da un avvicendarsi di evoluzioni storiche che hanno progressivamente bene oggi questa diatriba sia sostanzialmente risolta con l’ac-
costruito e modificato il paesaggio. quisita consapevolezza, da parte dei più, della necessità di co-
13 In Italia, alla metà del secolo scorso, contrariamente alle scuole francesi, inglesi e
niugare le due fasi, il confronto ha di fatto favorito il dibattito
americane, l’elemento tempo non era stato ancora preso in considerazione, se non dai
geografi storici, i quali non lo valutarono comunque in senso dinamico-evolutivo. Nel sulle strategie di ricerca e sulla conseguente adozione di ade-
nostro Paese, per assistere a una svolta in questa direzione, occorrerà attendere l’opera guate tecniche. In tale direzione, proprio in questa fase si è
di Sereni prima e di Gambi poi (GAMBI, 1973), che si ricollegò alla scuola degli “Anna- diffuso, anche in Italia, l’uso dei modelli (introdotti dalla
les”. Gambi, denunciando la fissità del paesaggio geografico e il pericolo di interpreta- New Archaeology) per procedere a una schematizzazione delle
zioni naturalistiche o deterministiche, confutò la tesi del paesaggio naturale modificato,
affermandone la sua natura di costruzione storica. Introdusse così il concetto di “uomo dinamiche insediative 18, attraverso differenti livelli di approc-
della storia”, che non nega il valore dell’“uomo dell’ecologia”, anzi lo ingloba, lo do- cio al dato, caratterizzati da altrettante scale della ricerca e
mina e lo fa agire (GAMBI, 1973, p. 151). La sua interazione con la natura non produce della gestione del dato archeologico, come teorizzato da
solo effetti visibili (elementi paesistici): questi sono, anzi, parti di complessi più rile- Clarke illustrando i principi della Spatial Archaeology 19. Se-
vanti, che si legano a fenomeni umani impercettibili in topografia. Fra questi, le cre-
denze religiose, i fattori psicologici, i rapporti umani e sociali, i costumi giuridici e mo- condo questa strategia di matrice processuale, un contesto va
rali, i rapporti economico-produttivi, le tecniche e le tecnologie, le strategie politiche analizzato a partire dalla scala macro per arrivare a quella mi-
ed economiche e le modificazioni apportate dalle infrastrutture (strade, città eccetera).
14 Gambi e Quaini (GAMBI, 1973; QUAINI, 1973) hanno sottolineato come l’ap-

proccio temporale sia fondamentale tanto nell’individuazione dell’identità dei pae- 16 Per un approfondimento del Montarrenti Project e della ricognizione sul territorio

saggi storici quanto nell’attività di pianificazione di quelli odierni. Sereno, sulla loro di Sovicille condotto da G. Barker, si rimanda a BARKER et alii, 1990 e FRANCO-
scia, ha rimarcato che “qualsiasi analisi dell’assetto territoriale non appare convin- VICH-HODGES, 1990, nonché al contributo dello stesso Barker nell’ambito del semi-
cente né esauriente se trascura l’aspetto storico del territorio per privilegiare quello nario “Riccardo Francovich e i grandi temi del dibattito europeo” svoltosi a Siena,
funzionale socio-economico” (SERENO, 1981a; si veda anche SERENO, 1978 e SE- presso il Santa Maria della Scala (15-16-17 novembre 2007), consultabile nel Me-
RENO, 1981b). Le discipline storiche chiamate a operare sul paesaggio, tuttavia, si diaCenter del sito di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, all’indirizzo
sono affermate in tal senso solo negli ultimi decenni. <http://archeologiamedievale.unisi.it/mediacenter/video/congresso/237>.
15 A proposito rimandiamo ad alcuni contributi essenziali quali CELUZZA-REGOLI, 17 Emblematico, in questo senso, il contributo pubblicato nel 1979 da R. Francovich

1981 (appendice al manuale di scavo presente nell’edizione del 1981 (editore De sui rapporti pratici fra archeologia, restauro e pianificazione (FRANCOVICH, 1979).
Donato) e non più compresa nella riedizione, per Einaudi del 1991), CAMBI-TER- 18 “L’uso del modello significa [...] riprodurre in forma idealizzata la realtà affinché,

RENATO, 1994 e, nell’ambito del progetto Carta Archeologica della Provincia di ricondotta in categorie (sia interpretative sia descrittive) possa essere tradotta in ten-
Siena, a VALENTI, 1989. Per una sintetica critica sulla riflessione metodologica delle denze e meccanismi confrontabili facilmente con elaborazioni provenienti da altre
indagini territoriali in Italia si rimanda, sempre nell’ambito del nostro progetto, a indagini” (VALENTI, 1999, pp. 9-10).
VALENTI, 1998, p. 7. 19 CLARKE, 1977.

25
cro, passando per la semi-micro. Questa è l’impostazione mente arricchito grazie alla promozione di importanti progetti
adottata nell’ambito del progetto Carta Archeologica della Pro- in varie aree del paese (fra le quali possiamo citare Veneto, To-
vincia di Siena, secondo un approccio che di fatto contraddi- scana, Lazio e Puglia). Al tempo stesso, però, non si è mai vera-
stingue l’intera attività di ricerca dell’Area di Archeologia Me- mente allargato, fossilizzandosi presto su quanto sperimentato
dievale dell’Università di Siena. nelle poche esperienze di punta, o quanto piuttosto definito da
Altre problematiche sono state nel frattempo introdotte esponenti “istituzionali” della disciplina che hanno saputo ben
dalla valutazione della stessa ricerca sul campo: in questi anni riassumere gli esiti del vasto dibattito mondiale, proponendo
è infatti stato fiorente il dibattito su riconoscibilità, codifica, un’accurata selezione di metodi, strumenti e principi maturati
visibilità e rappresentatività dei siti archeologici sulla base in anni di sperimentazioni monitorate su scala internazionale 22.
delle loro restituzioni materiali e delle loro caratteristiche spa- Due contributi differenti, l’uno di matrice fortemente speri-
ziali e topografiche. La diffusione delle indagini ricognitive e mentale (al quale possiamo ascrivere il nostro progetto), l’altro
le successive fasi di interpretazione dei dati raccolti, hanno in- di natura prettamente teorico-manualistica, che non sono mai
fatti favorito lo sviluppo di questi temi di discussione, essen- riusciti a integrarsi e giungere a un vero e proprio confronto ad
ziali per comprendere le potenzialità e l’affidabilità dei pro- ampio raggio, se non in forma parziale attraverso convegni e se-
cessi di analisi e valutazione di quanto emerso dalla ricerca. minari che poche volte, e ancor meno in una fase matura, sono
Nonostante un serrato confronto negli ultimi decenni del se- riusciti a radunare le principali anime del dibattito e i più signi-
colo scorso 20, ancora oggi non possiamo ritenere del tutto ficativi progetti di gestione informatica della cartografia archeo-
chiuso il dibattito, pur avendo progressivamente esaurito la logica. Questo ha comportato un pullulare di esperienze fra
sua centralità all’interno delle questioni disciplinari. loro differenti, qualitativamente e quantitativamente, senza mai
Infine, a partire dai tardi anni Ottanta, una nuova tematica giungere a una compiuta operazione di integrazione, con l’au-
ha letteralmente invaso il campo dell’archeologia territoriale, o spicata standardizzazione che si è in vero rivelata una chimera,
più semplicemente dell’archeologia: l’informatica, con la sua o quanto meno un obiettivo mai raggiunto, come recente-
dote di innovazione e di memorie digitali, ha infatti posto sul mente sottolineato da Azzena 23 e Valenti 24.
tavolo l’ormai impellente problema dell’organizzazione e della Negli stessi anni ha cominciato ad assumere una posizione
gestione di mole di dati che diventavano sempre maggiori, con centrale nel dibattito anche l’aspetto legato all’integrazione dei
le ovvie difficoltà legate alla loro conservazione e fruizione. progetti di cartografia archeologica all’interno delle dinamiche
Dall’introduzione della ricognizione, infatti, l’archeologia terri- di tutela e pianificazione. In realtà, la necessità di coniugare
toriale ha visto aumentare esponenzialmente il numero di rin- questi due aspetti affonda le sue radici già nei decenni prece-
venimenti e conseguentemente la documentazione da registrare denti 25, ma solo a cavallo del nuovo millennio ha iniziato a es-
e razionalizzare. Lo stesso si stava per altro verificando nell’am- sere percepito come un passaggio vitale per la disciplina e per
bito dello scavo archeologico, dall’introduzione del metodo il suo futuro sviluppo. Se in precedenza l’attenzione degli spe-
stratigrafico, con i noti problemi derivanti dalla gestione di ar- cialisti era comprensibilmente legata alla discussione di me-
chivi cartacei, con migliaia di US (unità stratigrafiche) e i rela-
tivi rilievi, sempre più complessi da consultare e utilizzare. Non gnano (Siena) nel dicembre del 1995, testimoniava della grande attenzione rivolta alle
è quindi stato difficile individuare nella rivoluzione digitale la più avanzate esperienze estere, in un periodo nel quale ancora poco chiare erano, al-
meno ai più, le modalità d’uso degli applicativi GIS, altrove già ampiamente speri-
possibile soluzione ai suddetti problemi, anche se un grande mentati anche per funzionalità più avanzate, quali quelle attinenti all’elaborazione sta-
sforzo è stato necessario dapprima per capire le reali potenzia- tistica e spaziale dei dati. Non è un caso che dei complessivi 20 contributi, la metà
lità dei nuovi strumenti, successivamente per definirne modi e fossero di relatori stranieri, con grandi personalità della disciplina (Fisher, Gaffney,
strategie di utilizzo. Questi essenzialmente possono essere rite- Kvamme, Stancic, van Leusen eccetera) che recitarono ovviamente un ruolo da prota-
gonisti, proponendo riflessioni (per una panoramica si rimanda a FISHER, 1997) e
nuti i principali motivi di confronto nel primo decennio di af- progetti a uno stadio decisamente più avanzato rispetto alla coeva realtà italiana.
fermazione dell’informatica applicata alla ricerca territoriale. Il 22 Facciamo riferimento in particolare a Maurizio Forte, primo ricercatore presso l’I-

dibattito, inizialmente ristretto, scolastico nei contenuti e at- stituto per le Tecnologie Applicate del CNR a Roma, autore del primo (e finora so-
tento principalmente alle esperienze estere 21, si è progressiva- stanzialmente unico) manuale interamente dedicato all’applicazione dei sistemi
informativi in archeologia (FORTE, 2002).
23 Sull’argomento è interessante la riflessione operata da Azzena (AZZENA, 2009),
20 Limitando il discorso alle sole pubblicazioni pertinenti al progetto Carta Archeolo- uno dei più convinti assertori dell’applicazione dell’informatica alla cartografia ar-
gica della Provincia di Siena, su tali problematiche possiamo citare una lunga serie di cheologica negli anni precedenti al nuovo millennio e oggi disilluso spettatore di una
contributi: VALENTI, 1989, pp. 28-39; CUCINI et alii, 1989, pp. 54-65; VALENTI, scena alla quale rimprovera “il proliferare di orticelli autarchici per cui, in funzione
1996b; VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 1999 e FRANCOVICH-VALENTI, 2001. di 1:1, a singola ricerca archeologica corrisponde singolo GIS. […] Ma ciò che si de-
21 Emblematici, a questo proposito, alcuni convegni promossi a cavallo fra tardi anni sume con disarmante chiarezza è soltanto che, tra essi, non esiste alcuna interazione”
Ottanta e prima metà degli anni Novanta. Fra questi segnaliamo i convegni promossi (AZZENA, 2009, p. 172).
nel 1986 a Lecce (“Informatica e Archeologia Classica”, D’ANDRIA, 1987) e nel 1988 24 “La costruzione di un sistema globale così inteso, allargato quindi a una rete com-

a Pisa (“La cartografia archeologica. Problemi e prospettive”, MENCHELLI-PASQUI- posta da una pluralità di centri di ricerca, si propone come una sfida molto ardua.
NUCCI, 1989) e Roma (“Archeologia e informatica: analisi delle metodologie e delle Ma vincerla significa ottenere un reale salto di qualità e stabilire degli standard. Non
tecnologie dell’informazione in archeologia, con particolare riferimento alla cartogra- standard intesi come uso di determinati software o di formati scheda rigorosi ecc.
fia, allo scavo, alla catalogazione e agli aspetti museali e didattici”, LIBERATI SILVERIO, […] Standard, invece, intesi come architetture composte dal sistema degli archivi e
1988). In queste sedi si iniziava a discutere sulle reali prospettive e potenzialità delle dai sistemi GIS che possono dialogare, al di là dei pacchetti commerciali per i quali
risorse informatiche, con un occhio di particolare riguardo ai sistemi informativi terri- si opta, sulla base di ‘modelli dati’ comuni” (VALENTI, 2009, pp. 19).
toriali come possibile soluzione per la gestione dei progetti di cartografia archeologica. 25 Citiamo, a titolo esemplificativo, FRANCOVICH, 1979 e il convegno “Tutela archeo-

Qualche anno dopo, la Summer School “Sistemi informativi e reti geografiche in ar- logica e pianificazione”, tenutosi a Parma nel giugno del 1989 (MARINI CALVANI,
cheologia: GIS-internet” (GOTTARELLI, 1997), svoltasi presso la Certosa di Ponti- 1990).

26
todi, procedure e strategie, dalla fine degli anni Novanta del non possiamo comunque accettare un ridimensionamento
secolo scorso sempre più convegni e pubblicazioni 26 sono stati così drastico del dibattito, in quanto riteniamo che ci siano in
focalizzati sui risvolti giuridico-amministrativi dell’indagine realtà nuove prospettive sulle quali riflettere, anche sulla scia
archeologica, di ambito urbano, rurale o territoriale. D’al- degli spunti che caratterizzano la dialettica archeologica di
tronde, proprio l’affermazione dell’informatica ha nel frat- questi ultimi anni. Certo non possiamo ritenere esaurita la
tempo messo a disposizione gli strumenti necessari al dialogo questione dei rapporti fra archeologi topografi e amministra-
con le amministrazioni, e i sistemi informativi territoriali sono zioni pubbliche, perché nonostante l’ampio confronto avviato
stati giustamente individuati come un terreno di dialogo co- in questo campo, poche sono ancora le realtà di fattiva colla-
mune fra saperi diversi ma convergenti sul piano del coordina- borazione fra le parti (fra queste pensiamo possa essere in-
mento delle politiche di tutela e programmazione. cluso il nostro progetto) e molti i progressi da fare, a partire
Negli ultimi anni, tuttavia, il dibattito interno alla disci- dalla definizione di corrette linee di condotta e proficue scelte
plina si sta progressivamente incancrenendo, privo di sostan- strategiche. Sotto questo punto di vista sarebbe illusorio pen-
ziali spunti innovativi sul versante metodologico e informa- sare che la legislazione e le tecniche informatiche possano da
tico, e inspiegabilmente rallentato per quanto concerne pro- sole consentire la nascita di politiche di tutela e programma-
prio gli aspetti legati alle sue ricadute politiche e sociali. Que- zione nelle quali gli archeologi siano finalmente parte attiva.
sto trova forse spiegazione nella carenza di personalità scienti- Come vedremo più avanti, riteniamo che gli spunti per al-
fiche che abbiano deciso di concentrare il loro operato princi- cune approfondite riflessioni possano riguardare gli aspetti in-
palmente nell’ambito territoriale, preferendo piuttosto un ap- terpretativi e comunicativi della ricerca, al pari della capacità
proccio globale all’archeologia, essendo riusciti a costruire politica di allacciare rapporti collaborativi e non di ostruzio-
gruppi di ricerca eterogenei, in grado di operare in forma nismo, che da troppi anni si ritorcono contro la comunità ar-
coordinata su tutte le scale della ricerca. Da questa imposta- cheologica, ancora lontana dall’essere un’interlocutrice social-
zione, che rappresenta in realtà un chiaro segnale di crescita mente attenta e responsabile. Nonostante i proclami levatisi
dell’archeologia, ne è uscita forse penalizzata, come disciplina da più parti, l’archeologia territoriale sembra oggi non avere
autonoma, l’archeologia territoriale, in parte per un fisiolo- la forza, o gli stimoli, per riuscire a incanalare la discussione
gico esaurirsi del dibattito interno (metodologie e strategie su questi nuovi binari, utilizzando i frutti delle stagioni prece-
ormai consolidate e più o meno ampiamente condivise), in denti per rinnovare la sfida (in tema di tutela e pianificazione)
parte per l’incapacità di rinnovare lo stesso con tematiche e e aprire nuovi fronti della disciplina, che passino attraverso
obiettivi che pure non mancherebbero. Così sta scomparendo un impegno politico e sociale finora solo abbozzato. Riconsi-
la figura dell’archeologo territoriale inteso come specialista, in derare le strategie di comunicazione e rafforzare le finalità
favore di studiosi che hanno ben capito la necessità di inte- pubbliche e sociali dell’archeologia in toto, ivi comprendendo
grare le varie espressioni della ricerca al fine di elaborare qua- anche quella dei paesaggi, rappresenta il passaggio necessario
dri interpretativi ampi e onnicomprensivi, basati sul coordi- alla sua sopravvivenza, affinché non regredisca a disciplina
namento di saperi differenti, convergenti su una piattaforma fine a se stessa, sistematicamente esclusa dai processi decisio-
di dialogo multidisciplinare 27. Questo potrebbe spiegare il nali per lo sviluppo delle città come dei territori. In quest’ot-
numero sempre minore di convegni specifici sul territorio (al- tica, le opportunità della tecnologia, mediamente recepite al-
meno quelli di carattere generale e metodologico) e al con- meno per le pratiche di documentazione (decisamente meno
tempo la costruzione di quadri globali (nei quali trova ovvia- per quelle di analisi), forniscono gli strumenti di un dialogo
mente spazio e legittimazione anche l’archeologia territoriale) finalmente possibile, anche se ancora manca una diffusa capa-
tratteggiati da archeologi che si sono spogliati di etichette spe- cità politica di proporsi non come antagonisti, ma come sog-
cialistiche, affrontando temi, metodi e strategie in un’ottica getti propositori in termini progettuali. Per questo occorre-
complessiva, senza distinzioni settoriali e di scala nell’approc- ranno nuove competenze, finora solo timidamente presenti
cio al dato archeologico e alle sue ricadute politico-sociali 28. nei curricula formativi accademici, mirate alla creazione di ca-
Preso atto di questo ricambio generazionale (non riferito ai pacità manageriali e di una innovativa visione politica dei ri-
singoli ricercatori ma all’evolversi della ricerca archeologica), svolti pubblici e sociali della ricerca archeologica.

26 Citando alcune delle pubblicazioni più note fra gli atti di convegni e seminari or- 1. OBIETTIVI E STRATEGIE DELLA CARTOGRAFIA
ganizzati sull’argomento negli ultimi anni, ricordiamo AMENDOLEA, 1999; DE MAR- ARCHEOLOGICA NELL’ESPERIENZA SENESE
CHI-SCUDELLARI-ZAVAGLIA, 2001; FRANCOVICH-PASQUINUCCI-PELLICANÒ, 2001;
GUERMANDI, 2001; RICCI, 2002. L’esperienza senese nella costruzione di progetti di cartografia
27 CARANDINI, 2008, pp. 18-19, 141-147, 175-177.
archeologica ha sempre presupposto il perseguimento di fina-
28 Questo processo di “globalizzazione” dei contenuti, degli strumenti e dei metodi ar-
lità di tipo scientifico da un lato e di carattere politico-ammi-
cheologici, nonché delle riflessioni indirizzate alla comunità sociale e politica, è ben testi-
moniato dalle ultime pubblicazioni di stampo manualistico di Carandini e Manacorda nistrativo dall’altro 29. In questo possiamo considerare il no-
(MANACORDA, 2004; CARANDINI, 2008; MANACORDA, 2008), dall’approccio di Valenti stro progetto allineato a una tendenza ormai generale e am-
e del LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale) in am- piamente condivisa che prevede l’allestimento di soluzioni
bito informatico (FRONZA-NARDINI-VALENTI, 2009) e, sul versante politico (tutela e pia-
che possano essere contemporaneamente utili tanto ai ricerca-
nificazione), dal dibattito che vede impegnati, per citare alcuni fra i più illustri esponenti,
Brogiolo (BROGIOLO, 2007; BROGIOLO, 2009), Carandini (CARANDINI, 2008), Ricci
(RICCI, 1996; RICCI, 2006) e Settis (SETTIS, 2002; SETTIS, 2005; SETTIS, 2010). 29 FRANCOVICH-VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 2001, pp. 84-85.

27
tori quanto alle amministrazioni e alle soprintendenze, seb- sponsi di una vasta opera di ricognizione per la lettura delle
bene sotto questo aspetto non sempre si verifichi un reale uti- stratificazioni ambientali individuabili nel territorio di perti-
lizzo delle banche dati prodotte. nenza. In questo caso sono state messe all’opera competenze
Una terza finalità, mai formalmente dichiarata, ma sottin- diversificate (geoarcheologi e paleobotanici), integrando le
tesa dalla strategia di ricerca che da sempre caratterizza l’Area operazioni sul campo con la lettura della cartografia storica
di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, è quella di (catasto leopoldino), delle foto aeree (voli storici, quale il volo
carattere sociale, che contempla lo studio del territorio finaliz- GAI del 1954, e voli più recenti) e delle notizie desumibili
zato anche alla valorizzazione e alla comunicazione del patri- dalle attestazioni archivistiche. I risultati, ancora in divenire,
monio diffuso, secondo varie modalità e tipi di iniziative. sono già oggi ampiamente soddisfacenti ma ancora non si
Di seguito presenteremo nel dettaglio gli aspetti più speci- possono ritenere definitivi per la volontà di arricchire la ri-
fici degli obiettivi che stanno alla base del progetto. Per co- cerca attraverso nuovi strumenti e metodologie, non ultime le
modità, li tratteremo in forma separata, ma è bene specificare analisi spaziali che stiamo avviando al fine di giungere alla de-
che le differenti finalità si fondono all’interno di un’unica finizione di nuove forme di lettura dei dati a disposizione 32.
strategia di ricerca, nella quale le tre fasi sono indissolubil- Nonostante queste sperimentazioni, non possiamo tuttavia
mente intrecciate, in quanto componenti imprescindibili e sostenere di procedere a uno studio sistematico ed esaustivo
complementari di un progetto che deve la sua longevità pro- dei rapporti fra le comunità e l’ecosistema sui territori comu-
prio alla capacità di attrarre e far convergere interessi, compe- nali che indaghiamo mediante ricognizione, fermo restando
tenze e risorse. che non manchiamo di valutarne le caratteristiche idro-geolo-
giche e morfologiche, sia in fase preliminare, per impostare la
1.a. Le finalità scientifiche strategia di indagine, sia per il successivo inquadramento ge-
Nel progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena, l’o- nerale delle dinamiche insediative all’interno del paesaggio.
biettivo primario è quello di riuscire a interpretare, nella sin- Lo studio dei singoli comuni, indagati per aree campione,
cronia e nella diacronia, i tessuti insediativi del passato, rico- mira quindi principalmente alla ricostruzione dei tessuti inse-
struendo quindi i processi di formazione del territorio orga- diativi dai quali procedere alla formulazione di modelli. Lo
nizzato. Tale finalità viene perseguita attraverso l’analisi degli strumento prioritario di indagine è costituito dalla ricognizione
spazi insediativi (laddove si concentrano residenze, attività e sui campi coltivati, anche se contemporaneamente, soprattutto
servizi) e del territorio relazionale (i flussi attraverso i quali la in fase preliminare, viene svolta una ricerca di tipo estensivo,
comunità tesse relazioni con l’esterno) 30. Svolgiamo quindi basata sulle indicazioni provenienti dalle attestazioni storiche,
prevalentemente una “archeologia delle reti insediative rurali” dalla schedatura dell’edito, dal lavoro di fotointerpretazione,
occupandoci solo per particolari e limitati contesti della pre- dalle fonti orali e in parte dalla toponomastica. Attraverso que-
senza antropica sul paesaggio inteso come realtà ambientale, sti strumenti si procede così al censimento delle emergenze
approccio che appartiene invece alla tradizione di studi dei monumentali e al controllo delle segnalazioni di rinvenimenti
paesi nordeuropei, e che è stato proposto nel nostro paese (occasionali o frutto di precedenti ricerche) o di anomalie se-
nell’ambito delle ricerche della British School di Roma. Al di gnalate da fotointerpretazione aerea e satellitare. Complessiva-
là delle dichiarazioni d’intenti, infatti, in Italia le indagini mente, tali ricerche consentono una conoscenza di minima del
estensive si occupano in forma minore del “territorio utiliz- potenziale archeologico dell’intero comprensorio indagato, per-
zato”, inteso come contesto insediativo e spazio di cui le co- mettendo al contempo un affondo su particolari aree (quelle
munità sfruttano le risorse ambientali. Per uno studio di que- campione) che riteniamo più significative ai fini della ricerca e
sto tipo, infatti, sono necessarie ingenti risorse (quindi vaste e dell’individuazione dei passaggi fondamentali nello sviluppo
assortite équipe) per un lavoro interdisciplinare che contempli della rete del popolamento nelle varie epoche.
le varie specializzazioni utili a una corretta lettura delle tracce Le fasi dell’indagine partono da una lettura generale del
umane sul paesaggio nel suo divenire storico 31. Un simile territorio, con l’individuazione dei principali habitat: su que-
affondo viene quindi riservato, all’interno del nostro pro- sta base vengono registrate tutte le informazioni disponibili
getto, solo in contesti campione, che vengono indagati in da edito, da attestazioni archivistiche e da eventuali segnala-
forma massiccia al fine di costruire un modello sul quale ope- zioni di anomalie aeree. Costruito questo primo livello infor-
rare confronti e comparazioni sia su scala territoriale che in mativo, si procede alla lettura del pregresso e alla formula-
una prospettiva diacronico-temporale. È il caso dell’indagine zione di una strategia di ricerca della quale vengono dichia-
avviata sul comprensorio del castello di Miranduolo, nel terri- rate le problematiche storiografiche sulle quali si intende in-
torio di Chiusdino, per il quale è tutt’ora in corso di sviluppo dirizzare lo studio. Una volta definite queste, vengono trac-
un’analisi dettagliata sulla base delle indicazioni provenienti ciate le aree campione sulle quali focalizzare l’attenzione, mi-
da ricerche di carattere archeoambientale. In questo contesto rando anche a garantire la rappresentatività dei differenti ha-
stiamo infatti legando i risultati dello scavo (con un accurato bitat, con l’eccezione delle aree boschive, difficilmente inda-
studio dei reperti archeozoologici e archeoambientali) ai re- gabili, sulle quali preferiamo affondi su contesti specifici (siti

30FRANCOVICH-VALENTI, 2001, pp. 84-86. 32 A proposito, in attesa della prossima edizione dello scavo, con gli aggiornamenti degli
31Per un approfondimento si rimanda a VALENTI, 1989, pp. 10-27 e VALENTI, ultimi step di ricerca, si rimanda a VALENTI, 2008 e al sito web del progetto Miranduolo,
1999, pp. 9-10. consultabile a partire dall’indirizzo <http://archeologiamedievale.unisi.it/miranduolo>.

28
editi, aree attestate dai documenti e anomalie aeree). Com- ed esaustivo della risorsa archeologica sul territorio, che po-
pletato questo quadro, la ricerca si sviluppa principalmente tesse essere utilizzato dagli archeologi, per le proprie ricerche,
mediante campagne di ricognizione della durata media di tre e dagli amministratori per l’attività di pianificazione territo-
anni (due-tre mesi di attività sul campo e il restante dedicato riale e salvaguardia del patrimonio storico-archeologico all’in-
alla schedatura e alla registrazione della documentazione). Le terno dei confini di competenza.
informazioni vengono registrate progressivamente su sistemi Il duplice obiettivo si è sposato perfettamente con la scelta
informatici (database e GIS) grazie ai quali possiamo monito- di impostare il lavoro anche mediante gli strumenti più op-
rare lo sviluppo dell’indagine e riformulare eventualmente il portuni al perseguimento degli obiettivi preposti: in questa
questionario di ricerca o darne un diverso indirizzo, tanto dal direzione si è mossa l’ingente attività di informatizzazione del
punto di vista topografico (modifica dei transetti per rinno- dato, che ha consentito di costruire un sistema informativo
vate esigenze) quanto storiografico (riformulazione di ipotesi caratterizzato da una banca dati di circa settemila unità topo-
e nuovi elementi di riflessione). Attraverso la ricerca sugli ar- grafiche censite, pur non potendo considerare definitivi que-
chivi e la creazione di tematismi distribuiti sul territorio si ar- sti dati per la loro natura di work in progress. Il lavoro di com-
riva alle fasi di analisi, in particolare di tipo spaziale e stati- pilazione è inoltre proceduto di pari passo con l’elaborazione
stico-quantitativo, dalle quali scaturiscono infine modelli in- di standard di documentazione che consentissero l’agevole
terpretativi delle dinamiche del popolamento. veicolazione delle informazioni, periodicamente migrate al-
La costruzione di modelli insediativi 33 si fonda su sintesi l’interno del SIT provinciale e quindi messe a disposizione
operate sul piano orizzontale, quindi nella sincronia (codifica della comunità e delle amministrazioni locali. Non solo, l’ar-
dei caratteri del popolamento e delle attività a esso correlate), chivio costruito in questi anni costituisce di fatto una risorsa
e su quello verticale, ossia mediante la valutazione, in ottica anche per gli enti operanti nel campo della tutela, tanto che
diacronica, dei cambiamenti degli assetti insediativi finaliz- la Soprintendenza Archeologica della Toscana dispone oggi
zata alla comprensione delle dinamiche storiche. Il loro im- dei dati che sono stati pubblicati nel corso degli anni. Anche
piego si manifesta attraverso analisi di tipo deduttivo (costru- su questi può quindi impostare la sua azione mirata alla salva-
zione di modelli spaziali sincronici) e induttivo (trasposizione guardia del patrimonio a fronte di una sempre più massiccia e
dei fenomeni spaziali nella diacronia dei processi storici). aggressiva politica di cementificazione dei paesaggi 35 e di “in-
“L’uso del modello significa […] riprodurre in forma idealiz- vadenza barbarica della modernità” 36.
zata la realtà affinché, ricondotta in categorie (sia interpreta- Occorre inoltre dare atto all’amministrazione provinciale
tive sia descrittive) possa essere tradotta in tendenze e mecca- di aver promosso l’iniziativa con grande tempismo già sul fi-
nismi riproducibili sul territorio indagato e confrontabili fa- nire degli anni Ottanta (con la legge n. 142/1990 i Piani di
cilmente con elaborazioni provenienti da altre indagini” 34. Coordinamento Territoriale sono passati in delega dalle Re-
Col procedere della ricerca, come abbiamo già evidenziato, gioni alle Province), garantendo un corposo bagaglio infor-
tali modelli possono essere progressivamente rielaborati attra- mativo ora a disposizione dell’ente per un quadro conoscitivo
verso un processo di feedback che consente altresì di limare che si sta progressivamente arricchendo.
passo passo la soggettività delle interpretazioni. L’uso amministrativo del dato, previsto fin dalle origini, ha
Il fine ultimo della ricerca è dunque rappresentato dalla determinato un parziale orientamento della ricerca, proget-
produzione di tematismi rappresentativi delle varie fasi di po- tata per ambiti comunali e non per tagli cartografici (come
polamento e che possano essere riprodotti su cartografia, al- nel caso della Carta Archeologica d’Italia) e l’adozione di par-
l’interno di piattaforme GIS che agevolino operazioni di ticolari procedure informatiche (registrazione su database re-
comparazione, confronto e sovrapposizione fra livelli tematici lazionali e GIS) che garantissero l’agevole interscambio dei
differenti. Questo significa poter raffrontare le reti insediative dati. Nel tempo, preso atto della scarsa fruibilità “politica”
riconosciute nella diacronia, ma anche incrociare i dati del delle segnalazioni puntiformi, le evidenze sono state restituite
popolamento con quelli coevi di altri comprensori, con i vari in forma planimetrica e georeferenziate sulla cartografia co-
caratteri ambientali (morfologia, idrografia eccetera) o con munemente in uso presso l’organo di amministrazione, ossia
qualsivoglia altro elemento informativo. il repertorio CTR alle scale 1:5.000 o 1:10.000. Il fatto di in-
dirizzare le indagini per contesti comunali ha sicuramente fa-
1.b. Le finalità politico-amministrative cilitato l’opera di coordinamento da parte della Provincia,
Parallelamente a quella scientifica, il progetto ha previsto consentendo una più immediata definizione delle aree di in-
una chiara ed esplicita finalità di carattere politico-ammini- tervento e delle risorse necessarie alla ricerca e favorendo l’in-
strativo, come testimoniato dagli sforzi profusi con continuità staurazione di rapporti di collaborazione fra Università e sin-
nel corso di questi anni dall’Amministrazione Provinciale di goli Comuni, con l’attivazione di sinergie che in alcuni casi
Siena per garantire il progressivo svolgimento delle ricerche hanno saputo protrarsi, attraverso scavi e più ampi progetti di
nei comuni di volta in volta indagati. L’intento è stato quello
di procedere, nel corso degli anni, a un censimento completo 35 A tal proposito, indicativi e preoccupanti sono i dati raccolti da Settis e presentati

nel capitolo d’apertura della sua più recente pubblicazione (SETTIS, 2010). Si veda
33 Per un approfondimento sulla storia e l’applicazione dei modelli insediativi in ar- anche, a titolo esemplificativo, SETTIS, 2005, pp. 191-194, con bibliografia citata
cheologia si rimanda a GUIDI, 2000 e relativa bibliografia. (ERBANI, 2003), e SETTIS, 2005, pp. 226-232.
34 FRANCOVICH-VALENTI, 2001, p. 87. 36 TURRI, 1990, p. XXII.

29
valorizzazione, anche oltre il ristretto periodo delle prospe- incrementi di spesa quando intercettano aree archeologiche la
zioni topografiche. cui presenza non era stata preliminarmente segnalata. Una
Uno dei principali meriti di tale progetto è quindi quello maggior conoscenza del sommerso significa anche ridurre
di prestarsi a differenti scale di fruizione del dato, corrispon- (ma non eliminare) tali eventualità e indirizzare i lavori sulla
denti ai vari livelli amministrativi, da quello comunale a base di un ponderato rischio archeologico. Non costituisce
quello statale-ministeriale rappresentato dalla Soprinten- questa la finalità primaria del progetto, ma si può definire
denza. La costante è rappresentata dalla redazione di cartogra- uno strumento in più per riuscire a programmare in maniera
fie della risorsa archeologica conosciuta che possano essere intelligente e consapevole le opere pubbliche (e, perché no,
utilizzate per le competenze in materia di programmazione gli interventi privati) in un’epoca caratterizzata dal devastante
urbanistica e territoriale o di tutela e salvaguardia. In questo impatto del cemento e dell’invadenza antropica su un paesag-
senso, riteniamo che gli strumenti che meritino un maggior gio che a ragione è stato definito “il grande malato d’Italia” 39.
approfondimento siano i piani paesaggistici 37 elaborati dalle
Regioni nell’ambito dei trasferimenti di funzioni previsti dalla 1.c. I risvolti sociali della cartografia archeologica:
legge n. 431/1985, meglio nota come legge Galasso, confer- perseguendo le finalità dell’archeologia pubblica
mate nel cosiddetto “decreto Urbani” (d. lgs. n. 42/2004)
Il progetto, nel perseguimento delle sue finalità, tanto scienti-
che, in vero, nei suoi ultimi “correttivi” (d. lgs. n. 63/2008)
fiche quanto amministrative, ha delle ovvie ricadute anche sul
prevede che le funzioni amministrative di tutela siano eserci-
piano sociale, esattamente nella misura in cui riesce a pro-
tate “dallo Stato e dalle regioni”. Puntiamo la nostra atten-
durre conoscenza e a metterla a disposizione, attraverso diffe-
zione su questo livello amministrativo perché può essere a ra-
renti forme, tanto delle amministrazioni quanto delle comu-
gione considerato come il contesto che offre le maggiori po-
nità locali. La ricostruzione dei paesaggi storici, infatti, non
tenzialità nella politica a difesa del patrimonio. Inoltre rap-
può essere considerata solo un’azione fine a se stessa, di mera
presenta anche il più alto grado gerarchico di programma-
pertinenza dei ricercatori, ma piuttosto un capitale sociale al
zione da parte dei differenti enti di governo locale, dal mo-
quale la cittadinanza possa attingere attraverso la condivisione
mento che assolve anche le funzioni di coordinamento e su-
della conoscenza che un archeologo deve porre in cima ai
pervisione per le attività di pianificazione promosse dai Co-
propri obblighi etici e deontologici. Alla stessa maniera, l’atti-
muni (Piani Strutturali Comunali, Piani Operativi Comunali
vità di pianificazione del territorio e di tutela del patrimonio
e Piani Urbanistici Attuativi) e soprattutto dalle stesse Pro-
non è un fattore estraneo alla vita dei cittadini, che usufrui-
vince che sono chiamate a elaborare i Piani Territoriali di
scono di una rete di servizi estremamente ampia, all’interno
Coordinamento (PTC) secondo le direttive e le indicazioni
della quale trova ovviamente spazio anche la valorizzazione e
fornite dalle stesse Regioni in materia di paesaggio.
la fruibilità di monumenti, spazi e testimonianze della di-
Nell’ambito del PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) regio-
mensione storica di un contesto. Per questo non possiamo
nale, in definizione proprio in questi mesi, la Provincia di
parlare di finalità sociale del progetto ma è preferibile fare ri-
Siena costituisce uno dei comprensori maggiormente inda-
ferimento ai risvolti che lo stesso riesce ad avere sulla cittadi-
gati, con un esaustivo repertorio documentario, ricco di
nanza e, in seconda battuta, sui turisti e sui visitatori che mi-
informazioni storiche e molto preciso nel posizionamento
surano l’impatto con i luoghi della visita anche sulla base del-
delle evidenze. Tutto ciò si traduce nella possibilità di pianifi-
l’offerta culturale, a maggior ragione in un comprensorio
care il territorio senese con la dovuta attenzione al patrimonio
quale quello senese e toscano in generale.
archeologico, salvaguardando contesti significativi e fornendo
Il repertorio di informazioni che è stato costruito nel corso
ulteriori strumenti per la tutela dello stesso, affiancando le
di questi vent’anni è formato essenzialmente da dati tecnici
Soprintendenze nella loro attività di tutela del paesaggio e del
(schede di unità topografica e di sito, georeferenziazioni ecce-
bene culturale 38.
tera) ma queste banche dati hanno di fatto costituito la base di
Lo sforzo profuso dall’Amministrazione Provinciale ha partenza per la ricostruzione diacronica degli assetti insediativi
quindi consentito di elaborare uno strumento già predispo- e quindi per la caratterizzazione dei siti, dei monumenti e, più
sto all’uso da parte di più enti e di differenti scale decisionali in generale, dei paesaggi succedutisi nei secoli. In altre parole,
e garantisce un notevole vantaggio per il territorio a fronte sono stati il punto di partenza per la composizione di quadri
delle esigenze pianificatorie che stanno progressivamente af- storici molto articolati, elaborati mediante un costante riferi-
fermandosi in misura sempre più urgente, mediante richieste mento alle presenze sommerse individuate e alle evidenze di-
alle quali gli enti locali non possono più sottrarsi. Inoltre, una stribuite sul territorio. Per ciascun comprensorio è stata rico-
mappatura dettagliata delle evidenze archeologiche comporta struita la storia locale e, tramite le pubblicazioni, è stata messa a
anche una gestione economicamente oculata al momento di disposizione delle comunità, arricchendo un bagaglio di cono-
elaborare progetti per grandi interventi edili e infrastrutturali, scenze che è spesso legato più al passaparola e al “sentito dire”
i quali possono subire rallentamenti, sospensioni e consistenti (quando non a leggende sensazionalistiche…) che al rigore sto-
rico e filologico. In molti dei comuni indagati, infatti, le notizie
37 Per un approfondimento sui piani paesaggistici, cfr. VII.1., Il piano paesaggistico
edite e i profili storici raccolti in fase preliminare sono frequen-
come strumento per la tutela, gestione e valorizzazione dei beni archeologici.
38 Sulle potenzialità dei piani paesaggistici in materia di salvaguardia e per un ap- temente legati a eruditi locali ai quali non sempre si possono ri-
profondimento del caso toscano cfr. VII.1., Il piano paesaggistico come strumento per
la tutela, gestione e valorizzazione dei beni archeologici. 39 SETTIS, 2010, p. 3.

30
conoscere affidabilità e necessarie competenze/conoscenze per tavole ricostruttive di grande capacità descrittiva e di assoluto
una ricostruzione storica che vada al di là di un inquadramento rigore filologico. Una serie di sforzi, questi, mirati alla ricerca
a volte superficiale o frutto di troppe forzature. Nell’intensa at- costante di un linguaggio che sapesse affascinare e stimolare
tività editoriale del progetto, che non possiamo definire scon- l’interesse del cittadino, nel tentativo di superare un approccio,
tata, considerata la penuria di pubblicazioni scientifiche che se- rivelatosi fallimentare, che ha costretto nel tempo gli archeo-
guono le indagini archeologiche (troppo spesso relegate in cas- logi a una sostanziale emarginazione dettata dall’uso di un les-
setti e nelle memorie dei ricercatori), sta la prima significativa sico di nicchia e di atteggiamenti elitari, che presupponevano
ricaduta sociale del progetto. La condivisione del sapere e dei lo sforzo altrui alla comprensione di quanto elaborato interna-
risultati degli studi (che è bene ricordare vengono quasi sempre mente alla disciplina.
effettuati ricorrendo a denaro pubblico) è un passaggio obbli- Un progetto di cartografia archeologica non può chiara-
gato per chi ha condotto o finanziato l’indagine, ed è il primo e mente esaurire in se stesso le finalità dell’archeologia pub-
più immediato servizio che deve essere reso alla cittadinanza 40. blica, che presuppone invece un approccio multiscalare e glo-
Nella ricostruzione delle storie locali, la loro divulgazione bale e che contempla quindi l’intersezione fra la conoscenza
deve essere un processo implicito e non deve ovviamente fer- prodotta sul singolo sito (mediante scavo) come sul compren-
marsi alla carta stampata ma procedere attraverso i vari e mul- sorio (indagini multidisciplinari) o su più ampi territori (re-
tiformi canali a disposizione, dal web all’incontro diretto con pertori tematici, schedature e cartografie). L’obiettivo deve in-
la comunità. In questo senso assumono rilevanza le attività che fatti essere quello di riuscire a ricostruire non solo la storia dei
si sono sviluppate parallelamente al progetto e che sono state singoli contesti, ma le relazioni e i legami che si possono svi-
occasione di approfondimento, dei contenuti quanto delle luppare fra i siti, fra gli stessi e il territorio e fra l’organizza-
forme comunicative, sfruttando i linguaggi di volta in volta zione politico-insediativa e il tessuto economico-sociale. Si
idonei alla trasmissione della conoscenza prodotta, per mezzo tratta di elaborare quadri complessivi dai quali ricavare ten-
di narrazioni, approfondimenti tematici, racconti di eventi denze generali destinate a denotare le specificità e le attitudini
storici come di aspetti della vita quotidiana, o ancora spiega- storico-culturali dei differenti paesaggi nelle varie fasi stori-
zioni di metodi e strumenti utilizzati per lo svolgimento della che, in una lunga diacronia che sappia spiegare e meglio ca-
ricerca. Un approccio multiforme che ha saputo coniugare dif- ratterizzare il contemporaneo. Attraverso tali operazioni si
ferenti percorsi espositivi e che ha sempre mirato a una comu- creano i presupposti affinché l’archeologia possa finalmente
nicazione essenziale e facilmente comprensibile, fatta di parole espletare la sua funzione pubblica e fornire strumenti e conte-
quanto di immagini, di trasposizioni cartografiche quanto di nuti attraverso i quali svolgere un ruolo attivo di collante so-
ricostruzioni virtuali. Sforzi di sintesi per riuscire a evidenziare ciale. In quest’ottica rientrano, come evidenziato in apertura
le grandi tematiche all’interno delle quali si contestualizzano le del paragrafo, non solo l’attività scientifica ma anche quella
storie locali, delegando spesso alle espressioni figurative la amministrativa, legata allo svolgimento di politiche di pianifi-
massa di particolari e dettagli che caratterizzano una narra- cazione e tutela che sappiano valorizzare, e non reprimere, le
zione ma non ne possono costituire il fulcro. L’obiettivo è potenzialità derivate da un patrimonio il cui valore deve es-
stato quindi quello di ricostruire i tessuti insediativi succedu- sere misurato anche in termini di qualità nella gestione e nella
tisi nei singoli comprensori indagati, fornendo al tempo stesso fruizione del paesaggio odierno. La buona vivibilità e l’uso
gli strumenti per riuscire a valutarli in più ampi e complessi consapevole di un territorio non possono infatti non passare
quadri storici: illustrare le grandi dinamiche attraverso la pre- anche attraverso la conoscenza che i cittadini riescono ad
sentazione di casi spazialmente circoscritti. Le responsabilità avere dello stesso e delle sue espressioni storiche.
sociali del lavoro di archeologo non si possono infatti limitare
alla semplice “ricostruzione dei fatti”, ma devono prevedere
una contemporanea opera di alfabetizzazione culturale che 2. LA METODOLOGIA E GLI STRUMENTI DELLA RICERCA
passi attraverso un linguaggio intuitivo e spogliato degli eccessi Il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena è nato an-
di tecnicismo che non vengono ovviamente recepiti da un che sulla scia dell’esperienza maturata grazie alla collaborazione
pubblico di non addetti. Attraverso questo ragionamento si con Graeme Barker nell’ambito del Montarrenti Project, all’in-
spiega il massiccio ricorso all’informatica, che ha saputo negli terno del quale l’allora direttore della British School at Rome
anni sviluppare strumenti di formidabile impatto comunica- svolse l’indagine topografica sul comune di Sovicille (Siena). È
tivo, e il sistematico ricorso alla divulgazione tramite rete, ga- quindi chiaro che l’impostazione della ricerca è stata forte-
ranzia di ampia circolazione dell’informazione, in un’ottica di mente determinata anche dall’incontro con metodologie e stra-
dovuta democratizzazione del sapere. E ancora si motiva la tegie perfezionate dall’istituto inglese in anni di intensa ricerca
lunga collaborazione instaurata dal Dipartimento di Archeolo- nel nostro Paese, raccogliendo quindi l’eredità di archeologi, su
gia e Storia delle Arti dell’ateneo senese con grafici professioni- tutti Ward-Perkins, il cui contributo è stato fondamentale per
sti, lo studio InkLink di Firenze, capaci di lavorare in un con- la crescita dell’archeologia topografica in Italia.
tinuo confronto con gli archeologi, finalizzato alla creazione di Tale premessa risulta fondamentale per inquadrare il nostro
contributo nell’ambito di un dibattito di carattere epistemolo-
40 Su tali aspetti (e su altri illustrati a seguire) alcune interessanti riflessioni sono pre-
gico e metodologico che ha visto presenti, nel nostro Paese,
senti nell’ultimo capitolo del recente manuale di Cambi (CAMBI, 2011) che non pos- due differenti filosofie di approccio all’indagine su scala territo-
siamo non condividere in alcuni passaggi che abbiamo riproposto in questa sede. riale, ciascuna rispondente a una precisa priorità nella defini-

31
zione degli obiettivi della ricerca. Le due tendenze, schematica- sono basate le elaborazioni teoriche della New Archaeology e
mente riassunte da Carandini 41 ed evidenti nella diversità delle della Spatial Archaeology (a loro volta influenzate dalla cosid-
rispettive tradizioni di studi, rispondono appunto alla scuola detta New Geography o geografia quantitativa) 49, grazie alle ri-
britannica, rappresentata in Italia dalla British School di flessioni di studiosi, fra questi Clarke 50, le cui linee di ricerca in
Roma 42 (diretta nel tempo, fra gli altri, da Ashby, Ward- ambito epistemologico e metodologico hanno indubbiamente
Perkins e Barker) 43 e alla cosiddetta “scuola romana” 44. Que- costituito un’ispirazione per quella che è l’impostazione del
st’ultima, sviluppatasi all’interno dell’Istituto di Topografia progetto senese. Sulla base di quanto teorizzato dallo studioso
Antica dell’Università di Roma, a partire dagli insegnamenti di britannico, infatti, i nostri dati vengono organizzati su tre di-
Castagnoli (a sua volta erede di una linea di ricerca che affonda stinti livelli di registrazione, fra loro collegati in un’ottica di
le sue radici in Lanciani e Lugli), e fortemente legata alla con- analisi integrata dei differenti ambiti spaziali 51. La Spatial Ar-
duzione del progetto Carta Archeologica d’Italia-Forma Italiae, chaeology individua, infatti, tre differenti stadi dell’indagine,
è decisamente più orientata a una topografia specialistica di corrispondenti ad altrettante scale d’intervento e di analisi sul
tipo estensivo, che mira alla costruzione di elenchi di evidenze territorio. Nel caso toscano, questi si possono riconoscere in:
archeologiche orientati in primo luogo a una funzione di tutela – livello macro: la Toscana e i comprensori provinciali, og-
puntiforme. Viceversa, la scuola britannica segue un approccio getto di schedature e indagini di tipo estensivo 52;
di tipo intensivo, improntato a una tutela conoscitiva, ed è – livello semi-micro: i contesti oggetto di ricognizione topogra-
quindi molto attenta a documentare ogni minimo indizio utile fica, nel nostro caso condotta sui territori comunali nell’am-
alla ricostruzione del tessuto insediativo, valutandolo anche in bito del progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena;
rapporto all’ambiente e alle sue proprietà.
Il nostro progetto prevede un’impostazione decisamente 49 La geografia quantitativa o spaziale (anche nota come New Geography) è una cor-
più simile a quella inglese, pur con alcuni caratteri originali rente di pensiero di impostazione funzionalista che si definì negli anni Cinquanta del
e distintivi, che sono in realtà molto legati alla tradizione secolo scorso in Inghilterra, trovando terreno fertile anche in America (Chicago, Har-
vard, Berkeley) e in Svezia (Lund), dall’incontro fra geografia umana e statistica. Si
italiana della ricerca su scala territoriale. Sotto questo punto
pone in contrapposizione con la geografia tradizionale e con i suoi metodi qualitativi e
di vista, alcuni significativi contributi a livello teorico sono descrittivi, preferendogli il rigore dei metodi statistico-quantitativi e dell’analisi mate-
arrivati, dall’interno dei nostri confini, anche a opera di matica, potendo in questo senso usufruire anche delle prime sperimentazioni nelle tec-
geografi, su tutti Gambi 45, Quaini 46 e Sereno 47, particolar- nologie informatiche. Nell’ambito di questa branca, l’analisi geografica si concentra
mente attenti alla prospettiva storico-diacronica del paesag- sulle strutture di funzionamento e di organizzazione di un territorio con un approccio
basato su teorie e metodologie sistemiche, tentando di ricavarne leggi generali. Ha così
gio, sul quale hanno avviato riflessioni e studi con largo an- prodotto modelli interpretativi finalizzati all’analisi della distribuzione spaziale di parti-
ticipo rispetto al tardivo interesse manifestato dalla comu- colari fenomeni, soprattutto in ambito economico e politico. Non a caso, fra i prede-
nità archeologica nel nostro Paese. cessori di questa corrente di pensiero possiamo citare una serie di geografi tedeschi che
Il legame fra archeologia e geografia 48, piuttosto blando hanno legato il loro nome a modelli teorici di analisi spaziale, quali von Thunen (nel
1810 ha elaborato il modello dello “stato isolato”, con la teoria della localizzazione dei
nella tradizione di studi italiana, è invece stato largamente fatti economici, con particolare attenzione all’agricoltura) e Christaller (teoria del luogo
esplorato già a partire dalla metà del secolo scorso in Inghilterra centrale: CHRISTALLER, 1933). Essendosi strutturata come scienza dell’analisi spaziale,
e negli Stati Uniti, dove forti sono state anche le contamina- la geografia quantitativa ha avuto forti ripercussioni anche in altre discipline, fra le
zioni con l’antropologia sociale. Su questi contatti, sviluppati quali ovviamente l’archeologia. Per un affondo sui rapporti fra ricerca storica e geogra-
fia quantitativa, e sulle relative potenzialità applicative si rimanda a MACCHI, 2003.
principalmente nell’ambito di studi della pre-prototostoria, si 50 A proposito citiamo CLARKE, 1973 e CLARKE, 1977.
51 Nel corso degli anni Sessanta-Settanta, dall’incontro fra geografia umana e stati-

41 Per una trattazione più approfondita dell’argomento si rimanda a CARANDINI, stica ebbe origine una corrente di pensiero, di impostazione funzionalista, che inter-
1989, pp.285-286 e CAMBI-TERRENATO, 1994, pp. 69-72. pretò la geografia come scienza dell’analisi spaziale, indagabile attraverso metodi sta-
42 Per una sintesi delle principali ricerche inglesi svolte in Italia si rimanda a BARKER, tistico-quantitativi. Questa ebbe forti ripercussioni anche in altre discipline, fra le
1986. L’attività dell’Istituto è invece raccolta nella rivista “Papers of the British quali, appunto, l’archeologia.
School at Rome”. 52 Tra i progetti a scala provinciale o regionale svolti sul territorio toscano da parte
43 Thomas Ashby è stato direttore della British School at Rome dal 1906 al 1925, dell’area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, vale la pena di ricordare:
Bryan Ward-Perkins dal 1945 al 1974, Graeme Barker dal 1984 al 1988. – l’Atlante dei Siti Fortificati della Toscana (indagine estensiva che contempla la
44 In realtà, la dizione di “scuola romana” non è così appropriata, in quanto l’attività schedatura delle attestazioni storiche e delle anomalie riscontrate mediante aereofo-
dell’Istituto ha costituito essenzialmente un valido punto di riferimento per un approc- tointerpretazione). Per un approfondimento si rimanda a FRANCOVICH et alii, 1997
cio disciplinare ben più vasto e diffuso all’interno del nostro Paese. A tal proposito vale e FRANCOVICH-GINATEMPO, 2000 e, per la presentazione della strategia di costru-
la pena di ricordare una precisazione operata da Sommella al Convegno di Pisa del zione dell’apparato informatico, a GOTTARELLI et alii, 1997. Nel complesso, sono
1989 (MENCHELLI-PASQUINUCCI, 1989), quando ha chiarito che con l’espressione di stati archiviati e georeferenziati, grazie all’operato di A. Augenti, M.E. Cortese, R.
“scuola romana” intendeva citare un lavoro collettivo che coinvolgeva vari ricercatori Farinelli e M. Firmati, 2.266 siti d’altura (dei quali 1.554 castelli) e oltre 4.200 se-
afferenti all’Università di Roma, senza però volerne fare un assunto ideologico (SOM- gnalazioni di anomalie aeree, frutto di una lunga ricerca intrapresa da M. Cosci sulla
MELLA, 1989b, p. 293). In ogni caso, tale dizione può essere assunta come rappresenta- base dei voli regionali EIRA, 1975-1976 (COSCI, 2005);
tiva di una metodologia e una strategia di ricerca che accomuna molti ricercatori ita- – il progetto Carta Archeologia della Toscana, che contempla la schedatura dell’edito
liani, principalmente afferenti all’ambito disciplinare della Topografia antica. Fra le archeologico regionale su base provinciale. Un progetto in divenire che, partendo
pubblicazioni di riferimento della “scuola romana”, legate al progetto “Carta Archeolo- dalla registrazione della letteratura archeologica disponibile per le province di Arezzo,
gica d’Italia” per quanto attiene alla sua conduzione dalla ripresa degli anni Sessanta in Firenze e Pisa si è progressivamente allargato a tutto il territorio regionale consen-
poi, citiamo CASTAGNOLI, 1974; SOMMELLA, 1989a; SOMMELLA, 1992. tendo l’inserimento, all’interno di un complesso sistema di database, di oltre 8.000
45 GAMBI, 1973. record georeferenziati;
46 QUAINI, 1973. – la Carta Archeologica della Provincia di Siena. Progetto basato sulla ricognizione to-
47 SERENO, 1981. pografica, svolta per ambiti comunali;
48 Per una disamina sui rapporti fra archeologia e geografia si rimanda a TRAINA, 2000 – la Carta Archeologica della Provincia di Grosseto. Progetto basato sulla ricognizione
e relativa bibliografia; si veda anche, fra i contributi più recenti, BOTARELLI, 2011. topografica, svolta per ambiti comunali.

32
– livello micro: i siti oggetto di indagine intensiva attraverso mente differenti sia all’atto pratico che per dati e informa-
le tecniche dello scavo stratigrafico. zioni ricavabili. Nel complesso possiamo comunque dire che
l’intero lavoro prevede un continuo intersecarsi fra le rispet-
In definitiva, l’influenza delle scienze geografiche sul nostro
tive fasi, fra loro complementari, e una costante e reciproca
modo di interpretare l’archeologia rappresenta uno degli aspetti
ridefinizione degli obiettivi dell’una sulla base dell’altra, in un
fondanti del progetto, non tanto, o comunque in misura mi-
continuo processo di feedback.
nore, per quel che concerne lo studio delle connessioni fra inse-
Non ci vogliamo soffermare ora sulla prassi operativa spe-
diamento e paesaggio – oltremanica molto più sviluppano che
cifica, che affronteremo più avanti 55, ma piuttosto sulla stra-
nel nostro Paese 53 –, quanto piuttosto per alcune scelte proget-
tegia generale di conduzione dell’“indagine tipo” sui singoli
tuali e metodologiche che ci hanno portato all’adozione di tec-
contesti comunali, non senza ricordare che, a partire da un
niche, strumenti e strategie di estrazione geografica per la let-
metodo comune e condiviso, ciascun ricercatore è libero di
tura del territorio. Lo stretto connubio fra archeologia e geogra-
sviluppare proprie metodologie e strumenti specifici che ri-
fia si esprime quindi nell’uso di tecniche di analisi spaziale e
spondano a nuove idee o a esigenze specifiche del contesto
statistica, nonché nell’uso di modelli per l’interpretazione delle
analizzato e del particolare interesse di ricerca, sia a livello sto-
realtà insediative attraverso analisi di tipo induttivo e deduttivo
riografico che metodologico 56.
che permettano una lettura tanto sincronica quanto diacronica
Il primo approccio con il contesto di studio prevede ovvia-
degli assetti insediativi. Il loro impiego, come precedentemente
mente l’inquadramento del territorio di indagine. Questo si-
già ricordato 54, consente di riprodurre in forma virtuale e idea-
gnifica operare i primi sopralluoghi sul campo per riconoscere
lizzata le realtà indagate, con il fine primario di poterne ricono-
le principali stratificazioni ambientali (geologia, morfologia,
scere tendenze e meccanismi per verificarne la loro adattabilità
idrografia eccetera) e definire quindi i differenti habitat, per
al contesto particolare e la loro comparazione con modelli ela-
capire quali spazi potranno essere indagati, attraverso un censi-
borati per realtà differenti nello spazio e nella storia.
mento degli spazi agricoli e dell’uso del suolo. Contempora-
Un simile approccio si traduce, parallelamente, nella co-
neamente si operano le prime sommarie ricognizioni in conte-
struzione, lunga, dibattuta e in continua implementazione, di
sti ad alto potenziale e si prende conoscenza diretta dei siti più
soluzioni informatiche che consentano proprio il dialogo fra
significativi, includendo in questa categoria tanto le eventuali
differenti livelli d’indagine all’interno di un unico sistema di
aree archeologiche già indagate quanto le principali emergenze
gestione. Sotto questo punto di vista, possiamo considerare la
monumentali e le più rilevanti testimonianze storico-architet-
tecnologia informatica come uno strumento realmente inno-
toniche. Il tutto chiaramente corredato della necessaria docu-
vativo e rivoluzionario, dal momento che per la prima volta
mentazione, innanzitutto di tipo fotografico, ma in casi parti-
ha reso possibile non solo un approccio multiscalare, ma so-
colarmente importanti anche di tipo grafico, con rilievi (ma-
prattutto la costruzione di strumenti in grado di integrare e
nuali o digitali) degli elevati, utili a una lettura delle stratigra-
rendere interagenti tipologie di indagine differenti per scala,
fie verticali dei monumenti. Nel frattempo, in laboratorio si
fonti e metodologie. Così è stato per il progetto in questione,
procede allo spoglio della documentazione disponibile: attesta-
che rappresenta solo uno dei filoni di indagine all’interno del-
zioni storiche maggiormente significative, letteratura edita re-
l’area di ricerca senese, specifico per la metodologia adottata,
lativa a precedenti interventi di scavo o ad altre indagini topo-
la ricognizione topografica, e conseguentemente per le moda-
grafiche, cartografie storiche, fonti iconografiche, segnalazioni
lità di registrazione del dato.
di anomalie aeree e attestazioni toponomastiche. Le informa-
zioni vengono raccolte mediante sistemi di archiviazione digi-
2.a. Metodologia, strategia e procedura di ricerca fra inda-
gine sul campo e laboratorio tale che trovano nella tecnologia GIS e nei sistemi di database
management i due cardini sui quali costruire e gestire l’intera
Il lavoro di costruzione delle banche dati del progetto consta documentazione. L’uso sistematico del GIS presuppone anche
di varie fasi di lavoro riconducibili essenzialmente a due ma- una fase preliminare di costruzione dell’apparato cartografico
crocategorie di attività: l’indagine sul campo e il lavoro in la- attraverso risorse raster e vettoriali, dal supporto topografico
boratorio. Non possiamo considerarle fra loro rigidamente se- (sezioni CTR 1:10.000) ai fotopiani aerei e ancora ai vari te-
parate nella tempistica di esecuzione, ma sono profonda-
55 A proposito si rimanda al capitolo 6, La gestione del progetto Carta Archeologica
– Progetto “Colline Metallifere”-Carta Archeologica dei territori di Piombino e Massa della Provincia di Siena.
Marittima. Progetto di schedatura sull’area delle Colline Metallifere, corrispondente 56 Un esempio di quanto affermato è stato recentemente sottolineato da Cambi

agli antichi confini delle diocesi di Massa-Populonia e parte di quella di Volterra (11 (CAMBI, 2011, pp. 50-51) a proposito dell’indagine sul comprensorio del Monte
comuni nelle attuali province di Grosseto e Livorno). Basato sullo studio e la valuta- Amiata, nel quale molto è cambiato, a livello metodologico nonché per le problema-
zione delle risorse minerarie e del loro sfruttamento fin dall’epoca storica, il progetto tiche storiografiche risolte, fra l’indagine a cavallo degli anni Ottanta e Novanta
(coordinato da L. Dallai) contempla la costruzione di informazioni ricavate da atti- (CAMBI, 1996) e quella svolta un decennio dopo nel comune di Radicofani (BOTA-
vità di scavo, ricognizione topografica e censimento dell’edito. Nel complesso, sono RELLI, 2005). Complessivamente, in tutte le indagini effettuate, ciascun comprenso-
state archiviate circa 3.000 UT schedate e georeferenziate mediante simbologia pun- rio si è caratterizzato per soluzioni metodologiche, fonti e strategie di ricerca partico-
tiforme. Per approfondimenti si rimanda a DALLAI, 2005. lari e specifiche, frutto degli interessi dei singoli ricercatori e delle specializzazioni che
53 Per una disamina delle differenze fra cultura archeologica britannica e italiana, re- ciascuno di essi ha approfondito attraverso soluzioni originali, dettate dalle esigenze
lativamente ai legami che la disciplina archeologica ha saputo intrecciare con la geo- suggerite tanto dai contesti di indagine, quanto dallo sviluppo di linee di ricerca e
grafia, si rimanda a BARKER, 1986, pp. 8-9 e VALENTI, 1989, pp. 19-27. ambiti disciplinari che storicamente si sono sviluppati in questi ultimi due decenni:
54 Si veda a proposito il paragrafo 2.1.a., Le finalità scientifiche. l’informatica applicata e il remote sensing sono gli esempi più lampanti.

33
matismi necessari all’inquadramento fisico-ambientale del ter- ricercatore e a una metodologia non sempre controllabile e per-
ritorio (DTM, geologia, uso del suolo, idrografia eccetera). seguibile con assoluto rigore. Proprio per questo, ciascun ricer-
Terminata la fase di raccolta dei dati preliminari si procede catore è tenuto non solo a classificare i singoli contesti, ma a
quindi alla definizione della strategia di ricerca, che passa im- esporre in maniera chiara e trasparente anche le procedure ana-
prescindibilmente dalla scelta di indagare il territorio mediante litiche e interpretative che lo hanno spinto a ricondurre un’e-
campionatura. Le aree sulle quali concentriamo l’indagine ri- mergenza di superficie a una specifica tipologia di sito. In que-
spondono quindi a un questionario di ricerca attraverso il sta prospettiva sono stati elaborati, all’interno del progetto, dei
quale vengono definite ed esplicitate le problematiche che si repertori casistici finalizzati a garantire processi interpretativi
intendono affrontare per ciascun periodo storico, riservandoci, comuni e omogenei basati sulle corrispondenze emerse da un
se necessario, la possibilità di privilegiare alcune tematiche sto- campione statisticamente significativo e validato da una serie di
riografiche o particolari fasi storiche, e dirigendo conseguente- verifiche effettuate mediante scavi. Allo stesso modo, si richiede
mente l’indagine sui contesti che sembrano presentare mag- pari trasparenza anche in tutte le altre fasi operative fino alla re-
giori potenzialità a fronte degli obiettivi preposti. Questo non dazione dei modelli insediativi, passaggio che rappresenta la
significa essere selettivi nelle operazioni di ricerca e raccolta del sintesi ultima non solo di un percorso di ricomposizione sto-
dato, dal momento che non ci poniamo limiti cronologici o rica, ma di una metodologia che si sforza di limitare, in ogni
settoriali, ma semplicemente si può considerare un orienta- suo step, la precarietà del processo archeologico, e che non può
mento della ricerca (con esiti per altro non verificabili a priori) quindi ignorare fattori così determinanti nella costruzione del-
finalizzato alla comprensione di quegli aspetti della storia inse- l’informazione 59.
diativa di un territorio che riteniamo più significativi. Il lavoro di indagine topografica, come già sottolineato,
Definitivi obiettivi e strategie, la costruzione della cartografia prevede la definizione di una campionatura rappresentativa
archeologica procede quindi sul doppio canale del lavoro sul tanto dei differenti habitat, quanto delle aree per le quali lati-
campo (ricognizione e indagini non distruttive) e del censi- tano, almeno in fase preliminare, attestazioni archeologiche,
mento capillare, in laboratorio, di ogni altra fonte disponibile nonché dei contesti che riteniamo strategici per la compren-
per il contesto. Si tratta ovviamente di due percorsi differenti di sione di determinate problematiche storico-insediative.
acquisizione del dato, nonché di informazione derivabile, che All’interno di questi spazi svolgiamo una ricognizione si-
necessitano di adeguate strutture di archiviazione per poter es- stematica che non prevede solo il field-walking, ma anche il
sere gestiti in forma integrata, tanto a livello alfanumerico, al- censimento delle emergenze monumentali (dai ruderi agli
l’interno dei database 57, quanto nelle loro proprietà topogra- edifici storici o agli elementi architettonici superstiti all’in-
fico-spaziali, registrate in apposite piattaforme GIS. Alla base di terno di costruzione moderne) e, in casi particolari, un ap-
questo lavoro di registrazione va chiaramente prevista un’opera- profondimento mediante tecniche non distruttive (in partico-
zione di codifica che investe non solo gli aspetti interpretativi lare la magnetometria). Intendiamo per ricognizione una ri-
delle evidenze ma anche il grado di fruizione del dato. Questo cerca finalizzata all’individuazione non solo delle unità topo-
rappresenta un passaggio obbligato anche in considerazione di grafiche, attraverso il censimento delle evidenze superficiali,
quanto possono variare gli indici di affidabilità dell’informa- ma anche l’osservazione di tutte le tracce e gli indizi, diretti e
zione raccolta e verificata direttamente sul campo (lavoriamo su non, che possano essere funzionali allo studio delle relazioni
tracce di resti, non sempre indagabili e interpretabili con suffi- spaziali, temporali e funzionali fra i siti stessi. La loro valuta-
ciente attendibilità) e a maggior ragione di quella desunta in- zione comparata consente infatti di meglio definire gli assetti
vece da altre pubblicazioni, per le quali si pongono non pochi storico-territoriali tanto in ottica sincronica (organizzazione
problemi in termini di qualità del dato (legata tanto alla ricerca territoriale sulla base di determinati sistemi sociali ed econo-
quanto alla redazione) e spesso di localizzazione del sito 58. L’as- mici) quanto in una prospettiva diacronica, per la compren-
segnazione di questi valori è un processo fondamentale per la sione delle dinamiche di trasformazione e sviluppo nelle dif-
definizione di corretti criteri di fruizione del dato, dalle fasi di ferenti fasi storiche. L’indagine così strutturata permette di
organizzazione tematica a quelle di analisi, per le quali un’infor- capire se ci troviamo di fronte a un quadro insediativo omo-
mazione scadente può risultare fuorviante e controproduttiva geneo o piuttosto a differenti organizzazioni territoriali nelle
in fase di ricomposizione interpretativa. Consideriamo questa, sub-regioni che possiamo riconoscere all’interno di un com-
come altre operazioni di controllo sulla consistenza del dato, prensorio. Consente inoltre una miglior conoscenza delle aree
una priorità del progetto di cartografia archeologica, necessaria meno note nella loro risorsa archeologica (ivi comprendendo
a garantire una base informativa attendibile per ovviare agli ine- le evidenze negative) e, viceversa, garantisce un affondo (con
vitabili limiti connaturati alla ricerca, alla visione soggettiva del indagini ripetute, se necessario, e differenziate) nei contesti
57 Sull’uso specifico degli archivi all’interno del progetto si rimanda ai paragrafi successivi.
chiave, all’interno dei quali riteniamo di poter ricavare mag-
58 Un esempio emblematico, relativamente al territorio toscano, è rappresentato dall’A- giori informazioni e un quadro rappresentativo di una più
tlante dei Siti Archeologici della Toscana (ASAT), il grande censimento svolto da To- ampia area. Per questo procediamo a una campionatura ra-
relli a cavallo fra anni Ottanta e Novanta del secolo scorso (TORELLI, 1992). Sebbene gionata che prevede un’esplicita esposizione di quelli che sono
opera meritoria per la sua consistenza (oltre 3.500 schedature), il catalogo costruito pre-
senta infatti non pochi problemi di fruizione per una serie di difetti che ne limitano
i criteri adottati per la selezione degli spazi da indagare, non-
l’uso e l’affidabilità, a partire da descrizioni talvolta molto generiche e approssimative, ché della metodologia che adotteremo tanto nell’indagine sul
fino ad arrivare a grossi problemi nel posizionamento dei siti sulla cartografia, essendo
molti di questi non localizzati o posizionati con precisione piuttosto approssimativa. 59 VALENTI, 1999, pp. 10-11; FRANCOVICH-VALENTI, 2001.

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campo quanto nelle successive fasi di codifica interpretativa insediativi, affinandoli con una ricerca capillare su contesti più
dei singoli siti e dell’insieme di dati che riusciremo a catastare ridotti, significa salvaguardare e conseguentemente comunicare
attraverso la ricerca. l’eredità pervenutaci. Sotto questo punto di vista riteniamo pre-
Contemporaneamente, però, nelle aree esterne ai cam- ponderante curare in maniera particolare la documentazione
pioni viene svolta anche una ricerca di tipo estensivo non si- (emergenze perimetrate e catastate all’interno di articolati data-
stematico, basata principalmente sulle indicazioni prove- base), condividendola e pubblicandola, e lasciando quindi in
nienti dalle attestazioni storiche, dalla schedatura dell’edito, dote alla comunità e alle future generazioni tanto un quadro in-
dal lavoro di fotointerpretazione aerea, dalle fonti orali, non- terpretativo, quanto una descrizione dettagliata ed esaustiva dei
ché da occasioni che si presentano al ricognitore nel periodo singoli rinvenimenti, tale che consenta in prospettiva un’utile
della sua ricerca (scassi, scavi e sezioni prodotte per opere di fruizione dei siti individuati, finalizzata tanto alla tutela e alla
tipo edile o infrastrutturale). In questo, il progetto di carto- pianificazione, quanto a un’eventuale reinterpretazione del po-
grafia archeologica senese si è allineato, fin dalle origini, alle polamento storico dei comprensori indagati. Se il limite viene
diffuse convinzioni della necessità di un approccio misto, in- visto nella scelta di non ricognire in maniera integrale il territo-
tensivo ed estensivo, che garantisse al tempo stesso le esi- rio, l’obiezione che possiamo muovere, per altro ampiamente
genze della ricerca e quelle della tutela. Strategia, questa, uti- condivisa, è che nemmeno una ricerca a tappeto può ritenersi
lizzata del resto in molti dei progetti di cartografia archeolo- sinonimo di conoscenza assoluta del territorio. L’illusione di un
gica su larga scala 60. catasto integrale può anzi essere addirittura controproducente,
La prima e ovvia conseguenza dell’adozione della campiona- sottovalutando i rischi, reali e diffusi, di un’erronea valutazione
tura è l’impossibilità di procedere a un censimento totale della del deposito archeologico sommerso, nell’ingiustificata convin-
risorsa archeologica distribuita sul territorio, per il quale of- zione di un censimento considerabile completo e affidabile. A
friamo inevitabilmente un quadro parziale. Questa critica per tal proposito riteniamo utile fornire alcuni dati statistici, perti-
anni, e a più riprese, è stata rivolta a simili scelte strategiche in nenti al nostro progetto, a testimonianza dell’impossibilità (al-
particolare da importanti esponenti della topografia antica, meno per il comprensorio senese) di una conoscenza globale
eredi di una scuola (quella topografica romana, volendo sempli- della risorsa archeologica sommersa. Un primo dato significa-
ficare) che ha sempre visto nella costruzione di catasti archeolo- tivo è rappresentato dalla percentuale di aree boschive estese, sul
gici in grado di coprire interamente il territorio l’unica e impre- comprensorio provinciale (3.820 kmq), per circa 1.650 kmq,
scindibile strada per perseguire il duplice obiettivo della rico- pari a oltre il 43% dei confini amministrativi. Una percentuale
struzione storica degli assetti insediativi e della redazione di ma- assolutamente alta di paesaggio difficilmente indagabile e per il
teriale fruibile in termini di salvaguardia e pianificazione 61. Pur quale la ricognizione può non dare i frutti sperati 64: sotto que-
non volendo passare in rassegna le varie posizioni delineate nel sto punto di vista può essere utile ricorrere ad altri strumenti
corso degli anni su questo dibattito ormai in fase di attenua- quali l’indagine mirata su siti affioranti o rintracciabili mediante
zione 62, riteniamo tuttavia doveroso esprimere le principali mo- segnalazioni orali o attestazioni archivistiche. Ulteriore contri-
tivazioni a supporto della nostra scelta di operare una ricerca buto può poi essere quello della aerofotointerpretazione, dal
basata sulla campionatura. Si tratta ovviamente di argomenta- momento che, da un rapido calcolo effettuato sulle nostre piat-
zioni già ampiamente dibattute e sviluppate 63, che tenteremo taforme GIS, risulta che ben il 38% delle segnalazioni di ano-
però di arricchire di dati e considerazioni pertinenti alla nostra malie aeree è compresa all’interno della copertura boschiva 65,
specifica esperienza. Innanzi tutto non possiamo trascurare il percentuale che sale al 47% se solo si allarga l’estensione della
fatto che il progetto viene svolto all’interno di una realtà univer- stessa copertura con una buffer zone di appena 50 metri 66.
sitaria che, secondo la riconosciuta divisione dei compiti istitu- Prendendo però in considerazione un secondo dato si può con-
zionali, vede nella ricerca la sua prima finalità: ciò non esclude statare come anche al di fuori delle zone a vegetazione fissa, sia
la costruzione di catasti utilizzabili anche per le politiche di sal- comunque molto difficile riuscire a garantire una copertura in-
vaguardia e pianificazione, anzi, ma occorre definire una prio- tegrale del territorio attraverso il field-walking. All’interno delle
rità strategica che non può non essere quella della ricostruzione
dei quadri del popolamento nelle varie fasi storiche di un terri-
64 A sostegno di quanto affermato riportiamo le percentuali di rinvenimento di siti
torio. La nostra azione è quindi mirata a una tutela conoscitiva,
in un comprensorio, quello chiantigiano, che pure si caratterizza per una massiccia
piuttosto che puntiforme: in una continua corsa contro il presenza di boschi: 54% dei rinvenimenti su seminativi, 25% su aree a coltura sta-
tempo e il deterioramento del patrimonio, ricostruire modelli bile, appena il 5% in zone a vegetazione boschiva (la percentuale restante non è stata
presa in considerazione in quanto afferente a emergenze monumentali). Per un ap-
60 Paradigmatico in questo senso, limitandoci al contesto toscano, il progetto dell’A- profondimento si rimanda comunque a VALENTI, 1995, pp. 25-27.
ger cosanus-Valle dell’Albegna e del Fiora (ATTOLINI et alii, 1982; ATTOLINI et alii, 65 La mappatura vettoriale della copertura boschiva ci è stata fornita dall’Ammini-

1983; CARANDINI et alii, 2002). strazione Provinciale di Siena alla scala di acquisizione di 1:25.000, considerabile di
61 A proposito, fra i contributi più rappresentativi nel corso del tempo citiamo dettaglio nell’ambito della cartografia tematica.
SOMMELLA, 1989b, GUAITOLI, 1994 e, fra i più recenti, QUILICI-QUILICI GIGLI, 66 Le segnalazioni di anomalie aeree disponibili per il territorio provinciale sono 763. Di

2004 (p. 68). queste 291 sono comprese all’interno della copertura vettoriale tematica delle aree bo-
62 Per una più estesa analisi del dibattito rimandiamo a MENCHELLI-PASQUINUCCI, schive. Se invece consideriamo la buffer zone di 50 metri rispetto alla medesima coper-
1989; CAMBI-TERRENATO, 1994 e CAMBI, 2011, pp. 145-156. tura vettoriale, il numero di segnalazioni da comprendere negli spazi boschivi sale a 355.
63 A questo proposito, la sintesi più completa e dettagliata di tali argomentazioni è La creazione di un’area di buffer di 50 metri è un modo per compensare il minor detta-
presente in forma completa e approfondita all’interno del capitolo 4 (“L’imposta- glio della copertura vettoriale (scala nominale 1:25.000) a fronte del posizionamento al-
zione della ricerca”) del manuale di Cambi e Terrenato (CAMBI-TERRENATO, 1994). l’ordine dei pochi metri delle anomalie georeferenziate su base cartografica 1:10.000.

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nostre basi cartografiche abbiamo tracciato l’estensione vetto- munque poco efficace nel reperimento di tracce del cosiddetto
riale dei transetti di indagine, i quali coprono mediamente una “insediamento minore”, difficilmente riscontrabile tanto me-
superficie pari a circa il 50% dei confini comunali (la superficie diante anomalie aeree quanto attraverso la ricognizione, come
complessiva dei 18 comuni presi in considerazione per questo verificato nei boschi del Chianti. Dato, questo, che non può
calcolo, ossia la metà di quelli della provincia senese, è pari a essere ignorato e spiega, al tempo stesso, l’erronea ma ricorrente
1.931 kmq, mentre il totale dei corrispondenti transetti pre- identificazione di fenomeni di desertificazione insediativa delle
senta un’estensione di 962 kmq). Ma il dato può essere notevol- alture che non sempre corrisponde al vero, ma può essere do-
mente affinato, dal momento che su tutti i territori indagati a vuta appunto a limiti non arginabili dell’indagine condotta 68.
partire dagli anni Novanta abbiamo proceduto alla perimetra- Considerati i dati proposti non possiamo quindi pensare, al-
zione dei campi effettivamente indagati. Si tratta di un dato che meno per il nostro comprensorio, di garantire una mappatura
ci permette di calcolare con assoluta e oggettiva precisione lo completa della risorsa archeologica e, indipendentemente da
spazio realmente ricognito all’interno dei transetti. Tale area si queste considerazioni, rimaniamo comunque scettici sulla pos-
attesta sui 324 kmq che, rapportata in percentuale, rappresenta sibilità di avere, pur senza campionature, una conoscenza del-
il 33,7% del territorio compreso all’interno delle aree campio- l’intero patrimonio sommerso. A ciò si aggiunga che è altret-
nate. Il risultato ottenuto è il frutto di un calcolo medio che tanto ovvio che l’assenza di evidenze non corrisponde necessa-
tiene conto tanto delle situazioni ottimali (per esempio il co- riamente all’assenza di resti nel sottosuolo, così come quanto
mune di Buonconvento in cui i campi battuti sono pari al 70% viene individuato in superficie non è che un minimo indizio,
dei transetti) quanto di quelle più critiche (nel comune di talvolta sufficiente per comprendere il sommerso, talvolta in-
Chiusdino, ricco di boschi e di campi incolti lasciati a pascolo o sufficiente, se non addirittura fuorviante. Dopotutto, non
semplicemente non coltivati, è stato possibile ricognire in ma- mancano i casi di scavi condotti su siti individuati mediante ri-
niera ottimale poco più del 15% delle aree campione tracciate cognizione che hanno evidenziato marcate divergenze fra l’in-
in fase preliminare). Questo significa avere una reale e corretta terpretazione emersa dall’indagine in superficie e quella succes-
dimensione dello spazio indagato, che esclude le aree abitate siva maturata attraverso un intervento stratigrafico; di contro,
(nelle quali viene ovviamente svolto un lavoro differente, legato possiamo comunque citare altre verifiche che hanno invece sa-
alla lettura delle evidenze murarie e architettoniche), spesso puto fornire sostanzialmente conferma alle ipotesi emerse dalla
quelle boschive e quelle incolte (prati e pascoli) e talvolta gli valutazione del deposito superficiale 69. Proprio per ovviare, per
spazi soggetti a coltura stabile (viti, olivi, alberi da frutto ecce- quanto possibile, agli evidenti e scontati limiti connaturati alla
tera) per i quali sul campo non si riconoscono le condizioni per ricerca topografica, abbiamo quindi ritenuto necessario elabo-
riuscire a effettuare una ricognizione minimamente produttiva. rare griglie scaturite dalla valutazione delle banche dati progres-
A queste si aggiungano le aree inaccessibili per le più svariate ra- sivamente costruite all’interno del nostro progetto e finalizzate
gioni (zone militari, proprietà private per le quali non viene ri- a individuare una convergenza fra i materiali rilevati da ricogni-
lasciato il permesso di effettuare la ricerca) e quelle invece la cui zione e le sottostanti stratigrafie. Questo lavoro, svolto da Va-
sedimentologia non garantisce la benché minima possibilità di lenti sul comprensorio chiantigiano, si è basato sulla ricerca, at-
reperire significative tracce, come nel caso delle coltre alluvio- traverso due principali variabili (osservazione statistica di di-
nali di profondità superiore a quella delle arature. mensioni e componenti della concentrazione) di corrispon-
Il problema della visibilità 67 rappresenta un fattore forte- denze fra reperti, materiali e contesti individuati in superficie e
mente condizionante gli esiti della ricognizione e la possibilità le strutture verificate successivamente attraverso piccoli saggi di
di fornire quadri completi della risorsa archeologica diffusa. scavo. Il risultato finale è stato quello di riuscire a produrre ca-
Partendo dal presupposto che è un aspetto della ricerca non tegorie interpretative e modelli che garantissero omogeneità fra
alienabile, se ne possono comunque limitare gli effetti negativi
provvedendo a integrare le varie fonti e utilizzandole in appog-
68 Il tema della visibilità, qui sinteticamente trattato, è stato oggetto di vari contri-
gio reciproco: in tale prospettiva, abbiamo promosso un uso si-
buti nell’ambito del progetto. Per approfondimenti rimandiamo quindi a VALENTI,
stematico dell’aerofotointerpretazione, particolarmente idonea 1995, pp. 25-27; VALENTI, 1999, p. 11 e pp. 49-53 e FRANCOVICH-VALENTI, 2001,
a segnalare tracce insediative in corrispondenza delle aree bo- pp. 87-105.
schive. Questa strategia consente l’individuazione almeno dei 69 Emblematico il caso di Santa Cristina a Buonconvento <http://archeologia medie-

grandi complessi edilizi (villaggi, castelli, fortezze, castellieri ec- vale.unisi.it/santa-cristina>, nel quale lo scavo sta fornendo grosse conferme al quadro
che era stato tracciato al termine della ricognizione di Cenni (CENNI, 2008, pp. 163-
cetera), che rappresentano l’80% delle presenze individuabili 179). Il lavoro svolto da Cenni sul complesso è stato particolarmente meticoloso, con
nelle zone montuose e negli habitat d’altura, mentre risulta co- ricognizioni ripetute annualmente, uso integrato delle fonti (ricognizione, analisi ma-
gnetometriche, foto aeree, fonti storiche, letteratura edita e numerose notizie orali). In-
67 Il tema della visibilità è stato ampiamente studiato e trattato da Valenti nel com- dubbiamente un lavoro esemplare, che non rappresenta tuttavia lo standard delle nor-
prensorio chiantigiano, caratterizzato da una massiccia presenza di aree boschive, che mali pratiche legate all’indagine topografica, che può concentrare tutte queste atten-
sono state, in alcuni casi (in particolare la media Berardenga), sottoposte sperimen- zioni su alcuni siti maggiormente rilevanti, ma difficilmente può riservare lo stesso
talmente a esplorazione per una superficie pari a 8 kmq. I risultati di tale tentativo, trattamento sulla totalità dei siti presenti sul territorio. Rimanendo invece nell’ambito
condotto in un’area per la quale non mancavano attestazioni archivistiche e rinveni- degli interventi stratigrafici “minori”, svolti non attraverso progetti autonomi ma
menti editi, sono stati piuttosto deludenti e hanno sancito la necessità di trovare nell’ambito della stessa indagine topografica, citiamo i casi, di interesse storico
forme d’indagine alternativa. Statisticamente, infatti, le emergenze riscontrate sono quanto metodologico, degli scavi operati da Valenti nella ricognizione sul territorio
state attribuibili alla fotointerpretazione area (65% delle presenze) o ad azioni occa- chiantigiano, in località Poggio La Croce a Radda in Chianti (VALENTI, 1995,
sionali legate all’apertura di cesse antincendio e stradelli o grazie a indicazioni mirate pp.260-285) e località San Quirico a Castelnuovo Berardenga (VALENTI, 1995, pp.
da parte degli abitanti del luogo (VALENTI, 1995, pp. 25-27). 360-364; FRANCOVICH-VALENTI, 2001, pp. 106-107).

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le ricerche nei singoli comuni attraverso una maggiore oggetti- meno contrastati abusi edilizi. In virtù di questo quadro oc-
vità nei processi di riconoscimento delle evidenze 70. corre quindi domandarsi se non sia lecito garantire una cono-
Occorre altresì ragionare anche sui tempi dell’indagine (in- scenza più omogenea del territorio, evitando la presenza di in-
tesi come calcolo combinato di ore-lavoro e numero di ricerca- teri comprensori male o poco indagati, a fronte di altri control-
tori coinvolti), uno dei fattori maggiormente incidenti sulla ca- lati a tappeto. Non ne giova la tutela, perché un censimento a
pacità di censimento del patrimonio: un’indagine estensiva pre- macchia di leopardo non facilita l’adozione di politiche comuni
vede ovviamente tempi lunghi di realizzazione per coprire la to- e diffuse a larga scala, né tanto meno la ricerca, impossibilitata
talità del territorio; nello stesso lasso temporale, la campiona- a studiare regioni più ampie e a comparare dati e sintesi inter-
tura consente viceversa di indagare, sebbene in forma parziale, pretative fra aree per le quali troppo accentuato è il divario di
una parte più estesa di territorio, garantendo inoltre un’inda- informazione disponibile. In un certo senso, il fallimento, nei
gine più accurata e intensiva su aree a maggior potenziale ar- tempi di realizzazione, di progetti storici quali la Carta Archeo-
cheologico. A condizionare il territorio realmente indagato, logica d’Italia-Forma Italiae non può essere ignorato in favore
quindi, non è tanto la strategia di indagine, bensì il tempo e il di un ortodossia metodologica che non ha saputo di fatto
personale (con la relativa esperienza sul campo) che a essa si de- creare i presupposti per una soluzione “politica” di questo pro-
dica: in un caso si indaga un contesto più ristretto, nell’altro un blema in esponenziale sviluppo. Ritorna quindi un tema che è
comprensorio più ampio, sebbene non in forma integrale. ancora oggi al centro di un vasto dibattito, non avendo ancora
Questi due parametri, di fatto, sono quelli maggiormente in trovato una sua reale soluzione, ossia il problema della sele-
grado di alterare la superficie soggetta a studio e censimento. Il zione, ampiamente trattato da Ricci 72 e sul quale non sono
tutto senza considerare la nota tendenza in atto, che vede una mancati svariati contributi all’interno della comunità archeolo-
sempre più rapida perdita delle tracce e delle informazioni rica- gica. A tal proposito, riteniamo un giusto compromesso il ga-
vabili da terreni soggetti a lavorazioni sempre più aggressive. rantire un censimento delle principali evidenze sull’intero terri-
Abbiamo infatti a che fare con un patrimonio che si sta veloce- torio, preferendo però concentrarci sullo studio di aree cam-
mente dilapidando e che richiede quindi, ne siamo convinti, pione che consentano una ricostruzione dettagliata del popola-
un intervento massiccio e su larga scala, nell’intento si sotto- mento, che tenga anche in conto, con paritetica importanza,
porre a indagine un’ampia area, concentrandosi realisticamente dell’insediamento cosiddetto minore e delle variabili che inevi-
sulle zone a più alto rischio archeologico, senza perdere tempo tabilmente modificano, di anno in anno, la visibilità di partico-
prezioso nella ricerca di tracce laddove sono più difficilmente lari contesti. Una volta riconosciute le tendenze che hanno re-
leggibili. Dopotutto, la perdita di informazioni che possiamo golato il territorio nel corso delle varie epoche, riteniamo di
avere su un campo annualmente soggetto all’azione dell’aratro aver assolto al primario compito di garantire una conserva-
non è paragonabile al grado di deterioramento di uno spazio zione, nella documentazione e nella conoscenza prima ancora
boschivo, in un contesto che di fatto sigilla il deposito del sot- che nella fisicità, di un patrimonio sempre più labile e difficil-
tosuolo e pone anche a minor rischio le eventuali emergenze. mente recuperabile. Dovendo affinare ulteriormente la ricerca,
Queste sono sì soggette all’azione erosiva della vegetazione allora può essere utile impiegare risorse ed energie in un inter-
spontanea, ma meno a politiche edilizie e interventi infrastrut- vento stratigrafico su siti che vengono riconosciuti come rap-
turali che risultano sempre più diffusi e difficilmente contrasta- presentativi di un contesto storico-insediativo e che possano
bili in aree “aperte” e maggiormente appetibili per quelle con- permettere, grazie a un’indagine di dettaglio, di risolvere que-
cessioni edilizie che vengono viste, specie in questi ultimi anni, stioni nodali in ambito storiografico, facendo chiarezza su par-
come una delle primarie fonti di reddito di amministrazioni ticolari aspetti delle dinamiche già riconosciute sulla scala semi-
alle prese con una cronica mancanza di fondi. Non vogliamo micro del comprensorio comunale. Lo scavo rappresenta infatti
dare un giudizio etico su tali dinamiche, ci sembrerebbe super- lo strumento per verificare, correggere e migliorare i modelli ri-
fluo e scontato (almeno come archeologi) ma tale prassi è or- costruiti mediante la ricerca di superficie: per questo, nell’espe-
mai diffusa in tutto il nostro Paese e basta dare lettura dei dati rienza della Carta Archeologica della Provincia di Siena, fre-
snocciolati da Settis in apertura della sua ultima pubbli- quenti sono i casi di grandi scavi in estensione svolti dopo le
cazione 71 per avviare una profonda e seria riflessione sulla per- campagne di ricognizione sul territorio 73. Le aree archeologi-
centuale di territorio che sta rapidamente e impunemente sfug- che, inoltre, possono rappresentare un elemento di traino per
gendo alle operazioni di controllo e tutela del patrimonio ar- lo sviluppo di politiche di valorizzazione territoriale, più facil-
cheologico. Di fronte a una simile situazione, l’ostracismo nei mente perseguibili in presenza di un sito in grado di catalizzare
confronti della campionatura ci sembra anacronistico se non le attenzioni dei ricercatori (ricerca), degli amministratori (tu-
addirittura colpevolmente complice della perdita di sempre più tela e pianificazione) e della comunità in senso lato (cono-
vaste aree di patrimonio, inseguendo vanamente la chimera di scenza del proprio territorio, identità culturale e, dall’esterno,
un censimento a tappeto di un paesaggio, quello italiano, quo- flussi turistici).
tidianamente stuprato da ruspe, facili concessioni e sempre
72 RICCI, 1996.
70 Per approfondimenti rimandiamo a VALENTI, 1995, pp. 27-28; VALENTI, 1999, 73 Fra i vari esempi citiamo gli scavi, a opera del nostro dipartimento, di Poggio Im-
p. 11 e FRANCOVICH-VALENTI, 2001, pp. 91-94. periale (Poggibonsi), Miranduolo (Chiusdino), Santa Cristina (Buonconvento) e
71 SETTIS, 2010. Si veda in particolare l’apertura (pp. 3-11) del primo capitolo “Una Pava (San Giovanni d’Asso), tutti eseguiti dopo le ricognizioni effettuate nei rispet-
bomba a orologeria”. tivi territori comunali.

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Siamo consapevoli, attraverso tale strategia, di avere mi- Preliminarmente a una descrizione delle suddette metodo-
nore capacità di leggere i livelli storico-infrastrutturali del ter- logie, è opportuno procedere a una distinzione generale fra si-
ritorio (classici esempi: viabilità e centuriazioni) 74, pur non stemi attivi e passivi 80.
essendo la cosa impossibile 75, ma si tratta di scelte consape- – Sistemi attivi. Emettono energia direttamente sulla scena
voli, esplicitate e meditate anche sulla base del contesto nel per misurarne la riflettanza: si basano quasi esclusivamente
quale ci troviamo a operare 76. Una strategia del resto richiede su sistemi radar e tecniche elettriche o elettromagnetiche,
delle scelte, la cui validità è determinata tanto dalla loro effi- utilizzando onde elettromagnetiche di lunghezza centime-
cacia quanto dalla relativa giustificazione e dalla capacità di trica (microonde).
realizzarle in maniera appropriata e coerente. – Sistemi passivi. Si limitano a rilevare l’energia emessa o ri-
flessa dagli oggetti, determinata dalla loro temperatura o
2.b. Le risorse del remote sensing dalla riflessione all’illuminazione solare. Si fa riferimento
Nel corso degli ultimi decenni, con il grosso contributo ga- principalmente alla fotointerpretazione aerea e ai sistemi sa-
rantito dallo sviluppo degli strumenti informatici e della tec- tellitari, finalizzati all’elaborazione di dati pancromatici e
nologia satellitare, un ambito di grande sviluppo in archeolo- multispettrali.
gia è stato quello del remote sensing 77, che costituisce oggi
una delle principali fonti di dati nei progetti di studio a scala Il telerilevamento
territoriale, con ampi margini di applicazione per la lettura “Si definisce telerilevamento l’insieme delle tecniche e dei
dei siti sommersi. Con questa espressione facciamo riferi- metodi che permettono la descrizione e l’analisi di “oggetti” o
mento all’insieme di metodologie d’indagine non distruttiva di “fenomeni” (interazione fra più oggetti) fisici o biologici
del sottosuolo, svolte in superficie (tecniche terrestri) o a una della superficie e del sottosuolo terrestre attraverso misura-
distanza variabile dalla Terra (telerilevamento). È un ambito zioni effettuate a distanza, grazie a rilevatori posizionati su
di ricerca relativamente recente, anche perché imperniato piattaforme terrestri, aeree (palloni, aerei) o spaziali (satelliti,
sull’adozione di tecnologie innovative che hanno conosciuto navette spaziali)” 81.
un forte sviluppo con la recente introduzione dei sistemi In un’accezione scientifica, invece, “il telerilevamento ri-
informatici in fase di rilievo, post-processamento e lettura guarda il riconoscimento e la misura di fotoni di differenti
dei dati 78.
energie che sono emanati da materiali distanti, e attraverso i
Complessivamente, possiamo distinguere almeno cinque
quali possono essere identificati e classificati per tipo, sostanza
macrocategorie 79 di indagini legate al remote sensing: telerile-
e distribuzione spaziale” 82.
vamento satellitare, prospezioni aeree, sistemi radar e lidar, Tali procedure vengono effettuate mediante dati pancroma-
metodologie geofisiche e metodologie geochimiche. Ciascuna tici e multispettrali 83. Nel caso di immagini a una sola banda
di esse consente l’individuazione di strutture presenti nel sot- (pancromatiche) le principali tecniche di trattamento informa-
tosuolo attraverso tecniche e applicazioni differenti. tico sono lo stretching 84 e l’applicazione di filtri 85 sulle singole
74
immagini. Nel caso, invece, di immagini a bande multispettrali
GUAITOLI, 1994.
75 A tale proposito si rimanda ai lavori sulla viabilità eseguiti e presentati in alcuni (acquisizione contemporanea di più immagini, ciascuna per
dei volumi della Carta Archeologica della Provincia di Siena, come quello, articolato e
approfondito, di Valenti sulla viabilità medievale nei comprensori di Chianti e Val-
delsa (VALENTI, 1999, pp. 322-347). 80 CAMPANA-PRANZINI, 2001, pp. 18-19.
76 Il contesto senese non può essere paragonato, per esempio, a quelli pugliese o pa- 81 “On définit ici la télédétection comme l’ensemble des techniques et des méthodes
dano, nel quale ci sono tutti i presupposti, prima di tutto paesaggistici e ambientali, permettant la description et l’analyse d’‘objets’ ou de ‘phénomènes’ (interaction en-
perché un attento studio garantisca una sufficientemente affidabile ricostruzione di tre plusieurs ‘objets’) physiques ou biologiques de la surface et sub-surface terrestre
viabilità e centuriazione, per l’identificazione delle quali, per altro, uno strumento par des mesures effectuées à distance, à partir de capteurs embarqués sur des plates-
molto utilizzato, insieme alla ricognizione, è la fotointerpretazione aerea. formes terrestres, aériennes (ballon, avion) ou spatiales (satellite, navette)” (MARCO-
77 Sull’uso del remote sensing in archeologia è disponibile un’ampia bibliografia. Per LONGO-BARISANO, 2000, p. 15).
un inquadramento generale delle problematiche e per una panoramica delle princi- 82 FORTE, 2002, p. 129.

pali tecniche e metodologie e delle più significative esperienze nel corso degli ultimi 83 “La classificazione multispettrale è indispensabile per ottenere macro classificazioni

vent’anni, si rimanda a SCOLLAR et alii, 1990; BURENHULT, 1997; PASQUINUCCI- territoriali e per leggere il suolo e le coperture sulla base delle proprietà di riflettanza
TRÉMENT, 2000; CAMPANA-FORTE, 2001; TRIPATHI, 2005; CAMPANA-FORTE, 2006; utilizzando anche bande non visibili per l’occhio umano” (FORTE, 2002, p. 142).
JOHNSON, 2006; EL-BAZ-WISEMAN, 2007; PARCAK, 2009. 84 Partendo dal presupposto che difficilmente in un’immagine in scala di grigio sono
78 “La fase più importante delle applicazioni di telerilevamento è stata quella in cui, contemporaneamente presenti tutti i 256 livelli (intervalli di colore riconoscibili nel
dalla semplice osservazione analogica di immagini satellitari o aeree (analisi da foto- passaggio dal bianco al nero), lo stretching prevede una serie di elaborazioni al calco-
grammi, non dati spettrali) si è passati all’elaborazione di dati digitali e multispet- latore che consentono di trasformare l’immagine in modo che sia utilizzato tutto il
trali” (FORTE, 2002, p. 130). range di livelli di grigio (valori digitali da 0 a 255).
79 Vengono spesso incluse fra le metodologie di remote sensing, considerata la natura 85 Alla base di questa tecnica è il riconoscimento di variazioni di luminosità a bassa e

non distruttiva delle loro indagini, la ricognizione topografica (TRÉMENT, 2000) e il ri- alta frequenza, le prime legate al passaggio fra elementi di grandi dimensioni, le se-
lievo tramite GPS (FORTE-CAMPANA, 2001; GABRIELLI, 2001). Nell’occasione prefe- conde alle variazioni presenti all’interno di un singolo elemento (ad esempio, fra le
riamo escludere i due tipi di indagine: la ricognizione perché già considerata quale frasche degli alberi). Determinati filtri consentono di estrapolare da un’immagine di
principale metodologia dell’indagine sul campo (basata peraltro sulla raccolta diretta partenza le componenti a bassa e alta frequenza, generando così nuove immagini.
del materiale in superficie e non sull’indagine strumentale del sottosuolo, come prati- L’applicazione di filtri passa alto, che puliscono l’immagine da tutte le microvaria-
cato da tutte le altre tecniche); il GPS perché considerato uno strumento per il rileva- zioni interne ai corpi, permette l’individuazione di antiche canalizzazioni, edifici o
mento della posizione (eventualmente abbinato alla strumentazione diagnostica utiliz- altri elementi dei quali vengono evidenziati i bordi, corrispondenti alle zone di tran-
zata) e non per l’individuazione di presenze archeologiche sommerse. sizione fra differenti valori di luminosità.

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ben determinati intervalli di lunghezza d’onda) 86, le tecniche verso tecniche analogiche e numeriche 93: raddrizzamento e
di trattamento più adottate 87 sono l’Analisi delle Componenti georeferenziazione, osservazione analogica e digitale, classifi-
Principali (PCA) e la Tasseled Cap Transformation (TCT) 88. cazione multispettrale e pancromatica, trattamento di imma-
Alla base del telerilevamento si può quindi indicare il con- gini digitali, digitalizzazione, analisi statistiche eccetera. Nello
fronto dei “dati telerilevati con le “firme spettrali” delle super- specifico, fra i principali trattamenti dei dati telerilevati in
fici, che descrivono come varia la riflettività (rapporto fra ambito GIS è necessario ricordare 94:
energia riflessa ed energia incidente) di ciascuna superficie al – correzione delle immagini. Compensazione di errori, noie,
variare della lunghezza d’onda. [...] Di fatto, il riconosci- distorsioni generatesi durante la registrazione o la trasmis-
mento delle superfici, se non può appoggiarsi sulla forma o sione dei dati telerilevati;
sulla tessitura (struttura interna dell’immagine in aree di- – miglioramento delle immagini. Miglioramenti apportati
screte) si basa sul colore, ossia sulla quantità di luce assorbita alla visualizzazione dei supporti al fine di favorirne l’inter-
o riflessa dagli oggetti alle diverse lunghezze d’onda” 89. pretazione;
Oltre alle due suddette tipologie di immagini, è possibile – correzione geometrica. Georeferenziazione e rettificazione
utilizzare anche riprese radar (che tratteremo a parte), riprese delle immagini per consentirne la sovrapposizione al piano
all’infrarosso fotografico (o infrarosso falso-colore) e all’infra- cartografico e ad altri livelli informativi;
rosso termografico. – estrazione dell’informazione. Trattamento tematico finaliz-
L’infrarosso fotografico permette di identificare meglio le zato al riconoscimento e alla classificazione dei pixel sulla
variazioni fenologiche della vegetazione, importanti indicatori base della loro connotazione spettrale.
di strutture sommerse. Garantiscono risultati migliori le ri- Escludendo quelle riprese da terra o a quote decisamente
prese effettuate in primavera e in autunno, ossia i periodi con basse (utilizzando allo scopo tralicci, sostegni occasionali, gru,
condizioni fenologiche particolari, legate all’inizio o alla fine semplici cavalletti eccetera), possiamo riconoscere due diffe-
del ciclo vegetativo. renti tipologie di immagini telerilevate utilizzabili nell’inda-
Un’altra risorsa è costituita dalle riprese all’infrarosso ter- gine archeologica: satellitari e aeree.
mico o termografico 90 che forniscono informazioni relative
alla temperatura superficiale degli oggetti. Questa è rapporta- Immagini satellitari
bile a determinate proprietà fisiche che ne permettono il rico- Lo sfruttamento della tecnologia satellitare ha avuto inizio negli
noscimento. In particolare, è opportuno valutare l’inerzia ter- anni Settanta con il lancio dei primi satelliti per osservazione
mica 91 dei corpi: a parità di energia ricevuta, non tutti reagi- terrestre (LandSat MSS). Il grande salto di qualità, però, è stato
ranno allo stesso modo, registrando innalzamenti di tempera- effettuato solo negli anni Novanta, grazie alle alte risoluzioni,
tura più o meno marcati. Un altro fattore da tenere in consi- garantite dalle nuove generazioni di satelliti (Spot, LandSat
derazione è il grado di coerenza o di fratturazione: le disconti- TM, Soyouz, Irs 1) e all’integrazione dei relativi dati all’interno
nuità, infatti, non facilitano il trasferimento del calore all’in- dei programmi informatici, in particolare nelle applicazioni
terno del corpo e quindi generano un forte riscaldamento su- GIS. L’analisi delle immagini satellitari trova oggi numerosi am-
perficiale. La termografia, quindi, oltre all’individuazione di biti d’applicazione in differenti settori professionali 95 e si sta
corpi compatti sepolti, consente anche di evidenziare discon- gradualmente affermando anche in archeologia. Le ragioni del
tinuità nei manufatti e differenze nei materiali da costru- ritardo rispetto ad altre discipline vanno sostanzialmente cercate
zione. In archeologia, questo permette di ricostruire le varie nella risoluzione spesso ancora troppo bassa (pur se in costante
fasi costruttive di un edificio e di individuare eventuali modi- miglioramento) delle immagini 96, dal momento che in archeo-
fiche apportate all’impianto originale in fasi successive 92. logia non possiamo prescindere da restituzioni di alta qualità, in
Lo studio del riconoscimento delle forme (quindi delle grado di individuare strutture che molto spesso presentano
strutture) e dei tratti spettrali degli oggetti è ottenuto attra- spessori inferiori al metro, a meno che la ricerca non sia mirata
a macrocontesti di grosse dimensioni. Precedentemente, infatti,
86 “I vantaggi offerti dalle immagini multispettrali emergono in modo particolare i dati satellitari venivano utilizzati prevalentemente per indagini
quando si rappresentano più bande contemporaneamente mediante l’attribuzione di tipo paleogeografico, per l’individuazione di complessi mo-
dei colori blu, verde e rosso a tre di esse” (CAMPANA-PRANZINI, 2001, p. 33). numentali e, più in generale, per l’interpretazione delle relazioni
87 Per una rassegna delle principali metodologie di trattamento dei dati satellitari
fra risorse naturali, paleoambiente e modelli del popolamento
(pancromatici e multispettrali) si rimanda a CAMPANA-PRANZINI, 2001. Per quanto
riguarda le immagini multispettrali, si rimanda a DONOGHUE, 2001.
antico, anche in funzione della formulazione di modelli predit-
88 Le elaborazioni citate possono essere applicate solamente a immagini costituite da tivi 97. In particolare, l’uso del satellite si rivela idoneo all’ap-
un elevato numero di bande (immagini multispettrali), da ciascuna delle quali viene
estratta l’informazione originale sintetizzandola in un numero limitato di bande fittizie.
89 CAMPANA-PRANZINI, 2001, p. 21. 93 Per una panoramica sulle tecniche d’interpretazione e di rappresentazione dei dati
90 Le riprese all’infrarosso termografico producono bande spettrali specifiche realiz- telerilevati si rimanda a FORTE, 2000, pp. 141-144.
zate grazie a un particolare tipo di macchina o ad altri sensori denominati radiome- 94 MARCOLONGO-BARISANO, 2000, p. 21.

tri, sensibili all’energia calorifica emessa. I fotogrammi realizzati sono definiti termo- 95 Per una rassegna dei principali ambiti d’applicazione del telerilevamento satellitare

grammi. si rimanda a ROSSI-VOLPE, 2001.


91 Si definisce inerzia termica la resistenza che un corpo oppone all’innalzamento 96 Per un approfondimento sul problema delle scale e della risoluzione delle imma-

della propria temperatura. gini satellitari si rimanda a TRÉMENT, 2000, pp. 1-3.
92 CAMPANA-PRANZINI, 2001, pp. 40-41. 97 MARCOLONGO-BARISANO, 2000, p. 15; CAMPANA-PRANZINI, 2001, p. 17.

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proccio ambientale su terreni aridi o semi-aridi. Per l’analisi dei nosciuto un intenso sviluppo e ha elaborato proprie metodo-
siti è invece preferibile, ancora oggi, il ricorso alla fotointerpre- logie 107 servendosi di strumenti, quali gli stereorestitutori 108,
tazione aerea che, basandosi su immagini acquisite a quota più normalmente utilizzati per scopi cartografici. Specie negli ul-
bassa, assicura un dettaglio decisamente maggiore 98. Tuttavia timi decenni, poi, si sono sviluppate innovative metodologie
non si possono escludere applicazioni dirette della tecnologia di lettura ed elaborazione delle foto, grazie all’adozione delle
satellitare anche allo studio degli insediamenti, purché di grandi tecniche informatiche (stereorestitutori elettronici, tratta-
dimensioni: buoni risultati sono stati ottenuti, per esempio, in mento digitale delle immagini eccetera). Nel corso degli anni
America Centrale (insediamenti maya) 99 e nel Medio Novanta, in particolare, sono stati introdotti sensori iperspet-
Oriente 100, ma non mancano buoni risultati per la lettura di trali (superiori ai cento canali) con alte risoluzioni geometriche
macroevidenze anche nel nostro paese e in Toscana 101. Rispetto in grado di generare, mediante adeguati processi elaborativi,
alla fotografia aerea verticale, spesso limitata a un unico passag- informazioni altrimenti non percepibili 109. Inoltre, con l’abro-
gio e quindi a condizioni climatiche ristrette, la grossa evolu- gazione, dal gennaio 2001, del divieto di riprese fotografiche
zione tecnologica garantita dal satellite è la ripetitività delle ri- oblique sul suolo italiano, si stanno intensificando i voli fina-
prese in tempi (e condizioni climatiche) differenti e la possibi- lizzati a un uso archeologico dei fotogrammi. Si riconoscono
lità di inquadrare aree molto più ampie 102. In Toscana sono due tipologie di foto aeree: verticali (o zenitali) e oblique. Le
state effettuate significative esperienze legate all’indagine incro- prime hanno maggior utilità per la restituzione planimetrica
ciata (dati satellitari e altri metodi di indagine non distruttiva delle evidenze e perseguono quindi scopi principalmente car-
per lo studio del territorio in ottica storica) nelle pianure di tografici. Le foto oblique, invece, eseguite con un’angolazione
Pisa 103 e Grosseto 104 e nel progetto Valle dell’Albegna 105. A tale da accentuare la visibilità dei contorni e fornire effetti pro-
queste aggiungiamo, per il contesto di nostro interesse, l’ope- spettici, risultano ottimali per l’individuazione di siti nel sotto-
rato che Campana e il LAP&T (Laboratorio di Archeologia dei suolo. Le condizioni per il loro uso variano notevolmente in
Paesaggi e Telerilevamento) stanno conducendo da anni presso relazione alla geologia, al tipo e all’uso del suolo e al clima 110.
il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Univer- In particolare, è necessaria la buona visibilità (cielo terso inver-
sità di Siena. Il progetto, condotto a scala regionale con partico- nale) e la luce radente (all’alba e al tramonto) che mette in ri-
lari affondi sulla provincia senese (soprattutto nell’ambito del salto, per mezzo degli effetti di luce e ombra (shadowmarks),
progetto di cartografia archeologica provinciale), prevede l’ana- elementi invisibili al livello del suolo. Altre classiche tecniche
lisi integrata di immagini satellitari e foto aeree, con controllo per l’individuazione di siti archeologici sono quelle dei soil-
diretto sul campo delle anomalie riscontrate ed eventuale veri- marks (tracce del suolo) e dei cropmarks (tracce delle messi). Le
fica mediante altre metodologie di remote sensing (ad esempio, prime sfruttano i cambiamenti di colore, la tessitura e le sfu-
la magnetometria). Questo lavoro si propone, di fatto, il perse- mature che si possono osservare nei campi prima che la germi-
guimento di un obiettivo scientifico (la lettura di anomalie fina- nazione del grano copra il suolo (per questo è fondamentale
lizzata alla segnalazione di siti archeologici) e di un altro meto- effettuare i voli nel periodo giusto, con il terreno umido e
dologico, legato al raffronto dei risultati conseguibili mediante arato di fresco). I cropmarks, invece, si evidenziano nelle diffe-
immagine satellitare e foto aerea o ancora altre tecniche di inda- renze di colore e di altezza riscontrabili nei campi coltivati a
gine non distruttiva. cereali (o legumi o, in taluni casi, nei campi tenuti a erba), do-
vute a motivi di disturbo della crescita del vegetale per man-
Immagini aeree canza di acqua o carenza di altre sostanze nutrienti dettata
La fotointerpretazione aerea è una tecnica di ricerca tradizio- dalla presenza di strutture sotto la superficie. Tali differenze
nale in ambito archeologico, considerato che le sue prime ap- possono essere positive, nel caso di suolo umido (fossati, bu-
plicazioni si ebbero già all’inizio del secolo scorso (in corri- che), o negative, quando soprastanti a mura o altri depositi
spondenza dell’intensa attività militare del primo conflitto bel- impermeabili. Anche per la lettura dei cropmarks è necessario
lico mondiale) 106. Nel tempo, questo ramo disciplinare ha co- scegliere il periodo più opportuno, corrispondente a quelle sei-
otto settimane l’anno, quando si verifica la crescita delle sud-
98 Sulla necessità, almeno nei decenni scorsi, delle immagini satellitari per lo studio dette coltivazioni. Infine, un’ultima tecnica è legata ai voli su
dei dati ambientali e delle foto aeree per l’indagine mirata ai siti archeologici, si ri-
manda a TRÉMENT, 2000, pp. 3-4; CASSINIS, 1991; DEL PERO-TONELLI, 1990.
paesaggi ricoperti da neve, ghiaccio o brina: essi assicurano in-
99 RENFREW-BAHN, 2006, pp. 73-75.
100 A titolo esemplificativo citiamo l’interessante indagine svolta in Yemen su inse- pali tappe storiche dell’aerofotointerpretazione (limitatamente ai paesi anglosassoni)
diamenti di epoca preistorica: CLEUZIOU-INIZAN-MARCOLONGO, 1992. a partire proprio dagli anni Venti, si rimanda a MUSSON-WHIMSTER, 1992, p. 462.
101 CAMBI, 2011, pp. 88-89. 107 A testimonianza del grande sviluppo della disciplina a livello metodologico, pos-
102 MARCOLONGO-BARISANO, 2000, p. 20. siamo citare un’ampia manualistica di riferimento: GIULIANI, 1964; PICCARRETA,
103 GABBANI et alii, 1992; PASQUINUCCI et alii, 2000. 1987; COSCI, 1988; ALVISI, 1989; NECCI, 1992; CERAUDO-PICCARRETA, 2000;
104 MASELLI-MEAZZINI-PRANZINI, 1988. CAMPANA-MUSSON-PALMER, 2005; CAMPANA-FORTE, 2006.
105 GABBANI et alii, 1994. 108 Sulla tecnica stereoscopica applicata all’indagine archeologica per l’individua-
106 Le prime applicazioni archeologiche della fotografia aerea risalgono all’inizio del zione di microrilievi come indicatori di strutture sommerse a bassa profondità si ri-
XX secolo e furono effettuate sulla città di Ostia tramite pallone aerostatico. Nel manda a MARCOLONGO-BARISANO, 2000, pp. 19-20.
1913 vennero eseguite foto zenitali di scavi in Sudan mediante aquilone (sir Henry 109 CAMPANA-FORTE, 2001, p. 11.

Wellcome). A partire dalla Prima guerra mondiale la pratica ebbe grande sviluppo e 110 MUSSON-WHIMSTER, 1992, p. 443 e p. 447. Per una rassegna dei principali fe-

fu presto utilizzata per l’individuazione di siti in Europa, Medio Oriente, America nomeni sfruttati dalla fotografia aerea, si rimanda a MUSSON-WHIMSTER, 1992, pp.
eccetera (RENFREW-BAHN, 2006, pp. 68-73). Per una sintetica rassegna delle princi- 451-456. e a RENFREW-BAHN, 2006, pp. 68-73.

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fatti la soppressione delle differenze di colori distraenti e, in search School” a Rosia (Sovicille, Siena) 114. In una settimana
condizioni di luce radente, facilitano notevolmente la lettura di scuola e centoventotto ore complessive di volo, è stato accu-
di tracce delle strutture sommerse. L’interpretazione di tali evi- mulato un enorme patrimonio (seimilatrecento foto) di im-
denze mediante le tecniche appena passate in rassegna è stata magini aeree della Toscana (e, in minor quantità, di regioni li-
notevolmente facilitata, negli ultimi decenni, dalla diffusione mitrofe, fino a raggiungere l’Abruzzo), scattate con obiettivi
di programmi informatici di trattamento grafico. Essi consen- mirati, in particolare su zone della provincia senese (tav. XV).
tono, lavorando sui livelli di colore, sui contrasti, o ancora me- Per questo, erano state preventivamente fornite, agli organizza-
diante l’applicazione di filtri, di mascherare elementi di di- tori, le evidenze archeologiche più significative catastate all’in-
sturbo ed esasperare le differenze cromatiche dell’immagine, terno della piattaforma GIS della Carta Archeologica della Pro-
facilitando la lettura delle anomalie. La possibilità di georefe- vincia di Siena, in modo che da esse potessero essere facil-
renziare e rettificare le immagini digitali a disposizione, per- mente ricavate le coordinate di localizzazione e le estensioni
mette inoltre il loro caricamento all’interno di piattaforme delle aree di rinvenimento.
GIS. Esse costituiscono così un ulteriore livello informativo,
sovrapponibile a basi cartografiche e a localizzazioni di siti in- Le tecniche terrestri
dividuati con altre tecniche di ricerca. Le tecniche terrestri consentono di acquisire e interpretare al-
Rispetto alle immagini satellitari, le foto aeree garantiscono cune proprietà costitutive del terreno che, soprattutto se uti-
una risoluzione molto alta e un’ampia copertura a costi relati- lizzate in modo integrato, possono fornire un insieme siste-
vamente bassi. La fotointerpretazione, in vero, ha avuto mag- matico di informazioni utili all’interpretazione delle testimo-
gior sviluppo nei paesi dell’Europa centro-settentrionale (Gran nianze antropiche del passato. Fra le tecniche terrestri, pos-
Bretagna in particolare), mentre ne è sempre stato fatto un uso siamo riconoscere due principali metodologie di ricerca,
piuttosto limitato nei paesi mediterranei. Questo è principal- quelle geofisiche e quelle geochimiche.
mente imputabile alla topografia accidentata e alla copertura
vegetazionale molto diversificata. Questi due fattori, combi- Metodologie geofisiche 115
nati, condizionano notevolmente la produzione delle imma- Permettono la ricognizione del sottosuolo mediante misura-
gini e inducono problemi di rappresentatività e di lettura delle zioni, effettuate dalla superficie terrestre, delle variazioni spa-
anomalie 111. Ciononostante, non mancano buoni esempi di ziali e temporali di determinate grandezze fisiche, attraverso
applicazione di tecniche fotointerpretative. In Toscana, un le quali ricostruire natura, dimensioni e profondità delle
lungo lavoro di segnalazione di anomalie ricavate dai vari re- strutture sepolte.
pertori di voli aerei a disposizione (voli GAI del 1954, voli Le metodologie geofisiche comprendono una vasta gamma
EIRA del 1976 e vari altri voli regionali) è stato eseguito da di tecniche 116; ma a trovare maggior applicazione in archeolo-
Cosci ed è confluito all’interno dell’Atlante dei Siti Fortificati gia sono essenzialmente quelle elettriche, quelle magnetiche e i
della Toscana 112 (tav. XIV). Nell’ambito della provincia se- sistemi radar (che tratteremo più avanti, separatamente) 117.
nese, e del relativo progetto di cartografia archeologica, tutte le
indagini sui comprensori comunali hanno sempre contem- Le tecniche elettriche 118 sono fondate sul principio della
plato l’analisi fotointerpretativa, ottenendo risultati più che resistività, per cui “il suolo conduce tanto più facilmente l’e-
soddisfacenti 113. Il Dipartimento di Archeologia e Storia delle lettricità – cioè oppone una resistenza tanto minore al pas-
Arti dell’Università di Siena, in collaborazione con l’English saggio di una corrente elettrica – quanto più alto è il suo
Heritage ha inoltre organizzato, nella primavera del 2001 (in grado di umidità” 119. La resistività è un dato caratteristico
concomitanza con l’abrogazione del divieto di riprese fotogra- dei vari materiali del suolo: ciascuno di essi fornisce valori
fiche oblique sul suolo italiano), una “Aerial Archaeology Re- differenti, dalla lettura dei quali è possibile risalire alla sua ti-
pologia e ai suoi componenti. Oltre al tipo dei materiali, altri
fattori influenzano particolarmente la resistività:
111 TRÉMENT, 2000, p. 3.
112 FRANCOVICH-GINATEMPO, 2000.
113 Un’esaustiva analisi sulle potenzialità della fotointerpretazione nell’ambito delle 114 Per una sintetica descrizione dello svolgimento e dei risultati della scuola si ri-

indagini topografiche è stata effettuata, relativamente al comprensorio chiantigiano, manda a STOERTZ, 2001.
da Valenti (VALENTI, 1995, pp. 26-27). Largo spazio alle tecniche fotointerpretative 115 Per una panoramica sulle tipologie di indagini geofisiche, sulla loro applicazione

digitali è stato dato da Campana nell’ambito della pubblicazione relativa al territorio in archeologia e sull’illustrazione delle varie fasi di studio di un contesto archeologico
di Murlo (CAMPANA, 2001. Per l’illustrazione del metodo vedi pp. 49-56). Ottimi si rimanda a PIRO, 2001.
risultati sono stati conseguiti anche sul territorio di Chiusdino (NARDINI, 2001, pp. 116 A proposito delle varie tecniche afferenti alle metodologie geofisiche, si segnala il

32-36 per gli aspetti metodologici), in particolare legati a un’indagine mirata sul lavoro svolto a Sentinum (MEDRI, 2008a; MEDRI, 2008b) nel quale sono state effet-
complesso monastico di San Galgano (NARDINI, 2001, pp. 173-177). Infine, un ot- tuate indagini tanto di tipo magnetometrico (HAY-BOTTACCHI, 2008) quanto di
timo esempio di analisi fotointerpretativa (integrata ai dati ricavati da altre forme di tipo elettrico (BOTTACCHI, 2008) la cui verifica ha permesso di evidenziare una so-
indagine preliminare) è legato alle fasi d’indagine preliminare del sito di Poggio Im- stanziale corrispondenza fra i differenti dati rilevati.
periale a Poggibonsi. Sono stati utilizzati, nell’occasione, fotogrammi acquisiti da 117 Oltre alle tecniche descritte di seguito, possiamo annoverare anche i metodi si-

voli regionali, velivoli da turismo e palloni aerostatici: le tre piattaforme hanno for- smici, che misurano le proprietà elastiche degli elementi, e quelli gravitometrici, ba-
nito risultati molto interessanti individuando anomalie differenti. Queste sono state sati invece sullo studio delle microvariazioni della gravità legate alla distribuzione dei
successivamente riunite all’interno della piattaforma GIS dello scavo e integrate ai materiali nel sottosuolo.
dati pertinenti alla ricognizione, all’indagine geomorfologica e ai dati progressiva- 118 Per una sintesi sulle proprietà e sulle tecniche della metodologia elettrica si ri-

mente derivati dallo scavo. Per un approfondimento si rimanda a VALENTI, 1993; manda a HESSE, 2000.
VALENTI, 1996a, pp. 27-34; VALENTI, 1999, pp. 152-155. 119 RENFREW-BAHN, 2006, 1995, p. 88.

41
– tessitura (ripartizione granulometrica degli elementi se- Metodologie geochimiche
condo le relative dimensioni); Alla base di queste tecniche è la stretta correlazione fra inse-
– coerenza nell’assemblaggio degli elementi fra loro; diamenti antichi e alta concentrazione di fosforo nel suolo.
– porosità degli elementi; Infatti, “i componenti organici dei rifiuti lasciati dall’occupa-
– tenore di acqua; zione di un sito possono scomparire, mentre i componenti
– natura mineralogica degli elementi; inorganici restano nel terreno; si possono analizzare anche il
– sali e ioni presenti sciolti nell’acqua libera. magnesio e il calcio, ma i fosfati sono più facilmente analiz-
Dal rilevamento della resistività del terreno si può facilmente zabili e si rivelano di maggior valore diagnostico” 124. In so-
dedurre la presenza di un suolo umido, di materiale compatto al stanza, gli elementi archeologici nel sottosuolo lasciano
suo interno eccetera. Nessuna delle tecniche di misurazione 120 tracce chimiche, individuabili anche negli strati superiori,
raggiunge grandi profondità, mentre rischia di essere alterata che permettono di ricostruire le aree di localizzazione dei de-
dalla temperatura e dall’umidità, o dall’eventuale vicinanza di positi. Per questo tipo di analisi è quindi necessario prelevare
forti concentrazioni metalliche o elettromagnetiche. campioni di terreno a intervalli regolari per misurare il loro
Successivamente alla fase di rilevamento, sarà l’archeologo a contenuto di fosfato e quindi di fosforo. Le tecniche geochi-
dover stilare una griglia interpretativa per la decifrazione, in miche, riconoscendo elementi non diversamente rilevabili,
termini di evidenza archeologica, dei valori di resistività. A cia- sono spesso utilizzate in archeologia in forma complemen-
scun tipo di anomalia sarà quindi associabile una particolare tare alle indagini geofisiche. Dalla loro integrazione con i più
forma di deposito archeologico (quelli più facilmente identifi- tradizionali metodi della ricognizione di superficie e del tele-
cabili sono murature, pavimentazioni, fossati eccetera). rilevamento, è possibile ricostruire un’immagine dettagliata
Mappando su piattaforme GIS i risultati, sarà possibile ri- di elementi di particolare interesse archeologico. Il principale
costruire forma ed estensioni delle varie tipologie di strutture limite di questa metodologia è costituito dai lunghi tempi
o di materiali presenti nel sottosuolo. Questo significa poter necessari alla costruzione di una griglia per il prelievo rego-
tracciare (e perimetrare con un ovvio grado di approssima-
lare dei campioni, e alle operazioni di raccolta, peso e analisi
zione) murature, strutture, fossati o qualsiasi altra entità rico-
degli stessi 125.
nosciuta sotto la superficie d’indagine.
Il grosso vantaggio delle tecniche terrestri è di consentire la
Le tecniche geomagnetiche 121 si basano sulla misurazione modulazione della risoluzione sulla base delle esigenze (tipo
del campo magnetico terrestre, che varia nel tempo e di luogo di superficie, tipo di informazione desiderata eccetera). Il pro-
in luogo, in orientamento e intensità, anche in funzione della blema è quello di trovare il giusto compromesso fra la risolu-
presenza di campi statici prodotti da sorgenti locali (fra le quali zione del dato e i tempi necessari a ottenerla 126.
i depositi archeologici). La misurazione avviene attraverso ma- Esse risultano particolarmente utili anche per supplire alle
gnetometri (quattro differenti tipi) 122 in grado di registrare gli inadeguatezze delle tecniche aeree e spaziali, permettendo
elementi archeologici rilevando le distorsioni che essi produ- l’indagine in siti non individuabili tramite fotointerpreta-
cono nel campo magnetico terrestre 123. Altri strumenti utili zione. Inoltre, diventano un prezioso strumento laddove, so-
allo scopo sono quelli elettromagnetici che, al contrario di un prattutto nelle aree a vegetazione stabile, la tradizionale rico-
magnetometro, producono essi stessi campi magnetici alterni gnizione di superficie non può garantire adeguati risultati in
attraverso i quali rilevare la risposta del suolo (per questo rien- fase di controllo a terra delle informazioni 127.
trano negli strumenti pertinenti ai metodi attivi). L’automatizzazione di tali indagini consente di visualizzare
Tale metodologia, utilizzata abbastanza frequentemente in e trattare i dati attraverso l’uso dello strumento informatico:
archeologia, risulta piuttosto prolifica in quanto il materiale
le piattaforme GIS rappresentano un ottimo contenitore per
antropico è più o meno magnetico, o magneticamente su-
la gestione di eterogenee tipologie di informazioni. Nello spe-
scettibile, rispetto al terreno circostante. In particolare, è in-
cifico, assicurano l’integrazione delle metodologie terrestri
dicata per l’individuazione di fosse e fossati o di strutture ed
elementi ricchi di minerali magnetici: argilla cotta (quindi con le tradizionali tecniche di ricognizione e di telerileva-
focolari e fornaci), oggetti in ferro eccetera. In generale, rico- mento, rispetto alle quali, esse si pongono come risorse com-
nosciamo due differenti forme di fruizione: plementari. Per quanto concerne le modalità di rappresenta-
– localizzazione di siti archeologici ancora sconosciuti; zione digitale, è possibile la restituzione in forma puntiforme
– mappatura dei dettagli di presenze già note. (tecnica a densità di punti), in forma lineare (tecnica a linee
di livello) e in forma superficiale (perimetrazioni) o ancora
120 Per una rassegna delle principali tecniche di rilevamento della resistività si ri- tramite formato raster-grid nel quale a ciascuna cella viene as-
manda a HESSE, 2000, pp. 105-111 e a PIRO, 2001, pp. 282-285. segnato il corrispondente valore rilevato. Una volta registrati
121 Per una sintesi sulle proprietà e sulle tecniche della metodologia geomagnetica si

rimanda a JORDAN, 2000 e a PIRO, 2001, pp. 276-281.


all’interno dei GIS, i dati possono essere valutati attraverso
122 Per una descrizione dei quattro tipi di magnetometri si rimanda a JORDAN, 2000, analisi statistiche e spazio-dimensionali.
pp. 115-121.
123 Un valido esempio di applicazione dell’indagine geomagnetica a un sito archeo-
124 RENFREW-BAHN, 2006, pp. 93-94.
logico è quello di Hephaestia, nel quale L. Cerri ha indagato una vasta area della
quale ha fornito una mappatura molto dettagliata. Il contributo di presentazione del- 125 RENFREW-BAHN, 2006, pp. 93-95.
l’indagine è molto chiaro anche per quanto concerne gli aspetti metodologici della 126 TRÉMENT, 2000, p. 3.

ricerca: CERRI, 2008. 127 CAMPANA-FORTE, 2001a, p. 11; PIRO, 2001, pp. 273-274.

42
Le metodologie a microonde (sistemi radar) e delle strutture in esso contenute, almeno per quanto con-
I radar (Radio Detection and Ranging, ossia rilevamento e mi- cerne le piccole profondità. Ha avuto sviluppi in molti ambiti
sura delle distanze per mezzo di radioelettricità) sono sistemi disciplinari, fra i quali l’archeologia (lettura delle stratigrafie e
che operano nel campo delle microonde. Il loro funziona- individuazione di strutture nel sottosuolo).
mento è basato su un generatore di energia che viene colle- “Il georadar, basandosi sulla emissione e propagazione di
gato a un’antenna in modo da inviare onde elettromagnetiche impulsi elettromagnetici nel terreno e sui fenomeni di rifles-
in una determinata direzione. Tale antenna riceve l’eco ri- sione e rifrazione che essi subiscono nella loro propagazione,
flessa dalle superfici, che viene elaborata in maniera tale da individua discontinuità geometriche ed elettriche nel sotto-
costituire un’immagine digitale. suolo, risultando pertanto particolarmente influenzabile dai
Tali sistemi rientrano nella gamma dei metodi attivi e pos- parametri elettrici del terreno” 131. La strumentazione, come
sono essere utilizzati sia nel telerilevamento (riprese radar ad per i radar aerei, è costituita da un’unità centrale per la tra-
alta quota) sia nella prospezione terrestre (georadar). I diversi smissione di impulsi e da antenne (o sensori) per la capta-
tipi di applicazione sono utilizzati per il perseguimento di zione degli echi.
specifiche finalità, fornendo dati e indicazioni differenti. I risultati vengono rappresentati sotto forma di grafici (o
profili GPR) che, acquisiti a intervalli regolari e ravvicinati,
Riprese radar ad alta quota 128 vengono successivamente agganciati ai nodi di una griglia re-
golare. Questi dati, inseriti all’interno di piattaforme GIS,
I radar montati su aerei o satelliti elaborano il segnale riflesso
consentono la generazione di matrici tridimensionali che rap-
dalle superfici 129 per tutto il tempo in cui esse risultano illu-
presentano il volume dei depositi archeologici sommersi.
minate dall’antenna. Essa è posta lateralmente rispetto alla
traccia di volo così da poter separare, sulla base del tempo di
ritorno del segnale, gli oggetti posti a distanze differenti. I Le metodologie laser (sistemi LiDAR-Light Detection and
problemi legati a questo tipo di ripresa sono la produzione di Ranging)
zone d’ombra dietro agli eventuali ostacoli al segnale (come le La tecnologia LiDAR è per molti aspetti simile a quella radar,
montagne). Ciò comporta la necessità di ripetere il rileva- dalla quale si discosta però per il fatto di lavorare non con le
mento dai lati opposti. microonde, bensì mediante impulsi laser 132, per la precisione
I vantaggi garantiti dai sistemi radar sono la possibilità di lunghezze d’onda ultraviolette. Il procedimento alla base del si-
procedere alle riprese anche in condizioni meteorologiche proi- stema è però identico, dal momento che la distanza rispetto al-
bitive per le classiche tecniche di telerilevamento, come la pre- l’oggetto da misurare viene rilevata mediante calcolo del tempo
senza di nebbia o nuvole. Inoltre, onde particolarmente ridotte intercorso fra l’emissione dell’impulso e la ricezione del segnale
permettono di penetrare fra gli ostacoli alla visibilità creati dai di ritorno. Rispetto al radar, la tecnologia laser scanner 133 pre-
manti arbustivi, dalle foglie degli alberi o da ghiaccio e sabbia. senta il vantaggio di garantire una maggiore risoluzione e defi-
I maggiori svantaggi sono invece legati a deformazioni (diffi- nizione del rilievo in virtù di una maggiore riflessione di deter-
cilmente correggibili) determinate dalla geometria delle riprese. minati oggetti e materiali che invece possono risultare poco o
Altre forme di disturbo, dovuto a interferenze del segnale, sono per nulla visibili ai radar. Inoltre i laser producono un fascio
invece correggibili applicando filtri del tipo “passa basso”. molto stretto, coerente e denso che consente quindi una map-
L’uso del telerilevamento a microonde, in archeologia, patura di maggior dettaglio se paragonata a quella del radar 134.
trova applicazioni nella registrazione dell’umidità del suolo (e Anche in questo caso, l’applicazione di tale tecnologia è du-
quindi nell’individuazione di canalizzazioni e paleoalvei), e plice, potendo essere sia aerea che terrestre, e copre vasti settori
nell’individuazione di insediamenti antichi. Le immagini di- che spaziano dalla topografia alla geologia, dall’ingegneria alla
gitali ottenute, riportate su piattaforme GIS, consentono in- fisica dell’atmosfera, per arrivare ai beni culturali. In archeolo-
fatti la mappatura delle emergenze rilevate. gia è ormai molto diffusa e sfruttata in vari ambiti, dallo scavo
alla macro scala territoriale, attraverso scansioni di reperti, mo-
Riprese radar a livello del suolo (GPR-georadar) 130 numenti e stratigrafie (nell’ambito terrestre) o di interi com-
Il metodo GPR-Ground Penetrating Radar, meglio conosciuto
con l’espressione georadar, è una di quelle tecniche d’indagine 131 PIRO, 2001, p. 286.
132 Laser è l’acronimo di Light Amplification by the Stimulated Emission of Radiation,
sviluppate negli ultimi anni al fine di fornire immagini ad alta
traducibile in amplificazione di luce tramite emissione stimolata di radiazioni.
definizione (dell’ordine della decina di centimetri) del terreno 133 La tecnologia laser scanning è nata negli anni Novanta del secolo scorso con l’in-

tento di creare strumenti in grado di garantire rilievi topografici di alta precisione in


tempi estremamente rapidi, specie se rapportati con le tecniche di rilievo più tradi-
128 Per una trattazione più esaustiva del telerilevamento tramite metodi radar e per la pre- zionali. Le sue enormi potenzialità hanno favorito un considerevole sviluppo e
sentazione dei primi importanti casi studio in Sudan e in Cambogia (città di Angkor) si un’ampia gamma di applicazioni.
rimanda a CAMPANA-PRANZINI, 2001, pp. 42-44. Per la presentazione di altri significativi 134 In merito alla precisione e alla risoluzione di un fascio laser può essere indicativo

progetti (svolti in America centrale) si rimanda a RENFREW-BAHN, 2006, p. 75 e, per l’I- uno studio sperimentale, svolto presso l’Università di Mainz (Austria) fra 2003 e
talia (Largo Palmieri, Napoli, Pompei), a TRÉMENT, 2000, pp. 4-9. 2004 dal professor Boehler e da Andreas Marbs, indirizzato alla comparazione dei
129 L’intensità del segnale è proporzionale alla rugosità della superficie e al contenuto differenti tipi di laser scanner proposti sul mercato. Si tratta di un’analisi comparativa
di acqua nel suolo (BARISANO-MARCOLONGO, 2000, p. 20). che fornisce, al di là del giudizio su alcuni dei differenti modelli all’epoca disponibili,
130 Per una più completa presentazione della tecnica georadar si rimanda a PIRO, interessanti valutazioni sulle capacità di rilievo di questa tecnologia. Per approfondi-
2001, pp. 285-287. menti si rimanda dunque a BOEHLER-MARBS, 2005.

43
prensori e ampie porzioni di paesaggi (nel caso di sensori avio- In archeologia la principale applicazione passa ovvia-
trasportati). Tuttavia, secondo lo stesso ragionamento col mente attraverso la creazione dei DTM, eliminando invece
quale vogliamo escludere il GPS dal novero delle applicazioni tutti i punti di strutture sopra il suolo (in particolare gli al-
di remote sensing, anche nel caso della tecnologia laser scanning beri) per la verifica di eventuali anomalie, soprattutto in
preferiamo in questo capitolo presentare i soli sistemi LiDAR zone a copertura boschiva (in Toscana circa il 50% del terri-
basati sull’uso degli scanner sui velivoli, in quanto strumenti torio), non riscontrabili mediante immagini aeree o verifica
utili alla lettura del territorio e di eventuali anomalie morfolo- diretta sul terreno.
giche. Le applicazioni terrestri rientrano invece piuttosto nel- Tale metodologia è stata sperimentata a partire dal 2005 an-
l’ambito del rilievo e quindi rimandiamo ai capitoli successivi che sul territorio provinciale, grazie all’acquisizione ed elabora-
la sua più dettagliata descrizione 135. zione, da parte dell’Area di Archeologia Medievale, nell’ambito
La strumentazione di base per procedere a un rilievo Li- del progetto Cultura 2000 (European Landscapes: Past, Present
DAR è costituita, oltre ovviamente al mezzo di trasporto, dal and Future), di alcune aree campione sul quale sono state av-
laser scanner, da un GPS integrato a una piattaforma inerziale viate varie analisi sforzandosi anche di diversificare il tipo di co-
IMU (per il controllo di rollio, beccheggio e imbardata), e da pertura boschiva (macchia mediterranea, bosco misto, conifere)
un computer per la registrazione dei dati rilevati. A comple- al fine di verificare eventuali diverse rese dello stesso strumento
tare questo pacchetto una o una serie di stazioni GPS a terra. in corrispondenza di contesti differenti. Ma oltre all’esperienza
I dati GPS, integrati appunto con il dispositivo IMU, con- senese, sempre maggiori risultano le applicazioni del LiDAR in
sentono di ottenere la mappatura della traiettoria di volo e archeologia, in alcuni casi ottenendo anche risultati decisa-
l’assetto del sensore attivo nel dominio del tempo. La sopra mente soddisfacenti 138: sebbene di recente introduzione, tale
citata integrazione avviene però solo dopo il calcolo della tecnologia è di fatto ormai entrata a pieno titolo fra le possibili
traiettoria DGPS, per la quale viene utilizzata la stazione ma- metodologie d’indagine dell’archeologia dei paesaggi.
ster ubicata a terra in corrispondenza di un punto di posi- In conclusione, possiamo dire che complessivamente, le
zione nota. In alternativa si possono utilizzare, qualora dispo- tecniche di remote sensing trovano applicazione nell’arco del-
nibili per il territorio in questione, delle reti di stazioni per- l’intero ciclo di ricerca. Alcune possono essere utilizzate già in
manenti (un esempio è la rete VRS-ASSOGEO) 136. fase di impostazione delle ipotesi preliminari e, successiva-
In fase preliminare, viene individuata l’area da rilevare e di mente, per la loro verifica o per l’implementazione dei dati,
conseguenza si organizzano piani di volo per mezzo di stri- soprattutto nelle zone per le quali non è possibile praticare
sciate parallele (di ampiezza variabile sulla base dello stru- l’indagine topografica diretta o ottenere risultati dalla fotoin-
mento adottato), seguendo in questo la medesima metodolo- terpretazione (ad esempio, le aree boschive) 139.
gia propria delle levate fotogrammetriche. La stagione più I maggiori limiti riscontrabili sono legati all’impossibilità
propizia per questo genere di lavoro è ovviamente quella in- di ottenere datazioni assolute; piuttosto, in alcuni casi, si pos-
vernale, nella quale minore è la copertura vegetativa e quindi sono fornire cronologie relative (per esempio con la tecnica
più semplice è il rilevamento della superficie terrestre. dell’infrarosso termografico). A ciò si aggiunga che ciascuna
Il post-processamento prevede invece una serie di opera- tecnica può essere applicata solo in particolari contesti, favo-
zioni utili a “pulire” il rilievo, attraverso il filtraggio (con il revoli per scala d’intervento, tipologia di dato ricavabile e
quale si procede a eliminare i punti di disturbo), e successiva- condizioni ambientali. Un ultimo appunto riguarda il fatto
mente l’interpolazione della massa di punti acquisiti. Me- che l’applicazione delle tecniche di remote sensing comporta
diante i dati GPS si calcola la posizione del velivolo durante
giche e morfologiche delle aree a rischio. Da queste esperienze sono state elaborati vari
le riprese scanner e conseguentemente si georeferenzia il ri-
contributi di carattere scientifico sulla metodologia LiDAR e la sua applicazione aerea.
lievo assemblando così anche le differenti strisciate al fine di Per quanto concerne le principali problematiche legate alle riprese laser scanning e alla
ottenere un’unica mappatura per l’intera area di rilevamento. qualità del dato GPS nel corso del volo si rimanda a FALCHI et alii, 2001. Per una me-
A partire da tali punti, gli algoritmi di interpolazione consen- todologia di filtraggio delle riprese laser e conseguentemente per il passaggio dalla ge-
nerazione di un DSM a un DTM si rimanda a FAZIO, 2001 e BROVELLI et alii, 2001.
tono di creare un DTM (Digital Terrain Model) per la rappre- Infine, per un confronto fra DTM costruiti attraverso differenti metodologie (laser
sentazione della superficie del suolo (e delle eventuali anoma- scanning e rilievo topografico tradizionale) si rimanda a AL-BAYARI et alii, 2001. Altri
lie) e un DSM (Digital Surface Model) con il quale vengono interessanti contributi metodologici sull’applicazione del laser scanning aereo sono
invece rappresentate tutte le superfici riflettenti (suolo, vege- BARBARELLA-LENZI-MANCINI, 2004; CROSILLA et alii, 2005.
138 Fra i progetti più recenti svolti in Italia vogliamo segnalare il progetto APSAT
tazione, edificato eccetera) 137. che, sotto la direzione di G.P. Brogiolo, intende studiare i paesaggi agrari, minerari e
pastorali del Trentino medievale anche e soprattutto attraverso le risorse messe a di-
135 Per una descrizione più dettagliata della tecnologia laser scanning nelle sue appli- sposizione dalla tecnologia LiDAR (COLECCHIA et alii, 2011).
cazioni “terrestri” e quindi come strumento destinato principalmente al rilievo, cfr. 139 Questa metodologia di ricerca è quella utilizzata nel progetto Carta Archeologica

V.2.c., Il laser scanning. della Provincia di Siena: in particolare, viene fatto un massiccio uso delle immagini
136 Per approfondire questi aspetti si rimanda ad AL-BAYARI-DUBBINI-LENZI, 2005 e aeree e satellitari trattate al calcolatore. Esse vengono analizzate in fase preliminare
FAZIO-GUSELLA, 2007. per l’individuazione di anomalie che verranno successivamente verificate tramite in-
137 Dal punto di vista metodologico, in Italia sono state effettuate interessanti speri- dagine diretta sul campo. L’impostazione dell’indagine prevede infatti un uso com-
mentazioni da parte di topografi già a cavallo del nuovo millennio; un caso studio che binato della ricognizione (sui seminativi e sulle aree a coltura stabile) con la fotoin-
ha fornito ottime indicazioni è costituito dalle zone franose limitrofe al fiume Sarno in terpretazione (su tutto il territorio, con particolare attenzione alle aree boschive). Per
Campania, interessate dai tragici eventi franosi nel 1998 e quindi oggetto negli anni approfondimenti si rimanda a FRANCOVICH-VALENTI, 1999, pp. 171-173 e FRAN-
successivi di un’intensa attività di rilievo e monitoraggio delle componenti idrogeolo- COVICH-VALENTI, 2001, pp. 89-91.

44
competenze specifiche (quindi, spesso, la necessità di un ap- ricerca e tematiche di interesse, nonché obiettivi e finalità
poggio esterno) e costi talvolta non indifferenti per la frui- prioritarie dei vari progetti sono fattori che interagiscono
zione della strumentazione o per l’acquisizione dei dati. Si nella definizione di un percorso di costruzione e gestione
pensi, per esempio, alle spese necessarie a un volo aereo o al- della cartografia archeologica che per ciascuna esperienza si
l’acquisto (o all’affitto) dell’apposita strumentazione o ancora realizza in forma originale e spesso differente rispetto ad al-
all’acquisizione di immagini satellitari ad alta risoluzione. tre pur simili iniziative. Passando rapidamente in rassegna
Di contro, l’eterogeneità degli ambiti d’applicazione delle tutte le principali Carte Archeologiche promosse nel corso
varie metodologie garantisce ampi orizzonti di intervento e degli anni all’interno del nostro Paese, non potremmo in-
molteplici casi di studio indagabili tramite almeno una (o più fatti non constatare differenze, a volte anche sostanziali, fra
di una) fra le tecniche precedentemente presentate. Per questo, le modalità di gestione e di divulgazione dei dati, anche dal
è molto utile riuscire a integrare le varie tipologie d’indagine, punto di vista informatico. Manca, in prima battuta, un
ottenendo dati diversificati e conseguentemente un maggior modello di riferimento unitario per la catastazione del dato,
grado di affidabilità dell’informazione prodotta: un’analisi così a partire dalla modalità di restituzione cartografica per arri-
approfondita viene chiaramente riservata ai contesti ad alta vare a quelle di gestione complessiva e alla definizione di
potenzialità archeologica o per ricavare un’informazione di quale debba essere l’oggetto e l’unità di base di un progetto
maggior dettaglio rispetto a quanto già emerso in superficie di cartografia archeologica. I pochi punti di riferimento co-
tramite prospezione topografica. Queste procedure, infatti, muni possono essere individuati nelle schede di unità topo-
aiutano nella ricostruzione della topografia del sito, per la grafica ministeriali e poco più. Per il resto, un vasto ed estre-
quale la ricognizione sui campi non sempre è in grado di for- mamente eterogeneo mosaico di esperienze e interpretazioni
nire indicazioni esaustive. Si possono quindi ottenere dati to- degli strumenti di cartografia archeologica che spesso scon-
pografici più precisi senza dover necessariamente ricorrere alle fina in un eccessivo particolarismo e in un’ingiustificata
tecniche distruttive dello scavo, spesso troppo impegnative dal molteplicità di impostazioni, scale di lavoro e standard di
punto di vista delle risorse e dei tempi richiesti.. Esse forni- documentazione: redigere una serie di thesauri che possano
scono inoltre informazioni utili anche in fase d’impostazione accomunare i vari ricercatori impegnati nei differenti pro-
d’indagine stratigrafica, in quanto permettono di orientare getti nazionali sarebbe oggi impresa improba e sostanzial-
con precisione l’apertura delle aree d’intervento, grazie alla let- mente irrealizzabile 142. Preso atto di queste marcate diffe-
tura delle strutture riconosciute 140 (tav. XVI). renze e del fallimento di qualsiasi iniziativa, anche re-
In definitiva, è possibile ricorrere a metodologie differenti a cente 143, mirata a stabilire criteri univoci e omogeneità di
seconda della scala di indagine. Al livello macro o semi-micro gestione, non intendiamo certo proporre il nostro progetto
(indagini su contesti comunali, provinciali o regionali) le tec- come “sistema di riferimento” da adottare, essendo piutto-
niche più idonee sono quelle del telerilevamento aereo e satel- sto consci del fatto che il nostro contributo non rappresenta
litare o delle riprese RADAR e LiDAR ad alta quota; al livello che l’ennesima divulgazione di una metodologia di lavoro
micro del singolo sito, invece, risultano preferibili i metodi di specifica e frutto, come tante, di un’esperienza particolare e
prospezione geofisica, oltre alla prospezione aerea (utilizzabile probabilmente non riproducibile. La nostra attenzione è
quindi in entrambi i casi). Nell’operare tale distinzione, è op- semmai mirata alla ricerca di un “minimo comune denomi-
portuno ricordare come la superficie studiata sia inversamente natore” che possa garantire un proficuo interscambio di po-
proporzionale alla definizione dell’immagine ottenuta 141. che ma essenziali informazioni fra i differenti progetti in
atto, lasciando a ciascuno la possibilità di svolgere il proprio
2.c. L’informatica a supporto della ricerca: risorse e strumenti secondo i canoni operativi e metodologici ritenuti più ade-
per rinnovate metodologie di ricerca e di condivisione guati 144. In questo senso, l’informatica offre gli strumenti
Il lavoro di schedatura e mappatura della risorsa archeolo- necessari all’accennata operazione di allineamento del dato
gica diffusa è fortemente condizionato dall’impostazione ritenuto essenziale e offre al contempo, attraverso i webGIS,
teorica e applicativa alla sua base: filosofie di lavoro e ap- i mezzi per una reale e ampia condivisione dell’informa-
procci metodologici, procedure e strumenti, questionari di
142 Una panoramica di alcuni thesauri prodotti da importanti progetti di ambito cul-

turale è presente in D’ANDREA, 2006 (pp. 101-118), il quale comunque sottolinea


140 Per un esempio di applicazione di tecniche di remote sensing (nel caso specifico fo- come “di frequente, tuttavia, l’obiettivo della lista di valori controllati è piuttosto
tointerpretazione secondo tre differenti quote d’acquisizione delle immagini) finaliz- quello di salvaguardare una metodologia di classificazione e descrizione e non di assi-
zata al riconoscimento delle strutture precedentemente all’apertura dello scavo (caso curare una piena e totale integrazione di contenuto e di significato tra dati conservati
di Poggio Imperiale a Poggibonsi), si rimanda a VALENTI, 1993 e VALENTI, 1996a. in differenti repositories” (D’ANDREA, 2006, p. 102).
Più recentemente, è stata sistematicamente utilizzata la prospezione geomagnetica per 143 Al proposito si ricorda, ultima di una lunga lista di iniziative in tal senso, l’ap-

l’impostazione dello scavo attualmente in corso in località Santa Cristina in Caio (Co- prezzabile operato della Commissione paritetica per la realizzazione del Sistema infor-
mune di Buonconvento). L’indagine, svolta da Laura Cerri, ha consentito di impo- mativo archeologico delle città italiane e dei loro territori che ha prodotto un docu-
stare l’apertura delle aree e i risultati verificati con lo scavo sono stati decisamente mento finale nel quale ha indicato una serie di linee guida da adottare su scala nazio-
buoni, avendo costantemente individuato le strutture che ci erano state precedente- nale e sul cui rispetto sarebbero chiamate a garantire e vigilare le Soprintendenze
mente segnalate grazie alla mappatura delle restituzioni magnetometriche riscontrate. (CARANDINI, 2008, pp. 199-207). Tuttavia, lo sforzo profuso non ha sostanzial-
Per approfondimenti: <http://archeologiamedievale.unisi.it/santa-cristina/indagine- mente avuto alcun seguito e l’iniziativa, anche a distanza di anni, non ha finora
di-superficie/le-indagini-magnetometriche>. avuto alcuna ricaduta per quelli che erano gli intenti di partenza.
141 TRÉMENT, 2000, pp. 1-2. 144 SALZOTTI, 2009b.

45
zione. In tale direzione si è mosso il progetto internazionale Abbiamo ritenuto necessaria questa breve introduzione per
“FastiOnline” 145 che rappresenta oggi quanto di più vicino meglio contestualizzare il pluriennale lavoro di gestione infor-
a un grande contenitore comune si possa immaginare nel matica del progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena.
nostro paese, anche se in esso è possibile localizzare e con- Gli sforzi prodotti non sono infatti stati mirati solo a una mi-
sultare l’informazione puntiforme degli interventi stratigra- gliore gestione interna delle banche dati, ma sono stati svilup-
fici e non quella diffusa e “minore” delle indagini topografi- pati anche con l’intento parallelo di rendere fruibili gli stessi
che. La risorsa informatica si profilerebbe quindi come stru- archivi anche all’esterno, in primis all’Amministrazione Provin-
mento ottimale per un’ampia e reale condivisione (senza se- ciale (e alle differenti competenze chiamate a governarne il ter-
guire le chimere della standardizzazione, ripetutamente e ritorio) e in seconda battuta alle Soprintendenze, alle comunità
inutilmente invocata negli anni passati) 146 che garantirebbe locali, ai turisti, alle realtà operanti sul territorio e infine, ovvia-
una maggior conoscenza e una più semplice lettura di mente, alla comunità scientifica. Gestire l’intero ciclo del dato
grandi banche dati continuamente implementate eppure mediante le risorse informatiche significa anche poter trasmet-
oggi sempre meno reperibili e consultabili nella loro com- tere l’informazione in qualunque momento e in qualsiasi sta-
plessità. Un simile problema è quanto meno anacronistico dio di sviluppo, dalle prime fasi di semplice mappatura dei rin-
nell’era della condivisione dell’informazione da parte della venimenti alle più esaustive interpretazioni finali dei contesti.
comunità globale. Altre esperienze 147 hanno insegnato che I criteri e le modalità informatiche alla base del progetto
non mancano gli strumenti per garantire una rapida e illi- sono ovviamente calibrati sulla strategia di ricerca e su que-
mitata diffusione dell’informazione, ma latitano forse le ca- sta si modulano nell’uso degli strumenti e nell’organizza-
pacità o la volontà di rendere tutto liberamente fruibile at- zione del dato. Su tali aspetti un fattore fortemente condi-
traverso strumenti digitali e reti telematiche, perseguendo zionante è rappresentato dalla scala di acquisizione e di ge-
un percorso di condivisione che presuppone ovviamente un stione dei dati, cui corrispondono specifiche tecniche e me-
processo di trasparenza e la conseguente disponibilità all’al- todologie di documentazione e organizzazione dei dati, a
trui giudizio e valutazione del proprio operato. partire da quelle di registrazione spaziale. Se nell’attività di
scavo è contemplato l’uso del disegno caratterizzato in scala
145 <www.fastionline.org>. Il progetto FastiOnline è un sito web basato su un data- 1:20 o il rilievo tramite stazione totale e laserscanning 148,
base caratterizzato da un’interfaccia piuttosto semplice e immediata, di facile fruizione che consentono una precisione millimetrica nelle operazioni
anche senza grandi competenze informatiche, che consente la visualizzazione dei dati di restituzione di oggetti, strutture e stratigrafie, nelle sche-
in forma alfanumerica (keywords predefinite dal sistema) ma anche sulla base della
loro localizzazione spaziale mediante un’applicazione GIS molto elementare, sulla
dature su vasta scala (siano esse derivate dalla letteratura
quale non sono possibili operazioni complesse che esulino dalla mera consultazione edita, dalle attestazioni archivistiche o da altre fonti) si ri-
dei singoli dati. A supporto dell’archivio (basato sul concetto di sito e includente i dati chiede piuttosto un’intensa attività di reperimento e orga-
essenziali: localizzazione, definizione, cronologia, enti e persone coinvolte nella ri- nizzazione della cartografia di base, dalla quale procedere
cerca), una sezione appositamente creata raccoglie contributi di dettaglio per alcuni
dei siti registrati all’interno del database e i riferimenti bibliografici (ed eventuali link)
alle operazioni di georeferenziazione. In questo senso, l’ado-
ad altri contributi pubblicati. A fronte di una grande facilità d’uso e a dati storico-ar- zione di sistemi GIS rappresenta la soluzione ottimale, con-
cheologici che, sebbene molto sintetici, appaiono comunque più sviluppati rispetto ad sentendo l’integrazione di dati redatti a scale fra loro diffe-
altri sistemi, i principali limiti di questo strumento risiedono in una capacità di con- renti e la consultazione di basi cartografiche multiscalari
sultazione piuttosto limitata, con possibilità di interrogazione e analisi del dato forse
troppo limitata per una suo proficuo utilizzo da parte della comunità scientifica. Il
nelle quali ciascun contesto può essere rappresentato me-
sito è il risultato di un progetto integrato e coinvolge tredici paesi compresi fra l’Africa diante il dettaglio più opportuno.
settentrionale e l’Europa orientale e ha il suo direttore in Christopher Smith (direttore La stessa strategia di ricerca adottata nell’esperienza senese
scientifico: Elizabeth Fentress; project manager: Helga di Giuseppe; software e assi- e mutuata dalla Spatial Archaeology, si sposa perfettamente
stenza tecnica: L-P Archaeology). Vive del sostegno primario del Packard Humanities
Institute e in Italia è supportato e realizzato in collaborazione con l’ICCD (Istituto con la struttura multiscalare della tecnologia GIS, che ben si
Centrale per il Catalogo e la Documentazione) e il MIBAC (Ministero per i Beni e le presta all’approccio attraverso le tre differenti scale d’inda-
Attività Culturali-Direzione Generale per i Beni Archeologici). Il progetto raccoglie gine (macro, semi-micro, micro), alle quali corrispondono
l’eredità dei Fasti Archeologici, una rivista contenente notizie brevi sugli scavi riguar-
altrettanti livelli di registrazione definiti dai rispettivi modelli
danti l’area dell’Impero romano a cura dell’Associazione Internazionale di Archeolo-
gia Classica (AIAC) edita fra il 1946 e il 1987. Dal 1998 il consiglio direttivo del- del dato. Le soluzioni informatiche architettate sono quindi
l’AIAC ha deciso di continuare la pubblicazione dei Fasti in modo innovativo (Fa- state mirate proprio al dialogo e all’interazione fra diversi li-
stiOnline) per registrare e diffondere i risultati delle indagini archeologiche recenti. velli d’indagine all’interno di un unico sistema di gestione,
146 A titolo esemplificativo si rimanda a D’ANDREA, 2006, pp. 77-100.
147 Rimanendo in ambito senese non possiamo non citare gli esempi di condivisione in
di cui il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena
real time dei contenuti e delle interpretazioni legate alle indagini stratigrafiche in corso non è che uno dei molti contenitori 149.
su due degli scavi che proprio dal progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena A un livello intermedio fra la schedatura dei grandi reper-
hanno avuto inizio: Miranduolo a Chiusdino e Santa Cristina a Buonconvento. Pro- tori di siti ricavabili dalla letteratura edita (scala macro) e la ri-
mossi e coordinati dalla cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Siena
(professor Marco Valenti) e gestiti secondo il know-how informatico maturato all’in-
cerca stratigrafica (scala micro), l’indagine topografica rappre-
terno del LIAAM, entrambi vivono sul doppio canale del sito internet, aggiornato quo- senta una via di mezzo (scala semi-micro) tanto per l’oggetto e
tidianamente e sede di presentazione integrale e approfondita dell’informazione, e delle
pagine Facebook, che prevedono invece un aggiornamento continuo direttamente dal
cantiere e costituiscono la sede virtuale di un continuo dibattito che sempre più spesso 148 Cfr. V.2.c., Il laser scanning e, in generale, a PERIPIMENO, 2007; PERIPIMENO,

esce dai confini del gruppo di ricerca per allargarsi ai contributi e alle critiche di utenti 2008 e PERIPIMENO, 2009.
esterni che dispongono degli strumenti necessari alla comprensione (e al giudizio) del- 149 Sulla strutturazione del sistema di archivi cfr. II.2.e., Il sistema di archiviazione

l’indagine. Per un approfondimento si rimanda a ISABELLA, 2012 e VALENTI, 2012. alfanumerica del dato territoriale.

46
la metodologia di studio quanto per il grado di dettaglio ri- tinuo lavoro di organizzazione dell’informazione alfanumerica
chiesto in fase di registrazione dei dati. L’aspetto più partico- mediante archivi relazionali che sono stati oggetto di progres-
lare è sicuramente costituito dalla tecnica di ricerca incentrata sive implementazioni e, negli ultimi tempi, di una totale ri-
principalmente sulla ricognizione, che consente specifiche strutturazione. Operando su scala territoriale, i principali pro-
forme di mappatura dell’informazione raccolta. Non è ovvia- blemi di archiviazione riguardano le differenti strutturazioni fra
mente richiesta la precisione centimetrica dello scavo ma non si una scheda di sito archeologico, inteso nella sua connotazione
possono ritenere sufficienti nemmeno i generici riferimenti storico-insediativa, e la classica scheda di unità topografica,
puntiformi che caratterizzavano i progetti di cartografia archeo- maggiormente imperniata sugli aspetti analitici della documen-
logica fino a pochi anni fa (in alcuni casi ancora oggi, per tazione prodotta sul campo piuttosto che sugli aspetti sintetico-
giunta, spesso su supporti cartografici pari o superiori tipologici pertinenti alla definizione di un sito. Quest’ultimo,
all’1:25.000). Le aree di spargimento dei reperti devono essere infatti, si definisce principalmente per mezzo di una sintesi in-
mappate in forma planimetrica senza necessariamente preve- terpretativa, in ottica diacronica, dei suoi caratteri insediativi e
dere una caratterizzazione interna, se non per tendenze generali non è necessariamente legato a una descrizione particolareg-
(aree a maggior densità di reperti o suddivisione sulla base della giata degli elementi e dei processi che ne hanno permesso la co-
tipologia, delle cronologie o delle valenze funzionali dei mate- dificazione. Prova ne sia il fatto che possiamo compilare schede
riali restituiti). Per un’azione di questo tipo, lo strumento ideale di sito anche ricorrendo alla letteratura edita (eventualmente
è sicuramente costituito dal GPS che consente, anche per mo- integrandola con le attestazioni storiche) e facendo affidamento
delli di fascia medio-bassa, una precisione sufficiente agli scopi, su interpretazioni altrui, per le quali si presuppone la validità
anche in considerazione dell’aleatorietà delle emergenze di su- dell’iter interpretativo, non senza la corretta assegnazione di un
perficie, soggette a continue ridefinizioni, di stagione in sta- grado di affidabilità. Viceversa, la scheda UT (unità topogra-
gione e di anno in anno, per forma e dimensioni. Gli applica- fica) si basa sulla descrizione delle evidenze materiali di un ri-
tivi GIS sono ormai predisposti all’importazione diretta dei stretto contesto, definito da un limite topografico (più o meno
dati rilevati con metodo satellitare e sono altresì in grado di delineabile, se pensiamo alle numerose evidenze sporadiche),
procedere a una conversione degli stessi dati fra proiezioni e si- per il quale si privilegiano la descrizione e la definizione dei ca-
stemi di riferimento diversi. A differenza dello scavo, per il ratteri e delle caratteristiche del singolo rinvenimento e del suo
quale possiamo pensare di allestire un’apposita piattaforma stato attuale, prima ancora che la sua contestualizzazione sto-
comprendente le sole piante della stratigrafia, l’informazione rico-spaziale. Tale operazione appartiene invece alla fase succes-
cartografata nel corso di una ricognizione non può prescindere siva, mediante la quale procediamo appunto alla sintesi di tutti
da un’adeguata base cartografica di supporto che consenta l’in- gli elementi a disposizione (unità topografiche, edito, fonti ar-
quadramento topografico del contesto di rinvenimento. Tal- chivistiche eccetera) finalizzata alla creazione di un sito, attra-
volta può anzi rendersi necessario, specie nei contesti rurali, verso il quale definiamo la consistenza storica, topografica e in-
procedere anche a un’integrazione dei supporti cartografici esi- sediativa di un contesto del quale, nella gran parte dei casi, non
stenti, mediante rilevamenti a stazione totale o GPS 150. Pro- abbiamo che alcune tracce a partire dalle quali procedere de-
prio in questi aspetti si evidenzia dunque il compromesso fra la duttivamente a un’interpretazione complessiva.
precisione del contesto “micro” (la perimetrazione è comunque Il processo appena presentato è stato sostanzialmente alla
una forma di rilievo di dettaglio, pur dell’ordine del metro, e base anche del lavoro di progettazione, implementazione e
l’integrazione cartografica presuppone l’uso di misurazioni revisione degli archivi alfanumerici allestiti nell’ambito del
strumentali) e la costruzione “macro” di apparati cartografici a progetto. Senza entrare nello specifico dei vari passaggi 152 e
scale utili (1:10.000) all’inquadramento generale di ampie por- dell’attuale strutturazione del database 153, ci limitiamo
zioni di territorio all’interno delle quali collocare siti con una quindi a illustrare gli step concettuali che hanno guidato il la-
precisione che talvolta può prevedere anche approssimazioni voro di aggiornamento delle banche dati.
dell’ordine delle decine di metri. Le indagini topografiche si In una prima fase gli archivi relazionali erano strutturati in
caratterizzano quindi come un contesto di studio basato sul- due principali contenitori: quello UT e quello di sito; all’in-
l’integrazione di varie fonti e supporti, che implica uno sforzo, terno di quest’ultimo confluivano tutti i dati relativi alla localiz-
a livello informatico, per la gestione simultanea di dati, strut- zazione e alla descrizione fisico-ambientale del contesto di ritro-
ture e informazioni anche decisamente differenti per scala, rap- vamento. In altri termini il concetto di sito era legato a quello
presentazione e fruibilità 151. Più in generale possiamo affer- di contenitore (il campo ricognito, l’area urbana, il nucleo abi-
mare che a ciascuna scala della ricerca corrisponde non solo tato eccetera) 154. L’informazione storico-archeologica era invece
una scala cartografica e del rilievo, ma soprattutto una gamma
di strumenti da saper gestire e adottare a seconda delle specifi- 152 Per una descrizione degli step d’avanzamento dell’architettura informatica del pro-
che esigenze e finalità del progetto o della fase dell’indagine. getto, compresi gli archivi, cfr. I.3., L’informatizzazione.
Oltre agli aspetti grafici e topografici della ricerca, la gestione 153 A tale proposito cfr. II.2.e., Il sistema di archiviazione alfanumerica del dato terri-

informatica del progetto ha presupposto anche un lungo e con- toriale.


154 È stato lo stesso Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione a dare al sito

archeologico “una chiara valenza topografica” facendone, in termini di archiviazione, il


150 Sulla costruzione di nuova cartografia cfr. V. La costruzione di nuova cartografia. modello schedografico più direttamente collegato al territorio. “Per Sito Archeologico si
151 Per un approfondimento sulle tematiche relative all’integrazione di scale e stru- intende un territorio o un oggetto con valenza territoriale, individuabile sulla carta in
menti per la gestione “globale” dell’informazione archeologica, almeno relativamente modo diretto o tramite riferimenti a delimitazioni topografiche, rilevabili sulla carta
all’esperienza senese, si rimanda a SALZOTTI, 2005c. (aree di coltura, impianti viari, urbanizzazioni). L’area del sito è un’entità geografica-

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inserita all’interno del modulo UT nel quale si spaziava dalla ziale ma soprattutto con una precisa fisionomia, frutto di un’in-
descrizione del rinvenimento alla sintesi storico-interpretativa terpretazione complessiva di ogni contesto, non basata sulle sin-
dell’evidenza. Sebbene conforme in linea di massima alle tradi- gole evidenze ma su un insieme di componenti coerenti dal
zionali schede ministeriali, tale strutturazione evidenziava però punto di vista cronologico, tipologico-insediativo e topografico.
dei grossi limiti in fase di analisi e organizzazione dei dati. A conferma della necessità di un simile passaggio, anche altri
L’informazione frammentata per UT non consentiva infatti di progetti all’interno del nostro Paese sono giunti, in maniera
raggruppare insiemi di emergenze coerenti (per tipologia o per completamente autonoma rispetto all’esperienza senese, a una
assemblamento funzionale) in un’unica entità storico-insedia- ridefinizione di sito che presenta forti analogie con il lavoro im-
tiva. Per questi casi specifici si sarebbe dovuta elaborare un’ulte- postato all’interno del nostro dipartimento 157.
riore scheda di “complesso archeologico” (CA) che avrebbe però Ovviamente la gestione informatica dei dati ha avuto un
rappresentato un altro grado di frazionamento (anche in senso peso determinante nei vari cambiamenti operati: del resto, la
gerarchico) della banca dati complessiva, ipotesi questa poco fruizione dei dati digitali richiede architetture concettuali molto
funzionale sia a livello concettuale che in termini di fruizione rigorose e precise. In questo è giusto riconoscere all’informatica
del dato. Al momento della ricerca (e della creazione dei temati- un ruolo fondamentale per garantire completezza e coerenza lo-
smi in ambiente GIS) i record esportati fotografavano quindi un gica nell’informazione catastata, a qualsiasi scala. Mancanze e
territorio caratterizzato più dalle presenze archeologiche odierne approssimazioni in fase di compilazione, o strutturazioni del
(quindi una carta del rischio) che da una visione complessiva dato poco funzionali alle interrogazioni che si intenderanno
della rete insediativa diacronica (cartografia tematica di carattere operare, si traducono infatti in risultati parziali se non addirit-
storico-archeologico). A titolo esemplificativo, potevamo avere tura errati, inficiando conseguentemente l’affidabilità e la vali-
una serie di abitazioni molto ravvicinate che non venivano però dità delle analisi effettuate sulle banche dati. Per questo la strut-
restituite come villaggio. Questo problema, certo non margi- tura degli archivi è stata concepita, e costantemente implemen-
nale, è stato superato attraverso una totale ricompilazione, con- tata, tenendo conto dell’uso che ne sarebbe stato fatto sia in fase
cettuale prima che fisica, del database relazionale pertinente al di consultazione alfanumerica che di elaborazione e analisi GIS.
progetto. Il punto di partenza è stato il sistema di archivi in uso In quest’ottica sono stati creati appositamente, all’interno dei
presso l’area di Archeologia Medievale dell’Università di database, alcuni campi mirati a particolari tipi di ricerca, di
Siena 155, progettato e realizzato da Vittorio Fronza all’interno stampo tematico, che consentissero di lavorare non solo sulla ri-
del LIAAM attraverso una lunga concertazione con i docenti di costruzione delle reti insediative, ma anche sullo studio della di-
riferimento (Francovich e Valenti) e con i ricercatori impegnati stribuzione e della manifestazione di particolari aspetti ricondu-
in varie forme di schedatura (dai reperti, agli scavi, alle indagini cibili ai quadri economici e sociali. È il caso della sezione “cate-
territoriali) e seguendo, dopo averle riadattate alle specifiche esi- gorie”, attraverso il quale per ciascun sito (e ciascuna unità to-
genze dell’area di ricerca, le linee guida formulate per il progetto pografica) l’informazione viene frammentata secondo le diffe-
“Carta Archeologica della Regione Toscana” da un apposito co- renti attestazioni che l’archeologo è stato in grado di ricono-
mitato tecnico scientifico fra il 1995 e il 1997 156. Il nuovo si- scere: tipi di reperti, testimonianze di attività produttive, mate-
stema vede nel contenitore Sito il punto di riferimento dei dati riali utilizzati, tipologie costruttive e insediative, destinazioni
catastati nell’ambito delle indagini territoriali e, all’interno di funzionali eccetera. Nel complesso sono state riconosciute circa
questo, il contenitore UT ne rappresenta di fatto uno dei possi- 50 categorie e per ciascuna di esse varie sottocategorie in grado
bili elementi utili alla sua determinazione. In pratica, i dati delle di meglio dettagliare l’informazione inserita. Questa organizza-
unità topografiche afferiscono al sito consentendo di caratteriz- zione dei dati risponde di fatto alla possibilità di generare speci-
zarlo anche attraverso le informazioni raccolte mediante rico- fiche ricerche dalle quali trarre dati quantitativi e tematismi car-
gnizione, le quali possono così integrarsi con eventuali altre tografici che si possano prestare ad analisi e mappe distributive,
fonti disponibili (edito, notizie storiche eccetera). Alla base di valutazioni comparative e varie elaborazioni spaziali. Nella
questo processo sta quindi la ridefinizione del concetto di sito, stessa direzione si pone la necessità di controllare le forme di in-
non più visto con una mera valenza topografica, ma piuttosto serimento dei dati attraverso thesauri 158 chiusi (o solo parzial-
come entità storico-insediativa, con una sua connotazione spa- mente aperti e comunque controllati) a lungo dibattuti e co-
struiti nel compromesso fra la necessità di limitare l’eccessivo
particolarismo e quella di garantire una gamma completa di va-
mente definita nella quale è distinguibile una concentrazione di presenze archeologiche, lori e definizioni al fine di non perdere il bagaglio informativo
siano esse oggetti mobili visibili sul terreno che testimoniano una frequentazione non
ben identificata, o siano invece anche oggetti territoriali immobili che caratterizzano la
delle ricerche prodotte. I vocabolari creati consentono di velo-
funzione dell’area in esame. La scheda di sito è stata concepita come una sorta di conte- cizzare le ricerche, evitando il rischio di escludere da esse valori,
nitore organico e riassuntivo che comprende tutti gli altri tipi di scheda più analitici uti- e quindi siti archeologici, per un banale vizio di forma e per una
lizzati per le singole evidenze archeologiche” (PANELLA, 2001, p. 19).
155 Per l’illustrazione dei principi base e della filosofia che sottende al lavoro di co-

struzione degli archivi alfanumerici secondo l’esperienza senese si rimanda a 157 In merito non possiamo non citare l’esperienza della Carta dei Beni Culturali
FRONZA, 2003 e FRONZA, 2009. della Regione Puglia, promossa nell’ambito della redazione del nuovo Piano Paesag-
156 Per una descrizione delle linee essenziali del progetto si rimanda a PELLICANÒ- gistico Territoriale Regionale (PPTR) avviato alla fine del 2007 con il coordina-
SASSOLI, 2001. Le linee guida per la redazione della Carta Archeologica della To- mento del professor Magnaghi. Per un approfondimento si rimanda a DI ZANNI-
scana sono presentate in LINEE GUIDA, 2001. Gli aspetti metodologici, tecnico- LAURENZA-VOLPE, 2008; VOLPE et alii, 2009 e LAMACCHIA, 2009.
informatici, schedografici e tecnologici sono stati presentati in PASQUINUCCI-SI- 158 Per un approfondimento su forme, utilità e applicazioni pratiche dei thesauri in

GNORE, 2001. archeologia si rimanda a D’ANDREA, 2006, pp. 101-118.

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codificazione non allineata dei vari record. Così come per il da- in progressiva costruzione e, sulla base di questi, eventualmente
tabase, i vantaggi di questi strumenti sono fondamentali anche di modificare in corso d’opera la strategia di ricerca.
per un corretto uso dei dati all’interno delle piattaforme GIS, In fase di registrazione, il fatto di poter acquisire dati diret-
nelle quali troppo spesso i tematismi risultano incompleti per tamente dalle più comuni strumentazioni di rilievo digitale
l’assenza di valori univoci e per le difficoltà riscontrabili nella (stazioni totali, GPS e, sempre più spesso, scanner tridimen-
formulazione di query eccessivamente articolate. sionali) garantisce un miglioramento e una maggior affidabi-
Gli strumenti approntati sono quindi stati progettati con la lità dei processi di posizionamento e caratterizzazione delle
finalità di consentire la perfetta integrazione fra archiviazione emergenze nello spazio tridimensionale.
alfanumerica e caratterizzazione spaziale e cartografica di un’u- L’interrogazione delle banche dati (che siano interne al
nica banca dati, attraverso un sistema di gestione improntato software GIS o più articolati database relazionali) e la successiva
sul binomio database-GIS. Nei prossimi due paragrafi inten- loro trasformazione in livelli informativi generabili a discre-
diamo quindi sviluppare più nel dettaglio le questioni metodo- zione dell’utente, offre la possibilità di organizzare meglio
logiche e informatiche connesse a ciascuno dei due sistemi di l’informazione (scansioni cronologiche, caratterizzazioni tipolo-
catastazione, con specifico riferimento alla gestione dei dati ar- giche eccetera) consentendo, in fase di interpretazione, il con-
cheologici territoriali e in particolare delle indagini topografi- fronto dei vari tematismi secondo chiavi di lettura diversificate.
che, ovviamente in rapporto all’esperienza sviluppata per la ge- Lo stesso materiale si presta anche ad analisi di tipo spaziale e
stione del progetto di cartografia archeologica provinciale. numerico-quantitativo per meglio comprendere le dinamiche
di distribuzione spaziale dei fenomeni storico-insediativi. In
2.d. L’innovazione tecnologica dei sistemi GIS e i suoi risvolti questo riconosciamo però anche un’arma a doppio taglio: le ca-
nelle metodologie di ricerca pacità tecniche di analisi, infatti, non sono assolutamente sino-
Abbiamo appena sottolineato come, nel perseguire gli obiettivi nimo di affidabilità del dato. Questa è comunque determinata
e le problematiche del progetto finora tracciati, non possiamo principalmente da altri fattori che poco hanno a che vedere con
ignorare l’aspetto fondamentale delle innovazioni e delle so- la tecnologia informatica e molto dipendono invece dalla capa-
stanziali modifiche metodologiche apportate dall’uso sempre cità di lettura, taratura e interpretazione storica dell’analista. È
più intensivo e sistematico degli strumenti informatici. A comunque innegabile il vantaggio che i software GIS (e i rela-
maggior ragione, non possiamo non sviluppare l’argomento in tivi moduli di analisi) offrono al ricercatore dal punto di vista
riferimento al progetto Carta Archeologica della Provincia di puramente tecnico e da quello, non meno importante, della ve-
Siena, che si è infatti caratterizzato, fin dai suoi esordi nei locità di elaborazione del dato. Un discorso a parte va invece
primi anni Novanta, per la volontà di procedere a una co- operato riguardo alle tecniche di analisi predittiva. A fronte di
stante informatizzazione dei dati e delle ricerche prodotte. varie sperimentazioni, a onor del vero più all’estero che in
In particolare, l’adozione dei sistemi GIS ha radicalmente Italia 160, continuiamo a nutrire seri dubbi sulla loro reale ese-
modificato, nel corso degli ultimi quindici anni, il modo di guibilità e sull’affidabilità dei responsi ottenibili. Pur trattan-
fare ricerca e ha soprattutto garantito una forte implementa- dosi di un campo di sperimentazione sicuramente affascinante
zione degli strumenti e delle tecniche di documentazione e di e dalle enormi potenzialità, ancora non abbiamo riscontrato ri-
lettura del dato. Si è inoltre registrato un grande salto di qua- sultati particolarmente positivi in alcuna delle esperienze svi-
lità nell’ottimizzazione dei tempi, rendendo più celeri e sem- luppate. Per stessa ammissione dei ricercatori impiegati nel
plici operazioni precedentemente molto più complesse e pro- campo, infatti, risulta ancora troppo difficile codificare una se-
lisse. Nello specifico, la presa di coscienza delle potenzialità rie di variabili (non tanto quelle ambientali, quanto quelle sto-
dei GIS ha determinato l’esigenza di svolgere le indagini terri- riche e più genericamente antropico-culturali, per non parlare
toriali in maniera differente, a partire dalle fasi di pianifica- degli aspetti casuali e spesso imprevedibili dell’agire umano) ne-
zione dell’indagine per arrivare a quelle di interrogazione, cessarie al raggiungimento di elaborazioni significativamente
analisi e restituzione. La possibilità di utilizzare cartografia affidabili.
numerica e di integrare dati rilevati da stazioni totali e GPS Per chiudere una prima e veloce panoramica sulle potenzia-
ha portato inoltre a grandi miglioramenti nell’ambito della lità della tecnologia GIS, occorre infine constatare come essa
georeferenziazione e del rilievo delle evidenze 159, ottimiz- abbia decisamente rivoluzionato il modo di proporre e veico-
zando tempi e modalità del lavoro sul campo. lare le ricerche: dalla consultazione diretta delle piattaforme
Rispetto ai criteri più tradizionali, le piattaforme GIS garan- GIS alla stampa, siamo ormai in grado di restituire il dato in
tiscono un controllo costante e progressivo degli step di ricerca, maniera completa e diversificata. Le cartografie finali, infatti,
non obbligando a procedere in maniera rigida e sequenziale, possono essere facilmente stampate, convertite in immagini di-
ma anzi favorendo un processo di continuo aggiornamento de- gitali (con i vari usi che ne possono derivare, dalla divulgazione
gli stadi di avanzamento, che possono più facilmente procedere via rete all’inserimento in video e produzioni multimediali) e
in parallelo. La velocità e la semplicità con le quali è possibile addirittura esportate in filmati tridimensionali ai quali può fa-
creare e modificare le viste, aggregando tematismi in costante cilmente essere abbinata la quarta dimensione, quella storico-
rinnovamento, consente infatti di valutare i quadri insediativi cronologica, giocando proprio sulla possibilità di un filmato di

160Fra le esperienze più significative in ambito internazionale ricordiamo quelle sta-


159 SALZOTTI-VALENTI, 2003; SALZOTTI, 2005b; SALZOTTI, 2008a; SALZOTTI, 2009a. tunitensi (KVAMME, 2011) e quelle olandesi (KAMERMANS, 2011).

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proporre un’evoluzione temporale. Le funzioni di restituzione chiamare alcuni principi più strettamente collegati alla proget-
del dato, sempre più implementate nell’ambito dei software tazione di sistemi informativi per l’archeologia. La complessità
GIS, rappresentano quindi la soluzione a uno dei maggiori della documentazione archeologica (sia da un punto di vista
problemi della cartografia archeologica, ossia l’inadeguatezza schedografico, sia per quanto riguarda il potenziale conoscitivo
dell’apparato cartografico per quantità di tematismi proposti e da estrarre) rende particolarmente delicata e impegnativa la
per qualità della rappresentazione (in precedenza si usava quasi progettazione di database in questo settore; si presentano infatti
esclusivamente la simbologia puntiforme su basi a bassa scala, esigenze difficilmente paragonabili a quelle che di solito si in-
spesso non più alte dell’1:25.000). La semplicità d’uso dei sud- contrano per gli ambiti più tradizionalmente interessati alla ge-
detti moduli permette, anche a un utente senza particolari stione digitale di archivi alfanumerici e/o spaziali.
competenze in materia cartografica (quale può essere un ar- Seguendo alcune linee guida ormai consolidate all’interno
cheologo), di produrre facilmente carte tematiche di supporto del nostro gruppo di lavoro, nell’approccio al design della so-
ai cataloghi per la presentazione delle ricerche effettuate. luzione informatica qui descritta ci siamo basati su alcuni
In definitiva, a essere beneficiato dagli indubbi vantaggi fi- principi molto generali che hanno guidato complessivamente
nora solo accennati, è l’intero ciclo di trattamento dell’informa- la fase progettuale:
zione archeologica territoriale. Sotto questo aspetto, è però fon- – necessità di una chiarezza concettuale nella modellazione
damentale operare una distinzione preliminare riguardo agli del dato;
obiettivi che si intendono perseguire nell’ambito della ricerca. – necessità di uno schema agile che consenta una compila-
In particolare, occorre specificare strumenti e finalità della car- zione speditiva senza sacrificare le potenzialità analitiche;
tografia archeologica propriamente detta rispetto alla cartogra- – aderenza alle metodologie della ricerca, cercando un com-
fia tematica 161. La prima, strettamente legata alla restituzione promesso fra le esigenze legate all’informatizzazione del
topografica delle evidenze, trova applicazione principalmente dato e le specificità dei progetti di survey archeologico da
nel campo della tutela e della pianificazione. La seconda, in- gestire all’interno del database;
vece, è destinata a un uso scientifico del dato e finalizzata alla – centralità del dato spaziale e necessario collegamento multi-
comprensione dei processi storico-insediativi, proponendosi direzionale con gli oggetti spaziali delle piattaforme GIS.
quindi prevalentemente come strumento di analisi e di sintesi. Il database dedicato alla gestione del dato territoriale e dei
Non sempre i vari progetti promossi su scala territoriale rispon- progetti di ricognizione archeologica è stato pensato a partire
dono a entrambe le finalità. A seconda degli enti promotori (le dal 2004 come una parte aggiunta del DBMS Carta Archeo-
Soprintendenze, ad esempio, si propongono obiettivi differenti logica, la principale soluzione di archiviazione in uso presso il
dalle realtà universitarie o di altri enti di ricerca) possono LIAAM. Nel primo momento dello sviluppo, dopo un ap-
quindi essere privilegiate ora l’una ora l’altra dimensione. In proccio alle problematiche specificatamente inerenti l’ambito
questo quadro, il progetto Carta Archeologica della Provincia di di indagine, abbiamo dato assoluta priorità alla modellazione
Siena si accomuna ad altre iniziative in ambito italiano per la del dato partendo dal suo livello più alto, quello concettuale.
volontà, già precedentemente illustrata, di rispondere a en- Seguendo l’impostazione generale del DBMS Carta Archeo-
trambi gli obiettivi e si presenta quindi come un’esperienza logica si è cercato di giungere, attraverso una logica di tipo
completa, che mira a sfruttare in toto mezzi e potenzialità della object-oriented, a uno strumento che fosse in grado di coniu-
ricerca e conseguentemente delle applicazioni informatiche. gare rigore formale, esaustività nella rappresentazione del dato
e un livello di sintesi tale da garantire sufficiente agilità nella
2.e. Il sistema di archiviazione alfanumerica del dato fruizione. In ogni elaborazione di un sistema informativo,
territoriale questo è un momento cruciale dal quale dipende in buona
Fin dalla sua fondazione, nei primi anni Novanta del secolo parte l’efficacia in termini di potenzialità analitiche e agilità
scorso, il LIAAM si è occupato di Database Management e, a d’uso dello strumento sviluppato.
monte di questo, della modellazione del dato in ambito ar- Durante questa fase si è affrontato anche un ulteriore aspetto
cheologico. Senza voler tornare sulle impostazioni di fondo critico per una buona riuscita del lavoro: la granularità del dato
delle ricerche condotte e degli strumenti prodotti dal laborato- (cioè il grado di dettaglio della documentazione che vogliamo
rio (a partire dal protagonismo dell’archeologo, passando per la produrre, sia al livello delle entità, sia al livello dei singoli attri-
necessità di un’architettura del dato aperta, fino ad arrivare alle buti di ciascuna entità). In generale, occorre ponderare con
imprescindibili esigenze di condivisione del dato e trasparenza molta attenzione le scelte da fare al riguardo in quanto influi-
nella sua presentazione pubblica) 162, può essere invece utile ri- scono fortemente sulla fruibilità della soluzione e, nel caso di
un’errata valutazione iniziale, si possono presentare problemi
161
non indifferenti di riprogettazione della soluzione. In generale,
AZZENA, 1989; AZZENA, 1997, pp. 40-41.
162 A tale proposito si veda VALENTI, 2009 per un inquadramento generale dell’approc- nel nostro caso le esigenze raccolte suggerivano di evitare una
cio “senese” all’informatica applicata all’archeologia; riguardo alle questioni più attinenti strutturazione del dato troppo complicata, che si sarebbe potuta
all’archeologia pubblica e alle potenzialità offerte dalle più recenti tecnologie risulta utile
anche l’introduzione, sempre di Marco Valenti, al seminario “Lo scavo e il web 2.0. Per-
corsi/pratiche/riflessioni” (3 febbraio 2011, Siena, Collegio Santa Chiara), il cui filmato alle problematiche degli archivi informatizzati in ambito archeologico si rimanda a
è disponibile sul Mediacenter del Portale di Archeologia Medievale dell’Università degli FRONZA, 2009 e FRONZA, 2003 (quest’ultimo resta ancora valido nel complesso, seb-
Studi di Siena <http://archeologiamedievale.unisi.it/mediacenter/video/seminari/392>. bene risenta di un’impostazione leggermente più tecnica e in alcune sue parti sia ormai
Per le questioni più specificatamente dedicate alle tecniche di Database Management e superato dall’avanzamento tecnologico e teorico/metodologico).

50
rivelare decisamente controproducente; dati troppo specifici di- Riprendendo quello schema (per altro in buona parte coin-
ventano difficili e onerosi da gestire, sia per quanto riguarda la cidente, almeno sul piano concettuale, con il nostro orienta-
progettazione informatica, sia e soprattutto per l’effettivo uti- mento metodologico), l’oggetto “sito archeologico” ha assunto
lizzo dello strumento con particolare riferimento alle operazioni un ruolo di assoluta centralità nel modello del database e, in
di Data Entry, di importazione della documentazione pregressa quanto tale, ha determinato anche molte scelte operate per la
e, più in generale, di proficua fruizione dello strumento. soluzione dedicata al dato territoriale che qui affrontiamo; si
Non intendiamo in questa sede stilare un documento tec- tratta perciò di un concetto che necessita di essere chiaramente
nico di descrizione dello schema sul quale si fonda il DBMS, ed esaustivamente enucleato. Se “uno dei principali compiti
operazione che imporrebbe una descrizione di dettaglio per dell’archeologo è quello di localizzare e registrare la posizione
ogni singolo elemento (tabelle, campi, controlli, do- di siti” 166, occorre però rilevare come il termine “sito”, utiliz-
mini/vocabolari) di un sistema di archiviazione piuttosto zato in tutti gli ambiti della ricerca archeologica e riferito alle
complesso ed elaborato. Riteniamo invece più conveniente più disparate realtà, non trovi una definizione chiara e univoca
inquadrare lo schema generale e i principi teorici sui quali si in diverse pubblicazioni manualistiche più o meno recenti 167;
fonda il DBMS Carta Archeologica del quale, come detto, la fra le varie possibilità, nel nostro caso abbiamo deciso di adot-
soluzione per la gestione del dato territoriale fa parte; proce- tare come punto di partenza quello di Colin Renfrew e Paul
deremo quindi a chiarire alcuni principi che sono stati alla Bahn: “I siti archeologici possono essere intesi come luoghi in
base della modellazione del dato specifico e, infine, verranno cui si rinvengono insieme manufatti, elementi, strutture e resti
descritte brevemente le singole sezioni della scheda in modo organici e ambientali. Per praticità d’esposizione si può ulte-
da offrire una panoramica complessiva dello strumento utiliz- riormente semplificare definendo il sito archeologico come il
zato per l’archiviazione del dato alfanumerico. luogo in cui si identificano tracce significative delle attività
umane” 168.
Il DBMS Carta Archeologica 163 Nel nostro caso, quindi, per sito archeologico si deve in-
L’avvio del progetto “Archeologia dei Paesaggi Medievali” 164 e tendere un insieme di evidenze materiali di origine antropica
l’imprescindibile necessità a esso correlata di poter disporre di (o, più raramente, naturale), indagate attraverso gli strumenti
un unico strumento di archiviazione al quale ricondurre la metodologici propri dell’archeologia e rilevanti ai fini della ri-
vastissima mole dei dati prodotti, è coinciso con un articolato costruzione storica di una rete insediativa o, in senso più lato,
momento di progettazione e sviluppo del DBMS Carta Ar- di un paleopaesaggio 169.
cheologica; nel 2001, infatti, è stata avviata una fase di lavoro
conclusasi all’incirca due anni dopo con il completamento principali istituzioni coinvolte (quattro per il Ministero dei Beni Culturali e Ambien-
della struttura principale dell’archivio tutt’ora in uso presso il tali, cinque per la Regione Toscana, sei per la Soprintendenza Archeologica per la To-
LIAAM. L’obiettivo, piuttosto ambizioso, è stato quello di scana, uno ciascuno per le Università di Firenze, Pisa, Siena, Perugia, 3 per l’Istituto di
Studi Etrusco-Italici, due dell’Istituto CNUCE di Pisa); la commissione è stata rinno-
creare uno strumento che, attraverso uno schema estrema- vata con delibera della Giunta Regionale in data 14.9.1998. La redazione dell’architet-
mente flessibile e facilmente aggiornabile, consentisse di ge- tura del dato si conforma allo standard CIDOC-ICOM 1995 (Comité International
stire in modo completo e all’interno di una cornice unitaria i pour la Documentation-Conseil International des Musées, Groupe de travail sur les si-
dati prodotti da qualsiasi tipologia di indagine archeologica. tes archéologiques; Maison de l’UNESCO), rispetto al quale sono state introdotte leg-
gere modifiche su aspetti secondari; è stata inoltre tenuta presente, e verificata, la com-
Vari livelli di approfondimento graduale e successivo dove- patibilità con il tracciato proposto dall’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la
vano mantenere agile la fruizione senza per questo dover ri- Documentazione). Un primo sistema di Data Entry testato sulla provincia di Livorno è
nunciare alla registrazione della complessità. stato presentato nel 1999 (PASQUINUCCI-SIGNORE, 1999).
166 RENFREW-BAHN, 2006, p. 60.
Fin dal suo concepimento e dalla sua prima progettazione 167 La definizione del concetto non viene affrontata, ad esempio, in pur validissimi
logica, il DBMS Carta archeologica si è conformato al mo- manuali quali DONATO-HENSEL-TABACZYNSKI, 1986 e GUIDI, 1999; anche nel re-
dello regionale. Dal 1997 al 2000, infatti, un’apposita com- cente dizionario archeologico curato da Riccardo Francovich e Daniele Manacorda
missione istituita dalla Regione ha lavorato alla stesura delle (FRANCOVICH-MANACORDA, 2000), non è previsto un lemma “sito archeologico”
(presente invece la voce “sito/non sito” di cui si discuterà più avanti). Le stesse Linee
Linee Guida per la redazione della Carta Archeologica della Guida per la redazione della Carta Archeologica della Toscana descritte sopra non
Toscana, giungendo nel 1999 a una prima realizzazione ap- esplicitano la nozione.
plicativa delle norme elaborate 165. 168 RENFREW-BAHN, 2006, p. 38. Rispetto alla citazione riportata, il testo prosegue fa-

cendo qualche esempio e specificando i concetti di elemento e struttura, citati nella de-
finizione di sito: “Così una città o un villaggio è un sito, ma lo è anche un monumento
163 Nel paragrafo che segue, come anticipato, si delineano in modo sintetico alcuni isolato come Serpent Mound nell’Ohio o Stonehenge in Inghilterra. Allo stesso modo
fondamenti teorici, metodologici e informatici sui quali si basa il DBMS Carta Ar- un gruppo di strumenti in pietra o un gruppo di cocci dispersi su una superficie pos-
cheologica, in buona parte riprendendo e sintetizzando FRONZA, 2005, pp. 413-434. sono rappresentare un sito occupato soltanto per poche ore, mentre nel Vicino Oriente
164 Per un inquadramento del progetto, ma soprattutto per un resoconto delle atti- una collinetta, o tell, segnala un sito occupato dall’uomo forse per migliaia di anni”.
vità e dei risultati del primo quinquennio (2000-2004), cui si riferisce anche la defi- 169 Per una distinzione fra la Landscape Archaeology di derivazione anglosassone e

nizione degli strumenti qui descritti, si vedano i contributi specifici presenti in l’approccio italiano all’archeologia di superficie si veda VALENTI, 1989 (soprattutto
FRANCOVICH-VALENTI, 2005. pp. 9-27); l’argomento è ripreso e sintetizzato in VALENTI, 1999a, pp. 9-10, secondo
165 LINEE GUIDA CARTA ARCHEOLOGICA, 1998. Seguendo i suggerimenti della Euro- il quale le ricerche in ambito nazionale “possono essere raccolte sotto la dizione di
pean Convention on the Protection of the Archaeological Heritage (1992) promossa dalla ‘archeologia delle reti insediative’, poiché non ci occupiamo, o lo facciamo rara-
Comunità Europea, il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato il progetto mente, dell’impatto e delle trasformazioni che l’uomo opera sul paesaggio; quasi mai
della Carta Archeologica con delibera n. 223/7.3.1995 e ha nominato un comitato tec- alla ricostruzione della rete insediativa e delle sue complesse relazioni si accompagna
nico-scientifico con decisione del 29.3.1995, composto da esperti provenienti dalle un’ampia ricostruzione delle realtà ambientali e dei suoi mutamenti nel tempo”.

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Entrando più nello specifico, un sito archeologico, per es- situazione. I dati sono catastati in archivi dedicati definibili
sere definito tale all’interno del DBMS Carta Archeologica, come moduli che restano invisibili all’utente; questi vengono
deve possedere tre requisiti: utilizzati in varie combinazioni da un’altra classe di archivi che
– Coerenza spaziale. Va intesa in due modi: da un lato un sito abbiamo definito contenitori, in ciascuno dei quali è prevista
deve essere localizzabile e georeferenziabile (con maggiore l’implementazione di una particolare classe di dati. Gli archivi
o minore precisione, concetto che però prescinde dagli contenitore sono quindi dotati di interfaccia utente per il Data
aspetti concettuali del requisito); dall’altro deve essere deli- Entry, le query e, più in generale, l’elaborazione del dato; con-
mitabile nello spazio. tengono, a livello di architettura, i soli identificatori relazionali
– Coerenza cronologica. Un sito deve possedere una durata, so- indispensabili per il collegamento ai moduli nei quali sono ca-
litamente espressa attraverso una raccolta di intervalli crono- tastati i dati.
logici che formano un’evoluzione diacronica; come accade A questi archivi contenitori si affiancano le librerie, tabelle
per la coerenza spaziale, dal punto di vista concettuale non è anch’esse dotate di interfaccia utente, che contengono una se-
importante l’ampiezza dell’arco cronologico coperto o la rie di dati di supporto utili alla compilazione delle schede con
precisione della datazione, purché questa possa essere indivi- particolare riferimento alla definizione dei domini per gli at-
duata e delimitata nel tempo e non subisca interruzioni 170. tributi più complessi.
– Coerenza interpretativa. In ciascun momento della sua evo- Un ultimo tipo di archivi ha caratteri di ausiliarietà; sono
luzione diacronica e morfologica, il sito deve rientrare in utilizzati dal DBMS per lo svolgimento di funzioni partico-
una griglia di categorie interpretative definite a priori e de- lari e collaterali alla gestione dei dati. Fra questi il più impor-
rivate dalle tematiche affrontate dalla storiografia archeolo- tante è certamente l’archivio liste valori, che regola il linguag-
gica; in buona sostanza, un sito deve apparire tale agli oc- gio utilizzato attraverso la definizione di tutti i vocabolari ne-
chi di un archeologo. cessari alla compilazione delle schede.
Pare evidente che la formulazione del concetto di sito fin Attualmente il DBMS Carta Archeologica si compone di
qui esposta va collocata su un piano di forte astrazione ri- oltre 110 tabelle, fra le quali 18 contenitori e 4 librerie; le al-
spetto all’evidenza materiale e di sintesi delle sole informa- tre, se escludiamo alcune tabelle ausiliarie, sono tutti
zioni caratterizzanti. La reale conoscenza di ciascun sito si moduli 171. La soluzione è gestita in rete locale attraverso la
pone invece a un livello chiaramente meno astratto e diretta- versione server del software FileMaker Pro; viene utilizzata,
mente connesso alle evidenze materiali riscontrabili sul ter- più o meno quotidianamente, da oltre venti persone fra do-
reno; è infatti costituita dalla somma di tutte le fonti disponi- centi, collaboratori e laureandi.
bili (edite, stratigrafiche, concentrazioni di materiali, studio
dei reperti, dati archeometrici, studio degli elevati eccetera), Il contenitore Unità topografiche
ciascuna delle quali può e deve avere un sistema di archivia- Se il contenitore Sito archeologico costituisce il perno attorno
zione indipendente. al quale ruota l’intero database, la sezione dedicata alla ge-
Da quanto detto, pare chiaro come il concetto di sito che stione dei dati provenienti dalle indagini territoriali trova il
abbiamo adottato è fortemente interpretato e mirato a un’alta suo fulcro nel contenitore Unità topografiche. Nello schema
efficienza durante le fasi della ricerca che puntano alla sintesi più generale dell’architettura fin qui descritta, le UT sono da
e alla ricostruzione storica. Una simile impostazione, per altro intendersi come un livello di approfondimento sul dato ma-
allargata a tutto il sistema informativo in uso presso il teriale “grezzo”; rappresentano infatti una delle classi informa-
LIAAM (comprese, ovviamente, le piattaforme GIS), oltre a tive direttamente derivate dalla ricerca sul campo che concor-
facilitare la comunicazione del dato archeologico al grande rono a formare la conoscenza di un sito.
pubblico, ha anche il vantaggio di adattarsi ottimamente agli Nella soluzione per la gestione dei dati da ricognizione sono
scopi di pianificazione territoriale, per i quali il dato più spe- esattamente questi due i contenitori di maggiore interesse. Oc-
cificatamente tecnico e di dettaglio assume minore impor- corre però rilevare come nel metodo di registrazione, soprat-
tanza rispetto alla qualità delle evidenze da tutelare. tutto per quanto riguarda il concetto di sito, vi sia una diffe-
In ogni caso, come anticipato, vari livelli di approfondi- renza rispetto ad altri progetti, di ricognizione; questi si ba-
mento consentono una gestione ottimale di tutti i dati pro- sano quasi sempre su una delle soluzioni individuate durante il
dotti, fino al singolo elemento della cultura materiale che costi- fecondo dibattito protrattosi per tutti gli anni Ottanta e parte
tuisce la traccia di un sito archeologico. L’architettura che sot- degli anni Novanta del secolo scorso, quando si sono messi a
tende il DBMS presenta infatti caratteristiche di modularità fuoco i concetti e gli strumenti per le indagini su scala territo-
che la rendono estremamente flessibile e adattabile a qualunque riale. In quel contesto ci si è concentrati dapprima su quale
evidenza fosse da intendere come sito da ricognizione di su-
170 Come interruzione nell’evoluzione diacronica si è intesa la perdita della memoria perficie e poi sulla distinzione dei siti dal cosiddetto off-site
di un sito passato da parte dei suoi nuovi abitanti. Perciò se nell’XI secolo si impianta
un castello su un precedente insediamento d’altura etrusco del quale rimangono 171 In particolare i contenitori sono: Sito, Progetto (di ricerca), Bibliografia, Edilizia,
tracce materiali, a livello concettuale si tratta di un solo sito, nonostante la lunga in- Unità stratigrafiche (comprende anche le unità stratigrafiche murarie), Attività, Strut-
terruzione insediativa. Se lo stesso castello si impianta su una frequentazione sporadica ture (scavo), Area/Ambiente (scavo), Settore (scavo), Quadrato (scavo), Periodo
di epoca preistorica, su uno sfruttamento agricolo di età romana o su qualunque altra (scavo), Fase (scavo), Unità topografiche, Presenza reperti, Reperti, Tipo, Famiglia, Ti-
evidenza rispetto alla quale i suoi fondatori non conservano memoria saranno da in- pologia. Le librerie, invece, sono: Comuni, Caratteristiche tecnologiche (reperti), Impa-
tendersi due siti separati che insistono fisicamente sulla stessa porzione di territorio. sti (reperti ceramici), Definizioni reperti.

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non-site 172; pur arrivando a chiarire molti aspetti del metodo pulsantiere principali si trovano in alto e a sinistra della scheda
di documentazione che riflettono implicitamente diverse con- vera e propria e consentono di effettuare le operazioni più fre-
cezioni di sito, occorre sottolineare come non ne sia scaturita quenti. La scheda stessa è divisa in una parte superiore nella
una definizione univoca 173. Fra i diversi approcci, quello che quale sono riassunte le informazioni principali riguardanti l’u-
più si avvicina all’idea sottesa dal DBMS Carta Archeologica si nità topografica e una parte inferiore dove si trovano i dati di
ritrova in un ormai classico contributo di Andreina Ricci del dettaglio suddivisi per classi di informazione/sezioni temati-
1983, dove viene introdotto il concetto di sito come luogo che. Una pulsantiera divide le due porzioni della scheda, con-
contenitore la cui conoscenza è rappresentata dalla somma di sentendo all’utente di navigare fra le principali sezioni che,
varie classi di informazioni 174. Ai nostri fini la proposta man- tutte assieme, formano la scheda di UT. Queste ricalcano fe-
tiene però un margine di ambiguità, dovuta soprattutto al delmente la modellazione concettuale e, su un piano logico, a
fatto di essere pensata specificamente per le indagini di super- ognuna corrisponde una tabella modulo nella quale sono ar-
ficie, mentre il DBMS Carta Archeologica, come detto, mira a chiviati i dati; le useremo perciò come filo logico per descri-
una gestione complessiva di tutti i dati prodotti attraverso in- vere brevemente lo schema del database e le principali voci (o
dagini archeologiche; il luogo sito può, infatti, essere inteso fi- campi) che compongono la scheda di unità topografica:
sicamente come un appezzamento di terreno (campo, vigna, – Riferimenti. Fa riferimento a un modulo in relazione 1:N
bosco eccetera), oppure in senso più astratto come un’entità con il contenitore e ospita quelli che, in generale nel
che abbia valenza storica unitaria (insediativa, produttiva, am- DBMS Carta Archeologica, vengono chiamati “Altri iden-
bientale eccetera) 175. Proprio in quest’ultimo senso, come di- tificatori”, cioè i riferimenti agli eventuali numeri o codici
scusso in dettaglio nel precedente paragrafo, va inteso il sito univoci assegnati alle evidenze registrate in precedenti si-
nel nostro sistema di archiviazione; quindi con una valenza stemi di archiviazione o comunque diversi dall’ID automa-
fortemente interpretata e non come semplice contenitore spa- ticamente attribuito. Solitamente si tratta, soprattutto nel
ziale. Al contrario, l’UT è vista come il dato “grezzo”, l’evi- caso di siti importati, degli identificatori utilizzati nel data-
denza materiale che (singolarmente, insieme ad altre UT ed base di origine (ad esempio, il numero di sito/UT dato ori-
eventualmente anche unitamente ad altre e differenti categorie ginariamente durante una ricognizione).
informative) forma la nostra conoscenza di un sito. – Dati schedatura. Sezione presente in tutti i contenitori del
Ciò si riflette chiaramente anche sullo schema del DBMS DBMS per tenere traccia di ogni intervento effettuato
Carta Archeologica e, in particolar modo sul contenitore delle sulla scheda e di ogni persona che ha contribuito alla sua
unità topografiche nel quale confluiscono tutti i dati rilevati sul redazione (corrisponde a un modulo in relazione 1:N con
campo. Sul piano dell’architettura logica, come ogni archivio il contenitore). Voci caratterizzanti sono la data dell’inter-
contenitore, anche quello delle UT eredita una serie di moduli vento effettuato (creazione, modifica, aggiornamento ecce-
di utilizzo comune e, in parallelo, ne possiede alcuni specifica- tera), la sigla del progetto e la persona di riferimento; a
tamente dedicati alla registrazione del dato da ricognizione. questi si aggiunge un campo testuale per ospitare eventuali
Allo stesso modo, anche l’interfaccia utente 176 presenta ca- osservazioni.
ratteri di uniformità con il resto del database, sia da un punto – Localizzazione. Anche questa sezione riprende un modulo
di vista grafico, sia per la disposizione degli elementi. La parte (relazione con cardinalità 1:1) usato da molti contenitori e
centrale e principale della finestra è dedicata ai dati; le due accoglie informazioni utili a una localizzazione (non geore-
ferenziata) dell’oggetto della schedatura (nel nostro caso l’u-
172 Per una summa sintetica ed efficace sull’evoluzione dei sistemi di documenta- nità topografica). Ai riferimenti amministrativi convenzio-
zione delle emergenze di superficie e del concetto di sito che ne traspare si veda VA- nali (nazione, regione, provincia, CAP, comune, indirizzo)
LENTI, 1995, pp. 35-38. L’argomento è sviluppato anche in CAMBI-TERRENATO,
1994, pp. 168-174 (con ampi riferimenti bibliografici alla situazione italiana ed eu- si aggiungono alcuni attributi più puntuali. Ad esempio, è
ropea) e in GUIDI, 1999, p. 15; una breve panoramica (corredata di bibliografia es- possibile associare l’UT a una località e a un comprenso-
senziale) si ha in TERRENATO, 2000c. rio 177; è previsto anche un campo descrittivo nel quale po-
173 In proposito è esplicito TERRENATO, 2000c, p. 280: «La definizione di sito e le

procedure da impiegare per la sua documentazione restano insomma un punto an-


ter inserire informazioni più estese sull’esatta collocazione
cora particolarmente controverso nel dibattito metodologico globale». (nella quale si citano spesso riferimenti territoriali evidenti)
174 RICCI, 1983. Nella proposta dell’autrice il sito è composto da unità topografiche e le eventuali indicazioni sull’accessibilità delle evidenze.
(UT) e attività (AT): le prime corrispondono alle evidenze materiali della concentra- – Descrizione UT (fig. 1). Come si intuisce facilmente dal
zione di reperti in superficie nel suo complesso; le seconde a singole attività ricono-
scibili all’interno di una concentrazione.
nome si tratta di una delle sezioni specifiche dedicate alla so-
175 CAMBI-TERRENATO, 1994, p. 168 rilevano, se pur implicitamente, tale ambi- luzione per la gestione dei dati da ricognizione di superficie,
guità: “La distribuzione dei manufatti nei campi coltivati è stata articolata in aggre- corrispondente nello schema del database a un modulo in
gati definiti siti fin dai primi progetti in cui essa è stata presa in considerazione. Si relazione 1:1 con il contenitore; ospita i dati descrittivi diret-
presumeva allora che ogni concentrazione di manufatti corrispondesse a un sito an-
tico sepolto; anche a essa veniva perciò senz’altro estesa la definizione di ‘sito’. […]
tamente legati alle singole unità topografiche. Vi trovano
va quindi tenuto presente che in questa accezione il sito corrisponde solo indiretta-
mente a un’unità del popolamento antico e diviene piuttosto un’astrazione creata dal
ricercatore per classificare le tracce rinvenute”. 177 Il comprensorio rappresenta una suddivisione spaziale unitaria secondo criteri di-
176 Lo sviluppo di un’interfaccia utente rientra fra gli aspetti direttamente legati al
versi da quelli amministrativi (ad esempio, ambientali, geografici, storici eccetera).
concetto di utilizzo universale dei prodotti digitali; un ambiente di semplice utilizzo Esempi di comprensori sono il Chianti Senese, la Montagnola Senese, la Valdarbia,
che consenta di effettuare le operazioni di base costituisce, a nostro avviso, un para- la Val di Merse, ma anche aree più vaste come la Maremma, il Mugello, la Luni-
metro importante per la valutazione della qualità di un database. giana, il Montefeltro, il Genovesato eccetera.

53
posto campi quali il metodo di ricognizione (“sistematico”, topografiche il modulo Cronologia/definizione viene uti-
“casuale”, “mirato”, “tematico”, “altro”), la definizione dell’u- lizzato in maniera leggermente diversa; si prevede infatti la
nità topografica (“materiale sporadico”, “emergenza monu- creazione di un nuovo intervallo cronologico per ogni fase
mentale”, “emergenze di superficie”, “strutture murarie”, “se- convenzionale 182. Una simile impostazione è stata adottata
zione esposta”, “scavo”, “scasso”, “altro”), il tipo di evidenza per facilitare le query basate sulla periodizzazione conven-
secondo una griglia interpretativa predefinita, il campione (o zionale, seguendo il metodo di elaborazione e sintesi dei
blocco) cui si riferisce l’unità topografica, dati derivati da al- dati normalmente utilizzato per presentare i risultati delle
tre precedenti ricognizioni, le eventuali attestazioni da bi- indagini territoriali; la cronologia espressa in forma nume-
bliografia o da fonti d’archivio, una valutazione generale sul- rica serve in questo caso soprattutto a specificare eventuali
l’affidabilità delle evidenze. Seguono i dati di carattere geo- intervalli cronologici che non occupano interamente la pe-
morfologico (morfologia del terreno, geologia, andamento), riodizzazione convenzionale cui si fa riferimento per ogni
elementi riassuntivi sulla documentazione e sui reperti (dise- singolo intervallo.
gni, foto, materiale datante, primo inventario) e i campi te- – Dati indagine. La sezione fa riferimento a un modulo in
stuali dedicati alla descrizione e interpretazione dell’unità to- relazione 1:N con il contenitore, normalmente utilizzato
pografica (cui si aggiungono le eventuali osservazioni). per segnalare le tipologie di indagine svolte su un sito ar-
– Cronologia/definizione (fig. 2). La sezione coincide con un cheologico attraverso una serie di attributi dedicati (tipo
modulo utilizzato da molti contenitori per gestire le se- di indagine, periodo di svolgimento, responsabile scienti-
quenze diacroniche (relazione 1:N con il contenitore). fico, coordinatore sul campo, ente responsabile, enti che
Ciascuna fase della sequenza (corrispondente a un record hanno collaborato, descrizione delle indagini svolte). Nel
correlato nel modulo dedicato) prevede un campo per la caso delle unità topografiche è stato mantenuto sola-
definizione dell’evidenza; questa viene completata dal dato mente allo scopo di assicurare un riferimento al progetto
sull’affidabilità, da un’indicazione sull’origine del dato di ricognizione che ha generato la scheda e inquadrare il
(“autore”, “rilevatore”) 178 e da eventuali definizioni pun- periodo di svolgimento generale delle indagini.
tuali derivate dalle fonti documentarie (ad esempio, ca- – Ambiente. Anche questa sezione corrisponde a un modulo
strum, castellum, curtis, villa e così via). Vi sono quindi un di vasto utilizzo, in relazione 1:1 con il contenitore UT;
insieme di attributi dedicati alla gestione della cronologia come si desume facilmente dal nome, ospita i dati ambien-
(o, meglio, degli intervalli cronologici), intesi sia come pe- tali e geomorfologici di ciascuna evidenza. Alcuni campi e
riodi e fasi storiche convenzionali 179 (compreso un campo i relativi vocabolari sono ereditati direttamente dalle linee
per la segnalazione dell’eventuale ambito culturale), sia guida regionali ricordate in precedenza (paleoambiente pri-
come espressione di anni in forma numerica corredata da mario e secondario, geomorfologia primaria e secondaria,
parametri che ne esplicano il significato 180; a questi si ag- pedologia, granulometria dei suoli, idrografia principale e
giunge un campo multiplo che contiene i motivi della da- secondaria); altri sono stati introdotti appositamente per
tazione (reperti, analisi archeometriche, confronti, se- consentire una classificazione speditiva dei dati di interesse
quenze stratigrafiche, bibliografia eccetera) e un campo te- (morfologia, geologia, habitat, uso del suolo).
stuale con eventuali osservazioni sulla definizione e sulla A questi si aggiungono comunque due campi testuali per la
cronologia. Normalmente, per convenzione, la sequenza descrizione esaustiva dell’ambiente e le eventuali osservazioni.
cronologica prevede un nuovo intervallo a ogni cambia- – Georeferenziazione (fig. 3). Alla sezione fanno capo due mo-
mento nel tempo della definizione 181. Nel caso delle unità duli nell’architettura del database. Il primo, in relazione 1:1
con il contenitore, ospita i riferimenti utili per la localizza-
178 In realtà il campo riguarda solo le evidenze schedate da materiale edito e consente
zione di un’evidenza 183. Il secondo riporta le coordinate vere
di specificare se la definizione viene esplicitamente citata in bibliografia (ed è quindi
espressione di chi pubblica l’evidenza) oppure viene attribuita dal rileva- e proprie: seguendo le indicazioni delle Linee Guida regio-
tore/compilatore con un processo di reinterpretazione durante la redazione della nali consente l’inserimento di più punti georeferenziati (rela-
scheda. Chiaramente, nel caso di dati prodotti direttamente dal rilevatore/ricercatore zione 1:N dal contenitore al modulo) 184, rendendo possibile
in seguito a ricerche proprie, l’attributo perde significato (ma va comunque compi-
l’archiviazione di intere superfici attraverso la loro segmenta-
lato con il valore “rilevatore”).
179 I campi contengono i valori relativi alle macro-suddivisioni storiche, comune- zione in singoli punti secondo la logica vettoriale. Si tratta
mente accettate dalla letteratura archeologica e tarate sull’Italia centrale. Ad esempio, però di un’impostazione ormai superata dall’utilizzo massic-
periodo “Etrusco”-fase “Arcaica”, periodo “Romano”-fase “primo Impero”, periodo cio della tecnologia GIS (ed eventualmente dei moduli spa-
“medioevo”-fase “altomedioevo” eccetera. ziali esistenti per molti DBMS di fascia alta); perciò, anche
180 Gestire il dato cronologico in un progetto di archeologia in modo che questo ri-

sulti utile per un’elaborazione quantitativa o per l’effettuazione di query puntuali e af-
fidabili è materia piuttosto complessa; si tratta infatti di rappresentare tutte le sfaccet- 182 Riprendendo il caso della nota precedente, anziché due intervalli cronologici, ne
tature che spesso derivano dal linguaggio naturale nel quale le datazioni sono origina- avremmo sei: “Romano”/“Primo impero”, “Romano”/“Medio impero”, “Ro-
riamente espresse. L’argomento è discusso più estesamente in FRONZA, 2009, pp. mano”/“Tardo impero”, “Romano”/“Tardoantico”, “Medioevo”/“Caotico”, “Me-
37-38, dove si propone anche la soluzione adottata per il DBMS Carta Archeologica. dioevo”/“Altomedioevo”).
181 Ciò vale soprattutto per il contenitore dei siti archeologici; ad esempio, potremmo 183 Campi: Affidabilità georeferenziazione, Tipo GIS, Scala cartografia, Geometria
avere una villa romana fondata nel I secolo d.C. e in uso fino al V secolo d.C. (attra- GIS puntuale, Geometria GIS lineare, Geometria GIS superficiale, Geometria GIS
versando quindi le fasi del primo, medio e tardo impero e la fase tardoantica del pe- calcolata, IGM Foglio, IGM Quadrante, IGM Tavoletta, Foglio di mappa catastale,
riodo romano) quando subisce una radicale trasformazione e rimane in vita solamente Particella catastale, CTR Foglio, CTR Sezione, Osservazioni.
un’area cimiteriale fino agli inizi del VII secolo (corrispondente alla fase tardoantica 184 Campi: N. ordine, Definizione punto, Affidabilità georeferenziazione punto, Si-
del periodo romano e alla fase altomedievale del periodo medievale). stema coordinate, Coordinata X, Coordinata Y, Quota, Sistema di rilevazione.

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Fig. 1. Gli Archivi del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. Contenitore Unità Topografiche: in alto, la sezione relativa alla Descrizione UT;
in basso, quella relativa alla Verificabilità/Stato di conservazione

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Fig. 2. Gli Archivi del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. Contenitore Unità Topografiche: la sezione relativa alla Cronologia/Definizione

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Fig. 3. Gli Archivi del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. Contenitore Unità Topografiche: in alto, la sezione relativa alla Georeferenziazione;
in basso, quella relativa alle Categorie

57
nel nostro caso, il modulo viene utilizzato solamente per se- lità. Seguono alcuni dati sulla leggibilità del contesto e sul-
gnalare all’interno del database le coordinate X, Y e Z rela- l’eventuale presenza di reperti (sottosezione dedicata prima-
tive al centroide del sito e delle unità topografiche. riamente alle concentrazioni di superficie). I primi sono de-
– Categorie (fig. 3). Anche in questo caso si tratta di dati utiliz- scritti dai campi che registrano la visibilità, lo stato di con-
zati da diversi contenitori, allo scopo di permettere all’u- servazione, le condizioni attuali e la viabilità d’accesso; per i
tente di mettere in evidenza categorie interpretative diretta- secondi, invece, sono previsti campi nei quali è possibile se-
mente derivate dalle evidenze. Nella sezione, corrispon- gnalare se vi è stata asportazione di reperti, elencare o de-
dente a una tabella modulo verso la quale il contenitore scrivere brevemente gli eventuali reperti lasciati in situ e for-
opera una relazione 1:N, sono infatti segnalate in modo nire alcuni dati numerici sull’area di concentrazione e sul-
sintetico le informazioni archeologiche rilevanti che non l’area di spargimento 186. Chiudono la sezione due campi
sono gestite attraverso moduli dedicati; è strutturata se- testuali che contengono una descrizione della verifica effet-
condo una lista chiusa (ma spesso aggiornata) su due livelli tuata ed eventuali osservazioni.
che rappresenta le principali tematiche affrontate dalla ri- – Misure. Sezione di ampio utilizzo da parte di diversi conte-
cerca archeologica rispetto alle quali è possibile segnalare la nitori (siti, US, edilizia eccetera); coincide con un modulo
rilevanza di ciascun sito o unità topografica 185. Una simile in relazione 1:N con il contenitore. Nel nostro caso per-
impostazione risulta estremamente efficace in fase analitica mette di registrare tutte le singole misure effettuabili su
e durante la costruzione di sintesi ed è questo il motivo per un’unità topografica (superficie occupata, superficie inda-
cui il suo utilizzo si è rivelato prezioso anche per i dati delle gata, numero di reperti, dimensione edifici eccetera).
indagini territoriali. Le categorie, infatti, consentono al ri- – Reperti. Non corrisponde esattamente a un modulo dell’ar-
cercatore di effettuare rapidamente query complesse e incro- chitettura dei dati ma visualizza semplicemente le infor-
ciate sulle caratteristiche salienti delle evidenze schedate; mazioni sintetiche relative alle singole schede dei reperti
allo steso tempo permettono lo svolgimento di analisi corrispondenti a singoli record correlati nell’apposito con-
quantitative mirate alla produzione di conoscenza mediante tenitore (cui si accede direttamente attraverso un apposito
aggregazione ed elaborazione dei dati su base statistica (di- pulsante collocato accanto a ciascuna scheda di reperti).
rettamente sul DBMS) e spaziale (attraverso il collega- – Riferimenti bibliografici. I riferimenti alle eventuali pubbli-
mento con la piattaforma GIS). Secondo i principi dell’ar- cazioni delle unità topografiche schedate; riflette un mo-
chitettura aperta e della creazione di strumenti sempre più dulo dell’architettura che funge da archivio di collega-
funzionali per approssimazione successiva, le singole cate- mento per l’implementazione di una relazione complessa
gorie sono comunque sempre suscettibili di sviluppo in (cardinalità N:N) fra i contenitori Unità topografiche.
moduli indipendenti nel momento in cui se ne presenti la – Bibliografia. Per legare un titolo di bibliografia a un’UT è
necessità (ad esempio, l’avvio di ricerche specifiche su tema- sufficiente inserire l’apposito identificatore espresso nella
tiche precedentemente non affrontate o l’acquisizione di forma tipica dei riferimenti bibliografici (autore/i e anno
dati non previsti nell’attuale versione del DBMS). di pubblicazione), eventualmente corredato dalle pagine
– Verificabilità/stato di conservazione (fig. 1). La sezione, corri- specifiche alle quali si vuole rimandare 187.
spondente a un modulo dedicato in relazione 1:N con il – Rapporti. La sezione, costituita dai campi di un modulo spe-
contenitore, mette in pratica uno dei principi di base previ- cifico (relazione 1:N dal contenitore), consente di indicare
sti in fase di modellazione del dato. Permette infatti di regi- qualsiasi tipo di rapporto esistente fra i le unità topografi-
strare le singole verifiche effettuate sul campo per ciascuna che archiviate. L’idea è quella di creare una struttura a rete
unità topografica, registrando una serie di dati che, nel loro che coinvolga UT con caratteristiche comuni, confrontabili
complesso, vanno a formare la conoscenza derivata dalle per aspetti particolari o generali oppure riconducibili a una
evidenze; costituisce quindi, di fatto, il dato iniziale (o relazione gerarchica. Prevede l’indicazione dell’UT coin-
“grezzo”) sulla base del quale vengono compilate le altre se- volta e il tipo di rapporto che lega le due evidenze (ad esem-
zioni conoscitive della scheda di unità topografica ed è stato pio, “è connessa con”, “è simile a”, “è adiacente a”, “fa parte
pensato per essere riempito direttamente sul campo o im- di” eccetera). La sezione, non compresa fra quelle principali
mediatamente dopo l’effettuazione della ricognizione. Oltre rappresentate nella pulsantiera centrale che separa le due
alla data della verifica, al progetto di riferimento e all’ar- parti dell’interfaccia utente, è accessibile attraverso l’appo-
cheologo che ha personalmente condotto le operazioni sul sito menù dedicato alla navigazione fra formati.
campo, viene specificato il motivo della verifica, lo stato di
verificabilità attuale e l’eventuale motivo di non verificabi- Vittorio Fronza

186 In entrambi i casi viene inserita la superficie complessiva (in mq) e il dato sulla
185 Ad esempio, la presenza di classi di reperti o di particolari tecniche costruttive; concentrazione dei reperti (n. reperti per mq).
oppure lo svolgimento di attività artigianali, l’esistenza e la tipologia delle fortifica- 187 Infatti, un sito può essere pubblicato in n titoli di bibliografia, ma anche un ti-

zioni, la tipologia delle sepolture, la presenza di un edificio di culto e così via. tolo può contenere dati riferibili a n siti.

58
III - LA TECNOLOGIA GIS

1. INTRODUZIONE ALLA TECNOLOGIA GIS


GIS 1 è l’acronimo inglese di Geographical Information Sy- grafico (SIG) o Territoriale (SIT) 2, un sistema applicativo
stem, traducibile in italiano come Sistema Informativo Geo- atto a produrre informazione riferibile al territorio e quindi
georeferenziata 3. Si tratta quindi di un archivio cartografico
1 La piena affermazione della tecnologia GIS, maturata a partire dagli anni Ottanta, in grado di gestire l’informazione sia nei suoi aspetti descrit-
rappresenta il compimento di un trentennio di sperimentazione e di pionieristiche ap- tivi, analitici e sintetici che nei suoi attributi spazio-dimensio-
plicazioni. Già nell’immediato dopoguerra, i calcolatori della prima generazione, svi-
luppati per scopi bellici nel corso del secondo conflitto mondiale, cominciarono a es-
sere impiegati per funzioni cartografiche. Le prime applicazioni furono di tipo alfanu-
prio quest’evoluzione tecnica ha sancito la piena affermazione della tecnologia GIS e la
merico non grafico ma, già verso la fine degli anni Cinquanta e nel successivo
sua rapida diffusione presso l’utenza pubblica e privata. Rispetto al CAD, l’integrazione
decennio, si ebbero i primi esempi di cartografia computerizzata. Lo sviluppo di tali
con gli archivi consentiva la gestione, oltre che degli oggetti geometrici, anche delle
applicazioni, in questo periodo, procedette di pari passo con la crescita di una vera e
loro relazioni spaziali e delle informazioni descrittive a loro legate. Si era dunque com-
propria scienza dell’informazione geografica, principalmente nel settore pubblico. In
piuta una lunga fase di sperimentazione, basata sulla volontà di collegare archivi elet-
ambiente militare, nuovi stimoli provenivano dalla sperimentazione di metodologie di
tronici con la grafica numerica e fondata sul proposito di creare una metodologia di la-
rilevamento tramite tecniche di remote sensing: in particolare, la NASA per prima testò
voro trasversale, applicabile in campi diversi. Le applicazioni GIS moderne si defini-
le potenzialità delle immagini satellitari. Inoltre, grazie al lancio dello Sputnik nel 1957
scono quindi come sistemi per la gestione dei dati georeferenziati, cioé spazialmente
si arrivò a scoprire che, impiegando le trasmissioni radio di un satellite su un’orbita ben
indicizzati. Per ciascun dato si ha la possibilità di conoscere la posizione (coordinate), la
definita, si sarebbe stati in grado di determinare la posizione di un ricevitore sulla Terra
topologia (mutue relazioni con gli altri elementi spaziali) e il dato informativo (gli attri-
(principio che sta alla base dell’odierno sistema GPS). Sensibili agli aspetti ambientali e
buti). Gli anni Novanta hanno segnato l’avvento e la diffusione dei programmi di tipo
urbanistici, le amministrazioni pubbliche inglesi, ma soprattutto americane e canadesi,
Desktop Mapping, versioni GIS con interfaccia grafica, in grado di girare su personal
s’interessarono a questi innovativi sistemi di gestione dell’informazione. Gli esempi di
computer e acquistabili a prezzo relativamente basso. Il settore ha registrato una fortis-
applicazioni in questo campo erano legati al controllo dei flussi di traffico (nel 1959 a
sima espansione e si è progressivamente arricchito di strumenti e applicativi che, se-
Chicago e Seattle), dei censimenti (quello inglese del 1960) e all’analisi delle risorse
condo uno schema modulare, possono operare autonomamente o integrati. I software
ambientali. Nel 1962 venne prodotto in Canada il primo sistema che adottava esplici-
sono stati enormemente sviluppati, soddisfacendo una crescente richiesta di funzioni e
tamente la sigla GIS: il Canada Geographic Information System. A differenza dei prece-
applicazioni. Tale progresso è stato favorito dalla contemporanea evoluzione dell’appa-
denti, era stato concepito per più ambiti d’applicazione (gestione degli spazi agricoli,
recchiatura hardware (processori, memorie e periferiche) e delle reti informatiche.
del patrimonio forestale e faunistico, delle divisioni censuarie e, più in generale, dei vari
Queste ultime hanno infatti permesso di decentrare, su più postazioni periferiche colle-
usi del suolo). Il sistema, tuttora attivo, era in grado di modificare scala ed elementi
gate in rete, i carichi di lavoro e di calcolo.
cartografici. Nonostante il forte interesse dimostrato dagli ambienti governativi e mili- 2 Una questione mai risolta con chiarezza, in ambiente italiano, è la frequente confu-
tari (Esercito e Marina Militare degli Stati Uniti, nonché la stessa CIA), furono soprat-
sione che viene operata fra le sigle GIS e SIT. In realtà, si tratta degli acronimi rela-
tutto esigenze di tipo industriale ed economico a dare lo slancio decisivo a questa tec-
tivi alla stessa espressione, in lingua inglese e italiana. Nonostante ciò, alcuni autori
nologia, usata come supporto decisionale. A tal proposito si potrebbe citare lo sforzo
tendono a operare una distinzione fra i due termini. Schenone, ad esempio, distin-
delle industrie petrolifere statunitensi, particolarmente interessate allo sviluppo di uno
gue tra Sistema Informativo Geografico (SIG, corrispondente all’inglese GIS) e Si-
strumento che facilitasse le esplorazioni finalizzate alla ricerca di nuovi giacimenti con
stema Informativo Territoriale (SIT). Con il primo intende indicare esclusivamente
l’appoggio dell’opportuna cartografia tematica. Parallelamente ai campi militare e com-
gli strumenti informatici (hardware e software), con il secondo il risultato dell’inte-
merciale, anche alcuni ambienti universitari americani ed europei (in Svezia) avevano,
in quegli stessi anni, avviato le prime sperimentazioni. Particolarmente attiva fu l’Uni- grazione del SIG (l’apparato tecnologico) con dati e procedure applicative richieste
versità di Harvard, all’interno della quale venne creato un laboratorio preposto allo svi- per l’elaborazione delle informazioni (SCHENONE, 1997, p. 4, pp. 124-125). Si
luppo di software dedicato. Da questa struttura sono usciti tutti i principali applicativi tratta, in pratica, di quella che definiremo “soluzione GIS”. Anche Azzena distingue
di questi primi decenni di sviluppo (SYMAP, ODYSSEY eccetera). Il primo software fra SIT, dall’inglese LIS (Land Information System), e SIG, dall’inglese GIS. Egli in-
di analisi spaziale e di mappatura, il SYMAP, consentiva l’output cartografico e le ope- dividua l’origine del SIT nell’ambito amministrativo, mentre definisce il SIG (o
razioni di interpolazione, la generazione di superfici e la manipolazione di variabili spa- GIS) come lo strumento che ”può utilmente supportare ogni tipo di analisi socio-
ziali all’interno di una regione. L’attività di Harvard ha decisamente influenzato la pro- politica ed economica su scala macro-comprensoriale che riguardi fenomeni per i
duzione di software fino agli anni Ottanta e, dalle sue idee e tecnologie è stata fondata, quali è sì necessario disporre di contestualizzazione geografica, ma certamente non di
nel 1969 la ESRI, azienda leader nel mercato mondiale delle applicazioni GIS com- lunghezza, larghezza e profondità”. Nel primo caso, gli strumenti saranno funzionali
merciali. Un forte sostegno teorico, in questa fase, fu garantito anche dalla rivoluzione alla gestione di grandi masse di dati con alta precisione cartografica e facilità di frui-
quantitativa in geografia, con la diffusione delle teorie di analisi spaziale e dei metodi zione da parte dell’utenza pubblica. Nel secondo caso, dovranno invece essere idonei
matematico-statistici, e con l’interesse manifestato verso lo strumento informatico per all’analisi statistica, all’elaborazione numerica e alla visualizzazione selettiva di analisi
la rappresentazione delle elaborazioni. A partire dagli anni Settanta si registrò una mar- territoriali su aspetti morfologici e soprattutto su fenomeni sociali, economici e poli-
cata evoluzione degli applicativi, anche grazie alla nascita di compagnie private che si tici (AZZENA, 1997, pp. 39-40). Volendo semplificare le cose e ridurre le possibilità
impegnarono a svilupparne maggiormente gli aspetti tecnici (M&S Computing, l’at- di ingenerare inutili confusioni, non vediamo una sostanziale differenza nell’uso
tuale Intergraph e la già citata Environmental System Research Institute (ESRI) produt- delle due sigle, anche se l’uso comune, in Italia, ci ha ormai portato ad associare l’uso
trice di ArcInfo). Nuovi strumenti arrivavano intanto dalla tecnologia satellitare (nel della sigla GIS all’ambito tecnico-informatico (l’applicativo) e la sigla SIT al sistema
1972 il lancio del satellite Landsat 1), che si rivelò un’ottima fonte per l’acquisizione di complessivo di gestione e analisi di dati e informazioni (amministrazione).
dati. Il maggior limite riscontrabile nelle applicazioni sviluppate in questo decennio era 3 La georeferenziazione è il “processo attraverso il quale un dato oggetto è posizio-

tuttavia ancora legato alla resa grafica non soddisfacente, anche se cominciavano a evol- nato su una carta secondo un sistema di coordinate” (FAVRETTO, 2000, p. 165). Si
versi in maniera significativa le funzioni di trattamento delle informazioni. Con gli tratta, più nello specifico, del processo che permette il posizionamento degli oggetti
anni Ottanta, i consistenti miglioramenti dell’hardware contribuirono in parte al supe- sul piano cartografico virtuale del GIS nell’esatta posizione che essi occupano nella
ramento dei problemi di resa grafica. La maggiore innovazione fu però costituita dal- realtà, collocandoli e caratterizzandoli per forma ed estensione mediante un sistema
l’integrazione fra Database Management e grafica computerizzata (CAD e CAM). Pro- di coordinate che ne determina la forma e la posizione.

59
nali. Non è semplice riuscire a fornire una definizione unica e operazioni d’archiviazione, trattamento ed elaborazione delle
onnicomprensiva di GIS. È comunque opportuno distin- informazioni. Si tratta dunque di una tecnologia modulare, le
guere preliminarmente fra il software GIS, ossia la singola ap- cui varie parti sono utilizzate secondo le esigenze e le finalità
plicazione informatica, e la “soluzione GIS” (o “sistema dell’utenza interessata.
GIS”), che presuppone l’integrazione di varie componenti, Per “soluzione GIS” (o “sistema GIS”) si intende invece
tecnologiche e umane. Nella prima accezione, il GIS è un “un sistema di software, hardware, dati, persone, organizza-
software in grado di presentare, analizzare e gestire dati grafici zioni e accordi istituzionali per raccogliere, registrare, analiz-
rappresentanti elementi geografici: una ricostruzione della zare e distribuire informazioni sulle aree del pianeta terra” 9.
realtà che permette l’archiviazione di dati e attributi legati agli In realtà, la sua applicazione ad ambiti di ricerca, di pianifica-
elementi rappresentati in forma georeferenziata. Questa tec- zione e di analisi differenti non permette di andare oltre a
nologia si fonda sull’integrazione fra grafica e cartografia questa formula generalizzante e onnicomprensiva, che esula
computerizzata da una parte, ossia applicativi CAD (Compu- dalle specifiche forme di fruizione e dalle particolari esigenze
ter Aided Design) 4 e CAM (Computer Aided Mapping) 5, e di un’utenza sempre più diversificata. Proprio per questa ra-
tecniche di gestione delle banche dati dall’altra, ossia il Data- gione, alcuni autori hanno talvolta fornito definizioni più o
base Management. Si distingue da queste tipologie di sistemi meno differenti 10. Su un aspetto concordano comunque
per la capacità di integrare spazialmente i dati georiferiti at- tutte le versioni: la necessità di coniugare la tecnologia infor-
traverso vari strumenti di analisi spaziale (semplici ricerche, matica con le risorse umane (competenze tecniche, imposta-
ma anche Map Overlay, Buffering, Network Analysis, DTM ec- zione concettuale e logica dei sistemi, gestione “istituzionale”
cetera). Il suo sviluppo riceve notevoli integrazioni da tecni- e finanziaria eccetera). Nella pratica, questo si traduce in uno
che, metodologie e applicazioni derivate da discipline quali sforzo mirato a gestire la documentazione in maniera inte-
cartografia, topografia, fotogrammetria 6, geodesia 7 e remote grata e condivisa, secondo standard aperti anche all’acquisi-
sensing 8, con i rispettivi campi correlati. I software GIS sono zione e alla veicolazione dei dati da e verso l’ambiente
concepiti come pacchetti contenenti vari moduli operativi, esterno. Dal punto di vista informatico, si tratta di una solu-
autonomi e interagenti, in grado di gestire tutte le fasi di un zione che integra vari applicativi rispondenti ad altrettanti si-
processo di lavoro, dall’acquisizione del dato (funzioni di in- stemi di documentazione (GIS, database relazionali, archivi
put) alla sua restituzione (funzioni di output), passando per le multimediali, fogli di calcolo, presentazioni multimediali, pa-
gine web eccetera) e qualsiasi altro strumento, ivi comprese le
4 “La funzione primaria dei sistemi CAD è essenzialmente quella di mostrare ed ela-
componenti hardware, di registrazione e divulgazione delle
borare le informazioni visuali e grafiche” (FONDELLI, 2000, p. 239). Il CAD offre, di
informazioni.
fatto, la possibilità di realizzare cartografia vettoriale, potendone gestire, in qualsiasi
momento, l’aggiornamento, la riproduzione e l’archiviazione. La mappa viene co-
struita su vari livelli (layers) di disegno elettronico, memorizzati mediante digitalizza- 1.a. Prerogative e caratteristiche della tecnologia GIS e della
zione delle coordinate delle “primitive grafiche” (linee e punti) cui sono associati gli cartografia numerica
elementi geometrici più complessi.
5 “Sinonimo di cartografia assistita dall’elaboratore, cioé di formazione di cartografia La gestione GIS dei dati spaziali e geografici passa attraverso la
generale e tematica avvalendosi delle potenzialità offerte da un centro di calcolo” cartografia numerica 11. Definiamo la cartografia numerica
(FONDELLI, 2000, p. 239). Il CAM è quindi una tecnica che permette la produzione
di mappe, con buona resa grafica, in velocità ed economia. Consente l’archiviazione
come una collezione di dati topo-cartografici espressi in forma
dei dati, il loro trattamento attraverso limitati metodi statistici e la restituzione gra- digitale tanto per la loro rappresentazione spaziale, mediante
fica per mezzo di periferiche di stampa. Rispetto al GIS presenta funzioni di analisi elementi geometrici (punto, linea, poligono, pixel) definiti da
molto limitate e non consente la creazione di nuove informazioni a partire dai dati
già catastati al suo interno, cosicché le finalità primarie rimangono quella di archivia-
zione e rappresentazione (GAFFNEY-STANCIC, 1996, pp. 15-16). 9 FAVRETTO,
6 “Si definisce fotogrammetria l’insieme dei processi che utilizzano le prospettive fo- 2000, p. 25 e p. 165; la definizione riportata da quest’autore è in realtà
tografiche centrali per la formazione di cartografie topografiche e documentazioni di la traduzione di quella formulata da N. Chrisman (CHRISMAN, 1997).
10 Goodchild (GOODCHILD, 1985) si avvicina molto alla definizione di Chrisman,
beni culturali” (FONDELLI, 2000, p. 263). È quindi una disciplina che permette di ri-
costruire in modo rigoroso, secondo precisi rapporti di scala e mediante il modello ma limita i campi di applicazione a quelli inerenti alle sole problematiche geografi-
geometrico della prospettiva centrale, la corrispondenza geometrica tra un oggetto e che (“sistema [integrato] per l’acquisizione, la conservazione, la gestione, l’analisi e la
la rispettiva immagine. Il procedimento prevede l’acquisizione delle immagini, il loro visualizzazione di informazioni relative a problematiche geografiche”). Carter, se-
orientamento e la successiva ricostruzione del modello tridimensionale mediante ste- condo la definizione riportata da MORI-BONCOMPAGNI, 1996 (p. 25), opta invece
reoscopio. La fotogrammetria digitale “costituisce l’evoluzione più recente della me- per una prospettiva di tipo politico-amministrativa, secondo la quale il sistema GIS
todologia fotogrammetrica e prende in esame, al posto dei tradizionali fotogrammi, va identificato in un’entità istituzionale in grado di gestire l’integrazione fra supporto
la loro conversione in forma numerica” (FONDELLI, 2000, p. 264). Si tratta, in pra- informatico, dati e risorse umane e finanziarie (“un’entità istituzionale che rifletta
tica, della medesima procedura descritta per l’approccio tradizionale, ma eseguita una struttura organizzativa che integri tecnologia dell’informazione con base di dati,
mediante strumentazione digitale (immagini in formato numerico, stereorestitutori esperienza [umana] e supporto finanziario nel tempo”). Biallo, pur adottando la defi-
analitico-digitali, eventuale creazione di un modello digitale del terreno). nizione canonica, sottolinea principalmente l’uso dei Sistemi Informativi nell’ambito
7 La geodesia è “la scienza che si occupa della determinazione della figura e del delle decisioni operative (“possiamo definire un Sistema Informativo come l’insieme
campo esterno della gravità della Terra, e di determinarne i relativi parametri ellissoi- delle apparecchiature, del software, delle applicazioni e delle persone che hanno il
dici dimensionali” (FONDELLI, 2000, p. 265). Si tratta quindi di una scienza che si compito di acquisire, organizzare, elaborare e restituire i dati riguardanti un’organiz-
occupa della misura e della rappresentazione della sfera terrestre, del suo campo gra- zazione, al fine di mettere a disposizione dei responsabili delle decisioni operative
vitazionale e dei fenomeni geodinamici. tutte le informazioni necessarie per effettuare le migliori scelte possibili. […] Un Si-
8 Cfr. II.2.b. Le risorse del remote sensing. Per una visione generale delle tematiche e stema Informativo si dice Territoriale quando è progettato per operare con dati rife-
delle problematiche di ricerca del remote sensing si rimanda a PASQUINUCCI-TRÉ- riti allo spazio geografico”; BIALLO, 2002, p. 21).
MENT, 2000; CAMPANA-FORTE, 2001. Per una trattazione più sintetica ma non per 11 Per una trattazione più completa ed esaustiva della cartografia numerica cfr. III.2,

questo meno esauriente si rimanda a GABRIELLI, 2001. La cartografia numerica.

60
coordinate, quanto per la loro caratterizzazione topologico- tità (nonché le relazioni che intercorrono tra di esse) utili all’a-
informativa, attraverso attributi alfanumerici. Le sue principali nalisi e alla ricostruzione 15. Dal punto di vista pratico, questo
prerogative sono quelle di essere georeferenziata (determinata tipo di operazione si traduce nella costruzione di un modello
spazialmente da un sistema di coordinate), facilmente modifi- dati che preveda, oltre alla rappresentazione geometrica degli
cabile e misurabile (lunghezze, perimetri, aree eccetera), co- oggetti e alla registrazione dei relativi attributi, anche il ri-
struita su modelli del dato che ne definiscono la corrispon- spetto delle reciproche relazioni spaziali definite dalla struttura
denza agli oggetti geografici reali, e caratterizzabile mediante topologica dei dati inseriti.
informazioni di vario tipo. Essa consente quindi la costruzione Altra prerogativa del GIS è la capacità d’aggiornamento dei
di supporti cartografici e piani informativi per visualizzazioni dati, grafici e alfanumerici, che pone l’utente nella possibilità
tematiche, analisi spaziali e distributive, elaborazioni nume- di gestirli anche nella loro dimensione temporale. In qualsiasi
rico-statistiche, indagini predittive eccetera. Due sono le possi- momento è possibile procedere a correzioni o integrazioni
bili strutture del dato numerico-spaziale: raster e vettoriale; della banca dati, mantenendola aggiornata e, al tempo stesso,
questi due formati presentano caratteristiche diverse ma per conservando memoria dei cambiamenti dei contesti indagati.
molti aspetti complementari. Per questo, l’evoluzione dei mo- Complessivamente, possiamo riassumere le caratteristiche
derni software GIS è passata attraverso la progettazione di si- base della tecnologia GIS nei seguenti punti:
stemi che integrano le due strutture di dati, permettendo di ri- – architettura basata su un modello dati;
correre all’una o all’altra, a seconda degli usi previsti. La strut- – gestione di dati geometrici descritti secondo linee, punti,
tura raster 12 impiega una griglia regolare (grid), suddivisa in superfici;
righe e colonne, le cui celle (pixel) sono di ampiezza uniforme – capacità di georeferenziare ciascun dato catastato;
determinabile dall’utente e rappresentano elementi unitari ai – capacità di caratterizzare ciascun dato catastato attraverso
quali è assegnato un valore che ne specifica le caratteristiche e attributi;
che viene tradotto in un colore che ne consente l’immediata – potenzialità di ricerca tematica e spaziale;
lettura e interpretazione. La struttura vettoriale 13 è invece un – potenzialità di calcolo spaziale, matematico-statistico e pre-
sistema di archiviazione di dati grafici nel quale gli oggetti dittivo.
vengono registrati tramite coordinate cartesiane che defini-
Caratteristiche degli strumenti GIS sono quindi anche
scono i punti e le linee che li compongono. Essa determina
tutte le funzioni di trattamento del dato e della cartografia
precise entità spaziali (rappresentate mediante punti, linee e
numerica, dalle fasi di registrazione a quelle di restituzione,
poligoni) la cui accuratezza e risoluzione sono determinate
passando per quelle di ricerca, selezione, trattamento e analisi
dalla scala d’acquisizione o di digitalizzazione dei dati. Sua
dell’informazione.
prerogativa è quella di caratterizzare ciascuno degli elementi
grafici con vari attributi alfanumerici, per generare informa- 1.b. Le funzioni della tecnologia GIS
zioni consultabili e interrogabili dall’utente. Detti supporti
sono continuamente aggiornabili e implementabili, soggetti a L’uso degli strumenti GIS consente all’utente di coprire inte-
ricerche bidirezionali (dal database al layer e viceversa) e facil- ramente le varie e differenti fasi di un ciclo di lavoro. Natural-
mente misurabili (distanze, lunghezze, perimetri e aree) o mente non è obbligatorio impegnarsi in tutte queste: le fun-
quantificabili (quantità, densità, distribuzione eccetera). zionalità da adottare dipendono infatti dalle specifiche esi-
Per una corretta rappresentazione dei contesti geografici e genze del progetto e possono variare considerevolmente. In
dei fenomeni reali registrati all’interno di un sistema informa- alcuni casi alcuni progetti possono privilegiare gli aspetti di
tivo territoriale è necessaria una casistica estremamente com- semplice registrazione e consultazione dei dati, mentre in altri
plessa, che risulterà sempre e comunque incompleta. Da qui la possono essere maggiormente improntati all’analisi e al tratta-
soluzione di creare dei modelli del dato, ossia modelli concet- mento o ancora alla semplice produzione di supporti carto-
tuali che simulino in modo sintetico (ma pur sempre incom- grafici mediante funzioni di output.
pleto) la realtà di studio 14. La loro costruzione è mirata prin- In questo paragrafo intendiamo passare in rassegna tutte le
cipalmente a garantire la consultazione e l’elaborazione dei funzionalità e le fasi operative realizzabili con l’uso di software
dati e delle proprietà ritenute fondamentali alla lettura e all’in- GIS.
terpretazione dei fenomeni, dei contesti materiali e dei sistemi
in atto. Per riuscire in quest’opera di trasposizione dal piano Funzioni di registrazione
reale a quello astratto (o se si preferisce virtuale), i dati devono Per quanto concerne le funzioni di registrazione occorre di-
essere trasformati in strutture informatiche e tradotti in ade- stinguere fra l’apparato grafico e quello informativo, basato
guati formati digitali leggibili dai software. Il modello dati può sull’inserimento di attributi.
quindi essere considerato un’astrazione della realtà che tende a
estrapolare, da un quadro complessivo, solo gli aspetti e le en- 15 BIALLO, 2002, pp. 35-36. L’autore individua tre stadi di elaborazione del modello

dati:
– MODELLO CONCETTUALE: descrive una selezione di oggetti e processi caratterizzanti
12 Per un approfondimento sulla struttura raster cfr. III.2.a., Le strutture dei dati. un problema;
13 Per un approfondimento sulla struttura vettoriale si rimanda al paragrafo 3.2.a., – MODELLO LOGICO: descrive entità e relazioni definite nel modello concettuale;
Le strutture dei dati. – MODELLO FISICO: descrive in ettaglio file, archivi, tabelle, fonti e tecniche di acqui-
14 BIALLO, 2002, pp. 20-21. sizione del dato; tale modello può essere descritto in un metadata.

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L’input dei dati grafici può avvenire mediante strutture vet- degli applicativi GIS risulta lenta e macchinosa, sostanzial-
toriali o raster. Nel primo caso si ricorre alle primitive geome- mente inadeguata alle esigenze di un’agile consultazione e di
triche del punto e della linea o a quelle complesse del poli- un’articolata analisi. È quindi opportuno, in questi casi, ri-
gono e del nodo (punto nel quale confluiscono due o più correre ai DBMS basati su un modello relazionale, ideale per
estremi di linea). Un’altra forma di rappresentazione dei dati il tipo di archiviazione e di interrogazione richiesti nell’am-
vettoriali è costituita dalle superfici, ossia da poligoni model- bito dell’indagine archeologica.
lati, cioè caratterizzati da proprietà altimetriche e morfologi- Ne consegue che il modo più diffuso di gestire i dati consiste
che (un classico esempio è costituito dal formato ESRI TIN). in un sistema ibrido di integrazione grafico-alfanumerica 16. In
Nel caso del raster possiamo invece parlare di singoli oggetti questo sistema gli attributi sono memorizzati e gestiti tramite
(cartografie, foto aeree, strutture grid eccetera) che caratteriz- un RDBMS (sistema di gestione per archivi relazionali), men-
zano e codificano senza soluzione di continuità una specifica tre i programmi GIS si fanno carico della gestione dei dati spa-
superficie di forma quadrangolare attraverso una griglia di ziali (cartografia, tematismi eccetera). Per questo, i due am-
pixel (unità minima per la composizione dei dati raster). bienti devono essere fortemente integrati tramite attributi
Gli elementi grafici all’interno delle piattaforme GIS de- chiave contenenti appositi codici di legame (identificatori) pre-
vono essere georeferenziati, ossia collocati e caratterizzati per senti sia tra le primitive grafiche, sia tra i campi delle tabelle de-
forma ed estensione mediante un sistema di coordinate che ne gli archivi associati. L’insieme integrato dei due ambienti di svi-
determina la posizione e la forma rispetto alla loro esatta ubi- luppo, quello relazionale e quello degli attributi georeferenziati,
cazione e conformazione nello spazio terrestre. La georeferen- viene denominato sistema geo-relazionale. Data questa strut-
ziazione risponde a dei predefiniti sistemi di riferimento: stori- tura, i sistemi GIS risultano ideali per l’espletamento delle fun-
camente in Italia lo standard è costituito dal sistema Gauss- zioni di catastazione e gestione del dato ma soprattutto si confi-
Boaga, in Europa dall’UTM, nelle Americhe, e più in generale gurano come potenti strumenti di analisi spaziale.
a scala mondiale, dal sistema lat/long. È comunque possibile
procedere alla conversione di proiezioni cartografiche e sistemi Funzioni di interrogazione
di riferimento dei dati, consentendo l’utilizzo contemporaneo Nell’ambito delle funzioni di interrogazione (conosciute an-
di cartografia redatta in paesi diversi o semplicemente con cri- che come funzioni di query), il sistema risponde alle domande
teri fra loro differenti. Il fatto di lavorare su basi georeferen- dell’utenza secondo molteplici combinazioni e sulla base dei
ziate permette di confrontare e incrociare varie banche dati, di campi sui quali risultano strutturati gli archivi. Possiamo rico-
sovrapporre dati tematici a cartografie di base e soprattutto di noscere due principali tipi di interrogazioni, fra loro speculari
produrre analisi spaziali che si basano appunto sull’interrela- in quanto producono la medesima selezione di record.
zione fra elementi grafici. Ciò è possibile perché all’interno di Nelle prime, le interrogazioni grafiche, a partire dalla vi-
un GIS le coordinate sono memorizzate senza conversione di sualizzazione spazio-cartografica si procede alla formulazione
scala. Questo significa che la visualizzazione degli oggetti non di queries le cui risposte si evidenzieranno nei campi del data-
è in alcun modo legata a un determinato fattore di riduzione base. La ricerca per oggetti può avvenire mediante due criteri:
metrico-cartografica, e quindi si possono combinare, nello casuale (random), o topografica, cioé effettuata sulla base della
stesso spazio di visualizzazione, informazioni ricavate anche da disposizione spaziale degli elementi grafici e delle loro mutue
carte a differente scala d’acquisizione. Quest’ultima diventa relazioni. In questo caso, la selezione interessa una particolare
semplicemente un parametro per stabilire il grado di dettaglio area definita da limiti di distanze (buffering) o da rapporti di
della rappresentazione. vicinanza (prossimità), intersezione e inclusione rispetto ad
Oltre agli aspetti geometrici e topologici, il modello dati altre entità geometriche.
non può prescindere dall’inserimento di attributi che descri- Viceversa, nelle interrogazioni alfanumeriche la ricerca
vono e caratterizzano in forma alfanumerica ciascun ele- viene operata all’interno degli archivi per visualizzarsi grafica-
mento rappresentato. Gli attributi possono essere registrati mente, connotando il dato alfanumerico della sua compo-
nel DBMS interno al software GIS (ideale per funzioni di in- nente spazio-dimensionale e soprattutto distributiva. I sistemi
terrogazioni semplici e immediate) o all’interno di DBMS GIS si rivelano quindi ottimi strumenti per la gestione delle
relazionali esterni. Questi sono interrogabili e consultabili at- banche dati non limitandosi alle sole funzioni di archiviazione
traverso il linguaggio strutturato SQL (Structured Query del record ma rendendone possibile la ricerca, anche com-
Language), che assicura la compatibilità fra DBMS diversi plessa, attraverso un duplice approccio, tematico e spaziale.
(in questo caso quello interno e quello esterno all’applicativo
GIS). Per comprendere la complementarietà fra GIS e ar- Funzioni di organizzazione
chivi alfanumerici è sufficiente prendere in considerazione
A partire dalle ricerche è possibile salvare le selezioni operate
una delle più frequenti definizioni di GIS, quella cioé di da-
organizzando i dati in livelli tematici (tematismi) costruiti es-
tabase spaziale georeferenziato. Tale accezione è insita nella
senzialmente attraverso operazioni di estrazione e mosaicatura
natura stessa di quelli che definiamo GIS moderni, ossia di
quelli nati, sul finire degli anni Settanta, dall’incontro tra le 16 Per integrazione grafico-alfanumerica s’intende “l’insieme di algoritmi e procedure
due tecnologie di grafica numerica (CAD e CAM) e di data- con i quali vengono gestiti, come se fossero uno solo, due distinti ambienti d’elabo-
base management. Quando gli attributi sono troppo nume- razione: la cartografia numerica da un lato, i database alfanumerici dall’altro” (PEVE-
rosi o si presentano in forma complessa, la gestione tabellare RIERI, 1995, p. 39).

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(descritte al punto successivo). A partire da un’unica banca versi layer. La sovrapposizione si può applicare tanto al for-
dati è quindi possibile ricavare n tematismi rispondenti ad al- mato vettoriale quanto a quello raster (fig. 4): le procedure
trettante interrogazioni e ai più vari criteri di assemblamento per quest’ultimo prevedono una riclassificazione atta ad alli-
o divisione dei record. In questo modo il dato può essere pro- neare gli assi e a uguagliare le dimensioni delle celle. Le so-
gressivamente raffinato procedendo a selezioni sempre più re- vrapposizioni dei dati vettoriali possono invece essere suddi-
strittive o fra loro differenti per tipologia di ricerca. Questa vise in tre categorie: punti su poligoni, linee su poligoni e
fase di lavoro, banale nella sua realizzazione operativa, è es- poligoni su poligoni. Per poter attivare le operazioni di over-
senziale per una buona fruizione dei dati catastati: proprio at- lay è quindi necessario che almeno uno dei tematismi consi-
traverso tali funzioni, infatti, si struttura e caratterizza il cor- derati sia di tipo poligonale. Un secondo, più elementare, ge-
pus informativo, predisponendolo alle eventuali successive nere di sovrapposizione (ma in questo caso non si parla più
operazioni di trattamento e analisi. Dalla consistenza qualita- di overlay topologico) prevede il confronto visivo fra due
tiva dei tematismi creati dipende quindi in forma diretta la layer, senza procedere ad alcuna fusione. È una tecnica empi-
valutazione dei record precedentemente archiviati e soprat- rica molto usuale e può avvenire anche con dati di tipo vet-
tutto la validità delle seguenti letture analitiche e sintetiche toriale sovrapposti a un background raster (cartografia di
degli stessi. base, foto aeree eccetera) (fig. 4).
Altre due funzioni comunemente usate sono quelle di
Funzioni di trattamento estrazione e mosaicatura, utili allorquando si intenda razio-
Oltre alle funzioni di acquisizione, interrogazione e organiz- nalizzare vari livelli informativi, in particolare le basi carto-
zazione dei dati, un aspetto prioritario dei GIS è sicuramente grafiche, al fine di renderli meglio fruibili e più facilmente
quello di permettere la manipolazione e l’elaborazione dei re- gestibili (fig. 5; tav. XXIV). L’estrazione è l’operazione con la
cord mediante varie tecniche e tipologie di trattamento del- quale, partendo da un tematismo, se ne ricava uno nuovo
l’informazione spaziale e alfanumerica. Le funzioni più ele- che comprende solamente alcuni degli elementi originari,
mentari sono sicuramente quelle di misurazione: fra queste il escludendo gli oggetti e i relativi attributi che non rispon-
calcolo di lunghezze, perimetri e aree degli oggetti o la sem- dono alle prerogative impostate o che non rientrano negli
plice possibilità di misurare distanze e prossimità fra elementi ambiti spaziali d’interesse. La modalità di selezione dei dati
grafici o parti dello spazio di rappresentazione cartografica. può avvenire a livello logico, se basata sugli attributi associati
Per quanto concerne il concetto di distanza, esso può essere alle primitive, o sul piano spaziale, se operata selezionando
espresso, oltre che in base all’accezione euclidea, anche in ter- gli elementi compresi in una determinata porzione di spazio.
mini di tempo impiegato, di costi di percorrenza o di energia La mosaicatura è l’operazione opposta, con la quale si assem-
necessaria. Riuscire a calcolare tali valori significa poter trac- blano più tematismi unendone gli oggetti grafici e i corri-
ciare percorsi minimi in termini di rapporto fra distanza, spondenti attributi. Questo tipo di operazione richiede ov-
tempo e costo. Il concetto di distanza può essere allargato a viamente una medesima struttura dei dati, tanto dal punto
quello di prossimità, procedendo alla creazione di fasce con- di vista della tipologia grafica quanto dell’organizzazione de-
centriche d’equidistanza rispetto a punti, linee o poligoni. gli attributi all’interno delle tabelle o dei database relazionati.
L’operazione tecnica che permette di sviluppare questa fun- Infine è opportuno citare le operazioni di spoglio e genera-
zione è quella di buffering, che sarà trattata in maniera più ap- lizzazione, particolarmente utili per quanto concerne le fun-
profondita nel seguito. zioni di trasformazione e riduzione delle banche dati carto-
Un’altra funzione particolarmente utile è quella che per- grafiche. Lo spoglio si realizza attraverso l’eliminazione di og-
mette di ottenere nuove carte tematiche dalla sovrapposi- getti considerati troppo piccoli in rapporto alla scala
zione di due o più layer. Tale procedimento si articola in due nominale adottata, in quanto non rappresentabili (perché so-
fasi distinte e successive: la sovrapposizione di carte che oc- stanzialmente non visibili se calcolati in scala) a una scala più
cupano lo stesso spazio e la derivazione di nuova cartografia bassa di quanto richiesto per la loro rappresentazione. La ge-
mediante l’applicazione di criteri logico-matematici. Per so- neralizzazione, invece, si verifica nelle medesime situazioni,
vrapposizione (meglio conosciuta con l’espressione di overlay ma comporta una semplificazione delle forme, nel caso di og-
topologico) s’intende la possibilità di produrre una nuova getti digitalizzati originariamente con un grado di dettaglio
geometria (detta carta derivata) a partire dalla sovrapposi- superiore a quanto richiesto dalla rappresentazione. Si pensi,
zione e dall’intersezione di più geometrie appartenenti a dif- a proposito, alla forma di un perimetro urbano in scala
ferenti layer. Concettualmente si tratta di funzionalità molto 1:10.000 o 1:25.000: nel primo caso abbiamo una rappresen-
semplici ma solamente una struttura dei dati completamente tazione molto particolareggiata dei confini dell’area cittadina;
topologica permette di realizzarle in modo efficace. Il risul- nel secondo, invece, si perdono (per ovvi fattori di scala)
tato della sovrapposizione di diversi livelli informativi non molti dei dettagli precedentemente percepibili e si passa ine-
deve essere solamente visuale (non solo cioé limitato a una vitabilmente a una rappresentazione molto più vaga e meno
sovrapposizione visiva) ma prevedere anche l’incrocio degli frammentata dell’area in questione. Proprio in questo passag-
attributi, richiedendone per questo la medesima struttura in gio si attua una generalizzazione, concepita come semplifica-
fase di registrazione e gestione. Si otterrà pertanto un nuovo zione delle forme determinata dall’impossibilità di procedere
tematismo che conterrà tutte le informazioni presenti nei di- a un maggior dettaglio.

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Fig. 4. Esempi di sovrapposizione: in alto, fra due tematismi raster (grid rappresentanti le aree di rinvenimento di epoca romana e medievale in ambito
valdelsano); in basso, sovrapposizione “visiva” fra due tematismi raster (CTR su fotopiano) e uno vettoriale (perimetrazione delle unità topografiche dei campi
intorno all’abbazia di San Galgano nel Comune di Chiusdino)

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Fig. 5. Esempio di estrazione e mosaicatura sul territorio comunale di Castelnuovo Berardenga: in alto le due sezioni CTR 1:10.000 con i vari livelli vettoriali
(isoipse, viabilità, idrografia, edificato eccetera); al centro le due sezioni al termine dell’operazione di estrazione (mantenute solo le informazioni principali); in
basso le due sezioni unite in un unico layer al termine dell’operazione di mosaicatura

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Funzioni di analisi versi all’interno di ogni arco rappresentato, differenzian-
Altra potenzialità è quella del calcolo spaziale, matematico- doli per ciascuna porzione (route) dello stesso grafo. Per-
statistico e predittivo. I vari GIS in commercio compren- mette quindi di caratterizzare un elemento geografico li-
dono, al loro interno, appositi moduli per il trattamento dei neare attraverso vari insiemi di attributi senza per questo
dati, al fine di elaborare analisi di vario tipo. doverne modificare la struttura, cioé senza dover spezzare
l’arco in tante parti quante sono le porzioni della linea
Funzioni di analisi spaziale – L’analisi spaziale si pone come con caratteristiche differenti. Un tipico esempio è costi-
obiettivo lo studio delle forme di aggregazione e distribu- tuito dalla viabilità: all’interno di un’unica strada è possi-
zione spaziale dei fenomeni, la loro manifestazione nello spa- bile riconoscere varie parti caratterizzabili attraverso la
zio e le reciproche relazioni. Tali analisi possono interessare lunghezza, la condizione del manto stradale, la presenza di
contesti territoriali più o meno vasti o singoli siti (in questo servizi, il numero di corsie eccetera.
caso parliamo di analisi infrasito) e possono essere mirate Il minimo percorso viene utilizzato per determinare, all’in-
allo studio di elementi o fenomeni di tipo puntuale, poligo- terno di una rete, il percorso più breve o più efficace per
nale-superficiale o lineare-reticolare (ad esempio, analisi di collegare due punti, passando eventualmente per alcuni
rete o Network Analysis). Possono prevedere l’applicazione di nodi all’interno di essa. Il fattore minimo può essere cal-
modelli teorici, solitamente mutuati dalle discipline geografi- colato in termini di tempo o spazio, o ancora mediante
parametri quali i costi economici o energetici. Questo ge-
che ed economiche, quali i poligoni di Thiessen, la Central
nere di analisi è alla base dei servizi di web mapping offerti
Place Theory di Christaller (teoria del luogo centrale), la Site
da molti siti internet (ferrovie, autostrade, viabilità ordi-
Catchment Analysis di von Thunen (analisi del bacino di ap-
naria) che ricercano i possibili percorsi determinandone le
provvigionamento) o il Rank-Size Model (modello di rango e
tappe intermedie, la spesa prevista, il chilometraggio e il
dimensioni). Oppure è possibile ricorrere alle più semplici e
tempo di percorrenza.
comuni tecniche di analisi spaziale, non necessariamente le-
L’allocazione di risorse è un’analisi basata sul rapporto fra
gate a un modello, che trovano nelle applicazioni GIS (in
un centro, che offre risorse, e una periferia in grado, o
particolare in appositi moduli dedicati) e nella cartografia nella necessità, di assorbirle. Il modello funziona anche in
numerica un ottimo strumento di applicazione e di speri- senso inverso, fondandosi sulle relazioni fra una rete di of-
mentazione, con enormi potenzialità di calcolo e tempi di ferte e un centro ricettivo delle stesse. Un esempio può es-
analisi estremamente ridotti. L’analisi spaziale varia quindi sere quello del rapporto, all’interno di una regione, fra un
dalla semplice misurazione di fenomeni spaziali ed elementi grande polo cittadino e la rete di città minori o il territo-
geografici a più complesse combinazioni di query tematiche, rio che gravitano attorno: fra le parti si sviluppano, attra-
query spaziali e sistemi di alterazione del dato originale. verso le varie reti di comunicazione, fitte relazioni basate
Fra le applicazioni più comuni si possono annoverare: su scambi reciproci di risorse, servizi eccetera.
ⓦ Operazioni di buffering. Per buffering intendiamo un’area di
La connettività è una funzione che serve a determinare se,
rispetto o di interesse (definita Buffer Zone) costruita at- come e quali parti di una rete sono connesse. Questo tipo
torno a un elemento spaziale (punto, linea o poligono). di analisi viene molto utilizzata nell’ambito della gestione
Tale area è determinata da una misura costante che rappre- delle infrastrutture di comunicazione e di erogazione di
senta la distanza massima fra l’elemento in questione e il li- servizi energetici o in contesti di studio delle reti idrogra-
mite della fascia di rispetto delineata: la dimensione del fiche.
poligono risultante è quindi direttamente connessa al va- L’analisi dei costi di percorrenza (Cost-surface Analysis) de-
lore di buffer impostato; la sua forma è invece determinata termina il costo degli spostamenti in termini di spese eco-
da quella dell’oggetto attorno al quale viene generata l’area nomiche, tempo di percorrenza, risorse necessarie ecce-
di rispetto (tav. XVIII). tera. Il calcolo viene effettuato sulla base di qualsiasi varia-
ⓦ Operazioni di Network Analysis (analisi di rete) (tav. XVII). bile che possa essere quantificata in forma di attributo
Tale applicazione si può attivare sui grafi, quando cioé, in numerico. Tali variabili possono essere di carattere am-
una copertura vettoriale, si ha una topologia degli incroci, bientale (aspetti morfologico-altimetrici, presenza di corsi
vale a dire che si possono individuare nodi da cui si dipar- idrografici o aree inondabili, ostacoli naturali eccetera), o
tono rette (archi o segmenti). Comprende quindi una se- legate a fattori antropici (politici, economici, infrastruttu-
rie di funzioni che permettono di effettuare ricerche su rali). Il prodotto finale garantisce l’individuazione del per-
quella categoria di attività che prevedono flussi o sposta- corso più breve, o comunque più efficace, per il collega-
menti di materia, persone, mezzi, energia o informazioni mento di due punti, eventualmente prevedendone il pas-
mediante sistemi di reti (trasporti, comunicazioni, distri- saggio attraverso specifici nodi (località intermedie).
buzione eccetera). All’interno di questo tipo di analisi Viene inoltre restituita una mappatura di percorribilità di
possiamo segnalare, fra le tante, la segmentazione dina- una regione, costruita sulla base della somma delle varia-
mica, il minimo percorso, la connettività e l’allocazione di bili ritenute influenti per la determinazione del costo di
risorse. percorrenza.
La segmentazione dinamica consente, in tematismi di tipo ⓦ Operazioni di interpolazione. Si tratta di procedure adottate
lineare scanditi da nodi (grafi), di associare attributi di- per “la stima di valori relativi a elementi non censiti in

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un’area di riferimento, per la quale sono invece disponibili delle informazioni relative alle superfici del terreno. Per
altri valori osservati” 17. Nella pratica, mediante varie fun- ciascun punto, oltre che le coordinate piane x, y, si può
zioni logaritmiche viene individuata una tendenza di svi- esprimere un valore d’elevazione z, riferibile a una serie di
luppo a partire da punti di valori noti e successivamente punti o di linee (isoipse). Da queste si può procedere all’e-
viene generata una superficie continua nella quale a cia- laborazione di più sofisticati modelli digitali del terreno 20
scun punto viene assegnato un valore sulla base del pattern (DTM: Digital Terrain Model o DEM: Digital Elevation
precedentemente individuato. Questo tipo di procedura Model) strutturati in formato raster grid. L’operazione pre-
viene utilizzata per calcolare delle stime (quindi non dei vede l’assegnazione, tramite interpolazione a partire dai
valori reali ed esatti) utili a illustrare la distribuzione nello punti quotati, di un valore altimetrico per ciascun pixel,
spazio di un particolare fenomeno, sia fisico-ambientale assegnando i valori più probabili in base a quelli certi rela-
che antropico. Riconosciamo vari tipi di interpolazione re- tivi ai punti prossimi rilevati. Oltre che in formato raster, i
golati da differenti formule algoritmiche 18: Spline, IDW modelli digitali del terreno possono essere restituiti anche
(Inverse Distance Weighting), Kriging, Nearest Neighbour mediante strutture vettoriali. È il caso, oltre ai tematismi
(vicino prossimo), Natural Neighbour, le medie mobili spa- puntuali e lineari, della copertura TIN (Triangulated Irre-
ziali e le interpolazioni sui dati in elevato, che portano alla gular Network), nella quale i punti quotati diventano i ver-
costruzione di DTM eccetera 19 (tav. XXV). tici di una rete poligonale costituita da triangoli di forma
ⓦ Operazioni sui dati di elevazione (figg. 6-7; tav. XXI). Una irregolare. A partire dai DTM sono possibili una serie di
delle funzioni di maggior interesse dei GIS è il trattamento operazioni, attuabili su piattaforma GIS, per l’individua-
zione dei valori di pendenza (slope: analisi di acclività, utili
17 FAVRETTO, 2000, p. 51. soprattutto all’analisi delle anomalie (o regolarità) morfo-
18 Per la consultazione dei principali tipi di interpolazione si rimanda a FORTE, 2002, logiche) e di esposizione dei versanti (aspect: analisi per il
pp. 152-154. calcolo degli orientamenti della superficie terrestre). Si po-
19 Spline: metodo di interpolazione che produce tendenze di sviluppo piuttosto

“morbide” e regolari. Questo tipo di applicazione presenta il vantaggio di un calcolo tranno inoltre generare classi di curve isovalore (curve di li-
veloce e si rivela ottimale per le funzioni di visualizzazione del dato; di contro, pre- vello), a intervalli stabiliti dall’utente, e restituzioni raster
senta grossi limiti per la restituzione di punti angolosi e soprattutto introduce spesso di tipo impressionistico della morfologia, basate sulla di-
caratteristiche non presenti nella superficie reale. stribuzione delle ombre sul terreno a seconda degli angoli
– IDW (Inverse Distance Weighting): metodo di interpolazione secondo il quale l’in-
fluenza di un punto noto rispetto a quello da interpolare è inversamente proporzio- di visuale e di trasmissione della luce (hillshade). Un ul-
nale alla sua distanza. Tale tecnica presume una distribuzione piuttosto regolare dei timo tipo di analisi attuabile è quella di visibilità territo-
punti noti. riale (viewshed), che permette l’individuazione delle aree vi-
– Kriging: metodo di interpolazione che tende a seguire nella visualizzazione i trend sibili a partire da un determinato punto di visuale. In que-
indicati dai punti stessi: usa infatti informazioni sull’autocorrelazione spaziale per
stabilire quanto i punti siano fra loro simili relativamente all’attributo preso in consi- sto caso la superficie del DTM viene caratterizzata in
derazione nel calcolo. Si fonda quindi su un’ipotesi di omogeneità spaziale, secondo maniera differente a seconda che le varie zone siano visibili
la quale si suppone che le variazioni spaziali nella rappresentazione di un dato feno- o meno, tenendo in considerazione eventuali ostacoli non
meno siano statisticamente omogenee su tutta la superficie. Tale tecnica risulta piut- riconducibili alla morfologia della superficie terrestre, ma
tosto flessibile ed è in grado di lavorare anche su punti distribuiti in maniera irrego-
lare, pur presentando limiti nella gestione di punti con forti variazioni di valore. alla presenza di vegetazione, strutture materiali eccetera.
– Nearest neighbour: metodo di interpolazione che assegna a ciascun punto il valore ⓦ Operazioni legate a modelli teorici di tipo socio-economico e
del punto noto più vicino. Tale tecnica presenta il vantaggio di un approccio molto politico-insediativo (fig. 8) 21.
semplice, secondo il quale ciascun punto presenta un valore uguale a quello di un – Poligoni di Thiessen: tecnica fondata sulla costruzione di
ipotetico poligono di appartenenza (i poligoni vengono costruiti come poligoni di
Thiessen a partire dai punti campionati) ma presuppone una distribuzione di punti poligoni irregolari, delimitati dall’unione di linee perpen-
noti quanto più regolare e soprattutto senza grosse aree prive di dati. dicolari alla mediana di collegamento fra punti adiacenti.
– Natural Neighbor: metodo basato sul concetto di media ponderata che, anziché as- Da questa costruzione risulta, per ciascun centro, un’area
segnare i valori in base alla distanza tra i punti, li assegna in base alla triangolazione di influenza all’interno della quale qualsiasi punto è più vi-
di Delauney. Tali triangoli (dai quali verrà poi generata una rete di poligoni di
Thiessen) vengono costruiti utilizzando come vertici i punti di valore noto. Il valore cino alla località di riferimento che a quelle dei poligoni
dei punti è quindi pesato in base alla superficie del triangolo di appartenenza. Tale adiacenti. Tale modello offre quindi una divisione delle
metodo presenta il vantaggio di inon dover inserire parametri specifici. aree direttamente proporzionale alle distanze fra i centri e
– Media mobile spaziale: metodo di interpolazione consistente nell’applicazione di inversamente proporzionale al grado di densità della loro
una media mobile, che calcola il valore di un punto da interpolare come media di
quelli noti a lui più vicini. Tale algoritmo viene applicato indistintamente su tutti i distribuzione. Non tiene conto, invece, delle differenze di
punti dell’area, cosicché arriva a ricalcolare anche i valori dei punti noti di partenza. dimensioni o di importanza dei siti: per questo, può essere
Nel calcolo vengono utilizzati solo punti prossimi al punto da interpolare, trattan- utile applicare i poligoni solo ai siti di pari o simile rango.
doli tutti allo stesso modo, ossia assegnando a ciascuno lo stesso peso. Proprio per il – Teoria del luogo centrale (Central Place Theory): teoria
fatto di utilizzare valori medi, tra loro ponderati, questa tecnica si presta bene alle si-
tuazioni nelle quali non si dispone di misure particolarmente affidabili. elaborata nel corso degli anni Trenta dal geografo tedesco
– TIN (Triangulated Irregular Network): metodo di interpolazione dei dati altimetrici W. Christaller, che utilizzò come caso studio la regione
(per la creazione di DTM) che, a differenza dei precedenti (applicabili su basi raster- della Germania Meridionale (CHRISTALLER, 1933). Pre-
grid), si basa su una particolare struttura di tipo vettoriale. La sua costruzione prevede
la creazione di una rete di triangoli irregolari i cui vertici sono costituiti dai punti noti
che definiscono un piano caratterizzabile per inclinazione e pendenza oltre che, ovvia- 20 Per un approfondimento sul tema dei DTM (e cartografie derivate) cfr. V.4., La

mente, per altitudine. Di conseguenza, ciascun punto della superficie acquisirà il va- costruzione del modello digitale del terreno (DTM).
lore determinato dal piano del triangolo costruito sui tre punti di partenza. 21 Per un approfondimento si rimanda anche a BOTARELLI, 2011.

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Fig. 6. Esempi di operazioni sui dati di elevazione per il territorio comunale di Montalcino: in alto, collezioni di punti quota (a sinistra) e curve di livello (a destra);
al centro, DTM restituito in formato grid (a sinistra) e TIN (a destra); in basso, il modello TIN utilizzato per visualizzazioni tridimensionali secondo differenti
distanze e prospettive

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Fig. 7. Esempi di operazioni sui dati di elevazione: in alto, restituzioni raster di tipo impressionistico della morfologia del comprensorio provinciale, basate sulla
distribuzione delle ombre sul terreno (hillshade); in basso, analisi di visibilità territoriale (viewshed) nel territorio di Poggibonsi dal punto di visuale della collina
di Poggio Imperiale rispetto alla rete castrense di XI-XII secolo: a sinistra, rappresentazione delle linee di visuale (in bianco tratti visibili, in nero non visibili), a
destra, porzioni di territorio visibili (in bianco) o non visibili (in grigio) dal medesimo punto di visuale

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vede la suddivisione del territorio in regioni complemen- – Analisi della tendenza di superficie (Surface Trend Analysis):
tari di estensione variabile a seconda della rilevanza del tecnica piuttosto diffusa per lo studio della distribuzione
luogo centrale intorno al quale esse gravitano. Viene degli insediamenti. L’obiettivo è quello di individuare
quindi riconosciuta una gerarchia dei luoghi centrali, che orientamenti o tendenze spaziali dei dati e quindi, nel caso
si riflette in misura proporzionale nella vastità del territo- del territorio, delle presenze insediative in una data re-
rio controllato. Dal punto di vista economico, le central gione. Fornisce indici di densità di occupazione del suolo
places sono fornitrici di beni e servizi al territorio circo- rispetto a elementi topografici (confini amministrativi o fi-
stante dal quale, a loro volta, ne ottengono altri di natura sici, comprensori paesaggistici eccetera) o statistici (suddi-
differente, principalmente legati alla sussistenza del cen- visione del territorio per celle di dimensioni predefinite).
tro. Le regioni complementari, rappresentate mediante – Indice del vicino più prossimo: si tratta di un indice che con-
aree esagonali, possono quindi appartenere anche a due (o sente di classificare i modelli di insediamento sulla base
più di due) differenti central places: a quello del nucleo più della loro densità e del grado di spaziatura, quindi della
vicino e a quello del centro principale, la cui area di con- maggiore o minore concentrazione. Essi vengono classifi-
trollo si sovrappone a quella degli insediamenti intermedi cati in un intervallo compreso fra i modelli “molto sparsi”
circostanti. (fino a un valore massimo di 2,5) e quelli “molto concen-
– Analisi del bacino di approvvigionamento (Site Catchment trati”: il valore minimo di spaziatura, ossia lo zero, é prati-
Analysis): tipo di analisi ispirata dal modello di Von Thunen camente irrealizzabile perché presupporrebbe più insedia-
(prima metà XIX secolo), per la ricerca delle relazioni spa- menti concentrati in un unico punto. Il valore standard,
ziali fra città e territorio rurale. È finalizzata a calcolare i con- corrispondente a una distribuzione omogenea, é pari a
fini di un’area di sfruttamento e di pianificazione delle ri- uno; più in generale, fra i valori 0,5 e 1,5 non sono sostan-
sorse rispetto alla posizione delle aree insediative, e in parti- zialmente individuabili forze di una consistenza tale da de-
colare rispetto ai siti centrali ed economicamente dominanti terminare particolari distribuzioni.
sul territorio circostante. Questa teoria si basa sul principio
Funzioni di analisi distributiva (tavv. XIX, XXXII) – Uno degli
che una comunità umana, nella scelta di un nuovo insedia-
ambiti di applicazione dell’analisi spaziale è l’analisi distribu-
mento, cerca la posizione che favorisce maggiormente lo
tiva, che si pone come scopo quello di contare, studiare, valu-
sfruttamento dell’ambiente circostante, in modo da rendere
tare e interpretare la distribuzione nello spazio di oggetti (ma-
più agevole possibile la propria sussistenza all’interno di un
teriali, reperti, documenti eccetera), fenomeni (antropici o fi-
bacino di approvvigionamento la cui dimensione, a sua
sico-ambientali), insediamenti eccetera.
volta, viene messa in diretta correlazione alla dimensione del
In archeologia possiamo avere mappe di distribuzione di
sito stesso di riferimento. Per l’applicazione della Site Catch-
oggetti (le varie tipologie di reperti) all’interno di un contesto
ment Analysis si creano, con centro sull’insediamento princi-
territoriale o di un singolo sito (Intra-site Analysis) o carte di
pale, aree di buffer progressive all’interno delle quali ven-
distribuzione insediativa all’interno di una regione: in que-
gono valutati in termini statistico-quantitativi gli elementi
st’ultimo caso l’attenzione è incentrata sulla distribuzione non
caratterizzanti il territorio circostante.
di oggetti ma di presenze insediative che vengono valutate
– Modello di rango e dimensioni (Rank-size Model): stabili-
nelle loro reciproche relazioni (Inter-site Analysis). Un tipico
sce le dimensioni di un sito, in termini di popolazione,
esempio di quest’ultimo tipo di analisi sono la Central Place
sulla base della sua posizione gerarchica nella scala dimen-
Theory di Christaller (teoria del luogo centrale) e il Rank-size
sionale di tutti i siti della regione.
Model (modello di rango e dimensioni).
Funzioni di analisi statistico-quantitativa – Tipologia di analisi La tecnologia GIS offre strumenti e funzioni appropriati
che interessa prevalentemente gli attributi in forma metrica e per lo sviluppo di simili calcoli. In questo caso, dati elaborati
genericamente numerica, ma può riguardare anche attributi per lo più da DBMS relazionali secondo criteri di quantifica-
alfanumerici (nominali) e oggetti spaziali, purché riconduci- zione statistica vengono mappati all’interno della piattaforma
bili nell’ambito delle strutture matematiche (operazione di GIS e subiscono una taratura in relazione al loro rapporto con
codificazione) e quindi valutabili in termini statistici e quan- la dimensione spaziale. L’inserimento del dato numerico all’in-
titativi. Sono preferibilmente effettuate ricorrendo ad applica- terno del database cartografico consente dunque di visualiz-
tivi esterni al software GIS (ad esempio, fogli di calcolo) che zare nello spazio i risultati di un processamento statistico.
siano in grado di dialogare mediante particolari formati d’e-
Funzioni di analisi predittiva – Le analisi predittive determi-
sportazione e importazione. I GIS prevedono comunque gli
nano la costruzione di modelli da proiettare in aree per le
strumenti di calcolo più comuni e soprattutto hanno svilup- quali non è stata prodotta specifica ricerca, partendo da dati
pato varie forme e tipologie di visualizzazione dei valori stati- conosciuti e utilizzandoli nelle situazioni per le quali viene ri-
stici elaborati. Si tratta di un’analisi che può realizzarsi in conosciuto un parallelismo di condizioni e di variabili fra il
forma del tutto autonoma ma può anche servire come fattore contesto indagato e quello da analizzare. In prima battuta,
di valutazione numerico-statistica nell’ambito delle analisi di- l’applicazione di modelli analitici di tipo spaziale e statistico
stributive. sui casi studiati consente di individuare una tendenza, comu-
Oltre ai più comuni ed elementari criteri di calcolo mate- nemente conosciuta con il termine pattern. Successivamente
matico-statistico, fra le principali forme di analisi citiamo: essa viene proiettata sulle aree da indagare per verificare e va-

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Fig. 8. Rappresentazioni di modelli teorici di tipo socio-economico e politico-insediativo: in alto, applicazione dei poligoni di Thiessen (a sinistra) e riproduzione
ideale delle teoria del luogo centrale (central place theory) elaborata dal geografo tedesco Christaller; in basso, rappresentazione ideale del modello di Von Thunen,
con analisi del bacino di approvvigionamento applicata ad un nucleo urbano, senza elementi di interferenza (a sinistra) o condizionata dalla presenza di un
elemento fisico-ambientale, come un fiume (a destra)

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lutare il suo coinvolgimento nei processi finora riconosciuti. rale, comunque, oltre al pacchetto base di funzioni, l’utente
Si ottiene in questo modo una sorta di simulazione che, qua- può usufruire di nuove soluzioni personalizzate e tarate sulle
lora vengano rispettate le condizioni di applicazione del mo- proprie specifiche esigenze. Con la programmazione si può
dello, permette di produrre una previsione. L’affidabilità dei intervenire a vari livelli, agendo su intere coperture di dati
processi di simulazione è naturalmente proporzionale al così come sui singoli elementi delle stesse, e ancora sulle pro-
grado di complessità e d’attendibilità dei dati inseriti nelle cedure di elaborazione, su quelle di interscambio e sulla frui-
basi di lavoro. Condizione imprescindibile è che questi non bilità dei sistemi.
approssimino eccessivamente la realtà. L’immissione di dati Un primo genere di comandi sono le macroistruzioni, con le
quantitativamente significativi e qualitativamente eterogenei, quali si attivano moduli di base e applicativi, che operano sul-
consente infatti di elaborare un modello che tenga conto di l’insieme della copertura cartografica. Quando invece l’ambito
contesti anche molto complessi. Uno dei metodi a oggi mag- di programmazione è interno alle coperture stesse, quindi agi-
giormente utilizzati è quello della Fuzzy Logic, un sistema lo- sce sui singoli oggetti grafici e sugli attributi, si procede alla
gico nel quale alcune variabili o affermazioni possono assu- scrittura di funzioni interne. Una terza categoria è costituita
mere diversi gradi di verità (valori intermedi fra 0 e 1) e non dalle istruzioni di controllo, con le quali si generano comandi
solo essere completamente vere (valore 1) o false (valore 0). che consentono di seguire e determinare le procedure operative
Essa permette dunque di elaborare informazioni che possono dell’applicativo, potendo anche operare confronti e scelte sulle
essere considerate plausibili, realistiche, parzialmente vere o variabili. Un aspetto particolarmente curato dai produttori dei
false, esattamente come succede in natura. Tale forma di lo- software è la possibilità, da parte del linguaggio di programma-
gica viene usata prevalentemente in tecniche di intelligenza zione, di dialogare con ambienti esterni, in modo da permet-
artificiale. In archeologia le funzioni di Fuzzy Logic possono tere di supplire a eventuali carenze dell’applicativo, ricorrendo a
essere applicate alla simulazione di fenomeni e dinamiche di strumenti esterni al sistema. Si tratta, in questo caso, di fun-
tipo insediativo, anche se il loro uso non può comunque ga- zioni di input/output. Infine, un’ultima possibilità d’intervento
rantire a priori alta affidabilità e necessita di molta cautela sia è legata alla capacità di costruzione di interfacce personalizzate,
nell’applicazione che nell’interpretazione del sistema. la cui fruizione sia immediata e diretta anche per gli utenti
I sistemi di simulazione non si possono ancora considerare meno esperti (vengono infatti definite user-friendly).
strumenti di uso comune nelle applicazioni GIS, tanto meno
in archeologia, ma sicuramente, data la loro potenzialità in 1.c. Struttura, componenti e ambiti d’applicazione del GIS
termini di supporto decisionale, saranno fortemente svilup-
pati nel futuro prossimo, anche se non è scontato che la loro La progettazione di sistemi informativi richiede una struttura
applicazione possa fornire buoni frutti in tutti gli ambiti di- aperta e flessibile di tipo modulare, tramite la quale sia possi-
sciplinari. bile modificare o implementare parti del sistema senza alte-
rarne l’assetto generale. Questo consente il dialogo con altri si-
Funzioni di restituzione (tavv. XXVII-XXIX) – Oltre che stemi, anche diversi, e con applicativi esterni. Grazie a questa
strumento di archiviazione, organizzazione e trattamento dei struttura è più semplice l’adeguamento degli strumenti tecno-
dati, il GIS deve essere considerato anche per le sue funzioni logici, considerati i rapidi ritmi d’evoluzione del mercato
di restituzione di coperture cartografiche, banche dati e informatico. Complessivamente, possiamo ricondurre la strut-
tematismi. La presentazione dei risultati può manifestarsi tura di un GIS a quattro principali ambiti operativi:
mediante costruzioni di viste (elementi grafici), o di grafici, ⓦ acquisizione dei dati (input degli elementi cartografici e
tabulati, listati e report statistici (attributi alfanumerici e dati informativi);
statistico-quantitativi). Le moderne versioni degli applicativi ⓦ gestione dei dati (organizzazione dei record e creazione di
GIS hanno reso particolarmente semplice la creazione di viste tematismi);
tematiche e dei relativi layout di stampa. Questo ha permesso ⓦ trattamento dei dati (analisi spaziale e statistica);
anche all’utente medio (quale l’archeologo), e non solo al ⓦ restituzione dei dati (output delle informazioni).
cartografo professionista, la costruzione di repertori carto-
grafici articolati e consistenti, continuamente aggiornabili e Le quattro componenti sono fra loro indipendenti e
predisposti alla stampa così come all’inserimento in qualsiasi quindi si può ricorrere all’una o all’altra secondo le esigenze.
altro sistema informativo. I formati di uscita non sono Normalmente, nel corso di un progetto vengono sfruttate
ovviamente legati solo alla stampa cartacea ma anche alla tutte, privilegiando l’una o l’altra nelle varie fasi di costru-
creazione di immagini digitali in vari formati e addirittura di zione, implementazione e fruizione del sistema informativo.
animazioni tridimensionali pensate e costruite dall’utente. Le attuali tendenze di sviluppo dello strumento prevedono
una consistente implementazione delle componenti di analisi
Funzioni di programmazione – Le possibilità d’applicazione spaziale, che hanno sancito il superamento della concezione di
per i GIS sono molteplici e variano a seconda dei software. GIS come strumento per la sola produzione di cartografia, ri-
Ciononostante è possibile aumentarne ulteriormente le capa- dotto a un semplice archivio di dati georeferenziati. Le funzioni
cità operative tramite i vari linguaggi di programmazione cartografiche rimangono ovviamente di fondamentale impor-
supportati dai programmi. In questo senso, gli applicativi tanza, ma non più (o meglio, non solo) fini a se stesse, bensì
open source rappresentano la soluzione maggiormente mani- come momento di sintesi delle elaborazioni spaziali e statistico-
polabile, mettendo a disposizione il codice sorgente. In gene- analitiche, più facilmente interpretabili nella loro forma grafica.

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Le componenti di un sistema informativo sono molteplici sta prospettiva può essere utile riuscire a contenere tali spese
e, dovendole riassumere, possiamo adottare una tripartizione cercando di stipulare rapporti di collaborazione (in particolare
molto generalizzante fra hardware, software e risorse umane. basati su interscambio di competenze e cartografie).
Per componenti hardware intendiamo il complesso della
Il GIS si presta a molteplici applicazioni pratiche privile-
strumentazione tecnico-informatica: l’unità centrale è ovvia-
giando, a seconda dei casi, l’uso delle funzioni ritenute più
mente costituita dai computer, ai quali si connettono varie
idonee alla loro realizzazione. Una vasta gamma di operazioni
periferiche. Queste possono essere divise fra quelle dedicate
è finalizzata a favorire le capacità interpretative, gestionali,
alla fase di acquisizione dati, ossia di input (lettori, scanner,
critiche e decisionali dell’utenza. Fra le tante 22:
tavolette grafiche, stereorestitutori analitici, stazioni totali,
GPS, scanner tridimensionali eccetera) e quelle per la restitu-
zione delle informazioni (output): monitor, stampanti, plot- Applicazioni per la redazione di cartografia numerica
ter, masterizzatori, supporti magnetici eccetera. Un ruolo di Nati proprio in seguito ad applicazioni nell’ambito della car-
grande importanza è inoltre giocato dalle reti tecnologiche tografia numerica, i GIS continuano ancora oggi a esserne
che consentono la condivisione dei dati sia in ambiente in- strumenti fondamentali. In questo campo non vengono tanto
terno (reti intranet) che esterno (internet) e che sono ovvia- utilizzati per le fasi redazionali dei supporti cartografici di
mente alla base della filosofia di ogni sistema informativo. base, per i quali esistono appositi software e hardware (ad
Le componenti software rappresentano l’insieme di appli- esempio, stereorestitutori analitici), quanto per le attività di
cativi che interagiscono nelle varie fasi del processo di ge- aggiornamento soprattutto da parte di utenti che, a partire
stione delle informazioni. Si possono dividere in tre categorie: dalle coperture cartografiche, provvedono alla registrazione di
applicazioni GIS di base, estensioni addizionali ai software dati tematici. In quest’ultima categoria possiamo includere gli
GIS (moduli di analisi spaziale e trattamento tridimensionale archeologi che procedono alla georeferenziazione delle evi-
degli attributi, estensioni per la gestione delle banche dati in denze archeologiche sulla cartografia di base.
internet e varie risorse freeware, scaricabili dalla rete e compi-
late dai programmatori delle aziende madri o dai comuni Applicazioni per il monitoraggio di valori o elementi
utenti che decidono di condividerle) e le applicazioni esterne, Gli esempi più comuni sono legati al controllo degli agenti
in grado di interscambiare dati mediante formati standard. atmosferici (meteorologia) o dei tassi di inquinamento. Simili
Fra queste le più comuni sono database, fogli di calcolo e ap- applicazioni, legate però a elementi materiali, si possono avere
plicativi CAD. Ma possiamo aggiungere all’elenco i vari pro- anche per attività di controllo del patrimonio ambientale-na-
grammi per il processamento topografico dei dati (rilievi da turalistico (acque e suoli), storico-architettonico e archeolo-
stazione totale, GPS e laserscanning) o per operazioni di geo- gico. Si avvalgono di tali applicazioni i vari istituti per la tu-
referenziazione e fotoraddrizzamento dei supporti raster, pro- tela, intesa nella più larga accezione del termine (Soprinten-
grammi per l’acquisizione ed elaborazione di immagini e fil- denze, enti gestori di parchi e riserve, enti forestali, comunità
mati, e infine applicativi per l’elaborazione ipermediale (pro- montane eccetera), e quindi i settori professionali legati al-
dotti multimediali, pagine web, videoediting eccetera). l’ambiente e ai beni culturali.
Infine vanno annoverate le risorse umane con le quali inten-
diamo le competenze tecniche (conoscenza e aggiornamento su Applicazioni per la gestione degli spazi geografici, antropici,
tecniche e pratiche di uso degli strumenti) e la gestione concet- economici e produttivi e per la gestione dei dati rilevati sul
tuale, logica, politico-istituzionale e finanziaria dei sistemi. La territorio
gestione concettuale e logica presuppongono l’individuazione
In questi casi i principali fruitori sono le pubbliche ammini-
delle finalità del sistema e conseguentemente l’architettura di
strazioni, le aziende e qualsiasi ente o privato che intenda ge-
una struttura coerente rispetto agli obiettivi e alle esigenze del-
stire informazioni distribuite nello spazio e nel tempo. Le am-
l’utenza interessata. Per questo è necessario avere piena co-
ministrazioni pubbliche si servono dei SIT per la redazione di
scienza delle potenzialità e delle funzioni della soluzione pro-
piani territoriali di coordinamento e, più in generale, per la
gettata, plasmando il sistema sulla base delle funzionalità alle
costruzione di quadri conoscitivi. Le aziende, invece, ricor-
quali dovrà assolvere. Per il resto, la creazione di un sistema
rono allo strumento GIS per sviluppare alcune funzioni di
informativo deve essere supportata da un intento “politico” che
geomarketing concernenti lo studio del mercato e della con-
ne giustifichi la struttura, ne coordini i tempi e i modi di ge-
correnza anche sotto il punto di vista geografico. Il settore
stione, ponendo particolare attenzione ai costi. Soprattutto in
agricolo-ambientale per mezzo delle immagini satellitari, in-
fase iniziale sono infatti necessari investimenti per l’acquisto
dispensabili per garantire un aggiornamento continuo delle
della dotazione hardware e software (quest’ultima gratuita nel
coperture, può controllare le colture, l’impatto delle attività
caso di ricorso a programmi open source), nonché per l’acquisi-
zootecniche e, attraverso moduli di analisi spaziale, compiere
zione di cartografia numerica ed eventualmente per la forma-
valutazioni sulla diffusione di inquinanti. Nell’ambito dei tra-
zione del personale addetto alla gestione, anche se nel caso della
sporti, il connubio GIS-GPS e l’uso di estensioni di Network
nostra esperienza (e sicuramente di tante altre) possiamo dire
Analysis consentono molteplici applicazioni, dal rilevamento
che la formazione è avvenuta in maniera totalmente autodi-
datta. Agli alti costi iniziali ne seguiranno altri, legati all’aggior- 22 La presente rassegna di applicazioni dei SIT è parzialmente ricavata da BIALLO,
namento di strumentazione, programmi e cartografia: in que- 2002, pp. 161-174, al quale si rimanda per eventuali approfondimenti.

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della posizione dei mezzi di trasporto (pubblici o di un’a- In questi casi è necessario infatti prevedere danni e conse-
zienda), al controllo del traffico di una città o di una regione, guenze dell’evento su territorio, popolazione e infrastrutture
o ancora all’aggiornamento in tempo reale dei tempi di per- varie, tenendo conto di elementi e aree a rischio. A partire
correnza dei mezzi pubblici. Negli ultimi anni, infine, sono dalle simulazioni, vengono predisposti i possibili piani d’e-
stati fortemente sviluppati, nel settore delle telecomunica- mergenza, per la cui attuazione un GIS garantisce coordina-
zioni, i servizi di call center che permettono, mediante basi mento fra previsione, prevenzione, aggiornamento in tempo
GIS appositamente organizzate, l’individuazione e la comuni- reale di dati e situazioni in atto, gestione dell’emergenza e
cazione all’utenza in tempo reale di punti di interesse, servizi, della post-emergenza.
percorsi eccetera.
Applicazioni militari
Applicazioni per la pianificazione politico-territoriale e la Un ambito particolare di applicazione è quello della difesa e
programmazione economico-produttiva dell’esercito, dal quale, per altro, sono nate e si sono svilup-
Sono interessate a queste funzioni sostanzialmente le mede- pate molte delle tecnologie di rilevamento (GPS e telerileva-
sime utenze, pur con finalità differenti. Le amministrazioni mento) e di gestione dell’informazione spaziale (GIS e produ-
per l’organizzazione e la gestione di piani regolatori urbani e zione di cartografia numerica). Militari e forze dell’ordine
di indirizzo delle politiche territoriali. Le aziende sfruttano sono grandi fruitori e contemporaneamente grossi produttori
invece le potenzialità di analisi sui bacini d’utenza o di poten- di cartografia (in Italia la cartografia ufficiale, anche a uso ci-
ziale clientela nei comprensori di vendita, effettuano studi su vile, viene redatta dall’Istituto Geografico Militare). Usano si-
aree di produzione e di mercato ed elaborano strategie econo- stemi GIS per lo studio e la valutazione strategica dei contesti
miche e commerciali dettate dalla valutazione dello sviluppo di intervento, per operazioni belliche (si pensi alle cosiddette
sul territorio delle condizioni concorrenziali. Nel settore agri- “bombe intelligenti”…), ma soprattutto per coordinare
colo-ambientale lo strumento viene utilizzato per pianifica- azioni dalle sale operative e dai vertici di comando.
zioni ambientali e paesaggistiche oltre che per calcoli di previ-
sione delle colture, della diffusione delle coperture vegetazio- Servizi di localizzazione
nali e della possibile propagazione di fattori inquinanti nelle L’ultimo ambito di applicazione, anche in ordine di nascita, è
acque, nei suoli e nell’aria. Nei trasporti l’uso può essere le- costituito dai servizi di localizzazione, attraverso i quali si ga-
gato all’ottimizzazione dei percorsi e alla programmazione de- rantiscono informazioni georeferenziate e aggiornate me-
gli itinerari per la distribuzione delle merci in base alle possi- diante sistemi wireless (telefoni cellulari, palmari e navigatori
bili variabili (quantitativo merce, dislocazione dei clienti, satellitari). Il collegamento con una stazione centrale dotata
tempi e costi di percorrenza eccetera). Un caso particolare è di sistemi GIS, che registrano la posizione degli utenti me-
legato alla pianificazione dell’attività di prelievo e scarico dei diante GPS, consente di ricevere dati in tempo reale e soprat-
rifiuti: gli itinerari possono essere calcolati tenendo conto, ol- tutto georiferiti. Fra le più comuni applicazioni possiamo ci-
tre che della posizione dei cassonetti di raccolta, anche della tare le informazioni sul traffico e la rapida localizzazione di
tipologia degli stessi (raccolta differenziata), della loro quan- strutture o servizi, nonché le modalità di raggiungimento de-
tità stimata, della capacità di carico dei mezzi eccetera. Nel- gli stessi mediante mezzi e percorsi differenti.
l’ambito delle telecomunicazioni i GIS vengono sfruttati an-
che per programmare l’installazione di ripetitori sulla base 1.d. Tendenze e prospettive della tecnologia GIS: webGIS e
della loro capacità di copertura territoriale, condizionata a sua risorse open source
volta dalla morfologia del terreno, dalla presenza di ostacoli
alla propagazione del segnale e dalla dimensione del bacino In questi ultimi anni, e sicuramente nel futuro prossimo, lo
d’utenza da raggiungere. sviluppo di sistemi GIS è principalmente indirizzato alla co-
struzione di sistemi consultabili e utilizzabili in rete, caratteriz-
Applicazioni per la modellizzazione di sistemi e loro simulazione zati da una struttura dinamica e una reale e ampia condivi-
o proiezione nel tempo e nello spazio sione dei dati, sebbene secondo livelli differenziati di accesso e
fruizione degli stessi. La scelta di gestire varie tipologie di dati
Si tratta di funzioni avanzate di supporto ad attività decisio- in forma condivisa e integrata suggerisce di orientarsi verso so-
nali e di prevenzione o, più semplicemente, di intento cono- luzioni webGIS, consultabili in rete mediante un comune
scitivo e interpretativo per realtà non direttamente o non in- browser internet. Non possiamo definire questa tecnologia
teramente indagabili. In questo ambito, si può far riferimento come una semplice estensione di un programma GIS-desktop:
a una particolare utenza, costituita dalle categorie professio- essa rientra infatti nei software web-oriented. La rapida evolu-
nali che necessitano di ricorrere a tali strumenti per sopperire zione avuta negli ultimi anni dalle tecnologie web ha, in ef-
a vuoti di documentazione o all’impossibilità di svolgere un’a- fetti, coinvolto direttamente anche l’ambito dei sistemi infor-
nalisi diretta (condizione spesso verificabile in archeologia). mativi territoriali. La principale trasformazione ha riguardato
Un settore molto attivo in questo campo è quello della prote- lo sviluppo dei servizi webGIS, ovvero servizi on-line che con-
zione civile che studia e costruisce modelli di simulazione per sentono, a qualsiasi utente collegato in rete, l’accesso ai dati
trarre indicazioni utili all’organizzazione di un eventuale territoriali attraverso le funzionalità tipiche di un GIS. Per la
piano di emergenza e di soccorso in caso di possibili calamità. loro realizzazione è necessario disporre dell’hardware e del

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software appropriato: server web, server database, server map e ternet, un comune browser, ed eventualmente un’apposita
software specifici per la gestione dei dati geografici (attributi ed estensione (o plug in) scaricabile dalla stessa rete. Alcuni dei
elementi grafici) in ambiente web. Tale soluzione, di fatto, più comuni esempi di tali applicazioni sono i server map, siti
consente una vasta condivisione dei dati semplificando enor- internet dedicati alla ricerca di percorsi, località, aziende o va-
memente l’uso dello strumento soprattutto in fase di consulta- rie altre risorse 24.
zione del dato, per la necessità di adottare interfacce user- Un discorso a parte, riguardo alle tendenze e alle prospet-
friendly che possano essere facilmente utilizzate da un vasto tive della tecnologia GIS, va dedicato alle potenzialità dell’o-
pubblico, non necessariamente specializzato (fig. 25). L’ammi- pen source, fenomeno in costante crescita, anche nel campo
nistratore del webGIS può rendere consultabili le informazioni dei sistemi informativi territoriali. Per open source si intende
secondo chiavi di lettura differenziate: se lo specialista è infatti un software rilasciato gratuitamente con il codice sorgente e
in grado di destreggiarsi facilmente all’interno di contenuti quindi liberamente modificabile da qualsiasi programma-
specifici, il grande pubblico preferisce probabilmente accedere tore, con la sola condizione di ridistribuirlo con il codice sor-
ai dati attraverso ricerche preimpostate o chiavi di ricerca sem- gente “aperto”. Questo comporta la formazione di ampie co-
plificate. In definitiva, si tratta di soluzioni informatiche di munità di sviluppo che apportano continue migliorie ai pro-
estrema facilità d’uso, anche se rette da un’architettura software grammi, consentendo un periodico aggiornamento
che può arrivare a essere anche molto complessa. dell’applicativo con l’implementazione delle nuove funziona-
In generale, possiamo riassumere caratteristiche, funziona- lità. La tendenza che si sta affermando con la forte crescita
lità e vantaggi della tecnologia webGIS nei seguenti punti 23: dell’open source rappresenta, per certi aspetti, un ritorno allo
ⓦ razionalizzazione dei dati geografici; spirito della primigenia comunità informatica che, fin dalle
ⓦ integrazione di dati geografici provenienti da fonti diffe- origini (e prima che preponderassero le esigenze economiche
renti; dell’industria del settore), vedeva lo sviluppo di macchine e
ⓦ semplificazione e automatizzazione delle fasi di acquisizione soluzioni informatiche come un potenziale in grado di ga-
dei dati; rantire un progresso diffuso, libero e condiviso, in un’ottica
ⓦ semplificazione dell’accesso ai dati, anche con livelli diffe- di democratizzazione del sapere e degli strumenti. Si tratta di
renziati; uno dei punti salienti della cosiddetta “etica hacker” 25 (ori-
ⓦ automatizzazione delle procedure di report, statistiche, ta- ginariamente caratterizzata da un’accezione differente ri-
belle e grafici; spetto a quella odierna) che si diffuse già dagli anni Cin-
ⓦ interfacce personalizzate e accesso tramite dispositivi porta- quanta a partire dai laboratori del MIT (Massachussetts In-
tili PDA/wireless. stitut of Technology).
Il più noto applicativo GIS open source è GRASS, software
Un settore di sviluppo parallelo al webGIS, per certi versi
che ultimamente sta cominciando a implementare le interfacce
una sua diramazione, è quello del web mapping, un processo
grafiche, predisponendosi a un più ampio uso, anche da parte
di generazione, aggiornamento, implementazione e veicola-
di utenti di medio-alto livello (non si tratta comunque di un
zione di mappe e cartografia numerica in ambiente internet.
programma di facile e immediata fruizione). Più semplice nel-
È un’applicazione simile al webGIS ma da questo si differen-
l’uso, anche se non altrettanto potente del precedente applica-
zia per una minore (o del tutto assente) predisposizione alle
tivo, è QGIS, che sta conoscendo una vasta diffusione anche
operazioni di analisi (in particolare quelle spaziali), privile-
fra utenti con competenze non particolarmente raffinate, ma
giando piuttosto le funzioni di ricerca ed editing cartografico.
che rappresenta comunque uno strumento più che valido per
Le due espressioni sono spesso usate come fossero sinonimi:
le esigenze dell’indagine archeologica territoriale. Oltre alle due
in realtà, sebbene esprimano due applicazioni differenti, pos-
siamo dire che il web mapping viene sviluppato mediante
piattaforme webGIS. Lo sviluppo del web mapping ha garan- 24 Fra i più comuni server map disponibili in rete segnaliamo:
tito un’enorme diffusione dei dati cartografici, consultabili in <http://maps.google.itmaps>; <www.tuttocitta.it>; <www.viamichelin.it>;
forma gratuita e assolutamente libera, ma soprattutto attra- <http://maps.yahoo.com>; <www.mapquest.com/maps/main.adp?country=IT>;
verso modalità elementari, che rendono tali strumenti di fa- <www.discoveritalia.it/mappe/mappeRaster.asp?lingua=it>; <www.italiavirtuale.info/ ri-
cerca.php>; <www.it.map24.com>.
cile accesso e alla portata di un’utenza media, non specializ- 25 Il termine hacker può essere tradotto letteralmente con l’espressione “metterci su le
zata. Le principali prerogative di questa tecnologia sono una mani”. Il suo originario significato è quindi ben differente rispetto a quello che viene
struttura dinamica, con mappe che vengono rigenerate a ogni oggi assegnato e comunemente riconosciuto, con una marcata connotazione “pirate-
operazione dell’utente (libero di decidere quali dati cartogra- sca”, atta a indicare i pirati telematici che “infettano” con virus la rete o che forzano
sistemi informatici, talvolta a scopo di lucro, talaltra per un semplice e irrefrenabile
fici visualizzare e quali livelli informativi attivare per la con- senso di sfida verso i più complessi sistemi di sicurezza. Nella loro originaria connota-
sultazione), personalizzabile, e che funzioni con dati aggior- zione, “gli hacker credono nella possibilità d’imparare lezioni essenziali sui sistemi e
nabili in tempo reale e per mezzo di navigazione interattiva. Il sul mondo smontando le cose, osservando come funzionano, e usando questa cono-
vantaggio offerto è quello di poter accedere alla cartografia di- scenza per creare cose nuove, ancora più interessanti. Detestano qualsiasi persona,
barriera fisica o legge che tenti d’impedirglielo. Questo è vero soprattutto quando un
sponibile, e ai dati a essa correlati, senza dover installare alcun hacker vuole aggiustare qualcosa che (dal suo punto di vista) è guasta o necessita di
software specifico. È infatti sufficiente un collegamento a in- miglioramento. I sistemi imperfetti fanno infuriare gli hacker, il cui istinto primario è
di correggerli” (LEVY, 1994, pp. 34-35). Per un approfondimento sull’argomento ri-
mandiamo comunque a LEVY, 1994, un libro che descrive molto bene la nascita del
23 FONTANARI et alii, 2004, p. 5. personal computer e le origini delle controculture che ne sono state alla base.

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soluzioni appena citate, possiamo comunque contare ormai su all’1:25.000, non poteva soddisfare le esigenze di tutela e cen-
una vasta gamma di programmi GIS open source, di potenzia- simento del patrimonio archeologico e certo non favoriva il
lità e complessità variabili, che possono andare incontro alle di- concreto impiego dei dati nelle dinamiche di pianificazione e
verse esigenze di un’utenza sempre più allargata 26. valorizzazione. In questo senso, un grosso passo avanti è stato
Il fatto di spingersi all’uso di tali soluzioni trova la sua prin- fatto grazie all’impiego della tecnologia GIS e della cartografia
cipale giustificazione nel notevole risparmio garantito dall’ab- numerica. La realizzazione di Sistemi Informativi Territoriali,
battimento totale delle spese per la componente software. Uno principalmente all’interno di amministrazioni pubbliche, enti
dei principali problemi riscontrabili nella costruzione di si- di ricerca e aziende, ha comportato negli ultimi anni una mas-
stemi che sfruttano applicativi commerciali è infatti rappresen- siccia produzione di cartografia numerica, i cui dati cartogra-
tato dall’esborso per l’acquisto dei programmi, spesso molto fici “sono mantenuti fisicamente distinti e perciò elaborabili e
alto. La scelta di simili applicativi non significa però solo ri- integrabili secondo le necessità per dar luogo, solo in fase di
sparmiare sull’acquisto, bensì individuare programmi che rappresentazione grafica finale, alla mappa tradizionale” 28.
siano facilmente reperibili (è sufficiente l’accesso a internet) e Nell’ambito della rivoluzione digitale, i cambiamenti non
che possano pertanto essere individuati come standard d’uso hanno quindi interessato le basi cartografiche in sé, ma piutto-
in un sistema di gestione dati allargato e diffuso. Per la crea- sto le strutture dei dati (raster e vettoriali), gli strumenti (CAD
zione di un sistema informativo o di un sito webgis, inoltre, i e soprattutto GIS) e, conseguentemente, le modalità e le po-
prodotti commerciali vincolano l’acquirente a un legame con tenzialità della loro fruizione. In particolare, l’utilizzo di piat-
la casa produttrice, oltre che di tipo economico (spese di ac- taforme GIS ha consentito un approccio più complesso ai dati
quisto, licenze e aggiornamenti), anche e soprattutto di tipo e una gestione più elastica e funzionale delle informazioni.
tecnico-intellettuale. In effetti non si offre la possibilità di ac- Possiamo definire la cartografia numerica (o digitale) come
cedere ai file sorgente, mentre i prodotti open source garanti- “un insieme di dati topografici espressi in forma numerica,
scono la piena libertà di visualizzarli e manipolarli, permetten- suscettibili di essere direttamente trasformati in rappresenta-
done una completa personalizzazione. Di fatto l’open source zione grafica, ma anche di essere direttamente elaborati e in-
consente il superamento di tali ostacoli, anche se talvolta, tegrati […], nonché di essere utilizzati per lo sviluppo di ana-
come già accennato, si tratta di applicativi di non facile uso, in lisi statistiche e ricerche operative di particolare interesse
quanto dotati di interfacce grafiche estremamente essenziali e quantitativo e qualitativo” 29. Gli elementi grafici sono codifi-
funzionanti principalmente mediante programmazione. cati mediante coordinate, che ne definiscono univocamente
Concludendo, tanto nel caso del webGIS quanto in quello la posizione spaziale, e attributi, che li caratterizzano sul
dell’open source, possiamo considerare la rete internet come piano topologico-informativo e ne stabiliscono la loro iden-
una preziosa risorsa, da sfruttare almeno in una duplice pro- tità e appartenenza a una determinata entità o categoria.
spettiva: Prerogativa della cartografia digitale, la georeferenziazione
– ambiente che permette di scaricare software open source che è il processo attraverso il quale un oggetto viene posizionato
consentano quindi a una rete di fruitori di adeguarsi a un all’interno della piattaforma GIS, nell’esatta posizione che
sistema comune, indipendentemente dalle risorse disponi- esso occupa nello spazio terrestre, mediante un sistema di
bili e, in alcuni casi, dalle piattaforme operative utilizzate; coordinate. Gli oggetti del mondo reale vengono tradotti in
– ambiente per la condivisione di strumenti (principalmente un’entità geometrica (punto, linea, poligono o superficie)
cartografia, mediante i servizi di web mapping) e contenuti idonea alla loro rappresentazione e localizzata attraverso asse-
mediante la costruzione-fruizione di piattaforme webGIS gnazione di valori metrici x, y, z (coordinate piane, tipiche dei
attraverso le quali è possibile rendere consultabili a scala sistemi Gauss-Boaga e UTM) o gradienti l e j (coordinate
mondiale banche dati cartografiche (di qualsiasi tipo) libe- geografiche espresse in gradi, corrispondenti a latitudine e
ramente interrogabili. longitudine, proprie del sistema lat/long).
Rispetto ai supporti cartacei, le coordinate sono memoriz-
2. LA CARTOGRAFIA NUMERICA zate senza conversione di scala e pertanto i dati digitali sono
stampabili e visualizzabili a qualsiasi rapporto di riduzione. Il
Nel corso degli anni è stata denunciata, in più sedi, l’inadegua- GIS permette quindi di integrare, nello stesso spazio di rappre-
tezza dei tradizionali strumenti cartografici per una precisa e sentazione, dati acquisiti a scale diverse, in un approccio che
funzionale rappresentazione delle emergenze archeologiche sul viene definito multiscalare 30. Si definisce come multiscalare
territorio 27. La restituzione dei siti tramite simbologia pun- una cartografia composta aggregando piani cartografici redatti
tuale, su supporti cartacei solitamente a scala non superiore a scale nominali differenti. Questo significa che, all’interno di
un determinato comprensorio, differenti parti possono essere
26 Per una panoramica sui principali GIS open source disponibili, si consiglia la consultazione del
rappresentate mediante elementi topografici registrati a scale
portale internet freeGIS-Italia GI&GIS in Italia (<http://www.freegis-italia.org/index. d’acquisizione fra loro diverse, e integrate in un unico piano
php?option=com_frontpage&Itemid=1>) e in particolare della sezione appositamente dedicata
all’argomento (<http://www.freegis-italia.org/index.php?option=com_content&task=category 28 SECONDINI, 1988, p. 33.

&sectionid=6&id=17&Itemid=86>). 29 FONDELLI, 2000, p. 243.


27 Sull’argomento si vedano, fra i tanti, BOSIO, 1979; PASQUINUCCI, 1989, p. 13; 30 Secondo il concetto di multiscala si ammette che esistano, nel moderno database to-

AZZENA, 1989, p. 27; AZZENA, 1990, p. 68; CATTANI, 1997, p. 117; MANNONI, pografico, elementi rilevati con precisione differente (maggiore o minore) rispetto al
2001, p. 9; FRANCOVICH-VALENTI, 2001, p. 87. contenuto metrico della maggior parte dei dati correlati alla scala nominale della carta.

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cartografico. Un classico esempio può essere quello di un con- versione fra strutture di dati diverse (raster e vettoriale) e fra ti-
testo comunale nel quale il territorio rurale viene rappresentato pologie d’entità grafiche differenti (punti, linee o poligoni).
in scala 1:10.000, mentre il centro urbano viene rappresentato I dati geografici numerici necessitano di una serie di infor-
in scala 1:1.000. Un nuovo concetto introdotto in cartografia mazioni utili all’illustrazione delle loro caratteristiche in fun-
numerica è dunque quello di “scala nominale” 31, attraverso la zione di un più razionale impiego. Questo insieme di dati di
quale si fornisce il parametro per definire il grado di accura- supporto prende il nome di metadata 34 e documenta, attra-
tezza e di risoluzione degli elementi grafici, ossia il rapporto di verso la descrizione fedele e sistematica del contenuto del da-
acquisizione e di visualizzazione ottimale dei dati. Come già tabase geografico, la struttura e la semantica dei dati, for-
sottolineato, questo non preclude comunque che la cartografia nendo precisazioni su entità e attributi, su qualità e organiz-
possa essere utilizzata e rappresentata a qualsiasi altra scala, cosa zazione dei dati, sulle modalità di compilazione e revisione, e
che peraltro avviene regolarmente lavorando in ambiente GIS. su vari altri aspetti e caratteristiche.
Gli attributi caratterizzano gli elementi spaziali offrendo Per quanto concerne, infine, la circolazione e la divulgazione
informazioni addizionali e fornendo il contenuto semantico dei dati cartografici, lo sviluppo delle reti telematiche e la realiz-
dei singoli record e del contesto di rappresentazione. Permet- zazione di applicativi GIS dedicati all’uscita in rete (webGIS),
tono di organizzare topologicamente i dati, caratteristica che permettono oggi di consultare e interrogare, anche attraverso
in archeologia si rivela particolarmente funzionale alla ge- browser, basi di lavoro e relative banche dati. Proprio la capacità
stione dei rapporti della stratigrafia di scavo. Gli attributi pos- di mettere a disposizione dati e informazioni prodotte rappre-
sono essere classificati in quattro principali tipologie: metrici, senta la sfida più significativa per la diffusione dei sistemi GIS
descrittivi, complessi o grafici 32: all’interno della comunità archeologica. Questo consentirebbe
ⓦ ATTRIBUTI METRICI: riferibili alla geometria delle primitive
infatti una veloce e facile trasmissione di conoscenze e una più
ed espressi mediante numeri; forniscono l’ubicazione (me- ampia casistica di contesti conosciuti, favorendo conseguente-
diante coppie di coordinate), la lunghezza delle linee, il pe- mente lo sviluppo di un dibattito condiviso ad ampia scala.
rimetro e la superficie dei poligoni eccetera;
ⓦ ATTRIBUTI DESCRITTIVI: esprimono informazioni in forma
2.a. Le strutture dei dati
alfanumerica (testo o valori numerici) associate alle primi-
tive per la descrizione delle loro proprietà; Nell’ambito della cartografia numerica possiamo riconoscere
ⓦ ATTRIBUTI COMPLESSI: fra questi si annoverano prodotti due differenti strutture dei dati: quella raster e quella vetto-
multimediali, pagine web, immagini, filmati e suoni perti- riale. Si tratta di due formati con caratteristiche, potenzialità e
nenti ai singoli elementi o a tematismi particolari; fruibilità diverse e, sotto molti aspetti, complementari. Per
ⓦ ATTRIBUTI GRAFICI: tutti quelli riferibili alla rappresenta-

zione grafica degli oggetti, ossia colori, dimensioni e varie


caratterizzazioni (tipologia di linea, campitura di un poli- tante è ottenuto dalla combinazione, punto per punto, dei valori dei layer esistenti.
gono eccetera) della simbologia adottata, nonché i font di In quella regionale, invece, si opera sulla coincidenza spaziale di dati areali. Un se-
condo, più elementare, genere di sovrapposizione prevede il confronto visivo fra
eventuali scritte. due layer, senza procedere ad alcuna fusione. È una tecnica molto usuale e, solita-
Altre rilevanti proprietà della cartografia numerica sono mente, avviene con dati di tipo vettoriale sovrapposti a un background raster (carto-
grafia di base, foto aeree eccetera). Il procedimento è comunque già stato spiegato
l’aggiornabilità, la velocità d’elaborazione e la capacità d’im- nel dettaglio in III.1.b., Le funzioni della tecnologia GIS.
plementazione o, viceversa, di riduzione (mediante operazioni ⓦ DERIVAZIONE: le coperture ottenute per sovrapposizione costituiscono le basi per

d’estrazione) dei dati, o ancora la riclassificazione per categorie l’applicazione dei vari criteri di derivazione scelti dall’utente per ottenere le carto-
di attributi o per caratteristiche grafico-dimensionali. La so- grafie d’interesse. I criteri di derivazione per sovrapposizioni di tipo puntuale
corrispondono a elementari funzioni matematiche e statistiche quali somma, sot-
vrapposizione di piani cartografici diversi per struttura di dati,
trazione, deviazione standard eccetera. Per quelle regionali, invece, si fa ricorso a
scala d’acquisizione e oggetto, consente di derivare nuova car- funzioni statistiche quali media, massimo, minimo eccetera. La derivazione, per
tografia tematica (funzioni di sovrapposizione e deriva- il formato vettoriale, è un’operazione piuttosto lunga e complessa, ma consente il
zione) 33. Inoltre, è opportuno ricordare le potenzialità di con- mantenimento degli attributi dei vari layer d’origine che sono quindi riutilizzabili
per successive derivazioni. Per il formato raster, invece, è una pratica più sem-
plice, anche se avviene contestualmente alla sovrapposizione, perdendo così gli
31 La scala nominale della carta è “quella scala per cui la carta è stata prodotta e a cui attributi d’origine e non consentendo ulteriori operazioni.
34 I metadati, meglio conosciuti con l’espressione inglese metadata, “costituiscono nel
va rappresentata; tale scala è quella che definisce precisione e contenuto della carta
stessa, come accade per la normale scala grafica della carta al tratto” (SELVINI-GUZ- loro insieme delle preziose informazioni sui dati geografici consentendone la loro rela-
ZETTI, 1999). tiva corretta identificazione, l’accertamento della loro qualità, la loro organizzazione e
32 PEVERIERI, 1995, pp. 30-32. il relativo riferimento spaziale, la loro distribuzione, genealogia eccetera” (FONDELLI,
33 Una funzione particolarmente utile in ambito GIS è quella che permette di otte- 2000, p. 274). Più sinteticamente, si tratta dell’informazione che descrive un insieme
nere nuove carte tematiche dalla sovrapposizione di due o più layer. Tale procedi- (collezione) di dati (dataset). I metadati, infatti, forniscono una serie di informazioni
mento si articola in due fasi distinte e successive: la sovrapposizione di carte e la deri- utili all’illustrazione delle caratteristiche dei dati geografici numerici in funzione di un
vazione di nuova cartografia mediante l’applicazione di criteri logico-matematici. loro più razionale impiego. Essi documentano, attraverso la descrizione fedele e siste-
ⓦ SOVRAPPOSIZIONE: con tale operazione s’intende “la possibilità di produrre, dalla geo- matica del contenuto del database geografico, la struttura e la semantica dei dati. Le
metria di più carte, una nuova geometria (quella della carta derivata) come risultato informazioni a loro legate, ancora oggi oggetto di discussione e normalizzazione in
dell’intersezione reciproca di tutte le geometrie delle coperture d’origine” (PEVE- campo internazionale, sono finalizzate ai seguenti sistemi di precisazioni: identifica-
RIERI, 1995, p. 80). La sovrapposizione si può applicare tanto al formato vettoriale zione; qualità dei dati; organizzazione dei dati spaziali; riferimenti spaziali; entità e at-
quanto a quello raster, anche se le procedure per quest’ultimo sono decisamente tributi; distribuzione; riferimenti dei metadati. Possono contenere anche altri tipi di
più semplici, essendo sufficiente una riclassificazione atta ad allineare gli assi e a informazioni, legate alle fonti dei dati cartografici, al responsabile della loro acquisi-
uguagliare le dimensioni delle celle. Nella sovrapposizione puntuale, il valore risul- zione e revisione, alla data di redazione eccetera (FONDELLI, 2000, p. 205).

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questo motivo, nell’ambito di un progetto GIS, è molto pro- assegnati uno o più di uno (nel caso dell’ESRI grid) valori al-
babile dover ricorrere all’una e all’altra struttura di dati. fanumerici, atti a tradurre virtualmente fenomeni o proprietà
dello spazio reale. Tale supporto non è quindi acquisito ester-
La struttura raster 35 impiega una griglia regolare (grid),
namente (come nel caso precedente), ma viene generato di-
suddivisa in righe e colonne, le cui celle (pixel) sono quadrati
rettamente dall’utente all’interno del software GIS. Il grado di
di ampiezza uniforme determinabile dall’utente e rappresen-
risoluzione del dato varia con l’assegnazione alle celle di una
tano elementi unitari ai quali è assegnato un valore che ne
dimensione, uguale per tutte, corrispondente a una porzione
specifica le caratteristiche, tradotte graficamente mediante co-
di superficie terrestre (ad esempio, pixel a risoluzione 10 me-
lori. L’elemento chiave è quindi rappresentato dal pixel,
tri: ciascuna cella rappresenta una superficie di 10x10 metri
avente contenuto omogeneo e non ulteriormente suddivisi-
dello spazio reale). Un classico esempio di raster-grid è costi-
bile e la cui dimensione, corrispondente a una precisa esten-
tuito dal DTM (Digital Terrain Model), che rappresenta il
sione spaziale sul terreno, esprime anche il grado di risolu-
territorio in base ai suoi caratteri altimetrici e morfologici: in
zione della rappresentazione cartografica. Gli attributi nume-
questo caso ciascun pixel è indicativo di un valore altimetrico,
rici di ciascun pixel sono costituiti dalle coordinate x e y e da
di pendenza o di esposizione del versante.
un valore numerico che viene tradotto in valore cromatico 36.
La principale applicazione di questo formato è legata, in
All’interno della tipologia raster possiamo riconoscere due
archeologia, all’ambito dell’analisi spaziale e del calcolo stati-
differenti formati: il raster-image e il raster-grid.
stico, sulle aree di scavo o sul territorio, per la determinazione
Il RASTER-IMAGE (fig. 9) rappresenta, di fatto, una mappa
di tendenze geografico-ambientali, socio-economiche, politi-
memorizzata esclusivamente come immagine (generalmente
che o tipologico-insediative.
in formato tiff, jpeg), una “fotocopia elettronica” inadatta a
Un grid può anche essere derivato da una struttura vetto-
successive sofisticate elaborazioni e utilizzabile principalmente
riale: tale conversione si può attuare o in forma diretta o me-
per la visualizzazione, con alcune semplici funzioni di editing.
diante vari metodi di interpolazione generanti superfici di
Tale formato è usato per la riproduzione e la georeferenzia-
tendenza che rappresentano la distribuzione di un fenomeno
zione di immagini digitali (repertori cartografici, mappe stori-
nello spazio.
che, foto aeree, immagini satellitari, piante di scavo eccetera).
Attraverso elementari accorgimenti grafici (trasparenza) è
Cartografie e fotogrammi possono essere acquisiti diretta-
inoltre possibile la sovrapposizione fra files differenti. Si pos-
mente in digitale (in particolar modo le foto aeree e quelle sa-
sono ad esempio incrociare coperture fotografiche e carte to-
tellitari) o convertiti dal formato cartaceo attraverso periferi-
pografiche, riuscendo a ottenere visualizzazioni del territorio
che scanner. Partendo da supporti raster-image è possibile, in
realistiche e codificate al tempo stesso, arricchendo la foto ae-
un secondo tempo, procedere alla loro vettorializzazione me-
rea di riferimenti toponomastici e simbologie che ne aumen-
diante digitalizzazione. Diversamente rispetto al vettoriale o
tano le potenzialità informative. Questa stessa operazione può
ai raster-grid, questo formato non è in grado di connettere i
essere effettuata anche per la sovrapposizione di coperture ra-
pixel ad altri dati informativi che non siano quelli già rappre-
ster con layer di tipo vettoriale.
sentati dal valore cromatico. L’unica forma d’informazione
che consente è quindi legata alla lettura diretta delle forme, La struttura vettoriale 37 (fig. 11) organizza gli elementi
dei colori, delle scritte o della simbologia riprodotta. Per- della carta attraverso un gruppo di primitive geometriche,
tanto, la sua utilità è proporzionale al grado di leggibilità e di componenti entità spaziali, la cui accuratezza e risoluzione
comprensione logica del supporto, nonché alla qualità e alla sono determinate dalla scala d’acquisizione dei dati o dalla
definizione grafica dell’immagine digitale. Si tratta comunque precisione degli strumenti di rilevamento.
di supporti generati esternamente a un’applicazione GIS, e ivi La sua principale caratteristica è permettere di arricchire gli
importati mediante georeferenziazione (posizionamento e di- elementi rappresentati graficamente con attributi alfanume-
mensionamento dell’immagine originale attraverso parametri rici, nei quali sono catastate informazioni consultabili e inter-
di tipo spazio-dimensionale). rogabili dall’utente. In qualsiasi momento si può procedere
Il RASTER-GRID (fig. 10) è ottenuto dalla suddivisione della alla correzione, all’eliminazione o all’implementazione dei re-
superficie rappresentata in una matrice di pixel ai quali sono cord (grafici e informativi), garantendo il costante aggiorna-
mento dei dati in tempo reale. In fase di visualizzazione, è
possibile scegliere come rappresentare e distinguere i vari te-
35 Possiamo considerare raster “qualsiasi immagine” che “può essere pensata come
matismi, secondo le informazioni a loro allegate.
formata da un insieme di piccole aree uguali (pixel), ordinate secondo linee e co-
lonne, tali da costituire una matrice. I valori associati a ogni cella possono esprimere
Graficamente è consentita la rappresentazione dei dati se-
sia informazioni di tipo grafico (colore, tono di grigio eccetera), sia di tipo descrittivo condo tre tipologie distinte: puntuale, lineare e poligonale. Per
(temperatura, pendenza eccetera)” (GLOSSARIO MONDOGIS). la consultazione, le prerogative di questo formato sono la pos-
36 L’assegnazione di uno specifico colore ai valori numerici dei pixel è legato al parti-
sibilità di selezionare uno o più elementi e di effettuare ricer-
colare tipo di immagine: nel caso di un’immagine bitmap (bianconero) avremo il che per l’individuazione di un record specifico o di un gruppo
susseguirsi di 2 soli numeri: 0 e 1; nel caso di un’immagine in scala di grigio i valori
numerici saranno compresi fra 0 e 255; nel caso di un’immagine a colori, infine,
avremo migliaia o addirittura milioni di indici numerici. Spesso, come nel caso dei
raster-grid, i molteplici valori numerici vengono suddivisi in intervalli definibili dal- 37 La struttura vettoriale “è un sistema di archiviazione di dati grafici secondo il

l’utente, ciascuno convertito in un valore cromatico, in modo tale da rappresentare quale gli oggetti vengono memorizzati in base alle coordinate cartesiane dei punti e
in una ristretta scala di colori un vasto range di valori numerici. linee che li compongono” (GLOSSARIO MONDOGIS).

78
Fig. 9. Esempi di cartografia raster-image: in alto, cartografia tecnica (a sinistra) e fotopiano (a destra) del centro storico di Siena; in basso; cartografia storica
(Catasto leopoldino, 1824) digitalizzata e georeferenziata per la rappresentazione del centro della città

79
di record contraddistinti da particolari proprietà. Tali ricerche mercio, esclusivamente come attributo. Questo significa che
possono essere operate in due direzioni, dal dato sintetico-de- non definisce una topologia tridimensionale né costruisce dei
scrittivo (database) a quello grafico (layer) e viceversa. A partire volumi, ma semplicemente genera superfici di spazio model-
dalla selezione di un certo numero di elementi è possibile pro- lato (in altri termini, la crosta terrestre) che si prestano a visua-
cedere alla generazione di nuovi tematismi che isolino una lizzazioni 3D con appositi viewer e con le quali non è possibile
particolare categoria di dati, rendendola fruibile in maniera del procedere a complessi calcoli o analisi sulla terza dimensione. A
tutto autonoma rispetto al dataset 38 originario. Tale funzione è tale formato si ricorre quindi generalmente per una visualizza-
molto ricorrente per la creazione dei tematismi di sintesi dei zione realistica del terreno, caratterizzato nelle sue forme e
processi di interpretazione archeologica con i quali costruire profondità, ma non per un’indagine analitica sui volumi e sulle
varie carte tematiche: diacroniche (per fasi o periodi), sincro- stratigrafie verticali, almeno fin quando non verranno svilup-
nico-descrittive (tipologie insediative) eccetera. pati softwares in grado di trattare la topologia tridimensionale.
Trattandosi di entità grafiche vettoriali, è anche possibile
Procedendo a un confronto delle potenzialità delle due
calcolare dati statistici o geometrici (densità, distanze, lun-
strutture di dati, possiamo così riassumerle e classificarle:
ghezze, perimetri e aree) e, più in generale, trattare ed elabo-
la cartografia RASTER presenta i seguenti vantaggi:
rare i dati secondo molteplici parametri analitico-spaziali.
 struttura dei dati semplice;
In archeologia questa struttura viene utilizzata principal-
 sovrapposizione e combinazione dei dati molto agevole;
mente in fase di lettura e di studio dei dati (grazie alle fun-
 rappresentazione dei fenomeni in forma continua;
zioni di interrogazione e di ricerca) e, come si è detto, si rivela
 analisi spaziali dei dati facilitate;
particolarmente utile per la costruzione di piani cartografici
 tecnologia dei dati molto sviluppata;
tematici. Inoltre permette analisi di tipo intra-site, soprattutto
e i seguenti svantaggi:
in contesti di indagine stratigrafica (ad esempio, carte di di-
 il ricorso a celle più ampie riduce il volume dei dati ma ne
stribuzione dei reperti) 39.
All’interno delle strutture vettoriali si comprende anche il peggiora l’accuratezza;
 la rappresentazione dei dati lineari e puntuali, attraverso i
TIN (Triangulated Irregular Networks), struttura topologica vet-
toriale utilizzata per la rappresentazione morfologica di super- pixel, è molto approssimativa;
 le rappresentazioni sono poco espressive, più ridondanti e
fici continue e quindi ottimale per la restituzione di DTM
(modelli digitali del terreno). Più nello specifico, si tratta di una prolisse;
 il dataset risulta alquanto ingombrante.
rete di triangoli irregolari, costruiti su una maglia di punti alti-
metrici che ne rappresentano i vertici e ne determinano l’orien- La cartografia VETTORIALE presenta i seguenti vantaggi:
tamento e la pendenza sulla base delle tre coordinate x, y, z.  ottima rappresentazione della struttura dei dati;
Come già ricordato, è un formato finalizzato alla semplice  struttura dei dati compatta;
visualizzazione grafica tridimensionale del terreno, al cui in-  facoltà di descrivere esaustivamente la topologia dei dati
terno la coordinata z viene trattata, dai comuni GIS in com- spaziali;
 possibilità di aggiornare, implementare, eliminare, spogliare
38 Definiamo dataset una collezione organizzata di dati riconducibili a specifiche e generalizzare i dati e i relativi attributi;
classi tematiche (ad esempio, repertorio di siti archeologici, raccolta di dati topo-car-  rappresentazione grafica molto accurata e dettagliata;
tografici, coperture geologiche eccetera). Un dataset GIS fornisce rappresentazioni di
 maggiore capacità di interrogazione dei dati;
aspetti della realtà geografica secondo differenti tipologie:
 collezioni ordinate di elementi vettoriali;  possibilità di generare nuovi tematismi dalla selezione di
 immagini e modelli raster; una parte degli elementi del dataset originario;
 dati da rilievo topografico;
 facilità nella conversione da una tipologia grafica all’altra
 altri dati (indirizzi, toponomastica, informazioni cartografiche eccetera).

Un dataset GIS può essere strutturato in vari layer (o livelli tematici), ossia in insiemi
(punti, linee, poligoni)
di oggetti ed elementi omogenei. Ad esempio: nell’ambito del dataset di un progetto di  facilità nelle operazioni di misurazione (lunghezze, perime-
cartografia archeologica, i dati possono essere raggruppati in layer di tipo diacronico tri, aree) e di calcolo (conteggi, calcolo di densità, percen-
(siti di epoca preistorica, protostorica, etrusca, romana, medievale eccetera). All’interno tuali eccetera)
di una piattaforma GIS possiamo avere anche dataset provenienti da fonti diverse e con
differenti gradi di dettaglio; per questo motivo è necessario che un dataset sia:
e i seguenti SVANTAGGI:
 facile da usare e da comprendere a livello logico;
 struttura dei dati molto complessa

 facilmente integrabile con altri dataset;  trattamenti di analisi spaziale più limitati e laboriosi (ma
 compilato e registrato in maniera corretta e logicamente coerente;
l’indagine archeologica, soprattutto in contesti stratigrafici,
 documentato (metadata) con precisione ed esaustività.
39 All’interno del LIAAM e dell’area di Archeologia Medievale dell’Università di
non si allinea del tutto a tale posizione).
Siena sono stati sviluppati alcuni interessanti esempi di analisi infra-site per gli scavi
di Poggio Imperiale a Poggibonsi (SI) e del castello di Miranduolo a Chiusdino (SI). 2.b. Le tipologie dei dati
Nel primo caso si tratta di analisi di distribuzione dei reperti osteologici animali al-
l’interno dell’abitato altomedievale e analisi di distribuzione delle paleopatologie I dati spaziali (o grafici) sono utilizzati per la rappresenta-
condotte sulla piattaforma GIS creata per la gestione dei dati relativi alla necropoli zione di fenomeni georeferenziabili attraverso due classi di
altomedievale del medesimo insediamento (NARDINI-SALVADORI, 2000; NARDINI- elementi grafici: le primitive geometriche e quelle complesse.
SALVADORI, 2003; NARDINI, 2005a; NARDINI, 2009b). Analisi GIS distributive an-
che più articolate sono state svolte sul contesto di Miranduolo, tanto sui reperti ar-
Alle prime appartengono il punto, entità adimensionale de-
cheozoologici quanto su quelli ceramici (NARDINI, 2005a; NARDINI, 2008; NARDINI, terminata da una coppia di coordinate, e la linea, coppie di
2009b; NARDINI, 2009a). coordinate adiacenti e continue, che può essere rappresentata

80
Fig. 10. Esempi di cartografia raster-grid costruita per il territorio di Castelnuovo Berardenga e comuni limitrofi: in alto, restituzione grid del DTM; in basso,
rappresentazione della densità di popolamento con copertura grid ottenuta mediante somma di interpolazioni su frequenza insediativa e tassi demografici

81
Fig. 11. Esempi di cartografia vettoriale allestita per il centro storico di Siena: in alto, livelli informativi pertinenti al repertorio CTR 1:2.000 (poligoni: viabilità
ed edificato; linee: caratterizzazioni; punti: georeferenziazione dei numeri civici); in basso, mosaicatura del repertorio CTR 1:10.000 con base TIN ottenuta da
rielaborazione di punti quota e curve di livello

82
da un segmento, una stringa, un arco o una catena 40. Le pri- leggermente deformato in fase di scansione, e annulla inoltre
mitive complesse comprendono invece il poligono, oggetto i tempi di scannerizzazione. Presenta anche il vantaggio, non
continuo bidimensionale, e il nodo, entità adimensionale irrilevante, di poter circolare via rete, oppure attraverso me-
con caratteristiche topologiche, che può essere rappresentato morie esterne e supporti magnetici (CD e DVD).
dal punto di inizio o fine di una retta o dal punto virtuale di Una seconda fase del processo di acquisizione può preve-
incrocio fra due o più elementi lineari. Oltre alle primitive, dere la vettorializzazione dei dati. In merito conosciamo due
un altro elemento contribuisce alla generazione di dati spa- metodi: la digitalizzazione manuale mediante tavoletta gra-
ziali: il pixel, unità minima per la costruzione di dati raster. fica, o quella automatica 42, procedimento più articolato ma
La componente spaziale è caratterizzata da due principali al tempo stesso più semplice e veloce, che non comporta inol-
parametri: la localizzazione, ossia la georeferenziazione degli tre spese aggiuntive, contemplando l’uso degli strumenti di
oggetti secondo il riferimento a un sistema di coordinate, e la base di un’applicazione CAD o GIS.
forma, che si esprime attraverso punti, linee, aree e superfici: Per essere utilizzato su piattaforma GIS, il dato digitale
 PUNTI: la rappresentazione puntuale può essere utilizzata deve essere innanzitutto georeferenziato, sia che si presenti in
per referenziare informazioni di un fenomeno adimensio- forma raster, sia che si presenti come vettoriale. In archeolo-
nale, o di oggetti troppo piccoli rispetto alla scala di acqui- gia, la georeferenziazione riguarda principalmente unità topo-
sizione, o ancora per indicare il centroide di un fenomeno grafiche (in indagini territoriali) e stratigrafiche (in contesti di
più vasto per il quale non si necessiti di una rappresenta- scavo), ma anche fotogrammi aerei obliqui o verticali, sui
zione estesa e planimetrica; può inoltre indicare un nodo. quali siano state individuate anomalie, e cartografia storica 43.
In archeologia la restituzione puntiforme è molto utilizzata Il processo di georeferenziazione dei supporti raster av-
nei progetti di cartografia archeologica territoriale per la viene mediante rettificazione automatica dei punti della
rappresentazione dei dati alle basse scale, quindi per ampie carta di partenza. Le coordinate locali del file di input ven-
viste, dai contesti comunali a quelli nazionali od oltre. gono convertite in coordinate cartografiche ricavate dai cor-
 LINEE: utilizzate per la definizione di confini fra valori di-
rispondenti punti di una base già georeferenziata, o di misu-
versi, o per descrivere l’andamento di un fenomeno che si razioni topografiche ottenute da stazioni totali e GPS. È per-
sviluppa in un’unica dimensione e che può essere naturale, tanto necessario trovare una serie di punti, riconoscibili sulla
come l’idrografia, o antropico, come la viabilità. carta e distribuiti in forma più possibile omogenea, per i
 POLIGONI: si prestano alla rappresentazione di oggetti ed en-
quali siano disponibili le coordinate cartografiche nel sistema
tità che presentano estensione bidimensionale e quindi un di riferimento prescelto. Attraverso tali punti, definiti
perimetro e un’area. In progetti di cartografia archeologica Ground Control Point (GCP) 44, avvengono le operazioni di
sono utilizzati per la rappresentazione di unità topografi- traslazione, rotazione e dimensionamento della carta, che
che e strutture architettoniche, oltre che per la delimita- portano finalmente alla sua georeferenziazione 45. Per effet-
zione di fenomeni distribuiti nello spazio e descritti me- tuare tali procedimenti tecnici si ricorre solitamente ad ap-
positi software ma anche ai più comuni applicativi GIS che
diante interpretazioni soggettive o frutto di calcoli spaziali
includono al loro interno simili funzioni (fig. 12).
e statistici (dato oggettivo, sebbene puramente teorico).
Una particolare categoria di dati digitali sono quelli, vetto-
 SUPERFICI: sono impiegate per la descrizione della superficie
riali, rilevati tramite tecniche di Laser Scanning e più tradizio-
terrestre, la cui morfologia è irregolare (DTM), ma anche
per la rappresentazione continua, mediante strutture raster, 42 Per un approfondimento sulle tecniche di digitalizzazione manuale (tramite tavo-
dell’intensità e della morfologia di fenomeni la cui manife- letta grafica) o automatica si rimanda a FAVRETTO, 2000, pp. 85-101.
stazione è derivata dall’interpolazione di dati discreti varia- 43 Un interessante lavoro di georeferenziazione di cartografia storica è stato svolto, da

mente distribuiti nello spazio. V. Baiocchi e K. Lelo, sulla Pianta topografica di Roma, edita nel 1866 dalla Direzione
Generale del Censo e su altre cartografie successive, sempre riferibili al XIX secolo o
agli inizi del XX secolo (BAIOCCHI-LELO, 2001; BAIOCCHI-LELO, 2002; BAIOCCHI-
2.c. L’acquisizione dei dati: digitalizzazione e georeferenziazione LELO, 2003; BAIOCCHI-LELO, 2009). Gli autori si sono concentrati principalmente su-
gli aspetti metodologici della georeferenziazione del supporto cartografico storico sulla
L’acquisizione dei dati per la costruzione di cartografia nu-
base della cartografia contemporanea. Essi sono arrivati a una stima locale dell’errore
merica può contemplare la digitalizzazione dal formato ana- commesso che è stato attentamente analizzato, onde definirne l’influenza sull’accura-
logico, rappresentato dai supporti cartacei (cartografia, foto- tezza e la qualità del prodotto finale. È infatti noto che “gli elaborati cartografici storici
grammi eccetera), o l’acquisizione diretta da fonti digitali mancano di un sistema di riferimento geografico o ne possiedono uno diverso da quelli
(foto aeree e immagini satellitari). Tale processo presuppone contemporanei. La georeferenziazione di tali documenti avviene tramite l’identifica-
zione di punti riconoscibili, invariati nel tempo, su cartografie attuali o sul terreno, che
un’operazione di rasterizzazione dell’immagine: nel primo vengono utilizzati per l’assegnazione delle coordinate geografiche. Questa procedura ha
caso tramite scanner, nel secondo in forma diretta, mediante dei limiti di precisione metrica ma nella maggior parte dei casi risulta l’unica attuabile.
strumentazione digitale 41. Il formato digitale, rispetto all’a- […] Le tecniche GIS di calibrazione, georeferenziazione e trasformazione di proie-
nalogico, garantisce fedeltà del dato, che talvolta può essere zione, rendono possibile il confronto tra cartografie storiche e cartografie attuali per-
mettendo di ridurre gli effetti di deformazione dei supporti cartacei e quelli dovuti ai
diversi sistemi di rappresentazione e di rilievo” (BAIOCCHI-LELO, 2001).
40 Intendiamo per segmento una retta collegante due punti; per stringa una serie 44 Nelle operazioni di rettificazione di strutture vettoriali ma soprattutto raster non

continua di segmenti; per arco una serie di punti che definiscono una curva; per ca- georeferenziate, si definisce Ground Control Point (o punto di controllo) un punto (o
tena una sequenza diretta di segmenti o archi con un nodo all’inizio e uno alla fine. un pixel, nel caso dei raster) di coordinate note che viene utilizzato allo scopo.
41 Per ulteriori approfondimenti riguardo all’acquisizione diretta o indiretta delle im- 45 Per una più completa ed esaustiva descrizione delle metodologie di georeferenzia-

magini digitali rimandiamo a FONDELLI, 2000, p. 182. zione delle cartografie raster e vettoriali, si rimanda a FAVRETTO, 2000, pp. 89-101.

83
nali strumenti di rilievo topografico (stazioni totali e GPS). indissolubilmente legata a una specifica proporzione grafica e
Questi record sono restituiti attraverso tecniche di Coordinate conseguentemente non ha un’unica scala di rappresentazione.
Geometry (COGO) 46, che consentono il trattamento dei dati All’interno dei software GIS, infatti, le coordinate reali degli
topografici a partire da misurazioni dirette del terreno. Un oggetti sono memorizzate senza conversione di scala, vale a
metodo molto in uso in archeologia è quello che prevede l’in- dire che vengono registrate nelle loro esatte dimensioni. Gli
troduzione di alcuni punti di controllo, appunto mediante elementi sono infatti digitalizzati a un preciso rapporto me-
tecniche di COGO, per la georeferenziazione delle evidenze. trico d’acquisizione, che ne determina il grado di dettaglio,
Tale procedura risulta frequente in particolare per la vettoria- ma possono poi essere visualizzati a qualsiasi altra scala, fino
lizzazione della stratigrafia archeologica all’interno delle piat- all’1:1, mantenendo inalterata la risoluzione grafica nel caso
taforme GIS di scavo. Le piante scansionate vengono infatti degli elementi vettoriali. A titolo esemplificativo: un ele-
georeferenziate assegnando ai vertici della picchettatura (utiliz- mento vettorializzato in scala 1:20 (come solitamente accade
zata per il rilievo sul campo) le corrispondenti misurazioni da per le piante di scavo), mantiene la stessa risoluzione sia che
stazione totale. In questo modo si procede alla vettorializza- venga visualizzato in scala 1:1 (in questo caso il grado di det-
zione di un’immagine digitale già georiferita e correttamente taglio è inferiore alla scala di rappresentazione), sia che venga
dimensionata. In ambito topografico, invece, è ormai uso co- visualizzato in scala 1:100 (grado di dettaglio decisamente su-
mune quello di procedere alla localizzazione delle emergenze periore a quello richiesto dalla scala di rappresentazione).
archeologiche direttamente da misurazioni GPS; in questo I cartografi stessi hanno inoltre introdotto il concetto di
modo si garantisce non solo l’esatta ubicazione dell’UT ma multiscala: “si ammette che esistano, nel moderno database
anche la sua caratterizzazione per forma e dimensioni (restitu- topografico, elementi rilevati con precisione differente (mag-
zione perimetrata anziché semplicemente puntiforme). giore o minore) rispetto al contenuto metrico della maggior
parte dei dati correlati alla scala nominale della carta” 49. Le
2.d. Il concetto di scala in cartografia numerica
applicazioni GIS consentono infatti la creazione di piani car-
Un dato di fondamentale importanza per comprendere il tografici prodotti dall’integrazione fra livelli informativi e
grado d’affidabilità delle carte è costituito dalla scala di rappre- dati elaborati a scale diverse o con strutture e tipologie di
sentazione (o scala cartografica). Questa, in termini assoluti, è dati differenti. È pertanto possibile combinare e sovrapporre
definibile come “il rapporto tra una distanza lineare misurata dati derivati da basi redatte a scale differenti, purché perti-
sulla carta, e pertanto in piano, e la corrispondente distanza nenti alla medesima area. Allo stesso modo, in fase d’uscita a
reale sulla terra, e quindi su di una superficie curva” 47. Essa stampa, mantenendo immutata la base d’acquisizione dei
costituisce, di fatto, un indice che consente di giudicare se il li- dati, è possibile riprodurre la stessa cartografia a scale mag-
vello di dettaglio del rilievo cartografico può essere ritenuto giori, anche se sconsigliabile, o minori, garantendo in questo
idoneo alle esigenze di lavoro. A questo proposito, la scelta del caso un dettaglio anche superiore rispetto al necessario.
supporto cartografico non può prescindere dallo scopo del suo In archeologia, la realizzazione di una cartografia “multi-
utilizzo e, in questo, l’archeologia ha necessità diverse secondo scala” permette di comporre quadri d’insieme di più o meno
il tipo d’indagine promossa e la particolare fase della ricerca. ampi comprensori, variando il grado di dettaglio del rilievo
Un discorso a parte va fatto per la cartografia numerica, sulla base dei diversi contesti paesaggistici e delle varie realtà
nel cui ambito il concetto di scala assume valenze differenti insediative. All’interno di un territorio comunale è possibile,
rispetto a quelle che ha tradizionalmente. Sui supporti carta- per esempio, costruire una base cartografica derivata da sezioni
cei, infatti, essa è correlata al graficismo, ossia alla capacità di CTR in scala 1:10.000 (o elementi CTR 1:5.000) per le aree
distinguere e di rappresentare nella proporzione prevista due rurali, fogli CTR 1:2.000 per le aree urbane e i centri storici, e
elementi grafici differenti. In cartografia numerica, invece, è piante di dettaglio per edifici di particolare interesse 50. Utiliz-
stato introdotto il concetto di scala nominale, definibile come zando le medesime basi cartografiche, sarà consentita anche la
la scala di redazione della cartografia e di visualizzazione
ideale della stessa, che definisce quindi la precisione e il con-
tenuto del supporto. Questo significa che attraverso tale para- essere rappresentato su una cartografia in scala 1:100.000; un piccolo capanno può
essere riprodotto su una cartografia 1:10.000, ma non su una 1.25.000; un marcia-
metro è possibile indicare il dettaglio (risoluzione) del dato
piede può essere rappresentato su una cartografia 1:1.000, non su una 1:10.000.
cartografico e la dimensione minima per la quale un ele- 49 GUZZETTI et alii, 2001.
mento può essere riprodotto 48. La scala nominale non è però 50 Un valido esempio di cartografia multiscala, all’interno del LIAAM, è costituito

dalla piattaforma GIS della carta storica e archeologica del comune di Siena, realizzata
da Alessandra Nardini (NARDINI, 2005b; NARDINI, 2009a) e implementata da B.
46 L’espressione COGO è un’abbreviazione di Coordinate Geometry, un metodo di Tixier nell’ambito di un progetto di dottorato. Il territorio comunale è coperto da una
definizione di elementi geometrici attraverso misurazioni di angoli e distanze. Le tec- mosaicatura CTR 1:5.000, mentre per il centro urbano è stata utilizzata la base carto-
niche di COGO consentono quindi il trattamento di dati di rilevamento topogra- grafica CTR 1:2.000. All’interno della città, per gli edifici di particolare interesse ar-
fico da strumentazione (stazione totale) garantendo alta precisione. cheologico, perché oggetto di indagine stratigrafica o intensiva (ex-ospedale del Santa
47 CUCCOLI-TORRESANI, 1985, p. 31. Maria della Scala, Duomo, convento del Carmine eccetera), sono stati utilizzati rilievi
48 In effetti, la scala adottata introduce una discriminazione sugli oggetti reali che di dettaglio redatti da architetti o costruiti mediante apposite battiture a stazione to-
possono essere rappresentati in cartografia: più la scala è bassa, più elementi verranno tale. Le aree scavate, infine, sono state documentate attraverso le tradizionali piante in
esclusi dalla rappresentazione. Alcuni esempi: un piccolo nucleo abitato (come una scala 1:20 o 1:10. Tutti questi supporti concorrono alla redazione di un’unica base
frazione comunale di modesta dimensione) può essere sufficientemente grande da es- cartografica estremamente completa che contempla sempre il dettaglio necessario alla
sere riprodotto su una cartografia in scala 1:25.000, ma è troppo piccolo per poter lettura dei differenti contesti paesaggistici, urbanistici, architettonici e archeologici.

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Fig. 12. Esempi di georeferenziazione su piattaforma GIS di supporti raster relativi allo scavo del castello di Miranduolo a Chiusdino: in alto, un rilievo manuale
in scala (1:20) rettificato sulla base dei picchetti acquisiti in coordinate Gauss-Boaga mediante celerimensura (stazione totale); in basso, immagine aerea
fotoraddrizzata tramite assegnazione di coordinate assolute ai punti rilevati strumentalmente e riconosciuti in fotografia

85
generazione di un DTM per il quale la ricostruzione della fico e informativo proporzionale alla complessità delle diverse
morfologia delle aree urbane e di quelle rurali si baserà su una aree del comprensorio. Inoltre, con queste soluzioni, si otten-
differente distribuzione, densità e precisione dei punti quota. gono basi di lavoro facilmente gestibili poiché non eccessiva-
In definitiva, l’approccio “multiscala” consente la costruzione mente pesanti in quanto a memoria richiesta per la loro frui-
di piani cartografici mirati, con un grado di dettaglio cartogra- zione.

86
IV - LA CARTOGRAFIA DI BASE

Possiamo definire la cartografia come “una rappresentazione ri- tire rispettivamente dall’equatore e dal meridiano di
dotta, simbolica e approssimata della superficie terrestre” 1. In Greenwich. Fra i sistemi di coordinate cartografiche, quello
particolare, si considera una rappresentazione ridotta perché re- più diffuso è l’UTM 4, standard europeo. Esso definisce la
stituita secondo precisi rapporti metrici, espressi dalla scala di posizione di un punto mediante la misurazione delle di-
rappresentazione, e simbolica perché costruita e codificata me- stanze chilometriche dall’origine (o dalla falsa origine) di
diante varie simbologie e colori. Infine, approssimata in quanto, due assi ortogonali, x e y, costituenti gli assi delle ascisse e
nonostante il ricorso a sofisticati metodi di proiezione, non è delle ordinate di un ideale piano cartesiano costituito da
possibile eliminare un benché minimo fattore di deformazione, una delle 1.200 zone in cui è suddivisa la superficie terre-
determinato dall’impossibilità di distendere una porzione della stre. In Italia, al sistema UTM 5 si aggiunge il sistema di ri-
forma sferoidale della Terra sulla superficie piana di un foglio. ferimento nazionale Gauss-Boaga 6, caratterizzato dal mede-
La cartografia non ha uniformità di intenti e di applicazioni: simo tipo di rappresentazione (quella conforme di Gauss)
essa viene infatti utilizzata da una tipologia d’utenza sempre ma da un diverso inquadramento. Riassumendo, all’interno
più diversificata. Per questo, i prodotti cartografici vengono della nostra penisola ciascun punto può essere determinato
estremamente differenziati in modo tale da rispondere alle mol- da una sola coppia di coordinate geografiche (latitudine e
teplici esigenze per le quali possono essere utilizzati. longitudine) ma da due differenti coppie di coordinate car-
Ciascun supporto è caratterizzato da una proiezione e da tografiche (quelle definite dai sistemi UTM e Gauss-
un sistema di riferimento. Boaga). Il passaggio da Gauss-Boaga a UTM, e viceversa,
La proiezione cartografica esprime il metodo attraverso il non è eseguibile con procedure di calcolo rigorose perché la
quale la superficie curva della terra è proiettata su un quadro. relazione tra i due sistemi è nota solo in maniera approssi-
Questo può essere definito da un piano, oppure da un cilin- mativa. Vi sono comunque formule empiriche IGM (Ben-
dro o un cono sviluppati su un piano (per questo sono defi-
nite proiezioni per sviluppo o modificate). Il processo di 4 “Acronimo di Universal Transverse Mercator. L’UTM definisce nei paesi anglo-
proiezione comporta inevitabilmente delle deformazioni, e sassoni la rappresentazione conforme di Gauss per i territori compresi tra i paralleli
quindi degli errori, ma in misura diversa secondo le differenti di +80° e -80° di latitudine [oltre tale latitudine viene utilizzata la proiezione ste-
tipologie utilizzate. Le proiezioni più diffuse sono la proie- reografica polare, altro sistema di riferimento di coordinate cartografiche], ripartita
in 60 fusi dell’ampiezza di 6° in longitudine, progressivamente misurati a partire
zione diretta di Mercatore, a sviluppo cilindrico, e la proie- dall’antimeridiano di Greenwich. [Ciascun fuso presenta una falsa origine, pas-
zione di Gauss, anche conosciuta come proiezione trasversa sante per il meridiano centrale, pari al valore di 500 km, necessaria per evitare cal-
di Mercatore o proiezione pseudo-cilindrica di Lambert. coli con ascisse negative]. Le corrispondenze studiate per la rappresentazione sono
Il sistema di riferimento permette di determinare la posi- del tutto identiche nei diversi 60 fusi o sistemi cartografici, e il fattore di riduzione
rimane sempre uguale a 0,9996. Per agevolare l’individuazione delle varie regioni
zione di un punto nello spazio; tale operazione è legata alla de- rappresentate, i diversi fusi sono stati suddivisi in 20 fasce parallele, generate per
finizione di un piano verticale e di uno orizzontale. I sistemi di mezzo di paralleli geografici distanziati di 8° in latitudine a partire dall’equatore e
riferimento possono essere suddivisi tra sistemi di coordinate fino alle latitudini di 80° nord e di 80° sud. Dalle due ripartizioni, quella in fusi e
geodetiche (o geografiche, o sferiche) e sistemi di coordinate quella in fasce, la superficie terrestre risulta così suddivisa in 1.200 zone, ciascuna
delle quali ha l’ampiezza di 6° in longitudine e 8° in latitudine [ed è ulteriormente
cartografiche (o chilometriche, ortogonali, cartesiane). Nel- suddivisa in quadrati di 100 km di lato, contraddistinti da due lettere maiuscole]”
l’ambito dei primi, il più diffuso è il sistema di coordinate geo- (FONDELLI, 2000, p. 302).
grafiche lat/long, standard mondiale adottato principalmente 5 Il sistema di riferimento UTM ripartisce il territorio italiano in tre fusi (32-33-

negli USA. Esso definisce la posizione di un punto mediante 34) e due fasce (S e T) e quindi si possono riconoscere 6 zone: 32S, 32T, 33S,
33T, 34S, 34T. Il fuso 34 interessa solo la parte finale della penisola salentina (a
la misurazione dei suoi angoli rispetto al centro della Terra: la sua volta zona di passaggio dalla fascia S alla fascia T) e quindi le zone 34 S e 34 T
latitudine 2 (λ) e la longitudine 3 (φ), misurate in gradi a par- rappresentano il territorio italiano solo per una piccolissima parte.
6 Il sistema cartografico Gauss-Boaga divide il territorio italiano in due fusi di 6°
1 PEVERIERI, 1995, p. 7. 30’ ciascuno (risolvendo con questa aggiunta di 30’ il problema del terzo fuso
2 La latitudine indica la distanza angolare lungo un meridiano passante per il UTM che copre una piccola parte della penisola salentina), con una falsa origine
punto stesso (quindi in direzione nord/sud) fra un punto sulla superficie terrestre e passante per il meridiano centrale dei due fusi (9° e 15°). Le coordinate nord (sul-
l’equatore rispetto al centro della Terra (sistema geocentrico). l’asse y delle ordinate) esprimono la distanza dall’equatore (in direzione sud/nord).
3 La longitudine indica la distanza angolare lungo un parallelo passante per il punto Le coordinate est (sulla asse x delle ascisse) testimoniano con la prima cifra l’appar-
stesso (quindi in direzione est/ovest) fra un punto sulla superficie terrestre e un meri- tenenza al primo o al secondo fuso e con le restanti cifre la distanza rispetto al me-
diano di riferimento, generalmente quello di Greenwich (Inghilterra), adottato con- ridiano centrale. Sottraendo a tale distanza il valore della falsa origine, sarà possi-
venzionalmente come meridiano centrale a partire dal 1884, rispetto al centro della bile individuare la posizione di un punto a ovest (risultato con valori negativi) o a
Terra (sistema geocentrico). est (risultato con valori positivi) del meridiano centrale.

87
cini-Surace) che consentono la trasformazione con approssi- L’elemento di base della cartografia ufficiale italiana è
mazione dell’ordine del metro, che assicura un errore di gra- dunque il foglio in scala 1:100.000 della Carta Topografica
ficismo trascurabile fino alla scala 1:5.000. d’Italia, costituito da quattro quadranti in scala 1:50.000,
La cartografia ufficiale italiana è redatta di norma nel si- denominati con lettere romane in senso orario a partire da
stema della rappresentazione conforme di Gauss-Boaga. quello in alto a destra, e sedici tavolette al 25.000, quattro
Essa prevede, nel suo repertorio, carte geografiche, corogra- per quadrante, distinte con le direzioni dei punti cardinali
fiche, topografiche, nautiche, aeronautiche, catastali e geo- (nord-est; sud-est; sud-ovest; nord-ovest).
logiche. Queste sono redatte dagli organi cartografici dello Il territorio italiano è coperto da 284 fogli alla scala
Stato: l’Istituto Geografico Militare (IGM), l’Istituto Idro- 1:100.000. Ciascun foglio è contrassegnato da un numero
grafico della Marina, la Sezione Fotocartografica dello Stato progressivo (la numerazione parte dal nord, procedendo con
Maggiore dell’Aeronautica (oggi denominata Centro Infor- andamento ovest/est fino alla punta meridionale della Sici-
mazioni Geotopografiche Aeronautiche: CIGA), l’Ammini- lia) e dalla denominazione dell’oggetto geografico più rile-
strazione del Catasto e dei Servizi Tecnici Erariali e il Servi- vante dell’area rappresentata. Definisce lati di circa 37 km
zio Geologico Nazionale. A tali enti vanno aggiunte le am- in latitudine e fra 38 e 45 km in longitudine: questi deter-
ministrazioni locali, in particolare le Regioni, che sono pro- minano mediamente un’area di rappresentazione di circa
duttrici di cartografia tecnico-topografica, meglio cono- 1.500 kmq. Le curve di livello sono restituite mediante isoi-
sciuta con la sigla CTR (Cartografia Tecnica Regionale) e di pse con equidistanza di 50 metri.
cartografia tematica. L’Istituto Nazionale di Statistica, in- La nuova serie della Carta Topografica d’Italia, progetto
vece, concentra la propria attività sulle basi di dati geogra- impostato a partire dal 1958 (foglio prototipo pubblicato
fici ricavabili dalle operazioni di censimento e da altri tipi di nel 1964), è articolata in 636 fogli in scala 1:50.000. Questi
indagini promosse dall’istituto stesso. Fra queste, il progetto sono derivati dai rilievi topografici in scala 1:25.000, sotto-
CENSUS con la delimitazione vettoriale dei confini ammi- posti ad aggiornamento mediante metodo aerofotogramme-
nistrativi, dei centri abitati (vastissimo repertorio di topo- trico. L’iniziativa di una nuova carta topografica è stata in-
nimi) e delle sezioni di censimento. Oltre a queste, molte trapresa per far fronte alle necessità di adeguamento al si-
altre istituzioni, o aziende private, sono impegnate nella re- stema cartografico internazionale. In particolare, è stata
dazione di varie cartografie tematiche, come quelle turisti- adottata la proiezione conforme UTM con reticolato chilo-
che e stradali. metrico ed è stato realizzato l’inquadramento dei fogli all’in-
Tutti i suddetti enti e istituti sono ormai da anni impe- terno della Carta dell’Europa occidentale (scala 1:250.000).
gnati nella trasposizione in formato digitale dei supporti Mentre le vecchie edizioni IGM potevano presentare tanto
prodotti. Questo ha comportato, e ancora oggi comporta, il reticolato geografico quanto quello Gauss-Boaga, le edi-
un notevole sforzo produttivo, compensato però da un mi- zioni attuali riportano infatti solo quello UTM e, ai bordi, i
glioramento in termini qualitativi dei repertori, più facil- tratti del reticolato Gauss-Boaga. Dal punto di vista grafico,
mente soggetti a opere di revisione e aggiornamento dei dati per la redazione dei nuovi quadranti è stata operata la scelta
rappresentati. della policromia a sei colori: nero (toponimi, strade, con-
fini, costruzioni eccetera), azzurro (idrografia), ocra (isoi-
pse), neutro o grigio-azzurro (ombreggiatura orografica),
1. I PRINCIPALI REPERTORI A SUPPORTO DELL’INDAGINE
TOPOGRAFICA
verde (vegetazione) e arancione (viabilità). Le curve di li-
vello presentano equidistanza di 100 metri per le direttrici,
1.a. IGM (Istituto Geografico Militare) (fig. 13) 25 metri per le intermedie, 5 per le ausiliarie.
L’organo ufficiale di redazione della cartografia per il suolo Come naturale proseguimento della carta al 50.000, è
italiano è l’Istituto Geografico Militare, anche noto con la si- stata successivamente promossa la produzione di una nuova
gla IGM 7, che ha avviato il progetto di redazione della Carta Carta topografica d’Italia in scala 1:25.000. Si tratta di
Topografica d’Italia già a partire dal 1862, occupandosi ini- 2.298 elementi di un’area di 150 kmq, contro i 100 della
zialmente del rilevamento in scala 1:50.000 dell’Italia Meri- tradizionale tavoletta. Sono stati redatti con metodo aerofo-
dionale, ma decidendo poco dopo (dal 1875) di estendere il togrammetrico e disegno automatico nella rappresentazione
progetto all’intera nazione, procedendo nel tempo a varie le- cartografica UTM. L’orografia è resa mediante isoipse a in-
vate cartografiche, a scala variabile fra l’1:25.000 e tervallo di 25 metri.
l’1:100.000, e successive levate d’aggiornamento. Oltre a tali cartografie, l’IGM pubblica:
 la carta del Mondo al milione per i fogli di pertinenza al

7 L’Istituto Geografico Militare ha assunto tale denominazione nel 1882, ma la sua


territorio italiano;
 la carta d’Italia alla scala 1:250.000;
attività era iniziata già nel 1861, quando, in coincidenza con l’unificazione d’Ita-
lia, venne creato l’Ufficio Tecnico del Corpo di Stato Maggiore dell’Esercito (con  636 ortofotocarte alla scala 1:50.000, ottenute da imma-
sede a Torino), con il principale compito di produrre carte per la difesa militare. gini spaziali e per questo denominate Spaziocarte.
Nel 1863, la denominazione divenne quella di Istituto Topografico Militare e la Dal punto di vista della produzione digitale, l’IGM di-
sede venne spostata a Firenze: in questa data venne deciso di tracciare ex-novo la
triangolazione nazionale. Infine, come già ricordato, nel 1882 l’istituto cambiò de-
spone dell’intero proprio repertorio in formato raster attra-
finitivamente nome (assumendo quello attuale) anche per sottolineare i nuovi e verso tre differenti produzioni:
più onerosi compiti affidati all’ente: fra i tanti, il rilevamento e la rappresentazione  Color coded: scansione separata dei vari tematismi che
della carta ufficiale dello Stato alla scala 1:100.000 (Carta Topografica d’Italia). compongono una carta (orografia, idrografia, planime-

88
Fig. 13. Esempi di cartografia IGM, relativa al Comune di Murlo: in alto, il foglio IGM 1:100.000; in basso, la tavoletta IGM 1:25.000 rappresentata nella sua
forma tradizionale (a sinistra) e nella nuova redazione (a destra), organizzata con una numerazione che ricalca quella della CTR

89
tria, reticolato UTM, vegetazione eccetera) e successiva santa, alla realizzazione di una vasta gamma di cartografia
attribuzione di un colore a ciascuno di questi elementi: la tematica, redatta sulla base degli apparati cartografici elabo-
successiva riunione di questi livelli genera una carta nella rati dall’IGM 9. Successivamente (anni Settanta), con l’avve-
quale i colori sono indicatori della tipologia di dato rap- nuta delega di compiti agli enti locali, le Regioni stesse po-
presentato. Questo repertorio è disponibile per le scale sero le basi per la realizzazione di cartografia tecnica che an-
comprese fra l’1:100.000 e l’1:1.000.000. dasse a sopperire, mediante rilievo ad alte scale, all’inade-
 RGB: unica scansione della carta in formato tiff con rela- guatezza del repertorio IGM in materia di pianificazione
tivo file di georeferenziazione. Questo repertorio è dispo- territoriale. A partire dal 1974 si registrarono le prime iso-
nibile per le scale più alte: 1:25.000, 1:50.000 ma anche late iniziative a opera di alcune regioni, ma fu cinque anni
per la scala 1:250.000. dopo che si iniziò a elaborare una strategia comune e condi-
 Bianconero: unica scansione (in bianconero) dei fogli in visa, in occasione della “Conferenza nazionale sulla carto-
scala 1:100.000 grafia”, che sfociò nella successiva costituzione del “Centro
In formato vettoriale, invece, il repertorio è decisamente interregionale di coordinamento e documentazione per i
meno ricco, concentrandosi essenzialmente sui dati orogra- problemi inerenti all’informazione territoriale”, con sede a
fici (vettorializzazione delle curve di livello e dei punti Firenze. Dal 1983 questo centro è diventato il punto di rife-
quota) integrati con la linea di costa (dalla cartografia rimento a livello nazionale in tema di cartografia. La sua
1:100.000) e i laghi di maggiore estensione presenti sulle istituzione ha sopperito alla mancanza di coordinamento
carte topografiche. che aveva portato, nel tempo, alla redazione di cartografie
Infine, l’istituto dispone dell’intera copertura nazionale disomogenee per costituzione, taglio e scala 10.
restitutita mediante DTM (in forma matrix) ottenuti inter- Il sistema cartografico comunemente adottato per tale re-
polando i dati orografici IGM. I prodotti finali (quadranti pertorio è quello nazionale Gauss-Boaga, pur prevedendo
di 10x10 km) prevedono una matrice a passo 20 metri con esso (sia nella versione cartacea che in quella digitale) l’in-
valori altimetrici per ciascun pixel rappresentato. quadramento nelle coordinate UTM. Alcune regioni, più
In archeologia, questi repertori possono essere utilizzati avanzate, hanno prodotto delle basi cartografiche attraverso
principalmente come supporti d’inquadramento territoriale metodo aerofotogrammetrico su base numerica, poi ripro-
e topografico dei contesti indagati alle scale basse e medio- ducibile mediante stampa; altre hanno invece fatto ricorso a
basse (territori comunali e più o meno ampli comprensori, metodi più tradizionali, provvedendo in un secondo tempo
fino alla scala provinciale). Risultano invece meno utili per alla digitalizzazione dei supporti cartacei.
le fasi di georeferenziazione mancando del dettaglio necessa- Il repertorio della Cartografia Tecnica Regionale prevede
rio, anche se, all’occorrenza, la nuova produzione al 25.000 tre distinte produzioni, corrispondenti ad altrettante scale di
può rappresentare una comunque valida alternativa alle car- redazione, con l’eventuale aggiunta di un quarto grado di
tografie redatte a scale più alte (repertorio CTR, mappe ca- dettaglio, previsto per particolari contesti urbani:
 S EZIONI CTR ( SCALA 1:10.000): costruita mediante co-
tastali, coperture aerofotografiche ad alta risoluzione).
pertura aerofotogrammetrica del territorio alla scala me-
1.b. CTR (Cartografia Tecnica Regionale) (fig. 14) dia di 1:20.000. Prevede un errore massimo di 4 metri in
planimetria e di 1,80 metri in altimetria. Le curve di li-
Con il termine cartografia tecnica o topografica s’intende vello hanno equidistanza di 10 metri;
“la fedele rappresentazione del terreno, con tutte le sue  ELEMENTI CTR (SCALA 1:5.000): costruita mediante co-
forme e accidentalità, riportando ogni particolare naturale o pertura aerofotogrammetrica del territorio alla scala me-
manufatto nella quantità e con la precisione concessa dalla dia di 1:13.000. Prevede un errore massimo di 2 metri in
scala” 8. Si tratta, quindi, di un supporto elaborato su criteri planimetria e di 1,20 metri in altimetria. Le curve di li-
oggettivi di rilievo delle entità territoriali (fisiche e antropi- vello hanno equidistanza di 5 metri;
che) rappresentabili su carta tramite una simbologia e appo-  FOGLI CTR (SCALA 1:2.000 O 1:1.000): costruita mediante
site convenzioni elaborate dai cartografi ed esposte in le- copertura aerofotogrammetrica alla scala media di 1:7.000
genda per la loro codificazione da parte degli utenti. o 1:8.000 (per le levate a 1:1.000 la scala media è di
La Cartografia Tecnica Regionale ha avuto avvio con il 1:4.000), integrata da levate topocartografiche numeriche
Dpr n. 8 del 15 gennaio 1972, che ha trasferito alle regioni
italiane a statuto ordinario le funzioni in materia territoriale 9 La realizzazione di cartografia tematica, secondo precise indicazioni su fonti da
svolte, fino a quel momento, dagli Organi centrali e perife- utilizzare, scala di rappresentazione, simbologia e colori da adottare, nonché circo-
rici dello Stato. Alla base di tale iniziativa, stava la constata- scrizioni territoriali cui fare riferimento, mirava a coprire tutti gli ambiti di studio,
analisi e progettazione del territorio. In particolare: ambiente geografico, risorse
zione che la gestione del territorio e la progettazione delle
naturali, demografia, agricoltura, industria, commercio, residenze, servizi sociali,
infrastrutture (attraverso la redazione di piani regionali di comunicazione e trasporti, econometria e urbanistica.
sviluppo) richiedevano una conoscenza molto approfondita 10 Oltre alla mancanza di coordinamento, la disomogeneità delle varie produzioni

e dettagliata del territorio stesso. In tale prospettiva, le Re- era causata anche dal comune disattendere le “Norme tecniche” stilate dalla Com-
missione Geodetica Italiana, quasi sempre modificate per adattarle a situazioni lo-
gioni erano già state chiamate, negli anni Cinquanta-Ses-
cali. Ultimamente, alcune indicazioni della suddetta commissione sono variate in
seguito alla diffusione dei SIT che richiedono un certo standard cartografico otte-
8 ABBATE, 1984, pp. 479-480. nibile solo mediante cartografia numerica.

90
Fig. 14. Esempi di cartografia CTR, relativa al Comune di Siena: in alto, fogli CTR 1:2.000 in formato raster (a sinistra) e vettoriale (a destra); in basso, sezioni
CTR 1:10.000 nei due formati

91
(stazione totale). Prevede un errore massimo di 80 cm (40  INFRASTRUTTURE (percorsi e stazioni di estrazione, produ-
cm per l’1:1.000) in planimetria e 60 cm (40 cm per zione e distribuzione dei vari tipi di risorse energetiche,
l’1:1.000) in altimetria. Le curve di livello hanno equidi- teleferiche, discariche e rottamai);
stanza di 2 o 1 metro. Questa cartografia viene spesso re-  E LEMENTI DIVISORI E DI SOSTEGNO (mura, muri, recin-

datta dai comuni che producono supporti in scala 1:1.000 zioni e siepi);
e da questi derivano, per fotoriduzione, la cartografia al  F ORME TERRESTRI (anomalie ed elementi morfologici,

2.000. Diversamente dalle due precedenti serie, la carto- geologici e naturali);


grafia al 2.000 non copre la totalità del territorio ma si  VEGETAZIONE (limiti di colture, boschi e aree verdi in ge-

concentra sulle sole zone inurbate (centri storici, aree ur- nerale, con distinzione dei principali tipi vegetazionali ri-
bane e principali nuclei abitati). conosciuti);
 In alcuni casi, solitamente per i centri storici con com-  O ROGRAFIA (quote e isoipse per la determinazione delle

plesso sviluppo topografico, si redigono cartografie tecni- altimetrie);


che anche in scala 1:500. Queste sono costruite mediante  LIMITI AMMINISTRATIVI E VARIE (limiti militari, cartogra-

copertura aerofotogrammetrica alla scala media di fici, reti trigonometriche, punti noti e altri elementi par-
1:3.000, con errore massimo di 20 cm in planimetria e ticolari non classificabili in altre categorie);
25 cm in altimetria. Le curve di livello hanno equidi-  TOPONOMASTICA.

stanza media di 0,5 metri, con possibile passaggio a 1


metro per le aree con forte pendenza. Il repertorio della Cartografia Tecnica Regionale è ideale
Gli elementi topografici rappresentati in questi repertori per le esigenze dell’indagine archeologica, offrendo basi car-
sono il frutto di una selezione operata sulla base delle esigenze tografiche sufficientemente dettagliate per georeferenziare
e degli scopi della rappresentazione. Un elemento che influisce con buona affidabilità le varie emergenze riscontrate sul ter-
notevolmente su questa selezione è ovviamente la scala di re- ritorio. Il fatto di gestire i dati vettoriali divisi in categorie
dazione della carta. Non tutti gli elementi possono infatti es- tematiche consente inoltre di creare basi cartografiche parti-
sere rappresentati a qualsiasi scala e, col mutare di questa, gli colarmente agili, comprendenti i soli elementi ritenuti ne-
stessi subiscono dei processi (semplificazione, generalizzazione, cessari alla lettura del territorio secondo i parametri stabiliti
spoglio eccetera) che inducono alla modifica della simbologia dall’utente. In particolare, le informazioni orografiche
utilizzata, se non addirittura all’eliminazione del particolare (curve di livello e punti quote) permettono di generare
cartografico 11. Un discorso a parte riguarda la mancanza di un DTM di taglio ed estensione variabile.
criterio di riduzione in scala per alcuni degli elementi rappre- Nell’eventualità di indagini intensive in ambito urbano,
sentati, come le strade e l’idrografia. Questi, soprattutto alle le basi al 1.000 o al 2.000 rappresentano un ottimo punto
scale minori, per essere visualizzati necessitano di un tratto di partenza per inquadrare e contestualizzare l’area d’inter-
che, calcolate le proporzioni, risulterebbe sovradimensionato vento con precisione e dettaglio.
rispetto all’effettiva dimensione dell’elemento nella realtà.
Per la realizzazione e la codificazione di una carta tecnica 1.c. La cartografia catastale
è necessario tenere in considerazione le strutture concettuali Le carte catastali sono storicamente legate all’aspetto fiscale
della società nella quale viene elaborata: essa è infatti la fe- del governo del territorio. Esse rappresentano infatti le parti-
dele rappresentazione di un modo di considerare il territorio celle catastali 12, ossia le unità di territorio site nello stesso
rappresentato. A titolo esemplificativo, può essere utile illu- comune, aventi determinate qualità (in particolare una speci-
strare l’organizzazione dei dati impostata per il repertorio fica destinazione d’uso) e appartenenti a un unico posses-
vettoriale della Cartografia Tecnica Regionale, così come sore. Sono normalmente redatte in scala 1:2.000 o 1:4.000
strutturato ed esplicitato dalla Regione Toscana. in zone di scarso frazionamento catastale, mentre gli allegati,
Le entità rappresentate sono suddivise in dieci categorie che si riferiscono ai centri urbani, sono in scala 1:1.000 ma,
(o livelli) di dati che corrispondono a una loro distinzione in caso di abitati densi e frazionati, possono arrivare
operata a livello teorico-percettivo e presente in forma di all’1:500. Le mappe vengono formate per comune ammini-
codice nelle versioni numeriche: strativo o, se questo è suddiviso in sezioni censuarie, per se-
 COMUNICAZIONI (viabilità e altre infrastrutture di comuni-
zioni, e sono suddivise in fogli. Il taglio dei fogli è normal-
cazione); mente impostato non su elementi topografici ma su fattori
 E DIFICI E ALTRE STRUTTURE (con distinzioni relative alle
locali (gruppi di isolati, viabilità eccetera). La proiezione car-
destinazioni d’uso); tografica utilizzata è quella di Cassini-Soldner, che pone la
 I DROGRAFIA (corsi d’acqua e infrastrutture di convoglia-
scelta del centro di sviluppo in posizione pressoché baricen-
mento, distribuzione, accumulo e razionalizzazione degli trica rispetto alla zona da cartografare. Ciò ha impedito la
stessi);
12 Più precisamente, si può definire particella catastale “una ben delimitata por-
11 Un elaborato cartografico può essere soggetto a vari trattamenti, fra i quali le zione continua di terreno, situata in un unico comune, appartenente a un unico
operazioni di spoglio e generalizzazione, che si effettuano rispettivamente me- possessore, e assoggettata a una unica specie di coltura, con uniforme grado di op-
diante eliminazione di oggetti troppo piccoli, e quindi non rappresentabili a una portunità, oppure, se non soggetta a coltura, riservata a una unica destinazione
scala più piccola, e per mezzo di una semplificazione delle loro forme. d’uso” (FONDELLI, 2000, p. 159).

92
realizzazione di un sistema cartografico omogeneo perché il vero, per una buona affidabilità dei rilievi. Da verifiche effet-
territorio italiano è suddiviso in varie zone, ciascuna riferita tuate sul comune di Chiusdino (SI), queste carte sembrano
al proprio centro di sviluppo. Ciò porta a grossi problemi in risultare un po’ più approssimative solamente in corrispon-
caso di raffronto con la cartografia nazionale, redatta in si- denza delle aree boschive, evidentemente più difficili da rile-
stema Gauss-Boaga o UTM. Nel 1942 è stata iniziata la con- vare. A tale proposito, vale la pena di sottolineare una prege-
versione nel sistema di riferimento nazionale, ma l’opera non vole iniziativa, a cura del Servizio Geografico della Regione
è ancora stata conclusa, creando notevoli difficoltà per l’uso Toscana, che permette di consultare i catasti storici regionali
congiunto di carte catastali e tecniche. Fortunatamente, gli on-line, attraverso chiavi di ricerca semplici ed essenziali, che
aggiornamenti, precedentemente operati a mano diretta- garantiscono una navigazione agile e al tempo stesso artico-
mente sul foglio interessato, vengono ora effettuati mediante lata, con la possibilità di visualizzare, per l’area di interesse,
rilievi celerimetrici restituiti in formato numerico e in coor- tutti i dati storico-catastali disponibili, dal periodo lorenese
dinate Gauss-Boaga. Questo dovrebbe indurre un progres- fino al maturo XIX secolo 13.
sivo miglioramento metrico e qualitativo delle mappe, so-
prattutto nelle zone di maggior espansione urbanistica. 1.d. La cartografia tematica (fig. 15)
Dal punto di vista tecnico, occorre ricordare che le carte Relativamente al contenuto della cartografia tematica è pos-
catastali forniscono esclusivamente una rappresentazione sibile operare varie distinzioni, suddividendola in:
planimetrica, non prevedendo necessariamente informa-  CARTOGRAFIA TEMATICA ANALITICA: contempla informa-
zioni relative ad aspetti morfologici e altimetrici. Inoltre, zioni su estensione e distribuzione di uno o più fenomeni
per la loro stessa finalità d’uso (fiscale), non contemplano simili, messi in relazione con le caratteristiche dello spa-
una dettagliata restituzione dei dati topografici. zio geografico. Appartengono a questa categoria le carte
Negli ultimi anni, il catasto sta procedendo alla digitaliz- relative a: altimetria, acclività, geomorfologia, geologia,
zazione delle mappe; questa avviene in alcuni casi mediante litologia, pedologia, erosione, franosità, effetti sismici,
metodo aerofotogrammetrico numerico, ma più spesso con uso del suolo (Land Use), copertura naturale del suolo
metodo topografico (celerimensura); sono comunque garan- (Land Cover), vegetazione, tipi climatici, idrografia, re-
tite alta precisione e affidabilità. L’operazione di informatiz- gimi idrici del suolo, precipitazioni eccetera.
zazione si prospetta molto dispendiosa in termini di tempo,  C ARTOGRAFIA TEMATICA SINTETICA : illustra correlazioni
impegno e fondi necessari, considerato che si tratta di con- fra più temi e individua omogeneità sulla base di specifici
vertire in formato numerico un archivio di circa 300.000 elementi unificanti. Quindi rappresenta informazioni e
fogli. Probabilmente, sarebbe stata opportuna la decisione fenomeni nella globalità delle loro interpretazioni. Ap-
di riprodurre completamente (ed ex novo) la cartografia ca- partengono a questa categoria le carte di Land Capability,
tastale, avvalendosi in partenza dei moderni mezzi della fo- quelle della vocazione naturale del suolo, dei vari tipi di
togrammetria e della cartografia numerica. Sarebbe stata vincoli (ambientale, archeologico, architettonico ecce-
una valida occasione anche per uniformare il repertorio ai tera), dei piani regolatori urbani eccetera.
sistemi di riferimento italiano (Gauss-Boaga), europeo Inoltre, è possibile distinguere tra:
(UTM) e mondiale (lat/long).  CARTOGRAFIA TEMATICA DI TIPO ANTROPICO: è legata alla
Nell’indagine archeologica, la cartografia catastale può es- rappresentazione di fenomeni antropici come la densità
sere utilizzata come supporto cartografico, anche se la man- demografica, le caratteristiche socio-economiche, le varie
canza di dati altimetrici e la sua proiezione cartografica ano- forme di uso del suolo eccetera.
mala rispetto allo standard cartografico italiano ne rendono  CARTOGRAFIA TEMATICA DI TIPO FISICO: è legata alla rap-
sconsigliabile l’uso. Di contro, essendo redatta ad alte scale, presentazione di fenomeni fisico-ambientali quali il
garantisce una rappresentazione dettagliata di zone per le clima, la geologia e la geomorfologia, la vegetazione, la
quali la cartografia ufficiale non fornisce rilievi altrettanto fauna eccetera.
particolareggiati. A proposito, risulta particolarmente utile La produzione di cartografia tematica si deve principal-
per quelle aree urbane (soprattutto i centri storici) che ancora mente agli enti privati o ai centri di ricerca. Tra gli istituti
lamentano la mancanza dei fogli CTR 1:2.000, soprattutto in cartografici pubblici, il più attivo in termini di produzione
funzione di una distinzione tipologica dell’edificato. Infine, di cartografia tematica è indubbiamente il Servizio Geolo-
va considerata la natura di memoria storica dell’archivio car- gico d’Italia (carta geologica d’Italia alle scale 1:100.000 e
tografico catastale che può fornire informazioni di tipo fon- 1:50.000). Un settore particolare è costituito dalla cartogra-
diario ma anche topografico, pur se relativamente recenti. Un fia di tipo stradale e turistica: in questo ambito lavorano
valido esempio è costituito dai repertori catastali degli stati
pre-unitari, che garantiscono una buona e dettagliata rappre-
sentazione (pur con gli inevitabili problemi legati alle capacità 13 <http://web.rete.toscana.it/castoreapp/>. L’interessante iniziativa, on-line a partire

tecniche di misurazione e cartografazione dell’epoca) del ter- dal 2007, è nata dalla collaborazione fra la Regione Toscana (Direzione Generale
ritorio così come si presentava in epoca sette-ottocentesca. Il delle Politiche Territoriali e Ambientali-Servizio Geografico Regionale) e il Mini-
stero per i Beni e le Attività Culturali (Direzione Generale per gli Archivi e Archivi
territorio toscano, per esempio, può disporre di uno stru- di Stato toscani) con il coordinamento di Mario Desideri e Umberto Sassoli (Servi-
mento storicamente molto utile quale il Catasto Lorenese (re- zio Geografico Regionale-Regione Toscana) e di Maurizio Fallace e Maurizio Cas-
datto a cavallo fra XVIII e XIX secolo), che si distingue, in setti (Direzione Generale per gli Archivi-Ministero per i Beni e le Attività Culturali).

93
molto alcuni enti, quali il Touring Club Italiano, l’Automo- diante i quali processare i fotogrammi, convertendoli in
bile Club d’Italia, l’Istituto Geografico de Agostini, ma è at- simboli, mappature e immagini cartografiche.
tivo anche l’IGM. Questo genere di supporti, in formato di- Possiamo definire la fotogrammetria come l’insieme dei
gitale, ha ricevuto un forte incentivo dalla recente diffusione processi che utilizzano le prospettive centrali fotografiche
dei sistemi di navigazione satellitare per gli autoveicoli. per la formazione di cartografia topografica e di documenta-
All’interno dei vari enti operanti nel campo vanno in- zione architettonica” 15. Il fotogramma non è quindi una co-
cluse anche le Regioni che, oltre che nel repertorio CTR, mune fotografia, in quanto presenta caratteristiche metri-
sono impegnate nella produzione di varia cartografia tema- che: su di esso si devono infatti effettuare operazioni di mi-
tica. Questa viene derivata da fonti di tipo cartografico, bi- surazione. Anche la strumentazione per la loro acquisizione
bliografico e statistico e mira al perseguimento dell’aspetto non è la stessa: una cosa è la macchina fotografica, un’altra
conoscitivo come momento fondamentale dei processi di la camera fotogrammetrica. I fotogrammi aerei sono sog-
pianificazione. getti a distorsione, nella rappresentazione del dato planime-
La produzione di carte tematiche è oggi realizzata intera- trico, per due motivi: l’impossibilità di avere l’asse della ca-
mente mediante grafica computerizzata e con metodologie mera esattamente verticale al suolo e la morfologia irrego-
analitiche (aerofotointerpretazione numerica o rilievi tra- lare del terreno, che presenta variabilità di pendenze e rilievi
mite stazioni totali automatiche). che determinano deformazioni nelle proporzioni metriche
del fotogramma. Il raddrizzamento consente di dimensio-
In archeologia, l’uso di questo tipo di cartografie risulta nare l’immagine alla scala desiderata e di ricalcolarla (o ridi-
frequente soprattutto in fase di analisi e processamento dati, segnarla) come se la camera fosse stata perfettamente per-
quando viene utilizzato soprattutto per leggere l’informa- pendicolare al suolo.
zione archeologica in rapporto a dati di tipo fisico-ambien- Le fotografie aeree necessitano quindi di particolari trat-
tale. Pensiamo, in particolare, all’impiego di DTM per gli tamenti per costituire documenti metrici a fini cartografici.
aspetti morfologico-altimetrici, o ad altre coperture, quali A seconda delle procedure utilizzate e del risultato finale
quelle geologiche e idrografiche, che possono costituire una conseguibile, esse possono essere distinte in due differenti
variabile significativa nella determinazione degli assetti inse- tipologie:
diativi, economici e infrastrutturali nelle differenti epoche  FOTOPIANI, FOTOMOSAICI E FOTOCARTE: vengono costruiti
storiche. mediante raddrizzamento fotogrammetrico, con una cor-
rezione unica applicata all’intero fotogramma. Rispetto
1.e. La cartografia aerofotografica (fig. 16) alla cartografia topografica, che opera una selezione degli
Fin dalle prime esperienze di volo, la fotografia aerea ha co- oggetti da rappresentare, i fotopiani presentano il vantag-
stituito un rivoluzionario strumento per la riproduzione e la gio di mantenere inalterate tutte le informazioni dei foto-
visualizzazione della superficie terrestre, garantendo un grammi originali. Di contro, possono essere prodotti so-
punto di osservazione unico e fino a quel momento impos- lamente per zone che non presentino consistenti varia-
sibile all’uomo. È ovvio che l’ambito della cartografia è stato zioni altimetriche che si ripercuoterebbero sulla scala dei
uno dei campi di maggior sperimentazione, grazie alla quale vari fotogrammi da mosaicare. Aggiungendo ai fotopiani
sono stati rapidamente individuati e sviluppati metodi, tec- i toponimi, i confini e altre informazioni di carattere car-
niche e strumenti per utilizzare il volo anche nelle sue incre- tografico si ottengono delle fotocarte.
dibili potenzialità in materia di ricostruzione e rappresenta-  ORTOFOTOPIANI E ORTOFOTOCARTE: gli ortofotopiani ven-

zione della terra. I continui progressi, tanto della tecnologia gono costruiti attraverso raddrizzamento differenziale
aeronautica quanto della fotografia, hanno così contributo (mediante punti noti) di prese aerofotogrammetriche.
alla nascita e allo sviluppo di una disciplina, il telerileva- Tale operazione si presenta più complessa, rispetto a
mento 14, che ancora oggi, con il sussidio dell’informatica, quella dei fotopiani, perché va effettuata sulla base della
può essere considerata in continuo divenire e che ha signifi- conoscenza della quota e della posizione planimetrica dei
cativamente migliorato anche metodi e strategie in ambito punti utilizzati per il raddrizzamento. La correzione sarà
cartografico. Basti pensare che il principale metodo utiliz- quindi differente nelle zone del fotogramma considerato
zato oggi per la costruzione e il rapido aggiornamento delle (per questo si definisce raddrizzamento differenziale). Ese-
cartografie è proprio quello aerofotogrammetrico, con note- guita la procedura, il prodotto viene trasformato alla scala
voli progressi garantiti dal contemporaneo e fulmineo svi- predefinita. La differenza tra ortofotopiani e ortofotocarte
luppo della tecnologia digitale, sia a livello di strumenta- è individuabile nel fatto che queste ultime sono arricchite
zione fotografica che dal punto di vista degli elaboratori me- dall’informazione altimetrica sul terreno, che si manifesta
attraverso la rappresentazione grafica delle curve di livello.
14 Il
Queste, essendo raddrizzate mediante l’utilizzo di punti
telerilevamento raggruppa “metodologie e tecniche che consentono di acqui-
sire a distanza informazioni qualitative e quantitative su oggetti e fenomeni, senza noti, sono appena meno precise delle tradizionali carte to-
entrare in contatto con essi” (FONDELLI, 2000, p. 299). Include quindi tecniche di pografiche e, rispetto a queste, sono redatte più veloce-
fotointerpretazione, incentrate sugli aspetti fisici, morfologici e qualitativi del terri- mente e conseguentemente a un costo minore.
torio indagato, e di fotogrammetria, che valuta invece le caratteristiche geometri-
che del territorio. Quest’ultima, a sua volta, può essere suddivisa in fotogramme-
tria terrestre e aerea: nel secondo caso prende il nome di aerofotogrammetria. 15 FONDELLI, 2000, p. 56.

94
Fig. 15. Esempi di cartografia tematica relativa al Comune di Sovicille: in alto, DTM (a sinistra) e livelli informativi relativi al Piano Regolatore Generale (a
destra); in basso, uso del suolo (a sinistra) e geologia (a destra)

95
Fig. 16. Esempi di cartografia aerofotografica relativa al Comune di Buonconvento: in alto, volo aereo storico (GAI 1954); al centro, fotopiano AIMA 1996; in
basso, esempio di uso combinato di cartografia aerofotografica e topografica mediante sovrapposizione del dato realistico del fotopiano con quello simbolico e
codificato della cartografia tecnica (CTR 1:10.000 raster)

96
Rispetto alla cartografia tradizionale, le carte fotografiche tali supporti. In questo ambito è sicuramente preferibile ri-
presentano il vantaggio di consentire la lettura di particolari correre, come abbiamo già visto, a fotografie aeree oblique
topografici che non sarebbero rappresentabili nelle carte georeferenziate, di miglior risoluzione grafica, essendo scat-
convenzionali. Rendono inoltre più agevole e immediata la tate, solitamente a bassa quota, appositamente per questa fi-
lettura delle caratteristiche ambientali e delle varie destina- nalità di ricerca, e soprattutto in condizioni ideali per il tipo
zioni d’uso del suolo. di evidenze che devono individuare (ad esempio, luce ra-
La miglior soluzione per la lettura di un territorio è con- dente, giusti tempi di maturazione delle colture nei campi,
seguentemente rappresentata dall’uso combinato di ortofo- presenza di un leggero manto nevoso eccetera). Si entra in
tocarte e cartografia topografica tradizionale, attraverso il questo caso nell’ambito della fotointerpretazione, che tratte-
quale è possibile fruire contemporaneamente di tutte le remo però più avanti in quanto non pertinente all’ambito
informazioni disponibili sia in forma realistica che codifi- della cartografia quanto piuttosto a quello della registra-
cata. Sotto questo punto di vista, gli applicativi GIS sono zione del record archeologico.
strumenti ottimali in quanto consentono, attraverso le ope-
razioni di sovrapposizione e di trasparenze di piani informa- 2. L’USO DEL WEB MAPPING PER LA RICERCA E LA
tivi raster, la lettura contemporanea dei differenti supporti. GEOREFERENZIAZIONE DEI SITI ARCHEOLOGICI
In generale, i prodotti aerofotografici si fanno apprezzare
per: Oltre ai vari tipi di cartografia precedentemente illustrati, una
 immediatezza, attualità e ricchezza del contenuto informa- nuova risorsa è stata messa a disposizione di un’ampia utenza
tivo; nel corso dell’ultimo decennio. Si tratta dei numerosi servizi
 precisione geometrica paragonabile (anche se mai uguale) di web mapping disponibili in rete 16, allestiti per venire in-
a quella della cartografia topografica redatta alla stessa contro alle esigenze di comuni fruitori soprattutto in fatto di
scala. mobilità e trasporti: fra le loro prerogative possiamo infatti ci-
Nell’indagine archeologica (e particolarmente in quella tare, oltre alla generica consultazione di mappe, la ricerca di
topografica), le fotografie aeree sono utili tanto sul campo, località e indirizzi o il calcolo di percorsi e itinerari stradali.
per favorire l’orientamento, quanto nella successiva attività Dal punto di vista informatico, il web mapping è quindi una
di laboratorio, consentendo la lettura di tutti i particolari soluzione che consente la visualizzazione e l’interrogazione,
necessari a una corretta e affidabile opera di georeferenzia- mediante un comune browser, di informazioni spaziali conte-
zione. Il ricognitore, infatti, ha la possibilità di rivedere e nute e organizzate all’interno di un web server 17.
utilizzare tutti i riferimenti che aveva individuato sul campo Rispetto alla cartografia numerica tradizionale, questa ri-
per posizionare l’emergenza, qualora sprovvisto di GPS. sorsa presenta una serie di vantaggi, individuabili principal-
Inoltre permettono una lettura semplice e immediata della mente nel fattore economico (sono infatti liberamente consul-
copertura vegetativa e delle diverse aree di destinazione agri- tabili, necessitando solo di una connessione a internet) e nel-
cola o boschiva. Questo permette di individuare, nelle fasi l’ampia copertura garantita, dal momento che numerosi sono i
preliminari della ricerca, quali siano le aree idonee a una ri- siti che mettono a disposizione cartografia per l’intero territo-
cognizione sistematica e quali le zone per le quali sarà im- rio nazionale (o mondiale). Di contro, i principali limiti sono
possibile svolgere un’indagine diretta sul terreno. legati alla restituzione piuttosto generica e semplificata degli
Guardando alla cartografia aerofotografica nella sua acce- elementi topografici e alla scarsità di indicazioni toponomasti-
zione più tradizionale di supporto cartografico, l’archeologo che, fatta eccezione per la viabilità, che rappresenta spesso la
non è quindi altro che un semplice fruitore. La fotogrammetria principale finalità dei servizi offerti. Nonostante ciò, si tratta
è infatti prerogativa pressoché esclusiva dei cartografi e dei to- di uno strumento molto utile e ampiamente utilizzabile nei
pografi, sia per la strumentazione necessaria, sia per la comples- casi in cui non si disponga di cartografia, per via degli eccessivi
sità delle tecniche, delle metodologie e pertanto delle compe- costi o dell’effettiva mancanza di supporti digitali per partico-
tenze richieste. Tuttavia in archeologia sono piuttosto frequenti lari aree. In molti casi, ma non sempre, tali servizi offrono la
le operazioni di fotoraddrizzamento delle foto aeree oblique possibilità di ottenere le coordinate, che sono solitamente
scattate per l’individuazione delle anomalie aeree o di semplici espresse nel sistema lat/long ma presentano un certo margine
supporti raster non ancora georeferenziati (cartografie acquisite di approssimazione non consentendo quindi una georeferen-
a scanner, carte storiche eccetera). In questo caso non è infatti ziazione di assoluta precisione e affidabilità, se non scaricando
richiesta una precisione assoluta ma è sufficiente una georefe- appositi plug-in disponibili per alcuni di essi. Resta il fatto che
renziazione di massima, soprattutto nel caso delle foto oblique. tale risorsa rappresenta comunque un’utile alternativa, che ga-
Non si tratta infatti di produrre materiale destinato a uso mera- rantisce strumenti e opportunità anche in mancanza di carto-
mente cartografico, ma piuttosto di produrre informazione che
possa essere localizzata nel territorio con margini d’errore di po-
sizionamento e di dimensionamento non grossolani.
16 Fra i principali siti di web mapping ricordiamo: <http://maps.google.it/maps>,
Un discorso a parte va invece fatto per l’uso di queste
<http://maps.yahoo.com>, <http://www.viamichelin.it>, <http://www.mapquest.com>,
carte (dai fotopiani alle ortofotocarte) finalizzato all’indivi- <http://www.it.map24.com>, <http://www.tuttocitta.it/>.
duazione delle anomalie aeree, possibile testimonianza di 17 Per un approfondimento delle tecnologie web server e web mapping cfr. III.1.d.,

strutture sommerse che possono essere evidenziate mediante Tendenze e prospettive della tecnologia GIS: webGIS e risorse open source.

97
grafia, permettendo quindi una georeferenziazione media- Provinciale di Siena. I termini dell’accordo possono essere
mente precisa di siti su tutto il territorio nazionale. sanciti da un protocollo che regola l’interscambio dei dati
Nel caso del progetto Carta Archeologica della Provincia di cartografici e informativi. Nello specifico, a fronte dell’ac-
Siena non è stato necessario ricorrere a tali servizi, dispo- quisizione della cartografia numerica di base, proprietà degli
nendo della necessaria cartografia; tuttavia, in un panorama enti (Cartografia Tecnica Regionale e varia cartografia tema-
sulle risorse utilizzabili per le operazioni di georeferenziazione tica), si può garantire la restituzione di tematismi delle evi-
di siti archeologici, non potevamo mancare di fare riferi- denze storico-archeologiche censite nei rispettivi territori.
mento al web mapping. Del resto, all’interno della stessa area Per le aree indagate tramite ricognizione topografica si pos-
di ricerca di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, sono addirittura consegnare restituzioni planimetriche delle
tali strumenti vengono sistematicamente utilizzati per le ope- emergenze, particolarmente utili agli enti locali per l’eserci-
razioni di localizzazione di siti al di fuori dei confini regionali, zio della programmazione territoriale e per la promozione di
non avendo ovviamente la possibilità di servirsi di cartografie politiche di salvaguardia e valorizzazione della risorsa ar-
di dettaglio per l’intero territorio nazionale. cheologica e dei paesaggi storici. Non solo, per un uso più
corretto del dato, è possibile (o meglio sarebbe necessario)
consegnare anche le perimetrazioni dei campi effettiva-
3. IL RAPPORTO CON GLI ENTI PUBBLICI PER mente indagati, in maniera tale da non fornire solo un rife-
L’INTERSCAMBIO DI CARTOGRAFIA rimento esatto delle aree ricognite, ma poter meglio specifi-
La creazione di piattaforme GIS per la gestione dei dati sto- care al tempo stesso la mancanza di emergenze archeologi-
rico-archeologici territoriali non può prescindere, come ab- che (effettiva assenza di tracce o mancata copertura topogra-
fica dell’area in questione?).
biamo già sottolineato, dalla disponibilità di un’adeguata
Simili accordi garantiscono il reciproco arricchimento
base cartografica, nei formati raster e vettoriale e nelle varie
delle dotazioni cartografiche e dei bagagli informativi. In
scale di redazione. La costruzione di un repertorio cartogra-
particolare, consentono alle parti di acquisire dati che non
fico così consistente si traduce però, in termini economici, sarebbero in grado di produrre autonomamente, causa la
in spese non sempre facilmente sostenibili da realtà di ri- mancanza delle competenze o degli strumenti necessari.
cerca quali quelle universitarie, a maggior ragione in tempi Anche grazie alla stipula di simili convenzioni con il SIT
di difficoltà economiche quali quelli attuali. della Provincia di Siena, il repertorio cartografico a nostra di-
Il ricorso a ditte specializzate nella produzione di carto- sposizione si è, nel tempo, implementato fino al completa-
grafia vettoriale comporta grossi costi d’acquisizione, soprat- mento della mosaicatura CTR del comprensorio senese nei
tutto se si intende coprire, con supporti a scale di dettaglio formati raster e vettoriale. Al tempo stesso, il SIT provinciale
(dall’1:1.000 all’1:10.000), un territorio vasto come quello dispone di tematismi con la risorsa archeologica censita, nel-
di un comprensorio regionale o provinciale. Allo stesso l’ambito del progetto sul territorio provinciale, all’interno
modo, anche i tariffari degli organi ufficiali preposti alla del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Uni-
produzione di cartografia (IGM, Regioni eccetera) non per- versità di Siena. La copertura cartografica è garantita da se-
mettono, se non in pochi casi fortunati, di riuscire a coprire zioni CTR 1:10.000 (nei formati raster e vettoriale), ma per
ampie aree di ricerca alle scale necessarie. alcuni comuni, quando disponibili, sono stati acquisiti anche
Una soluzione può essere rappresentata, previo accordo gli elementi in scala 1:5.000. Infine, sono stati coperti me-
fra le parti, dalla stipula di apposite convenzioni con i SIT diante fogli CTR alla scala 1:1.000 o 1:2.000 anche i centri
(Sistemi Informativi Territoriali) degli organi pubblici di storici di maggior interesse (principalmente Siena, Colle Val
competenza, nel nostro caso quello dell’Amministrazione d’Elsa, Poggibonsi).

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V - LA COSTRUZIONE DI NUOVA CARTOGRAFIA

1. NECESSITÀ ED ESIGENZE DELLA DOCUMENTAZIONE tuano anche mediante query impostate sulla base delle specifi-
CARTOGRAFICA A FRONTE DELLE INADEGUATEZZE DELLA che esigenze.
CARTOGRAFIA DI BASE Ciascuno dei metodi presentati, che tratteremo più nel
dettaglio nei paragrafi a seguire, si presta a particolari tipi di
In archeologia capita molto spesso, come abbiamo già eviden-
rilievo o di fruizione del bagaglio cartografico e presenta un
ziato precedentemente, che intervenendo su un’area specifica
diverso grado di complessità tecnica e metodologica, garan-
non si disponga di cartografia idonea all’uso per la scala troppo
tendo affidabilità, costi e tempi di produzione cartografica
bassa e per la carenza di sufficienti dettagli topografici. In tali
anche molto differenti a seconda dei casi e delle necessità 2.
casi è opportuno saper supplire alle lacune della dotazione di
base tramite l’uso di strumenti che consentano di fornire un in-
quadramento della zona completo di tutti gli elementi e i parti- 2. GLI STRUMENTI PER IL RILIEVO SUL CAMPO
colari di cui necessita la ricerca archeologica nel comprensorio Nella gran parte dei casi, le esigenze di integrazione cartogra-
indagato. Nel caso dell’archeologia territoriale, la necessità di fica, o quelle più radicali di vera e propria costruzione di un
buone cartografie di base è ovvia, dal momento che una delle apparato cartografico, vengono risolte direttamente sul campo
attività più importanti è proprio quella della localizzazione mediante l’uso di apposita strumentazione. Nel corso degli ul-
delle emergenze riscontrate. Tale operazione, la georeferenzia- timi decenni si è registrato un marcato sviluppo tanto delle
zione, è infatti strettamente legata, per precisione e affidabilità, metodologie, ovvia conseguenza dell’esponenziale crescita
al grado di dettaglio dei supporti a disposizione. Non solo: se delle scienze informatiche, quanto degli strumenti a disposi-
nella gran parte dei casi può essere sufficiente un posiziona- zione dell’utenza. Sotto la spinta dell’innovazione tecnologica,
mento mediamente preciso, in altri contesti, particolarmente sono stati introdotti prodotti che non solo hanno garantito un
rilevanti o complessi, è opportuno utilizzare cartografie di scala consistente miglioramento delle tecniche di rilevamento (mag-
elevata e ricche di dettagli topografici che non sempre vengono gior affidabilità e marcata riduzione dei tempi necessari) ma
riprodotti sulle mappe di riferimento. Tali mancanze possono anche l’allargamento delle possibili utenze. L’automatizzazione
essere legate alla scala (per i contesti rurali è solitamente utiliz- di gran parte delle procedure di calcolo e di restituzione del
zata la scala 1:10.000 che non contempla ovviamente la rap- dato, infatti, ha consentito anche a fruitori non specializzati in
presentazione di tutti gli oggetti effettivamente presenti sul ter- topografia (quale l’archeologo) di usufruire di svariati stru-
reno, come alberi, piccole strutture, recinti, stradelli eccetera) o menti di rilevamento. Analogamente, la creazione di software
anche alla data di redazione della carta, in contesti che hanno per il post-processamento, che semplificano decisamente l’iter
subìto in tempi recenti radicali trasformazioni quali quelle ri- di gestione dei risultati del rilievo, permette di restituirlo in
conducibili a nuove costruzioni, modifiche di viabilità eccetera. tempi rapidi e modalità semplificate, con formati di esporta-
In questi casi, per supplire alle lacune cartografiche è necessario zione predisposti all’importazione sui più comuni software
ricorrere all’integrazione di dati mediante gli strumenti di rile- CAD o GIS. A fronte di questi evidenti vantaggi, occorre però
vamento topografico, principalmente stazioni totali e GPS, ma sottolineare la necessità, da parte dei fruitori non specializzati,
anche scanner tridimensionali che stanno conoscendo una dif- di sforzarsi all’acquisizione di norme teoriche di base che sono
fusione sempre più ampia. In alternativa, un prezioso contri- fondamentali per un corretto e funzionale utilizzo di tecniche
buto può giungere dalle tecniche di telerilevamento, vale a dire e metodologie che sono proprie di discipline normalmente
fotogrammetria e fotointerpretazione, discipline che rientrano non contemplate nei percorsi formativi di stampo umanistico.
nel settore del remote sensing 1. Un terzo metodo per la produ- Sotto questo punto di vista, il passaggio dai tradizionali teodo-
zione di nuova cartografia è infine costituito dalla rielabora- liti ottico-meccanici alle più recenti stazioni totali ha ovviato a
zione dei supporti cartografici in formato digitale, attraverso i molte carenze e facilitato l’uso da parte di un’utenza allargata,
quali è possibile procedere alla generazione di nuove coperture, ma non ha comunque eliminato del tutto la necessità di una
differenti per struttura, tipologia e capacità di lettura e visualiz- conoscenza quanto meno di base dei più elementari principi
zazione dei dati. In quest’ultimo caso si tratta di applicare le va- topografici richiesti per la costruzione di cartografia. Altri stru-
rie operazioni di trattamento dei dati digitali che vanno dalle
conversioni fra formati alle varie applicazioni di estrazione, mo- 2 Per un approfondimento delle tecniche e degli strumenti del rilievo archeologico
saicatura, semplificazione, generalizzazione e spoglio, che si at- mediante strumentazione informatica si rimanda a MASCIONE, 2006. Per una vi-
sione complessiva delle tematiche del rilievo archeologico, dalla scala micro del
cantiere di scavo a quella maggiore della ricognizione e dello sfruttamento della
1 Cfr. II.2.b. Le risorse del remote sensing. cartografia di base per fini archeologici, si rimanda a MEDRI, 2003.

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menti per il rilievo digitale non sono invece un’evoluzione di noti, che permettano di determinare la posizione della stazione.
quelli più tradizionali, ma rappresentano piuttosto nuovi e ri- Allo scopo si utilizzano le reti geodetiche 3 che si sviluppano su
voluzionari approcci alle tecniche di rilevamento. Facciamo ri- tutto il territorio nazionale, integrate da reti di I, II, III, IV, V,
ferimento alla tecnologia satellitare del GPS, ormai di ampia VI ordine per disporre di una distribuzione più ravvicinata di
diffusione, e a quella del Laser Scanning, che consente oggi di punti di riferimento. Fino al IV ordine (i cosiddetti punti d’ap-
effettuare in tempi rapidissimi, ampi e completi rilievi tridi- poggio) le misurazioni sono state effettuate dall’IGM; oltre è
mensionali di oggetti, strutture e paesaggi. invece necessario fare riferimento alle triangolazioni di detta-
A livello teorico, definiamo levata topografica, o rileva- glio, o di rete, (V ordine) e alle triangolazioni di sottorete (VI
mento topografico, il processo operativo funzionale alla rap- ordine). Queste ultime due sono state tracciate e rilevate a cura
presentazione cartografica di una parte del territorio terrestre, dell’Amministrazione del Catasto che si è comunque appog-
mentre si definisce talvolta con i soli termini di levata o rile- giata, per la loro realizzazione, alle reti tracciate dall’IGM. A tal
vamento l’elaborato grafico finale. proposito, la cartografia CTR (cartacea e numerica) è estrema-
Tutte le operazioni di rilevamento hanno inizio da deter- mente utile in quanto fornisce tutti i punti d’appoggio disponi-
minazioni sul terreno, per la misura diretta o indiretta delle bili per ciascuna delle aree rappresentate.
entità spaziali, e si concludono in laboratorio, dove si effet- Per georeferenziare una stazione totale è possibile ricorrere
tuano le elaborazioni di calcolo numerico e le operazioni di a tre differenti metodi (fig. 17):
disegno topocartografico. Le varie fasi del lavoro ne rendono  POTHENOT: applicare una pothenot (conosciuta anche come

agevole il graduale controllo e il collaudo finale. Le moderne “intersezione inversa” o “metodo di Snellius”) consiste nel
tecniche di celerimensura, di rilevamento satellitare e di Laser determinare le coordinate di un punto (stazione), dal quale
Scanning acquisiscono in contemporanea le informazioni re- si vedano almeno tre punti di coordinate note (A, B, C), at-
lative ai dati planimetrici e altimetrici, col riporto a un unico traverso calcoli trigonometrici a partire dalla sola misura-
sistema di riferimento spaziale x, y, z. L’uso dei moderni cal- zione degli angoli. Attraverso tale metodo non è richiesta
colatori permette non solo, come già sottolineato, di semplifi- alcuna misurazione di distanze: queste vengono infatti rica-
care le metodologie di trattamento e post-processamento dei vate in fase di post-processamento dei dati. Nello specifico,
dati, ma altresì di registrare grandi quantitativi di dati, a loro la risoluzione dei vari triangoli (e quindi delle lunghezze dei
volta predisposti all’uso di vari software, sia di natura ingegne- rispettivi lati) avviene con il teorema dei seni, secondo lo
ristica (CAD e GIS) che orientati verso il campo della Com- schema classico basato sul calcolo degli angoli x e y.
puter Graphic, dove viene sfruttata ed esaltata anche la com-  APERTURA A TERRA: applicare un’apertura a terra (cono-

ponente tridimensionale del rilievo. Quest’ultimo aspetto sciuta anche come “stazione fuori centro” o “riduzione al
non è assolutamente secondario in un ambito, quello archeo- centro”) consiste nel determinare le coordinate di un
logico, che guarda non solo alla gestione del dato in termini punto (stazione), dal quale si vedano almeno due punti di
prettamente tecnici, ma anche alla possibilità di utilizzarlo se- coordinate note, attraverso la misurazione di entrambi gli
condo un’ottica più decisamente orientata alla divulgazione. angoli e della distanza del solo punto noto vicino. Dal
punto di stazione si misura l’angolo sul punto noto più
2.a. La stazione totale lontano (punto d’orientamento) e sul punto noto vicino.
A seguire si misura la distanza fra il punto stazione e il
Il rilevamento topografico numerico completo, detto anche
punto noto vicino. La soluzione del problema si riconduce
celerimensura, ha come scopo la determinazione della posi-
al calcolo dell’angolo epsilon che si ottiene risolvendo il
zione planimetrica e altimetrica di punti nello spazio attra-
triangolo con il teorema dei seni dopo aver calcolato la di-
verso misurazioni effettuate a stazione totale. L’operazione di
stanza fra i due punti noti. La precisione dipende quindi
rilievo di ciascun punto avviene mediante lettura degli angoli
dal modo in cui le misurazioni si ripercuotono sull’angolo
verticale e orizzontale (zenitale e azimutale) e della distanza epsilon; ne consegue che è necessario fornire una misura-
del punto, misurata tramite distanziometro laser. Lo stru- zione estremamente precisa della distanza fra stazione e
mento registra ed elabora i dati in automatico fornendo all’u- punto noto vicino.
tente il rilievo finale (celerimensura) senza che egli debba ef-  ORIENTAMENTO SU DUE PUNTI FISSI: applicare ’orientamento
fettuare alcun calcolo trigonometrico e permettendogli inol- su due punti fissi consiste nell’orientare un rilievo di detta-
tre di importare i dati direttamente all’interno di software GIS glio effettuato in coordinate locali (stazione con coordinate:
o CAD. Lo sviluppo tecnologico di tali strumenti ha quindi x = 0; y = 0; z = 0) agganciandolo a due punti dei quali siano
garantito un aumento dell’efficienza operativa rispetto ai pre-
cedenti teodoliti ottico-meccanici: fra i principali vantaggi 3 Per rete geodetica intendiamo un insieme di punti discreti, distribuiti più o meno
possiamo citare il trasferimento in tempo reale dei dati all’in- uniformemente sul territorio da rilevare e noti nelle loro coordinate x, y, z, che assi-
terno dei calcolatori elettronici (e dei software dedicati) e l’eli- curano un inquadramento geometrico del rilievo all’interno di una rete di triango-
lazione che stabilisce un rigido legame fra i diversi punti. Tale insieme di punti
minazione dei prismi riflettenti, grazie alla tecnologia laser, al- prende il nome di rete geodetica dal momento che vengono opportunamente uniti
meno per le medio-brevi distanze (a oggi circa un kilometro, mediante archi di geodetiche (si definisce geodetica la linea più breve che unisce
ma nel futuro prossimo la distanza è destinata ad aumentare). due punti di una superficie) configurando una maglia di triangoli geodetici. La geo-
referenziazione dei vertici della suddetta maglia di triangoli può avvenire per trian-
Per georeferenziare i rilievi effettuati a stazione totale è neces-
golazione (misura di un arco del triangolo e di tutti e tre gli angoli interni) o per tri-
sario appoggiarsi ad almeno due (in casi fortunati) o tre punti laterazione (misurazione di tutti e tre gli archi componenti il triangolo).

100
Fig. 17. Metodi di georeferenziazione della stazione totale: in alto, il metodo pothenot (a sinistra), basato sulla sola misurazione degli angoli per tre punti noti, e
quello dell’apertura a terra (a destra), per la quale sono sufficienti due punti (ma di uno di questi è necessaria la distanza); in basso, una poligonale di tipo
“appoggiata” con georeferenziazione delle stazioni di partenza e di arrivo

101
note le coordinate. In questo modo tutto il rilievo viene geo- nata lavorativa è possibile “battere”, in condizioni ottimali 4,
referenziato e orientato sulla base dei valori che sono stati fino oltre un migliaio di punti. Questo significa che non è
forniti dalla celerimensura dei due punti di coordinate note. consigliabile procedere a un rilievo dettagliato di tutte le
È un metodo molto comodo in contesti di scavo o di rilievo unità stratigrafiche, ma è possibile rilevare una serie di punti
di strutture architettoniche, quando è necessario rilevare le significativi che permetteranno la georeferenziazione e il con-
medesime aree a più riprese per seguire l’andamento dello trollo delle piante di scavo (fig. 18), l’eventuale fotoraddrizza-
scavo o semplicemente per completare il rilievo di porzioni mento di alcuni elevati (tav. XX), l’inserimento delle quote
estese, che richiedono varie sessioni di battitura. degli strati eccetera. Il disegno manuale è infatti un’opera-
zione più veloce e garantisce comunque un’alta affidabilità
Qualora non sia possibile applicare una delle tre operazioni
potendo eventualmente essere corretto tramite verifica di po-
(solitamente per l’impossibilità di vedere i due o tre punti
chi punti della celerimensura.
noti necessari) è ugualmente possibile procedere al rileva-
La stazione totale può essere utilizzata anche per il rileva-
mento, anche se solamente all’interno di un sistema di riferi-
mento della morfologia del territorio. Tramite una maglia di
mento locale (stazione celerimetrica posta in coordinate x = 0,
punti distribuiti sull’area che si intende indagare e restituire
y = 0, z = 0).
nella sua tridimensionalità, è possibile ottenere informazioni
Nei casi invece in cui sia necessario creare più stazioni di
sia altimetriche (punti quota, curve di livello e DTM in for-
rilevamento e non sempre siano visibili o disponibili tali
mato raster-grid o TIN) sia morfologiche (carte di acclività e
punti, bisogna obbligatoriamente ricorrere a una poligona-
di esposizione dei versanti) utili anche alla creazione di mo-
zione, che consente di agganciare i vari rilievi nell’ambito di
delli di visualizzazione tridimensionale (tavv. XXI, XXVI).
una rete di stazioni delle quali almeno una georeferenziabile.
In definitiva, questo strumento consente la produzione di
La poligonazione è quindi un procedimento per raffittire i
cartografia altamente affidabile e, a seconda del tempo a di-
punti di coordinate note, dai quali procedere alle operazioni
sposizione, più o meno dettagliata. Per questo si rivela parti-
di misura. Le poligonali rappresentano, di fatto, una scala di
colarmente prezioso in contesti di scavo (soprattutto rurali)
lavoro intermedia fra le grandi reti di triangolazioni e la mi-
per i quali non si disponga, in fase iniziale, di supporti carto-
sura dei punti di dettaglio. Una volta georeferenziata la sta-
grafici ritenuti adeguati a un corretto inquadramento topo-
zione di partenza appoggiandosi ai punti noti, è possibile de-
cartografico dell’area d’indagine.
terminare sul terreno una serie di punti distribuiti sulla zona
da rilevare (corrispondenti alle stazioni per effettuare i rilievi 2.b. Il GPS (Global Positioning System)
di dettaglio). Le spezzate che uniscono tali punti costitui-
scono appunto una poligonale, e gli stessi punti vengono, in Un significativo contributo al rilevamento topografico è for-
questo caso, denominati nodi. Conosciamo tre differenti tipi nito anche dall’osservazione dei satelliti artificiali terrestri,
di poligonale (fig. 17): tecnologie che consentono l’acquisizione rapida e accurata
 APERTA: qualora termini con un punto qualsiasi; in questo della posizione tridimensionale dei punti sul terreno. Si tratta
caso non esistono punti di controllo e pertanto è obbligo del sistema di posizionamento globale (dall’inglese Global Po-
fidarsi delle misure effettuate, non disponendo comunque sitioning System, abbreviato con la sigla GPS) che si basa sul-
di un rilievo altamente affidabile per l’impossibilità di ve- l’osservazione distanziometrica fra i punti da rilevare e la co-
rificare la correttezza del processo di costruzione della po- stellazione di satelliti dei quali è nota la posizione in orbita al
ligonale (eventuale errore di misurazione non riscontra- momento della misura.
bile). Tale sistema si articola in tre sezioni:
 APPOGGIATA: qualora termini con un punto di coordinate  il SEGMENTO SPAZIALE 5, costituito dalla costellazione di satel-

note o comunque calcolabili; in questo caso è possibile liti orbitanti attorno alla Terra, distribuiti a gruppi di tre in
controllare l’affidabilità delle misurazioni effettuate consta- sei piani orbitali, in maniera che sia sempre garantita la co-
tando lo scarto fra il punto noto d’arrivo e i risultati del- pertura di almeno quattro satelliti da ciascun punto terrestre;
l’ultimo punto della poligonale. Qualora lo scarto sia mi-
nimo si procederà alla compensazione dell’errore angolare 4 Per condizioni ottimali intendiamo che non sia richiesto un rilievo di estremo
in parti uguali sulle varie stazioni (o nodi). In caso di dettaglio ma sia sufficiente acquisire punti in maniera generica, come nel caso di
scarto superiore ai limiti di tolleranza sarà invece oppor- punti quota presi con criterio casuale, random, per la generazione di un DTM.
tuno ripetere le operazioni. 5 Il segmento spaziale è definito da una costellazione di satelliti orbitanti a circa

 CHIUSA: qualora il punto finale coincida con quello di par-


20.200 km dalla Terra (tempo di rotazione di circa 12 ore, velocità di 4 km/sec),
distribuiti a gruppi di tre in sei diversi piani orbitali. Le orbite e i tempi di orbita
tenza; per questo caso vale lo stesso discorso fatto per le sono studiati in modo tale che da qualsiasi punto della superficie terrestre sia ga-
poligonali appoggiate, salvo che il punto finale dovrà avere rantita la copertura, in qualsiasi momento, di almeno quattro satelliti. Ciascun sa-
lo stesso valore di quello di partenza o uno scarto inferiore tellite emette in continuità segnali su due diverse frequenze portanti modulate dal
segnale di navigazione che assicura anche informazioni precise relative al tempo
ai limiti di tolleranza. orario, scandito da quattro orologi atomici. Il processo di misura è unidirezionale e
La stazione totale è uno strumento molto utilizzato in am- procede, dal satellite al ricevitore, mediante oscillatori di alta precisione, sincroniz-
zati fra trasmettitore e ricevitore, che emettono (o ricevono) tale segnale. Oltre al-
bito archeologico, in quanto consente rilievi precisi e affida- l’emissione dei segnali, ciascun satellite ha la possibilità di trasmettere a terra tutti i
bili di punti sparsi su un’area relativamente estesa quale può parametri relativi al suo funzionamento o alla sua posizione od orbita. La trasmis-
essere quella di un sito archeologico. Nell’ambito di una gior- sione di tali parametri avviene ciclicamente col nome di “Almanacco”.

102
 il SEGMENTO DI CONTROLLO 6, costituito da varie stazioni ter- rori non sistematici difficilmente eliminabili (in particolare,
restri, attraverso le quali vengono effettuate operazioni di ve- piuttosto frequente nell’ambito delle indagini archeologiche,
rifica, calcolo ed eventuale correzione delle rotte satellitari; l’errore generato dalla presenza di copertura boschiva) 10. Inol-
 il SEGMENTO UTENZA 7, costituito dai ricevitori GPS. tre, i codici di trasmissione dei satelliti possono essere variati in
Il calcolo, definito pseudodistanza, della durata del per- qualsiasi momento, a causa dell’importanza strategica del si-
corso del segnale da almeno quattro satelliti al ricevitore per- stema GPS, sotto controllo militare 11.
mette di calcolarne la relativa distanza. Il ricevitore conosce il Il sistema GPS consente di definire la posizione dei punti
tempo di emissione di ciascun segnale orario satellitare e mi- terrestri nel sistema di riferimento tridimensionale WGS 84 12,
sura il tempo di ricezione mediante il suo orologio interno. che modifica radicalmente la nozione classica di rete geodetica
Da qui nasce la necessità di orologi interni estremamente pre- articolata per reti d’inquadramento progressivo di precisione
cisi e stabili, perché nella misura di un segnale che viaggia alla decrescente.
velocità della luce, un minimo errore temporale si traduce in
un grossolano errore spaziale. Le metodologie per la determi- In archeologia, l’uso del GPS è particolarmente indicato
nazione della posizione possono essere due: nel corso delle campagne topografiche, al fine di georeferen-
 POSIZIONAMENTO ASSOLUTO (POINT POSITIONING): definisce
ziare velocemente le emergenze individuate (fig. 19). Lo stru-
la posizione assoluta di un punto, non permettendo però mento assicura una precisione adeguata allo scopo (non è ri-
di pervenire ad alte precisioni, essendo impossibile ridurre chiesta, come su uno scavo, una precisione millimetrica), per-
gli errori oltre una certa soglia; tale metodo necessita di un mettendo misurazioni più o meno precise anche a seconda
solo ricevitore che calcola e visualizza la sua posizione della durata delle sessioni di misura, soprattutto in caso di
istantaneamente. strumentazione di qualità media. Nel caso si necessiti di de-
 POSIZIONAMENTO DIFFERENZIALE (RELATIVE POSITIONING O DIF-

FERENTIAL POSITIONING): definisce la posizione relativa di un 10 Oltre ai vari e possibili errori di propagazione del segnale nell’atmosfera, uno
punto rispetto a un punto noto; sono garantite alte precisioni degli errori più ricorrenti è quello che viene comunemente definito “di percorso
perché consente di ridurre gli errori in fase di post-processa- multiplo” e si verifica quando il segnale subisce una riflessione che ne prolunga il
mento dei dati. Con questo metodo è necessario disporre di percorso ottico; non essendo questo calcolabile, è impossibile quantificare l’errore
generato. Risultano frequenti nelle coperture boschive a fusto alto, quando il se-
due ricevitori: uno (definito reference) sul punto noto, l’altro gnale rimbalza sulle foglie e subisce una deviazione che si traduce in un maggior
(definito rover) sul punto da registrare; questi due punti rap- tempo di percorrenza del segnale, con conseguente errore nel calcolo della distanza
presentano gli estremi della linea di base, o baseline 8. reale fra satelliti e ricevitore.
11 Fino al 1° maggio 2000 erano volontariamente introdotti, dal Dipartimento di

Nel corso delle misurazioni si registra uno scarto, successi- Difesa degli USA (gestore del segmento di controllo), i cosiddetti errori di degra-
vamente modificabile, determinato da una serie di errori siste- dazione volontaria che, quando attivi, comportavano uno scarto dell’ordine di un
centinaio di metri. A partire dalla data indicata, tali errori sono stati soppressi dal
matici. Questi sono facilmente correggibili, se il rilievo è stato Presidente degli Stati Uniti.
eseguito in modalità differenziale, tramite il post-processa- 12 WGS 84 è l’acronimo di World Geodetic System, “il sistema di riferimento geode-

mento dei dati (correzione differenziale). La precisione della tico mondiale che costituisce un moderno modello matematico della Terra dal punto
misurazione può però essere alterata anche da vari altri para- di vista geometrico, geodetico e gravitazionale, costruito sulla base delle misure e delle
conoscenze scientifiche e tecnologiche disponibili al 1984” (FONDELLI, 2000, p. 303).
metri di disturbo (nuisance parameters) 9 che introducono er- Si tratta quindi di un sistema convenzionale derivato dal WGS 72 al quale sono state
apportate varie modifiche e integrazioni, a sua volta derivato dal WGS 66 e WGS 60.
6 Il segmento di controllo è incaricato della manutenzione del segmento spaziale Sistemi con tali caratteristiche, nati negli anni Sessanta per esigenze di tipo militare,
(compito interamente ricoperto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sono oggi adottati nelle applicazioni di posizionamento mediante satellite come il
d’America) ed è costituito da: GPS; infatti la posizione dei satelliti stessi nel tempo è conosciuta rispetto al WGS84.
– 5 STAZIONI TERRESTRI FISSE DI TRACKING, ubicate in posizioni note ed equidi- L’impiego della tecnologia GPS ha quindi modificato radicalmente la nozione classica
stanti lungo la fascia equatoriale. Queste seguono continuamente i satelliti e ne di rete geodetica articolata per reti d’inquadramento progressivo di precisione decre-
rilevano la relativa orbita, definendo in questo modo il sistema di riferimento scente in quanto è possibile operare misurazioni a partire da una rete di riferimento
geodetico convenzionale (WGS 84, acronimo di World Geodetic System 1984); più fitta e precisa di quella tradizionale. Le misure GPS forniscono infatti un posizio-
 1 STAZIONE PRINCIPALE DI CONTROLLO MASTER , situata a Colorado Spring namento globale del punto: in altri termini, non viene separato il problema del posi-
(USA). Elabora i dati rilevati dalle cinque stazioni di tracking e calcola di con- zionamento planimetrico da quello altimetrico, come invece accade nei rilievi classici.
seguenza le effemeridi orbitali di previsione dei satelliti; Il sistema è costituito da una terna cartesiana x, y, z con origine o nel centro di massa
 3 STAZIONI DI TRASMISSIONE . Hanno la funzione di aggiornare i satelliti con i convenzionale della terra, asse z diretto verso il Polo Nord convenzionale terrestre,
dati elaborati dalla stazione master. asse x intersezione del piano meridiano zero passante per Greenwich con il piano
7 Il segmento utenza è definito dai ricevitori GPS che, sintonizzati sulle frequenze equatoriale passante per il centro convenzionale di massa terrestre, asse y a completa-
del sistema, percepiscono i segnali in arrivo, li decodificano e li memorizzano per mento di una terna ortogonale destrorsa. La necessità di inserire il rilievo GPS nella
la loro successiva elaborazione finale. cartografia esistente o di arrivare alla determinazione di quote ortometriche (come
8 La baseline “costituisce il vettore di posizionamento differenziale tra due diversi spesso capita nella maggior parte delle applicazioni) costringe gli operatori a dover tra-
punti di stazione, definito dalla differenza delle coordinate nel sistema WGS 84, sformare le coordinate cartesiane WGS84 in coordinate cartografiche. Per effettuare
in determinazioni differenziali simultanee GPS” (FONDELLI, 2000, p. 238). tali trasformazioni è necessario collegarsi, durante le operazioni di rilievo, a capisaldi
9 I fattori di disturbo, che possono influenzare i risultati delle operazioni di mi-
già esistenti, di cui sono note le coordinate cartografiche Gauss-Boaga. Inoltre, nel
sura, sono essenzialmente ricondotti alle seguenti categorie: 1991, l’IGM ha iniziato, per l’Italia, la costruzione di una rete geodetica tridimensio-
 disturbi del satellite o più genericamente del segmento spaziale (pertinenti ai pa- nale GPS, definita da punti di facile accesso. Tale rete, denominata GPSNET, con-
rametri orbitali, noti anche come effemeridi) e agli orologi dei satelliti; sente lo studio e la definizione delle relazioni esistenti fra il sistema nazionale e il si-
 disturbi della stazione (l’orologio dei ricevitori risulta meno preciso rispetto ai stema globale WGS 84. La realizzazione di quest’opera ha comportato il posiziona-
corrispondenti installati sui satelliti; questo tipo di problema genera un errore mento di oltre un migliaio punti GPS, distribuiti uniformemente sul territorio nazio-
comunque non trascurabile); nale a una distanza media di 20 km. Tali punti sono in gran parte coincidenti con i
 disturbi dipendenti dalle osservazioni. vertici della rete trigonometrica nazionale e della rete WGS 84.

103
Fig. 18. Esempi di uso della stazione totale su uno scavo archeologico (castello di Miranduolo a Chiusdino): in alto, georeferenziazione della picchettatura
utilizzata per il rilievo manuale; nella parte centrale, creazione di sezioni con indicazione planimetrica e prospettica delle tre linee di sezione (a sinistra) e relativa
restituzione sugli assi cartesiani x, y (a destra); in basso, georeferenziazione di griglie finalizzate all’analisi della distribuzione di reperti

104
terminazioni spaziali altamente affidabili sarà sufficiente, an- la scansione si basa su uno strumento che costituisce l’evolu-
che nel caso non si disponga di un GPS di ultima genera- zione tecnologica della stazione totale. Il laser può ruotare at-
zione (di precisione sub-centimetrica), lasciare lo strumento torno a due assi, primario e secondario, che possono essere
fisso sul punto da battere per un periodo di tempo prolun- posizionati rispettivamente lungo la verticale per il punto di
gato. Se non è invece richiesta un’alta precisione, la misura- stazione e in un piano orizzontale. Il direzionamento del rag-
zione potrà essere effettuata nel giro di pochi secondi. Ovvia- gio può avvenire in due diverse modalità, a seconda delle tec-
mente, l’affidabilità delle misurazioni dipende anche dalla nologie costruttive impiegate. Può essere mosso l’intero di-
marca e dal modello a disposizione. Nel caso dell’indagine to- stanziometro, oppure, grazie a uno specchio rotante, può es-
pografica, modelli di fascia media risultano più che suffi- sere deviato il solo raggio. Nei modelli attualmente in
cienti; se invece l’uso avviene in contesti di indagine stratigra- commercio queste due tecniche vengono spesso combinate,
fica, è necessario utilizzare modelli di fascia alta che garanti- utilizzando il primo sistema per gli spostamenti sull’asse pri-
scano precisioni dell’ordine dei millimetri. mario e il secondo per quelli sul piano verticale. In tal modo,
A differenza delle stazioni totali, i GPS non hanno un in- dal punto di vista pratico, il raggio laser è in grado di cattu-
gombro tale da impedire od ostacolare gli spostamenti del ri- rare una superficie attorno al centro strumentale secondo un
cognitore e soprattutto non obbligano alla ricerca di punti range variabile, in funzione della potenza del raggio e delle
noti cui appoggiarsi per georeferenziare il rilevamento. Di condizioni luminose presenti al momento del rilievo 13.
contro, non sono utilizzabili con la stessa affidabilità all’in-
Il laser scanner terrestre: un’evoluzione dei sistemi tradizionali - I
terno di zone boschive, in quanto la vegetazione altera la rice- laser scanner terrestri, che schematicamente possono essere
zione del segnale senza che questo fattore di disturbo possa pensati come evoluzione dei metodi della celerimensura e
essere quantificato. A tal proposito occorre però anche preci- dell’intersezione in avanti, sono spesso idealizzati quali
sare che solitamente, a causa della fitta trama della macchia strumenti innovativi con cui poter fare a meno dei concetti
boschiva, le stazioni totali possono essere utilizzate quasi alla base del rilievo topografico tradizionale 14. Una precisione
esclusivamente per rilievi in sistemi di riferimento locali, per certi versi mai vista prima e una spropositata abbondanza
senza possibilità di georeferenziazione (impossibilità di vedere di dati sono stati tradotti, inizialmente, in una mancanza di
i tre punti noti necessari). In questo caso l’uso del GPS può problemi legati alla misura e alla costruzione di modelli
essere utile al rilevamento della posizione di stazioni celerime- tridimensionali.
triche o di punti misurati con sufficiente visibilità verso l’alto,
permettendo così la successiva georeferenziazione del rilievo a L’esperienza, ha dimostrato invece che non solo è necessa-
stazione. rio conoscere i concetti alla base del rilievo tradizionale per
adattarli a questo nuovo strumento, ma che nuove capacità di
2.c. Il laser scanning analisi e trattamento dei dati devono essere affinate per giun-
gere a un rilievo corretto per le esigenze del misuratore.
La tecnica del laser scanner terrestre, da considerarsi come l’e- Non esiste una tecnica che possa considerarsi autosuffi-
voluzione delle metodologie topografiche e fotogrammetriche ciente nell’eseguire una qualsiasi operazione di rilievo geome-
per l’acquisizione di modelli digitali delle superfici (DSM-Di- trico indipendentemente dal grado di dettaglio e di precisione
gital Surface Model), ha conosciuto negli ultimi anni una forte che si vuole raggiungere. Le migliori soluzioni si trovano sem-
crescita di interesse per svariate applicazioni, dal campo geo- pre, piuttosto, nell’integrazione delle tecniche di rilievo. Que-
logico a quello ingegneristico e industriale, per finire, ma solo sto comporta, come naturale conseguenza, che chi si occupa
più recentemente, a quello archeologico. di questo aspetto deve essere in grado di gestire tutte le tecni-
Il principio di funzionamento di uno scanner laser è piut- che al fine di individuare la strada più efficace, anche dal
tosto semplice e si basa su un distanziometro in grado di mi- punto di vista economico. Nessuna tecnica, infatti, può essere
surare la distanza senza necessità di prismi topografici, ma esclusa e nessuna nuova tecnica può sostituire quanto quelle
munito di organismi di movimento con cui direzionare lo già esistenti sono in grado di produrre.
strumento verso la superficie oggetto del rilievo. La tecnica LIDAR si inserisce a pieno titolo tra i sistemi di
Gli strumenti attualmente in commercio possono impie- rilievo geometrico e anche in questo caso, dopo gli inevitabili
gare due diverse tecnologie: la triangolazione ottica, utilizzata colpi di fulmine, deve essere considerata come un nuovo ap-
nel caso di piccoli oggetti posti entro un campo di acquisi- porto al processo di rilievo e non come un qualcosa in grado
zione (range) limitato a pochi metri, o il tempo di volo, per di gettare un colpo di spugna sul passato.
oggetti posti a grande distanza. Per questi ultimi è possibile Tutti i sistemi di rilievo metrico tradizionali (trilaterazione,
effettuare un’ulteriore differenziazione nell’ambito del rilievo celerimensura e fotogrammetria) si basano su di una forte inte-
del territorio, tra uno strumento installato su di un velivolo e razione con un operatore umano, che introduce un elemento
quello con sensori a terra (TLS-Terrestrial Laser System). Nel
primo caso l’utilizzo di sensori laser installati a bordo di veli- 13BRANCHINI et alii, 2004.
voli consente di ottenere con rapidità una descrizione digitale 14Con il termine rilievo si intende un’operazione di lettura e interpretazione di
per, ad esempio, la creazione di modelli digitali del terreno uno o più fenomeni che interessano l’oggetto del rilievo. Il rilievo geometrico si at-
tua mediante l’utilizzo di tecniche strumentali più o meno raffinate a seconda del
(DTM), di modellazioni tridimensionali in ambito urbano
grado di complessità morfologica dell’oggetto e costituisce una parte della più
(3D city models) e di studi forestali. Nel secondo caso, invece, complessa operazione di rilievo dell’oggetto.

105
Fig. 19. Esempi di uso del GPS in contesti di indagine archeologica: in alto, georeferenziazione delle unità topografiche rinvenute nel corso della ricognizione sul
sito di Santa Cristina a Buonconvento; in basso, mappatura di tutti gli elementi segnalati nel corso delle indagini paleoambientali e geoarcheologiche sul
comprensorio storico del castello di Miranduolo a Chiusdino

106
d’intelligenza accanto all’abilità nell’uso degli strumenti: la Oltre alla precisione, i laser distanziometrici sono caratte-
scelta dei punti utili per la descrizione della geometria 15. rizzati dalla portata, ossia dalla massima distanza misurabile,
Fotogrammetria digitale e tecnica LIDAR hanno dato un che dipende in larga misura dalla potenza del segnale emesso
notevole contributo a questo approccio ragionevole al pro- e dalla natura della superfici da rilevare. In realtà, precisione e
blema, consentendo di mettere a disposizione strumenti sem- portata non sono che due delle caratteristiche base che de-
pre più semplici nel loro utilizzo, anche se molto complessi vono essere considerate per stabilire la qualità di uno stru-
nella loro formazione. mento laser scanner.
Le tecniche di rilievo tradizionale prevedono che l’acquisi- Non meno importanti risultano, infatti, i seguenti aspetti:
zione dei punti di dettaglio avvenga sotto il diretto controllo  velocità di acquisizione. Corrisponde alla quantità di punti
del rilevatore. L’operazione del rilievo metrico è quindi da 3D acquisiti al secondo;
considerarsi come un’operazione intelligente 16.  risoluzione di scansione e divergenza del raggio laser. La ri-

Principi di funzionamento e caratteristiche di base degli stru- soluzione di scansione è teoricamente pari all’ampiezza
menti – Esistono strumenti laser scanner che impiegano il la- dell’angolo di rotazione del raggio laser tra due punti adia-
ser in modo attivo (strumenti distanziometrici) e strumenti centi. Se la divergenza del raggio a una determinata di-
che lo utilizzano in modo passivo (strumenti triangolatori). stanza è tale da superare questo intervallo, la risoluzione di
Gli strumenti che utilizzano il laser in modo attivo sono scansione effettiva, ovviamente, decresce. Infatti, le di-
quelli che affidano al laser la misura di una distanza. Senza stanze misurate sono la media delle distanze dei punti con-
entrare nel dettaglio, cosa che non sembra utile al presente la- tenuti nell’area di impatto del raggio;
 portata reale. Dipendente dal mezzo nel quale si propaga il
voro, si misurano l’angolo azimutale, l’angolo zenitale e la di-
stanza, e con note formule di conversione si determinano le laser (rifrazione), dal materiale che costituisce l’oggetto e
coordinate cartesiane del punto. dalla sua rugosità. Dipende anche dalla presenza di radia-
Occorre introdurre il concetto di precisione, essendo abi- zioni di disturbo (luce solare riflessa, radiazioni artificiali
tuati a differenziare gli strumenti in base alla raffinatezza con dell’oggetto o di altri corpi posti in prossimità dell’oggetto
cui viene misurata la distanza, anche se non viene mai fatto al- stesso). Nei vari depliant pubblicitari la portata effettiva
cun riferimento alla precisione con cui viene posizionata nello viene dichiarata in caso di 80% di riflettività (bianco di la-
spazio la direzione lungo la quale viene misurata la distanza. La boratorio) e non in caso di bianchi naturali;
 campo di misura;
precisione di posizionamento è direttamente proporzionale alla
 riconoscimento automatico di segnali. Alcuni laser sono do-
distanza e l’errore dichiarato dei 2 o 3 millimetri è spesso rela-
tiva. Il problema è piuttosto quello della precisione angolare, la tati di software per la registrazione delle scansioni mediante
sola importante quando si misura oltre una certa distanza. riconoscimento automatico di segnali ad alta riflettività o
Gli strumenti che usano il laser in modo passivo sono quelli di forma nota;
che gli affidano il compito di evidenziare un’entità geometrica  acquisizione RGB. Ormai tutti gli strumenti sono dotati di

(punto, linea, superficie), misurata con un altro metodo. un sensore RGB interno, o di reflex digitale collegata, che
Per lo studio della precisione, il problema è quello noto in associano a ogni punto la radiometria o l’immagine rile-
topografia come intersezione semplice in avanti, applicabile vati. La bassa risoluzione non consente tuttavia alcun uso
quando si conosce la posizione planimetrica di due punti e si pratico di tale immagine;
vuole determinare la posizione di un terzo punto, misurando  autonomia operativa;

gli angoli orizzontali formati dalla congiungente i punti noti  maneggevolezza. I laser scanner terrestri devono essere tra-

con le direzioni che vanno al punto incognito. sportati in apposite custodie protettive (sia termicamente
In tal caso, la massima precisione si ha quando l’angolo che meccanicamente) e garantire una sufficiente autono-
formato dalle due rette che convergono nel punto incognito è mia operativa;
pari a 90°. Con questo metodo, nel caso di distanze superiori  software di acquisizione e gestione dei dati.

a un metro è piuttosto facile raggiungere precisioni di posi- A oggi non sembra esistere ancora uno strumento in grado
zionamento dell’ordine di 0,1 mm, grazie alla risoluzione dei di soddisfare tutte le esigenze di rilievo che si possono di volta
sensori CCD utilizzati per la misura dei raggi incidenti. in volta presentare. Per tale motivo, ogni caso richiede uno
Gli strumenti laser distanziometrici non hanno cono- specifico strumento e quindi molte volte l’utilizzo della tec-
sciuto grandi evoluzioni nel corso degli anni; ingombro, nica è limitata alle applicazioni affrontabili con la tipologia di
peso e costo continuano a rappresentare i grossi limiti della strumento di cui si dispone 17.
strumentazione.
17 Esistono alcuni strumenti dotati di dispositivi atti a operare in ambiti diversi,
15 Questo semplice fatto crea alcuni problemi di base: chi sa misurare di solito non ma, comunque, non ancora in grado di affrontare tutte le possibili situazioni. La
sa cosa misurare e viceversa. situazione attuale non è delle più confortanti, ma lascia spazio a un cauto ottimi-
16 La tecnica LIDAR acquisisce teoricamente tutti i punti possibili sull’oggetto, smo. Se in un primo tempo i dati acquisiti con laser scanner venivano trattati con i
fornendone le tre coordinate spaziali x, y e z, spostando l’operazione di selezione software sviluppati per le applicazioni meccaniche, oggi stiamo assistendo alla com-
intelligente a un secondo momento, grazie all’uso di software che non richiedono parsa di un discreto numero di software che fornisce soluzioni accettabili nell’am-
particolari competenze specialistiche nel loro utilizzo. Il termine intelligente, bito delle applicazioni terrestri. In tali casi, molto raramente si possono definire
spesso impiegato all’interno del capitolo, si riferisce alla figura umana e soprattutto volumi regolari e le discontinuità sono la regola: il campo archeologico ne è un
al lavoro non demandato asetticamente alla macchina impiegata per il rilievo. esempio lampante.

107
Il trattamento dei dati acquisiti per mezzo di strumentazioni stazione, il ricoprimento tra scansioni adiacenti e l’eventuale
laser (tav. XXII) – Il trattamento dei dati acquisiti per mezzo posizionamento di marker per le operazioni di allineamento
di tecniche 3D laser scanning terrestri può essere schema- delle stesse.
ticamente riassunto in quattro fasi distinte: Dopo la fase di acquisizione delle nuvole di punti 3D oc-
 controllo e gestione dell’acquisizione;
corre procedere al trattamento preliminare, che consiste in fil-
 pre-trattamento dei dati acquisiti;
tratura, allineamento, georeferenziazione, integrazione con
 modellazione solida;
immagini digitali e segmentazione, al fine di giungere al pro-
 eventuale integrazione con altri dati.
dotto finale.
Non sembra utile, in questa sede, soffermarsi sull’analisi dei In presenza di un oggetto particolarmente complesso, una
singoli software oggi disponibili sul mercato e in gran parte sola scansione non è in grado di descrivere il modello com-
noti. Sembra più utile richiamare le caratteristiche minimali pleto dello stesso. In questi casi è necessario pianificare una se-
che tali software devono possedere per consentire un oppor- rie di scansioni effettuate da punti di vista differenti, ognuna
tuno trattamento dei dati derivanti da strumentazioni laser. delle quali conserva un proprio sistema di riferimento 18. Per-
Nei prossimi punti, quindi, si cercherà di mettere in evi- tanto, dopo le consuete operazioni di ripulitura delle singole
denza questi principi, che devono essere rispettati per un cor- scansioni, il primo passo consiste nell’allineamento delle sin-
retto impiego dei dati. gole stazioni effettuate.
La prima impressione è che l’acquisizione dei dati sia sem- Esistono strumenti che sono in grado di orientare il si-
plice e che non richieda particolari accorgimenti. Messo in stema di riferimento interno alla stregua di una qualsiasi sta-
stazione lo strumento, si effettua la scansione dell’oggetto e si zione totale, operando un collegamento con un sistema di ri-
ha a disposizione il suo modello digitale sotto forma di nu- ferimento esterno 19.
vola di punti 3D. Per gli strumenti che non sono in grado di lavorare auto-
Questo modo di affrontare il rilievo non è corretto e, se nomamente occorre ovviare al problema garantendo un’op-
utilizzato, può rendere la tecnica di acquisizione meno pro- portuna zona di sovrapposizione tra scansioni adiacenti e fa-
duttiva di quanto in realtà essa non sia. La tecnica del laser cendo in modo di riconoscere alcuni punti comuni tra le
scanner mette a disposizione uno strumento che, in modo scansioni 20.
autonomo, acquisisce milioni di punti 3D. L’acquisizione av- L’individuazione dei punti può avvenire in modo automa-
viene senza alcun criterio logico e in genere si avranno molti tico, utilizzando punti presegnalizzati 21, o manualmente, cer-
punti dove non servono (superfici lisce) e pochi o nessuno cando di individuare punti omologhi sulle due scansioni adia-
dove invece sono necessari (lungo i punti di discontinuità). centi. Questa seconda possibilità offre, come è naturale imma-
Occorre sempre tenere presente che un rilievo a laser scan- ginare, risultati meno affidabili e precisi. Per tale motivo il
ner è sempre effettuato per ottenere un prodotto finale e non ricoprimento deve essere in misura pari o superiore al 30 % e
come semplice e inutile applicazione della più sofisticata e co- quando il numero di scansioni da allineare supera le tre unità
stosa tecnologia. occorre prestare particolare attenzione nella scelta dei punti,
Se l’acquisizione viene effettuata in modo errato il rischio è per evitare dannosi effetti di scodamento delle scansioni.
quello di non riuscire a ottenere il risultato che ci si è preposti Dopo avere acquisito con tecnica laser un qualsiasi oggetto
e quindi di dover ripetere, nel peggiore dei casi, le operazioni lo scopo che in genere ci si propone è quello di ottenere nel
di rilievo, con inevitabili costi e tempi aggiuntivi. modo più automatico e agevole possibile il maggior numero
Per tale motivo, quando ci si appresta a effettuare un ri- di informazioni geometriche dal modello stesso. Se nella
lievo per mezzo di un sensore laser, è di fondamentale impor- maggior parte dei casi è sufficiente il rilievo per punti, in altri,
tanza progettare a priori la fase di acquisizione dei dati. una delle fasi su cui è necessario che la ricerca ponga la pro-
Il progetto di una campagna di acquisizione laser può es- pria attenzione è la modellazione. Questa è facilmente realiz-
sere effettuato considerando i seguenti aspetti: zata se il modello rilevato con il sensore laser ha una geome-
 tipo di laser impiegato.
18 La scansioni laser sono espresse ognuna in un proprio sistema di riferimento
 soggetto da rilevare.
con origine nel centro strumentale. Si presenta in tal caso il problema della roto-
 ambiente nel quale si trova il soggetto
traslazione, con cui orientare tutte le singole riprese 3D.
19 Ogni punto di stazione del laser scanner deve essere definito in un sistema di ri-
Esistono numerosi strumenti in grado di acquisire l’am-
ferimento e da ognuno di essi deve essere visibile almeno un altro punto di coordi-
biente a loro circostante in quasi tutta la sua totalità, senza nate note nello stesso sistema. Lo scanner, prima di iniziare la scansione, acquisisce
che vi sia alcuna necessità di spostare lo strumento ed esi- la posizione del segnale posto su un punto di coordinate note e si collega al sistema
stono strumenti in grado di acquisire scene di ampiezza limi- di riferimento esterno.
20 Individuando un numero sufficiente di punti comuni a due scansioni adiacenti è
tata. Anche la portata, la precisione e la velocità di acquisi-
possibile determinare i parametri della rototraslazione spaziale che trasforma i punti
zione dei punti sono in genere differenti da strumento a stru- della seconda scansione nel sistema di riferimento della prima.
mento. 21 Il laser, oltre alle informazioni riguardanti la posizione spaziale dei punti colpiti

Ben difficilmente un oggetto sarà rilevabile per mezzo di dal raggio, è in grado di fornirne il valore di riflettività, ovvero la capacità di rifles-
una sola scansione. Occorreranno più stazioni con cui rico- sione degli oggetti alla lunghezza d’onda del laser. Sfruttando questa caratteristica
è possibile segnalizzare, con adesivi riflettenti, punti specifici dell’oggetto che ser-
prire l’intera superficie. Si renderà necessario predisporre un vono a collegare le scansioni adiacenti ed eventualmente a esprimere il modello 3D
eidotipo dell’oggetto da rilevare sul quale progettare i punti in un sistema di riferimento diverso da quello del laser.

108
tria semplice (ad esempio, un bassorilievo o una facciata sono i tipi di reticoli applicabili: le griglie regolari 22 e le reti a
uniforme senza balconi o sporgenze elevate) ma può diven- maglia triangolare 23.
tare molto complessa se l’oggetto rilevato presenta un numero Le reti a maglia triangolare o TIN (Triangular Irregular
elevato di discontinuità. In questi casi uno dei modi per rea- Network) sono definite dai lati che uniscono tra loro un in-
lizzare una corretta modellazione solida dell’oggetto è utiliz- sieme di punti misurati sull’oggetto. La triangolazione di De-
zare delle tecniche di segmentazione, un metodo efficace per launay è la definizione geometrica di reticolo a maglia trian-
la suddivisione di una nuvola di punti qualsiasi, anche molto golare più utilizzata e si basa sul principio di ottenere una
complessa, in entità di più piccole dimensioni, aventi unifor- geometria triangolare proporzionata partendo dalle proiezioni
mità di distribuzione geometrica spaziale. dei punti su di un piano assunto come riferimento per l’og-
Suddividere una nuvola di punti in più piccole porzioni è getto o per parte di esso.
utile per diversi motivi: Quando si desidera una grande accuratezza nella descri-
 ogni singola entità può essere modellata singolarmente di- zione di una superficie o se vogliamo costruire un modello
minuendo il tempo necessario alla modellazione; per una superficie molto estesa, è spesso necessario lavorare
 diminuiscono gli errori di modellazione indotti dalla com- con insiemi di dati formati da un enorme numero di punti, il
plessità del modello originale; che richiede pesanti calcoli e una memoria del calcolatore
 è possibile utilizzare i modelli segmentati per cercare di re- molto estesa e spesso comunque non sufficiente.
cuperare le informazioni mancanti dovute alla scarsa intel- L’algoritmo più comune per la modellazione è quello step-
ligenza di acquisizione. by-step, che, per la costruzione del reticolo parte da un angolo
dell’area, costruisce un lato del triangolo e cerca il terzo ver-
Semplificando, si può dire che da questa fase inizia il vero
tice. Successivamente i due nuovi lati diventano lati iniziali
lavoro, che consiste, fondamentalmente, nella codificazione
per due nuovi triangoli. Il processo continua in questo modo
pratica della massa di punti rilevati a scanner. Il lavoro di in-
fino al completamento del reticolo.
telligenza mancante in fase di acquisizione interviene in-
L’operazione deve essere effettuata manualmente porzione
somma da ora.
per porzione, anche se a oggi, esistono sul mercato molti
Si possono distinguere due tipi di segmentazioni: manuale
software caratterizzati da buone prestazioni, che, sezionando
e automatica. In genere i software di modellazione permet-
porzioni di nuvole, sono in grado di generare delle superfici.
tono di effettuare una segmentazione manuale per modellare
l’oggetto rilevato. L’operatore seleziona a video una porzione Impiego di sistemi laser scanner in ambito archeologico – In
di nuvola di punti e modella questa porzione utilizzando ambito archeologico i sistemi laser trovano impiego su un
mesh o nurbs. Altre volte è possibile segmentare manualmente doppio binario documentazione/divulgazione. Nel primo
gli oggetti utilizzando software di gestione grafica. caso come sistemi di acquisizione e di memorizzazione dello
Questo tipo di segmentazione, che, per quanto descritto, stato di fatto dell’oggetto al momento del rilievo; nel secondo
possiamo definire manuale, comporta però un notevole im- come supporto di base alla realizzazione di ricostruzioni e
pegno da parte dell’operatore per l’individuazione delle por- animazioni tridimensionali 24.
zioni di punti. Questo è tanto più vero quanto più il mo- Il sistema di documentazione, allo stato attuale, per quanto
dello si presenta denso di informazioni e complesso nelle offerto dai software al momento sul mercato, può essere definito
forme. come un visualizzatore 3D in ambiente GIS basato su nuvole di
Filtrate e allineate le singole scansioni, non si può in- punti acquisite tramite tecniche laser scanning (tav. XXIII).
somma affermare di essere giunti alla conclusione del rilievo, Per correttezza si preferisce evitare il termine GIS 3D, in
in quanto il dato non si presta ad alcuna operazione di lettura quanto il sistema non consente ancora tutta la serie di analisi,
delle informazioni metriche. Sarebbe se, come dopo un la- volumetriche in primis, che tali sistemi dovrebbero garantire.
voro di topografia terrestre, si restituissero le sole coordinate I punti di forza vanno invece ricercati nel grado di accura-
dei punti rilevati e non la costruzione logica dell’oggetto rile- tezza del dato, nella quantità di punti rilevati, nella bontà di
vato, unendo i punti con linee, aree e volumi. Inoltre, le rap- visualizzazione e nell’incrociabilità dei dati grafici con i dati
presentazioni a punti soffrono della scarsa intelligenza della alfanumerici rappresentati dalle schede informative compilate
tecnica di acquisizione e della ridondanza dei dati utili alla all’interno del database.
corretta descrizione dell’oggetto. In tal modo, la gestione 3D dello scavo o di un’architettura
A partire dalla nuvola di punti (Dense Digital Elevation all’interno di un programma commerciale di largo utilizzo è
Model) occorre quindi generare un modello di superfici (Di-
gital Surface Model) tale da garantire una corretta rappresenta- 22 In passato i modelli a maglia regolare sono stati i più utilizzati, grazie al fatto che

zione geometrica, per una facile interpretazione e lettura del si adattano a essere memorizzati in una matrice. Lo svantaggio è che i nodi della gri-
glia devono essere calcolati per interpolazione dei dati di partenza, di conseguenza
dato acquisito e per una eventuale mappatura delle immagini parte delle informazioni vengono perse.
digitali, per la creazione di modelli 3D realistici. 23 Le superfici più semplici sono i triangoli e ciò che è più conveniente è la ricerca

La base per la modellazione, ovvero la creazione di super- di una superficie in base a criteri di vicinanza. È possibile, semplificando, cercare la
fici, è un insieme di punti casualmente distribuiti nello spazio superficie formata da porzioni di superfici contigue che collegano ogni punto rile-
vato, rispettandone la posizione spaziale.
tridimensionale. Esistono varie funzioni matematiche per la 24 Non essendo questa la sede idonea a una trattazione estesa, si rimanda a PERIPI-
descrizione di modelli di superficie. Fondamentalmente due MENO, 2007 e PERIPIMENO, 2009.

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legata esclusivamente a un buon file di esportazione. Tutto il Nella costruzione di una base cartografica adeguata agli
lavoro si svolge all’interno del software proprietario dello scan- scopi della ricerca archeologica, e in particolare di quella terri-
ner e all’interno di programmi di Reverse Engeneering. Il GIS toriale, è essenziale poter disporre di più di una soluzione,
diventa un semplice contenitore in cui importare file gestiti perché, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, a cia-
completamente all’interno di altri software. Dal punto di vista scuna delle fasi di lavoro corrispondono differenti necessità.
pratico, le diverse scansioni effettuate sul campo sono sotto- Si tratta quindi di lavorare sulle strutture vettoriali, principal-
poste a una fase di trattamento che ha il compito di sfoltire le mente attraverso operazioni di estrazione e mosaicatura, con
nuvole di punti, di unirle tra loro e di georeferenziarle. In se- il fine di arrivare alla costruzione di piani cartografici ampi,
guito la sovrapposizione di planimetrie bidimensionali con la che coprano interamente l’area di ricerca, ed essenziali, che
maglia di punti trattati e caratterizzati da tre coordinate spa- contemplino cioè esclusivamente le informazioni utili all’in-
ziali, permette di isolare le singole unità stratigrafiche o mura- dagine archeologica. Questo tipo di lavoro presuppone ovvia-
rie, non più identificate da un contorno planimetrico, ma da mente l’uso di cartografia vettoriale, dal momento che quella
un insieme di punti delimitanti l’intera US. raster non è manipolabile, eccezion fatta per operazioni di ri-
La sperimentazione di tecniche 3D laser scanning, potrà classificazione o di alterazione grafica (variazioni cromatiche o
consentire in un futuro prossimo di giungere allo sviluppo di trasparenze), che non comportano di fatto alcuna variazione
un sistema di documentazione tridimensionale del deposito del contenuto originario del dato.
stratigrafico o della struttura. In particolare, si dovrà definire La base di partenza è ovviamente costituita dalle più co-
un sistema che permetta non solo di visualizzare le diverse en- muni cartografie esistenti, di scala variabile ma solitamente
tità, ma piuttosto di eseguire analisi volumetriche. A tale preferibile, nel caso dell’indagine territoriale, all’1:5.000 o
scopo sembra necessario, mancando software commerciali 1:10.000, ottimale per i contesti rurali, con eventuali integra-
adatti, al momento, confrontarsi con strumenti propri delle zioni alle scale 1:1.000 o 1:2.000 all’interno delle aree urbane.
scienze geologiche e programmi open source. I repertori più adeguati sono quindi quelli delle cartografie
Parallelamente all’impiego di tecniche 3D laser scanning, tecniche regionali (CTR) che vengono organizzate per sezioni
si è sviluppato un percorso di documentazione, di indirizzo (1:10.000), elementi (1:5.000) e fogli (1:1.000 o 1:2.000).
prettamente divulgativo, caratterizzato dalla ricostruzione 3D La prima operazione da attuare in questi casi è quella dell’e-
di strutture architettoniche e siti indagati archeologicamente strazione, attraverso la quale si procede alla generazione di un
(fig. 20). Si tratta, in tal caso, di un processo volto alla diffu- nuovo tematismo, per ciascun elemento cartografico a disposi-
sione del dato verso il vasto pubblico, senza pretese di docu- zione, passando attraverso l’eliminazione di oggetti grafici e re-
mentazione, rilievo o precisione, ma piuttosto di un prodotto lativi attributi che vengano giudicati inutili e quindi scartabili.
visivamente accattivante. Le ricostruzioni, più spesso plurime A seguire, mediante le operazioni di mosaicatura, si procede
e legate alle diverse fasi diacroniche individuate, sono la natu- all’unione in un unico tematismo di tutti i tematismi prece-
rale conseguenza del processo interpretativo, semplicemente dentemente creati con le operazioni di estrazione, quindi al-
tradotto visivamente in 3D. Ci si affida, in questo caso, a leggeriti degli elementi superflui. Condizione essenziale per
programmi di modellazione tridimensionale, con cui è possi- una corretta mosaicatura è ovviamente quella dell’omogeneità
bile produrre immagini e animazioni da inserire in pubblica- nelle operazioni di estrazioni, che dovranno contemplare il
zioni cartacee o prodotti multimediali. medesimo criterio per ciascuno dei supporti esaminati, a
Se nel caso della scansione dei depositi stratigrafici manca- meno di eventuali eccezioni, dovute alla necessità di includere,
vano casi di confronto, quello della modellazione è un am- solamente per una specifica parte della cartografia finale, de-
bito di ben più ampia diffusione, con applicazioni che spa- terminate categorie di dati, altrove non necessarie. La mosaica-
ziano dalla pubblicità al mondo del cinema, passando per tura, in fase finale, consentirà quindi di aggregare i vari piani
l’architettura e il design, solo per citarne alcune. L’archeolo- cartografici precedentemente elaborati, con il risultato di otte-
gia, anche in questo caso non fa altro che sfruttare tecnologie nere un’unica copertura per l’intera area oggetto della ricerca.
e metodi già esistenti, al fine di ottenere un prodotto, non Nel caso del progetto Carta Archeologica della Provincia di
perfetto dal punto di vista formale ma utile ai fini della docu- Siena, questo tipo di operazione riguarda i singoli contesti co-
mentazione o, come in questo caso, della divulgazione. munali oggetto di ricognizione topografica e successivamente
di elaborazione interpretativa (fig. 5, tav. XXIV).
Mirko Peripimeno Le informazioni che vengono solitamente salvaguardate
sono quelle relative agli aspetti altimetrici (punti quota e isoi-
pse), all’edificato (nuclei urbani, principali frazioni e abitato
3. LE OPERAZIONI DI RIELABORAZIONE DELLE BASI
sparso), alla viabilità, all’idrografia e, in alcuni casi, all’uso del
CARTOGRAFICHE ESISTENTI
suolo, che viene però valutato principalmente in fase di im-
La possibilità di costruzione di nuova cartografia passa anche postazione della ricerca, meno in quelle finali di restituzione
attraverso la rielaborazione dei supporti cartografici esistenti, dei dati e delle ipotesi insediative; vengono inoltre salvaguar-
in particolare nel caso di quelli con struttura vettoriale, che date solo le principali informazioni toponomastiche. Cia-
ben si prestano a una serie di operazioni mediante le quali il scuno di questi aspetti, quando possibile, viene raggruppato
dato può essere manipolato e riorganizzato secondo le specifi- in un tematismo singolo, in maniera da avere l’ulteriore
che esigenze di fruizione. possibilità di scindere i piani informativi e visualizzarli solo

110
Fig. 20. Fonte di Follonica (Comune di Siena). Rilievo tridimensionale eseguito in occasione dei lavori di restauro e valorizzazione: in alto, mesh 3D ricavata
dalla nuvola di punti; al centro, particolare del dettaglio; in basso, ricostruzione 3D della fonte di XIII secolo

111
quando necessario, aggregando di volta in volta i tematismi Delle tre coordinate, le prime due rappresentano le coordi-
utili. Da alcuni di questi è poi possibile giungere alla produ- nate planimetriche, mentre la terza indica la quota. Tali co-
zione di nuovi e originali piani cartografici: è il caso della co- perture possono essere organizzate in differenti strutture di
struzione, a partire da curve di livello e punti quotati, di dati (raster o vettoriale) e, all’interno del formato vettoriale, in
DTM (modelli digitali del terreno) da restituire in vari for- varie tipologie grafiche (punti, linee, superfici).
mati, dai semplici vettoriali ai raster-grid o ancora ai TIN, La costruzione di un DTM si articola in tre principali fasi:
mediante le varie operazioni di interpolazione per il calcolo di 1) ACQUISIZIONE DEI DATI: la fedeltà dei DTM è fortemente
altimetrie, pendenze ed esposizione dei versanti. influenzata dalle caratteristiche dei dati originari, in particolare
dalla scala nominale della cartografia adottata e dalla qualità
4. LA COSTRUZIONE DEL MODELLO DIGITALE DEL (dettaglio e precisione) del rilievo topografico. Altro fattore de-
TERRENO (DTM) terminante è quello della copertura, sia in termini quantitativi
che distributivi, soprattutto in rapporto alle caratteristiche
La costruzione di nuova cartografia passa anche attraverso l’e- morfologiche dell’area da rappresentare. Se infatti in aree ten-
laborazione dei modelli digitali del terreno (DTM o DEM) 25, denzialmente pianeggianti non abbiamo bisogno di una fitta
nei formati grid o TIN, a partire da dati vettoriali (punti rete di input, in altre più irregolari è bene avere una distribu-
quota e curve di livello) sui quali vengono applicate le varie zione mirata dell’informazione di partenza, soprattutto in cor-
tecniche di interpolazione 26. Queste operazioni, per altro, rispondenza dei più marcati cambi di quota. Ne consegue che
possono contemplare anche l’integrazione dei dati cartografici una copertura omogenea dei dati non sempre e non necessaria-
con quelli ricavabili dagli strumenti di rilievo topografico quali mente è preferibile a una più irregolare, purché non casuale.
stazioni totali, GPS e scanner tridimensionali. Sulla base della metodologia d’acquisizione scelta, è possi-
Un modello digitale del terreno, DTM dall’inglese Digital bile individuare due principali sistemi per la registrazione dei
Terrain Model, “definisce numericamente la morfologia su- dati digitali d’elevazione dai quali partire per la generazione
perficiale del terreno mediante un insieme di punti discreti, di un DTM:
noti nelle coordinate spaziali X, Y, Z e opportunamente di-  PUNTUALE: collezione di punti con coordinate x, y, z.
stribuiti sulla porzione di superficie terrestre interessata” 27.  LINEARE: isolinee caratterizzate da una quota topografica

isovalore (curve di livello).


25 Oltre alla sigla DTM sono utilizzate altre espressioni, sulle quali è opportuno speci-
2) ELABORAZIONE DEI DATI: rappresenta la fase di costru-
ficare che non sempre si verifica uniformità d’interpretazione. L’esempio più lam-
pante è costituito dalla frequente confusione ingenerata dalla distinzione fra DTM e
zione di un modello digitale. Si tratta di determinare la quota
DEM. Alcuni autori (ad esempio, PEVERIERI, 1995, p. 69) propendono infatti per (z) per ciascun punto all’interno di una superficie. Tale fun-
un’equivalenza di significati, considerando le due espressioni come sinonimi. Altri zione viene realizzata attraverso opportuni algoritmi d’inter-
operano invece una differenziazione, ma anche in questo caso le interpretazioni for- polazione applicati a partire dagli elementi acquisiti in forma
nite non sono assolutamente univoche. Secondo M. Fondelli il DEM si differenzia
dal DTM per “una distribuzione di punti discreti più densa e quindi tale da descri-
puntuale o lineare. I fattori che determinano l’accuratezza e
vere meglio l’andamento dell’altimetria del terreno con tutte le sue discontinuità e le l’affidabilità di un DTM sono pertanto legati, come già sotto-
sue locali anomalie” (FONDELLI, 2000, p. 177). Differenti sono invece le versioni pro- lineato, all’attendibilità dei dati raccolti e alla densità e dispo-
poste da A. Selvini e F. Guzzetti (SELVINI-GUZZETTI, 1999, p. 329) che operano una sizione topologica degli stessi.
diversa suddivisione, comprendente tutte le denominazioni conosciute; in particolare:
– DEM (DIGITAL ELEVATION MODEL = MODELLO DIGITALE DELLE ALTEZZE): il ter-
Le procedure interpolative possono essere distinte in due
mine “altezza” permette l’impiego di questa sigla sia per i dati espressamente principali categorie:
riferiti alla quota definita in termini geodetici e cartografici, sia riferita a si-  METODO A MATRICE O A GRIGLIA (GRID): l’interpolazione si
stemi locali. sviluppa a partire da punti disposti all’interno di una griglia
– DHM (DIGITAL HEIGHT MODEL = MODELLO DIGITALE DELLE QUOTE): espres-
sione meno comune (coniata in Germania) ma equivalente, per significato, a
regolare definita da celle di dimensioni omogenee: l’esten-
quella di DEM. sione del grigliato e la risoluzione dei singoli pixel sono para-
 DTM (DIGITAL TERRAIN MODEL = MODELLO DIGITALE DEL TERRENO): concetto metri impostabili discrezionalmente dall’utente. Per ciascuna
più complesso del DEM, che include vari elementi, comprendendo non solo le cella di tale copertura deve essere determinata l’altitudine
quote ma anche altre caratteristiche geografiche e naturali della superficie terre-
stre (fiumi, linee spartiacque eccetera). Oltre ai dati planimetrici e altimetrici, media della corrispondente porzione di territorio rappresen-
include quelli descrittivi legati alle pendenze e, più in generale, alla morfologia. tato. Per i pixel occupati da punti quota l’operazione è estre-
In definitiva, nella sua accezione più globale un DTM può essere considerato mamente semplice: il valore è infatti corrispondente a quello
un DEM corredato di informazioni morfologiche e di vario tipo, che permet-
tano la completa modellizzazione del territorio.
del singolo punto o alla media dei vari punti presenti all’in-
 DGM (DIGITAL GROUND MODEL = MODELLO DIGITALE DELLA SUPERFICIE TERRE-
terno dell’estensione del pixel. Le interpolazioni sono invece
STRE ): usata principalmente in Gran Bretagna, è espressione equivalente a necessarie laddove le celle non hanno a disposizione dati da
quella di DTM. utilizzare per il calcolo delle quote. In questo caso i dati
In linea di massima, pur riconoscendo la correttezza delle possibili distinzioni pro-
poste, preferiamo allinearci alla posizione di Peverieri e vedere nelle possibili sigle
mancanti vengono compilati tramite le varie funzioni loga-
proposte un significato comune e onnicomprensivo, che faccia principalmente ri- ritmiche d’interpolazione che individuano tendenze che per-
ferimento alla finalità di ricostruzione della superficie terrestre nelle tre dimensioni mettono di congiungere in maniera logica i pixel per i quali
e quindi nelle sue caratteristiche altimetriche e morfologiche. si dispone dei dati altimetrici. I metodi di interpolazione più
26 Per la definizione di interpolazione e per un approfondimento sulle varie tecni-

che conosciute, cfr. III.1.b., Le funzioni della tecnologia GIS. diffusi sono: Spline, Kriging, Nearest Neighbour e IDW (tav.
27 FONDELLI, 2000, p. 177. XXV). Tale metodo presenta il vantaggio di una struttura dei

112
dati regolare e continua, che semplifica notevolmente la  METODO LINEARE: isolinee (Contour Lines) ognuna delle
fruizione del DTM, e facilita il confronto con altre tipologie quali è caratterizzata da una quota altimetrica, associata
di grigliati. come attributo descrittivo. Il valore di quota delle curve di
 METODO DI TRIANGOLARIZZAZIONE (TIN, TRIANGULATED IR- livello può essere stabilito dall’utente, secondo un passo in-
REGULAR NETWORK): l’interpolazione avviene mediante crementale costante. Struttura dei dati vettoriale.
piani, collegando fra loro i dati acquisiti (punti quota o seg-  METODO A MATRICE O A GRIGLIA (GRID): griglia regolare di

menti delle curve di livello) in modo da creare una maglia di valori di elevazione. Vengono inizialmente definiti il nu-
triangoli. In questo caso sono gli stessi dati rilevati che defi- mero di righe e colonne, i valori minimi e massimi delle
niscono la forma, l’inclinazione e l’orientamento dei trian- coordinate planimetriche, il passo del grigliato (dimen-
goli, nonché l’altezza dei singoli vertici. Tale metodo, benché sione del pixel). Successivamente vengono calcolati e regi-
basato su una struttura dei dati meno immediata, assicura strati, per ciascuna cella della matrice, i valori relativi alla
maggiore precisione, adattandosi meglio a terreni con quota altimetrica media corrispondente alla porzione di
morfologia irregolare e garantendo una rappresentazione del terreno rappresentata. Tale operazione può avvenire me-
territorio decisamente più realistica, anche grazie alla possi- diante varie procedure di interpolazione (Spline, Kriging,
bilità di applicare un’ipotetica illuminazione solare, regola- Nearest Neighbour, IDW eccetera), a partire dai valori delle
bile per inclinazione ed esposizione della sorgente di luce. Di celle delle quali è nota la quota. Struttura dei dati raster.
contro necessita, per una buona riuscita del prodotto finale,  METODO DI TRIANGOLARIZZAZIONE (TIN): superficie sud-

di una copertura piuttosto fitta di punti quota e isoipse, divisa in triangoli irregolari (definiti nei vertici dalle spez-
senza la quale la costruzione avverrebbe per triangoli troppo zate delle curve di livello e/o da una maglia di punti quota)
estesi e quindi con una rappresentazione troppo schematica ciascuno dei quali viene descritto per aspetto, pendenza ed
e poco aderente alla morfologia reale del territorio. elevazione. L’effetto finale del prodotto è estremamente
realistico e si presta inoltre a visualizzazioni tridimensionali
3) ARCHIVIAZIONE E CONVERSIONE DEI DATI. L’archivia-
navigabili dall’utente. Struttura dei dati vettoriale.
zione dei dati ha, ormai, una serie di requisiti di standardizza-
I primi due metodi garantiscono una registrazione molto
zione che rende qualsiasi tipo di DTM interfacciabile con i
semplificata dei dati altimetrici e morfologici e una rappre-
programmi GIS più diffusi e con i vari software di produzione
sentazione del dato frammentata e non continua (distribu-
ortofotografica. Sui DTM i GIS sono in grado di effettuare
zione discreta). Per realizzare elaborazioni più sofisticate ed
una serie di operazioni interne che consentono di convertire i
estrarre dai modelli il massimo delle informazioni è perciò
dati da una tipologia all’altra (fig. 7, tav. XXVI). È così possi-
necessario passare alla restituzione raster-grid o a quella per
bile passare da un DTM restituito in formato vettoriale pun-
triangoli (TIN). Si tratta infatti di strutture più complesse, in
tuale (collezione di punti quota) a uno organizzato secondo
particolare la seconda, che permettono una rappresentazione
una struttura raster-grid o TIN e da questi ottenere curve di li-
vello vettoriali (operazione definita di contouring, che genera completa della superficie terrestre. Queste ultime due tipolo-
isoipse a passo incrementale costante assegnato dall’utente). gie sono quelle che vengono sostanzialmente e più comune-
Allo stesso modo sono contemplate funzioni di conversione mente identificate con il termine DTM.
dalla struttura raster-grid a quella TIN e viceversa. Inoltre, dai
supporti raster-grid o TIN è possibile generare, mediante sem- 5. LA RESTITUZIONE TRIDIMENSIONALE DEL PAESAGGIO
plici comandi previsti in quasi tutte le estensioni di analisi spa-
La restituzione dei paesaggi, pur risultando realizzabile me-
ziale, nuovi tematismi relativi ad aspetti morfologici. Si tratta
diante i più comuni programmi di modellazione tridimensio-
di carte delle pendenze (slope), o dell’esposizione dei versanti
nale, trova forse la sua principale o quantomeno più fre-
(aspect), o ancora semplici visualizzazioni del territorio di tipo
impressionistico, ossia rappresentazioni costruite sulla base di quente applicazione nella tecnologia GIS. Questo è principal-
giochi di luci e ombre con angolazione e intensità dell’illumi- mente determinato, fra i vari fattori, dalla fonte di dati
nazione solare liberamente impostabile dall’utente (hillshade). necessaria all’operazione, vale a dire la cartografia numerica,
Queste tipologie di dati si prestano anche ad altre funzioni di costituita da basi cartografiche digitali e rilievi topografici ef-
analisi spaziale basate su aspetti altimetrico-morfologici: l’e- fettuati mediante strumentazione informatica. Nel campo
sempio più comune è quello dell’analisi di visibilità (viewshed), della topografia, in effetti, tutti i maggiori produttori carto-
ma qui si rientra nell’ambito del trattamento dati e non più grafici hanno molto curato la pubblicazione di supporti nu-
della semplice conversione o rielaborazione di supporti DTM. merici dedicati agli aspetti orografici. In Italia, per esempio,
Complessivamente, possiamo riconoscere quattro princi- l’IGM ha optato per la pubblicazione di un repertorio appo-
pali tipologie di rappresentazione, delle quali le prime due sitamente dedicato alla registrazione dei dati altimetrici e
possono risultare già determinate in fase di acquisizione vet- morfologici del territorio 28. Le Regioni, nell’ambito della re-
toriale, mentre le ultime due necessitano dei già citati processi dazione della CTR in formato vettoriale, prevedono una sud-
di interpolazione (fig. 6).
 METODO PUNTUALE: collezione di punti distribuiti secondo
28Si tratta del repertorio “matrix”, DTM generati come grigliati regolari (1 pixel =
uno schema regolare o casuale e determinati in planimetria 20 metri) di quote a partire da dati altimetrici in forma vettoriale (curve di livello e
e altimetria mediante le coordinate x, y, z (quota z definita punti quota). Per un approfondimento si rimanda alla pagina web
come attributo descrittivo). Struttura dei dati vettoriale. <http://www.igmi.org/prodotti/dati_numerici/dati_matrix.php>.

113
divisione dei dati topografici per tipologie e fra queste tro- zazione tridimensionale: per questo concordiamo sul fatto
vano spazio appositi tematismi per la registrazione dei punti che sia più corretto parlare di GIS 2,5D 31.
quota e delle curve di livello, a partire dai quali è possibile ge- Tornando all’ambito della modellazione tridimensionale dei
nerare, come abbiamo illustrato nel paragrafo precedente, dei paesaggi, bisogna evidenziare come di fatto non siano richieste
DTM in vari formati. grosse competenze, almeno in confronto alle applicazioni su
Le software-house impegnate nel campo dei sistemi infor- strutture architettoniche, stratigrafie archeologiche e oggetti. I
mativi hanno presto avvertito l’esigenza di sviluppare esten- sopracitati moduli GIS 3D, infatti, prevedono strumenti di fa-
sioni e moduli per la restituzione tridimensionale dei dati cile fruizione per effettuare operazioni nelle quali l’utente in-
topo-cartografici. In questo modo sono riuscite a produrre terviene solamente per la determinazione di parametri e per la
applicativi più completi e a estendere il loro bacino d’utenza scelta delle possibili metodologie di trattamento dei dati. Con-
anche al campo della modellazione 3D relativa all’ambito ter- seguentemente, le maggiori problematiche relative a questa
ritoriale e topografico. Vari sono i fattori che hanno favorito materia sono legate in primis al reperimento di buona carto-
questo processo e sono riassumibili nei seguenti punti: grafia e di dati da rilevamento topografico a partire dai quali il
 i potenziali utenti di queste modellazioni sono spesso già frui- software riesce, in pochi passaggi, a generare DTM e da questi
tori di applicativi GIS per la gestione dell’informazione terri- visualizzazioni 3D. In effetti, la qualità delle ricostruzioni tri-
toriale: topografi, ingegneri, geologi, archeologi eccetera; dimensionali è fortemente condizionata dalla distribuzione,
 la cartografia numerica e le restituzioni topografiche da sta- dal dettaglio e dall’accuratezza dei dati di partenza, vale a dire
zioni totali e GPS sono la principale fonte di dati attra- punti quota e curve di livello. Per definirne l’affidabilità è ne-
verso la quale procedere alla modellazione tridimensionale cessario valutare innanzitutto la scala di acquisizione (scala no-
dei paesaggi. Gli applicativi GIS sono gli strumenti prepo- minale) della cartografia o la tipologia di strumento adottato
sti alla loro gestione e per questo è stato logico implemen- per il rilevamento topografico (le stazioni totali, per esempio,
tarli quanto meno con funzioni di visualizzazione 3D; forniscono quote mediamente più attendibili di un GPS). In
 le tendenze di sviluppo dei software GIS hanno contem- seconda battuta, occorre considerare la copertura garantita dai
plato, e ancora oggi contemplano, la massiccia implemen- dati altimetrici dai quali si procede alla modellazione. In linea
tazione delle tecnologie di gestione dei dati tridimensio- teorica la soluzione preferibile prevede una distribuzione ten-
nali. L’obiettivo è infatti quello di consentire, in un futuro denzialmente omogenea delle informazioni altimetriche; tale
prossimo, le operazioni di trattamento e analisi, e non solo condizione non è però sempre quella ideale per la realizzazione
di registrazione e visualizzazione, dei dati in 3D, per una di un buon prodotto finale. Talvolta si può infatti avvertire l’e-
sempre più realistica simulazione dei contesti di indagine. sigenza di intensificare i dati in zone a morfologia più irrego-
In vero, negli ultimi anni la diffusione di questi moduli lare e, viceversa, di avere una minor frequenza in zone pianeg-
GIS per la restituzione tridimensionale della cartografia ha in- gianti. Spesso è richiesta anche un’integrazione fra fonti di dati
generato grossa confusione, illudendo una parte dell’utenza di differenti: è il caso della creazione di panorami tridimensionali
poter finalmente trattare la tridimensionalità dei dati. Detto ottenuti mediante un approccio multiscala. Un territorio può
che questo traguardo sarà raggiungibile nel giro di pochi anni, essere ricostruito utilizzando dati orografici derivati da carto-
grazie al contemporaneo sviluppo di software e hardware, oc- grafie a scala differente e, in caso di inadeguatezza di tali sup-
corre constatare che oggi è ancora prematuro parlare di veri e porti, sopperendo alle loro insufficienze o alla carenza di detta-
propri GIS 3D di distribuzione commerciale 29. glio mediante aggiunta di punti rilevati topograficamente
Il problema, quindi, non è tanto individuabile nei sup- (figg. 21, 23; tavv. XXI, XXVII).
porti cartografici, quanto negli strumenti applicativi per la Altro aspetto fortemente influente è la scelta della funzione
loro fruizione. È infatti possibile registrare i dati in 3D interpolativa da adottare per il calcolo della morfologia del
(DTM in formato raster-grid e TIN costituiscono un valido contesto analizzato e quindi per l’elaborazione del DTM. Ab-
esempio), ma non sono ancora state sviluppate le funzioni biamo già chiarito che due sono le principali tipologie di in-
per la generazione di volumi e soprattutto per l’analisi tridi- terpolazione: il metodo a matrice (raster-grid) e quello di
mensionale. Le forme e le profondità sono così registrate triangolarizzazione (strutture TIN vettoriali) (fig. 23). Per
come una serie di superfici modellate nelle quali l’altezza quanto concerne la prima di queste è possibile operare un’ul-
viene trattata e analizzata come attributo 30. Il problema teriore distinzione fra varie procedure interpolative (Spline,
maggiore è quindi individuabile nel fatto che manca la topo- Kriging, IDW, Nearest Neighbour), ciascuna caratterizzata da
logia 3D e l’unica operazione possibile è la semplice visualiz- differenti calcoli algoritmici per la determinazione dello svi-
luppo della morfologia. Altri fattori sui quali l’utente è in
29
grado di intervenire sono l’estensione (dimensione del docu-
L’applicativo GIS che presenta maggiori potenzialità nel trattamento tridimensio-
nale dei dati è GRASS, software open source di non facile e immediata fruizione, dal mento) e la risoluzione (dimensione dei singoli pixel) del gri-
momento che è caratterizzato, per altro solo dalle ultime versioni, da una interfaccia gliato.
grafica piuttosto essenziale. La maggior parte delle funzioni sono infatti eseguibili so- A livello di restituzione del dato, ciascuna vista può essere
lamente attraverso comandi da tastiera; questo comporta competenze piuttosto avan- caratterizzata dall’utente, in grado di intervenire per variare
zate per l’uso: la sua diffusione in ambiente archeologico, di conseguenza, è molto ri-
stretta, in quanto mancano spesso le capacità per prendere la necessaria confidenza l’azimut e l’intensità della virtuale fonte solare; inoltre ha la
con il software.
30 KVAMME et alii, 2002, p. 118. 31 KVAMME et alii, 2002, p. 115.

114
Fig. 21. Restituzione 3D, con vista zenitale, del comprensorio (delimitato in bianco) del castello di Miranduolo a Chiusdino, basata sull’interpretazione dei dati
archeologici, storici (in corsivo i riferimenti attestati da documentazione archivistica) e topografici. La base TIN è composta in multiscala, con sovrapposizione di
curve di livello e punti quota del CTR 1:10.000, raffittimento manuale delle curve di livello sulla base di rilevamenti GPS e dati altimetrici ottenuti da
celerimensura (rilievo del poggio di scavo a stazione totale)

115
Fig. 22. Esempi di restituzione tridimensionale con viste prospettiche, da differenti angolazioni, del comprensorio del castello di Miranduolo a Chiusdino, in questo
caso rappresentato attraverso le sue risorse minerarie e le attività estrattive e metallurgiche riconosciute mediante indagine stratigrafica (scavo del castello) e
topografica (ricognizioni sull’intero poggio alla ricerca di informazioni di carattere geominerario). In alto, vista da ovest; in basso, vista da nord

116
Fig. 23. Esempi di restituzione tridimensionale attraverso formati dei dati altimetrici differenti dal TIN. In alto, la fortezza di Poggio Imperiale a Poggibonsi, con
evidenziate le emergenze monumentali rinascimentali (circuito murario e cassero), restituita mediante spalmatura 3D del CTR 1:2.000 (lineare) e estrusione degli
edifici ricavati dal CTR 1:10.000 (poligoni). In basso, il contesto di Santa Cristina a Buonconvento con evidenziate le tracce raccolte da indagini preliminari
(anomalie magnetometriche e unità topografiche, in puntinato) e da scavo (estrusione delle murature). La restituzione della morfologia dei due contesti è
tecnicamente differente: in alto, curve di livello vettoriali modellate in 3D, in basso, formato grid integrato da isoipse; in entrambi i casi la cartografia è stata
costruita in multiscala, con l’integrazione di differenti repertori (CTR 1:2.000 e 1:10.000) o di cartografia (catastale) con rilievo a stazione totale

117
Fig. 24. Restituzione 3D del poggio del castello di Miranduolo a Chiusdino con la modellazione dei terrazzamenti ricostruiti da scavo. Nella colonna di sinistra
viene rappresentata la morfologia del sito prima dell’escavazione dei due fossati in fase curtense; nella colonna di destra dopo l’intervento di IX secolo.
In alto, vista del poggio da nord; al centro, vista da ovest; in basso, vista da est

118
facoltà, qualora si renda necessario, di aumentare a piaci- gici, è essenziale per inquadrare al meglio il contesto di inda-
mento il fattore di esagerazione verticale della ricostruzione gine. Il fatto di poter allestire viste nelle quali confluiscono vari
tridimensionale. Tale funzione può essere adottata in caso di tematismi georeferenziati permette di creare visualizzazioni 3D
visualizzazioni di contesti con morfologia piuttosto regolare, nelle quali progressivamente vengono aggiunti o eliminati par-
quando invece si intende osservare in maniera più marcata le ticolari ed elementi del quadro insediativo in una rappresenta-
differenze altimetriche difficilmente percettibili in condizioni zione estremamente realistica (figg. 21, 24; tavv. XXVIII,
normali. XXIX). Tali basi si prestano inoltre a varie elaborazioni, già
I viewer dei più comuni applicativi GIS consentono la na- trattate precedentemente, quali il calcolo delle pendenze e del-
vigazione in ambiente tridimensionale secondo le modalità l’esposizione dei versanti (tav. XXVI) che possono procurare
più tradizionali, con la possibilità di variare a piacimento il buoni spunti di riflessione in analisi di tipo economico-am-
punto e la distanza di visuale. Possono però offrire anche bientale (ricostruzioni delle modalità di sfruttamento dei
strumenti più evoluti, come le simulazioni di volo che preve- suoli). Altro tipo di applicazione è quello dell’analisi di visibi-
dono uno spostamento continuo e ininterrotto dell’osserva- lità che consente di ricostruire i panorami visibili dai vari cen-
tore intorno al territorio ricostruito, esattamente come av- tri insediativi per verificarne la posizione strategica all’interno
viene per soluzioni di uso comune, quali Google Earth. della rete insediativa (fig. 7).
In fase di esportazione, è possibile riprodurre le viste rico- Oltre agli aspetti legati alle capacità di elaborazione e inter-
struite attraverso immagini bidimensionali ad alta risoluzione pretazione dei dati, il fatto stesso di poter finalmente produrre
generate nei principali formati (su tutti tiff e jpeg). visualizzazioni tridimensionali dei territori indagati ha un
Contemporaneamente è possibile creare filmati e anima- grosso riscontro anche in termini di divulgazione e uscita al
zioni tridimensionali restituibili come filmati VRML o come pubblico. I tanti canali di comunicazione dell’informazione
movies in grado di essere letti dai più diffusi player in circola- sviluppati negli ultimi anni grazie agli strumenti informatici
zione (Quick Time Player, Windows Media Player, Real (la multimedialità in senso lato: pagine web, movie interattivi,
Player eccetera). Questi possono essere ottimi strumenti an- videoediting eccetera) hanno finalmente premiato la capacità di
che in ottica divulgativa, considerando che possono contem- chi, all’interno della comunità archeologica, ha saputo svilup-
plare la quarta dimensione, quella storico-cronologica, gio- pare le competenze necessarie alla produzione autonoma di
cando proprio sulla possibilità di un filmato di illustrare, in supporti cartografici di qualità. La possibilità di presentare i ri-
pochi secondi, l’evoluzione temporale degli assetti insediativi sultati di un’indagine mediante ricostruzioni 3D complete di
di un contesto storico-territoriale. tutte le informazioni necessarie alla comprensione storica del
La modellazione tridimensionale dei paesaggi in ambito territorio indagato ha significato accrescere in maniera espo-
GIS sta conoscendo una sempre più ampia diffusione in ar- nenziale le capacità comunicative del ricercatore. Non ultimo,
cheologia. Le ragioni di questo grande sviluppo sono molte- il fatto di produrre materiale più facilmente “rivendibile” al
plici e certo non difficili da individuare. È infatti chiaro che la grande pubblico favorisce indubbiamente la reperibilità di fi-
possibilità di ricostruire in laboratorio la conformazione geofi- nanziamenti esterni, più probabili se possono garantire una ri-
sica di un territorio, ivi comprendendone gli aspetti morfolo- caduta in termini di visibilità all’ente promulgatore.

119
VI - LA GESTIONE DEL PROGETTO
CARTA ARCHEOLOGICA DELLA PROVINCIA DI SIENA

La gestione del progetto Carta Archeologica della Provincia di nuovo, abbinato a una scarsa capacità di “vedere” le reali poten-
Siena segue sostanzialmente quelli che sono stati definiti nel zialità della risorsa informatica, ha prodotto approcci forzati, fi-
tempo come gli standard per la documentazione delle indagini nalizzati più alla necessità di cavalcare l’onda (o più spesso ten-
a scala territoriale. Tali procedure sono state adottate fin dai tare di farlo) che allo sfruttamento delle opportunità che la tec-
primi anni dell’iniziativa, in corrispondenza di una fase di am- nologia iniziava a offrire a un’utenza sempre più vasta. A questa
pio e vivace dibattito sulle metodologie della ricerca archeolo- categoria di “fruitori di rappresentanza” pensiamo sia stato pre-
gica applicata ai paesaggi 1. Nello stesso periodo, l’informatica feribile l’atteggiamento di chi, magari in maniera miope ma in-
iniziava a diffondersi anche nella pratica archeologica e ovvia- tellettualmente più onesta, ha preferito un convinto ostracismo
mente ha avuto forti ripercussioni tanto sulle tecniche di regi- alle nuove tendenze. Dall’altro, una parte della comunità si è
strazione e trattamento del dato quanto sulle metodologie buttata ciecamente sullo sviluppo di un nuovo specialismo, ab-
stesse, facendo propri, in questo senso, gli stimoli e il rigore bracciando in toto la rivoluzione digitale, lasciandosi però peri-
delle impostazioni precedentemente elaborate dalla New Ar- colosamente alle spalle quello che rimane l’oggetto primario
chaeology e dall’approccio di stampo processuale 2. Ovvia- della nostra ricerca: l’archeologia. Una vera e propria cerchia
mente si sono definite nel tempo varie forme di fruizione di che si è di fatto isolata dal dibattito, creando uno spazio di nic-
questi nuovi strumenti, e differenti filosofie di adozione degli chia, spesso autoreferenziato, che ha prodotto infinite disquisi-
stessi, da chi è rimasto sostanzialmente legato a una gestione zioni di carattere teorico e poche applicazioni pratiche, troppo
più tradizionale della documentazione, impiegando lo stru- spesso finalizzate esclusivamente a presentazioni in convegni e
mento informatico per funzioni di minima, per arrivare all’ec- seminari con uno scarso ricambio di pubblico e dai quali si
cesso opposto, fatto di iperspecialismi spesso fini a se stessi 3. sono progressivamente allontanati gli archeologi alla ricerca di
L’uso dell’informatica applicata alla ricerca archeologica è spunti e soluzioni. A questo movimento hanno inconsapevol-
stato spesso frainteso dalla comunità archeologica, avvicinatasi mente contribuito organizzazioni internazionali (pensiamo alla
a questa espressione del sapere tecnico-scientifico con atteggia- CAA-Computer Applications in Archaeology) e riviste (pensiamo
mento sovente contraddittorio e sostanzialmente poco frut- in Italia a “Archeologia e calcolatori”) che, nate dalla giusta idea
tuoso. Da un lato, è risultato deleterio il senso di colpa per la di divulgare e discutere dei nuovi metodi, hanno finito per co-
presa di coscienza di un’inadeguatezza naturale per chi, cre- stituire un circolo chiuso fatto di tecnicismi e sperimentazioni
sciuto con una formazione umanistica negli anni del boom di- troppo spesso fini a se stesse.
gitale, si è trovato a dover fare i conti, gioco forza, con lin- In mezzo ai due estremi non sono comunque mancate
guaggi e competenze pressoché sconosciute. L’obbligo del esperienze importanti e realmente applicative che, attraverso
percorsi e obiettivi differenti hanno saputo utilizzare in ma-
niera adeguata le grandi opportunità dell’informatica appli-
1 Un valido esempio del dibattito sviluppatosi in Italia sul finire degli anni Ottanta del cata. Gruppi di ricerca che hanno sfruttato lo strumento
secolo scorso, quando ha mosso i primi passi il progetto Carta Archeologica della Pro-
vincia di Siena, è rappresentato dal convegno “La cartografia archeologica. Problemi e
informatico a supporto della ricerca, con una filosofia di la-
prospettive” tenutosi a Pisa nel marzo del 1988 (MENCHELLI-PASQUINUCCI, 1989), a voro nella quale lo specialismo teorico ha lasciato il passo alla
cui parteciparono, con una relazione a più mani, anche alcuni ricercatori impegnati nel realizzazione di soluzioni funzionali e all’attenzione verso il
progetto oggetto del presente contributo (CUCINI et alii, 1989). Pochi anni dopo, la dialogo non solo interno alla comunità, ma anche nei con-
pubblicazione italiana di un manuale dedicato appositamente all’archeologia dei pae-
saggi (CAMBI-TERRENATO, 1994) si è di fatto proposto come sintesi del lungo dibat- fronti di amministratori e quant’altri possano essere interes-
tito, presentando e riassumendo teorie, metodi e approcci, con un’attenzione partico- sati a un uso “pubblico” dell’archeologia.
lare alle forti influenze ricevute dall’estero, in particolare dall’ambiente anglosassone, In quest’ottica, le modalità di gestione informatica adottate
dove il dibattito aveva radici ben più profonde, avendo raggiunto una fase di piena ma- nel progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena sono
turità per quanto concerne gli aspetti dell’archeologia territoriale (e della metodologia
archeologica in generale). state ovvia conseguenza di una più generale strategia operativa
2 Per una visione generale dell’approccio processuale e della scuola della New Ar- promossa all’interno dell’area di Archeologia Medievale del-
chaeology si rimanda alla manualistica archeologica; per una sintetica trattazione cri- l’Università di Siena (professori Francovich e Valenti), anche
tica dei principi della New Archaeology si rimanda a TERRENATO, 2000a. Fra i testi di grazie all’intensa e continua sperimentazione operata dal
riferimento citiamo BINFORD, 1968; BINFORD, 1972; CLARKE, 1968; CLARKE, 1972;
CLARKE, 1973. LIAAM (coordinato dal professor Valenti) 4. Le procedure
3 Recentemente, Valenti ha ben sintetizzato l’impatto delle scienze informatiche sul- sono state continuamente testate e migliorate grazie al co-
l’ambiente archeologico italiano, evidenziando i limiti legati a un uso improprio e
superficiale dello strumento informatico e soprattutto a un approccio spesso viziato
dalla centralità dell’informatica rispetto all’archeologia, rivendicando con forza la ne- 4Per un resoconto completo (sia sotto gli aspetti concettuali che metodologico-proce-
cessità di una “via archeologica all’informatica” (VALENTI, 2009). durali) dell’operato del LIAAM, si rimanda a FRONZA-NARDINI-VALENTI, 2009.

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stante confronto fra le esigenze della ricerca sul campo (legate La lunga esperienza nell’attività sul campo, sviluppata pa-
quindi principalmente alle questioni di registrazione) e quelle rallelamente alla crescita di adeguate competenze in ambito
della fase successiva di fruizione, elaborazione e interpreta- informatico, ha quindi definito un dettagliato iter metodolo-
zione dei dati in laboratorio. Sulla base delle indicazioni dei ri- gico valido per tutte le indagini svolte, non necessariamente
cercatori sono state sistematicamente apportate correzioni e incentrate sull’indagine topografica. Al di là della procedura
migliorie, con la finalità di riuscire a elaborare strumenti e me- di ricerca adottata, infatti, qualsiasi progetto passa attraverso
todi che potessero soddisfare le necessità della ricerca, propo- le medesime fasi di lavoro e può contemplare una lunga serie
nendosi di garantire un’assoluta centralità dell’archeologia ri- di passaggi e di operazioni, non tutte sempre e necessaria-
spetto all’informatica che, proprio per questo continuo riferi- mente eseguibili, ma piuttosto dettate dalle specifiche neces-
mento alla disciplina, possiamo definire concretamente “appli- sità. Nella sua forma più completa, il percorso di lavoro pre-
cata”. In realtà, il progetto non è che uno dei rami di sviluppo vede 8:
di un più generale sistema di catalogazione e uso dell’informa-  reperimento dei dati cartografici: cartografia di base (tec-

zione prodotta all’interno dell’intera area di ricerca senese 5. nica, topografica e catastale) e tematica, foto aeree e imma-
Dalla lunga e articolata attività di sperimentazione, su ambiti e gini satellitari;
scale di intervento anche molto diverse fra loro (dal territorio  produzione di nuova cartografia da rilievo (stazione totale o

allo scavo, dai comprensori regionali ai contesti urbani, dal- GPS) o da rielaborazione di dati cartografici già disponibili
l’indagine topografica a quella stratigrafica, per arrivare infine (ad esempio DTM, ottenuti da curve di livello e punti
alla gestione delle differenti tipologie di reperti) siamo giunti quota, e relative elaborazioni per la produzione di carte di
alla definizione di criteri standard interni all’area. Questo pendenza, visualizzazioni TIN eccetera);
sforzo ha consentito la fruizione integrata di dati differenti per  reperimento delle fonti storiche, archeologiche e storico-

tipologia d’indagine, pur mantenendo ciascun progetto la pro- cartografiche: schedature e archivi editi (in formato digi-
pria specificità in termini di metodi e strumenti di registra- tale o cartacei), siano essi fondati su attestazioni storiche o
zione e analisi. Allo stesso modo ha permesso di comprendere informazioni archeologiche; recupero della documenta-
in un’unica banca dati, alfanumerica 6 e topografica, informa- zione redatta sul campo nell’ambito dei progetti di ricogni-
zioni provenienti dalla ricognizione, così come dall’archivia- zione e raccolta della cartografia storica disponibile per il
zione dell’edito e delle attestazioni archivistiche, e ancora dalle contesto di studio;
segnalazioni delle anomalie aeree individuate all’interno del  raddrizzamento (rettificazione, secondo le coordinate carto-

comprensorio provinciale 7. grafiche x, y, od ortorettificazione, secondo le coordinate x,


y, z) e georeferenziazione di foto aeree oblique e zenitali
5 Progetti a scala provinciale o regionale svolti sul territorio toscano da parte dell’area (anche trattate secondo tecniche di image processing, nel
di Archeologia Medievale dell’Università di Siena: caso di individuazione di anomalie), di cartografia storica,
 Atlante dei Siti Fortificati d’Altura della Toscana: indagine estensiva che contempla

una schedatura tematica sulla base delle attestazioni storiche e delle anomalie ri- o di qualsiasi altra forma di supporti fotografici o topogra-
scontrate mediante aerofotointerpretazione. fici utilizzabili come elementi cartografici o informativi di
 Progetto di informatizzazione del Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana supporto all’indagine;
di Emanuele Repetti: schedatura e georeferenziazione delle località citate nel sud-
 vettorializzazione e codifica di eventuali dati cartografici di-
detto repertorio, particolarmente significativo per il fatto di essere stato redatto
sul finire del XIX secolo. sponibili in formato raster;
 Atlante dei Siti Ecclesiastici Medievali della Toscana: progetto promosso dall’inse-  georeferenziazione dei dati archeologici (attraverso restitu-
gnamento di Storia dell’architettura e curato dall’insegnamento di Archeologia zioni sia puntiformi-simboliche che areali-planimetriche);
Medievale per gli aspetti pertinenti all’informatizzazione (archivi alfanumerici e
 archiviazione delle informazioni storico-archeologiche al-
piattaforma GIS).
 Carta Archeologica della Toscana: progetto di schedatura e georeferenziazione della
l’interno dei database alfanumerici;
letteratura edita archeologica su tutto il territorio regionale, sviluppato mediante  associazione dei principali attributi (registrati all’interno
singoli progetti imperniati sui comprensori provinciali. dei database) alle entità grafiche georeferenziate su piat-
 Carta Archeologica della Provincia di Siena: indagini topografiche condotte sui

singoli comuni del territorio, integrate dalla schedatura dell’edito archeologico e


taforma GIS;
delle principali attestazioni documentarie, nonché dalla verifica diretta delle se-  organizzazione dei dati all’interno delle viste GIS per la
gnalazioni di anomalie aeree. creazione di piani informativi tematici (diacronici, sincro-
 Carta Archeologica della Provincia di Grosseto: come sopra.
nici, tipologici eccetera) derivati dalle corrispondenti ricer-
 Progetto Colline Metallifere: progetto che copre 11 comuni nella province di Grosseto

e Livorno all’interno degli antichi confini della diocesi di Massa-Populonia, quattro


che eseguite sugli archivi;
dei quali indagati mediante ricognizione topografica e i restanti sette interessati da  incrocio delle informazioni storico-archeologiche con dati di
censimento bibliografico e informatizzazione di dati provenienti da vecchie ricogni- tipo fisico-ambientale, altimetrico e morfologico e successiva
zioni. creazione di nuovi livelli cartografici o di report statistici;
6 Per un approfondimento del sistema di archivi in uso presso l’area di Archeologia
 analisi spaziali (eseguibili su piattaforma GIS, eventual-
Medievale dell’Università di Siena cfr. II.2.e., Il sistema di archiviazione alfanumerica
del dato territoriale. mente mediante appositi moduli) e statistiche (eseguibili
7 Il lavoro di lettura delle anomalie aeree è stato effettuato, all’interno del Diparti-

mento, da Marcello Cosci che, nell’arco di un decennio di collaborazione ha passato


al setaccio l’intero repertorio di voli regionali EIRA 1976, procedendo alla segnala- 8 La sequenza operativa proposta ricalca solo parzialmente quella già presentata in al-

zione di tutte le possibili anomalie. Il lavoro, riutilizzato anche all’interno del progetto tre pubblicazioni (ad esempio, FORTE, 2002, pp. 61-62); rispetto a questa sono state
Carta Archeologica della Provincia di Siena, è stato in realtà promosso nell’ambito del infatti apportate alcune modifiche, dettate dalla specifica metodologia di lavoro ma-
progetto Atlante dei Siti Fortificati della Toscana (FRANCOVICH-GINATEMPO, 2000). turata e sperimentata nell’esperienza senese.

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su archivi, piattaforme GIS e soprattutto fogli di calcolo) printendenze e amministrazioni pubbliche) strumenti real-
sui dati storico-archeologici raccolti e organizzati; mente utilizzabili nello svolgimento delle rispettive politi-
 creazione di viste tematiche per la rappresentazione dei con- che 10. Tali dati possono infatti essere trattati anche all’interno
testi insediativi riconosciuti o per l’illustrazione dei risultati di più ampi sistemi informativi territoriali, integrandosi con
di analisi orientate allo studio delle specifiche tematiche di banche dati elaborate all’interno di altri ambiti disciplinari o
ricerca; professionali. I SIT possono infatti essere considerati, nella
 stampa mediante costruzione di appositi layout o esporta- loro più vasta accezione, una piattaforma di dialogo comune
zione di immagini digitali ad alta risoluzione. e interdisciplinare, nella quale la capacità di tradurre i dati in
Come si può facilmente evincere dalla procedura appena formato digitale e mediante appropriati modelli del dato rap-
esposta, il sistema di catalogazione e fruizione delle banche presenta una discriminante per l’uso e la valorizzazione della
dati è impostato su una struttura tecnologica fondata sull’in- risorsa registrata. In questo senso appare fondamentale riu-
terazione fra tecnologia GIS, alla quale viene delegata la ge- scire a gestire l’informazione archeologica mediante tali stru-
stione degli aspetti spaziali e topo-cartografici, e database ma- menti in quanto questi rappresentano la chiave per rendere fi-
nagement relazionale, attraverso la quale viene invece gestita la nalmente l’archeologia un fattore determinante nello svolgi-
totalità delle informazioni in forma alfanumerica. In realtà, il mento delle politiche di programmazione territoriale e di sal-
binomio GIS-database è ormai prassi consolidata in pressoché vaguardia.
tutti gli ambiti operativi e su questi aspetti hanno molto lavo- Complessivamente, attraverso la costruzione di un sistema
rato le case produttrici dei software, che nel tempo hanno GIS è possibile coprire l’intero ciclo di trattamento dei dati
programmato funzioni che permettessero un sempre più agile archeologici territoriali attraverso quattro principali fasi di la-
ed elastico raccordo fra i diversi applicativi. Queste soluzioni voro, che illustreremo nel dettaglio all’interno dei paragrafi
possono essere designate con l’espressione “sistema GIS” (o successivi:
soluzione GIS) sottintendendo l’integrazione del database alle  REGISTRAZIONE (ARCHIVIAZIONE E GEOREFERENZIAZIONE)

funzionalità tipiche dei programmi GIS. Anche la nostra DEI DATI. Il primo step è ovviamente legato alla ricerca
esperienza ha fatto largo uso di queste soluzioni, essendo anzi delle evidenze archeologiche e delle informazioni storiche:
stata una delle prime realtà italiane, in campo archeologico, a seconda della tipologia di indagine promossa può preve-
ad aver compreso appieno la potenzialità di un sistema di ge- dere la sola attività a tavolino (su edito e attestazioni) o
stione globale del dato, tanto da aver creato, già nella seconda quella sul campo (ricognizione topografica e altre forme di
metà degli anni Novanta, una soluzione interamente pro- analisi sul terreno). L’attività di laboratorio contempla
grammata, denominata OpenArcheo, che mettesse in diretta l’informatizzazione della documentazione e la creazione e
correlazione software GIS e database, non mancando di farli implementazione delle banche dati attraverso compila-
interagire anche con altri applicativi 9. zione di archivi alfanumerici e piattaforme GIS.
Un sistema GIS, quando applicato alla gestione dei dati ar-  CARATTERIZZAZIONE, INTERROGAZIONE E ORGANIZZAZIONE

cheologici territoriali, ha la prima finalità nel registrare, in DEI DATI. Si tratta della fase di interpretazione diacronica e
maniera più completa ed esaustiva possibile, tutti gli elementi sincronica dei singoli siti sulla base delle attestazioni ar-
riconducibili a tracce e testimonianze dell’occupazione antro- cheologiche e storiche raccolte. Successivamente si procede
pica del territorio. Inoltre, attraverso la loro elaborazione e all’interrogazione delle banche dati per la creazione di te-
analisi permette di procedere alla ricostruzione delle dinami- matismi cartografici all’interno dei quali i dati vengono
che insediative storiche, non mancando di corredare le inter- raccolti, organizzati e caratterizzati secondo criteri cronolo-
pretazioni con la produzione di un vasto e articolato reperto- gici o tipologico-insediativi.
rio di cartografia tematica. All’interno di tali sistemi può con-  ELABORAZIONE DEI DATI E INTERPRETAZIONE DEI CONTESTI
fluire qualsiasi tipo di dato archeologico (unità topografiche (COSTRUZIONE DI MODELLI). A partire dai tematismi si
rilevate da ricognizione, anomalie aeree, rinvenimenti editi procede alla ricostruzione storica degli spazi indagati attra-
eccetera) e storico (attestazioni documentarie, mappe stori- verso valutazioni soggettive, frutto della sensibilità storica
che, elaborazioni di sintesi eccetera) attraverso un’organizza- del ricercatore, ma anche mediante responsi oggettivi for-
zione dei dati che consenta l’incrocio e il confronto di piani niti da analisi e calcoli sulle componenti spaziali analizza-
informativi differenti per tipologia, cronologia, scala e deriva- bili su piattaforma GIS. Finalmente si arriva all’elabora-
zione. La catastazione su base digitale, quando possibile attra- zione di un modello insediativo per ciascuna fase storica e
verso restituzione perimetrata delle evidenze, può assolvere quindi al riconoscimento dell’evoluzione diacronica del
meglio, rispetto alle tradizionali cartografie archeologiche car- popolamento per la particolare area indagata.
tacee, alle esigenze di elaborazione e interpretazione del dato  RESTITUZIONE DEI DATI. I modelli elaborati vengono rap-
in un’ottica di analisi storica, cioè di ricostruzione dei quadri presentati su base cartografica sforzandosi di tradurre sul
insediativi, politici, socio-economici e ambientali. Inoltre, piano virtuale di una piattaforma GIS i fenomeni storici e
fornisce finalmente agli organi di tutela e pianificazione (so-
9 Per un approfondimento sul sistema OpenArcheo si rimanda a VALENTI, 1998; 10 FRANCOVICH, VALENTI, 1999, p. 170; FRANCOVICH-VALENTI, 2001, pp. 111-
FRANCOVICH-VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 2001; VALENTI et alii, 2001; 112; ISABELLA-SALZOTTI-VALENTI, 2001, pp. 36-37. Inoltre cfr. II.1.b., Le finalità
ISABELLA-SALZOTTI-VALENTI, 2001; FRONZA-NARDINI-VALENTI, 2003. Per valutarne politico-amministrative e VII. La gestione del patrimonio archeologico: dai piani paesag-
gli aspetti di futuro sviluppo si rimanda invece a FRONZA-ISABELLA, 2009. gistici all’archeologia pubblica.

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insediativi riconosciuti; la restituzione può avvenire me- Altre informazioni vengono altresì desunte dalle anomalie aeree
diante consultazione diretta della base GIS (o webGIS), o satellitari 13 e dalla cartografia storica o dai vecchi catasti di-
esportazione di immagini digitali e stampa. sponibili 14, che abbinano al dato cartografico la descrizione di
proprietà e forme d’impiego del territorio rappresentato.
1. METODI E CRITERI PER LA REGISTRAZIONE DEL DATO Completato il lavoro di reperimento di quanto già disponi-
ARCHEOLOGICO TERRITORIALE bile per il contesto in esame, può avere inizio la ricerca topo-
grafica, che garantisce normalmente un notevole incremento
La prima fase di lavoro, escludendo l’allestimento delle piat- di dati e soprattutto nuovi strumenti per l’interpretazione
taforme cartografiche delle quali abbiamo già trattato nei capi- della rete insediativa storica. Le fonti ricavabili dall’indagine
toli precedenti 11, è ovviamente costituita dalla registrazione diretta sul campo sono riconducibili principalmente ai manu-
delle banche dati di contenuto storico-archeologico. Abbiamo fatti che vengono individuati nell’ambito della ricerca sul ter-
già sottolineato come questo procedimento viene sviluppato, reno. La gran parte di essi vengono recuperati mediante la ri-
come ormai prassi, sul doppio binario degli applicativi GIS, e cognizione sui campi arati, laddove vengono portati in super-
dei database. Questi ultimi permettono una gestione elastica e ficie dall’azione dell’aratro, ma non possiamo comunque tra-
completa delle informazioni alfanumeriche, analitico-descrit- scurare le potenzialità informative di altri consueti contesti di
tive e sintetico-interpretative, nonché della documentazione rinvenimento. Facciamo riferimento alle sezioni, spesso inda-
multimediale. Le piattaforme GIS garantiscono invece la rap- gabili ai margini della viabilità o prodotte da altre cause, an-
presentazione e l’organizzazione delle componenti spaziali del tropiche e non (terrazzamenti, frane e smottamenti, opere di
dato, operazioni preliminari alle successive fasi di trattamento e pulizia di argini eccetera), e agli scassi che possono essere occa-
analisi. Inoltre si propongono, in ciascuno step d’avanzamento, sionali (lavori edili o infrastrutturali) o appositamente fatti da-
come terminale per la restituzione dei risultati delle ricerche in gli archeologi (shovel-test) per una maggior comprensione di
forma grafica, quindi sintetica e facilmente interpretabile, gra- contesti particolarmente rilevanti e magari difficilmente inda-
zie all’uscita a stampa o alla visualizzazione su monitor. gabili, come nel caso di aree boschive o semplicemente tenute
L’attività di registrazione è fortemente condizionata dalla a pascolo al momento dell’indagine. Una corposa categoria di
natura del dato, dal momento che nel corso delle differenti ri- dati è rappresentata dalle strutture architettoniche più signifi-
cerche ci troviamo di fronte a fonti piuttosto eterogenee, so- cative in termini storici e storico-architettonici, variamente
stanzialmente riconducibili a quelle più tradizionali della ri- leggibili sulla base del loro stato di conservazione (ruderi ed
cerca storico-archeologica e a quelle introdotte negli ultimi edifici parzialmente conservati, o, nei casi più fortunati, man-
tempi dall’innovazione tecnologica (remote sensing). Comples- tenuti pressoché inalterati attraverso dei rispettosi restauri con-
sivamente, le possiamo suddividere in varie categorie secondo servativi). Infine, un’ultima tipologia di informazione ricava-
le loro caratteristiche, gli ambiti d’applicazione, i sistemi d’in- bile sul campo, ma mediante indagine non distruttiva, è quella
dagine richiesti, la tipologia di dati individuati e di informa- delle tecniche di remote sensing terrestre, fra le quali ricordiamo
le metodologie geofisiche e geochimiche e i sistemi radar a li-
zioni ricavabili, nonché per modalità di acquisizione e di frui-
vello del suolo (GPR-georadar).
zione tecnico-informatica.
I dati raccolti nel corso delle ricognizioni, comunemente
La metodologia di lavoro si differenzia quindi sulla base del
classificati come fonti materiali, consentono di determinare,
tipo di informazione trattata: il corpus informativo di un pro-
più o meno approssimativamente (nel caso le emergenze non
getto di cartografia archeologica contempla infatti al suo in- siano eccessivamente compromesse), la dimensione, la strut-
terno dati provenienti da semplici schedature, vale a dire la let- tura, le caratteristiche materiali e la destinazione d’uso delle
teratura archeologica edita e la documentazione storica, per le strutture o dei complessi presenti nel sottosuolo. Le emer-
quali la ricerca viene svolta integralmente in laboratorio, ma an- genze monumentali, invece, possono presentarsi sotto forma
che e soprattutto dall’indagine topografica, svolta invece sul di edifici, spesso in rovina, più raramente integri, o di elevati
campo, pur prevedendo una seconda fase di rielaborazione a ta- reimpiegati all’interno di costruzioni più recenti. In alterna-
volino. tiva, possono essere monumenti ancora conservati che vanno
Nel corso dell’indagine preliminare l’attenzione si focalizza valutati, oltre che per il loro valore artistico e storico-architet-
sulla ricerca di dati e cartografia pertinenti alla stratificazione tonico, per quello simbolico o rievocativo (espressione di un
paesaggistica (caratteri geo-ambientali del territorio interessato) valore, di un’ideologia, di un personaggio o di un evento a cui
e contemporaneamente sulla catastazione e georeferenziazione è legata, o è stata legata, la memoria collettiva).
di dati editi, attestazioni d’archivio e fonti toponomastiche 12. L’informatica, e nel caso specifico l’uso di sistemi di archi-
viazione alfanumerica e geospaziale, favoriscono un uso com-
11 Per quanto concerne la costruzione degli apparati cartografici di base mediante
cartografia digitale e rilievo cfr. capitoli IV e V del presente volume.
12 La fruizione della toponomastica è condizionata da limiti metodologici che pos- 13 Per un approfondimento cfr. II.2.b., Le risorse del remote sensing e IV.1.e., La car-

sono essere parzialmente compensati solo verificando, con una conoscenza non su- tografia aerofotografica.
perficiale dei luoghi, le deduzioni fondate su criteri lessicali e glottologici. Ne conse- 14 Per quanto riguarda i catasti storici cfr. IV.1.c., La cartografia catastale. Il di-

gue che preferiamo non abusare di questo genere di fonte, limitandoci al suo uso in scorso è ulteriormente approfondito in VI.1.a. La registrazione del dato nell’inda-
funzione di semplice supporto alla ricerca, in particolare nei casi per i quali si di- gine preliminare, all’interno del quale la cartografia storica viene inclusa nel novero
spone della sola informazione toponomastica senza evidenze materiali (nel caso di at- delle informazioni storiche registrabili nell’ambito di un progetto di cartografia ar-
testazioni archivistiche o di rinvenimenti noti). cheologica.

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plesso e integrato di tutti i dati raccolti, obbligandoci al con- (divisi per tipologie di materiali: ceramica, vetro, metalli, mo-
tempo a registrarli correttamente e secondo standard comuni nete, reperti particolari eccetera). Sono previsti anche conte-
al progetto. Sotto questo punto di vista risulta quindi inutile nitori per la gestione dei dati storici, archivistici e toponoma-
sottolineare l’importanza dell’aspetto qualitativo della regi- stici, per la schedatura dei riferimenti bibliografici e per la
strazione dei dati in quanto diverrà un fattore decisivo per georeferenziazione. Particolari moduli permettono inoltre
l’attendibilità delle successive elaborazioni e analisi. Ed è pro- l’inserimento di categorie interpretative, utili alla caratterizza-
prio in questo che la tecnologia ha rappresentato un significa- zione, anche molto specifica, del dato archeologico.
tivo salto di qualità, sopperendo in maniera decisiva ai limiti
e all’inadeguatezza dei supporti tradizionali. 1.a. La registrazione del dato nell’indagine preliminare
All’interno delle piattaforme GIS l’informazione può es- Come abbiamo già evidenziato, le prime fasi della ricerca
sere registrata mediante un rilievo georeferenziato e planime- vengono svolte in laboratorio e si concentrano sul reperi-
trico, su base cartografica di tipo e scala variabile a seconda mento di tutte le fonti disponibili e utili all’inquadramento
delle esigenze. A tal fine, l’uso di strumenti di rilievo digitale del contesto, analizzato in tutti i suoi particolari aspetti, sto-
(stazione totale e GPS, ma ormai anche gli scanner tridimen- rici e ambientali. Si tratta quindi di operazioni di ricerca car-
sionali per contesti architettonici di particolare rilevanza) tografica, bibliografica e archivistica e della successiva registra-
consentono di ottenere mappature estremamente affidabili e zione dei dati all’interno dei sistemi informativi territoriali,
dettagliate, con procedure di importazione semplici e imme- attraverso i quali procedere alla rielaborazione delle differenti
diate. La scelta della georeferenziazione perimetrata delle evi- informazioni. Solo al termine di questo processo di assembla-
denze, adottata già sul finire degli anni Novanta del secolo mento sarà quindi possibile ricostruire un quadro comples-
scorso, ha saputo soddisfare esigenze sia di tipo politico-am- sivo di interpretazione del comprensorio in questione, dei
ministrativo (costruzione di cartografia archeologica finaliz- suoi caratteri fisico-ambientali ma soprattutto delle sue vi-
zata alla pianificazione e alla tutela) che di carattere scienti- cende storiche e insediative, almeno per quanto conosciuto e
fico. Registrato il dato spaziale in forma vettoriale, a ciascun reperibile. Attraverso questo studio si perviene infine anche
elemento vengono associate, nelle tabelle interne al software all’individuazione delle possibili tracce e presenze superstiti
GIS, le principali informazioni relative all’evidenza registrata. nel territorio, che rappresenteranno inevitabilmente il punto
Si tratta di inserire dati in forma sintetica, limitandosi ai di partenza per l’indagine sul campo.
campi basilari per una consultazione veloce e sommaria della Le possibili fonti da prendere in considerazione nel corso
documentazione. In altri termini, immettiamo informazioni di questa prima fase di lavoro possono pertanto essere sche-
di tipo toponomastico e amministrativo (località, comune,
maticamente riassunte nei seguenti punti:
provincia eccetera), storico-archeologico (definizione inter-
 dati e cartografia pertinenti alla stratificazione geo-ambien-
pretata dell’evidenza) e cronologico (periodo e fase, eventual-
tale e paesaggistica;
mente cronologia iniziale e finale). Talvolta possono essere ag-
 letteratura storico-archeologica;
giunti dati relativi ai riferimenti cartografici o di tipo fisico-
 attestazioni archivistiche;
ambientale (idrografia, geologia, quota eccetera). A seconda
 cartografie storiche e catasti;
della specificità dei progetti promossi, inoltre, possono con-
 fonti toponomastiche;
fluire altre informazioni utili a garantire una lettura completa
 informazioni ricavabili dal remote sensing, in particolare, per
ed esaustiva dei contesti indagati e del tipo di ricerca effet-
questa fase iniziale, foto aeree e immagini satellitari.
tuata. Un elemento sempre presente all’interno delle tabelle è
ovviamente l’indice di affidabilità della georeferenziazione,
La costruzione delle basi cartografiche - Preliminare all’attività
utile sia a fornire informazioni circa l’attendibilità del posizio-
di censimento delle varie fonti è ovviamente l’intenso lavoro
namento, sia a permettere selezioni di dati funzionalmente
di costruzione di banche dati cartografiche, tramite le quali il
adoperabili nelle successive fasi di analisi e trattamento del
responsabile della ricerca riesce a gestire le differenti tipologie
dato. L’inserimento di questo valore consente infatti di esclu-
dere quei dati per i quali una georeferenziazione approssima- di dato in un unico contenitore, potendo altresì incrociare
tiva potrebbe essere causa di un’erronea e fuorviante valuta- piani informativi eterogenei.
zione dell’applicazione di calcoli, modelli spaziali e stime nu- La cartografia allestita prevede normalmente il reperi-
merico-statistiche effettuate su base territoriale. mento dei seguenti tipi di supporto:
 cartografia di base funzionale all’inquadramento topografico
Parallelamente al lavoro di registrazione su piattaforma
GIS, la documentazione producibile in forma alfanumerica del contesto e quindi a scala proporzionale alle esigenze della
viene catastata, in forma completa e dettagliata, all’interno di ricerca: se per una vista d’insieme del territorio può essere
archivi relazionali che garantiscono una gestione complessa e sufficiente la tavoletta IGM 1:25.000, per un uso mirato
integrata di ampie banche dati 15. In esse confluiscono tutte le alla produzione di documentazione è invece necessario
informazioni relative ai caratteri ambientali dei siti, alle evi- adottare la CTR in scala 1:10.000 o 1:5.000; nel caso di
denze archeologiche e alla schedatura dei manufatti rinvenuti contesti urbani, l’ideale è rappresentato dall’1:2.000 (o
1:1.000). Per l’uso e la consultazione immediata prefe-
15 Per una dettagliata descrizione della struttura e dell’organizzazione del sistema di riamo il formato raster, mentre per interrogazioni e opera-
archivi alfanumerici elaborati all’interno delle nostre strutture di ricerca cfr. II.2.e., Il zioni di rielaborazione delle banche dati cartografiche è
sistema di archiviazione alfanumerica del dato territoriale. imprescindibile l’utilizzo del formato vettoriale;

125
 cartografia aerofotografica: ai fini di una lettura completa e l’interno dei quali svolgere la ricognizione risponde infatti a
realistica del territorio si ricorre alla copertura mediante fo- criteri di tipo storiografico, alla valutazione delle informa-
topiani (risoluzione 1 pixel = 1 metro) eventualmente inte- zioni storico-archeologiche disponibili, ma anche a criteri di
grabili, in particolari contesti di interesse, con singole im- rappresentatività dell’intero contesto di studio. In questo
magini aeree (soprattutto nei casi in cui siano state rilevate senso, indirizziamo le nostre decisioni in maniera tale da ga-
anomalie aeree) georeferenziabili attraverso le apposite fun- rantire la ricerca all’interno di tutti gli habitat riconosciuti,
zionalità dei software GIS; fermo restando la possibilità di escludere quelle aree che
 DTM: i modelli digitali del terreno sono producibili anche rappresenterebbero un deficit spropositato nel rapporto fra
dalla rielaborazione delle informazioni orografiche in for- risorse impiegate e risultati ottenibili. In altri termini, evi-
mato vettoriale (nel nostro caso utilizziamo i piani infor- tiamo di tracciare transetti che includano esclusivamente
mativi del repertorio CTR); aree boschive o zone lasciate incolte, per le quali l’attività di
 cartografia tematica: riteniamo fondamentale riuscire a recu- ricognizione risulterebbe problematica e poco fruttuosa. In
perare le coperture relative alla geologia, alla rete idrogra- questi casi, è preferibile effettuare un accurato lavoro su altri
fica e all’uso del suolo. Tali cartografie possono essere pro- tipi di indagine, attingendo a fonti alternative, quali la let-
dotte ad hoc dagli enti preposti, oppure essere ancora una tura delle anomalie aeree e lo spoglio della documentazione
volta ricavate da un lavoro di derivazione/mosaicatura dei d’archivio. Individuati gli eventuali contesti di interesse al-
livelli vettoriali di altre cartografie di base (IGM, CTR). l’interno di tali zone, si organizzerà un’indagine ricognitiva
Tali supporti risultano particolarmente utili in fase d’im- specifica e circoscritta, eventualmente integrata, per casi
postazione dell’indagine, per il riconoscimento degli habi- particolarmente rilevanti, da tecniche di remote Sensing.
tat (intesi come ecosistemi) e per la scelta delle aree da sot-
toporre a ricognizione. La disponibilità di cartografia te- Censimento dell’edito e delle attestazioni storiche - Il primo step
matica numerica, consultabile su piattaforme GIS per di carattere storico-archeologico consiste nell’opera di regi-
livelli sovrapposti e quindi per piani d’informazione incro- strazione dell’informazione preliminarmente disponibile. Il
ciati, facilita notevolmente questo genere di operazioni. censimento della letteratura edita prende avvio dai principali
repertori disponibili per il territorio regionale e provinciale
L’inquadramento ambientale e la definizione degli habitat - Al- per poi concentrarsi sulle monografie e sulle pubblicazioni
lestite le basi cartografiche, il primo passaggio è dunque costi- pertinenti ai singoli comprensori o ai territori comunali. I re-
tuito dall’inquadramento ambientale del contesto, con la ri- pertori di riferimento, utilizzabili sull’intero contesto provin-
cerca di dati e cartografie utili alla lettura della stratificazione ciale, sono essenzialmente quattro: il primo di carattere ar-
paesaggistica intesa come prodotto della continua e cumula- cheologico, il secondo con una più marcata impronta storico-
tiva iniziativa antropica, passata e odierna, sull’ambiente fisico architettonica, il terzo basato sulle sole fonti storiche, mentre
e sulle sue precedenti alterazioni. Le categorie analizzate in il quarto è un atlante storico-geografico del XIX secolo che è
questa fase sono quelle riconducibili all’informazione altime- strumento prezioso sia per le informazioni raccolte, sia per la
trico-morfologica, geologica, idrografica da una lato e a quella descrizione delle località per come si presentavano circa due
inerente alle forme di sfruttamento del suolo dall’altro. secoli fa.
Disponendo delle necessarie collaborazioni, o di adeguate La principale fonte per l’edito archeologico è indubbia-
competenze, da questi dati è possibile ricavare informazioni mente costituita dall’ASAT (“Atlante dei Siti Archeologici
finalizzate alla comprensione delle relazioni fra uomo e pae- della Toscana”), la cui pubblicazione è stata curata da Mario
saggio e delle influenze di questo sull’organizzazione dell’inse- Torelli 17. Promosso nell’ambito del grande “Progetto Etru-
diamento storico 16. In questo modo si inizia immediata- schi” (1985), questo censimento ha portato, nella seconda
mente a lavorare sulla ricostruzione, in forma embrionale, metà degli anni Ottanta, alla schedatura di oltre 3.500 siti.
non tanto delle dinamiche insediative quanto dei processi di L’opera, sebbene meritoria per l’intento di giungere a una cata-
occupazione del territorio nelle epoche passate. Procediamo logazione della risorsa archeologica regionale, ha però eviden-
così alla ricerca di indizi che consentano di leggere, o quanto ziato grossi limiti tanto in fase di schedatura (schede talvolta
meno ipotizzare, i segni dell’azione e della presenza antropica ripetute, bibliografia non sempre riportata eccetera), quanto
e le caratteristiche ambientali che potrebbero aver favorito per gli aspetti relativi alla georeferenziazione (in molti casi
l’occupazione e lo sfruttamento di spazi e risorse naturali. completamente sbagliata o molto approssimativa, se non addi-
Contemporaneamente, lo studio del paesaggio attuale ci rittura assente). Inoltre si tratta di un repertorio che si ferma al
permette di individuare una serie di habitat che verranno VII secolo, ignorando completamente le fasi medievali, che
utilizzati per descrivere il territorio odierno, ma anche per pure rappresentano una grossa parte della risorsa archeologica
impostare la ricerca sul campo. In questa fase infatti si tenta regionale. Il catalogo rimane comunque un buon punto di
di identificare quali aree siano più facilmente e fruttuosa- partenza per una prima valutazione delle ricerche pregresse.
mente indagabili, quali meno. Tale ragionamento è ovvia Una seconda pubblicazione molto utile in fase di costruzione
conseguenza della strategia d’indagine mediante campiona- dei quadri preliminari è rappresentata dal lavoro di Paolo
mento che caratterizza il progetto: la scelta dei transetti al- Cammarosano e Vincenzo Passeri sulle strutture fortificate
16 VALENTI, 1989, p. 28; CAMBI-TERRENATO, 1994, pp. 101-104 e p. 194. 17 TORELLI, 1992.

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del senese, edito nel 1975 e aggiornato nei contenuti prima mente i siti attestati: spesso, infatti, disponiamo dei soli rife-
nel 1984 e successivamente, in maniera più consistente, nel rimenti toponomastici senza avere un riscontro materiale sul
2006 18. Questo repertorio è strutturato in schede, dedicate terreno. Per quanto concerne i rinvenimenti noti, invece,
alle principali evidenze storico-architettoniche del territorio, non sempre si dispone di riferimenti cartografici utili a una
comprensive sia di una descrizione degli aspetti materiali del loro precisa localizzazione e solo raramente è possibile proce-
monumento, quanto delle principali notizie storiche e della dere alla restituzione planimetrica delle evidenze riscontrate.
bibliografia di riferimento. È un’opera complementare alla In questo, la qualità del lavoro di catastazione è direttamente
prima, sia per quanto concerne l’oggetto del censimento legata tanto all’affidabilità della fonte quanto, indipendente-
(emergenze architettoniche in un caso, archeologiche nell’al- mente dal primo fattore, dal tipo di documentazione pro-
tro) che per il periodo storico di interesse, rappresentando ap- dotta e pubblicata.
punto un’utile integrazione alla già citata mancata schedatura
della risorsa archeologica medievale nell’ambito dell’ASAT. Cartografia storica e catasti - Quando disponibili, le cartogra-
Per quanto concerne le attestazioni archivistiche (in questo fie e i catasti storici rappresentano preziosi strumenti per la
caso senza alcun riferimento alle evidenze materiali) un utile lettura del territorio in epoche meno recenti, quando i muta-
repertorio, che amplia le possibilità di schedatura per l’epoca menti dovuti all’azione antropica sul paesaggio si sviluppa-
medievale, è il lavoro di Passeri, edito nel 2002 19. In questo, vano con minore impatto e con tempi molto più dilatati ri-
per ciascuna località (presentate in ordine alfabetico) vengono spetto all’ultimo secolo. Esse offrono un’interessante fotogra-
trascritte parti di documenti d’archivio nei quali compare il fia dell’insediamento in epoche comunque successive al
toponimo in questione. periodo medievale 21. Rare, e sostanzialmente note, le ecce-
Infine, preziose notizie vengono ricavate dal “Dizionario zioni (ad esempio, Tabula peutingeriana) 22 che fanno riferi-
geografico, fisico, storico della Toscana”, un’opera in cinque mento a epoche più remote e che risultano comprensibil-
volumi (con un supplemento e un’appendice) pubblicato mente poco affidabili a livello topografico. Nell’uso di tali
nella prima metà del XIX secolo da Emanuele Repetti 20. Si strumenti, in effetti, va considerato che la precisione carto-
tratta di un’incredibile risorsa che fornisce preziose informa- grafica è, in generale, inversamente proporzionale al periodo
zioni di carattere storico per quanto noto all’epoca (fonti che di redazione della carta, a causa dell’approssimazione dei me-
in alcuni casi non sarebbero recuperabili oggi) offrendo inol- todi e degli strumenti di rilevamento e rappresentazione co-
tre descrizioni particolareggiate dei vari insediamenti così nosciuti nei secoli addietro. Da questo punto di vista, l’infor-
come si presentavano due secoli or sono, prima dei grandi matica rappresenta una valida soluzione per ovviare agli in-
stravolgimenti territoriali e urbanistici verificatisi in partico- convenienti dovuti alle deformazioni cartografiche. La
lare a partire dal Novecento. possibilità di georeferenziare tali supporti, utilizzando appo-
Al di fuori di queste pubblicazioni, che abbiamo segnalato siti programmi, consente la rettificazione automatica delle
in quanto garantiscono la copertura dell’intero territorio pro- cartografie storiche sulla base del riconoscimento di località
vinciale, all’interno di ogni comune o comprensorio viene ri-
o strutture presenti sulle carte e ancora riconoscibili oggi, e
cercata e schedata anche la letteratura locale e quindi le fonti
quindi posizionabili con assoluta precisione e affidabilità. In
(storiche o archeologiche) che trattano in maniera specifica il
questo modo si possono correggere, almeno parzialmente, le
singolo contesto. In questa categoria possiamo annoverare
deformazioni più grossolane, permettendo l’uso di tali sup-
tanto le notizie di scavi pregressi o rinvenimenti occasionali
quanto le sintesi e le ricostruzioni storiche, che vengono ov- porti con una tolleranza metrica più che accettabile 23. Il caso
viamente giudicate criticamente a partire dall’affidabilità degli della Regione Toscana è sicuramente fra i più fortunati nel
autori (molto spesso queste opere sono a cura di eruditi locali panorama nazionale, grazie a una ricca produzione che parte
che non sempre seguono il necessario rigore storico). In que- dalle carte redatte nel periodo mediceo, per arrivare al reper-
sta categoria di dati possiamo in un certo senso far rientrare torio del catasto lorenese 24. Uno dei maggiori meriti dei Lo-
anche le fonti orali, con racconti e segnalazioni che verranno 21 Le prime rappresentazioni cartografiche sufficientemente affidabili a livello topo-
successivamente verificati direttamente sul campo o all’in- grafico risalgono al periodo rinascimentale, anche se alcune sperimentazioni sono
terno dei musei. state avviate, in Toscana, già a partire dal XV secolo, pur con enormi approssimazioni
Tali dati, nel loro insieme, rappresentano le fonti iniziali e grossolani errori di rappresentazione (PINZANI-SQUARZANTI, 1997, pp. 179-180).
22 Si tratta di un noto documento cartografico, di eccezionale valore e significato, rap-
da utilizzare, anche in combinazione con i dati ambientali,
presentante il sistema stradale romano (sulla fase, o le fasi, di redazione non c’è unani-
per la redazione delle ipotesi preliminari, da verificare, cor- mità di vedute) ed esteso al mondo conosciuto dagli antichi Romani, dall’Iberia al
reggere e implementare nel corso della ricerca. La loro cata- continente asiatico. In realtà, il documento a nostra disposizione è una copia medie-
stazione all’interno dei sistemi informativi prevede la geore- vale (XII secolo), rinvenuta nel 1507 in luogo ignoto, e non è integralmente conser-
ferenziazione tramite supporti cartografici numerici. A tal vato. Manca, probabilmente per l’usura, un segmentum raffigurante la porzione di ter-
ritorio riferita alla striscia della Britannia e della penisola iberica. Complessivamente,
proposito, i problemi maggiori per le fonti archivistiche si ci sono giunti undici segmenta inizialmente cuciti in un unico supporto e divisi verso
incontrano nella frequente impossibilità di ubicare corretta- la metà del XIX secolo. Per un approfondimento sull’argomento si rimanda all’indi-
rizzo internet <http://archaeologicalsites.com/storia_della_tabula.htm>.
18 CAMMAROSANO-PASSERI, 1976; CAMMAROSANO-PASSERI, 1984; CAMMAROSANO- 23 Sull’argomento cfr. III.2.c., L’acquisizione dei dati: digitalizzazione e georeferenziazione.

PASSERI, 2006. 24 Per una rassegna della cartografia storica disponibile per il territorio toscano si ri-
19 PASSERI, 2002. manda al repertorio cartografico raccolto e pubblicato dalla scuola di L. Rombai
20 REPETTI, 1833-1846. (PINZANI-SQUARZANTI, 1997, pp. 179-264).

127
rena fu indubbiamente quello di aver molto investito sulla luoghi, le deduzioni fondate su criteri lessicali e glottologici 25.
politica territoriale per lo sviluppo della regione. In quest’ot- Ne consegue che è preferibile non abusare di questo genere di
tica venne promossa un’intensa e dettagliata mappatura di fonte, limitandosi al suo uso di supporto alla ricerca, in parti-
tutto il territorio di competenza attraverso i metodi geode- colare nei casi per i quali si dispone della sola informazione to-
tico-topografici che a partire dalla seconda metà del Sette- ponomastica (come per attestazioni archivistiche o rinveni-
cento (ma soprattutto nel secolo successivo) si imposero pro- menti noti). Questo non significa evitare l’uso di tali stru-
gressivamente sulle più empiriche tecniche del vedutismo menti, ma più semplicemente farne un uso corretto,
paesaggistico di carattere pittorico. Dagli anni Venti del XIX sottoponendoli a una rigorosa critica e affidandosi in questo
secolo si riuscì inoltre a calcolare con precisione le coordinate anche a ricercatori specializzati. Così come avviene per altri
dei punti base e tale passaggio risultò fondamentale per la aspetti dello studio di un territorio, tali fonti vanno sottoposte
creazione di supporti cartografici altamente affidabili, la cui a un lavoro di taratura su base storica e archeologica che possa
validità è riscontrabile ancora oggi in fase di georeferenzia- verificare la validità delle informazioni che sono in grado di
zione di queste cartografie mediante quelle contemporanee. comunicarci, evitando (errore frequente) di associarle a località
La costruzione del catasto geometrico-particellare ebbe una e luoghi che non sempre coincidono con quelli citati da fonti
prima fase di vita a fine Settecento (sotto Pietro Leopoldo) o da rinvenimenti editi.
ma si interruppe presto, dopo aver rilevato alcune aree fra le Dal punto di vista informatico è sufficiente l’ubicazione
quali, all’interno della nostra provincia, la Val di Chiana puntuale dei riferimenti toponomastici. Oggi sono disponibili
(1788: carta realizzata dal geografo imperiale Pietro Xime- vasti cataloghi pubblicati dall’Istat (quasi un milione di topo-
nes). Tuttavia la produzione riprese qualche decennio dopo, nimi) in formato numerico: si tratta di raccolte riferibili all’in-
sotto Ferdinando III, il quale nominò un’apposita deputa- sediamento moderno, per il quale non è garantita l’esatta cor-
zione che effettuò e diresse le misurazioni topografiche fra rispondenza (sia lessicale sia geografica) con eventuali attesta-
1819 e 1829, risolvendo peraltro il già citato problema della zioni storiche. Altre informazioni di carattere toponomastico
triangolazione primaria. possono essere ovviamente ricavate tanto dalla lettura delle
Il succesivo lavoro di padre Giovanni Inghirami portò alla cartografie (utile il raffronto fra toponimi IGM e toponimi
realizzazione, fra 1830 e 1831, della prima grande “Carta CTR, non sempre combacianti) quanto dalle segnalazioni
Geometrica delle Toscana”, redatta in quattro fogli in scala orali degli abitanti dei luoghi sui quali si concentra la ricerca.
1:200.000 ed elaborata su precise misurazioni geodetiche. Da
questo lavoro ne derivarono altri, fra i quali è opportuno citare Le informazioni ricavabili dal Remote Sensing - Risorsa impie-
quello di Girolamo Segato: realizzato e inciso in scala gabile tanto direttamente sul campo, quanto nell’attività di la-
1:400.000 nel 1832, fu aggiornato nel 1844 e nell’occasione boratorio, il Remote Sensing 26 può fornire utili indicazioni in
fu adottato come riferimento del Dizionario Geografico Fisico fase preliminare, grazie soprattutto alla lettura delle foto aeree
Storico di Emanuele Repetti, del quale abbiamo già accennato e delle immagini satellitari. Da tali fonti è infatti possibile fare
nel paragrafo precedente. valutazioni di varia natura e per differenti finalità.
La ricca produzione cartografica pre-unitaria costituisce La prima forma di utilizzo è infatti legata alla lettura del
paesaggio contemporaneo: uso del suolo, coperture vegeta-
quindi un prezioso bagaglio di informazioni. La nostra pre-
tive, aree urbane o urbanizzate eccetera. Tali valutazioni ri-
dilezione per il repertorio catastale di XIX secolo deriva es-
sultano preziose per l’inquadramento del territorio e l’indivi-
senzialmente dall’alta scala di redazione, che consente di leg-
duazione degli habitat, oltre che per la definizione delle aree
gere particolari e toponimi dei quali oggi non rimarrebbe
sottoponibili a indagine, grazie all’identificazione dei semi-
traccia. Nell’ambito della ricerca archeologica territoriale è
nativi, delle colture stabili e delle zone boschive. Per questo
ovvio che tali supporti rappresentino la giusta scala di con-
genere di lavoro sono più che sufficienti le coperture ortofo-
sultazione e ciò giustifica l’intenso uso che di queste carto-
tografiche e i fotopiani, pur rientrando questi supporti più
grafie è stato fatto anche nell’ambito del nostro progetto. La nell’ambito della cartografia che del remote sensing. Una pre-
georeferenziazione e successiva vettorializzazione di queste ziosa risorsa, in questo senso, è garantita anche dalle riprese
mappature ha infatti permesso di operare a varie scale (da aeree radar e laser che consentono, mediante opportune rie-
quella comunale a quella dei più piccoli comprensori) e sotto laborazioni, di ottenere rilievi altamente affidabili per quanto
vari aspetti, dall’uso del suolo alle divisioni in confini, dalla riguarda la morfologia dei territori.
lettura delle estensioni planimetriche dei centri storici alla ri- L’uso principale dei dati remoti è però indubbiamente le-
costruzione di viabilità e percorsi fluviali. Infine, ha garantito gato al riconoscimento e alla successiva mappatura delle
un prezioso contributo per la ricerca di toponimi e riferi- anomalie aeree ricavate dall’attenta analisi delle foto oblique
menti di varia natura, talvolta citati nelle fonti storiche pre- o zenitali, alle quali è opportuno aggiungere le riprese satel-
cedenti e non sempre sopravvissuti nei paesaggi contempora- litari, sebbene a risoluzione minore delle foto e decisamente
nei o nelle moderne cartografie.
25 Per un approfondimento sui limiti metodologici delle fonti toponomastiche si ri-
Fonti toponomastiche - La loro fruizione è condizionata da li- manda a VALENTI, 1989, pp. 58-61.
miti metodologici che possono essere parzialmente compen- 26 Per approfondire metodi e tecniche del remote sensing cfr. II.2.b., Le risorse del re-

sati solo verificando, con una conoscenza non superficiale dei mote sensing.

128
più onerose all’acquisto. Nell’ambito del nostro progetto, della provincia; per questi contesti è stato effettuato anche
uno dei primi passaggi nella costruzione dell’informazione un interessante lavoro di comparazione delle informazioni
preliminare è proprio costituito dalla ricerca delle anomalie ricavabili dalle due differenti fonti (aereo e satellite). Le
aeree disponibili per il territorio oggetto di indagine. Per il anomalie riscontrate sono poi state sottoposte a verifiche
comprensorio provinciale disponiamo infatti di un corposo mediante controlli a terra o attraverso l’uso di altre tecniche
repertorio di segnalazioni che vengono raccolte e studiate di remote sensing terrestre quali la magnetometria. Lo scopo
dai ricercatori, che procedono successivamente alla loro ve- della sperimentazione è stato quello di verificare le potenzia-
rifica sul terreno; i controlli effettuati hanno evidenziato lità di questo strumento sotto vari punti di vista, a partire
una buona corrispondenza fra le anomalie riscontrate e l’ef- dalla risoluzione del dato, in costante miglioramento, per fi-
fettiva presenza di evidenze nel sottosuolo. Questo archivio nire a quello della valutazione costi-benefici 29. Per questo
è frutto del pluriennale lavoro di Marcello Cosci 27, effet- sono state testate, nei primi anni Duemila, due differenti ti-
tuato sui voli regionali, in particolare i voli GAI 1954 ed pologie di immagini, Ikonos-2 (territori di Murlo e Montal-
EIRA 1976, che ha permesso di passare al setaccio tutto il cino) e QuickBird-2 (parte della Val d’Orcia e della Val di
territorio toscano individuando tracce e anomalie che in un Merse), e sono stati valutati pro e contro delle rispettive
secondo momento sono state precisamente georeferenziate produzioni. Fra i principali vantaggi riconducibili all’uso
su cartografia. A questo prezioso repertorio si è però ag- delle informazioni satellitari possiamo segnalare una grande
giunto nel tempo un enorme quantitativo di foto aeree scat- potenzialità nell’individuazione di tracce non più percepibili
tate, per appositi scopi archeologici, da personale del nostro mediante foto aerea, anche grazie allo sfruttamento della
dipartimento attraverso una serie di voli che ha permesso, banda vicino infrarosso che consente una migliore osserva-
negli anni, di individuare altre segnalazioni e di meglio in-
zione delle anomalie vegetazionali. Di contro si era consta-
dagare contesti già noti. Una buona parte di queste imma-
tato all’epoca come, a fronte dei marcati miglioramenti a li-
gini è stata scattata in occasione della “Aerial Archaeology
vello di risoluzione, tali dati non consentissero ancora di in-
Research School” a Rosia (Sovicille, SI) 28, organizzata dal
dividuare siti di piccola estensione se non in casi molto par-
Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Univer-
ticolari.
sità di Siena, in collaborazione con l’English Heritage, nella
primavera del 2001 (in concomitanza con l’abrogazione del Le informazioni da immagini remote vengono registrate
divieto di riprese fotografiche oblique sul suolo italiano). In nei due differenti formati: raster attraverso la georeferenzia-
una settimana di scuola e centoventotto ore complessive di zione e rettificazione delle singole immagini (più semplice
volo, sono state scattate seimilatrecento foto su tutto il quando zenitali, non sempre possibile se oblique) e vettoriale
suolo toscano (e parte delle regioni limitrofe, fino a raggiun- mediante digitalizzazione (attraverso linee o poligoni) delle
gere l’Abruzzo) con obiettivi mirati, in particolare nella pro- anomalie individuate. La loro gestione avviene quindi attra-
vincia senese. Nell’occasione erano infatti state fornite agli verso modalità differenti rispetto alle più tradizionali UT, re-
organizzatori le coordinate delle evidenze archeologiche più stituite tramite planimetrie e/o localizzazioni puntiformi.
significative nell’ambito del progetto, in modo da permet- L’informazione prodotta rientra all’interno degli archivi o
tere una buona copertura dei contesti di maggior interesse e con la creazione di un record ex novo per l’evidenza indivi-
validi riferimenti per l’esplorazione aerea delle aree circo- duata, ma molto più frequentemente come integrazione di
stanti, alla ricerca di eventuali nuove evidenze. Numerose una scheda redatta sul campo e nella quale il dato aereo
altre foto vennero invece scattate in corrispondenza di ano- viene utilizzato a completamento di altre indagini che rie-
malie e tracce non precedentemente indicate e hanno così scono meglio a caratterizzare il sito sotto gli aspetti tipologici
contribuito all’individuazione di nuove segnalazioni e nuovi e cronologici.
target di ricerca sul territorio (tav. XV).
Va sottolineato come, di fatto, l’intero repertorio disponi- 1.b. Descrizione e interpretazione dell’emergenza archeolo-
bile per la provincia sia piuttosto variegato, dal momento gica individuata sul campo
che contempla foto zenitali (sulle quali ha lavorato Cosci) e Terminata la fase di indagine preliminare e di definizione
oblique (scuola di Rosia e altre riprese effettuate nel tempo del questionario di ricerca e degli spazi da sottoporre a stu-
attraverso differenti voli su aereo da turismo), in bianconero dio intensivo (transetti), ha finalmente inizio il lavoro sul
e a colori, non mancando esempi di sperimentazione di altri campo che passa principalmente attraverso la prospezione
supporti e tecniche fotografiche. Anche i soggetti sono vari,
topografica e interventi più specifici svolti in corrispon-
perché abbiamo a disposizione immagini di anomalie, scavi
denza di contesti rilevanti o non indagabili mediante veri-
archeologici, ruderi e dei centri storici maggiormente signifi-
fica di superficie.
cativi.
La registrazione del dato è quindi basata sulla ricogni-
Oltre alle molte foto aeree, nell’ambito del progetto sono
zione topografica e su quelle che sono le principali infor-
state sperimentate le potenzialità del dato satellitare, con il
mazioni da essa ricavabili, a partire dalla ovvia redazione
quale sono stati indagati alcuni territori nella fascia centrale
delle schede di unità topografica all’interno degli archivi
27 COSCI, 2005.
28 Su svolgimento e risultati della scuola si rimanda a STOERTZ, 2001. 29 Per un approfondimento si rimanda a CAMPANA, 2004.

129
alfanumerici. Il database allestito 30 ricalca nelle voci fon- in periodi e, al loro interno, in fasi, come riportato nella se-
damentali la scheda UT tradizionale, pur contemplando guente tabella 35:
ulteriori campi che si sono resi necessari per una coerente
e corretta gestione del dato anche in ambito GIS. I moduli PERIODO FASE
informativi prevedono, fra le altre, le voci relative alla con- PALEOLITICO Generico
duzione dell’indagine (ricognitore, referente scientifico, Inferiore
compilatore del dato eccetera), alla descrizione del conte- Medio
sto di rinvenimento 31 e dell’unità topografica, alle possi- Superiore
bili attività e caratterizzazioni tematiche (“categorie”) de- MESOLITICO
ducibili dall’evidenza, oltre ai riferimenti spaziali e carto- NEOLITICO
grafici. Il risultato finale prevede ovviamente la definizione ENEOLITICO
del tipo di emergenza sul piano tecnico (tipo di rinveni- BRONZO Generico
mento) 32, ma anche e soprattutto attraverso un’interpreta- Antico
zione dello stesso in termini tipologico-insediativi e crono- Medio
logici. Recente
I valori nel campo definizione sono immessi attraverso un Finale
thesaurus semi-aperto costruito sulla base dei principali stan- FERRO Generico
dard catalografici riconosciuti a livello ministeriale e Primo
regionale 33 e sono schematicamente riassumibili nella tabella Tardo
che proponiamo di seguito 34:
ETRUSCO Generico
Orientalizzante
MACROCATEGORIA DEFINIZIONE Arcaico
INSEDIAMENTO ISOLATO Abitazione-domus, capanna, grotta-riparo, po- Classico
dere, struttura insediativa non determinabile Ellenistico
INSEDIAMENTO ORGANIZZATO borgo, casale, curtis, fattoria, insediamento ROMANO Generico
aperto, insediamento non determinabile, inse-
diamento urbano, mansio-statio, residenza sig- Generica repubblica
norile, terme, villa, villaggio Tarda repubblica
INSEDIAMENTO FORTIFICATO castellare, castelliere, castello, castrum, ele- Generico impero
mento di fortificazione, insediamento fortifi- Impero
cato generico, oppidum, torre
Primo impero
INSEDIAMENTO PRODUTTIVO area metallurgica, cava, fornace, granaio, grancia,
Medio impero
miniera, mulino, sfruttamento agricolo, sito pro-
duttivo Tardo impero

INSEDIAMENTO RELIGIOSO area sacra, chiesa, complesso episcopale, edifi- Tardo antico
cio di culto, eremo, luogo di culto, monastero, MEDIOEVO Generico
ospedale, pieve, santuario, tempio Alto medioevo
COMPLESSI FUNERARI complesso sepolcrale, contesto funerario non Secoli centrali
determinabile, necropoli, tomba
Basso medioevo
ELEMENTI INFRASTRUTTURALI ponte, porto, strada, centuriazione
Tardo medioevo
VALORI GENERICI evidenza non determinabile, frequentazione ETÀ MODERNA
ALTRO es: ripostiglio-tesoretto, riutilizzo, spazio aperto ETÀ CONTEMPORANEA

Il modulo UT non è però che il primo grado di registra-


La cronologia viene invece inserita mediante riferimenti zione del dato, nel quale vengono appunto inserite le informa-
numerici ma anche attraverso un vocabolario chiuso diviso zioni più meramente tecniche, legate all’inquadramento del
30
contesto e alla documentazione e codifica dell’evidenza. La
Per un approfondimento sulle caratteristiche tecniche del sistema di database ela-
borato per il progetto cfr. II.2.e., Il sistema di archiviazione alfanumerica del dato ter- fase di sintesi e interpretazione storico-diacronica del dato
ritoriale. complessivo avviene infatti all’interno di un’altra scheda,
31 Fra i principali campi, oltre ai normali riferimenti di tipo amministrativo: habitat,
quella di sito, che può ovviamente raggruppare più unità to-
geologia, morfologia, idrografia, uso del suolo e condizione del suolo (al momento pografiche al suo interno ed è inoltre predisposta per poter
dell’indagine).
32 Le voci di questo campo sono riconducibili ai valori: materiale sporadico; emer- fungere da contenitore comune di dati ricavati da differenti
genza di superficie; emergenza monumentale; sezione esposta; scasso; altro. fonti (ricognizione, edito archeologico, attestazioni archivisti-
33 Sull’argomento cfr. II.2.e., Il sistema di archiviazione alfanumerica del dato che, dati toponomastici, evidenze da Remote Sensing eccetera).
territoriale.
34 I valori inseribili sono elencati nella colonna di destra (vengono riportati quelli più

frequentemente utilizzati), mentre a sinistra l’autore ha discrezionalmente inserito al- 35 Nella tabella presentata abbiamo omesso voci ricorrenti per tutti i periodi, quali
cune macrocategorie di raggruppamento. “dubbio”, “plurifase”, “tutte le fasi”.

130
Nonostante il differente livello di lettura dei dati 36, la strut-  presenze archeologiche nel sottosuolo individuate mediante
tura di tale scheda non differisce molto dalla precedente (UT) Survey magnetometrico e altre tecniche terrestri di remote
per campi compilabili e liste valori previste. sensing;
La registrazione del dato su base cartografica all’interno  siti indagati tramite scassi e sterri;

delle piattaforme GIS avviene prima di tutto per UT attra-  siti indagati tramite apertura di piccoli saggi conoscitivi;
verso una restituzione planimetrica che ha come prima finalità  siti indagati tramite indagine stratigrafica programmata
quella di evidenziare le aree di concentrazione dei manufatti e (scavi);
le sue eventuali articolazioni interne (per densità di rinveni-  tracce, più o meno manifeste e percepibili, di sistemi infra-
menti, tipologia di materiale, distinzione funzionale eccetera). strutturali (viabilità, centuriazioni eccetera)
Le basi cartografiche utilizzate per questo tipo di documenta-
zione sono legate alle scale più alte possibili e quindi Evidenze di superficie da indagine topografica - Le unità topo-
all’1:5.000 o 1:10.000 per i contesti rurali e l’1:1.000 o grafiche individuate mediante ricognizione costituiscono ov-
1:2.000 per quelli urbani. Come già ricordato nei paragrafi viamente la larghissima maggioranza dei record presenti nella
precedenti, il repertorio di riferimento è costituito dalla Carto- banca dati del progetto e rappresentano di fatto il principale
grafia Tecnica Regionale (CTR) e da fotopiani a risoluzione 1 fattore di incremento della conoscenza archeologica del terri-
pixel = 1 metro. Se inizialmente i rinvenimenti venivano posi- torio. In questo ambito possiamo riconoscere due principali
zionati direttamente su cartografia mediante le opportune mi- macrocategorie di rinvenimento, cui corrispondono, come ve-
surazioni che i ricercatori operavano sul campo, a partire dai dremo, altrettanti sistemi di documentazione grafica e carto-
tardi anni Novanta le perimetrazioni sono state acquisite diret- grafica del dato: le aree di concentrazione di reperti, ben deli-
tamente con GPS e successivamente importate all’interno neabili per forma ed estensione, e il materiale sporadico, per il
delle piattaforme GIS in uso. quale è invece difficile riconoscere dei precisi confini che non
Solo in una seconda fase, con la registrazione del sito, si siano eventualmente quelli del campo ricognito e dello spazio
giunge alla caratterizzazione del dato secondo le sue proprietà indagabile. Per quanto concerne comunque gli aspetti relativi
tipologico-insediative e cronologiche. Tale passaggio equivale, alla georeferenziazione e alla rappresentazione delle emergenze
a livello grafico, alla rappresentazione dei siti stessi mediante di superficie rimandiamo al paragrafo successivo, nel quale il-
punti, che meglio si adattano alle esigenze di descrizione sim- lustreremo nel dettaglio forme e criteri di posizionamento e
bolica dei dati e quindi alla creazione di articolati tematismi mappatura delle evidenze. Per il momento ci limitiamo a pre-
che consentano di organizzare l’intera massa dei dati sulla cisare che questa categoria di dati viene sistematicamente do-
base delle interrogazioni che vengono effettuate dal ricerca- cumentata mediante rilievo planimetrico (perimetrazione)
tore. L’informazione alfanumerica, catastata in forma com- delle aree di dispersione del materiale.
plessa e completa all’interno dei database, viene anche inse-
rita, almeno per le sue componenti essenziali (escluse quelle Emergenze monumentali - Le emergenze monumentali ven-
descrittive), nelle tabelle dei file vettoriali, grazie alle quali è gono censite in forma sistematica all’interno delle aree cam-
possibile consultare i dati in forma rapida e immediata e ge- pione, mentre al di fuori si procede alla schedatura dei princi-
nerare direttamente all’interno delle piattaforme GIS i vari te- pali edifici o monumenti distribuiti sul territorio. Per emer-
matismi, accorpando e smembrando i record a partire da genze monumentali intendiamo qualsiasi testimonianza ma-
un’unica banca dati onnicomprensiva. teriale che sia conservata, non necessariamente integra, al di
sopra della superficie. Fra le possibili tracce emerse possiamo
Attraverso questa forma di gestione riusciamo quindi a do- riconoscere le seguenti categorie:
cumentare un insieme piuttosto variegato di dati differenti  insediamenti, edifici o strutture conservati in elevato in mi-
per fasi di ricerca (preliminare e sul campo), ambiti discipli- sura tale da consentire una buona lettura delle relative ca-
nari, contesti e scale di intervento, metodologie di indagine ratteristiche spaziali e topografiche; possono presentarsi
eccetera. allo stato di rudere o ristrutturate mediante restauri con-
Nello specifico, al di là dell’informazione catastabile in fase servativi che non ne abbiano eccessivamente alterato le
preliminare o in laboratorio a progetto in corso (edito, dati proprietà originali;
archivistici e toponomastici, cartografia storica e immagini re-  monumenti di particolare rilevanza per il loro pregio arti-
mote), già trattata nel paragrafo precedente, il lavoro sul stico o architettonico, o per la loro funzione simbolica o
campo consente l’individuazione di: evocativa di fatti, eventi o personaggi che hanno caratteriz-
 evidenze di superficie riscontrate tramite indagine topogra- zato la storia del territorio;
fica (spargimento di materiale);  tratti di murature o di altri elementi architettonici affioranti
 emergenze monumentali (edifici, opere infrastrutturali, mo- dal terreno, pur se spesso nascosti dalla vegetazione; si
numenti eccetera) ancora in uso o almeno parzialmente in- tratta normalmente di parti di siti sommersi che in taluni
tegre, allo stato di rudere o restaurate; punti emergono, consentendo la localizzazione di una pre-
senza ma non la definizione della sua estensione e della sua
36 Per il concetto di sito nell’esperienza del progetto Carta Archeologica della Provin-
strutturazione, almeno a un semplice controllo sul terreno;
cia di Siena, cfr. II.2.c., L’informatica a supporto della ricerca: risorse e strumenti per
 parti di elevati di epoca storica inglobati in costruzioni mo-
rinnovate metodologie di ricerca e di condivisione e II.2.e., Il sistema di archiviazione al-
fanumerica del dato territoriale. derne, individuabili mediante analisi della stratigrafia mu-

131
raria o in seguito a restauri nei quali è stata decisa la con- viene mediante georeferenziazione delle griglie o direttamente
servazione di murature più antiche, lasciate appositamente tramite associazione del segnale GPS agli strumenti utilizzati
“a vista”. nel corso delle battiture. I risultati vengono forniti mediante
La descrizione delle emergenze può trovare spazio in due coperture raster che in un secondo tempo possono essere vet-
differenti moduli dell’archivio: all’interno della normale torializzate procedendo così alla pulizia dei dati e alla defini-
scheda di unità topografica (in maniera autonoma o a inte- zione e caratterizzazione delle anomalie riscontrate.
grazione di una più ampia area di rinvenimento) o all’interno
della scheda di “componente di sito”. Quest’ultima viene uti- Siti indagati tramite scassi e sterri - Nel periodo di studio di un
lizzata, come parte della scheda di sito, per le aree urbane, territorio, il responsabile della ricerca tenta, per quanto possi-
consentendo la descrizione di singole parti di esse, che non bile, di approfittare di scassi e sterri effettuati per vari motivi
costituiscono ovviamente da sole un sito (identificabile ap- (costruzione di edifici, lavori infrastrutturali eccetera) per
punto con la città o il nucleo abitato nel suo complesso). procedere alle verifiche di eventuali presenze archeologiche in
A livello di restituzione cartografica, tali evidenze possono es- aree esterne ai transetti o, all’interno di essi, mediante un
sere mappate direttamente su cartografia (nel caso di edifici o controllo non solo superficiale del deposito presente nel sot-
monumenti integri e rappresentati a una scala adeguata) oppure tosuolo. Tali circostanze si verificano in forma saltuaria e non
mediante i più comuni strumenti del rilievo digitale (GPS e sta- programmabile, ma possono garantire un incremento di siti o
zione totale) o, in casi di particolare rilevanza, mediante Laser di semplici segnalazioni (comprendendo in questa categoria
Scanning. Nell’ambito del progetto tali dati vengono catastati in anche le evidenze negative), oltre a una forma di verifica ran-
forma planimetrica, al pari degli altri, ma per ciascuno di essi, dom del potenziale archeologico del territorio.
quando necessario, si provvede a un rilievo degli elevati fruibile Spesso questo genere di interventi ha consentito di fare ritro-
in maniera autonoma rispetto alla tradizionale piattaforma GIS. vamenti anche piuttosto significativi: a riprova di ciò è il fatto
Tale documentazione può contemplare, oltre al già citato rilievo che una buona percentuale dell’informazione ricavata dalla
3D mediante scanner, la battitura tramite stazione totale, dalla schedatura dell’edito è riferita a rinvenimenti occasionali, fre-
quale procedere poi o alla creazione di un modello tridimensio- quentemente operati nell’ambito di attività di cantiere.
nale digitale o a operazioni di fotoraddrizzamento di singole I criteri di documentazione sono gli stessi delle normali
immagini, successivamente ricomposte attraverso una mosaica- evidenze materiali individuate da ricognizione.
tura che restituisce la globalità della struttura indagata.
Siti indagati mediante piccoli saggi conoscitivi - In taluni casi, le
Presenze archeologiche sommerse individuate mediante tecniche di ricerche possono contemplare anche piccoli saggi di scavo
remote sensing terrestre - Le tecniche di remote sensing terrestre utili alla comprensione di contesti difficilmente interpretabili
sono state sistematicamente adottate nel corso dell’ultimo de- da quanto emerso in superficie. Tale eventualità si verifica
cennio di ricerche sul territorio provinciale. Ovviamente sono molto spesso nelle aree boschive, laddove alcune tracce, visi-
state applicate in contesti particolari, laddove le fonti storiche, bili sul terreno (emergenze monumentali o dispersione di ma-
le ricerche pregresse, i rinvenimenti in superficie o le stesse im- teriali) o da immagini remote (segnalazioni di anomalie ae-
magini remote suggerivano la necessità di approfondimenti ree), possono suggerire uno o più shovel-test al fine di verifi-
mirati per una migliore comprensione di siti ad alto potenziale care l’effettiva consistenza del deposito. In questi casi, infatti,
archeologico. Le tecniche maggiormente utilizzate sono state la ricognizione non è praticabile per via della copertura del
quelle geofisiche, grazie alle quali è stato possibile mappare terreno (fogliame o vegetazione spontanea, terreno non lavo-
evidenze sommerse e fornire precise connotazioni spaziali rato eccetera) che impedisce la ricerca e l’individuazione di
(forma, estensione e articolazioni interne) di contesti sui quali materiali e reperti, eccezion fatta per quelli di maggior di-
l’indagine è talvolta proseguita mediante scavo, come nel caso mensione (solitamente i materiali da costruzione).
di Pava nel comune di San Giovanni d’Asso o Santa Cristina I saggi di scavo vengono effettuati anche in contesti nor-
in Caio nel comune di Buonconvento (fig. 25; tav. XVI). Ma malmente indagabili, quando considerati molto rilevanti dal
molti altri sono stati i casi di studio, per i quali le anomalie punto di vista scientifico o nel caso presentino grandi esten-
elettriche e/o magnetiche hanno rappresentato un ulteriore sioni e/o un’articolazione interna che fa presupporre un depo-
strumento per la comprensione di siti attraverso l’analisi incro- sito particolarmente complesso e differenziato nelle sue varie
ciata di dati ricavati da fonti differenti. Questi studi intensivi componenti.
hanno così costituito anche una preziosa occasione di raf- Quando si tratta di piccoli interventi, la documentazione
fronto fra metodologie diversificate e integrabili, in grado di viene inserita all’interno delle singole schede UT descrivendo
fornire risposte differenti a seconda del contesto d’applica- nel dettaglio il tipo di intervento effettuato e le principali evi-
zione e del grado di conservazione del deposito. denze riscontrate, ivi comprese eventuali US individuate nel
Gli scavi effettuati in corrispondenza delle aree sottoposte a corso dello scavo. A livello di restituzione grafica, poco o
prospezioni geofisiche hanno di fatto confermato, nella gran nulla cambia rispetto a quanto prodotto per l’unità topogra-
parte dei casi, l’alta affidabilità di tali tecniche che presuppon- fica nel suo insieme, dal momento che i singoli saggi non ne
gono però una buona capacità di lettura e interpretazione del modificano forma né estensione. Ciò non significa che per
dato rilevato. A livello di documentazione, la mappatura av- ciascuna trincea non debba essere redatta la necessaria docu-

132
Fig. 25. Esempio di indagine magnetometrica sul sito di Santa Cristina in Caio a Buonconvento: sulla cartografia catastale, sovrapposta al DTM, sono state
georeferenziate le griglie utilizzate per il rilievo strumentale (linea chiara tratteggiata) e le anomalie emerse nel corso della battitura (linee nere); in chiaro sono
rappresentate le murature emerse nell’area di scavo

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mentazione (schede US e rilievi), ma semplicemente che que- Per questo abbiamo ritenuto fondamentale procedere in
sta viene gestita in forma autonoma mentre a livello di UT si forma sistematica a una scrupolosa opera di codifica dei dati,
mantiene lo standard adottato per gli altri contesti. che consentisse di leggerli e utilizzarli con la necessaria consa-
Siti indagati mediante indagine stratigrafica - I siti oggetto di pevolezza del loro livello di fruibilità. Questo passaggio è ob-
scavo stratigrafico hanno ovviamente un sistema di documen- bligatorio per garantirne un corretto uso tanto in fase di con-
tazione autonomo, ma rientrano ugualmente all’interno del- sultazione degli aspetti spazio-cartografici, quanto in quelle
l’archivio del progetto per quelli che sono gli aspetti legati al- successive di trattamento e analisi, nelle quali è necessario uti-
l’indagine preliminare (ricognizioni, analisi delle foto aeree, lizzare le sole informazioni caratterizzate da un’affidabilità
ricerca dell’edito e delle attestazioni storiche eccetera). I dati complessiva mediamente alta.
ricavati dallo scavo sono in ogni caso utilizzati per una più Dal punto di vista grafico, l’intero repertorio del progetto è
completa e affidabile definizione del sito e della sua evolu- caratterizzato dall’assegnazione di una coppia di coordinate
zione diacronica. In altri termini, la scheda di sito costituisce per ciascuna entità schedata (unità topografiche, siti editi, at-
un momento di estrema sintesi dell’enorme massa di dati e testazioni archivistiche, anomalie aeree) e quindi disponibile
informazioni prodotte dalle fasi di studio preliminare a quelle in modalità puntiforme.
di indagine stratigrafica. La restituzione planimetrica riguarda invece solo le UT,
La documentazione cartografica si limita alle sole evidenze con un distinguo: non è quasi mai possibile procedere alle pe-
individuate durante la ricognizione (UT) e gli altri affondi ope- rimetrazioni di evidenze schedate da bibliografia e quindi ci
rati prima di iniziare lo scavo; quest’ultimo invece è intera- siamo limitati alla rappresentazione poligonale per quelle in-
mente documentato in apposite piattaforme GIS che hanno dividuate sul campo dai nostri ricercatori negli ultimi quin-
tutt’altra strutturazione del dato rispetto a quelle dedicate al- dici anni. Inoltre, per le ricerche precedenti effettuate nel-
l’ambito territoriale 37. l’ambito del progetto, abbiamo provveduto al recupero delle
vecchie schede cartacee e delle cartografie utilizzate sul
Tracce di sistemi infrastrutturali - L’ultima categoria di siti è campo, con l’intento di riuscire a recuperare in formato digi-
quella legata all’individuazione di tracce di persistenza di ele- tale i rilievi delle evidenze, utilizzando le misurazioni ripor-
menti infrastrutturali quali la viabilità, le centuriazioni ecce- tate fra la documentazione per il loro posizionamento.
tera. Per il loro riconoscimento è spesso necessario affidarsi a Infine, non sono molti i dati restituiti mediante linee: que-
differenti fonti e forme di lettura del dato, a partire dall’ana- sti sono essenzialmente riconducibili alla rappresentazione
lisi delle foto aeree e della cartografia (storica e contempora- delle anomalie ricavate dal remote sensing tanto nelle sue ap-
nea) per arrivare al controllo a terra. Il comprensorio senese, plicazioni aeree (foto da aquilone, pallone e aereo o immagini
in vero, non presenta condizioni ottimali per il riconosci- satellitari) quanto in quelle terrestri, quali la magnetometria e
mento di simili tracce, molto più facilmente individuabili in le varie altre tecniche sperimentate in alcuni contesti.
contesti di ampia pianura (come, ad esempio, l’area padana o Per i territori sotto indagine topografica diretta si procede
la Puglia, che vantano in questo campo una lunga tradizione alla restituzione perimetrata non solo delle evidenze archeolo-
di ricerca). Inoltre, la frammentazione delle proprietà agrarie giche ma anche dei campi ricogniti, ai quali viene assegnato
indotta dal sistema mezzadrile ha di fatto alterato molto l’as- un codice per l’indicazione della visibilità al momento della
setto territoriale, che ha saputo invece mantenersi e quasi fos- ricognizione. Il lavoro viene svolto, direttamente in situ, dai
silizzarsi altrove. Tuttavia non mancano gli elementi e gli responsabili della prospezione mediante GPS. Attraverso tali
strumenti per procedere al riconoscimento di queste tracce strumenti viene garantita un’alta precisione, mentre il riversa-
che, quando individuate, vengono inserite all’interno degli ar- mento dei loro dati su piattaforme GIS con base cartografica
chivi e mappate in varie forma sulle basi GIS, adottando per di dettaglio ne consente anche un’affidabile verifica ed even-
ciascuno di essi la miglior soluzione grafica per la registra- tuali correzioni.
zione del dato. In questo senso, molti degli elementi infra- Nei comuni non ancora indagati ci siamo invece limitati
strutturali ben si prestano a una rappresentazione lineare. all’ubicazione puntiforme delle informazioni archeologiche
ricavabili dalle principali pubblicazioni disponibili sul territo-
1.c. La georeferenziazione: perimetrazioni, affidabilità e rile- rio (repertori archeologici e storico-architettonici) 38.
vabilità dell’evidenza
Per quanto concerne i criteri di georeferenziazione, sono
L’intera banca dati del progetto viene georeferenziata, se- stati elaborati dei codici di affidabilità della localizzazione dei
condo modalità, affidabilità e restituzioni differenti, in coor- siti e sono stati individuati due differenti tipi di rappresenta-
dinate Gauss-Boaga, sistema di riferimento proprio della car- bilità del dato (tav. XXX).
tografia di base che utilizziamo per la costruzione dei piani In particolare, è stata operata una distinzione fra:
cartografici di riferimento. Come abbiamo già accennato,  EVIDENZA RILEVABILE. Si ritiene rilevabile qualsiasi emer-
non tutte le informazioni possono essere localizzate e rappre- genza archeologica della quale sia possibile la lettura della
sentate allo stesso modo, presentando ciascuna di esse gradi di forma e dei contorni. In altri termini, appartengono a que-
leggibilità, di rilevabilità e di affidabilità di posizionamento
diversi, in alcuni casi anche in maniera significativa.
38In questo senso i principali riferimenti sono costituiti da TORELLI, 1992; CAMMA-
ROSANO-PASSERI, 1977; CAMMAROSANO-PASSERI, 1984; CAMMAROSANO-PASSERI,
37 Per un approfondimento si rimanda a NARDINI, 2005a. 2006.

134
sta categoria tutti i rinvenimenti dei quali sia possibile for-  EVIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE APPROSSIMATIVA.
nire una planimetria all’interno del piano cartografico di Grado di affidabilità utilizzato quasi esclusivamente per
un GIS. I rilievi sono ottenuti mediante celerimensure l’ubicazione di rinvenimenti noti, meno spesso per attesta-
(stazione totale), sistemi di posizionamento satellitare zioni archivistiche. È fondato su un posizionamento giusti-
(GPS), o semplicemente digitalizzazione a video su una ficato da una descrizione della localizzazione del ritrova-
base cartografica di sufficiente dettaglio. mento piuttosto approssimativa o dalla persistenza di labili
 EVIDENZA AREALE. In questa accezione, il termine “areale” ha tracce materiali, non del tutto sufficienti a ricondurre con
significato di evidenza non rilevabile né per forma né per di- certezza il rinvenimento noto (o l’attestazione archivistica)
mensioni. È quindi un riferimento generico e simbolico, so- al deposito individuato.
stanzialmente riconducibile alla tipologia puntiforme (entità Posizionamento giustificato ma con affidabilità non elevata
adimensionale). Questo genere di dato è utilizzato per la re-  EVIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE. Posizionamento

stituzione grafica di località attestate storicamente, delle giustificato da una completa ed esauriente descrizione della
quali non è rimasta alcuna traccia materiale, o per notizie localizzazione, nel caso di rinvenimenti editi, o dalla persi-
edite di rinvenimenti dei quali non è stata fornita una carat- stenza di chiare e relativamente abbondanti tracce sul sito,
terizzazione topo-cartografica. Nell’ambito della ricogni- che consentano l’identificazione certa con l’insediamento
zione, è utile a indicare aree di spargimento sporadico per le documentato storicamente (caso dei toponimi con atte-
quali non è possibile individuare altri limiti se non quelli del stata continuità di vita). Confluiscono inoltre in questo li-
campo indagato. In questo caso, in cui è il sito stesso a deli- vello tutti i ritrovamenti effettuati nell’ambito della rico-
mitare l’unità topografica, riteniamo infatti più opportuno gnizione di superficie e posizionati su GIS con l’ausilio di
non definire forma e dimensioni dell’area di spargimento supporti cartografici numerici di adeguato dettaglio. È ga-
perché corrispondenti, di fatto, a semplici limiti di visibilità rantita un’alta precisione, con uno scarto indicativamente
o di praticabilità. La caratterizzazione areale può essere ido- non superiore ai 20 metri per i casi limite.
nea, inoltre, a rappresentare rinvenimenti isolati (singoli og- Posizionamento preciso
getti) per i quali, come si è già precisato, non è auspicabile la  EVIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE STRUMENTALE.

perimetrazione ma piuttosto è preferibile indicare una gene- Questo grado di affidabilità differisce solo parzialmente dal
rica area di riferimento. Infine, si ricorre agli areali per la lo- precedente, contemplando i medesimi casi d’applicazione,
calizzazione di stratigrafie verticali (sezioni, tratti di elevati ma fornendo maggiore precisione e affidabilità. È infatti ri-
non riconducibili a una struttura ancora leggibile eccetera) e ferito all’utilizzo di strumenti tecnici di misurazione auto-
per l’indicazione di unità topografiche sotterranee (ad esem- matica (stazioni totali e GPS) che garantiscono uno scarto
pio, tombe ipogeiche) per le quali non si dispone di un ri- d’errore minore rispetto al posizionamento tramite supporto
lievo. Molti casi di uso dell’areale sono riferibili agli am- cartografico (sebbene attraverso strumenti GIS). Precisione
bienti boschivi, nei quali è spesso difficile riuscire a caratte- centimetrica per le stazioni totali e dell’ordine di pochi metri
rizzare emergenze appena intuibili (crolli, murature (nei casi limite di misurazioni in aree boschive) per il GPS.
parzialmente affioranti, qualche coccio isolato) per la pre- Posizionamento strumentale
senza di una folta vegetazione spontanea e di una morfologia
che rende difficoltosa l’indagine diretta. 2. INTERROGAZIONE E ORGANIZZAZIONE DELLA
Per fornire invece un grado di affidabilità delle localizza- INFORMAZIONE PRODOTTA: LA CREAZIONE DI TEMATISMI
zioni cartografiche delle emergenze (sia puntiformi sia areali) PER LA RICOSTRUZIONE DEI PAESAGGI STORICI
sono stati riconosciuti cinque differenti livelli, numerati da 0
a 4 (tav. XXX): Le banche dati catastate si prestano a varie forme di tratta-
 EVIDENZA NON LOCALIZZABILE. Nel caso di attestazioni ar- mento, in primis quelle di interrogazione secondo molteplici
chivistiche o rinvenimenti noti, può capitare di disporre, combinazioni e sulla base dei campi sui quali risultano strut-
come unico riferimento, di un toponimo che non è però turati gli archivi. Naturalmente, alle spalle di tali interroga-
rintracciabile su cartografia. Analogamente, è possibile ri- zioni vi sono domande e quesiti di tipo storiografico e forme
trovare notizia di scoperte archeologiche già segnalate di organizzazione del dato funzionali a una lettura in chiave
come non localizzabili. storico-insediativa; queste generano tematismi di differente
Posizionamento assolutamente casuale natura e complessità, dai più elementari a quelli più articolati,
 EVIDENZA GENERICAMENTE LOCALIZZABILE. Nel caso di do- frutto di ragionamenti e obiettivi molto specifici.
cumentazione edita, è frequente dover ricorrere al generico Dal punto di vista meramente tecnico, le interrogazioni sono
posizionamento sul toponimo ma senza elementi utili a di fatto riconducibili a due topologie: quelle grafiche si svilup-
una sua più precisa ubicazione. Nel caso di attestazioni do- pano a partire dalla dimensione spazio-cartografica per generare
cumentarie, invece, si utilizza questo grado di affidabilità una selezione degli elementi e dei relativi attributi (all’interno di
per i siti nei quali non si registra persistenza di tracce mate- un’area definita o attraverso calcoli e rapporti spaziali fra oggetti
riali che consentano di riscontrare elementi di continuità e/o tematismi). Viceversa, nelle interrogazioni alfanumeriche la
fra insediamento attestato storicamente e toponomastica ricerca viene operata all’interno degli archivi per visualizzarsi
attuale, seppure con presenza di un nucleo abitato. graficamente, connotando l’informazione storica della sua com-
Posizionamento generico e non giustificato sul toponimo ponente spazio-dimensionale e soprattutto distributiva.

135
A partire da questi tipi di query, è poi possibile organizzare i di lettura del dato (nuclei politici, economici, religiosi, militari,
dati in livelli tematici costruiti essenzialmente attraverso ope- produttivi, abitativi eccetera) e che assumono ovviamente con-
razioni di estrazione e mosaicatura 39. Con l’estrazione si pro- notati differenti a seconda dei periodi storici.
cede a una pulizia del dato che avviene mediante esclusione Quelle appena presentate sono le più comuni e condivise
degli oggetti e dei relativi attributi che non rispondono alle operazioni di interrogazione e trattamento dei dati, ma in
prerogative impostate o non rientrano negli ambiti spaziali realtà ciascun ricercatore procede alla creazione di tematismi
d’interesse. Con la mosaicatura, viceversa, si assemblano, in un specifici sulla base delle particolari esigenze imposte dal que-
unico livello informativo, dati originariamente appartenenti a stionario di ricerca compilato per il territorio di competenza.
differenti tematismi e si procede così alla costruzione di più Allo stesso modo, altre forme di aggregazione dei dati pos-
ampi quadri conoscitivi all’interno di uno specifico spazio. sono essere dettate dalle esigenze connesse alle successive ope-
I tematismi più frequenti (quelli che stanno alla base delle razioni di analisi spaziale e distributiva, per le quali è necessa-
più elementari e condivise forme di organizzazione del dato) ri- rio preparare gruppi di record appositamente organizzati e ri-
spondono prevalentemente a criteri diacronici e sincronico-ti- gorosamente selezionati. A proposito, vale la pena di ricordare
pologici. La ricerca sul database è quindi mirata alla ricostru- come in molte di queste operazioni vengano volutamente
zione dell’evoluzione del popolamento e alla sua caratterizza- esclusi quei record la cui affidabilità della georeferenziazione
zione dal punto di vista insediativo e strutturale. Le più co- non risulti idonea a una corretta localizzazione dell’informa-
muni scansioni cronologiche prevedono la divisione per pe- zione: è il caso dei siti a cui è stato assegnato il valore “0” (po-
riodi storici, fasi, o singoli secoli. È tuttavia possibile, quando il sizionamento assolutamente casuale) fra i parametri che ab-
dettaglio delle informazioni storico-archeologiche lo permette, biamo precedentemente presentato 40.
scendere a intervalli temporali ancora più ristretti: tali opera- La fase di interrogazione del dato e di conseguente orga-
zioni avvengono solitamente a una fase matura di elaborazione nizzazione dei tematismi avviene per mezzo della restituzione
delle banche dati e solo per alcuni periodi per i quali si dispone puntiforme, che ben si presta alla caratterizzazione simbolica
di un maggior bagaglio di informazioni. Operando invece su dei singoli elementi, mediante le differenti forme e colora-
un piano temporale sincronico, una seconda modalità di orga- zioni che essi possono assumere per esprimere la loro apparte-
nizzazione dei dati ne prevede la caratterizzazione tipologico- nenza alle varie tipologie e alle differenti cronologie. Sotto
insediativa. In questo caso le variabili sono legate all’interpreta- questo punto di vista, la perimetrazione delle evidenze pre-
zione dell’evidenza rilevata, sito o UT, determinata dalle sue di- senta invece alcuni evidenti limiti, in particolare per la scarsa
mensioni e dalla sua conformazione, nonché dai reperti rinve- o nulla visibilità dei singoli record alle basse scale tipiche degli
nuti, che possono fornire utili indicazioni su destinazione d’uso zoom a scala comunale (se non per più vasti comprensori).
e strutturazione interna, così come sulle fasi di vita o di abban-
dono. Tale operazione viene ripetuta per ciascuna delle fasi in- 3. L’ELABORAZIONE DEL DATO: ANALISI SPAZIALE,
dividuate, in modo da consentire la lettura del tessuto insedia- STATISTICA, COMPARATIVA E ALTRE FORME DI
tivo in una prospettiva anche diacronica, valutando come il po- TRATTAMENTO FINALIZZATE ALLA CREAZIONE DI MODELLI
polamento si sia sviluppato nel tempo e attraverso quali trasfor-
mazioni (tav. XXXI). Proprio in quest’ottica, altri tematismi Una volta allestite le necessarie viste tematiche, i vari livelli
utili alla lettura dei paesaggi antichi prevedono la distinzione informativi possono finalmente essere raffrontati e si pro-
cede allo studio dei rapporti e delle possibili interazioni fra
fra le nuove fondazioni, i siti in vita già da epoche precedenti e
i dati ambientali, le differenti presenze archeologiche, le
le distruzioni o gli abbandoni. In questa fase viene quindi prin-
informazioni storiche e qualsiasi altra fonte a disposizione
cipalmente valutato il peso specifico di ciascuna presenza e si
(remote sensing, edito, indagini stratigrafiche eccetera).
tenta di ricostruire la geografia del potere e la proiezione, sul
Dalla loro sovrapposizione e dall’analisi incrociata, fun-
territorio, degli equilibri economico-sociali della rete insedia-
zioni base dei comuni applicativi GIS, si tenta così di per-
tiva attraverso il suo sviluppo storico. L’attenzione si concentra
venire a un’interpretazione globale delle forme insediative,
pertanto sul dato qualitativo e le forme insediative riconosciute
delle loro trasformazioni e delle reciproche relazioni. I dati
vengono classificate sulla base della rilevanza politica, econo-
possono essere determinati quantitativamente e valutati
mica o sociale. In altri termini vengono identificati i centri del
nella loro distribuzione, nella densità e nei reciproci rap-
potere (politico, sociale, economico, religioso) e i centri minori
porti all’interno degli spazi indagati. I criteri adottati sono
(abitazioni sparse, piccoli nuclei demici gravitanti intorno alle
quindi quelli dell’analisi spaziale, attraverso l’uso di appo-
attività produttive o al lavoro dei campi, centri produttivi o ar-
siti moduli GIS 41, e quelli statistici, propri dei programmi
tigianali minori, tracce di frequentazione, elementi infrastruttu-
di calcolo. Riassumendo in forma estremamente schema-
rali eccetera). Per tali scopi è però fondamentale uno sforzo di
tica, la costruzione di informazione archeologica passa
sintesi interpretativa delle varie tipologie insediative: si tratta in- dunque attraverso queste due operazioni:
fatti di riunire siti che possono presentare anche differenti ca-
ratteristiche (architettoniche, strutturali, dimensionali) all’in-
40 Nel precedente paragrafo abbiamo presentato i cinque livelli di affidabilità della
terno di macrocategorie contraddistinte da più generali forme
georeferenziazione, variabili da un valore minimo “0” (posizionamento assolutamente
casuale) a uno massimo “4” (posizionamento strumentale).
39 Per le operazioni di estrazione e mosaicatura cfr. III.1.b., Le funzioni della tecnolo- 41 Per un approfondimento delle analisi statistiche e delle principali forme di analisi
gia GIS. spaziale cfr. III.1.b., Le funzioni della tecnologia GIS.

136
 visualizzazione contemporanea delle variabili spaziali, attra- zione dei dati storico-archeologici ed eventualmente dalla loro
verso la lettura delle quali è possibile cogliere relazioni e as- combinazione con quelli ambientali, si perviene finalmente alla
sociazioni dei dati (dato soggettivo); formulazione del modello insediativo. Vengono, in pratica, ri-
 redazione di statistiche quantitative attraverso le quali è pos- conosciute le tendenze generali che hanno condizionato la co-
sibile indagare e verificare i modelli (dato oggettivo). struzione dei paesaggi storici nello specifico ambito d’analisi.
Visualizzazione delle variabili spaziali e lettura quantitativa L’attenzione è quindi focalizzata sui criteri di organizzazione
sono di fatto fra loro complementari e assicurano un’analisi politica ed economica del territorio e sulle relative espressioni
integrata basata tanto su osservazioni soggettive quanto su re- nello spazio naturale e antropico.
port oggettivi. A questo proposito, è opportuno chiarire che i Tali processi vengono ovviamente replicati per ciascun pe-
modelli matematici, geometrici e statistici sono soggetti a due riodo e ciascuna fase, consentendo una lettura al tempo stesso
ordini di limitazioni 42: sincronica e diacronica dei comprensori. Nel primo caso, i te-
 l’obiettività, che non sempre trova corrispondenza nelle matismi ottenuti vengono valutati non solo per tipologie di
condizioni e nelle propensioni dei gruppi umani; evidenza, ma anche sotto l’aspetto dei rapporti gerarchici fra
 la difficoltà nel considerare gli aspetti dinamici dei processi. categorie di siti e, all’interno di ciascuna di esse, fra i singoli
Le analisi numerico-statistiche vengono effettuate ricor- siti che quasi mai possono essere equiparati per importanza e
rendo ad applicativi esterni ai software GIS, ma in grado di peso all’interno della rete insediativa e del sistema di organiz-
dialogarvi mediante particolari formati d’esportazione e im- zazione del territorio. Attraverso il confronto fra i modelli ela-
portazione, o all’interno delle stesse applicazioni, grazie alla borati per le singole fasi si riesce, in ultimo, a fornire una let-
continua implementazione di specifiche funzioni. Riguar- tura diacronica attraverso l’individuazione e l’interpretazione
dano tutte le fonti numeriche di dati disponibili, pertinenti dei cambiamenti, più o meno radicali, degli assetti insediativi
sia ai database alfanumerici sia alle basi cartografiche, e con- succedutisi nel tempo. A partire delle differenze riscontrate
sentono anche analisi di tipo distributivo visualizzabili grafi- sarà così possibile indagare e tentare di ricostruire i contesti,
camente all’interno delle piattaforme GIS (tav. XXXII). gli eventi e i fattori alla base delle trasformazioni riconosciute.
Per quanto concerne invece le analisi di tipo spaziale, la Una volta ricostruita l’evoluzione del popolamento, le inter-
loro adozione è a totale discrezione dei singoli ricercatori, che pretazioni fornite possono essere utilizzate non solo per la co-
possono decidere di ricorrere alle tecniche che ritengono più struzione di nuova informazione, ma anche per l’elaborazione di
opportune sulla base delle necessità dello studio che inten- semplici modelli predittivi. Riconosciute infatti le tendenze di
dono effettuare e naturalmente dei dati sui quali svolgere l’in- occupazione dei vari habitat, possiamo tentare di estendere an-
dagine. All’interno del progetto, ci sono state varie applica- che alle aree non indagate i risultati ottenuti per zone con analo-
zioni di modelli teorici (l’esempio più comune può essere ghe caratteristiche. In vero, tali metodi vanno ancora decisa-
quello dei poligoni di Thiessen) ma nel tempo non sono mente affinati in quanto è necessario individuare parametri affi-
mancate forme originali di lettura e trattamento spaziale dei dabili che consentano di proiettare i risultati in aree che abbiano
dati, costruite ad hoc sulla base degli specifici dataset e delle tutti i presupposti per poter essere considerate realmente simili a
relative valutazioni in chiave storica (figg. 26-28). quelle per le quali sono stati elaborati i modelli. Tale procedi-
Dall’osservazione della distribuzione delle evidenze e dalle mento, al momento, non è semplice a realizzarsi, principal-
loro caratterizzazioni quantitative e spaziali, si procede alla sin- mente per l’impossibilità di codificare in linguaggio matematico
tesi storico-insediativa finale e alla valutazione delle connota- una serie di variabili condizionate da eventi antropici, naturali e
zioni politico-sociali, religiose, economico-produttive e infra- storici che difficilmente possono essere inquadrati all’interno di
strutturali che hanno determinato l’assetto territoriale ricono- rigidi parametri numerici. Tuttavia è possibile quanto meno ri-
sciuto e le sue forme organizzative e specificatamente insedia- conoscere tendenze insediative o stime del potenziale archeolo-
tive. I dati quantitativi elaborati (presenze, distanze, densità ec- gico che possano essere associate a porzioni di territorio non in-
cetera) vengono letti alla luce dei rapporti bidirezionali fra i dagate, contribuendo a definire quadri d’insieme degli assetti
centri di potere (Central Place) e le aree periferiche (distribu- storico-territoriali e carte del rischio archeologico che consen-
zione dell’insediamento minore, delle attività agro-pastorali e tano almeno un ipotetico calcolo del potenziale di un territorio.
produttive, delle aree di sfruttamento delle risorse naturali ecce-
tera). Il confronto con i dati ambientali consente altresì di valu- 4. LA RESTITUZIONE DEL DATO: DAL SUPPORTO
tare se e come l’insediamento si sia organizzato in funzione CARTACEO AL WEBGIS
delle caratteristiche fisiche del paesaggio. In particolare, è possi-
bile individuare quale tipo di habitat sia stato scelto per deter- Il fine ultimo dell’indagine territoriale è la produzione di cono-
minate forme d’insediamento e come l’ambiente naturale, con scenza e di cartografia per la ricostruzione spaziale dei paesaggi
le sue proprietà e risorse, possa aver condizionato lo sviluppo storici 43. In quest’ottica, il ricorso ai supporti cartografici rap-
della rete insediativa e dell’organizzazione economica; tuttavia,
in tali casi il dato va fortemente tarato e bilanciato per evitare 43 Secondo Fisher, la restituzione cartografica può rappresentare l’ultimo e definitivo
di cadere in un cieco approccio determinista. Dall’interpreta- passaggio di un ciclo lavorativo, ma può anche essere il fine unico di utilizzo del
GIS, che peraltro trova i suoi primi esemi d’applicazione proprio per finalità carto-
grafiche, ossia per la produzione di cartografie digitali, successivamente riproducibili
42 LANDINI-MASSIMI, 1986, p. 32. a stampa (FISHER, 1997, p. 23).

137
Fig. 26. Esempio di analisi spaziale: applicazione dei poligoni di Thiessen sulla rete castrense valdelsana di XI-XII secolo

138
Fig. 27. Esempio di analisi spaziale: studio del rapporto fra nuclei castrensi e centri religiosi, economici e insediativi di XI secolo nel territorio di Chiusdino. I ca-
stelli risultano essere sostanzialmente equidistanti (con l’eccezione di Miranduolo, la cui collocazione sembra però fortemente determinata dalle risorse minerarie),
mentre le altre presenze sono localizzate tutte in una ristretta fascia di distanza (buffer zone) rispetto ai siti fortificati

139
Fig. 28. Esempio di analisi spaziale: ipotesi ricostruttiva della viabilità di XI-XII secolo nei comprensori valdelsano e chiantigiano. In alto, tutti i possibili
collegamenti fra castelli (zoom sull’area valdelsana a destra); al centro, selezione delle tratte più plausibili sulla base della sovrapposizione dell’insediamento
secondario; in basso, taratura dei possibili collegamenti selezionati nell’area valdelsana, operata mediante le informazioni storiche (attestazioni delle strade
Francigena, in nero, e Valdelsana, in bianco) e gli elementi fisico-ambientali (idrografia e morfologia territoriale)

140
presenta un’imprescindibile risorsa per la localizzazione dei siti In questi ultimi anni, e sicuramente nel futuro prossimo, lo
e la rappresentazione della rete del popolamento, nonché, di sviluppo di sistemi GIS è stato principalmente indirizzato alla
conseguenza, per la comprensione delle dinamiche insediative. costruzione di sistemi consultabili e utilizzabili in rete, caratte-
La restituzione dei dati, del resto, rappresenta un passaggio fon- rizzati da una struttura dinamica e una reale e ampia condivi-
damentale della ricerca archeologica, corrispondente alla comu- sione dei dati, anche attraverso livelli differenziati di accesso e
nicazione e alla divulgazione dei risultati alla comunità scienti- fruizione degli stessi. Facciamo riferimento alle soluzioni com-
fica e al grande pubblico. In questo senso, la diffusione dei GIS pilabili in ambiente web (webGIS) e consultabili mediante un
ha consentito a un’eterogenea utenza di non specialisti di di- comune browser internet. Tale soluzione, di fatto, consente
ventare produttori di cartografia. Se fino a vent’anni fa la co- una vasta condivisione dei dati, semplificando l’uso dello stru-
struzione di supporti cartografici era infatti prerogativa dei tec- mento per la necessità di adottare interfacce user-friendly che
nici cartografi, oggi qualsiasi ricercatore con esperienza nel possano essere facilmente utilizzate da un vasto pubblico, non
campo dei GIS è in grado di produrne autonomamente, come necessariamente specializzato. Le piattaforme webGIS, inoltre,
a suo tempo auspicato da Gambi 44. sono ampiamente manipolabili (mediante programmazione) e
La cartografia, dovendo ridurre tutta l’informazione in una questo consente di divulgare i contenuti scegliendo cosa ren-
ristretta gamma di simboli e colori, rappresenta di fatto un dere di pubblica fruizione, in caso di supporti cartografici o
grande sforzo di sintesi interpretativa, che riduce all’interno banche dati che non si vogliano, o non si possano, pubblicare,
del piano cartografico la dimensione storico-diacronica del se non in forma parziale o semplificata.
territorio, delle sue tipologie insediative e delle sue forme or- In caso di uscita a stampa valutiamo preliminarmente quali
ganizzative. dati possano servire alla costruzione di un quadro completo ed
La pubblicazione delle basi cartografiche può avvenire me- esauriente rispetto alle aspettative di chi dovrà utilizzare le
diante supporti cartacei o semplice visualizzazione sul moni- informazioni. La nostra tendenza è stata finora quella di non
tor. In quest’ultimo caso, gli strumenti più utilizzati sono ov- eccedere nell’inserimento di troppi livelli informativi perché si
viamente le piattaforme GIS stesse, eventualmente on line rischia di rendere confusa e difficoltosa la lettura dei dati. Piut-
(webGIS), o prodotti multimediali e pagine web costruiti allo tosto è preferibile, considerati i rapidi tempi di costruzione e
scopo, che consentono una semplice e immediata consulta- stampa dei layout, fornire più carte dello stesso contesto, con-
zione, anche se non sono altrettanto esaustivi sul piano del- templando, per ciascun caso, l’inserimento di pochi tematismi,
l’interrogazione delle banche dati (possibile solo per query ogni volta diversi. Nel caso di repertori cartografici, quali il no-
predeterminate). L’uso di queste applicazioni informatiche stro progetto, lo sforzo è mirato principalmente a individuare e
mantenere, per quanto possibile, uno standard di stampa che
rende peraltro più semplice e immediata la fase divulgativa, in
faciliti anche operazioni di comparazione fra le diverse carte te-
quanto la veicolazione dei file cartografici numerici è garan-
matiche presentate. Per quanto riguarda gli elementi da inclu-
tita dall’agile circolazione delle memorie digitali e dalle po-
dere all’interno delle rappresentazioni, i più comuni, nonché
tenzialità comunicative e connettive delle reti telematiche.
necessari per una corretta interpretazione delle stesse, sono la
La consultazione delle basi GIS attraverso monitor rappre-
scala (in forma grafica o numerica) e la legenda. A queste pos-
senta la soluzione migliore, in quanto offre la possibilità di co-
siamo aggiungere, fra le cosiddette cornici cartografiche (ele-
struire sul momento le viste, aggregando piani informativi dif-
menti di inquadramento topo-cartografico), la freccia del nord.
ferenti, e permettendo la consultazione istantanea degli attri- Infine, talvolta può essere necessario inserire un cartiglio, vale a
buti interni e quella parallela dei database. Le viste possono es- dire un piccolo riquadro cartografico, a bassa scala, utile alla
sere continuamente aggiornate e modificate e può essere tra- contestualizzazione dell’immagine principale poiché offre una
slato il piano di rappresentazione o cambiata la scala, al fine di più ampia riproduzione del territorio, all’interno della quale se-
fornire una visione complessiva d’insieme o lo zoom su uno gnalare l’area oggetto della rappresentazione principale.
specifico contesto d’interesse. L’uso delle più comuni funzioni
GIS offre inoltre la possibilità di interrogare la base, fare misu- 4.a. Le piattaforme webGIS dell’Area di Archeologia
razioni e operare selezioni. Non solo, appositi viewer permet- Medievale
tono altresì di allestire panoramiche tridimensionali libera-
mente navigabili dall’utente, che ha quindi la possibilità di vi- Le tecnologie GIS e web fuse assieme e applicate al mondo
sualizzare il territorio in oggetto attraverso prospettive e di- dei beni culturali sono strumenti efficaci non solo per la con-
stanze differenti. In questo senso, un’ulteriore risorsa è rappre- servazione e la manutenzione, ma anche al fine di coinvolgere
sentata dai filmati tridimensionali, con i quali si offre una vi- il maggior numero di utenti che potenzialmente possono
sione d’insieme del contesto che consenta di operare i necessari avere un interesse in materia.
zoom sulle varie aree d’interesse. L’unione di più filmati si tra- Negli ultimi anni si è assistito a un enorme sviluppo, grazie
a importanti sforzi economici da parte delle istituzioni e dei
duce inoltre nella capacità di abbinare l’elemento temporale e
privati, della digitalizzazione e diffusione in rete dei dati geo-
garantire quindi agli stessi la quarta dimensione.
grafici. Strumenti cartografici di massiccia diffusione sono i
planetari digitali, ossia quei software, il più noto è Google
44Gambi (GAMBI, 1973, pp. 175-177) aveva sottolineato come la cartografia storica Earth, che permettono di osservare le fotografie satellitari
non fosse disciplina pertinente ai geografi; piuttosto, le discipline storiche avevano il spalmate sulla superficie terrestre modellata tridimensional-
compito di rendersi autonome sotto questo aspetto.

141
mente. La grande risorsa che questi applicativi offrono è grafici dello scavo, con le loro interpretazioni. La piattaforma
quella di garantire al pubblico una base topografica di consul- GIS di questo scavo è stata implementata nel corso degli anni
tazione e sulla quale costruire ricerche di ogni tipo, offrendo con il software MacMap 49 e la base dei dati è risultata ottimale
alla comunità un utile strumento di conoscenza. per la gestione web.
La libera divulgazione dei dati geografici permette in ar- Tutti i dati sono stati importati, mediante shapefile, in Quan-
cheologia, tanto alla comunità scientifica quanto al grande tum GIS, che risulta al momento essere il software GIS (an-
pubblico, di consultare l’informazione archeologica condivisa, ch’esso open source) con le migliori funzioni di importazione in
ma anche di creare degli standard per documentare e catalo- MapServer. Questo applicativo, in continua evoluzione sotto gli
gare il patrimonio archeologico. Si veda su tutti il caso di Fa- aspetti sia tecnici che grafici, sta sottraendo fette di mercato ad
stiOnLine, sito-webGIS in cui si censiscono continuamente altri programmi commerciali (in primis ArcGIS), grazie all’im-
dati archeologici e risultati delle campagne di scavo. Non li- plementazione di strumenti e plugin in continuo aggiorna-
mitato al solo territorio italiano, il progetto ha previsto l’ar- mento per l’analisi geografico-matematica, alla capacità di inter-
chiviazione di un notevole quantitativo di siti, principal- facciarsi a GRASS e, nelle ultime release, alla possibilità offerta
mente di età classica, e costituisce una valida base di studio di importare i dati raster di Google Maps. La poliedricità del
per ricerche che gli utenti possono liberamente effettuare. software è caratterizzata anche dalle funzioni che più di tutti ci
Si definisce webGIS un sistema informativo territoriale che è interessano e a cui abbiamo accennato precedentemente, ovvero
possibile consultare tramite browser: il fine principale è la co- quelle relative all’esportazione in ambiente MapServer. Quan-
municazione e la condivisione in rete delle informazioni. Al tum GIS permette infatti di creare, partendo dai dati visualiz-
mutare delle finalità, cambia anche la metodologia da adottare zati, una prima versione di map file, ovvero il tramite tra mo-
per la realizzazione della banca dati, con differenti livelli di ap- tore MapServer e i dati che si vogliono visualizzare. Questo file
profondimento delle informazioni e tematismi interpretativi. testuale, a prima vista risulta piuttosto ostico a un non-informa-
In un panorama di software di predominio open source 45, la tico: per questo motivo, avere un software che genera in modo
nostra scelta è ricaduta su MapServer 46, considerato il miglior automatizzato un map file, facilita notevolmente il lavoro.
motore web per la rappresentazione di cartografia, snello e ve-
loce nelle operazioni e che per questo ben si presta alla nostra WebGIS in archeologia: dal territorio alla stratigrafia - La costru-
mole di dati (soprattutto stratigrafici). Come interfaccia si è zione di un modello dati in archeologia è un modo efficace per
scelto P.Mapper, perché semplice da configurare e perché mette semplificare e schematizzare la realtà, permettendoci così di
a disposizione tutta una serie di strumenti necessari alle nostre analizzarla.
esigenze di rappresentazione dei contenuti. Fra questi, il più Il metodo di rappresentazione grafica punto-linea-poligono,
importante è il queryeditor, un piccolo plugin che permette di che è alla base dei sistemi GIS, propone una cesura netta tra i
realizzare interrogazioni sui dati con gli operatori SQL “and”, dati archeologici territoriali e quelli stratigrafici: è da conside-
“or”, “uguale”, “maggiore” e “minore”. Oltre a quest’estensione, rare infatti che le due categorie non sono diverse solo perché
esistono un sistema semplificato per le ricerche, la possibilità di rappresentate in modo dissimile, ma piuttosto per la loro na-
realizzare viste tematiche con dati scelti ed estensione geografica tura e le loro diverse funzioni. Un’analisi che miri a compren-
predefinita, e l’hyperlink per l’edizione di link tra le geometrie dere in modo più integrale possibile la realtà archeologica non
visualizzate e le corrispondenti pagine web. può però prescindere dall’analisi incrociata di questi due livelli
Oltre a queste funzionalità messe a disposizione dal software, di dati, che si completano a vicenda e contribuiscono a inter-
nella nostra esperienza si è deciso di sviluppare un nuovo plu- pretare le evidenze, anche se concettualmente diversi, essendo
gin modificando il codice sorgente, ovvero il Reverse-Hyper- integrati nella stessa piattaforma GIS.
link 47, che permette di arrivare dalla pagina web di un deter- Tali principi teorici devono essere alla base della realizza-
minato oggetto alla sua rappresentazione in ambiente webGIS. zione di un webGIS e, più di qualsiasi altro fattore, devono gui-
L’archetipo di webGIS realizzato dal LIAAM (Laboratorio di dare ogni fase del suo processo di costruzione, dalla scelta dei
Informatica Applicata all’Archeologia Medievale) è quello del software ai metodi di visualizzazione.
castello di Miranduolo 48, in cui sono rappresentati i dati strati- Da un punto di vista tecnico MapServer ci facilita abbon-
dantemente in questo intento, visto che ci permette di inte-
45 I motori webGIS usati dalla maggioranza degli utenti sono open source (MapServer e
grare qualunque tipo di dato geografico con estensione geogra-
GeoServer) a cui si possono aggiungere le risorse messe a disposizione da Google, anche fica illimitata e la navigazione non appare rallentata da una
se non propriamente GIS e non propriamente Open. Inoltre per la realizzazione di web- quantità di dati già elevata e di varia natura (più di 90.000 geo-
GIS esistono delle interfacce con strumenti associati ai server cartografici già citati, come metrie nel GIS di Miranduolo, con un’estensione geografica li-
ad esempio P.Mapper, Chameleon, Mapbender, Ka-Map, Cartoweb, OpenLayers, Fist, mitata, 15.000 nel caso di Santa Cristina, ma con varie scale di
Maplab, tutte quante con licenza GNU-GPL e dunque open source. A discostarsi da
questa filosofia aperta, esistono i casi degli applicativi commerciali, quali ArcIMS, un’e-
stensione web di ArcGIS (ESRI), e i software dedicati distribuiti da AutoDesk. 49 Si tratta di un software GIS-desktop sperimentato al LIAAM dapprima per la ge-
46 Il sito di riferimento è <http://mapserver.gis.umn.edu/>. Ulteriori informazioni in stione della piattaforma GIS di scavo di Poggio Imperiale e poi per lo scavo di Mi-
proposito si trovano in <http://geomatica.como.polimi.it/corsi/sw_gis/mapserver.pdf>. randuolo, ma sfruttato anche per altri progetti. MacMap offre tutte le funzioni tipi-
Per una puntuale esplicazione delle potenzialità del software si veda KROPLA, 2005. che di un software GIS (importazione raster, georeferenziazione, digitalizzazione, da-
47 Per la costruzione del Reverse-Hyperlink si ringrazia per la collaborazione il dottor tabase interno associato a ogni elemento) unite a ottimi strumenti di analisi e stati-
Luca Cerretani. stica. Per un approfondimento si veda: <http://www.macmap.it>; per l’applicazione
48 <http://archeogis.archeo.unisi.it:8080/pmapper/map.phtml>. del software in archeologia si vedano NARDINI, 2000; NARDINI, 2009b.

142
Fig. 29. WebGIS dell’Area di Archeologia medievale dell’Università di Siena: in alto, una schermata relativa allo scavo di Miranduolo a Chiusdino; in basso,
la piattaforma di Santa Cristina a Buonconvento (in questa immagine impostata alla scala delle indagini preliminari)

143
consultazione, a cui vanno aggiunte circa 10.000 geometrie per Ogni geometria, oltre alla tabella dei dati, è collegata alla
ogni nuova campagna di scavo). propria scheda descrittiva all’interno del sito internet 51. Le
unità topografiche del comprensorio, le unità stratigrafiche
Il webGIS del castello di Miranduolo (fig. 29) - Il webGIS dello dello scavo e le strutture individuate sono inoltre corredate di
scavo del castello di Miranduolo rappresenta uno dei primi descrizione, interpretazione, cronologia-periodizzazione e im-
tentativi apparsi in rete di rappresentazione in ambiente web magini. Di conseguenza, ogni elemento dell’impianto termale
della stratigrafia archeologica. In questo caso abbiamo scelto di romano, nelle sue varie fasi, così come le rioccupazioni alto-
limitarci a raffigurare solo la collina oggetto di indagine archeo- medievali del sito possono essere liberamente visualizzate e
logica. Questa scelta è stata dettata in un primo momento dal interrogate all’interno dell’ambiente webGIS.
pericolo di eccessivi rallentamenti dovuti alla grandezza della Lo step successivo, che verrà realizzato nei prossimi mesi par-
base dati. In realtà la capacità di renderizzazione di MapServer tendo dalla ceramica, è quello di offrire agli utenti e al gruppo
non risulta determinata dal peso dei file sul server, ma dalla ve- che lavora alla documentazione del sito, un ulteriore livello di
locità della connessione. Nonostante ciò, almeno fino a questo informazioni con la pubblicazione dello studio dei materiali.
momento, si è deciso di mantenere l’estensione della piat- Di fatto non esistono solo tanti modi da un punto di vista
taforma alla sola collina, ponendo quindi l’attenzione dell’u- tecnico per realizzare un webGIS, ma anche un ampio pano-
tente alla sola documentazione di scavo. rama applicativo, dal comune che pubblica il proprio piano re-
Entrando nella applicazione web è possibile attivare dei golatore ai servizi di web-mapping: gli obiettivi della divulga-
layer inerenti la morfologia del suolo, le aree di scavo, le unità zione online di cartografia possono infatti essere molteplici.
stratigrafiche positive, negative, le caratterizzazioni e una serie Il nostro obiettivo è quello di mettere a disposizione una
di livelli inerenti le interpretazioni delle strutture divise in base grande piattaforma con tutti i dati archeologici catastati.
alle fasi di occupazione riconosciute, dal primo insediamento
minerario di VII secolo fino all’ultima occupazione nel corso Carta archeologica della Provincia di Siena: il webGIS - I web-
del XIV secolo. Gli areali delle strutture possono essere sovrap- GIS di scala territoriale possono contare su un’ampia casistica,
posti alla stratigrafia, utilizzando delle viste tematiche apposi- come testimoniato dalle molte applicazioni presenti in rete 52.
tamente costruite. Lo sviluppo del webGIS della carta archeologica provin-
Dalla scheda alfanumerica dei livelli interpretativi di cia- ciale sarà un passo naturale per la pubblicazione dei dati geo-
scuna geometria, è possibile collegarsi alla pagina web corri- grafici e alfanumerici raccolti durante le indagini svolte nel
spondente che contiene, oltre a una descrizione approfondita, territorio senese. Tale base necessiterà di un settaggio accu-
le US di pertinenza, i materiali e una galleria fotografica. È rato, visto che le scale di analisi saranno molteplici (provincia,
comuni, comprensori di interesse archeologico, scavi).
possibile inoltre effettuare semplici ricerche per unità strati-
Queste operazioni saranno facilitate dall’esistente organiz-
grafiche o per strutture ed effettuare misurazioni, sia lineari
zazione dei database, alfanumerici e geografici, progettati e
che areali.
implementati negli ultimi quindici anni dal LIAAM 53. Un’al-
tra caratteristica fondamentale che perseguiremo sarà la capa-
Il webGIS di Santa Cristina in Caio (fig. 29) - Il webGIS del
cità di interfacciarsi con Google Maps. Questa gestione dei
comprensorio di Santa Cristina è stato realizzato nei mesi di
dati permette infatti di facilitare la localizzazione dei siti ar-
aprile-maggio 2009, precedentemente all’inizio della prima
cheologici, di esportarli per Google Earth e creare percorsi ar-
campagna di scavo. Oltre alla cartografia raster e vettoriale
cheologici, oltre che offrire un’interfaccia più familiare all’u-
della porzione meridionale del comune di Buonconvento e tenza media della rete, al contrario di quanto può invece ga-
alle ortofoto dell’area, sono stati inseriti i risultati della rico- rantire P. Mapper.
gnizione di superficie svolta tra il 1998 e il 2003 50. Il passo in Una soluzione di questo tipo rappresenterà un ottimo
avanti che doveva essere fatto rispetto all’esperienza di Miran- esempio applicativo in campo archeologico, sia per gli aspetti
duolo era quello di creare una piattaforma GIS che potesse tecnici, sia per la mole di dati organizzati e proposti nel web.
ospitare tutti i dati geografici ricavati dalle indagini territoriali
e di scavo, avendo la possibilità di programmare tutte le fasi Stefano Bertoldi
di costruzione e implementazione dei dati.
A scala territoriale risultano consultabili, attraverso apposite
viste tematiche, le unità topografiche individuate e le interpre-
tazioni proposte per il comprensorio sulla base della ricogni- 51 <http://archeologiamedievale.unisi.it/santa-cristina/>.
zione. È inoltre disponibile una base GIS semplificata con le 52 Si veda il sito <http://wiki.gfoss.it/index.php/Catalogo_WebGIS> per avere un
principali evidenze dello scavo effettuato dalla Soprintendenza quadro esaustivo sui webGIS di varia natura inerenti il territorio nazionale. Al mo-
mento 16 regioni su 20 e oltre il 75% delle provincie italiane è dotato di un portale
per i Beni Archeologici per la Toscana tra il 1992 e il 1994. Al webGIS o addirittura di più applicazioni tematiche. Per i comuni il dato quantitativo
termine della prima campagna di scavo, le due basi, quella ter- cala notevolmente, dal momento che nelle realtà comunali, i centri di più piccole di-
ritoriale e quella dell’indagine stratigrafica, sono state accor- mensioni, con poca popolazione e minori risorse economiche, non avvertono l’esi-
genza di utilizzare un webGIS nella amministrazione del loro territorio; è tuttavia da
pate in un’unica piattaforma.
considerare che tale strumento è in continuo aumento.
53 Per gli archivi GIS si vedano: SALZOTTI, 2008b; NARDINI, 2005c e NARDINI-VA-
50 CENNI, 2008. LENTI, 2004b; per i database si veda FRONZA, 2005.

144
VII - LA GESTIONE DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO:
DAI PIANI PAESAGGISTICI ALL’ARCHEOLOGIA PUBBLICA

La gestione del bene culturale e del patrimonio archeologico stata purtroppo una costante, con le ovvie variazioni di “me-
è al centro di un dibattito che, a fronte di uno scambio dialet- rito”, dell’operato dei governi nazionali succedutisi dal dopo-
tico piuttosto vivace, anche se forse discontinuo e ristretto, ha guerra a oggi: uno schiaffo alla storia e alle tradizioni culturali
finora trovato scarse risposte sul piano operativo e in una del nostro Paese, evidentemente note all’estero più di quanto
realtà caratterizzata da lacune, ritardi e colpevoli omissioni. A siano capite e recepite da quanti ci hanno governato. Addirit-
distanza di decenni rimangono sostanzialmente inalterate le tura, pericolosa tendenza ben evidenziata da autorevoli perso-
grandi problematiche a lungo discusse e ci troviamo costante- nalità 2, i beni culturali vengono identificati sempre più fre-
mente alle prese con questioni pratiche e carenze strutturali quentemente come patrimonio monetizzabile e risorsa econo-
che non cambiano, anzi peggiorano, in virtù della progressiva mica all’occorrenza, anziché preziosa eredità da alimentare e
crescita del patrimonio da gestire e del diffuso disinteresse tutelare, come per altro stabilito costituzionalmente 3.
verso l’ambito culturale, vittima di un continuo declassa- C’è poi un problema di scale d’intervento e di eccessiva
mento che sta subendo a livello politico e istituzionale. A lati- frammentazione dello stesso. Il continuo balletto di ministeri,
tare è stata una reale sensibilità al tema da parte della classe creati e aboliti, accorpati e smembrati, non ha certo favorito
dirigente del nostro Paese e, al contempo, la capacità dei di- lo sviluppo di una politica unitaria che contemplasse una
retti interessati di far pesare le proprie posizioni e affrontare i strategia comune a difesa e per la gestione del multiforme pa-
problemi in termini unitari, limitandosi piuttosto a miriadi di trimonio italiano, rappresentato da ambiente, territorio, beni
piccole battaglie settoriali prive di una strategia di intervento culturali, così come dalla ricerca, che a tali settori dovrebbe
ampia e unitaria. Non possiamo quindi esimerci da una do- essere funzionale. Non solo: oltre che orizzontali, i conflitti di
vuta autocritica perché, se è vero che uno dei maggiori scogli competenza si sono sviluppati anche in senso verticale, con
è rappresentato dalle insufficienti risorse a disposizione, è al- reiterate rivisitazioni di ruoli e compiti dei vari livelli di go-
trettanto vero che abbiamo assistito nel tempo a enormi spre- verno, dallo Stato alle Regioni, dalle Province ai Comuni, da-
chi, grandi sperequazioni ed esempi di cattiva gestione da gli organi periferici ministeriali a quelli di amministrazione
parte degli operatori, a partire proprio da quanti afferenti alla locale. Una frammentazione, paradossale per un sistema di
sfera statale, spesso protagonisti di amministrazioni dispoti- marcata impronta centralistica, che ha contribuito a disper-
che e feudali del bene pubblico, che hanno notevolmente li- dere, anziché ordinare, le tessere di un mosaico in perenne ri-
mitato la libertà di ricerca 1. Sono mancate idee innovative, composizione e impossibilitato a giungere ad una rappresen-
nonché l’intelligenza (o forse l’umiltà) di saper guardare al- tazione definitiva.
trove, soprattutto a Paesi a noi vicini (ad esempio, Francia e A fronte di questa frenetica mutevolezza delle strutture di
Inghilterra), che hanno saputo evolversi nel tempo, arrivando governo e di controllo, la normativa sui beni culturali, fra le
a concepire modelli e pratiche di gestione decisamente più più precoci e già molto articolata nella prima metà del XX se-
evoluti del nostro. Paradossalmente, la sconfinata ricchezza colo 4, è rimasta troppo a lungo pressoché invariata, nono-
del patrimonio è stata vissuta come un freno più che come stante non fossero mancati gli argomenti e le riflessioni per un
un’opportunità e nemmeno è stata sfruttata per garantire una progressivo adattamento (è sufficiente ricordare l’eccellente
crescita culturale generalizzata e una maggiore coscienza operato della Commissione Franceschini, fra 1964 e 1967,
(prima ancora che conoscenza) della storia e delle espressioni che non ha trovato sbocco normativo come previsto) 5. La rin-
artistiche e materiali del nostro passato.
Le cause di questa situazione sono molteplici, a partire 2 Quella contro la mercificazione del patrimonio culturale è una delle grandi battaglie
dalla cronica carenza di finanziamenti: i beni culturali, al pari condotte in questi ultimi anni da Settis (SETTIS, 2002; SETTIS, 2005; SETTIS, 2010).
3
SETTIS, 2008.
della ricerca e dell’istruzione, rappresentano da sempre i set- 4 Facciamo riferimento alle prime iniziative legislative del 1902 (l. n. 185, provve-
tori ritenuti sacrificabili nei momenti di difficoltà (innumere- dimento molto tormentato e carente) e del 1909 (l. n. 364 Circa le antichità e le
voli i tagli patiti nel tempo) e mai considerati fondamentali belle arti, anche nota come legge Rosadi, che costituiva un notevole miglioramento
all’atto di operare grandi investimenti per lo sviluppo del rispetto alla precedente) ma soprattutto alle leggi del 1939 (l. n. 1089 e l. n. 1497)
che sono ancora alla base della normativa attuale.
Paese. In questo non possiamo identificare responsabilità spe- 5 La Commissione di indagine per la tutela e la valorizzazione delle cose di interesse sto-
cifiche, dal momento che il declassamento di tali settori è rico, archeologico, artistico e del paesaggio, istituita con la legge n. 310/1964 su proposta
del Ministero della pubblica istruzione, ha preso il nome di Commissione France-
1 Quello della liberalizzazione della ricerca è uno dei temi sui quali si è maggior- schini dal suo presidente (on. Francesco Franceschini). Venne costituita con il prima-
mente battuto negli anni Brogiolo, che ha più volte affermato la necessità di aprire rio intento di censire e qualificare il patrimonio culturale nazionale. I risultati dell’in-
la ricerca all’intera comunità archeologica senza interferenze e veti da parte delle dagine vennero raccolti in tre volumi pubblicati con il titolo “Per la salvezza dei beni
Soprintendenze e dei relativi funzionari (BROGIOLO, 1997; BROGIOLO, 2002). culturali in Italia” che costituiscono gli atti dei lavori prodotti e che consistono in 84

145
novata attività legislativa degli ultimi anni ha sicuramente ga- 1. IL
PIANO PAESAGGISTICO COME STRUMENTO PER LA
rantito dei significativi passi avanti, pur non potendosi consi- TUTELA, GESTIONE E VALORIZZAZIONE DEI BENI
derare particolarmente innovativa (o almeno non quanto ARCHEOLOGICI
avrebbe potuto esserlo). Tuttavia ha avuto il merito di riordi-
Quanto possiamo genericamente definire come pertinente
nare la materia, rinnovarla parzialmente e soprattutto riuscire
alla politica dei beni culturali ha trovato oggi, attraverso un
ad amalgamare, in un unico codice, la normativa sul paesaggio
lungo percorso, caratterizzato anche da fallimenti e ripensa-
con quella sui beni culturali, rafforzando ruolo, poteri e com-
menti, un sempre maggiore punto di contatto con quanto at-
petenze dei piani paesaggistici, già introdotti con la legge Ga-
tiene alla pianificazione territoriale. I due ambiti, infatti, si
lasso (1985), le cui direttive furono però nell’immediato so-
stanno caratterizzando per una profonda compenetrazione
stanzialmente disattese.
che coinvolge tanto gli oggetti del loro operare (beni culturali
La direzione verso cui occorre procedere deve essere, a no-
e paesaggistici, paesaggio, territorio e aree urbane) quanto i
stro avviso, quella di un maggiore coordinamento e collabora-
soggetti chiamati alla loro gestione (Stato, Regioni, ammini-
zione fra i differenti ambiti relativi alla gestione del bene cul-
strazioni locali e, sebbene con un ruolo ancora troppo margi-
turale e del paesaggio, finora strutturati in maniera piuttosto
nale, università, musei, enti e associazioni). Un lento, ma per
settoriale e con scarse compenetrazioni. Tutela, pianificazione
fortuna costante, processo di convergenza di intenti, interessi
e ricerca devono, invece, agire in forma sistemica e policen-
e protagonisti attivi che può forse rappresentare una solu-
trica 6, senza inutili sovrapposizioni ma con continue intera-
zione a fronte di un “consumo rapinoso e anti-sociale” 8 che
zioni atte a creare ampi quadri conoscitivi che possano con-
ha creato gravi disfunzionalità territoriali, sacrificando il pae-
sentire una politica coordinata di salvaguardia e valorizzazione
saggio a un’apparente crescita economica che oggi più che
all’interno delle modalità di programmazione territoriale e ur-
mai viene smentita dai fatti.
banistica. Affinché si possa completare un’effettiva e seria ri-
Per introdurre il tema, complesso e articolato anche per il
progettazione del bene culturale occorrerà inoltre favorire i
suo continuo divenire a livello legislativo, riteniamo utile
processi di condivisione dell’informazione non solo fra opera-
aprire una breve digressione storica sullo sviluppo delle com-
tori del settore, ma con la comunità allargata, alla quale appar-
petenze in ambito di pianificazione paesaggistica per eviden-
tiene di diritto l’eredità storica tramandataci dai secoli. Per riu-
ziare alcuni passaggi normativi fondamentali per capire quali
scire nell’intento sarà fondamentale curare e implementare gli
siano i gradi e le competenze decisionali nelle quali l’archeo-
aspetti comunicativi della conoscenza prodotta e rendere
logia può svolgere un ruolo attivo e propositivo all’interno
informata e partecipe delle opere di riqualificazione del patri-
delle politiche di tutela, gestione, valorizzazione e fruizione.
monio la cittadinanza, coinvolgendola anche attraverso inizia-
Puntiamo la nostra attenzione in particolare sullo stru-
tive di fruizione guidata e ragionata ai beni diffusi e ai paesaggi
mento dei piani paesaggistici perché convinti che, nonostante
storici. Sotto questo punto di vista, gli archeologi hanno or-
siano perfettibili e non possano rappresentare una soluzione
mai preso piena coscienza della strategica importanza del loro in grado di accontentare le differenti posizioni di giudizio in
ruolo pubblico 7, attraverso il quale passa anche la capacità materia, rappresentino a oggi il mezzo più efficace per la pro-
della disciplina di innovarsi e inserirsi nei processi decisionali mozione di una politica attiva e matura di gestione del patri-
per sfruttare conseguentemente le risorse che da questi pos- monio. Indipendentemente dalle valutazioni più o meno po-
sono derivare. Proprio quest’ultima rappresenta la sfida più sitive a cui si prestano, infatti, costituiscono un contesto sul
impegnativa e la possibile svolta per la promozione di una quale provare a sperimentare nuove strade per correggere (e
nuova stagione dell’archeologia, che sappia interpretare al me- non rivoluzionare) un sistema che ha chiaramente evidenziato
glio i numerosi cambiamenti (normativi, amministrativi, me- pecche e inadeguatezze alle quali è necessario trovare solu-
diatici) dell’ultimo decennio e consenta finalmente di uscire zione a fronte di una situazione che si è incancrenita nei suoi
dal guscio per aprirsi alla società civile. stessi limiti. Se ai piani paesaggistici è stata delegata la pro-
grammazione del territorio, non possiamo pensare a una
dichiarazioni dalle quali si evince chiaramente un quadro allarmato e allarmante del nuova stagione dell’archeologia che non passi anche e soprat-
degrado e della scarsa valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. All’interno di
queste dichiarazione, la Commissione provvedette anche a elaborare una nuova defini-
tutto dalla partecipazione attiva e propositiva alla loro costru-
zione di bene culturale (“ogni testimonianza materiale avente valore di civiltà”) che zione. Ignorarli o non considerarli passaggi prioritari per via
superava quella estetizzante del 1939 e che costituirà un costante riferimento nella di una differente concezione delle modalità di gestione del
successiva produzione normativa nel campo dei beni culturali. A questo proposito, bene culturale sarebbe un’occasione persa (l’ennesima) per
occorre ricordare che i lavori della Commissione sfociarono anche nell’emanazione di
alcune direttive di riforma legislativa (“nove raccomandazioni”) funzionali a un pro-
tentare una più forte affermazione dei valori della storia e
getto che potesse a breve interessare l’ambito dei beni culturali. Alla successiva Com- delle sue presenze materiali sul territorio.
missione Papaldo (istituita due volte, prima nel 1968 poi nel 1971) venne affidato Volendo semplificare il percorso a cui abbiamo precedente-
l’incarico di formulare un vero e proprio progetto di legge raccogliendo le indicazioni mente accennato, identifichiamo quattro tappe prioritarie 9:
fornite dalla Commissione Franceschini. Tale intento venne di fatto disatteso perché
occorrerà aspettare molti anni prima di assistere a una corposa azione legislativa nel
settore, ma non per questo è stato vano il contributo della Commissione, dal momento
8TURRI, 1990, p. 104.
che se ne rintracciano gli elaborati e le riflessioni anche nel recente Codice Urbani.
6 BROGIOLO, 1997; BROGIOLO, 2002; MANACORDA, 2008, pp. 245-259; CARAN- 9Per un approfondimento sugli sviluppi normativi in tema di pianificazione dei
DINI, 2008, pp. 152-168. beni culturali e paesaggistici, fino ai recenti “correttivi” del “decreto Urbani” si ri-
7 RICCI, 2006; MANACORDA, 2008, pp. 245-259; CARANDINI, 2008, pp. 145-152. manda a BREGANZE, 2008 e MARZARO, 2008.

146
1) LEGGE N. 431/1985 (LEGGE GALASSO): innestandosi sulla grammatico e giuridicamente prescrittivo della Conven-
l. n. 1497/1939 stabilì l’obbligo immediato per le Regioni zione ha quindi mirato a rivoluzionare il modo di concepire
di dettare specifica normativa d’uso e di valorizzazione am- e conseguentemente di amministrare il paesaggio. L’incisi-
bientale per il territorio di competenza, mediante la reda- vità con la quale si è imposta nei dibattiti politici dei singoli
zione di piani paesaggistici o di “piani urbanistico-territo- Paesi (e nell’opera di rapida revisione della normativa di ri-
riali con specifica considerazione dei valori paesistici e am- ferimento) testimonia della bontà di un testo giuridico che
bientali”. Va dato atto a questa legge di aver profonda- sembra essere pienamente riuscito, al netto delle normali
mente innovato la tutela dei beni paesaggistici, fino ad al- critiche cui è stato soggetto, a sviluppare l’intento politico
lora limitata alle “bellezze naturali e panoramiche”, me- da cui è scaturito.
diante l’introduzione di nuovi requisiti per la loro indivi- 3) D. LGS. N. 42/2004 (“CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL
duazione ed estendendo la casistica delle aree da sottoporre PAESAGGIO”): notevolmente influenzato da quanto indicato
a tutela, fra le quali le zone di interesse archeologico. In nella Convenzione, sebbene all’epoca ancora non ratificata,
questa fase lo Stato delegò in toto le politiche di pianifica- il cosiddetto Codice Urbani ha conferito alle Regioni (pre-
zione, riservandosi (attraverso il Ministero dei Beni Cultu- cedentemente erano delegate) le funzioni in materia di pae-
rali e Ambientali) una funzione di controllo delle modalità saggio ma soprattutto ha imposto la pianificazione paesag-
attuative. Nei fatti, nessun governo regionale seppe rispet- gistica sull’intero territorio regionale (e non più limitata-
tare il termine, effettivamente molto ristretto, per la reda- mente ai beni vincolati, come previsto dalla legge Galasso).
zione dei Piani e nemmeno il Ministero esercitò i previsti Quindi non più i soli “beni paesaggistici” (congiuntamente
poteri sostitutivi. Poco è cambiato con il successivo testo a quelli culturali) al centro della disciplina ma l’intero pae-
unico (d. lgs. n. 490/1999) che non ha rivoluzionato lo saggio, inteso come “territorio espressivo di identità, il cui
scenario di riferimento normativo e nemmeno ha saputo carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle
risolvere il problema dei termini di presentazione dei Piani loro interrelazioni”. Le Regioni sono pertanto tenute a di-
paesaggistici da parte delle Regioni. sciplinare l’intero territorio di competenza e la loro azione,
2) CONVENZIONE EUROPEA SUL PAESAGGIO: firmata a Firenze in una nuova prospettiva di livelli gerarchici decisionali, di-
il 20 ottobre 2000, fu ratificata solo sei anni più tardi (l. venta prevalente rispetto alle disposizioni di qualsiasi altro
nn. 14/2006) ma da subito ha iniziato a influire, per certi strumento urbanistico-territoriale. La pianificazione avviene
aspetti in maniera anche considerevole, sulla normativa in mediante individuazione di differenti “ambiti” (stabiliti,
materia di pianificazione 10. La Convenzione ha infatti im- sulla base delle caratteristiche naturali e storiche, in rap-
pegnato ciascun Paese a integrare il paesaggio nelle politiche porto alla rilevanza e integrità dei valori paesaggistici) a cia-
di pianificazione e in quelle a carattere culturale, ambien- scuno dei quali, proprio in funzione dei valori paesaggistici
tale, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che riconosciuti, devono essere attribuiti adeguati obiettivi di
possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio qualità che ne indirizzeranno lo sviluppo verso le finalità ri-
stesso. Inoltre, non si limita a invocare la necessità di proce- tenute prioritarie del particolare contesto.
dere alla pianificazione ma intende fornire anche indica- 4) LE MODIFICHE AL “CODICE URBANI”: il Codice dei Beni
zioni sulle modalità di realizzazione. Gli aspetti innovativi a Culturali e del Paesaggio (d’ora in poi Codice) ha vissuto
livello concettuale riguardano un’estensione quantitativa del una lunga stagione di “correttivi” che, in particolare, ne
paesaggio (ogni parte del territorio è idonea a esprimere un hanno adeguato la sostanza a quanto ratificato dalla Con-
paesaggio, purché risulti identificata nella percezione della venzione Europea sul Paesaggio (l. n. 14/2006) e a un
popolazione) 11, una qualitativa (paesaggio concepito come massiccio intervento statale in materia di tutela, formaliz-
occasione per promuovere, nel lungo periodo, benessere, zato nel d. lgs. n. 63/2008 12. Proprio su quest’ultimo
identità e sviluppo) e infine un’estensione politica, dal mo- punto vale la pena di fare chiarezza: se prima infatti la
mento che non viene visto esclusivamente come oggetto di competenza era appannaggio delle Regioni (in virtù del
salvaguardia, bensì anche di gestione e pianificazione. In al- precedente conferimento di funzioni), già nel decreto cor-
tri termini, il paesaggio viene dilatato come nozione e disci- rettivo del 2006 si introduceva l’ipotesi che le stesse potes-
plina giuridica; conseguentemente muta anche la funzione sero operare “anche in collaborazione con lo Stato”. Due
della pianificazione paesaggistica, che trascende la tradizio- anni dopo, con il sopracitato decreto legislativo, il ruolo
nale azione di tutela e valorizzazione per abbracciare una delle Regioni viene completamente rivisitato, dal mo-
più ampia e organica politica di perseguimento di obiettivi mento che le funzioni amministrative di tutela dei beni
di qualità, di riqualificazione delle aree degradate e di indi- paesaggistici e delle aree tutelate per legge (nelle quali rien-
viduazione di linee di sviluppo compatibili con i diversi va-
lori paesaggistici riconosciuti. Il carattere politicamente pro- 12 I correttivi introdotti nel 2008 sono fondati sulla proposta elaborata da una

Commissione tecnica creata in seno al Ministero per i Beni e le Attività Culturali,


presieduta da Salvatore Settis. In realtà, il testo del Codice approvato dal Governo
10 Sulle influenze normative della Convenzione Europea sul Paesaggio, in questa sede nel 2008 presenta delle sostanziali differenze rispetto a quanto indicato da questa
appena tratteggiate, si rimanda a PRIORE, 2008; SCIULLO, 2008 e SCIULLO, 2009. Commissione a causa di modifiche introdotte in seguito al dibattito politico svi-
11 A tal proposito, Settis ha espresso perplessità su un eccessivo sbilanciamento “in fa- luppatosi tra i rappresentanti dello Stato e gli enti territoriali (Conferenza unificata
vore di una visione del paesaggio inteso come percezione/aspirazione che di esso, e verso Stato-Regioni) e all’intervento di alcune Commissioni parlamentari che si sono
di esso, in quanto contesto di vita, hanno le popolazioni locali” (SETTIS, 2008, p. 35). successivamente espresse in merito.

147
trano quelle archeologiche in virtù degli articoli 142 e agli ambiti aventi valore paesaggistico e gestiti in forma di-
157) vengono ora esercitate “dallo Stato e dalle regioni” retta dalle Regioni.
con il fine di garantire “un livello di governo unitario” (art. Chi scrive non ritiene di avere le dovute conoscenze e
5, comma 6 del Codice). L’art. 139, comma 3, addirittura competenze per poter fornire contributi originali e stretta-
sancisce la “potestà esclusiva dello Stato di tutela del pae- mente pertinenti alla questione, ma si limita a condividere le
saggio quale limite all’esercizio delle attribuzioni delle re- preoccupazioni per la possibile mancanza di una disciplina
gioni”. Il Ministero può inoltre procedere alla dichiara- unitaria per l’intero territorio e per possibili conflitti che fini-
zione di notevole interesse pubblico che costituisce parte rebbero inevitabilmente per bloccare o rallentare i processi di
essenziale del piano paesaggistico, ponendosi addirittura pianificazione. Non possiamo infatti non evidenziare il ri-
sopra esso nelle sue valenze vincolistiche. In definitiva, schio che il coinvolgimento centralistico possa nei fatti rive-
come stabilito dall’art. 135, comma 1, l’elaborazione dei larsi più teorico che pratico e finire inevitabilmente per para-
piani paesaggistici avviene congiuntamente (co-pianifica- lizzare gli aspetti (pure urgenti) di tutela dei valori paesaggi-
zione) fra Ministero e regioni (nominate senza maiuscola stici del territorio. Qualora si verificasse, per via di una pro-
iniziale, come giustamente sottolineato da Breganze) 13 se- lungata assenza di pianificazione congiunta, tale paralisi
condo modalità che prevedono la stipula di apposite in- avrebbe inoltre pericolose conseguenze sui livelli amministra-
tese. In virtù di queste modifiche, il Ministero provvede tivi minori: province e soprattutto comuni. Questi enti ri-
quindi alla definizione delle linee fondamentali dell’assetto marrebbero infatti privi delle necessarie linee guida per l’at-
del territorio nazionale al fine di indirizzare la pianifica- tuazione delle previste finalità di contenimento del consumo
zione, collaborando con le Regioni per l’adozione dei ne- del territorio e della sua riqualificazione che rappresenta, in-
cessari indirizzi e criteri, che diverranno propri, a cascata, vece, uno dei contenuti più innovativi della disciplina codici-
delle politiche di programmazione degli enti pubblici terri- stica. Situazioni del genere possono essere vissute dalle realtà
toriali e degli enti di settore, secondo un sistema gerarchico comunali come una preoccupante menomazione, ma pos-
(a dire il vero non più obbligatorio dopo gli ultimi corret- sono anche rappresentare, per gli stessi (almeno per quelli
tivi) che vede i piani paesaggistici al vertice della piramide meno virtuosi, specie se con le casse disastrate), la miglior via
normativa e disciplinare del governo del territorio. d’uscita per risolvere i problemi finanziari mediante un’indi-
scriminata e massiccia aggressione al territorio finalizzata a
In definitiva, il lungo processo, solo sommariamente de- percepire i sempre più appetibili oneri di urbanizzazione.
scritto, ha avuto il merito non trascurabile di imporre una di- D’altro canto, consideriamo positiva la presenza statale in
sciplina per la regolamentazione del paesaggio, dei beni pae- materia di beni paesaggistici (e conseguentemente sulle aree di
saggistici e di quelli culturali, finalmente equiparati nella for- interesse archeologico), vedendo in essa una garanzia a fronte
mazione di un unico sistema di tutela, gestione e valorizza- di possibili lassismi di talune amministrazioni regionali in ma-
zione. Non sono ovviamente mancate le critiche, rese più teria di paesaggio e beni culturali. Siamo per altro convinti che
aspre soprattutto dalle modifiche apportate dai correttivi del la dialettica sviluppata fra Stato e Regioni nell’ambito delle di-
2008 14. In particolare, le maggiori perplessità si sono concen- namiche di co-pianificazione possa essere sì problematica (e
trate sulla questione della definizione delle competenze, in se- forse comporterà qualche difficoltà o ritardo nelle attuazioni
guito al nuovo ruolo assunto dallo Stato in una parte assolu- dei piani) ma al contempo possa fornire gli strumenti per in-
tamente strategica dei processi di pianificazione. Lo Stato, in- centivare, mediante la sua inclusione nei piani paesaggistici,
fatti, ha sostanzialmente assunto la titolarità in materia di tu- una politica di vincolo inteso non più come mero sigillo di di-
tela dei beni paesaggistici, pur senza estrometterne le Regioni, vieti, ma piuttosto come necessario indicatore di modalità
alle quali conferma invece un ruolo autonomo per quanto conservative e di fruizione qualificata e sostenibile del bene
concerne le funzioni di pianificazione, valorizzazione e utiliz- paesaggistico. Appare infine ampiamente condivisibile il fatto
zazione della restante parte del territorio, non soggetta a vin- che l’azione centralistica dello Stato, intesa come coordina-
colistica. In molti vedono in questa ripartizione di compe- mento su larga scala di sistemi locali, possa assicurare una poli-
tenze un grosso limite, costituito dalla supposta difficoltà di tica unitaria e soprattutto risponda pienamente al dettato co-
pervenire a un piano unitario a causa di un’azione di pro- stituzionale (art. 9) secondo il quale spetta alla Repubblica
grammazione che risulta spezzata fra un livello di co-pianifi- (costituita da Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni
cazione (Regioni, ma soprattutto Stato), legato ai beni pae- e Stato) tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
saggistici, e un altro di esclusiva competenza regionale per della Nazione. Se, come affermato dalla stessa Convenzione
quanto riguarda la gestione del paesaggio in senso lato. A tal europea, il paesaggio deve essere concepito come occasione per
proposito riteniamo utile sottolineare il differente uso di ter- promuovere, nel lungo periodo, benessere, identità e sviluppo,
mini introdotto dal Codice, che distingue fra “tutela”, appli- allora non si può non pensare che lo stesso, congiuntamente al
cata ai beni paesaggistici e di pertinenza primaria dello Stato patrimonio culturale, sia espressione di identità nazionale,
(in posizione autonoma e concorrente rispetto alle funzioni prima ancora che locale.
regionali), e “salvaguardia” indirizzata invece al paesaggio e La buona applicazione del Codice dipenderà quindi in mi-
sura determinate (e probabilmente con risultati differenti nelle
13
varie regioni) tanto dalle capacità di interazione e fattiva colla-
BREGANZE, 2008.
14 A tal proposito si rimanda in particolare a MARZARO, 2008 e AMOROSINO, 2008. borazione fra gli organi statali e regionali, quanto dalle qualità

148
che sapranno esprimere le parti in causa a livello organizzativo Un’altra forma di buona collaborazione è stata quella che ha
e nella capacità di coinvolgimento dei soggetti chiamati a col- portato all’individuazione degli ambiti urgentemente necessi-
laborare alle varie fasi di redazione dei piani. In quest’ottica è tanti di misure di tutela (quindi classificati come aree archeo-
auspicabile, anche se non previsto esplicitamente dal Codice logiche ai sensi della lettera m comma 1 dell’art. 142 del Co-
ma solo, più genericamente, dal buon senso amministrativo, dice), definite grazie al lavoro congiunto e sistematico fra i
un atteggiamento di marcata impronta inclusiva delle princi- gruppi di ricerca delle Università (schedatura di aree archeo-
pali competenze disponibili sul territorio, a partire dalle mi- logiche) e le Soprintendenze (aree sottoposte a vincolo).
gliori realtà accademiche che possono essere chiamate dalle Oltre alla Puglia, altre regioni hanno sperimentato con
Regioni a confrontarsi con quelle ministeriali in un’ottica di esiti alterni le novità introdotte in materia di pianificazione
dialogo e condivisione di strumenti e banche dati 15. territoriale 19. Fra queste, anche la Toscana sta rispondendo
Gli esempi positivi non mancano e riguardano, fra gli altri, alla necessità di revisione e completamento del Piano Paesag-
la proficua esperienza pugliese, nella quale un eterogeneo gistico vigente attraverso un’integrazione del proprio PIT
gruppo di lavoro, comprendente i quattro atenei regionali e la (Piano di Indirizzo Territoriale) 20, allo scopo di dare piena at-
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici (e tuazione ai disposti del Codice e completare così il percorso
con il supporto tecnico di Tecnopolis Csata, oggi rinominata
come Innova Puglia), ha collaborato alla realizzazione della 19 A titolo esemplificativo citiamo la Sardegna, il cui Piano Paesaggistico Regionale
Carta dei Beni Culturali della Puglia nell’ambito del processo (PPR) è stato il primo a conformarsi alle linee guida della Convenzione Europea per
di redazione del nuovo Piano Paesaggistico 16. Il progetto, se- il Paesaggio, seguendo le direttive del Codice riguardo alla co-pianificazione Stato -
Regione e al coinvolgimento degli enti territoriali. Proprio su questo punto Azzena
guendo le direttive del Codice, ha saputo ben coniugare la ha individuato le maggiori criticità, legate principalmente alla mancanza di coordi-
fase di formazione del quadro conoscitivo (oltre 10.000 siti namento (AZZENA, 2009, pp.172-173). Una legge regionale ha infatti imposto ai
finora censiti, ma si tratta ovviamente di un work in progress) Comuni l’approvazione dei propri PUC (Piani Urbanistici Comunali) in adegua-
con quella successiva di definizione dei valori paesaggistici da mento alle disposizioni del PPR, delegando l’individuazione e mappatura delle emer-
genze di interesse archeologico. Il problema è però sorto dal momento in cui ciascun
tutelare e valorizzare. Il prodotto finale ha saputo superare il Comune ha approntato una propria soluzione, senza che vi fossero strumenti co-
tradizionale carattere vincolistico al fine di procedere a una muni e linee guida condivise: all’eterogeneo puzzle di sistemi di archiviazione e ap-
valorizzazione attiva del patrimonio territoriale e paesistico, procci metodologici si è poi aggiunto il SIT archeologico regionale. Il risultato finale
“coniugando identità di lunga durata e innovazione di breve è stato fortemente penalizzato dall’incapacità di giungere alla reale integrazione dei
dati, con il conseguente ricomporsi di un “rumore informativo”, sprecando così una
periodo, paesaggio e economia, valore di esistenza e valore preziosa opportunità e vanificando di fatto gli enormi e apprezzabili sforzi profusi
d’uso in forme durevoli e autosostenibili” 17. L’esperienza pu- per un censimento di così vasta portata. In questo modo, conclude Azzena, l’assenza
gliese si è dotata di strumenti concettualmente anche origi- di coordinamento non ha solo limitato l’attività di ricerca, ma rischia di estendersi
nali, dal momento che ai più tradizionali concetti di sito e anche alle politiche gestionali e alle azioni pianificatorie attuate attraverso i previsti
canali a scala regionale e comunale. Possiamo quindi considerare che l’esperienza
UT ha abbinato quello di sito pluristratificato, ma soprat- sarda ha avuto il grosso merito di mettere in campo un vasto apparato finalizzato alla
tutto quello di Contesto Topografico Stratificato (CTS) per la catastazione della risorsa archeologica, così come previsto dalla necessità di comporre
definizione di porzioni di territorio particolarmente rilevanti articolati quadri conoscitivi del territorio, ben sfruttando la disciplina paesaggistica
per le peculiarità del patrimonio culturale e ambientale che li nell’estensione di deleghe e competenze (ricordiamo che questo PPR è antecedente
agli ultimi correttivi). Tuttavia ha trovato proprio in questa articolata e diffusa rami-
caratterizza. Con i CTS sono infatti state individuate delle ficazione, il principale limite alla definizione di un quadro unitario e omogeneo. Dal
aree piuttosto limitate (massimo 30 kmq) caratterizzate dalla paragone con l’esperienza pugliese emerge come la strategia adottata in Sardegna sia
presenza di insiemi complessi e stratificati di beni culturali (di stata quindi troppo dispersiva (immaginiamo anche a livello di costi dell’opera) e,
varia epoca e natura) connotati da una forte integrazione con aggiungiamo, non abbia saputo garantirsi il prezioso contributo che invece hanno as-
sicurato gli atenei in Puglia. Sempre a titolo esemplificativo, in tempi più recenti è
il contesto paesaggistico circostante. Non si tratta quindi solo stato adottato il Piano Paesaggistico Regionale del Piemonte (dgr. n. 53-11975 del 4
della concentrazione e perimetrazione di singoli siti di per sé agosto 2009), che si contraddistingue, in seguito alle più recenti novità normative,
rilevanti, ma piuttosto, mediante un disciplinato percorso in- per la stretta collaborazione fra Regione e Ministero per i Beni e le Attività Culturali
terpretativo, di “veri e propri sistemi, nei quali è possibile co- (sottoscritto nel marzo 2008 un protocollo d’intesa). In questo caso, il coinvolgi-
mento degli enti territoriali sembra meglio strutturato e calibrato sulle effettive possi-
gliere la stratificazione e le relazioni coevolutive che nel bilità degli stessi, con precisi ruoli assegnati alle Province (chiamate a collaborare per
tempo hanno legato patrimonio culturale e ambientale” 18. il riconoscimento dei valori paesaggistici, la verifica dei contenuti e la consulenza
mediante indicazioni tecniche) e ai Comuni (precisazione alla scala urbanistica dei
criteri normativi). Il PPR, articolato nelle tre funzioni di tipo conoscitivo (lettura
15 Su tale punto non sono mancate autorevoli riflessioni e inviti a dare finalmente
strutturale), regolativo (applicazione del Codice) e strategico (definizione di politiche
realizzazione a politiche inclusive (anche se in differente misura e attraverso modi e attive) è avanzato di pari passo (dal documento programmatico all’adozione: due
attori differenti) e a una collaborazione più o meno allargata, finalizzata in primis strumenti distinti, benché redatti con attenzione alle loro intersezioni, a partire da
alla tutela, nel cui ambito tutti riconoscono comunque l’esigenza di un ruolo di un comune quadro strategico) con il Piano Territoriale Regionale, in vero piuttosto
garante e supervisore da parte dello Stato. Al riguardo si rinvia a FRANCOVICH, limitato nell’affrontare i valori paesaggistici. Questi ultimi sono invece ben tratteg-
1979; BROGIOLO, 1997; BROGIOLO, 2002; SETTIS, 2002, pp. 58-66; MONTELLA, giati e articolati all’interno del PPR, nel quale viene posta particolare attenzione al-
2003, pp. 379-390; MANACORDA, 2007; MANACORDA, 2008, pp. 245-259; CA- l’integrazione fra la dimensione ambientale e gli aspetti culturali e paesaggistici del
RANDINI, 2008, p. 161 e pp. 180-193 e BROGIOLO, 2009. territorio, puntando molto sulla loro riconoscibilità e fruibilità come strategia per
16 Per un approfondimento si rimanda a LUCCHESI-CARTA-DI ZANNI. 2008; LA-
una conservazione di tipo attivo. Nel caso piemontese ha avuto un buono sviluppo
MACCHIA, 2009; DI ZANNI-LAURENZA-VOLPE, 2009 e VOLPE et alii, 2009. Per una la politica di gestione vincolistica e dei beni culturali e ambientali, ambiti nei quali la
contestualizzazione della Carta dei Beni Culturali all’interno del Piano Paesaggi- regione può vantare una consolidata tradizione, mentre le maggiori critiche sem-
stico Territoriale Regionale si vedano MAGNAGHI, 2008 e MAGNAGHI, 2009. brano rivolte a un carente atteggiamento “paesaggistico” in fase di pianificazione e
17 MAGNAGHI, 2007, p. 10.
progettazione dei nuovi spazi insediativi (CASSATELLA, 2010).
18 LAMACCHIA, 2009, p. 5. 20 ALLEGATO A, 2011.

149
istituzionale avviato con il Ministero già dal 2007 21. In que- regionale e il repertorio della Carta Archeologica della Provin-
sto caso si tratta di un aggiornamento di quello a oggi vi- cia di Siena; dall’altro, la Soprintendenza può contare sulla
gente, che pone comunque alcune criticità per via degli ade- schedatura dei principali progetti di cartografia archeologica
guamenti necessari, rispetto alle precedenti stesure, in seguito promossi nel tempo in ambito toscano, oltre a un’articolata
all’introduzione dei già citati correttivi. A tal fine è stata sti- collezione di segnalazioni che i funzionari hanno progressiva-
pulata una convenzione, fra la Facoltà di Architettura dell’U- mente inserito per le aree di competenza 23. Non si tratterà
niversità di Firenze e la Direzione Generale Politiche Territo- ovviamente di un censimento completo, ma potrebbe arrivare
riali e Ambientali della Regione Toscana, per l’avvio di un a includere, secondo le prime stime, un patrimonio di quasi
percorso di approfondimento che preveda la partecipazione 20.000 segnalazioni, provenienti da molteplici fonti (scavi, ri-
allargata della comunità scientifica dei tre atenei toscani 22. Il cognizioni, attestazioni archivistiche eccetera): una buona
progetto, avviato su iniziativa dell’Assessore regionale al go- base per garantire un quadro conoscitivo piuttosto esaustivo
verno del territorio Anna Marson e affidato al coordinamento del territorio. In effetti, come nel caso della Puglia, la reda-
del professor Paolo Baldeschi, consentirà il previsto adegua- zione del Piano Paesaggistico e la necessità di accordi fra Re-
mento nel giro di poco più di un anno, con l’adozione da gione e Ministero, possono riuscire laddove molto spesso non
parte del Consiglio Regionale prevista per l’estate 2013. si era riusciti ad arrivare: collaborazione e integrazione fra
La costruzione del quadro conoscitivo si sta basando su un banche dati degli atenei e delle Soprintendenze. Una solu-
articolato lavoro di censimento tanto degli elementi paesaggi- zione logica, che solo le barriere storicamente alzate fra le due
stici quanto dei beni culturali: le varie unità di ricerca, divise parti possono far sembrare innovativa se non, per certi
per sfere di competenza, procedono all’identificazione e cata- aspetti, rivoluzionaria. Qualora questa prassi diventasse la
logazione dei differenti aspetti territoriali secondo le rispettive norma, questo sarà sicuramente uno dei maggiori meriti da
prospettive e quindi alla mappatura dei valori paesaggistici ri- ascrivere al nuovo Codice e alla nuova stagione di pianifica-
conosciuti. zione territoriale. Rimaniamo, invece, scettici sulla possibilità
In ambito archeologico, i primi seminari operativi hanno che queste condizioni possano essere replicate in forma siste-
avuto il grosso merito di favorire un confronto fra le compo- matica in molte regioni, ma consideriamo queste prime espe-
nenti universitarie (nella fattispecie l’unità di ricerca dei beni rienze come un segnale benaugurante per una possibile inver-
archeologici, costituita interamente all’interno dell’ateneo se- sione di tendenza che non può che avere ricadute positive
nese e coordinata dai professori Cambi e Valenti, con il sotto- sulle singole parti in causa, oltre che ovviamente per i soggetti
scritto e Luisa Zito come assegnisti) e quelle ministeriali (So- di tali sforzi: il paesaggio e la sua pianificazione.
printendenza Archeologica della Toscana, nella persona del Terminate le fasi di catalogazione e quindi di composi-
soprintendente Anna Maria Barbera, e Direzione Generale zione del quadro conoscitivo (nel PIT toscano è presente un
per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, rappresen- elaborato specifico denominato “Atlante ricognitivo delle ri-
tata da Marinella Del Buono e Anna Patera). I primi incontri sorse archeologiche”), il processo di valutazione del censi-
sono stati mirati a una ricognizione dello stato dell’arte nella mento operato procede mediante un approccio di tipo oli-
catalogazione della risorsa archeologica regionale e hanno evi- stico, nel quale la singola evidenza viene percepita e conside-
denziato un altissimo potenziale derivante dall’integrazione rata, in relazione a quelle circostanti, come testimonianza sto-
delle rispettive banche dati. Proprio in questa prospettiva rica di una stratificazione paesaggistica. Quest’ultima disegna
sono stati organizzati i lavori della prima fase, nella quale ab- un continuum di cui la traccia archeologica non rappresenta
biamo proceduto con la “mediazione” della Regione, alla ri- che una parte, più o meno consistente, del lunghissimo pro-
cerca di una soluzione per rendere compatibili i differenti ar- cesso di formazione e progressiva alterazione del paesaggio,
chivi sulla base dell’individuazione dei campi comuni (en- dal quale ha ereditato risorse e precedenti palinsesti (antropici
trambi i database sono sostanzialmente basati, pur con riela- e fisico-ambientali) e che ha a sua volta consegnato, più o
borazioni originali, sui dizionari e sulle direttive emesse dal- meno mutato, alle epoche successive 24. In quest’ottica, le aree
l’ICCD) e di eventuali voci aggiuntive necessarie alla forma- di interesse archeologico di cui all’Art.142, comma 1, lettera
zione di un quadro conoscitivo improntato alla pianifica- m (da cui la dizione ormai convenzionale di “zone m”) 25 non
zione. Trovata la soluzione informatica, sarà successivamente
necessario procedere all’integrazione delle banche dati in un 23 CAMILLI, 2007.
unico sistema di archiviazione. Questo lavoro comporterà un 24 Per una definizione di paesaggio e per una sintetica ma esaustiva trattazione delle
grosso sforzo (creazione di un’unica scheda per ciascun conte- principali tappe del dibattito sul concetto di paesaggio e delle sue stratificazioni in
sto schedato da entrambe le parti) ma restituirà verosimil- ambito storico-geografico e archeologico si rimanda a CAMBI, 2011, pp. 110-117.
25 Le “zone m”, in vero, erano già state introdotte dalla cosiddetta legge Galasso (l. n.
mente un database numericamente consistente e dettagliato, 31/1985) e sono rimaste inalterate nel nuovo Codice. La normativa del 1985 aveva
quanto di più vicino a un censimento (quasi) completo della infatti radicalmente modificato la tutela dei beni paesaggistici, evolvendo dall’ideali-
risorsa archeologica regionale nota. stica concezione delle “bellezze naturali e panoramiche” della l. nt. 1497/1939 a un
Da un lato infatti, l’Università può mettere a disposizione più articolato e multiforme sistema di requisiti utili alla definizione di bene paesaggi-
stico. In una più vasta casistica delle zone da tutelare venivano infatti ora compresi
un lungo lavoro di schedatura della letteratura archeologica anche i territori costieri e lacustri (per una fascia di 300 metri dalla linea di battigia),
i corsi d’acqua (150 metri dagli argini), le montagne alle quote più alte (1.600 metri
21 INTESA, 2007. per l’arco alpino, 1.200 per la regione appenninica), i ghiacciai, i parchi e le riserve, i
22 RAPPORTO FINALE, 2011. territori boschivi, i vulcani e, appunto, le zone di interesse archeologico.

150
possono essere viste come semplici aree di presenze archeolo- come competerebbe a un organo statale, e al contempo le Re-
giche di rilievo, ma piuttosto come elementi di interazione gioni sappiano trovare validi riferimenti sul territorio per ac-
con il tessuto paesaggistico circostante 26, che anche grazie alla crescere ulteriormente la banca dati in divenire. Le università,
loro azione ha assunto caratteri che lo distinguono e caratte- qualora abbiano svolto significativi lavori di censimento della
rizzano in forma particolare. Finora sono state riconosciute in risorsa archeologica, possono proporsi come validi referenti, a
Toscana oltre ottanta 27 “zone m” grazie all’operato congiunto patto di poter ricevere adeguate risorse per svolgere un lavoro
degli organi periferici del MiBAC (Direzione Regionale, So- indirizzato, a questo punto, non solo alla sfera scientifica, ma
printendenze per i Beni Paesaggistici, Soprintendenza Ar- anche a quella amministrativa. Una sinergia, questa, che ha
cheologica) nel periodo 2009-2011. La ricognizione, delimi- già prodotto buoni risultati in varie regioni e che dovrebbe es-
tazione e rappresentazione delle zone d’interesse archeologico sere istituzionalizzata, conferendo così alle università un ruolo
è avvenuta secondo precisi e rigorosi criteri riconducibili sin- attivo che è stato finora da più parti inutilmente invocato 30
teticamente alla presenza di giacimenti d’interesse paleontolo- ma ancora non formalizzato, privando le politiche pianifica-
gico, testimonianze di periodo preistorico, insediamenti d’al- torie di un importante interprete e di una preziosa risorsa.
tura di periodo protostorico o etrusco, necropoli monumen- Del resto non possiamo ignorare il presupposto, largamente
tali, centri abitati, edifici sacri (pubblici o privati), complessi condiviso, che non possono esserci tutela, pianificazione e va-
produttivi e infrastrutture antiche 28. Una volta ratificate dalla lorizzazione senza conoscenza, essendo tali concetti profonda-
Giunta Regionale, queste aree vengono garantite mediante i mente compenetrati e non così nettamente separabili gli uni
procedimenti di autorizzazione paesaggistica obbligatori per dagli altri. La stessa Costituzione sancisce, nell’ormai noto e
qualsiasi intervento di modifica previsto al loro interno. Il ampiamente dibattuto art. 9, la consequenzialità dell’azione
principio su cui basare la tutela diventa quindi la compatibi- di tutela rispetto alla ricerca e alla cultura 31. Troviamo dun-
lità rispetto alle prescrizioni d’uso stabilite dal PIT: tale proce- que difficilmente giustificabile lo scarso coinvolgimento delle
dura viene attuata allo scopo di assicurare il mantenimento università non certo nello svolgimento delle politiche di tu-
degli elementi caratterizzanti e favorire la valorizzazione delle tela e pianificazione, quanto invece nella costruzione di quella
aree, secondo quanto previsto dal Codice stesso. conoscenza, necessaria e preliminare, che trova logicamente la
Nel corso della fase redazionale del nuovo Piano Paesaggi- sua principale sede negli ambienti accademici.
stico attualmente in atto, è possibile che i siti di interesse ar- Entrando nel merito delle politiche di pianificazione e tutela
cheologico possano ulteriormente aumentare, grazie anche al non possiamo trascurare un fattore che condiziona pesante-
preventivato incremento delle banche dati, garantito dal già mente, in negativo, la conservazione dei paesaggi storici, vale a
citato accordo di integrazione delle schedature. Quella di per- dire l’assenza dei periodi post-classici nell’archeologia “istituzio-
venire alla costruzione di un unico sistema informativo per nale”. Il problema, ben noto e al centro del dibattito da de-
ciascuna regione (accontentandoci di questa scala e conside- cenni, non ha ancora trovato una soluzione (se escludiamo la
rando realisticamente impossibile un unico database nazio- particolare attribuzione di competenze tuttora in essere a livello
nale) è in effetti la soluzione auspicata a più riprese dai princi- di Soprintendenze) ma risuona ancora più forte nel momento
pali esponenti del dibattito in materia di politica dei beni cul- in cui si è finalmente giunti alla correlazione dei beni culturali
turali, che concordano unanimemente sulla necessità di una con le stratificazioni paesaggistiche. La domanda più imme-
reale e ampia condivisione dei dati, indipendentemente da diata non può che essere: quale comprensione dei depositi sto-
come essa possa avvenire 29. In un contesto nel quale il “si- rico-territoriali è possibile se le ultime fasi a essere ufficialmente
stema paesaggio” può e deve essere gestito nel suo complesso riconosciute sono quelle relative alle fasi tardoantiche? È am-
(dalla tutela alla gestione) mediante processi di compartecipa- missibile una cesura così prolungata, a maggior ragione se a es-
zione, il primo sforzo deve essere indirizzato quindi proprio sere escluse sono le epoche più vicine a quella odierna? E conse-
alla costruzione di quadri conoscitivi più ampi e completi guentemente: quale pianificazione può essere attuata a fronte di
possibile. Sotto questo punto di vista occorreranno sforzi bi- quadri conoscitivi così parziali? Si tratta ovviamente di do-
direzionali affinché le Soprintendenze e gli organi ministeriali mande retoriche alle quali però ancora non si è saputo dare una
si impegnino nella trasposizione in formato digitale degli risposta concreta. Nella già citata definizione delle zone di inte-
enormi archivi di cui dispongono, aprendoli al pubblico resse archeologico in Toscana, per esempio, nessun sito medie-
vale è stato finora al centro di un’azione di tutela esplicita e
26 La disciplina del PIT definisce zone di interesse archeologico quelle “caratteriz- questo risulta quanto meno anacronistico se teniamo conto
zate da requisiti, compresenti e concorrenti, che derivano dalla presenza di beni ar- dell’influenza del medioevo nei paesaggi urbani e rurali della
cheologici – emergenti o sepolti – e dall’intrinseco legame che essi presentano con regione (ma la considerazione può essere tranquillamente estesa
il paesaggio circostante, così da dar vita a un complesso inscindibile contraddi- a tutto il territorio nazionale). E neppure può essere una solu-
stinto da una profonda compenetrazione fra valori archeologici, assetto morfolo-
gico del territorio e contesto naturale di giacenza” (Disciplina dei Beni Paesaggistici, zione convincente quella di far rientrare la tutela dei siti medie-
art. 3, comma 2, lett. m). vali nell’ambito dell’art. 136 del Codice (“Immobili e aree di
27 Dato aggiornato all’aprile 2010 (fonte: DEL BUONO et alii, 2010).
28 Per un approfondimento dei criteri adottati, doveroso al fine di evitare frainten- 30 SETTIS, 2002, pp. 58-66; CARANDINI, 2008, pp. 186-193; BROGIOLO, 1997;
dimenti dovuti a una presentazione sommaria e molto generica nel testo, si ri- BROGIOLO, 2002; BROGIOLO, 2009.
manda a DEL BUONO et alii, 2010. 31 Costituzione della Repubblica Italiana-Principi fondamentali. Articolo 9: “La
29 Limitandoci a citare solo alcuni fra i contributi più recenti, ricordiamo CARAN-
Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
DINI, 2008, pp. 186-193, BROGIOLO, 2009; VALENTI, 2009. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

151
notevole interesse pubblico”) 32, dal momento che tale articolo aree tutelate per legge (fra le quali le “zone m”), ma comunque
permette la tutela di contesti caratterizzati sostanzialmente da oggetto di un’azione di salvaguardia che ne preservi e valorizzi
una condizione di monumentalità, escludendo quindi i depo- i contenuti nell’ambito di un’iniziativa autonoma della singola
siti sommersi o quelli privi di una connotazione monumentale, regione 35. Insomma, pur trattandosi di un’opportunità “mi-
che pure potrebbero presentare grosse potenzialità archeologi- nore”, quella degli ulteriori contesti può essere una possibile
che e significativi riscontri nella lettura e valorizzazione dei pae- alternativa per ovviare alle mancanze (nelle competenze prima
saggi circostanti. Vale inoltre la pena di sottolineare come, pro- che negli intenti) delle soprintendenze archeologiche. Il fatto
prio all’interno di questo articolo, sia stata volutamente elimi- che non vi sia una disciplina chiarificatrice in grado di conno-
nata qualsiasi forma di riferimento ai contesti archeologici: la tare il reale significato di questo passaggio così (volutamente?)
“Commissione Settis” (come già ricordato chiamata a elaborare generico del Codice, assicura la possibilità di sfruttare questo
una proposta per i correttivi del 2008) aveva infatti previsto strumento legislativo, adattandolo alla copertura dei vuoti
una formulazione differente rispetto a quella poi risultata defi- normativi e delle carenze strutturali del sistema. Con una sem-
nitiva alla lettera c). Il Codice prevede infatti che possano essere plice e banale metafora, un foglio bianco in attesa di essere
compresi fra gli immobili e aree di notevole interesse pubblico scritto da chi più e meglio di altri saprà fornire una motivata
“i complessi di cose immobili che compongono un caratteri- interpretazione del concetto e una convincente condizione ap-
stico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri plicativa, che sarà ovviamente trasversale nei contenuti, in uno
e i nuclei storici”. In realtà, la commissione tecnica aveva sug- scenario onnicomprensivo di quanto attiene al paesaggio e alle
gerito l’inserimento, nella parte finale, di “ivi comprese le zone sue differenti stratificazioni, financo alla sua percezione. Se
di interesse archeologico”, passaggio che è stato però abolito e nell’immediato quello degli ulteriori contesti può rappresen-
sostituito appunto da “inclusi i centri e i nuclei storici”, confer- tare, in alcuni casi, una misura tampone (o magari la risposta a
mando quindi una preferenza all’identificazione della monu- un’emergenza) non possiamo però trascurare i rischi insiti nel
mentalità fra i criteri di definizione di bene paesaggistico. fatto che una soluzione provvisoria possa tramutarsi in una
Nonostante queste ingiustificabili carenze, la normativa for- collocazione, definitiva e istituzionalizzata di certe categorie di
nisce un altro strumento che, sebbene ancora aleatorio nella contesti nella sfera della salvaguardia, relegandoli di fatto in
sostanza ed equivoco nella sua effettiva applicabilità, può rap- una posizione subalterna rispetto ad altri beni culturali, pure
presentare una via d’uscita (a nostro avviso solo provvisoria, paritetici nella sostanza.
anche perché gerarchicamente inferiore alle altre possibili mi-
sure di tutela) per “mettere una toppa” a tali lacune. Si tratta
2. VIZI, ERRORI E STRATEGIE NELL’AMMINISTRAZIONE DEL
infatti di provare a esplorare e trovare valide e utili applicazioni
BENE ARCHEOLOGICO ALL’INTERNO DEL PAESAGGIO
all’art. n. 143, comma 1, lettera e), legato ai cosiddetti “ulte-
riori contesti” 33, formula sulla quale regna sostanzialmente La gestione del bene archeologico ha accumulato negli anni
una grande confusione, dettata dal suo carattere estremamente una serie di problematiche alle quali sono state date molte-
vago e non meglio precisato. Tuttavia, “si tratta di un’attribu- plici risposte, non sempre efficaci, talvolta addirittura contro-
zione ulteriore che, per quanto utilizzi la dizione generica, e producenti. Il riferimento è stato una legislazione che, seb-
giuridicamente spuria, di contesti, allarga le potestà del piano bene avanzata se rapportata alla gran parte degli altri Paesi, si
e contestualmente il novero dei beni e delle aree suscettibili di è rivelata spesso non adeguata ai tempi e priva di un approc-
disciplina paesaggistica” 34. È bene chiarire che in questo caso è cio complessivo fra le differenti sfere della tutela, della pianifi-
più appropriato parlare non di tutela ma di salvaguardia (che cazione e della valorizzazione. Si aggiunga che, come giusta-
costituisce comunque una finalità della tutela stessa), che rien- mente sottolineato da Settis 36, continua a non essere chiara la
tra nella sfera d’azione delle Regioni e della loro attività di pia- distinzione, ammesso che debba esserci a livello normativo,
nificazione. Provando a fare un minimo di chiarezza, possiamo fra ambiente, paesaggio e territorio, con i primi due sotto la
quindi annoverare gli “ulteriori contesti” in una seconda classe sfera statale, ma gestiti da due differenti ministeri, e il terzo su
di entità paesaggisticamente rilevanti, non sottoposti al regime cui sono competenti le regioni: una divisione che certo non
vincolistico dei beni paesaggistici strettamente intesi o delle favorisce una politica unitaria indirizzata alla gestione ad am-
pio raggio del territorio e delle sue differenti risorse. Il Codice
32
fornisce in questo senso delle risposte parziali come si può fa-
Art. 136 - Immobili e aree di notevole interesse pubblico. 1. Sono soggetti alle
disposizioni di questo Titolo per il loro notevole interesse pubblico: a) le cose im-
cilmente evincere dal mai sopito dibattito, talvolta anche
mobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o me- molto acceso, sui gradi di competenza, sugli strumenti ammi-
moria storica, ivi compresi gli alberi monumentali; b) le ville, i giardini e i parchi, nistrativi da adottare e sulle modalità della loro applicazione
non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distin- (altra e più grave questione, ma questa esula dalle funzioni
guono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che com-
pongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i cen-
del testo, la loro effettiva attuazione). Nella forma, inoltre,
tri e i nuclei storici; d) le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di appare poco innovativo e per certi aspetti antiquato, avendo
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. rinunciato a formulazioni nuove e originali e preferendo piut-
33 Art. 143. Piano paesaggistico. Comma 1. L’elaborazione del piano paesaggistico
tosto ereditare terminologie e riferimenti giuridico-descrittivi
comprende almeno: […] lett. e). individuazione di eventuali, ulteriori contesti, di-
versi da quelli indicati all’articolo 134, da sottoporre a specifiche misure di salva-
guardia e di utilizzazione. 35 SCIULLO, 2008.
34 CARTEI, 2008. 36 SETTIS, 2008; SETTIS, 2010.

152
dei precedenti testi legislativi che, pur assolutamente meritori che che, a distanza di oltre quindici anni, rimangono di asso-
per le epoche in cui erano stati redatti, non sembrano oggi in luta attualità 38. Il presupposto di partenza deve essere per
grado di fotografare nel migliore dei modi l’evoluzione del forza l’analisi delle cause della “devastazione” dei monumenti,
concetto di bene culturale e, nello specifico, quello di risorsa contro i quali agiscono in contemporanea i fattori atmosferici,
archeologica diffusa e stratificata. A titolo esemplificativo, le spoliazioni e l’inquinamento, ma anche, in ugual misura, il
può essere curioso sottolineare come, in tutto il Codice, non disinteresse di istituzioni e cittadini e le assurde recinzioni
venga mai citato il termine “stratigrafia”, non solo con va- frutto di vincoli che isolano e rendono inaccessibili beni che
lenza archeologica, ma anche in riferimento al paesaggio. Ri- proprio per questa ottusa politica finiscono per perdere qual-
teniamo i problemi terminologici non trascurabili, a maggior siasi forma di interesse e quindi di protezione. Ampiamente
ragione in un contesto normativo, perché di fatto rappresen- condivisa è ormai l’opinione che il vincolo fine a se stesso,
tano lo specchio di quello che vuole essere oggetto delle poli- puntiforme e “isolante”, sia quanto di più dannoso possa es-
tiche di gestione. In questo, il retaggio linguistico e formale di sere fatto per la salvaguardia dei monumenti e, sotto questo
un’epoca di chiara impronta estetico-idealistica, fatica a defi- punto di vista, l’impostazione che viene garantita dai piani
nire un quadro di strumenti, norme e concetti in linea con i paesaggistici (almeno negli intenti) può rappresentare un
tempi attuali e, appunto, con l’evoluzione del pensiero e dei primo passo verso una differente gestione, maggiormente con-
più recenti sviluppi epistemologici delle discipline operanti divisa e razionalmente programmata all’interno di un approc-
sul paesaggio e sul bene culturale. cio di pianificazione unitaria del territorio 39. Si è infatti ormai
Uno degli aspetti più complessi e problematici del governo compreso che il singolo oggetto decontestualizzato non è
del territorio è indubbiamente quello legato alle politiche di comprensibile né utilmente fruibile, ma acquista invece valore
tutela. Più dei limiti connaturati ai testi legislativi di riferi- e significato se rapportato al paesaggio circostante, ma anche
mento, alla base delle oggettive carenze è stata proprio la mole ai siti che con esso hanno costituito un sistema in una partico-
del patrimonio da salvare (oltre che valorizzare e manutenere) lare fase storica (comprese quelle odierne) e all’interno di uno
a ingolfare un sistema che ha vissuto un profondo e irrisolto spazio nel quale ciascuna traccia è testimonianza di un più
conflitto fra gli intenti proposti e le forze in campo per la loro ampio e complesso disegno antropico. Si parta quindi dalla
attuazione. Senza voler entrare nel merito della questione, non conoscenza diffusa e dalla composizione di quadri conoscitivi
possiamo omettere come di fatto gli organici e le risorse delle esaustivi e ragionati, dai quali successivamente promuovere tu-
soprintendenze siano assolutamente sottodimensionati ri- tela e valorizzazione, perché “il sistema dell’archeologia o è
spetto all’attività che dovrebbero svolgere. Sterminato appare globale oppure non è” 40. Del resto, la prima forma di salva-
l’oggetto della tutela a fronte di insidie che giungono quotidia- guardia, applicabile anche alla larga scala, è proprio quella di
namente dagli interessi, privati come pubblici, di chi vede il carattere conoscitivo, l’unica in grado di ovviare alla costante
paesaggio come una risorsa da consumare e vendere, antepo- perdita delle testimonianze materiali mediante la conserva-
nendone il valore economico rispetto alla sua conservazione zione di documentazione, informazioni e processi interpreta-
alle generazioni future 37. Un patrimonio storicamente im- tivi che lascino in eredità frammenti di storia da consegnare,
menso, che si è ampliato a dismisura anche con l’estensione ricomponibili e rivisitabili, alle generazioni presenti e future.
del concetto di bene culturale, quando con esso si è passati a Riconoscere il valore di un elemento come “memoria territo-
intendere non più i beni, mobili e immobili, di rilevante va- riale” è quindi possibile sulla base di una ricostruzione del pas-
lore artistico ed esteticamente significativi, ma tutte quelle te- sato che faccia emergere i vari momenti storici nelle loro com-
stimonianze del passato (in campo archeologico, storico, arti- ponenti più varie, permettendo per altro una scelta più consa-
stico, ambientale e paesistico, archivistico e librario) alle quali pevole di ciò che va salvaguardato in fase di pianificazione 41.
si riconosca “valore di civiltà”. In questo senso, il pregevole la-
voro della cosiddetta Commissione Franceschini (1964-1967) 38 RICCI, 1996.
ha avuto l’indubbio merito di superare la concezione estetiz- 39 Rombai sottolinea come in Italia le leggi della tutela siano state applicate solo per
gli aspetti vincolistici e della “conservazione passiva”, retaggio della cultura umani-
zante delle leggi del 1939 per abbracciarne invece una di
stico-idealistica del tempo (fine anni Trenta del secolo scorso): in virtù di tale poli-
stampo storicistico. L’incremento delle categorie di oggetti e tica non è stato possibile contrastare una forte deficienza della sensibilità comune e
siti da sottoporre a tutela è stato tale che oggi è oggettivamente istituzionale volta a disciplinare le attività antropiche sul territorio (ROMBAI, 2002,
impossibile anche solo quantificare il reale patrimonio cultu- p. 45). Evidenzia inoltre i limiti delle discipline che si sono occupate nel tempo del
rale, e archeologico nello specifico, per altro in continua cre- territorio e della sua dimensione storica, prima fra tutte la geografia storica: il sapere
paesaggistico-ambientale e territorialistico prodotto fini a pochi decenni fa appare
scita con lo sviluppo di indagini e studi sul territorio e con i infatti ai suoi occhi inficiato da un’errata prospettiva che ha trascurato il ruolo at-
continui scassi prodotti dalle attività edili e infrastrutturali. A tivo dell’approccio storico. I piani paesaggistici, previsti a partire dalla legge Ga-
fronte di tale disparità di risorse si è da tempo imposto il tema lasso, possono però costituire una soluzione, dal momento che pongono il paesag-
della selezione dei contesti da salvare rispetto alle molteplici gio (in toto, non solo quello esteticamente rilevante) al centro della tutela del terri-
torio. Sempre secondo il geografo fiorentino, nel recente passato solo sporadica-
cause che ne minano la conservazione. Rimangono a tale pro- mente si è tenuto conto della storia del paesaggio e dei beni culturali e si è conse-
posito valide le riflessioni operate a suo tempo da Ricci, che ha guentemente evidenziata una carenza di ordine conoscitivo in tema di studi storico-
lucidamente fotografato lo stato dell’arte nel nostro Paese, in- territoriali e geografico-storici, ma questa fase è forse in via di superamento, come
dividuando con concreta semplicità le principali problemati- testimoniato dai primi piani paesaggistici e dalla rilevanza che in essi viene conferita
alla conoscenza dei patrimoni culturali (ROMBAI, 2002, p. 53).
40 CARANDINI, 2008, p. 12.
37 SETTIS, 2010. 41 ROMBAI, 2002, p. 44.

153
Tornando a ragionare sul tema delle selezione, viene natu- zioni fra livelli di conoscenza archeologica gerarchicamente
rale porsi alcuni interrogativi che vanno dall’identificazione di crescenti e costantemente relazionati 43.
quelli che devono essere i criteri alla base della stessa, ma so- Il dibattito sui beni culturali e sull’archeologia della tutela
prattutto, trattandosi di un processo di scelta, come possa es- ancora oggi è principalmente (nel caso dei mass-media quasi
sere definita una scala di priorità alla quale attenersi. E ancora: esclusivamente) imperniato sulle questioni relative ai grandi
come coniugare qualità e quantità dei contesti da salvaguar- monumenti (si pensi al caso dei recenti crolli a Pompei o al di-
dare o, viceversa, da trascurare per manifesta impossibilità di scusso restauro del Colosseo) e per questo viene relegata in se-
agire sui numerosi siti in questione con mezzi e strategie pari- condo piano la non secondaria questione della quotidiana per-
tarie? Dare una risposta a tali interrogativi non è semplice e dita del patrimonio diffuso. È più che giustificato il fatto che
dubitiamo che la questione della tutela e della valorizzazione grossi finanziamenti vengano destinati alle “vetrine” del nostro
possa risolversi in termini così semplicistici e mediante un’ap- Paese, ma non possiamo non domandarci quanto potrebbero
plicazione meccanicistica di un protocollo, per quanto ben ar- risultare produttive somme di denaro, anche inferiori, se inve-
ticolato e attento a tutte le possibili sfumature. Quello che stite per la promozione di serie opere di salvaguardia e valoriz-
possiamo fare è piuttosto proporre un ragionamento più am- zazione su un numero decisamente superiore di siti archeolo-
pio e articolato su una serie di fattori esterni che possono con- gici minori per estensione e importanza simbolica, ma non
dizionare tale selezione. A fronte di un territorio ricco di beni meno rilevanti ai fini della ricostruzione storica e della sensibi-
culturali in senso lato e caratterizzato da continui rinvenimenti lizzazione culturale delle comunità 44. Saper fare sistema alla
di evidenze archeologiche, riteniamo, condividendo quanto scala locale significa quindi elaborare progetti, non necessaria-
già sottolineato da altri, che la strategia più facilmente attua- mente dispendiosi, ma che consentano di rendere partecipi i
bile e redditizia possa essere quella della cooperazione fra i vari cittadini (e in seconda battuta i turisti) della storia di un luogo,
soggetti operanti sul territorio, dallo Stato (e i relativi organi delle sue specificità, e delle epoche che maggiormente hanno
ministeriali) ai Comuni, includendo ovviamente il mondo segnato il paesaggio nel quale vivono, troppo spesso inconsape-
della ricerca e quello dei numerosi musei disseminati in tutta voli della sua genesi storica e dei caratteri ereditari ancora oggi
Italia. percepibili in forma più o meno manifesta. Tali operazioni non
In particolare, riteniamo che, nell’ambito di un approccio sono semplici e necessitano del rispetto di una serie di fattori
policentrico 42, possa rivelarsi strategica la scala di intervento lo- (amministratori attenti e disponibili, ricercatori interessati, frui-
cale, nella quale possono incrociarsi interessi e competenze bilità del bene eccetera) che non sempre e facilmente si verifi-
complementari, in grado di intervenire con coscienza e cono- cano. Per questo, simili iniziative si sviluppano spesso in forma
scenza diretta sui numerosi contesti minori che caratterizzano casuale e con una distribuzione a macchia di leopardo (che in
gli innumerevoli paesaggi della micro-scala. Soggetti in grado vero rispecchia molto la qualità delle amministrazioni e delle
di dialogare con continuità e soprattutto capaci di generare si- scuole archeologiche), attraverso approcci estremamente diffe-
nergie che possano valorizzare il territorio anche mediante la renziati e non sempre condivisibili. Tuttavia, il patrimonio ar-
creazione di sistemi che sappiano unire le risorse e le potenzia- cheologico proprio sui singoli territori gioca la sua partita deci-
lità di quei siti “secondari” che sono in realtà quelli che mag- siva: i grandi monumenti saranno sempre attrattiva e giusta-
giormente caratterizzano i singoli territori e che soprattutto mente patrimonio da difendere, ma sono per certi versi garan-
possono suscitare l’interesse, prima ancora che del turista, delle
comunità che vivono quotidianamente gli spazi interessati. 43 Nel recente manuale di Cambi (CAMBI, 2011) è costantemente presente una vi-
sione progressiva e gerarchica dei livelli di studio e di ricostruzione dei paesaggi, in
Il progetto Carta Archeologica di Siena ha saputo seguire
un continuo incrociarsi di relazioni fra ambiti spaziali differenti per identità ed
nel tempo tale strategia e ha costantemente cercato di favorire estensione, scomposti e ricomposti a seconda delle tappe suggerite dalla metodolo-
processi di partecipazione che partissero dal basso (indagini di gia di ricerca e degli stadi di individuazione dei contesti (ovviamente non solo ar-
ricognizione e progetti di scavo sui singoli comuni) per tro- cheologici) di indagine. Lo studio (globale) sui paesaggi viene infatti visto come un
continuo processo di interazione (metodologica e storica) dalla micro-scala delle
vare eventualmente in un secondo tempo gli appoggi dei li-
singole entità insediative (unità stratigrafiche e topografiche) alla scala macro dei
velli istituzionali e amministrativi superiori, necessari al soste- contesti regionali (e dei grandi cataloghi tematici). L’analisi delle relazioni fra i vari
gno di sistemi di valorizzazione pensati, studiati e progettati livelli gerarchici e fra le presenze di uno stesso livello, corrisponde, in questa pro-
però su scala locale. Attivare processi di questo tipo significa spettiva, alla fase di effettiva comprensione delle dinamiche (le più varie) alla base
della costituzione dei paesaggi storici ricostruiti.
preservare, dall’ignoranza e dall’oblio prima ancora che dal 44 Al di là della provocazione, non possiamo non concordare con Ricci (RICCI, 2006,
deterioramento materiale, quell’enorme massa di archeologia pp. 97-98) sul fatto che sia sbagliata una politica della tutela che ignori sistematica-
diffusa che in tante parti d’Italia rappresenta un vuoto (di mente il tema dell’insediamento minore o non monumentale a favore dei musei più
contenuti e di comunicazione, non certo di presenze) che si famosi e dei monumenti più illustri (per i quali si riconosce il valore dell’antico). È un
errore culturale e politico: per i frammenti poco riconoscibili di cui la città e il terri-
traduce in perdita di informazioni e di testimonianze delle
torio sono disseminati, la valorizzazione e la comunicazione sono un dovere di cui
storie locali. Lo stesso sviluppo dell’archeologia dei paesaggi soprattutto gli archeologi si dovrebbero sentire responsabilmente investiti. Ignorare
deve molto a un approccio di questo tipo, attraverso il quale, questo aspetto è una colpevole mancanza, imputabile a una concezione della tutela
a partire dalle indagini talvolta anche intensive sui singoli che ha inteso allontanare la storia dalla città (e dal territorio). In altri termini,
sarebbe necessario uno sguardo nuovo, fondato sul convincimento che occorre una
centri, si arriva infine a interpretare un più vasto comprenso-
diversa attenzione all’archeologia diffusa. Serve quindi una riflessione che, per una
rio, la cui ricostruzione storica è basata sull’analisi delle rela- volta, parta dai luoghi e non dai musei, dai cittadini prima che dagli specialisti, dal
basso prima che dall’alto. Se la miriade di resti indecifrabili riveste ormai solo più un
42 BROGIOLO, 1997; BROGIOLO, 2002. valore storico esso va quanto meno comunicato e reso percepibile.

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titi dalla loro storia e dal loro significato simbolico (che a onor proporre attività e iniziative parallele, complementari e auto-
del vero diventa sempre meno simbolico e sempre più moneta- nome rispetto all’oggetto di conservazione, possono essere indi-
rio) 45, mentre è decisamente più a rischio la costellazione di viduati come i cardini attraverso i quali pensare a una nuova
siti, più o meno rilevanti, che sono da sempre (tranne occasio- strategia di tutela, compartecipata e inclusiva, che veda nei refe-
nali eccezioni) vittima dell’incuria e di un sostanziale disinte- renti delle strutture ministeriali non i soggetti unici della tutela,
resse generale. Su questa base occorre quindi intervenire con ma piuttosto un interlocutore e un appoggio di garanzia per
iniziative che partano dal basso e che abbiano quale prima fina- più ampi progetti di salvaguardia e di valorizzazione attiva.
lità, oltre al recupero del contesto, quella di riuscire a sviluppare
gli aspetti della comunicazione che sono vitali per un giustifi- 3. RIFLESSIONI SPARSE E SPUNTI DI DISCUSSIONE
cato investimento di risorse atto a rendere partecipi le comu-
nità in primis della storia dei monumenti, dei siti e dei territori. Senza seguire un vero e proprio filo conduttore, proponiamo
Saper comunicare significa progettare allestimenti facilmente a seguire alcune considerazioni, forse marginali, sicuramente
fruibili e comprensibili, organizzare percorsi e sistemi di visita, poste in forma incompleta e disordinata, su alcune tematiche
sfruttare i singoli contesti per costruire narrazioni, sotto qual- che hanno trovato sempre più spazio nelle riflessioni inerenti
siasi forma, che sappiano contestualizzare il caso specifico all’in- le politiche di conservazione e qualificazione del patrimonio
terno delle grandi dinamiche storiche. Vuol dire inoltre illu- culturale.
strare il sito per spiegare la storia, i suoi modi, le sue espressioni In primis, riteniamo opportuna un’autocritica per quello
ma anche le tematiche, i metodi e le motivazioni che stanno che è stato l’approccio degli archeologi alle politiche di tutela,
alla base dei processi interpretativi e della scelta di indagare il alla luce del sostanziale fallimento non tanto dell’apparato
contesto 46. In questa direzione, nuove e importanti risorse arri- normativo, sicuramente perfettibile ma dotato degli strumenti
vano anche dalla continua implementazione delle tecnologie legislativi essenziali ad una matura opera di salvaguardia del
informatiche che consentono oggi di trasferire, anche su sup- patrimonio 47, quanto di un sistema complessivo inadeguato
porti mobile, contenuti e ricostruzioni virtuali che possono for- alla gestione dell’immensa mole di archeologia distribuita sul
nire un surplus informativo liberamente acquisibile dall’utente territorio. Se da un lato i problemi possono essere legati a fat-
tramite la rete. Non basta quindi il recupero fisico e materiale tori meramente numerici (su tutti, gli organici ridotti a fronte
delle strutture, non è sufficiente qualche pannello isolato, né di continui rinvenimenti) dall’altro occorre riflettere sulla qua-
tanto meno sono auspicabili recinzioni e limiti d’accesso, ma lità e la strutturazione delle operazioni mirate alla tutela. Le le-
servono piuttosto iniziative e attività che possano garantire gittime azioni di vincolo troppo spesso si sono limitate alla pe-
continuità d’uso ai singoli contesti, i quali devono e possono rimetrazione di un’area giustamente preservata ma colpevol-
diventare, con cadenze e forme variabili, sedi e luoghi di cul- mente abbandonata al proprio destino dopo il provvedimento,
tura, di didattica e di conoscenza. Diventa quindi essenziale come già sottolineato da Ricci 48. È costantemente mancata,
riuscire a costruire reti di siti satellite attorno a dei centri princi- infatti, una successiva e imprescindibile fase di progettazione
pali (i capoluoghi, i monumenti più significativi eccetera) per non solo degli spazi quanto delle modalità di accesso, comuni-
proporre percorsi di visita, gradi di approfondimento storico cazione e fruizione dei monumenti. In altre parole, è stata
differenti per tematiche e cronologie, poli attrattivi e di riferi- condotta una politica di tutela basata sull’illusione che il solo
mento per attività culturali, divulgative e sociali. Più che a un atto di protezione potesse garantire la sopravvivenza di conte-
discorso economico, comunque non trascurabile, la salvaguar- sti che, in realtà, sono stati isolati e condannati al disinteresse
dia e la valorizzazione di queste realtà sono pertanto legate alla per via dell’incapacità di programmarne l’uso sociale e i conte-
capacità di allestire sinergie di persone, risorse, competenze, nuti in chiave culturale e divulgativa. In questo modo, di
luoghi e strutture che sappiano tradurre in servizi e offerte fronte alla società civile, i provvedimenti di tutela appaiono
un’azione di recupero materiale e/o architettonico. Diversa- esclusivamente come atti di coercizione e privazione (degli
mente, il rischio insito nelle isolate iniziative di tutela è quello spazi quanto del sapere) che mal giustificano spese, espropri,
di sottrarre denaro pubblico senza saper restituire una plusva- varianti progettuali eccetera (in vero giusti e necessari a fronte
lenza culturale e sociale che possa giustificare l’investimento e dell’incessante aggressione al patrimonio pubblico). Il rischio
che, opinione ormai largamente diffusa, identifichi archeologi e concreto è quello di comunicare un radicalismo cieco, assimi-
operatori culturali in senso lato come una categoria in grado di labile per certi versi a quello di frange dell’ambientalismo che
creare fastidi e sprechi più di quanto possa essere in realtà per- hanno attirato diffidenza e incomprensione per l’intransigenza
cepita come risorsa per la divulgazione del sapere storico. Qua- delle proprie posizioni nelle lotte per vincoli e divieti, mal
lità della ricerca e della comunicazione, abbinate alla capacità di compensate da una sostanziale mancanza di credibili e realisti-
che proposte alternative e di iniziative per una diversa e soste-
45 Su tale aspetto sono stati frequenti i richiami di Settis nell’ultimo periodo, attra- nibile fruizione degli spazi rivendicati. Occorre quindi supe-
verso una lunga serie di interventi ospitati sui principali canali di comunicazione. rare la figura dell’“archeologo poliziotto” per favorire invece
46 Secondo Manacorda (MANACORDA, 2008, p. 234) occorre, da parte dell’archeo-
una dimensione propositiva che sappia abbinare alla fermezza
logo, la capacità di illustrare i risultati di un’indagine ma anche i motivi per cui
essa è stata avviata nonché la natura del problema che tramite la ricerca si inten- dell’azione di tutela la capacità di trasmettere e condividere
deva affrontare e risolvere. Esiste quindi un problema tecnico, legato alla presen-
47 Sull’argomento si è più volte espresso Settis, strenuo difensore della validità del-
tazione dei risultati, ma anche uno culturale, che investe invece il modo in cui si
trasmette al grande pubblico il senso delle proprie ricerche: bisogna quindi riuscire l’apparato normativo e istituzionale alla base delle politiche di tutela statale.
48 RICCI, 1996.
a comunicare una percezione dell’archeologia più attuale.

155
contenuti, narrazioni e didattica. Ciò significa salvaguardare il diffusa consapevolezza della rilevanza di un patrimonio archeo-
patrimonio non solo materialmente e muscolarmente (quindi logico oggi sostanzialmente poco noto, tanto nei contenuti
con strumenti giuridici e amministrativi), ma sotto l’aspetto quanto nelle sue potenzialità culturali e sociali.
culturale e sociale, attraverso una via politica 49. Tale ragiona- La necessità di “fare gruppo” va per altro ugualmente cer-
mento va esteso ovviamente anche a quella ampia fetta di ar- cata anche nei tentativi di accesso ai cicli decisionali, laddove
cheologia, monumentale o sommersa 50 e non necessariamente l’occasionale presenza di personalità di spicco e di spessore
tutelata, che può essere strumento di conoscenza, istruzione e scientifico rappresentative di settori specifici, viene sistemati-
costruzione di un’identità territoriale storicamente fondata e camente fagocitata dalle priorità di strategie politiche poco
che rifugga dalle sue derive più becere e decadenti, nelle quali interessate a posizioni di nicchia, con scarso appeal sulla base
il fanatismo trova terreno fertile con fantasie e forzature storio- elettorale o sulle lobby maggiormente influenti. Fino a che
grafiche che mal si addicono a un paese colto e civile. Rite- non si troverà un’ampia convergenza di interessi, risorse, fi-
niamo quindi necessario invertire la rotta e tentare la via del gure accademiche e professionali gravitanti attorno a più
dialogo e della condivisione con le comunità, se non nella ge- estese tematiche, nessuna singola disciplina operante a difesa
stione del patrimonio (come nel modello inglese, difficilmente del territorio troverà mai la necessaria rappresentanza e la
replicabile), quanto meno nella comunicazione e divulgazione forza per proporre soluzioni e imporre posizioni, a maggior
dello stesso: un nuovo modo di porsi, prima che nei confronti ragione quando scomode. In definitiva, vediamo nel “sistema
della risorsa archeologica, in quello di una società civile oggi paesaggio” un elemento di aggregazione che possa consentire,
troppo distante dai contenuti della disciplina. anche alle cosiddette discipline minori (fra le quali indubbia-
Un simile approccio significa anche creare i presupposti per mente rientra l’archeologia) di unire sforzi e intenti al fine di
la formazione di movimenti e iniziative che sappiano, anche trovare un ormai imprescindibile maggior peso politico. Rap-
partendo dal basso, rivendicare diritti e interferire con quei presentativo di una simile posizione è oggi l’operato di Settis,
“poteri forti” che da decenni consentono lo scempio del territo- che ha saputo focalizzare l’attenzione non sul singolo aspetto,
rio, incuranti di qualsiasi minima norma di uso consapevole e ma sul contesto generale, facendosi portavoce delle istanze e
di democratica conservazione del paesaggio alle generazioni fu- delle problematiche degli archeologi come degli storici del-
ture. La lotta per la preservazione del paesaggio non è ovvia- l’arte o degli ambientalisti, degli accademici come dei comuni
mente una questione meramente archeologica, ma interessa cittadini, trovando sempre nella difesa del paesaggio e del
ambiti disciplinari e professionali, associazioni e masse di citta- bene culturale il fulcro di ragionamenti, problematiche e so-
dini variamente interessati alla difesa del territorio, accomunati luzioni che esulano da particolarismi fini a se stessi.
da una forte sensibilità al tema nella sua più vasta accezione.
Superare l’isolamento della comunità archeologica significa an- 4. L’ARCHEOLOGIA PUBBLICA E LA DIMENSIONE SOCIALE
che riuscire ad allacciare contatti e intraprendere iniziative co- DEL PATRIMONIO CULTURALE
muni, intercettare e coinvolgere vari soggetti con i quali proget-
tare azioni di difesa del patrimonio e contemporaneamente di Dopo decenni caratterizzati da un ampio dibattito di carat-
fruizione compartecipata di spazi, siti, comprensori. Se dopo tere metodologico, focalizzato sui modi e le procedure della
anni di tentativi e sperimentazioni, l’interdisciplinarietà comin- ricerca, negli ultimi anni gli archeologi hanno saputo allargare
cia a farsi spazio nelle dinamiche di costruzione del sapere lo sguardo al di fuori della disciplina e hanno cominciato a
scientifico, sulla scia di una sempre più definita archeologia puntare la loro attenzione sul rapporto con le istituzioni e la
globale, manca forse ancora la capacità di affrontare anche la società civile. In ritardo rispetto ad altre realtà estere, anche in
tutela in un’ottica di condivisione di finalità e strategie, affinché Italia si è ormai riconosciuta la strategica importanza dell’ar-
l’archeologia pubblica possa essere parte di un più complesso cheologia pubblica e dei rapporti tra lo specialista e la comu-
sistema (e di maggiori risorse) a difesa di più ampi interessi. In nità o il grande pubblico 51, dai quali solo oggi cominciamo a
anni di sempre maggiore distanza fra sfere decisionali e citta- recuperare una distanza che si era tramutata in reciproco di-
dini, non possiamo infatti non sottolineare la forza propulsiva sinteresse e in una sostanziale incomunicabilità fra le parti 52.
di vari movimenti spontanei che hanno intrapreso grandi bat- Al centro del confronto è stato quindi posto il tema dell’uso
taglie a difesa di diritti e territori. Pur esulando dall’esprimere “pubblico” della storia, che nel nostro Paese aveva trovato la
un giudizio sul merito, il movimento NO-TAV è oggi, di fatto, sua massima espressione negli sbancamenti e nei conseguenti
la punta dell’iceberg di una vasta serie di comitati spontanei stravolgimenti topografici dell’epoca fascista. Questi riguarda-
che stanno acquisendo un peso sempre maggiore, talvolta riu- rono in particolare la città di Roma, della quale furono inten-
scendo a fermare o quanto meno limitare scelte politiche scelle- zionalmente riportati in luce i monumenti della fase impe-
rate e spesso unidirezionali, nonché prive di qualsivoglia forme riale (ignorando e asportando senza preoccupazioni i depositi
di dialogo e di concertazione. Ignorare tali dinamiche può forse precedenti e successivi) nel tentativo di ripristinare, nella
significare accumulare un colpevole ritardo nel tentativo di strutturazione urbanistica come nella volontà politica, il suo
reindirizzare e riorganizzare una nuova stagione della tutela, ruolo di capitale dell’Impero. Dal momento del crollo del re-
che sappia accompagnare ai necessari passaggi istituzionali una gime, forse come reazione ai disinvolti quanto massicci sven-
51 Limitandoci ad alcuni fra i contributi più recenti, segnaliamo RICCI, 2006; CA-
49 MANACORDA, 2008, p. 254. RANDINI, 2008; MANACORDA, 2008 e BROGIOLO, 2009.
50 CARANDINI, 2008, p. 149. 52 RICCI, 2006, p. 80; CARANDINI, 2008, p. 150.

156
tramenti operati nel ventennio, la componente pubblica del- all’interno delle dinamiche di valorizzazione e riqualificazione
l’archeologia è stata di fatto repressa dal mondo della ricerca, dei paesaggi contemporanei, i cui caratteri sono ovvia deriva-
riducendo ai minimi termini la passione comunicativa e civile zione anche delle trasformazioni operate nel tempo.
che l’avrebbe dovuta sostenere. Tuttavia, il tema si ripropone I palinsesti storici riconosciuti devono quindi essere al centro
oggi soprattutto in riferimento ai frammenti di storia, troppo di un allargato interesse e di un coinvolgimento di ampia parte
spesso indecifrabili o invisibili, che popolano i paesaggi con- della popolazione, dal comune cittadino all’appassionato, dalle
temporanei senza che la loro presenza (o assenza) li caratte- amministrazioni locali agli enti operanti sul territorio in ambito
rizzi in alcun modo. Secondo Carandini non manca la capa- culturale (associazioni, musei) per chiudere il cerchio con il
cità di interpretare i singoli elementi, ma piuttosto di ricom- mondo della ricerca che ha l’obbligo morale di aprire le proprie
porli in realtà integrali che possano essere riconosciute e conoscenze all’esterno. La natura dell’intervento archeologico,
percepite nella loro fisionomia ed eventualmente descritte e che sottrae alla comunità, tanto in termini economici quanto
rappresentate all’interno dei musei 53. Sotto una differente in stratificazioni progressivamente asportate, non può infatti ri-
prospettiva, Ricci sottolinea invece l’impossibilità di ricon- solversi con una relazione tecnica destinata agli addetti ai lavori,
durre a forma intera le innumerevoli quanto anonime preesi- ma deve per forza passare attraverso una restituzione di cono-
stenze a causa, in primo luogo, dell’(intenzionale?) assenza di scenza interpretata e divulgata con linguaggi diretti e compren-
forme di comunicazione (spesso anche i più elementari pan- sibili, in grado di stimolare l’interesse e la passione di un pub-
nelli) che possa aiutare un non specialista a comprendere, e blico eterogeneo 57. Quanto messo a disposizione della comu-
conseguentemente apprezzare, un oggetto che diversamente nità diverrà ovviamente una risorsa a disposizione anche dei vi-
non può entrare a far parte di un bagaglio di memoria sociale sitatori esterni e quindi contribuirà ad alimentare, ma soprat-
e collettiva e di un processo di costruzione di identità storica tutto qualificare, i flussi turistici sui territori, generando per al-
e territoriale 54. tro un indotto che può assurgere a ulteriore forma di compen-
Il primo passo è stato dunque la presa di coscienza della ne- sazione delle risorse “sottratte” localmente.
cessità di una maggiore interazione con quanto si può definire In questo processo di costruzione del sapere è inevitabile
pubblico, dai rapporti con le istituzioni (tutela e pianifica- trovare punti di contatto con altre discipline che insieme al-
zione) 55 a quelli con i cittadini, attraverso un’investitura so- l’archeologia concorrano alla definizione dei paesaggi storici:
ciale dell’operato di archeologi indirizzato a instaurare un quelle ambientali, così come quelle storiche (compresa la geo-
nuovo e più proficuo rapporto con la comunità, fondato sulla grafia) e quelle artistiche e storico-architettoniche. La rico-
reciprocità. Individuato il target, non possiamo oggi non con- struzione degli assetti territoriali delle epoche passate deve in-
siderare quali debbano essere gli strumenti e i linguaggi per fatti prevedere un approccio non settario e unidimensionale
tentare di aprire un dialogo con la società civile e con le altre ma multidisciplinare, perché la finalità ultima deve essere
categorie professionali (in primis architetti e urbanisti) nei quella di raccontare i tanti processi che hanno variamente
confronti delle quali è opportuno stabilire rapporti non di so- contribuito alla definizione dei contesti al centro della narra-
vrapposizione, ma basati invece sulla distinzione e sull’integra- zione. La comprensione del territorio deve in questo modo
zione 56. mirare al recupero della memoria e dell’identità culturale
Alla base di questo approccio deve essere ovviamente posta nelle comunità locali, facendo prendere loro coscienza del-
la qualità dell’offerta e quindi della ricerca perché, qualsiasi sia l’importanza e specificità dei valori identitari espressi da luo-
l’oggetto del comunicare, è imprescindibile una ricostruzione ghi e aree 58. Questo ragionamento non contempla ovvia-
filologicamente corretta e rigorosa di quanto deve essere tramu- mente una prospettiva meramente storica ma anche ambien-
tato in interpretazione storica e successivamente in narrazione. tale, nelle sue componenti biologiche, idro-geologiche e fi-
È necessario abbandonare una visione puntiforme (se non anti- sico-morfologiche, perché è opportuno saper spiegare gli sce-
quaria, in riferimento alle sterminate quanto sterili, quando fini nari all’interno dei quali l’uomo ha nel tempo sfruttato e pla-
a se stesse, raccolte di reperti) del sito, per abbracciare una più smato l’ambiente, intervenendo di volta in volta sulle modifi-
ampia e complessa dimensione che trovi, ancora una volta, i che ereditate dagli assetti precedenti, in un continuum che
paesaggi (urbani come rurali) al centro dell’operato dell’archeo- porta infine al paesaggio contemporaneo.
logo. Occorre quindi saper contestualizzare le singole evidenze Per riuscire nei predetti intenti comunicativi è necessario il
all’interno di quadri generali e delle grandi dinamiche storiche coraggio della “volgarizzazione della cultura”, espressione da in-
che costituiscono lo sfondo di una sceneggiatura altrimenti tendere in tutta la sua valenza positiva, riconducibile alla scelta
senza alcuna ambizione narrativa. La scelta di questa scala è per di un linguaggio diretto al grande pubblico, che sappia essere
altro quella che permette di far entrare di diritto l’archeologia inclusivo tanto nella forma quanto nella capacità di trasmettere
contenuti che non devono essere sacrificati, ma piuttosto ade-
53 CARANDINI, 2008, p. 150. guati a un pubblico non specialistico. Questo presuppone uno
54 RICCI, 2006, p. 81. Sull’argomento si rimanda anche alle riflessioni in MANA- sforzo, da parte degli archeologi, indirizzato a una comunica-
CORDA, 2008, pp. 239-240 e p. 245. zione appassionata, brillante e che sappia focalizzare l’atten-
55 “Confrontarsi con la dimensione politica e sociale contemporanea significa dare
zione sui passaggi essenziali della storia, senza indugiare in par-
maggior spazio anche a strategie di intervento compatibili con la crescita urbanistica
e la trasformazione dei paesaggi storici indotta dallo sviluppo del mondo industriale
e post-industriale” (MANACORDA, 2008, p. 241). 57 CARANDINI, 2008, p. 152.
56 CARANDINI, 2008, p. 151. 58 ROMBAI, 2002, p. 56.

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ticolari e lunghi elenchi di vicende, oggetti ed eventi che susci- Anche al Parco Archeologico e Tecnologico di Poggio Im-
tano scarso interesse e distolgono l’attenzione da quanto mag- periale a Poggibonsi, la società Archeòtipo srl ha, dallo scorso
giormente ha connotato la storia di un monumento, di un pae- anno, iniziato una serie di attività legate alla ricostruzione sto-
saggio o di un territorio. Occorre altresì saper caratterizzare il rica, all’archeologia sperimentale e alla didattica, che intende
racconto attraverso la ricostruzione, per quanto possibile, delle favorire una più ampia e diffusa conoscenza del periodo me-
personalità, delle idee e dei progetti dei principali protagonisti, dievale, della Valdelsa storica e del sito archeologico, oggetto
così come delle strutture, oggi ridotte a ruderi, ma un tempo di scavi pluriennali (figg. 30, 31). In questo contesto si sta per
costituite da una materialità fatta di spazi, oggetti, uomini e altro progettando la costruzione di un archeodromo che con-
percezioni. In altre parole, lo specialista deve sforzarsi di elabo- sentirà di ampliare l’offerta e fungerà da elemento di richiamo
rare i numerosi e complessi dati della ricerca in una narrazione per una conoscenza più diretta e condivisa delle tematiche sto-
che sappia essere prima di tutto riproduzione di uno spaccato riche e archeologiche alla base dello sviluppo del sito e dell’in-
di vita, all’interno della quale oggetti, personaggi, strutture ma- tero comprensorio. Sebbene a lungo snobbate, queste inizia-
teriali e paesaggi hanno concorso a determinare una storia lo- tive rispondono in pieno alle esigenze e alle finalità dell’ar-
cale per la cui comprensione non si può prescindere da un va- cheologia pubblica e garantiscono maggior visibilità e fruibi-
sto e complessivo quadro storico e territoriale. Va da sé che le lità dei contenuti specialistici, finalmente convertiti in forma
ricostruzioni offerte non possono essere basate su sforzi di fan- accattivante e accessibile al grande pubblico.
tasia e forzature o deformazioni degli eventi: alla base di tutto Altro strumento ad altissimo potenziale per la divulgazione
deve infatti essere posto il rigore metodologico della ricerca e del patrimonio è indubbiamente costituito dall’informatica e
quello filologico dell’interpretazione e della ricostruzione, dele- dalle straordinarie risorse che può mettere a disposizione per
gando solo all’atto comunicativo un processo di selezione di la valorizzazione dei siti e dei territori e per la condivisione
contenuti e del lessico che meglio si possono adattare agli scopi della conoscenza alla collettività 60. Le risorse della tecnologia
prefissi. Quanto scritto trova del resto conferma nel crescente sono multiformi e in continua evoluzione; ne abbiamo già
successo della narrativa storica (a cui si stanno dedicando sem- parlato nei paragrafi precedenti, ma vale la pena di sottoli-
pre più spesso non solo romanzieri ma storici e archeologi do- neare come, grazie all’enorme diffusione dei supporti mobile,
tati di una buona penna) e delle produzioni cinematografiche e si possano oggi progettare sistemi di visita grazie ai quali si ac-
televisive dedicate a eventi e personaggi del passato. Al di là cede a informazioni, contenuti, ricostruzioni virtuali eccetera
delle derive fantasy, infatti, la grande risposta del pubblico a in maniera del tutto autonoma e indipendente, scaricando
questi generi testimonia della richiesta e dell’interesse verso la dati, notizie e applicazioni dalla rete 61. Ulteriori canali per la
storia, quando narrata attraverso parole e immagini che sap- divulgazione del sapere archeologico sono ovviamente il web
piano indirizzare l’immaginario collettivo verso una corretta (dai siti più tradizionali all’uso dei social network) 62 e le appli-
rappresentazione di epoche, usi e costumi. cazioni webGIS 63, che consentono di visualizzare informa-
Allo stesso modo, un altro aspetto colpevolmente trascurato zioni georeferenziate, anche pertinenti a progetti di cartogra-
nel nostro Paese (a differenza che all’estero, con punte di eccel- fia archeologica.
lenza nell’Europa continentale e in Gran Bretagna) è quello Le varie risorse finora descritte, dalla Living History al-
della Living History, formidabile strumento per trasmettere in l’informatica, possono esprimersi nei vari luoghi deputati alla
maniera immediata, spettacolare e coinvolgente contenuti filo- valorizzazione del patrimonio, dai siti stessi, attraverso la pro-
logicamente esaustivi. La ricostruzione storica in Italia paga grammazione di eventi e visite guidate, ai musei disseminati
purtroppo un movimento che in molte delle sue espressioni sul territorio, troppo spesso trascurati dal grande pubblico 64.
(anche se non mancano eccezioni di alto profilo) è limitato a
un’attività piuttosto superficiale per quanto attiene ai conte-
nuti filologici, privilegiando una rappresentazione delle epo- 60 Sulle finalità sociali dell’informatica rimane valido, a distanza di un decennio,
che storiche legata più all’immaginario collettivo che alla fe- quanto scritto in VALENTI, 2002. Si veda anche, fra le pubblicazioni più recenti, VA-
LENTI, 2009.
dele riproduzione di costumi, oggetti e attività. Tuttavia rite- 61 PERIPIMENO, 2012.
niamo la Living History, unitamente all’archeologia sperimen- 62 ISABELLA, 2012; VALENTI, 2012.

tale e all’auspicabile costruzione di archeodromi, ambiti che 63 Sul tema dei webGIS cfr. III.1.d. Tendenze e prospettive della tecnologia GIS: web-

possono garantire visibilità e conoscenza dei contenuti dell’in- GIS e risorse open source e VI.4.a. Le piattaforme webGIS dell’Area di Archeologia
Medievale.
dagine archeologica, a patto che vengano svolti sulla base di 64 Sull’argomento sono interessanti le riflessioni offerte da Manacorda
un attento e critico studio delle fonti. Sotto questo punto di (MANACORDA, 2008, pp. 242-244): quando il sito non può più parlare con i suoi re-
vista, il comprensorio senese dispone di un’esperienza molto sti, i musei svolgono una funzione insostituibile di raccolta delle testimonianze e di
avanzata ed esempio di buona gestione, quale quella del Parco comunicazione del loro significato. Eppure, sottolinea Manacorda, i musei soffrono
di una disaffezione crescente da parte di visitatori disposti invece a lunghe file per
Archeologico Naturalistico e Archeodromo di Belverde a Ce- mostre temporanee adeguatamente reclamizzate. Musei e mostre sono quindi due
tona 59, che ha ben sviluppato gli aspetti didattici e ha un ca- forme di comunicazione solo apparentemente simili, ma in realtà molto diverse,
lendario di visite molto intenso, contribuendo alla conoscenza tanto negli strumenti quanto nelle condizioni sociali di fruizione: la mostra coglie
dei modi di vita del Paleolitico medio (abitato in grotta) e l’attimo e va carpita nella sua irripetibilità, mentre il museo ferma il tempo e concede
dell’Età del bronzo (villaggio di capanne). la possibilità di prolungare la visita per quanto l’osservatore ritenga opportuno. I
musei devono quindi rinnovarsi e questo non significa banalizzarli né renderli crip-
tici: una massa di informazioni inutili è infatti destinata a suscitare nel pubblico un
59 CUDA-VOLANTE, 2007. senso di inadeguatezza che lo terrà lontano dal museo successivo.

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Fig. 30. Attività didattiche svolte dalla società Archeòtipo srl all’interno del Parco Archeologico e Tecnologico di Poggio Imperiale (Poggibonsi). In alto,
bambini intenti a ricostruire l’abbigliamento di personaggi medievali mediante carta, stoffe e colori; a sinistra, nei due riquadri piccoli, la simulazione dello
scavo archeologico e lo spazio didattico-ricreativo del Parco. In basso, bambini alle prese con la ricostruzione in scala di una capanna altomedievale

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Fig. 31. Archeologia sperimentale e ricostruzione storica di epoca medievale a cura della società Archeòtipo srl all’interno del Parco archeologico e tecnologico di
Poggio Imperiale (Poggibonsi). In alto, a sinistra tinte e materie prime sul tavolo del tintore, a destra la cottura dei testi in una simulazione di cucina
medievale; al centro, a sinistra la bottega del fabbro, a destra il falegname al lavoro con un tornio ad arco; in basso, scene di combattimento nella piazza
d’Armi della Fortezza (a cura di AReS-Archeologia Reenactment e Storia)

160
In questi contesti possono trovare spazio tanto i reperti, piano finalmente aprire le porte dell’archeologia e del suo pa-
quanto le tavole grafiche ricostruttive, le riproduzioni mate- trimonio diffuso al grande pubblico attraverso la didattica, gli
riali di oggetti e strutture o ancora supporti digitali per la pre- eventi, i contenuti digitali e, più in generale, l’adozione di un
sentazione di contenuti e per approfondimenti tematici: vi- linguaggio idoneo alla condivisione del sapere. Su tali aspetti
deo, presentazioni multimediali, elaborazioni tridimensionali, occorre proseguire una profonda riflessione, allo scopo di me-
ricostruzioni virtuali, mappature georeferenziate eccetera. glio indirizzare competenze e profili professionali in ambito
Dal quadro, pur sommariamente tracciato, emerge quindi prima di tutto archeologico. Del resto, riteniamo vitale riu-
come le carenze per il perseguimento delle finalità dell’ar- scire a ricucire lo strappo in atto con la società civile e inau-
cheologia pubblica non siano tanto individuabili nelle risorse gurare una nuova stagione basata sulla condivisione e sulla
quanto piuttosto nelle scarse capacità comunicative degli spe- democratizzazione delle conoscenze accumulate sul territorio,
cialisti. Il più grande fattore di rallentamento è infatti ricon- facendo di queste lo strumento per la formazione di quel
ducibile alla mancanza di volontà (in alcuni casi forse di capa- senso di identità storica e culturale che è oggi solo sporadica-
cità) nella programmazione di attività e strutture che sap- mente percepibile all’interno delle comunità.

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