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DESCRIZIONE DELLE MODALITÀ PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE

REFLUE

Il progetto del sistema di raccolta, trattamento e scarico dei reflui prodotti sul PV in esame
prevede la configurazione di seguito descritta e schematizzata nell’elaborato grafico
allegato.

IMPIANTO TRATTAMENTO ACQUE METEORICHE

Generalità
Le acque meteoriche di dilavamento delle superfici carrabili e dei piazzali di manovra in
genere, possono risultare spesso inquinate dalla presenza di sabbia, terriccio ed oli minerali
leggeri, rappresentando una delle principali fonti di inquinamento dei corsi d’acqua
superficiali e delle falde.
Gli impianti di trattamento di seguito proposti, quindi, sono finalizzati ad ottenere i seguenti
obiettivi principali:
- contenere al minimo, il convogliamento delle acque meteoriche alle reti fognarie,
evitando disfunzioni idrauliche e malfunzionamenti agli eventuali impianti di
depurazione terminali;
- favorire lo smaltimento in loco attraverso i corsi d’acqua
- contenere i costi di costruzione e di esercizio delle reti di collegamento, evitando
inoltre il sovraccarico delle reti fognarie esistenti
- non recare danni alle falde sotterranee.

La Normativa vigente
In Italia, tutta la materia relativa al disinquinamento delle acque è regolata dal Decreto
Legislativo n° 152 del 11/05/1999, il quale all’Art. 39 testualmente riporta:
1) Ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le regioni disciplinano:
a) Le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento, provenienti
da reti fognarie separate;
b) I casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche di
dilavamento, provenienti da rete fognarie separate;
2) Le acque meteoriche non disciplinate ai sensi del comma precedente, non sono
soggette a vincoli o prescrizioni derivanti dal presente decreto.
3) Le Regioni disciplinano altresì i casi in cui può essere richiesto che le acque di
prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne siano convogliate ed opportunamente
trattate in impianti di depurazione per particolari casi nei quali, in relazione alle
attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento dalle superfici impermeabili scoperte
di sostanze pericolose o di sostanze che creano pregiudizio, per il raggiungimento
degli obiettivi di qualità dei corpi idrici ricettori.

Alcune Regioni hanno, dunque, fissato dei criteri, da utilizzare nella moderna pianificazione
fognaria, privilegiando al massimo soluzioni di salvaguardia dell’ambiente. E’ il caso della
Regione Lombardia, la quale con i propri “Criteri di pianificazione” del Piano di
risanamento delle acque della Regione Lombardia, in particolare l’art. 20 della L.R. 62,
considera acque di prima pioggia “quelle corrispondenti per ogni evento meteorico ad una
precipitazione di 5 mm uniformemente distribuita sull’intera superficie scolante servita
dalla rete di drenaggio. Al fine del calcolo delle portate si stabilisce che tale valore si
verifichi in 15 minuti: i coefficienti di afflusso si assumono pari ad 1 per le superfici
coperte, lastricate o impermeabilizzate e a 0.3 per quelle permeabili di qualsiasi tipo,
escludendo dal computo le superfici coltivate”.

La soluzione per il PV
Le acque di dilavamento del piazzale defluiscono in canalette di raccolta complete di
griglia in ghisa (collegate tra di loro tramite un tubo in PVC con diametro di mm 200) per
poi passare all’impianto di trattamento in continuo delle acque meteoriche da dilavamento
piazzali.
L’intensità di pioggia è quantificata in mm 5 nei primi 15 minuti, con un coefficiente di
afflusso di 0.3-1, nel rispetto dei parametri della L.R. Lombardia n° 62 art.20; l’unica ad
aver legiferato in merito e dei parametri del Piano Direttore della Regione Puglia, in fase di
approvazione.
Il volume della vasca di prima pioggia deve essere almeno uguale a quello delle
precipitazioni con l’intensità precedentemente specificata. La vasca ritiene le acque di
dilavamento, più o meno luride, ed occorre svuotarla dopo ogni evento meteorico.
Le acque luride accumulate nella vasca di prima pioggia , al termine della pioggia, possono
essere trattate in un disoleatore statico. Il disoleatore statico è mono-blocco di dimensioni Ø
150 e altezza m 2,10 ; la vasca di prima pioggia è realizzata con elementi in cls armato,
modulari sovrapponibili, Ø 250 altezza m 2,10.
Le acque trattate convoglieranno nel pozzetto prelievo campioni, posto a valle dell’impianto
trattamento acque per poi defluire in fogna bianca comunale.

Descrizione del funzionamento


L’inquinamento prodotto dalla stazione di rifornimento carburante e dai piazzali di
parcheggio auto è dovuto essenzialmente alla presenza di sabbia, terriccio ed oli minerali
leggeri, questi ultimi dovuti a modeste perdite accidentali di auto in sosta, che a causa delle
precipitazioni atmosferiche che dilavano i piazzali possono inquinare i corpi ricettori.
Si rende quindi necessario predisporre il piazzale e la fognatura in modo che l’acqua
piovana sia raccolta in un punto e convogliata all’impianto di depurazione prima di essere
avviata allo scarico finale.
L’impianto di depurazione per tali sostanze, è costituito da un dissabbiatore e da un
separatore oli, quest’ultimo munito o meno di un filtro a coalescenza. La sezione di
dissabbiatura e disoleazione possono essere realizzate all’interno di due vasche separate
8versione standard), oppure all’interno di un’unica vasca (versione compatta/monoblocco).
La funzione del filtro a coalescenza, è quella di separare le microparticelle di olio che non si
scindono dall’acqua per semplice flottazione, aumentando di conseguenza il rendimento di
separazione; deve consentire di ottenere rendimenti di separazione superiori al 97% come
previsto dalle NORME DIN 1999 – N.E. 858/1.
Il filtro a coalescenza permette l’attuazione dei fenomeni fissici dell’assorbimento e della
coalescenza.
Le microparticelle di olio aderiscono al materiale coalescente (assorbimento), si ingrossano
unendosi (coalescenza) e formano una pellicola di olio. Al raggiungimento di un
determinato spessore la pellicola diviene instabile, le parti più grandi si staccano e, secondo
il principio graviatazionale salgono in superficie.
I disoleatori, secondo le Norme DIN, sono muniti allo scarico di un dispositivo di sicurezza
per oli in acciaio inox che consiste in un otturatore a galleggiante tarato in funzione della
densità dell’olio minerale previsto.
L’installazione di tale otturatore determina l’arresto del flusso del liquame allo scarico ogni
volta che avviene il riempimento della camera oli del separatore; infatti il galleggiante
all’aumentare dello spessore dell’olio nella camera, si abbassa di livello determinando così
la chiusura automatica dello scarico.
La scelta del modello di impianto è determinata dalla portata nominale o dalla superficie
scoperta dell’area interessata, oppure può essere determinata dal numero di vetture
parcheggiate.

Dimensionamento
Il dimensionamento adottato per l’ impianto di trattamento in continuo di tutte le acque
meteoriche da dilavamento piazzale è stato eseguito assumendo i seguenti parametri di
riferimento:
- Coefficiente di afflusso
per piazzali impermeabilizzati………………………………………….1,00
- parametro portata………………………………………………0,010 lt/s/mq
- inquinamento max oli minerali in entrata……….………..…….E=125 mg/l
- rendimento epurativo…………………………………….……………>97%

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