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La lettura: riflessioni e pratiche
sommario
5 Il lettore di pixel
Umberto Capra
56 Allegati A (francese)
Elsa Del Col
92 Allegato (inglese)
Silvia Minardi
97 Allegati B (spagnolo)
Maria del Rosario Uribe
Umberto Capra
L’avvento del computer e della rete ha spostato molte attività di lettura dalla pagina al web.
Dopo un breve excursus sui diversi approcci alla lettura, il contributo entra nel vivo della questione
affrontando alcune conseguenze sul modo di leggere nel passaggio dalla linearità del testo all’iper-
testo: in rete si legge navigando, avendo a disposizione supporti multimediali come immagini e
filmati. Quale influenza hanno questi strumenti sui processi cognitivi? Nella disanima degli aspetti
di difficoltà e delle facilitazioni alla lettura in rete, così come nel “piccolo portolano tascabile” con
cui si chiude il testo, il lettore troverà un’utile bussola per la progettazione delle attività didattiche
sul web.
Non a caso è passando attraverso la sillabazione (o i ‘phonics’ in una lingua come l’inglese)
che è stata tradizionalmente insegnata la lettura, con una sistematizzazione didattica risalente
attorno all’inizio del ’900. Un approccio sublessicale che, a partire dagli anni ’60 del secolo
scorso, viene fortemente messo in discussione da studiosi come Ken Goodman (1965; 1968;
www 2014) e Frank Smith (1973), che insistono sul superamento della lettura “fonetica”
(traduzione di grafemi in fonemi) insistendo su un modello lessicale ed olistico, fondato sulla
centralità del significato e del testo. L’aspetto ‘grafofonemico’ è solo uno degli “indizi” che
deve comporsi con quelli semantici, sintattici e pragmatici per rivelare il quadro complessivo
che è la comprensione. Il piccolo microesperimento proposto (fig. 3) da Penny Ur (1996:139)
è forse, nel suo minimalismo, più convincente di molte dotte argomentazioni e bene e sinte-
ticamente riassume l’importante spostamento focale nella ricerca e nella didattica delle lingue
da elementi segmentali o addirittura sottosegmentali, alla frase e infine al testo. Perché la
lettura diventi comprensione e non solo (stentata) enunciazione è necessario che gli studenti
vengano incoraggiati ed aiutati a sviluppare adeguate strategie di lettura (che includono, ma
non si limitano, alle diverse modalità dello skimming e dello scanning).
Figura 3: Quale di queste tre righe (ciascuna composta da otto elementi, ma di “lunghezza” crescente) si legge più velocemente? (Mio
adattamento dall’originale inglese di Ur 1996:139)
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Ovvero ‘memoria tampone’, come si direbbe in italiano, secondo una infelice traduzione che quasi nessuno usa più.
Ben più importante e determinante è stata, in anni più recenti, l’opposizione del movi-
mento ‘Back to basics’ che, soprattutto a partire da paesi di lingua inglese, invoca un ritorno
ai “fondamentali” e al ripristino proprio dell’insegnamento della lettura attraverso i phonics.
Nell’opinione di chi scrive, si tratta di un movimento pedagogico in forte odore di contrap-
posizione ideologica con sfumature revansciste, che proprio nelle correzioni che ha dovuto
apportare alla “ricetta didattica originaria” evidenzia la forza delle obiezioni proprie dell’ap-
proccio al quale dichiaratamente si oppone.
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«Ho fatto un corso di lettura veloce e ho imparato a leggere giù dritto nel bel mezzo della pagina; così sono riuscito a
leggermi tutto Guerra e Pace in 20 minuti. Parla della Russia». [trad. mia] Per una discussione della attribuzione della
battuta si veda http://quoteinvestigator.com/2015/12/08/speed-reading/.
messaggio. Quando la lettura passa dal libro allo schermo perde presto innanzi tutto le pagine
(numerate)5 sulle quali si era applicata per secoli, spesso paradossalmente riscoprendo lo scroll
– il rotolo – che virtualmente scorre “dietro” al frame, al “telaio” della “finestra” rappresentata
proprio dallo schermo.
Da giovane insegnante di inglese avevo in effetti osservato che molti tra i miei studenti di
scuola media, appartenenti a una generazione6 che aveva conosciuto la televisione prima –
3
Al centro della Teoria del Codice Duale sta una spiegazione del concetto essenzialmente umano che è al centro dell’al-
fabetizzazione [della capacità di leggere e scrivere]: il significato. (Trad. mia)
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Citazione stra-abusata, ma inevitabile; sperando di non fare la fine del presuntuoso professore di comunicazione
della Columbia University fulminato da McLuhan durante una discussione in coda davanti al botteghino di un ci-
nema d’essai nel film Annie Hall di Woody Allen (1977). (v.o.: https://www.youtube.com/watch?v=sXJ8tKRlW3E;
v.it.: https://www.youtube.com/watch?v=bjlddjfw27g
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Per la precisione ciò non è sempre e da sempre vero: per esempio, ai tempi delle interfacce non WIMP (Windows, Icons,
Menu, Pointing device) le c.d. “videate” o “schermate” rappresentavano delle “pagine”, anche se non necessariamente
presentate in sequenza lineare; nel web attuale, per esempio nella presentazione di cataloghi di merci per il commercio
online, il lungo “rotolo” necessario per elencarle tutte viene “tagliato” proprio in pagine, numerate e consultabili, avanti
e indietro, con una varietà di modalità simulate per “sfogliarle”.
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Dovrebbe trattarsi della generazione che compone buona parte del corpo docente attuale! Ma se sono arrivati in catte-
dra, certamente di pagine hanno imparato a voltarne molte (anche metaforicamente ed esistenzialmente).
Figure 5 e 6: L’impaginazione lineare e sequenziale di un vecchi manuale scolastico (Jaccod 1942:196-197) e la struttura modulare, impa-
ginata sull’apertura delle due pagine pari e dispari, del libro di un corso del decennio scorso (Papa & Shelly 2004: vol.1)
Nel confronto anche superficiale tra pagine come quelle delle figure 1, 2 e 5 e quelle
della figura 6 “salta immediatamente all’occhio” il ruolo fondamentale giocato in queste ul-
time dalle componenti grafiche e dalle immagini, che assolvono compiti non solo decorativi
quanto principalmente comunicativi (di indexical meaning, avrebbe forse detto un Henry
Widdowson degli anni ’80).
Non sempre le insegnanti7 di area linguistica hanno una formazione specifica e una consa-
pevolezza che consenta loro di sviluppare una appropriata educazione alla lettura dei testi visi-
vi non verbali; tuttavia già la generazione di coloro che sono nate con la televisione italiana8 è
o si appresta ad andare in pensione, ed è auspicabile che coloro che sono cresciute pienamente
nella “civiltà dell’immagine” abbiano acquisito gli strumenti culturali e didattici per guidare
i propri allievi verso un pieno alfabetismo dell’immagine, la cui necessità qui è possibile solo
menzionare, rimandando ad altri approfondimenti.
Il cinema prima e la televisione poi hanno dunque imposto lo sviluppo di nuove capacità
7
Si utilizza solo il femminile per indicare tutta la professione per semplicità e in riconoscimento del ruolo di maggioranza.
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Generazione cui appartiene chi scrive queste note.
Non è un caso, come ci ricorda Graziella Pozzo (2006:32), che la “lettura” degli ipertesti
venga piuttosto chiamata ‘navigazione’. Di un ipertesto piuttosto che un indice si può trac-
ciare infatti una ‘mappa’, tanto più complessa quanto più è articolato e quanto meno è lineare
(figura 7).
Figura 7: Mappa dei collegamenti ipertestuali (link) dalla pagina principale della Wikipedia inglese. (By Trevor MacInnis at the English
language Wikipedia, CC BY-SA 3.0)
While text and picture formats or multiple representations can promote a better use
of working memory resources under some circumstances, they may also be challenging
by causing a split of attention between the information sources that hamper the
relational processes between the different representations. As far as animations are
concerned, they contribute to learning of dynamic information, but require an adapted
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Appunto per semplificare, poiché non è solo collegandosi a internet che si incontrano ipertesti e non tutti i testi che si
incontrano online sono ipertesti.
Sebbene anche i testi cartacei presentino alcune caratteristiche e funzioni che possono
essere definite “ipertestuali” (le note a piè di pagina o a fondo testo, sommari ed indici,
illustrazioni, tavole e didascalie – con i numeri di pagina, di nota, ecc. ad assicurare il link,
il collegamento) sono gli ipertesti digitali e, a maggior ragione, quelli online a presentare
complessità di un ordine superiore, aggravate – come acutamente osserva Pozzo (2006:44) –
dallo scomparire, dal campo visivo del frame dello schermo, della parte di testo all’origine del
collegamento e del salto ipertestuale. Un testo per di più spesso già visibile solo parzialmente,
rendendo meno facile «sfruttare quegli elementi di coesione individuabili con una scorsa rapida
del testo nella sua completezza».
Il rischio fondamentale paventato dalla ricerca sperimentale è quello del ‘sovraccarico co-
gnitivo’ (cognitive overload). Infatti, se la ricchezza multimediale e l’articolazione strutturale
“spaziale” degli ipertesti – e in particolare di quelli del Web – li rende particolarmente capaci
di trattare pervasivamente informazioni e concetti complessi, contemporaneamente offrendo
ampi gradi di libertà nei percorsi e nelle modalità di lettura possibili, «[e]siste tuttavia anche un
rovescio della medaglia, che viene spesso richiamato nel rischio di “smarrimento” o “disorientamen-
to” cognitivo per eccesso di informazione, in perdita del senso relativo delle gerarchie dei contenuti,
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Sebbene le strutture testuali e iconiche o le rappresentazioni multiple possano promuovere una migliore utilizzazione
delle risorse della memoria di lavoro in alcune circostanze, esse possono anche rappresentare una difficoltà causando
una frammentazione dell’attenzione tra le fonti informative che intralcia l’elaborazione di relazioni tra le diverse rappre-
sentazioni. Per ciò che concerne le animazioni, queste contribuiscono all’apprendimento di informazioni dinamiche, ma
richiedono di essere appositamente progettate per guidare la selezione di contenuti e i processi organizzativi. Infine, gli
ipertesti convogliano un accesso libero e non lineare alle informazioni che può promuovere l’attività inferenziale, ma,
di nuovo, ciò può rappresentare un aggravio cognitivo. Strumenti, quali sommari grafici che illustrano la struttura dei
contenuti, assistono gli apprendenti nella navigazione attraverso lo spazio informativo e nell’elaborazione di relazioni
tra le varie informazioni.
In conclusione, la costruzione di significato nella lettura di documenti digitali può essere facilitata da stesure che favo-
riscano l’elaborazione di relazioni […] tra diverse tipologie di formati, rappresentazioni e informazioni e siano altresì
d’ausilio a questi processi riducendo il costo cognitivo imposto da processi inefficaci per l’apprendimento (cioè il carico
cognitivo estraneo). In altre parole, per favorire la comprensione profonda con documenti digitali è necessario liberare
risorse cognitive per permettere l’elaborazione di relazioni. (Trad. mia)
Nei loro esperimenti (su un campione di 64 studenti universitari) gli studenti inizialmente
con maggiore disponibilità di memoria di lavoro e migliori abilità di lettura (misurata su testi
brevi, non ipertestuali) traevano profitto da un addestramento per le strategie, valutato sia
in termini di risultati dell’apprendimento sia di qualità della loro navigazione degli ipertesti,
mentre il gruppo che aveva registrato memoria di lavoro e abilità di lettura inferiori alla media
risultava peggiorare in entrambi gli aspetti. Sia il miglioramento degli uni che il peggioramen-
to degli altri risultava indirettamente correlabile alla qualità della navigazione.
The results show that fifth-graders, irrespective of their reading ability, found it
difficult to navigate the non-linear structure of hypertexts when searching for and
integrating information. When they read with goals, they adjusted their reading speed
and the focus of their attention. Their offline reading ability also influenced their
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Le strategie cognitive e metacognitive sono particolarmente importanti per l’apprendimento con gli ipertesti. L’ef-
ficacia dell’allenamento strategico, tuttavia, dipende dalle risorse di memoria di lavoro disponibili. Di conseguenza
sono specialmente gli apprendenti con una maggiore capacità della memoria di lavoro a sapere trarre profitto da un
addestramento alle strategie, mentre gli apprendenti con una scarsa capacità della memoria di lavoro vengono facil-
mente sopraffatti. Inoltre, affinché l’allenamento strategico abbia successo sono importanti efficienti processi di base
di comprensione nella lettura. Quando sia le neoacquisite strategie sia gli scarsamente routinizzati processi di base di
comprensione nella lettura competono entrambi per le risorse di memoria di lavoro, la navigazione all’interno dell’iper-
testo e l’apprendimento possono deteriorarsi anziché migliorare. (trad. mia)
Gli autori taiwanesi ne ricavano una raccomandazione affinché le specifiche abilità e stra-
tegie di lettura online siano oggetto di apposito insegnamento, fin dalla scuola elementare
(ma a proposito si ricordino i caveat dello studio tedesco).
Da una ricerca spagnola (Salmerón et al. 2009:1317) risulterebbe che sintesi grafiche rap-
presentanti la macrostruttura dell’ipertesto siano utili se lette all’inizio di una sessione di
studio di ipertesti difficili, mentre con ipertesti facili scoraggerebbero gli studenti a portare a
termine la lettura (ritenuta a quel punto banale) una volta lette alcune prime sezioni del facile
ipertesto (risultati della accurata ricerca intuitivamente accettabili, anche se tutti giustificabili
applicando diverse e persino contrastanti teorie sull’apprendimento!).
Le mappe degli ipertesti sono il corrispettivo grafico e visivo delle ‘mappe mentali’, che
non a caso costituiscono la rappresentazione spaziale mentale di esperienze e conoscenze del
mondo (Gould &White 1974); sviluppare queste ultime è forse la migliore propedeutica alla
“competenza cartografica mentale”, ma molti suggerimenti all’insegnante possono venire dal
lavoro di Marco Guastavigna (Gineprini & Guastavigna 2004 e WWW; Guastavigna 2007 e
WWW2010).
I salti ipertestuali online sono possibili e frequenti anche da un ipertesto ad un altro. Per
“non perdere il segno” molti degli attuali browser13 permettono di aprire diverse “pagine” web,
identificandole con delle ‘linguette’ titolate (tabs) che permettono di passare da un ipertesto
all’altro senza dovere ripercorrere al contrario tutta la rotta. Si tratta di un salto nell’iperspazio
degno di Star Trek del quale non dovrebbe essere difficile fare impadronire gli allievi.
Una semplice ricerca con un paio di parole chiave su Google […] può risultare
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I risultati [ottenuti] mostrano che gli alunni di quinta elementare, indipendentemente dalle loro abilità di lettura. incon-
travano difficoltà nel navigare nella struttura non lineare degli ipertesti per cercare ed integrare informazioni. Quando
leggevano con degli scopi/obiettivi, adattavano la propria velocità di lettura e focalizzavano la propria attenzione. Le
loro abilità nella lettura offline influenzava anche le loro prestazioni nella lettura online. (Trad. mia)
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Nessuno saprebbe di cosa si parli se li chiamassi ‘navigatori’, ahimé!
Si tratta di un tema non nuovo nella didattica e la necessità di una educazione alla lettura
critica e alla valutazione dell’affidabilità ed autorevolezza delle fonti non è certo nata con gli
ipertesti online; di certo l’hanno resa più acuta. Qualche suggerimento di attività da aggiun-
gere al repertorio di ciascuna insegnante può essere trovato in Capra 2005b:29-31 e in Pozzo
2006.
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QuoteInvestigator, 2015, “Speed Reading”: http://quoteinvestigator.com/2015/12/08/speed-reading/ [ultima
lettura settembre 2016]
e il lettore competente
Leggere: le righe, tra le righe, oltre le righe
Graziella Pozzo
Si impara a leggere leggendo o si può imparare (e insegnare) ad essere lettori attenti e consapevo-
li? Data la complessità dell’atto, la domanda secca richiede in realtà una risposta articolata, come
ben hanno messo in luce le ricerche sulla cognizione e metacognizione degli ultimi quarant’anni.
Leggere è un processo interattivo e riflessivo. Capire un testo, lungi dall’essere una mera attività di
decodifica di segni grafici (lettura lineare di parole, di frasi, di righe) è, al contrario, un’attività
complessa del pensiero in cui la mente, impegnata a dare senso a quanto legge, coopera con il testo
attivando una molteplicità di processi inferenziali e di strategie in funzione dello scopo e del tipo di
testo (lettura tra le righe); in alcuni casi il lettore può anche rompere il tacito patto cooperativo per
andare oltre il testo, per riflettere su quanto si sta leggendo e per valutarlo (lettura oltre le righe).
Dopo aver aperto con alcune attività volte a stimolare un ruolo attivo del lettore, il contributo
prende in considerazione la complessità dell’atto soffermandosi su ogni singolo elemento, separata-
mente e nei suoi intrecci, a cui fa seguire alcune implicazioni per la lettura a scuola.
Qualche precisazione sulle scelte operate. Nel corso dell’esposizione il riferimento sarà a
un ‘lettore esperto’ in contrapposizione a un ‘apprendista lettore’. Partire da cosa sa e sa fare
un lettore competente quando legge ha alcuni vantaggi: permette di individuare i processi
e le strategie messe in campo per raggiungere lo scopo prefisso, indicando quali attivare per
portare un apprendista lettore ad essere un lettore competente; fornisce le coordinate utili per
progettare il curricolo e individuare i traguardi; offre contestualmente un orientamento su
compiti e strategie idonee a sviluppare la competenza di lettura a scuola, non solo in verticale,
nei vari anni scolari, ma anche in orizzontale, visto che comprendere è un’attività della mente
che riguarda tutti gli ambiti disciplinari e non solo quello linguistico.
Il contributo non considera la lettura tecnica della fase iniziale, quando il bambino impara
a riconoscere le lettere per costruire parole/frasi, presupponendo che i processi cognitivi di
decodifica siano automatizzati e le risorse cognitive disponibili per l’attivazione dei processi
superiori. Né focalizza la lettura in L2/LS, anche se non vi mancherà qualche accenno, sia
perché il quadro di riferimento sotteso è lo stesso –valgono le stesse le considerazioni sul letto-
re, sui testi, sui processi cognitivi e metacognitivi e sulle strategie–, sia perché la comprensione
di testi in L2/LS è oggetto degli altri contributi in questo numero.
Si è individuato uno scarto tra la propria idea di lettura e le pratiche di classe? Si è risposto
affermativamente alle varie asserzioni ma la rappresentazione delle pratiche di classe sembra
dire un’altra cosa? Se il contesto che emerge è del tipo di quello qui di seguito descritto, quan-
to seguirà potrà chiarire i motivi del divario. Ma potrebbe trovare utili riflessioni e spunti
operativi anche chi questo scarto non lo ha registrato.
Comprendere
Enciclopedia
testi scritti
Controllare il
processo
Frame. È un insieme organizzato di informazioni riferite alle conoscenze dichiarative e alla rappresentazione mentale
degli oggetti e delle loro caratteristiche. Secondo Minsky, «quando si incontra una situazione nuova, o imprevista,
viene evocata dalla memoria una struttura mentale complessa, la quale, mediante un processo di istanziazione, viene
adattata alla situazione specifica e fornisce una chiave di interpretazione per essa». Per vedere come un oggetto o
un concetto possano organizzarsi nella mente si estraggono gli elementi strutturali come si vede nell’esempio.
Dato il concetto ARENA si isolano gli elementi della struttura: la sua funzione, le sue caratteristiche e le relazioni:
- funzione: a cosa serve? dove si sviluppa? quando, in che periodo?
- caratteristiche: come si presenta? di quali parti si compone? con quali materiali è costruito?
- relazione: come si differenzia da altre costruzioni?
Schema. Lo schema è simile al frame: è una struttura astratta di conoscenze attivata in modo inconsapevole.
Si prenda la parola SCUOLA. Viene subito evocato un schema che comprenderà questi slot (caselle):
- persone: alunni, insegnanti, dirigente, personale tecnico, bidelli, …
- oggetti: aule, palestra, cortile, banchi, sussidi didattici, libri, quaderni, …
- azioni e situazioni: fare lezione, ascoltare, discutere, leggere, scrivere, risolvere problemi, fare ricreazione, svolgere
una prova, …
Script. Si riferisce alle conoscenze procedurali e alla strutturazione formale di eventi di routine. A differenza dei primi
due casi, qui la rappresentazione mentale riguarda la catena dei microeventi che compongono la routine.
Così, la routine ANDARE AL RISTORANTE prevede questi slot: entrare, salutare, chiedere un tavolo, sedersi, chiedere
il menù, ordinare, scegliere, mangiare, chiedere il conto, pagare, salutare, uscire.
Quanto più sa attivare schemi richiamando dalla memoria a lungo termine le proprie
conoscenze sul mondo (o enciclopedia) per integrare le informazioni nuove nella propria
È come se fosse invisibile. Tutto ciò che si vede è un mucchio di plastica, un grosso mucchio di plastica,
accartocciato accanto a un cassone dell’immondizia, sul viale di fronte ai giardini. Parcheggiando l’auto
viene quasi la tentazione di saltarci su quel mucchio informe, o di passarci sopra una volta scesi dalla
propria scatola d’acciaio. Ma la plastica non è vuota. Dentro c’è lui. Con davanti a sé tutta la notte, tutto
l’inverno, tutta la città. Come se fosse invisibile.
Il testo non lo dice, ma da un confronto è assai probabile che emerga una stessa ipotesi. Più
della risposta, interessa qui osservare la cornice di problem solving del testo. Immaginando il
percorso mentale di un lettore che coopera con il testo è probabile che, dopo aver letto la frase
iniziale, il lettore faccia una sua ipotesi collegando quanto dice il testo con la propria esperien-
za, o enciclopedia. Di chi si parla? Un “grosso mucchio di plastica accartocciato” non dirime
la questione e il lettore resta in attesa di nuovi indizi. Continuando nella lettura è probabile
che attivi lo schema GIARDINETTI DI CITTÀ e relativi slot: viali, aiuole, panchine, persone varie.
Tale schema stereotipico però non aiuta. Solo procedendo nel testo, quando si incontra “lui”
non ci sono più dubbi: si tratta di una persona. La frase finale scioglie l’enigma, anche se il
lettore deve ancora cooperare (attivare un altro schema) per inferire chi sia “lui”.
Altri schemi attivati durante la lettura sono gli schemi formali, riferibili alla struttura del
testo - schemi testuali - , o alla forma linguistica - schemi linguistici. Uno schema testuale
è la rappresentazione di tipi e generi testuali basata sui tratti distintivi di ognuno, per cui è
possibile distinguere i diversi tipi di testo: narrativo, descrittivo, regolativo, espositivo, argo-
mentativo, ma anche i diversi generi testuali: per esempio, tra i testi narrativi, distinguere una
fiaba da una favola, da una biografia, da un articolo di cronaca … . In una fiaba ci aspettiamo
l’apertura “C’era una volta” e una struttura formale che rispetti la sequenza temporale dei fatti
A livello più basso, di frase o di parola, si attivano schemi linguistici, automatizzati dal
lettore esperto, come mostra l’esempio:
Forse il tempo si era messo allo stabile, anche se all’orizzonte nuvole nere sembra-
in cui si può anticipare senza sforzo la desinenza verbale -vano, sulla base di un ragionamento
in parte morfologico, la desinenza del verbo, in parte sintattico, visto che si tratta di accordare
il verbo della frase secondaria con quello della principale.
Infine, il lettore porta al testo schemi culturali, basati sulle convinzioni e valori personali
o culturali (cfr. Carrell, Eisterhold 1991; Kramsch 1993; Del Col 2008), spesso senza esserne
consapevole, per cui non è insolito imbattersi in situazioni in cui chi legge non riesce a modi-
ficare lo schema attivato nonostante le evidenze nel testo, soprattutto quando queste cozzino
contro opinioni rigidamente precostituite quali sono gli stereotipi. Così, a fronte di un testo
in cui i cowboy venivano descritti come persone senza armi (avrebbero spaventato i cavalli)
e poco interessati a combattere gli Indiani, alcuni alunni non riuscivano a convincersi che i
cowboy non portassero armi, nonostante le evidenze al contrario.
L’attivazione di schemi semantici e testuali è un’operazione utile in tutte le fasi della let-
tura. Nella fase di pre-lettura favorisce la formulazione di ipotesi sul testo, agganciando così
il lettore e sollecitandone curiosità e motivazione. In questo senso si rivela utile la pratica del
brainstorming: portando le conoscenze dalla memoria a lungo termine alla memoria di lavoro,
le rende più facilmente disponibili a interagire con i dati del testo, favorendo così le connes-
sioni tra ‘noto’ e ‘nuovo’. Durante la lettura, il riconoscimento immediato dello schema te-
stuale facilita l’elaborazione delle informazioni e le connessioni all’interno del testo, oltre che
l’assimilazione delle nuove informazioni. In questo modo si riescono a superare alcune delle
difficoltà individuate all’inizio, come il sapere di non sapere o le difficoltà elaborative, con
effetti benefici su motivazione e autostima. Dopo la lettura, gli schemi aiutano a dare ordine
alle informazioni derivate dal testo e a comunicare gli esiti della lettura.
Una prima suddivisione è tra testi continui e testi non continui: testi organizzati in discor-
so (testi descrittivi, narrativi, espositivi, argomentativi, anche in formato elettronico), che si
sviluppano in capoversi, sezioni, capitoli, e testi che contengono una combinazione di tabelle,
grafici, figure e testo. La distinzione, derivata dal quadro di riferimento delle prove interna-
zionali OCSE-PISA, mette in evidenza come a fronte della pervasività dei testi non continui
nella quotidianità non corrisponda un’attenzione adeguata nelle pratiche scolastiche.
Un’altra distinzione, derivata dagli studi di linguistica testuale che hanno avuto un forte
impulso a partire dagli anni ’70, riguarda la struttura del testo, vale a dire come sono date e
organizzate le informazioni, e le sue caratteristiche, ovvero i suoi tratti distintivi. Con rife-
rimento alla struttura, vengono individuate cinque grandi categorie di tipi testuali (Werlich
1976): testi descrittivi, narrativi, regolativi, espositivi e argomentativi. La categorizzazione, se
pur non fine, ha una certa utilità in quanto permette di collegare la struttura della modalità
comunicativa con il sottostante schema logico-cognitivo dominante (cfr. Tabella 2).
Testo descrittivo prevale la dimensione spaziale: gli elementi sono descritti in uno spazio
Testo narrativo prevale la dimensione temporale: i fatti sono tra loro collegati da un rapporto
temporale e di causa-effetto
Una distinzione più fine è quella che individua all’interno dei tipi i generi testuali. Così,
nel tipo narrativo sono compresi più generi, come il racconto, la fiaba, la biografia, l’articolo
di cronaca. Una storia che si svolge sul filo del tempo sarà pertanto caratterizzata da una logica
temporale, evidenziata sulla superficie del testo da marcatori temporali di sequenza come i
In quanto unità comunicativa, il testo – dal latino textus, ‘tessuto’ o ‘trama’ – ha una sua
tessitura, e possiede alcune proprietà, tra cui la coesione e la coerenza. La coesione è data dai
legami linguistici utilizzati per esprimere relazioni tra elementi del testo (Garavelli 1979),
mentre la coerenza è data dai legami logici che mettono i concetti in relazione tra di loro.
Dei diversi elementi coesivi, due in particolare sono strategici per la comprensione, nel
senso che se non identificati ed elaborati nel testo possono ostacolarla: la referenza e i con-
nettivi. La referenza rende un discorso coeso legando un punto del testo con un altro tramite
il rinvio all’indietro, come in questo semplice esempio: “Dopo aver incontrato Anna, Dario
cominciò a tempestarla di messaggini”, dove il ‘la’ di tempestare rimanda ad Anna, o con un
rimando in avanti nel testo. Più il rimando è distante più può risultare problematico il suo
recupero. I connettivi mettono in relazione tra loro le frasi in un periodo o i capoversi di un
testo: parole come ‘inoltre’, ‘invece’, ‘quindi’, soprattutto se poste in punti strategici del testo,
per es., a inizio di capoverso, come dei segnali stradali ne indicano il percorso e lo sviluppo lo-
gico. Denominati anche connettivi logici, si distinguono dai connettivi pragmatici, elementi
coesivi come ‘in primo luogo’, ‘in secondo luogo’, ‘infine’, ‘cioè’, che scandiscono la struttura
retorica del testo (Bazzanella 1995).
Implicazione didattiche. Le considerazioni sul testo sono alla base di molte abilità che
rendono la lettura più economica ed efficace: riconoscere i vari tipi e generi testuali permette
ai dati in ingresso di essere subito collocati all’interno di una struttura, favorendo così la loro
elaborazione; riconoscere la struttura del testo e saperla sfruttare aiuta a seguire lo sviluppo
degli argomenti e ad elaborare più rapidamente le informazioni; leggere per capoversi sfrut-
tando i connettivi favorisce la costruzione nella mente di un’impalcatura entro cui collocare
via via idee e concetti, facilitando così i processi di sintesi (per altri modi di sfruttare i connet-
tivi rimandiamo a Del Col, in questo numero).
Nella pratica, in che misura si attua una didattica attenta agli elementi testuali? si porta
l’attenzione sulla struttura del testo e sugli elementi di coesione? si stimola a scorrere veloce-
mente gli occhi per cogliere i blocchi informativi? si sviluppa il saper leggere per capoversi e
Generi e forme storie, lettere e saggi, programmi, istruzioni, manuali manuali, mappe,
testuali messaggi personali, opuscoli, articoli procedure, memo schemi, tabelle
libri e riviste relazioni e rapporti,
mappe tabelle e grafici
Il contesto del testo rimanda invece al paratesto, vale a dire alle parti complementari di un
testo come titolo, didascalie, illustrazioni, ecc. , la cui presenza può facilitare o invece ostaco-
lare l’elaborazione dei contenuti.
Qui di seguito indichiamo i più comuni modi di leggere, mentre si rimanda alla Tabella 5
per intrecci tra lettore e cosa porta al testo, modi di leggere e operazioni attivate mentre legge.
a. Lettura orientativa (skimming). È un approccio rapido al testo; gli occhi scorrono avanti
e indietro sul testo alla ricerca di indizi che aiutino a farsi un’idea sommaria dei contenuti
e a cogliere la struttura globale. Solitamente applicata in fase iniziale a un quotidiano, a un
articolo, questa lettura aiuta ad avere un’idea globale del testo, per capire se interessa, se far
seguire una lettura più attenta, o per capire come verrà trattato un dato argomento. Ma può
essere usata anche in fase conclusiva per richiamare alla memoria i passi principali del testo
appena letto. In particolare, una procedura utile nello studio potrebbe prevedere questi passi:
lettura del titolo, dei sottotitoli e delle parole chiave; osservazione delle immagini; lettura del
paragrafo iniziale, lettura per capoversi e della parte conclusiva per coglierne la struttura.
c. Lettura puntuale, analitica, intensiva. Lettura lenta e approfondita, che segue un per-
corso logico-strutturale. Si svolge elaborando in modo per lo più lineare le stringhe di testo,
ma con pause e incursioni all’indietro quando si capisce di aver perso qualche informazione
importante o il filo del discorso. Si pratica per comprendere a fondo il testo e per appropriarsi
delle informazioni e dell’opinione di chi scrive.
d. Lettura riflessiva e critica. Presuppone una lettura analitica, ma si supera l’ordine lineare
in quanto il lettore, agendo da filtro critico, rompe continuamente il flusso delle frasi frap-
ponendo il proprio pensiero. Si pratica questo tipo di lettura quando interessa interrogare il
senso del testo, per confrontarlo con le proprie idee e opinioni, per valutarlo sulla base degli
stessi argomenti forniti da chi scrive o per opporvi altri argomenti.
f. Lettura estensiva. È la tipica lettura di testi narrativi in cui il lettore si lascia coinvolgere
e prendere dal filo della storia, venendo così spinto a seguirla. A questo proposito può essere
interessante osservare come spesso a scuola i ragazzi applichino questa modalità a loro familia-
re anche alla lettura dei testi di studio, che sono invece di tipo espositivo, dove, al contrario,
è più produttiva e funzionale una lettura per blocchi di testo e una ricerca dei segnali di rela-
zione tra i concetti esposti, visto che conta capire i concetti e le loro relazioni.
uno scopo leggere in modo flessibile e adottare una varietà di stili di lettura
selettivo, adattando stile e tra cui: lettura selettiva, orientativa,
strategie allo scopo analitica, estensiva
conoscenze linguistiche
- del codice scritto - interpretare convenzioni codice - capire il valore delle maiuscole, della
scritto punteggiatura, ecc.
- della struttura della frase - predire categorie grammaticali - capire se una parola (es. leggere) è
e funzioni parti del discorso verbo o sostantivo; capire il valore
attributivo di un aggettivo...
- degli elementi di coesione - usare referenza e connettivi per - capire il valore anaforico o cataforico
fare collegamenti significativi dei deittici testuali (questo, ciò…) e
funzione logica dei connettivi
opinioni valutare un testo sulla base delle riconoscere le parole con significato
proprie conoscenze e opinioni denotativo da quelle con significato
connotativo; la marcatura di alcuni
avverbi (es. francamente)
Implicazioni didattiche. Le considerazioni sul contesto, sullo scopo e sui modi di legge-
re sono di particolare rilevanza per la progettazione di curricoli finalizzati a formare lettori
competenti, soprattutto se intrecciate con le considerazioni sulle variabili di contesto come
l’ambiente domestico e scolastico e le variabili interne, come l’enciclopedia, la motivazione e
le convinzioni del lettore. Particolare attenzione va data al contesto in cui avviene la lettura,
per cui serve chiedersi quanto esso sia motivante e stimoli la voglia di leggere1.
Le considerazioni sullo scopo sono strettamente legate alla voglia di leggere, per cui può
essere utile porsi domande su quanto sia motivante la lettura a scuola: perché la lettura si ri-
solve spesso in una pratica noiosa, poco produttiva e demotivante? qual è lo scopo prevalente
per cui si legge? per rispondere alle domande di controllo dell’insegnante o del libro di testo?
Pensando al lettore esperto che sa perché legge e sa adattare il modo allo scopo, può essere
utile individuare e condividere uno scopo: per scoprire qualcosa che interessa, per ottenere
informazioni da condividere, per organizzare un evento, drammatizzare un testo, risolvere
una situazione problematica, tenere un dibattito.
1
I dati derivati dai diversi questionari somministrati contestualmente alle prove OCSE PISA - questionari studente, scuola,
genitori, insegnanti - indicano una forte correlazione tra tipo di contesto, impegno ed esiti delle prove, a sottolineare
come il livello di competenza raggiunto da un allievo non sia dissociabile da una valutazione degli elementi di sfondo e
dalle variabili interne legate alla motivazione intrinseca.
2
Con ciò non si vuole sottovalutare l'importanza di una corretta decodifica durante una lettura puntuale, analitica, come
mostra questo esempio tratto da un titolo dal quotidiano La Stampa (29/09/2016):
Basta liti sul Salone
tra Torino e Milano
Ripartano dai libri
in cui è cruciale leggere esattamente ‘ripartano‘ anziché ‘ripartono‘, visto che il cambio di vocale modifica del tutto la
prospettiva dell'enunciato: un consiglio (o un auspicio?) anziché un dato di realtà, una constatazione.
3
I processi metacognitivi presuppongono da parte del lettore sia conoscenze relative agli scopi, ai testi, alle strategie e alle
proprie caratteristiche di lettore, sia il controllo del processo.
Ogni aspetto rimanda a processi diversi, a seconda di come cambi la risposta a queste
domande:
- l’informazione è data in modo esplicito nel testo o richiede di fare inferenze ricorrendo
all’enciclopedia del lettore?
- nel caso di informazioni presenti nel testo, si richiede di prestare attenzione a specifiche
parti del testo o alle relazioni al suo interno?
- si richiede di considerare l’intero testo o le relazioni tra parti di esso?
- le conoscenze extratestuali richieste riguardano il contenuto o la forma del testo?
Implicazioni didattiche. Anche qui possono essere utili le domande volte a investigare
convinzioni e pratiche di classe per valutare in che misura esse siano di supporto alla com-
prensione o si limitino invece alla sua valutazione. Se si ritiene che sia possibile insegnare e
imparare a leggere diventando consapevoli dei vari processi, su cosa vertono i compiti e le
attività di apprendimento? quali richieste vengono fatte e quali processi vengono stimolati? La
richiesta è di reperire informazioni per lo più fattuali? o si chiede di fare inferenze, di elaborare
in qualche modo le informazioni, di mettere in relazione più testi, di produrre brevi sintesi? E
ancora: la lettura è fine a se stessa o porta a trasferire le informazioni acquisite ad altri ambiti,
4
Ripreso nel quadro di riferimento delle prove nazionali Invalsi.
Le strategie si riferiscono al saper usare in modo idoneo le risorse di cui dispone nelle varie
situazioni critiche che si possono presentare. Rispetto alle abilità, che sono generali, le strate-
gie sono quindi contestuali e specifiche, finalizzate a ottenere uno scopo o obiettivo prefissato,
5
Le prove internazionali IEA-PIRLS, per undicenni, e le prove OCSE-PISA, per quindicenni; le prove nazionali INVALSI.
6
Una bassa sensibilità al contesto è stata dimostrata da molti alunni del primo anno del biennio superiore a seguito della
somministrazione di prove diagnostiche di lettura basate su compiti autentici (cfr. Pozzo, Lucietto 2016).
Implicazioni didattiche. Che sia importante praticare una didattica centrata sull’attivazio-
ne di strategie lo dice il lungo elenco di difficoltà del lettore inesperto, dato all’inizio, a darsi
uno scopo, a sfruttare elementi del contesto per orientarsi prima di leggere il testo, a porre
domande e interrogare il testo prima di leggere, ad attivare strategie di fronte a un ostacolo…
Non solo. Molti studi sulla metacognizione, anche in ambito italiano, sono a favore di una
didattica attenta sia a modellare comportamenti strategici, sia a far riflettere sulle strategie
attivate per il loro controlllo esecutivo (cfr., per es., Pellerey 1990; Albanese et al. 1998; De
Beni-Pazzaglia F. 1998; Mariani-Pozzo 2002).
Intervenendo su difficoltà nella mente del lettore, come il non sapere di sapere e il non
capire dove non si capisce, qualora tradotte in guide procedurali, le operazioni metacognitive
possono diventare utili strumenti di controllo per l’apprendista lettore, per esempio seguendo
una procedura di questo tipo:
- prima della lettura, per orientare il lavoro e controllare che siano chiari scopo e risultato
atteso (la meta): perché leggo? perché vado in rete? cosa voglio trovare? cosa so già? cosa
mi serve?…
- durante la lettura, per monitorare il percorso, riconoscere le difficoltà e attivare strategie
per superarle; per valutare se la comprensione porti a significati coerenti
- dopo la lettura, per ripercorrere quanto fatto e riflettere sulle difficoltà incontrate, sulle
strategie attivate e sulla loro efficacia, meglio se confrontandosi con i pari.
In sintesi, chiudiamo con alcune strategie dell’insegnante volte a gestire alcuni dei proble-
mi individuati all’inizio.
7
Il concetto di strategia è strettamente collegato con la nozione di problem-solving. Un problema è di solito complesso
e per risolverlo occorre seguire una procedura in cui i vari passi non sono governati da regole, ma dalla capacità di fare
una rapida analisi della situazione. In questo senso le strategie sono personali.
BIBLIOGRAFIA
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L’asterisco indica i testi riferiti in particolare alla lettura in L2/LS.
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di lettura
Elsa Del Col
Introduzione
Come si legge trasversalmente in ognuno degli articoli di questo numero della rivista (no-
vembre 2016) leggere è un progetto, libero e automatizzato per il lettore esperto, meditato e
costruito nell’esperienza scolastica in funzione, appunto, dell’acquisizione dei processi sottesi
a una lettura libera e consapevole. Compete quindi all’insegnante tener conto di motivazioni
e interessi ma “forzando” attitudini e volontà, puntando a strategie di coinvolgimento e cer-
cando un equilibrio tra pulsioni spontanee e passi operativi per l’acquisizione di competenze.
Senza dimenticare le compatibilità e le finalità educative e operative proprie della scuola.
La lettura implica anche un forte investimento di sé che nella pratica scolastica necessaria-
mente si esplica nell’incontro tra i diversi rapporti personali con il testo scritto, quello dell’in-
segnante e quello dello studente in primo luogo. Diamo per scontato che alla base di un felice
incontro debba esserci la passione dell’insegnante, precondizione del suo slancio a trasmetterla
con successo. Passione e slancio non sufficienti, tuttavia, alla realizzazione del progetto il quale
necessita dell’elaborazione di un piano pedagogico-didattico chiaro per quanto flessibile.
L’articolo in questione s’intitola De la “jungle” de Calais au doux refuge des frères de Taizé,
da M magazine du Monde, 9/9/2016, di Anaïs Coignac. (Allegato A1)
Presenta un tema sensibile (i profughi nei paesi europei) che divide (problematico) ma
interroga ciascuno sui propri atteggiamenti personali nei confronti dell’Altro; mette in scena
soggetti sociali diversi sul crinale del conflitto, dando adito a una forte dialettica interpreta-
tiva; è autentico (diretto a un lettore realmente inserito nella società), lungo ma fluido, di
tipo narrativo e in second’ordine informativo, abbastanza facile da seguire; è ricco di indizi
culturali e mette in luce aspetti trasversali a tutte le società europee e occidentali; provie-
ne da una fonte affidabile, il magazine di Le Monde, ritenuto uno dei giornali più seri al
mondo, orientato politicamente ma sostenitore dell’obiettività; si presta a manipolazioni e
smembramenti che favoriscono la ricerca del significato. In conclusione, un valido supporto
al raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo dati e che consiste nell’acquisizione di una
competenza propria del livello B2 o B1, a seconda dell’ampiezza che l’insegnante vorrà dare
all’investigazione del testo.
È evidente che per realizzare l’obiettivo vanno previsti gradini intermedi che ne esplicitano
le diverse componenti e accompagnano il processo di avvicinamento alla meta. Si tratta di
Sotto-descrittori, formulabili grossomodo così:
Progetto ambizioso! Sfida giustificata da alcuni presupposti: che gli studenti a cui ci si rivolge
siano stati abituati fin dall’inizio ai testi autentici; che abbiano sperimentato pratiche di inter-
comprensione per acquisire abilità a “captare” significati nel passaggio da una lingua all’altra. Da
parte sua l’insegnante nutre la convinzione, sperimentata nella prassi didattica, che lavorare su
una lingua dello stesso ceppo della lingua-madre, come il francese per gli Italiani, faciliti enor-
memente il compito e fissi il raggiungimento dei livelli di comprensione del QCER molto pre-
sto, provocando così un dislivello con le attività di produzione. Lasciamo ad un altro momento
la riflessione sulle conseguenze che se ne dovrebbero trarre in termini di curricolo. Quel che è
certo è che sono più determinanti l’età e lo sviluppo cognitivo degli studenti. Questa esperienza,
nella sua completezza, è infatti rivolta a studenti del triennio. Infine, l’insegnante conta sulle
strategie specifiche che mette in campo, così come su quelle degli studenti.
Il primo passo di lettura non lineare è dato dalla ricerca affidata agli studenti di alcuni dati
specifici per l’identificazione dei parlanti del “primo” testo e dei personaggi “filtrati” dall’au-
tore nel secondo. Allo scopo verranno suggerite due tabelle per rendere visibile e in qualche
misura prevedibile la trama dei rapporti e il loro significato. Previsione che verrà confermata
o smentita da analisi successive, più dettagliate. La classe viene divisa in gruppi che si fanno
carico di una porzione di testo. Un ultimo gruppo raccoglie e completa le tabelle. (Allegato
A4, Attività)
Réfugiés
Noms/ Prénoms Pays Religion Ce qu’ils disent Ce qu’ils font
Ibrahim Soudan musulmane
………
Intermédiaire
Noms/ Prénoms Pays Religion Ce qu’ils disent Ce qu’ils font
musulmane
Frères, villageois
Noms/ Prénoms Pays Religion Ce qu’ils disent Ce qu’ils font
communauté différents pays chrétienne
œcuménique
La prima interrogazione riguarda la proposta stessa di realizzare due tabelle, più una in-
termedia, che nella visione dell’insegnante corrisponde al dato evidente della collocazione su
due poli dei protagonisti. Da un lato i rifugiati accolti e dall’altro la comunità accogliente con
in mezzo un personaggio appartenente a tutte due perché di origine straniera ma stabilmente
inserito nella zona e, diversamente dagli abitanti del luogo, di religione musulmana. Segue
la constatazione delle rispettive collocazioni religiose: il primo gruppo è quasi interamente
omogeneo, di religione musulmana, con l’unica eccezione di due famiglie cristiane, ma di
origine araba o provenienti da paesi arabi, il che comporta un interrogativo sull’esistenza di
arabi cristiani in un mondo che è più complesso di quanto un giovane alunno non sappia.
L’altro gruppo, fatti salvi i monaci (che si scoprirà essere “ecumenici”, di varie confessioni
cristiane), non ha alcuna connotazione religiosa e si professa agnostico, ateo, laico. Si apre
così la riflessione sull’esistenza di due mondi, quello occidentale e quello arabo che alcuni
vedranno contrapposti, mentre le espressioni delle persone dei due campi ne rappresentano la
coesistenza. Simboleggiata dall’imam che fa l’esaltazione della laicità e della sua necessità per
meglio professare la propria fede.
Le due ricerche danno luogo ad una mappa semantica comune che può essere costruita in
vario modo, il più semplice dei quali può consistere nella lista area per area con accanto il suo
valore assiologico (accoglienza, convivenza, ecc…)
Infine è necessario anche riempire le ultime caselle della griglia e rispondere alle domande
“cosa dicono?” e “cosa fanno?”. Sono dati in parte già recuperati tramite le attività precedenti:
tutti accolgono o sono accolti, ma al di là di questo esistono gesti particolari come pregare,
ridere, imparare, andare in chiesa/in moschea, portare da mangiare, ecc. Appaiono una serie
di verbi che, raccolti, mostrano l’impegno e la semplicità della vita quotidiana o, in qualche
caso, la rottura della routine, come prendere la parola in chiesa da parte di Ibrahim, lasciare
la classe dove si apprende il francese, iniziare i rifugiati a nuove usanze. Anche in questo caso
si possono prevedere domande abbastanza generiche e osservare come gli studenti procedono
per arrivare alla sintesi appena esposta: ci sono gesti che rompono la quotidianità.
Il en rit désormais avec ses neuf amis...: il dizionario (http://www.cnrtl.fr/, Centre National
de Ressources Textuelles et Lexicales) spiega che questo avverbio significa «à partir du moment
actuel» ma che è anche un indicatore di posterità indefinita, riferito a qualcosa del passato ed
L’homme d’église a toutefois dû faire face à quelques réalités qu’il n’avait pas anticipées. Sap-
piamo che toutefois ha un valore oppositivo e restrittivo. Il solito dizionario spiega che intro-
duce una rettifica destinata ad impedire un’eccessiva generalizzazione dell’asserzione prece-
dente o a limitarla enunciando un fatto che ne è escluso. Applicando al testo ci si domanda: la
rettifica a cosa? Si legga il paragrafo precedente e si vedrà che lui stesso ha tracciato un quadro
tutta luce (fabuleux, les échanges avec Fatima, incroyable qu’on soit aussi proches) quasi non ci
fosse nessun tipo di ostacolo (“les différences ne sont pas des obstacles”), ma, subito dopo, alcuni
comportamenti di Fatima sono riconosciuti come ostacolo all’ottenimento di un lavoro. La
precisazione-restrizione costringe il lettore a riflettere su come non tutto vada per il meglio
“in questo migliore dei mondi possibili” (come direbbe il Pangloss di Voltaire), anche se non è
questo il messaggio dell’articolo nel suo insieme. Di più, costringe a interpretare i fatti alla
luce del contesto culturale francese in cui il velo è proibito nei luoghi istituzionali e talvolta
mal sopportato ovunque, in nome della laicità dello stato e della non ostentazione religiosa,
come insegna la storia del burkini sulle spiagge. Bella controversia e bel dibattito.
Il paragrafo seguente comincia con Malgré tout, le dialogue permet d’apprivoiser les déca-
lages culturels. Questa preposizione ha valore concessivo e non a caso è inserita nella seconda
parte, dove si concentrano le note problematiche, quasi a correggere il quadretto. Cosa si
nasconde dietro al “tout” della concessiva che guasta il percorso lineare di una buona integra-
zione? Il mistero si palesa nella frase stessa dove ritornano i décalages culturels di cui si è già
parlato. Esistono dunque dei dislivelli culturali, ma aggiustabili, che si possono addomestica-
re, apprivoiser (come le bestie feroci).
Du moins certains. Altro avverbio il cui valore restrittivo invita a non esagerare; non tutti
i décalages sono aggiustabili.
Si è così visto che alcune forme grammaticali non semantizzate risultano fondamentali
nello sviscerare il significato del testo. Dicono molto sulla sintassi testuale e anche sulle inten-
zioni dell’enunciante nei confronti del testo.
Affrontare questo genere di pratiche richiede una certa abitudine allo studio della gram-
matica da un punto di vista funzionale/nozionale che equivale a dare ruolo e senso alle forme.
Mentre racconta, infatti, il giornalista lascia nel testo marche, tracce temporali databili e
comprensibili per chi legge: depuis bientôt un an (lettore, fai il calcolo!), le samedi 30 juillet
(lettore ricordati, vai indietro a quando eri in vacanza). Poca cosa. È importante piuttosto no-
tare lo sforzo di obiettività e distacco che compie. Nell’uso delle virgolette (ovvio quando dà la
parola ai personaggi), interessante quando segnala parole usate in senso metaforico (“jungle”),
parole prese a prestito da altri, a volte indicati a volte no :“les jeunes”, “maman Orsi” e “oncle
Ferenc”, “résistences”. A chi attribuirle? Spesso appartengono al contesto culturale del momen-
to, spesso si riferiscono a qualcuno degli intervistati. Negli articoli, poi, si individuano parole
connotate, spie di sentimenti e posizioni ideologiche da parte di chi scrive. Qui sembrano rare
ancorché presenti: per es., quando descrive le persone in attesa dei rifugiati e il loro rapporto
con la religione usa un “même anticlericaux”. Il nostro dizionario del CNRTL presenta così
l’uso di même: « Souligne la réalité du fait le plus improbable et conséquemment le plus significatif
pour ce que l’on veut faire admettre; Avec valeur renchérissante ». La giornalista sente il bisogno
di segnalare la stranezza di questa posizione (anticlericali insieme ai monaci) e la sottolinea ca-
ricando la dose. Allo stesso modo commenta attraverso alcuni aggettivi: traversée effroyable,
défiance croissante des Français, enthousiasmé par leurs échanges; una similitudine, comme un
mantra. A volte si trovano connotazioni ambientali, per es. sul giorno e il luogo dell’arrivo,
ma sono dei discorsi indiretti liberi, qualcuno dei testimoni parla, così come nelle modalità di
valutazione désormais bien intégrée o se sont rapprochées d’un petit pas. Tutta attribuibile alla
giornalista è invece l’annotazione di atmosfera dell’ultimo paragrafo, a coronamento di un
racconto ottimistico di cui si è fatta carico e che dunque sembra condividere: les tentes blan-
Per concludere, apoteosi finale e cifra di tutto l’articolo, il “tête-à-tête” tra il priore di Taizé
e l’imam di Châlon-sur-Saône è definito complice da chi scrive. Chiara presa di posizione.
Così esposta (ma ricordiamoci che stiamo facendo un’analisi ad uso e consumo dell’in-
segnante), anche ridotta, questa materia sembra eccessiva per degli studenti e può essere in-
trodotta cautamente con una domanda generale: Come trovate questo articolo, obiettivo o
no? Io immagino che rispondano in modo vario e anche confondendo le proprie opinioni
sul tema con quelle veicolate dalla scrittura. Sarebbe una buona occasione per fissare l’abitu-
dine di rispettare ciò che il testo fa (usare il verbo “dice” ci riporterebbe alla vaghezza delle
interpretazioni) rinviando gli studenti all’enunciato con domande mirate. Ciò permetterebbe
altresì di suscitare una riflessione sul processo seguito, a partire dalla divisione del testo in due
parti, per stare rigorosamente aderenti alle parole e ai fatti. (Allegato A4 - Autovalutazione) Di
tutti i punti sull’enunciazione vanno comunque richiamati esplicitamente quelli dell’ultimo
paragrafo perché rappresentano la chiave di lettura di tutto l’articolo.
Sarà difficile che passino sotto silenzio il problema della poignée de main que Fatima refuse
aux hommes, o il vin sur la table proposto da Marie Braun sui quali gli studenti avranno da
dire la loro.
Ma l’intervento di maggior interesse verte su tutte quelle parole variamente connotate cul-
turalmente che rischiano di restare inerti perché di facile traduzione. Possiamo immaginare
che lo studente si ponga delle domande ma è anche probabile che sorvoli. In questo caso è
opportuno dedicare un tempo adeguato e apposito a scandagliarle. Tra queste mettiamo laïci-
té e laïc (4 volte), décalages culturels (2 volte), réfugié con le variazioni di migrant, demandeur
d’asile, exilé che ricoprono statuti diversi, voile, question identitaire. Si tratta di nozioni di per
se stesse complesse che assumono significati specifici a seconda del contesto politico-sociale.
Prendiamo laïcité e question identitaire. In Francia il tema della laicità è dirompente e discen-
de dall’applicazione piuttosto radicale della legge del 1905 che promulgava la separazione
della chiesa dallo stato. Se ne richiede il rispetto rigoroso in tutte le istituzioni dello stato e
principalmente nella scuola in cui non sono ammessi segni di appartenenza religiosa e non
viene impartito insegnamento religioso.
Anche nel campo della cultura la nostra strategia non si fonda tanto sulla spiegazione
(anche se talvolta necessaria) quanto sulla formulazione e verifica di ipotesi, ricerca su siti af-
fidabili, incrocio e confronto di dati, interpretazione. Per esempio, la voce laïcité sembra ben
costruita e circostanziata su Wikipedia (versione francese) pur se un po’ lunga e complessa.
L’insegnante potrebbe segnalarne alcune parti con domande mirate come: Quando lo Stato
francese ha promulgato la legge sulla laicità e perché? Qual è il suo principio fondamentale?
Come si applica nella scuola? Le risposte raccolte renderebbero possibile stabilire il rapporto
con l’Italia (nella stessa voce) e la rilevazione di alcune differenze sostanziali, pur richiaman-
dosi ambedue i paesi al principio di laicità: differenze constatabili dagli studenti stessi nella
loro vita scolastica. Tornando ai rifugiati, ci si chiederà in quali paesi musulmani di Asia e
Africa sia presente il principio di laicità nella costituzione e si scoprirà che in modo esplicito è
contenuto (per ora) solo in quella turca. Per la verità c’è anche nel Senegal ma con un’applica-
zione più che compromissoria nella pratica. Vi si legge altresì che la parola non trova neanche
una precisa traduzione nella lingua araba. La tematica è complessa e difficile da affrontare ma
da questi pochi elementi può comunque nascere una riflessione sulle difficoltà di adattamento
Alla luce di questi elementi assume tutto il suo peso il ruolo dell’imam del nostro articolo.
Stessa spinosità nell’espressione “question identitaire”, intorno alla quale si finirebbe per
comporre un intero libro. La questione è dibattuta tutti i giorni, è oggetto di divisione, per
cui identitario si oppone a universale. L’adesione a ciò che rappresenta avanza nelle nostre
società globalizzate. Credo che ci si debba limitare al suo significato fondamentale ma che
meriti un lavoro approfondito in altra sede.
7a Fase - La valutazione
C’è una valutazione non formalizzata che l’insegnante può fare in itinere osservando e
ascoltando gli studenti, per la quale è necessario costruire schede di osservazione (Allegato
A7). C’è una valutazione strutturata praticabile anch’essa in itinere e su singoli aspetti della
competenza, che può comportare o meno un voto. Cercheremo di formulare, e in allegato di
mostrare concretamente, varie proposte volte a valutare competenze di saper fare e di saper
essere.
Conclusioni
Come si può notare il lavoro presentato è molto lungo e a volte complesso. Il primo punto
della conclusione consiste quindi in una messa in guardia: queste attività vanno diluite nel
tempo e applicate a testi diversi. Se le abbiamo trattate tutte insieme ciò è dovuto a ragioni
pratiche che hanno a che fare con la completezza della proposta ai lettori.
Secondo punto. Non si è neanche voluto fissare quali attività afferiscano al livello B1 o B2
del Quadro di Riferimento. Quelle attinenti alla lettura selettiva per cercare nel testo elementi
di costruzione del significato sono adattabili anche al primo, così come le ricerche semantiche
e culturali: tutto dipende dalla guida del professore, dal tempo che si vuole impiegare, dalla
lunghezza del testo (questo nostro va perlomeno spezzato in due). Dicevamo a proposito di
fattibilità del testo che il fattore determinante non è la lingua (perlomeno francese), ma la
maturità cognitiva degli allievi e di conseguenza demandiamo la scelta dei destinatari alla
valutazione dell’insegnante.
Terzo punto. Abbiamo escluso la trattazione sistematica della sintassi e del lessico perché
estranei all’obiettivo che ci siamo dati. Se leggessero solo quelli che sanno la grammatica
avremmo un mondo di non lettori. Ciò non significa che l’insegnante non intervenga su una
forma particolare o su qualche parola, ma solo pour la bonne cause, la comprensione.
Questo tipo di testo è, inoltre, un concentrato di dati e impliciti culturali che fotografano e
interpretano la società. Il dibattito non può che essere ricco e si potrà svolgere in francese solo
a condizione che l’insegnante fornisca un aiuto linguistico. (Allegato A4 Fiche linguistique)
Le tavole 4 e 5 si presentano sotto forma di grafico a colonne orizzontali per la cui lettura
si deve tenere in considerazione, oltre al valore numerico in percentuale, anche la differenza
di lunghezza ed eventualmente di colore delle colonne. La parte linguistica è data dall’attribu-
zione di questi valori a determinati soggetti presi in esame. Il documento 6 suppone un’altra
modalità di lettura ancora, perché si presenta come un diagramma di flusso a quattro linee
spalmate nel tempo sull’asse orizzontale e curvate verticalmente da una scala di valori nume-
rici ascendenti. Qui intervengono anche i colori diversi, spiegati nella legenda, determinanti
per stabilire la verità su una materia tanto controversa nell’opinione pubblica: è esorbitante il
numero di richieste d’asilo? Le nostre società sono “invase” dai profughi?
L’ultimo grafico a barre verticali mostra le entrate e le uscite dal Paese (sempre Francia) dal
2006 al 2013, dal quale si evince che il saldo a favore delle entrate era tre volte superiore nel
2006. La spiegazione di questo fenomeno implica una ricerca delle ragioni che lo studente
non può fare da solo. Può formulare delle ipotesi ma se è abbastanza chiaro quali sono in pre-
valenza i soggetti che entrano, non è altrettanto chiaro quali siano quelli che escono. Come del
resto nei documenti precedenti, qui deve intervenire l’insegnante a fornire piste di ricerca o
dati di informazione predisposti. http://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2015/10/13/
quatre-graphes-qui-dementent-cinq-idees-recues-sur-l-immigration_4788517_4355770.
html (Allegato A6).
Valutazione
La valutazione delle competenze (di saper fare) può avvenire su altri grafici della stessa
tipologia, a partire da domande simili a quelle riportate nelle attività.
Conclusione
Oltre a creare competenze di lettura secondo i descrittori che abbiamo proposto, l’analisi
di questo tipo di documenti ha lo scopo di contribuire a fondare su dati certi di realtà le idee
che i cittadini (e quindi gli studenti) si fanno intorno ad argomenti sensibili presenti nella
nostra società.
BIBLIOGRAFIA
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http://www3.istat.it/servizi/studenti/valoredati/Cap4/Cap4_4_3.htm
http://abonnes.lemonde.fr/m-actu/article/2016/09/09/de-la-jungle-de-calais-au-doux-refuge-des-freres-de-taize_4994904_4497186.html
image: http://s1.lemde.fr/medias/web/img/evenementiel/sensibilisation/jerome-fenoglio.jpg
Depuis bientôt un an, la communauté chrétienne de Taizé a ouvert ses portes à des
réfugiés venus des camps calaisiens. Dans le village bourguignon, cette cohabitation a
permis à chacun de prendre conscience des décalages culturels. Et de les dépasser.
« Dégage ! » Ce mot, Ibrahim l’a entendu plusieurs fois à son arrivée en France alors
qu’il errait à la recherche du point d’atterrissage désigné aux migrants : Calais et ses camps
insalubres. « Je pensais que ça voulait dire bonjour », raconte aujourd’hui le demandeur d’asile
soudanais. Menotté par les policiers pour les avoir salués d’un « dégage » alors qu’il cherchait
son chemin, le jeune homme a pris sa naïveté en pleine figure. Il en rit désormais avec ses neuf
amis venus, comme lui, du Soudan, et avec Nemat, originaire d’Afghanistan, dans la maison
traditionnelle qu’ils partagent au milieu des collines bourguignonnes.
Migrants de confession musulmane tous les onze, ils ont été accueillis fin 2015 à
Taizé, un hameau de 180 âmes connu bien au-delà des frontières de l’Hexagone pour sa
communauté œcuménique constituée d’une petite centaine de frères de 35 pays et de diverses
églises chrétiennes. Fondée en 1940 par Frère Roger – assassiné en 2005 par une catholique
déséquilibrée –, cette collectivité vit entourée de bénévoles avec lesquels elle reçoit des pèlerins
Lire aussi : Le nombre de migrants dans la « jungle » de Calais n’a jamais été aussi élevé
Agé de 22 ans, Ahmed a fui le Darfour. Comme neuf de ses compatriotes et un jeune Afghan, il habite dans l’une des maisons du village appar-
tenant à la communauté. PIERRE HYBRE/MYOP
« La plupart des jeunes [c’est ainsi que les frères les appellent, et non migrants ou réfugiés]
n’avaient pas l’intention de venir en Europe. Ils ont simplement fui leur pays car ils étaient menacés.
Du Darfour [région du Soudan en guerre depuis 2003], ils ont dû partir dans la journée à cause
d’attaques des rebelles. Presque tous ont perdu leur père, et cela allait être leur tour d’être tués »,
explique Frère David, qui les entoure au quotidien, avec un couple hongrois proche de la
communauté que « les jeunes » ont baptisé « maman Orsi » et « oncle Ferenc ».
le dîner apporté par les bénévoles de la communauté, le même que reçoivent les pèlerins.
Invariablement, le repas s’ouvre sur une bénédiction récitée en chœur, en arabe et en français,
langue qu’on leur enseigne ici depuis les premières heures. « C’est notre famille », répètent-ils
comme un mantra, quelques mois après leur arrivée. La leur, du moins celle qui n’a pas péri
ou disparu depuis le début du conflit, ils ont dû la laisser au pays. La plupart d’entre eux
reçoivent parfois des nouvelles de leurs proches grâce au téléphone, dernier lien avec leur vie
d’avant, mais elles sont rarement rassurantes.
« A Calais, nous étions traités comme des animaux, nous sommes devenus des animaux. Ici,
nous sommes traités comme des êtres humains, nous sommes redevenus des êtres humains », résume
aujourd’hui Ibrahim, la voix spirituelle du groupe. Parmi les neuf réfugiés et les deux derniers
demandeurs d’asile qui attendent encore une décision administrative, il est celui que les autres
écoutent naturellement lorsqu’une tension ou une difficulté apparaît.
Frère David discute avec un des jeunes Soudanais. Ce dernier, ayant acquis le statut de réfugié, peut désormais prétendre à un stage puis à un
travail. Pierre Hybre/MYOP
de Taizé qui, avec le maire, avait informé les Taizéens de l’accueil de réfugiés musulmans.
« Onze habitants de plus ou de moins ! », avait lancé une retraitée. « Il ne s’agit pas seulement de
papiers. En se rapprochant, on trouve des chemins de communication », précise le prieur, désigné
par Frère Roger pour le remplacer. A propos de la défiance croissante des Français face aux
musulmans – en particulier parmi les catholiques pratiquants qui, selon un sondage IFOP
paru en août, sont 47 % à considérer l’islam comme une menace –, il poursuit : « Ce n’est
qu’une photo du moment. Notre société vit de grands changements. Vouloir les nier aboutirait à
plus de difficultés. En tant que chrétiens, l’accueil de ces réfugiés nous aide à approfondir notre
foi. »
« JE LEUR DIS QU’IL FAUT CONNAITRE LA LAÏCITE : ELLE N’EST PAS L’ENNEMI
DE LA RELIGION MAIS UNE GARANTIE DE POUVOIR LA PRATIQUER LIBREMENT. »
AHMED BELGHAZI, IMAM DE LA MOSQUEE DE CHALON-SUR-SAONE
Le 30 janvier 2015, « après Charlie », eux-mêmes avaient assisté à une prière à la mosquée
de Chalon-sur-Saône tenue par l’imam Ahmed Belghazi, qu’ils tutoient et considèrent
désormais comme « un ami ». « Notre lien avec les frères est ancien, mais l’accueil des musulmans
a approfondi notre fraternité », commente l’imam, qui se rend régulièrement au village pour
discuter et aiguiller les réfugiés dans leur foi. « Je leur dis qu’il faut connaître la laïcité : elle n’est
pas l’ennemi de la religion mais une garantie de pouvoir la pratiquer librement. » Il ajoute : « La
raison doit compléter les textes car il n’existe pas d’interprétation à la lettre. Le Coran se lit à la
lumière de l’époque. Ici, on ne peut vivre l’islam comme en Arabie saoudite. » Lors de ses visites,
il déjeune parfois à la table des frères, dont certains ont décidé d’enrichir leurs connaissances
de l’islam par des lectures et des rencontres avec des spécialistes. « Si nous ne bougeons pas, qui
va le faire ? », interroge l’imam.
Abdelkarim échange avec Thomas, un danseur d’origine canadienne qui le parraine avec sa compagne, Marie. Cette dernière dispense des cours
de français aux nouveaux arrivants. Pierre Hybre/MYOP
Dans le village, depuis toujours, les religieux ont pris l’habitude d’héberger des exilés
des conflits armés : des juifs durant la seconde guerre mondiale, des Espagnols victimes du
franquisme, des réfugiés du Vietnam, des Bosniaques chassés par les guerres de Yougoslavie,
des Rwandais à la suite du génocide de 1994, encore installés, pour certains, dans la région.
Joana, une famille chrétienne irako-égyptienne qui végétait dans un centre d’hébergement
insalubre à Paris. Désormais bien intégrée dans la commune, elle a aidé les frères à en recevoir
une autre, orthodoxe, l’an dernier.
Fin avril, cinq mois après les « jeunes » de Calais, c’est un couple syrien musulman réfugié
au Liban, Fatima et Abdul Sattar Al-Mansur, qui a été accueilli avec ses quatre enfants âgés
de 1 à 9 ans. D’abord inquiètes, les deux familles chrétiennes se sont rapprochées de leurs
nouveaux voisins, d’un tout petit pas.
« Devant l’urgence de la crise migratoire, nous ne pouvions aider seulement des chrétiens. Il
nous fallait faire un geste d’amitié envers les musulmans, et c’est ce que nous enjoignait à faire le
pape François », relève Frère Maxime, qui a appris l’arabe avec Hani et Houloud, dont il s’est
plus spécifiquement occupé, et le parle aujourd’hui avec Fatima. « Elle est ma première amie
musulmane », raconte-t-il, enthousiasmé par leurs échanges « fabuleux ». « C’est incroyable
qu’on soit aussi proches alors qu’elle suit un islam rigoriste. »
L’homme d’Eglise a toutefois dû faire face à quelques réalités qu’il n’avait pas anticipées,
en particulier le voile de son amie comme obstacle à l’embauche « à terme », comme le lui a
indiqué la conseillère de Pôle emploi. Et cette poignée de main que Fatima, d’un sourire gêné,
refuse aux hommes, immense sujet de crispation. « Ça m’énerve quand on me dit que c’est un
manque de respect, confie Frère Maxime. On n’arrive pas à intégrer que les différences ne sont pas
des obstacles. »
« Ils ont changé ma vision des musulmans. » Delphine, une voisine de la communauté
Malgré tout, le dialogue permet d’apprivoiser les décalages culturels, de même que le
temps, avec la confiance qui s’installe, favorise les ajustements. Du moins certains. « Ils ont
changé ma vision des musulmans », reconnaît Delphine, une voisine qui, deux fois par semaine,
avec son mari, retrouve la famille syrienne pour un thé, une balade, un petit coup de main, du
soutien en français après les cours dispensés par d’autres volontaires de la région, dont certains
sont enseignants. Le couple parraine ces nouveaux habitants, de même que Georges Bouillin,
le maire, ancien agriculteur, et sa femme « Kiki » parrainent Ibrahim, sensible au travail de la
terre. Ils lui ont octroyé un petit carré de pré que le jeune homme a transformé en un jardin
potager florissant en ces temps de grande chaleur.
Comme une fenêtre sur le monde extérieur, sur « la société française laïque », dixit Orsi, le
parrainage individuel dont bénéficient tous les réfugiés du village contribue, de l’avis de tous,
à la réussite de l’expérience de Taizé. « Je n’avais pas tellement de raisons d’aller à Taizé avant, à
Ibrahim cultive une parcelle de terre, trouvée par le maire de Taizé, en attendant l’obtention du statut de réfugié. PIERRE HYBRE/MYOP
« Ils étaient changés, plus renfermés. On a senti que ça devenait une question identitaire, se
remémore Orsi, dont le mari a célébré avec eux l’Aïd à la mosquée de Chalon-sur-Saône.
que ce n’est pas leur culture de mettre des mots sur les choses. Ils se sont excusés. Nous aussi. » Si
la communauté a, selon elle, « lâché prise » et attendu la fin du ramadan pour crever l’abcès,
tout en espérant « mieux gérer l’année prochaine, des deux côtés », elle s’est montrée ferme sur
l’engagement des « jeunes » ce mois-là, et malgré la fatigue, vers la vie active.
Les réfugiés jouent régulièrement au football avec des bénévoles de la communauté de Taizé et des jeunes de villages voisins. Pierre Hybre/MYOP
Grâce au statut de réfugié tout juste obtenu et aux contacts noués avec des entrepreneurs
de la région, certains ont trouvé un stage ou un travail saisonnier. Les autres ont entrepris
des démarches de recherche d’emploi, de formation. Des étapes « cruciales » vers leur
future émancipation, insiste la communauté. « Ici, c’est un point de passage qui va faciliter
leur cheminement. Ils découvrent la société française, les institutions », souligne l’imam Ahmed
Belghazi.
Dimanche 21 août, il était invité à déjeuner avec les frères, qui l’ont à nouveau remercié
pour ses messages de fraternité envoyés pendant l’été en réponse aux attaques terroristes.
Accompagnés de leurs proches, les religieux célébraient ce jour-là justement la mémoire du
fondateur de la communauté, Frère Roger, tué onze ans plus tôt, un 16 août. Assis au centre
de la longue tablée en plein air, sous les tentes blanches entourées des vallées généreuses du
Clunisois, l’imam faisait face au prieur, Frère Alois. Comme un tête-à-tête complice offert en
exemple à l’assemblée.
Orsi Hardi « alors qu’il y a ici comme ailleurs des votes FN C’est aussi parce qu’on parlait
d’une dizaine de personnes et qu’on a dit qu’on assumait l’accueil. Les gens se sont sentis acteurs de
l’histoire. »
Ahmed Belghazi, imam de la mosquée de Chalon-sur-Saône « Je leur dis qu’il faut connaître
la laïcité : elle n’est pas l’ennemi de la religion mais une garantie de pouvoir la pratiquer libre-
ment. »
Les frères : « un ami ».[ à propos de l’imam]
L’imam, « Notre lien avec les frères est ancien, mais l’accueil des musulmans a approfondi
notre fraternité »
.« Je leur dis qu’il faut connaître la laïcité : elle n’est pas l’ennemi de la religion mais une ga-
d’interprétation à la lettre. Le Coran se lit à la lumière de l’époque. Ici, on ne peut vivre l’islam
comme en Arabie saoudite. ». « Si nous ne bougeons pas, qui va le faire ? ».
Ibrahim « Au Soudan, je ne connaissais pas de chrétiens. Mais à Taizé, une communauté
chrétienne m’a très bien accueilli. Je vois que nous prions de manière différente, mais tous nous
croyons que Dieu veut la paix. ». [en Libye] « où la vie était impossible », « Moi aussi, j’ai peur
des terroristes, j’ai beaucoup souffert à cause de la violence dans mon pays. Le prophète nous envoie
pour vivre ensemble et non pour tuer des gens. Cela n’est pas la religion ! »
Orsi « Ces mots m’ont beaucoup aidée. Nous sommes en colère à cause du traitement catastro-
phique réservé aux migrants dans notre pays. J’avais un peu perdu foi en l’humanité. A Taizé, on a
su faire l’inverse, retrouver l’humanité en chacun de nous. On a compris que, à partir du moment
où on met un visage, un nom sur ces personnes, on peut les accueillir. »
Frère Maxime « Devant l’urgence de la crise migratoire, nous ne pouvions aider seulement
des chrétiens. Il nous fallait faire un geste d’amitié envers les musulmans, et c’est ce que nous enjoi-
gnait à faire le pape François », « Elle [Fatima] est ma première amie musulmane », [échanges]
« fabuleux ». « C’est incroyable qu’on soit aussi proches alors qu’elle suit un islam rigoriste. » « Ça
m’énerve quand on me dit que c’est un manque de respect [le refus de Fatima de donner la main]
On n’arrive pas à intégrer que les différences ne sont pas des obstacles. »
Delphine une voisine de la communauté « Ils ont changé ma vision des musulmans. »
Orsi [Comme une fenêtre sur le monde extérieur, sur] « la société française laïque »
Marie Braun, musicienne et danseuse « Je n’avais pas tellement de raisons d’aller à Taizé
avant, à part pour déposer un auto-stoppeur », [elle se dit ] « profondément athée ».
Marie « Tout s’est structuré au fur et à mesure » [pour le Ramadan]
Marie [à Abdelkarim] « Pendant presque un mois, vous étiez comme coupés de nous, mangeant
la nuit, fatigués le jour. Sur le spectacle où tu nous as suivis, ça a créé une petite tension, tu te
rappelles, Abdelkarim ? »
Abdelkarim « Oui, peut-être ».
Orsi « Ils étaient changés, plus renfermés. On a senti que ça devenait une question identitaire.
Après, ils nous ont expliqué qu’ils ne pouvaient dire plus de dix mots par jour. C’était beau parce
que ce n’est pas leur culture de mettre des mots sur les choses. Ils se sont excusés. Nous aussi. » [la
communauté a « lâché prise » [ tout en espérant] « mieux gérer l’année prochaine, des deux côtés »
La communauté [Des étapes] « cruciales »
l’imam Ahmed Belghazi. « Ici, c’est un point de passage qui va faciliter leur cheminement.
Ils découvrent la société française, les institutions »
Migrants de confession musulmane tous les onze, ils ont été accueillis fin 2015 à Taizé, un
hameau de 180 âmes connu bien au-delà des frontières de l’Hexagone pour sa communauté
œcuménique constituée d’une petite centaine de frères de 35 pays et de diverses églises chré-
tiennes. Fondée en 1940 par Frère Roger – assassiné en 2005 par une catholique déséquilibrée
–, cette collectivité vit entourée de bénévoles avec lesquels elle reçoit des pèlerins du monde
entier, des jeunes adultes en particulier, jusqu’à 4 000 personnes l’été. L’an dernier, le village
a répondu à l’appel du gouvernement pour accueillir des réfugiés. Ensemble, la communauté
de communes et les religieux ont sollicité les habitants de la région afin qu’ils accompagnent,
avec eux, les migrants.
Frère David [, qui] les entoure au quotidien, avec un couple hongrois proche de la com-
munauté que « les jeunes » ont baptisé « maman Orsi » et « oncle Ferenc ».
Chaque soir, dans le salon de leur nouvelle résidence, le petit groupe partage avec eux le
dîner apporté par les bénévoles de la communauté, le même que reçoivent les pèlerins. In-
variablement, le repas s’ouvre sur une bénédiction récitée en chœur, en arabe et en français,
langue qu’on leur enseigne ici depuis les premières heures. « C’est notre famille », répètent-ils
ou disparu depuis le début du conflit, ils ont dû la laisser au pays. La plupart d’entre eux
reçoivent parfois des nouvelles de leurs proches grâce au téléphone, dernier lien avec leur vie
d’avant, mais elles sont rarement rassurantes.
Ibrahim [est] la voix spirituelle du groupe. Parmi les neuf réfugiés et les deux derniers de-
mandeurs d’asile qui attendent encore une décision administrative, il est celui que les autres
écoutent naturellement lorsqu’une tension ou une difficulté apparaît.
« Leur petit nombre permet de conserver un esprit de famille », explique Frère Alois, le prieur
de Taizé qui, avec le maire, avait informé les Taizéens de l’accueil de réfugiés musulmans A
propos de la défiance croissante des Français face aux musulmans – en particulier parmi les
catholiques pratiquants qui, selon un sondage IFOP paru en août, sont 47 % à considérer
l’islam comme une menace –, il poursuit : « Ce n’est qu’une photo du moment... »
Le 30 janvier 2015, « après Charlie », eux-mêmes avaient assisté à une prière à la mosquée
de Chalon-sur-Saône tenue par l’imam Ahmed Belghazi, qu’ils tutoient et considèrent désor-
mais comme « un ami » [,] qui se rend régulièrement au village pour discuter et aiguiller les
réfugiés dans leur foi. Lors de ses visites, il déjeune parfois à la table des frères, dont certains
ont décidé d’enrichir leurs connaissances de l’islam par des lectures et des rencontres avec des
spécialistes.
Fin avril, cinq mois après les « jeunes » de Calais, c’est un couple syrien musulman réfugié
au Liban, Fatima et Abdul Sattar Al-Mansur, qui a été accueilli avec ses quatre enfants âgés
de 1 à 9 ans. D’abord inquiètes, les deux familles chrétiennes se sont rapprochées de leurs
nouveaux voisins, d’un tout petit pas.
Frère Maxime, qui a appris l’arabe avec Hani et Houloud, dont il s’est plus spécifiquement
occupé, et le parle aujourd’hui avec Fatima, [est] enthousiasmé par leurs échanges « fabu-
leux ».
L’homme d’Eglise a toutefois dû faire face à quelques réalités qu’il n’avait pas anticipées,
en particulier le voile de son amie comme obstacle à l’embauche « à terme », comme le lui a
indiqué la conseillère de Pôle emploi. Et cette poignée de main que Fatima, d’un sourire gêné,
refuse aux hommes, immense sujet de crispation.
Malgré tout, le dialogue permet d’apprivoiser les décalages culturels, de même que le
temps, avec la confiance qui s’installe, favorise les ajustements. Du moins certains. « Ils ont
changé ma vision des musulmans », reconnaît Delphine, une voisine qui, deux fois par semaine,
avec son mari, retrouve la famille syrienne pour un thé, une balade, un petit coup de main, du
soutien en français après les cours dispensés par d’autres volontaires de la région, dont certains
sont enseignants. Le couple parraine ces nouveaux habitants, de même que Georges Bouillin,
le maire, ancien agriculteur, et sa femme « Kiki » parrainent Ibrahim, sensible au travail de la
terre. Ils lui ont octroyé un petit carré de pré que le jeune homme a transformé en un jardin
potager florissant en ces temps de grande chaleur.
Comme une fenêtre sur le monde extérieur, sur « la société française laïque », dixit Orsi,
le parrainage individuel dont bénéficient tous les réfugiés du village contribue, de l’avis de
tous, à la réussite de l’expérience de Taizé. Marie Braun, musicienne et danseuse d’un village
voisin se dit « profondément athée ». L’an dernier, lorsqu’elle a découvert l’initiative de la com-
munauté religieuse, la jeune femme, sensible à la question de l’exil, s’est manifestée. Avec son
conjoint Thomas Casey, Québécois, elle parraine aujourd’hui Abdelkarim, un des Soudanais,
qu’elle a emmené une fois en tournée. Elle dispense au groupe des cours de français, de même
qu’elle les initie, l’air de rien, à des coutumes nouvelles pour eux : par ses effusions sponta-
nées lorsqu’elle les retrouve, un contact physique amical auquel ces hommes n’étaient pas
forcément habitués, le vin sur la table servi à ceux de ses invités qui le souhaitent ou encore le
respect des heures de cours, malgré la sonnerie des portables qui annonce la prière.
« Ils étaient changés... » se remémore Orsi, dont le mari a célébré avec eux l’Aïd à la mos-
quée de Chalon-sur-Saône. Si la communauté a, selon elle, « lâché prise » et attendu la fin du
ramadan pour crever l’abcès, tout en espérant « mieux gérer l’année prochaine, des deux côtés »,
elle s’est montrée ferme sur l’engagement des « jeunes » ce mois-là, et malgré la fatigue, vers
la vie active.
Grâce au statut de réfugié tout juste obtenu et aux contacts noués avec des entrepreneurs
de la région, certains ont trouvé un stage ou un travail saisonnier. Les autres ont entrepris
Dimanche 21 août, il [l’imam] était invité à déjeuner avec les frères, qui l’ont à nouveau
remercié pour ses messages de fraternité envoyés pendant l’été en réponse aux attaques terro-
ristes. Accompagnés de leurs proches, les religieux célébraient ce jour-là justement la mémoire
du fondateur de la communauté, Frère Roger, tué onze ans plus tôt, un 16 août. Assis au
centre de la longue tablée en plein air, sous les tentes blanches entourées des vallées généreuses
du Clunisois, l’imam faisait face au prieur, Frère Alois. Comme un tête-à-tête complice offert
en exemple à l’assemblée.
Attività di lettura
1.Mise en train avec toute la classe
Consignes:
Vous avez téléchargé un article de presse : cherchez-en la source, la date, le nom du
journaliste et faites vos commentaires et vos prévisions.
A partir du titre, du chapeau, des intertitres, des images et de vos connaissances personnelles,
formulez des hypothèses sur le contenu de l’article.
Dans le texte il est question d’un déplacement. Que savez-vous de ces deux lieux ? Repérez
sur Internet où ils se situent en France. Observez comment on les caractérise : « jungle » d’un
côté et « doux refuge » de l’autre. Qu’est-ce que cela peut vouloir dire ?
D’après les images qui accompagnent le texte identifiez les personnes impliquées : de qui
et de quoi va-t-on parler ?
Grâce au chapeau on acquiert d’autres informations sur ce que représente Taizé, ce qui va
y avoir lieu et le genre d’expérience rapportée. Qu’imaginez-vous pour l’instant ? Que feront
les frères de la communauté ? Que feront les réfugiés ? Que feront les villageois ? Comment
feront-ils pour vivre ensemble ? Y aura-t-il des tensions ?
2. Analyse du texte
On demande à la classe d’extraire de l’article, au moyen de word, deux textes différents,
l’un constitué des paroles rapportées des sujets interviewés, l’autre du récit pris en charge par
la journaliste. L’opération demande de petits ajustements, comme par exemple la désignation
de celui qui parle ou des références indispensables à mettre entre parenthèse [...] . Cette tâche
pourrait être accomplie par l’enseignant. On les appellera Texte N° 1 et texte N° 2 (Allegati
A2 e A3). La classe est divisée en groupes qui travailleront sur des portions des deux textes
en même temps, de façon à accélérer l’activité. Un groupe dans chaque camp se charge de
rassembler les différents découpages.
Consigne pour chaque groupe de travail : Repérez les personnages qui prennent la parole
et ceux qui sont cités par l’auteur. Placez-les dans un tableau à 5 colonnes où vous inscrirez
aussi leur pays d’origine et leur religion, ce qu’ils disent et ce qu’ils font. Vous remplirez
plus tard les deux dernières colonnes. Créez deux tableaux différents pour les réfugiés et la
communauté des frères et villageois.
Voilà le modèle :
Noms/Prénoms Pays Religion Ce qu’ils disent Ce qu’ils font
Ibrahim Soudan musulmane
…… ….. …….. ……… ………..
de l’autre de façon à faciliter la visualisation; d’autres préféreront effectuer leurs repérages sur
papier. Le groupe préposé à la tâche unifiera les repérages sur le tableau définitif. A partir de
là on fera comparer les deux tableaux en séance commune et on demandera où ils ont placé
le personnage de l’imam. L’enseignant, qui conduit le débat, amènera les élèves à choisir
pour lui une position intermédiaire, entre les deux blocs. Les élèves relèvent les affinités et
les différences, donnent des interprétations à l’aide de leurs connaissances historiques et
culturelles.
Consigne: Les deux groupes (réfugiés d’un côté et communauté et villageois de l’autre)
sont-ils homogènes ? Quelles sont les différences entre les deux ? Comment les expliquez-
vous ?
Les repérages sémantiques poursuivent sur les textes séparés, avec des consignes
semblables :
Texte 1. Vous constaterez que ce sont surtout Ibrahim et l’imam de Châlon qui prennent
la parole du côté des musulmans ; pour la communauté deux ou trois frères, y compris le
prieur et la Hongroise Orsi ; pour le village des femmes, dont Marie. Parmi les mots et
expressions qu’ils prononcent il y en a qui déterminent le sens de leurs énoncés. Relevez-les et
groupez-les en réseaux relevant du même domaine d’appartenance.
Par exemple : Les expressions employées par frère David ils ont fui, ils étaient menacés, leur
tour d’être tués, appartiennent au même domaine de signification, ainsi que celles utilisées par
Ibrahim la vie était impossible, beaucoup souffert, j’ai peur, à cause de la violence, pas pour tuer,
puisqu’elles sont reliées par l’idée de peur et de violence. En trouvant la notion commune à
tous ces mots et expressions nous avons trouvé ce qu’ils signifient en profondeur.
Texte 2. L’auteur raconte l’arrivée des réfugiés et la situation qui s’installe avec la
communauté et les villageois. Il pose l’accent sur la nature de ces rapports, sur l’ambiance,
les lieux et tout ce qui constitue le décor d’un récit. Parmi les mots et expressions qu’il utilise
il y en a qui déterminent la signification des énoncés. Relevez-les et groupez-les en réseaux
relevant du même domaine.
Par exemple : Le premier paragraphe débute par « Dégage » et continue par menotté, policiers,
a pris en pleine figure. Si on relie ces mots entre eux il en dérive un sens de maltraitance,
d’hostilité. Dans le même paragraphe, à partir du mot arrivée vous pourrez construire un
réseau avec il errait, point d’atterrissage, cherchait son chemin, venus du Soudan. On aura trouvé
le sens d’odyssée, voyage sans fin.
Procédez de la sorte sur les autres segments du texte.
Suivra la mise en commun des résultats qui seront peut-être à compléter ou ajuster.
L’enseignant demandera de comparer les deux ensembles et attirera l’attention sur les
ressemblances qui déterminent la cohérence sémantique du texte. De même il fera remarquer
En groupe et sur des segments de texte différents les élèves compléteront le repérage du
contenu et rempliront la grille fournie ci-dessous.
Consigne : Pour compléter la grille du contenu fournie, suivez la trace des verbes de
« faire » qui jalonnent le récit et vous verrez que les personnages accomplissent des actions.
Que font-ils en particulier ?
Insérez les repérages.
Réfugiés
Noms/Prénoms Pays Religion Ce qu’ils disent Ce qu’ils font
Ibrahm Soudan musulmane « Dégage » Je pensais que Ecoute ses camarades ; lit
cela voulait dire « bonjour » un texte à l’église, met ses
A Calais traités comme des paroles sur le site ; cultive un
animaux, à Taizé redevenus jardin potager
humains.
etc…
Nemat Afghanistan musulmane // Il rit avec Ibrahim
Hani Boutros + Irak-Égypte chrétienne // Ont aidé les frères à recevoir
Houloud+ Joana une autre famille ; etc..
Famille Égypte ? orthodoxe // s’est rapproché de la famille
syrienne
Fatima+ Abdul Syrie musulmane // Parle en arabe avec frère
Sattar Al-Mansour+ Maxime
quatre enfants
Abdelkarim Soudan musulmane [A Marie] Peut-être que tu as Apprend le français
raison
Intermédiaire
Noms Pays Religion Ce qu’ils disent Ce qu’ils font
Ahmed Belghazi Français ? vit à musulmane Lien ancien avec la Discute avec les réfugiés
Chalon-sur-Saône communauté ; l’accueil a pour renforcer leur foi ;
approfondi notre fraternité ; déjeune à la table des
il faut connaître la laïcité ; le frères ; explique la laïcité
Coran se lit à la lumière de aux réfugiés ; etc
l’époque ; etc..
Frères, villageois
Noms Pays Religion Ce qu’ils disent Ce qu’ils font
Georges Bouillin + sa France agnostique // Attend et accueille les réfugiés ;
femme Kiki Parraine avec sa femme Ibrahim ;
Frère David France catholique Ces jeunes sont venus en S’occupe des réfugiés
Europe seulement parce qu’ils
allaient tous être tués.
Orsi et Ferenc Hardi Hongrie Ici il y a aussi des votes FN ; Les Soutiennent les émigrés ;
habitants ont accepté parce partagent le dîner avec les
qu’ils se sentaient comme des réfugiés ;
acteurs de l’histoire ; ces mots
m’ont beaucoup aidée ; etc..
Frère Alois : prieur France ? catholique ? Leur petit nombre permet de Représente la communauté ;
conserver un esprit de famille ; informe la communauté de
en se rapprochant on trouve l’accueil des réfugiés ; à table fait
des chemins de communication face à l’imam.
etc..
Frère Roger France catholique // A fondé la communauté de Taizé
Frère Maxime catholique Nous ne pouvions aider A appris l’arabe avec Houloud
seulement des chrétiens, il et Hani ; parle et entretient des
fallait faire un geste d’amitié, rapports amicaux avec Fatima
etc
Jacques Hamel France catholique // A été tué dans l’église de Rouvray
dans un attentat islamiste.
Delphine + mari France Ils ont changé ma vision des Rencontrent la famille syrienne ;
musulmans parrainent cette famille
Marie Braun France ? athée Je n’avais pas tellement de Ils parrainent Abdelkarim ; elle a
+ mari Thomas Québec raisons d’aller à Taizé avant ; emmené A. une fois en tournée ;
Casey tout s’est structuré au fur et à dispense des cours de français ;
mesure ; etc.. initie le groupe à des coutumes
nouvelles ; reçoit les réfugiés avec
des effusions spontanées ; etc..
Consigne : Lisez individuellement l’article en entier en employant les stratégies que vous
connaissez pour comprendre en détail le contenu et répondre ensuite au Questionnaire à
Choix Multiple qui vous sera fourni.
QCM : Pour chaque question sur le sens du texte 3 explications vous seront fournies, dont une
seule est correcte. Cochez la bonne réponse :
Ce QCM est peut-être trop long, mais rien n’empêche de le raccourcir. Les questions
ne présentent pas toutes la même difficulté, voilà pourquoi il se prête à être utilisé pour un
niveau B1 ou B2.
La cohésion du texte
On pourrait simplement demander aux élèves si le texte présente à leur avis une syntaxe
facile ou difficile, s’il est facile de passer d’une proposition à l’autre, si la langue supporte bien
la transmission du sens. Supposons que des élèves de niveau B2 répondent par l’affirmative,
cela permettrait aisément de les amener à certains articulateurs plus intéressants que d’autres.
On rédige une petite liste avec l’indication de la page et on leur demande l’explication du
sens : Désormais (p. 1, 4 et 5), toutefois (p. 6), malgré tout (p. 6), du moins (p. 2 et 6), en partant
du texte. Probablement ils feront une traduction mais seront incapables d’expliquer la valeur
et la fonction de ces mots, adverbes et prépositions. Par une série de questions (Qu’est-ce qu’il
fait faire au texte ? Est-ce qu’il confirme ce qu’il disait avant ? Dans quelle direction entraîne-t-il
ont une fonction sémantique aussi, à cause des changements qu’ils apportent et surtout de ce
qu’ils présupposent de non explicité.
Pour une confirmation on envoie les élèves (recherche par groupes) au dictionnaire en
ligne CNRTL http://www.cnrtl.fr/portail/ et on les aide à repérer l’explication qui s’adapte
le mieux au texte étudié. On fera en même temps expliciter ce que cela signifie au niveau
culturel, par ex. désormais dans les trois cas où il est présent. Pour dégager le sens les élèves
seront invités à dire comment c’était dans le passé et comment ce sera pour le futur, à constater
l’évolution accomplie par ces personnes.
L’énonciation
Interaction enseignant-classe, recherches individuelles ou de groupe dans le dictionnaire.
En reprenant les raisons qui nous avaient amenés à diviser l’article en discours et récit, nous
demanderons aux élèves de dire comment l’article est organisé et dans quel but à leur avis.
Consignes : Est-ce que cela entraîne comme conséquence plus ou moins d’objectivité ?
Diriez-vous donc que c’est un article objectif ? Avez-vous d’autres éléments pour soutenir
votre thèse ?
Il est probable que les élèves confondent leurs opinions sur le sujet avec les modalités
d’écriture. On ouvrira donc le débat sur le rapport lecteur-auteur et sur les traces de la
présence que ce dernier laisse dans son écriture de façon à établir un contact direct et une
contemporanéité entre les deux : lecteur, c’est à toi que je m’adresse quand je dis « depuis
bientôt un an » en te rappelant qu’il y a un an à compter d’aujourd’hui (le jour où l’article
a paru) il se passait telle ou telle chose. Nous introduisons donc la notion de déictique et
demandons aux élèves d’en chercher d’autres. Bien sûr les paroles directes en contiennent
beaucoup parce qu’elles ont été prononcées face à face ; ce qui intéresse c’est de reconnaître la
présence de l’auteur derrière son récit.
La recherche pourra porter sur l’emploi des guillemets qui sont toujours une prise de
distance de ce qui est dit. On fera rechercher les adjectifs qui expriment des appréciations
attribuables à l’auteur (effroyable, croissante, enthousiasmé) ; les adverbes et expressions qui
renchérissent sur le sens (même, bien intégrée, d’un petit pas) et on demandera aux élèves de
réfléchir au fait que quand il y a une évaluation il y a forcément un évaluateur et que plus il y
a de ces formes plus le texte est marqué par l’opinion de l’auteur.
La culture transmise par cet article est présente partout. A l’enseignant revient la décision
d’expliquer telle ou telle référence, ou d’envoyer les élèves sur Internet, ou encore de faire appel
à leurs connaissances personnelles. En tout cas il ne faudrait pas que les élèves glissent sur des
mots importants sous prétexte qu’ils sont compréhensibles en surface. On leur demandera ce
que signifient pour eux laïcité et laïc ; quelle est la différence entre réfugié, migrant, demandeur
d’asile, exilé ; pourquoi on parle de « question » identitaire. Il en résultera un mélange de
débat, explication, recherche. Tout dépend du temps qu’on veut y consacrer.
Pour une synthèse de contenu le récit de l’expérience à proprement dire n’est pas très
utile, dans la mesure où elle est simple et déjà inscrite dans le tableau du contenu ci-dessus
qui pourra être utilisé pour un exposé. Lecture en horizontale et en verticale, selon les besoins.
Il est intéressant de faire, par contre, une synthèse du sens. Une bonne synthèse devrait
partir de ces notions et les élaborer en reprenant le développement qu’en fait le texte.
Consigne : A l’aide des thèmes que vous avez relevés lors de la lecture sémantique
reconstruisez le sens du texte pour répondre aux questions suivantes : Quel est le message
qu’il nous transmet ? Quels sont les acteurs de ce message ? Dans quel contexte culturel – local
ou national et même international - est-ce que cela se passe ?
La dernière question présuppose qu’on ait élucidé au fur et à mesure de la lecture les
références culturelles, explicites ou implicites.
Evaluation
Le QCM déjà proposé répond à l’objectif de vérifier la compréhension détaillée. Ce n’est
pas le seul moyen de le faire. Les questions ouvertes répondent aussi à l’objectif. À sa place
on pourrait organiser une simulation : Dans un centre culturel on organise un débat avec le
journaliste qui a raconté l’expérience de Taizé. Y participent aussi un présentateur qui pose les
bonnes questions et des spectateurs qui demandent à leur tour des précisions et commentent.
Condition incontournable : le respect du contenu de l’article et de sa signification. La matière
à évaluer est en effet la compréhension, par conséquent on tiendra compte de la précision,
de la richesse des détails rapportés, de la capacité à faire ressortir les thématiques rattachées.
Cette activité peut être réalisée en italien pour un niveau B1. Si on la réalise en français elle
ne devrait pas donner lieu à une évaluation de l’oral, à moins qu’on n’ait préparé les élèves à
cette tâche.
Autoévaluation
Elle sert à l’élève à s’interroger sur son attitude envers la lecture et les activités de
compréhension ; à l’enseignant pour vérifier l’impact de ses propositions et de ses stratégies.
à son aise).
Consegna: L’articolo che hai letto affronta una tematica che suscita sentimenti contrastanti
nelle nostre società. Ti sarai interrogato su certi aspetti della presenza dei rifugiati e dei migranti
e avrai avuto modo di domandarti come la pensi e come ti comporti o ti comporteresti in
una situazione concreta simile a quella dell’articolo. Se hai voglia di farlo, per te stesso o per
condividerlo con qualcuno, prova ad interrogarti attraverso il seguente questionario:
1. Prima di questa attività o Pensavi distrattamente al problema dei profughi
o Guardavi le immagini delle guerre e dei viaggi sui barconi
pensando che non ti riguardassero
o Pensavi che riguardassero anche te ma cercavi di rimuoverle
o Pensavi con orrore e sofferenza alla situazione di quelle persone
2. Dopo quest’attività è cambiato qualcosa o Sei indignato perché le istituzioni fanno troppo poco per i
nel tuo atteggiamento? profughi
o Sei ammirato per la dedizione di tanti in aiuto ai profughi
o Hai voglia di impegnarti in qualche progetto
o Sei curioso di conoscere la cultura degli altri
o Sei seccato che queste persone vengano nel tuo mondo a
crearti problemi
3. Se hai apprezzato l’impegno dei o L’imam
personaggi dell’articolo, con chi ti o Ibrahim
identificheresti? o Il priore
o Il sindaco
o La signora ungherese Orsi
o Marie l’artista
o Qualcun altro che non c’è ma potrebbe esserci
4. Questa situazione riguarda o Anche te
o I politici che decidono
o Le associazioni caritatevoli
o La società nel suo complesso
5. Qual è attualmente il tuo stato d’animo? o Fiducioso sulla capacità della gente di vivere insieme tra persone
Sei di culture diverse
o Speranzoso nel cambiamento a piccoli passi
o Scettico sulla capacità di vivere insieme
o Ostile a cercare forme di convivenza
Avant de commencer
On divise la classe en groupes pour que l’observation et l’analyse des graphiques soient faites
en commun, étant donné le nombre de remarques et les raisonnements que cela comporte.
La mise en commun des travaux de groupe et la discussion se feront en interaction ensei-
gnant-classe.
Pour lire et commenter des graphiques il faut maîtriser un langage spécifique, c’est pourquoi
l’enseignant fournira une Fiche linguistique. (Voir page 84)
Avec la classe
Consigne. Nous allons regrouper les tableaux selon leur source. Identifiez toutes les sources,
aussi bien que le canal de publication (s’il est mentionné) et les dates.
A la fin de l’activité on aura trouvé que les deux premiers ont été réalisés par Ifop (https://
fr.wikipedia.org/wiki/Institut_fran%C3%A7ais_d%27opinion_publique) pour Atlantico
en 2015 et 2016 ; les 3ème. 4ème et 5ème par Amnesty International (https://fr.wikipedia.org/
wiki/Amnesty_International_France) , publiés par Le Parisien en 2016 ; le 6ème par OFPRA
(https://www.ofpra.gouv.fr/) en 2016, le 7ème par l’INSEE (https://fr.wikipedia.org/wiki/Ins-
titut_national_de_la_statistique_et_des_%C3%A9tudes_%C3%A9conomiques) en 2015,
publié par Le Monde. Pour connaître la nature de ces sociétés on cherchera dans Internet, à
l’article Wikipédia, ou bien dans leur site.
Consignes. S’agit-il, d’après vous, d’institutions crédibles ? Sur quelle base le décidez-vous ?
Connaissez-vous les deux quotidiens cités ?
Passons maintenant aux tableaux 1 et 2 qui interrogent la société française au sujet de l’islam.
Ils sont précédés d’un court texte d’accompagnement qui dessine le contexte de l’enquête
menée.
Quelle est l’occasion qui pousse la société Ifop à interroger les Français ? A la base de l’initia-
tive pointe une crainte de « tensions communautaires ». Qu’est-ce que cela signifie ? Savez-
vous ce que l’on entend par « communauté » ? Et dans le cas spécifique quelles seraient les
communautés concernées ?
On en discute.
Cela dit, analysez le premier sondage : il s’agit d’un tableau qui expose la matière sur deux
axes, horizontal et vertical. D’après vous quel est l’axe qui représente le mieux l’objectif du
sondage ? Justifiez. Si on ne prenait pas en compte l’axe vertical seriez-vous satisfaits du résul-
tat ? Qu’est-ce qu’on a appris de plus ?
Vous avez remarqué que les valeurs des indices en pourcentages s’éloignent et se rapprochent
selon les catégories de personnes interrogées et selon le temps. Qu’est-ce que vous relevez ?
Que s’est-il passé entre une date et l’autre pour expliquer le changement ?
On en discute.
Consignes. L’objet de l’enquête change, il ne s’agit plus d’islam. De quoi s’agit-il ? Analysez
les pourcentages contenus dans les bulles du tableau 3 : qu’est- ce qui vous frappe le plus et
pourquoi? Qu’est-ce qui explique la différence avec les sondages 1 et 2 que vous avez déjà
analysés ? Regardez l’image qui encadre le sondage : vous est-elle familière ? Voyez-vous un
rapport entre l’image et les chiffres des bulles ? Faites des liaisons.
Les graphiques 4 et 5 sont des diagrammes à bâtonnets. Observez-les et dites quelles sont les
composantes utiles à une compréhension immédiate. Plusieurs pays apparaissent sur cette
statistique, exprimant des taux différents d’adhésion à la question posée : quelles informa-
tions en tirez-vous ? L’Italie n’y est pas représentée, mais vous pourriez chercher les données
la concernant sur Internet.
On en discute.
Tableau 6
On utilise ici un autre moyen visuel, un diagramme à quatre lignes sur l’axe horizontal du
temps, correspondant à des valeurs numériques sur l’axe vertical. Pour les interpréter il faut
prendre en compte les éléments de contour : dates, chiffres et légende.
Consignes
En vous appuyant sur les couleurs expliquées dans la légende attribuez une fonction à cha-
cune des lignes. Vous avez donc des informations sur quatre situations différentes : repérez-les
et formulez des phrases de présentation.
Comment expliquez-vous le parcours compliqué des demandeurs d’asile en France ; qu’est-
ce qui se passe entre la ligne rouge et la ligne grise ? Mettez-vous à la place d’un demandeur
d’asile qui présente sa première demande. Qu’est-ce qu’il vous arrive ensuite ? Vous faites des
démarches successives, le temps passe. Aurez-vous un succès ou un insuccès ? Dans quelles
proportions ?
Prenez donc la ligne grise : à combien s’élève le nombre des asiles accordés en 1992 et en
2015 ? Quelle est la différence ? Globalement, s’agit-il d’un grand nombre ? Faites des hy-
pothèses sur les raisons qui font hausser les courbes à certains moments et les font baisser à
d’autres.
On en discute.
Tableau 7
Consignes. Le diagramme 7 est à bâtons verticaux. Attention aux couleurs qui représentent
trois notions différentes : entrées (en bleu), sorties (en jaune), solde (en rouge). Lisez le titre
et essayez de comprendre ce qu’on entend par « solde migratoire ». Si vous n’avez pas compris
observez que l’évolution dans le temps du phénomène migratoire est représentée sur l’axe
horizontal et que l’axe vertical affiche les chiffres en milliers de personnes. Cherchez ce qui
et sorties ? Cette différence est appelée solde. Comment interprétez- vous la distance entre le
solde de départ et celui d’arrivée ? Essayez de faire des hypothèses sur l’identité de ceux qui
entrent et de ceux qui sortent.
Nous allons vérifier nos hypothèses à l’aide des informations fournies par l’article du Monde d’où
provient le sondage en question (http://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2015/10/13/
quatre-graphes-qui-dementent-cinq-idees-recues-sur-l-immigration_4788517_4355770.
html) ou synthèse dans Article du Monde d’après Insee.docx.
Certaines personnes utilisent des expressions comme « Nous sommes envahis par les étran-
gers ». Est-elle justifiée d’après cette statistique ?
Consigne
Faites une synthèse de ce que nous avons appris de chaque graphique, sans exprimer de com-
mentaires personnels. Aidez-vous par la Fiche linguistique ci-dessous.
Parler de sondages
Le panel du sondage est représentatif ........
Les données chiffrées sont situées sur l’axe vertical
Les indices sont à base 100
La période visée est située sur l’axe horizontal
La ligne bleue / rouge retrace l’évolution de l’indice ........
Les 3/ 4 courbes se sont rapprochées / se rapprochent ........
Les courbes vont vers le haut / vers le bas ........
L’enquête a été réalisée auprès d’un échantillon de Français recrutés par téléphone, Internet
........
La représentativité de l’échantillon est assurée par ........
La véracité des résultats est garantie par la représentativité de l’échantillon
Rejoindre /rattraper les niveaux de 2007 ........
La courbe se maintient au-dessus / au-dessous de ........
On peut en déduire que ........
Comme l’atteste un sondage réalisé par ........
Le sondage confirme / dément ........
Les réponses positives / négatives ont augmenté / diminué de ........ /restent égales
L’évolution est représentée avec repères tous les deux / trois ans ........
L’indice d’acceptation / de refus se situe ........
Le solde migratoire contribue à hauteur de 400 000 personnes
Présenter les contenus des sondages / graphiques
Les Français sont très partagés sur ........
Les catholiques ont tendance à considérer
En matière d’accueil les Allemands ........
Pour ce qui concerne la France / l’Allemagne ........
Les résultats sont clairs / évidents / contrastés
Les Allemands sont en tête de ce classement
En bas de l’échelle on trouve ........ / en haut
Avancer un argument
Répondre par l’affirmative
L’opinion publique française est plutôt ........
On constate l’ampleur de la manifestation de solidarité
Les voix les plus hostiles ........ sont celles qui ........
Le dispositif d’accueil du gouvernement est clair / reste obscur ........
La prise de conscience de ........ de la part de ........ est survenue après ........
Alors que les Allemands ........ , les Turcs ........
L’insécurité se mêle au risque terroriste
Cette inquiétude d’infiltration terroriste a été amplifiée par ........ après ........
On constate une mobilité accrue / un ralentissement
Ralentir / accélérer la progression
La France a gagné 2,6 millions d’habitants en 8 ans
.......
Sondages
Le meurtre du père Jacques Hamel dans son église de Saint-Etienne-du-Rouvray a consti-
tué un véritable choc dans la population et a fortiori chez les catholiques. Si les plus hautes
autorités de l’Eglise et les représentants du culte musulman ont fait front commun face à la
barbarie et ont appelé à communier dans un message de paix, cette nouvelle attaque djiha-
diste visant très symboliquement un prêtre dans son église a réactivé la crainte de tensions
communautaires et de représailles de la part de catholiques vis-à-vis de musulmans. Cet acte
terroriste intervient en effet dans un contexte déjà très chargé, marqué par une défiance d’une
part importante de la population catholique vis-à-vis de l’islam.
1. Sondage réalisé par internet du 16 au 21 septembre 2015 auprès d’un échantillon national représentatif de 2997
personnes.
Février 2015 62 32 6 64 33 3
Juillet 2016 63 33 4 49 45 6
Il ne faut pas faire d’amalgame, les musulmans vivent paisiblement en France et seuls des islamistes radicaux
représentent une menace
L’islam représente une menace
Ne se prononcent pas
Sondage Ifop N° 140 pour Atlantico réalisé par internet du 27 au 29 juillet 2016 auprès
d’un échantillon national représentatif de 1012 personnes
4. Question 1 : Un être humain doit pouvoir se réfugier dans un autre pays pour fuir la
guerre ou les persécutions
Allemagne 94 %
Espagne 93 %
Royaume-Uni 84 %
Grèce 83 %
France 77 %
Pologne 73 %
Turquie 47 %
5. Question 2 : Notre gouvernement doit faire plus pour accueillir les réfugiés qui fuient
la guerre ou la persécution
Allemagne 76%
Espagne 82%
Royaume-Uni 70%
Grèce 74%
France 63%
Pologne 43%
Turquie 49%
En % d’adhésion. Lecture : en 2016, 94 % des allemands pensent qu’un être humain doit pouvoir trouver
refuge dans un autre pays en cas de guerre ou de persécutions
Source: Amnesty International
19/05/2016
Si on regarde l’évolution, on constate une mobilité accrue : les deux chiffres des entrées et
des sorties ont augmenté depuis 2006, le premier ralentissant sa progression quand le second
l’accélère
Hanno partecipato
· attivamente
· con competenza
· stentatamente
Hanno chiesto:
Fase di lettura Organizzazione della classe. Modalità I gruppi hanno partecipato
selettiva privilegiate · molto
· abbastanza
· poco
· con osservazioni di questo tipo:
Attività
(ENGLISH)
TASK 1
Activity 1 - different types of charts
Numbers and statistics can be shown in many different types of chart.
Usually, Graphs and Charts are mainly used for representing and organizing a set of
numerical data with a graphical representation such as pie chart, line charts, bar graphs and
many more.
You need to know how to read and understand these basic chart types:
1 Bar chart
2 Proportional bar chart
3 Pie chart
4 Line graph
Match the four types of chart with the charts shown here.
KEY
A) … (BAR CHART)
B) … (PROPORTIONAL BAR CHART)
C) … (PIE CHARTS)
D) … (LINE GRAPH)
TASK 2
GLOBAL VIEWS ON IMMIGRATION1
A major new Ipsos survey across 22 countries worldwide provides an insight into attitudes
to immigration and the refugee crisis. The survey was carried out among online adults
aged under 65 in Argentina, Australia, Belgium, Brazil, Canada, France, Britain, Germany,
Hungary, India, Italy, Japan, Mexico, Poland, Russia, Saudi Arabia, South Africa, South
Korea Spain, Sweden, Turkey and the United States.
1. Read the charts and complete the sentence with your own words.
few people think immigration … (HAS HAD A POSITIVE) impact on their countries.
On average, … (JUST UNDER HALF / 49% of the population) feel uncomfortable with
changes brought on by immigration.
A) Look at the map and the table. Say whether the following statements are TRUE or
FALSE
From July 2015 to May 2016, more than 1 million people applied for asylum in Europe.
1. The immigrant share of the population increased most during this time in Sweden,
Hungary, Austria and Norway, which each saw an increase of at least 1 percentage point.
(TRUE)
2. Italy had the greatest increase, rising from about 16.8% in 2015 to 18.3% in 2016, a
1.5- percentage-point increase.
(FALSE - Sweden)
3. The United Kingdom and France received far fewer asylum applicants relative to
their population size in 2015-16 than other countries, and each saw a relatively modest
0.2-percentagepoint increase in their foreign-born shares (to 13.4% in the UK and 12.3% in
France for 2016)
(TRUE)
(FALSE - Germany)
B) In the concluding paragraph of the text accompanying the map and the charts the
authors write:
“Even after the 2015-2016 migration surge, immigrant shares in most European countries
are not as high as in many other countries worldwide. In Canada (22%) and Australia (28%),
roughly one-in-four residents are foreign born as of 2015. In Qatar (75%) and the United
Arab Emirates (88%), at least three-quarters of the population is foreign born, including
many who have been actively recruited as foreign labor.”
DISCUSS: How do these data compare with those shown in the IPSOS research? You can
refer to the proportional bar chart below.
1
Source: https://www.ipsos-mori.com/Assets/Docs/Polls/ipsos-global-advisor-immigration-and-refugees-2016-charts.pdf
2
SOURCE http://www.pewresearch.org/fact-tank/2016/06/15/immigrant-share-of-population-jumps-in-some-
europeancountries/
Comprensión lectora
Tarea de comprensión lectora de un texto
argumentativo de nivel b1
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 97
• Apareció publicado en uno de los periódicos más prestigiosos en lengua española, El País.
allegati
Es oportuno que los alumnos inicien a conocer fuentes de información serias en la lengua
que estudian.
• Se ciñe sin mayor dificultad a una tarea de comprensión lectora pensada para el nivel B1.
FASES DE LA TAREA
PRE-LECTURA
Antes de proporcionar el texto se sugiere que el profesor haga una fase de pre-lectura. En
primer lugar es útil para activar los conocimientos previos, mediante la apertura de los pro-
pios esquemas mentales, fase indispensable para interactuar debidamente con cualquier tipo
de texto. Pero también se trata de estimular las estrategias metacognitivas que hacen de un
alumno un buen lector: la atención hacia la estructura formal y sus características, el análisis
del tipo de texto, la costumbre de preguntarse dónde aparecen textos de ese tipo y de formular
hipótesis ya en esta fase de la lectura.
El paso 1 depende de las condiciones de cada instituto y de los fuentes de cada profesor.
Se aconseja algo muy breve para no restarle tiempo al resto y poder pasar al 2 y examinar el
título del texto que, como siempre, da al lector indicaciones preciosas sobre el contenido. El
profesor puede hacer una lluvia de ideas y escribir en la pizarra las principales respuestas que
se acercan al contenido. En cuanto a los puntos 3 y 4, conviene hacer notar que el artículo,
que ha sido descargado de la versión digital del periódico, hacía parte de la revista dominical
(El País semanal) que presenta artículos menos ligados a las noticias de cada día; además que
antes del título se lee que la autora hace parte de los columnistas, es decir de periodistas que
tienen un espacio semanal por ser los más importantes (como lo es Rosa Montero). Sobre el
punto 5, se invita a los alumnos a dar una visión rápida (skimming) de la división en párrafos
y de las características de cada uno. El tema se desarrollará más adelante. Por el momento se
puede hacer notar que hay varias referencias intertextuales, es decir citas a otros textos. Para el
punto 6 se sugiere explicar claramente que se está dedicando tiempo a las estrategias metaco-
gnitivas que llevarán a mejorar el control sobre la lectura y la comprensión.
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 98
DURANTE LA LECTURA
allegati
Otro momento que conviene marcar es el que se da durante la lectura; es la fase durante
la cual se empiezan a verificar las hipótesis de lectura previas y en la que se pueden hacer las
primeras inferencias. Recordemos que las inferencias actúan a dos niveles: el primero es la
capacidad de deducir el significado de una palabra o una expresión desconocida a partir del
contexto en que se encuentra; el segundo se refiere al hecho de que en todo texto el significado
va más allá de lo estrictamente escrito, tarea que el lector debe realizar utilizando su propia
enciclopedia personal y los indicios que el emisor del texto ha querido trazar.
Dado que el texto mezcla tipologías heterogéneas, como suele suceder cada vez más en los
textos como el artículo que estamos analizando y en todo tipo de textos, se propone leer la
primera secuencia y detenerse a analizarla con la tabla siguiente. Se notará más adelante que
en todo el artículo se alternan secuencias narrativas y secuencias argumentativas, aun cuando
la función del texto es esencialmente argumentativa. Se suministra a los alumnos el esquema
vacío, para empezar a subrayar las características textuales de cada secuencia; se puede com-
pletar con toda la clase o asignar trabajos de grupo.
Secuencia Tipo de secuencia Características lingüísticas: Función:
1ª. Desde Leo Narrativa Tiempos verbales perfectivos (pretérito Narrar, informar.
en... hasta y indefinido, pret. perfecto y tiempos compuestos)
ladrones. y una secuencia de acciones.
Personajes en un tiempo y un espacio.
repitió, llevaron,
policía, secuestrados, captores
México.
Después de haber realizado esta primera tarea, se termina de leer el artículo. La lectura
puede ser silenciosa o en voz alta por parte del profesor mientras los alumnos siguen el texto;
la correcta entonación y gestualidad que acompaña una buena lectura facilita la comprensión.
Además el profesor puede ir marcando con la voz y el tono pasajes y palabras clave, cambios
de tipología de secuencias, así como palabras desconocidas dando al alumno indicios para que
active sus estrategias inferenciales.
DESPUÉS DE LA LECTURA
Los pasos más importantes después de la primera lectura son ante todo comprobar si las
hipótesis realizadas antes de la lectura se han confirmado o no. Se puede hacer utilizando lo
escrito en la pizarra, pero también mediante preguntas que el profesor prepara sobre cada
secuencia del texto.
A nivel metacognitivo se puede llamar la atención sobre las tres fases de la lectura y las
estrategias que han sido útiles. Se hará notar que en el texto hay otras dos breves secuencias
narrativas, la del conde Orloff y la de la película El puente sobre el río Kwai, remarcando que
la función de ambas es similar a la inicial sobre la policía mexicana. Se propone continuar el
análisis de las tipologías textuales aplicándolo a todas las secuencias del texto (que en este caso
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 99
corresponden a los párrafos) suministrando la tabla vacía, si ya se poseen estas competencias,
allegati
o con las características de las dos primeras secuencias para que las apliquen a las demás.
Secuencia Tipo de secuencia Características lingüísticas: Función:
1ª. Narrativa Tiempos verbales perfectivos (pretérito Narrar, informar.
indefinido, pret. perfecto y tiempos compuestos)
y una secuencia de acciones.
Personajes en un tiempo y un espacio.
2ª. Argumentativa Verbos de opinión y modales, Persuadir, demostrar
Predominio de la subordinación y de
adversativas y consecutivas, uso de conectores
argumentativos. Citas o otros textos.
No de la policía... sino...
3ª. Argumentativa
/narrativa
4ª. Narrativa
5ª. Argumentativa
ANÁLISIS SEMÁNTICO
Para poder dar sentido al texto e interpretarlo, es necesario realizar un análisis del conte-
nido determinando los principales campos semánticos y las relaciones que mantienen entre
ellos. Es un trabajo necesario para poder formular preguntas significativas e interesantes que
no impliquen respuestas triviales.
Lo mismo sucede en la cuarta secuencia, aunque sea más larga y elaborada. La anécdota
sobre las decisiones del director de la película sirven para seguir demostrando lo anteriormen-
te enunciado; no obstante en las últimas líneas en campo semántico negativo de la imagen se
refuerza ya que el hecho se califica con la palabra inmoral.
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 100
También en la primera línea de la última secuencia se reitera el campo semántico anterior,
allegati
tiranía de la imagen; pero en seguida deja el paso a otro campo, a otra dimensión. La de la
relación entre las imágenes y la vida, la realidad. A pesar de seguir teniendo una conno-
tación negativa, el tópico cambia: se menciona la alienación producida por el mundo vir-
tual, vivimos ensimismados en él, solo la relidad filmada parece tener enjundia y valor, todos
los acontecimientos están supeditados a esta. El último campo concierne las consecuencias
extremas de este fenómono y el papel de los jóvenes; hacen cosas terribles para verse en las
pantallas, son objeto de una patológica disociación que los lleva a una extrema crueldad. Todo
esto es para asustarse según la autora. Durante este análisis o posteriormente, se puede trabajar
sobre la derivación de las palabras para que los alumnos se acostumbren a oservarla, adquie-
ran estrategias de inferencia y de ampliación del propio léxico. En este texto varias palabras
se prestan a ello: desquiciado presenta el prefijo a des (que indica negación) y quiciado que
viene de quicio (que significa el orden natural de algo); otros prefijos que ayudan a entender
el significado del término son: asustada (con susto), asombrosa (con sombra), inmoral (sin
moral), ensuciando (poniendo sucio) y ensimismados que tiene dos prefijos en y sí (metidos en
sí mismos). En cuanto a los sufijos tenemos: tiránico (con cualidad de tirano), fantasmagorías
(calidad de fantasma, alucinaciones), chisporroteo (que echa chispas), fingimiento (que finge),
conmemorativo (en conmemoración).
El análisis de los núcleos temáticos es útil al profesor para formular preguntas de com-
prensión significativas y que obliguen a los alumnos a esclarecer todos los temas presentes
en el texto. Recordemos que se deben evitar preguntas que se pueden contestar sin haber
entendido el texto o que requieran tan solo subrayar partes de él (ej. “¿Qué hizo la policía me-
xicana?”). En su lugar es necesario formular interrogantes que obliguen a una interpretación
y no solo a una lectura lineal (“Qué se sugiere sobre el uso de las imágenes en el espisodio
de la policía mexicana?”) o que obliguen a resolver ambigüedades (“¿Qué cambio supuso la
difusión de la televisión?”).
Este tipo de análisis puede ser la base para un primer comentario general del artículo con
toda la clase.
COHESIÓN TEXTUAL
El análisis de la cohesión del texto solo aparentemente no es indispensable para su com-
prensión. En realidad, como es sabido, los conectores permiten hacer inferencias importantes
durante la lectura y pueden representar obstáculos serios cuando son mal interpretados. Su
aprendizaje no es fácil, por ser multifuncionales (piénsese en la multiplicidad de acepciones
de pues) y solamente cuando se examinan en contextos muy amplios es posible determinar sus
valores y significados. De ahí que sea útil y eficaz analizarlos en textos auténticos.
En el artículo en cuestión predominan los conectores adversativos más usados (pero, sino,
aunque) y los aditivos (y, además). Con respecto a los primeros conviene señalar el uso de sino
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 101
que introduce lo que afirma en contraposición a algo que se ha negado anteriormente, porque
allegati
tiende a ser erróneamente reemplazado por pero, por la trasferencia con el italiano.
La última secuencia se abre con un conector causal consecutivo De modo que que tiene la
función de anunciar la conclusión del artículo. Se puede recordar aquí que los textos argu-
mentativos presentan un tema o tesis, lo desarrollan mediante argumentaciones y lo conclu-
yen.
No se pretende que los alumnos tengan los instrumentos para hacer este tipo de análisis; el
objetivo es que caigan en cuenta de su uso para que los puedan utilizar a la hora de redactar
textos argumentativos.
DEBATE FINAL
Como toda tarea con un contexto real la lectura de este artículo debe tener una tarea final.
Se propone organizar un debate para discutir el papel de las imágenes en la vida de los jóvenes,
su uso y abuso a partir de lo afirmado por la autora del artículo leído. La definición exacta del
tema, de las características que se le van a dar al debate (grabado o filmado, con la sola clase
o con otros alumnos, etc.) hacen parte de la negociación inicial que debería incluir siempre
este enfoque. Se sigiere, sin embargo, que los alumnos busquen episodios recientes sobre este
tema porque puede resultar muy motivador.
En todo caso sería oportuno dividir la clase en grupos, cada grupo vuelve a leer el artículo
y consulta el diccionario si es preciso, y elabora un esquema en el que se determina el tópico
de los argumentos aportados por la autora y los que surgen de cada grupo de estudiantes. Será
la base para la discusión final.
Argumentos de la autora Argumentos del grupo
EVALUACIÓN
La primera forma de evaluación es la que se hace a través de la observación y que se puede
realizar entregando a los alumnos una ficha desde el inicio de la tarea (anexo 2). Al inicio de
cada sesión sería oportuno leer una o dos fichas y comentarlas, señalar si falta información
o comentar puntos que no hayan resultado claros. Como se observará, debajo de la ficha de
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 102
observación se ha incluido una rúbrica para su elaboración y evaluación, como es oportuno
allegati
hacer. Le sirve a los alumnos como guía para rellenar la ficha y al profesor para dar de ante-
mano las pautas que seguirá a la hora de la evaluación formal. No se han indicado las notas
de cada nivel (alto, medio y bajo) porque cada profesor, de preferencia negociándolo en el
aula, las debe determinar según las características de la clase, el nivel, etc. Se sugiere dejar sin
evaluar la primera ficha, para que los alumnos tengan la oportunidad de verificar el uso de
este instrumento.
Por su parte al profesor puede utilizar una tabla de observación del trabajo en itínere,
como en cualquier otro momento de su actividad didáctica. El tiempo que se dedica a estas
actividades inicialmente puede parecer excesivo; conviene recordar, sin embargo, que de
esta forma se fomenta el método de estudio y de trabajo, actividad metacognitiva de enorme
importancia.
Para evaluar los objetivos finalizados directamente a la comprensión del texto propuesto,
se ha elaborado un cuestionario con preguntas de selección múltiple y preguntas abiertas
(anexo 3). El primer tipo de preguntas, que requieren el manejo de múcho léxico, una gran
capacidad de concentración por la presencia de respuestas “falsas”, comporta algunos riesgos.
Por ello se ha pensado proponer un test mixto, con preguntas abiertas que confirmen los
resultados obtenidos en la otra parte. También el trabajo de grupo puede ser objeto de eva-
luación, pero este se extiende al debate que, no siendo una actividad de comprensión lectora,
requiere otro tipo de descriptores.
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Anexo B1
allegati
EPS
COLUMNISTAS
Todo por una imagen
Rosa Montero
12 MAR 2006
Yo también empiezo a estar asustada. Y no de la policía, naturalmente, sino del lugar de-
squiciado y tiránico que está ocupando la imagen en nuestra sociedad. Somos una generación
de mutantes sometidos a unas condiciones de vida que jamás se habían dado con anterio-
ridad. Primero vino el invento de la fotografía y del cine, pero la verdadera revolución fue
la televisión. Desde hace cincuenta años, el ser humano vive absorto en una ficción visual.
Pasamos tantas horas ante la tele que nuestros modelos del mundo ya no los obtenemos de la
experiencia propia y la reflexión, ni de la observación de otros individuos, de nuestros vecinos,
de los héroes del barrio o de la comarca, sino de las fantasmagorías en dos dimensiones de
nuestras pantallas, de su chisporroteo vacío y su fingimiento.
La imagen siempre ha ejercido un enorme poder sobre el ser humano; y por imagen me
refiero a la recreación de lo real llevada a cabo mediante algún artificio. A lo largo de la historia
ha habido pinturas y escultura investidas de un carácter sagrado, y obras de arte tan valoradas
que, para su confección, no se dudó en destruir el modelo. Siempre recuerdo la asombrosa hi-
storia del conde ruso Orloff, que capitaneó las tropas del Zar en la victoriosa batalla naval de
Cesme contra los turcos, a finales del siglo XVIII. El pintor Phillip Hackert recibió el encargo
de hacer seis cuadros conmemorativos del combate, pero a Orloff no le gustó la manera en
que el artista plasmó la explosión de un barco y, para que lo pudiera repetir con más realismo,
hizo volar una carísima fragata rusa ante las costas de Livorno. Eso sí que era amor por la
pintura. O por la supuesta gloria que ese cuadro podría depararle.
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En un libro interesantísimo titulado La obra civil y el cine, de Alejándrez, Magallón, Bisbal
allegati
y Pereña (Ed. Cinter), en el que se analizan películas famosas a la luz de los elementos de inge-
niería que utilizan, me entero de la existencia de otro Orloff moderno: David Lean, el director
de El puente sobre el río Kwai (1957), aquel espléndido film, un clásico que muchos hemos
visto. Lo que yo no sabía es que Lean se negó a trucar el puente y su voladura, cosa que podía
haber hecho perfectamente con la tecnología del momento. En vez de eso, Lean se trasladó a
las selvas de Sri Lanka y mandó construir un puente de verdad a una empresa de ingeniería
danesa. Se talaron 1.500 árboles y 400 nativos trabajaron durante ocho meses. Levantaron un
puente precioso de 120 metros de largo y más de veinte metros de altura sobre el agua. Costó
250.000 dólares y era en aquel entonces la mayor estructura de Sri Lanka. Además, tendió
kilómetro y medio de vía férrea. Hecho lo cual, voló todo esto en un minuto para rodar la
escena culminante de la explosión. La película me encanta, pero todo esto me resulta inmoral:
ese bello puente tal vez hubiera podido servir para el desarrollo del país. El libro no dice qué
sucedió con las ruinas. Seguro que lo dejaron todo allí, cegando el río y ensuciando la selva.
De modo que la imagen, ya digo, siempre ha ejercido cierta tiranía sobre los humanos.
Pero ahora hemos entrado en otra dimensión. Ahora vivimos ensimismados en lo virtual,
como si sólo lo reflejado en las pantallas fuera real, como si la existencia no tuviera enjundia ni
valor si no es filmada. Los horarios de los acontecimientos más importantes del mundo (de-
sde los Juegos Olímpicos a las ofensivas militares) se adaptan a las audiencias televisivas. Los
políticos se hacen operaciones de estética para dar mejor ante las cámaras. La mayor ambición
profesional de la juventud empieza a ser entrar en Gran Hermano. Y los adolescentes, y esto
es terrible, torturan animales, o apalean mendigos, o maltratan a otros niños, y lo graban en
vídeo con sus móviles. Como si no fueran capaces de sentirse vivos si no se ven en una pantal-
la. Y como si esta patológica disociación de sí mismos les llevara a una extrema crueldad. No
me digan que no es para asustarse.
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Anexo B2
allegati
FICHA DE OBSERVACIÓN
Clase del día:................................ Elaborado por:.................................................................
1. Describe brevemente cada fase del desarrollo de las actividades de la lección anterior.
2. Intenta decir para qué se efectuó cada fase, con qué objetivo. Si no te resultó claro explica
por qué.
3. ¿Qué actividades resultaron útiles o significativas y por qué? ¿Te parece que aprendiste algo?
4. ¿Cómo evalúas el material con el que se trabajó y por qué?
5. ¿Qué aspecto o parte del trabajo te gustó más y cuál menos?
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Anexo B3
allegati
Vuelve aleer el texto analizado en clase y señala la respuesta adecuada. Recuerda que en los
casos de elección múltiple hay solo una respuesta correcta. Señálala claramente con una
cruz.
Informaciones específicas:
1. En el párrafo 1 se dice que:
a. Es apasionante que se transmita por televisión un hecho real como la liberación de
secuestrados.
b. Los policías se pusieron elegantes para “repetir” la liberación ante las telecámaras.
c. Para grabar el hecho, se inspiraron en un conocido telefilm.
d. Es muy desconcertante que se lleven a cabo este tipo de grabaciones.
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 107
b. No todos se sienten tan alarmados como ella ante lo expuesto.
allegati
Infirmaciones topicales:
5. En el 1 párrafo la autora narra el episodio de la policía mexicana porque quiere:
a. Mostrar que cuando una acción de la policía tiene éxito es necesario pasarla por la tele.
b. Introducir el tema de la absurdidad de lo hecho por la policía solo para tener la grabación
de las imágenes.
c. Darnos a entender que la policía mexicana no la deja nada tranquila.
d. Contar que los que actuaron simulando la liberación lo hicieron muy bien.
6. ¿Por qué se critica la llegada de la tele en el 2er párrafo?
..............................................................................................................................................
..............................................................................................................................................
7. ¿Qué demuestran los episodios del conde Orloff y del rodaje de la película de David lean?
..............................................................................................................................................
..............................................................................................................................................
..............................................................................................................................................
..............................................................................................................................................
9. ¿Qué opina sobre la crueldad de algunos jóvenes en la última parte del 5º párrafo?
..............................................................................................................................................
..............................................................................................................................................
Léxico: significado de palabras señaladas en negrita que se puede deducir del contexto.
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 108
d. despreocupado
allegati
12. Busque en el texto palabras o expresiones que pertenezcan al mismo campo semántico de
la palabra austada y escríbalas a continuación:
..............................................................................................................................................
..............................................................................................................................................
© lend 4_2016 - Maria del Rosario Uribe - Costruire un’esperienza di lettura - allegati 109
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Il lettore plurilingue
contributi
Con il termine intercomprensione (IC) si intende sia la situazione in cui l’emittente e il riceven-
te di un messaggio comunicano direttamente pur non condividendo lo stesso codice sia l’approccio
didattico volto a sviluppare le abilità necessarie affinché tale modalità di comunicazione abbia
luogo. In questo lavoro si affronta il tema della comprensione scritta dal punto di vista dell’IC mo-
strando il contributo teorico e didattico che tale approccio ha dato al filone di studi sulla lettura in
lingua straniera. In particolare, gli autori illustrano una proposta per rendere plurilingue il lettore
con la metodologia EuRom, una delle metodologie più diffuse in questo ambito e approfondiscono
le strategie e le tecniche utilizzate per guidare la lettura.
1. Introduzione
Essere un lettore plurilingue costituisce un indubbio vantaggio. La comprensione scritta è
infatti un’abilità preziosa, resa indispensabile dall’enorme quantità di informazioni, cui ogni
individuo è esposto. Data la facilità di accesso a documenti prodotti fuori dal dominio della
lingua nazionale, diventa anche sempre più rilevante capire lingue straniere. Essere in grado
di leggere testi autentici in più lingue può infatti rispondere ai bisogni di alcune categorie
professionali o accademiche che possono aver bisogno di acquisire, elaborare, analizzare e
confrontare informazioni di varia provenienza. Si pensi ad esempio ai giornalisti che devono
documentarsi su fonti diverse e autentiche; ai dipendenti di aziende multinazionali che devo-
no leggere mail e documenti di partner all’estero; a studenti e ricercatori che possono dover
attingere direttamente a testi in lingua originale.
In questo lavoro affronteremo il tema della comprensione scritta dal particolare punto di
vista dell’intercomprensione, mostrando il contributo che tale approccio ha dato al filone di
studi sulla lettura in lingua straniera. In particolare mostreremo il funzionamento della me-
todologia EuRom52, di cui condividiamo la creazione, volta a rendere plurilingue il lettore.
EuRom5 costituisce la prosecuzione e lo sviluppo di EuRom43, progetto ideato da Claire
Blanche-Benveniste e considerato fondatore della nozione stessa di intercomprensione.
1
L’articolo è il risultato della stretta collaborazione degli autori. Ai fini accademici, sono da attribuirsi a Elisabetta Bonvino
i paragrafi 1 , 2 e 3.1 e a Diego Cortés Velásquez i paragrafi 3.2 e 4.
2
Bonvino et al., 2011; www.eurom5.com.
3
Blanche-Benveniste et al. 1997.
© lend 4_2016 - Elisabetta Bonvino e Diego Cortés Velásquez - Il lettore plurilingue 111
Con il termine intercomprensione4 (IC) si intende sia la situazione in cui l’emittente e il
ricevente di un messaggio comunicano direttamente pur non condividendo lo stesso codi-
ce, sia l’approccio didattico volto a sviluppare le abilità necessarie affinché tale modalità di
comunicazione abbia luogo. La didattica dell’IC può essere ricondotta principalmente a due
filoni: 1) l’IC ricettiva che privilegia la dimensione ricettiva del processo di IC, dedicandosi
particolarmente allo sviluppo delle abilità di ascolto e lettura delle lingue target; 2) l’IC inte-
rattiva che privilegia la dimensione comunicativa, dedicandosi particolarmente allo sviluppo
della capacità di interagire5, svincolata dall’abilità di produzione nella lingua target (ciascuno
produce nella propria lingua e comprende quella dell’altro)6. In questa sede parleremo esclu-
sivamente della lettura in IC, che si inserisce naturalmente nel primo filone, e privilegeremo
l’IC fra lingue romanze7.
2. La Lettura in intercomprensione
La lettura è assolutamente centrale nell’approccio didattico dell’IC. L’attenzione allo svi-
luppo della comprensione, e in particolare la comprensione dello scritto, hanno infatti da
sempre caratterizzato l’approccio, e hanno contribuito a crearne le basi epistemologiche. I
primi progetti erano infatti volti allo sviluppo della sola abilità di comprensione scritta e,
anche in seguito, i progetti che hanno privilegiato la dimensione interattiva della comunica-
zione si sono basati spesso su una comunicazione a distanza (mail, chat e forum), che di fatto
è incentrata sull’abilità di lettura.
4
Per una discussione epistemologica sulla definizione di IC si vedano, tra gli altri, gli studi di Cortés Velásquez 2015 e il
numero speciale della rivista Redinter (a cura di Ferrão, Ollivier 2010) a questo dedicato.
5
Pur considerando anche la lettura un processo profondamente interattivo, il concetto di interazione è qui inteso come
scambio orale o scritto di almeno due individui nel quale la produzione e la ricezione si alternano, in questo senso inte-
ragire non è tuttavia da considerarsi come la semplice somma di ricezione e produzione, perché i partecipanti all’evento
comunicativo devono costantemente reagire e adattarsi reciprocamente (QCER §2.1.3).
6
Cfr. Balboni 2009; Capucho 2012, 2013; Ollivier 2013.
7
Sebbene la maggior parte delle pratiche didattiche si sia sviluppata nell’ambito delle lingue romanze, alcuni progetti,
quali IGLO, ICE, EuroComSlav e EuroComGerm, propongono di sfruttare la vicinanza linguistica in altre famiglie di lin-
gue. Alcuni studiosi hanno considerato inoltre la possibilità di estendere il concetto di IC aldilà delle lingue della stessa
famiglia (Capucho 2005; Doyé 2005; Ollivier 2010) e alcuni progetti si sono indirizzati in questa direzione, ad es., Eu&I,
Intercom, Intermar e CINCO.
8
Per una tipologia delle varie pratiche didattiche per lo sviluppo dell’IC rimandiamo, fra gli altri, a Bonvino 2015, Cortés
Velásquez 2015, Caddéo, Jamet 2013, nonché al sito di Redinter (www.redinter.eu).
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In alcune metodologie, la lettura è stata affrontata con tecniche tipiche della lettura in
lingua straniera di stampo comunicativo, con domande chiuse volte al riconoscimento della
situazione, del tema principale, degli obiettivi (Bonvino, Jamet in stampa). Sia EuRom4 che
EuRom5 si discostano dall’approccio alla lettura delineato sopra, in quanto non propongono
domande chiuse di comprensione al testo, che guidano e orientano la comprensione, bensì
utilizzano tecniche simili alla traduzione a vista (chiamata anche traduzione all’impronta),
che lasciano libero il lettore di comprendere, di riflettere sul processo di comprensione e di
fruire il testo anche in maniera approssimativa (cfr. oltre § 3.).
Nel manuale Euromania9, l’abilità di lettura non costituisce un obiettivo, ma uno stru-
mento. Euromania è infatti un manuale scolastico che coniuga IC e metodologia CLIL e si
pone l’obiettivo di avviare alla comprensione delle lingue romanze (francese, portoghese,
spagnolo, italiano, rumeno, occitano e catalano) gli apprendenti fra 8 e 10 anni, proponendo
20 moduli che trattano, in maniera conforme ai programmi nazionali, argomenti di scienze,
tecnica, matematica, storia, utilizzando sia le lingue target sia la L1 della classe. I testi sono
quindi il veicolo dei contenuti disciplinari da apprendere. Oltre ad essere uno strumento
didattico prezioso che promuove il plurilinguismo sin dagli stadi iniziali della formazione e
permette di condividere percorsi educativi a livello europeo, Euromania ci pare particolar-
mente utile nelle classi multilingui in cui permette di valorizzare le lingue di origine degli
apprendenti presenti (Escudé 2011).
9
Cfr. Escudé 2011 e Euromania URL : http://www.euro-mania.eu
10
(Mutualisation et Innovation pour un Réseau de l’Intercompréhension à Distance). URL: https://www.miriadi.net/ (ultimo
accesso: 30/09/2016).
11
https://www.miriadi.net/comprehension-l-ecrit (ultimo accesso: 30/09/2016).
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Riteniamo tuttavia che, data la loro complementarità, possano essere facilmente integrati in
un unico percorso articolato, soprattutto perché partono da un terreno comune di adesione
alla promozione del plurilinguismo e ad alcuni importanti principi12 strettamente collegati fra
loro, quali l’apprendimento simultaneo di più lingue e la trasversalità degli apprendimenti, la
valorizzazione dell’affinità e del confronto linguistico, la consapevolezza dei processi e delle
strategie.
È legittimo comunque chiedersi che cosa significhi e che cosa comporti lavorare con più
lingue simultaneamente nell’ambito della lettura, dal momento che i testi sono solitamente
scritti in una sola lingua, e che è possibile leggere un testo alla volta.
La prima e più semplice risposta è che lavorare su più lingue simultaneamente può voler
dire affrontarle insieme nel contesto di un programma unico di insegnamento. Ad esempio,
come vedremo, con EuRom5 si tende a lavorare su 4 testi di 4 lingue diverse in un’unica
sessione di lavoro.
Tuttavia la peculiarità dell’IC risiede nel fatto che tende a sviluppare un repertorio pluri-
lingue, dove le competenze sono integrate e interagiscono fra di loro. Pertanto l’IC ricettiva
si può attuare anche affrontando una lingua alla volta. È il lavoro di attenzione, di confronto
e di mobilitazione di tutte le competenze linguistiche e di valorizzazione anche della L1 che
porta alla vera IC. Il lettore diventa plurilingue, se impara a giovarsi di tutto il suo repertorio.
Per fare un esempio, nel caso di EuRom5, si tende a fornire sempre un confronto fra tutte le
lingue romanze: la traduzione di una parola inaccessibile non è mai fornita solo nella L1 del
parlante, ogni fenomeno viene ricondotto all’intera famiglia romanza (fig. 4), ma soprattutto,
sin dal primo incontro, l’apprendente è, come vedremo, stimolato a interagire con il testo,
mettendo in campo tutte le conoscenze che gli derivano dalla conoscenza della sua L1, di una
varietà regionale, dalla conoscenza di altre lingue del suo repertorio.
12
Nei paragrafi che seguono è proposta una breve sintesi dei principi dell’IC, per approfondimenti rimandiamo a vari studi
di riferimento sull’IC, fra gli altri, Blanche-Benveniste, Valli 1997; Escudé, Janin 2010; De Carlo 2011; Jamet, Caddéo
2013; Ollivier, Strasser 2013; Benucci 2015; Cortés Velásquez 2015; Dolci, Tamburri 2015; Bonvino, Jamet (in stampa).
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Fig. 1 Immagine tratta da EuRom5 Aiuto strutturale
Nel caso delle lingue romanze la somiglianza è evidente a tutti i livelli linguistici, a partire
dal lessico (Tabella 1):
Il continuo confronto fra i sistemi delle varie L2 e della sua L1, permesso dall’approccio
13
Il concetto di trasparenza lessicale e la connessa distinzione tra parole ‘trasparenti’ e ‘opache’ sono molto usati in ambito
francofono, specie nella letteratura sull’IC, e designano a livello interlinguistico, in genere fra coppie di lingue, il grado
di somiglianza e quindi comprensibilità fra due parole. Per il rapporto fra trasparenza lessicale e contesto linguistico si
veda Bonvino, Pippa 2015; Cortés Velásquez in stampa. Per una discussione e una classificazione, si vedano, fra gli altri,
Degache, Masperi 1998, Castagne 2007, Caddéo, Jamet 2013.
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simultaneo, porta il lettore, come evidenziato da Simone (1997:28-29), ad individuare in
tempi molto rapidi regolarità e “somiglianze di famiglia” (Wittgenstein 1953) che gli per-
mettono: a) di effettuare una serie di generalizzazioni sulle nuove lingue e sulla sua ; b) di
generare una serie di attese basate sull’analogia. Queste generalizzazioni e questo sistema di
attese permettono al lettore di arrivare alla ricostruzione di una sorta di “romanzo comune
mentale”. Tale ricostruzione, che avviene a volte in maniera implicita e intuitiva, è tuttavia
un’operazione non meno sofisticata di quelle realizzate dai comparatisti di inizio Ottocento
(Simone 1997:30).
2.2.3. Consapevolezza
Benché sia riconosciuta l’importanza degli aspetti linguistici della vicinanza fra le lingue,
la formazione in IC non prevede l’esplicito insegnamento della lingua, insiste piuttosto sullo
sfruttamento delle risorse dell’apprendente, la ricostruzione del significato, la riflessione me-
talinguistica e quindi metacognitiva. Il minimo comun denominatore di tutti i percorsi di IC
è l’obiettivo della consapevolezza. Infatti in un percorso di IC è molto difficile distinguere ciò
che è appreso da ciò che è semplicemente riconosciuto sulla base dell’analogia con le lingue
già presenti nel repertorio dell’apprendente. Quello che sicuramente è appreso dopo il percor-
so è la consapevolezza, che si traduce operativamente a vari livelli:
• Consapevolezza delle “somiglianze di famiglia” e delle regolarità (cfr. § 2.2.2), e capacità di
sfruttarle per una profonda comprensione linguistica.
• Consapevolezza delle strategie per far fronte alle difficoltà di un testo in un’altra lingua (cfr.
§ 3) e dei meccanismi di decodifica e di interpretazione di un testo che porta alla capacità
di impiegarli per affrontare testi nuovi.
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et al. 1997), progetto ideato da Claire Blanche-Benveniste, il cui schema concettuale è alla
base della didattica dell’IC ricettiva e ha ispirato numerosi progetti affini.
La metodologia EuRom prevede che fin dalla prima sessione gli apprendenti siano esposti
a testi autentici in lingue che non hanno mai studiato prima. Questo primo contatto avviene
attraverso articoli di giornale riguardanti argomenti internazionalmente condivisi. Lo scopo
principale dell’attività su EuRom5 è riuscire a comprendere il testo. Poiché il principio su cui
si basa la metodologia è il problem solving, l’attività è vissuta come una sfida che aumenta la
motivazione e abbassa il livello di ansia degli apprendenti (Bonvino et al. 2011; Cortés Velá-
squez 2015).
Fase 1. Prima lettura e ascolto del testo letto ad alta voce da un parlante nativo
Al fine di facilitare la comprensione, si propone agli studenti di ascoltare l’intero testo letto
da un parlante nativo15 e di leggere mentalmente il testo mentre ascoltano.
Obiettivi
- Favorire un primo contatto con il testo.
- Favorire la lettura dell’intero testo, con un approccio globale, cogliendo le informazioni
rilevanti.
- Rendere trasparenti eventuali grafie opache.
- Individuare, anche attraverso la prosodia, la costruzione della frase ed eventuali simme-
trie tra gruppi di parole.
Far ascoltare la pronuncia della lingua target, e far conoscere l’associazione suono grafia pro-
pria di quella lingua.
14
I contenuti del manuale e del sito possono anche essere oggetto di lavoro autonomo, specie se seguito da un tutor in
modalità blended.
15
Gli audio sono disponibili sul sito.
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Fase 3. Trasposizione del testo in L1
Nella fase successiva si chiede allo studente di fare una trasposizione (cfr. § 3.1) del testo
in L1. Si tratta, in pratica, di una traduzione a vista ispirata alle tecniche di think-aloud (cfr. §
3.3) nella quale il lettore gode di uno speciale diritto di approssimazione (§3.5).
Obiettivi
- Verificare la comprensione del testo.
- Guidare la comprensione del lettore laddove abbia riscontrato ostacoli.
- Esplicitare i processi cognitivi (ipotesi e strategie) del lettore.
- Co-costruire il significato del testo (problem solving individuale e collettivo).
Aiuto immediato
Alcuni suggerimenti possono essere forniti durante la lettura (sono a fianco al testo o, nella
versione online, si ottengono cliccando sul testo stesso) e vertono su aspetti fonologici (pro-
nuncia di alcuni elementi in modo isolato), lessicali (traduzioni), morfologici (scomposizione
di alcune parole, paradigmi verbali), sintattici (schematizzazione dei sintagmi), testuali (viene
ad esempio suggerito di saltare alcune parti del testo). Nella figura 2 si illustrano alcuni aiuti
proposti nel manuale.
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Fig. 2 Immagine tratta dal manuale EuRom5 – Alcuni aiuti presenti nel testo.
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Fig. 3 Esempio tratto dalla Grammatica della lettura di EuRom5
In (1) e (2) si riportano le trascrizioni di scambi tra tutor (T) e studente (S) durante una
sessione EuRom5. A sinistra si riporta il testo originale tratto dal manuale, sul quale lo stu-
dente effettua l’attività. Come si evince dalle trascrizioni, gli studenti sono in grado di com-
prendere una buona parte del brano, anche se alcuni elementi sfuggono, sono imprecisi e altri
sono decisamente sbagliati. In questi due scambi emerge soprattutto che l’avvicinamento al
senso originale del testo avviene per ‘pennellate’ successive.
Nei prossimi paragrafi verranno illustrate le strategie e le tecniche proposte nella metodo-
logia Eurom5 per guidare la comprensione del lettore.
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(1) Trascrizione da corpus EuRom5_2016 – testo E12B
Testo originale E12B Trascrizione
La Asamblea Parlamentaria del 1 T: allora chi vuole cominciare -- vuoi cominciare tu?
Consejo de Europa aprobó ayer S: allora l’assemblea parlamentaria del Consiglio d’Europa ehm approvò
una resolución que pide a sus 47 2
– ha approvato ieri?
Estados miembros que establezcan
3 T: mhm – ha approvato ieri
algún tipo de sanción cuando se
constate que hay una “provocación 4 S: una:: soluzione – che - e:: che
a la discriminación” en los mensajes 5 T: se non capisci salta
publicitarios. 6 S: a:: ai suoi quarantasette stat- e: stati - membri che: non so
7 T: non importa salta
8 S: alcun tipo di sanzione
T: quando si: e: -- quando si: e: -- si: - una provocazione - la
9
discriminazione nei messaggi pubblicitari
10 [..] T: puoi riformulare?
S: l’assemblea parlamanteria del Consiglio d’Europa ha approvato ieri
11
una soluzione
12 T: una --
13 S: una soluzione
14 T: una --
15 S: una risoluzione
[…]
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3.1. Traduzione/trasposizione
Come descritto nella sezione riguardante la metodologia EuRom (Cfr. § 3.), lo studente
è invitato a riferire in italiano il testo originale. In (1) lo studente traduce dallo spagnolo e in
(2) traduce dal catalano, che è la sua L2. Questa “traduzione a vista”, come viene denominata
nell’ambito degli studi della traduttologia, è una tecnica consolidata sia come pratica che come
strumento didattico per la formazione dei traduttori. Come pratica, questa tecnica permette
ai traduttori di rendere nella lingua A un testo scritto nella lingua B che fino al momento della
lettura è sconosciuto al traduttore (Hebert 1952). Come strumento didattico, permette agli
studenti di prepararsi per passare dalla pratica scritta all’oralità (Ballardini 1998).
In ogni caso, attraverso la pratica didattica di EuRom si è potuto osservare che, sebbene la
lettura sia un’attività cognitiva individuale, solitamente non condivisa con terzi, in contesto
di insegnamento linguistico la trasposizione di senso permette di osservare il comportamento
degli apprendenti di fronte ad un testo (Bonvino et al. 2011).
Questa tecnica persegue al contempo più obiettivi funzionali alla lettura in IC. Nel pro-
cesso di costruzione del significato attraverso la trasposizione vengono riconosciute all’ap-
prendente due caratteristiche fondamentali: i) il diritto all’approssimazione (Cfr. § 3.5) e ii)
l’autonomia nel processo di comprensione, in quanto il docente non ‘insegna’ ma, nel senso
etimologico del termine, guida lo studente attraverso domande (Cfr. § 3.2) e fornisce spiega-
zioni soltanto quando è esplicitamente richiesto dallo studente e realmente necessario.
Possiamo, pertanto, giustificare il ricorso alla trasposizione di senso attraverso tre argo-
mentazioni. La prima è che nella pratica si è rivelato uno strumento efficace che permette
di accertarsi dell’avvenuta comprensione e valutare l’efficacia dello sforzo di lettura da parte
dello studente. Questa tecnica è una valida alternativa ad altri strumenti come i test di com-
prensione e il questionario che possono imporre allo studente uno schema precostituito e non
fanno emergere ciò che lo studente realmente comprende. La trasposizione, al pari dell’inter-
vista alla fine della lettura, permette di osservare anche i meccanismi messi in atto dal lettore
e, al contempo, fornisce dei dati sullo stato della comprensione testuale (cioè su quello che
possiamo definire il prodotto della lettura) o sulla percezione che hanno i lettori del modo in
cui leggono (Bonvino et al. 2011).
La tecnica di trasposizione, in secondo luogo, grazie proprio alla sua natura di esplicita-
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zione ad alta voce, fornisce l’occasione per condividere con il resto della classe le strategie di
comprensione in un’ottica di apprendimento collaborativo.
La trasposizione, infine, può fornire l’occasione per affrontare in maniera induttiva aspetti
linguistici, testuali e pragmatici, confrontando le lingue target con la L1 o con altre lingue
del repertorio dell’apprendente e per condividere al contempo con la classe le strategie di
comprensione (Bonvino, Jamet in stampa.). Succede molto spesso, infatti, che durante la for-
mulazione della trasposizione lo studente si fermi e faccia considerazioni o cerchi chiarimento
di carattere linguistico o culturale.
3.2. Le domande
In linea con quanto appena descritto, è importante sottolineare il ruolo del docente che è
fondamentalmente quello di guidare la comprensione del lettore. Tale guida è perlopiù for-
nita attraverso le domande rivolte all’apprendente in un’ottica di valorizzazione dell’esercizio
dialettico, uno strumento utile a indagare il senso del testo originale. Tali domande, quindi,
come descritto nella prima parte di questo contributo (§ 2.1), non sono da intendersi come
domande di comprensione chiuse, bensì come dialogo che permette di attivare la consapevo-
lezza metacognitiva e metalinguistica dello studente e di guidarlo laddove riscontri ostacoli
che non riesca a superare autonomamente.
Queste due domande, o altre possibili riformulazioni, danno luogo in prima istanza alla
trasposizione di significato (§ 3.1), nella quale lo studente rende conto non solo dell’idea ge-
nerale del testo ma tenta di ricostruirne il messaggio in italiano. La seconda domanda fornisce
l’occasione allo studente di esplicitare il percorso mentale attraverso il quale ha compreso ciò
che è riuscito a comprendere, alcune volte molto come in (2), altre volte di meno come in
(1). Tale esplicitazione del percorso mentale, che qui chiameremo think aloud o pensiero ad
alta voce (cfr. § 3.3), può avvenire contemporaneamente al processo di trasposizione o può
essere successiva ad esso.
L’altra tipologia di domande è costituita dal feedback che il tutor fornisce allo studente e
che gli permette di guidarlo mentre elabora la trasposizione di significato. In (1), nelle righe
11-15, l’interazione T-S ha un esito positivo quando S, dopo vari tentativi, riesce a formulare
correttamente ‘risoluzione’. T non fornisce la parola ma sollecita S, invitandolo a completare
(‘un – un’ righe 12 e 14).
È interessante notare che lo studente da solo capisce che “aprobó ayer” è un passato re-
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moto, ma poi giustamente riformula adattando la trasposizione all’uso della lingua italiana,
che in questo contesto utilizza un passato prossimo. Nelle prime fasi è sufficiente il feedback
del tutor, che conferma S nella sua scelta, più avanti gli studenti vogliono capire meglio la
corrispondenza dei tempi e chiedono spiegazioni che possono trovare nella “grammatica della
lettura” (cfr. § 3.). In molti casi abbiamo notato che la competenza di alcuni studenti in alcu-
ni dialetti del sud d’Italia agevola molto la comprensione del passato remoto in portoghese,
spagnolo e catalano.
Ciò che risulta chiaro dalle pratiche di EuRom5 è che non può essere il docente a insegnare
‘cose’ sulle lingue romanze ma deve essere in grado di guidare gli studenti attraverso domande
affinché essi siano in grado di scoprire da soli i diversi fenomeni interessanti di queste lingue.
In (2), nella riga 11, si può osservare la richiesta esplicita che T rivolge a S per indurlo a
commentare il percorso che l’ha portato a capire il testo. S illustra il suo personale processo di
comprensione, condividendo con il resto dei partecipanti le proprie riflessioni riguardo alle
associazioni che gli hanno permesso di capire gli elementi meno trasparenti.
La tecnica del pensiero ad alta voce, o think aloud, si basa sul metodo introspettivo usato
in psicologia cognitiva sistematicamente dagli anni ’50 e in linguistica applicata, soprattutto
nelle ricerche in L1 e L2, fin dagli anni ’70. Nel campo della linguistica applicata, la tecnica
si è rivelata uno strumento che ha permesso di osservare e di arrivare a importanti conclusioni
sul modo in cui gli individui leggono, ascoltano e producono un testo (Cfr. per es. Kasper
1984; De Larios et al. 2001; Vandergrift 2007), mettendo in atto una serie di meccanismi e
strategie. Senza il ricorso a tale tecnica, sarebbe molto difficile comprendere i processi sotto-
stanti a queste attività.
Alcune posizioni critiche sostengono che questa tecnica possa alterare il naturale svolgi-
mento dei processi mentali dell’apprendente. Tuttavia, tali critiche non prendono in consi-
derazione l’importanza che un tale strumento rappresenta attraverso il suo ruolo di elicita-
tore dei molteplici processi cognitivi, nel nostro caso, di apprendenti alle prime armi con le
lingue romanze. L’uso di tale tecnica in EuRom5, come descritto in precedenti lavori (per
es. Bonvino et al. 2011; Cortés Velásquez 2015), costituisce il ponte necessario fra la lettura
individuale del lettore che gestisce la propria comprensione e il lavoro collaborativo nel quale
è possibile condividere le strategie e ottenere feedback dall’insegnante e dai propri pari. Ap-
prendenti e insegnanti possono in questo modo constatare che il processo di comprensione
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non deve seguire per forza un’unica strada ma, al contrario, che i percorsi attraverso i quali si
(ri)costruisce il senso possono essere svariati. Succede, infatti, molto spesso che nella formu-
lazione del pensiero ad alta voce gli studenti constatino di aver fatto ricorso a diverse fonti di
informazione per riuscire a cogliere il significato del testo.
Come afferma Barnes (1976:28), e anche da quanto si è potuto osservare nella pratica
didattica con EuRom5, gli apprendenti che sono in grado di gestire meglio il pensiero ad alta
voce sono quelli anche in grado di formulare ipotesi di comprensione e di farne una valuta-
zione. Tale capacità costituisce uno degli obiettivi a cui aspira la formazione all’IC.
3.4. Riformulazione
Come si può notare nella riga 10 dell’esempio (1), T invita S a riformulare il testo appena
letto. Ciò si basa sull’idea che la comprensione si sviluppi per aggiustamenti progressivi (ap-
provò/ha approvato; soluzioni/risoluzioni). Solitamente la prima formulazione della trasposi-
zione è lacunosa e molto approssimativa (cfr. § 3.5). Nel confrontarsi con la trasposizione di
significato, gli studenti recuperano le informazioni più immediatamente reperibili (attraverso
il ricorso soprattutto alla trasparenza lessicale), ma non prestano molta attenzione al contenu-
to stesso e alla formulazione del messaggio. Molto spesso, anche se non sempre, è necessario
sollecitare l’apprendente affinché fornisca una nuova formulazione che gli può permettere
di colmare le lacune e sistemare tutti quegli elementi che sembravano fuori posto. Mentre la
prima formulazione appare come un’esplorazione del testo, la seconda formulazione permette
di andare nel dettaglio facendo emergere elementi che all’inizio potevano sembrare del tutto
o parzialmente incomprensibili.
L’approssimazione semantica può essere considerata una delle proprietà semiotiche più
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importanti delle lingue naturali. Si può parlare d’approssimazione qualora nel discorso non
sia possibile determinare se un segno è applicabile o no a un referente, ma anche qualora il
parlante non sappia o non consideri particolarmente importante trovare il lessema più ap-
propriato per descrivere un oggetto, un evento o un processo. Blanche-Benveniste (2005)
sottolinea che l’approssimazione è alla base sia della produzione che della comprensione della
L1, affermando che sono i bravi lettori quelli che riescono a gestire meglio questo tipo di
vaghezza. Nell’apprendimento di una lingua straniera l’approssimazione è meno tollerata per-
ché solitamente si mira alla precisione, quindi:
pas question de comprendre ‘en gros’ mais pas dans le détail ; pas question de rester
dans le vague, pas question de ‘sauter’ un passage difficile. Apprendre une langue
c’était viser d’emblée une traduction détaillée – et si possible élégante. L’entreprise,
dans ces conditions, exige beaucoup de temps. (Blanche-Benveniste 2005:25)
In linea con questa premessa, EuRom5 non insiste sulla precisione ma prevede la tolle-
ranza di tutti quegli elementi che contraddistinguono la (ri)costruzione del senso del testo.
L’approssimazione si rende evidente attraverso
a) l’impiego di marche (per es. ‘tipo’, ‘una specie di’, ‘una cosa del genere’)
b) l’uso di iperonimi al posto di termini più precisi
c) la formulazione vaga (ma non fuorviante) della collocazione degli eventi nel tempo
d) i vuoti lasciati dallo studente che non riesce a colmarli e dal tentativo di colmare tali vuoti
con quelle che Blanche-Benveniste definisce “parole fantasma” (per es. ‘cosa’, ‘cosare’).
Il ricorso all’approssimazione si rivela in EuRom5 una strategia molto utile perché permet-
te di procedere nella lettura mantenendo una visione d’insieme del testo. Il docente, quando è
necessario, invita il lettore a saltare gli elementi opachi, che possono essere considerati secon-
dari, anche perché l’esperienza ha dimostrato che una volta lo studente arriva alla fine della
frase è spesso in grado di tornare autonomamente e sostituire la parola fantasma, o colmare il
vuoto che ha lasciato, con la parola appropriata (Bonvino et al. 2011:76).
Questi tre elementi sono riconducibili al recupero delle informazioni che effettua il lettore
attingendo a due fonti di tipo diverso. La prima fonte è fornita dal testo ed è costituita dalle
unità che lo pongono ai diversi livelli (grafemi, morfemi, unità lessicali, frasi ecc.). Nell’esem-
pio, si tratta dell’associazione tra la forma del catalano capsa e due parole italiane (‘cassa’ e
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‘capsula’) che permettono di risalire alla parola ‘confezione’. La seconda fonte è costituita da
ciò che normalmente viene chiamato enciclopedia del lettore. Si tratta, in pratica, di tutte
le informazioni possedute sul modo in cui funziona il mondo, su fatti concreti, sulle regole
pragmatiche vigenti in una determinata lingua/cultura. Nell’esempio, a) e c) fanno parte
dell’enciclopedia del lettore.
Per tale motivo, un’indicazione che il formatore EuRom deve rivolgere frequentemente
agli studenti è quella di riferire con le proprie parole il fatto riportato nel testo, costringendolo
a tornare indietro a recuperare l’insieme delle informazioni. Si tratta, in pratica, di sollecitare
la naturale compensazione che il bravo lettore in L1 dovrebbe essere in grado di gestire ma
che, presumibilmente per sovraccarico cognitivo, il lettore in IC non è più capace di attivare
automaticamente.
Ciò che il formatore di EuRom5 tiene presente in ogni momento è proprio il fatto che il
significato si costruisce attraverso il continuo ricorso ad entrambe le fonti di informazione. Si
spinge, pertanto, l’apprendente ad afferrare il significato sfruttando tutti gli indizi possibili:
lessicali, contestuali, situazionali, enciclopedici. Il lettore diviene, in questo modo, costruttore
attivo delle proprie conoscenze, attraverso continui processi di aggiustamento.
In sintesi, almeno per quanto riguarda la lettura di testi scritti in lingue geneticamente
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imparentate, una parte dell’informazione fornita dal testo, soprattutto quella più trasparente
lessicalmente e morfosintatticamente, è recuperabile immediatamente dal lettore attraverso il
meccanismo di transfer, mentre l’altra parte dell’informazione può essere recuperata a secon-
da delle capacità di chi legge di attivare le inferenze, facendo ricorso, per esempio, al contesto
generale del testo.
4. Conclusioni
In un mondo in cui le distanze si accorciano e le persone e le lingue sono sempre più in
stretto contatto, gli studenti italiani hanno tuttavia poche occasioni di confronto linguistico
sistematico e scientifico, si privilegiano unicamente le lingue dominanti, ignorando o tra-
scurando quelle minoritarie, le lingue sono affrontate una alla volta, spesso con strumenti,
metodologie e terminologie diverse e non confrontabili. Si pensi alla terminologia grammati-
cale che, come ricordato da Chini, Bosisio (2014:116), risponde a tradizioni diverse, a volte
incompatibili, per la lingua materna, le lingue straniere e le lingue classiche. La proposta
dell’IC promuove il vero plurilinguismo, anche se con l’obiettivo di una competenza parziale,
permette il confronto linguistico, nonché una notevole presa di coscienza delle strategie di
comprensione. È la via per la formazione del lettore plurilingue. Il nostro lettore plurilingue
non è un poliglotta, nel senso che comunemente si dà al termine di “individuo che parla tante
lingue”, ma è un individuo che impara a comprendere un testo scritto e a gestire le informa-
zioni in più lingue e sa far interagire il proprio repertorio linguistico con tutte le lingue che
incontrerà sul suo cammino.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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www.intralinea.org/archive/article/La_traduzione_a_vista_nella_formazione_degli_interpreti, (Ultima dada di
consultazione: 30/09/2016).
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Convinzioni, atteggiamenti,
contributi
motivazioni: la dimensione
nascosta del saper leggere
Luciano Mariani
Dopo aver introdotto il concetto di comprensione scritta in quanto competenza, questo contri-
buto esamina dapprima le convinzioni degli studenti come rappresentazioni mentali della lettura,
nei riguardi sia della natura di quanto si apprende (“che cos’è la lettura”), sia dei relativi processi
di apprendimento (“come si impara a leggere”), e infine di se stessi in quanto lettori. Passa poi a
definire gli atteggiamenti come “convinzioni fornite di valore”, che comportano reazioni affettive
e valutative, tali da condizionare in ultima analisi le scelte e i comportamenti individuali. Con-
vinzioni e atteggiamenti sono anche alla base della motivazione a leggere, discussa alla luce di due
aspetti importanti: il senso di auto-efficacia e il valore attribuito alla lettura. La motivazione a
leggere deve essere sostenuta da opportune strategie didattiche volte a suscitarla prima del compito,
sostenerla durante l’esecuzione, e rafforzarla al termine dell’attività. Dopo un breve accenno alle
nuove sfide che l’era digitale pone alla lettura, si affrontano le modalità per esplorare convinzioni,
atteggiamenti e motivazioni e per utilizzare proficuamente i dati raccolti. L’Appendice fornisce
infine alcuni esempi di strumenti per sondare queste dimensioni nascoste della competenza.
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 131
motivazioni sull’effettivo processo di comprensione della lingua scritta e sulle scelte e i com-
portamenti attraverso i quali le persone mettono in moto la loro capacità e la loro volontà di
porre e risolvere problemi attraverso l’interazione con testi scritti di varia natura.
Terremo da subito presente che sono in gioco costrutti psicologici (dunque di carattere
individuale) che si formano, si evolvono e si manifestano in contesti socioculturali, in cui
fondamentale è l’interazione tra le dinamiche personali e le caratteristiche delle situazioni
specifiche, sempre culturalmente connotate, in cui si esprime la competenza.
L’attenzione che occorre prestare a queste dimensioni personali della competenza di lettura
è giustificata da alcune considerazioni preliminari. In primo luogo esiste l’obiettivo, che ogni
insegnante si pone, di promuovere la formazione di un’abitudine alla lettura come parte di
un apprendimento permanente per tutto l’ambito della vita, per cui è importante sviluppare
atteggiamenti positivi verso questa attività. In secondo luogo, la ricerca ha dimostrato a più
riprese una correlazione tra gli atteggiamenti degli studenti e il loro livello di competenza
(McKenna, Kear, & Ellsworth 1995, Petscher 2010): nonostante, come vedremo, questa cor-
relazione sia da considerare complessa e non lineare, è fuori dubbio che gli studenti che ama-
no leggere leggono di più, e questo, a sua volta, li rende lettori più esperti. Infine, la ricerca
ha anche evidenziato in continuazione un peggioramento degli atteggiamenti nel corso della
“carriera” scolastica (Ley, Schaer, & Dismukes 1994; McKenna et al. 1995), anche se i lettori
che mostrano criticità nella lettura “tradizionale” a volte non presentano le stesse difficoltà in
ambienti digitali (O’Brien, Stewart, & Beach 2009).
Per quanto riguarda la lettura, pensavo di dover tradurre ogni singola pagina,
quindi con il passare del tempo questi libriccini semplificati iniziavano a stufar-
mi; poi, però, ho capito che per leggere un libro bisogna proseguire anche se non
si capiscono alcune frasi, perché alla fine del capitolo, mettendo insieme le cose
che si hanno veramente inteso, si riesce a ricostruire anche quelle incomprese.
(Marco, 16 anni)
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Ho sempre studiato … cercando di immaginare alcune possibili domande.
Ho poi compreso che in molti compiti si faceva riferimento ad alcuni grafici
presenti sul libro ed ho iniziato ad osservarli. Cerco poi di fare dei collegamenti
fra i vari argomenti … (Paolo, 16 anni)
Come si vede, la rete delle convinzioni di uno studente abbraccia le sue credenze sull’intera
gamma dei concetti relativi all’apprendimento/insegnamento: ritroviamo così convinzioni
sulla natura dell’oggetto di apprendimento (“che cos’è la lettura”) e sui relativi processi di ap-
prendimento (“come si impara a leggere”). Marco, ad esempio, fornisce una descrizione della
maturazione della sua competenza nel tempo, da una concezione della comprensione come
traduzione e decifrazione di ogni parola ad una concezione più “costruttivista”, in cui diventa
importante collegare in un insieme le informazioni in arrivo per ricostruire i significati, col-
mando anche eventuali lacune; Paolo ci parla delle sue strategie, che sono nel contempo le
operazioni mentali con cui si attualizzano, si ottimizzano e si velocizzano i processi sottostan-
ti: farsi domande sul testo, sfruttare le corrispondenze con paralleli testi non-lineari, collegare
argomenti forniti anche da testi diversi; anche Giulio parla delle sue strategie: rielaborare i
contenuti tramite schemi, rivedere questi schemi riattivando in modo personale i concetti
principali, trovare collegamenti con la realtà quotidiana.
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percepire piacere o dispiacere nel leggere, a provare accordo o disaccordo con quanto propo-
ne un compito, a dare giudizi e valutazioni che implicano, di conseguenza, approvazione o
disapprovazione, accettazione o rifiuto. Sono dunque queste “convinzioni fornite di valore” a
condizionare le intenzioni, le decisioni, le scelte e i comportamenti della persona, costituendo
nel contempo, come vedremo, un fattore importante anche dal punto di vista motivazionale.
Wenden (1991) ha espresso molto bene il ruolo giocato dagli atteggiamenti nell’apprendi-
mento linguistico:
Nella letteratura sulla modifica degli atteggiamenti, gli atteggiamenti sono stati definiti come
“motivazioni apprese”, “convinzioni fornite di valore”, “valutazioni”, “ciò che si ritiene sia accet-
tabile” o “risposte orientate verso l’approccio o l’evitamento”. Implicate in queste varie definizioni
sono tre caratteristiche degli atteggiamenti:
• gli atteggiamenti hanno sempre un oggetto;
• sono valutativi;
• predispongono a determinate azioni.
In altre parole, gli atteggiamenti hanno una componente cognitiva (convinzioni, percezioni,
informazioni sull’oggetto dell’atteggiamento) … una componente valutativa (l’oggetto dell’atteg-
giamento può evocare piacere o dispiacere) … e una componente comportamentale (predispongono
le persone ad agire in determinati modi).
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 134
approfondimento in un paragrafo successivo.
Il senso di autoefficacia influenza la motivazione proprio perché consiste nei giudizi interni
che una persona si dà riguardo alla sua capacità di compiere le azioni richieste per raggiungere
con fiducia un certo livello di profitto (Bandura 1986, Guthrie et al. 1999): questa percezio-
ne è anche legata alla convinzione di poter esercitare un controllo sugli eventi che hanno un
impatto sulla propria vita, cioè alle attribuzioni causali riguardo al successo o al fallimento.
Questo costrutto psicologico, che è influenzato dall’ambiente in cui si vive e si apprende e, di
conseguenza, dalle esperienze passate e presenti, condiziona le componenti solitamente con-
nesse al concetto di motivazione (la scelta degli scopi e dei compiti, lo sforzo richiesto e profu-
so, la persistenza di fronte alle difficoltà durante lo svolgimento del compito, le aspettative di
successo) e dunque promuove o ostacola l’impegno nella lettura. Si è visto come gli studenti
con alto senso di autoefficacia sono anche quelli che lavorano più a lungo e con più intensità,
e, elemento di particolare importanza, sono anche quelli che usano strategie metacognitive per
porsi e risolvere situazioni di lettura che pongono loro delle sfide: in altre parole, il senso di
autoefficacia è collegato all’impegno cognitivo e alle relative prestazioni, che, se coronate da
successo, agiscono a loro volta da potente stimolo ad ulteriori compiti di lettura (Cole 2002,
Schunk 2003). Si è persino giunti a constatare che le convinzioni degli studenti riguardo alla
loro competenza come lettori costituiscono, nelle indagini sulle competenze, un indicatore
altrettanto importante delle misure dell’effettiva competenza (Pajares 2003).
Il valore attribuito ai compiti di lettura costituisce l’altro importante aspetto della motiva-
zione a leggere e interagisce in modo significativo con le aspettative di successo stimolate dal
senso di autoefficacia. Un compito di cui non si percepisce il valore e/o l’utilità, se accompa-
gnato da un’alta aspettativa di successo, può portare a comportamenti di evasione, che non
portano a strategie di esecuzione produttive né ad un aumento della percezione di competen-
za. Lo stesso compito, se accompagnato invece da basse aspettative di successo, può portare a
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 135
reazioni di rifiuto, passività o persino aggressività. D’altro canto, un compito di cui si percepi-
sce il valore e/o l’utilità, ma che si accompagna a basse aspettative di successo, può rischiare
di mettere in luce la propria inadeguatezza, e quindi sviluppare il bisogno di proteggere la
propria autostima facendo finta di lavorare, cioè mettendo in opera strategie di evitamento o
simulazione. La sfida didattica consiste quindi nel proporre compiti di lettura rispetto ai quali
gli studenti percepiscano non solo il valore ma anche una ragionevole aspettativa di successo
basata su uno sforzo adeguato insieme a opportune strategie di esecuzione.
Suscitare la motivazione iniziale in un compito di lettura è solo il primo passo nel gestire
questo costrutto complesso: come è stato teorizzato da Dörnyei (2003), in realtà la motiva-
zione va assistita prima, durante e dopo l’esecuzione di un compito.
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 136
tazione trasparenti, il momento della valutazione (da intendersi come valutazione formativa,
cioè per l’apprendimento e non solo dell’apprendimento) fornisce l’opportunità di riflettere
tanto sul prodotto della comprensione quanto sul processo e sulle strategie che quel prodotto
hanno reso possibile. Il feedback che lo studente ottiene da se stesso, dai compagni e dall’inse-
gnante rilancia nuove sfide per i successivi compiti.
Questi contesti richiedono dunque nuove convinzioni e atteggiamenti, che vanno ben
al di là della semplice consegna di “trovare una risposta nel testo”: flessibilità nel costruire
gradualmente conoscenza, pensiero riflessivo per tenere in mente i propri scopi, persistenza
nella ricerca di informazioni, pensiero critico per verificare e valutare le fonti di informazione.
Nello stesso tempo, le convinzioni e gli atteggiamenti devono essere rivisitati non solo con
riferimento all’opposizione lettura cartacea/lettura digitale, ma anche rispetto agli scopi ed
ambiti di lettura, che mettono spesso in relazione scopi “accademici” e scopi “ricreativi” in
una misura molto più consistente che in passato.
La ricerca sulla comprensione di testi “multipli” e “simultanei”, come quelli che caratteriz-
zano spesso la lettura online, ha documentato che alcune convinzioni condizionano le abilità
degli studenti di sintetizzare ed integrare informazioni da testi espositivi che esprimono punti
di vista diversi e persino contraddittori su un certo argomento: in particolare, la convinzione
che la conoscenza sia provvisoria ed evolutiva piuttosto che certa e univoca sin dall’inizio,
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 137
complessa piuttosto che semplice, derivante da autori esperti piuttosto che dal lettore, e giu-
stificata da regole di indagine e controlli incrociati delle fonti di informazione piuttosto che
dalle proprie opinioni ed esperienze (Bråten, Strømsø & Ferguson 2016). Nella stessa ottica,
evitare di considerare ogni testo come “un’isola a se stante” e correlarlo invece con molti altri
per ricostruire un significato coerente può essere descritto come «un’impresa cognitiva di gran-
de spessore» (Wineburg 1998).
Diventa dunque fondamentale esplorare queste dimensioni nascoste, innanzitutto per ver-
balizzarle e socializzarle, e poi per procedere ad eventuali aggiustamenti nelle prassi didattiche
che siano suggeriti dai risultati dell’esplorazione.
Gli strumenti che è possibile utilizzare a questo scopo ricadono essenzialmente in due ca-
tegorie: l’osservazione dei comportamenti degli studenti e la verbalizzazione, da parte loro, delle
proprie convinzioni. Alla prima categoria possono essere riferiti strumenti come le schede di
osservazione che l’insegnante può usare mentre viene eseguito un compito: ad esempio, «il
ricorso frequente ad un dizionario, le richieste di aiuto esterno, le interruzioni continue per soffer-
marsi su singole parole od espressioni, potrebbero … essere la spia … di una concezione del processo
di lettura come molto dipendente dalla decodificazione precisa e puntuale del testo, e magari anche
di corrispondenti tratti di personalità come una scarsa tolleranza dell’ambiguità e una limitata
propensione a correre rischi» (Mariani 2010).
Poiché partendo dai comportamenti effettivamente esibiti è solo possibile fare inferenze
sulle possibili convinzioni e atteggiamenti sottostanti, l’osservazione deve essere integrata dal-
le verbalizzazioni degli studenti. Queste possono assumere varie forme: per fare emergere con-
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 138
vinzioni e atteggiamenti di tipo generale sulla lettura è possibile utilizzare questionari a risposta
aperta o chiusa, scale di valutazione, interviste orali (individuali o di gruppo), discussioni o
focus groups. Se si desiderano invece sondare le convinzioni nel vivo dell’esecuzione di un com-
pito di lettura, si possono prevedere domande o stimoli alla riflessione prima, durante o dopo
il compito, come nel caso delle relazioni verbali (self-reports), orali o scritte, come il “pensare
ad alta voce” durante un compito, o le interviste subito dopo la conclusione del compito.
Ma a seconda dell’età e delle esperienze pregresse degli studenti è possibile utilizzare mol-
ti altri tipi di strumenti di verbalizzazione o “visualizzazione”, come l’uso di metafore e di
immagini, le narrazioni, i diari, i “giornali di bordo”, i portfolii (Cantoia 2007) – strumenti
di tipo “etnografico” che, partendo dall’esperienza concreta degli studenti, hanno il pregio
di utilizzare un’ottica che parte dalle loro stesse percezioni e riduce in tal modo i pericoli di
risposte predeterminate e di interferenze da parte dell’insegnante-ricercatore.
In secondo luogo, come è già stato osservato, convinzioni e atteggiamenti vengono spesso
inferiti da ciò che le persone fanno o dicono, ed è quindi necessario verificare le ipotesi basate
sugli indizi raccolti ricorrendo a più fonti di osservazione e verbalizzazione, integrando e con-
frontando ad esempio quanto affermato in un questionario o in un’intervista con gli effettivi
comportamenti durante l’esecuzione di un compito.
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 139
il legame tra convinzioni, atteggiamenti e motivazioni, da un lato, e comportamenti effettivi,
dall’altro, è bidirezionale: le convinzioni condizionano le scelte e le decisioni, ma le esperienze
concrete possono a loro volta modificare nel tempo le convinzioni stesse.
Così, ad esempio, se dagli studenti dovesse emergere una concezione piuttosto passiva del
lettore (del tipo “basta leggere, la mente assorbe quello che dice il testo”), potrebbe essere op-
portuno strutturare compiti di apprendimento che stimolino invece gli studenti ad interagire
attivamente con il testo: facendo emergere le conoscenze ed esperienze pregresse, collegandole
con le tematiche illustrate nel testo, formulando domande a cui si può presumere che il testo
dia risposte, costruendo ipotesi da verificare man mano durante la lettura, chiedendosi via
via quanto si è capito e non capito e quanto ancora resta da capire, valutando infine quanto
è stato compreso e quali strategie sono risultate più o meno efficaci e opportune nel conte-
sto affrontato. Allo stesso modo, se la convinzione prevalente in classe rivelasse una rigidità
nelle strategie di lettura, con l’adozione esclusiva di un tipo di lettura intensiva e dettagliata
a prescindere dai tipi e generi testuali e dagli scopi del lettore, potrebbe rivelarsi utile la pre-
sentazione di diversi tipi di testo, da utilizzare in modo selettivo a seconda di scopi di lettura
esplicitati, che possano far scoprire la necessità di essere flessibili nella scelta delle strategie più
adatte. E ancora, se risultassero motivazioni molto deboli nei confronti della lettura in gene-
rale, si potrebbe pensare ad un piano di letture estensive, in cui sia data la possibilità di scelta
dei testi e dei modi in cui render conto anche agli altri dei risultati delle letture effettuate: ad
esempio, partecipando ad un blog di classe, o scrivendo brevi recensioni per i compagni, od
organizzando giochi di ruolo come una tavola rotonda su un argomento controverso.
Conclusione
Esplorare e scoprire le dimensioni nascoste della competenza di lettura può aprire spazi di
condivisione, di confronto e di mediazione tra studenti e insegnanti. Le informazioni raccolte
tramite una varietà di modalità e strumenti possono così essere utilizzate
• da una parte, per stimolare l’autonomia degli studenti, sollecitando la loro consapevolezza
dei fattori che possono incidere, in modo positivo o negativo, sulle loro scelte e decisioni,
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 140
e incoraggiandoli dunque a rispondere in modo più flessibile alla varietà dei compiti e dei
contesti con cui si devono confrontare, nella scuola e nella vita personale e professionale;
• dall’altra parte, per stimolare l’autonomia degli insegnanti, rendendoli più consapevoli delle
variabili “nascoste” implicate nella scelta e gestione dei compiti di lettura, e, in particolare,
degli eventuali scarti tra le proprie convinzioni e atteggiamenti e quelli degli studenti, scarti
che potrebbero suggerire una maggiore flessibilità e varietà nelle scelte didattiche.
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© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 142
Appendice
Esempi di strumenti per esplorare convinzioni e atteggiamenti nei confronti della lettura
B. Scegli una o più di queste figure e commentale in modo da esprimere che cosa signi-
fica per te “leggere”:
Immagina che leggere sia come fare una gita in montagna. In questo racconto sono nascoste
molte analogie con quello che succede prima, durante e dopo la lettura. Quante riesci a tro-
varne?
Ad esempio: studiare l’itinerario della gita è un po’ come pianificare come si dovrà affrontare
un testo.
1
Ispirato da Cantoia 2007.
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 143
vevamo comunque tornare per le sette di sera) e abbiamo stabilito dove ci saremmo fermati a mangiare. Infine
abbiamo controllato di avere tutto: gli occhiali da sole, il telefonino, la giacca a vento, la borraccia (Giorgio
me ne ha prestato una), e così via.
Il giorno dopo (cioè ieri) siamo partiti alle 8 e alle 10 eravamo già a buon punto. I guai sono cominciati dopo,
perché il sentiero che avevamo scelto era ostruito da una frana e abbiamo dovuto cambiare parte del nostro
itinerario. Così abbiamo perso tempo e abbiamo dovuto accorciare la pausa per mangiare. Nel pomeriggio,
altro problema: giunti a un bivio, non c’era il segnavia e abbiamo preso il sentiero sbagliato. Per fortuna dopo
un quarto d’ora abbiamo visto una baita diroccata e ci siamo accorti che non era la direzione giusta, e così
siamo tornati indietro (mai fidarsi ciecamente delle cartine!).
Il resto è andato tutto bene. Mentre tornavamo soddisfatti, parlando abbiamo capito che, in fondo, avremmo
potuto anche allungare il percorso fino all’ultimo rifugio – sarà per la prossima volta! Però, secondo me, i
sentieri che passano nei canaloni di ghiaia sono da evitare. E poi … mi devo portare almeno quattro o cinque
panini anziché solo due!
E. Leggi queste affermazioni e decidi in che misura sei d’accordo o meno con ognuna
di esse. Segna con la colonna appropriata: 4 – pienamente d’accordo; 3 – abbastanza
d’accordo; 2 – piuttosto in disaccordo; 1 – completamente in disaccordo.
(Esempio parziale di questionario)
4 3 2 1 Note
----- ----- ----- -----
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G. Scrivi una ricetta semplice ma efficace per una “buona lettura”:
© lend 4_2016 - Luciano Mariani - Convinzioni, atteggiamenti, motivazioni: la dimensione nascosta del saper leggere 145
Valutare la comprensione
contributi
scritta
Silvia Minardi
Il presente contributo si pone l’obiettivo di definire alcuni principi che dovrebbero guidare la
costruzione di una prova di comprensione scritta che tenga conto di quanto oggi sappiamo sulle
caratteristiche del lettore competente in un’ottica di valutazione che favorisca, sostenendolo, l’ap-
prendimento e di fornire alcuni spunti di riflessione e di lavoro per una valutazione formativa
della competenza di lettura. Verranno anche descritte le caratteristiche delle prove internazionali e
nazionali di comprensione del testo scritto, con particolare attenzione per le indagini OCSE-PISA
e per le prove standardizzate dell’INVALSI (l’Istituto nazionale per la Valutazione del Sistema
Educativo di Istruzione e di Formazione) per la lingua italiana.
Introduzione
Numerose teorie e modelli utili a spiegare il processo di lettura sono apparsi a partire so-
pratutto dagli anni ’70. Grazie agli apporti delle scienze cognitive, della psicolinguistica, delle
neuroscienze e di molte ricerche anche in ambiti diversi tra loro, alcune delle idee che queste
teorie e modelli hanno fatto emergere sono entrate nelle pratiche di molti insegnanti. Anche
nell’ambito della valutazione delle competenze di lettura ci sono state, negli anni, numerosi
studi e ricerche. Sono, ad esempio, stati oggetti di studio i formati delle prove di lettura, an-
che per impulso delle diverse rilevazioni internazionali, con particolare riferimento ai criteri
della validità1 e dell’affidabilità2. Ancora: i quesiti a risposta multipla e i cloze sono stati spesso
studiati per comprendere la loro efficacia. Altre ricerche si sono concentrate sulle strategie
adottate dallo studente che si sottopone ad un test di lettura, sul ruolo delle conoscenze che
porta al testo e sul rapporto tra lettura ed altre attività linguistiche.
1
A questo proposito si segnala che, per quanto concerne il concetto di validità, dopo l’importante articolo di Samuel Mes-
sick del 1988 l’interesse si è spostato da una validità riferita ai contenuti ad una validità di costrutto. Questo cambiamen-
to ha fatto emergere, anche nella ricerca sulla valutazione delle competenze di lettura, un interesse sempre maggiore
per il processo più che per il prodotto.
2
Le informazioni della valutazione sono affidabili quando, nel corso di esperimenti ripetuti con strumenti simili e in con-
dizioni simili, si producono gli stessi risultati.
Infatti, il formato comune di una prova di lettura continua ad essere rappresentato da una
serie di domande o quesiti riferiti ad un certo numero di brani che lo studente legge, decodi-
fica, interpreta, valuta al di fuori di un contesto di senso e senza uno scopo.
Tra gli aspetti di maggiore criticità dei sistemi tradizionali di valutazione della compren-
sione scritta ricordiamo
Ogni giorno leggiamo per scopi diversi: per sapere, perché ci servono le informazioni utili
3
molto di ciò che attualmente accade nell’ambito della valutazione della comprensione scritta viene fatto senza una suffi-
ciente attenzione per ciò che ormai conosciamo del processo di lettura. Infatti, mentre i modelli di comprensione scritta
sono cambiati, cambiano anche il nostro modo di considerare come la parola scritta viene compresa, i test che usiamo
per misurare la comprensione non sono cambiati in modo altrettanto significativo. (Trad. dell'autore)
4
il non essere riusciti a incorporare modelli teorici di comprensione nella costruzione dei test, il ricorrere a scopi di lettura
artificiosi e limitati, un eccessivo affidarsi al formato della scelta multipla, l’aver omesso e tralasciato testi di tipo digitale
e multimediale, l’avere legami molto deboli con il processo di insegnamento e il non disporre di informazioni di tipo
diagnostico, il curare fin troppo il prodotto della comprensione più che il processo e di come la comprensione cambi nel
tempo, il non essere riusciti a tenere conto delle differenze esistenti tra gli apprendenti per quanto concerne la motiva-
zione o i saperi di base. (Trad. dell'autore)
Lo scopo con cui leggiamo un testo ci fa prendere una determinata strada durante la let-
tura, ci obbliga a compiere un determinato percorso nel testo e con il testo. Lungo questo
percorso scegliamo quali informazioni ci servono e quali no: la ragione per cui leggiamo ci
porta, in modo naturale, a selezionare le informazioni che riteniamo utili per raggiungere lo
scopo che abbiamo. Immaginiamo, ad esempio, di dover leggere un testo di storia e di dover
rispondere ad una domanda in cui ci viene chiesto di dire in quale anno si sia verificato un
determinato fatto; molto probabilmente, la data è inserita in un testo che racconta anche altri
avvenimenti o la sequenza di fatti e di cause che hanno determinato quell’evento. Ma leggen-
do saremmo naturalmente portati a tralasciare queste informazioni e a cercare, innanzi tutto,
quella data. Leggere i dettagli sarebbe, in questo caso, inutile rispetto allo scopo che avevamo
nel leggere quel testo.
Dare uno scopo alla lettura è importante per permettere al lettore di fissare i suoi cosiddetti
“standard di coerenza”.
The term standards of coherence refers to the level of comprehension that a reader
strives to achieve. A reader’s standards of coherence dictate how deeply a text is
processed and the degree of uncertainty deemed acceptable. Readers who choose to
have a high level of coherence must expend additional effort (e.g., elaborate, draw
inferences) to ensure that the intricate details of a text are understood. Conversely,
readers who establish a low standard of coherence are more likely to tolerate gaps in
understanding5. (Linderholm, Virtue, Tzeng, & van den Broek, 2004)
Dare uno scopo alla lettura aiuta a focalizzare l’attenzione e l’interesse del lettore: la com-
prensione si affina. Leggere per scopi diversi porta a modi diversi di “processare” un testo e
ad un uso di strategie di lettura diverse a seconda dello scopo (Bråten & Samuelstuen, 2004).
5
Il termine “standard di coerenza” si riferisce al livello di comprensione che un lettore cerca di ottenere. Gli standard di
coerenza di un lettore determinano la profondità con cui un testo viene processato e il livello di incertezza ritenuto ac-
cettabile. I lettori che scelgono di avere un alto livello di coerenza fanno sforzi aggiuntivi (ad esempio, fanno inferenze)
per assicurarsi una comprensione anche dei dettagli nascosti di un testo. Viceversa, i lettori che stabiliscono bassi livelli di
standard di coerenza sono più portati ad accettare di avere dei vuoti nella comprensione. (Trad. dell'autore)
When people read in a nontesting context, they do not answer multiple choice
questions in their heads 6. (Rupp, Ferne, and Choi 2006)
Sarebbe, invece, importante dare alle attività di valutazione della lettura uno scopo e, in
tal senso, potrebbe essere utile inserire le attività di valutazione della competenza di lettura in
“scenari” che abbiano un significato e una loro rilevanza per lo studente: ad esempio, imma-
ginando le situazioni della vita reale in cui uno studente è chiamato a leggere un determinato
testo per raggiungere un determinato scopo7. Un scenario-based reading assessment8 conte-
stualizza l’attività di comprensione scritta dando alla lettura uno scopo preciso e presentando
una serie di testi che servono a realizzare quello scopo9. Lo scenario ha sostanzialmente tre
funzioni:
a) motivare la lettura dei testi proposti, ad esempio per prendere la decisione migliore rispetto
all’adozione di una fonte di energia alternativa all’interno della propria comunità;
b) contenere le indicazioni utili a svolgere l’attività, fornendo anche dei sotto-obiettivi, ad
esempio considerare i bisogni di energia di una data comunità ovvero individuare la dispo-
nibilità di fonti alternative di energia in loco;
c) chiarire quale sia il prodotto finale in cui si inserisce anche la lettura di alcuni documenti;
ad esempio, la creazione di un blog o di una pagina web per informare la collettività su
un determinato tipo di energia alternativa, descrivendone vantaggi e svantaggi e fornendo
anche possibili soluzioni rispetto agli svantaggi individuati.
6
Quando si legge in contesti diversi da quelli propri della verifica e del test, non si risponde a domande a scelta multipla
nella propria testa. (Trad. dell'autore)
7
Si vedano le esperienze in tal senso del Collegiate Learning Assessment prodotto dal Council for Aid to Education and
the iSkills™ test.
8
Per una introduzione al concetto di scenario-based assessment si legga l’intervista di James Purpura http://artsandhu-
manities.pressible.org/nori/rethinking-assessment-an-interview-with-dr-james-purpura (link aperto in data 06.10.2016)
9
Da questo punto di vista un scenario-based reading assessment ci sembra utile a richiamare anche il concetto di “com-
pito” così come questo è contenuto nel Quadro Comune Europeo di Riferimento per Le Lingue (2002).
In altri termini, il prodotto del lavoro di lettura e comprensione dei testi dovrebbe essere
un “modello integrato” di restituzione delle informazioni raccolte.
Alcuni ricercatori si sono occupati di analizzare gli effetti di questo modo di procedere
anche applicandolo allo studio delle discipline. Ad esempio, Britt e Sommer (2004) hanno
dimostrato che:
explicitly asking students to integrate texts into a single story is much more
effective at enhancing comprehension than asking students to read for the purposes of
answering comprehension questions. This result provides evidence that not all readers
spontaneously integrate multiple documents if they are not instructed to do so. In sum,
promoting integration, either through explicit instruction or by fostering organization
and structure strategies, helps to improve readers’ ability to integrate multiple texts 11.
10
molti tipi di valutazione standard sono pensati per misurare la comprensione di singoli brani presi isolatamente: in questi
casi, le operazioni linguistico cognitive di alto livello come integrare o sintetizzare le informazioni prese da una molte-
plicità di testi non vengono solitamente prese in considerazione. (Trad. dell'autore)
11
chiedere in modo esplicito agli studenti di integrare testi in un singolo testo è molto più efficace ai fini del miglioramento
della comprensione che chiedere agli studenti di leggere per rispondere a domande di comprensione. Questo dimostra
che non tutti i lettori integrano in modo spontaneo documenti diversi se non vengono indirizzati a farlo. Quindi, pro-
muovere l’integrazione sia attraverso un insegnamento esplicito sia favorendo lo sviluppo di strategie di organizzazione
e di struttura aiuta a migliorare la capacità dei lettori di integrare testi diversi. (Trad. dell'autore)
Facciamo nostra l’indicazione di Metzger (2007) che identifica cinque criteri utili alla
valutazione delle informazioni da parte del lettore: accuratezza, autorevolezza, oggettività, at-
tualità, approfondimento delle informazioni date. Un modello a cinque entrate che ci sembra
un utile punto di partenza per analizzare le informazioni trovate, ma incompleto dal momen-
to che non tiene conto del fatto che abbiamo in precedenza illustrato, ovvero le ragioni per
cui un lettore legge un testo in un certo contesto. Sarebbe pertanto utile aggiungere il criterio
della pertinenza, ovvero il criterio che permette di valutare fino a che punto l’informazione
data serve al lettore per raggiungere i suoi scopi, ovvero l’informazione è utile a rispondere alle
domande che il lettore pone al testo?
La capacità di valutare in modo critico le informazioni che si trovano nei testi è importante
sia alla luce del fatto che oggi ciascuno di noi, grazie anche alle tecnologie dell’informazione
e della comunicazione, entra in contatto con un numero elevato di informazioni13, sia se si
considerano i risultati di alcune ricerche che ci mettono in guardia sul fatto che, spesso, gli
adolescenti affrontano la lettura dei testi in modo non critico (Brem, Russell, & Weems 2001;
Vansledright & Kelly 1998). Ad esempio, è stato dimostrato che gli studenti non sempre sono
in grado di rilevare le incoerenze presenti nel testo (Otero & Kintsch 1992) e che non sono
abituati a controllare l’accuratezza delle informazioni (Flanagin & Metzger 2000).
12
Per atteggiamento critico si intende la tendenza a presupporre che la qualità delle informazioni sia potenzialmente sospetta
e richiede un esame attento al fine di verificarne la verità, la pertinenza e altre dimensioni della qualità. (Trad. dell'autore)
13
Si consideri, a questo proposito, la definizione di “competenze digitali” contenuta nella scheda per la certificazione
delle competenze al termine del Primo Ciclo di Istruzione: «Usa con consapevolezza le tecnologie della comunicazione
per ricercare e analizzare dati ed informazioni, per distinguere informazioni attendibili da quelle che necessitano di
approfondimento, di controllo e di verifica e per interagire con soggetti diversi nel mondo.»
Misurare la capacità di uno studente a fornire spiegazioni sui significati possibili di un te-
sto pone alcuni problemi. Ad esempio, la spiegazione ha bisogno di essere affidata alla produ-
zione. Una soluzione che ci sentiamo di proporre è utilizzare formati e tipologie di domande
che prevedano risposte brevi:
Allo studente possiamo anche chiedere di porre domande al testo a cui rispondere utiliz-
zando altri testi e/o altre informazioni e conoscenze. In questo caso, per valutare il tipo di
domande che lo studente fa al testo, ci sembra utile ricorrere al modello elaborato da Graesser
e Person (1994): i due studiosi hanno ideato un sistema di classificazione delle domande su
16 livelli, a partire da domande che valutano semplici concetti e richiedono esempi dal testo
a domande di interpretazione del testo.
14
Le domande dovrebbero riguardare le cause, i motivi, chiedere di dare prove e di fornire giustificazioni e spiegazioni.
Questo tipo di prove può essere raccolta facendo domande che abbiano una struttura come: Why? What caused X?
How did X occur? What if, what if not? How does X compare to Y? What is the evidence for X? Why is X important?
(Trad. dell'autore)
C’è, quindi, nella costruzione delle prove un riferimento ad alcuni importanti quadri di
riferimento teorici. Tra i diversi elementi considerati nei quadri di riferimento, vogliamo
prendere in esame quelle che Kintsch (1998) ha definito le model building skills:
a) comprendere il lessico
Il rapporto tra conoscenza del lessico e comprensione dei testi è molto forte (Hirsch 2003)
per quanto sia possibile comprendere un testo pur non conoscendo tutte le parole. Alcune ri-
cerche (Nagy, Scott 2000) hanno dimostrato che la comprensione di un dato testo è facilitata
se una persona conosce già tra il 90 e il 95% delle parole di quel testo. Gli studenti con buone
competenze di lettura hanno un lessico generalmente più ampio di lettori meno competenti.
Anche se con alcune varianti si tratta delle stesse tipologie di quesiti che ritroviamo in IEA
PIRLS e nelle prove INVALSI.
Ma la valutazione non può ridursi ad un insieme di prove. O meglio: quanto abbiamo visto
finora rimanda ad un tipo di valutazione che risponde a degli scopi precisi. Ma il docente valuta
ogni giorno in classe e lo fa in un’ottica di valutazione formativa. Adottare un’ottica di valuta-
zione formativa nelle pratiche di lettura sembra essere un modo naturale di accompagnare lo svi-
15
Si rimanda all’allegato per un maggiore approfondimento delle caratteristiche delle prove nazionali e internazionali di
verifica della competenza di comprensione scritta.
La valutazione formativa
Definizione
Nel Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue16 (d’ora in poi: il Quadro), la valutazione formativa viene
definita «un processo continuo che permette di raccogliere informazioni sull’apprendimento, sui punti di forza e di
debolezza da considerare nella programmazione e comunicare agli apprendenti»17.
La definizione mette in evidenza la dimensione processuale di questo tipo di valutazione: «it is not a tool or an event,
nor a bank of test items or performance tasks. Key features include:
1. clear lesson-learning goals and success criteria, so students understand what they are aiming for;
2. evidence of learning gathered during lessons to determine where students are relative to goals;
3. a pedagogical response to evidence, including descriptive feedback, that supports learning by helping students
answer “where am I going? where am I now? what are my next steps?”;
4. peer and self assessment to strengthen students’ learning, efficacy, confidence and autonomy;
5. a collaborative classroom culture where students and teachers are partners in learning”18.
Lo scopo della valutazione formativa è “provide FEEDBACK TO ADJUST ongoing teaching and learning to IMPROVE
students’ ACHIEVEMENT of intended instructional outcomes»19.
Alla valutazione formativa si contrappone, solitamente, la valutazione sommativa: essa «riassume in un voto i risultati
raggiunti alla fine di un corso. Non si tratta necessariamente di valutazione della competenza, per lo più si tratta di
una valutazione puntuale del profitto attuata con riferimento alla norma»20. La valutazione sommativa si realizza
al termine di un determinato percorso di apprendimento, necessita di un evento strutturato (un test, una prova di
verifica) e permette un “assessment of learning”21.
16
La pubblicazione originale (Common European Framework for Languages. Learning, Teaching, Assessment) è scarica-
bile all’indirizzo http://www.coe.int/t/dg4/linguistic/Source/Framework_en.pdf; la traduzione italiana è pubblicata da
La Nuova Italia/Oxford University Press (2002). A quest’ultima faremo riferimento nel corso di questo contributo.
17
Quadro (2002), pp.227/228.
18
Linquanti, R., (2014). Supporting Formative Assessment for Deeper Learning: A Primer for Policymakers. Paper
presented for the Formative Assessment for Students and Teachers/State Collaborative on Assessment and Student
Standards, 2. Washington, DC: Council of Chief State School Officers.
19
Popham, W.J. (2008). Classroom assessment: what teachers need to know (5th ed.). Boston: Allyn & Bacon.
20
Quadro (2002), p. 228.
21
Entrambe le dimensioni - assessment for learning e assessment of learning - sono importanti ed è bene non conside-
rarle come in antitesi o contrapposte tra loro: l’apprendente e il docente hanno bisogno di entrambe le dimensioni.
Oltre alle prove standardizzate che tutti conosciamo e che fanno ricorso a formati ben
noti ai docenti di educazione linguistica, è possibile fare ricorso nelle pratiche quotidiane a
“strumenti” informali per raccogliere tutti quei dati che, in un’ottica di valutazione formativa,
servono a comprendere come lo studente sta sviluppando le sue competenze e il suo progetto
di lettura.
Qui di seguito forniamo un elenco, di certo incompleto, di alcuni strumenti informali che
il docente può utilizzare per “valutare” la competenza di lettura, ovvero per raccogliere dati e
dare valore a quanto lo studente sta imparando a fare:
Conclusione
La valutazione della competenza di lettura ha bisogno di strumenti rinnovati rispetto alle
prove standardizzate che conosciamo oggi e che pratichiamo anche per effetto delle prove di
rilevazione presenti nelle nostre scuole. Occorre, infatti, che nella verifica e nella valutazione
della comprensione scritta si tenga conto di quello che oggi sappiamo sulla lettura. Al tempo
stesso, un cambiamento degli strumenti (di verifica e di valutazione) è possibile nella misura
in cui si modifica il nostro modo di considerare la valutazione. Essa deve poter essere vista
come parte del processo di apprendimento e non come la sua conclusione o appendice. La
chiave di volta è data dalla raccolta di dati e dall’uso sistematico di feedback da parte dello
studente: occorre agire utilizzando tutte le informazioni che l’apprendente fornisce sul suo
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OCSE PISA 23
In PISA 2000 la lettura era stata per la prima volta l’ambito principale della valutazione. Nel
Quadro di riferimento adottato, la competenza di lettura era definita come la capacità di “com-
prendere e utilizzare testi scritti e di riflettere su di essi al fine di raggiungere i propri obiettivi,
sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e svolgere un ruolo attivo nella società”.
Gli elementi principali del framework di lettura, in base ai quali sono costruite le prove, sono:
a) i testi: essi si possono presentare in forma cartacea o digitale e possono essere di diversi
formati: testi continui, non continui, misti o multipli. Anche i tipi di testo possono essere
differenti: abbiamo, infatti, testi descrittivi, narrativi, informativi, argomentativi, come
anche istruzioni e transazioni;
b) gli aspetti che rappresentano l’approccio cognitivo con il quale i lettori si pongono di fron-
te al testo. Il Quadro di Riferimento PISA 2009 ne individua tre:
- accedere alle informazioni presenti in un testo e individuarle;
- integrare e interpretare ciò che si legge;
- riflettere e valutare ponendo un distacco fra sé e il testo e mettendolo in relazione con la
propria esperienza
22
Nelle prove INVALSI in realtà si verificano anche le conoscenze e competenze grammaticali
23
PISA (Programme for International Student Assessment) è un’indagine promossa dall’OCSE (Organizzazione per la Co-
operazione e lo Sviluppo Economico) con l’obiettivo di misurare le competenze degli studenti in matematica, scienze,
lettura e problem solving collaborativo. Per ogni ciclo di PISA viene approfondito un ambito in particolare.
IEA PIRLS 24
“Il concetto di lettura è definito come l’abilità di capire e usare quelle forme di linguag-
gio scritto richieste dalla società e/o apprezzate dall’individuo. I giovani lettori devono saper
costruire un significato da testi di vario tipo. Leggono per apprendere, per far parte della
comunità dei lettori a scuola e nella vita di ogni giorno, e per godimento personale.”
La definizione della reading literacy adottata nell’indagine PIRLS focalizza l’attenzione su tre
aspetti fondamentali della competenza in lettura:
• Processi di comprensione (ricavare informazioni, fare inferenze semplici, interpretare e va-
lutare i contenuti di un testo);
• Scopi della lettura (leggere per fruire di un’esperienza letteraria e per acquisire e utilizzare
informazioni);
• Atteggiamenti, pratiche di lettura e fattori di contesto.
INVALSI 25
“Le prove INVALSI valuteranno la competenza di lettura, intesa come comprensione, in-
terpretazione e valutazione del testo scritto e le conoscenze lessicali e grammaticali, il cui
apprendimento è previsto nelle indicazioni curricolari dei vari gradi di scuola, necessarie al
suo sviluppo.”
24
Lo studio IEA PIRLS - Progress in International Reading Literacy Study - è una delle indagini internazionali, promosse dalla
International Association for the Evaluation of Educational Achievement (IEA). L’indagine, iniziata nel 2001 e proposta
con cadenza quinquennale, ha come principale obiettivo la valutazione comparativa dell’abilità di lettura dei bambini
al quarto anno di scolarità.
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“Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione”. All'interno dell'INVALSI, il
SNV (Servizio nazionale di valutazione) deve assicurare la verifica degli apprendimenti, negli ambiti di Italiano e Mate-
matica, per due livelli della scuola primaria e due della scuola secondaria di 1° grado (per la 3° classe di questo grado di
scuola la verifica avviene attraverso una Prova Nazionale, inserita negli Esami di Stato). Il Quadro di riferimento di Italiano
può essere scaricato dal sito INVALSI (http://www.invalsi.it/snv0809/documenti/QDR%20ITALIANO.pdf ).
“Lettura”, “leggere” sono termini polivalenti, che vengono comunemente applicati ad attività
eterogenee accomunate dal denominatore generale del ricavare informazioni percorrendo con
lo sguardo dei segni di qualche codice (linguistico, figurativo, o altro) inscritti su un partico-
lare supporto. Queste attività si possono effettuare:
i) su codici molto diversi; i testi “passibili di lettura” rimangono fondamentalmente eteroge-
nei per contenuto, lunghezza e organizzazione anche limitandosi ai soli codici linguistici o
linguistico-iconici;
ii) secondo scopi diversi e molteplici, organizzati gerarchicamente in scopi principali e subor-
dinati; ad esempio, per:
a) scoprire di quale argomento e sottoargomenti tratta il testo (è la “lettura esplorativa”),
b) cercare informazioni, dati specifici (è la “lettura di ricerca-dati”, o di “ricerca-temi”),
c) capire in maniera approfondita il ragionamento dell’autore (è la “lettura analitico-argo-
mentativa»),
d) capire in maniera approfondita come è formalmente fatto il testo (è la “lettura analitico-
formale”)
e così via, senza dimenticare scopi meno utilitari, che sono però forse i più correnti: quali
divertirsi, rilassarsi, passare il tempo, evitare di pensare a cose sgradevoli, astrarsi, ed evadere
dalla quotidianità.
iii) secondo diversi “modi di lettura” funzionali agli scopi perseguiti dalla lettura.
Le diverse definizioni insistono su ciò che il lettore fa quando legge: i verbi utilizzati nelle
diverse definizioni - capire/comprendere, utilizzare, saper costruire, interpretare, valutare
e riflettere - fanno riferimento ai diversi aspetti della comprensione scritta e fanno risaltare il
carattere attivo, processuale che la lettura ha.
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