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La Asunción de la Virgen

15 agosto 1997
1. "Risplende la Regina, Signore, alla tua destra" (Sal. resp.).
L'odierna Liturgia ci pone dinanzi la fulgida icona della Vergine assunta al cielo nell'integrità
dell'anima e del corpo. Nello splendore della gloria celeste brilla Colei che, in virtù della sua umiltà,
si è resa grande davanti all'Altissimo al punto che tutte le generazioni la chiamano beata (cfr Lc
1,48). Ora siede Regina, accanto al Figlio, nell'eterna beatitudine del paradiso e dall'alto guarda i
suoi figli.
Con questa consolante certezza, ci rivolgiamo a Lei e la invochiamo per coloro che sono suoi figli:
per la Chiesa e per l'intera umanità, perché tutti, imitandola nella fedele sequela di Cristo, possano
giungere alla definitiva patria del cielo.
2. "Risplende la Regina, Signore, alla tua destra".
Prima fra i redenti dal sacrificio pasquale di Cristo, Maria risplende oggi Regina di tutti noi,
pellegrini verso la vita immortale.
In Lei, assunta in cielo, ci viene manifestato l'eterno destino che ci attende oltre il mistero della
morte: destino di felicità piena nella gloria divina. Questa prospettiva soprannaturale sostiene il
nostro quotidiano pellegrinaggio. Maria è nostra Maestra di vita. Guardando a Lei, comprendiamo
meglio il valore relativo delle grandezze terrene e il pieno senso della nostra vocazione cristiana.
Dalla nascita alla gloriosa assunzione, la sua esistenza si è dispiegata lungo l'itinerario della fede,
della speranza e della carità. Sono queste virtù, fiorite in un cuore umile e abbandonato alla volontà
di Dio, che adornano la sua preziosa ed incorruttibile corona di Regina. Sono queste le virtù che il
Signore domanda ad ogni credente, per ammetterlo alla gloria della sua stessa Madre.
Il testo dell'Apocalisse, poc'anzi proclamato, parla dell'enorme drago rosso che rappresenta la
perenne tentazione posta dinanzi all'uomo: quella di preferire il male al bene, la morte alla vita, il
facile piacere del disimpegno all'esigente ma appagante cammino di santità per il quale ogni uomo è
stato creato. Nella lotta contro "il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e
satana e che seduce tutta la terra" (Ap 12,9) appare il segno grandioso della Vergine vittoriosa,
Regina di gloria assisa alla destra del Signore.
Ed in questa lotta spirituale il suo aiuto alla Chiesa è determinante per giungere alla definitiva
vittoria sul male.
3. "Risplende la Regina, Signore, alla tua destra".
Maria brilla sulla terra "innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di
consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (Lumen gentium, 68). Madre
premurosa di tutti essa sorregge lo sforzo dei credenti e li incoraggia a perseverare nell'impegno.
Penso qui in maniera tutta particolare ai giovani, che sono più esposti ai richiami e alle tentazioni di
miti effimeri e di falsi maestri.
Cari giovani, guardate a Maria ed invocatela con fiducia! La Giornata Mondiale della Gioventù, che
tra qualche giorno avrà inizio a Parigi, vi offrirà l'occasione di sperimentare ancora una volta la sua
materna premura. Maria vi aiuterà a sentirvi parte integrante della Chiesa e vi spingerà a non aver
paura nell'assumere le vostre responsabilità di testimoni credibili dell'amore di Dio.
Oggi, l'Assunta vi mostra dove conducono l'amore e la piena fedeltà a Cristo sulla terra: fino alla
gioia eterna del cielo.
4. Maria, Donna vestita di sole, davanti alle immancabili sofferenze ed alle difficoltà di ogni giorno,
aiutaci a fissare lo sguardo su Cristo.
Aiutaci a non temere di seguirlo sino in fondo, anche quando la croce ci sembra pesare
eccessivamente. Facci comprendere che questa sola è la via che conduce alla vetta dell'eterna
salvezza.
E dal cielo, dove risplendi Regina e Madre di misericordia, veglia su ciascuno dei tuoi figli.
Guidali ad amare, adorare e servire Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce
Vergine Maria!

15 Agosto 1998
1. "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).
Con queste parole, Elisabetta accoglie Maria venuta a farle visita. Questa stessa beatitudine risuona
nel Cielo e sulla terra, di generazione in generazione (cfr Lc 1,48) e in modo singolare nell'odierna
solenne celebrazione. Maria è beata perché ha creduto subito alla Parola del Signore, perché ha
accolto senza indugi la volontà dell'Altissimo manifestataLe dall'Angelo nell'Annunciazione.
Potremmo vedere nel viaggio di Maria da Nazaret ad Ain-Karin, di cui ci parla oggi il Vangelo,
quasi una prefigurazione del suo singolare viaggio spirituale che, iniziato con il "sì" nel giorno
dell'Annunciazione, culmina appunto nell'Assunzione al cielo in anima e corpo. Un itinerario verso
Dio, sempre illuminato e sostenuto dalla fede.
Afferma il Concilio Vaticano II che Maria "avanzò nella peregrinazione della fede e serbò
fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce" (Lumen gentium, 58). Per questo Ella, nella sua
impareggiabile bellezza, è tanto piaciuta al Re dell'universo, che ora, pienamente associata a Lui in
anima e corpo, risplende Regina alla sua destra (Sal. resp.).
Sono lieto di celebrare questa solennità, che è tra le più antiche in onore della Madonna, con la
comunità di Castel Gandolfo. Saluto con affetto tutti voi qui presenti, il Vescovo di Albano, Mons.
Dante Bernini, il suo Ausiliare, Mons. Paolo Gillet. Rivolgo il mio pensiero ai Salesiani, ai quali è
affidata questa parrocchia. Un saluto cordiale agli abitanti di Castel Gandolfo ed ai villeggianti.
2. Nell'odierna solennità, la liturgia invita tutti noi a contemplare Maria come la "donna vestita di
sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap 12,1). In lei
risplende la vittoria di Cristo su satana, rappresentato nel linguaggio apocalittico come l'"enorme
drago rosso" (Ap 12,3).
Questa visione gloriosa e al tempo stesso drammatica richiama alla Chiesa di tutti i tempi il suo
destino di luce nel Regno dei cieli e la conforta nelle prove che deve sostenere durante il
pellegrinaggio terreno. Finché dura questo mondo, la storia sarà sempre teatro dello scontro tra Dio
e satana, tra il bene e il male, tra la grazia e il peccato, tra la vita e la morte.
Anche le vicende di questo secolo che volge ormai al termine stanno a testimoniare con
straordinaria eloquenza la profondità di questa lotta, che segna la storia dei popoli, ma anche il
cuore di ogni uomo e di ogni donna. L'annuncio pasquale, però, che è risuonato poc'anzi nelle
parole dell'apostolo Paolo (cfr 1 Cor 15,20), è fondamento di sicura speranza per tutti. Di tale
mistero e di tale speranza Maria Santissima Assunta in Cielo è icona luminosa.

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3. In questo secondo anno di immediata preparazione al Grande Giubileo del Duemila, ho voluto
invitare i credenti a farsi più attenti alla presenza ed all'azione dello Spirito Santo ed a "riscoprire la
virtù teologale della speranza" (Tertio millennio adveniente, 46).
Maria, glorificata nel corpo, appare oggi stella di speranza per la Chiesa e per l'umanità, in
cammino verso il terzo millennio cristiano. La sua altezza sublime non la allontana dal suo Popolo e
dai problemi del mondo, anzi, le permette di vegliare efficacemente sulle vicende umane con
quell'attenta sollecitudine che le ottenne da Gesù il primo miracolo, durante le nozze di Cana.
L'Apocalisse afferma che la donna vestita di sole "era incinta e gridava per le doglie e il travaglio
del parto" (12,2). Questo fa pensare ad una pagina dell'apostolo Paolo di fondamentale importanza
per la teologia cristiana della speranza. "Sappiamo bene infatti - leggiamo nella Lettera ai Romani -
che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche
noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli,
la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza siamo stati salvati" (Rm 8,22-24).
Mentre celebriamo la sua Assunzione al Cielo in anima e corpo, preghiamo Maria perché aiuti gli
uomini e le donne del nostro tempo a vivere con fede e speranza in questo mondo, cercando in ogni
cosa il Regno di Dio; aiuti i credenti ad aprirsi alla presenza ed all'azione dello Spirito Santo,
Spirito Creatore e Rinnovatore, capace di trasformare i cuori; illumini le menti sul destino che ci
attende, sulla dignità di ogni persona, sulla nobiltà del corpo umano.
Maria, Assunta in Cielo, mostrati a tutti come Madre di speranza! Mostrati a tutti come Regina della
Civiltà dell'amore!

15 de agosto de 1999
 
1. «Magnificat anima mea Dominum!» (Lc 1, 46).
La Iglesia peregrina en la historia se une hoy al cántico de exultación de la bienaventurada Virgen
María; expresa su alegría y alaba a Dios porque la Madre del Señor entra triunfante en la gloria del
cielo. En el misterio de su Asunción, aparece el significado pleno y definitivo de las palabras que
ella misma pronunció en Ain Karim, respondiendo al saludo de Isabel: «Ha hecho en mi favor
maravillas el Poderoso» (Lc 1, 49).
Gracias a la victoria pascual de Cristo sobre la muerte, la Virgen de Nazaret, unida profundamente
al misterio del Hijo de Dios, compartió de modo singular sus efectos salvíficos. Correspondió
plenamente con su «sí» a la voluntad divina, participó íntimamente en la misión de Cristo y fue la
primera en entrar después de él en la gloria, en cuerpo y alma, en la integridad de su ser humano.
El «sí» de María es alegría para cuantos estaban en las tinieblas y en la sombra de la muerte. En
efecto, a través de ella vino al mundo el Señor de la vida. Los creyentes exultan y la veneran como
Madre de los hijos redimidos por Cristo. Hoy, en particular, la contemplan como «signo de
consuelo y de esperanza» (cf. Prefacio) para cada uno de los hombres y para todos los pueblos en
camino hacia la patria eterna.
Amadísimos hermanos y hermanas, dirijamos nuestra mirada a la Virgen, a quien la liturgia nos
hace invocar como aquella que rompe las cadenas de los oprimidos, da la vista a los ciegos, arroja
de nosotros todo mal e impetra para nosotros todo bien (cf. II Vísperas, Himno).
2. «Magnificat anima mea Dominum!».

3
La comunidad eclesial renueva en la solemnidad de hoy el cántico de acción de gracias de María: lo
hace como pueblo de Dios, y pide que cada creyente se una al coro de alabanza al Señor. Ya desde
los primeros siglos, san Ambrosio exhortaba a esto: «Que en cada uno el alma de María glorifique
al Señor, que en cada uno el espíritu de María exulte a Dios» (san Ambrosio, Exp. Ev. Luc., II, 26).
Las palabras del Magníficat son como el testamento espiritual de la Virgen Madre. Por tanto,
constituyen con razón la herencia de cuantos, reconociéndose como hijos suyos, deciden acogerla
en su casa, como hizo el apóstol san Juan, que la recibió como Madre directamente de Jesús, al pie
de la cruz (cf. Jn 19, 27).
3. «Signum magnum paruit in caelo» (Ap 12, 1).
La página del Apocalipsis que se acaba de proclamar, al presentar la «gran señal» de la «mujer
vestida de sol» (Ap 12, 1), afirma que estaba «encinta, y gritaba con los dolores del parto y con el
tormento de dar a luz» (Ap 12, 2). También María, como hemos escuchado en el evangelio, cuando
va a ayudar a su prima Isabel lleva en su seno al Salvador, concebido por obra del Espíritu Santo.
Ambas figuras de María, la histórica, descrita en el evangelio, y la bosquejada en el libro del
Apocalipsis, simbolizan a la Iglesia. El hecho de que el embarazo y el parto, las asechanzas del
dragón y el recién nacido arrebatado y llevado «junto al trono de Dios» (Ap 12, 4-5), pertenezcan
también a la Iglesia «celestial» contemplada en visión por el apóstol san Juan, es bastante elocuente
y, en la solemnidad de hoy, es motivo de profunda reflexión.
Así como Cristo resucitado y ascendido al cielo lleva consigo para siempre, en su cuerpo glorioso y
en su corazón misericordioso, las llagas de la muerte redentora, así también su Madre lleva en la
eternidad «los dolores del parto y el tormento de dar a luz» (Ap 12, 2). Y de igual modo que el Hijo,
mediante su muerte, no deja de redimir a cuantos son engendrados por Dios como hijos adoptivos,
de la misma manera la nueva Eva sigue dando a luz, de generación en generación, al hombre nuevo,
«creado según Dios, en la justicia y santidad de la verdad» (Ef 4, 24). Se trata de la maternidad
escatológica de la Iglesia, presente y operante en la Virgen.
4. En el actual momento histórico, al término de un milenio y en vísperas de una nueva época, esta
dimensión del misterio de María es más significativa que nunca. La Virgen, elevada a la gloria de
Dios en medio de los santos, es signo seguro de esperanza para la Iglesia y para toda la humanidad.
La gloria de la Madre es motivo de alegría inmensa para todos sus hijos, una alegría que conoce las
amplias resonancias del sentimiento, típicas de la piedad popular, aunque no se reduzca a ellas. Es,
por decirlo así, una alegría teologal, fundada firmemente en el misterio pascual. En este sentido, la
Virgen es «causa nostrae laetitiae», causa de nuestra alegría.
María, elevada al cielo, indica el camino hacia Dios, el camino del cielo, el camino de la vida. Lo
muestra a sus hijos bautizados en Cristo y a todos los hombres de buena voluntad. Lo abre, sobre
todo, a los humildes y a los pobres, predilectos de la misericordia divina. A las personas y a las
naciones, la Reina del mundo les revela la fuerza del amor de Dios, cuyos designios dispersan a los
de los soberbios, derriban a los potentados y exaltan a los humildes, colman de bienes a los
hambrientos y despiden a los ricos sin nada (cf. Lc 1, 51-53).
5.  «Magnificat anima mea Dominum!». Desde esta perspectiva, la Virgen del Magníficat nos ayuda
a comprender mejor el valor y el sentido del gran jubileo ya inminente, tiempo propicio en el que la
Iglesia universal se unirá a su cántico para alabar la admirable obra de la Encarnación. El espíritu
del Magníficat es el espíritu del jubileo; en efecto, en el cántico profético María manifiesta el júbilo
que colma su corazón, porque Dios, su Salvador, puso los ojos en la humildad de su esclava (cf. Lc
1, 47-48).

4
Ojalá que éste sea también el espíritu de la Iglesia y de todo cristiano. Oremos para que el gran
jubileo sea totalmente un Magníficat, que una la tierra y el cielo en un cántico de alabanza y acción
de gracias. Amén.

15 de agosto de 2001 
 
1. "El último enemigo aniquilado será la muerte" (1 Co 15, 26).
Estas palabras de san Pablo, que acaban de resonar en la segunda lectura, nos ayudan a comprender
el significado de la solemnidad que hoy celebramos. En María, elevada al cielo al concluir su vida
terrena, resplandece la victoria definitiva de Cristo sobre la muerte, que entró en el mundo a causa
del pecado de Adán. Cristo, el "nuevo" Adán, derrotó la muerte, ofreciéndose como sacrificio en el
Calvario, con actitud de amor obediente al Padre. Así, nos ha rescatado de la esclavitud del pecado
y del mal. En el triunfo de la Virgen la Iglesia contempla a la Mujer que el Padre eligió como
verdadera Madre de su Hijo unigénito, asociándola íntimamente al designio salvífico de la
Redención.
Por esto María, como pone de relieve la liturgia, es signo consolador de nuestra esperanza. Al fijar
nuestra mirada en ella, arrebatada al júbilo del ejército de los ángeles, toda la historia humana,
mezcla de luces y sombras, se abre a la perspectiva de la felicidad eterna. Si la experiencia diaria
nos permite comprobar cómo la peregrinación terrena está marcada por la incertidumbre y la lucha,
la Virgen elevada a la gloria del Paraíso nos asegura que jamás nos faltará la protección divina.
2. "Una gran señal apareció en el cielo:  una mujer vestida de sol" (Ap 12, 1). Contemplemos a
María, amadísimos hermanos y hermanas, reunidos aquí en un día tan importante para la devoción
del pueblo cristiano. Os saludo con gran afecto. Saludo de modo particular al señor cardenal Angelo
Sodano, mi primer colaborador, y al obispo de Albano, así como  a su auxiliar, a quienes agradezco
su  amable  presencia.  Saludo  asimismo al párroco y a los sacerdotes que colaboran con él, a los
religiosos y a las religiosas, y a todos los fieles presentes, de manera especial a los consagrados
salesianos, a la comunidad de Castelgandolfo y a la del palacio pontificio. Extiendo mi saludo a los
peregrinos de diversas lenguas que han querido unirse a nuestra celebración. A cada uno deseo que
viva con alegría esta solemnidad, rica en motivos de meditación.
Una gran señal aparece hoy para nosotros en el cielo:  la Virgen Madre. De ella nos habla, con
lenguaje profético, el autor sagrado de libro del Apocalipsis, en la primera lectura. ¡Qué
extraordinario prodigio se presenta ante nuestros ojos atónitos! Acostumbrados a ver las realidades
de la tierra, se nos invita a dirigir la mirada hacia lo alto:  hacia el cielo, nuestra patria definitiva,
donde nos espera la Virgen santísima.
El hombre moderno, quizá más que en el pasado, se siente arrastrado por intereses y preocupaciones
materiales. Busca seguridad, pero a menudo experimenta soledad y angustia. ¿Y qué decir del
enigma de la muerte? La Asunción de María es un acontecimiento que nos afecta de cerca,
precisamente porque todo hombre está destinado a morir. Pero la muerte no es la última palabra,
pues, como nos asegura el misterio de la Asunción de la Virgen, se trata de un paso hacia la vida, al
encuentro del Amor. Es un paso hacia la bienaventuranza celestial reservada a cuantos luchan por la
verdad y la justicia y se esfuerzan por seguir a Cristo.
3. "Desde ahora me felicitarán todas las generaciones" (Lc 1, 48). Así exclama la Madre de Cristo
durante el encuentro con su prima santa Isabel. El evangelio acaba de proponernos de nuevo el
Magníficat, que la Iglesia canta todos los días. Es la respuesta de la Virgen a las palabras proféticas

5
de santa Isabel:  "Dichosa tú, que has creído, porque lo que te ha dicho el Señor se cumplirá" (Lc 1,
45).
En María la promesa se hace realidad:  dichosa es la Madre y dichosos seremos nosotros, sus hijos,
si, como ella, escuchamos y ponemos en práctica la palabra del Señor.
Que esta solemnidad abra nuestro corazón a esa perspectiva superior de la existencia. Que la
Virgen, a la que hoy contemplamos resplandeciente a la derecha del Hijo, ayude a vivir al hombre
de hoy, creyendo "en el cumplimiento de la palabra del Señor".
4. "Hoy los hijos de la Iglesia en la tierra celebran con júbilo el tránsito de la Virgen a la ciudad
superior, la Jerusalén celestial" (Laudes et hymni, VI). Así canta la liturgia armenia hoy. Hago mías
estas palabras, pensando en la peregrinación apostólica a Kazajstán y Armenia que, si Dios quiere,
realizaré dentro de poco más de un mes. A ti, María, te encomiendo el éxito de esta nueva etapa de
mi servicio a la Iglesia y al mundo. Te pido que ayudes a los creyentes a ser centinelas de la
esperanza que no defrauda, y a proclamar sin cesar que Cristo es el vencedor del mal y de la muerte.
Ilumina tú, Mujer fiel, a la humanidad de nuestro tiempo, para que comprenda que la vida de todo
hombre no se extingue en un puñado de polvo, sino que está llamada a un destino de felicidad
eterna.
María, "que eres la alegría del cielo y de la tierra", vela y ruega por nosotros y por el mundo entero,
ahora y siempre. Amén.

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