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SECRETARIATUS GENERALIS PRO MONIALIBUS O.C.D.

- ROMAE

PROGETTO DI RIFLESSIONE TEOLOGICO SPIRITUALE


DELLE MONACHE CARMELITANE SCALZE

LE COSTITUZIONI TERESIANE

Nel dare inizio a questa semplice istruzione sulle Costituzioni della nostra santa
Madre Teresa, viene spontaneo alla memoria un duplice ricordo: quello della sua
morte e quello del Capitolo di Alcalà, tenutosi alcuni mesi prima, nel marzo 1581, e
che per le Carmelitane Scalze significò soprattutto la promulgazione e la edizione
delle Costituzioni teresiane. Tra le parole pronunciate dalla Santa sul letto di morte
si distingue una trilogia che condensa i sentimenti dominanti della Madre quando
ormai si prepara a celebrare la sua Pasqua definitiva: riguardano "Cristo-Sposo", la
"Chiesa-Madre" e Teresa di Gesù "peccatrice" bisognosa di salvezza. «O mio Sposo,
è tempo che ci vediamo» - «Muoio figlia della Chiesa» - «Cor contritum... Ne
projicias me a facie tua».

A fianco di questa trilogia, ricordata unanimemente dai testimoni dei Processi di


beatificazione, emerge un'altra parola della Santa a proposito della Regola e delle
Costituzioni. La riportano quasi tutti i testimoni di quell'ora. Viene pronunciata dalla
Santa mentre attende il Viatico - la sua ultima Eucaristia. Una delle giovani
monache, Costanza degli Angeli (21 anni), la ricorda così: «Poiché le Sorelle la
pregavano che dicesse loro qualcosa, ella non chiese altro se non che rimanessero
fedeli alle loro regole e costituzioni e che fossero obbedienti ai superiori. E, a mani
giunte, diceva, 'Figlie mie e signore mie, chiedo loro per amore di Dio che tengano
in gran conto le regole e costituzioni. Non badino al cattivo esempio che questa
cattiva monaca ha loro dato, e mi perdonino per amore di Dio'».(1)

Le monache di Alba, testimoni della sua morte, ricordano non solo le parole, ma
anche il tono e il calore materno con i quali la Santa le pronunciò. Ella stessa
«chiamò tutte le monache e si rivolse loro con molta amabilità e tenerezza
dicendo...».(2) Parlò «con molto fervore, con animazione e affetto verso le monache,
chiamandole sorelle e signore, domandando loro con insistenza, per amor di Dio,
che osservassero la Regola e le Costituzioni».(3) Ancora più espressiva la
testimonianza di Caterina di sant'Angelo: «fu presente alla sua morte e questa
teste vide che, quando si sentì morire, ella era piena di fervore e spirito e parlava
con amore, fervore, unzione e tenerezza alle monache, chiamandole 'sorelle e
signore mie', e domandando loro con molta insistenza l'osservanza delle Regole e
Costituzioni, e animandole alla povertà».(4)

Non erano parole improvvisate in quel momento. Le aveva pronunciate tante volte
in vita. Appena un anno prima se le ricordava il padre Gracián, Provinciale, nella
lettera di dedica delle Costituzioni di Alcalà, edite in Salamanca. Così scrive Gracián
"alla molto religiosa Madre Teresa di Gesù, fondatrice dei monasteri delle monache
carmelitane scalze": «Il consiglio principale e più frequente che ho sempre sentito
che rivolge loro (la Santa alle sue monache) e che non cada mai dalle loro mani la
legge di Dio, la Regola e le Costituzioni dell'Ordine, così da leggerle ogni giorno, e
non escano dalla loro mente per averne la comprensione, né dalla memoria per
meditarle, né dal cuore per obbedirvi e custodirle perfettamente». E così
concludeva la sua dedica alla Santa: «V.R. preghi nostro Signore e la Vergine Maria
nostra Signora che le sue figlie le osservino come è loro dovere, e dia a me la
grazia per sempre servirla e in tutto possa esserle gradito, perché io mai tralascio
di pregare la divina Maestà che ce la conservi molti anni con tanta salute e spirito
come io le auguro e come ci abbisogna. Amen».

A distanza di quattro secoli, questa nostra istruzione si fa eco di quei sentimenti


della Santa, con venerazione e profonda stima per le sue Costituzioni e con il vivo
desiderio che ella e il suo spirito animino la vita del Carmelo Teresiano.

Esporremo dapprima il cammino seguito dalla Santa nella elaborazione del testo
costituzionale e in un secondo momento - a modo di conclusione - diremo qualcosa
sul significato delle Costituzioni stesse e sul posto che occupano nel magistero della
Santa.

Alcuni antecedenti: La Santa legislatrice

1. Fin dalla fondazione di San Giuseppe d'Avila la Santa si mostra quasi alla pari
fondatrice e legislatrice. Fondatrice per l'impulso carismatico interiore. Legislatrice
in virtù dei Brevi pontifici che le giungono da Roma: «... alla priora e alle monache
che vi si troveranno (in San Giuseppe), in ciò che concerne il felice e buon governo
del detto monastero, diamo licenza e libera facoltà di fare statuti e ordinamenti
leciti e onesti... e con autorità apostolica stabiliamo che tali costituzioni e
ordinamenti... siano sin d'ora confermati e debbano essere osservati
inviolabilmente».(5) Facoltà, queste, confermate e ripetute nella Bolla di Pio IV, tre
anni più tardi (17.7.1565), con espressa menzione di «Teresa di Gesù, abbadessa o
madre al presente» del monastero di San Giuseppe.(6)

2. Nel suo compito di legislatrice, la Santa procedette con buon senso, senza
precipitazione, con sobrietà e opportunità. Iniziò con l'esperienza prima di
legiferare, come ci testimonia Maria di San Giuseppe (Salazar). Ciò spiega il lento
processo redazionale delle sue Costituzioni. Cominceranno con un breve abbozzo
nel primo quinquennio di San Giuseppe d'Avila, e giungeranno alla loro forma
definitiva solo nel 1581.

La Santa, per elaborarle, utilizzò anche l'esperienza altrui, specialmente quella già
fatta dalle comunità di vita rinnovata o riformata del suo tempo. «Andava
osservando con gran discrezione ciò che si faceva nelle altre famiglie religiose, e da
lì prendeva ciò che le tornava meglio per la sua, lasciando ciò che non le serviva
[...] Andò anche al monastero di Nostra Signora della Pietà a Valladolid, che
appartiene alle Scalze dell'Ordine di San Francesco, molto osservanti e ferventi; da
loro prese la povertà del refettorio, la semplicità del tratto fra le religiose, e tutto
quello che più le piacque».(7)

La Santa utilizzò soprattutto la legislazione e l'esperienza religiosa della


Incarnazione. Del vecchio monastero ritenne sin dal principio, come norma basilare,
la Regola primitiva del Carmelo. Si servì anche delle Costituzioni - "le Costituzioni
antiche", ella dirà. Però solo come punto di riferimento per dare inizio alla vita in
San Giuseppe ed elaborare le nuove leggi; non adottando il vecchio testo per
redigere il nuovo. Anzi a volte tenendolo come punto di riferimento per diversificare
la nuova vita con una prescrizione opposta. Così la Regola e le Costituzioni, nelle
mani della Santa, avranno un significato diverso: la Regola stabilisce e rinsalda la
continuità con il Carmelo delle origini; le Costituzioni esprimono la originalità del
carisma e dello stile di vita delle comunità teresiane.

3. La Santa sentirà tutta la vita la sua responsabilità circa le Costituzioni dei suoi
Carmeli. Però a misura che le sue fondazioni aumentano e la nuova famiglia va
configurandosi come istituzione religiosa, i poteri legislativi della Santa
diminuiscono progressivamente ed ella medesima passa in penombra, anche se
resterà vigilante e attiva fino all'ultimo momento.

Non sembra che Pio IV abbia approvato formalmente le Costituzioni primitive di San
Giuseppe.(8)

Ma fra il 1567 e il 1569 il Generale dell'Ordine, Giovanni Battista Rossi le approva. E


in forza di tale autorizzazione, da quel momento saranno designate ufficialmente
come Costituzioni del Padre Generale.

In occasione del Capitolo della separazione (Alcalà 1581), le facoltà chieste a Roma
per convocare il capitolo e legiferare non saranno più indirizzate alla Madre
Fondatrice: anzi il breve di erezione della provincia non la menzionerà neppure;
attribuirà le origini della nuova famiglia ad "alcuni religiosi" che verso il 1565 (!) si
proposero di seguire "con fedeltà e rigore la Regola primitiva"; e conferirà poteri
legislativi al capitolo e ai capitolari di Alcalà, derogando a ogni tipo di facoltà
anteriormente concesse, ivi comprese ovviamente quelle conferite quasi vent'anni
prima alla Madre Teresa di Gesù.

Questo tassativo irrigidimento giuridico non impedirà - come vedremo - che anche
in questo momento, e in seguito, la Santa continui a sentirsi responsabilizzata della
vita dei suoi Carmeli e delle leggi che devono animarli.

Primo passo legislativo: Costituzioni per San Giuseppe di Avila

1. Non sappiamo quando la Santa redasse la prima volta le Costituzioni. È probabile


che la vita nel Carmelo di San Giuseppe cominciasse in tutta semplicità, basata
sulla Regola, animata dalla presenza della Madre Fondatrice, senza altre norme
codificate. È probabile anche che quando scriveva la Vita e il Cammino
(rispettivamente anni 1565 e 1566), già avesse steso il primo abbozzo delle
Costituzioni. Secondo la Vita, in San Giuseppe non solo si seguono le prescrizioni
della Regola, ma «alle sorelle queste austerità sembrano ancora lievi, (ciò che vi è
prescritto) e ne aggiungono altre che ci paiono necessarie per osservare questa
(Regola) con maggior perfezione, e spero nel Signore che l'opera iniziata vada
avanti, come Sua Maestà mi ha detto» (Vita 36, 27). - Sono ugualmente numerose
le allusioni del Cammino (prima redazione) a queste Costituzioni di San Giuseppe.
Sarà questo il testo che la Santa presenterà al Padre Generale nel 1567, e che egli
approverà in vista delle fondazioni che in seguito si faranno sotto la sua
obbedienza. (A questa approvazione si riferirà il P. Gracián, il Provinciale di Castiglia
Angelo de Salazar, lo stesso P. Generale e il prologo delle Costituzioni del 1581).

2. Però questa primizia della penna teresiana non è arrivata fino a noi. Conosciamo
il suo contenuto solo indirettamente. Verso gli anni 1568/1569 servì di base per
l'abbozzo di Costituzioni fatto dai primi frati di Duruelo e destinato agli Scalzi. La
Santa aveva mostrato un particolare interesse perché questi, prima di iniziare la
vita riformata, la imparassero da lei e dai suoi Carmeli. A questo scopo portò con sé
a Valladolid fra Giovanni della Croce, giovane più malleabile e promettente, perché
si informasse «di ogni nostra maniera di procedere perché ne riportasse una buona
comprensione su tutto, sia per la mortificazione che per lo stile di fraternità e
ricreazione che abbiamo insieme, [...] lo stile di vita delle sorelle» (Fond. 13, 5, e
prima 10, 4).

Una volta a Duruelo, fra Antonio di Gesù e Giovanni della Croce abbracciarono la
Regola primitiva e adottarono le Costituzioni teresiane per elaborare le proprie. È
arrivata fino a noi la minuta autografa del P. Antonio di Gesù. Si conserva
nell'Archivio generale dei Carmelitani calzati di Roma, preparato per revisione e
firma del P. Generale Rubeo.

3. La minuta manoscritta di Duruelo è estremamente interessante dal punto di vista


teresiano. Il P. Antonio si propose di ricalcare il testo della Santa, trasferendolo
materialmente dal femminile al maschile, anche se introducendo alcune
modificazioni imposte dallo stato clericale della nuova comunità, o che forse ha
ritenuto opportune lo stesso P. Antonio. Grazie a tale fedeltà "materiale" quasi
perfetta, dal testo di Duruelo possiamo risalire alle Costituzioni di San Giuseppe - le
medesime poi in vigore nei carmeli di Medina, Malagòn e forse Valladolid. Cioè:

a) Era un testo estremamente breve. Poco più esteso della Regola.

b) Fondamentalmente mirava a stabilire la fisionomia della giornata carmelitana. Di


fatto si concludeva con una modesta affermazione: «Il sopradetto (cioè, tutto il
testo di Duruelo) riguarda la ripartizione del tempo». Orologi e orari dovevano
essere importante preoccupazione del P. Antonio in quegli inizi, come già notò con
umorismo la Santa (Fund. 14, 1).

c) Non esisteva distinzione fra coristi e non coristi.

d) I titoli degli otto articoli nei quali è suddiviso il testo può offrirci una certa idea
dei punti di legge. Essi sono: 1) ordine per le cose spirituali, 2) la comunione, 3) le
cose temporali, 4) digiuno e astinenza, 5) la clausura, 6) i novizi, 7) gli uffici umili,
8) cura degli infermi.

4. Gli otto articoli, con il medesimo ordine, sussisteranno nel testo delle Costituzioni
che la Santa completerà e diffonderà in seguito nei suoi Carmeli. Così come si
presentano in questa prima redazione, formano un trattato estremamente
semplice, emanazione diretta del carisma teresiano appena sbocciato. Si comincia
dalle cose spirituali: liturgia e orazione personale. Si dedica particolare attenzione
alla separazione della casa e al raccoglimento delle sorelle: la clausura. E si
conclude (paragrafo ottavo) con l'amore per le inferme, il lavoro, la ricreazione, la
correzione fraterna e la povertà della casa.

Nel conventino di San Giuseppe questo quadro elementare di norme aggiunte alla
Regola bastava, perché assunto e potenziato dalla pedagogia e dagli insegnamenti
del Cammino di Perfezione. I tre testi - Regola, Costituzioni, Cammino -
configuravano lo stile di vita comunitaria inaugurato in quella casa.

Noi possediamo una specie di sintesi autorizzata di quella vita e di quelle


Costituzioni: è fatta anni più tardi dal P. Gracián nella sua Relazione sul Capitolo di
Alcalà. Ecco le sue parole: «Si cominciò a fondare conventi di scalzi e di scalze
sottoposti al governo dei provinciali calzati con leggi e costituzioni date dal detto
Reverendissimo Generale secondo la Regola primitiva che contenevano: penitenza,
umiltà, disprezzo del mondo, lavoro manuale e orazione»(9)

Il secondo passo: Costituzioni per tutti i Carmeli

1. A partire dal 1567 le fondazioni si moltiplicano. Con esse non solo cresce
l'esperienza della Santa quanto a vita religiosa, ma anche gli stessi Carmeli
teresiani vanno configurandosi ed esigendo una codificazione più completa delle
proprie Costituzioni. Ad esempio la esigono:

a) la nuova situazione giuridica: dalla seconda fondazione (Medina) in poi, i


monasteri sono sotto la giurisdizione dell'Ordine;
b) la varietà di situazioni in fatto di povertà e osservanza: a partire dalla terza
fondazione (Malagòn), cominciano case con rendite e con altre dispense dalla
Regola. Malgrado ciò, la Santa insiste sulla unità e omogeneità di vita in tutti i
Carmeli (Fond. 9, 4).

c) Poco dopo (fine del 1569), sui Carmeli cominciano ad agire i Visitatori Apostolici,
facilmente tentati di imporre "atti" che modifichino o sovraccarichino la vita e le
Costituzioni teresiane: benché la vigilanza della Santa cerchi di salvaguardare una
legislazione semplice, sobria e stabile, e di opporsi alle intrusioni autoritative di chi,
dall'esterno, non capisce la vita specifica dei suoi Carmeli.

d) Infine, si moltiplicano le copie manoscritte delle Costituzioni per i diversi Carmeli.


La stessa Santa lo aveva prescritto fin dagli inizi delle nuove fondazioni: «In ogni
monastero tengano una copia di queste Costituzioni nell'arca a tre chiavi, e altre
copie affinché si leggano una volta alla settimana a tutte le sorelle riunite [...] e
ogni sorella se le imprima bene nella memoria [...] Cerchino di leggerle qualche
volta, e a tal fine nel monastero ce ne siano più copie di quelle dette, sicché
ognuna, volendo, possa portarle nella propria cella» (n. 57). La Santa va
constatando che, a misura che le copie si moltiplicano, si caricano anche di varianti
e persino di contraddizioni, ora per colpa delle amanuensi, ora per volontà delle
priore. Ella vuole evitare a tutti i costi che nei carmeli femminili si verifichi ciò che
accade presso gli scalzi, dove «in ciascuna casa si governavano come meglio
credevano» (Fond. 23, 12).

2. Questa serie di motivi tiene all'erta la Santa di fronte al testo delle sue
Costituzioni e la induce a ritoccarlo e completarlo. Non conosciamo la data esatta in
cui fece tali ritocchi. Né possediamo il manoscritto autografo del nuovo testo.
Abbiamo però un testo sicuro, fedelmente pubblicato dal padre Silverio di Santa
Teresa(10) e dai successivi editori delle Opere della Santa. Testo venerabile per molti
motivi: è quello che la Santa porta con sé di fondazione in fondazione fino all'anno
prima della morte; è quello che lei stessa offre al Carmelo de La Imagen, fondato
dalla sua amica Maria di Gesù, e osservato fedelmente in quel monastero per vari
secoli, e su cui Gracián (proprio lì a La Imagen, Alcalà) scoprirà il carisma della
Madre Teresa. È il testo con cui la Santa da l'avvio alla seconda fondazione di Scalzi
(colloquio con il P. Mariano e fondazione di Pastrana nel 1569: Fond. 17, 3 «mi fu
detto da nostro Signore che portassi la Regola e le Costituzioni»). Saranno queste
le pagine che la Santa manderà al Capitolo di Alcalà perché su di esse si elaborino
le Costituzioni definitive.

3. Ecco un breve sommario del contenuto, o piuttosto delle novità introdottevi dalla
Santa:

a) Materialmente, il nuovo testo raddoppia le dimensioni del precedente. Agli otto


articoli del testo primitivo se ne aggiungono altri nove: uno brevissimo sulle defunte
(parag. 9); uno esteso e prezioso su «ciò che è obbligata a compiere ciascuna nel
suo ufficio» (parag. 10); sei sul capitolo delle colpe e le diverse categorie di colpe
(parag. 11-16); e infine alcuni numeri isolati, sulla lettura delle Costituzioni,
sull'arca a tre chiavi e la contabilità, sulle discipline comunitarie e le rispettive
intenzioni (17).

b) In questa serie di aggiunte, bisogna distinguere due blocchi nettamente diversi


per qualità. Da un lato quelli di origine teresiana, riferentisi alla vita comunitaria.
Dall'altro, il codice penale (articoli 11-16), non redatti dalla Santa, ma presi
materialmente - come è risaputo - da testi costituzionali estranei, probabilmente
per iniziativa o imposizione dei Visitatori. Certo, un blocco così smisurato e casuista
rompe la simmetria e la sobrietà e semplicità delle Costituzioni della Santa.
c) Così dunque gli apporti che arricchiscono il testo si trovano nei paragrafi 9-11 e
nei tre numeri finali. Fra tutti, i più importanti sono senza dubbio quelli in cui la
Santa ha delineato gli uffici e le funzioni più particolari nella vita della comunità:
come lei vorrebbe la priora, la sottopriora, la maestra delle novizie, le clavarie, fino
alla sacrestana e la portinaia. Elementi importanti per la configurazione della vita
comunitaria e dello stile di vita fraterna che così vivamente la Santa volle disegnare
nei suoi Carmeli.

4. Fin dall'inizio della nuova serie di fondazioni, la Santa procurò che le sue
Costituzioni ottenessero l'approvazione ufficiale. La concessero in primo luogo -
come abbiamo indicato - il padre Provinciale e il padre Generale. Lo testifica il
primo dei due nel Processo di Beatificazione della Santa: «Questo teste vide e
approvò i capitoli e la regola dei sopradetti monasteri di scalzi, sia di monache che
di frati, che la detta Madre Teresa presentò al Generale del predetto Ordine del
Carmelo, che era allora il Maestro fra Giovanni Battista Rubeo, il quale Generale
vide egli stesso e approvò la detta regola».(11)

Nel 1571, il domenicano Pedro Fernández, iniziando il suo ufficio di Visitatore, non
solo chiede conto del «come si custodiscono la Regola e le Costituzioni che le dette
religiose hanno per osservare quella», ma proibisce ai Visitatori successivi «di poter
alterare cosa alcuna delle Costituzioni o innovare alcunché circa quelle».(12)

Poco dopo, il nuovo Visitatore Gracián torna a confermarle per i Carmeli di Castiglia
e Andalusia il 7 maggio 1576.(13)

Nei tre casi, è evidente che c'è stata di mezzo la Santa con le sue iniziative e con i
suoi suggerimenti. Sorgeranno nuovi incidenti e serie preoccupazioni l'anno
successivo, quando interviene il nuovo Nunzio Filippo Sega. Ma la Santa riuscirà a
scongiurare queste difficoltà. Il suo testo delle Costituzioni può finalmente arrivare
serenamente al Capitolo di Alcalà, libero da pressioni estranee, presentato ai
capitolari direttamente dalle sue mani di Fondatrice.

Terzo passo: le Costituzioni di Alcalà (1581)

È l'ultima tappa delle Costituzioni della Santa. Corrisponde al testo revisionato e


promulgato in occasione del Capitolo di Alcalà (1581). Testo e avvenimenti sono
ampiamente illustrati dai nostri storiografi. Pertanto, nella presente istruzione,
raccoglieremo solo i dati più salienti.

1. Ammaestrata dalla grande tribolazione degli anni 1577-1579, la Santa intuì


l'importanza che il Capitolo di separazione o l'erezione della Provincia stava per
avere per i suoi Carmeli, volle perciò che in esso venissero sanzionate le sue
Costituzioni.

Il Breve pontificio Pia Consideratione che erigeva la Provincia (22 giugno 1580)
conferiva al Capitolo facoltà per «fare, mutare e alterare e, se lo crederà opportuno,
abrogare del tutto e rifare di nuovo qualunque statuto o ordinamento che convenga
per il bene della Provincia»,(14) sia per gli scalzi che per le monache.

La Santa per suo conto prese una posizione netta: procurare che nel Capitolo si
stabilissero e sanzionassero le Costituzioni dei suoi Carmeli, ma che, se possibile, i
Capitolari in quanto tali non vi mettessero mano.

2. Per realizzare ciò si servì della persona più adatta, il P. Gracián. In quel momento
era lui il miglior collaboratore: meglio di tutti conosceva la vita e le leggi delle
monache e il pensiero della Fondatrice. Era l'uomo chiamato ad organizzare il
Capitolo a fianco del Commissario pontificio. Destinato a diventare il primo
Provinciale degli Scalzi, secondo le previsioni della Santa, che di fatto risultarono
esatte.

Durante i mesi che precedettero l'assemblea capitolare si intreccia un intenso


carteggio tra i due, Gracián e la Santa. Serve per preparare il terreno. Gracián, per
mezzo del Commissario pontificio, invia un'istruzione ai Carmeli perché ogni
comunità mandi un memoriale al Capitolo. Le risposte passano attraverso le mani
della Santa, che le revisiona e annota prima di trasmetterle a Gracián. Lei stessa gli
invia, in lettere successive fin quasi alla vigilia dell'assemblea, una serie di
suggerimenti e richieste sui temi che dovranno essere esplicitati, puntualizzati o
modificati nelle Costituzioni.

Ma quest'ultimo elenco di suggerimenti personali della Madre Fondatrice erano


destinati a Gracián, non ai membri del Capitolo. Era lui che doveva utilizzarli nella
revisione del testo costituzionale. In tal modo i criteri della Santa avrebbero avuto
piena efficacia, mentre lei preferiva mantenersi a distanza dal Capitolo qualunque
fosse la ragione.

3. Di fatto, il Capitolo si occupò appena in questo campo. Dedicò pochissimo tempo


al tema delle Costituzioni (di frati e di monache): poco più di tre giorni, secondo la
minuziosa Relazione di Gracián. Esattamente il 7, 8 e 9 marzo. Ritornò sul tema il
giorno 11, e il 13 già «si pubblicarono (nell'Assemblea) le Costituzioni» tanto dei
frati che delle monache.(15)

Questi tre o quattro giorni sarebbero bastati appena per lavorare sulle Costituzioni
degli Scalzi, che praticamente avevano da essere elaborate integralmente. Già
prima del Capitolo, attorno al Commissario si erano riuniti i padri Gracián, Doria,
Roca, Ambrogio Mariano e il Rettore di Alcalà Elia di San Martino per "una
comunicazione" sul tema delle Costituzioni: quelle degli Scalzi prevalentemente, se
non esclusivamente.

È certo che Gracián, premuto così insistentemente dalla Santa, lavorò per proprio
conto sulle Costituzioni di lei: così sarebbero giunte al Capitolo pronte per la
presentazione e promulgazione. Il Capitolo stesso avrebbe avuto chiara coscienza
che non erano un testo elaborato durante l'assemblea - come quello dei religiosi -
ma il medesimo che già era in vigore fra le monache.

4. Non conosciamo quale fu la prassi seguita durante il Capitolo nella presentazione


delle Costituzioni della Santa. Conosciamo i risultati. Mentre per le Costituzioni degli
Scalzi si applicò la norma stabilita dal Breve Pontificio che dava facoltà di
«abrogarle e applicarsi a farle di nuovo», non capitò così per le Costituzioni
teresiane. Lo dirà espressamente il Prologo con cui furono promulgate dal Capitolo:
«Ma, poiché le leggi e le costituzioni che avete avuto finora sono così sante e
religiose, fatte e ordinate da uomini tanto gravi e di tanta autorità, quelle che ora vi
diamo non sono diverse, bensì le stesse che finora avete avuto». - Le stesse, solo
«aggiungendo o togliendo o mutando alcune poche cose che parvero convenire al
bene della famiglia religiosa».(16)

"Poche cose". - Di fatto il revisore (Gracián) aveva trattato con sommo rispetto e
amore il testo della Santa, anche nelle sfumature redazionali. Vi incorporò quasi
tutti i suggerimenti ricevuti da lei nel carteggio degli ultimi mesi. Riordinò il
contenuto e ristrutturò l'opera: non del tutto opportunamente in qualche caso; però
costrettovi dal disordine spontaneo del precedente testo teresiano. (Già sappiamo
che la Santa aveva proceduto per aggiunte: apportando prescrizioni al testo
primitivo; l'ultima di tutte dopo il "Deo gratias" conclusivo). Infine, Gracián aveva
aggiunto all'insieme dei punti indispensabili, come quello relativo all'elezione delle
priore (c. 1º). (Nota)

5. "Il giorno 13 del mese di marzo 1581", le Costituzioni della Santa venivano
promulgate con ogni solennità, in questi termini: «Queste sono le Costituzioni che
noi, i suddetti Commissario Apostolico, Provinciale e Definitori, abbiamo fatto e
ordiniamo nel nostro Capitolo della detta Provincia dei padri dell'Ordine di nostra
Signora del Carmelo della primitiva Regola, che si chiamano Scalzi; e vogliamo e
ordiniamo che tutte le religiose della predetta provincia della Regola primitiva,
chiamate scalze, le abbiano come proprie per osservarle e vivere conforme ad
esse».(17)

Firmavano il Commissario Apostolico, il nuovo provinciale Gracián e i definitori. Fra


questi, fra Giovanni della Croce e Antonio di Gesù, i due scalzi che a Duruelo
avevano ricevuto il primo abbozzo del testo della Santa.(18)

Il rapido tramonto delle Costituzioni della Santa

1. Si era caduti in un lapsus poco delicato. In quelle Costituzioni di Alcalà non solo
mancava il nome della Madre Teresa di Gesù, ma anche ogni allusione alla sua
persona e al suo precedente lavoro redazionale.

L'omissione si deve certamente alla mentalità giuridica e non molto femminista di


quel momento e di quegli uomini. Era forse giustificata sul piano giuridico, però li
fece cadere in una sfasatura storica. Sia nel Prologo che nell'Epilogo si alludeva agli
autori delle Costituzioni anteriori al Capitolo con termini che escludevano la penna
della Santa.

Ancora più esplicitamente lo lascerebbe sottintendere lo stesso Gracián nella lettera


dedicatoria: autori del precedente testo costituzionale sarebbero il P. Generale
Rubeo, il Visitatore Apostolico Pedro Fernández e lui stesso. «All'inizio (queste
Costituzioni di Alcalà) furono prese dalle Costituzioni antiche dell'Ordine, e date dal
reverendissimo nostro Padre, il maestro Giovanni Battista Rubeo di Ravenna, priore
generale. Poi il molto Reverendo Padre F. Pedro Fernández, Visitatore Apostolico di
quest'Ordine per incarico del nostro Santissimo Padre Pio V, vi aggiunse alcuni atti
e spiegava alcune delle dette Costituzioni, e anch'io vi aggiunsi qualcosa quando
visitai per commissione apostolica questa congregazione di carmelitani scalzi [...] E
infine in questo nostro Capitolo provinciale celebrato in Alcalà...»(19). Vedremo in
seguito le conseguenze di questa innocente omissione.

2. Da parte della Santa nessun inconveniente in questo. Nel medesimo mese di


marzo ella già conosce il fatto e ne gioisce. Si affretta a sollecitare da Gracián
l'edizione del nuovo testo e arriva a vederlo pubblicato entro lo stesso anno, alla
fine di dicembre.

Era la prima opera teresiana che usciva dalle stampe. Si presentava molto bene,
con una devota immagine della Vergine in prima pagina e con il nuovo stemma
della famiglia teresiana come colofone. Un volumetto di 96 pagine, in formato
tascabile (14 x 10 cm.), che comprendeva: le lettere introduttorie di Gracián, la
Regola di Sant'Alberto, le Costituzioni e il "modo di dare velo e professione alle
monache carmelitane scalze". L'edizione era stata curata personalmente dal P.
Gracián a Salamanca. (Vi era stampato "in Salamanca, dagli eredi di Mathias Gast.
1581").

A questo libretto si riferiranno concretamente le parole pronunciate dalla Santa nel


suo letto di morte, il 3 ottobre dell'anno successivo.
3. Gli obiettivi che avevano spinto la Santa alla promulgazione e all'edizione delle
sue Costituzioni erano stati di dar loro stabilità, mantenerle nella loro sobrietà
iniziale, impedire interpolazioni non convenienti e assicurarne la continuità dopo la
sua morte. In una lettera a Gracián, quando era ancora Visitatore, aveva protestato
contro la proliferazione di leggi e la smania di innovazioni di certi superiori: «V.R.
vede ora quanto pesino i regolamenti lasciati dal padre Giovanni di Gesù, che, a
mio parere, torna a ripetere le Costituzioni di Vostra Paternità. Non capisco perché.
Questo è ciò che temono le le mie monache: che abbiano da venire dei prelati che
le opprimano, e caricare molto e fare nulla. Strana cosa che non pensino sia visita
se non fanno leggi...»(20)

La Santa non riuscì a scongiurare il pericolo. Rispuntò dopo la sua morte. Lo ravvivò
la crisi di crescita della sua Opera e si aggravò con il conflitto che ebbe come
protagonisti il braccio destro della Santa nella revisione delle Costituzioni, P.
Gracián, e il suo sucessore nel provincialato, P. Nicolò Doria. Furono giornate
burrascose che ora non intendiamo ripercorrere. In questa istruzione ci interessano
unicamente i dati indispensabili per cogliere il perché e il come del rapido tramonto
delle Costituzioni.(21)

Il tramonto si consumò nel decennio posteriore alla morte della Santa: 1582-1592.
Come tappe del processo si possono fissare le tre edizioni delle Costituzioni, che si
succedono rapidamente:

1588: edizione di Anna di Gesù, a Madrid.


1590: edizione latina a Roma.
1592: edizione del P. Doria, a Madrid.

Esaminiamole a una a una.

4. Senza novità si arriva alla prima edizione, che è quasi un successo. La fa in


Madrid Anna di Gesù (Lobera). L'hanno preceduta da vicino due importanti episodi.

Il primo è il recente Capitolo di Valladolid, 1587. Le monache, temendo che le


Costituzioni della Santa possano esservi alterate o rifuse, vi inviano dei memoriali
con la richiesta che le si mantenga integre. Lo riferisce Maria di San Giuseppe nel
suo Ramillete de Mirra: «Nel capitolo di Valladolid [...] essendoci avvertite l'un
l'altra, vi mandammo petizioni di tutti i conventi nelle quali si chiedeva: primo, che,
poiché la nostra Madre Teresa di Gesù stabilì con tanta ponderatezza, spirito e
preghiera e santità le sue Costituzioni e i capitoli precendenti e altri prelati, tanto
Commissari Apostolici che i Generali e Provinciali le avevano approvate, e
l'esperienza aveva fatto capire quanto si sia proceduto bene con quelle,
supplicavamo che non si discutesse di alterare o mutare nulla in esse».

Effettivamente le Costituzioni rimasero salve.

Il secondo precedente è in relazione con le vicende dell'edizione. Davanti alla


scarsità di esemplari delle Costituzioni di Alcalà e all'aumento numerico dei Carmeli
e delle monache, Anna di Gesù ottiene dal P. Doria e dalla Consulta il permesso per
una seconda edizione (15 agosto 1588) e, mentre questa si trova sotto stampa,
giunge da parte del Nunzio Pontificio a Madrid, Cesare Speciano, una solenne
conferma del testo della Santa. Il documento porta la data di Madrid, 13 ottobre
1588.(22) È indirizzato alle monache e verrà pubblicato come preliminare della
nuova edizione. In esso si ripara ampiamente al precedente silenzio ufficiale
sull'origine teresiana delle Costituzioni, poiché si afferma che «le compose con
spirito divino Teresa di Gesù, defunta, prima istitutrice e fondatrice del vostro
Ordine».(23) Il documento puntualizza la norma relativa al silenzio di Regola (dopo
Compieta). E conferma il testo della Santa con «forza di perpetua stabilità»,
ordinando al Vicario e Consiglieri che «in nessun modo mutino qualcosa di esse (le
Costituzioni), ma piuttosto le facciano osservare compiutamente e
inviolabilmente».(24)

Con questo avvallo e l'approvazione dei superiori, le Costituzioni della Santa


vedevano di nuovo la luce, in un prezioso volume di piccolo formato (11 x 7 cm.
193 ff.), nel medesimo anno in cui si pubblicavano le Opere complete della Santa a
Salamanca e Barcellona (1588).

Unico punto sostanzialmente ritoccato nel testo era il n.8 del cap. 5 riguardante il
silenzio dopo Compieta, attenendosi alla Regola e alle dichiarazioni del Nunzio.

5. Le cose cambieranno del tutto due anni dopo, con una nuova edizione realizzata
ufficialmente a Roma e provocata dalla stessa Anna di Gesù ed altre religiose
spagnole.

Di fatto, la recente conferma del Nunzio apostolico non offriva sufficienti garanzie di
stabilità. In considerazione di ciò, si ricorre al Sommo Pontefice chiedendo la
conferma definitiva ed insieme altri favori che, quando poi saranno concessi e
introdotti nelle Costituzioni, deformeranno per la prima volta in modo grave il testo
della Santa.

Autori materiali del cambiamento furono i membri della commissione romana che
revisionò le Costituzioni della Santa, le tradusse in latino (che passerebbe a essere
testo ufficiale) e le incluse nel corpo del Breve Pontificio Salvatoris et Domini di
Sisto V, in data 5 giugno 1590.

La più grave alterazione introdotta nelle Costituzioni teresiane appariva nello stesso
titolo del documento, così come fu stampato ufficialmente l'anno medesimo a Roma
e che suonava così: «Confirmatio apostolica Constitutionum Monialium Primitivae
Regulae Ordinis Beatae Mariae de Monte Carmelo discalceatarum nuncupatarum, et
erectio Commissariatus Monialium dictae observantiae».(25)

Effettivamente, il nuovo testo con la istituzione del Commissariato generale


introduceva un mutamento sostanziale nelle Costituzioni della Santa (c.1) e nel
governo dell'intera Congregazione; ristrutturava di nuovo l'insieme dei capitoli (che
non sarebbero stati più 20 ma 24) e apportava numerosi ritocchi al contenuto.
Come esempio basti riportare qui un numero, apparentemente accessorio, però
estremamente significativo dal punto di vista teresiano: è quello relativo alla lettura
spirituale delle monache: capitolo 10, numero 2 in entrambe le edizioni (di Alcalà e
di Roma).

Nelle Costituzioni di Alcalà si leggeva:

«La Priora abbia cura che vi siano buoni libri, specialmente i Certosini, Flos
Sanctorum, Contemptus mundi, l'Oratorio dei Religiosi, quelli di fra Luigi de
Granada, e del P. fra Pietro d'Alcantara, perché in una certa misura questo
nutrimento è tanto necessario per l'anima quanto il cibo per il corpo».(26)

Il testo latino delle Costituzioni romane aveva allargato e deformato così l'elenco:

«Curet priorissa ut spirituales tantum ac approbati libri perlegantur; praecipue vero


vitae sanctorum Patrum, ac passiones sanctorum Martyrum et aliorum Sanctorum
vitae; Dionysius Cartusianus de quatuor novissimis; Thomas de Kempis seu
Joannes Gerson, de Contemptu mundi; Flores Sanctorum Didaci de Villegas; opera
Fratris Aloysii de Granada, nimirum Memoriale, seu de oratione; Dux poenitentium
peccatorum vulgo Guía de pecadores; Meditationes de vita Christi; Cathechismus
de amore Dei; opera Fratris Petri de Alcantara, scilicet De oratione et meditatione;
opera Fratris Didaci Stellae, De vanitate mundi et amore Dei; Oratorium
Religiosorum Antonii de Guevara Episcopi Mintoniensis; opera Joannis Avilae,
videlicet illud quod inscribitur Audi filia, et eius epistolae; liber Fratris Aloysii de
León inscriptus: Nomina Christi, et alii libri spirituales probati; huiusmodi namque
lectio non minus ex parte necessaria est ad animi refectionem, quam cibus ad
corporis alimoniam».(27)

Questa strana inflazione di titoli e autori trasforma il quadro pedagogico della


Santa, e per di più, fra tanta bibliografia, non ci si degna di menzionare neppure
una sola delle opere teresiane, proprio nel momento in cui queste ultime stavano
diventando un autentico bestseller della letteratura spirituale. (Il Cammino era
stato pubblicato nel 1583 in Evora, nel 1585 a Salamanca, nel 1587 a Valencia. E le
Opere della Santa, due volte nello stesso anno 1588: a Salamanca e a Barcellona; e
nuovamente a Salamanca nel 1589).

In cambio, il Breve che comprendeva la nuova edizione abbondava in teresianismo.


Vi si diceva che il Capitolo di Alcalà aveva pubblicato «alcune Regole e Costituzioni
tratte dai libri e dagli scritti con i quali la stessa Teresa era solita istruire le sue
discepole...» (La traduzione castigliana del Breve fu pubblicata nello stesso anno
1590 dal biografo della Santa, Francesco Ribera, nei preliminari de la Vida de la
Madre Teresa, e attraverso questo canale giunse rapidamente a conoscenza di tutti
i Carmeli. Ribera, che non si rese conto dei mutamenti introdotti nelle Costituzioni,
fece un altissimo elogio del documento romano; e con ciò aggravò la situazione).

6. Risultato finale: revisione e edizione del P. Doria e della sua Consulta. Oltre i
cambiamenti introdotti nel testo romano, l'erezione di un commissariato generale,
che toccava direttamente il governo della Congregazione, provocò una violenta
reazione fra i Superiori di quest'ultima.

Due anni più tardi (sorvolando qui episodi drammatici del 1590-1591), le
Costituzioni venivano di nuovo pubblicate a Madrid (1592): nuovamente
rielaborate, nuovamente avallate dalla Santa Sede. Però ormai irreversibilmente
distanti dal testo teresiano.

Si era passati a posizioni estreme. Si negava che le Costituzioni del Capitolo di


Alcalà fossero della Santa; si rifiutava l'edizione romana, che - secondo questo
nuovo modo di vedere le cose - partiva dal falso presupposto del teresianismo delle
Costituzioni. Perciò venivano rifuse integralmente. Ma, prendendo come base il
testo latino, che viene nuovamente ritradotto in spagnolo e posto in sostituzone di
quello di Alcalà. Basti come esempio rivelatore il già ricordato tema della lettura
spirituale (c.10, n.4, ff.48-49 della edizione del 1592), che trascrive integralmente
l'elenco del 1590, senza cadere nella tentazione di includere il Cammino o le
Mansioni.(28)

Il libretto (10,5 x 7 cm.), pubblicato a Madrid, portava all'inizio cinque pagine di


introduzione, nelle quali si rifaceva la storia delle Costituzioni delle scalze, mettendo
da parte - intenzionalmente ormai - ogni riferimento alla Madre Teresa.

7. Le Costituzioni della Santa sopravvivranno dentro e fuori del Carmelo, ma di una


sopravvivenza marginale e isolata. - Il Carmelo de La Imagen, di Alcalà, si
manterrà fedele alle Costituzioni che vi portò la Santa nel 1569 (testo anteriore al
Capitolo di Alcalà). - Un grande ammiratore della Santa, San Giovanni de Ribera,
patriarca di Valenzia, le adotterà per la Congregazione di Agostiniane da lui
fondata, che le manterrà fino ai nostri giorni. (Prima edizione di Ribera: Valencia
1598). - Le adotteranno nel 1626 le carmelitane fondate da Fecet a Saragozza e
successivamente tutti i carmeli filiali di quello di Saragozza, fino al nostro secolo. Ed
anche i carmeli francesi e di origine francese, sino al rifacimento delle Costituzioni
imposte nel nostro secolo dal Codice di Diritto Canonico.

Un quadro sinottico, che faciliti una visione panoramica di tutte queste


ramificazioni, potrebbe essere il seguente:

Avila/Duruelo testo manoscritto 1562-1568


Nuove fondazioni testo manoscritto 1568-1581
La Imagen-Alcalà Capitolo di Alcalà dato dalla Santa attraverso Gracián nel 1569
ed. Salamanca nel 1581

Edizione di Madrid Edizione latina Madre Anna: 1588 Roma 1590

Edizione del P. Doria Madrid 1592

Valenza S. Juan de Ribera 1598...

Versioni francesi 1607...

Saragozza 1626... 1926...

Collocazione delle Costituzioni della Santa nel magistero e nel carisma


teresiani

1. Basta tener presenti le parole della Santa sul letto di morte e l'impegno che pose
nell'elaborazione delle Costituzioni, per scoprire l'importanza che ella vi diede.

Nei limiti della presente istruzione non rientra un'analisi o una valutazione del loro
contenuto. Considerata la brevità del testo teresiano, questo studio non risulterà
difficile a una carmelitana o a un qualsiasi carmelo. Sarà sufficiente seguire
l'evoluzione del testo nelle tre tappe già ricordate:

- Il testo primitivo (Avila-Duruelo) può leggersi in La Reforma Teresiana.


Documentario histórico de sus primeros días dei PP. Tomás-Simeón, edito nel 1962
e in vendita al Teresianum a Roma. Oppure nelle ultime edizioni delle Opere della
Santa fatte dai PP. Efrén de la M. de Dios e Otger Steggink, nella editrice BAC di
Madrid.

- Il secondo testo puo vedersi integro nelle edizioni correnti delle Opere della Santa,

- Il terzo testo - Alcalà 1581 - si trova nella riproduzione in facsimile della edizione
principe (Salamanca 1581), fatta a Burgos 1978 (Ed. Monte Carmelo, ap. 19,
Burgos, Spagna), oppure in appendice alle Costituzioni del 1991.

- L'edizione giustapposta dei testi 2 e 3 può vedersi nell'edizione del Camino-


Constituciones-Modo de visitar, fatta in "Archivio Silveriano" di Burgos (editrice
citata). - Oppure nella edizione comparata del P. Otilio Rodríguez, dal titolo El
Testamento Teresiano, Burgos, Ed. Monte Carmelo 1970, e in traduzione italiana
(testi originali spagnolo e traduzione italiana) a cura del Carmelo "Tre Madonne" di
Roma.
Qui indicheremo soltanto alcuni punti di riferimento, che servano a situare le
Costituzioni nel quadro globale delle Opere della Santa e ne facilitino la valutazione.

2. Originalità: riguardo alle Costituzioni dell'Incarnazione. - Per 27 anni la Santa


visse nel monastero che aveva accolto la sua professione. Lì sbocciò il progetto di
fondazione; da lì ebbe inizio la realizzazione. Prima di darvi corpo e mentre si
andava delineando nella mente di lei, lesse e rilesse con rinnovato interesse le
Costituzioni dell'Ordine: «Io, nonostante aver letto tanto le Costituzioni...» (Vita 35,
2). Si trattava ovviamente delle Costituzioni delle Carmelitane, e in concreto del
suo monastero.

Una volta iniziata la vita a San Giuseppe di Avila, non sappiamo fino a che punto
quelle Costituzioni siano servite di riferimento alla comunità. In uno degli appunti
della Santa, si legge questa specie di promemoria senza data: «Giorno della
professione e dell'abito, è delle antiche Costituzioni che le sorelle che l'hanno
ricevuto (l'abito) facciano la comunione». Ci sono poche altre allusioni a queste
"Costituzioni antiche". Non sembra che le primitive costituzioni di San Giuseppe
arrivassero a incorporare la norma che appare nella minuta elaborata dal padre
Antonio di Gesù per Duruelo e che, a modo di conclusione, stabiliva: «Ciò che
ciascuno è obbligato a compiere nel suo ufficio è segnalato nelle nostre sante
Costituzioni (quelle dell'Ordine), a cui rimandiamo».

La Santa Fondatrice preferì non adattare alla vita della nuova casa tali antiche
Costituzioni, ma elaborarle di sana pianta. Un simile deliberato gesto significa
l'abbandono di uno stile di Costituzione (e di vita) e la scelta di un altro,
nettamente diverso. Basterà confrontare i due testi - quello della Santa e quello che
conosciamo con il titolo di "Costituzioni dell'Incarnazione"(29) - per cogliere il forte
contrasto: - nei dettagli, estremamente numerosi nelle "antiche", elementari nelle
teresiane; - nelle dimensioni, ridotte dalla Santa a un quarto; - nel tono: la Santa
ha optato per la sobrietà e la soavità. In contrasto con l'abbondanza di norme di cui
traboccava il vecchio testo, ella ha selezionato le più indicate per definire e
configurare lo stile di vita avviato a San Giuseppe. Un buon indice della differenza
tra le une e le altre può ricavarsi dai capitoli "delle pene", interpolate globalmente
dalle antiche in quelle della Santa.

In realtà le Costituzioni delle carmelitane conosciute dalla Santa ("Costituzioni


antiche" o "Costituzioni di Soreth" o "Costituzioni dell'Incarnazione") erano un
adattamento di quelle dei religiosi e della stessa vita del cosiddetto "Primo Ordine"
alle costituzioni e alla vita del "Secondo Ordine". Nel prologo delle "Costituzioni
dell'Incarnazione" si leggeva: «Benché le istituzioni monastiche di qualsiasi
religione approvata, stabilite per i frati, possano le religiose di quell'ordine a stento
adempierle formalmente; però cosa ragionevole e giusta è che tutte le persone, sia
uomini che donne, che, vivendo sotto il voto di professione e sotto una regola
approvata, servono continuamente Dio, per quanto è possibile si conducano
secondo quelle davanti a Dio. - Pertanto, con giusta e religiosa ragione fu istituito e
ordinato che le costituzioni delle dette sorelle del sacro e approvato ordine della
gloriosa Vergine Maria del Monte Carmelo siano ricavate dalle sacre istituzioni dei
detti frati del detto ordine, e applicate alle predette sorelle, come e più
congruamente si richiede da loro per un maggior profitto, tenuto conto della loro
qualità e condizione».(30)

Non sarà questo il criterio della Santa. Al contrario: la sua prima idea si mosse in
senso inverso: volle che fra Giovanni della Croce e Antonio di Gesù imparassero
dalle monache il nuovo stile di vita e che le Costituzioni di queste servissero da
modello sul quale abbozzare le prime costituzioni di Duruelo. La vita inaugurata a
San Giuseppe, con il suo stimolo e l'originalità del Vangelo, era veramente
l'ispiratrice del nuovo testo teresiano, che perciò nasceva senza prologo né
premesse dottrinali né riferimenti a vecchi testi giuridici, persino con una certa
libertà di movimento di fronte alla Regola, adottata come legge di base della casa.
Nelle stesse Costituzioni la Santa aveva scritto: «...in ciò che è detto, poiché quasi
tutto va ordinato conforme alla nostra Regola...» (n. 31: in quelle di Alcalà si omise
deliberatamente il "quasi", cfr. c.II, n.5, p. 38). Effettivamente, rispetto alla Regola
medesima ella si era comportata con libertà di movimento nella nuova casa, nel
configurare l'aspetto comunitario e di convivenza, soprattutto introducendo l'orario
di ricreazione.

3. Il dittico "Costituzioni-Cammino". - Non sappiamo se all'Incarnazione di Avila sia


esistito un testo "proprio" di formazione spirituale comunitaria in accordo con il
tenore e il carisma della casa. A San Giuseppe la Santa si affrettò a scriverlo lei
stessa. Con rapidità non minore delle Costituzioni: nel 1566 il Cammino era già
redatto. E in risposta alle osservazioni fatte dal censore al suo manoscritto, in quel
medesimo anno ella lo rifà e lo scrive integralmente una seconda volta.

Nei confronti del nuovo libro, durante la vita, manterrà un atteggiamento simile a
quello adottato per le Costituzioni: lo revisionerà e correggerà, lo farà trascrivere
per vari Carmeli, ed ella stessa tornerà a ritoccare queste copie fatte da altre mani.
Infine lo preparerà con cura per la stampa, contemporaneamente alle Costituzioni;
solo che, per difficoltà formali, le pagine del Cammino vedranno la luce con un
ritardo di quasi due anni: Evora 1583.

Mettendo accanto alle Costituzioni il Cammino, la Santa realizzava qualcosa di


simile alle Congregazioni moderne con il dittico "Costituzioni-Direttorio". Solo che
per lei la complementarità dei due libri era più netta: il Cammino aveva carattere
strettamente pedagogico-spirituale, non giuridico. Si proponeva di indicare l'aspetto
dottrinale-spirituale dei testi di base: Regola-Costituzioni.

Nei riguardi di quest'ultime, il Cammino disimpegnava la funzione di libero


commento, proponendo alle lettrici gli obiettivi della vita nel Carmelo, gli ideali della
comunità, la via delle virtù e dei consigli evangelici, la meta della vita
contemplativa: santità dell'unione per la contemplazione.

Da queste pagine bisogna rileggere e captare lo spirito delle Costituzioni, intese


come norma di vita per una comunità contemplativa, nella quale le prescrizioni di
dettaglio sono impegno serio, però sono ordinate ad una meta finale che dovrà
essere tenuta di mira da ogni singola religiosa e dalla comunità.

Insieme al valore dei dettagli, la lettura delle Costituzioni secondo la prospettiva del
Cammino permette di stabilire la gerarchia dei valori nella serie di prescrizioni
normative. Si capisce bene perché la Santa nel testo originale (1ª e 2ª redazione)
abbia dato il primo posto al tema della liturgia e dell'orazione personale (paragrafi 1
e 2) e il suo interesse nel delineare la clausura carmelitana (paragrafo 4). Si
comprende perché si sia preoccupata di definire con tanta cura la fisionomia della
vita comunitaria dosando equilibratamente "solitudine e vita di comunità", "lavoro e
orazione", "coro e ricreazione", "cella e giardino con romitori"...; perché poi abbia
aggiunto il denso paragrafo sulle persone e le diverse funzioni comunitarie ("ciò che
ciascuna è obbligata a fare nel proprio ufficio"). E infine perché abbia
abbondantemente usato, nella sua tipica maniera di usare superlativi, una lunga
serie di prescrizioni: ad esempio sulla fedeltà alla Regola e Costituzioni («si tenga
molto conto di ciò che comanda la Regola», n.24; «tener gran conto perché in tutto
si osservi la Regola e le Costituzioni», n.34; «molta cura di leggere le Costituzioni
alle novizie», n.40 e 57); o a riguardo della selezione delle vocazioni e della
formazione delle novizie («si guardi molto che quelle che si devono ricevere siano
persone d'orazione», «si badi molto...» «non lo si faccia in nessuna maniera, che
sarebbe gran male», «questa costituzione si consideri molto e la si osservi...»
n.21); e così successivamente sulla vita comune, la povertà, il silenzio, la cura delle
inferme («le inferme siano curate con ogni amore, larghezza e pietà... a ciò faccia
molta attenzione la priora ..», n.23). Questi superlativi manifestano la sensibilità
della Santa davanti a situazioni e aspetti della nostra vita religiosa.

Non si dovrebbe stabilire come norma ermeneutica che il Cammino è la


esplicitazione autentica dello spirito delle Costituzioni teresiane?

4. L'altro dittico teresiano "Costituzioni-Modo di visitare i monasteri". - Le due


operette della Santa si collocano su due piani diversi e complementari. Sappiamo
che il secondo opuscolo (il "Modo" o come è stato recentemente intitolato la "Visita
delle Scalze") non fu scritto per le monache ma per il Visitatore. Conteneva criteri
direttivi per quando egli avesse da agire e da scrivere quacosa come un "Direttorio
per Visitatori". (Si tenga presente che il destinatario immediato era Gracián e la
Santa gli scrive con franchezza assoluta e con la massima intimità).

Alla lettrice carmelitana di oggi, e in riferimento alle Costituzioni, il "Modo" apre


prospettive interessanti. Lo stile di vita religiosa ideato dalla Santa contiene tanta
soavità, semplicità, spirito di famiglia e senso della presenza di Dio, in
atteggiamento contemplativo che esige pace, concordia e intelligenza comunitaria,
"amore delle une per le altre". Nell'esistenza di ogni carmelo è però necessario
periodicamente un tempo di revisione di vita e di ripresa verso gli ideali. Si ottiene
con qualcosa di eccezionale: l'arrivo di una persona da fuori, il superiore, che, in
coscienza e con autorità, fa il bilancio della vita e della fedeltà a quanto
programmato e promesso. Con amore e rigore, senza "cedere" - dirà la Santa. Ella
vedeva così il momento della "Visita".

L'eccezionalità di questo avvenimento, importante ma passeggero, permette di


captare meglio il tono e inoltre lo spirito delle Costituzioni teresiane. Davanti alla
fugacità della giornata di visita, le Costituzioni (come il Cammino) prendono invece
di mira la vita della comunità in tutta la sua estensione, con la serietà dell'impegno
dei voti, della Regola, della vita fraterna, della contemplazione, del lavoro... Però
«con soavità (cfr. Fond. 18, 7 e lettera del 17.1.1577 a Maria di S. Giuseppe), con
amore verso lo Sposo (Cost. n. 7), con amore, pietà e comprensione fra le sorelle
(nn. 23, 28, 34, 40). Di fatto, le Costituzioni sono il condensato dell'esperienza che
la Santa acquistò progressivamente nella sua vita religiosa. Ella stessa riassumeva
la sua evoluzione in questo senso: «no soy la que solía en gobernar; todo va con
amor» - «non sono nel governo quella che solevo, tutto va con amore»(31)

5. Le Costituzioni nel quadro degli altri scritti teresiani. - Oltre il trittico


"Costituzioni-Cammino-Modo", abbiamo il magistero teresiano degli altri libri.
Specialmente quelli che furono scritti quando l'esperienza della Santa era giunta al
culmine, verso la fine della sua vita.

Per la lettura delle Costituzioni e la valutazione delle sue prescrizioni, le Fondazioni


e l'Epistolario rivestono una particolare importanza. Le prime perché la vita della
Santa testifica come ella di fatto camminò, a volte in situazioni eccezionali, ma
costantemente ricche di consegne, suggerimenti, consigli, che gettano luce su ciò
che è programmato nelle pagine delle Costituzioni. Non meno interessante è
l'Epistolario della Santa, che riflette direttamente la vita vissuta. Nemica della
proliferazione di norme, ella optò per la concisione delle sue Costituzioni. Ma la vita
è sempre piena di sfaccettature e mutamenti, di situazioni imprevedibili e non
codificabili. L'Epistolario (e soprattutto il carteggio con Gracián e con le
carmelitane) si apre come un grande balcone sulla vita della Santa e dei carmeli
appena fondati. La linearità della Regola e delle Costituzioni diventa qui spazio
dilatato, ricco di suggerimenti, motivazioni, soluzioni, progetti.
È certo che né il Cammino né le altre opere della Santa sono una glossa o
"commento ufficiale" alla Regola e alle Costituzioni. Né le carmelitane della prima
generazione, che ci hanno trasmesso nei Processi tante parole della Santa,
raccolsero le conversazioni con le quali ella commentò le leggi nei capitoli
conventuali o in ricreazione. Neanche Maria di San Giuseppe lo fece nel suo Libro de
Recreaciones o nella Instrucción de Novicias. Ma questa lacuna è ampiamente
colmata da questo altro genere di commento, libero e autentico, che ci giunge dal
Cammino, per cogliere gli ideali che sono l'anima delle Costituzioni, dal Modo per
situare in controluce lo stile di vita codificato in esse, dalle Fondazioni e Lettere per
inquadrare il testo stesso delle leggi nella vita che le incarnò e interpretò sotto la
guida della stessa Santa Madre Fondatrice(32)

1. 1 Biblioteca Mística Carmelitana, t.18, 105.


2. 2 Isabella della Croce: BMC 18,111.
3. 3 Maria di San Francesco: BMC 20, 219.
4. 4 BMC 20, 195.
5. 5 Breve di fondazione, del 7.2.1562; MHCT, I, 11.
6. 6 Ib. p. 46.
7. 7 Vita della Santa, di Ribera, Salamanca 1590, L.II, c. 2, p.132.
8. 8 Il biografo della Santa, Ribera, afferma il contrario: II, 2, p.135.
9. 9 Cfr. Historia del Carmen Descalzo del P. Silverio, t.IV, p. 547; MHCT, II, 277.
10. 10 BMC VI, 1-26.
11. 11 BMC 19, 2.
12. 12 MHCT, I, 115.
13. 13 Cf. MHCT I, 316-317.
14. 14 MHCT, II, 204.
15. 15 MHCT, II, 283.
16. 16 Edizione di Salamanca 1581, p. 5.
17. 17 Edizione di Salamanca 1581, p. 68.
18. 18 Uno studio particolareggiato delle varianti introdotte nel testo di Alcalà e delle
giustificazioni ai precedenti suggerimenti della Santa, si può vedere nel lavoro del
P. Otilio Rodríguez, Il Testamento Teresiano, edito in spagnolo a Burgos, Monte
Carmelo, 1970. In italiano e spagnolo, testi giustapposti, a cura del Carmelo di "Tre
Madonne", Roma 1973.
19. 19 Lettera dedicatoria alla Santa in testa alla Costituzioni di Alcalà, edizione di
Salamanca, 1581.
20. 20 Lettera a Gracián, 19 novembre 1576.
21. 21 Sull'argomento esiste una tesi di laurea in storia della Chiesa: I.Moriones,
Ana de Jesús y la herencia teresiana. ¿Humanismo cristiano o rigor primitivo? Roma
1968, di cui si pubblicò un sunto in italiano: I.Moriones, Il carisma teresiano. Studio
sulle origini. Roma 1972. La documentazione completa si trova nel vol. IV di MHCT,
stampato nel 1985.
22. 22 Cfr. MHCT, III, 349-352.
23. 23 Ivi p. 350.
24. 24 Ivi p. 351.
25. 25 Il documento pontificio, stampato in 16 pagine più il foglio di frontespizio, era
edito: «Romae, apud Paulum Bladum Impressorem Cameralem, MDXC». Si può
vedere, con a fronte il testo teresiano stampato da Ana di Gesù, in MHCT, IV, doc.
434.
26. 26 Pp. 35-36 dell'edizione di Salamanca 1581.
27. 27 MHCT, IV, 80-82.
28. 28 Più dettagli sui cambiamenti introdotti nella legislazione teresiana si possono
vedere in: I.Moriones, Il P. Doria e il carisma teresiano, Roma 1994.
29. 29 BMC t.IX, pp. 481-523.
30. 30 BMC t.IX, p. 481: è l'inizio del prologo delle Costituzioni e coincide con il
testo francese delle Costituzioni di Vannes: cfr. V. Wilderink, Les Constitutions des
premières Carmélites en France, Roma 1966, p. 195.
31. 31 Lettera a Maria Battista, senza data: Silverio n. 276; ed. Tomás Alvarez, n.
279.
32. 32 Le citazioni delle Costituzioni rimandano ai numeri della edizione critica del P.
Silverio di Santa Teresa nella BMC, i medesimi della edizione di Tomás Alvarez nelle
Obras della Santa.

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