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UNA GEOGRAFIA DA FAVOLA

CAP 1 LA PRIMA GEOGRAFIA TRA FANTASIA E REALTA’

La geografia può essere insegnata anche in contesti come la scuola dell’infanzia o nido,
abbandonando però le vecchie concezioni della geo, cioè quelle in cui prevalgono la
memorizzazione dei nomi o dati numeri ma ponendo la geo come approccio conoscitivo del
mondo basato sulla percezione. Basti pensare al bambino nel corso della sua crescita dove
inizialemente posizionato sul passeggino vive una prospettiva, che non sceglie e che mira
sempre in avanti, e poi man mano, tra gattonamenti e passi sceglie da solo dove volersi muovere
e cosa scoprire, arriva così la prima veduta panoramica.
Man mano attraverso i giochi sviluppa anche una prospettiva ortogonale, per esempio con i
puzzle o le piste per trenini o biglie. Tutto ciò, ovviamente, favorisce la geografia della
percezione, dove viene messo in risalto proprio questi itinerari sensoriali sui quali poi il
bambino costruirà le strutture cognitive delle immagini mentali e delle carte mentali.

La ricerca-azione è la metodologia più efficace per portare il bambino ad abituarsi


all’osservazione e alla documentazione. Per questo è necessario stimolare il bambino a
guardarsi intorno e stimolarlo con delle domande affinchè possa comprendere l’ambiente
circostante. Questa funzione è necessaria anche per permettere al bambino di passare da una
concezione dell’ io a quella del noi.

In base a ciò che forniscono le indicazioni per il curriculo emanate nel 2007 è necessario che il
bambino impari a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione e l’esercizio a confronto.
Nella scuola dell’infanzia tutto ciò viene raggruppato in campi d’esperienza che possono essere
(tra i più comuni) : il corpo in movimento; identità, autonomia e salute; la conoscenza del
mondo, ordine spazio, misura, tempo e natura. Necessario, quindi, è l’aspetto psicomotorio
attraverso il quale il bambino da solo vive, prova, crea ipotesi e sperimenta trovando le
soluzioni più affini alle sulle ipotesi.
Sulla base delle indicazioni ogni istituzione formula per i propri allievi un curricolo, ovvero un
complesso di percorsi di formazione e apprendimento mirato al raggiungimento di traguardi
formativi e di competenze (competenze= capacità di applicare le conoscenze acquisite in altri
contesti).
L’immagine riporta un esempio.
Alcuni approcci possono basarsi sull’utilizzo di favole, fiabe e miti.
È stato provato come l’utilizzo di queste strategie, sia a livello scolastico e non, abbia stimolato
il bambino in una migliore comprensione del sé che gli permettesse di risolvere gli ostacoli della
vita e di comprendere meglio la realtà, conoscendo la finzione e la fantasia. Anche elementi
“negativi” come orchi streghe etc non hanno causato traumi, ma coloro che li causano sono
piuttosto gli orchi della realtà.
Bisogna però distinguere le differenze che intercorrono tra mito, fiaba e favola.

MITO → dal greco, “racconto”. È considerato come un racconto sacro, in antichità veniva
utilizzato religiosamente per spiegare la creazione del mondo. Il mito, nato prima della
scrittura, rispecchiava la visione di un popolo, per questo i miti come le favole diventano
modelli con cui confrontare il proprio comportamento.

FAVOLA → nasce con Fedro ed Esopo. Ha degli elementi caratterizzanti:


- brevità del racconto
- uso dell’allegoria (animali che hanno delle determinate caratteristiche)
- formula conclusiva moralizzante
dopo Fedro ed Esopo la favola è stata utilizzata anche da altri autori che ancora
oggi lasciano il segno. In Italia nella seconda metà del 900 si ha Rodari, che con
rime, simpatia e maestria riesce ad incantare bambini e adulti.

FIABA → racconto fantastico dove i protagonisti sono esseri umani che devono scontrarsi con
esseri o con oggetti dotati di poteri straordinari. Tra gli autori più noti ricordiamo Andersen,
Grimm, Perrault e Calvino in Italia.

Propp ha individuato 31 funzioni delle fiabe, ma quella che più interessa alla geografia è la
numero 15 →trasferimento dell’eroe nello spazio. Infatti con questa funzione si può introdurre
al bambino il concetto di prospettiva e, anche se, i luoghi non sono proprio gli stessi di oggi c’è
sicuramente una similitudine con quelli che sono i nostri luoghi (es bosco, mare, fiume etc etc).
la fiaba in quest’ottica viene utilizzata come medium tra spazio immaginato, simbolico,
archetipo e spazio oggettivo e geografico. Il racconto fantastico, magico e mitico può essere
propedeutico al racconto geo-cartografico.

CAPITOLO 2
FAVOLE PER ORIENTARSI NELLO SPAZIO.

Il percorso didattico per acquisire competenze geografiche si avvale dell’utilizzo della


psicomotricità :

spunto favolistico → attvitià psicomotoria →approccio alla geograficità

UTILIZZO DEI CONTRASTI


ES 1 AGNELLO E LUPO. viene proposto un progetto didattico geografico nel quale si fa
riferimento al racconto tra lupo e agnello, il primo si trova sopra e si lamenta dell acqua sporca,
il secondo sta sotto e replica ma alla fine viene mangiato.
Partendo da questa storia, dove prevalgono i CONTRASTI si eseguono dei passaggi
fondamentali quali:
- drammatizzare: riprodurre il racconto nella realtà trovando le posizioni
giuste dei personaggi
- disegnare: rappresentare visivamente il racconto
- confrontarsi: discutere sulle parole chiave emerse
- allestire un cartellone: creare un cartellone che rappresenti la scena e che
mostri visivamente come realmente sono disposti agnello, lupo, sorgente etc
ES 2 VOLPE E UVA
Viene raccontata la favola della volpe che non riesce ad arrivare all’uva e dice che non è matura.
Utilizzando gli spazi che la storia offre si propongono queste attivita:
- imitare la volpe: allungarsi il più possibile per prendere qualcosa che è molto
in alto
- più alti più bassi: si invitano i bambini a cercare di essere più alti possibile e
più bassi possibile.
-
IMPRONTE, DIREZIONI FLUSSI
Impronta → intendiamo il peso che ognuno ha sul mondo
Direzione → dove si è diretti, un percorso
Flusso → movimento uniforme in una stessa direzione
Viene proposta la favola del leone che si chiude in una caverna, perché sfinito e vecchio, gli
animali gli fanno visita ma vengono poi mangiati, tranne la volpe che vedendo le impronte degli
animali solo in entrata e mai in uscita capì che era pericoloso e non entro.
Stesso procedimento per comprendere il concetto di impronte
-drammatizzare la favola
- disegnare la scena della favola
- giocare e sperimentare: con la sabbia lasciare impronte di oggetti e riconoscerle.
Per quanto riguarda direzioni e flussi invece:
- esaminare la pianta della scuola
- seguire i percorsi (di fuga, tracciare percorsi e seguirli)

Per contestualizzare invece il proprio vissuto, si può stampare una planimentria e tracciare il
proprio percorso abituale all’interno della scuola, e confrontarlo con gli altri.

La favola di Rodari, martino testadura, viene usata come riferimento per comprendere i
spostamenti e su luoghi inesplorati che però esistono.

UNITI NELLA DIVERSITA’


Si prende come riferimento la storia di Sepulveda, “la gabbianella e il gatto che le insegnò a
volare”.
Argomenti principali sui quali basare progetti didattici:
- educazione ambientale: inquinamento dei mari tramite il petrolio e non
- intercultura e integrazione solidale: individui diversi che si aiutano
- adozioni internazionali: sensibilizzazione sull’argomento
nella scuola dell’infanzia:
si stimolano i bambini ad immaginare come vede il mondo la gabbianella che si trova in alto (ci
si aiuta anche con google earth). Si costruisce un cartellone con prospettiva dall’alto e ognuno
dopo aver costruito la propria barchetta la dispone sulla foce del fiume. Il colore gioca un ruolo
fondamentale per differenziare il mare dalla terra. Si crea un altro cartellone identico dove
invece si collocano solo le impronte delle barchette.

Nella scuola primaria


Si creano due disegni, uno che rappresenti la descrizione del racconto, il secondo invece da un
punto di vista più geografico, quindi utilizzando simboli, differenziando oggetti mobili e non
mobili, e ancora accentuando la differenza tra oggetti naturali e artificiali.

CAP 3 MITI E GEOGRAFIA: RISPOSTE DIVERSE A TANTE DOMANDE

Come si è formato il mondo?


Dopo una serie di discussioni a riguardo, la maestra introduce un favola, quella del gigante
Panku che un giorno si trasforma e parti del suo corpo diventano il mondo, un occhio il sole,
l’altro la luna, le braccia le montagne e il sudore la pioggia. Successivamente si passa alla
realizzazione di un disegno che rappresenti queste caratteristiche e questa trasformazione.

Viene letto un mito cosmogonico degli aborigeni australiani, nel quale si narra che gli antenati
andarono alla ricerca del mondo oltre il loro luogo di nascita, scoprirono così tutti gli elementi
della Terra e diedero un nome a ciascuna delle cose che incontrarono. Si rappresenta
visivamente questa storia e si stimola i bambini a conoscere il mondo circostante e non. Questo
serve ad ampliare il loro mondo lessicale. Inoltre si mostra un video in cui si fanno vedere gli
aborigeni, e si fa capire che non si parla di una cultura inferiore, ma semplicemente diversa
dalla nostra.

Chi accende il fuoco nel vulcano?


Si legge il mito di Efesto, che cacciato dall’Olimpo per la sua bruttezza finisce in un’isola piena
di vulcani, dopo si trasferisce a Vulcano, isola della Sicilia e lavora il ferro insieme ai suoi amici
Ciclopi. Tramite questo mito si possono spiegare: Olimpo (casa degli dèi), contestualizzare
l’isola di Vulcano e tracciare tutte le caratteristiche geografiche annesse, e infine focalizzarsi sui
Ciclopi, figure mitologiche.

Come nasce un fiume?


Molte civiltà sono nate vicino ad un fiume (egizi, mesopotami, romani etc).
Raccontando una leggenda (un po’ noiosa) sulla creazione del Gange, si porta i bambini a
comprendere il concetto di flusso dell’acqua creando un modello di fiume in piccolo, che abbia
terra, argilla (impermeabile), un foro che permetta una cascata e una bacinella che raccolga
l’acqua. Creato ciò:
- nella scuola dell’infanzia si chiederà un disegno che illustri tutti i passaggi
dell’acqua
- nella scuola primaria si chiederà un disegno più tecnico che fornisca anche i
nomi dei vari passaggi ed elementi con dei cartellini.
Si pongono delle domande annesse che stimolino i bambini a comprendere a cosa serva il fiume
e a conoscere le culture vicine al fiume Gange. Infine per comprendere la cultura diversa si aiuta
i bambini a praticare yoga, imitando le varie posizioni. (cane, gatto, farfalla e raffigurarle su un
cartellone).

Come orientarsi con un filo?


Raccontare la storia di Teseo e del minotauro racchiuso nel labirinto. (minotauro doveva
mangiare e venivano sacrificati dei ragazzi, Teseo si ribella vuole sconfiggerlo. Conosce la figlia
del Re, Arianna che gli regala un gomitolo, grazie al quale una volta ucciso il minotauro riesce
ad uscire dal labirinto)
Si portano i bambini in giro per la scuola, facendogli fare dei percorsi, con un gomitolo e poi gli
si fa fare la strada a ritroso. Successivamente si consegna un disegno con un labirinto e gli si fa
tracciare il percorso per raggiungere il minotauro.

N.B. importantissimo ! qualunque sia l’attività o il mito che si vuole raccontare è necessario
tenere sempre in classe una cartina del globo terrestre, in modo da stimolare i bambini a
comprendere dove sia nato quel mito o dove sia avvenuta quella vicenda.

CAP 4 TRA FIABA E REALTA’: BOSCHI, ACQUE, GIOCHI DI SCALA.

Tutte le tappe immaginarie della fiaba portano il bambino a fare un viaggio, a prendere quello
che gli serve per crescere e poi infine a tornare alla realtà.

MIGNOLINA
Viene proposta la fiaba di Mignolina che nasce da un fiore, che a un certo punto si trova su una
foglia che galleggia sull’acqua e che infine sposa il principe dei fiori.
Quindi si propone ai bambini di costruire con oggetti che si trovano nel quotidiano delle
possibili location dove Mignolina vive. Si riscostruisce la foglia che galleggia sull’acqua, così da
introdurre il concetto di regione (con dei confini delimitati) e il concetto di isola. Si costruisce
un cartellone che crei la rappresentazione cartografica (quindi vista dall’alto) di un fiore
precedentemente costruito. E infine si stimola il bambino ad una cittadinanza attiva,
stimolando il loro domande che riguardano i loro spazi, tipo “cosa vorresti nel giardino di
scuola?” “vorresti cambiare qualcosa in questo spazio?”

I TRE PORCELLINI
Si focalizza in primis l’attenzione sul lupo, animale che nelle fiabe ha sempre vestito il ruolo di
cattivo. Si fanno delle ricerche approfondite sul lupo appenninico che vista la carenza di cibo è
sempre stato un abile cacciatore, ma non per questo deve essere considerato cattivo. Una
rivalutazione di questa figura si può anche avere con “il libro della giungla” di Kipling nel quale
Mowgli, un cucciolo d’uomo viene adottato proprio da un branco di lupi.

Con la storia dei 3 porcellini invece, come suggerisce Bettelheim, ci si può focalizzare sui tipi di
abitazione sia su percorso diacronico che sincronico:
- diacronico: attraverso un excursus storico che parte dalle caverne, baracche,
capanne, castelli, palazzi e infine grattacieli
- sincronico: mettendo a fuoco le varie tipologie di abitazioni: come igloo,
teepee (tende indiane), ger (tende mobilidei pastori nomadi dell’Asia, e la
skyline dei grattacieli. Ma anche le tipiche case di montagna con tetti spioventi
oppure le abitazioni di Alberobello in Puglia.

BOSCO
1 Considerato da sempre un posto ostile nelle fiabe, si cerca di ricostruirlo questo archetipo
cercando di mirare l’attenzione su un luogo che fa da ecosistema.
Le letture consigliate sono Hansel e Gretel & Pollicino.
- si creano dei percorsi nel giardino della scuola con svariati ostacoli che i
bambini devono superare.
- Si mostra una foto di un bosco e si crea un disegno che la rappresenti e che
mostri anche il percorso con sopra i sassolini.
- Nella primaria si può creare il lavoro precedente sostituendo i sassolini ad un
riga, creando così uno schizzo cartografico.
Un bambino suggerisce di regalare a Pollicino un satellitare, “come quello che ha papà in
macchina”, la maestra coglie l’occasione di stimolare i bambini a guardarsi intorno e
confrontare il satellitare quando si trovano in macchina con i loro genitori.

2 Facciamo disegnare ai bambini il bosco ostile di Pollicino e quello accogliente di Biancaneve,


e chiediamo loro nel quale vorrebbero fare una passeggiata.
Si organizza così una gita sulla conoscenza del bosco. Si intraprendono dei percorsi sensoriali
(udito, olfatto, tatto, gusto). Al rientro a scuola vengono catalogati tutti gli indizi raccolti sia
naturali (animali, alberi, fiori, frutti)che antropici (cestini per la raccolta di rifiuti, aree pic nic)
e vengono disposti in un cartellone “materico” che diventerà documentazione e memoria visiva.

3 a che cosa serve il bosco?


Guidiamo una conversazione che porti a comprendere quanto siano utili gli alberi del bosco, sia
per quanto riguarda la chioma che protegge il suolo dal vento e dalla pioggia sia la radici che
permettono agli alberi di rimanere ancorati al suolo. Il tutto viene rappresentato con dei
disegni. Successivamente si parla degli incendi nei boschi e cosa può provocare l’assenza di
alberi all’interno di un bosco (es frane, assenza di ossigeno etc)
In conclusione si apre una discussione elencando tutte i benefici derivati dai boschi e dagli
alberi, e su come proteggerli.

Una geografia da favola serve quindi a stimolare il bambino fin dalla prima infanzia a conoscere
il mondo che lo circonda e a essere un futuro cittadino attivo.

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