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Gli alberi hanno potente valore simbolico. Altrettanto valore economico. Hanno un carattere, per cui sono
esseri viventi, sono materia viva + vicina al divino. Il legno nella mentalità medievale è particolarmente
pregiato proprio perché vivo. Vediamo le diverse sfaccettature con cui poteva venire interpretato un albero
12, 13, 14 secolo. Attenzione a fuggire le formule, la realtà ha più sfaccettature.

Un esempio: il noce. Il modo in cui era vissuto dai medievali ha più facce: pericoloso, influsso negativo.
D’altra parte, pregiato, alta qualità, frutto nutriente. Dobbiamo valutare entrambi gli aspetti. Testo di
Pastureau, medioevo simbolico. Legato a noceo, nocivo, non addormentarsi sotto al suo fogliame, pena
essere visitati dai diavoli. Questa idea che addormentarsi sotto il noce è negativo è rimasta nella tradizione
folklorica, fiabe, chi si addormenta non si sveglia, non cammina etc…

In Italia il noce di Benevento: capitale delle streghe. Cultura folklorica dalle cacce alle streghe 300 400, alla
cultura folklorica attuale. Idea radicata. Al museo del Sannio a Benevento scultura di un sabba in legno di
noce. La leggenda vuole che ci fosse un enorme e secolare noce che attirava streghe da tutta Europa.

Un albero con cattiva fama. Albero vettore di forze demoniache. Che questo derivi dall’assonanza con
noceo è molto fragile, nominalismo medievale. Non potrebbe essere il contrario?

IL NOCE

Isidoro di Siviglia, monaco vescovo di Siviglia 6/7 secolo ultimo uomo di cultura dell’antichità/ primo del
medioevo. Valore di ponte, grande erudizione, le sue opere summa, sintesi del sapere classico. Etimologiae:
una gigantesca enciclopedia in 30 Ca libri. Sintesi del sapere in vari ambiti partendo dai nomi delle cose.
Spesso etimologie tirate, costruite su assonanze. Il valore simbolico prevale a volte su quello scientifico. Un
libro delle etim. è dedicato all’agricoltura, al mondo delle piante. Una serie di alberi descritti a partire dalle
etimologie. Il noce: perché la sua ombra e le sue foglie nuocciono agli alberi vicini. In origine legato a Zeus.
Iuglanda ghianda di Giove. Scopriamo che non è l’albero in sé che nuoce, ma l’ombra o la caduta delle
foglie.

Inizi del 14 secolo. Pier de Crescenzi scrive il primo trattato di agronomia. È un dilettante: esperto di diritto
che lavorava con i podestà bolognesi. Gira con essi per le città italiane, vede tante pratiche agronomiche
diverse, le annota. Il noce: parte con la definizione di Isidoro, ombra che nuoce. Ma poi osservazione
positiva: cresce dappertutto. Dato che nuoce agli altri alberi dovete metterlo a distanza, una quindicina di
metri. Grandi buchi. Albero prezioso, danneggia, ma questa non è una ragione per rinunciarvi. Ottimi
scanni, cassapanche, contenitori. Non si deforma: puoi costruirci ruote. Lunga durata, resistenza. Olio dalla
noce. Importante, in qualche misura supplisce all’ulivo. [L’olio era fondamentale nella alimentazione
mediterranea, ma va importato: cresce sulle coste e sui laghi. Crisi dei trasporti a largo raggio nel medioevo
post collasso dell’Impero Romano. Prodotto caro. L’olio di noce permette tradizione olio, ma senza pagarlo
caro. Fondamentale per candele: illuminazione standard lucerne. Nelle ore buie. Nelle chiese. Grande
richiesta d’olio]. In De Crescenzi, messa in secondo piano l’idea noce-nuoce, sottolineati benefici. La
nocività del noce è cosa su cui si può sorvolare.

Questa nocività che a prima vista deriva dal nome, forma mentis medievali (nomina rerum). Ma in realtà è
vero, allelopatia, tramite sostanze che cernono dalle radici, blandamente velenose, impediscono a piante
intorno di crescere. Quella che sembrerebbe il frutto di una superstizione medievale nasce in realtà da
una osservazione. È possibile che lo chiamassero noce da noceo perché fa davvero male alle piante
adiacenti.

Bonvesin della Riva. Riporta una ricetta. Alla fine dei pasti. Ripieno. Olio. Molto diffuso, il suo prodotto ha
mercato, coltivato. Viene consumato. Matrice culturale: i romani disprezzavano castagne, nocciole, noci, le
consideravano alimenti per il bestiame, ma non per l’alimentazione umana. I romani ricchi le consideravano
alberi di seconda qualità. Qualcuno eredita questo sprezzo?

Salimbene da parma. Uomo di cultura, aristocrazia di Parma. Conosce san luigi... storia ducato di parma
fine 12, 13. Non ci è giunta completa… digressioni. Gli arriva un aneddoto dall’Italia meridionale. In questa
aria carica di miracoli, misticismo. Un particolare miracolo con protagonista un noce nato al posto
dell’altare in una chiesa donata da Federico in Puglia, reca l’immagine del cristo crocefisso. Difficilmente il
noce protagonista di una storia edificante… invece qui lo è. Non del tutto negativo.

Vita assidua di Sant’Antonio da Padova. (Vergilio Gamboso) Conosce francesco. Sarà uno degli attenuatori
del messaggio francescano; vaga per l’Italia settentrionale, si trasferisce a Padova dove muore. Grande
culto. Vita sugli ultimi anni della vita. Va in campagna in ricerca di quiete dai padovani che vogliono
miracoli. Tiso, membro dell’aristocrazia cittadina, ha un bosco, gli offre un noce. Notazione di carattere
sociale: il signore (titolare di una signoria) possiede beni comuni del villaggio, tra cui bosco in cui c’è un
grande noce. Troviamo qui un’immagine positiva, ancora, accoglie il santo, che si ritira in una capannuccia e
vive lì gli ultimi giorni della sua vita. Era già malato. Iconografia diffusa. Noce legato alla santità, eleva,
protende i rami al cielo.

Ma il noce ha entrambi i volti. (Forse qui si insiste sul noce perché il santo addomestica una pianta nociva).
Nella vita assidua: altri 2 noci. Una donna di nome Maria siede sotto un noce. Un uomo nero esce dal fiume
vuole farle violenza sotto un altro noce. Le rimane una gobba (lussato una spalla? Rotto un osso?)
intervento di Sant’Antonio: guarisce e si riprende. Il nostro agiografo specifica in entrambi i casi la natura
dell’albero: è un noce. Cfr. Pastoureau, è necessario non addormentarsi, pena essere visitati dal diavolo.
“delle cavalle” doveva essere di buona famiglia, compito di responsabilità. Immagine folklorica del noce;
l’uomo nero, connotazione degli esseri demoniaci. (non implica atteggiamento negativo verso uomini di
colore; razzismo solo contro musulmani) nero: sottolinea alterità, nessuna connotazione razzismo. Uomo
nero che emerge dal fiume, da un noce a un altro noce.

Uscendo da fonti letterarie. Atti con valore giuridico. Documenti lombardi 10/11 sec. 1147 gennaio,
Schianno (Varese) alta pianura, zona di boschi. Dall’archivio della chiesa di San Vittore. Scritto in prima
persona. Prima della rivoluzione del 200 monetaria, donazioni compravendite. Qui abbiamo una donazione.
Si identifica con nome e patronimico (per ora nelle campagne non servono cognomi, più tardi). Specifica di
essere di legge longobarda (cfr. editto di Rotari). Dona alla chiesa di San Vittore 2 appezzamenti di terra
arativa. Dice i micro-toponimi. Coltura mista. 6 noci, non dovevano fare bene all’arativo. La cosa più
istintiva sarebbe stata togliere i noci. Se li hanno tenuti significa che a meta 12 secolo è preferibile
sacrificare del grano, terreno coltivabile, e tenere i noci (almeno in questo caso) con le sue risorse.

1270 codice di Sicardo, registro del vescovo di Cremona a inizio 200 poi proseguito dai successori, con
documenti più importanti, legati al patrimonio. È una lite tra vescovo e monastero di San Lorenzo, che si
contendono l’uso di acque del Po in una località. Nominano una commissione di esperti esterni, messi, che
interrogano abitanti del luogo e pescatori e determinano i confini e li segnano. La forma diventa oggettiva,
il notaio racconta in terza persona. Quest’atto disegna un paesaggio, visualizzabile. Nel medioevo gli argini
erano rari, erano lasciati scorrere liberi. Non c’erano sponde, ma zone intermedie, ghiaia, fossati, paludi,
rami secondari; sono queste acque secondarie che possono essere divise (il corso principale è pubblico).
Troviamo un Salice e un Noce, abbastanza grosso da essere utilizzato come marcatore del confine. Ha un
padrone (l’erede di melone da rizzo). Cfr. Decrescenzi: il noce cresce dappertutto. Qui triplice significato:
produce cibo, legname, con le sue radici contribuisce a saldare le sponde del fossato. Spesso si faceva, per
consolidare terra battuta. Forse melone invece di scegliere un pioppo ha piantato un albero più fruttuoso
come un noce. Non influenza negativamente gli altri alberi.
03 11 21 lezione 20

Zanetti-Dominguez. Metafora dell’albero nelle prediche e sermoni 200, 300. Coscienza ecologica nel
medioevo. Tema importante dagli anni 60. Si è riflettuto sul ruolo della spiritualità cristiana. Lynn White
1968 sulla rivista Nature. Grande clamore. Sostiene che la teologia cristiana avrebbe presentato l’uomo
come signore della natura, quindi non rispettarla. Appoggiandosi su un passaggio di Genesi in cui l’uomo è
detto da dio padrone della natura; a differenza di altre cosmologie, cfr. indiani. Secondo White sarebbero i
presupposti ideologici dell’intervento dell’uomo invasivo sulla natura. Unica eccezione San Francesco.
Teoria non immune da critiche, storici e teologi. Cfr. teoria della custodia dell’ambiente, Dio affida all’uomo
l’eden perché se ne prenda cura. Gli storici criticano il fatto che White da un’immagine del cristianesimo
monolitica, cosa che non è.

Come le foreste sono presentate nell’omiletica medievale: i sermoni. Fonte importante. 1) nonostante i
predicatori avessero una formazione universitaria, hanno un pubblico diverso, non riflettono
semplicemente i trattati teologici. I sermoni pronunciati davanti ai laici. Strumento di comunicazione di
massa dal XIII secolo. Papa Innocenzo 3 concilio: rivoluzione pastorale, sempre più peso alla predicazione.
Cfr. Federico visconti vescovo di Pisa. Sermoni non solo domenicali. Non solo in chiesa ma anche in
pubblico. Nella piazza antistante la chiesa. C’erano anche pulpiti portatili. 2) perché tema delle foreste?
Fenomeni di disboscamento dal XI secolo, cambiamento dell’atteggiamento delle persone nei confronti del
paesaggio. Cfr. vito Fumagalli. Diminuiscono le aree boschive, la gente le frequenta meno (?), diventano
paesaggi della paura per la chiesa. Verifichiamo se accade nell’omiletica.

Exemplum narrativo: storia edificante. Exemplum similitudine. Distintiones: elenco dei significati simbolici
che una parola poteva avere nei sermoni in basi a passi biblici. Non tutti i sermoni allo stesso livello. Anche
predicatori che non hanno formazione e fanno riferimento a repertori comuni. Cfr. exemplum del
domenicano passavanti 1354. Storia di un cavaliere impoverito, parte, il castaldo va nel bosco, negromante
può dargli soldi se rinnega dio e la vergine Maria. Non rinnega Maria. Si rifugia in una cappella, alla vergine
chiede di essere perdonato, la madonna si anima e convince Gesù bambino di perdonarlo. Un altro uomo lo
vede lo dà in sposa alla figlia. Ma questo miracolo compare in altre ricorrenze, miracolo della vergine, in
grado di ottenere il perdono anche dei peccati peggiori. Nel bosco compare un diavolo: esempio di
sovrannaturale negativo. Tuttavia, lo scopo dell’apparizione del diavolo non serve a mettere paura, ma
pone il cavaliere davanti a una scelta: rinnegare o tornare a vita cristiana. Lontano dalla città le persone
sono nelle condizioni di compiere scelte dettate dalla coscienza e non da pressioni sociali. Questo elemento
torna anche in altre storie in cui manca l’elemento pauroso.

In Francesco da Pisa, protagonista filosofo Socrate. Trova denari, deve scegliere se impossessarsene o
meno. Decide di lasciarli e optare per vita senza peso, moralmente superiore. Ci sono versioni di questa
storia in cui il protagonista opta per il male e se ne vedono le conseguenze.

Tema pentirsi dei peccati: il bosco può essere un luogo dove prendere coscienza della necessità di pentirsi.
Ruolo della foresta: trasforma profondamente quelli che la attraversano: salvezza o dannazione. Ma la
paura non è un elemento sempre ricorrente. Si può paragonare la foresta medievale al deserto dei padri
tardo-antichi? Alcuni aspetti, ma non del tutto appropriata: eremiti che passano 20 30 anni isolati e gli
emissari li trovano santi in fin di vita. Contatto rado con il genere umano, perdono vestiti. La foresta nel
medioevo è un ambiente frequentato, non del tutto isolato, anche se meno popolato della città. Spesso si
trovavano tra un centro abitato e l’altro. Lo sguardo dei religiosi sulla foresta era allegorizzante e
metaforizzato ma anche esempi concreti. Riferimenti ai carbonai: trasformare legno in carbone vegetale,
mandriani, taglialegna…

John of Hovenden exemplum: scudiero perde un sacchetto di denaro, il carbonaio trova. Eremita chiede a
dio perché. Gli eremiti si trovavano nei boschi. Angelo: soprannaturale positivo. Fenomeno letterario:
“l’exemplum di chiunque” non figure famose, ma indefinite: il carbonaio, il cavaliere. Una vicenda che
poteva interessare chiunque perché poteva capitare a chiunque.

Tommaso da Pavia. Silva: congregazione di malvagi o congregazione di buoni. È meno produttiva dei coltivi,
improduttività del peccato ma allo stesso tempo prodotti pregiati, legni, meriti degli eletti.

Giovanni da San Giminiano. Alberi nelle foreste: laici. Quelli negli orti: chierici. Vengono in aiuto gli uni agli
altri se piantati vicini. Laici risorse economiche per far sopravvivere religiosi, religiosi pregano per salvare
anima. Complementarità. Può riflettere anche tecniche reali: piante selvatiche come tutori alle domestiche,
ma anche come bordi dei confini.

Soprattutto francescani e domenicani: sguardo urbano sulle foreste, ordini mendicanti. Giordano da Pisa
domenicano. Foresta meno adatta alla vita dell’uomo che la città. Ordini contemplativi: foresta luogo più
adatto a vita contemplativa, attuare la redenzione, cistercensi: storie di persone che nella foresta si
convertono e rimangono per raggiungere la beatitudine. Per ordini predicatori diverso.

Stefani de Borbone 2 frati trovano uno schiavo dei demoni. Spiritualità legata a vita urbana. Non a foreste,
demonio. Ciò ci fa capire che la coscienza ecologica dipende molto da ambienti religiosi, i repertori erano
plasmati dai vari ordini. La foresta non è un luogo di paura, ma di introspezione soprattutto negli exempla
narrativi. Negli exempla similitudini: ambiente complementare, ruolo laici e chierici.

Manca la 21 (4 novembre)
08 11 21 Lezione 22

Castello di Miranduolo: gli archeologi di Siena fanno una campagna. Rilevano insediamento su un periodo
di quasi mezzo millennio: nasce in età longobarda, diventa un castello nel XIII/XIV secolo. A Miranduolo
scavati granai: depositi di vettovaglie realizzati fra ottavo e nono secolo: tarda età longobarda o prima età
carolingia. Analizzati focolari, tutte le piante trovate (o con analisi di pollini o semi – dove venivano
conservati o nelle latrine). In sintesi: impressione complessiva dei resti vegetali – stabilità della risorsa
legno. Assenza di fasi di abbandono degli spazi agricoli: desunta dai tipi di alberi presenti.
Presenza/assenza di pollini permette di fare considerazioni più ampie sulla storia della copertura vegetale di
una zona. Per esempio, ginepro ginestra colonizzano territori abbandonati. Miranduolo abitata, campi
sfruttati con continuità. Vedi castagno: risorsa fondamentale, sia come albero sia per i frutti, castagne,
farina…

Gli archeologi rilevano presenza continuativa della pianta (è tra le piante produttive dell’editto di Rotari).
[Le risorse di viveri potevano essere conservate in due modi. Palafitte: muro, separare dal terreno, evitare
accesso ai roditori. Conservare sottoterra: silos, ricoperti di materiale isolante o interrati nelle giare. Così si
garantiva temperatura più costante. Questo tipo di conservazione, a prova di parassiti, prodotto riparato da
sbalzi termici, ma ha due problemi: 1) una volta aperto il prodotto andava consumata. 2) Se il sigillo non
ben fatto si sviluppano muffe e si perde tutto.] A Siena trovano castagne, ghiande, piante alimentari minori,
fieno, una gamma di prodotti vasti che conferma notizie fonti scritte su alberi produttivi.

Alberi e boschi nella coltivazione privata. Atto. Permuta: san Salvatore di Brescia e chierico Andrea.
Permuta = scambio di beni: formula contrattuale molto diffusa presso i grandi enti ecclesiastici per due
motivi. È una forma di acquisizione di terre che serve a razionalizzare. Gli enti ecclesiastici vivevano di
donazioni. Spesso queste non rispondevano a un disegno. Es. un fedele dona casa e vigna in 2 villaggi
diversi. Si cercava di compattare le terre, eliminare quelle lontane e acquisire vicine. O acquisire terre
compatte in una località.

Gli enti ecclesiastici non possono vendere, patrimonio inalienabile. Patrimonio donato alla chiesa, al santo,
ai poveri non alle istituzioni. Si poteva vendere solo se c’era la garanzia di reinvestire, il patrimonio non
veniva intaccato: permuta buona soluzione. Anche i laici potevano avere la stessa esigenza: vedi eredità.

due case massaricie. Terre, silva. Case, edifici etc.… diritti di ingresso. Non descrizione specifica, menzioni
generiche. Cedui: silve utilizzate e tagliate. Le parti della selva che gli spettano a Ligana: boschi in parte
privatizzati. Per delimitare segni sugli alberi teclature. Misure dei singoli territori. Ci illustra molto bene
importanze diverse alberi. L’ulivo, per esempio, è così importante da venir contato: 63 qui, 5 là. Cfr. ulivo
sul lago e a ridosso del centro abitato, per essere curato.

Documento: panoramica alberi longobardi. 772 Adelchi e Desiderio donano a San Salvatore di Brescia alla
badessa Anselperga (parente, monastero reale). Donano territori siti a Reggio Emilia.

Vengono descritti i confini come se li stesse percorrendo: si segue tutto il confine. Ma se si devono definire
bene i confini in una lite si può seguire l’uomo in una passeggiata.

Guadelmanno. (cfr Paolo Camarosano lamenta documenti longobardi pieni di nomi di ufficiali, ma
impossibile attribuire una mansione). Il guadelmanno dovrebbe essere un guardaboschi. Cfr. esistenza di
gualdi, boschi detenuti da autorità pubbliche. Manno: uomo. Guardaboschi. La grande parte dei punti di
riferimento individuati per tracciare i confini sono alberi. Il Guadelmanno percorre i confini segnandosi gli
alberi e ci conduce in questa pianura. Tutto sommato pianura emiliana non è cambiata moltissimo. Il cuore
dei beni di santa giulia in Emilia è la corte di Migliarina, edifici centrali chiusi da un muro. Si va fino a un
oppio al confine con Leno. La teclatura: l’abbiamo trovata nelle leggi, ora la vediamo applicata W. L’oppio:
albero caratteristico della pianura padana. Roncola: lama per tagliare alberi o vegetazione bassa. roncare:
disboscare mettere a coltura. Ronchi: territori messi a coltura, già dall’VIII secolo crescita demografica che
esploderà nel mille. Quercia teclata, quercia bruciata, quercia bucata. Strada che viene dalle aie. Strada con
filare di alberi (gli alberi hanno funzione di consolidamento del terreno). Poi un prato, un bastone, un pero
(primo albero da frutto). Una quercia nel frascheto: spazi destinati a frascheto, alberi servono a raccolta di
legna minuta, ma soprattutto frasche per nutrire bestiame di inverno e imbottire.

Nel mondo carolingio. Continuità e mutamenti nel rapporto uomini/alberi. Eginardo: generazione
successiva a Paolo diacono. Agli inizi dell’IX diventa segretario privato, assistente cancelliere di Carlo
Magno. Alla morte del sovrano scrive la VITA KAROLI. Molto letterario, ha in mente agiografie, Svetonio,
biografie classiche, ma c’è anche la sua vera frequentazione di Carlo Magno. Non è facilissimo capire dove
stia rappresentando la realtà e dove luogo comune. Pochissime date. Accorpa gruppi di argomenti… un
testo complesso. Colpisce che la menzione di boschi sia rara. Contesto quasi sempre negativo. Si parla del
fatto che Carlo Magno era un cacciatore, ma queste cacce non hanno un ambiente. Paolo diacono disegna
presenza costante del bosco, re longobardi in quale bosco. E. non lo fa: C.M. va a cacciare le prede, ma non
si parla mai dei boschi. Solo tre menzioni di selve. Sassoni feroci, dediti culti demoni, vivono in selve e
montagne… spedizione in Spagna Roncisvalle. Perfidia dei baschi, agguato per oscurità di selve fittissime.
Selva luogo dell’agguato. Dove si nasconde il rapinatore. Connessa a presenza di popolazioni ostili. Sassoni
baschi. Eginardo connota i sassoni come germani che non confinano. In realtà seminomadi, coltivavano
poco. Il brano sui sassoni molto ideologicamente connotato: gli archeologici dicono dalle ricerche nelle
necropoli che la vita materiale di franchi e sassoni erano molto simili. Quando i Sassoni si arrendono
fusione rapidissima tra le 2 aristocrazie.

In questo contesto ideologizzato la selva ha valore negativo ricondotto a barbari fuori dall’impero. Se uno si
limita a una fonte può sembrare che i franchi abbiano diverso rapporto con la selva. Qui in realtà Eginardo
(lettore opere latine) ripropone visione negativa della selva dei romani, censura quando C.M. frequenta le
selve, connota i nemici.

Annali del regno dei franchi: compilazione di elementi storici. Prodotto semiufficiale, ambiente vicinissimo
alla corte carolingio. Secondo alcuni sorella badessa promuove annali. Riflette di solito punto di vista corte
carolingia. Siamo nella prima fase della campagna contro i sassoni, quando Carlo cerca conversione forzata.
Siamo nel 772.

1) importanza culto germanico dell’albero. Mitologia germanica. Albero al centro di un luogo di culto
2) cfr. san martino che deve abbattere albero perché è demoniaco. Anche se non sono sacri potenze.
Serve un miracolo per cancellare. Si deve distruggere del tutto: se lasci il ceppo rischio che l’albero
rinasca e sopravviva alla distruzione.

Centralità economica, sociale, pubblica del bosco. Ai franchi dobbiamo una parola: foresta. Foresta: re
franchi avevano aree foreste. Da foris. Destinate a esclusivo uso regio, che è la caccia. Mentre il gazio è una
risorsa economica. La foresta è una risorsa simbolica, destinata alla caccia reale, nobilitante.

744 Childerigo III, re fantoccio, monastero regio costruito nella foresta regia, del fisco regio. La foresta del
re appartiene al re se non la concede.

Pipino re d’Italia, 810 una serie di capitolari: nessuno osi tendere trappole nelle foreste reali. Chiusa al
pubblico, nemmeno piccole prede. Foresta che le opere franche sembrano squalificare, in realtà
caratterizza il re: può entrare nella foresta.

Mancano 2 lezioni 23 del 10nov e 24 dell’11 nov


LEZIONE 23 (10/11)

Nella lezione scorsa avevamo detto che la visione dei boschi nel mondo carolingio sembra essere
leggermente contradditoria. Se noi ci atteniamo ai testi letterari come Eginardo ed alcuni brani Annali del
Regno dei Franchi la visione sembra essere negativa: la foresta come luogo dei popoli barbari, dei popoli
esterni all’impero, di agguati e di insidie e nel caso poi appunto dei sassoni anche luogo demoniaco nel
culto degli alberi, pagano e quindi per un impero che abbiamo detto è ideologicamente cristiano come
quello di Carlo Magno [molto più è un Ecclesia, assemblea di fedeli] manifestazioni di paganesimo sono
vivacemente contrastanti. Abbiamo però anche detto che questa visione è figlia in maniera molto forte di
un modello culturale che vediamo soprattutto in Eginardo, il modello classico, che Eginardo (sappiamo
anche da altre citazioni presenti nella sua opera) conosceva benissimo, influisce sulla sua interpretazione la
vecchia classica interpretazione romana della selva come luogo della barbarie e alla civiltà imperiale

Carlo Magno, gli stessi re Franchi danno invece una grandissima importanza alla foresta: economica,
sociale e simbolica; una parte importante della regalità prima merovingia e poi carolingia è il poter disporre
di foreste cioè spazi riservati all’usufrutto del re e dei suoi protetti come ad esempio questo Monastero di
Malmondì e destinati sfruttamento simbolico (non economico) quindi alla caccia, praticata per diletto era
estremamente qualificante del potere. Sottolineiamo che spesso gli stessi campi di Marte [ riunioni annuali
che si svolgevano fra Carlo Magno e i suoi nobili, che menziona l’Annale dei Franchi prima tiene un sinodo
cioè una riunione col Clero e con i grandi del regno prima di andare in Sassonia e queste riunioni annuali
erano quelle durante le quali venivano poi redatti i capitolari e tutto] spesso si svolgevano simbolicamente
sotto la protezione di un albero. questa idea dell’albero regio che protegge l’azione del re e ispira anche
beneficamente l’azione del re la ritroviamo anche in Carlo Magno. (Cfr. la quercia sotto la quale Luigi IX
amministra la giustizia ha probabilmente un precedente nella quercia o più spesso nel tiglio sotto il quale si
svolgevano queste assemblee carolingie.) Perché il tiglio? Perché il tiglio è un albero particolarmente bello:
ha le fronde particolarmente vivaci e lucenti, e quindi il tiglio è uno degli alberi simbolicamente carichi di
significato e quindi viene utilizzato per queste cose: per le assemblee pubbliche e anche a questi livelli
imperiali.

Al di là del valore simbolico: il bosco, gli alberi e la foresta hanno un’importanza fondamentale nella vita
economica e sono quindi oggetto di tutta una serie di provvedimenti e di interventi documentari per così
dire e ne devono garantire la redditività ed in particolare se nelle leggi Longobarde noi abbiamo una
regolamentazione dell’uso bosco passiva, cioè il re dice cosa non si deve fare nei boschi o cosa si può fare
nei boschi ma non cosa di deve fare dei boschi. Per ora invece l’impero carolingio in realtà ancora regno
perché questo è un testo della fine del VIII secolo prima che Carlo Magno quindi venisse incoronato
imperatore ma quando già dominava sostanzialmente due dei territori molto più vasti del regno dei Franchi
insomma ed anche dell’Italia la marca Ispanica anche se non era del tutto pacificata la Sassonia Carlo
Magno emana questo testo che per chi studia l’agricoltura, l’ambiente più in generale i rapporti sociali
nell’epoca Carolingia è fondamentale, cioè il capitulare de villis. è un capitolare quindi una legge un
regolamento in questo caso articolato in capitoli che serve a regolare appunto organizzare la gestione di
questo enorme patrimonio regio che è la base del funzionamento dell’impero che funziona senza tasse
tramite le ricchezze procurate dalle terre del demanio regio quindi si prevede un’organizzazione
fondamentalmente coerente di questo demanio che deve basarsi sulle curtes o ville da qui il titolo di
capitolare delle ville a parte a conduzione diretta, una parte affittata e la nomina di appositi ufficiali judice
ad majores che appunto sono gli amministratori delegati dal re alla gestione delle ville. 1) prevede un uso
molto intenso dello scritto, la mancanza di tasse non ci deve far pensare ad un impero primitivo aveva
un’amministrazione funzionante e dettagliata, abbiamo visto nel caso dei missi dominici delle
corrispondenze, i majores sono per esempio tenuti tutti gli anni a presentare un rapporto scritto sulla
produzione, investimenti, conservazione, parti del raccolto versate alla corte, parti accumulate e via così,
quindi a render conto dettagliatamente e venivano anche invitati a produrre degli inventari delle terre e
degli uomini che lavoravano nelle singole curtes. 2) questo ordinamento vale anche per i grandi
ecclesiastici se vi ricordate la Chiesa nell’Impero carolingio è una parte dell’amministrazione dello stato le
grandi abbazie e gli abati delle più grandi abazie delle così dette abazie regie ed i vescovi sono di nomina
regia, sono nominate da Carlo Magno e dai sui successori, e sono a tutti gli effetti dei funzionari imperiali.
Quindi le terre delle abbazie e dei vescovadi che sono in gran parte ritagliati sul demanio quindi su terra che
appartenevano o al vecchio impero romano ma di cui Carlo Magno a tutti gli effetti è il successore o sono
donazioni fatte dai merovingi o dai carolingi stessi, quindi queste terre devono essere amministrate
esattamente come tutte le terre pubbliche. il capitolare dei villis influenza anche le modalità di conduzione
della grande proprietà agraria ed ecclesiastica. Cosa importante perché mentre dalle fonti amministrative
prodotte dai carolingi, ci sono arrivati invece i documenti amministrativi prodotti dai grandi monasteri e
quindi possiamo farci un’idea di come funzionava tutto ciò. ai boschi è dedicato il capitolo 36 del capitolare
dei villis. Capitolare che si dice “che i nostri boschi e le nostre foreste siano ben sorvegliati, che essi cioè i
majoris, i giudici, gli amministratori delle curtes facciano dissodare i luoghi che devono essere dissodati,
perché essi permettano ai campi di accrescersi a spese del bosco, ma dove devono esserci boschi non
consentano che questi vengano abbattuti o danneggiati, che essi veglino sulla cacciagione delle nostre
foreste e tengano per nostro uso astori e sparvieri, e che essi esigano diligentemente i nostri censi per questi
beni e se i nostri funzionari, i nostri majores, o i loro uomini, spingono per ingrassarli, i loro porci nei nostri
boschi, essi siano i primi a versare la decima per dare il buono esempio affinchè dopo gli altri uomini la
paghino per intero”. 1) potete dissodare ma state attenti a non dissodare, ”i nostri boschi e le nostre
foreste siano ben sorvegliati” notate il dualismo - i boschi e le foreste - quindi gli ufficiali regi devono
sorvegliare le foreste perché sono del re, l’uso è esclusivamente suo o delle persone a cui il re
esplicitamente lo concede. Le foreste hanno un regime del tutto particolare e sono distinte dei boschi che
sono aperte all’usufrutto pubblico a patto però che si paghi un canone, come si capisce infondo al
documento. Tutti questi boschi vanno sorvegliati, quelli che sorgono sulle terre del demanio, il bosco è una
risorsa non è un luogo abbondonato non sono quelle silve piene di insidie che ci descrive Eginardo: deve
essere guardato e sorvegliato affinché lo sfruttamento sia equilibrato. essi facciano dissodare i luoghi che
devono essere dissodati ma non permettano ai campi di accrescersi a spese dei boschi dove devono
esserci boschi, non consentano che questi vengano abbattuti e danneggiati. Quindi un duplici regime, VIII
secolo è un secolo di espansione economica, demografica e quindi anche di espansione agraria, si dissoda
nell’Italia settentrionale e si dissoda anche nel regno franco a cavallo tra Francia e Germania ma attenzione
dice Carlo Magno questi dissodamenti non devono essere un processo indiscriminato. I luoghi che devono
essere dissodati cioè quelli meno produttivi, magari anche di bosco, magari il bosco più degradato, il bosco
non fruttifero, piccole parcelle di bosco isolate, ma dove devono esserci boschi, quindi boschi belli, i boschi
redditizi, i boschi che producono non consentano che essi vengano abbattuti e danneggiati. una legislazione
a tutela del bosco. Questo ci fa riflettere su più piani: 1) esiste un’idea diffusa e generalizzata dell’Alto
Medioevo come del regno del bosco un’epoca in cui la contrazione demografica e una certa perdita di
vitalità economica avrebbero ricoperto l’Europa occidentale di foreste. Ora che nell’Alto Medioevo le
foreste si siano estese rispetto all’epoca romana e poi rispetto all’epoca post grandi dissodamenti questo è
indubitabile. Ma questa idea che a questo punto ci fosse come dire una sovra abbondanza di foreste non
coincide tanto con le testimonianze che ci dà la documentazione. Per l’appunto la documentazione ci dice
no, le foreste vengono tutelate per evitare un uso indiscriminato. Quindi evidentemente comunque anche
nell’Alto Medioevo le foreste non vengono considerate così un bene a perdere, un bene di cui c’è una tale
abbondanza che lo si può gestire senza cura, senza progettualità. Dove devono esserci boschi, questi non
devono essere abbattuti o danneggiati. Esiste già nell’VIII / IX secolo una politica di protezione della
foresta e del bosco deve essere comunque garantito e regolato. 2) non è spirito ecologico quello che
troviamo spesso qui, ma interesse economico. Appunto il bosco è una risorse e di conseguenza appunto
attentare questa risorsa per allargare i campi diminuisce tutta una serie di risorse. nell’alto medioevo
probabilmente si usava molto più legno di quello che si usava nel basso medioevo; e questo rendeva il tema
della foresta ancora più importante, perché se io per esempio costruisco in legno i grandi edifici, quelli che
prima i romani costruivano in mattoni e marmo, quindi ho bisogno di tanto legno, soprattutto legno di alta
qualità, quindi per esempio ho bisogno di alberi vecchi, perché sono belli alti e belli robusti, non posso
usare i pioppeti di due anni che hanno 15cm di diametro per costruire una casa; quindi questa tutela del
bosco e probabilmente collegata ad un usufrutto del bosco molto più intenso, un valore economico del
legno che è molto più fondamentale e ha molti più usi di quelli (che comunque sono tantissimi) di quello dei
secoli successivi. una tutela economica razionalmente espressa, rispetto ad una risorsa che probabilmente
non è almeno nei suoi aspetti più ricchi, gli alberi più anziani più ricchi e più utilizzabili, cosi sovrabbondante
come ogni tanto si immagina.

Dopo di che ci dice gli altri usi della foresta; i quali sono la caccia, qui si vede questa dimensione nobile della
caccia regia, le foreste sono esclusivamente del re; i funzionari quando arriva il re da quelle parti devono
fargli trovare pronto per la caccia, e in questo caso è la caccia con il falcone (astori/ sparvieri sono rapaci),
con uso di questi rapaci addestrati che poi catturano per il loro addestratore o altri uccelli o prede terrestri;
un tipo do caccia molto aristocratica e che richiedeva un sacco di tempo per addestrare un uccello da
preda. Questo ci spiega anche il perché le leggi longobarde tutelassero i nidi degli sparvieri, perché appunto
hanno un valore economico, perché gli aristocratici gli usano per la caccia. Non parla invece della caccia
quotidiana, che al re non interessa, e un’altra cosa a cui servono gli i boschi è l’allevamento; qui si parla
esplicitamente dell’allevamento soprattutto quelli dei maiali che andavano a mangiare nei boschi, perché
sono onnivori e quindi possono mangiare un po' tutto quello che si trova nel bosco, dai frutti caduti dagli
alberi alle piantine, ai polloni degli alberi, possono mangiare anche piccole prede anche vive che riesco ad
acchiappare, i maiali sono robusti, quelli medioevali non erano esattamente come i nostri, erano più scuri,
pelosi spesso, simili ai cinghiali però senza zanne che non ai nostri maiali d’allevamento e molto più agili, si
movevano senza problemi nei boschi; dove ovviamente portare altri animali come mucche o le più delicate
come le pecore non sarebbe stato possibile. eventualmente delle capre, però ha un valore economico
molto inferiore rispetto al maiale e nei boschi del demanio si paga al re, la decima, quindi si pagava una
quota del bestiame per avere l’usufrutto del bosco; c’è una menzione positiva dell’uso bosco, è una risorsa
da preservare, completamente il contrario di quello che abbiamo visto nel approccio letterario. Una serie
di norme abbastanza dettagliate date ai funzionari perché valorizzino al massimo i boschi Regi;

Un’altra tipologia di documento molto interessante e molto utile per chi studia la storia dell’età carolingia,
i cosiddetti “polittici”, la legislazione carolingia prevedeva che le curtes, i funzionari addetti ad esse,
redigessero degli inventari dei beni della curtes, dei frutti, le entrate e delle uscite; e questo lo dovevano
fare anche quei tipi particolari di funzionari che erano gli “abati” e i “vescovi”; e siccome gli archivi
ecclesiastici sono quelli meglio conservati. sono principalmente gli archivi ecclesiastici che ci hanno
conservati questi documenti; ogni abate/vescovo magari dava dei criteri diversi di redazione, per cui il
livello di precisione che può essere diverso da un documento all’altro, in un inventario magari si contavano
anche le dimensioni delle famiglie, in un’altra ci si limitava a dire c’è il tizio con la sua famiglia in altre si
precisavano i componenti della famiglia; però nel insieme questi documenti che si sono conservati sia per la
Francia che per la Germania che per l’Italia, sono estremamente interessanti in quanto ci danno una
versione completa e ci permettono un po' di guardare con gli occhi dell’amministratore i patrimoni di questi
monasteri. Cosa vuol dire con occhi dell’amministratore? Che noi attraverso questi elenchi non soltanto
abbiamo un sacco di informazioni di terreni, ma abbiamo un sacco di informazioni sulla mentalità e la
formazione di che redige gli inventari. riusciamo a capire cosa era importante e cosa non era importante
agli occhi del redattore dell’inventario su cosa ci si sofferma, su cosa si va veloci come i redattori di questi
inventari interpretavano per esempio lo spazio, come quantificavano le cose sono delle chiavi
interpretative molto belle non soltanto appunto per il dato grezzo che ci danno ma per come questi dati
vengo raccolti e come questi dati vengono esposti. Esempio. [c’era l’interno di un abbazia francese, un
registro dove le località venivano elencate in base al percorso di viaggio fatto dall’abbate ed al suo team di
scrivani ed aveva elencato le località man mano che le toccava e siccome non voleva saltarne nemmeno
una e non voleva nemmeno rifare due volte la stessa strada perché era un uomo razionale è andato a
spirale: quindi è partito dall’abbazia, ha fatto quelle più vicine all’abbazia, poi si è allargato, ha fatto quelle
un po' più lontane, poi si è allargato ha fatto ancora quelle un po' più lontane poi c’era un fiume quindi ha
navigato sul fiume che era più comodo e si è spostato, poi è ripartito a spirale lungo il fiume. E quindi aver
intuito che lì c’era il viaggio dell’abate ha permesso di capire un sacco di cose, anche proprio sulla logica che
è estremamente logica che aveva presieduto la scelta di questo andamento a spirale che apparentemente
non ha senso, ma ha senso se ci mettiamo noi nei panni di un abate che dovendosi spostare a piedi o a
dorso di un mulo non aveva voglia di fare località ritorno, località ritorno ma voleva in un unico giro togliersi
tutto il dovere.]
Ecco fra i polittici che sono appunto documenti estremamente interessanti il più famoso è il cosidetto
polittico di Irminone. Che è l’abate di questa Abbazia di Saint Germain de Près, era una abbazia suburbana,
Aveva una quantità sterminata di beni, la gran parte nell’Ile de France quindi nella zona di Parigi fra la
Senna e la Loira ma poi li aveva sparsi un po' dappertutto dai Pirenei alla Germania Occidentale quindi
questo inventario colossale è una fonte straordinaria per conoscere l’agricoltura Alto Medioevale. Qui ho
preso un piccolo estratto in cui descrive questi beni di Palaiseau che è una località non troppo lontana da
Parigi e appunto Irminone è l’abate, siamo agli inizi del IX secolo, promuove la redazione di questi inventari
e ci dice “L’abazia possiede a Palaiseau un manso dominico con l’abitazione ed altri immobili in numero
sufficiente. Essa vi possiede 6 culturae di terra arabile, estese 287 bonniers dove possono essere seminati
1300 moggi di frumento; e 127 arpenti di vigna dove possono essere raccolti 800 moggi di vino. Essa
possiede 100 arpenti di prato, su cui possono raccogliersi 150 carri di fieno. Essa possiede nella località un
bosco stimato una lega di circonfernza, dove si possono ingrassare 50 porci. Essa vi possiede 3 mulini. Ne
ricava un censo di 154 moggi di grano. Essa possiede un’altra chiesa a Gif, che tiene il prete Warodo. Ne
dipendono 7 “ospiti”. Ed essa possiede, tra il prete e i suoi ospiti, 6 bonniers e mezzo di arativo, 5 arpenti di
vigna, 5 arpenti di prato, 1 bonnier di giovane bosco (silva novella). Questo è l’estratto dell’inventario che è
dettagliatissimo, l’inventario di Irminone è uno di quelli molto belli perché per esempio dà la descrizione,
l’elenco dettagliato di tutti i massari con le loro famiglie e quindi è una miniera di informazioni sulla
struttura della famiglia che è molto moderna, la famiglia contadina è famiglia coniugale genitori e figli, di
solito non questi grandi clan allargati che invece, se vi ricordate caratterizzavano ancora la aristocrazia. Si
vede proprio un duplice regime familiare quello dei nobili è una cosa, quello dei contadini è un’altra, si può
fare certo una qualsiasi cosa l‘onomastica abbiamo nomi di centinaia e centinaia di contadini di età
carolingia, quindi si può capire come si chiamavano il loro rapporto con la tradizione biblica piuttosto che
con gli elementi naturali; metà si chiamano wolf tanto per intenderci, lupo, ed anche questo è interessante
chiamarsi lupo vuol dire avere una concezione positiva del lupo della fiera e quindi del bosco. Non è il lupo
cattivo è il lupo forte. Torniamo al nostro documento, questo tanto per dirvi quanto si può trarre da questi
documenti. Qui ho appunto ho un po’ sforbiciato per concentrarmi proprio sulla descrizione dei beni. Che
cosa ha di interessante che come vedete l’andamento della descrizione è duplice cioè che cosa interessa al
nostro Irminone da un lato la quantità dei beni ma dall’altro la redditività dei beni, quindi 287 bonniers
adesso non ho idea di quanto corrispondono esattamente ma possiamo dire a decine di ettari di terra dove
possono essere seminati 1300 moggi di frumento; 127 arpenti di vigna che ci danno 800 moggi di vino, 100
arpenti di prato, che ci danno 150 carri di fieno quindi di tutto viene data la dimensione ma quello che
conta davvero è il frutto. (quanto rende la vigna e quanto rende un prato è abbastanza costante a meno
che non vi siano disastri quanto rende il frumento dipende tantissimo dall’annata: secca, umida, giusta etc
quindi il frumento poteva rendere da 3 a 5 volte il seminato.) Non lo si poteva sapere prima quindi le cose
del frumento dice quanto si semina non quanto si raccoglie mentre nel caso della vigna e del prato dice
quanto si raccoglie. E dopo le terre coltivate arriviamo al bosco, e allora il bosco lo da più o meno nella
stessa maniera cioè le dimensioni una lega di circonferenza qualche chilometro è un bosco relativamente
grosso e la redditività, la redditività è misurata in maiali. Probabilmente era difficile quantificare quanti carri
di legna e ne poteva trarre o quanti conigli e lepri si potevano prendere e quindi viene dato come un posto
dove si possono portare ad allevare 50 porci. Il nesso con il capitulare de Villis che parla appunto di
ingrassare i porci secondo me è nettissimo quello è l’unità di misura del bosco perché si paga per
ingrassare i porci e poi ci da la redditività. Stessa cosa nei mulini è quanto poi ne ricava. Pertanto il bosco
viene trattato più o meno come tutte le altre superfici: il bosco è tot e rende tot, non c’è un particolare
distinzione se non per questa cosa che non danno effettivamente la superficie del bosco ma la
circonferenza, usando una traduzione possiamo dire il circuito non è che era perfettamente circolare:
girandoci attorno si percorre una lega. Questa annotazione secondo me è interessante per due motivi un
po' probabilmente la difficoltà di misurare perfettamente la superficie di un bosco, per un motivo banale: i
campi si misuravano, con strumenti ottici ci si metteva ad un angolo del campo con questi tai graduati di
origini romana e si misura ad occhio quanto era distante l’altro angolo del campo. In un posto pieno di
alberi questi strumenti non possono essere utilizzati e percorrere tutto il bosco misurandolo era troppo
faticoso quindi si dava un altro tipo di misurazione che è quella della circonferenza. Ma l’altra cosa
interessante è che quindi questo bosco è isolato. Se ci dice quanto è lungo girarci attorno, vuol dire che
questa è una macchia di bosco, quindi ancora qui non immaginiamoci queste isola di coltivi in una marea di
boschi intervallati da buchi coltivati, che è un po' l’immagini che c’è in po' per chi ama il fumetto, come i
villaggi di Asterix, ma piuttosto il contrario, in queste zone centrali dobbiamo pensare a superfici coltivate,
intervallate da macchie di bosco. L’ultima annotazione, questo pezzettino finale di Gif, che è un altro
paesino che è lì vicino, per il giovane bosco, la silva novella. Quindi non soltanto difesa del bosco ma
allevamento del bosco. Se serviva legname, si impiantavano boschi nuovi e quindi esistono anche le silve
novelle, i boschi giovani, che sono frutto dell’azione dell’uomo. Quindi tutt’altro ancora una volta rispetto a
questa immagine di contrapposizione silva, selva male, coltivato bene, la selva già nel IX secolo e poi lo
vedremo ancora di più per i secoli successivi, la selva è coltivata, allevata.
questa è la descrizione del dominico, la descrizione delle terre gestite direttamente dalla curtis, con questa
nozione siamo ospiti non servi ovviamente. Poi si passa al massaricio e cosa ci dice del massaricio, questo è
uno dei mansi: “Walafredo, colono e capo famiglia, la moglie, colona, chiamata Eudimia, uomini di San
Germano, hanno in casa due bambini, di nome Walahildo e Leutgardo. Egli tiene 2 mansi ingenuili, costituiti
da 7 bonniers di terra arabile, 6 arpenti di vigna, 4 arpenti di prato. Egli paga per ogni manso 1 bue, un altro
anno 1 porco; 4 denari per il diritto d’uso del bosco (in lignericia), 2 moggi di vino per il diritto di pascolo…
corvées (corvados), lavori con il carro (carroperas), opere manuali (manoperas), taglio di legna secondo
quanto gli viene comandato; 3 polli; 15 uova…. L’abbazia possiede a Paliseau 108 mansi ingenuili (mansi
liberi gestiti da contadini liberi, perché poi c’erano la possibilità di spostare dei servi sui mansi e questi
erano cosìdetti mansi servili,) che corrispondono ogni anno al momento dell’esercito 6 carri (carra), perché il
primo compito della rete delle curtes come abbiamo detto è alimentare lo stato e una delle cose che serve
allo stato è l’esercito quindi fornisce all’esercito 6 carri di rifornimenti; lo stato ogni tre anni 108 porci, ogni
due anni 108 pecore con gli agnelli, 240 moggi di vino per il diritto di pascolo, 35 soldi per il diritto d’uso del
bosco, 350 polli, 1750 uova, 9 soldi di testatico (de capatico). Allora che cosa ci dice questo documento
alcune cose interessanti perché come vedete il bosco è solo collettivo. questi mansi non includono spazi di
bosco. Il manso di Walafredo è ricco perché tiene 2 mansi, e quindi è un colono ricco può pagare un affitto
consistente perchè 1 bue ogni 2 anni è tanto, quindi è un contadino relativamente agiato, ma questi 2
mansi ingenuili sono fatti da terra arabile, vigna e prato, non c’è il bosco. Quindi il bosco, almeno nella
concezione di Saint Germain des Près, è nelle mani del proprietario o dello stato, per cui per l’usufrutto del
bosco deve pagare un canone: 4 denari per il diritto dell’uso del bosco che poi in latino è in lignericia quindi
molto esplicitamente nella raccolta della legna. Quindi raccogliere la legna probabilmente c’era una quota
prefissata: 1 carro, mezzo carro, non si sa, porta al pagamento di un censo e specularmente questi boschi
sono lavorati durante le corvées, perché se vedete tra le corvées che deve prestare (corvées= servizi di
lavoro gratuiti) taglio di legna secondo quanto gli viene comandato. Quindi si mette ben in luce il ruolo del
bosco come risorsa nelle mani del proprietario della curtis, che poi questo proprietario sia una chiesa, un
privato o appunto il re. Un bosco nel quale appunto i privati devono pagare per ricorrere al bosco e
devono prestare prestazioni. Fra l’altro alla fine l’entità del pagamento non è male perché appunto nella
summa, nella sintesi finale, 35 soldi per il diritto d’uso del bosco, notate che è l’unica sostanzialmente
risorsa monetaria perché poi ci sono 9 soldi di testatico. Quindi vuol dire che i 4/5 del denaro, che non è
tantissimo, insomma però neanche pochissimo, è un po' più di 1 libbra di argento, quasi 2 libbre d’argento,
20 soldi facevano 1 libbra di argento. Tutto il contante, diciamo, viene praticamente tutto dal frutto del
bosco ed anche questo chiarisce perché sia così importante l’uso del bosco. L’ultima annotazione, qui
emerge l’altro uso del bosco. Se vi dicevo che nell’’inventario generale il bosco viene misurato per la sua
capacità di nutrire dei maiali, che sarà importante perché appunto comunque questi allevano maiali, come
Walfredo che deve pagare un maiale ogni 2 anni come canone, però qui il rimando è essenzialmente alla
legna, perché è la legna è ovviamente la risorsa più importante, anche se meno misurabile rispetto al
numero di maiali, e quindi qui si parla espressamente di lignericia come uso del bosco e come opera
manuale al taglio della legna al servizio dei proprietari.
Ci sposiamo ad Annapes, località che adesso non esiste più, è nel nord ovest della Francia, ai confini con il
Belgio. E’ una curtis particolarmente interessante perché questa invece è proprio una curtis regia, non è
una curtis monastica o episcopale ma è direttamente dipendente dal re. Ci è stato conservato l’inventario
della curia di Annapes che è stato proposto come modello. Gli ufficiali regi se dovevano fare un inventario
di una curtis dovevano farlo seguendo il modello dell’inventario che è stato fatto di Annapes e quindi è
stato trascritto in appendice praticamente al capitulato de Villis e quindi è circolato tra la documentazione
pubblica carolingia. Questo inventario è particolarmente interessante appunto perché è eregio. Da un lato,
ci da un altro punto di vista, infatti vedremo che si sono tanti dettagli per dare grande importanza al valore
simbolico, ad esempio al palazzo perché questa è la corte del re e deve distinguersi dalle altre. L’inventario
è dettagliatissimo qui ho sforbiciato ma insomma da veramente informazioni minutissime, sembra essere
una curtis particolarmente ricca perché le corti regie erano oggetto di cure, attenzione e investimenti
particolari e un po’ anche perché l’hanno trovata, in parte è stata scavata archeologicamente e quindi
abbiamo i riscontri archeologici di quello che si dice. Questo inventario a due aspetti particolarmente
interessanti:
1) ci fa vedere l’uso del legno, è così dettagliato che noi possiamo percepire appunto quanto il legno
fosse fondamentale nella gestione di una azienda agraria e probabilmente più estesamente di tutta
l’economia carolingia;
2) in questo grande dettaglio ricadono anche gli alberi, pertanto abbiamo una descrizione dettagliata
anche degli alberi da frutto e possiamo vedere come fossero altrettanto importanti tanto da
meritare una descrizione dettagliata

Noi abbiamo trovato nel fisco di Annapes un palazzo reale costruito in buonissima pietra, tre stanze, la
dimora tutta circondata da una galleria con 11 piccole stanze; al di sotto, una cantina e due portici;
all’interno della corte (curtis), 17 altre abitazioni (casae) di legno, con altrettante stanze e gli altri annessi in
buono stato: una stalla, una cucina, un forno, 2 granai, 3 magazzini.
Una corte munita di forti palizzate, con una porta di pietra sormontata da una galleria. Una corte anch’essa
circondata da una palizzata, ben ordinata e piantata di alberi di diversa specie: peri, meli, nespoli, pesche,
madorli, noci, moroni e meli cotogni. Notiamo pertanto questi due elementi: la pietra ed il legno. Se notate
al legno è affidata la gran parte dell’edificio, ma alla pietra viene riservato un forte valore simbolico; quindi
qui vediamo il legno per le attrezzature di uso di tutti i giorni, alla pietra è delegata la rappresentatività del
fatto che questa è una corte regia; infatti in pietra abbiamo: un palazzo reale (piccolo e non imponente
come quelli della loira); l’altra cosa fatta in pietra è la porta d’ingresso della curtis, la quale è munita di forti
palizzate sormontata da un porta in pietra. Anche in questo caso è evidente che il valore simbolico prevale,
perché la porta non è più forte dei muri che gli stanno intorno, anche la curtis fortificata è simbolica
(essendo regia ha uno status superiore), il re ha il potere militare, darle un aspetto più fortificato la connota
come più forte. Dopo di che la fortificazione vera e propria in legno (palizzata/staccionata), mentre
l’ingresso della curtis è in pietà; il legno quindi per tutte le abitazioni, c’è il palazzo regio ma poi al interno ci
sono 17 altre case (in latino è un edificio modesto), con altrettante stanze, annessi in buono stato, stalla,
cucina, forno, granai, magazzini devono essere tutti in legno (qui non specifica che è in pietra) e poi le
palizzate. Quindi già vediamo che l’uso della legna nell’edilizia è imponente, e poi la piccola corte (che
affianca la principale) che è piantata di alberi di diverse specie; ed ecco qui il secondo protagonista, non
solo il legno morto/tagliato, ma gli alberi che rappresentano una risorsa importante nel quadro di queste
curtes. Utensili (2 bacilli di rame, 2 coppe per bere, una di ferro, una padella ecc.) e utensili di legno a
sufficienza, anche qui possiamo vedere che essendo una curtis regia il metallo è abbastanza raro nel Europa
alto medioevale, essendo una curtis regia c’era una certa dotazione di attrezzi metallici (lavoro più
efficiente); alcuni di essi sono stati ritrovati (alcune falci metalliche, e vanghe metalliche) di età carolingia,
per cui l’inventario è attendibile ma tutto sommato poco. Utensili a legno a sufficienza non vengono
numerati, il legno è di uso più comune e più diffuso, ma soprattutto si capisce che la maggior parte degli
utensili doveva essere in legno; il che per la maggior parte di questi usi poteva funzionare, cioè sono in
ferro le cose che non possono non essere in ferro (falci, scuri ecc.) perché il legno non si taglia, mentre tutto
il resto può benissimo essere il legno (zappa, forcone per fieno)
15/11/21 25
Crescita post anno 1000: lo sviluppo dell’Europa pone sotto pressione i boschi. Obbliga gli uomini a
cambiare. Spesso l’approccio della storiografia è stato figlio della visione romana: disboscamento come
civilizzazione del paesaggio. Figlio di un presupposto coloniale, Europa XVIII secolo. Lo sfruttamento
sistematico delle foreste. Parte dell’opera globale di civilizzazione per cui il bosco, in quanto luogo oscuro
risulta un pericolo e una minaccia. In realtà è stato un cambiamento doloroso. La riduzione sistematica
delle foreste creava pericoli: frane, smottamenti. Ma anche dal punto di vista economico è un danno per le
risorse. Dal punto di vista sociale: accesso alle risorse da parte delle fasce più povere della popolazione
per integrare alimentazione, reddito.

A cosa serviva il bosco? Il disboscamento non è un processo unanimemente condiviso. Si è cercato di


evitare disboscamento selvaggio da parte delle autorità; il disboscamento a un certo punto inizia a toccare
anche alberi da frutto. C’erano città da nutrire, si chiedevano pane e vino, si taglia il castagneto per far
posto a grano e uva. Entra in gioco la richiesta del mercato.

Il bosco non è uno spazio inutile, superfluo da eliminare. Ma è una risorsa. Ne sono consci i proprietari
urbani: vedi petizione canonici della chiesa di cremona secondo cui il vescovo avrebbe usato tutte le
risorse e sarebbe scappato. Guerra contro barbarossa. Vescovo di Cremona probabilmente eletto da uno
degli antipapi fatti eleggere da parte del conclave che segue Barbarossa. 1177 Cremona è tra le città
fondatrici della lega lombarda, cambia schieramento, il vescovo presbitero da Medolago scappa con tesori.
La chiesa di cremona denuncia furti e cattiva gestione del patrimonio (a interesse di amici e parenti e non
chiesa). Mandò in rovina boschi recando danno alla chiesa di Cremona. Si è fatto dare prestiti (impegnare)
dando in garanzia una serie di castelli della chiesa. Poi ha donato o venduto due eccellenti boschi causando
grande danno. Castelli valgono tra 35 e 50 lire. I boschi cento lire. Il bosco è una risorsa, elemento non
dissipabile a cuor leggero.

Alsazia: attività manifatturiere legate a foreste. In particolare, vetrerie (il vetro sabbia a alte temperatura).
In cambio consistente tassa al duca. Il duca crea ricchezza da uso foreste. Ha un corpo poderoso di pattuglie
di forestali, di cui ci sono rimasti i rapporti. Documento: istruzioni. Usi del legno: i forestali devono
sorvegliare come viene usato. 2 tipi di attività: nel bosco e ai margini. Attiravano una serie di attività
artigianali che hanno bisogno di legno. Carbone: ce ne sono 2 tipi, minerale dalle miniere e il carbone di
legna prodotto dall’uomo facendo cuocere a lungo, bassa intensità il legno. Il carbone ha un potere
calorifico molto maggiore del legno, nelle fucine, attività manifatture, vetrerie ne hanno bisogno. Il
carbonaio è una figura che normalmente si incontra nei boschi. (spesso connotazione più negativa nella
letteratura – modifica la materia, ma non lo è dal punto di vista sociale) il carbone utile, prezioso ma
attenta alla salute del bosco. Dalle istruzioni: possono usare solo legna morta, altrimenti pena molto severa.
Lungo foresta attività che usano il legno: carpentieri per edilizia. Carradori: i carri sono di legno. I carri si
logorano molto, devono essere ricambiati nel tempo. Le ruote si logorano. È bene che abitino vicino a fonti
di legno. Secondo vantaggio: il legno che non viene consumato sul posto deve essere trasportato con carri.
Nel medioevo si usava tantissimo il legno per il vasellame: ciotole, bicchiere intagliati nel legno. Spesso
inganna gli archeologi: si dice che la sostituzione del legno con ceramica è segno di miglioramento di
condizioni di vita. In realtà legno funziona tanto bene ed è indistruttibile, è una realtà che non vediamo:
quando la ciotola di legno è logora va nel fuoco. La terracotta quando si rompe va nel pozzo dei rifiuti e gli
archeologi la ritrovano. In realtà il passaggio alla ceramica tra 200 e 300 è anche per aumento del costo del
legno. Poi i taglialegna (ascia 6 denari / roncola pagano i rami). Tutti gli usufruttuari devono pagare una
tassa periodica al duca.

Questa gamma di attività ci viene restituita anche da sentenza 1153 dal console del comune di Milano in
una lite tra arciprete di Velate e comune di Velate. Comune del sacro monte di Varese. Causa tra arciprete
e contadini (che si sono organizzati in comune). Idea di autogoverno e autogestione delle risorse. Gli uomini
che abitano a velate si organizzano in comune, vanno al tribunale cittadino (Varese era parte del distretto di
Milano). Nel corso della lite le 2 parti espongono la causa e le attività del bosco.

Da un lato arciprete e dipendente della chiesa, massari della chiesa e dall’altra parte altri liberi propietari,
vogliono spartirsi questo bosco. Gazzo: gazium regio, un vecchio bosco pubblico longobardo (plurisecolare)
è in pericolo, la spartizione tra i vicini porterebbero a sfruttare il bosco ai limiti: argomentazione
dell’arciprete verrebbe distrutto. Probabilmente gli uomini di Velate volevano dissodare. Effettivamente
dagli archivi scopriamo che successivamente si riempie di ronchi. Arciprete e massari vogliono difendere
bosco così com’è per consuetudini e utilizzi. Raccogliere e tagliare per edilizia (costr, man, rip) raccogliere
legna per il fuoco. Per riscaldare e per cuocere. E poi l’altra attività: allevare bestiame, in particolare maiali.
Non solo dell’arciprete, ma anche dei massari, l’arciprete ottiene parte del ricavo o del maiale. Non si parla
qui curiosamente della raccolta di frutti. Ma gli uomini di Velate evitano che gli abitanti dei paesi vicini
vadano a far legna, allevare. Una parte del bosco era a castagneto. Epilogo: la sentenza dei consoli di
Milano dà ragione all’arciprete. Alla fine, le parti più basse dissodate, la parte più alta no.

Quando la risorsa bosco comincia a scarseggiare diventa sempre più preziosa e oggetto di liti. Poi nel 12
secolo maggior definizione dei soggetti: signori rurali, comuni, spinta alla territorialità. Giurisdizione su un
territorio. E poi si scrive di più. Si moltiplicano le liti.

Raccolte di testimonianze: le parti per aver ragione nei tribunali interrogavano testimoni. Interessanti
perché danno voce ai contadini. Noi siamo abituati a vedere le cose dall’alto. (signori, Dante, predicatori…
c’è sempre forte mediazione) persone che vivono la terra, il bosco. Con tutte le cautele: vogliono
dimostrare qualcosa, c’è la mediazione di chi mette per iscritto. Il notaio volge in latino.

San Pietro di Serle. Ripropone la situazione di Velate. Comune e monastero di Serle rivendicano confini del
bosco contro abitanti del paese adiacente, dura molto nel tempo. Testimonianze ricche.

Ogni tanto compare la grande storia: abbiamo un’idea di come la gente vive dal basso i grandi eventi. Usa
per ricordare una cosa successa. Vedere come grandi eventi venissero assimilati o meno.

Cfr. testimonianza tempo di Ribaldo e Persico consoli di Brescia nel 1145. Testimonianza ci dice da subito
alcune cose: la lite verte su alcuni usi del bosco. Il problema è l’uso degli alberi: fare legna, la raccolta delle
foglie e il taglio. Oggetto: selva di Dravone. Già nel 11245 importanza governo delle città sulle campagne.
Mentre Dodo di Manzaniga era stato sul generale. Erberto parla delle cose che ha fatto lui. È di Nave,
piccolo insieme di case, confine del bosco. Vive ai margini del bosco, raccoglie legna e alleva pecore. È un
massaro di uomo di Serle, vive in una cascina. Raccoglie pali e rami (fondamentali, servono per tutta la vita
agricola, per vigneto)

Timone: asse posto davanti al carro al quale si lega l’animale o gli animali.

Non è di Serle, viene considerato intruso da quelli di Serle, deve pagare qualche denaro di multa. Rinvio
temporale. Se noi prendiamo le cronache delle guerre del Barbarossa: f. bar. Prima di prendere Milano
assedia Brescia e manda la cavalleria a devastare il contado per spingere alla resa. Ma i contadini bresciani
in molti casi prendono le armi e fanno imboscate. Qui forse si ricorda con orgoglio quell’episodio. Nesso
bosco proprietà agricolo anche nelle composizioni delle proprietà fondiarie. Estimi: dare una base certa alle
imposizioni fiscale; invece di forme contrattate, ogni famiglia contratta con le autorità pubbliche. Il
testatico: stessa cifra. Gli estimi vogliono razionalizzare, stimare i possedimenti su registri. In base a ciò
tasse. Non frodare il fisco dichiarando meno. Ripartire in maniera più equa il peso fiscale. Strumento di
controllo.

Borgo di Chieri. Di fatto è un comune autonomo, non obbedisce a Torino e Asti. È una quasi città, solo
perché tecnicamente non è presente un vescovo.
17/11/21 26

I boschi risorsa economica e sociale molto importante. Una serie di mutamenti, economici, culturali, di
potere: fanno sì che vediamo meglio le liti del possesso fondiario. Scritturazione, controllo promosso da
autorità pubblica: vedere più nel dettaglio il ruolo di boschi e campi incolti.

Borghigiani di Chieri nel 1245. Piemonte. Zona ricca dal punto di vista agricolo. Abbastanza ricca d’acque.
Sta cominciando decollo come centro soprattutto manifatturiero, produzione della lana. Estimo che copre
alcuni quartieri. Fatto con molta cura. Molto dettagliato, elenca anche animali, oggetti di arredo.

Nucleo famigliare: giacomo Graziani e il nipote: hanno una serie di proprietà che rappresentano un insieme
organico. Una famiglia tranquilla, che non ha grandissime risorse. Famiglia abbastanza comune, in relazione
al bosco e agli alberi. Scendere un po’ nella vita di una famiglia normale. Non sappiamo se queste terre
descritte le lavorassero loro o le dessero in affitto. Probabilmente le lavorano loro. Grande unione
campagna città. I cittadini coltivano. In mancanza di prove in contrario.

“Giacomo Graziani ha a Tegoleto una proprietà…” nel medioevo ogni località ha una sua unità di misura.
Fino al 1861 in ita… Qui unità di misura: quanta terra si può lavorare in una giornata. Divisa in 100 tavole. 3
giornate 1 ettaro. 2 o 3 ettari: quanto serve a una famiglia per vivere dignitosamente. Ovviamente dipende
da che tipo di terra. Tebaldo ha dei beni fuori, probabilmente ereditati dai genitori. La somma è quasi
quattro ettari.

Il documento è molto dettagliato. 11 giornate e mezza di terra: cosa portano in cantina. 3 moggi di
frumento, uno staio di ceci… pòsca: vino peggiore, fatto al torchio con bucce e vinacce. Credito nel
confronto di comune. Passaggio alla prima persona: è il notaio che sta prendendo nota. Famiglia non
benestante ma dotata di qualche risorsa. Allevano maiali: ce n’è uno ancora da ingrassare, da uccidere in
inverno. Sono in grado di prestare soldi agli altri. Hanno lavorato per il comune che ancora li deve pagare. +
presenza dell’orto: arricchire la dieta.

Tanto bosco privato. Queste zone del Piemonte conoscono uno sviluppo vivacissimo in questo periodo. È
epoca di città nuove. Per avere bosco bisogna possederlo (la parte comune al minimo). Hanno tanto bosco
e ne integrano con affitto. Da un lato sicuramente portarci i maiali. Hanno consistenti proprietà di vigna: più
di mezzo ettaro. A casa vino puro e pusca. La vigna è una coltura che richiede grandi quantità di legname: la
vigna deve essere legata a un tutore. Può essere albero, ma toglie luce e qualità all’uva. Qui si parla di vigna
a filari, legati a pali. Salice: pianta molto flessibile e tenace, utile per le vigne. Usare rami e corteccia per
legare la vigna ai pali senza usare corda. Ottimizzare la produzione. Un insieme di proprietà equilibrate,
bene integrate. In modo da costituire un insieme coerente e produttivo.

Questo duplice rapporto con albero: impiccio a produrre grano, produrre vino qualità, ma ci servono
pali… cfr normativa statuto di Bergamo. Gli statuti, messi per iscritto, sono una fonte interessantissima.
Oltre a norme disposizioni generali spesso rientrano norme molto più puntuali, mirate. (compilazione
statuti: 1 sistema podestarile, mettere insieme norme che regolano la vita cittadina perché il podestà viene
da fuori ed è giudice, deve sapere- all’inizio nella forma del giuramento del podestà. Da qui nascono i primi
veri libri di statuti, commissioni, notai, norme messe per iscritto in codici, libri rilegati. Queste raccolte di
solito organizzate per argomenti. Penale, civile, maleficia, norme urbanistiche, fotografano una situazione.
Potevano essere aggiornate. Ma allo stesso tempo conservate come memorie.

Valgono anche per il contado. I rappresentanti del comune sono antipatie da preoccupazioni pratiche
economiche: che il territorio conservi il suo potenziale produttivo: è la ricchezza della città. La città e la
campagna sono a questa altezza integrate. Leggere l’importanza di determinati elementi. Si vede come
interventi a difesa del bosco diventino sempre più frequente seconda metà del 200/inizi 300: pressione sui
boschi. La legge ci dà immagine di ciò che il legislatore auspica. A volte diverso da quello che capita.
Il comune di Bergamo vuole aumentare produttività: piantando alberi e preservandoli. È una presa di
coscienza da parte della città del valore dell’albero. In particolare, il castagno. Il reggitore di Bergamo
(formula generica: gli statuti devono durare nel tempo, se ogni tanto viene governata da vicari imperiali…)

Il podestà e il vicario cittadino. I consoli dei villaggi. I vicini membri del comune. La norma vuole evitare che
si abbandonino terre potenzialmente produttive. C’è una guerra tra comuni e imperatori, all’interno delle
città guelfi e ghibellini. Anche nel contado i possidenti prendono parte. Quando una parte prevale, gli
sconfitti possono andarsene e lasciare terre incolte. O terre distrutte dalla parte dei vincitori.

Questa strategia parte dall’impianto di alberi domestici. Poi semina. Più semplice piantare alberi che
seminare, arare, mietere. Si piantano alberi e crescono da soli, ma poi gli alberi servono, produrranno. In un
momento di guerra il legname può servire, difese, macchine, armi. Castagno sintetizza le due cose. 12
castagni almeno in ogni comune. Svariati quintali di castagne, ma anche legname foglie e tutto il resto.
Sebbene si dica che la castagna è cibo per poveri: dipende dal contesto. Le città prealpine trattano le
castagne come uno dei materiali più importanti. Piantarli a febbraio/marzo. Soffre il freddo, alle pianticelle
risparmiare l’inverno, affrontare l’inverno successivo. Cultura dell’albero tra gruppi dirigenti cittadini.

Arezzo tutela degli alberi. Ultimi decenni 200 inizio 300: forte pressione demografica pre-peste.
Peggioramento di condizioni metereologiche (legato a eruzioni vulcaniche). Territorio sempre più fragile
per questi fattori e disboscamento. Arezzo zona appenninica, vulnerabile a frane, alluvioni… nello statuto
del 1324 (la norma potrebbe anche essere anteriore) “chiunque possieda…” piantare pioppi e salici lungo i
fiumi. Rafforzare la tenuta idrologica del territorio. Il ruolo degli alberi sulle sponde dei canali, fiumi,
torrenti: diminuire possibilità di esondazioni. Gli alberi piantati anche perché utili, venivano tagliati e
scortecciati. Qui si specifica che lo scopo non è tagliare rami e cortecce: devono essere lasciati stare vanno
piantati e salvaguardati. Non mettere a rischio la salute della pianta. Le multe qui sono ingente. Il comune
di Arezzo considera un reato abba serio. Anche la produzione di cenere. Pena 25 lire, è tantissimo, si
compone un assassinio. Fuori dalla portata di una famiglia normale. Intento comunale cancellare questa
pratica, legata allo sfruttamento industriale del bosco.

Dagli studi emerge che i disboscamenti sono rilevanti sì, ma erano in aree sotto controllo, venivano piantate
altre piante. L’impatto devastante, che comporta taglio indiscriminato del bosco in zone anche
ecologicamente instabili: produzioni manifatturiere (cfr. Alsazia) certi impianti minerali, come le grandi
miniere d’argento della rep. Ceca, servivano fucine, nelle vicinanze di miniere e si nutrivano di boschi
circostanti. Creano centinaia di ettari di terreno brullo. Gli scarti della lavorazione (piombo) rendevano
impossibile la ricrescita di bosco anche quando produzione dismessa. Potevano essere vetrerie. In
Lombardia calce (cuocere calcare a temperature alte). Produzione di carbone, industria tessile. Arezzo
centro importante di produzione laniera, la cenere serve a lavare i panni. Nel lavaggio. Processi chimici
sofisticati e inquinanti.

Cfr cronista: frana, Arno sporco di fango, lavaggio di panni nell’Arno. Tra manifattura tessile e ambiente qui
il comune sceglie l’ambiente, il livello di danneggiamento era tale. È un intervento drastico: possiamo
pensare 2 ipotesi: la produzione di cenere danneggiava che aveva bisogno di utilizzare il bosco in altro
modo. Ma anche tenuta del territorio.

Gli alberi sono talmente importanti da essere un obbiettivo di guerra. La guerra medievale: battaglia
campale, assedi, ancora più frequenti spedizioni danneggiamento economia del nemico. Raid, attacchi a
fattorie campi, interrompere rifornimenti alle città. L’albero obiettivo privilegiato. Cfr. documento Forlì, era
stata ribelle alla chiesa per molto, il papa mandava periodicamente esercito a distruggere campi e alberi.
Distruggere alberi: tagliarli o scortecciarli totalmente. Se do fuoco a un campo di grano: la gente può
seminare. Se scorteccio un olivo ci vorranno 10-12 anni. Creo un danno per molti anni.
Quartultima lezione storia medievale. 27

Una risorsa non soltanto alimentare. Il bosco sfamava molte persone, ma anche attività edili, infrastrutture
necessarie per l’agricoltura. Grandi disboscamenti accelerano vertiginosamente tra dodicesimo e
tredicesimo secolo. Non dobbiamo pensare a un’operazione a costo zero. O vederlo ideologicamente
come un trionfo del progresso: la coltivazione a scapito del bosco. In realtà compromesso tra le necessità
di chi usa il bosco e chi vuole il disboscamento. Da un certo punto di vista il disboscamento rende di più: in
un conteso di crisi demografica, crescita delle città. Sviluppo dei consumi prima di tutto alimentare, la
messa a coltura delle terre permette guadagni maggiori. Non rese: il frumento ha rese piuttosto basse in
zone collinari, appenniniche, prealpine: non ha rese alte. Dal punto di vista dello sfamare la popolazione
sarebbero stati meglio cereali minori, miglio… o anche castagneto. Ma il frumento ha più mercato, perché
banalmente è più buono. L’unica panificale sarebbe la segale. Con orzo, castagne si possono fare polente,
ma non si può panificare. Siccome il pane è indispensabile nella dieta dei gruppi sociali più ricchi, ha più
mercato. È un’operazione che si giustifica non tanto nei termini di crescita demografica (disboscamento per
campi e vigne). È una scelta spesso dettata dal mercato, si guadagna di più. È anche una questione di
domanda e offerta, in certe zone nel 200 i boschi erano sovrabbondanti. 

Come si svolgevano questi disboscamenti. Vediamo anche le tensioni che nascono: non tutti erano
d’accordo. I disboscamenti potevano avvenire in 2 maniere.  Quelli che hanno lasciato tracce più evidenti
sono i grandi disboscamenti organizzati: possessori di grandi terreni di bosco. Promuove il disboscamento
di queste superfici o disboscando direttamente o assumendo gente che disboscasse. O lottizzando e dando
da coltivare ai contadini che disboscavano. Poi c’è una seconda forma di disboscamento molto più difficile
da vedere dai documenti. Quella fatta dai contadini indipendentemente. Progressivamente. Non lascia
traccia ela documentazione ma forse fu quella più efficace: l’azione di contadini che agivano
autonomamente. Il grande disboscamento protagonisti di rilievo lasciano taccia.

Questi disboscamenti non avvantaggiavano tutti. Proprietari. Contadini che ottenevano lotti. Ma
danneggiavano per esempio contadini che non hanno parte al disboscamento ma avevano sempre avuto
accesso al bosco. O anche altri possidenti. Bisognava costruire retorica del disboscamento che giustificasse
queste azioni. Tagliare la legna e venderla poteva essere visto come un impoverimento della chiesa, quindi
una pratica vitata. I beni della chiesa non potevano essere diminuiti. Bisognava sviluppare un racconto del
disboscamento che lo descriva in positivo. Si recupera allora quella dialettica romana che vede un
connotato negativo nella foresta; per giustificare. Cfr. immagine del bosco nelle fiabe cappuccetto rosso ma
Biancaneve. C’è la teoria per cui il bosco diventa negativo perché non è tanto frequentato e conosciuto. Ma
forse non è tanto questo, quanto piuttosto una retorica costruita, e diffusa per giustificare il
disboscamento. Non sto facendo un atto egoistico ma un servizio alla comunità.

Branetto abate suegy di san deny. Considerato inventore del gotico. Abbazia all’epoca campagne o in
periferia Parigi. Il transetto considerato primo esempio di gotico. Un riformatore; ha sviluppato e riformato
il sistema di proprietà fondiarie della sua abbazia. Anche scrittore, storico. Scrive cronaca degli anni del re
luigi 7. Scrive anche testo interessante in cui ripercorre la sua attività di abate in San Deny e le cose che ha
fatto sia dal punto di vista liturgico ma anche l’organizzazione fondiaria dei possedimenti: attività di
dissodamenti messa a coltura nell’ile de france, loira. Parigi è una città in pieno sviluppo: come capitale
regno di Francia, come una delle capitali culturali d’Europa, scuole cattedrali abelaro, roscellino, da cui
nascerà la grande uni di parigi... Hanno un senso molto concreto. Si avvantaggia della regione della
Champagne che era diventata punto di interscambio tra area commerciale del mare del nord e area
commerciale del mediterraneo. Parigi città in pieno sviluppo. Suigy per questo motivo deve attuare
importanti campagne di disboscamento, ma non usa questa motivazione.

TESTO. Ospiti=coloni, andati lì per coltivare. Luogo rifugio di briganti e vagabondi per vicinanza bosco.
Costruzione retorica per cui la presenza del bosco è negativa. Prima deserta. Di nessun utile (sincero). 
Canna e giunco: territori coltura. Covo di ladroni, covo di bestie selvatiche. IMMAGINE LETTERARIA dragoni,
bestie selvatiche. Messa in opera di retorica del disboscamento. L’altra retorica azione umana: il castellano
cattivo che desertifica le terre circostanti (un’azione umana negativa). Nel discorso pubblico bisogna
giustificare.

Nella questione privata bisogna organizzare il dissodamento. Il modo più semplice e più diffuso in pratica
era assegnare ai contadini una parte, che avrebbero coltivato, in cambio di un alleggerimento sul fitto che
dovevano pagare. 

Esempio san Benedetto in Polirone. Monastero legato a Matilde di Canossa, boschi nel mantovano e nella
vale del Po. Documento 1197. Alberto abate di san b. sul Po (prima degli argini il Po scorreva in vari rami
uno era il Lirone). Le 2 rive del Po Lirone. Per la terra lavorativa…

Un’operazione molto dettagliata di colonizzazione di aree umide. Dove fluisce il Po. Vicino alla rotta di
Mezzopane (nome che indica la perdita di ricchezza, probabilmente località dove iniziattiva la bonifica
fallita; cfr Malpensa mal pensà: un insediamento pensato male. Vengono distribuite terre per fare cosa:
nasce un insediamento nuovo che si appoggia in parte si appoggia su terre già bonificate in parte dovrà
conquistarsi terre tra manso e bosco. Come compenso fitto di un quarto più la decima. Ma per i primi
raccolti delle terre da dissodare: per i primi tre anni soltanto la decima, no affitto. Stessa cosa per vigna,
tempo più lungo 6 anni, perché la vigna ci mette di più a diventare produttiva. Un’operazione, dunque, che
punta a valorizzare terre di dissodamento. E impianto di 2 culture standard ARATIVO E VIGNA  cereali e
vino. È disboscamento e bonifica, bisogna garantire argini per evitare ritorno delle acque. Il monastero ci
mette del suo, costruzione di un argine maestro. I contadini dovranno a loro volta costruire argini. Bosco +
fiume. Curia: gruppo dei pari: vassalli del monastero e monaci.

Dissodamento disboscamento. È fatto a mano. Una maniera sbrigativa di disboscare era il debbio: dar
fuoco. Rischio di perdere il controllo, incendi di vasta portata. E si distrugge materiale prezioso come il
legno. Poi gli alberi bruciati rimangono lì, non muccio di cenere, vanno abbattuti, radici estirpate. L’albero
tagliato ha un valore. A breve termine il disboscamento è una duplice valorizzazione: ricaviamo terreno ne
vendiamo legno. Valore del legname ben spiegato nell’ultimo punto: per i primi 2 anni i contadini possono
tenere il legname delle terre dissodate. Dal terzo in poi devono versare un quarto.

A fianco di queste grandi opere di disboscamento, che potevano coinvolgere decine, centinaia di persone. 

Cfr. costanti e variabili. L’affitto perpetuo, possibilità di passare ai propri discendenti. La maniera che
invoglia di più i contadini è dar loro il perpetuo. Siamo a Perpetuo d’Adda, lungo l’adda, contrada di bosco.
L’impressione è che l’iniziativa sia del contadino e non del vescovo. Il bosco non è una superficie enorme.
Non c’è nessuno strumento, incentivo per invogliare Alamanno a disboscare e coltivare, anni di affitto
gratis, esortazioni. Probabilmente alamanno vuole fare questo affare, prendere in affitto 8 pertiche. Non
trae vantaggi. Affare di alamanno valorizzare terra e nel caso tenere affitto. Alamanno vuol fare non un
campo ma un prato. Alamanno potrà vendere il legname fatto e rifarsi dell’investimento. Allo stesso tempo
prato x allevamento. Cavalli capre pecore nel bosco, sottobosco, ma non bestiame grosso. In quel periodo
bassa lodigiana si sta specializzando sui bovini. Mucche. Il grande sviluppo della città porta domanda di
latte, latticini, carne e cuoio (scarpe borse arredo cinghie pergamena, alcuni grandi manoscritti 400 500 
animali). Investimento commerciale. Sacrificare il bosco per l’allevamento è un investimento.

Altra maniera di dissodare: chiamare qualcuno che dissodasse. Nel corso del 200 si affermano i dissodatori.
Gli affidano un terreno da dissodare e riconsegnare al proprietario. Diventa un mestiere, cfr. documento
Ivrea 1246 Ugonetto a Michele. Inizialmente il meccanismo è lo stesso: terra, bosco, fiume (probabile
pioppeto. Vescovo dà in affitto terra a Michele da Pinapia. Michele assume non dissodatore, ugonetto
borgognone (non per forza di Borgogna). Una superficie significativo, pagato 10 denari, un buon
pagamento. Dissodamenti dei contadini 3 anni (dalle clausole), qui 2-3 mesi, tempi rapidi, che meritano
pagamento adeguato. Si distinguono i cistercensi. Nati nel pieno della riforma gregoriana pieno lotta
investiture. Rispondono a ideologia di separazione dal mondo per religiosità piena, non contaminata.
Nascono con una duplice continuità. Sono una nuova interpretazione della regola di benedetta, ma si
distaccano abbastanza. Si propongono come ordine eremitico, ma non solitaria, in comunità ritirarsi. In
polemica con Cluny che aveva posto accento sulla liturgia, messe imponenti gran quantità di denaro e di
tempo. Rispondono con religiosità più “spartana”, lavoro manuale (ora et labora): riequilibrare le 2 cose. E
poi la sobrietà, chiese spoglie, apparato liturgico minimale. Atteggiamento volto alla povertà e non al
consumo. Cluniacensi protagonisti della stagione dei dissodamenti: per trovare luoghi appartati dal mondo
dove fondare le loro abbazie, i c. finivano spesso per stanziarsi in zone montuose, boscose, non coltivate. I
c. cercano il deserto, che isola dal mondo e permette esperienza eremitica. Le devono coltivare. Devono
essere autonomi (pochi rapporti con il mondo non farsi portare cibo da fuori. Lavoro del contadino,
manuale, coltivano e dissodano e disboscano: questa è la lettura che danno di sé i cistercensi (non era
sempre così). L’immagine che i cistercensi ci danno è questa. Racconto “parvum” delle origini Citeaux.
Origini dell’ordine e dei primi monaci. Descrive origine: alcuni monaci abbandonano intorno ad Harding per
cercare religiosità più impegnativa. L’autorità da loro approvazione. Vanno a Citeaux, luogo di bosco. Vanno
e disboscano, classico racconto di civilizzazione del luogo selvaggio. Selva come luogo abbandonato:
proprio per questo positivo. Così selvaggio, così duro. Negativo per fiere. Positivo perché salva comunità dal
resto del mondo. Ma per fare monastero devono disboscare per costruire e coltivare.

Per capire come funzionavano i monasteri cistercensi. 2 elementi: le grange e i conversi.

Da Citeaux modello apprezzato. Altri monasteri fondati: citre morimond lafertè. 4 abbazie madri da cui
prende vita l’ordine, da loro si diffondono altre abbazie. Che prendono nome dall’abbazia madre, cfr
Chiaravalle, Morimondo. Cresce numero e ricchezza delle abbazie. Molti laici che vogliono legarsi all’ordine
per salvezza personale donano all’ordine terre (in vita o in testamento). I monasteri hanno grandi difficoltà
gestire perché non possono affittare. Sarebbe cedere alla pigrizia. Vietato. Potrebbero lavorarle loro. Ma le
donazioni possono capitare ovunque, possono essere sparse nel territorio a chilometri. I monaci tentano di
radunare terre attorno a nuclei portanti. Mi centri sono grange (da granaio). Attraverso una politica di
permute cercano di compattare attorno a queste grange le terre che ricevevano o che compravano. Quindi
possiamo immaginarci macchie di terreni cist. parte intorno a monastero parte alle grange. Si cercava di
compattare le grange per isolare anche chi lavora li.

I monaci sono tanti ma a un certo punto non bastano più: le terre sono superiori alla capacità di lavorazione
loro. Secondo principio stabilità, senza deroga i monaci devono dormire in monastero. Non possono stare
nelle grange. Nasce allora il converso: sono dei laici che vogliono vivere vita spirituale dei monaci ma non
vogliono farsi monaci. Spiritualmente stessi principi. Preziosa manodopera che permette di coltivare terre
nelle grange dato che possono dormire lì. Non sono bassa manovalanza. Devono garantire amministrazione
delle grange. Fare il grangere vuol dire avere responsabilità di decine di persone, ettari, animali. Alcuni
anche di rango elevato (notai/giudici abbandonano vita pubblica, ma portano esperienza vita p. al servizio
dei monaci).

Vasti apparati fondiari fuori città contengono tutto. Non erano dissodatori ciechi. Costruivano proprietà
equilibrate: arativi, prati, vigne, boschi fossero gestiti presenti tutti in modo da essere indipendenti. I
cistercensi a volte impiantavano frutteti e castagneti: gestione oculata e fruttifera. Quando c’era bisogno
disboscavano. Ci giunge notizia di ciò attraverso le liti. Danno vita a deposizioni testimoniali.

Cfr testo. Lavorio ai bordi dei boschi che faceva pian piano ampliare terreni non boschivi. Cfr. ricordo del
grande evento (Milano distrutta barbarossa) boschi in affitto grandi famiglie milanesi. Bosco che diventa
prato in un ventennio forse gradualmente. Nessuno riesce e dire un momento né a dire quando i monaci si
sono visti dissodare. Il terreno è cambiato: sono stati i cistercensi non si sa né dove nè quando.
Terzultima lezione di storia medievale 28

Testimonianze su pergamene arrotolate, con un po’ di fortuna conservate fino a oggi. Monastero
cistercense di Staffarda, poi regalato dai Savoia a dei nobili piemontesi, che l’hanno conservato bene e
consegnato all’archivio di Torino. Fine XII secolo. Piemonte meridionale. In provincia di cuneo. Nell’alto
medioevo pochissimo popolata. Unica città romana Pollenzo, poi abbandonata. La gran parte delle località
di questa zona sono centri di nuova colonizzazione: zona colonizzata nel corso del XII secolo. C’è tutto uno
sviluppo di insediamenti nuovi, tra cui Cuneo: porta al popolamento di queste zone (cfr. Villafranca
Piemonte insediamento che per essere popolato riceve incentivi). Zona ricca di boschi, fiumi, Po Stura.
Nesso corsi d’acqua e boschi. Teatro di vasti disboscamenti organizzati: talvolta vescovo di Asti.

Vicino a Saluzzo agli inizi del 12 viene fondata l’abbazia cistercense di S. Maria di Staffarda. Cistercensi
molto legati all’incolto: dovrebbero vivere in zone deserte, prive di insediamenti. Prende il nome dal grande
bosco di Staffarda. Grandi selve si articolavano in boschi minori. Una parte si chiamava Aimondino. Bosco di
Almondino: i marchesi di Busca donano a Staffarda che disbosca. Era nato sulla zona un villaggio nuovo:
Moretta. I Moretta decidono di opporsi a disboscamento e rivendicare diritti sul bosco. Dapprima con la
forza. In tribunale, per cui si accende questo processo che porta a produzione di enorme mole di
testimonianze. Ogni testimone racconta quello che si ricorda. Rispondono a domande richiamando ricordi.

3 momenti: il bosco prima del disboscamento (uomini e donne che avevano frequentato il bosco 1.
Ricostruire chi aveva i diritti dei boschi prima della donazione di Staffarda, in realtà i cistercensi pagano
prezzo di favore, ma se il bosco non fosse stato dei Busca operazione invalida, 2. Estensione del bosco, dove
si estendeva il bosco.) nominano forestali visti nel bosco, dicono il motivo per cui erano lì, ci restituiscono
una serie di usi del bosco dicendo come usavano il bosco.

Testimonianze 1) il marchese aveva diritto sui boschi; i rappr. del marchese affittavano il bosco di
Almondino a quelli di Oltrepò: permettevano di entrare a fare legna a pagamento; se non avevano
acquistato permesso: ritiravano buoi. 2) il comune di Soave pagava il fitto, ha diritto di prendere legna.
Vede anche quelli di moretta far legna e far pascolare. Si disegna il potere di Berengario del bosco, escono
tutti questi elementi di vita: è un bosco antropizzato, passa tanta gente, neanche troppo fitto, si entra con il
bue. Sambuco: alberi ambienti umidi, bel legno, resistente bene per pali vigne. 3) caccia: molto poco
attestata, di solito sfugge alle testimonianze. Qui invece ha un grandissimo rilievo e mostra che anche le
persone comune cacciano, anche animali di grossa taglia. Lo scudiero nel XII XIII secolo lo scudiero era un
sotto-cavaliere, ha un cavallo normale ronzino giumenta, svolge ruoli di ufficiale pubblico di ruolo
abbastanza basso per nobili, città. Messi, polizia: ufficiale armato. Qui custode dei cani. Gli uomini dei paesi
vicini potevano cacciare, come affitto dovevano consegnare il quarto dei cervi o dei caprioli, zampa con
carne. Presenza fauna cervi caprioli. Questo tipo di caccia che associamo al nobile, cacciato da contadini a
patto che consegnino quota che spetta al marchese. 4) testimonianza cacciatori di villaggi. Mastella Maiale
selvatico. Differenza molto labile con cinghiale all’epoca, si accoppiano le due specie. Racconto dell’evento.
Si muovevano in massa (la gente comune) non hanno cani e balestre. Inseguono il maiale, lo bloccano lungo
il fiume, il maiale riesce a ferire giordano gazzella (uno degli uomini di Moretta)

Queste testimonianze disegnano uso frequente, intenso del bosco. Fare legna, anche specializzate:
sambuco per fare cerchi della botte. Si allevano capre ma anche pecore, si pescava qualche menzione di
api. BOSCO ANTROPIZZATO: è RISORSA.

Tutto cambia quando il marchese di Busca decide di beneficiare monastero di Chiaravalle: è un atto
religioso, per salvarsi anima. Ma anche motivi politici, legato a marchesi di Saluzzo. Ingraziarsi anche la
famiglia. Non viene redatto uno scritto della redazione (o se lo sono perso). Gli atti venivano pronunciati in
pubblico di fronte a molta gente. 1) cerimonia solenne, marchese con seguito, abate con gruppo di monaci.
Data solenne: Pentecoste. Rito: il trasferimento di proprietà di un bene si faceva simbolicamente: passaggio
di mano del documento se redatto. Qui non documento: passaggio simbolico di un sasso. Formula ambigua:
lo dona per l’anima ma si prende anche 60 lire. Sembra una vendita a prezzo di favore: sono un buon costo.
Marchesi di quest’area in questo periodo difficoltà finanziarie.

I cistercensi fondano una grangia nel bosco di Almondino. Mettono un grangere e si installa un piccolo
gruppo di conversi. Decidono di disboscare. Questo suscita preoccupazione delle persone che frequentano
la zona. Testimone adulto si ricorda di quando era bambino: una ventina di anni prima, ricorda della
preoccupazione di Alberto di Donabona riguardo alla possibile diboscazione. Tanti ragazzini frequentavano
il bosco, legna, frutto, ma anche possibile che Alberto gli aveva fatto vedere confine come garanzia, si
sarebbe ricordato, si faceva così coi bambini. Chi non partecipa alla diboscazione ammette che hanno
diritto ma è preoccupato, avrebbe diradato gli animali selvatici, maiali, cervi. Non è una preoccupazione
ecologica, molto pratica: se disboscano perdiamo la caccia. Idea dell’ambiente esiste. Il fatto che disboscare
si ripercuota sulla fauna.

Disboscare: non basta abbattere, scavare i ceppi. Spostare i tronchi. Difficoltà che trovano i conversi e
rimedi 1) Bonifacio. In un primo momento provano a fare da soli. Vedono che non riescono a dissodare
tutto. Fanno accordi con uomini da luoghi vicini, ma anche alba, Alessandria. È un’occasione di lavoro, attira
persone. Si danno pezzi di bosco: disboscano, tengono proventi, pagano solo la decima, coltivano se
riescono. 2) martino. Dissodamento come impresa complicata. Danno terre da dissodare a manovali di
Villafranca, salariati: contadini che non hanno terra. Il dissodamento diventa occasione per avere terra per
almeno 5 anni. Anche gli arroncatori sono in difficoltà, assumono salariati. Non tutti ce la fanno: alcuni
restituiscono il ronco. Siccome non tutti ce la fanno, i monaci assumono altri manovali dando denaro.
Arrivano d’oltremonte: dalla Provenza. È un’impresa, coinvolge tante persone, servono capitali, attrae
persone da lontano.

Non senza opposizione: il taglio del bosco danneggia i vicini: Salvo di Moretta capofila dell’opposizione.
Moretta, vicina al bosco. Il Salasco separa i territori dei cistercensi da quello di moretta. Moretta
investimento dei signori di Pezzella: hanno costruito centro abitato. Volevano valorizzare i boschi. Perché
non sono il bosco infruttuoso e i campi fruttuosi: sono due modi di gestire il terreno. Siccome sono nobili,
cavalieri, abituati alla violenza nei rapporti sociali (non c’era idea del monopolio della violenza da parte
dello stato) (usare la violenza contro chi entra in un territorio è un modo per rivendicare il territorio).

Quando i monaci iniziano a disboscare: aggressione verbale. Trova alcuni cistercensi prob. conversi a
dissodare. Li invita a mostrarsi. Vola anche qualche freccia? Il monaco nobile o di buona famiglia, lo affronta
a parole, violate la legge in questa parte dell’ordine. Carlo: se pensate di dissodarlo ci morirete di fame. Il
giorno dopo gli manda dei pesci per burla.

Quando i monaci assoldano i dissodatori: gioca sul fatto che il bosco è stato donato a monaci ma non laici:
se trovo qui laici a lavorare taglio mani e piedi. Riconosce diritto a disboscare e toglierli ricchezze, ma
contesta il lavoro di laici: se li troverà li aggredirà. Poi Sarlo fa pellegrinaggio a Santiago e cambia idea (non
sappiamo se pressioni di SALUZZO) ultima testimonianza: dissodamento finito: esito finale bosco dissodato,
grangia operativa.
Penultima lezione - 29

Duplice atteggiamento verso l’albero e la macchia di alberi: da un lato si riconosce l’utilità. Ma l’utilità
spesso passa per la sua distruzione. Sfruttamento. Ma sempre di più la città chiede la distruzione della
foresta: consumo di pane. Spazi coltivabili ricavati sacrificando l’incolto, tra l’incolto c’è il bosco. In più città
grande consumatrice di legname: edilizia, riscaldamento, cottura, ma anche manifattura. Fornaci per
cuocere mattoni. Cuocere sostanze tintorie per lana, metallurgia fucine. LE MANIFATTURE URBANE
DIVORANO LEGNO. La città consuma le risorse del territorio più vicino o impone drastica selezione, si
tengono alberi più fruttuosi. Come viene gestita aggressione delle comunità cittadine ai boschi. Dal punto di
vista culturale e pratico.

La distruzione delle foreste porta con sé la costruzione di un’immagine negativa della foresta. (cfr. parte
della storiografia: mancata consuetudine) invece si colpevolizza la foresta prima di distruggerla. Mito
negativo del lupo nasce in questo periodo. Nell’alto medioevo era un animale positivo, forte, branco,
società, la gente si chiamava lupo Wolfango, Wolfardo, Lupus. Scompare dal XII secolo: nascono leggende
nere, caratteristiche negative. Cambio nella sensibilità che giustifica la distruzione. Gli spazi boschivi covo di
lupi. + riscoperta della cultura classica con visione negativa.

Divisione: il bosco continua a essere una risorsa ma si comincia a disegnarne una visione negativa.

Cappella degli Scrovegni. Vizi e virtù. Coppia giustizia e ingiustizia: senza e con alberi. Giustizia ambito
prettamente urbano: scranno con mura, archetto gotico, ambiente pulito e lindo. Edifici intorno a ingiustizia
sono in rovina. Pacifica-castello. Giustizia all’aperto-ingiustizia non si mostra, si nasconde in un bosco.
Bosco in connessione con le rovine alle spalle: 1 disumanizza gli spazi, che ritornano selvatici. 2 L’ingiustizia
si nasconde nel bosco: luogo di brigantaggio, nascondiglio. Un’immagine emblematica: Giotto riflette un
dibattito culturale in corso. Alla base del bosco ingiustizie, rapine.

Nel broletto di Mantova: immagine di un olmo in cui alcuni traditori tramano contro la città: ribaltamento,
era l’albero della giustizia, mutamento culturale.

Le grandi immagini di città fra fine 200 e inizio 300: TOTALE ASSENZA DI ALBERI. CFR buongoverno a Siena
Ambrogio Lorenzetti. Non c’è una pianta in tutta la città, solo fuori dalle mura. Non è un caso: elaborazione
ideologica. Contrapposizione tra città come luogo di civilitas. Uomo selvaggio vive nella natura. È una
rielaborazione ideologica molto forte. Serve a ribadire in un momento in cui il bando diventa una prassi:
espellere cittadini dalla città consegnarli all’elemento selvaggio. Assisi di Giotto, Firenze del manoscritto:
raffigurazioni simboliche, colpisce la totale urbanizzazione. Si affollavano una casa sull’altra, quartieri
alveari. C’erano orti, filari, alberi: ci sono ancora ma scompaiono nelle testimonianze, a livello iconografico
si è affermato un diverso rapporto città natura, città proposta come negazione dello spazio naturale. La
città ha bisogno di nutrirsi degli spazi boschivi. La città di pietra delle immagini è simbolica, non è tutta di
pietra. Nel buon governo realismo: molto legno, tettoie, impalcature, aste, città in gran parte di legno.

Ricostruzione della chiesa di Poggibonsi cantiere: uso intensivo del legname. Cattedrali: alberi piantati tutti
assieme, per avere legno della stessa altezza. Nella realtà le città in gran parte costruite di legno, popolate
di alberi.

Articolo degli statuti di parma. Raccolte di norme che servivano a guidare podestà e ufficiali di governo.
Sommano leggi generali e puntuali. Stratificazione di leggi nel tempo. STATUTI DI PARMA dove parla di
alberi e legname. Tagliare gli alberi nei fossati della città. Sono state costruite le nuove mura e è stato
inglobato uno spazio che prima era di divisione tra città e campagna. Inclusione di spazi nuovi: sono troppo
agresti: limitare presenza di alberi. Conferma atteggiamento negativo. Nella città rimangono tutti gli alberi
che portano frutti, alberi della chiesa (autorità comunale si ferma sempre un attimo prima dell’autorità
ecclesiastica. Importanza del cipresso. Alberi a cui vengono legate le viti: piantata padana molto diffusa in
Emilia. Lo statuto prevede taglio di qualche albero, ma attesta numero molto maggiore di alberi presenti.

Difficoltà nell’individuare presenza di alberi in città: documento privato, compravendita di una terra a Pavia.
Affitto di una casa abbastanza grande in città, in muratura, con una cantina, con un cortile. Se l’olmo non
fosse servito da confine non ce l’avrebbe mai detto: l’albero raramente viene considerato di valore tanto da
dover essere città, dove il valore della proprietà è dato dalla casa. Un olmo non interessa al notaio, qui è
citato semplicemente in quanto OGGETTO DI CONFINE. Quest’atto ci suggerisce che gli alberi in città ci sono
e che soltanto episodicamente riusciamo a venirne a conoscenza.

Altra fonte: ponte sotto l’albero. Investitori che acquistano diritto al taglio. Approvvigionamento di legname
che coinvolge cittadini, gestire approvvigionamento del legname. Man mano che il disboscamento avanza e
cresce la richiesta il controllo del legname diventa strategico. Da sempre strategico (cfr. i papi divieto di
esportare legno agli islamici – che nella prima crociata avevano perso il libano). Che non si venda legname
fuori dall’episcopato di parma. Verso il 1230 ancora sull’esportazione di legno fuori dall’episcopato di
parma + il podestà non può chiedere l’autori. La città ha bisogno di legna per la costruzione (2 metri);
divieto di esportare legna (sia già tagliata che diritto su bosco). Viene sancita l’indispensabilità della legna
esiste un mercato della legna e la convenienza è tale che soggetti investono in legna e se non fosse vietato
curerebbero l’esportazione. Provvedimenti a cui il consiglio da una grande importanza: distruggere mezzi
con il fuoco di chi contravviene, atto simbolico molto impressionante questo evitava inoltre ricorsi in
tribunale, tentativi di rimpadronirsi.

Gestire afflusso del legno in città. Creare convogli di tronchi messi sul fiume, portati fino alla meta. (cfr. si
multi chi ruba legna che viene portata via dai fiumi). 4 fiumi che scendono dall’appennino verso Parma, il
legname viene spedito attraverso i fiumi: giuramento da parte di chi abita lungo il fiume di non rubare
legname trasportato dall’acqua. I tronchi venivano segnati, bucati e legati gli uni agli altri: spesso sono
leggibili. In più gli uomini della città possono tagliare la legna sui boschi senza pagare pedaggi. Statuto che
favorisce l’importazione della legge in città.

Aleggiano figure di mercanti a cui è vietato commerciare alberi fuori dal territorio cittadino. ATTI NOTARILI
in pergamena: quando si redige un contratto le pergamene. I notai iniziano a tenere dei registri su cui
scrivono gli atti e li conservano. Questi registri a questo punto valevano come gli originali: anche senza
avere la pergamena in mano, l’atto era legale per i registri. Questi r. eliminano necessità di produrre il
pergamenone. Si tende a conservare atti che hanno durata lunga nel tempo. Nei registri notarili si
registrano anche atti che non vengono conservati.

Piola ha venduto quercia e faggio per 17 lire. Il secondo è una commenda: Piola che non si muove da C-
Varazze ¾ del profitto ¼ va a Peloso che commercializza. Obbiettivo cantieristica navale: compravendita
cifre forti di legname. Quercia molto resistente. Ma soprattutto dimensione internazionale che si evince da
quest’atto. 4 località diverse, operazione complessa. Il legname non è un prodotto secondario.

Da un lato costruzione ideologica che minimizza il valore del legno. Dall’altro realtà economica in cui
legname muove grandi investimenti.
Ultima lezione – 30

Legno in una prospettiva di storia sociale ed economica. Aspetto materiale. Logistica dei materiali lignei.
L’aspetto degli edifici medievali: frutto di trasformazioni di città e campagne in tutto il medioevo. 2 castelli
1) fortificazione longobarda: primi villaggi fortificati, incastellamento anche solo un recinto ligneo. Un
villaggio fortificato in legno e terra. 2) castello basso-medievale in pietra, mattoni, sembra che non ci sia
legno. È utile per capire utilizzo del legno in architettura nel basso-medioevo.

Cronologia dell’utilizzo dei materiali. Altom. Legno terra ciottoli di fiume per muretti a secco. Dal 10 sec.
Sempre più frequente l’uso della pietra per le murature, si affianca al legno e alla terra. Fonti: buchi di palo,
lasciati dal legno nel terreno su cui venivano edificati gli edifici. Pietre e mattoni: sostituzione progressiva a
materiali di costruzione. Castelli che avevano una committenza pubblica, ma pure architettura civile
soprattutto in pietra e mattoni. Si accentuano le divisioni tra spazio del potere e normali abitazioni del
villaggio: appaiono strutture in pietre che acquistano anche valenza simbolica, ideologica. Le ragioni di
questo mutamento: perché mutamento dei materiali. Carattere ideologico in ambito signorile.

Sicurezza pubblica: a partire dal 12 secolo. Le costruzioni in legno sono ad alta infiammabilità. Un reale
problema di sicurezza. Sempre maggiore difficoltà nella reperibilità del legno: grande sviluppo demografico
disboscamento feroce. Conversione di territori per produzione agricola, ma anche per richiesta di legname.
Il legno non serviva solo in architettura, ma era anche un utensile. Stoviglie… far diminuire molto il manto
boscoso, anche nella più alta montagna. Il legno è poco, costa tanto. Problemi di carattere geologico. Frane
in montagna. Questo spinge i governi a cercare di preservare aree boscose. Tutto ciò anche perché il bosco
era una grande forma di complemento del reddito per i più poveri.

Il legno nel basso-medioevo continua ad avere grandissima importanza nell’edilizia. 1) facilità del
reperimento (è vero che è risorsa più scarsa, ma non sono necessarie competenze “industriale” come per
creare mattoni, così per le cave). Maggior accessibilità + bagaglio di conoscenze. Particolari caratteristiche
non sostituibili: resistenza, flessibilità, all’usura dell’acqua. I carpentieri sono ancora le maestranze più
pagate, più richieste. Lavorano a strettissimo contatto con i muratori: è un lavoro sinergico.

Elementi strutturali: cfr. Notre-Dame solai, orditure dei tetti. Centine basi d’appoggio dove si posizionavano
i conci: veniva creato alzato, la parte in muratura. Erano in legno anche moltissime parti interne. Scale,
ponti levatoi, anche elementi temporanei: dimore delle maestranze forestiere, per lavorazione pietre o
qualsiasi materiale, logge di legno coperte. I ponteggi, fondamentali per la costruzione dell’elevato, veti
buchi dei pali. Macchine levatorie. Ancora moltissimo legno per fini architettonici. Non tutti i legni hanno
caratteristiche uguali. 1) industriale: per produzione di altro 2) da lavoro, per edilizia, falegnameria,
lavorazione artistica 3) legno da ardere.

Essenze per edilizia: quercia e abete. Soprattutto quercia di rovere. Per disponibilità. Ma anche per
caratteristiche, resistenti, ai cambiamenti di umidità e temperatura. la quercia soprattutto per i solai.
L’abete apprezzato per leggerezza e lavorabilità. Olmo: macchine di sollevamento. Castagno: scale interno,
fascine per legare. Pioppo. Pioppo bianco.

Per quanto riguarda il cambio di temperatura e umidità: stagionatura del legno: farlo seccare, evaporare
acqua. Nelle architetture med. Veniva usato anche legno verde, poco stagionato, ciò portava anche a crolli.

TESTIMONIANZE SCRITTE Piemonte della prima metà del 300 nella documentazione di tipo contabile; nomi
di progetti di edilizia pubblica a inizio secolo. Allora signore filippo di Savoia Acaia, ramo cadetto della
dinastia sabauda (all’epoca cuore Francia ma anche svizzera, Piemonte). F. per consolidare potere appena
nato: politica monumentale, costruire castelli, palazzi principeschi per trasmettere messaggio ideologico di
potere. Ma a noi interessa che grande attività edilizia ha prodotto collateralmente documenti di contabilità.
Tipo amministrativo, cantieri di edilizia, molteplici situazioni da gestire. Manodopera, operai,
approvvigionamenti. Sotto forma di rotoli: spese concernenti la gestione. Acquisto di man, pagamento
maestranze. 1 introiti chi dava i fondi 2 giustificate le spese, divise in rubriche. A) sinistra: rubriche di spesa
(carpentieri legno calce) B) centrale pagamento di per costruzione di C) quanto era stato speso. Da qui
estrapoliamo informazioni sull’uso del legno.

Costruzione del castello di Moretta. Pagamento in favore dei frati di Morello, alberi di rovere. Ingaggio di
maestri carpentieri. Da queste prime note di spesa deduciamo che i frati di Morello possedevano un
appezzamento di bosco da cui riuscivano a fornire grossi e lunghi alberi di rovere: era difficile reperire
materiale adatto alla costruzione per via dei forti disboscamenti. Anche se ripiantati era difficile che
crescessero abbastanza. Vengono pagati alcuni carpentieri per incidere e lavorare: i frati non hanno
produzione di componenti lignei, non hanno le competenze. Sono gli ingaggiati del principe F. che lavorano
la materia prima. Il principe aveva mandato preliminarmente dei collaboratori. Prezzo e destinazioni.

Se sappiamo qual è la destinazione d’uso sappiamo anche dalle note quanto tempo è passato prima che sia
usato.

Cfr. mercato pubblico quasi del tutto in legno. Assi grosse: costano molto di più. Cfr. castello di Torino:
legno di quercia solaio, carpentieri.

Dedurre alcune informazioni su come era gestito l’approvvigionamento di legno del cantiere. In Piemonte le
fonti omogenee, stesse essenze nello stesso modo, stessi nomi, ma ci sono differenze nel modo di
approvigionamento. Pinerolo e Bricherasio, 2 comunità a ridosso dell’arco antico. I pini in alta montagna,
valle Pellice. Pinerolo acquista quercia da torre Pellice. Pinerolo ha anche val Chisone. Il cantiere acquista
dalle valli semilavorati: assi, travi, senza corteccia. Il cantiere a costo zero dalle proprietà del principe.
Anche moretta in valle Pellice e val Chisone (lontano), ma anche boschi vicini dove ha contatti personali,

discorso diverso per Fossano e per Torino. Cantieri più lontani dall’arco alpino, i cantieri costerebbero di
più: delegano approvvigionamento ad alcuni commercianti fossanesi da Savignano e cavalier maggiore. Si
occupano del reperimento. Acquisto di materiali già lavorati, il prezzo comprende anche trasporto. A
Torino, cantiere molto importante: si organizza in tante direzioni: arriva a richiedere legno a boschi di
montagna. Il principe sfrutta rapporti politici nel circondario. Figure eminenti. Ruolo importantissimo: enti
ecclesiastici. Manda carpentieri ingaggiati dalla committenza in quei boschi. Richiede alberi, travi a cittadini
di Torino. Tante direzioni: sia semilavorati, sia accesso a risorse di istituzioni.

1) A Torino la maggior parte boschi di piccole entità, ma a valle c’erano ancora alcune riserve
soprattutto di enti ecclesiastici. Disboscamento sicuramente in atto, anche in pianura alcune aree
boschive. MA il fatto che non derivassero materiale già lavorato: vocazione produttiva scarsa,
boschi preservati, usi legati a tema economico più largo. Ci dice anche che le alte valli alpini prima
metà 200 nonostante disboscamenti, si erano conservate grandi aree boschive.

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