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28/02/2023
Saggioli: da Freud a Jung. Psicosofia, teosofia, occultismo. L’educazione per superdotati, quelle persone che sono consa-
pevoli del pensiero critico.
Costruire la nostra dimora, il nostro linguaggio. Comunicare. Volontà. Parlare con gli dei, giocare con loro.
Logos, dialogo, la parola. Platone
L’800: seminario con Fortunato. Kierkagaard e Nietzsche. Schopenhauer e Marx -Hegel. Pensiero olistico, da olon. L’in-
dividuo, il singolo. Differenza tra Persona e Individuo. Il singolo ha una portata trascendentale che Kierkegaard L’oppo-
sizione a Hegel da parte di Kierkagaard ma anche degli altri deriva proprio appunto dalla critica nei suoi confronti per
non avere tenuto conto abbastanza dell’individuo. Considerare l’irrazionale, indagare il mistero della creazione, met-
terci in contatto con l’archetipo dell’immaginario direbbe Jung. Col tempo per Hegel la Ragione è essenza della Realtà,
non è così per Kierkagaard, o per Nietzsche. Agutaut, l’equilibrio dietico ed estetico. Autaut: esteta e politico. Nietzsche
nel 1989 piomba nell’infermità mentale. 1974 Considerazione inattuale: Schopenhauer come educatore. Aldilà del bene
e del male. La mia filosofia e lo scetticismo. Vero, buono e giusto, bello. La ragione è fessurata in sé stessa. Bertman
Luigi Pariso
Innocenza, domanda, curiosità gioco (tipico del fanciullo) liberarsi dai pensieri dominanti
1.03.2023
Friedrich Shimmer: l’uomo è pienamente uomo solo quando gioca. “shpiela”. Eraclito, vuole giocare com gli dei. Io
gioco nel tempo con la divinità. La vita è gioco, il gioco non è solo un momento della vita, è qualcosa di ulteriore in
quanto coinvolge intimamente. Colui che cerca di giocare con la vita è artefice del suo destino. Possiamo interpretare
sotto il segno pteudeitico. Essere autori del proprio destino. Intravedere le cose nel buio. Oltre al mito e agli archetipi.
Gioco dell’autodeterminazione. Categoria della mente, dell’anima. Ontologia, scienza dell’essere. Pre-ontologico, ciò che
precede, le origini. Precede la creazione. Qual è l’immagine Eraclitea? Libertà e gioco della vita. Cosa è bene e cosa è
male. Voglio costruire e creare dal nulla la nostra libera gratuità giocosa. Il gioco visto dal punto di vista esistenziale. Il
giocatore compie anche dei sacrifici. Sace da non confondere con religio. L’arte rappresenta un’epifania, l’arte accoglie,
non ha fini temporali, va oltre al tempo, è figlia di un gioco unico. L’uomo greco nella sua natura più intima
Arare, seminare, coltura, cultura. Mette in discussione le norme quando vogliono costringerci, categorizzarci, clas-
sificarci. Quando non siamo in grado di essere artefici del nostro destino vogliamo ribellarci, ribellarsi comporta un
sacrificio. Giobbe è colui che vive sotto il segno della preghiera. La fede chiede di mettere in gioco anche i nostri beni
più amati; è qualcosa di assurdo.
Karamazos
Gioco tragico della vita, sofferenza che porta all’essenza. Il gioco si scontra con la fede e il sacrificio.
L’uomo è nato giocando, siamo soliti a considerare quella fase come l’unica fase del gioco nella vita dell’uomo. Se oltre
al principio cognitivo e razionale. Teoria, saper volgere lo sguardo e il pensiero, contemplare. Il gioco porta con sé sia il
dolore che la gioia, presenta delle antinomie. Il gioco è un dono che alimenta un’apertura. Il gioco è vittoria ma anche
sconfitta.
La felicità è armonia interiore. Kratos, potere, se fine a se stesso non porta felicità perché viene a perdersi la sapienza
per il bene comune. Giochi della fantasia e dell’immaginazione. Donare al mondo, unione e connessione con l’altro.
Shiller, libertà mediante libertà, unione tra ragione e intuizione. Processo immaginifico, pensiero critico.
Bibliografia di Chiara Dall’attività tripartita, gioco-sport-lavoro, ne consegue una contraddizione dello spirito che oscilla tra ethos e pathos, tra tempo ed
PAIDIÀ, Cenni per una filosofia dell’esistenza come gioco: 24 pagine eterno, tra salvezza e perdizione. La prospettiva utopica e romantica secondo cui il mondo del calcio sia un mondo di regole con-
ANNUARIO Accademia di Belle Arti di Venezia. Insegnare l’arte? Pedagogia e didattica dell’arte come filosofia dell’esperienza divise, dove gli avversari non sono il nemico da sconfiggere, ma amici con cui giocare insieme per dialogare, dove l’arbitro sarebbe
creativa: 500 pagine un giudice imparziale e quindi mai contestabile, interpretata dunque come un preludio al regno divino è fortemente contestata dal
fatto che l’ambiente professionistico limita l’autonomia e la libertà di pensiero e d’azione dei giocatori, nella profanazione della loro
PAIDIÀ: Tutto il nostro essere si può interpretare sub specie ludi, sotto la specie della paidià. Il gioco non è limitato ad uno spazio originaria sacralità. In questa degenerazione professionistica, secondo Di Chiara si manifesta la presenza del malum mundi e dei
e un tempo circostritti (kóvos) e non è riducibile dentro una ermeneutica parte hominis, in quanto esso dischiude all’origine eterna mala in mundo in diverse sue forme: dal brutto al vergognoso, dal corrotto al selvaggio fino al violento. Eroico-venduto; virtù e
del tempo (aiwv). Il fondamento cosmologico del gioco si esperisce nella realtà e trae dav essa la possibilità d’accedere alla creazio- vizio. es. del Torino p.14-15, testimonianza del nichilismo Novecentesco: negazione dei valori che trova terreno fertile nella società
ne attraverso la sua inesauribile libertà. Eraclito di Efeso: Descrive Senso del mondo mondo e della vita nella metafora dell’inno- dello spettacolo e soprattutto nella sotituzione del gioco libero con una professione finalizzata quasi esclusivamente a scopi econo-
cenza del fanciullo che crea il suo regno giocando con i dadi o con le pedine di una scacchiera. Qui si trova la sostanza del gioco mici. Questo fenomeno coinvolge gran parte dell’antropologia delle società capitalistiche occidentali, le quali sono in contrasto allo
come paidià, cioè come atto creatore che porta che porta seco la dimensione universale dell’esperienza umana; si tratta di una spirito olimpionico che intende lo sport come un gioco dove il fondamentale è participare, senza scopo utilitaristico ma esclusi-
messa in gioco di tutte le possibilità che si realizzano attraverso la libertà dell’uomo, nel suo statuto ontologico e nella sua determi- vamente per il piacere di farlo. Quel sentimento di piacere è indispensabile non solo alla salute del giocatore ma di tutta la comu-
nazione etica, estetica e religiosa. L’uomo diventa così, secondo Platone, colui che può rendersi favorevoli gli dei attraverso sacrifici, nità che cerca in lui l’esemplarità in grado di testimoniare i valori d’appartenenza a una stessa cultura, a un’educazione al bene e al
danzando e cantando. (Dunque non solamente un giocattolo nelle mani degli dei) da ciò scaturisce la giocosità nella natura dell’uo- bello che rappresenta una pedagogia e una filosofia di vita. Bisogna saper giocare con intelligenza e sapienza, non solo con forza e
mo greco antico. Crea i suoi strumenti gnoseologici e filosofici dalla terra, in questo modo potrà costruirsi la sua identità di gioca- destrezza. Non bisogna limitarsi all’attuazione delle regole e all’applicazione delle differenti tattiche, bisogna rivendicare qualcosa di
tore della vita. Tradizione veterotestamentaria:Jahvé (Proverbi, 8-31) Davide (secondo libro di Samuele 9-14); Satana che gioca con più importante e decisivo: l’origine ludica dello sport, lontano da qualsiasi tentazione mondana che ne vuole inificiare l’onorabilità
Dio nel mettere alla prova Giobbe (Deus ludens). Dio che gioca a nascondersi (Deus absconditus) di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il e la sacralità. Combattere quella motivazione volta al solo raggiungimento del premio. Per Aristotele, l’onore è il premio della virtù,
gioco non riguarda solo l’infanzia, il primo stadio dello sviluppo cognitivo, o solo la crescita creativa e razionale dell’adulto, il gioco il <sacer> è il dono del sacrificio del calciatore che si rappresenta nella liturgia della partita nel tempio laico e spesso violento dello
forma ed educa la persona verso una conoscenza originaria delle strutture fondamentali della vita. Il gioco è una dimensione uni- stadio, dove la sfera come elemento d’armonia e compiutezza delle parti è l’oggetto conteso che decide le sorti della partita. 90 min
versale che nella fenomenologia dei sentimenti e dei costumi umani si alimenta attraverso antinomie: gioco è gioia, dolore, incanto di tempi regolari, e frequenti istanti di recupero>rito sacro che dischiude sia verso gli aspetti profani di una certa religiosità sia ver-
e seduzione, conoscenza e ignoranza, serietà e allegria, incontro scontro; può diventare responsabilità e leggerezza, scrupolosità e so il simbolo capace di unire l’esperienza terrena con il mistero di ciò che è oltre la conoscenza umana. Il calcio assume le sembian-
negligenza. Il gioco alimenta la curiosità e la creatività, ma è anche mania che può portare alla malattia e alla follia. Il gioco è sia ze di una pseudo-religione che si realizza nella vita profonamente sacra sia del giocatore che del tifoso, in particolare degli ultras:
vittoria che sconfitta. Nel gioco si trova la comprensione ordinaria ed extra-ordinaria della storia in rapporto all’in-finito. Kant fondamentalisti della loro squadra di appartenenza. Pausa estiva di ritiro vissuta con grande attenzione dai tifosi. Sono spesso scelte
trova nell’attività artistica il gioco, che non ha scopi e fini materiali, ma è semplicemente un’attività, un’occupazione piacevole per se delle località dove nelle vicinanze risiedono monaci e ordini religiosi, un’atmosfera spirituale che offre anche agli spettatori l’op-
stessa, ma io aggiungerei se posso, per se stessi. Fantasia e immaginazione proiettati nelle cose: “colui che scorge nel marmo scre- portunità di fruire delle bellezze della natura in un clima salubre in un ambiente potenzialmente contemplativo in cui la sfera è al
ziato la sacra famiglia”; oppure coloro che vedono nei movimenti delle nuvole delle figure antropomorfe, o di altre specie. Libero centro di molte attività ludiche. Nelle usanze ecclesiastiche medioevali si considera la palla come simbolo di Gesù Cristo: “il risorto
gioco delle facoltà conoscitive. Attraverso l’immaginazione la forza formativa si eleva all’ideale in virtù di leggi proprie che agisco- sole pasquale”. Nella pausa dalla competizione, anche il calcio professionistico ritrova in parte la sua originaria giocosità. Il mercato
no tramite la facoltà creatrice. Unità tra pensiero razionale e intuizione fantastica che costruisce, nell’armonia delle parti, lo Stato riduce gli uomini a “merce” da vendere al miglior offerente insinuandosi e profanando anche la ricerca di tranquillità che dovrebbe
estetico. Shiller: l’uomo trova nel gioco la sua compiuta identità (Stato estetico, educazione estetica): dare libertà mediante libertà, rigenerare il corpo e la psiche dalle tensioni di campionati estenuanti e faticosi. I compensi esorbitanti rendono questo gioco una
legge fondamnetale di questo regno; realizzare cioè il mondo a partire dal gioco per esperirlo come attività autotelica. mera professione spettacolare, da qui infatti scaturisce il giocatore mercenario che antepone gli interessi economici e materiali allo
Il gioco non si può limitare ad attività ludiche e ricreative solitamente di genere competitivo; (Homo ludens, di Huizinga: le attività spirito d’appertenza e al legame con i propri fedeli; da qui gli aspetti perversi del calcio che non si riconosce più nel gioco ma nelle
ludiche occupano un posto isolato dal luogo d’azione della vita quotidiana); (Les Jeaux et les hommes: le masque et le vertice: la plusvalenze dei presidenti, negli interessi dei procuratori e negli stipendi sempre più faraonici di allenatori e calciatori. Questa è la
classificazione del gioco dentro quattro categorie desacralizzate, agon,alea,mimicry,ilinx, possono essere messe in gioco. Il gioco è sorte di quasi ogni genere di istituzione sociale. Nel Campionato della massima serie italiana ha il solo scopo materiale. La squadra
vita e la vita stessa può essere interpretata come una forma particolare ed esauribile di esperienza giocosa che va oltre ogni tentativo italiana più antica è il Genoa, ha importato dal’Inghilterra la versione contemporanea di questo sport che si può considerare come
di interpretazione sociologica e fenomenologica. Il gioco si manifesta e si nasconde in tutte le forme dell’esistenza). La caratteristica un evoluzione del calcio rinascimentale fiorentino ma più che a uno sport il campionato che ne consegue assomiglia a un compo-
peculiare del gioco è quella di essere senza uno scopo finale, mentre nella vita lavorativa, ad esempio, appare come l’opposto, cioè nimento teatrale tra la commedia e la farsa, che mette in atto il significato specifico dell’origine latina della parola gioco: iocus-io-
come quell’ esperienza che ha come obiettivo primario il compenso economico e la gratificazione materiale. Differenziare il gioco cari, ovvero burla. Un amessa in scena che ripete ogni volta la stessa struttura drammaturgica dove si può conoscere la fine dello
dilettantesco e agonistico, gioco da lavoro. Nel dilettante la vittoria è rappresentata da una gratificazione morale che non può essere spettacolo ancora prima che esso abbia inizio; Qui conta soprattutto la potenza e conomica dei proprietari delle società calcistiche,
rapportata a un compenso materiale: il giocatore professionista invece ha come fine la vittoria di premi in denaro, la sua presta- l’appoggio incondizionato dei media che alimenta le solite sei squadre grandi. Ma perchè tale farsa continua a suscitare una note-
zione è sia di natura giocosa che di natura economica: egli aspira a un lavoro gratificante che stimoli la sua creativit, il suo talento vole partecipazione di spettatori? Oggettivare il non oggettivabile: “cosa” dal latino causa. Quaestio, riguarda la parola entusiasmo
e che possa contemporaneamente garantirle una sicurezza materiale. Facultas ludendi, particolare educazione al sentire, al vedere derivante dal greco. Cosa, per la tradizione filosofica occidentale, è tutto ciò che può essere pensato, affermato e negato; cosa è la res
e all’ascoltare attraverso una rinnovata percezione del tempo e dello spazio che apre una nuova realtà, dove il negotium porta seco che esprime una delle proprietà trascendentali dell’ente (cose corporee) e del non ente(cose incorporee). Res per Tommaso d’Aqui-
l’otium e viceversa. Una dimensione cosmo-poietica dove giocatori e lavoratori sono consapevoli della precarietà che costituisce la no: essenza di ogni ente, la sua quiddità si estende non solo alle cose reali ma anche ma anche a quelle pensate. Kant, la cosa in sè
loro esistenza e sanno di muoversi all’interno di un’orizzonte che potrebbe avere un fine extra-mondano e del quale possono uscir- non è conoscibile e si può rappresentare solo noumenicamente e non attraverso la conoscenza fenomenica, esempio Dio e l’ineffa-
ne siaaccettandone le regole della natura, del caso, della fede o dell’auto-determinazione. Quella situazione in cui l’uomo può anche bilità del divino. Quel divino che nella tradizione greca antica rappresenta uno stato di furore che l’entusiasta porta dentro di sè. Il
decidere, attraverso la libertà, di anticipare l’evento per cui il giocatore-lavoratore è: la morte come fine del gioco e il gioco come tifoso è in questa prospettiva un fedele che segue con estrema passione e partecipazione la liturgia della partita nell’attesa del tempo
fine della morte. Il gioco, per essere, ha bisogno della libertà del giocatore. Sia il gioco sia il lavoro sono sotto il segno della compe- in cui si annuncia nella realtà del gioco l’essenza dell’ideale e, per i vincenti, dentro il simbolo della rete la rivelazione della cosa. Per
tizione, della fortuna, della rappresentazione di uno o più ruoli, e del vertiginoso smarrimento in una situazione esistenziale dentro gli sconfitti la partita è la presa d’atto delle avversità della vita, in una sorta di sapiente preveggenza dell’ineludibilità del male e del
e oltre la vita quotidiana che si caratterizza anche da norme e regole spesso eludibili. Bisogno e necessità incombono sull’esistenza dolore, attesa di ri-vinvita. Giocosità, senso di appartenenza, spirito di religiosa unità (p.21). I giocatori necessitano di una prepara-
stessa privandola della gioia e della felicità del gioco. Spiels des Lebens (gioco della vita) Martin Heidegger: cerca di torvare anche zione culturale oltre che fisica, e creare uomini responsabili e consapevoli delle loro potenzialità ancora non espresse. Essere liberi
nell’anonimo della medietà, il senso dell’essere nel mondo come apertura verso l’illuminazione estatica del gioco. da ogni tipo di strumentalizzazione. da questo esercizio ginnico e mentale si forma una nuova specie umana che attraverso il gioco
Il GIOCO DEL CALCIO, LA PALLA: Filosofia di Niccolò Cusano. Palla simbolo dell’infinito e come ciò esprime il movimento riesce ad avvicinarsi agli strumenti del sapere. Recuperare un gioco che è in grado di divenire artefice di un rivoluzionario miglio-
dell’anima. Da una parte gli aspetti ludici e agonistici del calcio si trovano nella preparazione e nell’esercizio a una gara e al raggiun- ramento della qualità della specie e della sua struttura sociale; poichè l’attività ludica può sia rinnovare valori antichi dimenticati sia
gimento di un fine, la vittoria, che si raggiunge per mezzo di una preparazione psico-fisica dell’atleta e del suo sacrificio nella prepa- creare un’originale concenzione della vita come assenza di fini esclusivamente materiali e come assiologica testimonianza di schietta
razione e durante la partita; la bellezza di questo gioco sta nell’unità di squadra in accordo con la libertà del singolo giocatore le cui e genuina sportività. Una ipotetica riforma dei campionati calcistici deve rimettere in gioco un processo di crescita etica delle so-
gesta esaltano sia il gruppo che la persona. Libertà nell’unità, dove il risultato è la somma delle parti e dove il giocatore di estro che cietà e delle federazioni sportive, dove la palla in rete è la pienezza dell’istante rivelatore di una coscienza libera, che sa raggiungere
dirige il gioco non potrebbe trarre giovamento senza il sostegno degli altri reparti, e viceversa. la meta attraverso un’istruzione lontana da ogni ideologia e vicina invecead una giocosa filosofia dell’atto creatore.