Sei sulla pagina 1di 65

Entroterra di Bayonne

In un’antica fattoria viveva Danielle la pittrice, insieme ai fattori, due anziani tranquilli coniugi. Negli ultimi
cinque anni, Danielle aveva avuto una relazione con il proprietario della fattoria.
Un mattino si svegliò e non trovò al suo fianco nel letto il suo compagno Nicholas; Danielle non ci fece caso,
era un uomo immerso in mille faccende, figlio di un ricco industriale francese. 'Sarà andato a vedere il terreno,
gli animali o semplicemente sarà sceso in città' pensò. Sentì bussare alla porta, indossò la vestaglia e disse
"Avanti!". Entrò tutto trafelato chiedendo il permesso Jacques, l'anziano fattore. "Avanti Jacques!" Ripeté lei
sorridendo. "Ho sentito che si è svegliata e mi sono permesso." disse balbettando l'uomo che era rosso come
un peperone. La donna si mise la vestaglietta sopra il seno, pensando 'Mi avesse visto qualche anno fa, con i
piercing al seno, avrei dato più scandalo!'. Piercing, di cui Nicholas, la aveva invitata a sbarazzarsi per non
turbare i fattori, i coniugi Gavroche. "Figurati Jacques. Che cosa è successo?" L'anziano rispose, sempre più
agitato "Stamattina, abbiamo incontrato il Signor Nicholas..." "Dov'è andato?" Disse quasi noncurante
Danielle. "Ci ha consegnato questa lettera! Legga qui!" Disse l'uomo porgendo la lettera a Danielle. La donna,
presa la lettera e la lesse mentalmente 'Carissimi Jacques e Marie Bernardette, vi devo comunicare che dovrò
assentarmi per parecchio tempo a causa della gestione degli affari. Ho preferito scrivere queste cose, primo,
perché mi dispiacciono gli abbandoni e so voi quanto ci rimarrete male e secondo, perché quanto io vi dico,
se messo per iscritto rimane più chiaro e più legale, dovessero sorgere eventuali controversie. Ho piena
fiducia in voi e in Danielle, di cui siete persone che stimo e che ho la fortuna di avere come tenutari della
fattoria, onesti e laboriosi. Danielle ha bisogno della sua libertà creativa ed io a volte, con la mia persona ero
d’impiccio al suo libero pensiero. Dico solo, che aldilà delle apparenze e dei giudizi che possiamo avere,
secondo i nostri schemi mentali, Danielle è una grande donna di cui ho avuto la fortuna di stare insieme.
Pertanto, voi Jacques e Maria Bernardette, dovete badare alla fattoria, come avete fatto finora, con solerzia
e devozione, di cui vi sono infinitamente grato. E Danielle può abitare qua alla mia fattoria, completamente
libera. Avrà sempre a disposizione il patio per dipingere le sue meravigliose tele. Potrà fare i giri sul cavallo e
voi, Jacques e Marie Bernardette, dovete trattarla sempre come la mia compagna, anche se io non ci sarò.
Pertanto, preparate a lei da mangiare, lavate i suoi panni e pulite la sua stanza. Ha avuto una vita difficile, so
che lei rifiuterà tante cose da voi, ma non prendetela come un’offesa. È una donna in gamba, che nella vita si
è trovata ad affrontare qualsiasi situazione. Il mio numero di cellulare per le emergenze è a vostra
disposizione. Con affetto. Nicholas Dumont'. Jacques, cercò di allontanarsi dalla donna. Si aspettava una
terribile scenata da parte sua, com’era successo con altre ragazze che il padrone, aveva portato nella fattoria
e poi lasciato con un palmo di naso. Invece, Danielle, inaspettatamente, ne stracciò la lettera, ne grido, ne
ruppe suppellettili, come aveva fatto qualche altra donna abbandonata da Nicholas. Danielle non disse
praticamente niente. Si accese una sigaretta, sibilando un "Posso?". Jacques annuì con la testa sudata,
rimanendo pietrificato di fronte al suo silenzio. Danielle, da donna riservata com'era di solito, mise
inaspettatamente le sue affusolate mani sulle spalle di Jacques, che diventava sempre più pallido e
spaventato, per ritirarle subito dietro alle occhiate della moglie. Danielle guardò Marie Bernardette, tesa
come la corda di un violino anche lei e rivolgendosi a tutti e due, disse "Io non voglio essere di peso a voi!
Ringrazio il Signor Nicholas, per avermi concesso di vivere in questa casa. I miei panni li laverò io, come ho
sempre cercato di fare e la mia stanza la pulisco io. Anzi mi metto a vostra disposizione per fare qualsiasi
lavoro in cui posso esservi di aiuto nella fattoria. Mi piacciono i fiori, oltre a dipingerli e ho sempre sognato di
curare un bel giardino.” Marie Bernardette, abbracciò Danielle, la quale, nonostante la sua aria da artista
bohémien, era diventata quasi come una figlia per lei. La sua presenza nella fattoria era silenziosa. Lo stile di
vita di Danielle era lontano anni luce dal tipo di vita laboriosa di Jacques e Marie Bernardette. Una donna
di mondo, abituata a essere 'usa e getta', pittrice vagabonda ed errante. Nonostante ciò, era riuscita a imporre
a Nicholas, a non invitare nella fattoria, i suoi rumorosi e invadenti amici. E di svolgere le feste, i party e i
ricevimenti, prassi obbligatoria del mondo cui apparteneva Nicholas, lontano dalla fattoria. Anche perché
Nicholas aveva l'opportunità, di affittare locali e di usare il suo yatch ancorato nel porto di Biarritz per la vita
mondana. Marie Bernardette vide una lacrima scendere dal viso di Danielle, la abbracciò e gli disse "Vedrai,
con noi starai bene!", il marito Jacques si affrettò a farla uscire, dovevano andare a falciare l'erba e mettere a
posto l'orto. Danielle quando fu sola, esplose in un pianto. Subito dopo, asciugandosi le lacrime con un
asciugamano ricamato con la sigla NG nell'orlo, pensò 'Ormai ho più di cinquant’anni. Fra qualche anno sarò
vecchia e sciupata. Lui più giovane di me e ricco, sicuramente ha donne più giovani di me. Dopo quasi nove
anni di vita agiata, non riuscirei più a vivere come una vagabonda errante per le strade. Rimarrò qua e
vediamo cosa succede!' La donna si mise un paio di Jeans e una maglietta e corse subito dagli anziani coniugi,
con un fervore che gli spaventava.
La sera, Danielle era sfinita, non essendo abituata ai lavori pesanti e nonostante gli anziani coniugi cercarono
in tutti i modi di fermarla, lei si adoperò con tanta volenterosità a spalare letame, trasportare carriole,
sistemare biada e fieno. Dopo essersi sbafata quattro porzioni di minestra, di cui gli aveva riempito il piatto,
la premurosa Marie Bernardette, Danielle, ringraziando i due coniugi e andò subito a coricarsi. Non mangiava
mai con loro, di solito lei e Nicholas erano spesso via all'ora del pranzo e della cena e ritornavano alla fattoria,
quando i coniugi erano già a dormire. I due anziani erano a disagio, preoccupati per la sua salute, per lei non
abituata alla vita dura della campagna o per averle detto qualche parola che non andava bene. Una volta a
letto Danielle non prese immediatamente sonno, pensava a Nicholas, riprese la sua lettera, la rilesse più volte,
soffermandosi sulla frase 'Danielle ha bisogno della sua libertà creativa ed io a volte, con la mia persona ero
d’impiccio al suo libero pensiero' e pensò ad alta voce 'Bastardo di un Dumont, hai maledettamente ragione,
sei l'uomo più sincero, di tutti quelli che ho avuto. Ero stufa del tuo mondo, delle vacanze in tutte le isole
della Grecia, alle Seychelles, alle Mauritius, in Guadalupe, a Taormina e alle isole Eolie, in Tailandia e in tutti
gli atolli sperduti di questa terra, dove sono stata con te. I fine settimana a Sitges, a Cannes, a St. Tropez, a
Biarritz, Maiorca, Ibiza e Venezia. Magnifici posti, dove potevo godere della loro bellezza, in tutta
spensieratezza. Potevo dipingere quando volevo, far l'amore, andare per negozi, girare vestita come volevo.
Dovunque ero servita e riverita, ma mi mancava l'aria, la liberà e miei quadri avevano perso lo smalto, mi
sembravano più scialbi. E pensando e rimuginando, si erano fatte le tre del mattino e Danielle non aveva
ancora preso sonno.
Il mattino si risvegliò alle nove e stravolta, Danielle, si precipitò dai coniugi che trasportavano le carriole di
erba che avevano falciato alle prime luci dell'alba. Il profumo dell'erba gli entrava nelle narici. La rigogliosa
campagna che aveva respirato durante i suoi vagabondaggi, in vita sua l'aveva sempre respirata. Da sola
poteva meno addentrarvisi, perché palizzate e fili spinati, la costringevano sulla strada asfaltata.
Con il passare del tempo, nei paesi erano aumentati i cartelli 'Access Interdit' e 'Prohibido Acceso' e spesse
volte, sbucavano cani che abbaiavano furiosi al suo passaggio. Quando riusciva a immergersi nella natura, a
volte s’imbatteva nei pellegrini del percorso di Santiago de Compostela, i quali vedendola una donna, sola e
pittrice, la pensavano una di facili costumi. Adesso aveva la campagna a sua disposizione, da respirare in
tranquillità a pieni polmoni, senza l'assillo delle persone che la vedevano intrusa o per mercimonio. Poteva
sedersi sui prati, sporcarsi della terra soffice come faceva da bambina, senza diffidenze e latrati rabbiosi dei
cani da guardia. Corse verso i coniugi Gavroche, prese la pesante pala, diede tre o quattro palate per
sistemare l'erba delle carriole, sudando copiosamente. La salvò dai suoi lavori forzati improvvisati, l'arrivo
della postina, la figlia di Marie Bernardette, Elise. Danielle, in questi nove anni di permanenza alla fattoria
Dumont, aveva visto Elise crescere e passare dall'età bambina a quella adulta. Elise, aveva ereditato il lavoro
di postina dalla madre e grazie all’influenza di Nicholas Dumont presso le autorità locali, era rimasta a
esercitarlo nella zona di Bayonne. La ragazza che compiva vent’anni, aveva un bel carattere, affabile con tutti
ed era soprattutto premurosa e zelante nel suo lavoro. Elise consegnava la posta fino a tardi, dispensando a
tutti gli abitanti del posto, sorrisi e buone parole. Adesso conviveva a Bayonne con un ragazzo, Michel; un
poliziotto conosciuto da quando aveva incominciato a fare la postina. Elise aveva sempre avuto un’attrazione
per Danielle, pittrice dall'aria trasognata. Andava sempre a vedere cosa dipingeva, facendogli un mucchio di
domande. I suoi inizialmente, non volevano che frequentasse quella donna e con la scusa che non doveva
disturbarla, la chiamavano sempre a sé. Fino al giorno in cui Nicholas Dumont, esortato da Danielle,
rimproverò Jacques e Marie Bernardette. Gli disse che, lui non si permetteva di insegnare l'educazione dei
figli altrui ai genitori. Nella sua fattoria, non ammetteva che a bambini e ragazzi fossero negate cose che
rientravano nella normalità. Anzi se si fossero comportati così, avrebbero mancato di rispetto a Danielle,
reputandola una donna cui i bambini non potevano avvicinarsi. I due coniugi rimasero mortificati e la figlia
ebbe la libertà di frequentare Danielle. La bambina cercava di imitare i suoi quadri, tipo i paesaggi marini e di
campagna. Su cui la pittrice raffigurava delle figure di donne e uomini nudi, ma mai in pose osé. Li ritraeva in
posizioni e atteggiamenti che trasparivano varie emozioni di tristezza, gioia, vergogna, angoscia, eccitazione.
La curiosità della bambina Elise, nei confronti dei quadri di Danielle, a volte era asfissiante, ma la pittrice non
si scomponeva mai, anzi era lusingata che una bambina fosse attirata da lei e dai suoi quadri. Danielle non
era mai stata mamma, le due volte che era rimasta incinta, gli occasionali compagni l'avevano convinta ad
abortire. E i genitori di Elise, dopo la ramanzina del padrone Nicholas, non osavano più ostacolarla. Danielle,
si divertiva a rispondere alla bambina, le raccontava sempre un sacco di storie dietro ai personaggi dei suoi
quadri. Storielle molto semplici, senza allusioni sessuali e violente, prima di tutto, per non scandalizzare i suoi
genitori e se anche se nella sua vita non c'erano stati bambini, non riteneva giusto ‘sporcare’ il loro gioioso
mondo. Quando alla sera a cena, Elise riportava ai suoi quello che gli aveva raccontato la pittrice, non avevano
nessun pretesto di doversi scandalizzare. Le storielle che Danielle narrava alla bambina, parlavano di Sirene
che uscivano dalle acque del mare, naufraghi di paesi lontani, angeli che piombavano sulla terra perché gli si
erano rotte le ali. Questi personaggi avevano un problema che gli accumunava tra di loro, quello di essere
accettati dalle persone. Perché non facevano tutte le cose che svolgono gli uomini e le donne che vivono sul
suolo terrestre. Elise una volta chiese a Danielle "Che cosa fanno gli uomini che vivono sulla terra?" Danielle
rispose "Mangiano, bevono, si vestono come facciamo noi. Ma per fare queste cose devono anche lavorare,
sudare, lottare, fare sacrifici e a volte rimanere nello stesso posto per tutta la vita!" ed Elise rispose "Io quando
sarò grande, vorrei girare tutto il giorno per i boschi". E il destino di Elise, l'aveva grosso modo accontentata,
perché fare la postina in quelle zone lì, significava dover girare con uno scooter con le ruote dentate per
sentieri da fuoristrada per raggiungere delle abitazioni. Le quali a volte erano quasi situate ai piedi dei Pirenei.
Elise, quando era adolescente, riceveva da Danielle in regalo, vestiti, profumi e accessori da donna, quali
braccialetti, collane e anelli. Tutte cose che di solito acquistava, durante i suoi viaggi in giro per il mondo con
Nicholas. Elise li mostrava orgogliosa alle compagne di classe a scuola e alle amiche. Danielle gli acconciò
anche i capelli, come aveva visto fare dalle donne nei mercatini all'aperto dei luoghi che visitavano. Una volta
Elise, che aveva i capelli neri, esibiva i dreadlock e un'altra volta le treccine afro. Danielle le colorava
completamente il viso per le feste di carnevale e con il look e il trucco introdotti da Danielle, Elise era una
delle ragazze più vistose e appariscenti del corso mascherato, in occasione della festa estiva di Bayonne. Elise
era appassionata di animali e trasmise questa passione a Danielle. La pittrice, visto le sue brutte esperienze
con i cani di guardia delle case dove lei passava vicino durante i suoi trascorsi errati, aveva inizialmente timore
del cane della fattoria Dumont. Un cane husky dal nome Ice. Siccome i cani difendono il loro territorio,
Danielle diventando parte della fattoria Dumont si fece benvolere dal cane. Cosicché Ice gli tributava dei
festeggiamenti, scodinzolando e lei ricambiava accarezzandolo e accompagnandolo volentieri nelle sue
lunghe passeggiate in compagnia di Elise, fino a portarlo a spasso da sola. Danielle grazie ad Elise, imparò
anche ad andare a cavallo, visto che la fattoria aveva una stalla con quattro e a volte cinque cavalli, secondo i
traffici equini del padrone Nicholas, il quale possedeva una scuderia di cavalli da corsa.
Come regalo per i suoi diciotto anni, Nicholas Dumont regalò a Elise una cagnetta cucciola, pastore tedesco.
Elise, la chiamò Marlene e diventò la compagna di Ice, partorendo negli anni dei cuccioli, che i coniugi
Gavroche regalavano a parenti e amici.
Il giorno dopo la fuga di Nicholas dalla fattoria, a Danielle, stanca morta dalla notte passata nuovamente in
bianco, fu nuovamente provvidenziale l'arrivo di Elise per interrompere i lavori dei campi. La pittrice corse
incontro alla postina gridando "Elise! Elise! Rimarrò qua ad abitare con i tuoi!" abbracciandola
affettuosamente. Un gesto inconsueto alla vista dei genitori, abituati alla riservatezza della pittrice, che
sconfinava nello snobismo dell'ambiente di Nicholas. In realtà era la tipica timidezza degli artisti che
improvvisamente esplodono in slanci appassionati per lo stupore delle altre persone. La postina si stupì anche
lei di stucco a vedere Danielle con addosso così tanta esuberanza. Il fatto che Danielle era contenta di
rimanere abitare con i suoi, dopo essere stata lasciata come un oggetto qualsiasi dal padrone di casa, lasciò
interdetta Elise. Alle stranezze del padrone di casa, i coniugi Gavroche erano abituati. Il padre di Nicholas,
faceva di peggio, litigava con la moglie e la lasciava da sola, anche per qualche mese, per andare chissà dove.
Il destino delle donne degli uomini ricchi e potenti è così o sono tanto scaltre da essere peggiori degli uomini
che hanno, da andare con gli amanti quando loro sono in giro per affari o devono accettarli così, se vogliono
condurre una vita agiata e lussuosa. La mamma di Nicholas era una santa donna, ricordava il padre di Elise.
Era suo papà, le Commendeur Gaston Dumont a comportarsi male nei confronti della moglie. D'altronde tutta
la nobiltà che aveva conosciuto faceva così, da tanto erano abituati che con i soldi potevano fare quello che
volevano. La mamma di Elise invece, al confronto del marito, non criticava quasi mai i comportamenti dei
padroni di casa. Lei aveva lavorato come postina, per poi lasciare il posto alla figlia e fu quando portava la
posta alla fattoria, che conobbe Jacques. Molto più grande della moglie. A trenta anni viveva ancora con gli
anziani genitori al servizio dei Dumont. Marie Bernardette era una ragazza madre, rimasta incinta di Elise
dopo essersi innamorata di un aitante torero spagnolo, venuto a esibirsi durante la festa estiva di Bayonne e
mai più rivisto. Marie Bernardette di dieci anni più giovane di Jacques, si sposò con lui, anche per dare un
papà a Elise. I genitori di Jacques erano contrari che il loro figlio si sposava con una ragazza madre. Erano nati
alla fine dell’Ottocento e avevano sempre vissuto lì, le loro famiglie d'origine erano da parecchie generazioni
al servizio dei padroni della fattoria. Dapprima i Conti della Vasconia e quando gli ultimi loro eredi caddero
in disgrazia, la fattoria andò all'asta e l'ha acquistò le Commendeur Dumont. La mamma di Marie Bernardette
era vedova e alla nascita di Elise, non vedeva bene la famiglia composta di sole tre femmine. Oltre a
desiderare la figlia sposata, voleva che sua nipote avesse un padre come si deve, un uomo all'onore di quelle
zone, non un torero avventuriero. La madre di Marie Bernardette, appena seppe che sua figlia durante i suoi
giri per la consegna della posta, fermava la bicicletta più a lungo vicino alla tenuta dei Dumont, andò da le
Commendeur affinché intercedesse sulla possibilità che sua figlia potesse prendere la mano del figlio dei
fattori. Le Commendeur Dumont, vedeva di buon occhio una donna nella fattoria, che non somigliasse a
quelle ragazze pettinate e vestite alla moda, con rossetto vistoso e unghie laccate, da copertina dei rotocalchi
che leggeva la moglie. E poi i vecchi genitori di Jacques fino a quando avrebbero retto i ritmi della campagna,
pensò Dumont senior. ‘Una ragazza del posto, lavoratrice e campagnola, è la donna ideale per i lavori della
fattoria. Potrà affiancare Jacques nei lavori e rinvigorirlo quando sarà stanco. I due vecchi genitori di Jacques
ormai hanno quasi dato tutto’ pensava Gaston Dumont. "Signora, non si preoccupi ci penso io a far sì che
Jacques non diventi frocio!" disse Gaston Dumont. La madre di Marie Bernardette trasalì, ma acconsentì. Le
Commendeur Dumont era un tipo deciso che andava al sodo. Jacques, quando conobbe Marie Bernardette,
era un timido e riservato giovane, cresciuto nella fattoria e rimasto dietro alle sottane della madre. I genitori
di Jacques erano stati segnati dalla disgrazia che era capitata al loro figlio maggiore Joseph- Lui aveva provato
a cambiare vita, partendo per le Americhe in cerca di fortuna, ma perì in seguito al naufragio della nave,
affondata da una tempesta in mezzo all'oceano. Pertanto, Jacques era rimasto maggiormente condizionato
a dover restare alla fattoria. Dopo due mesi di frequentazioni Marie Bernardette e Jacques si sposarono.
Gaston Dumont organizzò un sontuoso banchetto nuziale nella fattoria, che durò due giorni interi. La piccola
Elise di un anno rideva divertita a vedere così tanta festa. Il buon Jacques la amava come una vera figlia, le
perdonava le intemperanze da torero come il vero padre e non proferì parola sul fatto che adesso era andata
a convivere con un ragazzo a Bayonne. La madre Marie Bernardette teneva sempre il senso di colpa di come
aveva concepito Elise ed anche lei, non ostacolò la sua scelta, pur facendole estenuanti raccomandazioni da
madre "Non fare come me! Intesi! Non voglio assolutamente! È ancora presto mettere alla luce delle
creature!" Ma lei, non ne aveva assolutamente l'intenzione, era da poco che lavorava in posta e non voleva
lasciare già il posto per la maternità. Marie Bernardette per non perdere il posto, andava a consegnare la
posta con il pancione e camminava a piedi, per paura di poter urtare il tubo della bicicletta con il pancione.
Nei posti più lontani, la accompagnava suo fratello in lambretta, che era già sposato e viveva sopra di loro
con la moglie e i figli. Elise era la mascotte dei cuginetti, i quali quando litigavano con lei finivano per avere
la peggio, pieni di graffi. La madre la rimproverava "Sei come tuo papà torero! Faceva sempre a botte con
tutti!"
Marie Bernardette entrò in casa con Elise per consegnarli della roba, prima che la postina andasse via dalla
fattoria. Elise era sempre di corsa, voleva perdere meno tempo sul lavoro, se non ce la faceva a consegnare
tutta la posta in orario, continuava fino a quando tutta la posta era smaltita. Gli impiegati del suo Ufficio
Postale di Bayonne lo sapevano e le lasciavano le chiavi dell'Ufficio, per permettergli di sistemare le carte
inerenti alla consegna e mettere lo scooter nel garage. In cambio della benevolenza dei colleghi, lei portava a
loro da mangiare torte e marmellate preparate dalla sua mamma e frutta e verdura della fattoria. Elise era la
mascotte di tutti, lo era stata anche in famiglia, aveva una battuta, un sorriso per tutti. Il vero padre era un
sanguigno torero di origini spagnole, bravo anche come cantante e ballerino e di lui, lei tirava fuori il carattere
da torero, quando qualcuno la faceva arrabbiare.
Stamane Elise era come frastornata dalla notizia di Danielle che rimaneva ad abitare lì, senza il suo Nicholas,
con i suoi genitori. La madre si accorse che, a differenza delle altre volte, indugiava continuando a ripetere
"Danielle! Che tipa! In fondo sono contenta che vi faccia compagnia! E se un giorno tornasse Nicholas con
un’altra donna? Lei cosa farebbe? Nicholas, la lascerebbe stare qua?" "Smettila Elise!" disse la madre. "Tu
devi andare a consegnare la posta alla collettività, che ti paga lo stipendio con le tasse! Lascia stare quell'uomo
da rotocalco. Non ti basta che a te a tuo padre ci abbiano permesso di farti studiare e di vivere dignitosamente.
Lui ha i soldi e può farne quello che vuole. E Danielle è un artista con le sue stranezze. A noi non deve
importarci quello che fanno. La famiglia Dumont e suo figlio ci hanno dato da vivere, permettendoci di farti
crescere e studiare. E adesso vai, sbrigati! Vuoi farti parlare male dietro, da tutto il circondario, che perdi
tempo con noi alla fattoria, invece di fare il tuo dovere!" Elise, come senti queste parole, diede un bacio alla
sua mamma e uscì, stipando la roba consegnatole, nei borsoni appesi allo scooter. Quando salì in sella alla
motoretta, la madre dalla finestra le gridò di stare attenta a non cadere. E lei rispose "Va bene mamma! Non
avere paura!". Elise avviò lo scooter e partì, con il pensiero fisso di Danielle che disegnava uomini e donne
nudi, con i suoi genitori nei paraggi. 'I miei in fondo, devono rispettare il volere dei padroni, che in fondo non
fanno niente di male. In casa loro possono andare e venire a loro piacimento e farci vivere chi vogliono. Chissà
che scandalo per i vicini e tutti quelli che li conoscono, rappresenterà la figura di Danielle!' pensò Elise. Poi la
ragazza decise che la migliore cosa da fare fosse non fissarsi su cosa possono pensare gli altri di Danielle. A
lei, la pittrice in fondo ha sempre fatto del bene, gli ha donato un mucchio di bei regali, vestiti e oggetti alla
moda ed anche costosi. Danielle allietava Elise quando era piccola, inventandosi storie fiabesche sui
personaggi dei suoi quadri, angeli con le ali spezzate, sirene, mentre i suoi erano indaffarati nei campi e nei
lavori della fattoria. E se non fosse stato per la pittrice, non sarebbe così sicura di essere andata a convivere
fuori di lì, con il suo amato Michel.
Danielle quel mattino lì non combinò quasi niente nella fattoria, stanca dalla notte insonne. Marie
Bernardette se ne accorse, le venne d'istinto di brontolare fra sé 'Una che non ha mai fatto niente in vita sua,
solo dipingere dei quadri, vuole mettersi a spaccarsi la schiena in campagna? Piuttosto vada a fare la puttana
e a farsi mantenere da qualche altra parte!' Poi, la donna si pentì di quello che aveva detto, Danielle per come
si era sempre comportata con loro e soprattutto con la figlia, non se lo meritava. Marie Bernardette guardò il
marito, che come il solito non diceva niente, ma era imbarazzato a dover lavorare con una donna magra come
Danielle, che solo a vederla reggere il tridente con il fieno, sembrava che si dovesse piegare da un momento
all'altro come un fuscello esposto al vento impetuoso. A Marie Bernardette, vennero in mente le parole di
Nicholas, il padrone 'Avrà sempre a disposizione il patio per dipingere le sue meravigliose tele'. Allora si mise
a gridare "Danielle? Hai sete! Mi sembri stanca! Non sei abituata ai ritmi della fattoria! Non vorremmo dover
chiamare il Dottore per te! Non combinarci qualche strano scherzo? Eh!" "No! No!" rispose la pittrice "Ce la
faccio! State tranquilli!" La donna, con un gesto agile, inconsueto per l'età, le prese dalle mani il tridente,
dicendo "Adesso, fermati cara! Anche nostro Signore dopo aver creato il mondo si è riposato!" Danielle
esausta, si sedette su una balla di fieno e Marie Bernardette gli versò della limonata in un bicchiere, prelevati
da una rientranza scavato nel muretto del cortile, dove non picchiava il sole e potevano tenere la roba al
fresco. Danielle bevette tutto di un fiato e ringraziò la donna. Marie Bernardette la guardò e disse "Danielle!
Ti faccio una proposta! D'altronde l'ha detto meglio di me Nicholas, il padrone di questa casa. Un giorno
dipingi, seduta sopra il patio quando vuoi e poi vai a farti un giro e il giorno che noi te lo chiediamo ci aiuti nei
lavori”. La pittrice comprese che i coniugi non l’avrebbero più chiamata per aiutarli e rispose con un filo di
voce "Non vorrei esservi d’impiccio!"
Così Danielle si mise a dipingere riparata dalla veranda del patio, fatta di canne e frasche, sempre tenuto in
ordine grazie alla manutenzione da Jacques. All’inizio la pittrice cercava di nascondere quello che faceva,
perché imbarazzata dalla presenza dei coniugi. Poi, visto che i coniugi, per non essere troppo invadenti
evitavano di ammirare i suoi quadri, lei prese confidenza con l'ambiente e mise sempre più slancio e passione
nel disegnare i suoi angeli dalle ali spezzate, le sue sirene dai visi malinconici, allegri, imbronciati, eccitati o
nervosi in paesaggi rupestri, marini e notevolmente ispirata dalla natura che la circondava. Se voleva vedere
il mare o altri posti, bastava salire in sella alla motoretta di Elise, poiché lei non guidava e sistemasse il suo
piccolo trolley con le tele, pennelli e treppiede pieghevole, nei portapacchi della posta. Elise o la lasciava in
città, dove prendeva il bus per Biarritz o per la vicina Piana di Ansot, dove c'era il museo di storia naturale e
delle ampie distese di prati verdi e campi, che poteva dipingere mettendosi sopra il pontile di legno
dell'osservatorio per ornitologi.
Quando era alla fattoria, Danielle era sempre invitata a mangiare pranzo e cena, dai fattori. In mezzora al
massimo trequarti d'ora, terminava di mangiare per andare, se dipingeva, a riprendere il dipinto o il lavoro
che aveva iniziato la mattina con i fattori. Se non avesse avuto niente da fare, si sarebbe messo a dormire in
camera sua o se era tempo bello nel patio della casa.
L’insonnia tormentava Danielle, la quale trascorreva quasi tutta la notte a dipingere i suoi quadri. Marie
Bernardette vedeva la luce nella sua stanza sempre accesa, durante la notte e pensò che Danielle si stancasse
troppo a lavorare con loro. Allora pensò di portarsela in cucina, chiedendole se la aiutava mentre preparava
da mangiare. Al principio Danielle si sentiva goffa e incapace in cucina, nei suoi ultimi anni insieme a Nicholas,
era stata abituata alla bella vita e mangiavano sempre fuori e quando erano andati in vacanza con la barca,
lui voleva cucinare il pesce per vantarsi. Dopo un po’, Danielle ci prese gusto gli piaceva impastare la farina,
faceva dei modellini che poi su invito di Marie Bernardette, che non amava lo spreco del cibo, disfava e
rifaceva dei nuovi impasti. Danielle passava sempre delle notti insonni, allora non gli rimaneva che dipingere
per tutto il tempo che rimaneva sveglia.
Il mattino si alzava stravolta e se per lei era il turno di aiutare i coniugi, spesso si addormentava su una sedia
in cucina. Marie Bernardette la lasciava tranquilla, capiva che non poteva essere di aiuto se la notte non
dormiva.
Un mattino che si fece accompagnare dalla postina Elise in città, al capolinea dei bus era indecisa se acquistare
il biglietto per andare al mare oppure dirigersi in aperta campagna alla Piana di Anost. Era talmente distrutta
della notte passata in bianco che le sue gambe si rifiutavano di salire il predellino dei pullman. 'Devo andare!'
pensò ‘Dormirò al mare’. "Madame! Prego si accomodi!" disse l’autista del pullman. Lei, sentendo l'aria del
mattino, ancora frizzantina, pensò che se si fosse addormentata a spiaggia o nei campi all'aperto, avrebbe
preso qualche malanno e adducendo la scusa che si era dimenticata di fare qualcosa, Danielle si allontanò
dalla zona dei pullman. Attraversò a piedi il fiume Adeur percorrendo ponte Saint Spirit, fino a dirigersi nella
centralissima zona dove il fiume Adeur s’incontra con il suo affluente Nive e pensò 'Stamattina, sono troppo
stanca per viaggiare. In fondo questa città non la conosco bene. Potrei fermarmi a dipingere qua a Bayonne’.
Avvicinandosi ai tipici caseggiati del centro, Danielle vide nella vetrina di un bazar che vendeva un po’ di tutto,
un elegante cavalletto da pittore con sopra una tela e vicino una tavolozza e dei pennelli. Danielle si fermò,
pensando che bisognava rinnovare la sua attrezzatura. La donna contò i soldi che aveva nel borsello dentro il
trolley e decise di entrare nel negozio. Dopo avere visto l'occorrente per disegnare, il suo sguardo si soffermò
su una confezione plastificata di un materiale molliccio, sulla quale vi erano raffigurate delle sculture. Prese
la confezione per esaminarla meglio e l'anziano padrone del negozio le esclamò "E' un tipo di pasta per
modellare che viene dall'Italia, si chiama DAS. Negli anni 70 dicono che era cancerogena, conteneva l'amianto,
ma al giorno d'oggi l'anno resa ecologica. È consigliata per i bambini e ragazzi alle loro prime esperienze con
la scultura". Danielle visto il prezzo accessibile e ricordandosi di come si divertiva a creare composizioni
mentre aiutava a impastare in cucina Marie Bernardette, né acquistò una confezione. Uscendo dal negozio,
Danielle pensò che, visto la sua poca esperienza con la scultura, di cui aveva appreso qualche nozione alla
scuola di Parigi, poteva essere l'ora di provare nuove forme artistiche. C'era troppo vento per rimanere presso
la riva dei fiumi e Danielle pensò di ripararsi tra i muri delle case nelle viuzze centrali, fino ad arrivare alla
Cattedrale di S. Marie, una splendida chiesa in stile gotico. Si fermò sotto un portico, dove c'era un’entrata
della Chiesa, tirando fuori dal suo trolley il seggiolino pieghevole a treppiedi di plastica e il cavalletto dove
mise la tela. Appena iniziò a dipingere passò un anziano prete, il quale esclamò "Una pittrice, che immortala
la nostra cattedrale! Che bello! Signorina, non vorrei rovinarle l'ispirazione per il suo dipinto! Dietro l'angolo
c'è il nostro portico principale con una vista più bella della nostra Chiesa" Danielle rispose "Davvero? Grazie!
Allora mi sposto!" Effettivamente quel porticato era un’entrata secondaria e non offriva grandi vedute della
cattedrale. La ragazza smontò il cavalletto e si spostò, dove c'erano le torri con le guglie. Lì, davanti all'entrata
principale, Danielle vide che poteva sistemarsi di spalle alla cinta di un giardino alberato. Era una buona
posizione per dipingere il portale dell'ingresso principale, con ai fianchi le torrette, dalle guglie in stile gotico.
Dopo qualche ora, passò il prete di prima e si avvicinò per curiosare la tela di Danielle. Lei stava mangiando
un panino e bevendo una coca cola come pranzo. Il prete le disse "Stia comoda e tranquilla! Posso vedere?"
Lei rispose, con il boccone in bocca "Prego!" "Complimenti!" esclamò il sacerdote. La tela raffigurava i contorni
dell'ingresso della Cattedrale con la guglia e una siepe fiorita vicina. Il prete gli disse "Vorrei quel disegno! In
cambio io le posso offrire un pasto alla nostra mensa con i poveri della città!" Danielle disse "La ringrazio, io
sto bene così, con un panino e una coca. Io fortunatamente ho trovato alloggio qui in campagna, alla f\attoria
Dumont.”. Il prete si mise un dito alla bocca, pensando che quel nome appena pronunciato non gli era nuovo.
Poi il suo volto s’illuminò ed esclamò "Ah la fattoria de le Commendeur. Lui è mancato, pace all'anima sua,
ma deve essere ancora viva la moglie, una santa donna, benché nostra benefattrice. La vede? È un bel po’ che
non la vediamo qua a Bayonne!" "I signori Dumont non ho avuto il piacere di conoscerli!" rispose Danielle
"Sono ospite alla fattoria, dal figlio Nicholas, che però è dovuto andare via per affari. Allora sono rimasta con
i fattori." "Marie Bernardette e Jacques, persone deliziose, devote, soprattutto il marito. Sono contento che
conoscendo lui, Marie Bernardette abbia messo la testa a posto. La loro figliola cosa fa di bello? Era un po’
discola!" disse il prete. Danielle sorridendo rispose "Ha ragione! Sono una famiglia eccezionale. Elise la figlia,
porta la posta e nel frattempo, a me che purtroppo non sono capace a guidare, mi porta qui in città.”. "Anche
io non guido. Al contrario di me, lei è capace a disegnare bene e questo è un dono di Dio che non deve
sprecare!" disse il prete. "Questo dipinto devo completarlo, è ancora tutto da colorare! Temo che oggi non ce
la faccia. Alle 18.00 ho il pullman che mi riporta alla fattoria. È carina Bayonne, le altre volte prendevo il bus
per Biarritz o mi dirigevo verso la Piana di Ansot, c'è una pace. Ne sentivo il bisogno, con Nicholas Dumont
frequentavamo tutti i centri alla moda della Francia, Parigi, Nizza, Cannes, St. Tropez, Montecarlo!" rispose
Danielle, prendendo confidenza nel dialogo con il parroco. "Noi umani abbiamo bisogno anche di periodi di
pace e lei, non per essere indiscreto, avrà combattuto le sue guerre!" rispose il prete a voce bassa. Danielle
si allargò in un sorriso "Ha indovinato, sono una tremenda peccatrice!" "Ma se ora vive con Jacques e Marie
Bernardette, non potrà certo peccare, se no a quei due, soprattutto a Jacques farà venire un crepacuore"
rispose allargando le mani, il prete. Danielle faceva smorfie per contenere il riso e il prete se ne accorse. "Se
non stiamo vicino ai peccatori, come nostro Signore, che senso ha la nostra vita! Lei, la mia presenza le darà
noia ed io non le starò troppo addosso per non dare addito alle malelingue" "No, sì figuri, è solo che non mi
piace essere confessata!" rispose Danielle. "La confessione, purtroppo per chi non crede, sono solo le solite
formule trite e ritrite. A volte è più efficace un dialogo franco!" disse il prete. "Scusi, mi sento un po’ stanca
per continuare a dipingere!" "Non si preoccupi, non lavorerà mica per un committente!" disse il prete. "Se
vuole approfittare per l'occasione per visitare la nostra Cattedrale, ammirare le vetrate e il nostro grazioso
Chiostro! Ah, dimenticavo, l'ingresso in quest'ultimo è a pagamento, ma lei la faccio entrare gratis!" "Grazie!
Quando termino questo dipinto della Cattedrale, glielo regalo!" disse Danielle. "Come vuole! Gliene sarò
grato! Non farà un favore personale a me, ma alla collettività che potrà goderne nell'ammirarlo, quando lo
appenderò sotto i portici del nostro Chiostro" rispose il prete. Appena Danielle mise a posto la sua
attrezzatura, nel trolley, entrarono nella Cattedrale con il prete che faceva da cicerone. All’interno, l’ampia
navata centrale era affiancata dalle due navate laterali con i capitelli in stile gotico e sopra di essi vi erano le
vetrate dipinte. Alla fine, il prete mostrò a Danielle le reliquie di S. Leon di Bayonne, decantando sul fatto che
la Cattedrale rappresentava una delle prime tappe dei vari percorsi del cammino di Santiago de Compostela.
Danielle rispose che durante la sua rocambolesca vita, si era trovata sola ad affrontare un gruppo di giovani
che stavano percorrendo il Cammino di Santiago. Erano arrabbiati con lei, perché erano stati derubati da sue
occasionali amiche. “Fortunatamente, riuscì a scappare!” disse Danielle, al quale scese una lacrima. Il prete
mettendo le mani giunte, disse "Cara ragazza! La aspetto per completare il quadro e se vorrà, anche solo per
sfogarsi, raccontarmi la sua vita! La ascolterò, non con orecchie da curioso, ma cercando nel mio piccolo la
comprensione di nostro Signore!" Giunsero nel Chiostro e il prete disse che spesse volte era utilizzato per
mostre d'arte e occasioni mondane, giustificandosi, che devono pur coprire le spese per la manutenzione di
questo complesso. Danielle, dopo aver percorso tutto il porticato del Chiostro, ringraziò il parroco per la visita
e fece per accomiatarsi. Lui prima che Danielle se ne andasse, disse "Il nostro Chiostro è una buona postazione
per disegnare i quadri. Saremmo ben lieti di ospitare il suo talento, quando tornerà qui da noi!" "Senz'altro!"
rispose Danielle "Vi devo un quadro!" Prima che la pittrice uscì, il prete le chiese di prendere una medaglietta
che raffigurava da un lato la cattedrale e dall'altra S. Leon e le consigliò di dirigersi qui dietro, a visitare il
parco, dove la curia possiede la Scuola privata di S. Bernardo. "Il vento è cessato e nel vicino giardino botanico
potrà fermarsi a dipingere!". Danielle salutò il prete e uscì dal patio con il suo piccolo trolley. Il parroco gli
prese la mano per stringerla, lei la strinse mollemente, decisa a lasciare subito la presa e ad andare via. Preti
e Dottori, pensava, anche se sono brave persone in buona fede, vogliono indagare sempre nella sua torbida
vita, facendo riaffiorare brutti ricordi di cui voleva disfarsi. Adesso, finalmente viveva una vita tranquilla, senza
alcun episodio di molestia nella sua vita, senza droghe, disagi o bisogni di cui dipendeva da qualche altra
persona. Nicholas in fondo, non aveva fatto altro che assecondare il suo essere un animale libero, con la cuccia
dorata della fattoria, da cui poteva andare e venire quando voleva, mangiare quello che preparavano i fattori
o un panino, se si trovava per la strada, senza dover chiedere l’elemosina. Oramai passati da un pezzo i
cinquanta anni, non aveva più voglia di vagabondare dormendo sotto le stelle. Sentiva che i pericoli,
aumentavano nelle strade in proporzione all'avanzare della sua età. Era ancora una bella donna, bionda del
colore della pelle bianco pallido, diafano, che sulla strada poteva essere preda di sbandati di tutte le
nazionalità. Da tanto era sovrappensiero, non si accorse del vecchio castello di Bayonne che incontrò nel suo
cammino, diretta velocemente verso quei giardini di cui le aveva parlato il prete alla fine del loro incontro.
Meta congeniale a lei, in questo periodo che amava solo i luoghi all'aperto, solitari e quasi deserti, tipo
campagne, scogliere, pianure e giardini, per disintossicarsi dall'ubriacatura di vita mondana che aveva
condotto con Nicholas. Lei si era decisa, di continuare a vivere alla giornata, come aveva sempre fatto,
parcamente, senza stravizi e stra-lussi. In fondo era Nicholas che la conduceva a mangiare e a bere aperitivi
in locali alla moda e acquistava ogni cosa di cui lei esclamava ‘Che bello!”, durante il loro passaggio in mezzo
alle vetrine delle rinomate vie dello shopping mondano delle città di mezzo mondo. Danielle stava bene anche
possedendo poco e quasi niente, come viveva prima di conoscere Nicholas. Rispetto ad allora, adesso aveva
il vantaggio che poteva permettersi di mangiare quando aveva fame, di dormire in un letto comodo e di farsi
una doccia calda quando voleva. La sua vita era cambiata in meglio, chi glielo faceva fare di tornare alla vita
randagia di prima o peggio di buttarsi in avventure al buio. Costeggiando un muraglione ricoperto di verde,
che doveva essere stato un bastione militare, arrivò ad un ingresso di un vialetto di un parco con delle palme.
La freccia della segnaletica turistica indicava il giardino botanico e lei decise di immergersi in quel verde per
allontanarsi il più possibile dal traffico cittadino. I suoi pensieri furono interrotti da il rumore dei bambini che
giocavano in un parco giochi, guardati da mamme e baby-sitter. Si fermò, di solito i bambini incuriositi si
avvicinavano a lei a vederla disegnare e a lei non dispiacevano le loro domande curiose, solleticavano la sua
fantasia nel raccontargli storie inventate sui suoi personaggi. Ma oggi pomeriggio sentiva che dopo i dialoghi
avuti con il prete, non aveva voglia di parlare di nessuno, tantomeno di dover dare spiegazioni ai bambini.
'Dottori e preti...', pensava, vogliono curarti i primi il corpo e i secondi l'anima, ma ti riempiono la testa di
raccomandazioni, di avvertimenti, di sentenze. A cinquantacinque anni ne ho le scatole piene! Se sono
sopravvissuta fino ad adesso, va bene così. Fumo qualche sigaretta, ma non come prima. Dopo che è andato
via Nicholas, non bevo praticamente più e.… non faccio neanche all'amore. Quello che interessa più ai preti,
è che non devi farlo al di fuori del tuo sposo!' Si mise a ridere, mentre saliva una rampa laterale per giungere
in un punto dove il verde si faceva più fitto. Un tizio che portava a passeggio un cane, si fermò a guardarla.
Era ancora una bella donna. Danielle si lisciò i capelli, mentre continuava a sorridere. Di solito era sempre
seria e quando sorrideva, era ancora più bella. Si fermò ad accarezzare il cagnolino, fino a che non arrivò una
donna con un altro cane. Un barboncino che abbaiò come un forsennato a Danielle. La donna con il
barboncino era agghindata da vamp con i fuseaux attillati e i capelli cotonati, tirò il cagnolino mentre Danielle
lo stava per accarezzare e guardando di sbieco Danielle, gridò rivolta all’uomo che era appena passato con il
cane “Pierre, aspettami! Dove corri!”. Danielle proseguì la sua strada, voleva solo cercare un posto tranquillo
per disegnare, senza dover rendere conto a qualcuno. Pensò che se lei si fosse agghindata come la signora
del barboncino, più anziana di lei, l’uomo del cane le sarebbe stato appresso. Dopo gli anni passati insieme a
Nicholas, pensava che ci volesse un uomo. Una come lei, poteva permettersi di avere anche storie non
impegnative, come le accadeva prima di conoscere Nicholas. Quando faceva la vita errante del
vagabondaggio, per sbarcare il lunario, se non riusciva a vendere quadri, leggeva le carte ai pellegrini di
Santiago de Compostela, facendo qualche conoscenza interessante. I pensieri di Danielle svanirono, quando
incontrò sul suo cammino la casetta delle informazioni e souvenir turistici. Danielle, non voleva interloquire
con qualcuno né tantomeno aveva bisogno d’informazioni e proseguì sul retro verso delle scalinate di legno
che portavano sopra una piccola collinetta.
Una volta salita, vide un grazioso piccolo ponte di legno rosso, stile giardino orientale. Danielle si avvicinò al
ponte e si fermò a una panchina da cui aveva una buona visuale del ponte per dipingere un quadro. Tirò fuori
l'occorrente per disegnare dal suo zainetto trolley, montando il cavalletto con sopra una tela bianca, ma
appena si sedette sulla panchina si posò un attimo in grembo la scatoletta dei pennelli e dei colori e si
addormentò come un sasso, cadendo in un sonno profondo. Si risvegliò dopo un’oretta, non aveva voglia di
disegnare, si alzò e si mise a gironzolare per il giardino addentrandosi in mezzo al boschetto. S’immaginò tigri
che le passavano vicino, serpenti arrotolati in cima agli alberi, ma nessun animale che la attaccava. Danielle
si considerava una naturalista, amica degli animali. Quando incontrava i cani feroci, durante il suo
vagabondare cercava di ammansirli, a volte riusciva a non farsi inseguire, ma il più delle volte doveva rifugiarsi
lontano dal campo di azione degli animali. Arrivò, dove c’era un container ferroviario, tutto pieno di graffiti,
era l’area adibita al pattinaggio dei ragazzi. Appena Danielle salì sopra una collinetta, alcuni ragazzini
sfrecciavano vicino a lei con gli skateboard. Erano bravi, con gli skateboard saltavano muretti e panchine di
pietra e ci davano dentro con piroette ed evoluzioni per farsi ammirare da Danielle, l’unica spettatrice. Lei si
fermò a guardarli, in fondo gli piacevano i giovani in generale, meno noiosi che gli adulti. Per non far vedere
che si era fermata solo per loro, Danielle tirò fuori lo sgabello e tela e si mise in posizione per disegnare. Dopo
essere sfrecciato più volte con lo skateboard sfiorando il suo cavalletto, un ragazzino di colore, quando tela e
cavalletto caddero a terra, si fermò davanti a lei.
Danielle affrontò il suo ghigno ridente da sfacciato e gli disse “L’hai fatto apposta!” e lui rispose come se nulla
fosse accaduto, “Fai anche i graffiti, oltre a scarabocchiare sulle tele?” Lei disse mentre rialzava il cavalletto e
la tela “Non ho più l’età, ma a volte è bene fermare il tempo! Alla mia età lo capirai!” Lui fece spallucce e disse
“Noi quando usciamo alla sera li facciamo ovunque! Il comune ci ha dato questo spazio per fare le nostre
evoluzioni e abbiamo graffitato ogni centimetro!" disse il nero accendendosi una sigaretta. "Non sei un po’
troppo giovane per fumare!" fece Danielle. "Vieni con noi!" disse il ragazzo di colore. Danielle capì che non
aveva voglia di disegnare sulla tela e li seguì, pensando che anche se lo volevano, non potevano fargli niente.
Con l'altro ragazzo si diressero alla fine della pista di skateboard fino ad arrivare al container ferroviario, le cui
vie di accesso limitrofe erano delimitate da massi, per non fare passare auto e moto. I ragazzi si misero a
tastare le pareti marrone ruggine del container, fino a tirare fuori dall'incavo delle barre del container, del
cellophane nero ricavato da un sacchetto della spazzatura. Dal cellophane tirarono fuori un piccolo pacchetto
marrone. "Eccola qui!" dissero a Danielle. "Mica ti scandalizzerai per un po’ di ganja!" disse il giovane di
colore. Danielle si mise a ridere. Voleva rispondergli, che per una donna vissuta come lei, la quale nella sua
vita aveva provato tutte le droghe, la ganja era come bere un caffè ristretto all'italiana. Danielle continuò a
ridere ed esclamò "Ragazzi!" quando sbucarono due motorini con i lampeggianti della polizia. I ragazzini
lasciarono gli skateboard e scapparono a gambe levate inseguiti da un agente a piedi. L'altro agente si buttò
con le manette in mano su Danielle, gridando "Ferma tu!" e ammanettandola. Danielle, impietrita dalla
sorpresa, si lasciò ammanettare dall'agente. Era abituata a simili scene, durante i suoi vagabondaggi, e di
solito si finiva con una ramanzina del graduato di turno. Arrivò un’auto della polizia con degli altri agenti che
avevano beccato uno dei ragazzi. "Sono scappati dal tunnel, noi eravamo appostati qui vicino e questo qui
siamo riusciti a prenderlo. L'altro è un demonio ha morsicato una mano a Francois che lo inseguiva da dietro
ed è riuscito a divincolarsi e fuggire verso la città. Abbiamo avvisato l'altra nostra pattuglia. Speriamo che lo
acciuffino". "Intanto portiamo questo ragazzo e la donna al Commissariato" disse il più alto in grado degli
agenti. I poliziotti fecero entrare nella loro automobile, Danielle con le manette ai polsi, mentre il ragazzo, era
già dentro con la testa abbassata e coperta dalla felpa. Appena gli fu seduta a fianco, lo guardò sorridendo
per incoraggiarlo, ma il ragazzino a testa in giù era sempre più depresso e pensava 'Non dovevo dare retta a
Julien. Quello mi disse sottovoce andiamo a vedere se il Senegalese ha lasciato la ganja. Stordiamo la pittrice,
facciamo all'amore con lei e la derubiamo per ripagare la ganja ai negri! Ok! Ci stai? Ci stavo sì porca miseria!
Proprio oggi erano appostati, merde! E ora cosa ci racconto a questi!' Una volta entrati nel Commissariato lì
fecero sedere in un corridoio. Prima chiamarono il ragazzo e lo fecero entrare in una stanza dove stava una
donna poliziotto. Dopo mezz'ora, arrivò la madre del ragazzo. Era divorziata, il padre era un alcolizzato poco
di buono, che era stato allontanato dalla famiglia quando scoprirono che era manesco con la madre. Dopo
che la donna si mise a urlare e strepitare, vennero fatti uscire e mentre la madre passò vicino a Danielle, la
donna apostrofò la pittrice con "Troia, puttana, volevi vendere la droga al mio bambino! Ma non hai visto che
è ancora un bambino! Ha solo quindici anni!" La donna poliziotto, prese la madre e gli gridò "Signora, la
smetta! Piuttosto, tenga d’occhio suo figlio, in modo che non frequenti più delle brutte compagnie!" Quando
madre e figlio uscirono dal Commissariato. La donna poliziotto fece entrare Danielle. Appena la pittrice si
sedette, la poliziotta gli disse "Abbiamo controllato e lei ha dei precedenti. La sua posizione è messa male,
deve cercarsi un Avvocato. Vendere droga ai minorenni è un reato punibile con parecchi anni di carcere. Il
giudice non potrà neanche metterla ai domiciliari, visto il suo curriculum, abuso di stupefacenti, spaccio e
prostituzione”. A Danielle affiorarono i brutti ricordi di quando entrava e usciva dai Commissariati di Polizia.
Non sapeva cosa dire a sua discolpa. Una volta era sempre colpevole e non diceva mai niente, adesso era
combattuta dal difendere il ragazzo che la accusava e prendersi la colpa, altrimenti, raccontare la verità per
evitare la galera. La donna poliziotto la incalzava, continuava impietosa a snocciolare la fedina penale di
Danielle "Nel 1980 fermata a Marsiglia con un kg di hashish, nel 1982 a Ibiza con tre etti di coca, nel 1984 a
Berlino con l'eroina" fino a che la poliziotta smise di leggere al computer e i suoi occhi allontanandosi dal
monitor, presero a fissare intensamente Danielle. Le sue pupille erano come fiamme puntate verso la pittrice.
La poliziotta ordinò a Danielle di alzarsi in piedi e di voltarsi a faccia contro il muro. Indossando i guanti, disse
"Devo controllare, se nasconde ancora qualcosa! Coraggio si spogli". A Danielle di spogliarsi davanti all'agente
non gliene importava assai. Se questo bastava a fargli vedere che era pulita, che non aveva più a che fare con
quella robaccia, andava bene anche denudarsi. "Le mutandine!" disse la poliziotta appena Danielle si era tolta
i jeans attillati. E Danielle se le sfilò, mostrando la sua vulva da cinquantenne, con qualche smagliatura nelle
grandi labbra ma con il contorno di un corpo che faceva ancora la sua bella figura. La poliziotta infilò
lentamente le sue dita guantate nel buco del sedere bianco di Danielle. Dopo aver passato lentamente con il
dito la fessura delle natiche per lungo, la poliziotta fece scivolare le dita, nuovamente molto lentamente nella
vagina di Danielle fino a toccarle l'anello piercing che aveva alla clitoride. Danielle, in astinenza dal sesso da
quando se ne era andato via Nicholas, provava piacere. Anche se con la testa non voleva assecondare quella
Brigadiera, che per un po’ di fumo preso da dei ragazzi che manco conosceva e di cui lei non ne sapeva
assolutamente niente, aveva tirato fuori tutto il suo scomodo passato per farla sentire una colpevole
spacciatrice verso degli adolescenti. La Brigadiera fece dondolare lentamente l'anello piercing di Danielle e
lei fremette, incolpando all'astinenza. Danielle pensò che la Brigadiera, lo facesse apposta a solleticarle la
clitoride per farle confessare di essere la spacciatrice e così finire lei in galera, salvando i ragazzi. In galera,
pensò, c'era già stata, con tossiche vampire peggio di lei, che per i franchi per procurarsi la dose, erano
disposte a tutto, anche a bere l'urina delle secondine. In carcere vide le peggiori abiezioni cui l'essere umano
poteva essere sottoposto. L'unica che la aiutò a superare quel periodo, dove aveva visto una compagna
suicidarsi per non vivere quell’esistenza, quasi come bestie dentro una stalla, era una suorina. La quale,
vedendola che tracciava disegni sul muro, sulle scatolette del cibo, sulle suppellettili, con ogni cosa che le
capitava a tiro, tipo pietruzze e fiammiferi, le portava fogli e pennarelli per disegnare, dicendole 'Tu fuori di
qui, hai un avvenire non sprecare il tuo talento, uccidendoti con la droga!' Improvvisamente suonò il telefono
e la Brigadiera si ritrasse per rispondere, togliendo le sue mani da Danielle. Era l'Ispettore, che implorava la
Brigadiera di smetterla. L’Agente Michel era il convivente di Elise la postina e appena saputo dell'arresto di
Danielle, era andato di corsa dall'Ispettore, suo diretto superiore, per dirgli che avevano beccato la persona
sbagliata. Danielle viveva nella tenuta di Nicholas Dumont ed era una delle sue protette. Appena sentì il
nome Dumont al telefono, pronunciato dall'Ispettore, la Brigadiera divenne rossa. Disse a Danielle di rivestirsi,
si tolse i guanti e fece uscire la donna, dicendole di rimanere a disposizione per ulteriori sviluppi del caso.
Nicholas Dumont nella zona era uno che con i suoi soldi, contava parecchio e la Brigadiera che stava
prendendo la laurea in legge per diventare Giudice, dopo essersi laureata in psicologia, non voleva avere guai
con i superiori per avere fermato una pupilla del potente Dumont.
Danielle era libera, aveva in testa la sensazione di godimento che aveva provato con la perquisizione della
poliziotta e attribuì colpa all'astinenza dal sesso. Prese il pullman e tornò alla fattoria. Il giorno dopo ricevette
la visita serale della figlia dei fattori, Elise in compagnia del suo convivente, il poliziotto Michel. Fatto inaudito,
perché era raro vedere il giovane dai suoi, come dire... suoceri. Michel era stato il salvatore di Danielle dalle
grinfie della Brigadiera. Appena aveva saputo del suo fermo, intercedette presso l'Ispettore di polizia, affinché
liberassero Danielle, di cui lui era sicuro dell'innocenza. Danielle non lo sapeva e non pensò minimamente
che, una volta uscita, la Brigadiera indagasse su chi avesse riferito all’Ispettore le benemerenze di Danielle. La
Brigadiera alzò il telefono, ma non chiamò nessuno riflettendo che la sua chiamata poteva essere intercettata
e i superiori potevano rendergliene conto di questa sua curiosità verso Danielle, non autorizzata da nessuno.
Finito il servizio, si levò la divisa e si recò in un bar di Bayonne. Appena varcò la soglia, il suo passaggio lasciò
una scia di profumo. fino a che arrivò al bancone ingombro di vassoietti ricolmi di prosciutto crudo e degli
stuzzichini tipici detti pintxos. La poliziotta ordinò un txakoli, tipico aperitivo basco consistente in vino leggero
e con il bicchiere in mano prese a gironzolare con la sua aria superiore da sbirra tra le salette del bar, sotto
le occhiate languide degli avventori, sorpresi benevolmente dalla vista di una bella donna sola. La
Brigadiera si fermò sulla soglia di una stanza dove due uomini stavano tirando a freccette. Il più anziano dei
due, conoscendola si avvicinò a lei dicendogli “Colette! Cosa ci fai fuori dalla tua giurisdizione?” Lei con fare
civettuolo rispose “Non sono in servizio! Come vedi!” L’uomo le disse “Posso pagare quello che stai
bevendo?” La donna rispose “Grazie! Lo prenderò come risarcimento dello sgarbo che mi ha fatto il tuo capo,
togliendomi l’arresto che abbiamo fatto oggi pomeriggio!”. L’umo sorridendo rispose “Anche se non sei in
servizio, non eviti mai di parlare del lavoro!” e prese Colette, sottobraccio accompagnandola fino al bancone.
L’uomo ordinò da bere ed iniziarono ambedue a sgranocchiare gli invitanti pintxos. “Brava!” disse lui. “Vedo
che non tieni alla linea come tutte le altre!” “Con i gradi da Brigadiera sono sempre chiusa in ufficio!” rispose
“E non ho più te come allenatore. Allora frequento assiduamente la palestra!” L’uomo che sorseggiava
sorridendo il suo zurito (birra basca) era il Sergente Raphael Marceau, ex istruttore della polizia di Bayonne
e adesso per i pochi anni che gli rimanevano per la pensione, piantone del Commissariato Centrale. “Cosa
dici! Stai benissimo così! Non metterti in testa strane idee di dimagrire!” rispose Raphael. “Anche lo studio
mi costringe a stare seduta! Poi ci siete anche voi, che mi togliete i pochi arresti che facciamo nella nostra
zona, in modo da farmi rimanere al palo!” Raphael chiese un altro zurito e poi disse “Se mettevi al gabbio la
donna di Dumont, potevi scordarti la tua carriera nella magistratura! Mia cara Colette”. “Come l’avete
scoperto?” chiese sorniona la donna. “Uno dei nostri novizi” rispose lui. “Ha i futuri suoceri che fanno i fattori
della tenuta di Dumont. Attualmente il padrone è in giro non si sa dove ed ha lasciato la vostra preda odierna
a vivere nella sua fattoria!” “Beh, colei che avevamo preso ha un curriculum niente male!” fece Colette.
“Presumo che l’Ispettore, non si sia neanche preso la briga di sbirciarlo sul terminale, appena ha sentito il
cognome Dumont, si è cagato addosso e ti ha ordinato di scarcerarla!” rispose il Sergente. “Una così è meglio
che non si esponga tanto in giro. Quelle tipe lì purtroppo attirano la feccia come il miele. Emanano come un
odore che i malintenzionati captano al volo e poi se sanno che è la pupilla di Dumont, qualcuno potrebbe
rapirla e chiedere un riscatto!” disse dura, Colette. “Te sei già proiettata in magistratura!.. Ragazzo, per favore
versa un altro bicchiere per Mademoiselle..!” fece il Sergente. “No basta! Devo andare!” rispose Colette.
“Posso almeno offrirti io quello che hai preso!” disse il Sergente “Ti ringrazio! Posso sapere soltanto chi è
quell’Agente che ha fatto la soffiata al capo?” disse Colette “Mmh. Te non molli la presa, mon chèri! Eh? Non
vuoi convenire con me, che l’intervento di quel poliziotto ti ha salvato la carriera?” rispose Raphael agitando
le mani. “Si! Difatti. Lo ringrazierò a tempo debito!” fece Colette, guardando il Sergente con occhi civettuoli.
“Blanchard, l’Agente Michel Blanchard!” bofonchiò Raphael. “Adesso devo proprio salutarti! Grazie mille!”
disse Colette, sorridendo al suo collega.
La Brigadiera Colette, il giorno successivo convocò subito l'Agente Michel, nel suo ufficio. L'Agente Michel,
era aitante e palestrato, come quasi tutti i giovanotti in forza alla polizia di Bayonne, e aveva un debole per la
Brigadiera, donna avvenente e dotata di un certo fascino. Colette era di qualche anno più vecchia dell'Agente
Michel e conosceva bene le armi che aveva a sua disposizione per incantare gli uomini. Appena Michel si
accomodò nel suo ufficio, si discostò un attimo seduta sulla sedia girevole dalla scrivania e accavallò le gambe
con le calze nere che le uscivano dalla gonna, dicendo in tono di comando "Agente Blanchard, la prego di
aprirmi la finestra. Sento caldo!" Michel ubbidì e quando si girò, la Brigadiera si mordicchiava la collana di
madreperla ed era tornata al suo posto dietro la scrivania. "Prego Blanchard si accomodi!” Appena Michel si
sedette davanti alla scrivania. La Brigadiera continuò a parlare “Dunque, lei conosce quella pittrice, che gli
Agenti Noise e Duprè hanno fermato al parco oggi pomeriggio!" "Certamente, Commissario, vive da cinque,
sei anni nella fattoria della famiglia Dumont, dove i genitori della mia ragazza fanno i guardiani." Rispose
Michel. Il tono della Brigadiera si fece più dolce e con voce da gattina, facendo roteare con le dita la collana
di perle sopra alla camicetta aperta sulla fossetta del seno, disse "Agente Blanchard, le chiedo una missione!"
"Ai suoi ordini, Brigadiere!" rispose Michel. "Lei non avrà certo problemi a pedinare la pittrice, senza dare
nell'occhio! Vero?" "Sì, come vuole Commissario!" rispose Michel, mentre la Brigadiera avanzò verso di lui
con il collo, mettendo in bella mostra le fossette del seno. "Non si preoccupi, Agente Blanchard! Io non la
penso assolutamente colpevole!" disse la Brigadiera, giocando sempre con la sua collana, fino a evidenziare
con la mano la forma del capezzolo sulla camicetta. Michel si fece rosso in viso. "Una come lei, con le sue
esperienze di vita, finché se ne resta buona lassù alla fattoria, non succede niente. Ma se mette il naso fuori
di lassù. attira involontariamente la feccia di Bayonne, come il miele le api! Involontariamente, intendo! Non
vorrà anche lei, che la donna si cacci in brutte storie, perdendo per qualche equivoco, la sua acquisita
innocenza! Vero? O ancora peggio, se le capitasse di essere rapita da qualche malintenzionato, che vuole
approfittare della sua amicizia con Dumont per chiedere un lauto riscatto!" "Si, si! Lei ha perfettamente
ragione Brigadiere!" ripose il giovane. "Mi raccomando Agente Blanchard mi fido di lei! Lei è giovane, ma è
anche un ragazzo serio e preparato!" disse la Brigadiera, guardando con i suoi occhi incipriati Blanchard. "E
adesso vada! E torni a riferirmi, se succede qualcosa d’importante nella vita della pittrice!" "Ai suoi ordini
Brigadiere! Come lei desidera!" disse Michel mentre usciva, sempre più rosso in volto dall'ufficio della
Brigadiera. Michel dopo questo incontro, provava sempre più attrazione per quella graduata ed era lusingato
per essere questo incarico affidatogli. Prima di dover parlare di Danielle, ai suoi superiori per Danielle. Sia per
l’Ispettore che soprattutto per la Brigadiera, era uno dei tanti agenti in servizio in quel Posto di polizia, uno
qualsiasi che per loro quasi non esisteva. Questa era la sua occasione per mettersi in buona luce, oltre che
con l’Ispettore, davanti a quella donna piena di fascino, che anche se la sapeva irraggiungibile per un semplice
agente di provincia come lui, poteva sognarla quando faceva l'amore con Elise. Orgoglioso e fiero di essere
stato preso in considerazione da lei. Prima di questo episodio, quando Elise, gli parlava di Danielle pittrice,
come il mito della sua adolescenza, quasi lo annoiava, mentre adesso Michel, ascoltava attentamente ogni
discorso di Elise su di lei, prendendo anche appunti. L'inaspettata curiosità verso Danielle, insospettì Elise che
più volte gli chiese "Ma non è che ti sei innamorato di lei?" "Ma sei matta!" rispondeva lui "Potrei essere suo
figlio!"
Una giornata assolata, Danielle decise di fare un salto al mare. Era tardi e giunse sulla costa di Biarritz verso
le 11. Sulla spiaggia non c'era anima viva. Danielle, la notte si era svegliata parecchie volte di soprassalto,
pensando alle mani della Brigadiera, nelle sue parti intime. Per Danielle era inutile fingere, lei era votata
all'amore estremo, chiamato volgarmente sesso. Non era mai stata così a lungo tempo senza rapporti sessuali
e di questo, era inutile fare finta, lei sentiva la mancanza. Decise di spogliarsi, non c’era nessuno nei paraggi
che la poteva vedere. Il sole era caldo e voleva essere posseduta metaforicamente dai raggi solari, anche
sognando una creatura che la possedeva. Improvvisamente degli occhi furtivi si materializzarono da delle
vicine rocce, in uomini sbavanti che balzarono verso di lei. Aprì gli occhi e si alzò mettendosi a gridare. Dalla
vicina strada, arrivò provvidenzialmente con i lampeggianti accesi un’automobile della polizia e gli uomini
indietreggiarono. I poliziotti uscirono dall'auto con i manganelli in mano e con un cane ringhioso si
avventarono verso gli uomini. Danielle, che era dapprima felice per l'intervento salvifico nei suoi confronti, si
mise a gridare per il sangue che sgorgava dal corpo di uno di quegli uomini che voleva ghermirla, picchiato
ripetutamente da uno dei poliziotti, fino a farlo svenire. Gli uomini erano due profughi africani ed uno era
riuscito a divincolarsi dalla furia del poliziotto manganellatore, ma venne inseguito dal cane. L'altro poliziotto
era Michel, il quale la coprì con il suo asciugamano su cui si era coricata e le disse "Vieni a fare la nudista qui
in spiaggia, per non scandalizzare i genitori di Elise? Vuoi rischiare di brutto?" Danielle era pietrificata da tanta
violenza del suo collega verso il nero riverso a terra e con addosso l'asciugamano si chinò verso l'uomo ferito.
Michel tirò fuori la rivoltella e corse verso il cane che stava abbaiando di brutto. Vicino a una barca l'altro
uomo stava affrontando con un remo in mano, il cane ringhiante. Michel si mise tra il cane e lui, puntandogli
la pistola, gridando "Lo sapete che non potete mettere piede in Francia. Dobbiamo riportarvi in Spagna con
le buone o con le cattive!" Con una mano accarezzò il cane e lo legò al guinzaglio, dicendogli di calmarsi e con
l'altra teneva la pistola puntata verso il nero che non sentendosi più minacciato dal cane, gettò il remo e alzò
le mani. Michel insieme al nero, tornò indietro verso gli altri, tenendo il profugo sotto tiro della pistola, mentre
Danielle avvicinò la sua bottiglia d'acqua alla bocca del nero riverso per terra, dolorante dalle botte prese.
"Tu! Tornatene alla fattoria!" gridò Michel e rivolto al collega disse "Carichiamolo in macchina, insieme
all'altro!". "Forza te, bellimbusto entra in macchina!" fece il collega. Gli agenti fecero alzare l'uomo di colore
da terra e Michel gli chiese se stesse bene. Il nero non disse niente, era un ragazzo di poco più di venti anni,
con le labbra prospicenti e i capelli corti ricci. "Non picchiateli più. Michel! Ti prego!" gridò Danielle "Chissà
quante violenze hanno subito prima di venire qui! Infierire su di loro non si può e come sparare sulla Croce
Rossa! Ragazzi ragioniamo!" "Noi dobbiamo eseguire l'ordine di portarli alla frontiera spagnola!" disse Michel.
"Ma senza ammazzarli di botte!" gridò Danielle. "E se non c'eravamo noi e ti facevano la festa! Ricordati che
nella loro mentalità, le donne sono sempre degli esseri inferiori!" rispose Michel. "Questo non giustifica che
dovete ammazzarli!" disse Danielle, rivestendosi. Il ferito venne ammanettato e fatto sedere davanti. Mentre
l'altro profugo, un ragazzo con la barbetta, una volta ammanettato, fù fatto salire dietro in compagnia di
Michel e del cane. L'auto della polizia partì. Michel durante il viaggio che gli portava verso la frontiera con la
Spagna, pensò che doveva assolutamente parlare con la Brigadiera, raccontandogli che avevano salvato
Danielle da uno stupro sicuro, in quanto si era messa in mostra come mamma l'ha fatta sulla spiaggia. Sperava
in cuor suo, di convincere la graduata, che per dedicarsi maggiormente a pedinare Danielle, doveva essere
dispensato dai servizi di routine, come la caccia all'extracomunitario ai confini. Era nauseato dai tanti episodi
di violenza che doveva assistere, da parte dei suoi colleghi nei confronti di quella gente. Meglio vedere una
donna come Danielle, benché per lui, venticinquenne, troppo adulta ma ancora piacente, soprattutto quando
si mostrava nuda, piuttosto che assistere i colleghi in azione, con le mosse imparate nelle palestre di savate e
boxe francese sui malcapitati profughi. Quella notte Danielle era angosciata da quello che era successo sulla
spiaggia, tirò fuori l'obelisco a forma di fallo, che aveva fatto con il Das qualche sera prima e prese a sedersi
sopra di esso. Quando si alzò, stremata e con un senso di soddisfazione, andò in bagno, entrò nella vasca, aprì
l'acqua del tubo della doccia e si fece un bidè. Dopo un po’ si accorse che dalle parti intime usciva del sangue.
Si preoccupò perché pur non avendo più il ciclo, il sangue usciva copiosamente. Il giorno dopo svegliandosi si
accorse che aveva ancora le mutandine chiazzate di sangue e disse fra sé 'Che stupida che sono stata. Devo
andare senza mutandine, come ai tempi d'oro, quando portavo le mutande a perizoma per la gioia di Nicholas
e legavo la striscia di tessuto sul davanti all'anello del mio piercing'. Quella mattina doveva andare in città con
Elise, che la accompagnava con la motoretta. Quando giunse a destinazione, Elise si accorse che aveva tutta
la sella bagnata di sangue. "Santo cielo! Cosa succede Danielle! Tu hai bisogno di un Dottore!" "No! Per carità
non è niente! Che vuoi che sia un po’ di sangue! Anche tu hai le tue cose! No?" rispose Danielle. Elise prese
il suo smartphone e chiamò la sua Ginecologa, fissando una visita urgente per Danielle. La Ginecologa
acconsentì che portasse Danielle nel suo studio e tra una paziente e l'altra, la visitò. La Dottoressa, prese una
pinzetta e gli tolse il piercing con l'anello dai suoi organi genitali, esclamando "Signora, lei ha una bella
infiammazione, non deve giocare più con queste cose! Lo dico per il suo bene, lei rischia di avere un tumore!
Adesso le faccio un'ecografia!" Finita l'ecografia la Dottoressa fece rivestire Danielle e una volta seduta alla
scrivania le disse con voce amichevole "Signora, lei purtroppo ha tutto l'apparato genitale compromesso.
Devo farle fare degli accertamenti in Ospedale, poi si vedrà! "Danielle pianse "Mi scusi, ho avuto una vita
tormentata! Pensavo con il sesso di lenire i miei dolori." "Non deve scusarsi, Signora! Lei è una bella donna e
in passato avrà avuto senz'altro tanti spasimanti!" "Lo so Dottoressa, non ho più scampo! Vero?" rispose
Danielle singhiozzando. "Gli uomini ne hanno sempre approfittato di me! Sono sempre stata una debole!"
"Non deve farsene una colpa. Vedrà che cercheremo di curarla al meglio!" rispose la Dottoressa in tono
materno, prendendole una mano. La Ginecologa, dall'età giovane che aveva, poteva essere figlia di Danielle.
Fortunatamente, aveva un modo di fare dolce e materno, che entrò subito in simbiosi con la paziente. Alla
sera Danielle, nella sua stanza della fattoria, pensava a l'unico uomo che le aveva voluto bene, Hans il tedesco,
conosciuto in un bar di Amburgo, quando il suo compagno tossico voleva venderla come donna di
intrattenimento nel quartiere St. Pauli. Hans, dalla barba che sapeva di schiuma di birra, li fece sedere al suo
tavolino, gli offrì una birra a tutte e due. Quando il compagno di Danielle, una volta rotto il ghiaccio, chiese
dove poteva trovare chi offriva di più, per acquistare la ragazza per il suo locale. Hans accarezzo i capelli lunghi
di Danielle e tirò fuori il suo stipendio di usciere alla Siemens, dicendogli se bastavano per l'acquisto. Il laido
compagno di Danielle sgranò gli occhi e arraffò tutti i soldi, che Hans li consegnò. In quel momento il gestore
che stava servendo delle altre birre, avendo capito il discorso degli uomini, disse "Approfittane ora, Francese,
che è giorno di paga di Hans. Se capitavate a fine mese, Hans si era bevuto e speso in puttane tutto quanto!"
"Fanculo!" gridò Hans, brindando con il suo boccale con gli altri due. Alla fine, Hans si alzò mezzo brillo con
Danielle a braccetto, sotto gli sguardi delle ragazze che, erano venute a farsi un goccio prima di esibirsi nei
locali, le quali si misero a canzonare Hans, dipingendolo come impotente perché beveva troppo. Ma in realtà,
invidiose perché stasera non potevano arraffare la sua paga mensile.
Hans, iniziò a palpare davanti a tutti Danielle, dicendo "Ummh, che miele! È senz'altro meglio di voi
sciacquette. Viva la France!" Le ragazze si inviperirono e Hans togliendosi il berretto in segno di inchino uscì
dal locale con Danielle. Appena usciti dal locale, fuori dagli sguardi delle altre ragazze e con il compagno di
Danielle ormai lontano con i soldi di Hans, l'uomo si scusò con Danielle del suo comportamento volgare, ma
aveva dovuto fare così per difendersi da quelle arpie. I due passeggiarono sulla strada che costeggiava il mare,
allontanandosi dalla zona rumorosa dei locali. "Amburgo, sa anche essere una città romantica e non solo di
rudi marinai" disse Hans. "Tu mi piaci, come ti chiami?" "Danielle, te l'ho detto prima!" "Tu sei diversa, io con
te so che posso parlare di Goethe, di Beethoven, dei Nibelunghi, non sei una che pensa solo al sesso!" "So
solo di essere stanca morta, Hans! Cerco un posto da dormire! Poi domani potremo fare quello che ti piace a
te. Ti va bene?" Hans le accarezzo i capelli e la baciò. Danielle subito si ritrasse dal puzzo di birra, poi si lasciò
trascinare dal bacio. Finirono in una minuscola camera ai confini della zona portuale. Come toccò il letto,
Danielle si addormentò vestita. Hans la accarezzò, gli tolse gli stivali, voleva toglierli i jeans e la maglia, ma
lasciò perdere, quella creatura dormiva beatamente ed era un peccato svegliarla. Continuò ad accarezzarsi i
capelli, finché non si addormentò anche lui. L'indomani mattina Hans si svegliò, tra gli spruzzi di acqua della
vicina doccia, ricavata nella minuscola stanza da un telo plastificato e un tubo con attaccato un getto doccia
bucherellato. Dietro al telo c'era Danielle, che si lavava e insaponava, Hans scostando il telo disse "Bon jour!"
"Bon jour Monsieur!" rispose Danielle. Era sabato mattina e Hans fece mente locale che non doveva correre
al lavoro, si denudò in fretta e furia e s’infilò nella doccia facendo l'amore con Danielle. Usciti dalla doccia, i
due si distesero sul letto continuando a fare l'amore, fino a quando Danielle si accese una sigaretta, mentre
Hans tirò fuori un libro dal polveroso scaffale attaccato al letto. Era un libro francese, Baudelaire, tirato giù
dallo scaffale appositamente per lei, da una parte c'erano scritti i versi in francese e dall'altra in tedesco. Hans
prese a leggere in francese a Danielle, la quale si sbellicò dal ridere per la pessima pronuncia dell'uomo. I due
risero a crepapelle fino a quando ad Hans non venne in mente, che doveva pagare la pigione mensile della
camera e aveva dato tutto lo stipendio al compagno di Danielle. Disse a Danielle che dovevano andare a fare
colazione, Hans mise i suoi libri in due borsoni, i suoi pochi indumenti in un sacco da marinaio e uscì dalla
stanza con Danielle, dicendole di fare piano. Appena arrivati sulla strada, Hans guardingo, controllò che non
ci fosse in giro il proprietario dell'alloggio e disse a Danielle che dovevano fare presto a raggiungere il bar che
conosceva lui, per fare colazione, prima che finivano le Krapfen. Dopo aver attraversato mezzo quartiere, Hans
fece cenno a Danielle di entrare in un oscuro informale bar e ordinò al barista, un tipo magrissimo dal nasone
affusolato, un cappuccino per tutti e due, sotto gli sguardi degli avventori, intenti ad esplorare con gli occhi la
nuova fiamma di Hans. "Con questa hai dato tutto lo stipendio del mese, Hans" disse qualcuno ridendo. Al
momento di pagare Hans, disse al barista se poteva fargli credito come lo scorso mese, poi lui appena
prendeva lo stipendio avrebbe saldato tutto, come del resto aveva sempre fatto. Il barista rispose che se tutti
i clienti fossero come lui, poteva chiudere direttamente il locale. Qualcuno insinuò che Hans se avesse voluto
mangiare, avrebbe dovuto lasciarsi qualcosa da parte, non continuare a svenarsi in puttane e birra. Hans
diventò rosso, Danielle era imbarazzata quanto lui, finché non entrò un uomo con un bastone con il pomo, un
monocolo e una giacca foderata di pelliccia di animale. Era Gerd, un regista teatrale di origine ebraica e amico
di Hans. Gerd tirò fuori una banconota da 5 franchi e la sventolò in faccia al barista "Dite che noi ebrei siamo
tirchi!" Un avventore disse "E' facile con i soldi della Bundesbank" Gerd alzò il bastone e glielo puntò contro
"La Bundesbank ci ha restituito quello che il nazismo ci ha preso, noi non rubiamo niente!"
Gerd era reduce di un campo di concentramento, rinchiuso da bambino in quanto ebreo e fortunatamente
scampato alla Shoà. Hans collaborava con lui, scrivendo i copioni teatrali. "Immagino che se sei al verde, verrai
a vivere nel nostro teatro!" disse Gerd ad Hans. E girandosi verso Danielle, l'ebreo disse "Madame troveremo
una suite imperiale, degna di lei. Piuttosto noi dormiremo in cantina con i topi, per far star comoda lei. Io ho
fatto l'asilo a Treblinka e sono abituato a tutto". Finita la colazione i tre si incamminarono verso la zona più
degradata del quartiere St. Pauli fino a raggiungere uno stabile dalla facciata colorata in modo variopinto.
“Ecco qua!!” esclamò Gerd “Il nostro regno! Questo palazzo mezzo bombardato dagli angloamericani
durante la guerra, che nessuno ha reclamato e noi lo abbiamo sistemato come meglio credevamo. Era una
casa con alcune finestre montate all'incontrario, i muri colorati a fantasia senza nessun criterio. Le porte erano
variopinte, c'era un muretto che dava in un cortile, sormontato da vasi pieni di fiori. Benvenuta nel nostro
paradiso, Mademoiselle!" esclamò Gerd. All'interno dello stabile il disordine regnava, i muri erano pieni di
scritte, disegni e graffiti, ragazzini giocavano a calcio all'interno del cortile, due ragazzi si baciavano sotto una
balaustra. Delle donne stendevano della roba dalle finestre, un'altra in un’altra stanza stava impastando. In
una stanza c'era una vera e propria orchestra, ragazzi e ragazze suonavano chitarre, violini, un pianoforte e
un contrabbasso. Una ragazza girava nuda avvolta in un lenzuolo con dei fiori nei capelli. La seguiva un uomo,
anche lui vestito con solo di un lenzuolo, messo come una tunica, come un antico Deo Greco o Romano. Gerd
li fece avanzare in un corridoio illuminato da luci rosse, dentro in una stanza con un letto e lavabo, vi era una
donna che si truccava davanti ad una specchiera, aveva vistose calze e rate e indossava una guepière come le
prostitute di altri tempi “E’ la nostra via a luci rosse! Facciamo delle prove per il teatro” disse Gerd. Alla fine
del corridoio c’era uno stanzone adibito ad atelier per pittori e scultori, con persone che dipingevano e
scolpivano statue, vi erano anche alcune ragazze che posavano nude facendo da modelle. In un'altra stanzetta
vicina c’era una specie di studio fotografico con tanto di lampade montate e una camera oscura. Continuarono
fino in fondo al corridoio fino a sbucare in un enorme salone, con delle sedie e un palco in fondo. Sopra, vi
era una donna vestita con una lunga tunica nera, che recitava dei versi, contornata da delle ragazze in
calzamaglia scura che le ballavano vicino. Sotto al palco, c’era un pianista che pestava smodatamente i tasti
di un pianoforte. Gerd entrò solennemente come fosse entrato in un tempio, lui era il regista del teatro e si
comportava come fosse il padrone dello stabile, dispensando consigli o ammonimenti a tutti. La
popolazione di quello stabile era una variopinta corte dei miracoli, composta da tossici, alcoolizzati, barboni
senza fissa dimora e sbandati di ogni risma. La donna vestita con la tunica scura aveva i capelli acconciati
come fosse la medusa e gli occhi pesantemente truccati, si lanciò con un balzo felino giù dal palco, facendo
rumore sul pavimento con i suoi anfibi militari. "Chi è questa pulzella che avete trovato?" disse avvicinandosi
ed accarezzando i capelli biondi di Danielle. "E' proprietà di Hans!" disse Gerd con un sorriso sarcastico "L'ha
comprata al mercato delle schiave!" "Qui non esiste la proprietà privata!" disse la donna afferrando con la
mano il cavallo dei jeans di Danielle. Hans le prese il braccio, la donna si divincolò, gridando "Ubriacone, che
non sei altro, che devi pagare le puttane. Le donne non si conquistano con i soldi, ma con la battaglia!" e
sputò in faccia ad Hans. Gerd le disse di smetterla e di andare a sfogare le sue frustrazioni da qualche altra
parte. Gerd, in quell'ambiente, era l'unica voce autorevole e la donna se ne andò arrabbiata, gridando
"Bionda. Oggi l'hai scampata, ma se rimani qui, prima o poi sarai mia!" facendo il verso del leone e mimando
la zampata del felino con la mano. Quando la donna uscì, Gerd disse impassibile "E' innocua, come del resto
anche quasi tutti qui dentro. E per la paura che hanno del mondo esterno, che si atteggiano a esseri che
incutono paura agli altri". "E’ una lesbicaccia, che appena vede una donna le salda addosso!" gridò Hans.
"Ma non preoccuparti Danielle, finché sarai con me, quella lì non mi smuove un baffo. Tutte le risse a cui ho
partecipato nei bar di Amburgo, figuriamoci se ho paura di una donna". "Quella, se la chiami donna si offende!
Vuole essere trattata come un uomo" disse Gerd. "Difatti due calcioni nel sedere, se li merita. Lo so che non
aspetta altro!" disse Hans pulendosi dallo sputo, con un fazzoletto.

Mentre pensava al passato, Danielle si addormentò e dopo tante notti insonni, finalmente dormì
profondamente, fino a risvegliarsi la mattina successiva alle 10.00. Appena uscì dalla sua stanza, Maria
Bernardette e suo marito, si precipitarono verso di lei, dicendogli "Signorina, è venuta mia figlia. Vuole parlare
con lei, ma ha detto di non svegliarla e di chiamarla al telefono appena può." "Può venire, tranquillamente da
noi a chiamarla!" disse Marie Bernardette. Danielle, non aveva il cellulare e non voleva minimamente
disturbare i due anziani, usando il loro telefono fisso. Pensò che la spesa, come tutte quelle fisse che
comportava la fattoria, come la luce è l'acqua erano a carico di Nicholas Dumont, le quali venivano saldate
alla scadenza, dalla banca di Bayonne dove il benestante teneva uno dei suoi conti correnti, sparsi nelle
banche di mezzo mondo. Danielle lo sapeva, in quanto lui, quando lei aveva paura di accendere la luce,
quando dipingeva i suoi quadri alla sera e nelle giornate buie, si vantava di ciò, dicendole di illuminare pure
tutto a giorno, in quanto grazie ai suoi conti correnti, presenti nelle principali banche francesi, europee e pure
internazionali, non c'erano problemi di sorta. Danielle afferrò la cornetta del telefono della casetta dove
vivevano i coniugi, di cui l'anziano Jacques, si premurò a dettargli da una rubrica scritta meticolosamente a
mano, il numero di cellulare della figlia. Elise, rispose dicendo "Pronto! Danielle! Hai dormito bene,
finalmente!" "Sì Sì" "Volevo dirti, che ha chiamato la mia Dottoressa e ti ha fissato l'appuntamento per l'esame
in Ospedale. Esattamente fra venti giorni. Alla fine di marzo! Il 28, alle ore 09.30". Danielle si annotò l'esame
su un foglietto che si premunì di porgerle Marie Bernardette. "Grazie!" disse Danielle mettendosi il foglietto
in una tasca dei jeans. "Se vuole lo segniamo sul nostro calendario!" "Sì, perché no!" disse Danielle "Sbadata
come sono. Potrei perdere il biglietto. Avete ragione!" Marie Bernardette, prese la penna con mano tremante,
avvicinandosi al muro della cucina, dove tenevano il calendario, dove il marito segnava il tempo
meteorologico, della semina e del raccolto. Danielle disse "Se vuole. Posso segnarlo io, Signora!" "Ma no, non
si preoccupi!" disse il marito, geloso se qualche altra mano scrivesse su quel calendario, che rappresentava la
sua vita nella fattoria, con cui lui con dedizione certosina, annotava il tempo meteorologico e della campagna
ed ogni evento riguardante la manutenzione di una casa, tipo l'appuntamento con l'idraulico, con il muratore,
con il veterinario per gli animali e con il fornitore di foraggio ed i compratori di bestiame e derivati o frutta e
verdura, fino a scrivere l'orario ed il giorno della visita in Ospedale di Danielle. "Signora Danielle!" disse Marie
Bernardette, vedendola pensierosa. "Lei non ha fatto ancora la colazione!" "Sì figuri!" disse Danielle "Non
dovete disturbarvi!" e mentre pronunciò queste parole, l'anziana donna mise a scaldare in una casseruola,
del latte con il caffè lungo, avanzato dalla mattina. Danielle ringraziò e per cercare di scacciare il pensiero fisso
che aveva verso la visita dell'Ospedale, annunciatole da Elise, bevve tutta la tazza di caffè e latte, versatagli
da Marie Bernardette, intingendola anche del pane duro, preso dal cestino, che Marie Bernardette. La coppia,
si complimentò con Danielle, per l'appetito, dato che lei non era una gran mangiona. Anzi, vi erano dei giorni,
che mangiava come un bue, alternati a settimane in cui mangiava poco e niente. Gli anziani coniugi erano
contenti a vederla mangiare da struzzo, nei giorni di grazia. Ma lei lo sapeva, che mangiava tanto quando era
nervosa. Non si era mai preoccupata così, tanto per la sua salute in vita sua, come dopo la visita della
ginecologa e questo annuncio di ulteriori accertamenti medici. Sarà per l'età che avanzava. Gli unici interventi
che aveva fatto, erano stati dai dentisti, dove Nicholas aveva provveduto a fargli fare una bocca nuova, in
quanto stava perdendo tutti denti, a causa di anni di vita randagia, dove l'igiene orale e il cibo regolare erano
per lei 'optionals'. Grazie a quelle lunghe sedute negli studi ovattati dei migliori dentisti francesi, Danielle
aveva riconquistato il suo grazioso sorriso che aveva da ragazzina. Qualche volta, aveva rimediato a qualche
storta e contusione, con degli impacchi e massaggi fatti da mani esperte di persone che incontrava nel suo
vagabondare.
Quel giorno lì, impaurita dalla visita, si fermò a pranzo dai Dumont. Al telegiornale parlavano di un virus
influenzale che si era diffuso Cina, partito dalla zona della città di Wuhan. Il virus purtroppo registrava parecchi
decessi, soprattutto negli anziani. Danielle, nel pomeriggio si dedicò al disegno e nonostante ci mettesse tutta
la sua buona volontà nel concentrarsi sul dipinto, il pensiero dell'esame in Ospedale, continuava a
tormentarla. Accese la radio e dopo una canzone, fu la volta del notiziario che diffuse le inquietanti notizie
del terribile virus influenzale, iniziato in Cina si stava propagando in parecchie parti del mondo. In parecchi
paesi asiatici, dove aumentava il numero delle vittime tra i contagiati del virus, seguendo l'esempio dei Cinesi,
iniziarono a proibire alla popolazione delle zone, dove gli abitanti erano stati più colpiti dal virus, di uscire di
casa, salvo solo in caso di assoluta necessità e rigorosamente muniti di mascherina. L'immancabile televisione
accesa, mentre Danielle cenava dai coniugi, parlava nuovamente del virus influenzale, annunciando il discorso
del Presidente Macron alla nazione. All'udire queste parole del notiziario, i coniugi interruppero i loro discorsi
per sentire il Presidente della Repubblica. Le parole del giovane Presidente risuonarono nella cucina dei
coniugi, ribadendo che in Francia, non vi erano ancora dati certi sul contagio e che la situazione era sotto
controllo. "Ad ogni modo!" disse il Presidente "Se l'evolversi della situazione lo riterrà, verrà tempestivamente
avvisata la popolazione francese, in merito alle eventuali misure di contenimento da adottare!". Qualche
giorno dopo, in una zona del nord dell'Italia dove alcune persone contagiate dal virus erano decedute, il
governo italiano decise di bloccare completamente ogni attività in quell'area interessata dal virus e la
popolazione venne costretta a rimanere in casa per evitare ulteriori contagi. Uscivano solo i lavoratori dei
servizi considerati essenziali, con mascherina e guanti per toccare gli oggetti. Le forze dell'ordine presidiavano
tutte le strade delle cittadine chiamate zone rosse. Chi non risiedeva in quelle cittadine considerate
contaminate, non poteva assolutamente entrarvi. Qualche giorno dopo in Italia venne deciso di chiudere le
scuole e interrompere tutte le attività sportive, in quanto alcuni giocatori delle squadre di calcio della massima
serie, avevano contratto il virus.
L'indomani mattina Danielle si svegliò abbastanza riposata. Si rese conto che aveva dormito bene, si alzò vide
che perdite non ne aveva più avuto, la Dottoressa gli aveva dato da somministrarsi delle pilloline curative
dentro alla vagina e stavano funzionando. Dopo essersi fatta la doccia, restando attenta a non passarsi l'acqua
sotto alle gambe come le detto la Dottoressa, Danielle uscì dalla sua stanza. Pioveva e dall'altro lato del cortile
arrivò Joseph con l'ombrello, offrendosi di accompagnarla nella loro cucina a fare colazione. Erano le nove ed
era un poco dispiaciuta di dover scomodare i vecchi per la sua colazione, ne avrebbe fatto volentieri a meno.
La loro televisione era accesa sul notiziario. Le notizie erano sempre su quel pericoloso virus partito dalla
Cina. Gli esperti lo chiamavano Covid 19, per contenere l'epidemia del virus, al pari dell'Italia e della Spagna,
dove i morti a causa del virus erano drasticamente aumentati, il governo francese decise di bloccare ogni
attività non considerata essenziale, in tutta la nazione, costringendo la popolazione a non uscire di casa salvo
che in caso di assoluta necessità e con l'uso della mascherina. I medici e ricercatori, virologi e no, intervistati
dai giornalisti dei notiziari invitavano a lavarsi frequentemente le mani, a usare la mascherina, a evitare i
luoghi affollati e a non uscire di casa. 'Leit motiv' ripetuto da quasi tutte le persone che avevano maggiore
notorietà, in tv e nei 'social' del web, politici, attori, cantanti e uomini e donne di spettacolo. Si intensificò
l'uso di internet, da cui la maggior parte degli impiegati riusciva a lavorare rimanendo a casa. Danielle,
guardata con timore dai coniugi, che conoscendo il suo spirito ribelle e solitario, la pensavano refrattaria alle
regole dettate dai politici, si adeguò a rimanere nella fattoria. Dopo decenni di vagabondaggio ed una vita
ultramondana con Nicholas, Danielle non sentiva la mancanza di girare ed incontrare gente e se voleva uscire
lo faceva volentieri all'aria aperta, nei boschi vicino alla fattoria, dove non c'era anima viva. Un giorno, durante
una passeggiata a cavallo in aperta campagna, si fermò a far abbeverare la bestia da un ruscello. Legò il cavallo
ad un albero vicino mettendogli un sacchetto di biada, che teneva attaccata alla sella, al collo dell'animale, in
modo che poteva mangiare. Lei voleva vedere da dove arrivava il ruscello e ne seguì il suo percorso, fino ad
arrivare a delle rocce, dove sgorgava una cascatella. Danielle si tolse il kway e il maglione, rimanendo in
canottiera e mise le sue braccia nude sotto il getto d'acqua, bagnandosi tutta. Decise di togliersi la canottiera,
rimanendo a seno nudo. L'aria era ancora frizzantina e la pittrice prese ad indossare il maglione e poi sopra
la 'kway'. Infine, si accorse che dietro la cascata c'era una grotta e attratta dalla curiosità, aggirò il getto
d'acqua dimenando il suo esile corpo in modo da evitare l'acqua e si infilò dentro alla grotta. Dei pipistrelli,
sentendola, iniziarono a volteggiare agitati. Lei si impaurì ed uscì subito di corsa. Si era bagnata, ma il kway
aveva trattenuto la maggior parte dell'acqua. Tornò al cavallo che dopo mangiato si era adagiato a terra, lo
accarezzo e quando l'animale si rialzò, salì in sella e tornò alla fattoria. Il giorno dopo, faceva caldo, il sole
abbagliava la fattoria, Danielle si mise sul terrazzino e pensò di mettersi a seno nudo, come se fosse stata a
spiaggia, anzi di spogliarsi completamente come a concedersi ai raggi del sole. Poi sentì dei passi, erano i
coniugi. Pensò di andare a fare il bagno nella cascata, ma stavolta a piedi, si mise le scarpe da tennis e dei
vestiti leggeri, prese il suo zaino, ma invece dei pennelli, tele e colori, ci mise dentro una torcia elettrica, una
maglietta di ricambio e l'asciugamano da spiaggia. A passo spedito camminò verso la grotta, non aveva il
cavallo con sé, in quanto se avesse dovuto esplorare la grotta non avrebbe potuto lasciare l'animale custodito
a lungo tempo. Durante il cammino si pentì, di essere partita sola e di non avere avvisato nessuno. L'animale
avrebbe potuto allarmarsi se nei pressi c'era qualche bestia feroce ed essergli in qualche modo d'aiuto. Pensò
che potesse fare soltanto il bagno sotto la cascata e poi asciugarsi al sole, sdraiandosi sul prato nuda con
l'asciugamano. E se un animale la avesse aggredita, avrebbe potuto sempre tenere la torcia accesa vicino a
lei, gli animali hanno paura della luce. "Gli animali hanno paura del fuoco!" Pensò ad alta voce. Dopo 40
minuti, arrivò alla cascata, ormai che conosceva la strada e camminando spedita, aveva bruciato tutte le
tappe fatte il giorno prima con il cavallo. La curiosità fece in modo che accese la torcia, aggirò il getto della
cascata ed entrò dentro alla grotta fino a che dei pipistrelli, sentendola, iniziarono a volteggiare agitati. Lei si
impaurì ed uscì subito di corsa. Si era bagnata ma il kway aveva trattenuto la maggior parte dell'acqua.
Si toccò in tasca dei jeans, aveva l'accendino con cui si concedeva qualche sigaretta. Prese un lungo bastone
di legno, gli incastrò delle foglie secche e della sterpaglia nella punta e gli diede fuoco. Piantò il bastone
nell'erba, il fuoco tendeva a spegnersi e le foglie cadevano a terra annerite. Si diede da fare a intrecciare la
sterpaglia, creando una specie di corona intorno alla punta del bastone e la riempì di aghi di pino. Mise altri
due bastoni a fare da puntello a quello principale, anzi tre, quattro per tenerlo su. Finalmente stabilizzato il
suo treppiede di bastoni, diede fuoco alla punta gremita di aghi di pino, sorretti dall'intreccio di sterpaglia. Il
fuoco arse veloce e lei lo alimentò con altre manciate di aghi di pino. Quando la fiamma diventò rigogliosa,
lei si spogliò al sole, entrò completamente nuda, sotto il getto della cascatella, gridando al tocco dell'acqua
gelida per poi avvolgersi nell'asciugamano e una volta alimentato ancora il fuoco, incastrando delle pigne
nella punta dei bastoni, si adagiò per terra sull'asciugamano, posizionandosi dove batteva ancora il sole.
Quando l'intensità del sole era minore e l'aria si faceva più tersa, Danielle si rivestì tornando alla fattoria. La
donna si svegliò nel cuore della notte, pensando a quando ad Amburgo, Gerd faceva fare le prove per uno
spettacolo teatrale, facendoli entrare in un grande poligono composto da quattro pannelli di vetro spesso
due dita, che i ragazzi avevano rubato ad una fiera in città. L'ebreo lo chiamava l'acquario e doveva
rappresentare, il grembo materno, il rifugium peccatorum, la grande vulva, o semplicemente un letto visto
da sotto le lenzuola, ossia ogni tipo di ambiente che un uomo e una donna desideravano essere rinchiusi ed
erano consapevoli o dovevano fregarsene completamente che avrebbero avuto il pubblico ad assisterli e che
non poteva assolutamente agire. Hans prima di partecipare all'acquario, gli veniva offerto da bere da Gerd,
che andava a prenderlo al lavoro e gli faceva fare il giro di tutti i bar che c'erano nel tragitto dalla fabbrica
della Siemens fino allo stabile occupato. Così all'inizio delle prove teatrali, Hans arrivava in uno stato
irriconoscibile da tanto era ubriaco.
A Sofia, la lesbicaccia, l'ebreo faceva trovare appositamente un mucchio di riviste semi pornografiche con
donne nude. Lei subito da orgogliosa femminista, gridava allo scandalo, contro il mercimonio delle donne da
parte degli uomini, poi la sua anima lasciva subiva il fascino di quelle foto e le metteva a confronto con le
ragazze dello stabile, dicendo "Ragazze, vi voglio così!" mettendo a tutte i fogli dei giornali sotto il naso.
A Danielle, che disegnando i fondali delle scene del teatro, aveva trovato la sua passione e bravura nel dipinto,
veniva detto di dipingere dall'interno le pareti di vetro dell'acquario, fino ad oscurare tutto il poligono alla
visione del pubblico. In un'atmosfera intrisa di birra e giornali porno, i giovani attori, una volta fatti entrare
nell'acquario davano sfogo a passioni e tormenti, incitati da Gerd. Hans il più delle volte, vomitava dal troppo
alcool bevuto, finendo bianco come un cencio ad appoggiarsi, barcollante al vetro e Danielle, mentre
dipingeva le pareti, veniva spogliata da Sofia e alla fine quando stava oscurando tutte quante le pareti con la
vernice, il suo viso finiva in smorfie contro il vetro perché Gerd la possedeva da dietro. L’occasionale pubblico
dello stabile applaudiva a più non posso l'oscuramento dell'acquario. E dopo mezz'ora i suoi occupanti
uscivano stralunati, con Gerd trionfante. A Danielle, lo spettacolo dell'acquario, la disgustava. Finire violentata
da Gerd con il suo Hans, reso a mala partita dalla troppa birra fattagli ingurgitare dall'ebreo, era troppo per
lei. Anche se il suo passato era di tossica e prostituta, dentro lei covava un'amarezza verso l'umiliazione che
doveva subire lei ed il suo ragazzo, da un lurido, viscido animale, come Gerd, che si era dimostrato amico e
benefattore per poi approfittarsi così indegnamente di loro. Il giorno che Hans prese la paga, Danielle andata
appositamente a prenderlo con un taxi per arrivare prima dell'ebreo, lo fece salire velocemente su un pullman
diretto fuori città. Giunsero a Blankenese, il quartiere benestante della città, con le villette sul fiume Elba.
Presero un albergo e fecero dolcemente all'amore. Hans non pensava alla birra e Danielle era felice. Fece
vedere ad Hans un ritaglio di un giornale, di un ristorantino immerso in un parco qui a Blankenese, che si
chiamava Zum-falkenstein, dove cercavano una cameriera. Si presentarono al ristorante dell'annuncio,
Danielle era vestita in modo sobrio ma elegante, soprattutto pulita dalla doccia dell'albergo e profumata.
Venne assunta e abbracciò Hans felice. Il giorno dopo Hans tornò in città, con il pullman per il lavoro. All'uscita
del lavoro, vide Gerd che si avvicinò, strizzandogli l'occhio e dicendogli "Vi concedo la fuga d'amore,
piccioncini! Ma venerdì sera vi voglio allo stabile per la prima dell'Acquario davanti al pubblico. Mi
raccomando!" Hans spiazzato annuì all'ebreo e salì sul pullman che lo portava a Blankenese. I padroni del
ristorante, una coppia di grassoni sorridenti, erano contenti di Danielle, si era comportata proprio bene.
Proposero alla coppia di dormire da loro, in quanto avevano qualche stanza, l'avrebbero scalata dallo
stipendio di Danielle. Lei era in brodo di giuggiole e lui anche, lasciando il loro albergo avrebbero risparmiato
e con due stipendi in tasca potevano vivere alla grande. Poi a pranzo e cena Danielle, aveva il pasto assicurato
al ristorante e con lei Henry, quando rientrava alla sera dal lavoro, nonché al sabato ed alla domenica. Arrivò
il venerdì, Hans prese apposta un'uscita secondaria e si fece accompagnare da un collega in macchina,
invitandolo a cena al ristorante Zum Falkstein. Gerd che aspettava impaziente all'uscita della fabbrica Hans,
era su tutte le furie. I manifestini che pubblicizzavano lo spettacolo dell'acquario allo stabile occupato,
capeggiavano sui muri della fabbrica della Siemens, dove erano stati affissi clandestinamente. Il lunedì
successivo Hans venne prelevato in fabbrica dalla polizia. Danielle si precipitò al Commissariato di Amburgo,
appena pronunciò il nome di Hans, venne trattata a male parole dall'agente che la ricevette e fu invitata dal
superiore a fare le valige e tornarsene in Francia. Dietro alle sue suppliche, dopo le fredda risposta degli agenti
"Signora, non possiamo dirle niente, è una faccenda delicata. Le conviene, tornarsene in Francia se non vuole
passare dei guai anche lei", il poliziotto superiore gridò "Il Signor Hans Kruger è accusato di terrorismo e lo
stato della Repubblica Federale di Germania, con i terroristi non intende scherzare! Capito!" Danielle uscì dal
Commissariato in lacrime. Mentre era sul pullman diretta a Blankenese, vide i titoli a caratteri cubitali di un
giornale aperto che stava leggendo un passeggero. ‘GUERRA COMMERCIALE TRA FRANCIA E GERMANIA.
Schmidt "La nostra tecnologia è migliore di quella francese. Il mondo intero lo deve capire". Dura reazione di
Giscard D’Estaing.' Il giorno dopo, durante la pausa tra il pranzo e la cena, Danielle si fece portare da un taxi,
al consolato francese. Venne accolta da un funzionario che gli disse, senza mezzi termini "Se un cittadino
tedesco è accusato dal suo paese, noi non possiamo farci niente!" Dietro alle sue suppliche, il funzionario si
indispettì dicendo "Se il suo uomo è accusato di terrorismo! Non possiamo assolutamente muovere un dito.
Nella nostra patria francese, già dimorano persone provenienti dall'Italia, accusate nel loro Stato di
terrorismo e ci mancano ancora i tedeschi!". In quel momento entrò una donna e disse qualcosa nell'orecchio
all'uomo che uscì dalla stanza. La donna si dimostrò comprensiva nei confronti di Danielle e disse che la
rispettava, in quanto donna innamorata, che vuol far di tutto per salvare il suo uomo. Però gli disse anche che
purtroppo, lei era stata invitata dalle autorità tedesche a tornare in Francia e avrebbe dovuto farlo, altrimenti
poteva essere accusata anche lei di complicità verso un terrorista. "E questo! Sò che a lei causerà dolore, in
quanto partendo, Lei perde l'uomo che ama!" disse la donna "Restando qui, mette nei guai anche noi, che
dovremmo mobilitarci per salvare una cittadina francese dall'accusa di terrorismo! Lo so! Lei desidererebbe
che accadesse ciò! Che la arrestino, così noi ci muoviamo. Ma è meglio evitare che ciò succeda, Per il bene di
tutti!" Danielle disse piangendo "Hans non è un terrorista, è vittima di quell'ebreo che lo fa vivere nello stabile
occupato, corrompendolo con il vizio del bere. Convincendo Hans, che quando è ubriaco gli riesce meglio
scrivere le sceneggiature teatrali. Oltre che offrirgli colazione e da mangiare pranzo e cena, permettendogli
di dormire nello stabile occupato. In cambio lo rintrona con la birra, per poi potermi violentare. Il teatro
d'avanguardia che vuole mostrare il sesso al pubblico per infrangere i tabù è tutta una scusa dell’ebreo per
fare il porco con noi donne, che viviamo in quel porcile di stabile occupato!" disse Danielle tenendosi le mani
nei capelli. La donna cambiò il suo atteggiamento formale, arrossendo alle parole di Danielle e disse "Lo ha
raccontato alla polizia tedesca, cosa succede nello stabile occupato!" "Sii!" gridò singhiozzando Danielle "Ma
non mi hanno creduto minimamente!" La donna accompagnò Danielle alla porta, dicendo "Ci faremo vivi.
Non si preoccupi. Sentiremo la polizia tedesca in merito alla posizione del suo fidanzato e le diremmo
qualcosa. Va bene?" Dette queste parole la donna strinse la mano di Danielle prima di congedarsi. Era una
bella donna, con i capelli biondi mossi che le cascavano dietro come le attrici degli anni 50. Chiamò al telefono
un uomo, che dopo mezz'ora incontrò alla fermata del tram. L'uomo era vestito in giacca da impiegato e
fumava. I due non si parlavano e fecero finta di non conoscersi, fino a incontrarsi in un sottopasso per baciarsi
appassionatamente. L'uomo le alzò la gonna ed era pronto a prenderla a cavalcioni, la donna disse "Qua no!
È rischioso." Affittarono una stanza a ore in un albergo e fecero l'amore. Al termine la donna prese l'uomo
per le spalle, sussurrandoli "Sei il mio agente segreto preferito". Lui rispose "Dico sempre che sono stufo di
fare il James Bond, poi quando incontro donne come te, continuo a giocare all'agente segreto. Vale la pena
rischiare di farsi accoppare per spassarsela con una donna come si deve, come te! Non mi ci vedo a fare il
pensionato che beve il pastis e gioca a carte nei bistrot." "Se vengo con te è anche per lavoro, non solo per
piacere!" rispose la donna. "Quello che mi piace di tè! È che sai unire l'utile al dilettevole" disse l’uomo. "Sta
per scadere il tempo, James Bond, fra poco dobbiamo uscire di qua, se non vogliamo attirare qualcheduno
che vuole far fuori una spia francese" "Chi ha interesse a farlo, il nostro paese tiene i piedi in tutte le scarpe,
America, Cina, Russia!" rispose l’uomo “Per farti fuori possono anche dire, che invece di lavorare, vieni a letto
con me e ti trovi veramente a dover fare il pensionato nei bistrot" rispose la donna. L'uomo accendendosi la
sigaretta disse "Agli ordini, Giovanna D'arco, sono pronto alla pugna per il nostro paese! Viva la France!" "Devi
proteggere una ragazza francese, ex tossica ed ex prostituta, che ha trovato un lavoro onesto come cameriera
a Blankenese. Il suo ragazzo, un certo Hans, aveva un lavoro buono alla Siemens e viveva in uno stabile
occupato di St Pauli, al servizio di Gerd l'ebreo. Questo Gerd comanda la corte dei miracoli degli occupanti di
questo stabile di St Pauli. Come tutti i giovinastri che vivono negli stabili occupati, là dentro si ubriacano!
Forse droga non ne gira, perché l'ebreo ha fatto a patti con la polizia per tenerla fuori. Fanno tanto sesso,
anche tra lesbiche e pederasti." "Fanno bene!" rispose l'uomo. "Sì, certamente. Però Gerd, stordiva con la
birra Hans e violentava la nostra Danielle, con la scusa di fare del teatro d'avanguardia, intriso di tanto sesso
senza ritegno!" "E la polizia? Che ci sta a fare?" disse l'uomo. "In caso di sbandati non interviene
minimamente, basta che loro non disturbino la quiete dei normali cittadini di Amburgo, là dentro possono
anche sbranarsi" rispose la donna. "La ragazza è venuta a piangere da voi all’ambasciata?” disse l’uomo
“Danielle è riuscita a scappare e il suo Hans è rimasto dentro, alla merce dell'ebreo? E allora chiede aiuto a
noi? Perché lei è una cittadina francese" "Sei perspicace! Danielle è riuscita a scappare e si è rivolta a noi! Te
ne manca un pezzo!” rispose la donna "Hans è stato arrestato con l'accusa di terrorismo!" "Dove abita, adesso
Danielle?" chiese l’uomo accendendosi una sigaretta. "Vive nel ristorante dove lavora a Blankenese, si chiama
Zum Falkstein”. Danielle, quando finiva il suo turno di lavoro dal ristorante, aveva la sensazione di essere
seguita e con una scusa, un giorno, disse ai padroni, che si sentiva stanca e preferiva rimanere a riposarsi qua
nel ristorante, fino all'inizio del suo prossimo turno di lavoro, in modo da essere efficiente. I padroni
annuirono bonariamente. Apprezzavano sempre di più, quella ragazza. Finché a cena, non si presentò un
uomo che la turbò. Danielle, lo guardò, era l'uomo che la pedinava. Non voleva servirlo, ma per non
insospettire i suoi padroni, si avvicinò a lui, era impaurita e titubante. L'uomo se ne accorse, mise una gamba
fuori dal tavolo mentre lei passava tenendo fra le mani una zuppiera colma di Kartoffelsuppe fumante. La
zuppa si rovesciò finendo sopra la giacca dell'uomo. "Sono desolata!" disse Danielle. "Non si preoccupi" disse
l’uomo mentre si alzava ad aiutare Danielle. La ragazza era mortificata, arrivarono i padroni e dissero "Ci dia
la giacca Signore, la faremo lavare!" L'uomo si tolse la giacca e Danielle disse "E rimane così?" "No ha il
soprabito" le disse nervoso il grasso padrone "E' meglio che ti togli!" Vedendo il padrone che allontanava
Danielle, l'uomo esclamò con un accento marcato tedesco "E' passata vicino a me e si è emozionata. È
francese. Le conosco le donne francesi. La prossima volta assumete una cameriera tedesca!" Danielle
mortificata uscì a fumare. Quando all'improvviso, dietro di lei, le si avvicinò quell'uomo, dicendole "Fuma?
Gradisce una sigaretta francese!" Lei cercò di allontanarsi indignata, ma l'uomo le mise un giornale davanti,
su cui stava scritto "Accusato di terrorismo" con la foto di Hans, il suo compagno. Danielle sbiancò. L’uomo
aveva l'aria da sbirro, alla Humphrey Bogart, a cui era somigliante, soprattutto nel modo di accendersi la
sigaretta, tenendo le mani a coppa. Le zaffate di fumo di lui e di lei, si incontrarono. Lui disse "Vai pure a finire
il servizio. Io ti ho perdonato davanti ai tuoi padroni, ma se non fai come ti dico io, lascio il giornale alla loro
vista e vedendo il tuo uomo in galera per terrorismo, ti licenziano in tronco. L'uomo spense la sigaretta e
tornò a sedersi al tavolo. Danielle, smise di fumare anche lei e andò a chiedergli cosa volesse come dessert.
L'uomo le sorrise e ordinò uno strudel. Danielle, andò in cucina, scura in volto e pensò che quell'uomo fosse
uno sbirro. Senz’altro era a conoscenza del rapporto suo con Hans e l'aveva fatto apposta a farla inciampare,
facendole versare la zuppa per metterla in difficoltà con i padroni del ristorante. Danielle aveva intenzione di
ritornare al consolato a dire quello che le stava capitando. ‘Domattina ci vado subito!’. Pensò la ragazza.
L’uomo al momento di pagare il conto lasciò la mancia per Danielle, dicendo al padrone del ristorante "Lo
faccio perché ho un debole per le francesi!" oltre ad un biglietto con il suo biglietto da visita, per farsi
recapitare la giacca pulita. "Non si preoccupi Herr!" disse il grasso padrone del ristorante. "Non appena la sua
giacca tornerà come nuova, le faremmo recapitare dalla lavanderia al suo indirizzo!" Nel biglietto c'era scritto
"Joseph Fritz - Olympia Assicurazioni - Wolfen Strasse 56, Hamburg. Quando l'uomo uscì, il padrone chiamò
Danielle. "Sono spiacente Danielle, la mancia devo trattenerla per pagargli la pulitura della giacca" Poi
mettendo a posto il denaro, si accorse di una piccola bustina profumata, che era in mezzo alle banconote,
sopra vi era disegnato il contorno di un cuore, con scritto dentro a caratteri minuti 'Alla cameriera francese!'
Il padrone si mise a sorridere e consegnò la piccola busta bianca a Danielle, dicendo "L'hai proprio fatto
innamorare!" Danielle prese in mano la busta, con il broncio in viso. Il suo istinto era di strappare la bustina,
ma se quel presunto poliziotto, le aveva mostrato la foto di Hans, sicuramente sapeva qualcosa, pensò. Aprì
la bustina, dentro c'era un bigliettino piegato, dove una volta aperto stava scritto Spritzenplatz ore 16.30.
L’indomani mattina finito il suo turno di lavoro, verso le 15.30, Danielle si precipitò sul pullman diretto in città.
Alle 16.10 raggiunse Spritzenplatz. Un giovane si avvicinò a lei, per chiederle un'informazione, Lei era
impegnata a scrutare in ogni dove per vedere se arrivava l'uomo del ristorante e non aveva voglia di
rispondere a scocciatori. Non appena, lei si voltò verso il ragazzo, passò uno con la bicicletta, sfilandole la
borsetta. Si girò appena si accorse del furto, ma perdette subito le tracce di quello in bicicletta che fu lesto ad
infilarsi nelle stradine laterali della piazza ed anche di quello che le aveva chiesto informazioni. Era verde di
rabbia! Lei che aveva frequentato le vie più malfamate di Parigi, Barcellona, Berlino ed anche di questa città,
era stata buggerata in pieno centro di Amburgo. All'improvviso, comparse l'uomo del ristorante, dicendo "E'
sua questa borsetta?" Danielle, la afferrò, senza dire niente e la aprì frugandola dappertutto. Dentro c'era
tutto, quei pochi soldi che si era portata dietro e gli altri effetti personali e dopo il controllo, la ragazza tirò un
sospiro di sollievo. L'uomo le disse "Non mi aspetto i suoi ringraziamenti. Dopo quello che è successo ieri
sera! Rimarrà sempre arrabbiata con me! Ha perduto una mancia" Danielle disse "Sono in pena per Hans! Me
l'avete fatto vedere solo in foto, sul giornale!" "Dia tempo al tempo!" Rispose l'uomo accedendosi una
sigaretta "Nelle nostre organizzazioni ci sono molte leve di comando e per arrivare a quella giusta, che
permetterà ad Hans di uscire di galera, bisogna cercare i meccanismi giusti e non è roba da poco! Sigaretta?"
disse rivolto a Danielle. Lei rispose, con fare sospettoso "No grazie!" "Non si preoccupi!" disse lui "Non voglio
drogarla. Lei mi serve in possesso delle sue facoltà. Senza quelle porcherie che usava prima è una donna in
gamba. Da sola, si è trovata un lavoro onesto per sfuggire a quei balordi di St. Pauli e ha cercato di far tirare
dritto il suo Hans" "E me l'avete arrestato!" gridò Danielle. "Purtroppo, quando finite in certi giri, siamo
contenti se ne uscite, ma altri non sono contenti. Perché una parte del mondo specula su di voi e l'altra parte
della terra, preferisce non vedervi affatto, in quanto vi vogliono sempre rinchiusi nei vostri ghetti, fatti di vizi
e sesso. Lei, Danielle ha sfidato queste forze ed io e quelli che mi hanno raccontato la sua storia, cerchiamo
di aiutarla a uscirne viva." "Ma intanto tenete dentro Hans! Un innocente!" gridò la ragazza. "Danielle, lei è
una ragazza scafata, che anche se l’avevano condotta nei Commissariati strafatta, avrà capito che di sbirri, c'è
né di tutti i generi. Chi crede nella legge con la maiuscola, chi pensa che la sua legge sia migliore degli altri e
chi pensa solo a salvare la sua pellaccia. Io non sono un santo o un buon samaritano, mi hanno ordinato di
proteggerla e se riuscissi a garantirle quello che lei desidera, ossia tornare felice e contenta a vivere con il suo
Hans. Non sarei certamente qui in Spritzenplatz, ma seduto dietro a qualche scrivania, con tanti uomini alle
mie dipendenze!" "E si può andare a parlare, con queste persone che dice lei?" disse Danielle. "Questo non
posso deciderlo io, ma i miei capi!" rispose l’uomo. "Mi ci faccia parlare!" disse Danielle. "No! Possono solo
decidere di pagare la cauzione per Hans in modo da scarcerarlo prima del processo! L'unica cosa che posso
dirle è che sono in contatto con il suo Avvocato!" "La prego, mi ci faccia parlare!" "Un'accusa di terrorismo, la
vuole capire sì o no che è peggio che tenere qualche grammo di eroina in tasca! Qui in Germania, anche se
non c'è la pena di morte, ai terroristi sparano a bruciapelo! Bisogna andarci cauti, ognuno deve fare la sua
parte. Guai a fare colpi di testa! Prima o poi, arriveranno anche da lei con l'accusa di favoreggiamento di un
presunto terrorista. La mia protezione serve a evitarle il carcere prima di tutto. Poi il resto si vedrà!" Danielle
si mise a piangere. L'uomo gli porse un fazzoletto e disse "Non ci siamo ancora presentati, io sono Joseph!"
Lei rispose singhiozzando "Mi chiamo Danielle!" "Bene, Danielle è ora che ritorni al ristorante, i padroni si
insospettirebbero a non vederla tornare e potrebbero chiamare la polizia. Lei conosce solo me. Potrà essere
diffidente quanto vuole, ma volente o nolente io vigilerò sulla sua incolumità!" Danielle guardò l'uomo
sprezzantemente, mentre gli diceva "Domani è il suo giorno libero, venga in città, c'è la fiera con i mercatini.
Possiamo fare un giro insieme! La lascio al suo pullman, se aspetta il prossimo non arriverà in tempo al lavoro.
Arrivederci Danielle." Danielle rispose al saluto e imbronciata salì sul pullman!"
Erano le sette del mattino, Danielle sentì le campane dell'orologio e si svegliò assonnata. Non aveva dormito
granché quella notte, pensando all'incontro con lo sbirro e a tutte le conseguenze. È stata messa in cattiva
luce davanti ai padroni, quando l'ha fatta inciampare rovesciando la zuppiera. Gli ha fatto vedere la foto di
Hans incarcerato ed oggi la aspetta ad Amburgo. Danielle mezza intontita dal sonno, disse fra sé 'Devo alzarmi
lo stesso ed andare a chiedere aiuto al consolato. Forse la funzionaria che mi è stata a sentire, potrà aiutarmi.'
Si lavò e si vestì di corsa, scese e vide i padroni del ristorante che riassettavano il bar. La salutarono, lei era
mortificata dall'episodio della zuppa rovesciata e aveva giustificato l'assenza di Hans, facendogli credere che
era dovuto andare a trovare gli anziani genitori in Baviera, in quanto non stavano bene. Mentre in realtà il
papà e la mamma di Hans erano morti da parecchi anni in un incidente stradale e lui si era dato all'alcool per
il dispiacere. I padroni del ristorante, insistettero affinché Danielle facesse la colazione. La ragazza non stava
in piedi per il sonno e accettò, anche per non contraddirli. Una volta scesa dal pullman nel centro di Amburgo,
si diresse verso il consolato francese. Bussò al portone e al funzionario che si presentò, chiese subito della
donna che l'aveva fatta accolta benevolmente la prima volta che era stata lì. Ma lei non si ricordava il nome,
all'uomo fece una descrizione di com'era vestita, di che colore aveva i capelli, come li portava. Il funzionario
sembrava cadere dalle nuvole, ad un certo punto, prese il telefono e dopo la telefonata disse a Danielle di
seguirlo. Presero l'ascensore e scesero di un piano, attraversarono un corridoio semibuio e freddo, fino ad
entrare in una stanzetta che fungeva da ambulatorio medico. Dentro c'era una Dottoressa con il camice, che
sorrise a Danielle dicendo "Non si preoccupi Signorina, lo facciamo per lei. Abbiamo a cuore la salute dei
nostri compatrioti che vivono qui in Germania. Leggo qua che lei fa la cameriera!" disse la Dottoressa tenendo
una cartellina con dei fogli in mano. "Se come presumo io e tutto a posto, le daremo le carte da dimostrare
la sua salute ai suoi datori di lavoro" Danielle annuì. La Dottoressa la fece spogliare fino a rimanere in
mutandine, visto che Danielle non portava quasi mai il reggiseno. Le appoggiò lo stetoscopio sulla schiena,
poi la fece sdraiare sul lettino e si mise ad auscultare il cuore e la pancia. Gli fece tirare fuori la lingua e gli
guardò in bocca con una pila. Prese una siringa da cui le fece un prelievo di sangue. Infine, la fece alzare e
appoggiare a un macchinario per fare i raggi. Dopo tre quarti d'ora, la Dottoressa fece rivestire Danielle. A
quel punto lì, la ragazza si ricordò il motivo per cui era lì e disse al Medico "Dottoressa mi scusi?" "Dica!" "Io
devo parlare assolutamente con qualcuno! L'altra volta mi ha ricevuto una Signora bionda e distinta.” "Per
me, lei ha tutte le carte in regola! Adesso io le do un foglio, dove scriverò che è sana come un pesce e i
tedeschi non potranno dire niente sulla salute delle nostre cameriere che lavorano qua! Dovrà soltanto
tornare fra cinque giorni per l'esito degli esami del sangue" rispose la Dottoressa con il camice bianco. "Io
devo assolutamente parlare con qualcuno!" gridò Danielle. "Signorina, il mio lavoro è finito, lei può andare!"
"No, io non me ne vado! Sono una cittadina francese a cui hanno arrestato ingiustamente il compagno e qui
ad Amburgo non conosco nessuno. In Germania, non ho nessuno!" disse tra le lacrime Danielle. "Signorina!"
rispose la Dottoressa "Io faccio il Medico, non il poliziotto!". Danielle sbottò "Un poliziotto, che non so chi sia,
un certo Joseph mi tallona e mi ha dato appuntamento al mercatino della fiera di Amburgo!" "E se è un
poliziotto ci vada! No? Chi meglio può aiutarla a liberare il suo amico se non la polizia! Non le pare!" "Ma non
sono mica sicura che Joseph sia un poliziotto. Mi è piombato addosso mostrandomi il giornale con la foto di
Hans imprigionato, senza che io gli dicessi niente o lo conoscessi." La Dottoressa mentre scriveva il foglio alla
scrivania, disse "E' carino almeno questo Joseph?" Guardo Danielle mentre si stava mangiando le unghie. "E
allora ci vada! Cosa aspetta!" Danielle la guardò e disse "E' se non è un poliziotto!" La Dottoressa disse "E'
l'unico uomo che conosce per cercare di liberare il suo Hans, però la prudenza non è mai troppa! Prenda
questo, io lo tengo in borsetta quando giro da sola in questa città!" e gli porse una bomboletta. "E' uno spray
urticante, sembra un normale deodorante, ma se lo spruzza negli occhi di chiunque ha cattive intenzioni verso
di lei, lo acceca e riuscirà a scappare." Danielle uscì dall'edificio del consolato frastornata, non sapeva sé
andare all'appuntamento o tornare al ristorante. Vagò a zonzo per la città, dopo una mezz'oretta che
camminava si trovò davanti alla faccia, un enorme ciambella salata con un vistoso fiocco rosso. Si spaventò e
mise la mano nella borsetta, per essere pronta a tirare fuori la bomboletta spray contro chi teneva la
ciambella. Era Joseph, che aveva captato dove si trovava, grazie ad un minuscolo sensore radar, nascosto
all'interno del tappo della bomboletta. Era quasi mezzogiorno e Danielle aveva una certa fame, dovuta al fatto
che si era alzata presto. Joseph, oltre a dargli in mano la ciambella la invitò ad un chiosco vicino a prendere
da bere. Danielle subito era perplessa dall'incontrò, poi accettò l'invito di Joseph, mangiò avidamente la
ciambella e bevve con lui seduti davanti al chiosco. Quando finirono di mangiare e bere, Joseph tirò fuori una
busta gialla dalla fodera del suo soprabito e disse a Danielle "Pulisciti le mani dall'unto, prima di aprirla!" La
busta conteneva delle foto, Danielle pensò che fossero di Hans, invece ritraevano lei seminuda nel lettino
della Dottoressa e quando era in piedi a fare le lastre e a farsi auscultare con lo stetoscopio. Danielle si indignò
e disse "Sei dappertutto! Fra un po’ ti trovo in camera da letto!" "Non le ho scattate io!" rispose Joseph
"Queste foto ci servono per parlare con una lesbica che hai conosciuto!" Danielle non disse niente, il suo viso
si fece freddo come il ghiaccio, pensava a Sofia, la lesbica amica dell'ebreo, quando dentro all'acquario,
mentre lei ne dipingeva le pareti, si avvicinava dietro di lei spogliandola in modo che il suo corpo finiva
brutalmente violato dall'ebreo. "Adesso, voglio portarti a fare un giro per la città!" Joseph la fece salire su una
macchina parcheggiata a due isolati e dopo avere fatto un giro sul lungomare della città e cenato a base di
pesce in un ristorantino raffinato. Salirono in macchina diretti verso la periferia della città, fino ad arrivare in
vialone poco illuminato. Ai bordi della strada, sotto ai lampioni c'erano delle prostitute. Hans fermò la
macchina, vicino ad una di esse. Era una bellissima rossa, con giarrettiere, calze a rete ed una guepière che le
reggeva il seno. Hans si mise a contrattare sul prezzo. Danielle impallidì e mise le mani dentro la borsetta per
afferrare la bomboletta. Hans fece salire la donna nel sedile dietro e partì. "Pensi mica di fare le orge con
Brigid, una delle mie migliori amiche? Io sono geloso, anche se lei va con le donne! Ogni sera che passo di
qua e la carico io! Non posso credere che sia stata di qualcun altro!" La donna seduta dietro, si fece una grossa
risata, dicendo "Joseph! Non cambi mai!" Danielle era frastornata, non capiva niente. L'unica cosa che
pensava di Joseph, è che era un provocatore. Un figlio di puttana. Un gran figlio di puttana, ecco! Che faceva
di tutto per stupirla, in senso negativo, la foto di Hans in galera, la zuppa rovesciata, le foto osé della sua visita
medica e adesso caricava una puttana in macchina con lei. All'improvviso gridò "Sono stufa dei tuoi giochetti
sbirro! Io voglio il mio Hans libero!! Altrimenti apro la portiera e mi butto in strada!" Joseph si mise a ridere.
Danielle cercò di aprire la maniglia della portiera ma era bloccata. Esasperata tirò fuori lo spray e si mise a
spruzzarlo, era deodorante. E Joseph con una manata delle sue grosse mani, glielo tolse ridendo e disse "Basta
baby, sono già abbastanza profumato. Non credi! Lasciami guidare se no andiamo a schiantarci! Io nella vita
ho avuto quello che volevo e potrei anche morire! Ma tu senza il tuo Hans? Non puoi permetterti di morire!"
Danielle tra le risate di Hans e dell'altra passeggera, sibilò un "Figlio di puttana!". "Stasera, niente sesso,
facciamo i bravi ragazzi!" disse Joseph "Andiamo a sentire una conferenza della tua amica lesbica. Purtroppo,
ad assistere, andrà solo Brigid. Noi due potremmo presentarci solo a conferenza finita. Io, perché gli uomini
non sono invitati e tu perché sei già finita sotto le sue unghie!" Joseph rallentò e si avvicinò lentamente con
l'auto, costeggiando un grosso caseggiato dove c'era una specie di teatrino. Si fermò accanto ad una porta
angusta. Fuori c'era un manifesto con scritto 'Ore 9.00 della sera, conferenza del circolo femminista 'Rosa
Luxemburg', relatrice la grande strega Sofia Hide'. Scese Brigid ed entrò dentro al teatrino. Parcheggiò la
macchina in un piazzale vicino, erano quasi le 11.00 della sera ed ormai la conferenza doveva essere al
termine. Sofia con la sua voce stentorea come quando recitava a teatro, terminò le sue filippiche contro gli
uomini che vogliono tenere schiave le loro donne. E scese dal palco tra gli applausi. Un’anziana donna con dei
grandi occhiali, gli porse un mazzo di fiori. Lei accettò e poi li porse ad una giovane donna, che era nelle sue
preferenze di saffica e si diresse verso il bagno del teatrino per fare i suoi bisogni. Entrò e quando accese la
luce, le pareti del piccolo wc erano piene di foto di ragazze seminude, attaccate con lo scotch. Pensò a chi
diavolo avesse ordito questa provocazione. Ma come amante del suo stesso sesso, Sofia le esaminò
attentamente staccandole dal muro, mentre si sedeva sulla tazza del water. La faccia di Sofia impallidì, tutte
le foto ritraevano Danielle la ragazza che era andata via dallo stabile in cui lei viveva. 'Che fine avrà fatto?'
Pensò Sofia guardando le foto e ammirando quel fisico che aveva avuto il piacere di toccare. La donna finì i
suoi bisogni e l'istinto da grande viziosa che era, le diceva di toccarsi, eccitata dalle foto. Improvvisamente si
sentirono degli scatti alla maniglia della porta, era qualcuno che stava tentando di forzarla. Si sentì una voce
femminile "Apri ti prego! Me la faccio addosso!" Sofia si rivestì e gridò "Non vedi che è occupato. Troia!" E la
donna di fuori, continuando a forzare la maniglia gridava "Non ce la faccio più!" 'Adesso ti sistemo io!' pensò
con soddisfazione Sofia, aprendo la porta. Davanti a lei si presentò Brigid, con le sue calze a rete, giarrettiera
e guepière che scostò Sofia e si precipitò a sedersi nel water. "Che modi!" urlò Sophie. Brigid alzò la minuscola
mini e si sfilò le mutandine tra le giarrettiere e le calze a rete. Sophie richiuse la porta a chiave e si sedette a
cavalcioni sul water sopra a Brigid. Sofia iniziò a toccarle il seno, dicendo "Sei voluta entrare te! No?" Brigid
in risposta la baciò per fare vedere che ci stava. E quando Sofia andò in estasi, l'altra le versò in bocca la fiala
di cloroformio che teneva appesa al collo. Sofia stramazzò per terra. Brigid strappò tutte le foto di Danielle e
le gettò nel gabinetto tirando lo sciacquone, dopo uscì dal bagno con Sofia a braccetto, gridando "Non si sente
bene, chiamate un’ambulanza! Un Dottore!" In quel momento entrarono nel teatrino Joseph e Danielle con
dei camici da sanitari, di cui Joseph aveva convinto Danielle a indossare. Accompagnarono fuori Sofia insieme
a Brigid, per caricarla sopra un’ambulanza parcheggiata lì vicino, di cui Joseph aveva le chiavi. La folla di donne
che stavano lasciando il teatrino, si erano tranquillizzate dalla vista dei camici bianchi e lasciarono andare
Sofia via con l'ambulanza, che con sopra Brigid partì in fretta e furia a sirene spiegate. Joseph alla guida, non
appena allontanatosi dalle abitazioni, spense la sirena per poi spegnere le luci quando arrivò in una zona
industriale della città. L'ambulanza entrò sotto le volte di un capannone fino a giungere davanti a una porta
dove fermò l'ambulanza e vi fece entrare le donne dentro, portando Sofia svenuta. La distesero in un
tavolaccio al centro della stanza e Joseph gli legò mani e piedi. Per svegliarla Brigid si sedette sopra alla faccia
di lei, sfilandosi le mutandine. Joseph e Brigid ridevano come matti. Danielle gridò "Io, che mi sono prestata
ai vostri giochi perversi, solo per vedere il mio Hans!" Sofia si svegliò e Brigid si alzò in piedi dicendo "Questa
vampira, me la morde!" Joseph continuava a ridere. Brigid portava gli stivaletti e infilò un tacco in bocca a
Sofia. Joseph disse "Se ci racconti come l'ebreo ha denunciato l'amico di Danielle e soprattutto se ci prometti
che vai a raccontarlo al giudice, dico alla mia amica di non camminare più sopra alla tua bella faccia!" Brigid
aumentava lentamene la pressione del tacco e Joseph ordinò alla ragazza di fermarsi e togliere il tacco dalla
faccia di Sofia. "Carissima Sofia! Prima che dica alla mia amica di continuare la camminata e farti saltare
qualche tuo bel dentino, che la fatina dagli occhi azzurri non ti restituisce più! Vuoi raccontarci come mai Hans
è finito in galera". Sofia guardò Danielle e disse "Tu, lurida troia. Ti fai aiutare da questi due qua, ma finirai
male!" Joseph fece un cenno a Brigid che passeggiò con gli stivaletti sulle spalle e poi sulle gambe di Sophie
facendole scricchiolare le ossa. "Oh!" disse Joseph "Ci sono altri ossicini da rompere, oltre i denti! Pensa un
po’ che roba Sofia, una bella ragazza che invece di far l'amore con te, ti fa la bua!" Dopo tremendi passaggi
dei tacchi aguzzi degli stivaletti sui piedi, sulla pancia e sul costato, Sofie si mise a gridare "Basta! Finitela
Bastardi! Gerd l'ebreo ha detto alla polizia che Hans è un terrorista!" "Questo lo sappiamo già!" rispose Joseph
"Continua la passeggiata Brigid!" "No!" gridò Sofie "Luridi schifosi! Gerd ha portato alla polizia dei volantini
della RAF, dicendo che li ha trovati nella stanza di Hans.” "E te sei pronta a testimoniare davanti ad un Giudice,
che quei volantini non provengono dalla stanza di Hans, ma ce li ha portati l'ebreo!" gridò Joseph. "Io mica ci
andavo nella stanza di Hans! Cosa ne so io, dov'erano i volantini. So soltanto che l'ebreo li ha portati alla
polizia!" "Si che ci andavi nella camera di Hans! A molestare Danielle, quando Hans era ubriaco e dormiva! E
non lo svegliavano manco le cannonate!" disse Joseph facendo cenno a Brigid di premere gli stivaletti. "Basta!
Finitela! Vi prego! Racconterò tutto al giudice. Gli dirò che di quei volantini, Hans non ne sapeva niente!
Maledetti! Basta!" Joseph ordinò a Brigid di smetterla e disse "Per stasera, diciamo che ne hai avuto
abbastanza, Sofia! Se non sarai di parola, il giorno del processo, verremo a prenderti e ti faremmo saltare
tutte le ossa. Chiaro! io non faccio sconti!" gridò Joseph. Slegata Sofia dolorante, Joseph riportò con
l'ambulanza le donne in città e per ultima Danielle al ristorante di Blankenese. Prima di congedarsi da lei, le
porse una bomboletta spray, dicendole "Questo non è deodorante, ma vero spray urticante. Come hai notato,
noi siamo gente senza scrupoli, perché i nostri nemici sono peggio di noi! Pertanto, non si sa mai! Ti conviene
averlo con te!". Dopo due giorni, Joseph, fece recapitare una busta dal postino, nel ristorante a Danielle. Lei
la aprì, conteneva un ritaglio di giornale, era un articolo che parlava di una donna trovata morta impiccata,
che penzolava da una gru del porto. La donna era Sofia Hide. Nella carta interna della busta, c'era scritto
qualcosa. Danielle per leggerla, squarciò la grossa busta e la rivoltò fino a leggere una scritta KIOSKBAR 10.
Era un messaggio di Joseph, con il nome del chiosco dove si erano fermati durante il suo giorno di riposo a
pranzare. Danielle si fece trovare lì alle 10.00 del mattino tenendo a portata di mano, la bomboletta spray.
Piombò Joseph, che si era improvvisato cameriere, tenendo un vassoio con due tazze di cappuccini bollenti.
"Vuoi mica farmi scottare! Siediti dai!" La ragazza si sedette e Joseph disse "Non voglio farti concorrenza. Tu
sei senz'altro più professionale." Lei disse seria "L'ha ammazzata!" "A quanto pare! E non abbiamo prove!"
rispose Joseph. Quando finirono di mangiare, Joseph disse "Oggi andiamo a trovare un suo amico!" La
condusse al Duomo di Santa Maria, la maggiore chiesa di culto cattolico romano della città. Entrarono nella
chiesa, c'era un coro che cantava lodi in latino, un gruppo di suore che pregava ed un prelato inginocchiato
davanti all'altare. Joseph mormorò delle parole al Sacrestano che metteva a posto le candele e lui andò a
riferire al prelato. Il prelato si avvicinò a Joseph e Danielle e disse "E voi, vorreste sposarvi nella nostra Chiesa?
Bene seguitemi!" e li fece entrare nell'oratorio. "Reverendo!" disse Joseph. "Spero che mi perdoni, per averle
mentito in Chiesa. Sa io sono un grande peccatore e per i miei peccati che continuerò a fare, non chiedo
assoluzioni. Se non pecco è perché finisco di lavorare. Non ho intenzione di mentire nuovamente alla vostra
Chiesa. Dire a un prete che mi sposo, sarebbe una grossa menzogna nei confronti di tutto il clero e di tutta
Santa madre Chiesa." "L'ho capito, vedendola in faccia figliolo! Noi siamo sempre aperti ad accogliere
chiunque! D'altronde c'era stato il figliol prodigo nel vangelo!" "È qualche d'un altro se ricordo bene, sono
stato battezzato cattolico e ho frequentato fino alla Cresima" "Purtroppo dopo di quella, i più si perdono e lei
ha seguito la moda" rispose il prete. "Per fortuna che far del male alla gente non è una moda. Se lo facessero
tutti quanti. Guai! Io poi se tutti fossero cattivi, sarei senza lavoro!" disse Joseph. "Quindi lei è un poliziotto e
cosa vuol sapere da un povero prete!" "Lei è più che un prete. Non ricordo i gradi, ma qualche mostrina la
tiene! Ma non voglio farle perdere tempo!" "Il tempo dedicato al Signore, non è mai tempo perso e lei che è
ansioso di parlarmi, ma io non ho alcuna soggezione o timore. D'altronde nostro Signore, aveva ben più brutte
frequentazioni se voleva convertire le persone" "Sì, se non si offende la starò a sentire predicare, un’altra
volta. Adesso voglio mostrarle questo..." disse Joseph, tirando fuori dalla giacca il ritaglio di giornale con la
notizia della morte di Sophie. "Poverina. Pace all'anima sua!" disse il prelato. "Ma, io ve lo assicuro, non la
conoscevo! Non penso frequentasse la mia Chiesa. E neanche tra quelli che vengono da me per bisogno, l'ho
mai vista” “Ma il suo assassino lo conosce!" disse severo Joseph. "Doveva andare a testimoniare contro Gerd
l'ebreo, che ha fatto incarcerare un abitante dello stabile occupato, ingiustamente, con la pesante accusa di
terrorismo. E lui sicuramente l'ha uccisa!" A sentire quel nome il prelato trasalì e diventò pallido. Si sedette
in una panca e fece sedere Joseph e Danielle. "Sono anni che non lo vedo. Andavamo a scuola insieme. In
classe io ero invidioso di lui, perché era il più bravo, prendeva sempre dei bellissimi voti. Gerd era un tipo
intelligente ed assai brillante. Io pensavo che fosse favorito dai professori perché reduce dai campi di
sterminio. Ero pervaso da quell'invidia che si ha nella stupida età della gioventù, poi mi feci prete e lo persi di
vista. Finché un giorno, qualche anno fa, non si è presentato in questa chiesa, dicendomi 'Carissimo, hai fatto
carriera nel clero! Sono contento! Sapevo che a scuola eri astioso verso di me e per perdonarti ti chiedo un
favore. Sto fondando una comunità per gente sbandata. Purtroppo, la piaga della droga sta rovinando i
giovani. Io voglio creare un posto per fare teatro e tutte quelle attività che possono distogliere i giovani dalla
droga. Io lo aiutai ad avere i primi finanziamenti, che poi riusciva ad ottenere, anche senza di me con il fatto
che era un ex internato e la Germania gli era debitrice." "Quindi lei, gli ha fatto da apripista!" disse Joseph.
"In un certo senso. Si! Io lo presentavo alla gente che conta. Poi quando vedevano i suoi tatuaggi da ex
internato aprivano il cuore e portafoglio! Mi chiese anche un altro favore!" "Quale?" disse Joseph. "Di
mandare a lui, tutti gli sbandati che chiedevano aiuto alla mia Chiesa! Ma quella donna del giornale non l'ho
mai vista! Da giovane avevo dei sospetti su di lui, l'ho anche pensato un diavolo. Poi, maturando, elaborai che
era tutta stupida invidia. Ma siete sicuro che sia stato lui?" "Lei, Danielle! Questa graziosa creatura, seduta
vicino a lei, era vittima delle sue perversioni quando era ospite della stabile occupato!" disse Joseph. Il prete
si mise le mani al volto. "Ed il suo ragazzo, è stato da lui fatto incarcerare per punirli, in quanto erano scappati
dallo stabile! Pensare che Danielle, da sola, si è trovata un lavoro onesto. Ha avuto il coraggio di scappare
dalle sue grinfie e di portarsi dietro l'amore della sua vita, che lavorava già onestamente. Ah, c'è di più, Gerd
faceva ubriacare di brutto Hans per poi abusare di Danielle, quando lui era stordito dall’alcool. Una vera
bestia!" Il prete si mise a dire con voce implorante "Oh mio Signore! Io non l'ho più visto da anni. Come posso
aiutarvi? Sapete dove vive! Santo Dio! Andate a prenderlo! No! Interrogatelo!" "Noi siamo francesi, Monsieur
le pretre!" disse Joseph tra lo stupore di Danielle. "Non siamo la polizia tedesca. Siamo concorrenti! Danielle
è la parte offesa ed è nostra concittadina. Alla vostra polizia basta mettere le mani su un presunto terrorista
e con la fobia che c'è contro il terrorismo trascura il resto. La lotta alla droga, non si fa seriamente e tutta
facciata per accontentare l'opinione pubblica. I giovani si drogano e al potere non gliene frega niente, anzi più
rincoglioniti ci sono meglio è! Come quando voi preti, dominavate la gente!" "Basta. Signore! Siamo in una
Chiesa! La prego di usare rispetto!" gridò il prelato diventando rosso. "Lei deve far convocare con il pretesto
della vecchia amicizia Gerd, presso di lei! Se non lo vuole in Chiesa! Lo faccia al bar, ai giardini, dove vuole!
Bisogna evitare che un simile essere continui a usare i poveri cristi per i suoi porci comodi!" "Lei non può
permettersi di dare ordini a me!" gridò il prete. "Bella compagnia. Girano anche brutte voci su voi del clero.
Che fate sesso con i bambini! Ebrei e cattolici perversi allo stesso modo!" "Basta! Se ne vada! Se non vuole
che chiami la polizia. Quella tedesca!" Danielle prese per il braccio Joseph e lo trascinò fuori, prima che
mettesse le mani addosso al Prelato sbraitante. "Mi hai mentito!" le disse "Nel nostro lavoro è la norma"
rispose Joseph. "Ho cercato in tutti i modi di aiutarti. Ma quella gente lì mi indispone! L'ho capito subito che
non voleva aiutarci. 'Ex internato, ero stupido e invidioso'. L'avessimo conosciuto quando era giovane
studente, il prete ci avrebbe aiutato a scuoiare l'ebreo. Da grandi diventano dei panzoni, buoni solo a far
prediche." Disse Joseph. Danielle andò a prendere il pullman per tornare al ristorante, era l'unica sua certezza,
oramai aveva perso le speranze di poter liberare Hans. Credendo che Joseph fosse un poliziotto tedesco, era
più facile per lei sperare nella liberazione di Hans. Invece, uno sbirro francese, che per giunta agiva in maniera
poco ortodossa, non poteva avere accesso alle carceri tedesche.
Quella sera al ristorante arrivò gente, erano tutti giovani capelloni arrivati con le moto e mentre Danielle
girava per i tavoli a portare le ordinazioni, riconobbe tra di loro, camuffato con una parrucca, Gerd l'ebreo.
Lei fece finta di niente e cerco di allontanarsi, ma due giovani la afferrarono. Qualcuno staccò la luce e i fili
del telefono, arrivarono i padroni con le candele e furono legati e imbavagliati alle sedie. Danielle, mentre i
teppisti tenevano a bada i padroni, riuscì a divincolarsi e a prendere lo spray urticante dalla sua borsetta e
iniziò a spruzzarlo sugli aggressori. Mentre i primi furono accecati dallo spray e corsero a lavarsi gli occhi, gli
altri riuscirono a togliere la bomboletta a Danielle che venne distesa di forza sul tavolo, denudata e cosparsa
di cibo su tutto il corpo. Quando Gerd salì sul tavolo per avvicinarsi a lei che scalciava e si dimenava come una
matta, mentre tutti quanti gridavano "Analverkehr!" "Analverkehr!" (sodomizzazione), irruppe un commando
armato di mitra, capitanato da Joseph. Il quale aveva introdotto un sensore nella bomboletta spray data a
Danielle, che lo avrebbe avvisato con degli impulsi collegati al suo orologio, quando lei aveva premuto lo
spray. I mitra degli uomini del commando esplodevano fragorosi proiettili di gomma sugli uomini di Gerd. I
capelloni motociclisti dovettero scappare per non subire gravi lesioni procurati dai proiettili, appositamente
messi nei mitra in maniera da non ammazzare nessuno, per evitare incidenti diplomatici tra Francia e
Germania.
Dopo l'assalto al ristorante Zum Falkstein, Danielle fu messa dai funzionari del consolato francese, in incognito
a lavorare in una mensa. Ma le conoscenze di Gerd, il quale per la sua attività spionistica anticomunista, era
molto preso in considerazione dai servizi segreti tedeschi, fecero scoprire all'ebreo il nuovo lavoro di Danielle.
La quale mentre si aggirava tra i fornelli, improvvisamente venne chiamata da una collega che le rovesciò
addosso una pentola di acqua bollente per ustionarla. Danielle finì all'Ospedale e per un miracolo, alzando il
suo lungo collo quando ricevette il getto bollente, riuscì a salvare il suo bel viso, rimanendo con un vistoso
segno di bruciatura, da sotto al mento fino all'inizio del collo. La voce, le rimase flebile, cosa che in una donna
si notava meno. Joseph, entrò nell'ascensore dell'Ospedale per andare a trovarla e ne uscì picchiato a sangue
da due energumeni, presenti nella cabina con lui. Il Console francese di Amburgo convocò la funzionaria,
amante di Joseph, che aveva preso a cuore la storia di Danielle e la redarguì furiosamente. Joseph e Danielle
appena uscirono dall'Ospedale furono rispediti in Francia, con il primo volo per Parigi. Giunti a Parigi, Joseph
affitto una stanza, invitando Danielle a usufruirne per ripulirsi. I due fecero l'amore furiosamente sotto la
doccia. Lì Joseph, ormai finita la sua carriera di Agente Segreto per i Servizi Francesi, confessò a Danielle di
chiamarsi Antoine, Antoine Gravagnac. Danielle sorrise e riprese a baciarlo.

Con il passare delle ore il sole si fece meno caldo, Danielle che si era un poco assopita si rivestì e tornò alla
fattoria. Il giorno dopo, non c'era più quel sole intenso che le permetteva di svestirsi e farsi inondare il corpo
dai raggi dorati, come piaceva a lei. Il tempo era piuttosto nuvolo e cupo e l'aria intrisa di umidità. Danielle
decise di mettersi a dipingere in casa, con la radio accesa. Dopo un po’ che dipingeva si stufò, si alzò e iniziò
a girovagare per le stanze della fattoria. Si accorse che i coniugi Gavroche erano nelle stalle a dare da mangiare
alle bestie. Sola e annoiata, con il tempo che non invitava a fare passeggiate ed escursioni nei boschi, Danielle
decise di andare a curiosare nella stanza adibita ad ufficio di Nicholas. La porta era chiusa a chiave, ma lei
ricordò di quando a Nicholas piaceva fare l'esibizionista e si issava con uno sgabello, dal finestrino che dava
nel pianerottolo della scala interna e da lì entrava nella stanza. Danielle, che in assenza di Nicholas non
avrebbe mai più fatto un'azione del genere, adesso ne sentiva il sottile bisogno, da come era stata
abbandonata da Nicholas. Tolto il vaso dallo sgabello come aveva fatto tante volte su invito di Nicholas, si issò
nel davanzale del finestrino, che lo trovò aperto, forse per fare entrare aria in quel locale. Pensava di non
farcela più Danielle, oramai a cinquantaquattro anni, di avere perso l'agilità dei primi anni che viveva nella
fattoria con Nicholas. Invece dopo qualche sforzo, l'esile donna riuscì a infilare le sue gambe lunghe dal
finestrino, facendole penzolare nell'ufficio fino a saltare giù. Danielle caduta con i piedi sopra alla scrivania,
fece ballonzolare lo schermo di un computer e si precipitò a tenerlo con le mani per non farlo cadere a terra.
Lei che non aveva neanche il cellulare, un computer non sapeva nemmeno come si accendeva. Lo aveva visto
alla scuola di pittura, dove alcuni insegnanti lo usavano per proiettare su uno schermo le foto digitali dei
quadri e per creare degli artistici collage. Sapeva che collegandosi ad internet si poteva vedere tutto lo scibile
umano. Una moderna biblioteca di babele. Pensò che la giovane Elise potesse insegnargli ad usarlo.
Un giorno quando la postina si presentò con la mascherina alla porta dei suoi, Danielle le andò incontro con
una vistosa mascherina che aveva dipinto lei personalmente e confezionato la madre di Elise, Marie
Bernardette. Elise aveva un poco timore a mettere piede nella fattoria, terrorizzata dal pensiero di contagiare
gli anziani genitori, come diceva la martellante litania degli esperti alla tv sulla presenza di soggetti portatori
sani del virus, che possono contagiare inconsapevolmente altre persone e del conseguente maggior rischio
di contrarre il virus da parte delle persone anziane. Mentre Elise se ne stava andando, Danielle le tirò
letteralmente un sacchetto di mascherine e sua mamma gli gridò "Le abbiamo preparate io e Danielle! Non
siamo mica infette! A parte te, che non ti avvicini neanche, chi vuoi che sia venuto fin quassù!" Danielle prese
il sacchetto come a toccare un oggetto radioattivo, la mamma si precipitò al telefono e la chiamo dicendole
"Non fare la stupida Elise! Queste sono mascherine che, preoccupate da quello che dicono alla televisione,
sulla mancanza di mascherine per la popolazione, ci siamo messi a fabbricare io e Danielle. Sai che
modestamente con la macchina da cucire, io me la sono sempre cavata e Danielle le ha colorate, rendendole
bellissime. Fra due giorni, ti prego di passare che te ne consegniamo delle altre. In cambio non vogliamo
niente, regalale ai tuoi colleghi che sono costretti a portare la posta a porta a porta. Dalle al tuo compagno,
affinché le distribuisca ai suoi colleghi poliziotti, ai pompieri, a quelli delle ambulanze. Insomma, dategli
gratuitamente a tutti quelli che ne hanno bisogno. Di stoffa, qui ne abbiamo a volontà, Monsieur Nicholas
Dumont non vorrà mica recriminare per dei lenzuoli tagliati, tra tutti quelli che ha lasciato qui e quelli che
possiede in giro per il mondo. Agiamo a fin di bene. E non guardarle schifata, chi può aver mai infettato le
cose della fattoria!" Elise dopo aver chiuso il telefono, fece un cenno di saluto alla mamma, a Danielle ed al
papà, che erano dal cancello della fattoria e se ne andò in sella al suo scooter. Dopo due giorni, Elise ripassò
a ritirare le altre mascherine e visto che quelle della volta scorsa le aveva consegnate quasi tutte ai suoi
colleghi delle poste, consegnò le nuove mascherine al suo compagno. Michel aprì il sacchetto e le guardò ad
una ad una. "Dai su Michel! Una vale l'altra! Sono solo delle mascherine!" Al ragazzo, vennero in mente le
parole della sua Brigadiera 'Segui quella donna! Danielle la pittrice'. Con la testa impegnate nella vicenda del
corona virus, Michel pensò che rischiasse di dimenticarsi degli ordini della Brigadiera e poi Elise gli raccontava
che Danielle non si muoveva dai confini dei terreni della fattoria. Mentre pensava a Danielle a Michel venne
in mano, una mascherina dall'insolita dicitura "HELP COMPUTER". Il ragazzo disse "Questa la tengo io!"
"Un esperto di computer come te, può anche andare in giro con una scritta del genere!" rispose Elise. "Infatti.
Mi piace!" rispose lui. "E' frutto della fantasia di Danielle! L'altro giorno mi ha parlato per telefono, chiedendo
l’apparecchio ai miei, in quanto lei non possiede neanche il cellulare. I quali, figurati, ossequiosi come sono,
con tutto quello che è targato Dumont, lei compresa, gli hanno passato volentieri me al telefono!" "Non
dovevi parlargli della visita in Ospedale, che gli ha prenotato la tua ginecologa?" disse lui "Ma no, quella gli
avevo già detta qualche giorno fa, che era sospesa come tutti gli esami ospedalieri! Ultimamente è fissata con
il computer di Dumont che ha trovato nella fattoria. Vuole che le insegni ad usarlo! Come faccio in questa
situazione del virus?" Michel, non stava nella pelle, dall’avere scoperto questo desiderio della pittrice e il
giorno dopo andò subito a parlarne con la Brigadiera per ingraziarsela. Donna di cui Michel era infatuato e
consapevole di non essere corrisposto. Tantomeno Michel non aveva alcuna intenzione verso la superiora,
perché oltre a dirgli di no, lo poteva punire per la sua audacia allontanandolo dalla polizia. A Michel bastava
che la Brigadiera fosse contenta delle sue rivelazioni sul conto di Danielle e che avesse una buona opinione di
lui come poliziotto. Michel bussò timidamente all'Ufficio della superiora. Dalla porta udì "Avanti!". Entrò
lentamente "Agente. Venga!" La Brigadiera si infilò rapidamente la mascherina, di cui Michel era già munito
e in mano aveva la mascherina con la scritta "Help Computer" La Brigadiera lo guardò perplessa e Michel
disse "Danielle la pittrice, che abita nella fattoria dei genitori della mia compagna, dipinge delle mascherine
come questa, che ha confezionato la mamma di Elise. Elise ed io, secondo loro dobbiamo distribuirle
gratuitamente alla collettività!" "Secondo loro? Chi?" disse la Brigadiera. "Secondo la mamma di Elise!"
rispose Michel. "Non vedo reato! Perché? Lei e la sua compagna volete venderle?" disse la Brigadiera, con
voce severa. "Noo! Si figuri! Se non c'è reato, le distribuiremo senz'altro!" rispose Michel davanti alla faccia
severa della Brigadiera. "Danielle, secondo l'interpretazione della mia ragazza, di questo slogan, vuole che
qualcuno gli insegni ad usare il computer!" disse in tono marziale Michel. "Davvero?" rispose la Brigadiera, i
cui occhi si illuminarono. "Ha trovato il computer di Nicholas Dumont e vuole utilizzarlo, ma non è capace. Io
potrei insegnarle, ma come si fa a recarsi alla fattoria, con le restrizioni del virus?" disse Michel. "Io la autorizzo
subito! Lei se non sbaglio è un bravo informatico!" disse la Brigadiera ad un perplesso Michel. "Vada con la
mascherina e i guanti, prelevi l'apparecchio e lo porti immediatamente qua da me! Gli dica che deve facilitare
i comandi, in modo che lo possa usare un principiante. Poi dopo che io l'ho visionato, glielo configura con le
opzioni dell'accesso facilitato e glielo riconsegna, senza destare sospetti! Gli scriva degli appunti per
principianti, su come si accende il computer! Come si scrive un testo! Mica potrà stare vicino a lei per
insegnarli. Alla pittrice interesseranno i programmi di disegno, come Paint, Corel Draw. Gli darò i soldi per
comprare in libreria dei manuali semplici, in modo che la pittrice possa imparare quei programmi. Io voglio
vedere quel PC! E subito!" disse la Brigadiera battendo i pugni sul tavolo. Il giorno dopo Michel portò il
computer sulla scrivania della Brigadiera. Disse che l'aveva fatto prelevare da Elise, con la scusa che lui potesse
configurarlo nel modo più facile da utilizzarlo e gli mostrò due manuali, 'Windows facile' e 'Impara a disegnare
con il pc' da fornire a Danielle. La Brigadiera chiese a Michel, quanto aveva speso e gli rimborsò i soldi in
contanti, congedando il giovane agente. Accese il computer, pensando di trovarvi tabelle numeriche con
redatti i flussi finanziari di Nicholas Dumont. Spulciando nelle varie directory del disco fisso, la Brigadiera non
trovò niente da reputare interessante stava per spegnere il computer, quando alla fine in una directory
denominata xxx si imbatté in foto pornografiche. Sorpresa ma neanche più di tanto, perché era abituata a
sbirciare nei pc degli imputati di pedofilia. In questo caso era soltanto porno con protagonisti adulti che
Dumont, data la non dimestichezza di Danielle con il computer, non aveva neanche provveduto a celare con
directory nascoste e l’aveva chiamata con la classica sigla attribuita al materiale porno. Guardò a fondo le
immagini per scovare traccia di stupefacenti, in quanto le sostanze illecite andavano a braccetto con la
pornografia e scoprì che la protagonista delle foto e dei filmati osé era Danielle insieme a Nicholas Dumont e
anche insieme ad altre persone di sesso maschile e femminile. Riuscì ad aprire anche la posta elettronica di
Nicholas Dumont, grazie ad una chiavetta che conteneva un programmino che scopriva le password. La
maggior parte dei filmati e foto hard presenti sul pc e non cancellati erano stati inviati a un indirizzo di posta
elettronica redhot@mailcity.com. Ma più che trovare dei riferimenti al complesso musicale dei Red Hot Chili
Peppers, nel motore di ricerca google non trovò nessun altro collegamento a questo indirizzo mail. La
Brigadiera collegò un capiente disco esterno al computer e vi copiò tutto il suo intero contenuto di files, filmati
e quant'altro. Fortunatamente il computer di Dumont era, velocissimo e con il disco fisso neanche riempito
per metà della sua capienza. Infine, la Brigadiera installò dalla sua chiavetta, un potente file trojan sul
computer, il quale risultava nascosto e difficilmente individuabile e soprattutto registrava e riferiva al
computer della Brigadiera con cui era collegato, tutte le operazioni effettuate.
Il giorno dopo la Brigadiera restituì il computer di Dumont a Michel affinché ne facilitasse l'uso per Danielle e
si raccomandò all'Agente che non ne cancellasse il contenuto, affinché la pittrice vedesse quello che vi aveva
immesso il suo amante Dumont. In modo da capire se lei fosse consapevole che la fotografava e la filmava
nuda, non solo nella doccia ma mentre facevano l'amore in tutte le posizioni e anche in maniera orgiastica
con altre persone. E soprattutto se sapeva che Nicholas Dumont diffondeva in giro le sue foto e i suoi filmati
hard, per cercare di capire, se durante queste pose facevano uso di droghe, come era convita la Brigadiera e
se si poteva accusare Nicholas Dumont del nuovo reato di 'Revenge porn', che consisteva nel pubblicare foto
pornografiche senza l'autorizzazione della persona coinvolta. Una vera e propria diffamazione, di cui la
Brigadiera sperava fortemente nella collaborazione della vittima, Danielle. Anche se incastrare uno potente
come i Dumont, poteva risultare oltre che difficile, scomodo e non conveniente per la carriera della Brigadiera.
Per adesso la Brigadiera voleva iniziare a guardare quello che poteva scoprire, sicura che Nicholas Dumont, in
questa situazione delle restrizioni del Covid non sarebbe certo tornato alla fattoria di Bayonne.
Dopo due giorni, Elise, durante la sua visita mattutina ai genitori, restituì il computer a Danielle, fornendole
anche i foglietti delle istruzioni e i manuali procurategli da Michel per imparare a utilizzarlo. La pittrice era
ansiosa di usare questo apparecchio di cui tutto il mondo ne parlava e lei da anticonformista vagabonda aveva
sempre fatto a meno di usarlo. Aprì il cordoncino blu del sacco di plastica delle poste che gli aveva consegnato
Elise e tirò fuori il computer, i fogli e manuali per le istruzioni. Attaccato con lo scotch sopra allo schermo vi
era un foglietto con scritto 'attaccare la presa nera alla corrente per l'alimentazione, schiacciare il primo
pulsante grigio in alto a sinistra della tastiera con il disegno del cerchio sormontato da una riga verticale '.
Danielle prese il cavo dell'alimentazione che sgusciava dall'apparecchio, già collegato da un’estremità al
computer e ne infilò la spina, già munita di adattatore, dentro alla presa e seguendo le istruzioni lo avviò.
Dopo pochi secondi, in quanto il pc era dotato di buona memoria e capacità ultraveloci, apparve la schermata
iniziale con quattro icone in uno sfondo di un prato verde che dava sul mare mentre il cielo si colorava di rosso
dal tramontare del sole. Era una veduta della vicina costa di Biarritz. Danielle prese il manuale dal titolo
"'Impara a disegnare con il pc' lo sfogliò, aprendo sullo schermo l’icona di Photoshop. Dopo un paio di
tentativi, aiutandosi con il testo del manuale, di facile lettura per una come lei che non aveva mai utilizzato
un computer in vita sua, riuscì ad aprire alcune foto e disegni che si trovavano sul computer, tipo il paesaggio
dello schermo. Dopo una buona mezz'oretta, si annoiò in quanto si accorse che più in là di cambiare i colori
e la luminosità alle foto che aveva trovato sul computer, non riusciva a fare. Ad un certo punto si imbatté in
un capitolo del manuale che poteva essere di suo maggiore interesse, il collage delle foto. Imparò ben presto
a modificare le foto, apponendoci all'interno delle altre foto più piccole, dei segni geometrici e scrivendoci
delle frasi. Però il campionario delle foto era sempre lo stesso, della decina di foto che aveva trovato nella
directory principale dove si apriva il programma. Danielle guardò l'orologio e vide che si era fatto tardi, lesse
le istruzioni per spegnere il computer ed andò a dormire. In un appartamento della città di Bayonne, gli occhi
furtivi della Brigadiera, attraverso il collegamento installato sul computer di Dumont che aveva in dotazione
Danielle, avevano spiato ogni cosa che faceva Danielle sull'apparecchio informatico. La Brigadiera quella sera
si si era limitata solo ad essere spettatrice di ogni input che digitava la pittrice. Pensò che per la prima sera,
poteva bastare, la pittrice in fondo doveva prendere dimestichezza con l'apparecchio e la Brigadiera poteva
ritenersi soddisfatta dell'apprendimento da Danielle ad aprire le foto con Photoshop. 'La prossima volta'
pensò la Brigadiera 'devo mettere nella sua cartella di lavoro di Photoshop, alcune foto compromettenti! Non
tutte però! Poco alla volta!' Il giorno dopo le notizie sulla diffusione del Covid, mettevano apprensione nei
coniugi della fattoria. Danielle cercava di non curarsene, più di tanto. In fondo dopo le sue varie vite,
errabonde, randagie e l'ultima passata con Nicholas Dumont nel lusso sfrenato, pensava che un periodo di
tranquillità e solitudine, immersa nella natura che circondava questa fattoria, gli avrebbe fatto solo bene.
Nella sua vita alla fattoria lei vedeva solo Elise, che con la mascherina si avvicinava con cautela al cancello. Di
fronte alle notizie continue di numerosi ricoveri negli Ospedali e morti in tutto il pianeta a causa dell’infezione
di Covid, sfornate dai notiziari alla radio ed alla tv, Elise pensava che solo nelle restrizioni e nel dolore,
l'umanità avrebbe capito il senso della vita, per poi vivere come si deve i momenti di gioia, senza lamentarsi
sempre o annoiarsi. La giornata trascorse con Danielle che cercava di aiutare i coniugi nei lavori della fattoria.
Data la sua esile forza e poca dimestichezza con i lavori pesanti della fattoria, cercava di infondere ottimismo
sui loro volti bui, di anziani che subivano le notizie sull'epidemia del Covid, come una tremenda sciagura che
gli avrebbe portati alla morte. Alla sera dopo cena, Danielle si rese conto che imparare ad usare il computer,
l'avrebbe aiutata a cercare uno sfogo, per sopportare l'ossessione dell'epidemia che avevano i due poveri
vecchi. Pensava che durante il giorno, se il tempo lo avesse permesso, sarebbe dovuto andare a cavallo, fare
delle passeggiate a piedi da sola e con i cani, in modo da non dover dialogare con gli anziani coniugi, i cui
discorsi ormai riguardavano solo la pandemia di Covid che imperversava ovunque. La vastità del territorio
agro montano intorno alla fattoria le poteva permettere di isolarsi. Si rese conto che, da parte sua era un
discorso egoistico. Non poteva neanche pensare di abbandonare quei due vecchi, che la trattavano sempre
come una figlia. L'avrebbe fatto come sempre con discrezione, allontanandosi dalla fattoria, quando il tempo
lo permetteva e soprattutto quando era riposata e disposta a fare delle passeggiate in groppa al cavallo o a
piedi. 'Ora!', pensò Danielle, 'Accendiamo questo computer!'. Era un modo per non pensare più a niente, ai
vecchi ed alla loro ossessione del Covid, alle passeggiate, al cavallo. Domani era un altro giorno. Alla Brigadiera
brillarono gli occhi. A una ventina di Chilometri di distanza, seduta al tavolino della sua cucina studio, vide dal
suo computer che Danielle aveva acceso il pc e con il suo potentissimo apparecchio, caricò in un baleno,
alcune foto che la riprendevano in pose orgiastiche, nella cartella di lavoro del programma Photoshop della
pittrice. Danielle appena digitò il comando 'File, Open' apparvero le foto in miniatura, inserite dalla Brigadiera
in ordine prioritario. Incuriosita ne aprì una per vedere il contenuto ed appena apparve ingrandita nello
schermo del pc, la donna trasalì. Riconobbe lei e Nicholas mentre la possedeva dal di dietro. Alla sua destra,
nella foto stava disteso per terra, il critico d'arte amico di Nicholas che presentava ogni sua mostra di quadri
e due donne nude stavano sopra di lui in atteggiamenti inequivocabili. Danielle riuscì ad aprire in sequenza
le foto successive e la ritraevano sempre in posizioni hard in compagnia di Nicholas ed altre persone. Esaminò
attentamente l'ultima foto c'era un suo quadro con una donna nuda che teneva in mano delle mutandine
vere, attaccate al quadro di proposito. Danielle si ricordò di Nicholas, del suo continuo scherzare sul sesso e
prendere in giro il suo amico critico d'arte, come un maniaco sessuale depravato. Danielle venne in mente,
la storia di quel quadro. In una galleria di arte, verso la fine della presentazione dei suoi quadri. A lei, che per
il solito vezzo di Nicholas nel vederla sempre in abiti da mozzafiato, esibiva un tubino che brillava, furono dal
suo uomo sfilate le mutandine. Il quale le mise su un suo quadro, appiccicandole alla mano della figura
femminile protesa con la mano in alto. Nell’occasione a Danielle venne consegnata una spatolina e un
barattolo di stucco per completare l'opera d'arte verista, attuata dal gesto di Nicholas Dumont. Danielle
sorrise ed armeggiando con la spatola appiccicò le sue mutandine alla figura della donna nuda con la mano
protesa. Il pubblicò applaudì a lungo ed alla fine degli applausi Nicholas Dumont invitò alcune modelle
presenti che erano state raffigurate nude nei quadri da Danielle, a togliersi le mutandine. Tra risate e lazzi le
modelle si sfilarono le mutandine e Nicholas Dumont le afferrò al volo mettendole al collo delle bottiglie di
champagne portate da solerti camerieri. Dumont quando organizzava le serate per i quadri di Danielle non
badava a spese, però pensava Danielle, nelle orge non l'aveva mai coinvolta. Quella notte, la pittrice, al
termine della presentazione dei quadri, era stata da lui condotta, in un luogo lontano e da soli. Ricordava
Danielle, che lui la fotografava sovente, svestita e mentre facevano l’amore, ma mai in compagnia di altre
persone. Se c’erano state delle orge con il critico d'arte ed altre persone, si erano svolte in sua assenza.
Danielle ne era sicura. Disgustata dalle foto, Danielle si tuffò nel letto e si mise a piangere. In un flash le
apparve il primo incontro con Nicholas Dumont. Era uscita in fretta e furia dal bagno delle donne dell’aera
parcheggio dell’autostrada dei paesi baschi, dopo che aveva messo il triangolo alla porta dei lavori di pulizia
in corso per bloccarne l’accesso agli altri, in modo da mettersi nuda dentro il lavabo in modo da togliersi gli
escrementi ed il sudiciume che aveva addosso. Nicholas era fuori dalla porta che parlava con una giovane
donna che strillava, in quanto la sua figlioletta non poteva andare in bagno a fare i suoi bisogni per colpa di
quelli delle pulizie. “Non possono venire di notte, ho al mattino presto! Proprio all’ora di punta devono venire
a pulire!” gridava la mamma. Danielle uscì dal bagno con impeto scocciatissima e quasi travolse l’uomo.
Nicholas non si scompose e si aggiustò i Ray-Ban scuri che dallo scontro con Danielle stavano cadendogli per
terra e disse alla giovane mamma "Ha visto! Adesso il bagno è libero!" Danielle si mise a rovistare nella
spazzatura e nei ferri vecchi che stavano di lato al gabbiotto dei bagni, era vestita con una tuta fosforescente
rubata in un cantiere di operai, poteva essere benissimo un’addetta alle pulizie. Danielle prese uno scatolone
polveroso e lo svuotò, gettando a terra il contenuto di ammortizzatori in disuso, candele d'auto consumate e
bulloni arrugginiti. Vedendo uscire la bambina con la mamma dal bagno, la bionda Danielle si piegò verso la
bambina, dicendo "Scusa per prima! Se sapevo che te la facevi addosso, ti facevo entrare subito!" La giovane
mamma, guardò Danielle con uno sguardo sprezzante, allontanando la figlia da lei. Danielle le gridò dietro
"Hai mica un pennarello da prestarmi, vedo che ne hai qualcuno dalla tua borsetta!" Nella frenesia di
allontanarla da Danielle della madre, alla bambina, cadde dalla borsetta un pennarello. Danielle si precipitò
a raccoglierlo e lo porse alla bambina. Ma la mamma la tirò via, dicendo scocciata "Tienitelo tè! Ne può fare
a meno! Ne ha già tanti" Danielle prese la parte del cartone pulita e disegnò velocemente un aeroplano,
piegando una parte del cartone in modo che sembrasse un aereo di carta. Una volta finito, Danielle, tirò il suo
aeroplanino verso la bambina, mentre la mamma la trascinava verso la sua automobile. La bambina si fermò
un attimo verso Danielle, sorridendo. La mamma sempre più scocciata tirò via la figlia, in maniera che non
potesse afferrare il velivolo di cartone che planava sul piazzale dell'autogrill. Una volta salita la bambina a
bordo, la macchina partì, con la bimba che dal finestrino continuava a guardare Danielle. La bionda nella
sua tuta fosforescente, si girò prendendo un’altra parte del cartone e gli scrisse sopra con il pennarello PARIS.
Nicholas uscì fuori dal bagno dell’area parcheggio con il telefonino in mano e salì sul suo SUV, mise in moto
per poi fermarsi immediatamente davanti a Danielle che stava appoggiata al guardrail all’imbocco
dell'autostrada con il cartello in mano. Nicholas aprì il vetro elettrico e disse "Salì! Vado a Parigi". Danielle
rimase un attimo pietrificata dallo sguardo di quell'uomo con i Ray-Ban scuri, si alzò dal guardrail, gettò il
cartello per terra e aprì la portiera del passeggero. Aspetta! disse Nicholas "Non è bello, sporcare in giro!"
scese dal SUV e prese il cartello per portarlo nel bidone dell'immondizia. Quando l'uomo tornò, trovò Danielle
seduta comodamente sui sedili in pelle del SUV. Nicholas si sedette al suo posto di guida, mise in moto e tirò
fuori una sigaretta dal pacchetto attaccato ad una fascetta di plastica fissata nel cruscotto. Né porse una a lei,
lei accettò e Nicholas gliela accese con l'accendisigari dell'auto. La donna tossì, Nicholas rise e lei gli disse
"Che roba è? Mai fumata!" Nicholas rispose sorridendo "Sono sigarette che produco io. Hanno dei filtri
ecologici di semi di piante, che gettandoli per terra non rovinano l'ambiente! Torno da un giro promozionale
in Spagna, un paese di accaniti fumatori che giustamente non si possono condannare con i divieti nei locali"
Danielle mentre lui parlava, sprofondata sul sedile e rilassata dalla sigaretta si addormentò come un sasso.
Nicholas gli prese la sigaretta che gli penzolava dalle labbra e la spense, guardò la sua tuta fosforescente non
tanto in ordine, anzi piuttosto sporca. Erano trascorsi circa due ore di viaggio, da quando erano partiti dall'area
parcheggio di Urrugne. Nicholas prese l’uscita di Bordeaux, Danielle sentendo la vettura rallentare si svegliò
e chiese allarmata “Siamo già arrivanti a Parigi?” “No”, rispose Nicholas, devo sbrigare alcuni affari a
Bordeaux, subito dopo riparto per Parigi!” Danielle, pensò subito che l’uomo l’avesse fatto apposta a uscire
dall’autostrada per violentarla. Nicholas le disse senza guardarla “Se pensi che ho delle intenzioni, da Urrugne
a qui c’erano altre tre aree di sosta e mentre tu dormivi alla grande, potevo approfittarne! Io non voglio grane,
se non ti fidi di me e vuoi scendere qua! Ti accompagno volentieri alla stazione e ti compro il biglietto del
treno fino a Parigi, con la carrozza ristorante compreso! Io non ho tanto tempo da perdere!” Danielle lo guardò
perplessa, in fondo era un bell’uomo atletico, con una bella macchina. “Altrimenti, che cosa ci faccio io a
Bordeaux? Aspetto che sbrighi le tue commissioni e dopo mi porti fino a Parigi? Non ti conosco neanche?”
“Te l’ho già detto!” disse lui “Se non ti fidi di me! Ti accompagno fino alla Stazione e ti compro il biglietto per
Parigi!” “E se mi fidassi di te?” rispose lei a cui piacevano le sfide ed ha parte la vita stessa, aveva quasi perso
tutto nella sua esistenza di randagia. “Innanzi tutto, ti accompagno in un grande magazzino a comprarti dei
vestiti buoni! Staresti bene anche vestita con un sacco, ma se mi accompagni fino a Parigi non voglio vederti
vestita peggio che una donna delle pulizie, con tutto il rispetto!” Danielle non disse niente, mettendo il
broncio a quell’uomo, che solo perché era ricco e bello poteva permettersi di dire tutto che voleva. “Non mi
interessano, le tue storie pregresse! Non voglio chiedere l’età ad una Signora, ma mi pare che tu non
appartenga all’età della vita on the road! Oh, liberissima di farla! Quando avevo 20 anni, giravo anche io con
lo zaino, facendo l’autostop. Ma c’erano meno disperati sulla strada ed eravamo più spensierati, adesso
abbiamo la fissazione del sesso e dei soldi ogni volta che ci muoviamo. Chi fa queste cose e chi le subisce!”
Danielle a sentire le ultime parole, scoppiò dal ridere. Poi disse “Il bello di noi donne di strada, che possiamo
sopportare tutte le storie di voi uomini che le vostre mogli non sopportano!” “E’ per quello che mi sono
diviso!” disse Nicholas “L’unico contratto che ho sbagliato nella mia vita! Il matrimonio! Sbagliare è umano!”
“Hai dei figli!” chiede Danielle. “Due!” rispose Nicholas. Due maschi, uno avuto dalla prima moglie e uno dalla
ex compagna, con la quale siamo rimasti in buoni rapporti e continua a lavorare per me”. Danielle storse la
bocca. “Se avessi dato retta alle menate della famiglia!” disse Nicholas “Non avrei fatto le fortune che ho fatto
per mantenere ex mogli e figli. L’eredità di famiglia si fa presto a perderla. Nella buona società ne ho incontrato
tanti che hanno perso patrimoni.” Danielle rispose “Io sono stata sempre povera! Sono cresciuta in un
orfanatrofio di religiose! Sono stata educata a fare la brava e quando sono uscita per reazione sono diventata
una ribelle! ““Anche se siamo di due mondi differenti! E te puoi dirmi! ‘Parli perché sei in cima alla scala’. Non
dobbiamo dare sempre la colpa agli altri degli insuccessi, perché viene il momento del riscatto. Anche se
finisci in fondo, io penso che qualche treno passa ancora. Basta sapere cogliere l’opportunità” disse Nicholas
accendendosi una sigaretta e fermando la macchina nel parcheggio di un centro commerciale di Bordeaux. Il
nome del centro commerciale era ‘Bord’eau Village’, all’interno vi erano dei negozi di vestiti e dei ristoranti.
Nicholas accompagnò una Danielle allibita, dentro al centro commerciale, dicendo “Ho già avvisato con un
sms il Direttore! Compra quello che vuoi!” Ed indicando il ristorante più vicino, esclamò “Mangia quello che
vuoi e quando ti chiedono il conto, digli di segnare su Nicholas Dumont! Non ti preoccupare. Non verrai
arrestata o trattata come una pazza! Io devo andare! Ho un impegno di lavoro! Ci vediamo più tardi!” Danielle
rimase lì di sasso. Una signorina vestita come una Hostess, le si avvicinò e le disse “Lei è qui per conto di
Monsieur Dumont! Nicholas Dumont!” Danielle rispose per istinto affermativamente. “Prego! Si accomodi!”
disse la Hostess “I nostri negozi sono a sua completa disposizione. Chieda alle commesse il capo che vuole
provare e quando vuole acquistarlo, se lo faccia portare alla cassa e lo faccia mettere sul conto di Nicholas
Dumont!” Danielle, pensava di vivere un sogno. Chi era questo Nicholas Dumont, un benefattore? Non se
l’era ancora portata a letto? Pensò Danielle. Forse vuole raggiungere quello scopo! Così è sempre meglio che
essere violentata ed abusata come purtroppo era successo parecchie volte anzi troppe, concluse Danielle.
Dopo tre quarti d’ora uscì da un negozio con una camicia in jeans ed una gonna in jeans. Vide un paio di scarpe
a ballerina in una vetrina e le acquistò, indossandole al posto delle sue scarpe da tennis sfondate. Alla cassa,
bastava che pronunciasse il nome di Nicholas Dumont e la cassiera batteva tranquillamente lo scontrino,
lasciando uscire Danielle con la merce. Erano quasi mezzogiorno e non era riuscita a mangiare ancora niente.
Venne tentata dal vicino bar, dove si sentiva odore di croissants. Entrò e mangiò una brioche, una fetta di
torta con il caffelatte e quando venne il momento di pagare, il barista non batté ciglio appena pronunciò il
nome di Nicholas Dumont. Quando uscì dal bar, si avvicinò la Hostess di prima dicendole “Scusi Madame,
Monsieur Dumont mi ha chiesto se desidera che la accompagni nel vicino Salone per l’acconciatura!” Danielle
la guardò stupita. In effetti pensò, di essere un po’ trasandata per girare per i negozi del Centro Commerciale,
senza essere guardata con sospetto dalle commesse. Seguì un po’ perplessa la hostess che la fece salire su
una macchina con le insegne del centro commerciale. L’autista la condusse alla vicina Spa ‘Escale Détente’.
Danielle, accompagnata da un'altra Hostess, entrò dentro un sontuoso e profumato salone, dove gli furono
illustrati tutti i vari tipi di trattamento, dai bagni, ai massaggi, le unghie, la depilazione e l’acconciatura dei
capelli. Tutto naturalmente a carico di Nicholas Dumont. Uscita dalla spa nel tardo pomeriggio, tra effluvi di
essenze e profumi e trattamenti vari, Danielle era trasformata dal suo solito look da randagia in donna
elegante e profumata. Venne condotta dal solito autista alle Gallerie Lafayette ed una volta lì dentro Danielle
venne abbagliata dalla tanta roba di lusso esposta per finire in serata ad imbattersi in Nicholas. “Volevo farti
una sorpresa!” disse l’uomo. Danielle non disse niente essendo frastornata dai colori fosforescenti del grande
magazzino. L’uomo l’aveva ritrovata, grazie ad un microchip che una commessa aveva inserito all’interno del
suo primo capo di abbigliamento acquistato. Nicholas esclamò “Ma come ti sei vestita? Scusa sembri una
turista! Hai comprato qui alla Lafayette?” “Noo!!” rispose Danielle. “Allora vieni con me che ci penso io!” disse
con tono imperioso Nicholas e accompagnò Danielle a piedi per le vie lussuose dello shopping del centro della
città, fino al negozio di intimo ‘Wolford’. Nicholas fece provare alla donna il modello visto in vetrina di collant
neri uniti alla mutandina di pizzo nera con la giarrettiera e reggiseno di pizzo nero. Non appena la commessa
disse che gli indumenti intimi gli calzavano a pennello, Nicholas si presentò alla cassa con la carta di credito.
Danielle fu invitata dall’uomo ad uscire con quell’intimo. Appena furono nella via Nicholas disse che non
poteva andare con quell’intimo con sopra degli abiti da turista e condusse Danielle, che sentiva di piacergli
quella vita di shopping lussuoso che non aveva mai condotto in vita sua, nella vicina boutique di
abbigliamento femminile Claudie Perlot. Danielle ne uscì con indosso un elegante abito corto senza maniche
di colore nero con scollatura a v sulla schiena. Dopo fu la volta della gioielleria Prevot dove Nicholas acquistò
per Danielle un costoso collier d’argento oltre che un anello e orecchini d’argento. “Non sono per il
fidanzamento!” disse l’uomo “Ma per andare dove ti porto io!”. Infine, Nicholas portò Danielle a cena nel
lussuoso ristorante le Chapon Fin. Quando uscirono dal ristorante, Danielle rideva perché era un po’ brilla dal
vino bevuto e Nicholas gli disse “Adesso andiamo a divertirci!”. La accompagnò in un parcheggio sotterraneo
dove la fece salire sopra una porsche e si diresse in Quai de Paludate, la via della movida cittadina. Nicholas
parcheggiò in un’autorimessa sotterranea e si diressero verso un incrocio sormontato dal viadotto della
ferrovia per seguire la fiumana di giovani che sciamava lungo la strada, la quale attraversava una via fatta di
case basse e sbrecciate, zona famigliare alla errabonda Danielle. La coppia entrò in un bar dai muri esterni
pieni di graffiti e fu subito notata dagli avventori, tutti uomini tatuati che lanciavano occhiate libidinose a
Danielle. Sopra al bancone del bar campeggiavano sciarpe e gagliardetti di fans di squadre di calcio, tra cui i
più numerosi erano quelli della compagine locale dei Girondins de Bordeaux. Nicholas strinse la mano ad un
omone rasato e tatuato che stava bevendo una birra al bancone, presentandogli Danielle. “Lui è il nostro
Virgilio nell'inferno di Bordeaux!” disse Nicholas ordinando Lillet per tutti. Un aperitivo tipico della città fatto
di vino e arance dolci che a Danielle piacerà senz'altro, pensò Nicholas. Il barman, tatuato anche lui, tirò fuori
una brocca dal bancone e incominciò a riempire i bicchieri con un mestolo. L'omone rasato sorrise e disse "Io
se non vi dispiace, bevo un Cointreau con ghiaccio!" Nicholas ridendo gli rispose "Ti capisco quand'ero giovane
e mi recai per la prima volta da queste parti, disdegnavo anche io questa vostra bevanda in quanto la
consideravo un aranciata!" e prese il suo bicchiere e fece un brindisi con l'omone e con Danielle. Il barman
disse se il prossimo anno, hanno intenzione di comprare qualche giocatore forte al Bordeaux. Nicholas rispose
che pagano fior di quattrini un direttore sportivo che deve cercare dei giocatori forti a prezzi buoni, da formare
una squadra con una mentalità vincente. Guarda gli sceicchi del Paris St. Germain, comprano il meglio del
mondo per vincere solo qui in Francia, mentre in Europa non combinano niente." "Sì ma noi!" rispose con
vemenza il barista, "Da quando non c'è più Blanc in panchina non combiniamo più niente." "Se ti chiamassero
in nazionale, cosa fai? Gli rispondi 'Sono un cretino che voglio fare a vita il girondino'!" disse Nicholas. L'omone
guardò il barman annuendo alla tesi di Nicholas. Se Nicholas non fosse conosciuto in quel bar come azionista
di una ditta di motori marini che sponsorizza la squadra di calcio del Bordeaux, a dare del cretino al barista,
come minimo si sarebbe preso un pugno in faccia. Ma in quel quartiere, accompagnandosi dall'omone pelato,
uno dei capi ultras della 'virage sud', poteva girare anche con le banconote che gli uscivano dalle tasche e
pieno di ori come un pascià. Pagando il conto, Nicholas lasciò la mancia al barista e uscì con Danielle e l'omone
che gli faceva da scorta, sotto gli sguardi degli altri avventori. Attraversando la via piena di bar e ritrovi di
giovani, il trio arrivò nei pressi di un caseggiato con la facciata dei muri ornata di graffiti che a Danielle
ricordava la comune della sua permanenza amburghese. Si imbatterono in una fila di giovani che faceva la
coda per entrare in un cancello di ferro sormontato da una luce stroboscopico e sulle sue arrugginite pareti
campeggiava la scritta Ultra Chaos. L'omone tatuato si fece largo tra la folla, qualcuno provò a protestare ma
altri, riconobbero Skin André, com'era soprannominato l'omone e fecero desistere chi si arrabbiava perché il
trio poteva sopravanzarli all'ingresso del locale. Infine, entrarono dentro il locale buio e illuminato solo da
miriadi di luci stroboscopiche, con musica assordante e centinaia di giovani che saltavano e ballavano
scatenati. I tre si diressero sulla scala che stava al centro del locale e salirono al piano rialzato per finire dentro
ad una grande stanza isolata completamente dal frastuono musicale del piano di sotto, dove dentro si esibiva
una rock band. "Qui va meglio per gente della nostra età! Almeno si può parlare!" disse Nicholas andando al
bancone del bar e ordinando da bere per i tre. Alcuni giovani salutarono con deferenza Skin André e lui rispose
ai saluti dando pacche a tutti. La prossima band era un gruppo di heavy metal molto pesante che picchiava
parecchio. Nicholas era inquieto e guardava l'orologio, mentre Danielle batteva il piede al ritmo della batteria.
Il prossimo gruppo era dei rockabilly stile anni 50 con i capelli alla Elvis che fecero ballare tutti compresi
Nicholas e Danielle. Dopo di che si presentarono sul palco cinque ragazze vestite di cuoio nero, borchiate,
truccatissime con i capelli colorati. Nicholas era raggiante, le ragazze tirarono fuori dalle custodie degli
strumenti un violino ed un flauto traverso e degli inservienti portarono un’arpa e un pianoforte. Le ragazze si
esibirono in un concerto di musica classica ed una cantava arie liriche. Il pubblico iniziò a rumoreggiare e
qualcuno lanciava bicchieri di carta sul palco, visto che nel locale non servivano bevande nel vetro, fino a che
le ragazze non iniziarono a spogliarsi nude continuando a suonare imperterrite, mentre una specie di sipario
in plexiglas veniva calato dall'alto per dividere le suonatrici dall'eccitato pubblico che adesso esclamava ululati
di gioia davanti all'esibizione. Nicholas fece accomodare Danielle in un tavolino davanti al palco, dove un
inserviente del locale portò una tela, pennelli e colori. Nicholas ad una stupita Danielle gli gridò "A cena mi
hai raccontato che hai fatto la scuola d'arte pittorica a Parigi! Cosa pensi che io ti abbia pagato a fare per tutto
il giorno! Se vuoi rimanere con me, io ti assumo come disegnatrice nel mio ufficio marketing. Altrimenti sei
libera di andartene in giro per Bordeaux! Da sola però!" Danielle, guardò Nicholas e poi guardò il gorilla Skin
André, che non fece altro che mostrarle il suo ghigno sorridente. Guardò i ragazzi allupati che sbavavano
contro la vetrata che li divideva dalle suonatrici nude. Il plexiglas divisorio gli ricordava il teatro dell'ebreo che
frequentava ad Amburgo e qualche lacrima gli incominciò a scendere dal viso. Poi si ricordò che dopo una vita
da drogata e puttana, di meglio aveva solo fatto la cameriera per qualche giorno ad Amburgo e poi aveva
imparato a dipingere a quel corso che si era iscritta al suo ritorno a Parigi, pertanto, non sapeva fare altro d
buono nella vita. Optò per dipingere e dipinse le orchestrali nude che aveva davanti. Appena terminò i
contorni delle ragazze intente a suonare gli strumenti, Nicholas la fermò, dicendo che poteva colorarli
l'indomani. Accompagnati sempre da Skin André che li seguiva come un’ombra, tenendo in mano l'involucro
cilindrico che racchiudeva la tela del disegno di Danielle, tornarono al parcheggio. Nicholas diede una
mazzetta di banconote all'omone che ringraziò e salutò i due. Nicholas caricò l'involucro cilindrico nella
Porsche e mise in moto diretto ad un albergo dove aveva prenotato una suite. Una volta dentro alla camera,
Nicholas tirò fuori la tela dal cilindro e la guardò estasiato, dicendo "Sei brava Danielle! Complimenti! Ho fiuto
io!" Tirò fuori una bottiglia di champagne dal frigo bar, la aprì e versò da bere a Danielle. Finito di bere disse
"Io non ti costringerò certo a far l'amore con me! Per poi essere ricattato. Questa stanza è microfonata! Vedi
tu!" Danielle era allibita, stupita, non aveva mai conosciuto un uomo così come Nicholas. Così sincero fino a
rasentare la stronzaggine. In un moto di orgoglio la donna disse "Allora cosa fai ancora qui! La stanza è grande
immagino che ci sarà un’altra stanza da dormire, senza che dobbiamo dormire necessariamente insieme!
No?" "Bene io vado a dormire insieme alle suonatrici. Ciao!" disse Nicholas. Danielle lo salutò poi quando lui
stava per uscire lo chiamò e gli disse "Perché? Dove vai?" e si mise a singhiozzare. Lui gli si avvicinò le sfiorò
i capelli, lei lo mandò a cagare, dicendo "Io nella vita ho provato di tutto! Un ricco stronzo mi mancava
proprio!" Lui la baciò e lei rispose al bacio. In mattinata si svegliò, lui era già sotto la doccia e si era fatto la
barba. "Dai su datti una lavata che partiamo per Parigi! Mi aspettano impegni di lavoro!" Danielle dormì per
tutto il viaggio, arrivarono a Parigi erano le cinque e Nicholas uscito dall'autostrada prese un vialone e si fermò
vicino ad una scuola. Parcheggiò la macchina e disse a Danielle di aspettarlo dentro, prese il contenitore
cilindrico del disegno di Danielle e si diresse a piedi verso una latteria. Nicholas entrò salutò una donna con i
capelli viola ed il piercing al naso e diede un bacio in fronte ad un bambino di sì o no nove anni che gli stava
vicino. "Sei arrivato! Ci volevi vedere?" disse la donna. Chiese al bambino cosa aveva fatto a scuola e spulciò
in mezzo ai suoi libri e quaderni, chiedendo del diario. Il bambino era un po’ ritroso, ma la donna lo consegnò
a Nicholas. "Charles!" esclamò l'uomo. "Anche io ero geloso del mio diario! Non lo facevo leggere a nessuno.
Lo capisco il segreto di ogni bambino e ragazzo, è contenuto nel diario. Vale più quello che i quaderni di tutte
le materie scolastiche. Tra il viso contrariato del bambino lo sfogliò e disse “Bene, i voti sono buoni e sono
belli i disegnini delle ragnatele che fanno da cornice all'angolo di questa pagina. Mentre in questa pagina vedo
dei bellissimi fiori. Guarda guarda, nell'altra pagina vedo un maghetto, un maghetto con la bacchetta magica!
Benissimo un creativo come la mamma! Fai un disegnino a seconda del tuo umore, nell'angolino sinistro della
pagina del diario che rappresenta la giornata scolastica. Complimenti! E’ raro in un bambino di nove anni
vedere tutto ciò. Dammi il cinque Charles!" Il bambino diede con la mano un cinque svogliato al papà.
Nicholas consegnò il cilindro alla donna e gli disse "Annette! Stasera esaminami questa tela e poi domani
mattina quando entri in ufficio sappimi dire se la pittrice che ha dipinto questa tela può lavorare per noi."
Nicholas salutò, diede un bacio sulla fronte del bambino e se ne andò. Una volta a casa Annette, mentre il
bambino giocava, aprì il contenitore cilindrico e tirò fuori la tela. Appena vide che raffigurava donne nude,
pensò il solito sporcaccione di Nicholas Dumont, poi spiegò la tela sopra tavolo geometrico, fissandola con lo
scotch. Annette fece cena e quando lei ed il bambino finirono di mangiare, ripassò i compiti che Charles aveva
domani mattina. Dopo che lo mise a dormire tornò ad esaminare la tela di Danielle. All'inizio non ne era tanto
entusiasta, lei andava anche con le donne e quindi si reputava un'esperta di nudi femminili. Era una
perfezionista nel suo lavoro come Nicholas Dumont, tanto che quando iniziò a lavorare per il suo ufficio
marketing si innamorò di lui e fecero un figlio, Charles. Di comune accordo si lasciarono, così lei poteva
frequentare tranquilla le sue amiche LGBT e Nicholas altre donne. Naturalmente il bambino per lei era tutto,
lo portava a scuola e andava a riprenderlo. Alla sera non usciva mai, per stare con lui. Nicholas
economicamente non gli faceva mancare niente, la stimava come capo dell'ufficio marketing e sapeva che
poteva contare a occhi chiusi su di lei. Quando sapeva che lei fremeva per qualche donna, le giornate del
sabato e della domenica andava a prendere il bambino e lo portava al parco giochi, a cavallo tenendolo con
lui per tutto il week end. A volte Nicholas non vedeva l'ora di andare con quel padre per cambiare un po’ dalla
solita routine casa scuola e impegni extrascolastici con sua madre. Anche se non capiva perfettamente la
situazione, captava che la mamma nei momenti che aveva la testa nelle sue passioni, era diversa, sempre
gentile e premurosa con lui. Ma al mattino, anche se non gli diceva niente, Annette si alzava con la testa
pesante come ubriaca. A volte svegliandosi nel cuore della notte, si accorgeva che mamma non dormiva,
perché stava ore ed ore davanti al computer a guardare le cose del lavoro, come per scacciare i suoi tormenti.
Quando Charles era con il papà, mamma la domenica sera lo andava a prendere felice e con una faccia
rilassata in quanto si era sfogata con qualche amica. Ad un certo punto nel quadro notò un piccolo neo, vicino
all'inguine della ragazza che suonava il flauto e il pelo a cespuglio della sua vagina che lo sfiorava appena
appena. Quel piccolo particolare animò Annette, che esclamò 'La troia che vuole assumere Nicholas o ha
messo apposta quel particolare per fare eccitare i maschietti o è una ritrattista fotografica. In ogni caso al
nostro pubblico maschile un disegno del genere fa sporcare le mutande. Assunta! Prima che corra in bagno,
merde! Nicholas Dumont puttaniere bastardo! Ho capito dove vuoi arrivare! Vorrai tenerti un week end
Charles, per farmi andare a letto con la tua troia. Maiale che non sei altro. Bastardo!' Annette coprì la tela,
spense la luce. Entrò in stanza di Charles il bambino dormiva ed andò a dormire soddisfatta. Prima di chiudere
occhio Annette pensò ridendo 'Domani mattina, guardiamo se la pittrice ne vale la pena di fare andare Charles
con suo papà!' e sorrise prima di addormentarsi.

Nei giorni successivi, le notizie sull'epidemia di Covid erano sempre più allarmanti, il governo diceva a tutti di
non uscire di casa, salvo casi di forza maggiore e con la mascherina. Danielle quando era bel tempo, faceva
delle passeggiate per boschi e campi a piedi o a cavallo. Alla sera per ammazzare il tempo, accendeva sempre
il computer di Nicholas, anche se ogni volta scopriva foto e filmati piccanti con lei protagonista. Era più forte
di lei, premere il tasto dell'accensione, schiacciare i tasti ctrl alt canc e avviare il computer, sempre meglio
che dover stare a parlare con gli anziani coniugi Gavroche ossessionati dall'influenza del Covid che sentivano
a tamburo battente dai programmi della televisione.
Una sera la Brigadiera che, a insaputa di Danielle, pilotava sempre il suo computer da remoto, gli fece trovare
la schermata di internet aperta con la pagina di google. Danielle aveva letto sui manuali, del funzionamento
di internet, di cui tutti ne parlavano, come una scatola magica dove si poteva vedere tutto quello che si voleva,
spezzoni di film, ricette di cucina, imprese sportive, aneddoti storici, sesso e soprattutto le opere d'arte che
aveva conosciuto durante la frequentazione della scuola pittorica. Inizio a digitare sul motore di ricerca
google tutti i nomi dei pittori e delle opere d'arte di cui aveva udito durante le lezioni e soprattutto copiato,
su invito degli insegnanti. Una sera che faceva queste ricerche, soffermandosi su alcune opere d’arte famose
presenti all’interno delle Chiese, si ricordò del momento quanto rincominciarono le sue disavventure,
precisamente a St Jean de Luz dove era stata inviata dall'Istituto d'arte pittorica a fare i restauri della Chiesa
di S. Giovanni Battista, dove vennero celebrate le nozze tra l'infanta di Spagna Maria Teresa e Luigi XIV.
Danielle, si presentò all’interno della Chiesa ad un ometto buffo, il quale era il sacrestano sordomuto, che la
condusse nell’ufficio del parroco titolare della chiesa della cittadina. Il parroco, infervorato dalle celebrazioni
della festa di San Giovanni, che si teneva in quei giorni, guardò piccato Danielle, la quale era in short, visto il
periodo caldo di fine giugno che lambiva la costa atlantica dei paesi baschi e gli disse che “Sì, erano stati
richiesti dei restauri alle opere pittoriche della Chiesa qualche mese fa all’Istituto delle arti di Parigi. Adesso
durante le celebrazioni della festa di San Giovanni, patrono della città non si potevano certo fare lavori in
Chiesa!” Danielle rispose che l’Istituto delle Arti che aveva frequentato, glielo aveva comunicato alla fine del
periodo di lezioni, di presentarsi alla Chiesa di San Giovanni della cittadina locale per effettuare i restauri. Il
Parroco aprendo le mani disse che se si erano capiti male con l’Istituto, non poteva farci niente. E rimase
irremovibile nella sua decisione “Niente lavori in Chiesa durante San Giovanni. Non possiamo presentare dei
cantieri ai fedeli che in questi periodi affluiscono alle cerimonie in parrocchia.” Dopo qualche insistenza,
Danielle se ne andò sconsolata, tra la soddisfazione del Parroco, contento di essersi liberato di quella donna,
di cui aveva intuito il passato non proprio cristallino. Danielle affranta si sedette in una panchina fuori dalla
Chiesa, pensando che adesso doveva tornare a Parigi. I suoi pensieri all’improvviso furono avvolti da ritmi di
tamburi suonati da dei giovani che marciavano nella via, vestiti con i costumi tipici baschi. Erano i
festeggiamenti di San Giovanni, che a St. Jean de Luz duravano cinque giorni, come riportato dai manifesti,
scritti prevalentemente in lingua basca, che campeggiavano sui muri della cittadina. Si alzò e si diresse con il
suo zaino verso il mare. Orchestrine e corali si esibivano in ogni via. Danielle non sapeva se unirsi alla festa o
andarsene via, il suo desiderio adesso era sdraiarsi sulla spiaggia e non pensare a niente. La spiaggia era
affollata di gente visto il tempo clemente. Buttò il suo zaino in riva al mare e si tolse le scarpe da tennis,
mettendo i piedi a bagno. L’acqua dell’atlantico era gelata e lì ritirò subito mettendosi a camminare sulla
sabbia. Si sdraiò sopra lo zaino fino ad addormentarsi, quando si risvegliò sentì il fruscio di stoffa diversa sotto
la sua testa. Aprì gli occhi e si agitò, in quanto mentre dormiva gli avevano rubato lo zaino e sostituito con un
vecchio salvagente coperto da uno straccio. Danielle si disperò, sul lungomare vide una macchina della polizia
e gli agenti, la invitarono a recarsi al vicino comando di Polizia a sporgere denunzia chiedendole se avesse dei
testimoni che avevano visto qualcosa. Gridò qualcosa verso la gente seduta sulla spiaggia, ma i più vicini a lei
allargarono le mani, dicendo che purtroppo non avevano visto niente. Danielle, stava per recarsi al comando
di polizia, quando si soffermò su un gruppo di punkabestia, seduti sul muretto del lungomare con i loro cani.
Danielle si mise a scrutarli da cima a fondo per vedere se avevano il suo zaino e a parte i cani, sporchi quanto
loro, notò degli attrezzi da saltimbanchi, quali birilli, corde, torce. Ad un certo punto una ragazza piena di
tatuaggi levò di mano il libro che stava leggendo una ragazza, pallida come un cencio, che era seduta con le
gambe a fior di loto sul muretto. Aveva i capelli raccolti dentro ad una fascetta multicolore tenuta da dei
fermagli di legno. Danielle si avvicinò alla ragazza tatuata e gli chiese se avessero da fumare. La ragazza
aveva il piercing al naso ed alla lingua, rise di gusto e gli chiese se fosse della polizia che controllava se avessero
del fumo. Danielle si ricordò che dalla polizia doveva andarci, allora sbottò alla ragazza "Dovevo andare al
Commissariato, perché degli stronzi mi hanno rubato il mio zaino con le sigarette, ma poi scoprono che ho
dei precedenti!" "E te dagli un nome falso! No?" intervenne la ragazza pallida, levando gli occhi dal suo libro.
"Sì!" rispose Danielle "Poi se per culo, trovano il mio zaino o i miei documenti per terra! Mi dicono 'Siamo
spiacenti! Ma lei non si chiama così!". La ragazza tatuata continuava a ridere e la ragazza pallida disse in basco
"Per me e sincera ha un aria da Gitana!". "Scusate!" disse Danielle "Non capisco niente di basco! Conosco un
poco lo spagnolo, mi sono bucata a Barcellona e a Madrid, poi un mastico il tedesco che per fortuna ho smesso
di bucarmi ad Amburgo, quando sono stata venduta nel quartiere St. Pauli!". La ragazza tatuata continuava a
ridere e disse questa volta in francese "Ne ha di fantasia, questa? Come ti chiami?" "Danielle!" rispose "Puoi
pure non credere ha quello che dico! La verità è che adesso sono rimasta al verde, non ho i neanche i soldi
per tornare a Parigi!" "E vai dai Preti, a vedere se ti aiutano!" disse la ragazza pallida. Danielle imprecò "E' per
colpa loro che sono ridotta così. Avevo messo la testa a posto, l'ultimo mio fidanzato mi ha fatto frequentare
un corso di pittura. E loro mi avevano trovato un lavoro come restauratrice nella Chiesa di questa città! Ma il
prete non mi ha voluto!" "Oh! Grande una pittrice! Sai disegnare le Madonne e i Santi nelle piazze?" disse la
ragazza pallida. "Sì!" rispose Danielle "Anche se sono parecchi anni, che non disegno nei selciati. Lo facevo
quando ero a corto di soldi!" "Come oggi!" disse la ragazza tatuata. "Sì. Hai ragione!" "Allora c'è posto con
noi!" disse la ragazza pallida come illuminata e gli diede la mano. Danielle gliela strinse, la mano della ragazza
pallida era piena di anelli e braccialetti. La ragazza, tenne a lungo la mano di Danielle, la girò e disse "Io leggo
la mano! E vedo una vita vissuta! Una vita che arde come il fuoco e si è anche scottata dal fuoco. Ha avuto
delle ustioni anche gravi, ma è rimasta sempre pulsante, viva. Non si è fatta sopraffare dal fuoco!" Infine,
prima di lasciarla andare, la ragazza accarezzo, annusò e baciò la mano di Danielle. "Io amo le mani!" disse
"Rappresentano tutto il nostro essere! La tua è profumata, si presenta bene, hai le unghie ben pulite ed hai
fatto la doccia stamattina!" "In questo periodo mi sono ripulita e messa in ordine per il corso che frequentavo
e grazie all'uomo con cui vivevo!" disse Danielle. "E non puoi telefonargli che ti venga a prendere!" disse la
ragazza tatuata. "Se lo chiedi alla polizia, una telefonata te la lasciano fare!" "Una telefonata fino a Parigi,
posso fartela fare anche io! Basta che non stai delle ore a parlare con il tuo spasimante!" disse la ragazza
pallida. "Sei molto gentile!" rispose Danielle "Ma con il mio uomo è finita da un pezzo! Quando siamo andati
a vivere insieme da Amburgo a Parigi, io non avevo niente come adesso e pagava tutto lui, i miei studi, la casa,
il mangiare, tutto. A Parigi si è messo a fare il buttafuori dei locali notturni e tornava al mattino presto quando
io andavo al corso di pittura. Ci vedevamo al pomeriggio, poi siccome ad Amburgo faceva una specie di sbirro,
si è messo a fare anche il detective privato al pomeriggio. E finì di non vederlo neanche più a cena. All'inizio
pensava di allietarmi, raccontandomi tutte quelle storie di uomini e donne che gli dicevano di seguire il
consorte, sospettosi che gli facevano portare le corna. Poi si vede che qualche donna pensò di vendicarsi del
marito, andando con lui e io non lo vidi più!" "Alla sera, sicuramente andava con qualche ballerina dei locali!
Brutta razza gli sbirri!" disse la ragazza tatuata. "Vivevo in casa sua. E mi lasciava sempre dei soldi in un
cassetto quando arrivava a casa! Io non lavoravo ed ero contenta quando mi avevano affidata questo lavoro
del restauro!" "Si lavava la coscienza dalle corna che ti metteva!" disse la ragazza tatuata. "Sentendomi
trascurata, non sono stata mica ad aspettarlo. Mi misi insieme ad un egiziano più giovane di me che
frequentava il corso di pittura. Poi finito il corso è tornato in patria." "Coi casini che ci sono laggiù con le
Primavere arabe! Chissà che fine avrà fatto!" disse la ragazza pallida. "Tutti persi di vista, ed eccomi qua a
ricominciare da capo la mia vita! Come sempre! È il mio destino!" rispose Danielle ridendo. La ragazza pallida
chiamò un ragazzo e gli disse "Se volete continuare a farvi le canne con quelli dei cani! Fate pure, abbiamo
trovato una pittrice che scarabocchia per terra. Ho in testa uno spettacolo che ci farà guadagnare la cena!"
"Vengo mia cara!" disse il ragazzo dal pizzetto rosso con in testa la kefiah ebraica. "Lasciale perdere quelle
Erik! Sono solo delle lesbiche!" disse un ragazzo rasato come un hare Krishna, a cui dai denti neri gli penzolava
uno spinello. "Per la tua ignoranza, le lesbiche erano le donne maggiormente colte e maggiormente rispettate
dagli antichi greci! Idiota di un maschilista che non sei altro!" Il ragazzo si mise a ridere. "Piuttosto offri da
fumare alla nostra nuova amica, che ci aiuta nel nostro spettacolo! Non come voi che siete solo dei barboni
parassiti, buoni soltanto a rompere le palle al prossimo per chiedere l'elemosina!" disse la ragazza tatuata.
"Vaffanculo! Lesbiche!" rispose un altro uomo barbuto. "Sta calmo Peter! Non vale la pena incazzarsi per
queste galline! Tieni fuma! Alla salute! Te sì che mi sembri una donna vera. Non come queste due, tutte
tatuaggi e frasi fatte dei libri!" Danielle prese lo spinello che gli porse l'uomo e aspirò profondamente. "Taci,
pezzente!" disse la ragazza pallida "La cultura e i tatuaggi almeno a noi due ci danno da mangiare! Senza dover
chiedere l'elemosina a nessuno! O peggio fare marchette quando siamo a terra! Mentre tè per un po’ di fumo,
sappiamo che daresti anche il culo!" "Vaffanculo! Troia!" disse il ragazzo con la barba, cercando di aizzare i
cani contro le ragazze. La ragazza tatuata diede dei pezzi di pane che aveva nella borsa ai cani facendoli
quietare. "Fate pena. Neanche alle bestie date da mangiare! Andiamo, chi vuol venire con noi ci segua! La
festa è già incominciata! Facciamo vedere un bello spettacolo a questi baschi francesi, che per sentirsi baschi
tirano fuori dalle soffitte la solita paccottiglia folkloristica." "Ehi! Spagnola trapiantata in Portogallo! Non
parlare male delle tradizioni basche!" disse la ragazza tatuata a quella pallida. "Ormai, con la globalizzazione,
i supermercati, le caratteristiche dei popoli non esistono più. Scommettiamo che sfilano con costumi made in
Ciaina!" rispose la ragazza pallida allargandosi le palpebre per mimare gli occhi a mandorla. "Sarà come dici
tu! Ma i miei genitori per gli ideali baschi marciscono in carcere!" "Loro sono rimasti i pochi coerenti di un
mondo ormai effimero. La gente ormai vuole filmare e riprendere la festa sui social tipo Instagram, Facebook
che vivere la festa!" disse la ragazza pallida. "Dai su andiamo a piazzarci dallo spettacolo, Regina!" disse il
ragazzo con il pizzetto rosso che aveva preso gli attrezzi da saltimbanco ed infilato nelle bisacce della sua bici.
legato. “Abbiamo l’appuntamento con Oscar!” rispose la ragazza. “Dove cazzo sta? Quello svitato!” disse Erik.
“Parla il premio Nobel!” rispose la ragazza pallida “Ora lo chiamo! Non vorrei si fosse perso da qualche parte!”.
La ragazza prese lo smartphone “Ciao Oscar, dove sei?” Si diede una pacca in fronte ed esclamò “Oh cazzo! È
da un benzinaio lungo il fiume e non ha più i soldi per fare la benzina al suo trabiccolo!” “Posso raggiungerlo
con la bici, ma sono senza soldi anche io!” disse Erik. “Tieni e sbrigati!” disse la ragazza pallida tirando fuori
una banconota da € 5. Erik lasciò le bisacce degli attrezzi a terra, dicendo “Non fatevi fottere, questi! Sono la
mia esistenza!” e inforcò la bicicletta. “Semmai ci facciamo fottere noi!” rispose la ragazza pallida. “Non ci
siamo ancora presentate! Io mi chiamo Dolores!” disse a Danielle. “Io Iradi, come la pianta tipica dei paesi
baschi. Sono nata in questa terra e morirò quaggiù!” disse la giovane tatuata. “Se ti chiamano in America per
fare i tatuaggi ai divi di Hollywood, non ti vediamo più in questa terra, Iradi” disse Dolores. “Solo per fare i
tatuaggi a Marylin Manson alzerei il culo di qua!” rispose Iradi tenendo lo spinello tra i denti. "Dove lo hai
preso viziosa? Li scovi dappertutto tè, come i funghi!" disse Dolores. "L'ho fottuti a quelli dei cani. Storditi
come sono, non se ne sono accorti!" rispose Iradi. "In cambio si sono mangiati tutto il nostro pane e
formaggio!" disse Dolores. "Quella formaggetta ormai stantia! Puzzava più di loro!" esclamò Iradi ridendo. In
una nuvola di fumo, tra ritmi indiavolati di percussioni, rombi di marmitte, scampanelli e suoni di clacson e
sirene arrivò uno strano trabiccolo che sembrava un incrocio tra una Mehari del deserto e gli ingranaggi di un
vecchio orologio da campanile. Al volante c'era Oscar con un elmo da vichingo e fissata nel posto dietro,
collegata con dei fili agli ingranaggi che fuoriuscivano dall'abitacolo dello strano mezzo di locomozione, c'era
la bicicletta di Erik, con lui sopra che pedalava. Oscar, fermò l'avanzata lenta dell'automezzo e disse
"Buongiorno fanciulle. Eccomi qua alla vostra corte! Il mio potente mezzo sfrutta tutte le energie, la solare, la
eolica e quella elettrica che Erik mi aiuta a produrre pedalando per alimentare la dinamo. Ero rimasto a secco
di tutto è allora, previdentemente ho riservato anche un posto per la cara vecchia alimentazione a
combustione per il mio motore a scoppio è così per finire la corsa ho dovuto fare benzina!" La ragazza tatuata
baciò e abbracciò Oscar, dicendo "Sei il mio pirata preferito! Vecchio mio, Sei pronto per un nuovo tatuaggio!"
"Nel mio ultimo viaggio, sono stato in Irlanda e Scozia, mi hanno fatto sulla pelle delle croci gaeliche e un
guerriero scozzese tipo Highlander. Guardate che belli!" disse Oscar, togliendosi la maglietta della Guinness.
E non ci hai portato neanche un po’ di whisky e birra!" disse Dolores, mentre Iradi gli esaminava i tatuaggi nei
bicipiti. "Ho barattato tutto quello che avevo, per pagarmi il traghetto per ritornare sul continente!" "Ti sarai
bevuto tutto prima di arrivare a Dover!" disse Dolores ridendo. "Questa macchina mi piace! Oscar, veramente
una bella creazione, degna del tuo ingegno. La mia mente, sfruttando il tuo ingegno, le capacità funamboliche
di Erik, il fascino di Iradi e quello che ci dimostrerà saper fare il nuovo acquisto Danielle, sta elucubrando uno
spettacolo che sbalordirà questi surrogati di Baschi e ci procurerà la cena sicura e qualche spicciolo!" Oscar
esclamò rivolto a Danielle "Piacere. Sembri Angelica dei film sul medioevo! Onorato di conoscerti!" "Shtt!"
disse Iradi "Lasciala finire di parlare!" "Oscar, ha perfettamente ragione! Danielle con il suo viso alla Angelica
che abbiamo conosciuto nei film da bambini, starà in cima a questo trabiccolo legata dai pagani al servizio di
Erode, che siete voi due, Oscar ed Erik. La conturbante ed esotica Iradi, sarà Salome che pretenderà la testa
di San Giovanni in cambio della liberazione di Danielle, principessa buona e bella, prigioniera dei cattivi al
servizio di Erode e di Salome e catene. Io" incalzò Dolores, prima che lo dicessero gli altri, "Sarò la voce
narrante della storia e ballerina della danza del ventre che accompagna le mosse della bella Salome"
"Fantastico!" disse Oscar "Sapevo di divertirmi, venendo dove siete voi!" "Oscar tu devi aiutarci a costruire
una struttura dove Danielle sarà legata, sopra a questo trabiccolo e questa struttura si deve poter togliere dal
trabiccolo e metterla sulla testa di Erik, che indossando quell'elmetto che utilizziamo per i nostri numeri
quando ci mettiamo in equilibrio sopra di lui, deve essere in grado di reggerla, per poi reggere il nostro peso
quando ci arrampicheremo alla struttura, una da una parte ed una dall'altra. Poi dopo che tè Oscar farai in
modo che la scena con noi tre in cima a Erik, sarà pervasa di fumo colorato e scintille di petardi fontane, Erik
farà dei numeri di mangiafuoco con noi sopra. Nel frattempo, io con il mio microfono cuffia, farò la voce di
San Giovanni che indignato dal ritorno di Salome, mandò lingue di fiamme dal cielo a incenerire gli uomini e
donne di Erode e Salome stessa, che si accasciarono a terra fino alla liberazione di Danielle. Noi queste scene
di equilibrio con il contorno di petardi e fumogeni ed Erik che alla fine fa il mangiafuoco, le abbiamo eseguite
un casino di volte. Dobbiamo solo provare insieme a Danielle, per fargli vincere la sua paura, in modo che
quando si accorgerà della nostra sicurezza, si comporterà benissimo e riceverà applausi e onori dal pubblico.
In fondo lei è la protagonista buona del nostro spettacolo." Danielle non disse niente, era titubante. Dolores
gridò abbiamo tempo di provare fino a domani, dove celebreremo la notte di San Giovanni. Cerchiamo un
posto tranquillo e iniziamo le nostre prove!" Danielle disse "Scusate io è da stamattina che non mangio, ho
un po’ fame!" "Se è per quello! Anche il cibo vince la paura!" disse Dolores indicando un vicino chiosco. Dopo
aver mangiato, il gruppo salì sul trabiccolo di Oscar, diretto al campeggio comunale della spiaggia di
Erromardie dove Dolores e Iradi avevano messo la tenda e parcheggiato la loro macchina. Lì in un grande
spiazzo, provarono i loro numeri per lo spettacolo. A cena, mangiarono i pesci pescati da Oscar ed Erik,
preparati in un barbecue del campeggio. L'indomani, svegliatisi in tarda mattinata, continuarono le prove
spettacolo, interrotte la sera prima alle prime luci della notte, per non disturbare gli altri inquilini del
campeggio. Dopo avere fatto il bagno al sole di mezzogiorno nella vicina spiaggia, erano tutti abbastanza
gasati e al tardo pomeriggio decisero di concludere le prove e salire sul trabiccolo di Oscar. Dove tra sbuffi di
fumo, rombi di marmitte, scampanelli, crepiti di trombette clacson, ritmi di ingranaggi che cozzavano tra di
loro entrarono in città, inseguiti da un codazzo di bambini attirati da questo strano e suggestivo mezzo.
Danielle era vestita con una veste lunga azzurra, lacerata e sporca di sangue di pomodoro, come il suo viso,
le sue braccia e le sue gambe. Erik aveva un cappuccio nero in testa e brandiva verso di lei, che gemeva
fintamente ad ogni suo colpo, un finto frustino a forma del temibile gatto a nove code, con i filamenti di carta
colorata di nero. Appena arrivarono in una piazza del centro della città, dove non si esibivano gruppi folkloristi
o di suonatori vari, Dolores gridò al microfono che aveva attaccato alla testa, collegato ad un amplificatore
"San Giovanni, Salome è ritornata e vuole nuovamente la tua testa!" La folla presente si girò a guardare lo
strano trabiccolo da dove proveniva la voce della ragazza al microfono. "Gli uomini di Erode hanno rapito
questa bella principessa, che se Salome otterrà la tua testa, gli uomini libereranno la principessa. Altrimenti
verrà sacrificata per la gloria di Erode! Ahhh Ahh". Una risata sarcastica si diffuse dall'amplificatore al termine
della filippica recitata da Dolores e mentre Erik stracciava le maniche della veste di Danielle che strillava,
denudando le braccia rosse dalla polpa di pomodoro utilizzata per fingere il sangue, Iradi-Salome, vestita da
odalisca orientale, si scagliava dal trabiccolo ballando verso il centro della piazza, mentre l'amplificatore
diffondeva musiche orientali tipiche della danza del ventre. Dolores, vestita anche lei in costume da odalisca,
si unì alla danza dell’amica e poi disse al microfono "San Giovanni! Esci! Consegnati a Salome. Non vorrai mica
che la bella principessa Angelica, sia sacrificata per la gloria di Erode!" E tra strepiti e urla di Danielle, Erik
sceso dal trabiccolo, alzò la struttura su cui stava legata la donna, tenendo la base formata da un’asta di acciaio
in lega leggera con ambedue le mani e poggiandola sulle spalle, fece dei passetti verso Salome. Erik tenendo
l'asta in mano, con legate le caviglie di Danielle, allungo le braccia in avanti in modo da far sedere Danielle
comodamente sul suo elmo che aveva in testa, munito di lunghissime e sottili corna dai lati e appositamente
concavo verso l'alto e perfettamente aderente al fondoschiena della donna, di cui si intravedevano le
mutandine tra la veste lacerata. Oscar con in testa il suo immancabile elmo con le corna stile Vichingo che
aveva in testa, accendeva fumogeni e faceva strepitare luminosi e scintillanti petardi. Fino a quando prima
Dolores e poi Iradi si arrampicarono in cima alle estremità dell'asta che sorreggeva con le mani Erik, dove al
centro erano legati i piedi di Danielle. Il pubblico applaudì a più non posso, l'esibizione del quintetto. Iradi e
Dolores compivano delle torsioni da equilibriste sull'asta, tenendosi con ambedue le mani e con una sola,
sedendosi sull'asta, allungando prima una gamba e ambedue come delle forbici. Infine, Erik mentre calavano
le prime ombre della sera, accese delle torce, diede da bere dell'acquavite ad Erik e gli mise una e poi due
torce accese vicino alla bocca. Erik soffiò dalle torce, lingue di fuoco che scatenavano gli applausi del pubblico.
Una registrazione attaccata all'amplificatore diffuse la voce profonda di un finto San Giovanni che diceva
"Salome, Erode non avete infierito abbastanza su di me ed adesso volete infierire su quella povera ragazza.
Le mie lingue di fuoco puniranno la vostra cattiveria! Fuochi d'artificio fiammanti si innalzavano dal trabiccolo,
seguiti da dei palloncini che scoppiavano subito a contatto dei tizzoni che erano nell'aria ed Erik si accasciò a
terra, posando l'asta e con lui le due donne ed Oscar, mentre Danielle, slegò le corde che la tenevano legata
ai pali trasversali della struttura, fissati a v nell'asta portata da Erik. Si slegò i piedi dall'asta e si inginocchiò in
mezzo alla piazza, gridando che era riconoscente a San Giovanni che l'aveva liberata. Il pubblico esplose in un
fragoroso applauso, mentre Iradi e Dolores passarono con gli elmi di Oscar e Erik a raccogliere il denaro.
Dolores diceva al microfono "Se ci facciamo male, non abbiamo mutua che ci copre le spese mediche. Se non
avete possibilità o voglia di aiutarci. Va bene lo stesso. L'importante e che abbiamo strappato a voi ed ai vostri
figli un applauso ed un sorriso! Grazie!"

In quel periodo di pandemia mondiale, la fattoria Dumont era un'oasi felice, Danielle poteva uscire quando
voleva a fare dei giri nei boschi. Era inquietata solo dalle foto scandalose che aveva trovato sul computer. Una
sera, per non guardare il computer, si mise a prendere i libri dallo scaffale dello studio di Nicholas, per vedere
se c’era qualcosa che poteva interessarla. Erano tutti libri di finanza ed economia, argomenti noiosi per lei.
Decise di salire su una sedia e prendere quelli nello scaffale più alto, facendoli cadere per terra. Nello scaffale,
subito dietro ai libri notò dei contenitori luccicanti, si alzò sulle punte della sedia per poterli prendere. Riuscì
ad afferrarne qualcuno, erano dei contenitori di CD con la copertina, che la lasciò sgomenta, facendola
arrabbiare nello stesso tempo. L’immagine della copertina era una foto che ritraeva lei presa di spalle mentre
disegnava una donna nuda, con scritto ‘Le avventure della porno pittrice’. Gli altri CD che era riuscito ad
arraffare erano dello stesso tenore ‘La porno pittrice colpisce ancora’, ‘La porno pittrice in vacanza’ con lei
nuda al mare, ‘La porno pittrice e le lottatrici’ con una foto di donne che lottavano nel fango. Si ricordò che
una volta Nicholas la aveva invitata a dipingere delle donne che facevano la lotta nel fango. Gettò con rabbia
i CD a terra, rompendone i contenitori e saltò giù dalla sedia, tornandosene a letto per andare a dormire. Una
volta a letto, pensava perché Nicholas avrebbe dovuto comportarsi così. Se gliele avesse detto, cos’era
successo. Magari lei, gli lasciava fare lo stesso queste porcherie, ma almeno era consapevole di essere
informata. Il giorno dopo incontrò i coniugi Gavroche, che la tediarono delle informazioni sul Covid 19, che
avevano sentito alla televisione. Alla sera presa dalla disperazione, si mise nuovamente sopra al PC,
promettendosi di non cercare più tra i files presenti nel disco fisso del pc e guardando solo cose nuove su
internet tramite il motore di ricerca ‘google’. La Brigadiera che gestiva il pc a sua insaputa, aveva fatto in modo
che internet, non si aprisse più su google, ma sulla pagina di Facebook. Danielle appena gli apparvero i
caratteri blu del famoso social, sullo schermo, era curiosa di questo strumento di cui tutti ne parlavano.
Guarda caso la Brigadiera, aveva appositamente creato un utente di nome ‘Danielle la peintre’ che era aperto
sulla pagina a disposizione di Danielle. A lei non rimasero che completare alcune informazioni personali,
scrivendo il nome dell’Istituto che aveva frequentato e d’incanto comparivano tutti i frequentatori dell’Istituto
iscritti a Facebook. Danielle li scorse uno ad uno e contenta, trovò il suo amico Egiziano Mohamed. Si collegò
subito con lui, il quale rispose immediatamente alla sua richiesta di amicizia. Disse che si trovava a Firenze,
dove aveva lavorato per dei restauratori. Il lavoro gli piaceva, anche se lo paga era scarsa, ma sempre meglio
di tornare in Egitto. Peccato che adesso per il Covid era confinato in casa di amici. Danielle gli scrisse dei lunghi
testi nello spazio della messaggistica che continuava inviando altri messaggi, quando superava il limite di
caratteri supportato.
Qualche giorno dopo aprendo la pagina di Facebook sul pc, Danielle si accorse di una richiesta d’amicizia di
un utente ‘Iradi Iradedios’. Guardò con sospetto la foto dell’avatar dell’utente, prima di dare il consenso
all’amicizia, ritraeva una schiena tutta tatuata. Danielle trasalì, nella foto riconobbe la bandiera dei paesi
baschi con la scritta ‘Euskadi Ta Askatasuna’. Il suo viso impallidì, Iradi Iradedios non poteva essere che la
giovane componente degli artisti di strada di cui si era unita a St. Jean de Luz. Nel profilo dell’utente
comparivano le foto di un negozio di tatuaggi e l’indirizzo scritto in basco e spagnolo ‘artzain onaren plaza,
plaza buen pastor, 40’ Donostia - San Sebastian e l’immancabile dicitura della chiusura causa Covid, ‘Itxita –
Cerrado’. Nella pagina del profilo, si potevano vedere altre foto, tutte raffiguranti artistici tatuaggi.
A Danielle venne in mente che i giorni passati con i giovani artisti di strada non furono tutti rose e fiori.
Trascorsi i primi giorni, tra le ovazioni trionfali del pubblico, per le esibizioni della festa di San Giovanni e le
libagioni notturne con ricchi banchetti offerti dai locali. Nel penultimo giorno trascorse tra lo spettacolo
pomeridiano, eseguito esclusivamente per i bambini, in cui le ragazze si vestirono da Cosplayer e Danielle fece
dei disegni con i gessi sul selciato per la gioia dei più piccoli. I bambini vennero invitati da Dolores a compiere
una specie di percorso, appositamente disegnato da Danielle con caselle colorate sul selciato. Il quale
comprendeva gimkane tra birilli, salti con la corda, penitenze, mele attaccate ad un cordino da mangiare senza
mani e palloncini pieni d’acqua e ricoperti di schiuma da barba da togliere con una lametta. Tra l’apoteosi dei
bimbi, vennero offerti piatti tipici agli artisti di strada, tra cui la birra, il vino e le bevande tipiche: il kalimotxo,
un cocktail di vino rosso e coca cola e il sidro, anche quelli elargiti gratis, scorsero a fiumi. Nello spettacolo di
animazione serale, i giovani artisti di strada misero al centro della piazza, otto grandi pannelli sostenuti da
supporti dal didietro e raffiguranti delle carte da gioco, il re di picche e di cuori, la regina di cuori e di fiori,
l’asso di denari e di picche, il fante di denari e di picche. Le ragazze vestite con costumi bikini con le perline
fosforescenti si presentarono alla folla rumoreggiante; Danielle dal colore rosso, Dolores con il viola e Iradi
dal bikini color nero. Esse si appoggiarono con la schiena ai pannelli in modo da aderire con tutto il corpo alle
figure delle carte. Dolores con il microfono attaccato con l’auricolare al mento, presentò il gioco. “Cari
spettatori, vi invitiamo a giocare con noi! Come vedete sono rimaste cinque carte libere, il re di picche e di
cuori, il fante di picche e di denari e la regina di fiori. Verrà chiamato uno di voi del pubblico a tirare su una
carta. Se pescate una carta di quelle presenti sulla piazza, essa diventa il bersaglio di Erik. Se la carta è l’asso
di denari, la mia carta sarà colpita da Erik. Se invece la carta che tirate su è l’asso di picche, Erik colpirà la carta
di Iradi e se avete la fortuna di pescare la regina di cuori, sarà sotto tiro di Erik la bella Danielle. Se la carta che
tirate su non è fra quelle presenti qui in piazza non succederà niente! Mentre se vi capita una carta tra quelle
presenti e che non vi siamo noi davanti, tipo il re di picche e di cuori, il re ed il fante di picche, il fante di
denari, la regina di fiori ed il re di cuori, andate voi a mettervi sopra alla carta e diventerete bersaglio di Erik!
Si udì un rullo di tamburi dalle casse posizionate sopra al trabiccolo viaggiante e Oscar con un enorme cappello
stellato da mago si presentò con il mazzo di carte al centro della piazza. Mentre Oscar con abilità e maestria,
miscelava le carte, Dolores chiamò con il microfono le persone del pubblico “Tu’ dalla maglietta rossa, bella
mora dagli occhi verdi, vieni qua! Altrimenti viene il tuo compagno! Così gli do un bacio e impari a non venire
te!” Dai ripetuti inviti di Dolores, qualcuno del pubblico si avvicinò ad Oscar, tirando su una carta dal suo
mazzo. “Sette di fiori! Niente!”. Gridava Dolores dal microfono, leggendo la carta pescata dal pubblico che
interveniva e che Oscar mostrava a tutti. La gente del pubblico, specie i maschi chiamati da Dolores, andava
a tirare su le carte e dopo tre carte che non erano presenti sul palco, venne pescata la regina di cuori. Erik, tra
la musica del duello del film mezzogiorno di fuoco, lanciò un coltello, sfiorando la testa della bionda Danielle.
Tra gli applausi del pubblico. Dopo che uscirono altre quattro carte non presenti, uscì sempre la donna di cuori
e la gente rise, capendo che le carte erano state messe appositamente per colpire la stessa persona. Con la
colonna sonora del requiem di Mozart, Erik lanciò il coltello vicino alla spalla sinistra. Dopo tre carte non
presenti, fu la volta del fante di picche. Il malcapitato, che tirò su la carta della figura del fante di picche, la
quale spiccava nella piazza senza essere coperta dal corpo delle tre ragazze in costume, venne invitato da
Dolores a coprire il fante di picche. Tra titubanze e incertezze, dell’uomo che non voleva essere bersaglio del
coltello di Erik, Dolores si avvicinò a lui, dandogli un bacio e lo prese a braccetto facendogli fare il giro della
piazza tra gli ‘olè’ del pubblico, fino a farlo appoggiare alla carta, invitandolo a rimanere fermo. Erik, prese la
mira con il coltello, tra la musica del film horror ‘Profondo rosso’, per poi afferrare una balestra da cui lanciò
una freccia con la punta a ventosa, centrando la fronte dell’uomo appoggiato alla carta, tra le risate del
pubblico. La faccia dell’uomo da spaventata mutò in allegra e divertita. A questo punto, tutti quelli che
andavano a tirare su le carte, si sentivano più tranquillo anche se pescavano le figure presenti sulla piazza, su
cui si adagiavano volentieri, quando hanno saputo che finivano colpiti alla fronte da una finta freccia con la
punta a ventosa, scagliata dalla balestra di Erik. Alla fine, l’ultima carta presente nel mazzo era destinata ad
Iradi. Uscì l’asso di picche e Erik lanciò il coltello in mezzo alle gambe aperte di Iradi, tra gli applausi e le
ovazioni del pubblico. Oscar si mise a girare tra il pubblico con il cappello da mago in mano per cercare di
racimolare qualcosa. Con Dolores che gridava “Io, Danielle e Dolores rischiamo la vita con questi spettacoli.
Almeno pagateci le spese mediche!” “Dove trovate delle bellezze come noi!” gridava a voce, Iradi,
visibilmente ubriaca. La quale toccava i pantaloni degli uomini, tastando con le mani i portafogli per invitare
a versare i soldi nel cappello tenuto da Oscar. Agli uomini che si irrigidivano, invitandola a stare ferma con le
mani, Iradi sussurrava “Paga e vedrai un supplemento dello spettacolo!” e a dietro al loro sgranare gli occhi,
Iradi si metteva le mani nell’inguine dicendo “E dai! Su paga!” Quando gli uomini versavano i soldi nel cappello
di Oscar, se fossero stati monete Iradi, avrebbe detto per così poco posso farti vedere questo, scoprendo il
piercing del capezzolo, scostando una coppa del bikini. “E se pago di più?” disse un uomo ubriaco. “Dipende
da quanto metti?” rispose. Un ragazzo ubriaco anche lui, tirò fuori venti euro, Iradi li sfilò letteralmente dalle
sue mani e disse toccando con un dito la bocca del ragazzo "Io non do resto! Ma sono di parola!" Il ragazzo
rimase un attimo pietrificato. Iradi, tenendosi la parte sotto del costume con una mano, si sfilò un lembo del
costume con l'unghia laccata del dito che aveva toccato la bocca del ragazzo, facendo intravedere l'anello di
un piercing che le pendeva dalle labbra in mezzo alle gambe. Oscar prima che potesse succedere qualcosa di
sconveniente, prese di peso la minuta Iradi e se la mise a cavalcioni nel collo. Iradi ubriaca gridava "Vai cavallo!
Andale vamos!" Oscar, si improvvisò cavallo e con Iradi in groppa, si mise a fare dei giri nella piazza. Erik, prese
un mantello ed una spada finta dal loro repertorio e vestì Iradi, che con la spada si mise a fendere colpi a tutti.
Qualcuno del pubblico gli gridò che se avesse continuato a colpirli, ci avrebbe pensato lui a buttarla a terra a
gambe all'aria. Erik, pensò subito a evitare le rogne, distogliendo Iradi da stuzzicare la gente e fece salire sulla
sua poderosa schiena, Dolores e Danielle che indossando anche loro dei mantelli e armate a loro volta di
lancia e spada, improvvisarono un duello con Iradi. Il pubblico si assiepò ai lati della piazza, lasciando spazio
per i loro duelli. Erik ed Oscar tiravano un sospiro di sollievo, in quanto con l'idea del duello delle ragazze,
tenevano a bada le brame degli ubriaconi eccitati. Quando le ragazze erano esauste di darsi colpi di spada e
lancia, i baristi dello stand delle bevande vollero offrire da bere alle ragazze ed Oscar ed Erik, le deposero
letteralmente in cima al bancone. Lì sopra, Iradi e Dolores si esibirono in uno sfrenato can. Danielle fu invitata
ad unirsi a loro, qualcuno gli lacerò il mantello. Oscar ed Erik lo ripresero, il mantello si strappò del tutto. Erik
voleva mettere le mani addosso a qualcuno, Dolores che era sempre lucida in quanto né beveva né fumava,
capì al volo la situazione. Gridò in un orecchio a Oscar "Metti in moto il tuo trabiccolo, torniamo a casa, prima
che intervenga la polizia e passiamo la notte in caserma!" Iradi prese un secchiello contenente il kalimotxo
pronta a tirarlo addosso alla gente e intervenne prontamente Dolores, rovesciandoselo addosso a lei, per
evitare di bagnare qualcuno. "Così stanotte potrai leccarmi meglio!" gridò Dolores tutta appiccicaticcia dalla
bevanda addosso al suo corpo. La gente intorno al bancone esplose in una grossa risata. Oscar passò vicino
allo stand con il suo trabiccolo sferragliante e gridò "Salite a bordo pirati! Andiamo a nanna!" Dolores e
Danielle salirono sul pianale del marchingegno, prendendo di peso Dolores. Erik, vedendo la gente che
guardava a bocca aperta il trabiccolo con sopra gli altri, intuì che non c'era più bisogno di dare pugni a
qualcuno. Oscar lo chiamò a bordo e Dolores si chinò vicino alla possente testa di Erik per indicargli i due
poliziotti di ronda che stavano avanzando verso di loro. Oscar diede gas al marchingegno e finalmente
partirono salutando la piazza. Vedendo i poliziotti avanzare con le mani sui manganelli, i più ubriachi tra la
folla, si limitarono a lanciare baci verso le ragazze. "A domani!" disse Dolores tutta fradicia del kalimotxo,
imitata dalle altre. Nella via che li portava verso il campeggio, incrociarono due ragazze che gli chiesero
l'autostop. Oscar fermò subito il passo lento del suo trabiccolo. Erano una ragazza grassa con una piuma da
indiano in testa ed una piccoletta magra, ubriache fradicie, le quali non si ricordavano più dove avevano
parcheggiato la macchina per tornare a casa. Dolores rispose che era meglio che non si mettessero questa
notte alla guida e potevano tranquillamente salire sopra al trabiccolo con loro. Le due ragazze, vedendo
Dolores, che puzzava di kalimotxo, fradicia dalla testa ai piedi, esplosero in una grossa risata. Dolores disse
che lei era un artista e che questi numeri facevano parte del suo repertorio di donna di spettacolo. Di fronte
alle continue sguaiate risate della ragazza grassa, Dolores disse indispettita "Siete troppo ubriache per capire
la mia arte!" Iradi disse all'amica di lasciar perdere e gridò "Fumate al calumet della pace!" tirando fuori un
grosso spinello da una saccoccia. "Te pensi solo a sballarti!" disse Dolores. "Bisogna pensare solo a produrre
qualcosa nella vita!" rispose Iradi. "Io stasera voglio produrre divertimento, le menate le lascio a voi
intellettuali!" Dolores rispose "Quando arriviamo alla tenda, mi faccio subito la doccia! Anzi mi butto a mare,
così ti perdi il mio sudore al kalimotxo!" Adesso ridevano tutti, Oscar, Erik, Iradi e le due ragazze. "Cosa
aspettate a salire?" disse Erik rivolto alle ragazze e le aiutò a tirarsi su dalle sponde del marchingegno fino al
pianale dove erano tutti. Iradi le passò subito il joint acceso. La piccoletta quando il trabiccolo riprese la sua
lenta marcia, tra le luci dei lampioni della strada, notò i tatuaggi di Iradi ed esclamò "Stupendi!" "Li faccio io
li vuoi!" disse Iradi, tirando fuori dalla bocca una nuvola di fumo. "Sii. Qua?" rispose la piccoletta. "No nella
mia macchina, vicino alla tenda! Tengo tutta l'attrezzatura!" "Bello, sì li voglio!" "Anche io!" disse la grassona,
prima di aspirare una boccata dello spinello. Quando arrivarono al campeggio Erik aveva la lingua in bocca
alla grassona. Dolores rideva e rivolte alle altre ragazze disse "Non sarete mica gelose?" Arrivarono alle
tende ed una venne occupate dagli uomini con le due ragazze incontrate per strada. A Dolores, Iradi e Danielle
non rimase che mettersi nell'altra tenda. Ad un certo punto mentre Danielle dormiva esausta, Iradi si era
scagliata letteralmente sopra Dolores dicendo "Voglio bere tutto il kalimotxo che ti sei versata addosso!" e
l'amica rideva come una matta. Dopo un po’___0, le due ragazze erano esauste, Iradi sembrava indemoniata
e non mollava, mentre irruppe la piccoletta dall'altra tenda, dicendo "Scusate se vi disturbo, il mio boy si è
addormentato, allora ho pensato se puoi farmi mica un tatuaggio. Iradi si girò verso di lei con la faccia unta di
kalimotxo ed un sorriso diabolico. Dolores disse "Fate pure è ora che vado a lavarmi!" Dopo venti minuti,
Dolores arrivò vestita con uno sgargiante accappatoio ed un asciugamano che gli fasciava la testa da farla
sembrare una diva del cinema di altri tempi. Era una ragazza dal portamento nobile e si vedeva, figlia di un
ufficiale dell'esercito spagnolo, educata nei migliori collegi di Spagna, andava a cavallo, faceva scherma,
tennis, era la migliore in tutto. Fino a quando se ne andò via di casa, dopo la morte dell’odiato padre per
mano dei terroristi dell’Eta. Il papà, ufficiale dell’esercito spagnolo, abusava di lei, ragazzina adolescente,
approfittandosene quando era a casa in licenza. La madre, una integralista cattolica, venne a conoscenza del
fattaccio, quando il padre glielo confessò mentre era in Ospedale in punto di morte e sapeva di non poter
sopravvivere a quella bomba che gli aveva spappolato le gambe fino all'apparato genitale. Anzi preferiva
morire che viveva così menomato. La madre uscì dalla camera di Ospedale piangendo, più per quello che
faceva con la figlia che per la fine di quell'uomo. La madre ebbe dei grandissimi rimorsi, il tarlo di avere
trascurato la figlia per il corollario della vita dei nobili benestanti, fatta di cerimonie, palazzi e giardini, la
rodeva. Affranta dalla vergogna e dai rimorsi, prese i soldi che le spettavano come vedova di un ufficiale,
vendette tutte le tenute del marito in Spagna e facendo proseguire gli studi alla figlia nelle migliori scuole
private, andò ad abitare fuori dai confini spagnoli, in una tenuta nella campagna vicino ad Oporto in terra
portoghese. Dolores era intelligente e bravissima a scuola, leggeva molti libri di autori in lingua spagnola
Cervantes, Federica Montseny e Manuel Vazquez de Montalban e di autori sudamericani, Borges, Garcia
Màrquez, Paco Ignacio Taibo II e Sepúlveda, oltre che dei paesi Europei e degli Stati Uniti, come Oscar Wilde,
Baudelaire, Hemingway e Orwell. Appena tornava tra le pareti di casa, dimostrava la sua irrequietudine ribelle
facendo irritare la madre. Si invaghì dei libri di Kerouac e degli autori della beat generation. A diciassette anni,
la trovarono in un pagliaio con un giovane aiutante della tenuta dove abitavano. La madre era esasperata dai
suoi comportamenti ed a diciotto anni, galeotto un ragazzo di cui si era innamorata, un olandese che era
arrivato a piedi, percorrendo il cammino di Santiago, aveva deciso di seguirlo andando via di casa. “Qualche
anno dopo, Mentre facevano il bagno con il ragazzo, dalle parti di San Sebastian, stava per essere travolta
dalle onde impetuose dell'oceano ed una ragazza esperta nuotatrice, portò in salvo lei ed Hans, prima che le
onde travolsero anche lui. Disse che l'oceano è insidioso, non bisogna mai fidarsi, mentre il mediterraneo e
più mansueto. Il mare è come i cavalli, aggiunse, ci sono quelli che si lasciano domare e quelli che sono sempre
imbizzarriti. Dolores le disse che Alessandro Magno era riuscito da bambino a domare un cavallo che nessuno
montava da quando era furioso e con quel cavallo aveva conquistato mezza Europa fino ad arrivare in Persia.
Mentre Hans stava asciugandosi al fuoco, le ragazze si baciarono e decisero di vivere insieme. Dolores si scusò
con Hans, dicendo che una forza strana l'aveva travolta e che non poteva farci niente, può darsi che con il
tempo, poteva tornare ad amare gli uomini come prima. La ragazza che li aveva salvati, si chiamava Iradi e
disse che faceva i tatuaggi. Ad Hans, Iradi per farsi perdonare di avergli soffiato Dolores, tatuò tutta la mappa
del cammino di Santiago di Compostela, con tanto di simbolo della conchiglia. Hans capì che era di troppo,
anche se le ragazze continuavano a dire che la sua presenza non le disturbava, anzi diceva Dolores
sfacciatamente "Può darsi, che improvvisamente, mi ritornano le brame di uomini! E se te non ci sei? Come
la mettiamo?" "Io devo tornare a casa!" rispose Hans. "Devo terminare i miei studi ed ho anche degli
appuntamenti per dei colloqui di lavoro!" Dolores diede un bacio ad Hans e gli augurò Buona fortuna, imitato
di Iradi che prima che se ne andasse via, gli fece dono di una conchiglia vera, simile a quella scolpita nei luoghi
del cammino di Santiago. Hans ringraziò e lasciò le due salutandole, dal finestrino del treno. Quando Hans
tornò dentro al suo scompartimento si mise a piangere copiosamente come un fanciullo.”

In serata nella fattoria Dumont, Danielle, mettendosi nuovamente al computer per chattare con l’amico
egiziano, cliccò sulla richiesta di amicizia di Iradi. Danielle scrisse all’amico egiziano, ma non rispondeva, non
vi era pallino verde sul suo utente. Mustafà Mohamed l’amico egiziano non era collegato, improvvisamente
si aprì sullo schermo una videochiamata, era Iradi che si era subito messa in contatto con lei. Danielle
impallidì, Iradi gli scrisse sulla chat ‘Ciao cara come stai? Clicca sull’OK per accettare la videochiamata!’
Danielle non era tanto esperta, eseguì quanto diceva Iradi e la telecamera integrata al suo computer la
inquadrò sullo schermo di Iradi. ‘Sei in splendida forma!’ esclamò Iradi ‘Finalmente ti posso vedere e sentire?
Mi senti? Te?’ ‘Sì, Sì’. Sto bene! Grazie!’ rispose Danielle. ‘Anche’ io sto benissimo! Sono in compagnia di
queste quattro bellissime creature!’ e sullo schermo di Danielle apparvero quattro bambini, due femmine e
due maschi di età compresa tra i quattro ed i dieci anni, i quali su invito di una sorridente Iradi, salutarono
Danielle. “E adesso, dopo aver salutato Danielle, vi racconterò una favola che andiamo a fare la nanna!” disse
Iradi. Danielle esclamò “Che bei bambini! Sono i tuoi?” “L’inseminazione tra donne non l’hanno ancora
inventata! Sono di mia sorella!” rispose Iradi “Dite a Danielle come vi chiamate! Su forza!” “Montserrat”,
“Isabel”, “Joan”,” Felipe” dissero uno alla volta i bambini. “Sono nomi castigliani!” esclamò Iradi “Che io ho
trasformato in folletti baschi! Qual è il vostro vero nome bimbi?” “Ilargi” disse la bambina più piccola, “Eki”
disse il fratellino alto come lei, “Laminak” esclamò l’altra bambina più grandina e “Sugaar” disse il fratellino
maggiore. Iradi mostrò a video un foglio con le figure dei folletti dei paesi baschi, dicendo che sono molto
richiesti come disegno dei tatuaggi che effettua.
Comunicando tramite videoconferenza con Danielle, si mise a raccontare ai bambini, mentre gli aiutava a
svestirsi per andare a letto “Cari bambini, c’era una volta una fata di nome Danielle, che aveva le mani fatate
da dipingere dei meravigliosi disegni. Un bel giorno questa fata si imbatté in due streghe di nome Iradi come
me e Dolores. Esse la convinsero a unirsi a lei. Ogni villaggio dove andavano, la strega Dolores chiamava a
raccolta tutti i bambini per farle vedere i disegni, mentre la strega Iradi eseguiva delle danze intorno ai disegni
che faceva Danielle. Di villaggio in villaggio, incontrarono due maghi dal berretto lungo e stellato, Oscar e Erik
e le streghe dissero ai maghi di unirsi a loro. I cinque viaggiavano insieme per villaggi e paesi, dove Dolores
chiamava tutti gli abitanti, affinché ascoltassero i consigli dei maghi per guarire i lori mali e si affidassero alle
loro pozioni, ammirando nello stesso tempo i disegni di Danielle e le danze della conturbante Iradi. Le streghe
Dolores e Iradi, vedevano che la fata Danielle era la più ammirata dal pubblico essendo bionda e bella, mentre
loro due erano due streghe nere. Una mattina mentre i maghi Oscar ed Erik stavano ancora dormendo, le due
streghe condussero Danielle nella loro grotta oscura, dove la addormentarono facendole mangiare un frutto
avvelenato e gli fecero dei disegni in tutto il corpo!” I bimbi si erano addormentati uno ad uno. Iradi mandò
un bacio a Danielle, dicendo sottovoce “Mi ha fatto molto piacere vederti! Danielle! Adesso ti saluto! Domani
mattina devo seguire le video lezioni della scuola con i bambini! Ti auguro una buona notte! A presto mia
cara!”. Quando l’immagine di Iradi svanì dallo schermo del computer, a Danielle venne in mente quello che
era successo.

L’ultimo giorno della festa di San Giovanni de St. Jean de Luz Iradi, si svegliò nella tenda, con un gusto amaro
in bocca, uscì dalla tenda che aveva dei conati di vomito, si diresse verso la spiaggia e sputò sulla sabbia, dalla
bocca gli usciva che poca saliva. Sulla spiaggia soffiava il vento dell’oceano, la ragazza aveva freddo, si sedette
sulle ginocchia in riva al mare a fare pipì. Le onde impetuose le lambirono i piedi e l’anello inguinale della
ragazza. Iradi infreddolita si buttò dentro alla tenda a cercare qualcosa da mettersi e si infilò un maglione.
Uscì nuovamente, aveva bisogno di aria, anche se tirava un vento impetuoso. Quelli dell’altra tenda, compresa
la piccoletta a cui aveva fatto il tatuaggio, dormivano alla grande. Le sue mani erano nere di inchiostro e cerò
di lavarsele con l’acqua marina, ma data l’altezza delle onde, rischiava di bagnarsi tutta. Tornò nella tenda e
tirò fuori il fornelletto con il bric per fare il caffè. Dovette posizionare il bric con il fornelletto davanti a dei
sassi, in posizione riparata dal vento per non fare spegnere il fuoco e si accese una sigaretta, mentre il caffè
stava per salire. Appena il caffè salì, lo versò in un bicchiere di plastica, era bollente e doveva fare attenzione
a non scottarsi. Iniziò a sorseggiare la bevanda scura e calda, mentre il vento piuttosto impetuoso si infilava
tra i suoi capelli. Preferì tornare nella tenda a finire il caffè. Le compagne dormivano ancora, come del resto
gli occupanti dell’altra tenda. Si sedette a cavalcioni sopra Danielle, infilandosi la collana della bionda nel suo
anello inguinale. Danielle si svegliò improvvisamente, sentendo il peso di Iradi seduta sul suo petto che
armeggiava con la sua collana. “Cosa stai facendo?” esclamò. “E adesso, vedi se puoi liberarti!” disse Iradi.
Dolores si svegliò e rise di gusto vedendo Iradi sopra Danielle. “Brave! Vi state allenando per la lotta sul fango
di stasera!” disse Dolores guardandosi ad uno specchio. “Amore! Vorresti esserci tu sotto di me! Vero! E tu
sotto, non agitarti, che mi stacchi tutto! Faccio io!” disse Iradi. Danielle rispose “Togliti da sopra di me! Mi
soffochi!” “Non ammazzarmela prima che possa mangiare il fango questa sera! Ira!” disse Dolores,
continuando ad aggiustarsi davanti allo specchio. Finalmente Iradi riuscì a sganciarsi dalla collana di Danielle
e la bionda fu libera di alzarsi. Uscì dalla tenda per andare a lavarsi e tornò subito dentro a coprirsi e a
prendere un asciugamano per via del vento freddo. Nel lavabo in comune, che divideva gli uomini dalle donne
con una paratia, c’era solo un ragazzo con i dreadlocks che vagava come uno zombi con un asciugamano in
mano. Danielle si chiuse nel bagno dalla parte delle donne per fare i suoi bisogni. Mentre era seduta
accovacciata nel water alla turca, pensava al piercing che Iradi, si era fatto nelle parti intime e la riteneva una
cosa non tanto conveniente. Dopo essersi lavata tornò alla tenda. Iradi e Dolores si baciavano intensamente.
“Mai visto due lesbiche!” disse Dolores. “Non ho assolutamente niente in contrario!” rispose Danielle. “Il
caffè è diventato freddo! Vado a scaldartelo!” disse Iradi. L’improvvisa cortesia di Iradi, di solito sempre
scontrosa con tutti, fece destare dei sospetti a Danielle. ‘Saranno le effusioni con l’amica che la addolciscono’
pensò. Dolores, infilò dei libroni dentro ad una borsa nera sgualcita, modello da Dottore ed esclamò in basco
“Goazen!” (andiamo). Iradi era intenta a disinfettare con una bottiglia di acquavite la sua attrezzatura da
tatuatrice, riponendola delicatamente in un astuccio che andò a caricare nella macchina. Danielle non capiva,
questo impegno delle due nel caricare borse e zaini nella macchina. Dolores la esortò a prepararsi, sarebbero
andate fare un giro, stamattina c’era troppo vento per rimanere lì a spiaggia. Dolores indossò il gonnellone
lungo e si portò dietro la scopa di saggina che usavano per i numeri da streghe. Si mise nel sedile dietro della
vecchia Peugeot 106 con la sua borsa di libri e la scopa di saggina. Danielle si accomodò nel sedile davanti e
Iradi mise in moto. La vorace lettrice Dolores aveva scovato un interessante libreria a St. Jean de Luz, la
Librairie Esotérique Urbegia, dove sostava delle ore a sbirciare tra i libri. L’ultima volta che era passata di lì,
aveva acquistato un libro sulle streghe della grotta Zugarramurdi. Il libro narrava che nel 1600, centinaia di
persone della zona dell’omonimo paese furono accusate di stregoneria, di cui trentuno incarcerate e cinque
donne e un uomo bruciati al rogo. Tra le accuse rivolte alle persone vi era quello di aver praticato riti sabbatici
in una grotta di Zugarramurdi. Dolores tirò fuori dalla sua borsa quel libro, dando delle indicazioni sulla strada
per arrivarci a Iradi. Appena usciti da St Jean de Luz si fermarono ad un distributore a fare il pieno di benzina
e Dolores ancora a digiuno, fece la colazione. Quando si era svegliata, aveva fatto i soliti gargarismi di essenze
e non aveva toccato cibi e bevande, adesso aveva una fame da lupo e si mangiò croissant e brioches, tanto di
schifare Iradi, che ogni tanto gli tornava la nausea a causa dei suoi stravizi della sera prima. “Annusa questo!
Ira!” gli disse Dolores mettendogli sotto il naso una boccetta profumata di un'essenza che faceva digerire.
Danielle non aveva fame da tanto che avevano mangiato alla sera in piazza e si stupiva dalla voracità di
Dolores. A metà percorso, giunsero in una località in cui sferragliava un caratteristico trenino. Si fermarono a
prendere informazioni per Oscar, che come fanatico inventore e appassionato di motori, gli avrebbe fatto
senz’altro piacere venire a fare un giro sul treno. Quando giunsero alla grotta, vi erano alcuni turisti in visita
e dei cartelli, illustravano la storia dell’inquisizione alle presunte Streghe del 1600. Fecero il biglietto
d’ingresso e si unirono ad un gruppo di turisti che entravano. Per entrare dentro alla grotta, umida e fredda
dovettero indossare i maglioni e Dolores aveva con sé l’immancabile libro e Iradi portava sulle spalle un
voluminoso zaino. Dolores seguiva con interesse le spiegazioni della guida che li condusse nell’ampio spiazzo
dove stanotte si svolgeva il festival del solstizio con tutta la gente che poteva ammirare le Streghe in costume
e i falò dentro alla grotta. Iradi ad un certo punto sparì, lasciando lo zaino a Dolores e Danielle. Quando il
gruppo di turisti di cui facevano parte loro stava dirigendosi verso l’uscita, sbucò il viso di Iradi da un anfratto,
che fece dei gesti alle amiche. Dolores si fermò, facendo finta di allacciarsi una scarpa e Danielle restò lì a farle
compagnia. Quando il gruppo dei turisti e la guida furono lontani dalla vista delle ragazze, Dolores fece cenno
a Danielle di infilarsi in quell’anfratto dove c’era Iradi. Le ragazze issarono lo zaino dentro quell’anfratto e
aiutate da Iradi si infilarono anche loro in quella fessura buia. Una volta entrate c’era da percorrere un cunicolo
basso che non dava particolari problemi alla piccola Iradi e che potevano passare, camminando piegate ed a
carponi anche Dolores e la stangona Danielle. Le tre giunsero in una zona delle grotte, oscura ed interdetta ai
turisti. Arrivati in quella che poteva sembrare una stanzetta dal soffitto basso Dolores tirò fuori dallo zaino le
torce usate da Erik per fare il mangiafuoco e le accese, posizionandole insieme ad Iradi vicino alle pareti,
facendo luce e nello stesso tempo riscaldando la grotta fredda ed umida. Sempre dallo zaino tirarono fuori
un telo e lo distesero a terra. Dolores disse che dovevano allenarsi alla lotta nel fango che avrebbero eseguito
stasera e per non sporcarsi, potevano sdraiarsi nel telo. Iradi e Dolores alimentarono il fuoco delle torce con
dei ciuffi di paglia stivati nello zaino e circondarono ogni fiammella di pietre e sassi in maniera da non fare
spegnere i fuochi. Dallo zaino presero anche una lattina di benzina che versavano sui fuochi in caso di bisogno.
Terminate le operazioni di alimentazione dei fuochi, Dolores diede dei nastri elastici a Iradi e Danielle,
invitandole a raccogliere in capelli in una ciocca, per evitare di tirarsi i capelli durante la lotta. Danielle era
perplessa, non credeva che si potesse arrivare a questo in una finta lotta e si ricredette quando Iradi la atterro
con una mossa di karate sul telo, facendole prendere un colpo sul terreno. Danielle tentò di rialzarsi e Iradi si
avvinghiò a lei come una furia, bloccandola con prese marziali. Dolores accese un'altra torcia, agitandola
sopra ai corpi delle ragazze lottatrici. Ben presto il sudore avvolse i loro corpi e Dolores ne approfittò per
spogliarle. Quando Danielle fu denudata, Iradi si scatenò mordendole i seni, il collo, le cosce e facendole delle
ferite superficiali aiutandosi con le unghie. Danielle gridò “Perché fate tutto questo!” Dolores accese uno
spinello, lo diede da fumare a Iradi e una volta aspirato profondamente il fumo lo porse alla contrariata
Danielle. Dolores, mentre Iradi teneva ferma Danielle, gli fece aspirare il fumo dello spinello, poi le mise in
bocca un batuffolo di cotone imbevuto di una sostanza che la fece dormire. Una volta che la ragazza fu
addormentata, Dolores posizionò i fuochi delle torce vicino a lei per riscaldarla e Iradi tirato fuori dallo zaino,
la sua attrezzatura per i tatuaggi, iniziò a disegnare sul corpo di Danielle. Quando la bionda Danielle si svegliò,
si ritrovò disegnata sulla parte davanti del corpo, dalla vita al seno, un cavallo unicorno alato e di dietro un
angelo che le occupava completamente la schiena fino alle natiche. Dalle spalle le scendevano dei rami
intrecciati che le cingevano tutto il corpo con dei disegni floreali. Ai due capezzoli pendevano due piercing ed
un piccolo brillantino usciva dalle labbra vaginali completamente depilate. Danielle, ritrovandosi conciata in
quel modo si mise a piangere. Dolores la prese dolcemente per il mento, dicendole “Adesso sei una strega
anche te!” Danielle si rivestì infreddolita, i fuochi erano spenti a parte la torcia che teneva Dolores, mentre
Iradi prendeva lo zaino. Dall’interno del cunicolo dell’uscita si intravedevano i fuochi dell’annunciato
spettacolo della notte di San Giovanni e si sentiva il vociare del pubblico che avanzava nella grotta. Dolores
ebbe l’idea di spegnere la torcia e annerirsi la faccia di cenere in modo da camuffarsi da streghe che
partecipavano allo spettacolo, così nessuno poteva insospettirsi quando calarono urlando giù dalla fessura
della grotta in mezzo alla folla. Quando giunse nella grotta il corteo delle streghe ufficiale, le ragazze
terminarono il loro piccolo show e mischiandosi alla folla si dileguarono uscendo dalla grotta. Salite in
macchina tornarono a St. Jean de Luz per la sera finale della festa di San Giovanni e durante il viaggio Danielle
stette tutto il tempo muta, si sentiva la pelle bruciare e una terribile sensazione di essere stata violata. Oramai,
pensò che fosse abituata a essere la vittima sacrificale delle pazzie degli altri, i buchi dell’eroina, le brutali
sodomizzazioni al teatro dell’ebreo e adesso tatuaggi e piercing nelle sue parti intime. ‘E’ il mio destino! Le
mie stigmate maledette!’ pensò.

L’amico egiziano di Danielle non rispondeva più ai ripetuti messaggi di Danielle alla chat di facebook e mentre
lei era al computer apparì in videoconferenza Iradi, facendola trasalire “Buonasera! Come stai Fata?” “Bene!”
rispose freddamente lei. Iradi sentì la freddezza di Danielle e pensò di cambiarle umore facendole vedere i
bambini a video. “Salutate la fata Danielle! Dai bambini!” e i bambini dissero all’unisono un ciao a Danielle.
Lei dall’altra parte del video, sorrise e rispose al saluto. “Continuiamo la favola dell’altra sera?” disse Iradi “Sii!
Che bello!” risposero i bambini. Iradi si mise a raccontare “Danielle, quando si risvegliò dagli effetti del frutto
avvelenato, pianse!” “Non morì!” disse la femmina di mezzo. “No!” rispose Iradi “Fortunatamente, la pozione
che gli avevano messo nel frutto, aveva un effetto temporaneo. Durante il viaggio di ritorno dalla grotta, le
tre incontrarono Oscar ed Erik che avevano preparato una fenomenale pozione magica, che faceva volare chi
l'avesse bevuta. Però l'effetto durava fino a quando l'orologio scoccava la mezzanotte. Si incamminarono
lungo il bosco fino a quando giunsero in un paese vicino, che oramai si era fatta notte. Videro dei fuochi di
torce appese alle case e gente che cantava e ballava, incuriositi seguirono la folla fino ad arrivare in una grande
piazza, dove c'era un enorme falò. Si stava svolgendo la festa della notte di San Giovanni. Dolores pensò di
attirare l'attenzione della gente, si mise vicino al falò della piazza e gridò alla folla. 'Gente udite, udite. I miei
compagni maghi che vengono da lontano, hanno portato la pozione magica che fa volare!' e la folla si mise a
rumoreggiare. Qualcuno disse che era una menzogna di falsi imbonitori. 'Se non ci credete, la mia compagna
strega, la berrà e volteggerà sopra alle fiamme di questo falò!' La gente rumoreggiava e tante persone si fecero
una grossa risata. I maghi Oscar e Erik portarono degli alambicchi. Dolores chiese che venisse portato un
pentolone vuoto. Appena il contenitore venne sistemato nella piazza, Dolores gli versò dentro il contenuto di
un alambicco ed il fuoco vicino diventò viola e versò l'altro alambicco che fece diventare le fiamme del fuoco
azzurre. La folla a vedere tramutarsi del colore del fuoco da rosso a viola ed azzurro, si allontanò dal fuoco e
dal pentolone. La strega Iradi si avvicinò con un mestolo al pentolone e mischiò a lungo la pozione, poi
se ne verso un sorso vicino alla bocca. Improvvisamente iniziò ad alzarsi in cielo ed a volare, subito si librò
sopra le fiamme poi dato che le fiamme si alzavano sempre di più lambendo i suoi piedi. Si mise a volare da
una parte all'altra della piazza, posandosi sopra un albero. Il pubblico rimase a guardarla a bocca aperta, non
credeva ai propri occhi. I più tanti si facevano il segno della croce, alcuni gridavano 'Arrestatele sono delle
Streghe!' Al veder accorrere le guardie con le lance anche la strega Dolores, la fata Danielle e i maghi Oscar
ed Erik, si precipitarono a bere la pozione per spiccare il volo e scappare dalle lance delle guardie. Il pubblico,
si divise in due, chi faceva il tifo per le guardie affinché con le lance riuscivano ad infilzare le streghe e i maghi
volanti e chi faceva il tifo per le streghe e i maghi, affinché scappassero via dalle guardie! Ad un certo punto
un abitante del villaggio, completamente ubriaco, bevve tutta la pozione contenuta nel pentolone e volò tanto
in alto, su nel cielo che non lo videro più!" Iradi vedendo che qualcuno dei bambini sbadigliava, interruppe il
racconto, dicendo "Domani sera, vi racconterò il resto del racconto! È ora di fare la nanna." "No Zia!" disse
una bambina "Dicci come va a finire!" "Domani Cara! Te lo prometto!" E Iradi gli diede un bacio sulla fronte.
"Salutate la fata Danielle!", disse Iradi mentre metteva i bambini a dormire. Dopo venti minuti, Iradi si
ricollegò all'utente Danielle la peinture e sullo schermo riapparve la faccia efebica della bionda Danielle. "Sono
andati a dormire e finalmente posso parlarti da sola!" disse Iradi. "Cosa vuoi da me?" rispose Danielle "Tu e
la tua amica, mi avete lasciata in balia di quei giovani pellegrini di Compostela, dopo che li avete derubati! Se
non fossi riuscito a scappare mi avrebbero violentata o denunciata alla polizia come vostra complice!" disse
Danielle con tono piccato. Iradi le rispose con voce affranta "Ti chiedo scusa! Dopo quell'episodio io e
Dolores..., forse dal rimorso di averti lasciata in balia dei pellegrini che avevamo derubato, siamo diventate
sempre più incattivite da quella cazzo di vita che conducevamo. Io mi sono data alla cocaina, lei se ne accorse
e mi trattava sempre più male, ed io le rispondevo. I soldi non bastavano più, una volta esasperata e con il
vizio della coca che si era impadronito di me, le ho piantato un coltello alla gola, dicendole di andare a
chiedere i soldi a sua madre." Iradi pianse. Forse Danielle capì che era sincera, le disse di smetterla. Poi
Danielle le ricordò quando la aveva conciata con i tatuaggi ed i piercing, mostrandogli la sua pelle nuda piena
di suoi tatuaggi. "Danielle!" rispose Iradi, asciugandosi le lacrime "Per un miracolo di Santiago de Compostela.
Dolores prima di andare da sua mamma mi ha fatto entrare nella famosa Chiesa del Santo, lei che era così
colta, così salutista, così amante della vita. Una ragazza della strada, che non beve, non fuma e non si droga!"
"Ma è mica morta!" rispose allarmata Danielle. "No! Per fortuna è viva e vegeta! Ogni tanto, quando riesce a
collegarsi con questi apparati, mi manda i saluti!" rispose Iradi. "Grazie ai soldi di sua mamma!" continuò Iradi
"Ho aperto il negozio di tatuaggi a San Sebastian, lavorando alla grande ho smesso con la cocaina e qui ho
potuto riabbracciare mia sorella. Adesso, Dolores è via per il mondo a fare del bene, tipo Medici senza
frontiere e Greenpeace. Dolores la puoi trovare dove ci sono conflitti e profughi. Adesso io ho bisogno del tuo
aiuto. Non posso certo chiedere degli altri soldi a sua madre. Non usa facebook e non saprei come
rintracciarla! Ma non sono per me! Assolutamente Danielle, io vivo con poco, lo sai. Da quando ho aperto il
negozio ho messo da parte dei soldi, che bastano e avanzano per me stessa. Ma non per mantenere queste
quattro creature! Per colpa del Covid ho dovuto chiudere l'attività e non posso fare più tatuaggi. Mia sorella
fa l'infermiera all'Ospedale di San Sebastian e ha dovuto lasciarli a me e non può assolutamente vederli per il
rischio di contagiarli. Qua in Spagna, la pandemia è più tremenda che da voi, i contagi aumentano in una
maniera esagerata, siamo tutti barricati in casa!" "Povere creature!" disse Danielle "Immagino che non ci sia
un padre!" "Poi, ti racconterò Dani, è una storia lunga! Io spero di rimanere in contatto tutto il tempo della
pandemia con tè!" "Senz'altro Iradi, dimmi quanto vuoi. Io ho avuto la fortuna di incontrare uno ricco. Mi ha
abbandonato nel lusso in questa fattoria, dove vivo bene, ho due governanti che mi fanno da mangiare,
tengono la fattoria per conto del padrone. Io vado a cavallo, faccio delle passeggiate. Fortunatamente sono
in campagna, non mi manca certo l'aria come voi in città. Qui non c'è nessuno. Ma posso chiedere a loro e a
sua figlia se mi aiutano!" "No Danielle! Io non voglio che altre persone, conoscano la nostra storia di drogate,
puttane e sbandate. Meglio che la gente non conosca il nostro passato! Sai che sofferenza quando Dolores ha
raccontato tutto a sua madre. Mi sentivo una merda a vedere sua madre piangere!" "Dimmi cosa posso fare!"
implorò Danielle. "Sai Danielle!" disse Iradi con viso malizioso. "Tra le mie clienti di tatuaggi, ho conosciuto e
sono diventata molto amica, intima anche!" Il viso di Iradi, tra una parola e l'altra si fece ancora più malizioso
"Di una escort!" "Sei la solita Ira!" rispose Danielle. "Puttana! Volevi dire!" disse Iradi "La mia amica è una
puttana di lusso, di quelle che chiamano 'Escort'. E in questi giorni che gli uomini non possono incontrarla, ci
salutiamo spesso per chat e mi ha confidato che guadagna bene a diffondere le sue foto hard online!" "Non
dirmi che anche tè Ira!" disse Danielle. "Io, avendone fatte di cotte e crude, non ho niente da perdere a
mostrarmi nuda su internet!" rispose Iradi. "Ma non hai paura dei maniaci, degli stalking, di quelli che
potrebbero rintracciarti! Fai attenzione Iradi!" disse Danielle. "Un mio caro amico informatico mi ha
insegnato, sempre chattando con me, tutti i trucchi per non essere individuati, tipo usare browser non
rintracciabili, eliminazione della cronologia, dei cookies e anche delle foto e filmati che diffondo!" rispose
Iradi. "Anche filmati?" disse Danielle. "Sì con quelli, guadagno di più!" "E' hai dovuto dare dei dati, un conto
corrente! Come fai a prendere i soldi!" "Il compagno di mia sorella, ha insaputa di lei, mi ha dato l'accesso ad
un conto corrente postale, che usa solo per le transazioni su internet ed ogni volta che c'è qualcosa, io vado
in posta a prelevare il contante e faccio la spesa per i bambini. A volte riesco anche a comprare vestiti e
giocattoli. Il porno online rende! Naturalmente l'indirizzo del sito dove diffondo foto e video, me l'ha dato la
mia amica. Lo gestisce un suo ex pappone, ora emigrato all'estero con cui sono rimasti in buoni rapporti."
"Ma questi vorranno essere pagati!" disse Danielle. " A me viene trattenuta una piccola percentuale di quello
che guadagno" rispose Iradi. "Adesso!" disse Danielle "Più tardi, esigeranno da te anche gli arretrati. Verranno
a prenderti a casa! Faranno del male ai bambini!" "Smettila Danielle!" disse Iradi "La percentuale la versa per
me la mia amica Escort. Anche lei ha un cuore e sapendo che io uso i soldi a fin di bene, lo fa volentieri!" "E
io?" disse Danielle. "Io non ti ho mai chiesto un centesimo di euro per averti fatto i tatuaggi!" disse Iradi. "Vai
al diavolo Ira!" rispose Danielle. "Ci sono ragazze che mi coprirebbero d'oro per aver tutti quei tatuaggi che
hai tu! Solo per questa cazzo di pandemia che ho il negozio chiuso e quattro bambini da sfamare, altrimenti
mica starei a chiedere favori a te!" "Vuoi che mi spogli? Non basta che lo faccia tu?" disse Danielle,
guardandola dubbiosa. Iradi rispose "Io devo collegarmi a fare porcate con trastulli vari, quando i bambini
sono a dormire. I piccini al mattino si svegliano presto per la colazione, poi il collegamento internet per la
scuola per i più grandi, i giochi per tutti, fargli da mangiare, lavare la loro roba, stirare... Fare la mamma e la
porca online insieme, non posso resistere a lungo, devo anche dormire. Vuoi mica che per reggere tutto
questo debba tornare alla cocaina!" disse seria Iradi. "No quella no! Iradi! Hai i bambini! Devi controllarti!
Essere nel pieno delle tue facoltà mentali!" rispose preoccupata Danielle. "Allora! Mi aiuti!" disse Iradi.
"Certamente!" rispose Danielle, pensando a tutto il materiale pornografico che aveva trovato sul computer
di Dumont. "Ma niente cose in diretta! Insegnami come posso mandarti le foto ed io te le... come si dice...
invio! Vedi piano piano sto imparando qualcosa anche io!" "Anche filmati?" chiese Iradi. "Si anche quelli!"
rispose Danielle, pensando ai cd che aveva trovato nell'armadio. “Benissimo! Grazie! Ti bacio e ti adoro!
Ricordati che lo fai a fin di bene per aiutarmi a sfamare queste creature, Danielle!” rispose Iradi, fornendo a
Danielle in formato scritto sulla chat di facebook, l’indirizzo di un link con le rispettive istruzioni, su cui caricare
i files da inviare agli iscritti al sito porno. Le due si salutarono e Danielle andò a dormire, posando sotto alla
tastiera il foglietto su cui aveva preso appunti di come inviare i files all’amica. Durante la notte, Danielle pensò
in continuazione a quando voleva a tutti i costi cancellare quei files compromettenti e cercava su tutti i
manuali di istruzione fornitogli dal ragazzo della postina, il modo per cancellarli. Era arrivata al punto di
cercare il modo per cancellare quelle immagini e quei filmati porno, sul motore di ricerca google, poi quando
aveva trovato quella marea di cd rom contenenti i filmati, si era scoraggiata. ‘Adesso!’ pensò che in seguito
alle suppliche di Iradi ‘Quelle sconcezze serviranno a qualcosa!’. Anche se aveva i suoi dubbi che degli uomini
pagassero per vedere quelle cose, con la rete internet satura di pornografia.

L’ultima notte della festa di San Giovanni, nella cittadina di St Jean de Luz, spirava un venticello né freddo né
caldo, che scuoteva i tendoni e le fiamme dei falò, accesi per l’occasione. Nelle piazze girava parecchia gente,
Oscar ed Erik erano arrivati con il loro trabiccolo fumante e rombante nella piazza principale. I due si erano
fermati, in un angolo non occupato dagli stands e dai falò e tra la confusione della gente, avevano iniziato a
versare dei secchi di fango sul selciato, fino a formare un cerchio col fango, che avevano racchiuso con dei
legni. Ad un certo punto si presentarono sulla piazza Dolores, Iradi e Danielle, vestite con quei bikini
fosforescenti del gioco delle carte e gli immancabili veli lunghi, colorati e con disegnate le stelle sulle spalle.
Oscar si precipitò ad accendere lo stereo del suo trabiccolo, diffondendo dalle casse, a tutto volume la colonna
sonora del film guerre stellari. Dolores con indosso il microfono ad auricolare, si mise al centro della piazza e
disse “Signori e Signori, Messieurs Dames, Hombres y Mujeres, Mister and Miss, Jaun Andreak. In questa
magica notte, assisterete per la prima volta ad un numero eccezionale, presumo mai accaduto nella storia di
St Jean de Lux e nella storia della notte di San Giovanni. La lotta nel fango in onore di Re Erodeeeee!” e
gridandolo a squarciagola, Dolores indicò Erik, vestito da Re e seduto su un trono, piazzato sopra al pianale
del trabiccolo. “Entrino le guerriere amazzoni! Luminosa come una perla, fiammante come il fuoco,
beatitudine delle beatitudini, la bionda, sfavillante Danielle” e Oscar vestito da guerriero barbaro,
accompagnò vicino a Dolores, Danielle. La maggior parte del pubblico fece dei fischi di approvazione che
accompagnarono i fragorosi applausi e le urla belluine. “Nera e misteriosa come la notte,
sinuosa come un felino, conturbante come lei sola, la perla Iradiiiiiiiii.” Oscar prese a braccetto Iradi, che con
movenze feline si fece accompagnare vicino a Dolores, al lato opposto di Danielle. “Basta con le ciance, Erode
non vuole più aspettare!” disse Dolores indicando Erik “Si dia inizio al combattimento!” gridò Dolores. Oscar
sfilò le vesti stellate e variopinte prima a Dolores e poi a Iradi, le quali entrarono dentro al cerchio pieno di
fango. Iradi, con una mossa marziale assestò un calcio su un fianco di Danielle, la quale sentì il colpo,
accorgendosi che l’amica non scherzava. Dopo due e tre calcioni di Iradi, Danielle cadde a terra e Iradi le
ringhiò “Prendimi, stupida donna. Prendimi per le gambe e vendicati!”. Danielle la guardò, poi ricordandosi
dei tatuaggi, dei piercing e di tutto quello che aveva subito da Iradi, prima che lei potesse assestarle un altro
calcio la prese per le gambe buttandola a terra. Iradi indossava degli stivaletti neri, se lì sfilò sgusciando come
un'anguilla e si buttò con tutto il peso sopra a Danielle. Le due ragazze si capovolsero diverse volte nel fango.
Iradi slacciò il pezzo sopra del bikini a Danielle e poi le mutandine. Ormai le due erano impregnate di fango e
pertanto la maggior parte della pelle scoperta delle due era celata dal fango. Iradi le mise la testa in mezzo
alle gambe, immergendosi con la bocca, emergendo sputando fango. Danielle eccitata dalla lotta, mentre
Iradi le stringeva le natiche con le unghie, gli strinse il collo con le cosce. Iradi mise le unghie nelle cosce di
Danielle per allentare la presa. Danielle allentò la presa con le gambe e con le mani afferrò le cosce di Iradi,
la quale morse una coscia di Danielle. La bionda sentendosi mordere da Iradi fino alla fuoriuscita di un po’ di
sangue, urlò, piantando le sue mani nelle natiche di Iradi. La piccolina non aspettava altro, continuando a
muoversi sbattendo Danielle a destra e manca e lei adirata mise la mano in mezzo al sedere di Iradi. La
piccoletta sembrava gradire la cosa e mise la lingua sporca di fango in bocca a Danielle, la quale disgustata
sputò e riuscì ad alzarsi in piedi tenendo immobilizzata a terra Iradi, premendola con ambedue le mani nelle
spalle. Iradi sputò saliva, fango e sangue addosso a Danielle, la quale premette con le gambe sulle gambe di
Iradi. La diabolica piccoletta se ne studiò un'altra delle sue e sentendosi senza il lembo di costume sul davanti,
prese a fare pipì addosso all’amica, lanciandole addosso un getto di fango e urina. Danielle rise della
perversione dell’amica e continuò a premerla contro il fango. Con un colpo di reni la piccoletta, tentò di
liberarsi della presa di Daniella, in parte ci riuscì e sembrò poter girare l’avversaria. Danielle che aveva
incassato molti suoi colpi, imparò a schivarne altrettanti e sfruttando la sua altezza maggiore nei confronti di
Iradi, si ritrovò nuovamente sopra di lei soverchiandola. Iradi ansimante, chiamò la fine dell’incontro a
Dolores, la quale dichiarò Danielle vincitrice, alzandole il braccio tra la folla trionfante. Quando Iradi si alzò,
mentre stringeva la mano a Danielle, le disse sottovoce che l’aveva lasciata vincere per esigenze di copione,
perché la folla identifica la bionda nell’angelo del bene e la nera nell’angelo del male e vuole che trionfi il bene
sul male. Danielle rise di gusto e abbracciò Iradi premendole il petto contro i suoi piercing del seno, visibili dal
costumino lacerato. Dolores ringraziò pubblicamente Danielle e Dolores per lo spettacolo offerto e gridò al
pubblico di fare altrettanto. Ben presto si presentarono, coloro che avevano acquistato le carte da gioco dai
colori rossi, denari e cuori, da Oscar e Dolores, le quali simboleggiavano il valore della scommessa della
vittoria di Danielle, mentre quelli che avevano scommesso per Iradi, avevano acquistato le carte dei segni dai
colori neri, picche e fiori. Ogni carta corrispondeva al valore del denaro versato dagli scommettitori e le vincite
consistevano nel numero di baci che si dovevano ricevere dalla vincitrice a seconda del denaro elargito. Erik
vestito da Re Erode, fece salire sul pianale del trabiccolo, Iradi da una parte e Danielle dall’altra, mentre dal
di sotto, Oscar con una gomma collegata ad un serbatoio del trabiccolo, lavava con acqua tiepida le due
ragazze dal fango. Dolores faceva salire, uno alla volta, in base al valore della carta presentata, coloro che
avevano scommesso sulla vittoria di Danielle. Ogni persona che si avvinghiava alla bionda veniva innaffiata
con la gomma da Oscar, mentre riceveva puntualmente i baci di Danielle. Dolores per consolare i numerosi
scommettitori di Iradi sconfitti, lì invitò a formare una torre umana, come di solito fanno i gruppi folkloristici
in queste feste, con Iradi, ripulita dal fango e con indosso un accappatoio in cima a tutti. Dolores chiamò quelli
che avevano acquistato le carte nere e mentre ritirava le carte, dispose un gruppo di persone robuste,
facendole accucciare a terra. Sopra di loro fece salire delle altre persone e via dicendo, fino a che in cima si
misero due persone che reggevano Iradi. Mentre la torre si innalzava, Danielle continuava a baciare persone,
sotto gli effluvi di acqua della gomma di Oscar. L’ultimo beneficiario dei suoi baci, che aveva pagato la quota
più alta, ed era parecchio ubriaco, si strinse al petto della ragazza. Lei non evitò la stretta, nonostante Oscar
continuava a darci dentro con la gomma puntando il getto al massimo della potenza addosso al ragazzo
ubriaco. Infine, l’ultimo uomo rimasto con Danielle, quando le attenzioni del pubblico erano tutte per Iradi
che si era innalzata sulla torre umana, la fece scendere dal pianale, accompagnandola dietro agli stand, fino
a finire in una zona buia e nascosta della piazza. Danielle lasciò campo libero all’uomo, sperando in cuor suo
di evadere dalla compagnia di Iradi e Dolores. I due fecero all’amore mentre Iradi si appendeva ai fili dei
festoni che campeggiavano in alto, volteggiando tra gli stand e i lampioni della piazza dove erano fissati. Ad
un certo punto si udì un tonfo, un ragazzo ubriaco fradicio cercando di imitare Iradi, si era sfracellato a terra.
L’uomo che faceva l’amore con Danielle si dileguò e lei uscendo da dietro le impalcature degli stand, vide al
centro della piazza un uomo riverso per terra, con la testa tutta insanguinata. Dolores abbracciava Iradi, Oscar
ed Erik si erano precipitati vicino l’uomo, Erik cercò di praticare la respirazione bocca a bocca, l’uomo aveva
gli occhi sbarrati e non si muoveva. Arrivò un’ambulanza, da cui scese un dottore che visitò l’uomo a terra e
prima di farlo portare via, lo coprì con un telo bianco, questo era il segnale inequivocabile che l’uomo era
morto. La folla passò dallo sgomento alla ferocia, le donne additarono Iradi e le compagne come puttane, ree
di avere eccitato gli uomini ubriachi, fino a causare la tragedia dell’uomo che ha voluto imitare Iradi e si è
schiantato a terra. Puta, putain era la parola più urlata della piazza all’indirizzo di Iradi, Danielle e Dolores,
che finirono strattonate e spintonate dalla folla di ragazzi e ragazze rabbiose. Visto che erano seminude, nella
confusione qualcuno ne approfittò per allungare la mano. Dolores usò il suo velo a protezione di Iradi, la più
bersagliata essendo rea di essersi appesa alle funi dove poi era precipitato l’uomo, mentre il gigantesco Erik
si parò davanti alle ragazze, che aiutato da Oscar spingevano via la gente, mostrando anche i pugni, fino
all’intervento della polizia che li prelevò caricandoli su un furgone cellulare. Arrivati al Commissariato di
Polizia della cittadina, con brusche maniere furono condotte davanti al Commissario. Iradi scalciò come una
mula, dando del porco al poliziotto che l’aveva trascinata a braccetto. Il Commissario, un tipo altezzoso con i
baffetti, gridò di fare silenzio e non dire parolacce, altrimenti saranno accusate per resistenza e ingiurie a
pubblico ufficiale. Dolores disse al Commissario “Signore, io sono la figlia di un ufficiale dell’esercito spagnolo
ucciso dall’ETA e noi non siamo terroriste, il nostro aspetto non permette a nessuno di abusare di noi!” Il
Commissario rispose arrabbiato “Nessuno, abuserà di voi! Signorina! Voi siete accusate di vagabondaggio,
spettacoli non autorizzati in pubblica piazza e atti osceni in luogo pubblico, in quanto avete fatto quasi nude
la lotta nel fango, istigando le persone. Come quel giovane, che se non ci foste stati voi a fare le trapeziste del
circo, non si sarebbe certamente schiantato a terra!” “Ci dispiace molto per l’accaduto ma noi non abbiamo
nessuna colpa!” rispose Dolores “Io mi sono sgolata al microfono per dirle di scendere!” “Questo lo accerterà
il giudice!” disse il Commissario “Per le accuse che vi ho letto, oggi sarete ospiti delle nostre celle!” Il
Commissario fece cenno all’unica donna poliziotto presente, la quale si avvicinò e ordinò a Dolores, Iradi e
Danielle di seguirla, mentre Oscar ed Erik dovettero seguire un poliziotto. Le ragazze furono chiuse dentro ad
uno stanzone adibito a cella, pieno di donne arabe tutte intabarrate con il velo, mentre loro erano coperte
solo dai veli usati per lo spettacolo. Il fetore dello stanzone era terribile, le tre nuove arrivate si misero in un
angolino. Ad un certo punto una donna si sdraiò per terra ansimando, Dolores, Iradi e Danielle si fecero avanti.
Una donna più anziana le fermò, gridando parole incomprensibili. “Merde Allah” rispose piccata Dolores, che
dopo si recò al lavandino, dal lavabo incrostato dalla sporcizia e facendo scorrere il rubinetto prelevò
dell’acqua da un bicchiere di carta e andò a porgerla al donnone tutta coperta. Il donnone prese il bicchiere
d’acqua gridando a Dolores delle frasi incomprensibili. “Merde! Questo è il tuo ringraziamento!” rispose
Dolores. La donna per terra continuava ad ansimare e mentre la più anziana gli diede l’acqua da bere, le altre
donne arabe tutte quante coperte dalla testa ai piedi, andarono a riempire una bacinella d’acqua. Una le si
avvicinò per toglierli le mutande da sotto la lunga veste. La donna distesa gridava ed ansimava. Dolores intuì
che era incinta, si mise a chiamare la guardia a squarciagola. Le donne arabe, la guardarono con occhi di
fuoco. Arrivò un poliziotto e le donne arabe si precipitarono a coprire con alcune parti delle loro vesti la donna
distesa. La più anziana di tutte si mise a sbraitare. Dolores gridò “Chiamate l’ambulanza o questa vi partorisce
qua!” Il poliziotto di guardia aprì lo spioncino della porta e gridò “Fate silenzio!” sibilando “Merde! Ci
mancavano anche gli emigranti arabi!” e corse a chiamare l’ambulanza. Arrivò l’ambulanza e la più anziana
delle arabe si mise a gridare, ponendosi davanti alla porta della prigione insieme a tutte le altre, come a non
volere fare entrare i barellieri dell’ambulanza. Quando la guardia aprì, si trovò davanti una torma di donne
scatenate che sbarrava l’entrata della cella. Dolores, Iradi e Danielle ne approfittarono dell’assenza delle altre
per andare vicino a quella distesa. Mentre l’unica araba rimasta al suo capezzale continuava a riempire il
catino dell’acqua. Ad un certo punto Dolores vide una testa affiorare dal grembo della donna, “Ci siamo!”
gridò Dolores, emozionatissima. Iradi teneva ferma la donna e Danielle impaurita faceva altrettanto. La donna
araba si precipitò con il catino. Il poliziotto si mise a sparare in aria per cercare di allontanare le altre
dall’ingresso della cella, ma le arabe erano irremovibili e restie a muoversi. Dopo qualche minuto, la donna
araba e Dolores si aiutarono la donna a partorire un bel bambino. La più anziana, raccomandando alle altre
di lasciare passare gente da questa porta solo al suo segnale, si precipitò dalla partoriente, tagliò il cordone
ombelicale con le maglie della pesante collana che aveva al collo e quando l’altra donna coprì con un telo il
ventre e le gambe della partoriente. Diede il segnale di lasciare entrare altra gente dentro la cella. Come le
altre donne allentarono la permanenza sull’uscio della cella, furono travolte dal poliziotto e dai barellieri che
caricata la donna sulla barella, la portarono all’Ospedale, mentre una Dottoressa prese il bambino dalle
braccia di Dolores. La donna più anziana pianse e disse parole di ringraziamento a Dolores ed alle sue amiche,
incomprensibili a loro ma che si capiva il senso dall’affetto con cui venivano pronunciate. Il giorno dopo
Dolores dovette accompagnare scortata dalla polizia, la madre per la dichiarazione del neonato in Comune.
L’impiegato comunale impallidì, quando vide davanti a lui una delle protagoniste della tragica notte di San
Giovanni e vedendo le poliziotte che la scortavano, si quietò pensando che Francois, il ragazzo morto, avrebbe
avuto giustizia. Terminato l’iter burocratico del riconoscimento del nascituro, un agente accompagnò la
neomamma in Ospedale dal figlioletto e l’altra riportò Dolores al Commissariato. L’indomani mattina, riuniti
Oscar, Erik, Dolores, Danielle e Iradi dalle rispettive celle, furono condotti con un furgone cellulare al tribunale
di Bayonne. Per il processo da effettuare per direttissima per via del morto, i cinque furono ricevuti in uno
stanzone da un giovane Avvocato. Era stato nominato come Avvocato d’Ufficio, il giovane neolaureato Louis
Bayeu, eloquente parlatore fino alla noia, dalla cui inesperienza le autorità speravano in cuor loro che
perdesse la causa, in maniera da incolpare i girovaghi della morte di Francois. Anche se si era trattata di una
fatalità, l’influente Sindaco di St. Jean de Luz, aveva convinto la famiglia del defunto che Dolores, aveva
incitato il pubblico con il microfono a raggiungere Iradi, sospesa per aria. Bayeu, giovane saccente che a causa
della sua scocciante parlantina, non godeva delle simpatie delle autorità locali, si era preparato. Data la sua
amicizia, con una poliziotta della sezione informatica del locale dipartimento, innamorata di lui ma non
corrisposta, aveva raccolto tutte le informazioni possibili sul quintetto che doveva difendere. Bayeu aveva
letto che Danielle, aveva precedenti di droga e prostituzione, redenta dall’essere stata la donna di un Agente
dei Servizi Segreti di cui il nome era coperto da omissis. Aveva frequentato la Scuola privata d’Arte con ottimo
profitto da cui era stata mandata a St. Jean de Luz per i restauri della locale Chiesa. L’ Avvocato pensò di
chiederglielo “Signora Danielle e i restauri nella chiesa di St. Jean de Luz, come sono andati a finire?” Danielle
rispose “Quando mi sono presentata, il parroco mi ha detto che non ne aveva bisogno, specie in questo
periodo che c’era la festa di San Giovanni. Lui mi disse che aveva richiesto da tempo questi restauri alla scuola.
Ma la scuola non poteva certo mandarmi, mentre frequentavo il corso, doveva aspettare che imparassi
qualcosa. No?” L’Avvocato rispose “Le ho fatto questa domanda, perché è probabile che gliela farà il giudice,
insinuando che un ex tossicodipendente, non si sarà presentata a fare il lavoro, avendo incontrato gli artisti
di strada. Se lei mi ha detto la verità non tema di ripetere queste cose al giudice, senza aggiungere nient’altro
e non ci saranno problemi”. L’Avvocato continuò a fare domande a tutti, raccomandando di non dire niente al
giudice, di parlare solo se si è interrogati. Quando venne il turno di Dolores, l’Avvocato capì che aveva davanti
a sé una donna colta e diversa dalle altre. D’altronde il suo curriculum era da lode. Dolores era stata prima
della classe nelle migliori scuole di Spagna. Suonava il pianoforte, aveva vinto coppe e trofei nello sci, nella
scherma e nell’equitazione. Avrebbe avuto senz’altro una carriera nello sport, inquadrata in qualche corpo
militare come figlia di un ufficiale dell’esercito spagnolo. Poi, la sua brillante carriera si interruppe a causa
della morte del padre straziato da una bomba dell’Eta. Mentre parlava con Dolores, Bayeu subì il fascino della
donna, fino ad innamorarsi di lei. Alla fine, quando il poliziotto del tribunale chiamò tutti a presentarsi in aula,
l’Avvocato disse “Ragazzi, ho recuperato da gente presente alla festa, alcune video registrazioni di quella sera.
Si sente chiaramente la Signorina Dolores, dire al microfono ripetutamente, al ragazzo di scendere. La corda
dove dapprima si era issata Iradi, non poteva assolutamente reggere il peso del ragazzo.” Poi Bayeu, fece
vestire in fretta e furia i ragazzi, con vestiti eleganti portati appositamente da lui agli imputati. "Davanti al
Giudice non dovete presentarvi con i soliti vestiti della strada. Sarete colpevoli in partenza! Così andrà meglio.
Fidatevi di me!" disse Bayeu prima di farli uscire con l'Agente.
Nell’aula del tribunale, sedeva su uno scranno il Giudice. Danielle, da quando era entrata nel tribunale,
tremava, Bayeu se ne accorse e le sorrise, facendo cenno di stare tranquilla. Venne invitato a parlare per conto
dell’accusa il Commissario della Polizia di St. Jean de Luz, il quale disse dei reati a cui erano accusati i cinque
imputati, vagabondaggio, spettacoli non autorizzati in luogo pubblico e contrari alla pubblica decenza, come
si poteva vedere nei filmati, proiettati nell’aula.
L’Avvocato Bayeu, chiese al Commissario, perché, se gli spettacoli erano così proibiti, non aveva redarguito i
cinque artisti di strada, dopo la loro esibizione nelle piazze di St. Jean de Luz, la prima sera della festa di San
Giovanni. Il Commissario rispose, che il loro compito era che le manifestazioni non degenerassero, come
purtroppo è successo l’ultima sera. Quella sera, aggiunse il Commissario della polizia locale, le ragazze qui
presenti si presentarono alla folla, praticamente quasi nude e con la loro esibizione della lotta nel fango,
hanno eccitato la gente già alterata dai fumi dell’alcool, da cui è scaturito il fattaccio del ragazzo schiantatosi
a terra, per raggiungere la ragazza che si era arrampicata sulle funi dei festoni. Dopo il Commissario, parlò il
Sindaco di St. Jean de Luz, il quale annunciò solennemente che il Comune si era costituito parte civile contro
i cinque che con i loro lascivi spettacoli, avevano turbato la festa di San Giovanni fino alla tragica fine del
ragazzo Francois. E per i loro reati di vagabondaggio e spettacoli non autorizzati, per cui erano stati fermati
dal Commissario, la sua autorità di Sindaco, gli permetteva di emettere un bando di allontanamento perenne
degli imputati, dal territorio di St. Jean de Luz.
Infine, fu’ chiamato a testimoniare il Parroco di St. Jean de Luz, che parlò di spettacoli immorali e blasfemi,
parodiando il Santo Giovanni, eseguiti dai cinque.
L’Avvocato Bayeu vedendo il Parroco a testimoniare si illuminò, dicendo fra sé ‘Se le parole della Signora
Danielle sono vere come penso, questo è uno degli assi che può portarmi a farmi vincere il processo’.
Dopo il riepilogo di quanto detto dai testimoni dell’accusa da parte dell’Avvocato di parte civile del Comune,
il Dott. Clemence Arruby, Presidente dell’Ordine degli Avvocati locale, l’Avvocato Bayeu chiese al Parroco se
le risulta che l’imputata Signora Danielle, era stata mandata dalla Scuola d’arte parigina ad effettuare dei
restauri nella sua Chiesa e lui si rifiutò di farli eseguire. Il Parroco rispose affermativamente ed aggiunse “E’
ovvio che nei giorni della festa di San Giovanni, non potevo fare mettere un cantiere nella Chiesa!” Bayeu
disse “Vostro onore, la qui imputata Signora Danielle, una ex tossicodipendente prostituta, ai margini della
nostra società, che ha trovato la redenzione grazie ad un servitore dei nostri Servizi Segreti, come leggerà
nelle sue carte. Iscrivendosi al corso della scuola d’arte, che alla fine del periodo di insegnamento la inviava
ad effettuare i restauri presso la Chiesa di St. Jean de Luz, offrendo alla donna, una possibilità di riscatto alla
sua vita tribolante. E per un mero errore di calcolo dei responsabili della scuola d'arte di Parigi che
evidentemente ignoravano il periodo delle celebrazioni della festa di San Giovanni nella Chiesa di St. Jean de
Luz, la donna qui presente non ha potuto svolgere l’onesto lavoro per cui era stata inviata! Tutto questo
possiamo saperlo, sentendo direttamente i responsabili della scuola. I quali avranno ricevuto l’istanza del
Parroco nell’effettuare i restauri e si saranno messi d’accordo con lui sull’inizio dei lavori.” “Io mica mi ricordo!”
disse il parroco “Pensavo che mi mandassero la persona per i lavori subito. Da quando il Segretario della
Diocesi ha inviato la lettera di richiesta alla Scuola d’Arte di Parigi, che io ho firmato!” “Ecco!” disse Bayeu
“Potremmo farci portare dal Segretario della Diocesi, copia della lettera firmata dal qui presente Parroco e
anche di tutta la corrispondenza intercorsa con la scuola, per conoscere il periodo quando dovevano iniziare
i lavori” “E’ un particolare di poco conto, che esula dalla morte del ragazzo!” disse l’Avvocato Arruby.
“Evidenzia lo stato di prostrazione della fine del sogno di redenzione, dovuta alla mancanza di lavoro, della
Signora Danielle, una delle imputate!” disse l’Avvocato Bayeu. “E con questo dove vuole arrivare? Giustificare
il comportamento lascivo della Signora Danielle, come una debole che si è lasciata fuorviare dalle altre!” disse
sprezzante l’Avvocato Arruby mentre Dolores e Iradi presero a guardare in cagnesco Bayeu. "Vostro onore,
siamo in presenza di una ex prostituta e tossicodipendente, un’ altra, figlia di pericolosi terroristi dell'Eta che
hanno seminato morte e terrore. Due persone senza fissa dimora, ed una…" L'Avvocato Arruby fece
volutamente una pausa, toccandosi i suoi baffoni bianchi "Una ragazza dalla brillante e formidabile carriera
nello sport. Poi per colpa di un destino avverso si è trovata senza padre, valente ufficiale dell'esercito
spagnolo. Il quale lei disonora, guidando una specie di corte dei miracoli, che fa uso di sostanze stupefacenti.
Gli esami tossicologici eseguiti dai sanitari della polizia sugli imputati, che ho in mano, parlano chiaro, abuso
di alcool e sostanze cannabinoidi! Invito l'Avvocato Bayeu ad eseguire esami tossicologici sugli imputati,
tramite un laboratorio indipendente, in quanto quello della polizia, lui obietterà che potrà essere di parte!"
“Vostro onore!” Disse Bayeu agitando un libro “Questo libro, l’ho trovato tra il materiale sequestrato agli
imputati. Spero che glielo restituirete in quanto credo che nessuno pensi che Francois sia morto a causa degli
oggetti in possesso degli imputati!”. “Venga al dunque, Avvocato Bayeu!” rispose il giudice. "Questo libro si
intitola 'Le Streghe di Zugarramurdi'" disse Bayeu indicando con il dito il titolo del libro che teneva in mano.
"Narra una storia realmente avvenuta intorno al 1600, nel paese di Zugarramurdi a 25 chilometri di distanza
da St. Jean de Luz, appena passato il confine spagnolo! Duecentottanta persone furono accusate di
stregoneria dalla Santa Inquisizione di cui trentuno incarcerate e cinque, un numero equivalente a quello dei
nostri imputati, mandate al rogo. Posso dedurre che la storia si ripete. St. Jean de Luz città non lontana da
Zugarramurdi e nella persona della sua massima autorità, il Sindaco, si accanisce contro cinque persone che
vestono diverso da noi, non hanno casa, si aggirano nelle nostre zone e vivono facendo spettacoli da
saltimbanchi, come i trovatori della nostra tradizione francese, che hanno lasciato una traccia nella nostra
civiltà e sono studiati dai nostri ragazzi sui banchi di scuola. St. Jean de Luz è vicina alla Spagna, nazione che
io rispetto e per certi aspetti amo. Una terra le cui passioni esplodono come un vulcano nel bene e bel male,
vedi la Santa Inquisizione, la guerra civile, le Chiese bruciate, le ritorsioni del regime franchista e la corrida.
St. Jean de Luz, appartiene alla repubblica francese e non ha niente a che vedere con le pulsioni della vicina
terra iberica. Qualcuno dirà che è una città basca. E’ libero di pensarlo! Giuridicamente è una cittadina
francese, la cui bandiera ha tre parole come motto Libertè, Egalitè e Fraternitè. La Francia è stata una delle
prime nazioni che si affacciano nel mar Mediterraneo ad accettare la moda del topless nelle spiagge e ci si
scandalizza per tre ragazze in costumi succinti. Se così fosse nei teatri e nei cabaret della nostra capitale,
Parigi, dovremmo imporre il burka a tutte le ballerine! Qualcuno mi può dire! St Jean de Luz è lontana dal
mar Mediterraneo e ancor più lontana da Parigi! Ma è sempre in terra francese. Terra dei trovatori, dei
cantastorie che giravano di piazza in piazza, di fiera in fiera!" "Caro collega!" disse Arruby "Lei ha la fortuna di
essere giovane e di non avere i baffi bianchi e pochi capelli come me! Lei parla di modernità e di conquiste
del costume! Tutte cose sacrosante! Ma non bisogna dimenticare perché siamo qui! Perché è morto un
ragazzo. Se non c'erano gli imputati a fare i loro spettacolini, Francois avrebbe smaltito la sua sbornia in altro
modo e non avrebbe seguito quella trapezista, non autorizzata da nessuno a librarsi nell'aria con le corde!"
"Esimio Avvocato Arruby!" rispose Bayeu agitando dei documenti con la mano "Delle carte mediche le ho
viste anche io! È il responso dell'autopsia eseguita sul povero Francois! Eseguita dal Dott. Dupont, per conto
di questo tribunale, massima autorità competente, e in esse c'è scritto che oltre ad essere ubriaco, Francois,
ahime, aveva assunto sostanze stupefacenti!" I genitori, i parenti e gli amici di Francois, presenti tra il pubblico
nell'aula si agitarono e rumoreggiarono. "Cocaina!" esclamò Bayeu, "Nell'autopsia c'è scritto cocaina!" Dai
banchi degli amici e dei parenti di Francois si levò qualche insulto rivolto a Bayeu. Il giudice tuonò "Fate
silenzio. O sarò costretto a far sgombrare l'aula!" Bayeu aggiunse "La polizia di St Jean de Luz, dovrebbe
controllare meglio le persone che partecipano alle feste. Dove circola tanta gente, come in queste occasioni,
è noto che girano le sostanze stupefacenti. L'alcool non basta più per stordirsi è una cosa da vecchi e poi rende
impotenti. Le altre sostanze è dimostrato scientificamente che non fanno far cilecca sessualmente! E la polizia
perquisendo gli imputati non ha trovato un grammo di sostanza proibita!" "L'hanno fumata tutta! Collega!"
gli fece eco Arruby. "Vostro onore, immagino che lei sia stufo di sentirci parlare! Sarà meglio vedere i filmati
della serata di San Giovanni! Dove si sentirà che l'imputata Dolores, quando Francois si è arrampicato ai cavi
appesi nella piazza per seguire l'imputata Iradi, ha ripetuto più volte al microfono, di scendere sia a Francois
che all’amica che era per aria. Ma purtroppo i suoi richiami non sono stati ascoltati da Francois!" Il giudice
ordinò al tecnico di proiettare su un telo avvolgibile i filmati della serata. Quelli forniti dall'Avvocato Bayeu e
quelli della polizia. In quelli portati da Bayeu si sentiva chiaramente la voce di Dolores "Scendi o faccio
scendere Iradi" "Lo spettacolo lo facciamo noi e rischiamo noi, non vogliamo che altre persone rischino. Sei
pregato di scendere ragazzo! Iradi scendi, sospendiamo lo spettacolo, prima che questo rischi di sfracellarsi!
Ahh aiutooo! Nooo!" Nei filmati portati dalla polizia la voce di Dolores si sentiva meno nitida, ma le parole
erano le stesse identiche. Invitavano il ragazzo a scendere e Iradi a terminare lo spettacolo!" Bayeu disse finito
il filmato "Le perizie tecniche hanno stabilito che quella corda non poteva reggere il peso di Francois!
L'imputata Iradi pesa la terza parte in meno di quello che pesava lui!" Dai banchi dove stava il pubblico si
sentivano degli insulti. "La seduta è sospesa!" gridò il Giudice "Agenti fate smettere gli insulti o li faccio
arrestare tutti!" Il giudice si alzò e andò in camera di consiglio. Bayeu fece il gesto dell'ok agli imputati.
Dolores, lo guardò sorridendo. La polizia portò fuori dall'aula il fratello di Francois che continuava ad insultare
Bayeu.
Quando ritornò il Giudice, lesse la sentenza di assoluzione degli imputati dall'accusa di favoreggiamento della
morte di Francois, in quanto si è trattato chiaramente di una disgrazia, causata unicamente dallo stato
psicofisico alterato della vittima che non ha valutato le conseguenze fatali del suo gesto. Il Giudice formulò
l'accusa di spaccio di cocaina a carico di ignoti, nello specifico della dose fornita a Francois e ordinò l'apertura
di indagini per scoprire il responsabile dello spaccio. In conclusione, mentre Dolores, Iradi, Danielle, Oscar ed
Erik si abbracciavano e baciavano, il Giudice annunciò che rimanevano a carico degli imputati le accuse di
vagabondaggio e spettacoli non autorizzati, contrari alla morale, come si evinceva dai filmati esaminati
durante l'udienza. Pertanto, a carico degli imputati, sancì una pena pari ad una multa di 600 euro,
comprensiva delle spese processuali e l'interdizione, stabilita dal Sindaco a mettere piede entro i confini della
città di St. Jean de Luz. L’Avvocato Bayeu obiettò sulle spese a carico degli imputati. "Può fare ricorso!" disse
il Giudice "Arrivederci!" Tutto quello che il quintetto aveva guadagnato con gli spettacoli, ammontava a 500
euro. 100 euro ce li mise Bayeu e i cinque furono finalmente liberi di andarsene. Bayeu, espresse il suo
rammarico per la partenza dei cinque. Tutti quanti lo ringraziarono per avergli regalato 100 euro oltre ad
avergli difeso in tribunale. "Ero sicuro che eravate innocenti! La città intera si era accanita contro di voi! Non
era giusto! Quel Francois si è ammazzato da solo! È stata una fatalità! Ubriaco e fatto com'era poteva uccidersi
andando in macchina! O peggio uccidere qualche d'un altro!" Diede a Dolores un anello da donna con
incastonata una preziosa perla, dicendo "E' della mia povera mamma, mancata qualche mese fa! Lei era
maestra, sono diventato Avvocato per fare contenta lei, che ci teneva tanto! Sono figlio unico, non ho né
sorelle, né cognate che lo possono pretendere! Lei da lassù sarà contenta! Dolores però questo anello deve
onorarlo. Sono certo che lo farà, conducendo una vita meno movimentata! Faccia pace con sua madre! Vivrà
meglio!" Dolores lo baciò in bocca e poi insieme a Danielle, Erik ed Oscar a cui la polizia aveva sequestrato
definitivamente il trabiccolo, in quanto veicolo non omologabile, partì seduta davanti nella Peugeot 106
guidata da Iradi, salutando con il fazzoletto dal finestrino l'Avvocato Bayeu.

Quando alla sera dopo cena Danielle accendeva il PC, dopo qualche secondo appariva sullo schermo Iradi con
i bambini in collegamento. “Buonasera Fata Danielle! Sei pronta per ascoltare una nuova puntata della
favola!” “Ciao cari! Come state?” rispose Danielle. “Benissimo! Ti vedo in formissima Dani!” disse Iradi
“Fortunatamente qui in campagna non si incontra anima viva e posso uscire, altrimenti in casa impazzirei!”
rispose Danielle. Iradi disse “Una pittrice come tè! Ha bisogno di stare all’aria aperta per l’ispirazione dei suoi
quadri!” “Mi va bene che escono delle belle giornate!” rispose Danielle. “Bene, continuiamo la nostra storia!”
disse Iradi “Dove siamo arrivati?” “Le streghe volavano” rispose la bambina più grande. “Sì! È vero!” disse
Iradi “Sono state accusate di stregoneria e di essere state ispirate dal demonio. Quando è finito l’effetto della
pozione che le faceva volare e sono cadute a terra insieme ai loro amici, sono stati condotti dai gendarmi,
tutti quanti al cospetto del tribunale dell’inquisizione. Il giudice principale era un priore con un enorme
copricapo nero in testa ed una veste nera. Ai suoi fianchi stavano due uccellacci neri. Un corteo seguiva i
gendarmi che scortavano maghi e streghe. Il capitano dei gendarmi disse al giudice priore ‘Ispirate dal
demonio, hanno bevuto una pozione che gli ha permesso di volare come quegli uccelli che stanno al vostro
fianco!” Ohhh si sentiva dalla folla. Il giudice priore si mise le mani nei capelli e disse “Oddio perdonale, non
sanno quello che fanno!’ ‘Al rogo!’ gridava la folla ‘Al rogo!’ ‘Un uomo!’ proseguì il capitano dei gendarmi, un
tal Jan Sibeliuos, ha inavvertitamente bevuto la pozione rimanente ed è sparito in cielo!’ ‘Questi luridi
peccatori blasfemi devono espiare le loro colpe davanti iddio’ gridò l’inquisitore. ‘Al rogo! Al rogo!’ gridava la
folla. Ad un certo punto si sentì uno sferragliare di cavalli, un uomo arrivò trafelato gridando ‘Allarmi, Allarmi!
Ci stanno attaccando!’ Erano le truppe del Marchese del Regno delle fate, in quanto per le solite diatribe tra
Papa e Imperatore, il Marchese si era alleato dell’Imperatore, così aveva il benestare per attaccare il villaggio
sotto la giurisdizione del Vescovo. Nella piazza irruppero miriadi di cavalli con cavalieri armati di spade e lance.
La guarnigione di soldati e i gendarmi presenti nel villaggio furono sopraffatti dai soldati nemici, l’inquisitore
gridò ‘Non potete toccarmi. Io sono stato mandato da Papa Clemente VI!’ ‘Noi siamo con l’Imperatore!” gridò
il Marchese del Regno delle fate e fece mandare al rogo l’Inquisitore con il capo dei gendarmi del villaggio e
liberò la fata Danielle, le streghe Iradi e Dolores ed i maghi Oscar ed Erik. Il Marchese disse ‘Ho sentito che
tra voi prigioniere dell’inquisizione papale, che il mio potere non riconosce, c’è una fata!’ Danielle rispose
timidamente ‘Sono io!’ Il Marchese rispose ‘Io sono il Marchese del Regno delle Fate! Quindi Lei mi
appartiene!’ disse il Marchese inchinandosi e baciando la mano a Danielle. Dopo che mollo la mano di
Danielle, il Marchese esclamò ‘Una fata del mio Regno senza anello, non può esistere!’ e ordinò ai suoi uomini
di farsi consegnare tutti gli anelli dagli abitanti del villaggio!’ Ad ogni donna del villaggio, vennero guardate le
mani e sfilati gli anelli. La moglie del capo dei gendarmi nascose il suo bellissimo anello dentro una scarpa.
Nella piazza vennero radunati tutti gli anelli, che formarono una montagnetta brillante. Il Marchese rovistò
nel mucchio, ma non trovò un anello degno della fata, era tutta bijotteria di poco valore, qualcuno con
incastonati brillanti composti da fondi di bottiglia. ‘Datemi un anello, degno di lei!’ gridò il Marchese ‘O
metterò a ferro e fuoco il Villaggio!’. La gente si impaurì, terrorizzata dalle minacce del Marchese. Le Streghe
e i Maghi vennero in suo aiuto, anche per salvare la gente del villaggio dalla sua ira, anche se volevano arderli
al rogo. Tirarono fuori dal loro armamentario una sfera di cristallo e si misero a consultarla, dicendo ‘Sfera,
sfera magica delle nostre brame, dov’è l’anello più bello del reame!’ ‘La sfera fece apparire una scarpa
femminile’. Il Marchese ordinò a tutte le donne del villaggio di togliersi le scarpe per vedere se c’era l’anello.
Alcune donne erano povere e non possedevano scarpe, mostrarono il piedino nudo e annerito al Marchese.
Lui disgustato, disse ai soldati di svuotare le poche scarpette trovate per vedere se trovavano l’anello. La
moglie del capo dei gendarmi si era messa insieme alle donne povere con i piedi scalzi, nascondendo le sue
in mezzo ad un mucchio di paglia. L’anello, gli era stato regalato da un amante, il conte di Dubois e non voleva
farlo sapere al marito, se no al rogo ci finiva lei. Ad un certo punto un topolino con una scarpa sulla testa
passò veloce sulla piazza. Il Marchese si insospettì e ordinò di recuperare la scarpa, ma il topo era velocissimo
si infilò con la scarpetta in testa in un buco della casa lì vicino. Il Marchese ordinò ai suoi uomini di entrare in
quella casa a cercare la scarpa. Dopo mezz’ora i soldati, uscirono dicendo che non avevano trovato nessuna
traccia della scarpa e tantomeno del topolino. Il Marchese era su tutte le furie. Il capo dei suoi soldati, nonché
primo consigliere del Marchese, suggerì di attirare il topolino con del formaggio. Giunsero dei soldati con
un enorme forma di succulento formaggio. La fata Danielle intervenne, dicendo che non era il caso di sprecare
tutto quel formaggio per cercare l’anello, in quanto lei non se ne faceva assolutamente niente e disse se si
poteva tagliare la forma di formaggio, distribuendolo alle donne più povere del villaggio affinché ne avessero
da sfamare i loro figli. Il Marchese ordinò di distribuire il formaggio, la moglie del capo dei gendarmi,
vergognandosi si allontanò dalle altre. Il marito pensò che si fosse messa insieme alle più povere, per evitare
la punizione del Marchese che sarebbe toccata a lui ed al priore dell’Inquisizione, come persone più
rappresentative del villaggio. Un soldato si insospettì vedendola allontanarsi e fermò la moglie del capo dei
gendarmi. Il Marchese gli disse ‘Come mai tè non vuoi il formaggio?’ Lei rispose che purtroppo suo figlio era
allergico e non poteva mangiarne. Il Marchese insistette ‘Possiamo far curare tuo figlio dai maghi e dalle
Streghe qui presenti’. Quando la più sfrontata delle donne povere, disse ‘La sua famiglia ne ha fatto
indigestione. La forma di formaggio proviene dalla sua cantina perché era il dazio che suo marito chiedeva a
noi poveretti’. ‘Al rogo!’ gridò la folla. Danielle la fata, chiese un gesto di clemenza al Marchese nei confronti
dei nuovi prigionieri. Il Marchese dopo essersi consultato con il suo consigliere disse ‘Al rogo sarebbe da
mettere voi del popolo. In quanto per ingraziarvi chi comanda, siete sempre disposti a condannare al rogo
coloro che siedono al banco degli accusati, Streghe Maghi e Fata prima e adesso i loro accusatori, il Priore
dell’Inquisizione ed il capo dei gendarmi di questo villaggio’ Io in giro, non ho una reputazione di generoso e
magnanimo, in quanto coloro che posso graziare potrebbero piantarmi un coltello nella schiena l’indomani.
Farò un’eccezione alla mia feroce condotta, soltanto se questa saggia e bella fata, acconsentirà anche senza
anello a prendere la mia mano’. All’udire queste ultime parole, la folla si mise a gridare urla di giubilo ed
evviva. La fata Danielle ed il Marchese furono maritati dal Priore dell’Inquisizione e vissero felici e contenti.”
Mentre terminava di dire queste frasi, Iradi si accorse che i bambini stavano dormendo tutti quanti, prese il
computer portatile e lo spostò in un'altra stanza, rimanendo collegata con Danielle. La quale le disse “Sì è
vero, ho incontrato un uomo ricchissimo, con cui ho condotto una vita più agiata di quella che di solito
facevo!” “Ti ringrazio tantissimo delle foto! Danielle!” disse Iradi. “Nel conto postale del mio amico, sto
ricevendo un mucchio di soldi da parte degli utenti del sito hard dove metto le foto!” Danielle rispose “Quello
è il rovescio della medaglia, di quella vita da favola che conducevo! Quelle foto volevo eliminarle, prima che
servissero a raccogliere soldi per dar da mangiare ai tuoi meravigliosi nipotini! Ma tua sorella è in prigione?”
“No, fortunatamente! Ne abbiamo abbastanza dei genitori in gattabuia! Gli hanno dato l'ergastolo quei
bastardi dei giudici di Madrid!" rispose Iradi. "Mia sorella è infermiera all'Ospedale di San Sebastian. È una
vera e propria Santa! Lotta ogni giorno contro questo fottuto virus del Covid. Lavora tutta bardata, a contatto
diretto al letto degli infettati. Ci sentiamo quotidianamente in videoconferenza, per adesso sta bene. Resiste!
Mi ha affidato i bambini per evitare di contagiarli e dorme da una collega". "Non per essere indiscreta!" disse
Danielle "E' il marito?" "Danielle!" rispose Iradi "Non ti riconosco più! Da quella che dormiva sotto le stelle e
gli importava solo riuscire a campare in questo cazzo di mondo. Ad una che si interessa delle menate degli
altri! Scherzo Danielle! Non ti offendere! È una domanda lecita. Cosa ci fanno due donne, con quattro bambini
a carico! È normale chiederselo! Non fosse mia sorella, si potrebbe pensare tranquillamente che siamo due
lesbiche conviventi con figli, di cui ha avuto con l'inseminazione artificiale all'estero! No?" "Sei sempre la
solita Iradi!" rispose Danielle. "La solita stronza!" disse Iradi. "Almeno adesso hai il ritegno di dire queste cose
quando i bambini dormono." disse Danielle. "Che cazzo dici! Bionda!" rispose Iradi "E i giochi nelle piazze che
facevamo insieme per i bambini? Mica facevamo solo vedere i capezzoli agli adulti! Abbiamo fatto giocare
anche i bambini di St Jean de Luz! E senza bisogno di scandalizzarli!" Danielle rispose "Non arrabbiarti Iradi!
Volevo solo dire che sei diventata più responsabile!" "E lo saresti anche tu con quattro marmocchi a carico!
Danielle! Però io mi trovo bene con loro! Invento queste storie senza parolacce, senza bisogno di provocare,
eccitare. La porca devo continuare a farla per racimolare qualcosa da quei bavosi utenti del sito porno.”
rispose Iradi. "A volte sono vergognata. Mi sono sempre esibita in chat mentre i bambini, con il computer in
un’altra stanza dalla loro. Ma se improvvisamente si svegliavano, anche se non vedevano niente mi
vergognavo come non mai! Perché non facendo tatuaggi non sono capace di fare altro. Solo la porca, sono
sempre stata capace a fare! La porca viziosa!" "Non dire così Iradi!" rispose Danielle "Accudisci e fai da
mangiare i bambini, facendo del tuo meglio!" "Grazie al materiale porno che mi fornisci! Danielle!" disse Iradi
"Io! Non ce la faccio più!" "Questo è un buon segnale Iradi! È bene cambiare! Anche io mi sono vergognata
di quelle foto, di quei filmati! Che l'uomo ricco che ho trovato mi scattava a mia insaputa! Faceva dei
fotomontaggi! Io non ho mai partecipato con lui ad orge! Te lo giuro!" disse Danielle. "Non fare mica
lacrimucce anche tè! Dani!" disse Iradi sorridendo. "E' un buon segno che ci siamo trovati e che puoi liberarti
di quel materiale osceno, a fin di bene! Aiutandomi a raccogliere denaro per il mangiare ed i vestiti dei
bambini! Mi chiedevi del papà dei bambini! Mi sono dimenticata Danielle! Il papà di Montserrat “Joan”,” era
un drogato, già morto e sepolto per via dell'AIDS. Il papà di Isabel, alcolizzato, perito in un incidente stradale.
Il papà di Felipe, un pittore come tè, che è scappato con una olandese conosciuta al mare qua a San Sebastian.
Il quarto un valente Medico dell'Ospedale di San Sebastian, già sposato, che non ha riconosciuto il figlio avuto
da mia sorella e si è trasferito prima che potesse scoppiare lo scandalo!" Danielle si mise le mani nei capelli.
"Danielle! Anche se non hanno un papà, sono dei bambini educati, bravini a scuola. Un po’ svogliati e amanti
del gioco come tutti i bambini. Ma io e mia sorella ce la mettiamo tutta per educarli bene. Io al più grande
per fargli amare la matematica, l'ho messo davanti al pc in videoconferenza con Dolores, che gli ha raccontato
di quell'Imperatore cinese che andava tutte le sere con tante donne diverse, in numero proporzionalmente
maggiore per ogni notte. Lui, un po’ ha capito e si è messo a ridere. Poi ha preso un foglio ed una penna ed
ha fatto il conto delle donne. Dolores alla successiva videoconferenza gli ha comunicato il risultato e lui era
contentissimo di avere fatto il conto giusto! Puoi parlare di sesso anche ai ragazzini! Basta farlo con garbo e
senza scandalizzarli!" "E Dolores? È in giro per il mondo mi dicevi?" chiese Danielle. "Volevo finire di
raccontare la storia ai bambini, raccontando che Dolores si sposava il consigliere del Marchese e che a me il
Marchese per accontentarmi, mi ha aperto una bottega tutta per me all'interno del suo castello, dove la gente
veniva per farsi fare sul corpo dei segni in uso dei cinesi e di alcune tribù di terre lontane, i tatuaggi!" disse
ridendo Iradi. "Ma dovrei arricchirla!" "Te che non parlavi quasi mai! Contorsioni, balletti, numeri da
funambola. Sempre in azione e con grande efficacia!" disse Danielle con ammirazione. "Rimanendo confinata
in casa per il virus, ho dovuto ingegnarmi!" rispose Iradi. "Ed hai una fantasia notevole! Ti riesce bene
raccontare storie ai bambini. Come supplire all'assenza della mamma, da come li vedo tranquilli!" disse
Danielle. "La mia musa ispiratrice è Dolores!" disse Iradi "A te posso dirlo tranquillamente che ero infatuata
di lei. Ho imparato molto dai suoi racconti, dalla sua fervida fantasia. Dal suo modo di parlare! Sono stata sei
anni a dormire, mangiare e anche fare all'amore con lei! Ma da quando disgraziatamente, abbiamo
cloroformizzato due di quei tre italiani del cammino del santuario di Compostela, derubandoli e ti abbiamo
lasciato sola a subire le loro ire. Santiago ha voluto castigarci e poi ci ha salvato, ravvedendoci!" A Danielle
apparve la scena di quando dovettero lasciare con il foglio di via St. Jean de Luz e il giovane Avvocato Bayeu,
innamorato perso di Dolores con suoi saluti, baci e abbracci. Oscar ed Erik, lasciarono le ragazze, il primo
andando a lavorare al porto di Biarritz come meccanico delle barche, il secondo come magazziniere al mercato
della frutta di Pau. Fu così che in una notte senza luna, Danielle, Iradi e Dolores, si trovarono con la Peugeot
106 di Iradi a secco di carburante in una stazione di servizio nei pressi di Urrugne. Erano senza soldi e affamate,
scese dalla macchina sentirono un odore di carne alla brace che proveniva da una radura lì vicino. Dolores
prese delle garze e riempì tre piccole boccette di profumo con il contenuto di un flacone di etere che faceva
dormire anche un cavallo. Il flacone l'aveva rubato quando seguiva i corsi di Biologia all'Università, prima di
scappare di casa. Iradi tirò fuori un piccolo coltellino con il cavatappi che la polizia di St. jean de Luz, non gli
aveva trovato nella sua roba. Dolores disse "Queste boccette serviranno in caso di emergenza. Se sono uomini
che vogliono saltarci addosso, fingete di starci e dopo averli baciati li premete una garza imbevute di queste
in bocca e sono fuori uso". Le tre si incamminarono in mezzo alla radura, vedendo sempre più nitidamente il
fuoco di una brace. La brace era vicino ad una tenda con dei pellegrini del cammino di Santiago de
Compostela. Erano tre baldanzosi giovani italiani, il sempre sorridente Ugo. Il pensieroso Vittorio e Carlo il
laborioso che stava preparando da mangiare. Dolores, con la sua faccia come il sedere non si fece pregare
due volte e si avvicinò al bivacco dei tre, aprendosi la sua blusa fino alle fossette del seno, seguita da Iradi che
era in minigonna ascellare e saltellava in modo che si intravedesse il suo fondoschiena semiscoperto da un
vistoso perizoma. Dolores disse in spagnolo "Scusate ragazzi! Avete dieci euro da prestarci per la benzina!
Siamo rimaste a secco!" La accolse il sorridente Ugo esclamando "Habla francais! Io hablo poquito espanol!"
Intervenne la francofona Danielle e cercò di farsi capire in un francese lento dai tre ragazzi. "Italian, do it
better!" disse Dolores facendo scoppiare dal ridere Ugo. "Queste vogliono soldi!" disse in italiano, Carlo
mentre metteva a cuocere tre wurstel. "E' che ti frega! Per dieci euro! Sei il solito tirchio Carl!" disse Ugo
ridendo. "Qui rischiamo l'AIDS, gente! In Spagna è ancora una malattia molto diffusa! Ragazze che girano sole
di notte, chiedendo soldi!" chiosò Vittorio, allarmato. "Vaffanculo Vittò!" fece Ugo agitando la mano vicino
alla bocca in segno di scherno "Con le tue menate della scopata quotidiana con la stessa donna! Ti sei sposato
e sei rimasto fregato!" "Zitti ragazzi!" disse Carlo sottovoce "Va a finire che queste ci capiscono e ci lasciano
con un palmo di naso! Se vuoi subito scopare, finisci che non combini niente! Piuttosto vediamo come va a
finire!" "Italianino io tengo frio!" disse Iradi mettendosi ad agitare la minigonna sopra alla brace "E mio coche
no tiene gasolina!" Dolores disse "Io tengo fame!" e mentre i tre guardavano le cosce mostrate da Iradi, prese
una forchetta, infilò un wurstel e se lo mise in bocca lentamente facendo rimanere di stucco i tre. "Qui ci
divertiamo!" esclamò Ugo. "Qui va a finire male!" aggiunse Vittorio. Carlo da esperto disse "Mi sembrava
ancora crudo! Contenta lei!" "Buenoo" disse Dolores muovendo la lingua e porgendo la forchetta con un
pezzo di wurstel a Iradi, che se lo divorò in un solo boccone. "Questa c'è lo divora!" disse Ugo ridendo. "Tenete
solo comida e no diez euros por gasolina?" disse Dolores. Danielle cercò di tradurre in francese e Ugo disse
"J'ai compris mon amour!" Dolores disse "Porci italiani! Vogliono scopare per 10 euro e un wurstel, per chi ci
hanno preso! Vamos muchache! Andiamo via!" Le tre tornarono alla macchina. Ugo gridò "No ragazze!
Scherzavo! Tenete sti cavoli di soldi per la benzina!" e tirò fuori una banconota da 10 euro. Dolores disse
qualcosa sottovoce a Iradi e a Danielle e poi si avvicinò ad Ugo, prese la banconota dalla sua mano e se la
infilò nel seno. Carlo che sapendo fare di tutto, voleva dimostrarsi più sveglio degli altri, si avvicinò
esclamando "Ragazze ve la faccio io la benzina!" Dolores disse "Furbo Italianino! Così vuoi toccare mie tetas
per prendere il dinero!" "No, guarda ce li metto io! Ci metto questi!" e tirò fuori cinque euro. Ugo si sganasciò
dal ridere, Carlo per fare vedere che era più abile di tutti, non aveva resistito alla sua tirchieria e si era offerto
di fargli la benzina con cinque euro. "Con il mio scooter, cinque Euro di benzina mi durano una settimana
soltanto se faccio da casa e al lavoro e non esco più alla sera!" disse Ugo spanciandosi dal ridere. "Ho solo
questi! Gli altri te li ha dati il mio amico!" disse Carlo. "Giuralo su Santiago de Compostela! " disse Dolores.
"Con quelli da dieci ho comprato da mangiare!" disse Carlo. "Io inizio a farti la benzina con questi. Però voglio
un bacio!" disse Carlo, rosso in viso, dalla birra che aveva bevuto mentre friggeva i wurstel sulla piastra.
Dolores rispose "Io sono una poetessa e i miei versi i l'universo di baci e carezze!". Danielle si mise a tradurre
in francese. Ugo, prima che la bionda finisse di tradurre, disse "Oh stasera abbiamo il Dante Alighieri dei Paesi
Baschi!" "Prego la Beatriz!" disse Dolores impassibile. "Te lo do io un beso! Italianino!" disse Iradi, andando a
prendere una forchetta. La ragazza, sotto gli occhi degli altri, si avvicinò alla brace, infilzò un wurstel
abbrustolito. Prese il barattolo del ketchup e lo premette cospargendolo lentamente sul wurstel e poi fece lo
stesso con la senape giallastra. "Ragazzi! Ce li avete almeno i preservativi! Dico seriamente!" chiosò Vittorio.
Quando il wurstel fu tutto ricoperto del rosso e giallo dei condimenti, Iradi si mise un’estremità in bocca e si
avvicinò al viso di Carl, facendogli cenno di addentare l'altra estremità. Ugo disse ritmando "Carlo! Carlo!
Carlo!" e appena Carlo addentò quello che pareva un sigaro in bocca alla ragazza, esplose in un fragoroso
"Olèè! Forza Carlo sei tutti noi!" Dolores esortando i ragazzi a gridare 'olè' si esibì in finti passi di flamenco,
tenendo tra i denti un altro wurstel al posto della rosa che hanno le ballerine. Girò intorno ad Ugo battendogli
ritmicamente le mani vicino. Iradi e Carlo mangiarono le estremità del wurstel fino a ricongiungersi in un
bacio in bocca, dove si mischiarono gli aliti dell'una fatti di spinelli, wurstel, ketchup e senape e birra dell'altro.
Quando finirono, Iradi si aprì una lattina di birra e mentre la beveva, fece cenno a Carlo di seguirlo in mezzo
agli alberi. Dolores, chiese sottovoce a Danielle di usare la garza con l'etere che gli aveva dato quando si erano
avvicinate alla tenda dei tre. Danielle rispose affermativamente ma fortemente dubbiosa su quello che
dovevano fare. Ritmando con i piedi i passi del flamenco, Dolores condusse Ugo in una zona buia e appartata.
"Ragazzi! Non dimenticatevi il mio avvertimento! I preservativi! Sono importanti in questi casi!" Alla fine, si
trovarono soli vicino alla brace Danielle e Vittorio, i meno loquaci tra i convenuti. Vittorio chiese alla bionda
"Hai fame?" "No grazie!" rispose Danielle, sedendosi intorno alla brace. "Hai freddo? Vuoi una giacca più
pesante?" disse Vittorio vedendo la sua pelle nuda sotto la giacchetta jeans che si teneva stretta con le braccia
conserte. "No! Ti ringrazio! Basta il fuoco per riscaldarmi!" "Si sta spegnendo!" disse Vittorio alimentandolo
con altra legna. "Vedo se c'è ancora qualcosa da mettere sotto i denti! Così mangiamo anche noi!" aggiunse
il ragazzo. "Fanno in fretta! Le tue amiche!" disse maliziosamente Vittorio. "Sono giovani!" rispose Danielle
facendo spallucce "Hanno il fuoco dentro alle vene!" "Perché? Tè sei mica vecchia!" rispose Vittorio. "Voi
italiani, volete sempre fare i galanti!" "Sei una bella donna!" disse Vittorio. "Rovinata dentro!" rispose Danielle
"Prima drogata, poi vagabonda!" A sentire la prima parola Vittorio tremò poi rispose "Tutti nella vita facciamo
degli sbagli! Io ho fatto quello di sposarmi la donna sbagliata!" Danielle disse "Al primo sbaglio ho rimediato,
grazie a Dio, però sono sempre rimasta vagabonda e senza soldi!" "Sei bella!" disse Vittorio. "Italiano, piantala
di lusingarmi! Sono bella e dannata!" disse Danielle mostrando i suoi tatuaggi a Vittorio mentre le chiedeva
se favorisse una scatola di tonno o del prosciutto. "Servono a coprire i buchi della droga?" chiese Vittorio.
"No! Sono le stimmate che mi hanno fatto, quelle due che sono andate con i tuoi amici!" rispose Danielle
quasi piangendo. "Scusa. Non volevo offenderti per il fatto dei buchi!" disse Vittorio. "Se vuoi toccarmi!" disse
Danielle singhiozzando "Fai pure! Se no i tuoi amici ti prenderanno in giro!" disse Danielle scoprendo i
capezzoli con i piercing. Vittorio si limitò ad accarezzarle i capelli, pensando in cuor suo che Danielle aveva
bisogno di un uomo giusto. Improvvisamente il rumore di una macchina che partì sgommando a tutta fretta,
distolse Vittorio dai suoi dolci pensieri e Danielle si abbottonò subito il giubbotto jeans. Dagli alberi vicini
risuonarono delle grida "Dove sono andate! Puttane! Troie! Il mio portafoglio! I documenti! Tutto rubato!"
"Anche il mio! Porco giuda! Puttane!" Carlo ed Ugo, mezzi intontiti e barcollanti, con un alito che puzzava di
medicinali da fare stendere, si presentarono imprecando dalla tenda. Quando i due videro Danielle, la
circondarono minacciosi, gridando. "Dove credi di andare. Te! Vaccona!" Vittorio nel tentativo di difendere la
bionda, si mise in piedi davanti ai due e gridò "Che cazzo è successo!" "Ci hanno rubato il portafoglio! Ecco
cosa è successo!" disse Carlo. E Ugo "Ci hanno preso tutti i soldi e i documenti. Senza quelli dove cazzo
andiamo!" "Di quelli cosa cazzo se ne fanno. Domani mattina alla luce del sole, senz'altro li ritroviamo! Ma
come cazzo è successo!" disse Vittorio guardando di brutto Carlo, che si dava sempre delle arie da gran
furbone. "Ci hanno addormentato, mettendoci tra le labbra del cotone imbevuto di quale cazzo di sostanza!
Ho il labbro addormentato, come quando vado dal dentista! Puttane Troia!" gridò Ugo. "Sicuramente era
cloroformio o etere!" disse con fare da esperto Carlo. "Adesso ci facciamo dire dalla loro amichetta dove
sono!" disse Ugo. Danielle era pietrificata. Vittorio vedendola in difficoltà disse "Lasciatela stare, lei è una
tossica che ha incontrato quelle due sul suo cammino! Guardate come la hanno ridotta!" disse Vittorio,
tirando su un lembo della giacca jeans di Danielle per mostrare i tatuaggi. Ugo al vedere la pelle nuda di
Danielle, diventò rosso come un toro, dicendo "Se non ci dice dove sono! Faremmo con lei quello che non ci
hanno lasciato fare le sue amichette!" "Fermo Ugo!" non facciamo cazzate "Portiamola alla polizia!" "Porca
puttana, troia!" nel portafogli avevo tutto, soldi, documenti, biglietti da visita di dove andare a dormire!" disse
Carlo dando calci ai picchetti della tenda. "Calmati!" disse Vittorio e mentre i tre borbottavano sul da farsi e
Ugo cercava di convincere gli altri a saltare addosso a Danielle, tanto a chi importava della sorte di una tossica
e amica di ladre. Vittorio gridava ad Ugo "Sei sempre più bestia! Ugo! Sei una bestia! Se fai una cosa del
genere io torno a casa e vi lascio senza una lira! Tanto gli animali mica vanno in giro con i soldi" Carlo
imprecava e bestemmiava contro le ragazze, apostrofandole di tutte le parolacce più terribili, in quanto la
perdita dei soldi rappresentava per lui la fine delle sue certezze. Danielle sentendosi persa sia se la portavano
dalla polizia, visti i precedenti di St. Joan de Luz e maggiormente impaurita se la violentavano. La donna gridò
disperata, di lasciarla almeno andare a fare i suoi bisogni. Ugo le rispose con un ghigno alla Jack Nicholson in
Shining "A patto che ti seguo io!" "Ugo stai qui! Per l'amor di Dio, non costringermi a picchiarti!" disse Vittorio.
Mentre i due litigavano tra gli epiteti e le imprecazioni continue di Carlo. Danielle andò a chinarsi dietro un
albero, poi prima di tirarsi giù i pantaloni, si alzò di scatto, precipitandosi a correre nel bosco fitto a gambe
levate. Quando i tre se ne accorsero cercarono di inseguirla, aiutandosi con le pile dei cellulari. Danielle corse
come una lepre e finì in un campo di girasoli. La donna zigzagò freneticamente tra i lunghi gambi delle piante.
Tra i tre inseguitori Vittorio si era mezzo innamorato di Danielle, che gli aveva raccontato le sue pene e lui
stava confidandogli le sue e Vittorio, in coscienza non aveva nessuna voglia di raggiungere la ragazza, per
paura che i suoi amici le facessero del male. Carlo e Ugo, resi frenetici dall'effetto doping dell'etere,
percorrevano boschi e campi con lunghe falcate per riuscire a raggiungere la ragazza. Vittorio continuava a
chiamarli, dicendogli di aspettare. Carlo si incazzava come una bestia e rispondeva a Vittorio che a lui non
avevano rubato niente e pertanto se ne poteva fregare. Danielle era finita in mezzo ad un campo di girasoli
e si era messa a zizzagare a perdifiato tra i lunghi gambi delle piante, gli inseguitori non la videro più, anche
perché si era sdraiata in un fosso in mezzo ai girasoli, nascondendosi alla loro vista. Danielle si accorse che
si era fatta i suoi bisogni nelle braghe dalla paura e dalla frenesia di scappare. Non poteva girare certo nuda.
Alle prime ore del mattino vide in lontananza una costruzione. Si avvicinò di corsa, era una baracca in lamiera
di operai che lavoravano sulla vicina autostrada. Levò il fil di ferro dalla porta per cercare all'interno qualche
straccio da pulirsi e trovò tuta arancione fosforescente da operaio con i pantaloni attaccati alla blusa in nylon.
Si tolse i suoi jeans e le mutandine pieni di escrementi e indossò la tuta. Da lì raggiunse l'area di parcheggio
dell'autostrada.

La sera successiva Danielle disse a Iradi che voleva trasmettergli telematicamente i cd che aveva trovato e
fece vedere le copertine alla ragazza. Iradi, rispose che erano DVD e non CD, come quasi tutti i filmati dal
contenuto voluminoso e difficile anche da duplicare. Ma non voleva rinunciare al guadagno che tali filmati
messi sui siti a luci rosse a pagamento potevano fruttare, ed avrebbe chiesto al suo amico se c'era la possibilità
di divulgarli online, dopo di che l'avrebbe spiegata a Danielle. Iradi poi tutta galvanizzata, gli disse che era
stata contattata da Dolores, la quale era in Brasile, aspettava un figlio ed era in una struttura gestita da una
Onlus internazionale, che dovevano fronteggiare la sciagurata pandemia del Covid che in paese in condizioni
igieniche e sanitarie precarie nella popolazione povera come il Brasile, mieteva parecchie vittime. Danielle
era contenta di poterla rivedere e che sarebbe diventata mamma. Iradi disse che il collegamento a tre, era
possibile per via del fuso orario con il Brasile, domani verso le 15.00. L'indomani pomeriggio all'ora convenuta,
invece di fare la solita passeggiata tra campi e boschi, Danielle accese il computer. Sullo schermo comparve
Iradi che la salutò insieme ai bambini e dopo qualche minuto apparve un'altra finestrella con una figura pallida
e magra. Quando a Danielle la terza persona collegata apparve nitidamente, riconobbe Dolores e fece un
grido di gioia "Dolores! Come stai?" "Bene" rispose Dolores "Devo farmi forza e coraggio per me e per il
nascituro!" "Ma non è pericoloso! Lì dove stai! Con questa terribile pandemia!" disse Danielle "Noi siamo
sole. Almeno penso che Iradi sia sola con i bambini. Te Dolores mi dicono che vivi in una comunità in Brasile!
Con tutti quei morti per Covid che dicono!" "Si Danielle!" rispose Dolores "I morti purtroppo ci sono! Sono i
poveri che non hanno i soldi per curarsi! Noi facciamo il possibile per aiutarli!" "Ma te!" disse Danielle "Nelle
tue condizioni devi riguardarti!" "Danielle non preoccuparti! Siamo noi occidentali che ci facciamo
condizionare da tutto e tutti. Qui partoriscono nonostante tutto! In altre parti del mondo dove c'è la guerra
o miseria è peggio di qua!" rispose Dolores.
"Il tuo maritino non c'è Dolores?" chiese Iradi. "E' in ambulatorio, appena gli danno il cambio per la pausa
caffè, arriva!" "Mi piacerebbe conoscerlo anche a me'!" disse Danielle. "Vedrai che lo conosci!" rispose
Dolores ridendo "Il caffè, qui in Brasile è fenomenale! Mio figlio o figlia nascerà con la voglia di caffè, altro
che quello dei bar spagnoli, portoghesi o francesi!" disse guardando Danielle. Iradi rispose "Hai dimenticato i
bar baschi!" Dolores si mise a ridere e pronunciò alcune parole in basco. Ad un certo punto nella finestra dove
compariva Dolores, apparve un uomo dalla barba e dai capelli lunghi, il quale disse "Ciao Iradi! Ciao Danielle!
Siete sempre in splendida forma!" Danielle dopo qualche secondo in cui il suo cervello rimuginò sui visi della
gente conosciuta in passato, trasalì dicendo "L'Avvocato Bayeu!" "Chiamami Emile!" rispose l'uomo dalla
barba e dai capelli lunghi. Iradi disse "Emile il nostro salvatore! Grazie a lui se io e Dolores abbiamo trovato la
retta via!" "Non dire così! Mi fai arrossire!" disse Emile. "Purtroppo dobbiamo lasciarvi!" disse Dolores "Gli
impegni della missione laica dove stiamo, ci aspettano!" Iradi disse "Non stancarti troppo Dolores. Facci
vedere il pancione!" Dolores rise e si tirò su la veste facendo vedere la pancia nuda e disse "Iradi, sotto la
pancia non ti faccio vedere niente!" Iradi rispose, ridendo a sua volta come una matta "Sei sempre la solita
stronza!" e poi aggiunse "Mi raccomando, non fare della fame! Ricordati che devi mangiare per te e per il
nascituro! A proposito sai già il sesso?" "No, non voglio saperlo!" rispose Dolores. Iradi disse ridendo "Queste
cose le diceva mia nonna, quando mia sorella rimaneva incinta!" "Ciao care, vi bacio tutte!" disse Dolores,
salutando con la mano insieme a Emile. “Ciao”, risposero in coro le altre e i nipotini di Iradi. Dolores ed Emile
scomparvero dallo schermo e rimasero a Iradi e Danielle. La bionda disse "Se non ti dispiace, io ne approfitto
che il tempo è migliorato e vado a fare un giro nel bosco." Iradi rispose "Vai per funghi!". Danielle rispose
"Non ne sono capace. Ogni tanto i coniugi della +fattoria ne trovano e li mangiano insieme. Io non distinguerei
un fungo buono da uno velenoso!"
Il giorno successivo, Quel mattino Danielle si era svegliata presto e vide dalla sua finestra l’anziano Jacques
con un cesto di patate tagliate per la semina. Lei si sentì in colpa di non aiutare più gli anziani coniugi nei
lavori, in quanto al mattino dormiva, siccome passava parecchie ore alla notte al computer e al pomeriggio
andava in giro per campi e boschi o a piedi o con il cavallo. Uscì dalla sua camera e si offrì di aiutarli e mentre
Jacques faceva i solchi con la zappa, lei portava il cesto e gettava le patate dove gli diceva Jacques, in modo
che la moglie Marie Bernardette che era solita aiutare il marito, rimanesse in casa a fare altri lavori. La vista
dei tuberi tagliati, gli fece venire in mente l’episodio ricordato con Iradi dell’incontro con i tre italiani della
tenda, che Iradi e l’amica dopo averli derubati la lasciarono sola con loro. Uno dei tre, in particolare Ugo, il
più caciarone, faceva dell’ironia insistendo sul nome della sua verdura preferita per alludere all’organo
genitale femminile, le patate. Ugo gridava ad alta voce ripetutamente ‘voilà pommes de terre’, facendo vedere
una manciata di patate che aveva lavato con cura per poi fasciare insieme all’aglio ed al rosmarino, in un foglio
di carta stagnola. Infine, dopo mezz’ora in cui aveva continuato con i suoi sproloqui sulle ‘Pommes de terre!’,
aveva tolto la stagnola dalla brace e preso le patate cotte con un forchettone per offrirle su dei piatti di carta
alle ragazze. Ugo continuava nei suoi sproloqui linguistici ‘Je donnez pommes de terre avec condiment at vous
et vous donnez votres pommes de terre a nous!’ Le ragazze risero e Iradi si mise un attimo a cavallo sopra alla
brace tirandosi su la minigonna, facendo intravedere il perizoma da cui pendeva il piercing e dicendo ‘Attendez
que je l’allume!’.

Alla sera Danielle, tornò a collegarsi al computer e vide insieme ad Iradi, un ragazzo, il quale si presentò come
Andoni. Quando i bambini andarono a dormire, Iradi portava come tutte le sere il computer nell’altra stanza
e continuava il suo dialogo in videoconferenza. Iradi disse a Danielle ‘Adesso Andoni ti spiegherà come inviarci
quei files presi dai dvd che mi ha fatto vedere l’altro giorno!’ Il giovane fece la sua spiegazione tecnica sul
sistema per trasferire i file grossi contenuti nei dvd ad Iradi online. Danielle si complimentò con lui, in quanto
ad una che capiva poco di computer come lei, ci voleva una spiegazione terra terra, ed Andoni era stato il più
comprensibile possibile. “Non è vero che non capisci niente di computer! Danielle!” disse Iradi. “Francamente,
preferisco più le passeggiate a piedi e a cavallo nella natura! Però con tutto bloccato, visto che non posso
andare in città o al mare, posso passare parte del mio tempo qui sopra!” “Soprattutto che non abbiamo
partner per fare sesso!” rispose Iradi all’amica. Vedendo il giovane che diventava rosso, Danielle si mise a
ridere. “Andoni!” disse Iradi “Certo, che vuole sesso da me, anche se non me lo dice! Per adesso si eccita con
le tue foto! Visto che informaticamente mi aiuta. Non posso fare a meno di fargliele trasferire a lui!” Danielle
rispose “Iradi! Sei sempre la solita!” “Puta? Volevi dire Danielle!” rispose Iradi. “Se non ci fosse Andoni, non
solo non racimolerei i soldi per i babies, ma il governo centrale di Madrid, tramite i suoi servi di Assistenti
Sociali, li toglierebbe a me ed a mia sorella. Andoni è un praticante nello studio degli Avvocati di San Sebastian
che difendono quasi tutti i vecchi componenti dell’Eta, miei genitori compresi. Mi è stato presentato da
Bayeu che lo conosce bene! Bayeu per me e Dolores è stata la manna scesa dal cielo! Devi sapere che da
quando ti abbiamo lasciato fino al provvidenziale incontro con quell’Avvocato, la vita per me e Dolores era
diventata una discesa agli inferi. Con i soldi degli italiani siamo finiti a bisbocciare con una compagnia di
sbandati nella cittadina di Hendaye, uno di loro fece all’amore con me facendomi sniffare della cocaina.
Dolores quando li lasciammo, mi rimproverò sul fatto di avere assunto coca. Io gli risposi scocciata che non
doveva rompermi le palle, in quanto per un poco di coca non è mai morto nessuno e che non sarei mai
diventata una tossica. Era l’inizio della nostra discesa agli inferi, dopo quello scazzo non riuscivamo a
combinare niente insieme. Provammo a fare qualche spettacolo per racimolare soldi, ma il nostro feeling si
era rotto e ci incazzammo di brutto l’una contro l’altra. Quando passammo il fiume e approdammo ad Irun in
terra spagnola, mi ubriacai di brutto in un bar insultandola. Lei mi prese da parte e mi disse ‘Con il tuo
comportamento stai scialaquando tutti i soldi che abbiamo e non ce la faremmo a tornare a casa!’ Io gli risposi
di brutto che lei una casa non ce l’aveva, in quanto era scappata da sua madre in Portogallo, mentre io avevo
sempre una sorella a San Sebastian’ Lei mi tirò per la maglietta dicendomi, che se avessi continuato così non
saremmo arrivati a San Sebastian! Notai che il ragazzo del bar, aveva allungato il collo per sbirciare nella
scollatura della mia maglietta tirata da Dolores e gli dissi sottovoce, che se avesse dato retta a me, avremmo
recuperato i soldi persi a mangiare e bere. Mi alzai verso il ragazzo e mettendomi le mani sotto al seno, dissi
al ragazzo di versarmi quello che voleva addosso in quanto ero bollente. In quel momento nel bar, c’erano
altri avventori ma nessuno al bancone. Il ragazzo finse che gli scivolassero le mani nel bancone umido e mi
fece cadere sulla maglietta il contenuto di un boccalone di birra alla spina, gridando ‘Scusa sono desolato!’ io
gli risposi sottovoce con l’aria di quella che non aspettava altro ‘Io vado alla toilette a cambiarmi! Ti aspetto!’
Dopo un po’ con fare circospetto, mi seguì in bagno e mentre lui mi leccava il seno che mostrai togliendomi
la maglietta bagnata, Dolores svuotò la cassa del bar e scappò. Quando finì, io lo presi per la testa fingendo
di spingerlo in basso verso le mie gambe per poi fargli sbattere violentemente la testa contro il lavandino.
Uscì di corsa, lasciandolo interdetto in un lago di sangue e filammo via a tutta birra con Dolores. Ormai
eravamo delle ladre patentate e avevamo paura che qualcuno ci avesse preso la targa o modello e colore della
nostra macchina per comunicarlo alle polizie di frontiera. Dolores decise di andare a nascondersi
nell’entroterra e per qualche giorno di non andare direttamente a San Sebastian. Condussi a tutta birra la
macchina per tornanti e attraversammo parecchi paesini dell’entroterra per approdare dopo un'ora di viaggio
circa a Pamplona. Io mi sentivo stanca e spompata, Dolores invece aveva dormito tutto il tempo. Mi disse di
mettermi a dormire e che saremmo partiti l’indomani. Era mezza notte e vidi delle luci di un locale alla
periferia di Pamplona, era un club di striptease e fermai la macchina, in quanto ero sicura di trovare della
coca. Stanca com’ero pensavo che fosse l’unica cosa che potesse tirarmi su. Gridai a Dolores, di smetterla di
parlare come una gallina e di farsi gli affari suoi se io avessi sonno o meno. Mi avvicinai ad una ragazza tutta
vestita discintamente che stava per entrare nel retro del locale e dissi sottovoce ‘Coca!’ Un body guard che la
stava accompagnando dentro, dopo averla fatta entrare nel locale, uscì fuori con una bottiglia di coca cola,
dicendomi che se non mi fossi accontentato di questa, non avrei dovuto rompere i coglioni, in quanto loro
non volevano guai con la polizia. Io presi la bottiglia e quando ero tentata da tirarla contro la porta, vidi che
dall’etichetta pendeva il biglietto da visita di un bar. Capì subito che era il posto giusto per trovare la coca, mi
precipitai in macchina e non curante di Dolores che chiedeva spiegazioni, mi diressi verso l’indirizzo di quel
bar. Uscì e dissi a Dolores ‘Ho sete!’ lei mi rispose ‘Non ti basta la bottiglietta che ti hanno dato da quel club?’
No, gli risposi. Ero decisa a cercare la coca e entrando in quel del biglietto da visita, lo dissi sottovoce al barista.
Il bar aveva l’aria di un normale bar di qualsiasi città, poster e gadget dell’Osasuna calcio, foto della festa di
San Firmino di Pamplona che raffiguravano la corsa dei tori erano appese ai muri. Sopra al bancone vi erano
legate le fasce ed appese le magliette bianche con stampigliate le scritte dell’edizione della festa. Il barista
chiese se volesse la coca cola in lattina o in bottiglietta, io mi arrabbiai di brutto, guardai Dolores e dissi
'Possibile che nessuno mi capisca!' Un avventore che giocava ad una slot machine, udendo le mie parole, si
avvicinò a me dicendo 'Seguimi!'. Era un tizio olivastro, dall’aria zingaresca, né nero né mulatto, vestito con
una felpa griffata e un cappellino da baseball in testa. Appena pagammo le nostre consumazioni, il tipo dal
cappellino da baseball smise di giocare e avviandosi verso l’uscita, fece cenno di seguirlo. Il tipo si accese una
sigaretta, aprì la sella di uno scooter e si tolse il cappello buttandolo dentro alla sella, infilando la testa in un
casco. Quando si assicurò che io ero salita nella macchina con Dolores, il tizio partì guardando nello
specchietto retrovisore se lo stavano veramente seguendo. Dolores era arrabbiatissima con me, aveva cercato
di trattenermi, ma io non volevo sentire ragioni e accesi il motore della 106 minacciando Dolores con un
coltellino a serramanico che avevo tirato fuori dal bauletto. Dolores cercò di strattonarmi, la ferì ad una mano
e fu costretta a fasciarsela con un fazzoletto, mentre io avviavo la macchina di corsa e seguì lo scooter che
partì nella notte di Pamplona. Il tizio percorse le strade di scorrimento della periferia di Pamplona, sempre
seguito dalla mia 106, con a fianco Dolores che premeva il fazzoletto per non farsi uscire il sangue dalla ferita
e ci era rimasta tanto male dal mio gesto da non parlare più. Arrivarmmo ad una serie di casermoni tutti
uguali, mentre il fazzoletto di Dolores era diventato rosso sangue. Lo scooter svoltò a destra infilandosi tra i
palazzi sempre seguito dalla mia vettura, fino a fermarsi. Il tizio della felpa infilò il casco sotto la sella e si mise
il berretto in testa, guardando intorno con aria circospetta, mentre parcheggiavo vicino a lui. Dopo una
manciata di secondi si avvicinò al finestrino, facendoci cenno di scendere dall'auto. Suonò ad un citofono del
portone davanti a noi e dopo avere bofonchiato qualcosa all'apparecchio, si aprì il portone e ci fece entrare.
L'androne e le scale del palazzo erano fatiscenti e piene di scritte sui muri, salimmo fino a giungere ad un
portoncino di ferro. Dopo averci sbirciato dallo spioncino, un ragazzo di colore con la cresta alla moda ci aprì
la porta, facendoci entrare in un luccicante appartamento, con luci stroboscopiche che giravano e statue di
gesso, in finto stile greco romano. Seduto in un divano un tipo grasso dal pizzetto, con indosso la maglietta
traforata da cui uscivano delle luccicanti collane che sembravano catene, disse 'Has traído coño Mauricio!
Bueno!' Io per sniffare la coca mi sarei anche prostituita, ma guardando lo sguardo mortificato di Dolores che
si era messa la mano in tasca per non far vedere che era ferita, gridai tirando fuori dalla sacchetta che tenevo
al collo, delle banconote 'Busco coca e pago con dinero!' Il tipo grasso mi fece con il dito di fare silenzio e
chiamò l'amico di colore dicendogli qualcosa all'orecchio. L'amico entrò in un cucinino e arrivò con un
barattolino di cannella e dai bastoncini marroni fece scivolare la polverina bianca sul tavolino vetrato che
stava al centro della stanza. Il grassone mi prese le banconote, le guardò e ne arrotolò una e si chinò a sniffare.
Poi con le sue manone piene di grossi anelli mi porse la banconota arrotolata e mi chinai a sniffare. Lui mi si
era già piazzato dietro a palparmi mentre l'amico mi teneva la testa giù. Il tizio dello scooter si era avvicinato
a Dolores e gli prese la mano sanguinante, lei con l'altra mano tirò fuori dall'interno della giacca jeans una
pistola che aveva preso dal bancone del bar che avevamo rapinato. Dolores sparò facendo un fuoco d'inferno
contro i ragazzi che ad uno ad uno si piegarono in due per tenersi le gambe sanguinanti. Dal padre ufficiale
dell'esercito, Dolores aveva imparato a sparare e ci salvò da un sicuro stupro. Scappammo a perdifiato giù
dalle scale, salendo di corsa sulla mia peugeot dove pigiando con l'acceleratore a tavoletta cercai di portare
la macchina il più lontano possibile, senza una meta precisa. Durante il viaggio io che guidavo come un
automa tenuta sù dall'effetto della coca e Dolores che continuava a gridarmi 'Basta droga! Adesso si fà come
dico io! Tossica di merda! Ti butto giù dal ponte della Reina!' disse quando passammo l'insegna che indicava
lo storico ponte. Erano le prime luci dell'alba sulla nostra strada, incontravamo gruppi di persone a piedi e in
bicicletta che percorrevano il cammino per Santiago de Compostela, ma noi non ci fermavano per paura di
incontrare i ragazzi che avevamo derubato, quando ti avevamo lasciato te! La spia della benzina era già un bel
po’ che segnava rosso e nei pressi della cittadina di Viana la macchina strattonava. Dolores aveva già gettato
la pistola nel fiume Ebro dal finestrino della macchina. Non vedevamo l'ora di sbarazzarci della macchina
per paura che l'aveva identificata la malavita di Pamplona. Io mi ero spaventata a morte della sparatoria di
Pamplona e facevo ogni cosa che Dolores diceva. Ci dirigemmo verso dei capannoni industriali,
fortunatamente a quell'ora del mattino non c'era anima viva e riuscimmo a entrare con la macchina dentro
ad un capannone in costruzione. Staccammo le targhe e io con una pietra resi illeggibile il numero di telaio
sotto il sedile del passeggero. L'avevo imparato dai miei quando dovevano liberarsi delle macchine usate
dall'Eta basca. Io volevo dar fuoco alla macchina, ma Dolores mi redarguì dicendo che rischiavamo di svegliare
tutto il paese. Scalfimmo solo il colore della carrozzeria con delle pietre affilate per renderla l'auto
irriconoscibile. Quando udimmo dei rumori di camion, scappammo a perdifiato e riuscimmo a liberarci delle
targhe infilandole in delle feritoie di un muro di contenimento della strada. Ci dirigemmo verso il centro del
paese di Viana, stracciando in mille pezzi il libretto di circolazione e ogni documento riconducibile alla vettura.
Alle sei del mattino eravamo nella piazza centrale di Viana, che facevamo colazione in un bar vicino al
Comune. I portici del palazzo comunale erano caratteristici ma noi non eravamo nelle condizioni di apprezzare
i monumenti. Gli operai del Comune ci lanciavano delle occhiate di ammiccamento a noi ragazze diverse dai
pellegrini di Compostela che frequentavano il bar prima di immettersi nel cammino. Dolores per mostrare
noncuranza verso gli operai guardoni, si rivolse ad un pellegrino che aveva gli occhi incollati alla guida del
Cammino di Santiago, chiedendogli dove avevano passato la notte. Il pellegrino e altri vicino a lui, gli risposero
gentili che la vicina Parrocchia disponeva di un economico Ostello. Finita la colazione Dolores ed io entrammo
in chiesa. Solo Dolores era interessata alle Chiese, ma dal punto di vista artistico culturale, lei colta, studiosa
e curiosa di tutto. Vedemmo il prete inginocchiato in una panca che pregava, Dolores gli si avvicinò,
chiedendogli con voce umile e contrita se la confessava. Dopo tre quarti d'ora il prete uscì sgomento dal
confessionale. Dolores si sedette vicino a me, dicendomi che se andavo a confessarmi era meglio. Io non
sapevo cosa fare e Dolores iniziò a pregare. Il prete si avvicinò e mi sorrise, dicendomi che adesso era
impegnato e se avessi voluto mi avrebbe confessato pomeriggio. Dolores mi condusse fuori dalla Chiesa in un
portone austero dov'era un'insegna di legno con scritto ostello. C'erano dei ragazzi e delle ragazze che
pulivano un cortile, altri che portavano fuori dei materassi. Dolores si rivolse ad una di esse e le disse che la
mandava il parroco a chiedere se avessero bisogno di aiuto. E così ci ritrovammo a lavorare nell'Ostello della
parrocchia, io non abituata a quella vita, dopo qualche giorno stetti male. Dolores e gli altri giovani cercavano
di aiutarmi in tutti i modi, mi misero a letto in una stanzetta da sola. Mi portavano da bere e degli antidolorifici,
se avessi mangiato avrei vomitato tutto. La vita di stravizi si faceva sentire, vomitavo l'anima e gridavo come
un'ossessa finché non mi rimaneva un filo di voce, anche parolacce bestemmie. Dolores mi disse, di stare
tranquilla che fra qualche giorno mi passava tutto. Avevo solo bisogno di disintossicarmi. Mi tremava tutto il
corpo dai brividi di febbre, credevo di morire. Dopo qualche giorno, feci all'amore con un pellegrino di
passaggio, Dolores se ne rallegrò dicendomi 'Sei guarita Iradi!' Andai dal prete e confessai tutto, anche quello
che avevo fatto lì. Erano tutti contenti delle pecorelle smarrite convertite. Dolores anche per non farci
riconoscere se capitavano i primi ragazzi derubati, ci fece rapare a zero. A me in fondo mi sembrava un taglio
punk che non mi dispiaceva. Un bel giorno, mentre eravamo a messa, seduto nelle panche in fondo alla Chiesa
spiccava la felpa dai colori fosforescenti di un giovane, con l’abbigliamento sportivo dei camminatori che
intraprendono il cammino di Santiago de Compostela. Anche se i vestiti del giovane non erano proprio lindi,
perché sicuramente provati da chissà quanti chilometri percorsi a piedi, erano di buona fattura. Tra gli altri
pellegrini presenti, la sua presenza non passava inosservato. A vederlo bene, Iradi e Dolores, ebbero un
sussulto. Dolores non credeva ai suoi occhi e Iradi continuava a punzonare l’amica con il gomito, dicendo
sottovoce “E’ lui, Dolores è proprio lui. Il giovane era l'Avvocato Louis Bayeu. Dolores non stava nella pelle,
finita la funzione i due uscirono insieme dalla Chiesa e si abbracciarono. Lui si era divorziato da una ragazza,
sposata qualche anno prima. In quanto lei lo riteneva un chiaccherone incapace di portare ricchezza e lusso
a casa come tutti gli avvocati che si rispettano. Deluso e frustrato aveva deciso di intraprendere il cammino
di Santiago de Compostela. Dolores euforica, presentò Louis al parroco e lui le consiglio, prima di compiere
dei passi affrettati, di andare dalla mamma in Portogallo per riappacificarsi con lei e presentargli il ragazzo.
Partimmo con il treno dirette a Caminha in Portogallo. A giungere a destinazione ci impiegammo un giorno,
tra treni veloci, che fortunatamente pagò l’Avvocato ed autobus. La mamma di Dolores erano anni che non
vedeva sua figlia, appena la vide la abbracciò e si mise a piangere. La sua abitazione era una graziosa villetta
sulla collina dove si vedeva il fiume. Sorvegliata da due cani lupo, un maschio ed una femmina, di cui il maschio
dal nome Ringo che l’avevano preso quando era cucciolo, dopo qualche abbaio ai nuovi arrivati, riconobbe
Dolores a cui gli fece molte feste. La femmina Lola, dovette essere legata dalla sua padrona, in quanto la
presenza di noi tre sconosciuti la inquietava parecchio. La mamma di Dolores ci ospitò tutti nella sua villetta
e si affezionò a me, dandomi i soldi per avviare il negozio di tatuatrice a San Sebastian, affinché non mi
drogassi e non condussi più la vita randagia che facevo insieme a sua figlia. Acconsentì al matrimonio di
Dolores con Louis Bayeu, affinché lui facesse annullare il suo precedente matrimonio dalla Sacra Rota per
sposare sua figlia in chiesa. Cosa che gli costò parecchio, ma la mamma di Dolores affrontò anche questa
spesa.

Riuscendo a diffondere online il contenuto dei cd di cui Danielle è protagonista, aumentano i visitatori del sito
hard a pagamento e conseguentemente le entrate di Iradi aumentano. La tatuatrice è euforica, con tutti i
soldi che arrivano da internet altro che sostenere le spese dei bambini, sono per fare una vita di lusso per i
suoi standard. Il compagno di sua sorella le consiglia di alleggerire il suo conto corrente dei proventi del porno
online per non incappare in controlli della polizia. Iradi vorrebbe dare una parte di denaro a Danielle, che ha
fornito buona parte del materiale da cui è tratto il guadagno dei traffici online. La tatuatrice ha paura a
recarsi a Bayonne dall’amica, non per il contagio ma per i controlli. Anche se gli Stati Europei, vista una parziale
diminuzione dei contagi del Covid e per salvare la stagione turistica compromessa dall’epidemia, hanno deciso
una graduale apertura delle frontiere, i controlli sono aumentati e sarà arduo portare del denaro tra la Spagna
e la Francia. Così Danielle aiutata dalla sua amica postina, apre un conto online alle poste su cui Iradi può fare
transitare i soldi. La faccenda non sfugge alla Brigadiera che controlla da remoto il computer di Danielle e si
presenta alla tenuta dei Dumont. La Brigadiera è accompagnata dal ragazzo della postina, in modo da farsi
ben accogliere dai genitori di Elise, i quali informano subito la graduata che Danielle è in giro per i boschi con
il cavallo. I due poliziotti sono venuti a bordo di un fuoristrada e la Brigadiera non demorde, invita a salire il
padre di Elise per guidarlo sulle tracce di Danielle. Ad un certo punto trovano il cavallo legato che mangia
l’erba. Scendono dalla macchina e non vedono Danielle. Tutti e tre si mettono a cercarla, ad un certo punto il
ragazzo di Elise chiamò concitato “Brigadiere!”. La Brigadiera e l’anziano Jacques accorsero dall’agente
Blanchard. Michel fece notare ai due una frangia della sacca che si era impigliata in dei rovi all’ingresso di un
sentiero. Il trio scostò i rovi e percorse il sentiero fino ad arrivare all’entrata di una grotta. L’Agente Blanchard
e la Brigadiera attivarono la funzionalità torcia dei rispettivi apparecchi ‘smartphone’ per illuminare l’antro e
il gruppo vi si introdusse all’interno. L’ingresso era stretto e permetteva ad una persona alla volta di entrare,
l’agente Blanchard era il primo e la sua luce rese visibile delle grandi lettere vergate grezzamente sulla roccia,
che componevano la scritta ‘Le Streghe di Zugarramurdi’. “Cosa significa?” disse la Brigadiera, fotografando
con lo smartphone la scritta. Proseguendo all’interno dell’apertura della grotta arrivarono in un enorme antro,
dove nella parte più estrema si vedevano delle luci. Il trio proseguì la sua esplorazione verso la parte di grotta
da dove provenivano le luci e dietro ad un mucchio di legna che ardeva videro Danielle nuda, come mamma
l’aveva fatta, alle prese a modellare con un impasto di creta e pietre una statua raffigurante un guerriero
vichingo ad altezza d’uomo. Danielle si accorse dell’arrivo dei tre e con noncuranza continuò ad armeggiare
con la sua statua come niente fosse. La Brigadiera si indispettì e la affrontò viso a viso intimandogli di rivestirsi.
La luce delle fiamme che ardevano dentro all’incavo laterale della catasta di legna accatastata, illuminava il
corpo nudo di Danielle risaltando i tatuaggi che gli aveva dipinto Iradi nella grotta di Zugarramurdi. Vedendo
che non era considerata da Danielle, la Brigadiera chiese la giacca all’agente Blanchard e cercò di coprire la
pittrice. Lei si scostò subito, sgusciando come un'anguilla. La Brigadiera tirò fuori il tabulato del conto corrente
postale di Danielle e gridò “Si rivestirà! Quando verrà convocata dal giudice per spiegare la provenienza di
questi soldi!” “Io glielo brucio come ho fatto con gli esami dell’Ospedale!” rispose Danielle indicando un foglio
che stavano bruciando tra le fiamme. L’agente Blanchard si precipitò a salvarli dalle fiamme, recuperandoli
con un bastone. Infine, porse il foglio annerito alla Brigadiera. Si riusciva ancora a leggere alcune parole ‘massa
tumorale ovarica’. Danielle disse alla Brigadiera “Se mi lasciate i soldi, posso ancora scegliere da chi farmi
squartare. Altrimenti teneteveli pure è la punizione per avere abusato della mia vagina!” L’Agente Blanchard
e l’anziano Jacques impallidirono ad udire le parole di Danielle. La Brigadiera impassibile ordinò all’Agente
Blanchard di immobilizzare Danielle e rivestirla. Danielle si avvinghiò alla statua che raffigurava il guerriero
Thor, identico al foglio dei fumetti aperto sotto al piedistallo della statua, fino a scaraventarla verso la
Brigadiera. L’Agente Blanchard riuscì a spingerla provvidenzialmente di lato e la statua finì sul terreno
spigoloso della grotta, frantumandosi in mille pezzi. “Si è rotta come la mia vagina!” gridò Danielle. Blanchard
si avvicinò a lei con la giacca in mano. Quando sentirono Marie Bernardette, la moglie di Jacques, che gridava
come un'ossessa. Jacques si agitò subito balbettando “E’ mia moglie devo andare via! Devo raggiungerla!” La
Brigadiera urlò “La accompagno io, per fargli luce nella grotta! Tu preleva la pittrice!” disse all'Agente
Blanchard. Danielle mogia si fece mettere la giacca dall’Agente Blanchard e gli chiese se potesse conservare il
martello della statua rovinata a terra, che era rimasto ancora intero tenuto dall’impugnatura della mano
spezzata. Blanchard acconsentì e Danielle ripose nella sua sacca il martello di creta. Uscirono tutti e quattro
dalla grotta e videro Marie Bernardette che parlava ansimando “E’ un ora che vi cerco, c’è una tua amica
Danielle che mi ha telefonato, implorando di rintracciarti subito, in modo che ti colleghi al computer con lei,
perché una vostra amica in comune che abita in Brasile, sta morendo e vuole darti l’ultimo saluto. Danielle
udito questo si divincolò da Blanchard e montò come un fulmine sul cavallo, spronandolo a dirigersi verso la
fattoria. I poliziotti, caricati sul loro fuoristrada gli anziani coniugi, si lanciarono all’inseguimento di Danielle.
Come prevedibile Danielle si fermò alla fattoria scendendo subito per recarsi nella sua stanza ad accendere il
computer. I poliziotti e i coniugi attorniarono Danielle, mentre lei accendeva l’apparecchio dove apparve nello
schermo Iradi piangente e urlante, consolata da sua sorella l’infermiera. Su un angolo dello schermo apparve
l’Avvocato Louis Bayeu con in braccio una bambina neonata e vicino un'infermiera. Nella stanza della fattoria
si levò una cappa di silenzio assoluto, rotto dalla voce singhiozzante di Bayeu “Questa è la luce donata da
Dolores, affinché illumini questo triste giorno. Affinché tutti quelli che hanno conosciuto Dolores non cadano
nella disperazione! Iradi ha avuto ancora la fortuna come me, di udire le sue ultime parole. Dolores ha detto
che muore serena, contenta di aver dato alla luce una creatura e di lasciarla tutti quanti morire in pace. Che
chiameremo d’accordo con le sue ultime volontà Luz. Ha detto anche che era consapevole che la sua morte,
così giovane è inspiegabile e che se fosse rimasta negli agi Europei probabilmente non sarebbe successa, ma
lei ci ha detto. Vero Iradi? Che noi che la conosciamo bene, sappiamo che non amava gli agi e dopo una vita
da vagabonda che viveva di espedienti, una volta che si è calmata ha pensato bene di aiutare gli altri che non
riescono a sopravvivere, donando tutta sé stessa ed una bellissima creatura a suo marito.” Nello schermo
apparve una figura minuta, che piano piano si ingrandì l’immagine prendendo tutto lo schermo, come
depositaria della memoria di Dolores essendo lei che gli ha dato la vita. Sua mamma aveva voluto collegarsi
dal Portogallo. “Le cose essenziali le ha già dette suo marito Louis. L’unico rammarico e che non so quando
riuscirò a riavere mia figlia ed a prendere in braccio la mia nipotina. Questa epidemia ha complicato i viaggi
all’estero, specie con i paesi dall’altra parte del mondo!” La mamma di Dolores finì il suo breve discorso in
lacrime, i presenti ammutoliti mormoravano un condoglianze alla signora, la quale ringraziò e si scusò per
doverli lasciare. L’immagine sparì, nelle stanze di Danielle e di Iradi scese una cappa di silenzio. La Brigadiera
guardò il giovane Agente Blanchard e disse ai presenti che loro per il momento potevano andare via, mentre
Maria Bernardette accarezzava le spalle di Danielle per consolarla.
Danielle, quella sera a cena si abbuffò dal nervoso, mangiò tanto e velocemente per poi poter andare a
collegarsi sul computer con Iradi, dove come consuetudine si vedevano tutte le sere, ma questa volta era
diverso c’era da commemorare l’amica scomparsa a più di ottomila km di distanza. Appena vide la faccia di
Iradi sullo schermo, Danielle si sentì sollevata. La ragazza di San Sebastian era abbattuta, dal viso triste e
sofferente. La scomparsa di Dolores, che per lei era stata più che un'amica, la compagna di anni di
vagabondaggi e avventure picaresche in giro per mezza Europa, oltre che amante, era un brutto colpo da
digerire. Iradi disse che aveva ricevuto una seconda mazzata, in seguito al colloquio avuto a tu per tu in
collegamento web con il marito di Dolores “Louis mi ha confessato…” disse piangendo Iradi “Quello che gli
aveva rivelato la madre di Dolores, dicendogli di non dire niente! Ma lui, in questo momento triste, disse che
voleva essere sincero con me. Anche se in realtà, disse questa tremenda verità, affinché non mi disperassi
troppo per la scomparsa di Dolores. Anzi forse, per ripicca e gelosia verso di me, siccome sapeva che con
Dolores avevamo fatto anche l’amore tra donne!” Il viso di Danielle, solitamente con un'espressione neutrale,
divenne interrogativo. Dalla bocca di Iradi singhiozzante, uscì come un'esplosione, la frase “I miei genitori
hanno messo l’autobomba che ha ucciso il Colonnello Sanchez, il papà di Dolores e lui abusava della figlia de
da quando era una ragazzina!” All’udire questa notizia, Danielle si mise le mani nei capelli, guardando l’amica
con rammarico. La pittrice non voleva essere nei panni di Iradi, la quale aveva amato Dolores ed ora era come
gli fosse crollato il mondo addosso. Iradi concluse dicendo “Louis ha aggiunto che la mamma di Dolores, sta
raccogliendo i soldi per permettere a lui ed alla bambina di rientrare in Portogallo con la salma di Dolores.
Questa epidemia complica i viaggi dei vivi, figuriamoci di morti!” Chiuso il collegamento Danielle si riversò sul
letto, il pensiero di Dolores non gli lasciava prendere sonno. Gli venne in mente il loro incontro a St Jean de
Luz, le loro esibizioni nelle giornate della festa di San Giovanni, la grotta di Zugarramurdi dove venne riempita
di tatuaggi e subì i piercing nelle parti intime da Iradi, con la complicità di Dolores, la quale la ispirava e la
incitava ad agire e l’ultimo spettacolo nella piazza dove morì il ragazzo cadendo dall’alto, seguendo le loro
esibizioni. Poi il processo e l’incontro con i campeggiatori italiani diretti a Santiago de Compostela, la sua fuga
e l’incontro provvidenziale con Nicholas Dumont. Stufa di non riuscire ad addormentarsi, Danielle accese il
computer nella speranza di vedere Iradi collegata, apparve sullo schermo Louis Bayeu, di cui il fuso orario del
Brasile, gli veniva comodo ad usare il computer, unico mezzo con cui poteva collegarsi con l’Europa.
Scomparsa Dolores, per lui la sua permanenza in Brasile non aveva più senso, anzi iniziarono a schifarli tutti
quei poveri ammalati di Covid che li circondavano, di cui pensò che erano stati causa della morte di Dolores,
avendola contagiata. Non vedeva l’ora di tornare in Europa e di portare con sé la bambina. Esternò questo
suo desiderio a Danielle oltre a dirle le ultime memorie di Dolores, la quale aveva detto che lei in fondo aveva
vissuto come aveva voluto, non si era mai drogata, non aveva mai né bevuto né fumato, ma aveva fatto tutto
quello che si poteva fare secondo i suoi desideri, fare l’amore con gli uomini e le donne che gli piacevano, fare
divertire ed eccitare facendo gli spettacoli la gente nelle piazze, girare da un paese all’altro senza obblighi
particolari, secondo la sua ispirazione. Non dovere ubbidire a nessuno e vivere secondo la sua ispirazione,
oltre che a scrivere poesie.
Era stata una donna completamente libera e quando aveva placato i suoi ardori di gioventù, oltre a dedicarsi
ad aiutare il prossimo aveva dato alla luce una splendida bimba. Con il filo di voce che gli rimaneva, Danielle
disse che anche se in vita non poteva fare la mamma, era sicura che Louis sarebbe stato un buon papà che
non faceva mancare niente alla sua piccola e che ce l'avrebbero fatta anche senza di lei. "E' l’amaro destino!
L’amaro destino!". Andava ripetendo Louis, che in conclusione voleva dire la frase biascicata negli ultimi
istanti, nel suo affannoso respiro, dalla sua amata Dolores. Da lei esternata, anche per poter in qualche modo
giustificare all’amato Louis la sua fine. Mentre gli scendevano le lacrime, l’Avvocato Bayeu, nel tentativo di
liberarsi dal peso del dolore, sentenziò “L'ultima cosa che Dolores è riuscita a pronunciare, mentre mi teneva
strette le mani con le poche forze che gli rimanevano, è stata la frase 'che lei si spegneva come una candela
che in vita ha bruciato troppo!" Disse Louis scoppiando a piangere. Danielle prima di chiudere quel straziante
collegamento, supplico Louis di fornirgli il numero di conto corrente della mamma di Dolores per poter donare
qualcosa per permettere a lui ed alla bambina di tornare in Europa. Di fronte alle perplessità di Louis, Danielle
disse che era ancora in contatto con Nicholas Dumont, il ricco proprietario della fattoria in cui viveva lei.
Sarebbe bastata una telefonata per convincerlo ad aiutarli, però aveva bisogno di sapere il numero di conto
corrente. "Scrivimelo anche più tardi via web! Mi raccomando!" disse Danielle prima di congedarsi da Louis.
Danielle, dopo quel drammatico collegamento, riuscì a prendere sonno. L'indomani mattina, appena sveglia
accese il computer e vide sullo schermo, il segnale di una notifica. Era un messaggio di Louis, il quale
conteneva un numero di conto corrente bancario. Lo trascrisse in un biglietto e si recò dai coniugi Gavroche
a fare la colazione. Marie Bernardette che era in cucina a trafficare, si stupì di vederla con un viso meno
cupo degli altri giorni, vista la tragedia della scomparsa dell'amica Dolores. 'La vita deve continuare, mica si
può stare sempre tristi' pensò tra sé l'anziana donna. Lei gli chiese se per caso veniva sua figlia Elise. "Penso
di sì! Danielle! Ti avviso già che oggi per pranzo non ci siamo! Con Jacques dobbiamo finire di seminare le
patate in quel campo lassù dalla sorgente e io vado a dargli una mano, portandogli qualcosa da mangiare. È
meglio che ci fermiamo là a pranzare, se no ad andare avanti e indietro alla fattoria, perdiamo troppo tempo!"
"Fate pure quello che dovete fare! Non badate a me! Se arriva vostra figlia, ne approfitterò per farmi portare
in città, ho delle commissioni da svolgere!" rispose Danielle tirandosi all'indietro i capelli. Improvvisamente si
sentì il rumore dello scooter di Elise, Danielle sprizzava gioia da tutti i pori, prese la sua sacca e la mascherina
per coprirsi la bocca. Finalmente il divieto degli spostamenti delle persone causato dalla pandemia, era stato
allentato, si poteva circolare liberamente nella stessa città e coprendosi il volto con la mascherina nei luoghi
chiusi e affollati. Danielle disse ad Elise se poteva portarla in posta. La postina acconsentì e dopo avere
salutato i suoi, fece salire Danielle sullo scooter e si diressero in città verso l'Ufficio Postale.

Il mattino successivo una notte insonne a studiare tutte le tracce informatiche di Danielle, la Brigadiera aveva
finalmente scoperto il conto da dove arrivavano i flussi di denaro diretto a Danielle. Lei inviava le sue foto e i
suoi filmati porno sul web e in cambio riceveva rimesse in denaro da oltre confine. Precisamente da San
Sebastian, su un conto corrente postale di qua. Si recò all'Ufficio Postale, prima di andare a lavorare al suo
posto di Polizia. Anche se lei non aveva ancora il mandato di un Giudice, voleva cercare di raccogliere qualche
informazione su quel conto. Nell'Ufficio non c'era ancora nessuno, si presentò allo sportello a un'impiegata
bionda ossigenata, con la mascherina sporca di rosso da tanto rossetto che aveva, mostrandogli subito il
tesserino da poliziotta, dietro le sue raccomandazioni alla clientela sul disinfettarsi le mani. L'impiegata si
spaventò, guardò sul computer il numero del conto dettatogli dalla Brigadiera. La faccia dell'impiegata si fece
tutta rossa come il rossetto che aveva ed assunse un’espressione di terrore. L'impiegata si alzò
improvvisamente, dicendo "Mi scusi! Devo chiamare il Direttore!". L’impiegata si alzò, camminando con i suoi
vistosi tacchi e tenendosi con le mani giù i lembi la gonna e tornò allo sportello con un uomo pelato ed obeso,
vestito in giacca grigia e cravatta rossa. L'uomo pelato disse subito alla Brigadiera "Sono spiacente! Senza un
mandato non possiamo farle vedere niente!" La bionda, mentre il Direttore si avvicinava al computer,
mormorò "Direttore è completamente vuoto! La titolare è venuta ieri!". Colette captò le parole dell'Impiegata
e rispose "Avete ragione! Tolgo il disturbo. Buongiorno!" La Brigadiera salì sulla macchina e si diresse verso la
fattoria, pensando che se il conto fosse stato in rosso non sarebbe valso la pena farsi fare un mandato da un
giudice. 'Dover carpire il mandato a un Giudice dongiovanni come il Dottor Franz, che sicuramente avrebbe
chiesto di uscire alla sera con lei, oppure alla Dott.ssa Milieu, quella fanatica femminista. La quale si sarebbe
accanita contro Dumont, cercando di accusarlo di sfruttamento verso Danielle. A che pro, poi? Per fare
lavorare il pool di avvocati chiamati a difendere il ricco Dumont, che sicuramente finiranno per farlo
assolvere!' "Che fine hanno fatto i soldi, me lo dirà direttamente Danielle!" pensò ad alta voce la Brigadiera.
Giunse alla fattoria e ad attenderla al cancello c'erano i due cani da guardia, che abbaiavano rabbiosi. Suonò
al campanello ma non rispose nessuno, allora si mise a gridare più volte i nomi dei coniugi, Jacques, Marie
Bernardette e il nome di Danielle. Non si sentiva anima viva, solo i cani abbaiare. Dispiaciuta di non trovare
nessuno, soprattutto Danielle, la Brigadiera non si rassegnò ed entrò in macchina. Pensò di dirigersi dove c'era
quella grotta, dove la prima volta che era venuta su aveva trovato Danielle, ma rischiava di rompere la sua
macchina che non era un fuoristrada come l'auto di servizio della volta scorsa. Si sedette in macchina con la
portiera aperta, iniziava il primo caldo che annunziava l'imminente stagione estiva e si tirò su leggermente la
gonna. Un Medico assessore nel Comune di Biarritz, aveva permesso alle persone di andare a fare il bagno in
mare, in quanto secondo lui, se la gente non si fosse assembrata, non ci sarebbe stato nessun rischio di
contagio del Covid. La Brigadiera si addormentò pensando a Danielle e le apparvero in sogno tutte le immagini
di lei nuda che aveva visto sul computer. All'interno della fattoria, dentro l’ufficio di Dumont, c'era il
computer completamente fatto a pezzi, qualche ora fa da Danielle, con il martello del suo Thor di creta e lei
adesso cavalcava beata in costume da bagno, facendo galoppare il cavallo tra le onde di una spiaggia deserta
nei pressi di Biarritz.

Potrebbero piacerti anche