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IL MULINO DELLE OMBRE

tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella

Una mattina estiva, Scandurra ed io ci recammo presso una vecchia masseria abbandonata, nelle vicinanze di Tuscania. Il caldo si faceva sempre pi insistente e quel rettangolo ondulato di terra brulla, senza alberi nemmeno a pagarli, sembrava un suo alleato. Il maestro spinse il portone principale e questo cadde verso l'interno alzando un muro di polvere. Tossii e cercai di scuotermi con le mani. Il maestro rise divertito. Che vizziaccio c'hai. Respiri quando non dovresti. Ma cavolo, c'era bisogno di spingerla cos forte quella cacchio di porta? Impara ad aprirle. In qualsiasi modo. Anche a costo di usare la maniglia e continu a ridere sfacciatamente.

Vabb, questa un altra lezione? No, un consiglio.

Quel dialogo mi sembrava surreale. Comunque entrammo. Una grande cucina ci accolse con una imprevista ospitalit. Gi, un'arietta fresca, insolita, ci diede un certo ristoro. Notai pure che le credenze di tipica foggia rurale, le seggiole, le cassapanche e il tavolo erano in ottimo stato. Chiesi subito a Scandurra il perch di questo paradosso. Fuori diroccata e dentro impeccabile. Il nostro ospite ci tiene a tenerla pulita e ordinata. Ha cos poche visite all'anno... Ospite? Quale ospite vive qui dentro? Eh, una vecchia storia, ma te la racconter in seguito. Ora statti zitto e aspetta.

Attesi che entrasse di l a poco un vecchio barbone un po' matto. Non so perch, ma Scandurra aveva strani conoscenti, insospettabili. Da sovrani galattici a pezzenti stasciconi, piloti stellari e mercenari di altri universi. La variet delle amicizie del mio maestro, spostava e di molto le convenzioni sociali, le classi, i rapporti tra persone. Era decisamente un uomo universale. Un po' matto anche lui. Non ci avevo fatto caso subito, ma una grossa botola occupava la parte nord della cucina. Circolare e di ferro, aveva degli strani segni rossi incisi verso il suo centro. Chiesi, ovviamente, cosa significassero e lui, di nuovo, mi fece segno di tacere. In quell'attimo la botola si alz, lentamente. Qualcuno la stava spingendo con fatica. Una mano piena di vene violacee si intravide controluce. Un vecchio, magrissimo e calvo, usc e scatarr per terra una poltiglia color tabacco (forse era proprio tabacco). Era alto e vestiva pantalonacci consumati di velluto marrone, camicia rossa e gilet nero. Il volto era scavato, naso aquilino, come suol dirsi. Si gir verso di noi che stavamo appoggiati al piano cottura centrale della cucina. Con un sorriso sdendato ci diede il benvenuto. Vecchio bastardo, ti sei fatto ved eh? Dove cacchio sei stato? L p quarche sprofondo della

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Via Lattea o cosa? - Il vecchio con voce catarrosa apr le danze.

C'hai coraggio a parl. Tiri l'anima coi denti, scatamarri come una bestia, puzzi che accoleri e mi cazzi pure? Ma nun ce l'hai l'acqua? Eppure il pozzo te funzionava 'na vorta. Me cojoni, Scand. Ce lo sai che me piace il vino, quello bbono rosso frizzantino. Lo compro da Peppe lo Stronzo, nun ti arricordi? A seccaro', Peppe morto negli anni trenta a Montefiascone. Te credo, era 'no stronzo. E poi conservo diverse botti di sotto. La temperatura quella regolare. Ma tu hai finito di fa' quei sughetti strani. Quelli, insomma, che te porteno via de qui?

C' cos tanto bisogno di viaggi su e gi. Mah, io che te dico... sto me qui a fa' da custode e te dovessi d... me so rotto le cojone. Chi viaggia de su chi de gi, chi se diverte e chi se arrazza. Io inchiodato quine. Tu me poi d 'na mano. Tu ce l'hai 'sto potere. S, giunto il momento di liberarti da questo compito pesantissimo. Son venuto col mio apprendista, Angelo. in gamba, sai? Te credo. Salve Angiol. Te credo che ad in gamba. A sta' con te c' da divent gojo [strano, un po' matto]. Ha viaggiato? Si immerso? Certo, dei nostri ormai. Eh bello mio, c'avrai tante avventure, s s, tante... ma le tribole dove le metti? Ah, scuseme, me chiamo... lo sai che nun me arricordo il nome... quello scritto su pel commune. Beh, che voi a furia de fa' il custode me so' rincojonito... un po'.

Digli il tuo soprannome, quello te lo ricordi per forza. S, gi... me chiameno tutti Meco il Chiavaro... no che hai capito?... non quello che... se c'ho due de pressione. Chiavaro perch costruisco le chiave e poi apro e chiudo le serrature delle porte. Il mio, sai, un lavoro tosto. Di quelli indispensabili, che te credi? Da quine passano e vanno altrove i viaggiatori. S, quelli come voi, per diversi.

Feci per chiedergli ragione di quella curiosa affermazione contraddittoria. Scandurra mi anticip. Spiegati meglio, Meco. Intendo quei viaggiatori di altri mondi, insomma, s de Giove Marted Deren... E mercoled... Ma Giove disabitato da millenni come Marte. Meco, spiegati. S, gi, ce so' gente che sopravviveno a tutto. Passeno l'anne, le secole, le mille secole, uguale. Passeno sempre. So' de Giove Marted Deren...

L'hai gi detto. Te ripeti Meco fece Scandurra ridendo. Eh s, me so' rincojonito, ma sai sto sempre da solo che me so' rotto le cojone pure de parl con me da solo. Ripeto ripeto chiss che c**** me ripeter mai. Non fa niente. Hai fatto un lavoro benedetto, un lavoro prezioso per tutti questi anni. Ora puoi tornartene a casa. Il Mulino delle Ombre lo chiudo, il suo compito esaurito.

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Oh sto in pensione... s gi e mo' che c**** faccio? C' un posticino con un buon clima per la tua artrite. Rand una favola. Ti porterai le tue botti, ma ti consiglio di gustare pure il vinello locale. Me ne hanno parlato s gi venti anni fa uno che c'era stato. Per l il vino troppo aspro, lo voi mette col frizzantino mio che pija forza da 'sta terra da 'sto lago da 'st'aria. Qui sotto c' il tufo. Lo voi mette? Io te l'ho consigliato. Poi fa come te pare.

Si abbracciarono. Meco il Chiavaro portava con s polvere anni ed esperienze incredibili. Una persona a suo modo simpatica e strana. Dal linguaggio pareva un grezzo uomo di campagna. Pareva. Poi, il vecchio custode alz un braccio e mi salut. Te lascio 'na cosa, Angiol. Quando la viper te mozzicher, guardala nell'occhie e il suo veleno nun te far gniente. E diglie: me manda Meco il Chiavaro, mica 'no stronzo.

Vidi i suoi occhi luccicare e trascinando i piedi spar nella sua botola, richiudendola pesantemente dietro di s. Ci affrettammo ad uscire e non capii perch. Mentre ci allontanavamo, un forte rumore ci raggiunse. Mi girai e di quella vecchia casa rimasero pochi detriti e una colonna di polvere che man mano si disperse al vento. Rispettai il silenzio di Scandurra. Ormai capivo al volo (o quasi) quando bisognava star zitti. Ritornando verso la strada sterrata dove avevamo accostato l'autovettura, notai che Scandurra era teso in volto. Raramente lo avevo visto cos. Tacqui. Di ritorno verso casa, Scandurra, forse per farmi uscire dall'imbarazzo dell'incomprensione, mi ragguagli a modo suo. Impara, Angelo, da questo incontro: un uomo semplicemente eccezionale come Meco, rimane al suo posto per decenni, quasi un secolo, a custodire un portale tra dimensioni. Come una sentinella di guardia alla polveriera. Lavoro pesante, frustrante, che da principio sembrerebbe interessante, ma che poi scopri difficile, pericoloso, schiacciante. Lui governa gli effetti magnetici e i morbi provenienti dalle fogne dei sottomondi che dai passaggi possono irrompere qui da noi, e quando non li pu gestire con la macchina che c'ha, il Mulino delle Ombre, li assorbe su di s per evitare pericolose interferenze ed epidemie. Ci si scorda che esistono persone che svolgono un lavoro prezioso ma nascosto, lontano dai riflettori. Come chi prega nella sua celletta da un monastero sperduto tra le montagne. Come chi ascolta le pene della gente e cerca di alleviarle. Come il padre di famiglia che torna a casa, stracco dal lavoro pesante e che riesce ancora a sorridere quando i figli gli si fanno incontro. Madri che accudiscono i propri figli malati e che magari soffrono in silenzio per non spaventarli e pregano un dio che non conoscono, ma che accanto a loro. Santi senza altari. Donne e
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uomini grandi nella loro umilt e modestia, vere colonne del firmamento. destino dell'uomo. Le scelte pi alte sono anche le pi misconosciute. Forse giusto cos... chiss.

Scandurra mi stai insegnando l'umilt, il senso di responsabilit che va oltre l'acquisizione di potere e conoscenza. Quello che facciamo, lo facciamo per gli altri. Per anche tu in molte occasioni hai operato come il Chiavaro. In certi contesti metapsichici, in presenza di entit spiriti fantasmi. Io vedo queste cose da quando ho coscienza. Ti riferisci ai fenomeni spiritici a cui hai assistito le prime volte. Le presenze medianiche sono come i gusci rotti di una noce, i resti di uomini che hanno vissuto in questa incarnazione, in questa esperienza della Vita, una delle tante. Sono solo i loro resti, i resti della coscienza vitale, delle passioni del loro cuore, lAnima gi libera e rinata in un altro stato. I gusci sono legati ai luoghi, casa lavoro paese. Una colpa che non si pu dimenticare, un incidente improvviso, un grande dolore, odio, amore li agganciano alla dimensionae terrena. Bisogna ascoltare, guardare, allora tutto si dissolve in quel ciuffo di luce che si crea e i luoghi sono liberi. una forma di giustizia, di liberazione, un lavoro che pochi possono o vogliono compiere ma che va compiuto. un compito importantissimo. Ma come fai tecnicamente, se me lo puoi dire? Evoco, d corpo alle presenze, a quei poveri resti, l'etere ne pregno. Rilascio la mia energia vitale perch esse possano svelarsi completamente. una piccola magia, ma che va fatta. I bambini, prima che li mandiamo a scuola, vedono il mondo in un unico flusso di eventi, alto basso e laterale. Oltre il tempo e lo spazio. Loro non dividono, non distinguono la differenza tra piani e cos possono vedere i resti, ma anche gli esseri del sottomondo e del mondo mezzano. A volte ne sono impauriti, in altre occasioni fanno amicizia volentieri con quelle forme, quelle ombre. Mio compito di assorbire i gusci e di impedire alle creature di sotto di spaventare i cuccioli d'uomo. Che vi sia una barriera tra questi livelli sar anche necessario, perch viviamo tempi senza fede e credenza e allora meglio non sapere e non vedere. L'uomo comune non vede pi oltre il visibile. Il velo divide tutto. In pratica non vi sono tante realt. Ce ne una sola, un flusso costante che per frammentato dalla mente divisa dell'uomo. Per riconquistare l'antica visione dobbiamo recuperare la capacit di leggere i segni, che sono copiosi ma non infiniti. Li incontriamo ogni volta che ne abbiamo bisogno, ma non li sappiamo leggere, parlano in una lingua strana, per immagini, e la nostra testa parla con le parole. Il pensiero una catena di parole. Crediamo che le forme, le figure, le immagini siano infantili, per 'figliarelli', invece sono la chiave per collegarci con i livelli. I simboli sono schemi elettrici, basta attivarli, accenderli e ci portano su altri piani.

Stavamo giungendo a Viterbo. Poche automobili giravano in quella afosa giornata d'estate. E noi parlavamo di Vita, di Morte, di Visioni, di Stati Multipli. Scandurra, che cos' la morte? Vidi morire tra le mie braccia uno zio a cui tenevo tanto. Io avevo 12anni. Un cancro ai polmoni lo stava uccidendo. Dall'Ospedale Grande degli Infermi lo avevano rimandato a casa
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a morire tra i suoi familiari perch non c'era pi nulla da fare. Mi disse ad un certo momento che gli mancava l'aria, non riusciva pi a prenderla. Mi strinse la mano fino a farmi male... poi se ne and. E allora vidi la sua Anima ovoidale scivolare, gocciolare via verso il soffitto e altre forme eteriche che lo affiancarono. Oh, se la gente sapesse esattamente cosa accade in quel momento, proverebbe meno terrore della morte. Nemmeno le religioni oggi sanno dare risposte o indicazioni, e questo perch sono concentrate sul vivere quaggi, che rappresenta solo un breve tratto della strada che compie l'Anima. Qualcuno ha detto che il mio materialismo divino. Mah, sono un uomo concreto che con le mani apro i cancelli, con le mani scavo buchi attraverso cui passare in altri universi e tutto ci lo faccio con fulcri, leve, talismani, cose visibili e meno visibili. Le spolette le hai viste, le hai usate, sono cose, magiche s, ma di materia tenue magari, fluttuano in certe condizioni e sembrano molli, svanenti, basta saperle prendere e comunque le tocchi, fai presa. L'immaginazione fondamentale, forma che cerca materia per plasmarla. Certo, ci vuole comunque una certa materia, porosa per assorbire le energie planetarie, porosa per trattenere e poi rilasciare essenze, frequenze, parvenze eteriche. Insomma, Angelo, sempre materia, luce confusa e depositata. Noi le restituiamo la sua antica potenza, ne risvegliamo l'energia addormentata, la carichiamo. di nuovo luce su di un altro piano. Frequenze, come i nostri corpi sottili, la coda del pavone che si apre e si chiude, ogni colore un raggio della nostra anima. Si interruppe. Sembrava un fiume in piena. Tuttavia mostrava sempre il suo proverbiale controllo. Quando mamme e padri mi chiedono notizie sui loro figli morti a causa di malattie terribili, di incidenti strazianti, catturo voci odori cose che appartengono a quel piano. Le anime trasmigrano ma i residui permangono. Frequenze. Allora divento una radio, un montacarichi tra livelli, una canalina passacavi. Le donne allora si rasserenano, trovano una certa conoscenza e i padri non si chiudono, i loro cuori si aprono. importante sapere la verit, l'ignoranza che la scienza e la religione hanno in questo ambito grave. Parlano parlano e poi? Noi non parliamo, facciamo, non vendiamo speranze, apriamo porte sulla Vita sterminata, fatta di cadute e rinascite. Cristo insegnava e faceva, dimostrava coi fatti che le leve della potenza si trovano dentro di noi. Soprattutto ci consigliava di adottare l'umilt e la benevolenza, l sono nascosti i segreti dell'universo. Quando incontri una persona umile e buona, quella salva 'sto mondo dalla fine totale. La sua anima trattiene il caos.

Ma qual' il destino dellAnima? La Luce chiama l'Anima per compiti ben maggiori rispetto a quelli gi svolti in terra. L'Anima abbandona il corpo che lha ospitata e non ne soffre. La vedo sorridere sempre ad ogni trasferimento. un sorriso che pervade la sua estensione ad uovo, perch il corpo le stato intimo. Il corpo possiede una sua coscienza, semplice e pura che accetta questo destino: dopo pochi giorni si scioglier nella terra, pronto ad aiutare lo sviluppo di altro. Il Grande Tempo trituter anche le ossa, fino a farle diventare sale fine, da spargere sulle cose che nasceranno domani. Ma tutto ci che Dio ha posto tra lAnima e il corpo quando stabil cosa

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dovesse essere luomo, la mente, il vitale, il nervoso, il cuore e le sue passioni, precipita nel nulla sapendo di morire davvero, di non potere seguire n lAnima nel suo destino di luce, n il corpo nella terra. Cos si ribella, raccoglie ogni forza che le resta e prova ad aderire alle cose, a trovare una sua permanenza, un suo luogo. Allora i morti, le loro voci, restano l dove vissero uomini e passioni. Restano settimane, o secoli. Gusci rotti di una noce. Nastrini magnetici di suoni confusi a rumori di fondo. Da loro viene disperazione, possono contaminarci, piegare il nostro sentire verso il male, il nulla dissolutore, la loro energia imprigionata, sottratta al mondo e non usata per lo spirito, come dovrebbe essere. Cos la liberazione dei luoghi, la loro pacificazione , per chi possa compierlo, un atto sacro. Ormai stavamo davanti alla sua bottega. Vi era un piccolo gruppo di persone ad aspettare nei pressi della soglia. Scandurra ammicc. Non ebbe difficolt a parcheggiare nella piazzetta antistante. D'estate a Viterbo c' posto per tutti, cos come alla bottega del mago.

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