ACER RICERCA
Suoli strutturali
La portanza e la stabilità delle pavimentazioni non devono compromettere l’esplorabilità del suolo
da parte degli apparati radicali. Due studi hanno valutato come la messa a dimora in suoli con una
matrice di scheletro può migliorare la crescita, la sopravvivenza e la stabilità di alcune specie arboree
Articoli originali
Grabosky J., Bassuk N.,
2016. Seventeen years’
growth of street trees in
structural soil compared
with a tree lawn in New
York City. Urban Forestry
and Urban Greening,
16:103-109.
Bar tens J., Wiseman
P.E., Smiley T.E., 2010.
Stability of landscape
trees in engineered and
conventional urban soil
mixes. Urban Forestry
and Urban Greening,
9:333-338.
U
na delle principali
sfide per migliorare
la salute del verde
urbano e aumentare i benefi-
ci da esso forniti, riducendo
nel contempo i disservizi, è
integrare con successo infra-
strutture verdi e grigie.
La messa a dimora di alberi in
contesti fortemente pavimen-
tati (parcheggi, marciapiedi e
piazze) è indubbiamente
desiderabile sia dal punto di
vista ecologico, sociale e
sanitario, sia da quello archi-
tettonico-paesaggistico. Tutta-
via, i requisiti ingegneristici
per garantire la stabilità della
pavimentazione sono in netta
contrapposizione con i requi-
siti biologici delle radici.
Quando il suolo è compattato
per la posa della pavimenta-
zione, la sua macroporosità
e di conseguenza l’aerazione
sono drasticamente ridotte.
81 • ACER 2/2016
RILETTURA DI CONTRIBUTI INTERNAZIONALI
Inoltre, la compattazione
causa un aumento della
densità del suolo, con conse-
guenze negative sulla cresci-
ta radicale e sulla capacità
degli apparati radicali di
esplorare il terreno.
Negli ultimi 30 anni, ricercato-
ri e ingegneri hanno sviluppa-
to diversi metodi e materiali
per garantire la portanza e la
stabilità delle pavimentazioni
senza compromettere l’esplo-
rabilità del suolo da parte
degli apparati radicali.
Gli approcci fondamentali
adottati sono due: pavimenti
sospesi e suoli strutturali.
I pavimenti sospesi impiega-
no pilastri o gabbie rigide in
materiale generalmente
plastico per supportare il cari-
co della pavimentazione e del
traffico pedonale o carrabile.
Privato di “responsabilità
strutturali”, il suolo all’interno
delle strutture può non esse-
re compattato. Esempi di
queste tecnologie includono
Silva CellsTM (Deep Root
GARY WATSON
La realizzazione di un marciapiede supportato rispettivamente da suolo strutturale,
a sinistra, e da un pavimento sospeso, a destra.
Partners, San Francisco, CA,
USA) e StormTankTM
(Brentwood Industries,
Reading, PA, USA). Al contra-
rio, i suoli strutturali (o suoli
bimodali) sono composti da
una matrice di scheletro o
altro materiale grossolano a
granulometria uniforme
mescolata a suolo, al fine di
creare un substrato ad alta
porosità in grado di mantene-
re caratteristiche biologiche
adeguate alla vita delle radici
anche quando compattata
secondo gli standard inge-
gneristici (Le basi di ACER
5/2008). Alcuni esempi di
suoli strutturali sono: Amster-
dam Tree Soil (91-94% sabbia
grossolana, 2-4% argilla, 4-
5% sostanza organica (v/v) (3),
Davis Tree Soil (75% roccia
lavica, 25% suolo (v/v) (9),
Carolina Stalite Structural Soil
(80% stalite, 20% suolo fran-
co (v/v) (2) e, probabilmente il
più famoso, Cornell University
Structural Soil (CU-SoilTM,
brevetto US#5849069),
messo a punto dal gruppo di
lavoro della professoressa
Nina Bassuk (4). Tuttavia, anco-
ra poco si conosce sulle reali
potenzialità di tali suoli inge-
gnerizzati nel supportare nel
lungo periodo crescita e stabi-
lità strutturale delle piante.
L’elevata macroporosità dei
suoli strutturali assicura infatti
un rapido drenaggio ma la
scarsa capacità di ritenzione
idrica (7-11%, in funzione
della tessitura del suolo utiliz-
zato) (7) può facilitare l’insor-
genza di stress idrico e richie-
dere irrigazione supplementa-
re durante i periodi siccitosi.
Un progetto
a lungo termine
Il lavoro di Grabosky e Bassuk
(2016) è a oggi l’unico studio
comparativo finalizzato a
studiare, nel lungo periodo, la
crescita e la sopravvivenza di
specie arboree a dimora in
suolo strutturale rispetto a un
terreno inerbito. L’esperimen-
to è iniziato nel 1997
t
JIM URBAN
ACER RICERCA
Lorimer Street a New York, luogo della sperimentazione,
condotta a partire dal 2003 da Grabosky e Bassuk (2016).
immediatamente dopo il
t
rifacimento di Lorimer Street
(New York). Nello stesso anno
sono state messe a dimora 33
piante di Quercus bicolor e 29
di Quercus phellos, tutte con
diametro all’impianto 5-7 cm,
avendo cura che fossero
equamente distribuite tra i lati
Ovest (suolo strutturale) ed
Est (inerbimento) della strada.
Per realizzare il marciapiede
alberato sul lato Ovest è stata
realizzata una trincea (profon-
da 0,9 m e larga 2,1 m), riem-
pita con CU-Soil e, infine,
pavimentata con cemento.
Il CU-Soil utilizzato è compo-
sto dal 80% (in peso) di
roccia granitica spezzata
(dimensione media nominale
= 1,9 cm), dal 20% (in peso)
da suolo franco (pH 4,5,
sostanza organica 5,3%) e
dal 0,025% (in peso) di un
idrogel. Dopo l’installazione, il
CU-Soil aveva una densità
pari a 1,9-2,1 t/m3 e una
capacità di ritenzione idrica
attorno al 7% in volume (7).
Sul lato Est, le due specie di
quercia sono state piantate in
un’area a prato con larghez-
za minima di 6 m, in un suolo
franco ricco di scheletro (9-
16%) e pH 6,8-6,9.
L’altezza delle piante e il
diametro del fusto (a 1,4 m)
sono stati misurati dopo 2, 3,
6, 10, 12, 14, 15, 16 e 17
cale ecc.) ma piuttosto ai quando Q. phellos a dimora
danni arrecati al colletto delle su prato mostrava maggiore
querce durante le attività di altezza rispetto a quelle in
manutenzione del manto suolo strutturale (tabella 1).
erboso. Troppo spesso sotto- L’indice di snellezza o di
valutato, questo tipo di danno rastremazione (rapporto altez-
comporta invece conseguen- za/diametro) fornisce utili indi-
ze gravi e spesso irreversibi- cazioni sulla biomeccanica
li per le piante ferite. della pianta, ma può anche
Sia le querce in suolo struttu- essere usato per descrivere la
rale sia quelle nel prato transizione tra nuovi impianti
hanno mostrato accresci- (caratterizzati da chioma ridot-
menti diametrali del fusto di ta, fusto sottile e portamento
circa 1,2 cm/anno (Q. bico- slanciato) e alberi funzionali
lor) e 1,8 cm/anno (Q. phel- (con chioma strutturata e
anni dalla realizzazione, tra la los), del tutto in linea con gli buono sviluppo diametrale del
fine di giugno e l’inizio di standard statunitensi (tabella fusto), in grado di apportare
luglio. Contestualmente, 1). Nessuna differenze signi- benefici netti all’ecosistema
sono state determinate le ficativa è emersa, nell’arco urbano. L’indice di snellezza
fallanze. Inoltre, per meglio dei 17 anni dall’impianto, tra delle querce è diminuito da
comprendere gli effetti del le tesi prato e CU-Soil. Come più di 50 L/D all’impianto a
suolo strutturale sull’espan- per il diametro, anche la circa 30 L/D nel 15° anno
sione radicale, nel 2009 sono crescita in altezza non è stata dalla messa a dimora, a
state condotte indagini non influenzata in modo significa- causa dello sviluppo delle
invasive con l’impiego di un tivo dal tipo di suolo, con l’ec- branche primarie basali e del
georadar (maggiori dettagli cezione del 2012 (15° anno), loro contributo all’accresci-
in Bassuk et al., 2011) (1).
Usando un radar a 900 MHz,
sono state effettuate tre TABELLA 1 - EFFETTI DI SUBSTRATI DI COLTIVAZIONE
sezioni continue, parallele, SULLA CRESCITA DEL FUSTO DI QUERCUS SPP.
lunghe 296 m a distanza
crescente dal filare (0,31 m, Anni dalla Diametro Altezza Snellezza
Specie Tesi
realizzazione (cm) (m) (L/D)
1,1 m e 1,7 m) al fine di effet-
tuare la conta delle radici Quercus CU-Soil 8,4 5 ,6 62,3
delle piante allevate in suoli bicolor Prato 8,1 4,8 62,5
6 (2003)
strutturali. CU-Soil 10,7 5,6 50,3
Quercus
phellos Prato 9,7 5,3 52,6
17 anni di risultati
Entrambe le specie sono state Quercus CU-Soil 15,1 5,9 39,6 b
caratterizzate da una mortalità bicolor Prato 14,9 6,5 44,0 a
10 (2007)
del 25% circa nei primi 10 CU-Soil 20,1 7,2 33,7
Quercus
anni dalla messa a dimora, phellos Prato 22,5 8,4 37,2
mentre nessuna fallanza è
stata osservata nei successivi Quercus CU-Soil 22,4 7,7 34,8
7 anni. Le querce a dimora in bicolor Prato 23,0 8,3 35,6
15 (2012)
suoli strutturali hanno mostra- CU-Soil 32,1 9,5 b 29,6
Quercus
to una mortalità minore (11%) phellos Prato 32,9 11,1 a 33,4
rispetto a quelle nell’area a
prato (41%). La grande diffe- Quercus CU-Soil 25,0 - -
renza tra la sopravvivenza bicolor Prato 25,8 - -
17 (2014)
delle piante nel suolo struttu- CU-Soil 34,3 - -
Quercus
rale rispetto all’area non pavi- phellos Prato 36,8 - -
mentata non è da imputare a
fattori di stress abiotici (siccità, Ci si riferisce a diamentro, altezza e snellezza del fusto. Lettere (a, b) differenti indicano
valori tra loro statisticamente diversi. Fonte: modificato da Grabosky e Bassuk, 2008; 2016.
compattazione, ipossia radi-
ACER 2/2016 • 82
mento diametrale del fusto.
Anche l’effetto del substrato
sull’indice di snellezza è stato
marginale: solo nel 2007, Q.
bicolor allevata su prato era
più snella rispetto alle sue
controparti in suolo strutturale,
ma ciò è da imputare alla
sostituzione delle fallanze (con
alberi giovani e snelli) effettua-
ta nell’area a prato a causa
della maggior mortalità.
Le analisi con i georadar,
effettuate come già descritto,
non permettono di valutare le
dimensioni delle radici, né di
stimarne l’orientamento, ma
solo di identificare la presen-
za o assenza di radici con
diametro superiore a 2 cm.
Inoltre, essendo stata l’analisi
solo nella tesi Cu-Soil, è
impossibile il confronto con le
querce a dimora nel prato.
Tuttavia, la scansione con
georadar ha permesso di
identificare una notevole colo-
nizzazione del suolo struttura-
to da parte degli apparati
radicali delle due specie di
quercia. La maggior frequen-
za radicale è stata osservata
tra 21 e 42 cm di profondità,
in accordo con studi prece-
denti (5). Numerose radici sono
state trovate anche a profon-
dità di 42-63 cm, mentre la
minor colonizzazione radica-
le è stata osservata tra 0 e 21
cm di profondità.
Suoli strutturali:
crescita e salute
Il lavoro di Grabosky et al.
(2016) rappresenta il primo
studio comparativo di lungo
periodo finalizzato a valutare in
situ gli effetti di suoli strutturali,
ingegnerizzati per integrare le
esigenze di portanza delle
pavimentazioni con i requisiti
biologici delle radici, sulla
crescita e sulla sopravvivenza
di due specie di quercia.
I risultati hanno mostrato una
83 • ACER 2/2016
crescita comparabile duran-
te i primi 17 anni dalla messa
a dimora sia in Q. bicolor sia
in Q. phellos, tra le piante
cresciute in suolo strutturale
pavimentato e quelle nell’area
a prato. In entrambe le tesi
non sono stati osservati segni
di carenza nutrizionale e di
avvizzimento. È stata invece
rilevata una maggior mortalità,
seppur legata a fattori estrin-
seci al sito d’impianto, nelle
querce a dimora nel prato.
L’assenza di differenze biome-
triche, nei primi 17 anni, tra le
piante allevate in un substrato
composto all’80% da schele-
tro e le piante in suolo inerbito
può sembrare sorprendente.
Tuttavia, i risultati sembrano
suggerire l’adeguatezza dei
suoli strutturali a supportare la
coesistenza di infrastrutture
verdi e grigie in uno spazio
spesso troppo limitato come
quello dei marciapiedi. L’otti-
mizzazione della miscela
(della tessitura del suolo, in
particolare) e la sua replicabi-
lità e reperibilità in diversi siti
di utilizzo costituiscono le vere
sfide per il futuro uso pratico
di queste tecnologie.
Suoli strutturali:
alberi più sicuri?
A fronte di il crescente nume-
ro di articoli che testimonino
una maggiore crescita, soprat-
tutto a livello radicale, di albe-
ri a dimora in suoli strutturali
rispetto a quelli in terreni
compattati, sono invece
carenti gli studi che ne valuti-
no gli effetti sulla stabilità.
Esperienze empiriche permet-
tono di ipotizzare una ridotta
stabilità al ribaltamento in pian-
te a dimora in buche d’impian-
to convenzionali, in cui la
compattazione del suolo e lo
scarso volume di terreno
esplorabile (limitato da cordo-
li, infrastrutture sotterranee e
altre strutture artificiali) riduco-
no l’espansione degli appara-
ti radicali. Questi fattori posso-
no incrementare la propensio-
ne al ribaltamento, soprattut-
to durante eventi piovosi estre-
mi, quando alte velocità del
vento vengonp associate alla
minore resistenza da parte del
suolo saturo. Al contrario,
poiché i suoli ingegnerizzati
promuovono una maggior
estensione delle radici, sia
radialmente, sia in profondità,
è possibile aspettarsi una
minore propensione al ribalta-
mento in alberi a dimora in
suoli strutturali o pavimenti
sospesi. Per testare quest’ipo-
tesi, Bartens et al. (2010)
hanno effettuato prove di
trazione controllata su piante a
dimora in buche d’impianto
convenzionali e in diversi tipi
di suoli ingegnerizzati.
Cenni metodologici
36 piante di Prunus serrulata
‘Snow Goose’ e 36 di Ulmus
parvifolia ‘Bosque’ (14-16 cm
circonferenza all’impianto)
sono state messe a dimora in
pieno campo presso il
Bartlett Tree Research Labo-
ratory di Charlotte (NC, Stati
Uniti), in modo che ciascun
albero avesse a disposizione
5,4 m3 di suolo esplorabile.
Sono state confrontate quat-
tro tipologie di suolo:
SCHEMA DELLE PROVE DI TRAZIONE CONTROLLATA
EFFETTUATE DA BARTENS ET AL. (2010)
Punto di Carrucola
ancoraggio re-direzionale
Paranco
• suolo strutturale a base di
scheletro (80% scheletro, 20%
suolo franco, idrogel Terra-
sorb, per esempio CU-Soil)
compattato a 95% Proctor;
• suolo strutturale a base di
ardesia espansa (80% Stalite,
20% suolo franco, per esem-
pio Carolina Stalite structural
soil), compattato secondo le
specifiche del produttore;
• pavimento sospeso, con
celle riempite con suolo fran-
co decompattato;
• suolo franco, compattato
a 95% Proctor (controllo).
Le piante sono state irrigate
durante l’affrancamento con
una portata di 1,9 l/min (suoli
strutturali) o di 0,95 l/min
(pavimento sospeso e suolo
franco compattato).
A quattro anni dall’impianto, le
piante sono state sottoposte
a prova di trazione controllata
per misurare la forza richiesta
per indurre un’inclinazione di
2° alla base del fusto (Le basi
di Acer 6/2012). Le prove
sono state effettuate sia in
condizioni di umidità ambien-
tali (suolo vicino a capacità di
campo, potenziale idrico (ψ)
del controllo = -0,03 MPa), sia
in condizioni di parziale satu-
razione, ottenuta dopo 12 ore
di irrigazione continua (ψ del
controllo tra -0,012 MPa, in
superficie, e -0,004 MPa, più
in profondità).
t
Pianta
analizzata
Dinamometro
1,4 m Livella
4,5 piedi digitale
ACER RICERCA
TABELLA 2 - EFFETTI DI DIVERSE TIPOLOGIE DI SUOLI INGEGNERIZZATI
SULLA FORZA RICHIESTA PER DEFLETTERE IL FUSTO DI DUE SPECIE DI 2°
Forza di trazione -
Diametro
Specie Tesi suolo non irrigato
del fusto (cm)
(N)
SS-scheletro 10,8 1111
SS-stalite 10,2 706
Prunus
serrulata
Pavimento sospeso 11,5 1243
Controllo 10,4 661
SS-scheletro 9,5 985
SS-stalite 8,1 465
Ulmus
parvifolia Pavimento sospeso 11,6 1799
Controllo 11,3 1695
Si considerano condizioni di umidità ambientale e di suolo parzialmente saturo e sulla forza di trazione normalizzata in base
al diametro del fusto.Nell’ultima colonna, lettere diverse indicano differenze significative tra le tesi. (Fonte: Bartens et al., 2010)
Umidità e stabilità alla scarsa percentuale di
In assenza di irrigazione, suolo (20%) rispetto allo sche-
quando il suolo franco letro o alla stalite: l’ancoraggio
compattato era a capacità di offerto da tali substrati sembra
campo, i suoli ingegnerizzati perciò maggiormente correla-
si presentavano rispetto a ta alla macrostruttura della
esso notevolmente più matrice grossolana rispetto
asciutti (æ = da -0,10 a -0,14 alle caratteristiche della ridot-
MPa). Anche dopo 12 ore ta frazione di suolo.
continue di irrigazione, atte a Analizzando le risposte
saturare il suolo, i suoli inge- specie-specifiche alla trazio-
gnerizzati avevano un conte- ne, si osserva come, in U.
nuto idrico minore (æ = da - parvifolia, la forza richiesta per
0,035 a -0,099 MPa). Il minor deflettere il fusto di 2° non sia
contenuto idrico è legato alle stata influenzata dal tipo di
maggiori macroporosità e terreno (tabella 2). Al contra-
velocità di infiltrazione, rispet- rio, le piante di P. serrulata nel
to al suolo compattato, suolo strutturale a base di
mostrata sia da suoli struttu- scheletro e nel pavimento
rali sia dal suolo decompatta- sospeso hanno richiesto una
to dei pavimenti sospesi. forza circa del doppio, rispet-
Nonostante sia risaputo che to alle altre tesi, per raggiun-
la resistenza al taglio del gere una simile inclinazione
suolo diminuisce all’aumenta- del fusto. Ciò è stato causato
re dell’umidità, il tipo di suolo dalla diversa crescita radicale
(e le conseguenti differenze di di P. serrulata nei diversi
umidità) non ha influenzato in substrati (la lunghezza totale
modo significativo la stabilità delle radici era 40-60 volte
delle piante (tabella 2). In superiore nel suolo strutturale
particolare, l’assenza di un a base di scheletro rispetto sia
effetto legato all’umidità sulla al suolo franco compattato, sia
stabilità delle piante nei suoli al suolo strutturale a base di
strutturali può essere legata stalite, vedi anche Smiley et
Forza di trazione
Forza di trazione
normalizzata in base
- non irrigato (N)
al diametro (N)
1074 1102 a
699 673 b
1265 -
677 600 b
1016 1092 a
479 1189 a
1724 -
1695 1221 a
al., 2006) (8). Inoltre, le caratte-
ristiche fisiche del suolo strut-
turale a base di scheletro (più
denso e angolare) rispetto alla
stalite possono spiegare le
differenze osservate tra i due
substrati. La diversa risposta
delle specie arboree studiate
è imputabile alla differente
tolleranza delle medesime nei
confronti delle condizioni
estreme del terreno, in parti-
colare del ridotto drenaggio.
Lo studio di Bartens et al.
(2010) mostra dunque che,
soprattutto in specie sensibili
alla compattazione, all’ipossia
e al ristagno idrico, la crescita
radicale e la stabilità della
pianta possono essere incre-
mentate utilizzando suoli strut-
turali a base di scheletro.
Alessio Fini
Dispaa, Università di Firenze
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