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La prima guerra mondiale

Scriversi dal fronte


Guarda
l’immagine qui
accanto, prova
a descriverla,
prima a voce e
poi sul quaderno
Una guerra di trincea
L’immagine che hai visto è una trincea. Le trincee erano lunghi fossati
scavati nel terreno da cui i soldati combattevano a distanza,
sparando contro i nemici. La prima guerra mondiale è stata in gran
parte una guerra immobile, di attesa, di logoramento. I soldati
passavano tantissimo tempo nelle trincee, in mezzo al fango, alla
sporcizia, alle malattie, e sotto gli spari che arrivavano dall’altra parte.
La prima guerra mondiale è durata dal 1914 al 1918, ma per noi italiani
è iniziata un anno dopo, nel 1915. Durante questa guerra sono morte
17 milioni di persone, non solo soldati, ma anche civili. Si affrontavano
due blocchi principali: nel primo blocco, Francia, Gran Bretagna,
Russia, a cui si aggiungeranno l’Italia e gli Stati Uniti. Nel secondo
blocco, Germania, Impero austro-ungarico, Impero ottomano e
Bulgaria.
A partire per il fronte, cioè per le zone della guerra, erano gli uomini. Le
donne rimanevano nelle città e nelle campagne a fare tutti i lavori
che prima facevano gli uomini. Alcune donne però partecipavano
alla guerra come infermiere.
La guerra dell’Italia è stata però
soprattutto una guerra contro
l’Austria, ed è diventata una nuova
guerra di indipendenza per
conquistare i territori che
mancavano all’unificazione, cioè le
zone di Trento e Trieste. Le battaglie
con l’Austria avvengono quindi a
nord-est, lungo il confine con quello
che era allora l’Impero austro-
ungarico. Sono zone di montagna, si
combatte in mezzo alla neve e al
freddo. La sconfitta più grave per
l’Italia avviene nella città slovena di
Caporetto; le vittorie decisive lungo il
fiume Piave. L’Austria viene infine
respinta e sconfitta.
In generale, sarà la vittoria per tutto il
primo blocco. L’Impero austro-
ungarico smetterà di esistere.
Rispondi a queste domande
1) Quando inizia la prima guerra mondiale?
2) Quando entra in guerra l’Italia?
3) Quali paesi fanno parte del primo blocco?
4) Quali paesi fanno parte del secondo blocco?
5) Cos’è una trincea?
6) In quale zona combatteva l’esercito italiano?
7) Qual era il ruolo delle donne durante la guerra?
8) Quante persone sono morte in totale?
Una poesia di Giuseppe Ungaretti
San Martino del Carso
Valloncello dell'albero isolato, 27 agosto 1916

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
è il mio cuore
il paese più straziato

(Giuseppe Ungaretti, da “Il porto sepolto”, 1916,


poi “Allegria di Naufragi”, 1919)
Giuseppe Ungaretti, uno dei più importanti poeti italiani del
Novecento, è stato anche soldato durante la prima guerra
mondiale. Le sue prime poesie sono poesie di trincea, nate
dall’emergenza e dall’angoscia, molto brevi, scritte in fretta su
un quadernetto. Sono poesie e al tempo stesso documenti.
Infatti molti di questi testi, come quello che hai appena letto,
sotto il titolo indicano con precisione un luogo e una data. Si
tratta quindi di una sorta di diario di guerra, scritto però in versi.
Il Carso è un altopiano sul confine nord-orientale. Il poeta si
trova davanti a un paese, San Martino del Carso, che è stato
completamente distrutto, ridotto in «brandelli», cioè a pezzi.
Anche molte persone sono morte, tra cui quelle con cui il poeta
si scriveva: «di tanti/ che mi corrispondevano», la corrispondenza
sono appunto le lettere. Alla fine Ungaretti fa una metafora,
cioè dice qualcosa (A) attraverso qualcos’altro (B): per dire che
il suo cuore è (A) pieno di morte, di perdita, di distruzione, lo
paragona (B) allo stesso paese.
Allegria di naufragi, uno splendido ossimoro
Le poesie in trincea di Ungaretti saranno infine contenute in un libro
dal titolo Allegria di naufragi. Questo titolo contiene innanzitutto
una metafora: la guerra è (A) disastrosa come lo è (B) un naufragio,
che è una tragedia in mare. La guerra è infatti il «naufragio»
dell’umanità. Ma il titolo è anche un ossimoro, unisce cioè due
concetti, immagini, idee opposte: allegria, cioè gioia, contentezza,
e appunto naufragio. Un ossimoro non è un errore di ragionamento,
ci permette al contrario di dire qualcosa in più rispetto al linguaggio
comune. La guerra è sì un «naufragio», ma proprio in mezzo alla
guerra ci accorgiamo dell’importanza della vita, ci sentiamo legati
ad essa, proviamo una specie di allegria dell’essere vivi. Un altro
ossimoro molto famoso è il titolo di una canzone di Simon e
Garfunkel, The sound of silence: ascoltala su youtube.
Prova adesso tu a scrivere qualche ossimoro: almeno tre.
Le lettere dal fronte
Oggi siamo abituati alle mail o a Cartolina Postale del 27 Marzo 1916 dalla
WhatsApp o alle chat, che sono trincea
comunicazioni scritte istantanee,
che arrivano nel momento in cui Cara mamma, ti scrivo dalla trincea a poca
le inviamo. Un tempo non era distanza dal nemico. La giornata è splendida
così. Si scrivevano solo le lettere, ed un sole veramente primaverile ci consola
che impiegavano tempo per un po’. Dinanzi a questa estensione infinita di
arrivare, a volte non arrivavano. neve, in mezzo a tanta esuberanza di
I soldati in guerra scrivevano candidissima luce, su queste eccelse vette, a
lettere, spesso ai propri genitori. pochi passi dalle dolomiti mi sento grande;
Sono particolarmente belle e grande come immensa distesa di neve,
commoventi, come questa qui grande come gli ideali della patria. Giunge
accanto. «Esuberanza» vuol dire di tanto in tanto qualche colpo di cannone,
«esagerazione», «candidissima» ma gli artiglieri nemici tirano male. Domani è
significa «bianchissima»; il mio onomastico; attendo per oggi vostre
«eccelse vette» sono le altissime lettere: le attendo ansiosamente; spero che
cime dei monti, e le Dolomiti stasera quando torno ai baraccamenti ne
sono montagne, una parte delle troverò...
Alpi orientali.
Scrivere dal fronte attuale

Prova anche tu, in questa


situazione particolare in cui
ci troviamo, a scrivere una
lettera (o una mail), a
raccontare il tuo
isolamento a qualcuno che
non puoi incontrare dal
vivo. Non siamo in guerra,
ma questo è per adesso il
nostro «fronte». Raccontalo.

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