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dell’autore, sergente maggiore degli alpini, durante la ritirata, nella seconda guerra mondiale, degli
Alpini dalla Russia, attraverso le gelide steppe.
L’autore Mario Rigoni Stern ha scritto il libro Il sergente nella neve nel 1944 mentre si trovava
prigioniero in un lager tedesco, dove era finito dopo l’8 settembre 1943 perché aveva rifiutato di
aderire alla Repubblica di Salò.
In questo romanzo narratore, protagonista e autore coincidono.
Mario Rigoni Stern racconta quindi i fatti vissuti, l’atrocità della guerra, in prima persona senza
retorica. Il linguaggio è semplice, con l’utilizzo di termini colloquiali e tecnici militari.
Sono presenti molti dialoghi, descrizioni e riflessioni dello stesso narratore di fronte ai fatti visti e
vissuti. Spesso ricorda le sue montagne, l’altopiano di Asiago, che se da una parte gli evoca
serenità dall’altra gli provoca nostalgia e paura di non tonare a casa.
E poi è triste il racconto dell’amico d’infanzia Rino che, ferito in battaglia, non tornerà mai casa: la
gioia di Stern quando lo incontram (pag. 148), la sensazione di sentirsi un po’ a casa, e la sua
tristezza quando racconta che la madre, al paese, vive solo nella speranza che lui torni (pag. 186)