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SOLO SETTE GIORNI

Il film si apre con una scena raccapricciante: una donna riversa


con la testa all’indietro in una pozza di sangue, il corpo è
appoggiato sul tavolo di cucina, un’intera ciocca di capelli è
stata strappata. Sentiamo come un rantolio strozzato e la camera
gira verso un uomo rannicchiato in un angolo, ha la camicia ed è
senza pantaloni, indossa solo i calzini e le gambe sono tutte
tremanti, tenute dalle mani all’altezza delle ginocchia. Questo
l’antefatto, la narrazione incomincia da sette giorni prima e
consiste nella cronaca della settimana antecedente a questo fatto
di sangue. Seguiremo le sorti di Guido, lo stesso personaggio che
abbiamo visto tremare e piangere come un bambino sulla scena del
delitto iniziale. Il racconto è diviso in capitoli, ognuno
annunciato come un nuovo giorno della settimana (lunedì, martedì
etc.). Il nostro protagonista è un professore universitario di
filosofia morale, ricco di riflessioni interiori e con due
passioni portanti: la fotografia e la moglie, ricercatrice anche
lei, per la quale il nostro prova una vera e propria adorazione.

Lunedì

Inizia con un sogno: Guido corre con il suo fratello gemello di


cui ignoreremo il nome per tutto il film, sono su una spiaggia
lunghissima, in lontananza una figura femminile li chiama, è
sfocata, ne sentiamo nitidamente la voce chiamare i nomi dei due,

- Guido!°°°°°°°! (un disturbo non ci permette di udire il nome del


fratello) Riuscite a vedermi? Forza ragazzi venite da me! Guido,
°°°°°°°°, mi sentite? Ragazzi ma riuscite a vedermi? - la scena
cambia di colpo come succede nei sogni e vediamo i due gemelli
sommersi di foglie autunnali, quasi come fosse una piscina di
foglie, i due sono coperti e galleggianti, emergono solo i visi
ripresi dall’alto, sono identici, le loro confidenze bisbigliate
si sovrappongono

- ricordi quella volta? –

Flashback di una donna che si sveste in cabina spiata dai due,


tredicenni e sfocati, accovacciati ai lati opposti e che guardano
da due fessure speculari. Ed ancora

- due come noi sono una cosa sola, o due movimenti che si
appartengono, come due mani che si trovano sempre, perché
appartengono allo stesso corpo -

I due si rituffano nelle foglie morte e riemergono le nuche l’una


contro l’altra, guardando assorti il cielo, a questa scena si
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sovrappone la loro stessa posizione in una piscina, con i capelli
bagnati ed all’indietro. Il sogno finisce e guido si sveglia di
scatto.

Sono i primi anni novanta, in un’aula universitaria, di quelle


classiche, con l’uditorio disposto a ferro di cavallo, in
prospettiva, tipo inferno dantesco, assistiamo al concludersi di
una lezione del professor Guido Alfieri, ordinario in filosofia
morale. Guido parla di Platone e ad un certo punto redarguisce un
giovane che dalle ultime file sghignazza assieme ad un amico, nel
richiamarlo fa anche presente al giovane di comprendere
perfettamente il suo stato di “inconsapevolezza pura” e a questo
punto cita Platone in cui si dice che a fare il male non può che
essere “l’uomo da bene”, perché appunto conosce ciò che il bene
sia e volontariamente si dirige per la parte opposta. Il
professore aggiunge con ironia

– ma è evidente che questo non è il suo caso –

Ghigno beffardo del professore e sorrisetti degli studenti tra i


quali spicca una formosa ragazza in prima fila, vestito corto e
seno procace, viso assai malizioso. Notiamo per un attimo che il
professore si è accorto di lei. Poco dopo scorgiamo Guido nei
corridoi della facoltà, denso di studenti, fumo di sigarette, con
quel clima ancora un po’ alternativo delle facoltà umanistiche di
fine anni novanta: fumo dappertutto, ragazze vestite in una
maniera vagamente hippy, giovani pseudointellettuali in divisa di
ordinanza con giacca di velluto e polacchine, altri più ammiccanti
alla rivoluzione: chi in canotta chi addirittura con l’esquimo,
già anacronistico a quell’epoca.

Il Professore incontra un amico collega e dal loro dialogo si


evince che la moglie di Guido è partita la mattina per tenere un
master di una settimana in un’altra città, l’amico ironizza sulla
sua posizione di “scapolo” e lo invita per un aperitivo la sera
seguente. Guido sottolinea quanto un intoppo del genere nello
svolgersi del quotidiano in qualche maniera lo destabilizzi, come
se per qualche giorno il perno del suo ordine venisse a mancare,
una condizione che

– non so perché, definirei pericolosa -

A Questo proposito il professore si dice un abitudinario stile


Immanuel Kant, che passava sempre alla stessa ora sotto l’orologio
del suo paese e per i suoi abitanti era diventato lui stesso un
orologio. Sentendo queste argomentazioni l’amico lo punzecchia
sottolineando che tutto questo deriva dalla paura

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dell’irrazionale, dove la ricerca di regole ed ordine difendono
dalle bestie di fuori e quelle di dentro, concludendo che

- se uno insegna filosofia morale non è obbligato ad essere


un moralista –

- Come fotografo, conclude Guido, sono un voyeur e non un


moralista, ma la mia malizia si sublima in uno scatto, ed è
proprio quello che farò nel mio tempo libero in questi
giorni. -

– allora lo dico al voyeur, domani sera passa a quel bar -

Piccolo preambolo:

Guido appartiene ad una tipologia umana oramai in via


d’estinzione, ovvero è un vero uomo del novecento, con la passione
per le belle arti, le lettere e la filosofia , una collaterale e
connessa, per la fotografia, arte novecentesca per eccellenza, ed
infine è un monogamo convinto, ed è proprio questa la sua ultima
ma più fondamentale delle passioni, quella per Flavia, sua moglie.
Il filosofare di Guido, di cui percorriamo alcuni pensieri e
spunti attraverso la sua stessa voce fuoricampo in soliloquio, ma
anche attraverso il dialogo con colleghi e amici (tra cui spicca
Giuseppe), si muove intorno ad una dicotomia tipica del secolo a
cui appartiene, quella tra ordine e disordine, furia cieca e
ratio: le due strade che per Guido conducono al bene e al male.
Guido intende l’ordine e l’equilibrio come quegli strumenti che
permettono ad una brava persona di rimanere tale, il perno di
quest’equilibrio è proprio Flavia, una donna musa, protagonista
privilegiata dei suoi scatti fotografici, compagna fedele che
condivide i suoi interessi, è anche lei professoressa in
letteratura straniera, nei sette giorni di assenza Guido la
sentirà al telefono ogni sera.

Il pomeriggio seguente vediamo Guido aggirarsi per le bancarelle


della zona universitaria, ha la sua Yashica reflex, spulcia
vecchie edizioni, gusta un dolce, fa molti scatti, alcuni li
vediamo fermarsi in istantanea nel suo svolgersi, come ad esempio
quello di una turista biondissima che lecca un gelato davanti ad
una vetrina di abbigliamento.(momenti del genere costellano il
film fino al suo epilogo, foto ed inquadrature si susseguono e
Guido è sempre come alla ricerca di qualcosa, avvolto in un
mistero) Prima di tornare a casa acquista un cartoccio di frittura

- voce fuori campo - saranno anni che non mangio il fritto


-

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Seguiamo guido nel suo rientro a casa ed ora, il cartoccio di
fritti semiaperto su di un tavolo, sviluppa in una piccola camera
oscura gli scatti pomeridiani, la scena è cupa e si può scorgere
nei negativi la sagoma traslucida di una donna. Lo interrompe il
trillo del telefono, Guido si alza per andare a rispondere, la
scena si interrompe qui. E’ passata una mezz’ora, ora Guido è a
letto a parlare al telefono che è un apparecchio anni sessanta con
un filo lunghissimo, parla con la moglie- sei arrivata? Tutto
bene?- voce di lei – stamattina sono arrivata! Non è che ho fatto
un volo intercontinentale sono a Roma Guido- e lui- ma non sei
qui, e la tua assenza è la stessa ad ogni distanza - lei ironica -
disse il prof di filosofia cercando di affascinare la discepola… -
lui- non ci riesco più? - ho sempre voluto che tu ci riuscissi, e
lo voglio ancora, buonanotte G. -

Martedì

Inizia con un incontro col rettore della facoltà, un tipo carico


di cinismo, un vero disilluso che si rende conto della precarietà
dell’istituzione che rappresenta, dello scarso interesse verso la
filosofia e le lettere che sarà sempre maggiore nel futuro. Guido
è stato convocato perché ha proposto di organizzare un incontro
con un importante filosofo Inglese, il rettore gli fa notare che
le spese per ospitare il nome saranno molte e che la facoltà
naviga ormai in pessime condizioni, abbandonata dalle istituzioni
e dal mondo, aggiunge. Ne nasce un discorso su come tutto stia
cambiando e lo stesso concetto di cultura stia per essere superato

- facoltà come la nostra diventeranno presto riserve dorate


per ricchi scioperati ed i posti di professore saranno
sempre più tramandati per via ereditaria, d’altronde in
questa facoltà ci sono professori che per nascita
appartengono già alla terza generazione di insegnamento,
come De Giusti: il nonno grande latinista, il padre , mio
collega, già mediocre storico, e lui pedagogo “impegnato”,
in viaggi intorno al mondo a spese delle istituzioni che lo
ospitano e chiaramente nostre, ed anche in … relazioni al
limite della legalità con molteplici studentesse, fatto del
quale non manco di essere informato almeno una volta al mese
da meschine lettere anonime, redatte, con buona probabilità,
dai suoi stessi colleghi. -

E mostra a Guido una mazzetta di lettere anonime, poi aggiunge che


parla a lui perché è sicuro del suo rigore e che parlerà al
consiglio in proposito della conferenza che vuole organizzare.
Uscito dalla stanza del rettore Guido si incammina verso l’aula di

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ricevimento dove incontrerà gli studenti per i colloqui
settimanali. Lo seguiamo attraverso i corridoi della facoltà fino
al gabbiotto dove ha l’ufficio, la fila di studenti è molto lunga,
tra questi c’è anche la ragazza che abbiamo visto inquadrata
durante la lezione. Ora è a colloquio con uno studente

- mi rincresce ma non c’è nessuna dispensa ne tantomeno


potrà fare fede sugli appunti dei colleghi perché credo di
averli quasi convinti tutti dell’inutilità di scrivere
quando qualcuno parla, alcuni colleghi si fanno registrare
addirittura, ma non si rendono conto che tutti questi
apparecchi non sono altro che una distrazione più che un
aiuto, lei ha mai sentito parlare delle teorie non scritte
di Platone? – veramente no professore - questo perché non
viene alle mie lezioni. - D’altronde se io rispondessi
adesso alle sue domande ridurremmo il nostro rapporto ad una
mera lezione privata, cosa piuttosto sconveniente in un
luogo come questo, pubblico per eccellenza. Non le resta
dunque che studiare i testi indicati nel programma il che
gioverà certamente alla sua crescita culturale ma non ai
fini dell’esame che verte principalmente sulle problematiche
che emergono nel corso delle lezioni, non si preoccupi
comunque terrò un nuovo ciclo di lezioni il prossimo anno –

Interrompe il dialogo l’usciere che annuncia una telefonata per il


professore in segreteria, Guido scatta rigido per andare a
rispondere lasciando la fila di studenti che borbotta

- e adesso chissà se ritorna sto stronzo! –

Lo vediamo per un attimo parlare con la mano davanti al microfono,


leggermente appartato in un angolo mentre si avvicendano le
persone nella stanza, la breve scena è avvolta da una musica
angosciante.

La sera Guido va al bar dove l’ha invitato il collega ed amico


professor Giuseppe Rossi, ad attenderlo ad un tavolino c’è anche
Aldo Magri, un informatico fisicamente goffo. Guido li raggiunge e
mischiata in un tavolo di giovani vediamo di nuovo la ragazza
procace che nel corso della serata si lancerà in effusioni con una
giovane seduta accanto a lei nel mezzo ad una comitiva di amici. I
tre uomini bevono un drink assieme e la discussione verte in
maniera confusa su filosofia e massimi sistemi, con l’amico
informatico che funge da contraltare ai vagheggiamenti dei due
accademici. Ad un certo punto parlano della partenza di Flavia, è
qui che Guido ripropone la sua teoria secondo la quale sia proprio
lei il perno del suo equilibrio
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- la mia colonna dorica contro la barbarie, un filtro
estetico attraverso cui guardare il mondo nettato dal suo
schifo. -

Giuseppe gli fa notare che Flavia è una donna che incute rispetto
ma paragonarla proprio ad una colonna dorica non rende giustizia
alla sua spiccata sensualità, a questa argomentazione guido
risponde che non è il godere ad essere in questione, ma che sia
importante godere da uomini e non da bestie e che si può essere
finemente sconci e banalmente orgiastici. Aldo sostiene che sia un
mistero come i filosofi possano essere così seri mescolando sesso
donne e pensiero nello stesso enunciato e Guido

- caro il mio sudoroso amico, è chiaro che per te le donne


non sono argomento di conversazione ma di chissà quale
pratica solipsistica, cioè ti fai due seghe al giorno, ma
ti dovrebbe ugualmente far riflettere che lo stesso Comte,
fondatore del positivismo, impazzì al punto tale, alla morte
della moglie, da sovvertire l’intero suo sistema filosofico
fondando una religione teista che si risolveva nel culto
della defunta amata. -

E Magri

- Ti confesso esimio professore che io vado barbaramente a


puttane una volta al mese, la qual cosa pure mi ha aiutato a
tenermi concentrato sul mio lavoro almeno negli ultimi
vent’anni –

Ridono. Per concludere Giuseppe fa notare che non a tutte le mogli


dei filosofi è andata così bene, ad esempio Altussier strangolò
sua moglie.

Guido - Altussier era marxista e antiumanista, ed io vado a


pisciare –

Giuseppe – ma che fottuto prosaico e materialista! –

Uscito dal bagno Guido incontra la ragazza procace che gli si


piazza davanti con aria di sfida dicendogli di averlo aspettato un
bel po’ inutilmente durante l’orario di ricevimento, Guido si
mostra gentile e sorprende quasi se stesso la naturalezza con cui
le dice di aspettarla il giorno dopo nel suo studio per farsi
perdonare, la ragazza accetta. La sera, tornato a casa, ha di
nuovo una breve telefonata con la moglie, dalla camera oscura
semiaperta si vedono foto ad asciugare ma non se ne distinguono i
soggetti. Sogno-ricordo: Guido è con il suo fratello gemello ed
uno dice all’altro guardando la televisione,
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- hai visto che ha combinato Altusser? –
la frase rimbomba fino al mattino seguente.

Mercoledì

La giornata si apre con la camera che ci fa vedere qualcosa in più


della stanza di Guido e della casa dove vive, ma sono solo
immagini mosse e an passante da cui notiamo solo molte foto appese
ai muri, alcune gigantografie, i soggetti di sfuggita appaiono con
la parvenza di ritratti femminili. Come ogni giorno Guido prende
la metro per andare in facoltà, lungo il tragitto il nostro si
dedica a qualche scatto di rapina: un uomo di colore , vestito con
abiti tipici ed enorme, un prete grassoccio e sudatissimo con lo
sguardo colpevole e combattutamente rivolto verso una donna sui 45
anni, un tempo bellissima, ora ancora formosa ma un po’ sfatta,
con l’aria da fattucchiera. Guido immortala questa sorta di
sordido gioco voyeuristico a tre, l’istantanea della donna
comprende in primo piano il carnoso decolté. Una volta nel
corridoio del dipartimento, il nostro incontra un capannello di
colleghi che lo accoglie così:

- eccolo un altro esempio di figura da museo, hai sentito


cosa pensa di noi Carrafa? (il rettore) figurelle senz’anima
sull’orlo del baratro, così ci definisce nel suo libro sul
novecento –

Guido li osserva con uno sguardo sorridente e disarmato, dicendo

- ma perché cosa pensate invece di essere? –

poi vistoli trafficare con una cartolina alla maniera di


scolaretti ludici dice

- e quella cos’è? –

risponde un altro collega che si tratta dell’ennesima cartolina di


De giusti dagli Stati Uniti, i commenti taglienti ed invidiosi si
accavallano su de Giusti e la sua vita accademica spesa tra viaggi
e conquiste varie. Guido ha tra le mani la cartolina, raffigura le
torri gemelle, dice

- eppure credo che Carrafa abbia ragione, siamo ancora


tutti in piedi per miracolo, di qui a poco tutto cambierà in
maniera ineluttabile –

un collega particolarmente politicizzato gli fa notare:

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- tu e Carrafa siete due reazionari, si può sapere di cosa
vi preoccupate? Invece di brindare al crollo delle ideologie
che vi hanno atterrito negli ultimi decenni avete ancora
paura di una rivoluzione? —

Guido risponde

- l’ideologia di cui tu parli è parte di una intera cultura


che si sta dissolvendo, e noi con lei, riguardo a De Giusti
poi, non riesco ad invidiare il suo eclettismo, mia moglie è
via da due giorni e già mi crolla il mondo addosso. –

Collega

- invece nella tua ottica De Giusti ha proprio ragione, il


suo esser libertino a questo punto è l’unica via di
salvezza, cos’è tutto crolla e tu fai ancora l’eroe? –

Guido piccato gli risponde che il libertino e l’eroe sono proprio


tra i tipi culturali che saranno spazzati via e con essi quelli
che ne parlano.

Dopo questo dialogo il professore si dirige verso il suo ufficio


davanti al quale trova la giovane studentessa ad attenderlo. Guido
la saluta e la fa entrare. La ragazza, che ha sempre un fare molto
ammiccante, dice di essere venuta per avere un po’ di aiuto nella
preparazione dell’esame, Guido le risponde che sarà ben lieto di
darglielo visto che ha avuto la dabbenaggine di seguire l’intero
corso a differenza di altri a cui sfugge l’importanza della
relazione costante tra maestro e discepolo. La ragazza sorride di
una risata frivola e con un po’ di insolenza dice

- allora mi ha notata? Anche se non ho mai fatto un


intervento? –

Guido risponde che anche il silenzio è una maniera per


partecipare,

- e non delle più sgradevoli! in ogni caso sono un


fotografo e tu hai una fisicità che non può sfuggire a un
occhio tecnico. -

La ragazza gli fa notare che la sera prima lui e i suoi amici


professori sembravano proprio tre universitari che si ubriacano, e
che la cosa le ha fatto un certo effetto perché è strano vedere le
autorità da un’altra angolazione –

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Guido - e tu che rapporto hai con le autorità? –

notiamo questa volta un po’ di malizia nella domanda – (anche la


maniera in cui lei risponde è molto provocatoria soprattutto nella
mimica del corpo e nella voce)

lei -un rapporto forte, pensa che il mio papi è una


guardia!” - poi sbotta in una risatina - ma ti ho dato del
tu? -

la loro confidenza è d’un tratto diventata molto più forte.

Guido - beh anche l’altra sera era piuttosto difficile non


notarti, con tutte quelle moine un po’ lascive che ti facevi
con quell’altra ragazza -

Lei - ma che dici, quella è mia sorella Sonia, non hai


notato che ci somigliamo?- Guido - tra fratelli possono
succedere le cose peggiori – Lei - Tu hai un fratello? –

G - un gemello –

lei ride

- e dove sta? –

G - a saperlo, È scomparso 6 anni fa –

lei - nel senso che è morto? –

- nel senso che nessuno sa più dov’è? –

- e ti somiglia?-

- siamo identici –

durante questo dialogo si sono avvicinati in maniera erotica

Lei - e quali erano le cose peggiori che facevi con tuo


fratello? -

Guido sorride e dice che da ragazzini spiavano la cameriera quando


andava in bagno

- la guardavamo fare la pipì –

dall’espressione capiamo che quella non era la cosa peggiore che


faceva con il fratello ma soprattutto tira in ballo quell’episodio
per portare la conversazione ancora di più su di un piano
sessuale.

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Lei - quindi ti piace sbirciare le ragazze che fanno la
pipì, è questo che mi stai dicendo? –

- si –
Guido risponde impassibile come davanti ad una corte, un’ombra gli
copre metà del viso, la fronte è imperlata di sudore

Lei - voglio farti un regalo, ti faccio sbirciare me, ti


va? –

Guido in silenzio, quasi come in trance, le porge in maniera


meccanica il cestino delle cartacce, lei vi urina dentro con fare
erotico ma con sguardo folle. La scena è surreale anche per lo
svolgersi molto veloce degli eventi, anche gli stacchi dovrebbero
marcare l’irrealtà di ciò che accade, sembra un raptus a due.

Guido - ed ora? –

Lei - ed ora siamo troppo intimi perché questo rimanga un


rapporto formale, ciao professore, salutami tuo fratello. –

va via. Vediamo Guido guardare dalla finestra del suo ufficio.

Voce off – ed ora?

Al pomeriggio, tra scatti fotografici e bancarelle di libri ed


oggettistica, seguiamo le riflessioni solipsistiche fuoricampo di
Guido: tutto è cambiato, quello che sembrava solo un oscuro
presagio con la partenza della moglie è ora un subdolo
sovvertimento della sua condotta che fa crollare l’ordine ed il
senso della sua vita. Le barriere hanno ceduto e la BARBARIE
DELL’IRRAZIONALE STA AVENDO IL SOPRAVVENTO.

Quella notte Guido sogna la moglie, è la prima volta che la


vediamo in volto ed è proprio il cadavere di inizio film, si
tratta di un sogno ricordo, vediamo la bionda moglie camminare per
la città, specchiarsi nelle vetrine, acquistare dei libri, infine
una amica che la chiama: “Flavia!” e lei girarsi con uno splendido
sorriso.

Giovedì

Al ridestarsi da questo sogno-ricordo abbiamo una panoramica della


casa di Guido, oramai ridotta ad un ammasso di oggetti in
disordine, alcuni dei quali acquistati nelle peregrinazioni
cittadine a caccia di soggetti da fotografare. Colpiscono l’occhio
alcune foto di Flavia che abbiamo appena conosciuto in sogno, ci
sono due gigantografie. Arrivato in dipartimento trova una busta

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chiusa, al suo interno la registrazione audio della depravazione
compiuta con l’allieva. Ascolta il nastro, in coda la voce di lei

– hai voglia di rifarlo o per eccitarmi mi costringi a


riascoltare una delle tante copie di questo nastro? –

Guido non sembra particolarmente scosso dall’evento ma piuttosto


dal fatto di aver incrinato l’ordine della sua vita. Il fatto di
aver in qualche maniera tradito la moglie fa sviluppare in lui una
certa gelosia di ritorno che gli insinua alcuni sospetti
corroborati da qualche vaghezza di troppo nel tono di lei al
telefono in un flash back della sera prima. Guido racconta di
questi dubbi ed il proprio tormento interiore all’amico Giuseppe,
è a lui che dice di voler partire per andare a trovare la moglie,
sarà una sorpresa. La sera sente Flavia e ripete con lei la stessa
depravazione compiuta con la studentessa. Lei infatti lo chiama
dal bagno mentre è seduta sul water. In questa telefonata Guido
non fa riferimento al fatto che il giorno dopo andrà da lei.

Venerdì

Il giorno seguente vediamo il nostro protagonista subito in


azione:lo osserviamo spiare i movimenti della moglie. Ad un certo
punto la donna incontra un giovane uomo con il quale sembra avere
un certo rapporto erotico sentimentale, Guido li spia mentre
passeggiano come una coppia, vanno insieme a cena e si ritirano a
casa di lui dove lei passerà la notte. Guido è folle di gelosia e
continua a credere che sia stato il suo errore a spostare
l’equilibrio della sua vita nella negatività. Fa questi
ragionamenti a mezza voce con tono parossistico tra se e se, come
una persona che shoccata recrimini con un ascoltatore inesistente.
Di questa giornata abbiamo solo questi eventi, come un miraggio
che tagliente sviluppi in dramma la nostra vicenda.

Sabato

Guido è ad una conferenza all’università, (in realtà la città dove


sta la moglie è a poche ore di macchina E POCHISSIMO DI AEREO,
come ROMA/NAPOLI) dopo il lavoro è raggiunto dalla studentessa che
lo assale con una serie di ragionamenti un po’ isterici sul tipo
di rapporto instaurato tra loro ma presto comprende il poco
interesse da parte del professore, che appare molto distratto
dalla vicenda della moglie. Le argomentazioni di lei si fanno più
animate e i due si incamminano prima tra le persone con imbarazzo
di Guido e poi verso una via più solitaria che porta al parcheggio
universitario, un luogo tetro ancora in via di costruzione. La
ragazza continua a parlare in maniere isterica mettendo in vistoso

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imbarazzo il professore il quale le dice di abbassare i toni e la
trascina in un angolo ancora più nascosto, lì la giovane tenta un
approccio gsessuale, il professore si ritrae dandole della matta.
A quel punto la ragazza si avvicina ad una rampa del parcheggio
senza recinzione, ed in maniera un po’ isterica e melodrammatica
guarda il vuoto come per dire “mi lancio”, il professore si
avvicina con aria rassicurante, lei lo guarda e dice

- salvami professore –

in maniera inaspettata Guido, con occhi da folle, la spintona di


sotto con fare sprezzante e spietato. Ormai il controllo è perso.
Guido raggiunge la sua auto. Lo vediamo guidare.

Vediamo Flavia ora in quella cucina dove l’abbiamo vista


assassinata nella scena iniziale, sentiamo provenire
dall’appartamento di fianco dove un ragazzino si esercita come dj
la canzone dei Black Box “Everybody everybody”. Bussa la porta,
lei apre nel punto di vista dello spettatore, dice – cosa vuol
dire questo? - con aria interdetta. Guido le si attacca alla gola
nel tentativo di strangolarla, lei ha un vago segno di reazione e
lo graffia sul viso, il campo si allarga e vediamo Guido farsi
strada in casa, la musica si alza considerevolmente, raccoglie dal
lavello delle forbici da cucina e a quel punto infierisce con
queste sul corpo di lei trattenendola con forza per i capelli fino
a che il corpo della donna non cade a terra,una foga tanto forte
da fargli rimanere il mano una grossa ciocca di capelli strappata.
Guido inscena nella cucina una sorta di danza dionisiaca al
termine della quale deposita il corpo martoriato di lei sull’isola
centrale della cucina, come fosse un altare pagano, per consacrare
la vittima al suo nuovo ordine dionisiaco ed orgiastico. In
precedenza si era denudato ed era rimasto solo con camicia e
calzini, ad un tratto, finito il macabro rito, sembra rendersi
conto di ciò che ha compiuto e va a sedersi in quella posa in cui
lo abbiamo incontrato ad inizio film.

Domenica

La giornata inizia con un lungo sogno riguardante il fratello. Un


scena in notturno, una ragazza straniera è in auto con loro,
seduta dietro, dice col suo italiano imperfetto

– certo che siete proprio uguali! –

il gemello suggerisce a Guido di tirare l’aria simulando in questo


modo un guasto. L’auto si ferma e Guido scende per verificarne le
condizioni aprendo il cofano. Poco dopo si sentono le urla della
ragazza che cerca di divincolarsi dal tentativo di stupro del
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fratello gemello. Guido dietro al parafango rimane come
paralizzato, si intuisce che per lui la cosa è inaspettata. Si
apre lo sportello, la ragazza corre urlando con la camicetta
strappata al centro della careggiata. L’autostoppista viene
illuminata frontalmente da un lampo e ne vediamo l’impatto
immediato con un furgoncino che fugge via. Tutto tace. Rompe il
momento di silenzio il fratello di Guido che mentre si riabbottona
il pantalone dice

– forza… ma che fai lì impalato… andiamocene! -

Il sogno continua in una stanza buia, ad una scrivania seduto di


spalle c’è un uomo illuminato in controluce, si volta e dice,
mentre la camera fa uno zoom sul primissimo piano: il mio nome è
Luis Althussier, sono un filosofo di professione, una mattina
massaggiavo il collo di mia moglie, ricordo di accarezzarne le
carni bianche, quasi come in un sogno, e sempre come in un sogno
accorgermi con orrore di averla strangolata, così, di punto in
bianco, mi accorsi di aver passato la linea… quale linea? Quella
tra l’ordine e il disordine, la sanità e la follia, la
consuetudine e la novità…

Il film si conclude con Guido all’aeroporto, è l’ultimo giorno, il


suo viso è tornato curato, agli arrivi appare una donna dal carrè
nero, colpo di scena, è la moglie di Guido che è tornata, la donna
dai capelli biondi che credevamo essere lei era solo l’ ossessione
dell’ultima settimana, della moglie aveva solo lo stesso nome,
Flavia. Era lei che pedinava nel lungo girovagare per la città
fotografando… e costruendo pian pano un personaggio specchio.
Spezza la scena il flash back di Guido che si presenta a lei
alcuni giorni prima

- Mi scusi sono un fotografo, permette uno scatto? Lei è


molto bella -
La donna sorride, poi alcuni flash di lui che la segue fino al
palazzo dove abita e la vede rincasare, riconosce il piano dalla
luce che si accende, capiamo che la città dove avviene questo
incontro è sempre la stessa dal fatto che nel tragitto si vedono
alcune delle bancarelle dove il nostro è solito fermarsi. Il
delitto è dunque avvenuto nella città da cui il nostro
protagonista non si è mai spostato.

L’azione ritorna al presente:

Entrata in auto la moglie, i due si guardano con l’intesa un po’


irreale di una coppia perfetta. Lei dice a lui

– ti sono mancata tanto anche stavolta? –


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lui risponde

– Immensamente amore mio, come ogni volta. -

FINE

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