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M o F? (Male or Famale?, ovvero: Maschio o Femmina?

) pone al sociologo una serie di


interrogativi sulla centralità del corpo e del vocabolario dei suoi simboli nell’interazione sociale.
L’effetto cyborg si è manifestato anche al di fuori del femminismo. La commistione di organico ed
artificiale è il tema centrale di una letteratura che ne fa la condizione per il superamento dei limiti
biologici, neurologici e psicologici umani. Ci riferiamo alle filosofie transumaniste e postumaniste.
Transumani sono gli uomini che utilizzano le opzioni scientifiche e tecnologiche per aumentare le
proprie capacità e la propria aspettativa di vita, e che aspirano per questa via a divenire postumani.
La condizione cui mirano è quella di esseri dalle abilità fisiche, intellettuali e psicologiche senza
precedenti, potenzialmente immortali.
Il superamento dell’invecchiamento costituisce lo scopo primario dei transumanisti, da perseguirsi
con il ricorso a diverse tecnologie di enhancement. Transumanesimo e postumanesimo
costituiscono un progetto basato sulla tecnologia di soggetti liberi dal corpo. Il postumanesimo
prospetta la liberazione dal corpo come congedo dalla tradizione umanistica e dal soggetto che il
grande movimento culturale del XIV-XV secolo aveva posto al proprio centro. Non si accomiata
però dal progetto moderno nella forma del controllo di quell’offesa suprema all’onnipotenza umana
e sfida estrema alla ragione che è appunto la mortalità. Prospettarne il superamento per mezzo della
tecnologia può essere considerata una estremizzazione del tentativo di canalizzare l’orrore della
morte, versione high tech dello sforzo che è stato considerato fondativo di molti aspetti
dell’organizzazione sociale e culturale di tutte le società conosciute. Le culture possono essere
comprese come modi alternativi di affrontare ed elaborare il tratto primario dell’esistenza umana: il
dato di fatto della mortalità e la conoscenza di esso. Il self care, un tentativo di celare i limiti ultimi
del corpo superando, una dopo l’altra, le particolari limitazioni che esso via via incontra, è in questa
prospettiva una delle tipiche risposte culturali alla madre di tutte le angosce, la minaccia della fine.
Trans- e postumanesimo possono a loro volta essere considerati tecniche per esorcizzare il terrore
della morte. Vi abbiamo fatto cenno come ad un altro progetto che fa del corpo un oggetto di scelte
ed opzioni, e che del corpo può arrivare a prevedere l’abbandono. Mortalità e immortalità
costituiscono forme culturalmente elaborate di quel “fatto di natura e fenomeno biologico”. Il
discorso sulla progressiva elisione delle tradizionali distinzioni umano/strumento,
organico/artificiale è di solito un ragionamento sulle trasformazioni provocate dall’introduzione
della tecnologia nel corpo. Proponiamo ora di guardare alla congiunzione di corpo e tecnologia
nella macchina; di guardare cioè al corpo nella tecnologia.
In alcuni settori delle scienze dei processi cognitivi è andata affermandosi una concezione del
pensiero che lo radica nella percezione, nel movimento del corpo e nella sua esperienza di carattere
fisico e sociale. La ragione è resa possibile dal corpo. L’idea che le macchine, per mostrare qualche
tratto di intelligenza, debbano possedere un corpo dà una svolta per certi versi radicale alle ricerche
sul modo di costruire e programmare macchine che si comportino in modo intelligente.
Testimoniano di questo cambiamento di direzione le attività che si raccolgono oggi sotto l’etichetta
di Epistemologia Androide, come è stato battezzato il filone interdisciplinare di studi accomunati
dall’interesse per i fondamenti del pensiero in tutte le sue forme, che colloca tra gli androidi tutti i
sistemi che esibiscono in varia misura l’uno o l’altro strato. Come rilevato da una provocatoria
ricostruzione dei tentativi di immettere intelligenza nelle macchine, al mito meccatronico della
macchina intelligente è andato sostituendosi il robot di natura prevalentemente biologica.
L’approccio dell’IA alla simulazione dell’intelligenza su computer, si trova oggi in un vicolo cieco.
La simulazione su calcolatore dell’intelligenza come auto-organizzazione nell’interazione con
l’ambiente è uno degli obiettivi della Vita Artificiale, campo di ricerca che riprende temi e ipotesi
addirittura precedenti alla nascita dell’IA.
Collegando l’intelligenza al sistema nervoso ed evitando di disgiungerla dai fenomeni biologici più
elementari e dal corpo, la VA costituisce un mutamento radicale di prospettiva nello studio
dell’intelligenza degli esseri umani. Intelligenza Artificiale, Vita Artificiale ed Epistemologia
Androide costituiscono altrettanti modi di ragionare sulle conseguenze dell’assenza del corpo, che è
quanto s’è fatto sin dalle prime pagine di questo capitolo richiamando la letteratura sugli ambienti
sociali on-line, quella cyberfemminista e quella postumanista.

3.2 Corpi in rete


Preme soffermarci su due ordini di considerazioni che la legge ha stimolato. Il primo è relativo alla
privacy genetica. Che i dati genetici costituiscano il nucleo più sensibile dei dati personali
dell’individuo è ormai comunemente riconosciuto. Alla loro raccolta e utilizzazione possono essere
estese le riflessioni della ricca letteratura sulla privacy, sollecitate in tempi recenti dalla diffusione
delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Privacy genetica è il diritto di
decidere quale delle proprie informazioni genetiche possa essere conosciuta da altri. Prevale in
relazione ad essa il principio del consenso libero ed informato degli interessati. Ciò non accade nel
caso della legge islandese che non prevede la necessità del consenso informato dei soggetti i cui dati
vengono prelevati e trattati, secondo alcuni osservatori, violerebbe tale principio anche garantendo
la non decodificazione e la non diffusione dopo il trattamento. Nella società della classificazione
(che consente la produzione di profili individuali, di gruppo, costruiti utilizzando le informazioni di
database disparati) è la potenziale deriva riduzionistico-discriminatoria dell’utilizzo di dati genetici
a destare preoccupazione. Ci riferiamo qui alla possibile discriminazione nei confronti dei soggetti
che risultassero diagnosticati “a rischio” in seguito all’impiego di test genetici.
Il tema riconduce a quello foucaultiano della sorveglianza e del controllo. Là sorveglianza e
controllo si traducono nell’investimento dei corpi all’opera nei regimi disciplinari; qui
nell’investimento di quella particolare proiezione del corpo che è rappresentata dalle informazioni
genetiche che lo riguardano. I test genetici possono cioè essere considerati una tecnologia politica
della vita: dispositivi panoptici che rendono il soggetto “perfettamente individualizzato e
costantemente visibile”, in grado di integrarsi a funzioni diverse. Questo discorso costituisce un
aspetto soltanto di quello più ampio relativo alla progressiva erosione del potere di ciascun
individuo sulle proprie informazioni come effetto del diffondersi di raccolte ampie e specializzate di
informazioni personali, trattate elettronicamente, ad opera di soggetti diversi. Uno dei tratti
caratteristici delle cosiddette società dell’informazione consta nel loro essere società sorvegliate. La
disciplina giuridica che va definendosi come prevalente nei paesi dell’UE fa divieto di raccolta e di
utilizzo dei dati genetici nel rapporto di lavoro e nel settore assicurativo. L’interrogativo già posto
in questo testo, su chi tra lo Stato e i singoli cittadini abbia il potere di disporre del corpo o di sue
parti, si ripropone per le informazioni genetiche.
La dematerializzazione del corpo in termini di informazioni trattabili e trasferibili relative al suo
contenuto biologico e genetico ripropone, cioè, i temi della proprietà del corpo e della sua
frammentazione commerciale. I destini dell’informazione immateriale estratta da campioni
materiali corporei si giocano poi nel confronto e nell’intreccio tra i concetti di privacy e di
copyright. Nell’era del direct marketing anche il nucleo più duro delle informazioni personali si
avvia a diventare una merce. Lo Stato islandese e il suo Parlamento hanno disposto di beni dei
cittadini senza averne il potere, nessuna teoria della rappresentanza politica contemplando la
possibilità di cessione a scopo commerciale di beni di natura così personale dell’intera popolazione.
In queste pagine si è parlato di dati genetici per parlare di copro; meglio: per parlare di corpi che
scompaiono. In precedenza ci siamo occupati dei corpi che scompaiono del cybersex o del
downloading postumano; da ultimo, dei corpi che scompaiono nella codificazione tecnologica come
parti di banche dati elettroniche (corpi in rete). Queste forme rappresentative tipiche contribuiscono
a modificare la concezione e l’esperienza; alimentano fantasie di rimodellamento e
autotrasformazione, di flessibilità senza limiti.

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