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Si ricorda che la scelta e la prescrizione di una giusta terapia spettano esclusivamente al medico
curante, che può anche valutare eventuali rischi collaterali. Notizie, preparazioni, ricette, esercizi,
suggerimenti contenuti in questo volume non hanno alcun valore terapeutico. Pertanto l’Autore e
l’Editore non sono responsabili per eventuali danni o incidenti derivanti dall’utilizzo di queste
informazioni senza il necessario controllo medico (autoterapia, automedicazione, autoprofilassi e così
via).
AUM.
Offro queste lezioni ai piedi
del Signore Infinito,
che nella Sua compassione
si è manifestato sulla terra
nella sacra forma del mio guru,
Paramhansa Yogananda.
SWAMI KRIYANANDA all’inizio degli anni ’70, all’epoca
della prima pubblicazione di questo libro in America.
INDICE
LEZIONE 1
La storia dello yoga
Filosofia: La storia dello yoga
Posizioni yoga: Istruzioni speciali per la pratica delle posizioni yoga.
Balasana, Bhujangasana, Utkatasana
Respirazione: Che cos’è il respiro. Un esercizio in Savasana
Sequenze: Consigli per la pratica
Guarigione: Insonnia, prima parte
Alimentazione: Insonnia, seconda parte
Meditazione: Che cos’è la meditazione. Un esercizio
LEZIONE 2
I sentieri dello yoga
Filosofia: I sentieri dello yoga
Posizioni yoga: Principi e pratiche di base. Vrikasana,
Ardha Chandrasana, Trikonasana, Paschimotanasana, Halasana
Respirazione: Il prana. Un esercizio per migliorare l’umore
Sequenze: Una sequenza di 30 minuti
Guarigione: Integrazione contro disintegrazione
Alimentazione: I cibi rinfrescanti
Meditazione: Dove, come, quando meditare
LEZIONE 3
L’Ashtanga Yoga di Patanjali
Filosofia: L’Ashtanga Yoga di Patanjali: il sentiero degli otto passi
Posizioni yoga: L’importanza del rilassamento. Savasana, Paschimotanasana
Respirazione: La Respirazione yogica completa
Sequenze: Una sequenza di 30 minuti
Guarigione: Ipertensione e nervosismo
Alimentazione: L’importanza dei cibi naturali
Meditazione: L’uso delle immagini e della visualizzazione
LEZIONE 4
Yama
Filosofia: Yama
Posizioni yoga: La spina dorsale come fiume della vita. Vrikasana,
Padahastasana, il Piegamento all’indietro in piedi, Janushirasana, Dhanurasana
Respirazione: Sitkari Pranayama
Sequenze: Una sequenza di 30 minuti
Guarigione: La stanchezza cronica
Alimentazione: Alimenti armoniosi e stimolanti
Meditazione: Yama e meditazione
LEZIONE 5
Niyama
Filosofia: Niyama
Posizioni yoga: Dalla dualità all’unità. Ardha Dhanurasana, Navasana,
Karnapirasana, Chakrasana, Simhasana
Respirazione: I movimenti fondamentali della respirazione.
Chandra Bedha Pranayama
Sequenze: Una sequenza di 40 minuti
Guarigione: Problemi respiratori
Alimentazione: Il digiuno
Meditazione: La supercoscienza
LEZIONE 6
La vita è un campo di battaglia
Filosofia: La vita è un campo di battaglia
Posizioni yoga: L’importanza dell’atteggiamento mentale.
Pavanamuktasana, Uddiyana Bandha, Ardha Mayurasana, Vajrasana
Respirazione: Il rapporto tra il respiro e gli stati di coscienza
Sequenze: Regole per creare le sequenze. Due sequenze
Guarigione: Disturbi dell’apparato digerente
Alimentazione: Consumo di carne e vegetarianismo
Meditazione: Elevare l’energia interiore
LEZIONE 7
Le affermazioni, prima parte
Filosofia: Le affermazioni, prima parte
Posizioni yoga: Il rapporto tra postura fisica e atteggiamento mentale.
Sasamgasana, Supta-Vajrasana, Viparita Karani
Respirazione: Respirazione e affermazioni. Nadi Shodhanam
Sequenze: Variante alle sequenze della lezione sesta
Guarigione: Problemi di peso
Alimentazione: I germogli
Meditazione: Meditare sugli elementi
LEZIONE 8
Le affermazioni, seconda parte
Filosofia: Le affermazioni, seconda parte
Posizioni yoga: Le posizioni da seduti. Siddhasana, Padmasana,
Ardha Padmasana, Sukhasana
Respirazione: Consigli per la pratica. Nadi Shodhanam
Sequenze: Introdurre nella sequenza le posizioni da seduti
Guarigione: L’importanza dell’allineamento vertebrale
Alimentazione: Il potere della mente
Meditazione: Preghiera, canto, japa e mantra
LEZIONE 9
Energia e ricarica
Filosofia: Energia e ricarica
Posizioni yoga: Applicare i principi della ricarica alle posizioni yoga.
Ustrasana, Ardha Salabhasana, Ardha Matsyendrasana, Akarshana
Dhanurasana, Garudasana
Respirazione: Kapalabhati Pranayama
Sequenze: Varianti
Guarigione: Circolazione sanguigna
Alimentazione: Semplicità in ogni cosa
Meditazione: La concentrazione
LEZIONE 10
Il magnetismo
Filosofia: Il magnetismo
Posizioni yoga: Aumentare il magnetismo con le posizioni yoga.
Parvatasana, Salabhasana, Matsyasana, Yoga Mudra, Dhanurasana
Respirazione: L’equilibrio tra inspirazione ed espirazione
Sequenze: Varianti
Guarigione: Problemi sessuali
Alimentazione: Cibi sattwici, rajasici e tamasici
Meditazione: A. Tempi e modi della pratica di Hong-So
B. Il magnetismo
LEZIONE 11
Il guru
Filosofia: Il guru
Posizioni yoga: Le posizioni capovolte. Sarvangasana, Sirshasana
Respirazione: L’importanza di respirare attraverso le narici. Sitali Pranayama
Sequenze: Introdurre nella sequenza le posizioni capovolte
Guarigione: Il mal di testa
Alimentazione: “Diete” a base di aria e di sole
Meditazione: L’importanza della devozione. Meditazione sul guru
LEZIONE 12
L’anatomia dello yoga, prima parte
Filosofia: L’anatomia dello yoga, prima parte
Posizioni yoga: Posizioni avanzate. Nauli, Mayurasana
Respirazione: Surya Bedha Pranayama
Sequenze: Proporzione tra posizioni yoga e meditazione
Guarigione: Occhi, orecchie e denti
Alimentazione: Vibrazioni e alimentazione
Meditazione: L’atteggiamento (prima parte)
LEZIONE 13
L’anatomia dello yoga, seconda parte
Filosofia: L’anatomia dello yoga, seconda parte
Posizioni yoga: Kechari Mudra, Aswini Mudra, Jalandhara Bandha,
Jivha Bandha
Respirazione: Jalandhara Bandha, Ujjayi Pranayama
Sequenze: Introdurre i bandha nella sequenza
Guarigione: Le gambe e i piedi
Alimentazione: Ayurveda e alimentazione
Meditazione: L’atteggiamento (seconda parte)
LEZIONE 14
Il disegno yogico della vita
Filosofia: Il disegno yogico della vita
Posizioni yoga: Portare gli atteggiamenti yogici nella vita quotidiana
Respirazione: Acquietare il respiro
Sequenze: Personalizzare le sequenze
Guarigione: La pelle
Alimentazione: Alimentazione per la meditazione
Meditazione: Segni di progresso spirituale
NAYASWAMI SHIVANI
Fondatrice della Ananda Raja Yoga School of Europe
Assisi, giugno 2011
NOTA DELL’EDITORE
Caro Amico,
vorremmo offrirti qualche consiglio mentre ti appresti a studiare queste
lezioni.
1) In origine, queste quattordici lezioni venivano spedite ogni due
settimane, per ventotto settimane. Forse troverai che anche per te due
settimane sono la giusta quantità di tempo da dedicare a ogni lezione;
forse, invece, preferirai andare più veloce. In ogni caso, meglio
procedere lentamente, per avere il tempo di assaporare la profondità di
questi insegnamenti e, cosa ancora più importante, per iniziare a
praticarli. In un certo senso, Raja Yoga fornisce materiale di studio per
tutta la vita. Puoi rileggere più volte questo libro o alcune parti di esso,
ogni volta che vuoi trovare nuova ispirazione o approfondire le tue
pratiche di meditazione e di yoga. Puoi anche usarlo come un’opera di
consultazione: a questo scopo, troverai alla fine un dettagliato indice
analitico.
2) A differenza dello studio intellettuale, questo corso può offrirti un
approccio del tutto nuovo alla vita, se ti dedicherai a esso con
concentrazione e metterai in pratica i suoi insegnamenti. Imparerai molto
di più attraverso l’esperienza diretta dello yoga e della meditazione che
non limitandoti a leggere riguardo a questi argomenti.
3) Pratica ogni giorno alcuni degli esercizi e delle tecniche di meditazione.
Ci sono anche diversi materiali audiovisivi che possiamo inviarti per
aiutarti nella pratica. (Per informazioni, puoi consultare il sito
www.anandaedizioni.it nella sezione “corsi e pratiche/tecniche” oppure
telefonare ad Ananda Sangha al numero 0742 813 620). Forse dovrai
iniziare la tua giornata un po’ prima e terminare un po’ più presto le tue
attività serali, per integrare queste pratiche nella tua vita quotidiana. In
ogni caso, non porti mete poco realistiche e non rischiare di scoraggiarti
cercando di fare troppo e troppo in fretta. Anche cinque o dieci minuti al
giorno di meditazione ti aiuteranno molto. Potrai aumentare la durata
della pratica quando comincerai a sentire i suoi effetti benefici nella tua
vita.
4) Chiedi consiglio al tuo medico prima di cominciare a praticare le
posizioni yoga. Fai attenzione specialmente con le posizioni più
avanzate: ce ne sono alcune che farai bene a evitare se ti provocano
dolore o fastidio, se hai problemi fisici gravi di qualunque tipo o se sei in
gravidanza. Ascolta il tuo corpo e assicurati di consultare un insegnante
di yoga qualificato se hai preoccupazioni per la tua sicurezza durante la
pratica.
5) Se puoi dedicare un po’ più di tempo allo yoga e alla meditazione una
volta alla settimana – ad esempio nel fine settimana – la tua pratica
quotidiana ne trarrà grande giovamento.
6) Prova a tenere un diario spirituale con le tue riflessioni sui punti delle
lezioni che sono particolarmente significativi per te, oppure sulle tue
esperienze di crescita spirituale.
7) Facci sapere dove vivi e saremo felici di segnalarti un gruppo Ananda
nelle tue vicinanze o, se possibile, un’altra persona nella tua zona che
segue questi insegnamenti. (Puoi chiamare Ananda allo 0742 813620 o
scrivere a info@ananda.it). Meditare e praticare lo yoga regolarmente
insieme ad altri, in particolare con persone che lo praticano da più tempo
di te, è un’opportunità preziosa!
CON GIOIA
i tuoi amici di Ananda Edizioni
Filosofia
La storia dello yoga
Posizioni yoga
Istruzioni speciali per la pratica delle posizioni
yoga
Siediti sui talloni con le gambe unite e i piedi distesi all’indietro, l’alluce
destro sopra quello sinistro. Se non riesci a sederti completamente, non è
importante ai fini di questa particolare postura.
Piegati gentilmente in avanti, espirando, fino a quando la testa tocca il
pavimento di fronte a te, vicino alle ginocchia. Lascia le braccia distese
all’indietro ai lati del corpo, con le mani a terra. Riposati in questa
posizione, respirando normalmente, da 30 secondi a un minuto. Ripeti
mentalmente: «Abbandono ogni coinvolgimento esterno e mi rilasso nel
mio rifugio interiore di pace».
Precauzioni
• In caso di problemi o lesioni alle ginocchia è bene evitare del tutto questa
posizione o farla su una sedia.
• Le donne incinte o le persone con l’addome prominente dovrebbero
allargare le ginocchia per evitare la compressione addominale.
• Chi soffre di problemi cardiovascolari dovrebbe mettere dei cuscini sotto
la fronte e il petto così che la testa non scenda al di sotto del cuore.
Controindicazioni
• Questa posizione va evitata in caso di protesi all’anca o di recente
lussazione dell’anca.
BHUJANGASANA
(la posizione del Cobra)
Precauzioni
• Non usare la forza delle braccia per spingerti più in alto possibile nella
posizione, perché potresti comprimere le vertebre della zona lombare.
• Coloro che soffrono di problemi cardiovascolari dovrebbero fare solo
una versione dolce di questa posizione.
• Chi soffre di lesioni spinali chieda consiglio al proprio medico.
Controindicazioni
• Le persone che hanno il fegato o la milza ingrossati non dovrebbero
praticare questa postura.
• Non fare la posizione durante la gravidanza.
UTKATASANA
(la posizione della Sedia)
Seconda fase: Per entrare nella seconda fase della posizione, prima
inspira, poi espira e trova stabilità nella posizione accovacciata,
appoggiando i palmi delle mani alla giuntura tra le cosce e l’addome e
rimanendo in equilibrio sulla punta dei piedi. Mantieni il tronco in una linea
verticale e le cosce in una linea orizzontale, con le ginocchia rivolte in
avanti.
Rimani nella posizione fin quando riesci a farlo agevolmente, rilassando
le gambe e continuando l’affermazione.
Per uscire dalla posizione, rilassa le braccia ai lati e, inspirando, portale
velocemente in avanti e in alto, ritornando nella posizione eretta e
sollevandoti sulla punta dei piedi. Espirando, fai un ampio cerchio con le
braccia ai lati, ritornando nella posizione in piedi.
Fai una pausa per sentire la leggerezza del tuo essere. Senti anche il forte
movimento dell’energia verso l’alto, dalle gambe alla spina dorsale.
Precauzioni
• Le donne in gravidanza e le persone in sovrappeso, o che hanno le
ginocchia vulnerabili o lesionate, dovrebbero proteggere le ginocchia
facendo solo la prima fase della posizione.
• Le donne in gravidanza e le persone con la tendenza ad arcuare troppo la
zona lombare dovrebbero contrarre i glutei e spingere il pube in avanti
nella prima fase della posizione, portando il coccige verso il pavimento e
l’ombelico verso la spina dorsale.
Respirazione
«Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò
nelle sue narici un alito di vita...» (GENESI 2,7). Il respiro è sempre stato
associato alla vita, probabilmente sin da quando l’uomo ha iniziato a
inquinare questo pianeta pulito. A prima vista, questa associazione sembra
basata solamente su una considerazione ovvia: di solito, il modo più veloce
per sapere se una persona è viva (presumendo l’assenza di movimento
volontario) è semplicemente quello di vedere se respira. I saggi, tuttavia,
compresi i grandi yogi, hanno spesso trattato il rapporto tra il respiro e la
vita come un mistero impenetrabile. Perché? La vita, senza dubbio, è un
mistero, ma affermare che la vita non è nient’altro che respiro equivarrebbe
a ridurre la sua magica aura quasi all’inesistenza.
Che cos’è la vita? Che cosa intendiamo, per esempio, quando diciamo:
«Mi sento così vivo oggi»? Ovviamente non vogliamo dire: «La mia
esistenza oggi è più reale di quanto non lo fosse ieri». Un fatto è un fatto,
non può essere più o meno tale; può soltanto cessare – almeno in apparenza
– di essere un fatto. Sostanzialmente, ciò che intendiamo dire è che abbiamo
più energia: noi identifichiamo istintivamente la vita con l’energia, non con
la mera esistenza.
Che cos’è, dunque, il respiro? Il funzionamento del corpo dipende
dall’assunzione di ossigeno e dall’espulsione di sostanze di scarto sotto
forma di anidride carbonica. Il respiro è quindi soltanto una reazione
chimica? Non è così, affermano i grandi yogi. Essi lo considerano al pari
della vita, perché lo considerano equivalente all’energia. In India, infatti,
una sola parola, prana, viene usata per definire tutte e tre le cose. Per un
verso, infatti, il respiro è una preziosa fonte di vita. Esso, inoltre, agisce
come una forte stimolazione sul flusso naturale di energia (o flusso vitale)
nel corpo. La vita, o l’energia, è più del respiro; né la nostra comprensione
della vita viene particolarmente accresciuta dall’equipararli. La nostra
comprensione del respiro, tuttavia, diviene notevolmente più profonda
attraverso questa associazione.
Una respirazione corretta può aiutarti immensamente a essere più “vivo”
ed energico. Inizia fin da oggi a prestare attenzione ai ritmi naturali del tuo
respiro e scoprirai ben presto, in questa funzione vitale apparentemente
semplice, dei tesori spirituali nascosti.
Sequenze
Le posizioni che hai imparato finora sono così poche e così semplici che
puoi anche praticarle due volte al giorno. Quando apprenderai altre posture,
potrà essere preferibile suddividerle in due sessioni, oppure dedicare più
tempo alla loro pratica in una sola seduta quotidiana.
Di solito, il corpo è più flessibile la sera rispetto al mattino. La pratica
mattutina delle posizioni può aiutarti a svegliarti e ad affrontare il nuovo
giorno completamente rilassato e in pace con te stesso. La pratica serale ti
aiuterà a liberarti dalle preoccupazioni e dalle tensioni della giornata. Se hai
bisogno di aumentare la fiducia in te stesso, specialmente nelle posizioni
più difficili, praticale la sera, quando il tuo corpo risponde meglio. Di
regola, il momento migliore per la pratica delle posizioni dipende dalla
nostra scelta personale. Tuttavia, la maggior parte di esse dovrebbe essere
praticata prima dei pasti o a stomaco vuoto.
Guarigione
Insonnia, prima parte
Alimentazione
Insonnia, seconda parte
Meditazione
Un esercizio di meditazione
Siediti eretto e immobile. Pensa alla tua mente come a un lago.
All’inizio, le increspature del pensiero potranno sembrarti molto importanti,
poiché la tua consapevolezza è concentrata su una sezione talmente piccola
del lago mentale che perfino delle ondine creano un tumulto. Spazia
mentalmente in ogni direzione; osserva come è vasto in realtà il lago.
Mentalmente, espandi le sue rive, sempre più lontano, fino a comprendere
come siano insignificanti, rispetto a quella vastità, i piccoli pensieri che
affiorano e si immergono qui nel centro.
Di’ a questi pensieri di calmarsi, per permetterti di sentire lo sciabordio
delle onde sulle rive lontane della tua mente. Poi ascolta con attenzione.
Quando tutto è perfettamente calmo, avverti sulla superficie immobile
della tua mente il dolce soffio dello Spirito. Non essere impaziente. Lascia
che le brezze della divina ispirazione ti accarezzino lievemente, giocando
con te come più desiderano. Non cercare di controllarle; ricorda che in
nessun ambito della vita sei veramente tu colui che agisce. Il tuo ego è solo
uno strumento: offri tutto te stesso, sempre più profondamente e con calma,
al Divino.
Posizioni yoga
Principi e pratiche di base
L’Hatha Yoga, lo yoga delle posizioni fisiche, non è una scienza separata
dal resto dello yoga, ma è piuttosto la disciplina fisica dell’insegnamento
integrale conosciuto come Raja Yoga.
Yoga vuol dire “unione”. A livello fisico ciò significa la completa
armonia di tutte le parti del corpo: un sostegno equilibrato e reciproco di
tutte le componenti, in modo tale che la malattia, o disarmonia, sia
affrontata con una difesa compatta e possa difficilmente irrompere nel
corpo.
Lo yoga – la neutralizzazione delle onde del sentimento – riporta l’uomo
al suo stato naturale. L’illusione è una condizione innaturale; la visione
divina è l’unico stato vero o naturale. Applicando questo insegnamento al
corpo, si può comprendere come la malattia e gli altri sintomi della
disarmonia fisica non siano naturali per l’uomo. Se si è in grado di tornare
allo stato naturale, la malattia sparirà spontaneamente.
La medicina occidentale, essendo priva di basi filosofiche, tratta la
malattia come un fenomeno naturale che deve essere sconfitto, scacciato dal
corpo con panacee inventate dall’uomo, come se la “conquista” della
malattia fosse possibile solo contrastando i processi naturali, andando
contro natura.
Quali sono i risultati dell’approccio della medicina occidentale?
Inevitabilmente, i dottori hanno scoperto numerose verità naturali e le
hanno applicate, ma l’orientamento filosofico alla base della scienza è tale
che la Natura viene chiamata in causa solo perché l’uomo non può
assolutamente sfuggirle, essendo egli stesso un prodotto della Natura. La
medicina occidentale si sforza in ogni modo di sostituire la Natura con le
cose fatte dall’uomo, ovunque sia possibile. Vi è una costante aspettativa di
qualche nuova scoperta nel campo dei medicinali, che farà sparire questa o
quella malattia dalla faccia della terra. È patetico sentire come così tante
persone che abbracciano questa visione diventino letteralmente schiave
delle cure mediche. Sposando l’innaturale, esse devono anche accettare i
principali sintomi dell’innaturalezza dell’uomo: la disarmonia fisica e la
malattia. Si dice che i dottori uccidono tanti pazienti quanti ne curano: che
sia o meno un’esagerazione, è certo che il paziente che dipende in maniera
eccessiva dalle cure mediche, piuttosto che dalla propria forza interiore, non
sembra mai dare segni di miglioramento ed è indotto dalla sua cattiva salute
cronica a ricorrere a continue (e costose) visite mediche.
Le posizioni yoga aiutano ad armonizzare il corpo con la legge naturale.
Allo yogi viene mostrato come sviluppare i propri poteri latenti, piuttosto
che fare affidamento in modo inefficace su qualche agente esterno per il
proprio benessere fisico. Poiché un cattivo stato di salute è la condizione
innaturale e non quella naturale del corpo, l’Hatha Yoga pone innanzitutto
l’accento sul liberare il corpo da qualsiasi impurità che possa impedirgli di
funzionare come dovrebbe, piuttosto che fare ricorso a elementi esterni
sufficientemente forti da distruggere tutte le malattie. Un pianoforte privo di
rotelle appoggiato su una carta vetrata sarebbe difficile da spostare anche
per l’uomo più forte; ma se fosse dotato di rotelle molto scorrevoli e
posizionato su un pavimento scivoloso, allora anche un bambino sarebbe in
grado di spingerlo con facilità. Anche una piccola vitalità fisica può
diventare dinamica, se le ostruzioni innaturali al suo fluire vengono
rimosse.
Sia gli yogi sia i medici occidentali affermano che le tossine nel corpo
lasciano presto il flusso sanguigno e si concentrano nelle articolazioni. Gli
yogi spiegano che anche l’invecchiamento si manifesta dapprima nelle
articolazioni. I medici occidentali sostengono che effettivamente i dischi
intervertebrali di molte persone, compresi i ventenni, presentano segni di
deterioramento a causa della mancanza di un’adeguata irrorazione. I sistemi
occidentali di esercizio fisico – sport, esercizi ginnici vigorosi e simili – non
sviluppano la flessibilità necessaria per mantenere le articolazioni libere
dalle tossine e la colonna vertebrale ben irrorata dalla forza vitale. In
entrambi questi aspetti, la scienza dell’Hatha Yoga si rivela supremamente
benefica.
L’Hatha Yoga esercita anche una gentile azione di massaggio sugli
organi interni e le ghiandole, rinvigorendoli gradualmente fino al punto in
cui fornire loro un aiuto esterno equivarrebbe solo a portare acqua al mare.
Nello yoga viene data molta importanza all’eliminazione delle tossine
dal corpo. Una forma di tossina, alla quale solitamente non si pensa in
questi termini, è la tensione. Essa blocca il flusso naturale di energia nel
corpo, e paralizza la normale sensazione di armonia fisica e mentale. Tutte
le malattie dell’uomo derivano, in forma più o meno diretta, da squilibri nel
flusso d’energia nel corpo. La ragione principale per eliminare le scorie dal
corpo è di permettere all’energia di fluire liberamente. La tensione, che è il
principale blocco a questo flusso, è il primo ostacolo da superare per far
ritornare il corpo al suo stato di naturale divinità.
Sarà evidente da quanto appena detto che il segreto del successo nello
yoga è il rilassamento, non lo sforzo. Non bisogna forzare se stessi in una
nuova condizione, ma semplicemente cercare di liberarsi dalle tensioni e
disarmonie che hanno impedito finora di essere pienamente se stessi. Come
ho detto nella prima lezione, rilassati nelle posizioni, non forzare. Questo è
particolarmente vero per le posizioni di allungamento.
Esegui sempre le posture quando sei calmo, fisicamente ed
emotivamente. Sarebbe bene praticare, se possibile, all’aria aperta o vicino
a una finestra aperta. È meglio non farlo in una stanza chiusa o dove l’aria è
viziata. Non avere fretta di passare da una posizione all’altra. Mantieni ogni
postura dopo esservi entrato; ricorda che i benefici spesso si manifestano
solo dopo che sei rimasto per qualche tempo nella posizione.
Dopo ogni posizione, riposati per almeno lo stesso tempo per il quale
l’hai mantenuta, o fino a quando il cuore non ritorna al suo ritmo consueto.
È ammesso “barare” un po’, ma con giudizio. Per esempio, se non sei in
grado di restare in equilibrio nella posizione dell’Albero, non esitare ad
appoggiarti a una parete. Con il tempo scoprirai di poter fare la postura in
maniera corretta, ma la strada verso la perfezione può essere in salita.
Cerca di praticare le posizioni alla stessa ora ogni giorno. La regolarità è
un’importante caratteristica della disciplina yogica. Come diceva il mio
grande guru: «Rendi abitudinaria la tua vita. Dio ha creato la routine. Il sole
splende fino all’imbrunire e le stelle splendono fino all’alba».
Avvicinati alle posizioni con un’attitudine di pace.
VRIKASANA
(la posizione dell’Albero)
Precauzioni
• Tieni il ginocchio della gamba d’appoggio morbido, non bloccato, e
allungati attivamente attraverso la gamba piuttosto che spostare l’anca di
lato.
• Le donne in gravidanza e i praticanti con la tendenza ad arcuare
eccessivamente la parte bassa della schiena dovrebbero mantenere i
glutei contratti e il pube spinto in avanti, per proteggere la zona lombare.
• Coloro che soffrono di problemi cardiovascolari dovrebbero tenere le
mani giunte al cuore, invece di portarle al di sopra della testa.
ARDHA CHANDRASANA
(la posizione della Mezzaluna)
Precauzioni
• Le donne in gravidanza e le persone che tendono ad arcuare
eccessivamente la parte bassa della schiena dovrebbero mantenere i
glutei contratti e il pube spinto in avanti, per proteggere la zona lombare.
• Se soffri di problemi cardiovascolari (compresa la pressione alta), tieni le
mani al cuore.
• In caso di lesioni spinali, chiedi il parere di un medico.
TRIKONASANA
(la posizione del Triangolo)
«Energia e gioia fluiscono nelle cellule del mio corpo! La gioia discende
su di me!».
Precauzioni
• Non appoggiare pesantemente la mano (e quindi anche il tronco) sulla
gamba sinistra, specialmente vicino al ginocchio.
• Mantieni tesa la coscia sinistra per proteggere il ginocchio. Se hai
ginocchia deboli o lesionate, non aprire troppo i piedi. Inoltre, non
piegarti troppo lateralmente e mantieni il ginocchio (sinistro) piegato.
• Le donne in gravidanza e i praticanti con tendenza ad arcuare
eccessivamente la parte bassa della schiena dovrebbero mantenere i
glutei contratti e il pube spinto in avanti, per proteggere la zona lombare.
• Se soffri di lesioni spinali: alcune lesioni potrebbero rendere
controindicata la posizione; è pertanto necessario consultare un medico.
PASCHIMOTANASANA
(la posizione di Allungamento posteriore)
Siediti a terra con le gambe distese di fronte a te. (Sedendoti sul bordo di
un cuscino, ti sarà più facile mantenerti dritto.) Inspira e porta le braccia in
avanti e in alto, allungandoti verso l’alto dal sacro fino alla punta delle
mani, sopra la testa.
Con un’espirazione, piegati in avanti dalle anche e allungati al di sopra
delle gambe, tenendo la spina dorsale dritta e lasciando che le mani
scendano sulle gambe, sui piedi o a terra (ovunque tu arrivi con facilità).
Continua in questa prima fase, inspirando e allungandoti, espirando e
approfondendo il piegamento in avanti, sempre mantenendo la spina dorsale
dritta e la nuca allungata. Rilassa le spalle lontano dalle orecchie.
Dopo qualche respiro, allungati con un’ultima inspirazione, poi espira e
rilassati completamente nella seconda fase della posizione, quella di
“abbandono”, lasciando che la spina dorsale si rilassi. Non si tratta di una
posizione facile da assumere, specialmente per le persone anziane. Se non
riesci a raggiungere i piedi, allora afferra le caviglie, le ginocchia o
qualsiasi altro punto ti sia possibile afferrare per dare stabilità alla parte
superiore del corpo. Approfondisci il piegamento in avanti solo con il
rilassamento, non con lo sforzo, sentendo che ti stai offrendo nella
posizione. Respira naturalmente.
Diventa consapevole della tensione dietro le ginocchia e alla base della
spina dorsale, che ti impedisce di piegarti ulteriormente in avanti. Pensa allo
spazio in questi punti di tensione e noterai con sorpresa che, dopo alcuni
momenti, sarai in grado di piegarti maggiormente senza alcuno sforzo.
Ripeti questo processo e, nell’arco di uno o due minuti, ti accorgerai di
esserti piegato in avanti molto più di quanto avresti pensato possibile. (A
proposito, più trovi questa posizione difficile da praticare, più ne hai
assolutamente bisogno!)
Se riesci facilmente ad afferrare gli alluci (mantenendo cioè ben
allungata la spina dorsale e le spalle rilassate e lontane dalle orecchie), il
modo corretto di farlo è di afferrarli con il pollice, l’indice e il dito medio di
ogni mano, proprio come se stessi afferrando un palo dritto.
Afferma: «Sono salvo, sono sano. Tutto il bene viene a me e mi dona la
pace!».
Per i principianti non è opportuno mantenere la postura per più di 15 o
30 secondi, ma non temere di restare più a lungo – fino a 3 minuti – se senti
di poterlo fare in maniera confortevole.
Per uscire dalla posizione, inspira e usa i muscoli dell’addome e della
parte inferiore della schiena (e le braccia, se necessario) per ritrovare le
curve naturali della spina dorsale. Poi solleva e allunga le mani fin sopra la
testa, portando il tronco in posizione verticale. Espira portando le braccia ai
lati e ritornando per un momento in posizione seduta. Poi portati
gradualmente sdraiato sul dorso e resta supino per uno o due minuti, per
assimilare e godere gli effetti della posizione. Senti che ora l’energia può
fluire molto più liberamente nella spina dorsale.
Precauzioni
• Usa molta cautela se la parte inferiore della schiena è debole. Impegna i
muscoli addominali e della schiena per sostenere tutta la schiena.
• Le donne incinte dovrebbero tenere i piedi abbastanza separati da evitare
la compressione addominale.
• Alcune lesioni spinali potrebbero rendere controindicata la posizione.
HALASANA
(la posizione dell’Aratro)
Questa posizione è una delle più importanti nell’Hatha Yoga. Molte parti
del corpo ne traggono beneficio. Essendo una delle posture più facili da
assumere è anche gratificante, ma procedi comunque in maniera gentile. In
tutte le posizioni dello yoga si dovrebbe essere profondamente consapevoli
di ogni movimento del corpo, di ogni muscolo che viene impiegato. In
Halasana questo principio di consapevolezza è in particolar modo
importante da tenere a mente, poiché numerose parti del corpo sono
coinvolte. Respira spontaneamente in tutte le fasi della posizione
dell’Aratro.
Piega due coperte e sistemale al pavimento. Sdraiati con la schiena sulle
coperte e le spalle a circa 5 cm sotto il bordo delle coperte piegate, con le
braccia lungo il corpo sulle coperte e i palmi rivolti in basso.
Inspira mentre sollevi le gambe a 45º per qualche attimo, poi in verticale.
Espirando, premi le mani e la parte posteriore delle braccia contro il
pavimento, sollevando i glutei da terra e portando le gambe all’indietro oltre
la testa, parallele al pavimento con le ginocchia sopra il viso.
Inspira e allunga la spina dorsale, premendo a terra la parte superiore
delle spalle e la parte posteriore delle braccia, e allungandoti verso l’alto dai
glutei. Quando espiri, mantenendo l’allungamento della spina dorsale,
lascia andare lentamente le gambe in modo che i piedi tocchino il
pavimento oltre la testa. Quando i piedi toccano il pavimento, intreccia le
dita delle mani dietro di te e premi le spalle a terra per portare la spina
dorsale in verticale. Respira naturalmente.
Senti l’effetto rinvigorente della posizione e afferma: «Nuova vita, nuova
coscienza inondano il mio cervello!».
All’inizio mantieni la posizione per 30 secondi (arrivando in seguito fino
a 2 minuti con la pratica).
Per uscire dalla posizione, inspira e solleva le gambe dal pavimento, poi
espira mentre riporti lentamente la spina dorsale a terra, vertebra dopo
vertebra, con le gambe estese. Quando la colonna è completamente a terra,
inspira un’ultima volta, quindi espira abbassando lentamente le gambe al
pavimento.
Fai una pausa e assimila gli effetti della posizione nel corpo, nella mente
e nell’anima. Se ne senti la necessità, fai una contro-posizione (come
Matsyasana, la posizione del Pesce, che verrà spiegata nella decima
lezione).
Precauzioni
• Entra nella postura con cautela e assicurati, quando ti trovi nel profondo
della posizione, di non fare più di quanto la tua colonna vertebrale possa
permettersi.
• Non girare la testa lateralmente mentre sei nella posizione.
• Le donne incinte dovrebbero usare estrema attenzione nel fare questa
posizione e dovrebbero evitarla dopo il primo trimestre di gravidanza.
• In presenza di problemi agli occhi, alle orecchie e ai seni frontali, la
posizione può essere consigliabile, neutra o controindicata a seconda
delle condizioni.
Controindicazioni
• Evita questa posizione in caso di problemi cardiovascolari (compresa la
pressione alta), lesioni spinali o instabilità cervicale, e durante il ciclo
mestruale.
Respirazione
Sequenze
Pratica
Vrikasana (la posizione dell’Albero): 30 secondi per gamba. Riposa 30
secondi dopo ogni esecuzione.
Ardha Chandrasana (la posizione della Mezzaluna): 30 secondi per lato.
Riposa.
Trikonasana (la posizione del Triangolo): 30 secondi per lato.
Utkatasana (la posizione della Sedia): 30 secondi. Sdraiati sul dorso per
una o 2 minuti.
Paschimotanasana (la posizione di Allungamento posteriore): 30
secondi, seguiti da altri 30 secondi in posizione supina.
Bhujangasana (la posizione del Cobra): 30 secondi.
Balasana (la posizione del Bambino): da 30 secondi a un minuto.
Halasana (la posizione dell’Aratro): 30 secondi nella posizione finale.
Sdraiati sul dorso e riposati da 2 a 5 minuti.
Tempo complessivo: 30 minuti circa.
Guarigione
Integrazione contro disintegrazione
Alimentazione
Meditazione
Non mettere la meditazione tra le cose che farai un giorno, quando avrai
tempo. Se ti impegnerai a meditare ogni giorno, svilupperai l’efficienza
mentale necessaria per svolgere in poco tempo tutti quei compiti che ora ti
sembrano difficili da inserire nella tua vita così impegnata. Risolverai più
facilmente ogni problema e potrai svolgere molto più rapidamente il tuo
lavoro, perché le tue energie saranno focalizzate invece che disperse.
Per avere successo in qualunque attività è necessario agire dal proprio
centro interiore, invece di farsi trasportare dai venti delle circostanze. La
meditazione ti conduce a questo centro interiore, rendendo più facile ogni
attività. Dovrebbe quindi essere il tuo primo dovere nella vita.
Se puoi adibire una stanza della tua casa a luogo di raccoglimento e
usarla solo per la meditazione, ti accorgerai già durante i primi mesi che in
essa si svilupperà un’“atmosfera” di pace, che ti aiuterà a interiorizzarti
profondamente ogni volta che ti siederai a meditare. Ogni luogo sviluppa
vibrazioni particolari in base alle attività che vi si svolgono. Se non puoi
disporre di un’intera stanza, cerca almeno di creare con un paravento un
angolo per la meditazione nella tua camera da letto.
Una parte del processo di neutralizzare nella mente i vortici del
sentimento, o chitta (la definizione di yoga data da Patanjali, come abbiamo
visto all’inizio di questa lezione), è uno sforzo per allinearsi con le forze
della Natura. In questo modo, la corrente principale della vita può essere
utilizzata come un aiuto per elevarsi al di sopra dei vortici dell’ego.
Gli yogi affermano l’esistenza di correnti magnetiche che fluiscono da
est a ovest. (Alcuni pensatori occidentali hanno osservato come anche lo
sviluppo della civiltà sembri fluire verso Occidente.) Se ti siedi in
meditazione rivolto a est, riceverai queste correnti, che ti aiuteranno a
trovare l’illuminazione interiore. Si dice che anche rivolgersi verso nord
durante la meditazione sia benefico, poiché aiuta a liberarsi mentalmente
dalle limitazioni fisiche. (È curioso osservare quanto spesso, nei conflitti
umani, il nord sembri rappresentare la coscienza della liberazione, come nel
caso della guerra civile americana. A volte questa liberazione rappresenta
soltanto caos e disintegrazione dei veri valori; ne sono un esempio le orde
selvagge che molti secoli fa invasero ripetutamente l’Inghilterra dal nord, o
i vandali che saccheggiarono Roma, o le forze socialmente distruttive del
comunismo nella Corea e nel Vietnam del Nord.) È meglio stare rivolti a
est, poiché bisogna raggiungere l’illuminazione prima di potersi liberare da
ogni karma.
Gli yogi dicono anche che alcune ore del giorno sono particolarmente
propizie per la meditazione: l’alba e il tramonto (quando il sole forma un
angolo retto con la direzione della forza di attrazione terrestre sui nostri
corpi), mezzogiorno (quando la forza di attrazione del sole si oppone a
quella della terra) e mezzanotte (quando i due corpi celesti esercitano
un’attrazione congiunta). Questi sono “punti di riposo” nella Natura, in cui
il flusso dell’energia nei nostri corpi è portato a un temporaneo (seppure
relativo) equilibrio. Se non ti è possibile meditare in questi momenti, cerca
almeno di meditare ogni giorno alla stessa ora. Il motivo è essenzialmente
quello per cui è utile avere una stanza dedicata esclusivamente alla
meditazione: un po’ alla volta, giungerai ad associare quegli orari alla
meditazione e ti sarà molto più facile, in quell’arco di tempo, bandire dalla
mente tutti i pensieri mondani.
Se si vuole fluire con le correnti benefiche della Natura, bisogna
proteggersi da quelle che intralciano gli sforzi meditativi. Gli yogi parlano
dell’esistenza di correnti sottili nella terra (in aggiunta alla forza di gravità),
che attirano verso il basso i flussi di energia del corpo. Lo scopo della
pratica dello yoga, tuttavia, è di dirigere quell’energia verso il cervello. Gli
yogi consigliano quindi di isolarsi dall’attrazione delle correnti della terra,
meditando seduti sopra un asan: una pelle di daino o una coperta di lana.
Per un isolamento ancora migliore, è utile sovrapporre a essi anche un telo
di seta.
Qualunque posizione comoda da seduti andrà bene, a patto che la spina
dorsale sia mantenuta dritta e il corpo rilassato. Gli hatha yogi
raccomandano alcune posizioni da seduti, che verranno insegnate più avanti
in queste lezioni. Per ora, puoi sederti semplicemente a gambe incrociate
sul tuo asan. Andrà bene anche una sedia; in questo caso, dovrai stendere
l’asan dallo schienale fino a sotto i piedi.
Appoggia le mani sulle cosce all’altezza dell’inguine, con i palmi rivolti
verso l’alto. Tieni il petto sollevato (ma rilassato) e le scapole lievemente
unite. In questo modo il tuo corpo assomiglierà a un arco, tenuto teso in una
posizione di prontezza spirituale dalla “corda” ben dritta della spina dorsale.
Per raggiungere uno stato di calma in questa posizione, utilizza gli
esercizi di respirazione contenuti in questa lezione o in quella precedente.
Poi esegui la pratica di meditazione che ti è stata insegnata nell’ultima
lezione.
Rilassati mentre mediti. Non sforzarti. Ogni cosa in questo mondo viene
eseguita con sforzo, o per lo meno così sembra alla mente mondana. La
meditazione, invece, può avvenire solo con un rilassamento sempre più
profondo: fisico, emotivo, mentale e spirituale.
AUM, Shanti, Shanti, Shanti!
Filosofia
L’Ashtanga Yoga di Patanjali:
il sentiero degli otto passi
L’Hatha Yoga è il ramo fisico della scienza della meditazione del Raja
Yoga. Patanjali, il grande esponente del Raja Yoga dei tempi antichi, ha
scritto che il sentiero verso l’illuminazione abbraccia otto stadi (il suo
insegnamento è infatti conosciuto anche come Ashtanga Yoga, o yoga degli
“otto passi”). La spiegazione di questi otto “passi” contribuirà a fornire una
comprensione degli scopi e delle direzioni più profonde dello yoga. Sarà
d’aiuto anche nello studio delle posizioni yoga.
I primi due stadi del sentiero degli otto passi di Patanjali sono conosciuti
come yama e niyama. Yama significa controllo; niyama, non-controllo.
Letteralmente, questi due stadi rappresentano ciò che “non si fa” e ciò che
“si fa” sul sentiero spirituale. Si potrebbe definirli i “Dieci comandamenti”
dello yoga (è interessante che siano anch’essi dieci). Analizzeremo
dettagliatamente ognuno di essi in seguito. Il loro scopo fondamentale è
quello di farci raccogliere nel secchio della mente il latte della pace
interiore, tappando i buchi causati dall’irrequietudine, da attaccamenti e
desideri sbagliati, e da varie forme di vita poco armoniosa.
Le regole di yama (ciò che “non si fa”) sono cinque:
• Non-violenza, o ahimsa
• Non-mentire
• Non-rubare
• Non-sensualità, o brahmacharya
• Non-avidità o non-attaccamento.
• Purezza
• Contentezza
• Austerità
• Studio di sé o introspezione
• Devozione al Signore Supremo.
Posizioni yoga
Precauzioni
Dopo il primo trimestre di gravidanza si dovrebbe praticare Savasana sul
fianco sinistro, mettendo un cuscino sotto la testa e uno tra le ginocchia
(nonché in qualunque altro posto se ne senta il bisogno).
PASCHIMOTANASANA
(la posizione di Allungamento posteriore)
Respirazione
Sequenze
Pratica
Vrikasana (la posizione dell’Albero): 30 secondi per gamba. Riposa per
30 secondi dopo ogni esecuzione.
Ardha Chandrasana (la posizione della Mezzaluna): 30 secondi per lato.
Riposa.
Trikonasana (la posizione del Triangolo): 30 secondi per lato.
Utkatasana (la posizione della Sedia): 30 secondi. Sdraiati sul dorso per
uno o 2 minuti.
Paschimotanasana (la posizione di Allungamento posteriore): 30
secondi, seguiti da altri 30 secondi in posizione supina.
Balasana (la posizione del Bambino): da 30 secondi a un minuto.
Bhujangasana (la posizione del Cobra): 30 secondi.
Halasana (la posizione dell’Aratro): 30 secondi nella posizione finale.
Savasana (la posizione del Cadavere): da 2 a 5 minuti.
Tempo complessivo: 30 minuti circa.
Guarigione
Ipertensione e nervosismo
Alimentazione
Ricette
Un’eccellente forma di pane è il ciapati indiano:
350 g di farina integrale di frumento
circa 250 ml di acqua
1 cucchiaio di ghi (vedi pagina 80) o di olio
1 cucchiaino di sale (facoltativo)
Meditazione
Ogni tanto si sente un contadino o un muratore riferirsi in questo modo a
una persona del suo stesso sesso che lavora in ufficio: «Perché non fa un
lavoro da uomo?». Anche gli uomini d’affari scherniscono a volte gli artisti,
a prescindere da quanto siano dediti al loro lavoro, definendoli
“improduttivi”.
Un mio amico chiese un giorno al direttore di una società discografica di
ascoltare la prima registrazione delle mie canzoni, dal titolo Di’ sì alla vita!
Quei canti sono presentati in modo da interessare l’ascoltatore (almeno
spero) alla mia filosofia (cioè ai principi universali dello yoga) senza
inculcarglieli a suon di randellate. Tuttavia, non ebbero questo effetto
stimolante sui pensieri di quell’uomo, che, dopo aver fatto diverse
telefonate durante l’ascolto del disco, commentò: «Ha bisogno di un ritmo
più forte».
Per molte persone, il potere è sinonimo di muscoli, denaro o rumore.
Tuttavia, l’ascendente dell’uomo sull’animale non è dovuto alla sua forza
fisica, ma alla forza mentale. Le più fulgide epoche della Storia sono state
periodi di risveglio spirituale o culturale, non di spargimento di sangue. La
vera gloria dell’uomo non dipende da fattori esterni, ma dalla profondità
con cui egli riesce ad attingere alle proprie risorse interiori.
La meditazione, lungi dal rappresentare un’attività per persone timide,
incerte o deboli di natura, che cercano di sfuggire alla realtà, è un’attività
essenziale per chiunque desideri sviluppare pienamente il proprio potenziale
umano.
Nella tua stanza (o angolo) della meditazione, potrà esserti d’aiuto
collocare un altare. Sebbene il tuo vero altare sia la tua consapevolezza
interiore, i simboli esteriori possono aiutarti a mantenere la consapevolezza
di quelle realtà interiori. Puoi porre sull’altare uno o due dei tuoi simboli
spirituali preferiti, o fotografie di grandi santi che veneri in particolar modo.
Queste immagini, agendo come punti focali per la tua concentrazione,
potranno contribuire a risvegliare la tua devozione interiore. Le fotografie
dei grandi maestri, inoltre, ti aiuteranno a sintonizzare la tua coscienza con
la loro. Come la fiamma debole e crepitante di una legna bagnata si ravviva
al contatto con un fuoco che già arde con forza, così la sintonia con le
grandi anime può aiutarci enormemente ad alimentare il “fuoco” dei nostri
sforzi spirituali. Questo è forse il punto più importante degli insegnamenti
dello yoga. Io stesso tengo sempre sul mio altare le immagini dei grandi
guru (insegnanti) della nostra linea: Gesù Cristo, Babaji-Krishna, Lahiri
Mahasaya, Sri Yukteswarji e Paramhansa Yogananda. Soprattutto, tengo
sempre la presenza del mio guru sull’altare del mio cuore.
È verso l’interno, infatti, che dovremmo dirigere la nostra
concentrazione. Lo yoga, come ho spiegato nella lezione precedente, è la
neutralizzazione delle onde nella parte più bassa della mente – i vortici del
sentimento – così che la “luna” della realtà possa riflettersi fedelmente
dentro di noi. La meditazione ha lo scopo di assisterci in questo processo
interiore di neutralizzazione.
Tuttavia, anche quando siamo già interiorizzati, certe immagini mentali
possono esserci utili per qualche tempo. Così come un bambino ferma
l’altalena sulla quale si sta dondolando spingendo le corde nella direzione
opposta al movimento, anche certe idee possono aiutarci a contrastare le
correnti dei nostri pensieri, con il risultato che alla fine la mente, anziché
essere più agitata di prima, è in pace.
Se l’idolatria è stata la rovina della religione è perché spesso le persone
non usano le immagini devozionali per diminuire le proprie tendenze
mondane, ma per accrescerle, cercando l’aiuto degli dèi solo per appagare i
desideri egoistici. Se invece le immagini vengono usate come punti focali
per la concentrazione, possono aiutare a ricondurre i diversi fili del
desiderio a un unico punto di pura devozione. Questo è particolarmente
vero se si considerano le immagini come simboli di stati superiori, divini,
che sono essenzialmente senza forma. Qualunque espressione di amore
altruistico – verso gli altri o verso un’immagine – può aiutarci a contenere
le maree del naturale egoismo del cuore. È l’infatuazione, non l’amore, che
rafforza la nostra illusione. Il puro amore, in qualunque forma, non
dovrebbe mai essere confuso con l’idolatria.
Le giuste immagini mentali possono aiutarci a raggiungere lo “yoga” in
tre modi: ispirando pace a una mente irrequieta; risvegliando l’energia in
una mente letargica per dirigerla verso Dio; e ricordando alla mente, a
livelli più profondi di quelli coscienti, le eterne verità dell’anima. Lo scopo
della meditazione è oltrepassare ogni immagine mentale, fino a percepire la
realtà spirituale così com’è. Non è possibile creare quella realtà: possiamo
solo sintonizzarci con essa.
L’esercizio di meditazione insegnato nella prima lezione è utile per
portare pace a una mente irrequieta. Anche altre visualizzazioni possono
essere d’aiuto. Ad esempio, se sei agitato da un pensiero specifico, il
pensiero opposto ti aiuterà a ritornare a uno stato di equilibrio interiore. Se
sei in collera con qualcuno, cerca di soffermarti per qualche tempo su
pensieri di perdono; dissocia mentalmente la persona che ti ha offeso
dall’azione che ti ha recato offesa. Ricorda le parole di Gesù: «Se dunque
presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche
cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a
riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (MATTEO
5,23-24). Se è il pensiero del futuro a disturbare la tua meditazione, genera
una corrente diversa di energia rivolta verso Dio, intonando canti
devozionali fino a quando la mente non sarà tornata sotto il tuo controllo.
Se hai più il temperamento del karma yogi che del bhakti yogi, quando la
mente è occupata con i suoi progetti, il canto potrebbe non penetrare
abbastanza in profondità nei tuoi processi di pensiero da permetterti di
riprenderne il controllo. In questo caso, cerca semplicemente di sentire
l’energia di Dio che opera nei tuoi progetti e sforzati di identificare sempre
più la tua coscienza con quell’energia creativa. In questo modo i tuoi
problemi si risolveranno da soli, mentre un eccesso di pensiero non farebbe
che ostruire quel flusso divino. Puoi anche offrire mentalmente i tuoi
progetti a Dio, con spirito di servizio o con la comprensione che questo
universo, alla fin fine, è responsabilità Sua, non tua.
Se sei più incline per temperamento al gyana yoga, dissociati da pensieri
e progetti semplicemente osservandoli. Rifletti sul fatto che essi non sono
veramente te. Non hanno nulla a che fare con l’essenza di ciò che sei: «Neti,
neti: né questo né quello». Si tratta di un’applicazione positiva del principio
negativo che spinge l’uomo a concentrarsi sulle imperfezioni del mondo
oggettivo, cercando attraverso le critiche di affermare la sua libertà interiore
dalla disarmonia che lo circonda.
Se la mente è letargica, il canto devozionale o il pensiero di offrirti al
Divino, uniti a un deliberato risveglio dell’energia nel cuore, ti aiuteranno a
spezzare la presa tentacolare dell’apatia. Ricorda che l’ottusità non è un
sentimento calmo: è solo un sentimento intrappolato.
Patanjali ha affermato che il divino risveglio avviene attraverso un
processo di smriti (memoria). L’anima è già divina. La realizzazione del Sé
consiste nel ricordare chi e che cosa siamo in realtà. Nell’illusione, l’uomo
vive in uno stato di sogno, immaginando che un mondo di apparenze sia
fatto di sostanze solide. Le immagini mentali della realtà, pur essendo
anch’esse una sorta di sogno, possono contribuire a risvegliare, a un livello
più profondo di quello cosciente, la memoria della nostra anima, donandoci
il potere di respingere l’ipnosi di questo sogno illusorio.
Ti sarà utile, nella meditazione, visualizzare una luce che si espande,
oppure spazio e libertà infiniti, o ineffabile amore e beatitudine. Nelle
lezioni successive troverai degli esercizi di visualizzazione specifici.
Quando ti siedi a meditare, inizia inspirando, contando mentalmente fino
a 12; trattieni il respiro contando fino a 12; espira contando fino a 12.
Gradualmente, se puoi farlo senza sforzo, allunga il conto fino a 20-20-20,
ma mantieni uguale la durata delle tre fasi del respiro. Ripeti questo
esercizio di respirazione da 6 a 12 volte.
Poi inspira e tendi tutto il corpo; espira e rilassati. Ripeti 2 o 3 volte. Il
corpo ora dovrebbe essere completamente rilassato e la mente pronta per la
meditazione.
Nella meditazione, concentrati con calma profonda nel punto tra le
sopracciglia, l’ajna chakra. Questa è la sede della concentrazione, oltre che
della visione divina nel corpo. Afferma mentalmente: «La Tua luce fluisce
in me; sono colmo di pace».
Posizioni yoga
PADAHASTASANA
(la posizione del Coltello a serramanico)
Precauzioni
• Se il piegamento risulta troppo impegnativo, piega le ginocchia per
evitare la compressione dei dischi intervertebrali. Tieni le ginocchia
piegate anche se hai la tendenza a spingerle indietro.
• In presenza di problemi agli occhi, alle orecchie e ai seni frontali, la
posizione può essere consigliabile, neutra o controindicata a seconda
delle condizioni.
• Se sei nel ciclo mestruale, dovresti scendere con la colonna vertebrale
solo fino a raggiungere una posizione orizzontale, e non oltre.
• Se soffri di problemi cardiovascolari (compresa la pressione alta), cerca
di mantenere una respirazione regolare e di evitare sforzi. Se invece hai
la pressione bassa, dovresti mantenere questa posizione solo per poco
tempo; nell’uscire, tieni il mento al petto e gli occhi aperti mentre sali e
anche per alcuni respiri al termine della posizione.
• Durante la gravidanza, bisognerebbe tenere le gambe aperte o
appoggiarsi a una parete o a una sedia, e fare attenzione a non arcuare
eccessivamente la parte inferiore della schiena e a non mantenere la
posizione troppo a lungo.
IL PIEGAMENTO
ALL’INDIETRO IN PIEDI
«Sono libero! Sono libero!».
Precauzioni
• Le donne incinte e i praticanti con tendenza ad arcuare eccessivamente la
parte bassa della schiena dovrebbero fare particolarmente attenzione a
mantenere le natiche contratte e a spingere avanti il pube, per proteggere
la zona lombare.
• Non piegare eccessivamente il ginocchio anteriore, facendo attenzione a
non superare la linea della caviglia.
• Se hai lesioni spinali, consulta un medico.
JANUSHIRASANA
(la posizione della Testa al ginocchio)
Siediti a terra con le gambe distese di fronte a te. Siediti sul bordo di un
cuscino, se questo ti aiuta a rimanere dritto.
Piega il ginocchio destro e porta il tallone destro vicino all’inguine. Poi
fai scendere il ginocchio a terra verso destra, facendo partire il movimento
dall’anca. Appoggia la pianta del piede destro all’interno della coscia
sinistra. Siediti bilanciandoti su entrambe le natiche.
Inspira sollevando le mani in modo aggraziato ai lati del petto, come se
stessi dirigendo la consapevolezza nella spina dorsale e in alto lungo di
essa. Allungati dal sacro fino alla punta delle mani.
Espirando lentamente, piegati in avanti dalle anche e allunga il tronco al
di sopra della gamba sinistra.
Tieni la spina dorsale dritta e riporta giù le mani, appoggiandole alla
gamba sinistra, al piede o al pavimento, ovunque arrivino con facilità. Il
centro del petto dovrebbe essere direttamente al di sopra della gamba
sinistra.
Continua in questa posizione, inspirando e allungandoti, espirando e
approfondendo il piegamento in avanti. Mantieni la spina dorsale dritta e la
nuca allungata. La sommità della testa si allunga in una direzione, il coccige
in quella opposta, l’ombelico in direzione della coscia sinistra. Mantieni le
spalle rilassate e lontane dalle orecchie, parallele a terra.
Dopo vari respiri, inspira e allungati ancora una volta, poi espira e
rilassati completamente nella fase di “abbandono” della posizione,
permettendo a tutta la parte superiore del corpo di rilassarsi. Respira
naturalmente. Approfondisci il piegamento in avanti solo attraverso il
rilassamento, senza alcuno sforzo. Mentre ti pieghi in avanti, senti
interiormente che ti stai abbandonando e che stai sciogliendo sia le tensioni
fisiche sia quelle psicologiche.
Se non riesci a toccare con la testa il ginocchio, non portare il ginocchio
in alto per toccare la testa come Maometto, il quale disse che se la
montagna non fosse venuta a lui, sarebbe andato lui alla montagna!
Mantieni dritta la gamba distesa e abbassa la testa verso di essa quanto più
ti è possibile in modo confortevole. (Questa è la posizione della testa al
ginocchio, non quella del ginocchio alla testa!)
Afferma: «A sinistra, a destra, tutto intorno a me, l’armonia della vita
mi appartiene» oppure «Onde di armonia si elevano nella spina dorsale».
All’inizio mantieni la postura solo brevemente, aumentando in modo
graduale il tempo a uno o 2 minuti quando diventa più confortevole.
Per uscire dalla posizione, inspira e sali con la schiena fino a ritrovare le
curve naturali della spina dorsale; poi estendi le braccia in alto sopra la
testa, riportando il tronco in posizione verticale. Espira rilassando le mani ai
lati. Piega il ginocchio sinistro ed entra in una comoda posizione a gambe
incrociate.
Fai una pausa per sperimentare gli effetti della posizione. Ripeti
dall’altro lato.
Precauzioni
• Se la parte bassa della schiena è debole, utilizza le braccia, i muscoli
addominali e del dorso per sostenere la spina dorsale entrando e uscendo
dalla posizione.
• Le donne incinte non dovrebbero piegarsi troppo in avanti; per evitare la
compressione addominale, dovrebbero inoltre mettere l’addome
leggermente all’interno della gamba allungata, tenendola di lato.
• In caso di lesioni spinali, è necessario chiedere al proprio medico se si
può fare la posizione.
DHANURASANA
(la posizione dell’Arco)
Questa posizione completa ciò che è stato iniziato con la posizione del
Cobra. Quest’ultima piega all’indietro la parte superiore della colonna
vertebrale; Dhanurasana, invece, ne piega la parte centrale e inferiore.
Inizia in posizione prona con la fronte a terra. Piega le ginocchia,
tenendole divaricate quanto le anche, e afferra la parte esterna delle
caviglie. Durante la posizione, spingi costantemente il pube a terra per
proteggere la zona lombare.
Inspirando, premi il pube a terra, solleva le gambe e inizia ad allontanare
i piedi dalla testa, alzando la parte superiore del corpo dal pavimento.
Nell’assumere la forma dell’arco, tieni le scapole aperte e le ginocchia
divaricate quanto le anche.
Allunga attivamente tutta la parte inferiore del corpo: la parte alta delle
cosce si allunga verso le ginocchia, lo stomaco e la zona del petto si
allungano verso il mento. Mantieni il collo nella stessa curvatura del resto
della spina dorsale.
Sii pienamente consapevole del piegamento nella parte inferiore della
spina dorsale. Senti l’energia che si risveglia in quella zona; senti anche
l’energia che viene attratta dalle gambe verso la parte inferiore della
colonna. Respira in modo naturale.
Afferma mentalmente: «Richiamo le mie energie sparse per ricaricare la
spina dorsale». (Oppure visualizzati mentre galleggi allegramente tra le
onde di tutte le difficoltà e afferma mentalmente: «Tutte le onde delle prove
possono solo sollevarmi verso nuove altezze».)
Per uscire dalla posizione, inspira e allunga la spina dorsale, poi espira e
riporta lentamente le gambe e il tronco a terra. Lascia andare le caviglie e
rimani nella posizione prona.
Fai una pausa per integrare gli effetti della posizione. Se la parte
inferiore della schiena ha bisogno di sollievo, entra immediatamente in una
contro-posizione (ad esempio Balasana, insegnata nella prima lezione).
Precauzioni
• Se soffri di problemi cardiovascolari, mantieni la posizione per poco
tempo.
• Se hai lesioni spinali, chiedi consiglio al tuo medico.
Controindicazioni
• Le persone con fegato o milza ingrossati non dovrebbero praticare questa
posizione.
• Non fare la posizione durante la gravidanza.
• Se senti fastidio o persino dolore alle ginocchia, non eseguire la
posizione.
Respirazione
Sequenze
Guarigione
La stanchezza cronica
La stanchezza cronica è una delle malattie più diffuse della nostra epoca.
Non è dovuta a un eccesso di lavoro (l’uomo contemporaneo lavora molto
meno duramente dei suoi antenati), ma piuttosto a una dispersione delle
nostre forze. La nostra non è un’età “focalizzata”: innumerevoli influenze ci
spingono in direzioni conflittuali. Ci ritroviamo a cercare di fare centinaia
di cose in maniera affrettata, piuttosto che a fare bene e attentamente una
cosa alla volta. Misuriamo il successo in base ai numeri, anziché
all’eccellenza. Il risultato è la spossatezza che si legge sui visi di così tanti
uomini e donne nelle nostre città iperattive, in cui gli estranei passano l’uno
accanto all’altro senza un sorriso e nemmeno uno sguardo di saluto.
La stanchezza cronica è dovuta non solo alla dispersione delle nostre
energie, ma anche all’eccesso di stimoli. Quando c’è troppa stimolazione, la
capacità di reazione viene indebolita; si perde il proprio entusiasmo
naturale. Uno scrittore di Hollywood, una volta, mostrò una sceneggiatura a
un produttore cinematografico. Il produttore, dopo averla letta, disse: «È
stupenda! Fantastica!». Lo scrittore, in preda allo scoraggiamento, gli
chiese: «Vuol dire che non le piace?». È difficile, in un mondo in cui i
superlativi formano un costante crescendo, prendere qualcosa sul serio,
perfino reagire con stupore a un miracolo. I nostri stessi superlativi
finiscono per diventare espressioni di noia.
La stanchezza è il risultato diretto di una perdita di interesse. La nostra
scorta di energia non dipende principalmente dal cibo nutriente o da altre
cause esterne, bensì dalla nostra capacità di sorridere, di entusiasmarci.
Quando le persone dimenticano come sorridere, quando complicano in
modo eccessivo la loro routine quotidiana e riempiono la loro mente con le
scorie di desideri e preoccupazioni inutili, sono come automobili a un solo
cavallo vapore. L’uomo che è in grado di semplificare la propria vita e di
raccogliere le proprie energie per fare bene alcune cose, invece di
disperdere le proprie forze ai quattro venti con irrequietudine, scoprirà di
avere tutta l’energia necessaria – e anche di più – per qualunque cosa debba
fare. Metti buona volontà in ogni cosa che fai. La volontà genera energia.
«Più forte la volontà» era solito affermare Yoganandaji «più forte il flusso
di energia». Volontà in questo contesto significa “buona volontà”: non
sforzo fisico o mentale, ma una piacevole e crescente focalizzazione di tutta
l’attenzione su un obiettivo.
Una tecnica per attirare energia nel corpo è quella di stare in piedi
davanti al sole. Solleva le mani sopra la testa. Senti il calore del sole che
colpisce la tua fronte nel punto tra le sopracciglia e i palmi delle tue mani.
Senti che stai attirando calore ed energia nel corpo attraverso queste
“finestre”. Dopo qualche tempo, volgi le spalle al sole e senti il suo calore
nell’area del midollo allungato (alla base del cervello). Mantieni le mani
sollevate sopra la testa. Attira nuovamente l’energia del sole nel tuo corpo.
La prossima volta che ti senti affaticato, fa’ alcune respirazioni profonde.
Poi colma la tua mente con il senso di meraviglia che prova un bambino che
vede questo mondo con occhi nuovi. Non avere nulla a che fare con
l’atteggiamento annoiato delle persone che vivono, per così dire, con lo
sguardo rivolto a terra.
La stanchezza, infine, è un segno di egocentrismo. Chi è in grado di
dimenticare se stesso nell’aiutare gli altri e nel dare loro forza, si ritroverà
raramente spossato.
Posizioni consigliate per la stanchezza cronica: Dhanurasana (la
posizione dell’Arco) e Janushirasana (la posizione della Testa al
ginocchio), entrambe insegnate in questa lezione; Chakrasana (la posizione
della Ruota), che sarà insegnata nella quinta lezione; Akarshana
Dhanurasana (la posizione del Tiro con l’arco) che sarà insegnata nella
nona lezione.
Alimentazione
Ricette
Tè dello yogi
Un tè salubre che viene spesso bevuto in India si prepara facendo bollire
6 grani di pepe nero, 4 baccelli interi di cardamomo, 3 chiodi di garofano, ½
bastoncino di cannella e una fetta di radice di zenzero in 300 ml di acqua
per 20 minuti. Filtra. Servi con miele se lo desideri.
Curry di frutta
Cuoci in 2 cucchiai di burro: 2 pomodori grandi tagliati a dadini, 3
banane tagliate a fettine, una mela tagliata in quarti e poi a fettine, una
cipolla tagliata a fettine (facoltativo), una manciata di uvetta e una manciata
di mandorle sminuzzate (sbollentate e leggermente rosolate nel burro) con
un cucchiaio di polvere di curry, un bastoncino di cannella, 3 baccelli interi
di cardamomo, 2 chiodi di garofano e (se lo si desidera) un po’ di zenzero.
Fai cuocere a fuoco lento per 25 minuti. Servi con riso integrale. È
sufficiente per 4 porzioni. Ottimo anche senza il curry!
Meditazione
1) Purezza
2) Contentezza
3) Tapasya, o austerità
4) Swadhyaya, o studio del sé
5) Devozione al Signore supremo.
Posizioni yoga
ARDHA DHANURASANA
(la mezza posizione dell’Arco)
NAVASANA
(la posizione della Barca)
Precauzioni
• Coloro che soffrono di problemi cardiovascolari dovrebbero eseguire la
posizione con una gamba alla volta e solo brevemente, evitando sforzi e
mantenendo il flusso naturale del respiro.
• Certe lesioni spinali possono rendere controindicata la posizione.
KARNAPIRASANA
(La Chiusura delle orecchie)
«La barca della mia vita galleggia dolcemente sul mare della pace».
CHAKRASANA
(la posizione della Ruota)
Precauzioni
• Questa non è una posizione per principianti. Praticala solo se puoi farla
rimanendo sicuro e stabile. Il corpo deve essere ben riscaldato.
• Mantieni i glutei contratti e spingi il pube in avanti durante la posizione,
per proteggere la spina dorsale lombare; tieni le cosce parallele.
• In presenza di problemi agli occhi, alle orecchie e ai seni frontali, la
posizione può essere consigliabile, neutra o controindicata a seconda
delle condizioni.
Controindicazioni
• Se hai problemi cardiovascolari (compresa la pressione alta), dovresti
evitare la posizione.
• Evitala anche in caso di lesioni spinali o ernia inguinale.
• Non farla con il ciclo mestruale, in gravidanza o se hai partorito da pochi
mesi.
SIMHASANA
(la posizione del Leone)
Sequenze
Guarigione
Problemi respiratori
I problemi respiratori sono tra i più seri ostacoli alla pratica dello yoga,
semplicemente perché la respirazione è una componente importante della
maggior parte delle tecniche yogiche. I raffreddori e i problemi ai seni
nasali sono particolarmente fastidiosi e si ripercuotono sul cervello stesso,
rendendo molto difficile concentrarsi e meditare.
Le posizioni che possono essere benefiche, a seconda dei casi, per i seni
nasali sono quelle capovolte (saranno affrontate nelle ultime lezioni), in
particolar modo la posizione sulla Testa.* Respirare in modo lento e
profondo dalle narici, sentendo, quando si inspira, che si sta dirigendo aria
fresca in alto verso il cervello può essere benefico per i seni nasali e anche
per il cervello quando risente di una congestione degli stessi.
Le sinusiti e i problemi da raffreddamento in genere possono essere
alleviati assumendo un cucchiaino da tè di borace sciolto in un bicchiere di
acqua tiepida. Prendi una quantità di questa soluzione sufficiente da
riempire una piccola “doccia nasale”, che si può comprare a buon prezzo in
qualsiasi farmacia. Reclina il capo e riempi entrambe le narici con questa
soluzione. Mantieni la posizione per circa un minuto. Poi chiudi le narici
con le dita e inclina la testa in avanti, fino al punto in cui si trova in
posizione più o meno capovolta. Mantieni questa seconda postura per circa
un minuto. Espelli la soluzione alternativamente da una narice e dall’altra.
Questo esercizio può essere eseguito tutti i giorni. In alternativa, si può
impiegare una soluzione salina, ma il mio guru mi ha consigliato il borace.
Un esercizio più difficile per la pulizia dei canali nasali è quello che
nell’Hatha Yoga è conosciuto come neti. Sconsiglio di praticare neti senza
una supervisione personale, in quanto c’è pericolo di danneggiare le
membrane delle mucose, che sono particolarmente sensibili. Si introduce un
cordoncino soffice in una delle due narici, facendo in modo che scenda
dietro il passaggio nasale, fino a farlo fuoriuscire dalla bocca. Sarà più
agevole farlo risalire se i primi centimetri del cordoncino saranno
leggermente induriti con la cera. Afferra l’estremità del cordoncino nella
bocca con il pollice e l’indice e tirala verso l’esterno. Poi afferra il
cordoncino con entrambe le mani e fallo scorrere su e giù molto
delicatamente per alcune volte. Ripeti con l’altra narice.
Qualsiasi posizione capovolta della testa, compresa la posizione della
Lepre e quella della Ruota, può essere benefica in alcuni casi per i seni
nasali. Anche la respirazione a narici alterne è benefica.
Una postura particolarmente indicata per il mal di gola è Simhasana (la
posizione del Leone). Anche quella dell’Aratro è benefica. Qualsiasi
allungamento del collo in avanti o all’indietro aiuterà a sciogliere le tensioni
in quell’area e ad aumentare il flusso dell’energia che è necessario per
superare sia il mal di gola sia il raffreddore.
Quest’ultimo principio si applica anche all’asma. L’allungamento in
avanti o all’indietro delle vertebre toraciche aiuterà a sciogliere la tensione,
che spesso è responsabile degli attacchi di asma in coloro che soffrono di
questa malattia.
Per l’asma, pratica le seguenti posture: Sirshasana (la posizione sulla
Testa), che sarà insegnata nell’undicesima lezione; Sarvangasana (la
posizione della Candela), undicesima lezione; Matsyasana (la posizione del
Pesce), decima lezione; Parvatasana (la Montagna), decima lezione;
Savasana (la posizione del Cadavere).
La respirazione completa e profonda è benefica per la maggior parte dei
disturbi respiratori, ma dovrebbe essere sempre lenta, mai forzata. Mentre
inspiri, senti che stai liberando tutti i condotti respiratori, espellendo la
congestione grazie al potere dell’energia e della gioia. Nella pleurite, la
respirazione profonda potrebbe essere sconsigliata a causa della frizione che
potrebbe determinare tra i polmoni e la pleura o la parete della cavità
polmonare. (Potrebbe essere interessante considerare se questa frizione
fisica non sia in qualche modo collegata ad alcune “frizioni” mentali o
emotive.)
Alcuni autori occidentali in materia di salute hanno affermato che le
infreddature sono il mezzo che ha la Natura per eliminare le tossine dal
corpo. Ciò, ovviamente, è vero, ma non concordo con il seguito del pensiero
espresso da questi autori, vale a dire che non si dovrebbe fare nulla per
un’infreddatura ma lasciare semplicemente che faccia il suo corso.
Qualsiasi problema, fisico o mentale, può essere considerato un mezzo per
eliminare alcune disarmonie dall’organismo, ma se si lascia passivamente
che il problema eserciti la sua volontà sul corpo, si finisce per essere
temporaneamente purificati ma in nessun caso più forti di prima. Se, invece,
si genera sufficiente energia nel corpo per superare un raffreddore, non si
stanno semplicemente sopprimendo dei sintomi: si stanno distruggendo le
tossine in maniera dinamica. Le malattie di qualsiasi genere sono il modo in
cui il corpo ci dice: «Mi hai sovraccaricato. Devo scrollarmi di dosso un po’
di tossine per funzionare in modo corretto». La mente, tuttavia, può
rafforzare il corpo in modo che elimini le tossine senza abbandonare il
proprio controllo. Così facendo, gli ostacoli possono essere impiegati per
sviluppare la forza interiore. Quando si aumenta la propria vitalità, si è
meno soggetti alle tossine esistenti e si è capaci di eliminarle in un modo
che non danneggia il corpo, come accade invece quando l’organismo si
arrende a esse; al tempo stesso, si distruggono anche le tossine, bruciandole
nel fuoco dell’energia.
Alcune persone trovano che il latte vaccino aumenti la quantità di muco.
Se per te è così, e se vuoi comunque bere latte, forse sarà preferibile il latte
di capra.
In presenza di qualsiasi tipo di infezione con formazione di muco, si
deve evitare di bere troppo latte, di assumere amidi e zuccheri in eccesso e
in generale di eccedere nel mangiare.
Ho scoperto che se riesco ad “afferrare” un raffreddore appena inizia e a
ordinargli consapevolmente, con la forza di volontà, di lasciare il mio
corpo, mentre al tempo stesso colmo tutto il corpo di energia, il raffreddore
di solito se ne va nel giro di qualche minuto.
Il freddo non è una causa delle infreddature, ma può aiutare i germi del
raffreddore a moltiplicarsi quando hanno già messo una testa di ponte nel
corpo. La prevenzione più importante per i raffreddori non è infagottarsi e
rimanere caldi, ma piuttosto energizzare il corpo con la volontà.
Per le infreddature e il mal di gola, pratica le seguenti posizioni:
Sirshasana (la posizione sulla Testa), che sarà insegnata nell’undicesima
lezione; Sarvangasana (la posizione della Candela), undicesima lezione;
Jivha Bandha (la Chiusura della lingua), tredicesima lezione; Simhasana (la
posizione del Leone).
Alimentazione
Il digiuno
Ricette
Halua
Questa ricetta non è propriamente la più indicata da includere in una
sezione sul digiuno, ma grazie alla sua ricchezza può fornire un gradito
sollievo dopo aver considerato la prospettiva un po’ sconfortante di privarsi
completamente del cibo!
Riscalda assieme 250 ml di acqua, 250 ml di latte, 200 g di zucchero
grezzo (o miele) e una manciata di uvetta. In una pentola separata sciogli
100 g di burro, poi soffriggi nel burro fuso una manciata di pinoli e 150 g di
farina di frumento. Mescola il composto per un po’ di tempo, fino a quando
i pinoli si saranno rosolati e la farina si sarà leggermente seccata. Aggiungi
un po’ alla volta il liquido della prima pentola e mescola fino a quando
diventerà denso. Versa il composto in una teglia quadrata da 20 cm,
precedentemente unta. Lascialo raffreddare, quindi taglialo. Questo halua
(ce ne sono numerosi tipi in India) è un dessert delizioso.
Meditazione
La supercoscienza
Una volta, molti anni fa, stavo guidando una meditazione in una chiesa
di Long Beach quando all’improvviso entrò un uomo. Era evidentemente il
tipo di persona che prova una profonda e ispirante compassione per
qualunque bevanda alcolica, al punto da non riuscire a vederla miseramente
confinata in una bottiglia, quando invece potrebbe essere liberata per
svolgere una più nobile funzione. In poche parole, il nostro visitatore era
magnificamente e beatamente ubriaco. Vedendoci meditare, doveva aver
pensato che, se non eravamo ubriachi quanto lui, evidentemente avevamo
raggiunto lo stesso suo stato con un’indegna scorciatoia. Si avvicinò quindi
barcollando a uno dei presenti e, con un bisbiglio da cospiratore che si udì
in tutta la sala, chiese: «Che succede? Stanno dormendo?».
Era evidente che secondo lui, dato che non ci muovevamo, non
potevamo essere svegli; l’unica alternativa possibile era che, con mezzi più
o meno leciti, fossimo sprofondati in uno stato di stordimento subconscio.
In quest’epoca di presunta illuminazione è triste notare che molte
persone – siano esse astemie o dedite all’alcol – ignorano completamente
che l’alternativa a uno stato di veglia irrequieta e spesso angosciosa non è
necessariamente l’oblio, e che il vero rilassamento si trova espandendo la
coscienza oltre i confini del pensiero. Questo stato è conosciuto come
supercoscienza.
Per le anime completamente illuminate è uno stato del tutto naturale.
Ricordo ciò che disse una volta il mio guru: «La notte scorsa ho voluto
sperimentare come ci si sente a entrare nel subconscio durante il sonno. È
stata una sensazione sgradevolissima. Mi sono sentito rinchiuso da ogni lato
fra spesse pareti di carne». Trovai interessante, tra le altre cose, che per lui
il sonno subconscio fosse un insolito “esperimento”.
Ciò che pochi hanno raggiunto in questo mondo può in realtà diventare
l’aspirazione di ognuno. Gli insegnamenti dei grandi maestri di ogni epoca
sottolineano che la supercoscienza è l’unico vero stato dell’essere, in
confronto al quale la normale coscienza esteriore è solo una sorta di lungo
sogno.
Specialmente nella meditazione, e per quanto possibile sempre, cerca di
pensare in modo supercosciente.
Fai attenzione, tuttavia, quando ti allontani dai sentieri familiari del
pensiero razionale, a non scivolare in uno stato di vaghezza pseudo-mistica,
in cui ogni fugace impressione viene vista come una rivelazione
proveniente dal cielo. Essere supercoscienti non significa abbandonare
completamente la ragione, bensì coordinare la facoltà razionale con i livelli
di consapevolezza superiori.
Le impressioni subconscie e gli impulsi istintuali sono localizzati nella
parte bassa del cervello. Qui, nel midollo allungato, si trova anche il centro
di ogni schiavitù umana: l’ego. (Il mio guru mi disse che è qui che
spermatozoo e ovulo si uniscono per dare avvio alla formazione del corpo
umano.) La consapevolezza intellettuale, estetica e spirituale è invece
centrata nella sezione frontale del cervello. L’ascesa dell’uomo alla
supercoscienza significa quindi, a livello fisiologico, ricondurre la
consapevolezza in questa sezione frontale, in particolare nella sede della
visione spirituale tra le sopracciglia. Mentre la coscienza della persona
mondana si irradia all’esterno a partire dal midollo allungato (osserva come
l’egocentrico tiene la testa all’indietro, quasi ad affermare il suo forte
interesse per questa particolare area della sua anatomia), la coscienza di un
maestro è focalizzata nel centro cristico (o ajna chakra) tra le sopracciglia,
e si espande da quel punto. In realtà, questi due centri di consapevolezza
sono uno solo: il midollo allungato è il polo negativo, il centro cristico
quello positivo. Tuttavia, fino al momento in cui il divino risveglio porta
con sé un armonioso flusso di energia dal midollo allungato al centro
cristico, questi poli opposti vengono trattati nello yoga come centri
spirituali separati.
Durante la meditazione, cerca di focalizzare la tua coscienza nel punto
tra le sopracciglia. Non sforzarti. (Alcuni principianti meditano come se il
cervello fosse un muscolo che deve essere spremuto con forza affinché
rilasci gli atteggiamenti desiderati!) Piuttosto, incanala semplicemente la
coscienza in quel punto, con un sentimento di calma e gioiosa aspirazione.
Si tratta di focalizzare sempre più l’energia cerebrale in quell’area:
maggiore sarà la quantità di energia concentrata, tanto più quella porzione
del cervello sarà stimolata e risvegliata, e tanto più profonda sarà dunque la
consapevolezza spirituale. Paramhansa Yogananda, quando era ancora un
giovane discepolo nell’ashram del suo guru, si impose di mantenere la
mente concentrata nel centro cristico durante tutta la giornata, in ogni
attività. Ci disse che questo è un modo per raggiungere velocemente il
divino risveglio. Tuttavia, dato che la parola energia può evocare immagini
di sforzo e tensione, ti suggerisco piuttosto di concentrare in questo punto
spirituale i tuoi pensieri e le tue aspirazioni.
Un importante veicolo per l’energia del cervello sono gli occhi. Osserva
lo sguardo di chi possiede una personalità forte e vibrante (molti occhi,
purtroppo, sono spiritualmente morti) e senti l’intensità di quel flusso di
energia. Gli occhi di certe persone sembrano mandare lampi di collera,
raggelarsi nel disprezzo, brillare di ilarità e sciogliersi nella gentilezza e
nell’amore. Questi stati mentali si manifestano così chiaramente solo
quando un’abbondante quantità di energia fluisce attraverso lo sguardo.
L’energia, comunque, non si limita a manifestare quegli stati, ma li afferma
e contribuisce quindi a svilupparli.
Assicurati dunque che i tuoi occhi esprimano solo qualità spirituali,
poiché è letteralmente vero che così come vedi il mondo, tenderai anche a
diventare.
Nel rivelare i diversi stati mentali, gli occhi indicano anche la porzione
del cervello in cui è centrata in quel momento la coscienza. In particolare,
quando la mente scivola nel subconscio e l’energia si concentra nella parte
inferiore del cervello, lo sguardo tende a essere rivolto verso il basso.
Quando siamo coinvolti nel mondo o attivi a livello cosciente, l’energia si
concentra maggiormente nella parte media del cervello e lo sguardo è
rivolto naturalmente in avanti. Quando si entra in uno stato di
supercoscienza, lo sguardo viene automaticamente attratto verso l’alto.
In una certa misura, è possibile osservare queste direzioni anche nel
normale stato di veglia. Quando una persona si ritira mentalmente dalla
realtà, per scoraggiamento o fatica, tende a guardare in basso. Se si ritira per
riflettere su qualcosa, guarderà in basso e lievemente di lato, come se
riconoscesse solo parzialmente il mondo oggettivo che la circonda. Se
desidera rapportarsi completamente al mondo, guarderà “dritto negli occhi”.
Se è ispirata da qualcosa di interiore, tenderà a guardare in alto; se invece
l’ispirazione proviene da qualcosa di esterno, guarderà diagonalmente verso
l’alto, come se fosse divisa tra la coscienza esteriore e la supercoscienza.
C’è molto da dire sui movimenti involontari degli occhi. Uno sguardo
irrequieto, ad esempio, con un continuo battito di ciglia, indica una mente
agitata; uno sguardo calmo, senza battito di ciglia, indica una mente
tranquilla; uno sguardo fisso indica una mente vuota (o, a volte, velata).
Occhi che sembrano sottoposti a una pressione laterale indicano
preoccupazione; occhi rilassati ai lati, pace interiore; occhi che si allungano
lievemente ai lati, devozione e un senso di unità con l’Amato. Occhi
sfuggenti rivelano falsità, il non voler affrontare lealmente la realtà.
L’incurvatura delle palpebre inferiori verso il basso indica un’attrazione
della mente verso il basso, per malattia, fatica, dissolutezza o disperazione;
palpebre inferiori forti e leggermente elevate rivelano invece un’abbondante
vitalità e un radioso senso di benessere interiore. Una tendenza a rivolgere
lo sguardo con calma ai lati denota un’intelligenza superiore al normale.
L’occhio destro rappresenta la natura razionale, il sinistro quella
emozionale. Quando predomina la ragione, tendiamo a pensare e a
esprimere la nostra coscienza soprattutto attraverso l’occhio destro; quando
predomina il sentimento, pensiamo e ci esprimiamo di più attraverso
l’occhio sinistro.
Scrivo questo non per darti degli strumenti con cui giudicare i tuoi simili,
ma per stimolarti a vivere più coscientemente attraverso i tuoi stessi occhi.
Ricordati che sono le finestre della tua anima e, se usati correttamente,
possono essere strumenti di grande benedizione e ispirazione per gli altri.
Hanno anche il ruolo, altrettanto importante, di aiutarti ad affermare e
approfondire gli stati di coscienza che desideri sviluppare.
Quando ti siedi per meditare, eleva lo sguardo verso l’alto, al punto tra le
sopracciglia. Non incrociare gli occhi, ma limitati a rivolgerli verso l’alto.
Immagina di sollevare davanti a te il braccio teso, con il pollice alzato, e di
fissare lo sguardo a quella distanza. Puoi anche pensare che i tuoi occhi
siano situati nella parte superiore della cavità orbitale.
La supercoscienza è una sottile linea di consapevolezza che divide lo
stato cosciente da quello subconscio. Allo stesso modo, lo Spirito riposa
perennemente nel punto di mezzo tra ogni dualità. Gli occhi chiusi denotano
lo stato subconscio; gli occhi aperti, la veglia. Così, gli occhi semichiusi,
con le palpebre inferiori rilassate e leggermente elevate e le palpebre
superiori rilassate e lievemente abbassate, rivelano uno stato di
supercoscienza. Se puoi meditare in questa posizione senza lasciarti
distrarre dalle immagini esterne, ti sarà di grande aiuto. (Può darsi che le
palpebre tremino all’inizio, ma si rilasseranno con l’acquietarsi della
mente.) In alternativa, pratica per qualche tempo questa posizione con gli
occhi semichiusi, poi chiudili mantenendoli verso l’alto. Anche con gli
occhi chiusi, immagina che le palpebre si siano semplicemente rilassate così
tanto da incontrarsi.
Mentre mediti, concentra ogni percezione nel punto tra le sopracciglia.
(In verità, il punto frontale del cervello che dovresti stimolare con la
concentrazione è dietro l’osso.) Pensa a ogni suono che senti come se fosse
emanato dal centro cristico, o riferiscilo mentalmente a quel centro. Tratta
nello stesso modo ogni altra sensazione, ogni pensiero. Dirigi ogni
sentimento del cuore verso l’alto, al punto tra le sopracciglia, con un senso
di aspirazione al Divino. Un po’ alla volta, quando sentirai la beata presenza
di Dio dentro di te, riconoscerai che quel centro è la porta attraverso cui
l’anima entra in comunione con Lui.
Quello che abbiamo visto nella sezione sulla “Filosofia” può essere
applicato in senso pratico alle posizioni yoga. Non si dovrebbe aspettare
passivamente che le posizioni diano un senso più profondo di rilassamento
e di calma. Un’attenzione minima produrrà risultati minimi. Nell’Hatha
Yoga l’atteggiamento mentale è quasi importante quanto le posture stesse.
Queste posizioni dovrebbero essere, in verità, quasi una forma di
meditazione. Praticale con un’attitudine di pace, persino di adorazione. La
pace dello Spirito, come afferma la Bibbia, può superare la comprensione
(per lo meno finché l’uomo dimora non nella pace, ma nell’inquietudine);
gli stati spirituali, tuttavia, non arrivano solo desiderandoli. È necessario
soffermarsi su di essi con il pensiero, immaginando la pace e qualsiasi cosa
si comprenda della gioia interiore, se si desidera sviluppare questi stati di
coscienza nel loro senso più alto. Non si può raggiungere la gioia, in altre
parole, se la si attende con scoraggiamento o con un atteggiamento di
supplica senza speranza. Né conoscerà la pace chi la invoca urlando, con la
fronte imperlata di sudore e le corde vocali sotto sforzo. Le rose non
possono crescere su rocce aride; richiedono un terreno fertile. Anche gli
stati spirituali necessitano del terreno fertile di una mente che già funzioni
sulla loro lunghezza d’onda, e che sia così pronta a ricevere le loro glorie
ancora più grandi. La luce del sole non può penetrare in una fitta nebbia:
l’aria deve prima essere resa limpida per poterla accogliere.
La persona mondana potrebbe lamentarsi che la vera pace e gioia
spirituale sono per lei impossibili, e che la sua vita non è altro che
agitazione e infelicità. Tuttavia ogni uomo, essendo figlio di Dio, possiede
nascosto dentro di sé almeno un angolino di coscienza divina, nel quale può
stabilirsi fermamente se solo lo desidera. Dovrebbe soffermarsi su questa
parte divina del suo essere e identificarsi con essa. Dovrebbe praticare le
posizioni yoga con gli atteggiamenti che metteranno in sintonia la sua
mente con questi stati più elevati. Praticando le posture in questa maniera,
le troverà centinaia di volte più efficaci anche dal punto di vista della salute
fisica e, ovviamente, ancor più da quello della crescita spirituale.
PAVANAMUKTASANA
(la posizione del Vento libero)
Precauzioni
• Le persone con pressione bassa devono praticare con cautela.
• La posizione è da evitare durante il ciclo mestruale o in gravidanza, e in
presenza di problemi cardiovascolari (inclusa la pressione alta).
ARDHA
MAYURASANA
(la mezza posizione del Pavone)
Accovàcciati sulle ginocchia con le punte dei piedi a terra e divarica le
ginocchia. Metti i palmi delle mani a terra tra le ginocchia, rivolgendoli
all’esterno e indietro in modo che le dita siano dirette verso i piedi. Apri le
dita. Piega i gomiti e portali più vicino possibile tra loro, abbassando il
tronco sui gomiti. Inspira e gradualmente cammina con i piedi all’indietro
fino a quando il corpo forma una linea retta dai piedi alla testa. La maggior
parte del peso dovrebbe premere verso il basso sui gomiti, che si trovano
contro l’incavo dello stomaco.
In una versione più avanzata di questa posizione (spiegata nella
dodicesima lezione) si portano in alto le gambe, cosicché il corpo è
parallelo al pavimento e tutto il peso poggia sui gomiti. Per ora, tuttavia,
mantieni i piedi a contatto con il pavimento e tieni la posizione inizialmente
per 15 secondi, aumentando gradualmente fino a 30 secondi.
Siediti sui talloni, con le ginocchia vicine e le dita dei piedi distese
indietro. Appoggia l’alluce destro sopra il sinistro e rilassa completamente
le gambe.
Gira i palmi verso l’alto e appoggia la mano destra sopra il palmo
sinistro, al di sopra del pube. (Oppure metti le mani sulle cosce, con i palmi
rivolti in alto, alla giuntura tra cosce e addome.)
Mantenendo le gambe rilassate, allunga la spina dorsale dalla cima della
testa.
Apri il cuore e le spalle, rilassandole. Tieni il mento parallelo al
pavimento. Respira naturalmente.
Mantieni il corpo perfettamente immobile e afferma: «Immobile nel mio
Sé, contatto la mia forza interiore». Pensa che il corpo è così immobile che
non sei in grado di muovere neanche un muscolo. Respira normalmente, e
con ogni espirazione senti come se stessi sprofondando in basso verso il
pavimento. Diventerai gradualmente consapevole delle energie sottili nel
corpo che si muovono liberamente anche se il corpo è fermo; inizierai a
identificarti con queste energie e con la tua stessa libertà interiore dal corpo,
piuttosto che con il corpo stesso.
Per uscire dalla postura, siediti a destra dei talloni, poi allunga i piedi in
avanti.
Respirazione
Sequenze
SEQUENZA A
Vrikasana (la posizione dell’Albero)
Ardha Chandrasana (la posizione della Mezzaluna)
Trikonasana (la posizione del Triangolo)
Pavanamuktasana (la posizione del Vento libero)
Uddiyana Bandha (il Sollevamento dello stomaco)
Padahastasana (la posizione del Coltello a serramanico)
Il Piegamento all’indietro in piedi
Savasana (la posizione del Cadavere)
Vajrasana (la posizione Stabile)
Balasana (la posizione del Bambino)
Simhasana (la posizione del Leone)
Savasana (la posizione del Cadavere)
Janushirasana (la posizione della Testa al ginocchio)
Bhujangasana (la posizione del Cobra)
Savasana (la posizione del Cadavere)
Navasana (la posizione della Barca)
Paschimotanasana (l’Allungamento posteriore)
Ardha Dhanurasana (la mezza posizione dell’Arco)
Savasana (la posizione del Cadavere)
Halasana (la posizione dell’Aratro)
Savasana (la posizione del Cadavere)
Chakrasana (la posizione della Ruota)
Savasana (la posizione del Cadavere), in rilassamento profondo per 5
minuti.
SEQUENZA B
(Inizia la sequenza con gli esercizi di respirazione consigliati all’inizio
della Sequenza A, seguiti da:)
Vrikasana (la posizione dell’Albero)
Trikonasana (la posizione del Triangolo)
Utkatasana (la posizione della Sedia)
Pavanamuktasana (la posizione del Vento libero)
Uddiyana Bandha (il Sollevamento dello stomaco)
Savasana (la posizione del Cadavere)
Vajrasana (la posizione Stabile)
Balasana (la posizione del Bambino)
Ardha Mayurasana (la mezza posizione del Pavone)
Savasana (la posizione del Cadavere)
Janushirasana (la posizione della Testa al ginocchio) oppure
Paschimotanasana (l’Allungamento posteriore)
Bhujangasana (la posizione del Cobra)
Savasana (la posizione del Cadavere)
Halasana (la posizione dell’Aratro)
Dhanurasana (la posizione dell’Arco)
Karnapirasana (la posizione di Chiusura delle orecchie)
Savasana (la posizione del Cadavere), in rilassamento profondo per 5
minuti.
Guarigione
Disturbi dell’apparato digerente
Costipazione
La costipazione può essere superata in parte attraverso la pratica delle
seguenti posizioni:
Matsyasana (la posizione del Pesce), decima lezione;
Uddiyana Bandha (il Sollevamento dello stomaco), sesta lezione;
Nauli (l’Isolamento dello stomaco), una posizione che sarà insegnata
nella dodicesima lezione;
Ardha Matsyendrasana (la mezza posizione di Matsyendra), nona
lezione;
Supta-Vajrasana (la posizione Stabile supina), settima lezione;
Ustrasana (la posizione del Cammello), nona lezione;
Paschimotanasana (l’Allungamento posteriore), seconda lezione;
Parvatasana (la posizione della Montagna), decima lezione;
Yoga Mudra, decima lezione;
Padahastasana (la posizione del Coltello a serramanico), quarta lezione;
Trikonasana (la posizione del Triangolo), seconda lezione;
Vajrasana (la posizione Stabile), sesta lezione.
Cerca di non mangiare troppi amidacei, in particolar modo la farina
bianca.
Non mangiare tardi la sera. Digiuna un giorno alla settimana per dare
all’apparato digerente il riposo di cui ha bisogno per funzionare
correttamente.
Perdita di appetito
Mayurasana (la posizione del Pavone), dodicesima lezione;
Ardha Mayurasana (la mezza posizione del Pavone), sesta lezione;
Dhanurasana (la posizione dell’Arco), quarta lezione;
Akarshana Dhanurasana (la posizione del Tiro con l’arco), nona lezione.
La depressione mentale è spesso una causa di perdita d’appetito. La
depressione interessa tutto il corpo, facendolo accasciare in avanti e
riducendo così la capacità respiratoria; dirige inoltre l’energia del corpo
verso il basso, verso i centri inferiori della spina dorsale. La respirazione
profonda, lo stare seduti eretti, il dirigere lo sguardo verso l’alto e il
sorridere di più, attirano consapevolmente l’energia dalla base del corpo
verso il cervello: tutte queste pratiche aiutano a controbilanciare
l’influenza della depressione sull’appetito.
Colite
Savasana (la posizione del Cadavere), terza lezione.
La colite, come la maggior parte dei disturbi di stomaco, è solitamente
associata a qualche disturbo nervoso. Concentrati sul curare non soltanto
l’effetto, ma anche la causa. Le posizioni e gli esercizi di respirazione, e
soprattutto la meditazione, possono gradualmente ripristinare uno stato
di armonia, a livello sia fisico che mentale.
Diabete*
Mayurasana (la posizione del Pavone), dodicesima lezione;
Sarvangasana (la posizione della Candela), undicesima lezione;
Matsyasana (la posizione del Pesce), decima lezione;
Bhujangasana (la posizione del Cobra), prima lezione;
Ardha Matsyendrasana (la mezza posizione di Matsyendra), nona
lezione;
Halasana (la posizione dell’Aratro), seconda lezione.
Flatulenza
Bhujangasana (la posizione del Cobra), prima lezione;
Halasana (la posizione dell’Aratro), seconda lezione;
Dhanurasana (la posizione dell’Arco), quarta lezione;
Pavanamuktasana (la posizione del Vento libero), sesta lezione.
Emorroidi
Sarvangasana (la Candela), undicesima lezione;
Mayurasana (la posizione del Pavone), dodicesima lezione;
Aswini Mudra (la Contrazione anale), tredicesima lezione;
Halasana (la posizione dell’Aratro), seconda lezione.
Ernia
Sirshasana (la posizione sulla Testa), undicesima lezione;
Sarvangasana (la posizione della Candela), undicesima lezione;
Viparita Karani (la posizione Semplice capovolta), settima lezione.
Reni
Ardha Matsyendrasana (la mezza posizione di Matsyendra), nona
lezione;
Ardha Chandrasana (la posizione della Mezzaluna), seconda lezione.
Fegato e milza
Ardha Matsyendrasana (la mezza posizione di Matsyendra), nona
lezione;
Uddiyana Bandha (il Sollevamento dello stomaco), sesta lezione;
Nauli (l’Isolamento dello stomaco), dodicesima lezione;
Janushirasana (la posizione della Testa al ginocchio), quarta lezione;
Akarshana Dhanurasana (il Tiro con l’arco), nona lezione;
Sarvangasana (la Candela), undicesima lezione;
Ardha Chandrasana (la posizione della Mezzaluna), seconda lezione.
Ulcera
Pratica la Respirazione diaframmatica profonda in Savasana, la
posizione del Cadavere. La sera, prima di andare a letto, mangia un
pezzo di pane bianco senza la crosta, inzuppato nel latte caldo.
Alimentazione
Ricette
Meditazione
Elevare l’energia interiore
Chi sei tu? Che cosa sei? Da un punto di vista superficiale, possono
sembrare domande facili. Una persona spiritualmente inconsapevole
potrebbe rispondere: «Mi chiamo Teodosio Pendleton. Mio padre era Joe
Smith. Ho fatto lo spazzino fino a quando Sally Schuss, giornalista di riviste
scandalistiche, mi ha scoperto. Adesso raccolgo pettegolezzi per lei. Sono
un buon americano, perché sono nato in America. Mi piace il divertimento
pulito. Per questo mi lavo sempre le mani dopo aver fatto a botte con
qualcuno in una lurida scazzottata!».
No, no, Teodosio, non negare il tuo segreto splendore: nonostante intere
incarnazioni indichino il contrario, anche tu sei Lui!
L’uomo sbaglia quando si identifica con la forma: le forme cambiano,
ma lo spirito interiore dell’uomo rimane immutato. «Questo Sé non è mai
nato» afferma la Bhagavad Gita «né mai perirà. Una volta esistente, non
può cessare di esistere. È senza nascita, eterno, immutabile, sempre se
stesso. Non è ucciso quando il corpo viene ucciso … Questo Sé non può
essere ferito da un’arma, bruciato dal fuoco, bagnato dall’acqua né inaridito
dal vento. L’anima è immortale, onnipervadente, sempre calma, immobile,
eterna» (II 20,23,24).
Com’è possibile per questo Sé immortale, divino, assumere travestimenti
così miserevoli come quelli che vediamo ovunque intorno a noi? Peggio
ancora, perché i nostri stessi specchi sono così poco gentili con noi?
Fondamentalmente, tutto è coscienza. Per potersi manifestare come
creazione cosmica, lo Spirito Supremo ha dovuto dare vita a ogni forma
nell’universo pensandola. Le vibrazioni di pensiero, oscillando in modo più
grossolano, sono diventate energia; e quell’energia, vibrando in modo ancor
più grossolano, ha assunto la parvenza della materia. Le molteplici forme
della creazione sono solo apparenze, null’altro. In realtà, tutto è Spirito;
tutto è coscienza.
Riconoscendosi come coscienza, e non come un corpo fisico, l’uomo
può manifestare il potere creativo come lo Spirito stesso. La schiavitù,
tuttavia, risulta dal fatto che l’atto creativo è un atto di divenire; non è mai
una manifestazione di qualcosa dal nulla. L’artista rende oggettive le
vibrazioni della sua coscienza quando dipinge; l’architetto solidifica i suoi
pensieri negli edifici che crea. Nell’atto di creare, l’uomo in un certo senso
diventa la sua creazione. Quando agisce, egli diventa le sue azioni, perfino
al punto da rifletterle nel suo corpo e nella sua personalità.
Al tempo stesso, la coscienza fondamentale dell’uomo non è
irrevocabilmente legata a nessuna di queste azioni: tutto ciò che è stato fatto
può essere disfatto. L’uomo che, pensando e agendo ripetutamente come un
criminale, diventa un criminale, deve solo cominciare a pensare e ad agire
in tutto e per tutto come un santo, per diventare santo. Nel profondo di noi
stessi, infatti, non siamo i ruoli oggettivi con i quali ci identifichiamo. Nella
nostra realtà interiore, non siamo americani o francesi, giovani o vecchi,
amanti dell’arte o delle cose pratiche, onesti o disonesti. Di fatto, non
abbiamo sesso; niente può farci stare bene o male; perfino la nascita e la
morte non sono che apparenze. La nostra coscienza si manifesta soltanto in
modi diversi per qualche tempo; quella è l’unica dimensione del suo
divenire. L’anima umana compie, nel suo microcosmo, ciò che la coscienza
assoluta dello Spirito compie su scala infinita quando diviene lo sconfinato
universo. In entrambi i casi, gli atti del nostro divenire altro non sono che i
diversi stampi in cui la coscienza, come un fluido informe, sceglie di
riversarsi per qualche tempo.
Questo paragone tra la creatività umana e quella divina è importante,
perché, se abbiamo chiaro in che modo lo Spirito si è manifestato come
creazione, possiamo meglio comprendere anche gli atti del nostro divenire e
come, quindi, poter cambiare le abitudini o perfino le apparenti limitazioni
fisiche. In verità, dato che in essenza noi stessi siamo Spirito, se riusciamo a
penetrare abbastanza profondamente fino al centro del nostro essere e a
percepirci come pura coscienza, possiamo manifestare questo potere con la
stessa perfezione dello Spirito.
L’universo materiale è essenzialmente coscienza. Il suo inizio non è nella
forma, ma nel pensiero. Il pensiero è la vibrazione più sottile della
coscienza divina. Allo stesso modo, le limitazioni fisiche dell’uomo hanno
tutte origine nel pensiero.
L’universo di pensiero, conosciuto come universo causale, a un livello
più grossolano di vibrazione si manifesta come energia, l’universo astrale.
Analogamente, i pensieri interiori dell’uomo devono essere energizzati
prima di poter essere tradotti in azione esteriore.
La materia, infine, come ci dice perfino la scienza, è solo una
manifestazione di energia. Anche le circostanze fisiche dell’uomo, così
come il suo comportamento abituale, dipendono da precedenti attività
dell’energia.
Uno dei miei compagni di università aveva l’abitudine poco felice di
giustificare le sue debolezze, quando qualcuno gliele faceva notare,
attribuendone la colpa ai genitori: «So di essere debole» si lamentava
tristemente «ma vedi, ho avuto una madre prepotente». Oppure: «Come
posso avere più fiducia in me stesso, se i miei genitori hanno sempre
preferito mio fratello maggiore?». È vero che le nostre circostanze esterne
sono spesso il risultato – la “materializzazione” – delle energie degli altri,
oltre che delle nostre. È anche vero, però, che noi attiriamo quelle energie a
seconda della qualità di energia che noi stessi, per primi, emaniamo.
Bernard, un mio confratello discepolo a Mount Washington, aveva la
tendenza a rimanere coinvolto in incidenti automobilistici. Il nostro guru gli
consigliò di stare più attento.
«Ma Maestro» protestò Bernard, colpito nell’orgoglio «nessuno di questi
incidenti è avvenuto per colpa mia! Una macchina mi ha tagliato la strada
da dietro e mi è piombata addosso. Un’altra mi ha tamponato perché è
passata col rosso. Per due volte, qualcuno è andato a sbattere contro la mia
auto mentre era ferma in un parcheggio!».
«Devi fare più attenzione» ripeté il Maestro, per nulla impressionato da
quelle spiegazioni.
Bernard pensò che il Maestro volesse semplicemente fare il difficile. Un
giorno, però, si rese conto di avere davvero un atteggiamento poco attento.
Con stupore, quando cambiò comportamento vide che quegli incidenti,
apparentemente privi di legami tra loro, non si verificarono più.
La tua vita – tutta la tua vita – è la manifestazione esteriore della tua
coscienza attraverso l’energia che tu stesso generi. Perfino gli eventi
inaspettati o indesiderati sono attratti da qualche atteggiamento della tua
mente. Bisogna infatti comprendere che la nostra coscienza opera a vari
livelli, molti dei quali sono troppo profondi per un riconoscimento cosciente
e immediato.
È questa, in verità, la difficoltà maggiore che incontriamo quando
vogliamo cambiare noi stessi o le circostanze esterne: non siamo sempre
consapevoli delle profonde correnti di coscienza che hanno reso la nostra
vita ciò che essa è. Come possiamo dunque modificarle?
Divenirne completamente consapevoli tramite la meditazione profonda è
il metodo più sicuro e più diretto. Se puoi estirpare tutte le radici di
un’erbaccia, potrai rimuovere ogni possibilità che essa ricresca. Scavare
così tanto, però, non è sempre facile; per il giardiniere inesperto potrebbe
essere addirittura impossibile. In quel caso, sarà necessario applicare metodi
meno diretti: versare del diserbante su tutta l’area, ad esempio, o piantare un
altro tipo di vegetazione, sufficientemente forte da soffocare l’erbaccia.
Allo stesso modo, si possono usare metodi indiretti per cambiare abitudini o
schemi di pensiero subconsci.
Nella sua essenza, l’anima è sempre libera. Anche se l’identificazione
con certi schemi di pensiero limita la sua libertà, i pensieri stessi possono
fluire piuttosto liberamente. È solo quando diventano sufficientemente
focalizzati da generare un flusso di energia che noi iniziamo a essere
vincolati a un particolare tipo di autodefinizione o autolimitazione. Quando
poi quel flusso di energia si traduce in un’azione esteriore, il vincolo
mentale, per così dire, si solidifica; è a questo stadio che diventa assai
difficile romperlo.
Quando si vuole eliminare un’erbaccia particolarmente ostinata, con
radici molto profonde, è necessario innanzitutto distruggere la pianta in
superficie. Allo stesso modo, per distruggere le cattive abitudini bisogna
dapprima evitarne il più severamente possibile le manifestazioni esteriori,
nonché tutto ciò che ci stimola a volerle esprimere esteriormente. Non
lasciarti ingannare da coloro che esclamano con scherno: «Oh, è tutto nella
mente!». Certo che lo è! Ed è proprio quello il posto peggiore in cui
potrebbe essere. Per cambiare gli schemi di pensiero dannosi bisogna
innanzitutto evitare di manifestarli esteriormente.
Come passo successivo, dobbiamo caricare la mente di energia in
direzioni nuove e positive.
Ci si potrebbe chiedere: «Ma è giusto reprimere le proprie abitudini
negative? La repressione non è forse la causa dell’umana sofferenza?». Beh,
forse è meglio avere delle erbacce piuttosto che non avere erba! Se ci
limitiamo ad astenerci da una cattiva abitudine senza sostituirla con una
nuova e migliore, il prato della nostra vita potrebbe veramente diventare
desolato e poco interessante. La coscienza dell’anima, infatti, non sarà
libera di volare nella libertà infinita; le vecchie radici del desiderio
rimarranno semplicemente assopite. Per cambiare la metafora, se
impediamo alle vecchie energie di fluire e di esprimersi esteriormente, è
come se le facessimo ristagnare dietro una diga; se vengono alimentate
continuamente da nuovi pensieri, esse possono crescere fino a rompere
quella diga, riversandosi all’esterno in canali di comportamento da lungo
tempo prosciugati e con un vigore tale da creare un’inondazione distruttiva.
Se si fosse permesso all’energia di fluire con moderazione nei suoi vecchi
canali attraverso i campi della vita, si sarebbe per lo meno potuto contenerla
entro i giusti limiti.
È per questo che le grandi religioni sottolineano l’importanza della
moderazione in ogni cosa. Le persone mondane, tuttavia, non comprendono
che le loro caratteristiche più superficiali non rappresentano la loro vera
identità. Esse scambiano erroneamente l’energia che fluisce nei canali delle
vecchie abitudini per le abitudini stesse. Così come l’acqua di una cisterna
può essere ridiretta verso nuove condutture, allo stesso modo l’energia che
dà vita a una vecchia abitudine negativa può essere usata per animarne una
nuova. In questo caso, non vi sarà alcuna repressione. L’importante è
ricordare che quanto più sapremo dirigere la nostra energia entro canali
positivi, tanto più proveremo un senso di libertà e gioia interiore.
L’azione tiene l’anima legata nella misura in cui rappresenta
un’affermazione di schiavitù. Ogni volta che compiamo un atto egoistico,
noi affermiamo, più o meno deliberatamente: «Io sono questo ego, questo
corpo». Il modo per uscire da quel pensiero è compiere azioni generose, che
affermino: «Io sono più di questo ego e di questo corpo! Il mio benessere
include quello degli altri. Il mio vero Sé è il Sé di tutti!».
L’azione, di per sé, non rende necessariamente schiavi. Le azioni
compiute soprappensiero, ad esempio, non legano o definiscono la nostra
anima tanto quanto quelle che vengono commesse con attenzione
focalizzata. Un impiegato di banca può muovere il braccio durante il corso
della giornata con la stessa frequenza con cui svolge le diverse mansioni del
suo lavoro; tuttavia, poiché il movimento del braccio è automatico mentre
quelle azioni sono deliberate, probabilmente non penserà mai a se stesso
come a “colui che muove il braccio”, mentre col tempo potrà invece
arrivare a definirsi “un bancario”. Similmente, l’azione compiuta senza
attaccamento tende meno a essere vincolante.
Arriviamo dunque a una scoperta incoraggiante, poiché la maggior parte
delle nostre azioni è priva della forza di un’affermazione positiva. Non è
probabile sentire l’impiegato di banca mormorare da mattina a sera: «Sono
un bancario. Sono un bancario! Sono un bancario!». Piuttosto, questa
definizione si insinuerà in lui quasi di soppiatto, nel corso degli anni e anni
passati a svolgere fedelmente il suo lavoro. Allo stesso modo, chi indulge in
azioni egoistiche o comunque mondane, lo fa solitamente per il piacere che
ne trae; l’affermazione che ne deriva non è deliberata, e si rafforza soltanto
quando la si associa ripetutamente all’azione. Ecco dunque la notizia
incoraggiante: affermando con forza e determinazione delle qualità
positive, con piena consapevolezza e profonda concentrazione, è possibile
sciogliere nel giro di pochi minuti gli effetti negativi di tutta una vita!
Questo è vero anche per gli stati di coscienza spirituali. Paramhansa
Yoganandaji disse una volta: «Il semplice pensiero di non essere libero ti
impedisce di essere libero. Se tu potessi rompere completamente quel
pensiero anche solo una volta, la tua anima sarebbe libera per sempre!».
Daniel, un mio confratello discepolo, gli chiese allora: «Ma signore, se
io dicessi: “Sono libero”, certamente non lo sarei così facilmente, vero?».
«Oh, sì!» rispose il Maestro. «Ma» aggiunse «il guaio è che hai già
compromesso le tue probabilità quando hai detto: “Non lo sarei”». In altre
parole, dobbiamo rafforzare la mente nella sua affermazione di stati
spirituali, percependoli direttamente nella meditazione. Perfino dopo averli
percepiti, tuttavia, dobbiamo affermare la nostra identità con essi, o
dimorare costantemente nel pensiero di tale identità. È possibile dissolvere
in un solo istante le illusioni di molte incarnazioni, anche se per svolgere
questo enorme compito la volontà deve essere profondamente in sintonia
con l’onnipotente volontà di Dio.
Tramite profonde affermazioni è possibile sviluppare tutte le qualità
mentali, e perfino talenti particolari. Il mio guruji chiese una volta a un
artista molto conosciuto quanto tempo avesse impiegato per diventare
maestro nella sua arte. «Vent’anni» rispose l’uomo. «Intende dire» chiese il
Maestro «che le ci sono voluti vent’anni per convincersi di saper
dipingere?». Indignato, l’artista rispose: «Vorrei proprio vederla fare
altrettanto nel doppio del tempo!». Tuttavia, in una settimana il Maestro
dipinse un quadro che l’artista stesso fu costretto a giudicare migliore di
quello che egli aveva dipinto sullo stesso soggetto.
Non importa che cosa desideri diventare: di’ a te stesso, con forza, che lo
sei già. Ancora una volta, evita il più possibile tutte le influenze che
possano suggerire alla tua mente il contrario (ma non rifiutarle con così
tanta forza da farle diventare ancora più importanti; piuttosto, cerca
semplicemente di rimanere indifferente). Soprattutto, evita la compagnia di
persone deboli o negative, poiché esse diluiranno la forza delle tue
affermazioni. Se, a causa del potere delle vecchie abitudini, non riesci
ancora a trattenerti dal compiere azioni sbagliate, cerca almeno di non
identificarti mentalmente con esse e afferma al tempo stesso, con sempre
più vigore, le tue qualità positive.
Non definirti mai peccatore; questo, ha detto Yoganandaji, è il peccato
peggiore. Anche se le tue illusioni fossero antiche quanto l’universo, non
sono te. Perché, allora, affermarne la realtà? Aggrappandoti alla bontà che è
in te – anche al più fioco barlume che riesci a intravedere nell’oscurità –
riuscirai alla fine a bandire il peccato come se non fosse mai esistito.
Ho detto «alla fine»? Perché alla fine, se le abitudini possono essere
cambiate in pochi minuti? Il problema è che in quei pochi minuti bisogna
riuscire a generare nella propria affermazione una forza pari a quella
accumulata in molti anni di azioni sbagliate. Anche se quelle azioni sono
state compiute distrattamente, possono comunque aver accumulato un
grande potere. Per questo motivo, può essere necessario ripetere le
affermazioni per un certo periodo di tempo, prima di poter scacciare per
sempre un’illusione. Il principio resta comunque valido. Quanto più grandi
saranno il vigore, la concentrazione e la fede con cui affermerai qualunque
qualità desideri sviluppare, tanto più rapidamente realizzerai le tue
aspirazioni.
È necessario sottolineare un ulteriore punto. È probabile che tu abbia
incontrato persone che, sforzandosi di convincerti della loro sincerità,
gesticolano, agitano le mani enfaticamente, parlano ad alta voce e giurano
su tutto ciò che splende sotto il sole. Persone simili sono di solito meno
sincere di quelle che parlano con calma e senza gesticolare. L’esibizione
esteriore aiuta a risvegliare e a canalizzare l’energia (in se stessi così come
negli altri), ma l’offerta completa della propria energia deve sgorgare da
ogni livello del proprio essere. Molti di questi livelli, come ho già spiegato,
sono profondi, troppo profondi per poter essere raggiunti da un rumore
assordante. Solo la profonda concentrazione è in grado di penetrarli; e la
profonda concentrazione richiede il silenzio e l’immobilità della mente e del
corpo.
Quando qualcuno ha qualcosa da dire in una stanza piena di gente
rumorosa, all’inizio può dover urlare per richiamare l’attenzione. Tuttavia,
se continua a gridare dopo che tutti hanno fatto silenzio, cadrà nel ridicolo e
gli altri saranno troppo distratti dal rumore che sta facendo per poter
ascoltare il suo messaggio. Lo stesso vale per le affermazioni, poiché la
mente di molte persone è un frastuono di pensieri irrequieti.
All’inizio, per attirare l’attenzione della mente cosciente, può essere
necessario affermare ad alta voce. Affinché le affermazioni siano veramente
efficaci, però, devono penetrare nel subconscio e modificarne gli schemi.
Per fare questo è necessario entrare profondamente in se stessi. Le
affermazioni ad alta voce devono lasciare il posto ai sussurri e quindi ad
affermazioni mentali sempre più profonde, che raggiungeranno infine il
subconscio. Le affermazioni diventano potenti nella misura in cui si riesce a
farle risuonare nelle profondità interiori. Per raggiungere il massimo della
loro efficacia, devono penetrare perfino al di là del subconscio, fino alla
supercoscienza. Nella prossima lezione parlerò ulteriormente degli aspetti
pratici delle affermazioni.
Posizioni yoga
Come abbiamo già visto, esiste una connessione tra la postura fisica e
l’atteggiamento mentale. Molte posizioni dell’Hatha Yoga sono collegate a
specifici atteggiamenti salutari della mente. Tutte le posture aiutano in
modo generale a produrre pace interiore, appagamento e armonia spirituale.
Mentre pratichi ogni posizione, non limitarti a chiederti: «I libri cosa dicono
che dovrei sentire in questa postura?». Percepisci, piuttosto, qual è il
significato complessivo della postura per la tua coscienza interiore. Mentre
muovi una mano, senti che la tua mente si sta muovendo con essa.
Percepisci, ancora più profondamente, il rapporto tra il movimento esterno e
i movimenti interiori dell’anima.
Quando Buddha tenne il suo primo sermone a Sarnath, i primi ascoltatori
e discepoli furono i suoi vecchi compagni, che lo avevano considerato
un’anima caduta. Egli aveva abbandonato le austerità che aveva praticato in
loro compagnia ed era andato a cercare ciò che in seguito avrebbe chiamato
il “sentiero di mezzo”. Quando lo videro per la prima volta a Sarnath, fu da
lontano. All’inizio cominciarono ad andarsene da quel luogo per non essere
infettati dalla “cattiva” presenza di uno che aveva, come loro pensavano,
smarrito il sentiero. Si può dire, quindi, che Buddha abbia predicato il suo
primo sermone non a parole, ma con il vibrante potere della sua presenza
spirituale. Fu infatti qualcosa nel modo in cui stava seduto o camminava
che li indusse ad ascoltare ciò che aveva da dire. Il suo primo sermone fu
dunque trasmesso in maniera inconscia, dai movimenti naturali di un corpo
la cui anima immanente era in pace.
Osserva i movimenti di una persona e pensa a essi come a una forma
sottile di comunicazione. Può non essere un concetto nuovo per te.
Probabilmente ti è capitato di osservare con una certa frequenza la tensione
nervosa nelle mani di una persona che è indecisa, lo sguardo rivolto in alto
di una persona che è felice o ispirata, lo sguardo laterale, leggermente
rivolto in basso, di una persona intelligente che sta soppesando
mentalmente una questione. Una persona sensibile è in grado di dire molte
cose sugli altri semplicemente osservando il loro modo di camminare, di
stare in piedi, di sedersi o di sorridere.
Ogni volta che un pensiero arriva alla mente, qualche messaggio (anche
solo una sorta di “straripamento psichico”) viene inviato al corpo. Differenti
parti del cervello stimolano diverse parti del corpo. Quando un particolare
pensiero perviene alla mente, esso determina un flusso di energia verso le
corrispondenti parti del cervello. Questa stimolazione invia a sua volta
messaggi alle parti del corpo correlate. Quando una persona sperimenta la
paura, per esempio, la stimolazione del centro della paura nel cervello
determina l’invio di impulsi al cuore, il quale accelera l’incremento del
flusso dell’adrenalina e la tensione dei muscoli che potrebbero essere
impiegati per l’autodifesa o la fuga.
Allo stesso modo, uno stato di rapimento spirituale fa automaticamente
concentrare l’energia nella parte frontale del cervello. La stimolazione di
questa parte del cervello invia al corpo dei messaggi di natura molto diversa
da quelli nati a seguito della paura: il cuore rallenta, il respiro diventa
calmo, il corpo intero si rilassa.
I movimenti della coscienza si riflettono in vari movimenti fisici.
Tuttavia, è vero anche il contrario: il movimento fisico a sua volta influenza
la mente. Una persona nervosa si muoverà con irrequietezza, uno dei segni
di un sistema nervoso squilibrato. Quell’irrequietezza, tuttavia, influenzerà
la mente al punto tale da renderla ancora più nervosa. Vediamo in questo
caso l’intensificazione di un processo simile al feedback che avviene
quando un microfono e un altoparlante vengono entrambi accesi e lasciati
uno di fronte all’altro. Non è che il corpo ha potere in se stesso: la mente
diventa più nervosa semplicemente perché un feedback nervoso dal corpo
l’aiuta a riaffermare il suo stesso nervosismo. Mantenere semplicemente il
corpo fermo farebbe ben poco per migliorare la propria condizione mentale.
Tuttavia, se si desidera sinceramente migliorare la propria mente, le
posizioni e i movimenti armoniosi del corpo possono essere di grande aiuto.
Una persona che stia cercando di sviluppare la calma interiore può
incontrare l’opposizione da parte di un corpo che è stato abituato, attraverso
anni di nervosismo, a rimanere costantemente teso. Anche se a livello
superficiale la mente sta affermando la calma, le abitudini subconsce,
rinforzate da una tensione fisica protratta, possono effettivamente bloccare
le sue attuali flebili affermazioni di pace. Le tensioni fisiche continueranno
a ritrasmettere impulsi di tensione al cervello, disturbando proprio la mente
con la quale la persona sta cercando di liberarsi dalla confusione mentale.
Questo è il grande ostacolo a tutte le affermazioni: la mente è già avvelenata
dalle illusioni che sta cercando di rinnegare.
Uno sforzo deliberato di armonizzare il corpo e la mente può essere
quindi un aiuto inestimabile nel rinforzare le proprie affermazioni mentali
di armonia. Questo sforzo deve, ovviamente, essere intenzionale. Aspettarsi
che le posizioni del corpo cambino automaticamente il proprio
atteggiamento mentale sarebbe ingenuo, poiché la mente è la causa ultima.
Sarebbe (come ho affermato nel mio libro Ananda Yoga per una
consapevolezza più elevata) come cercare di placare un gatto con il latte
mentre si continua a pestargli la coda. Tuttavia, ove la risoluzione mentale
sia ferma, la postura fisica può rappresentare un incredibile aiuto in quella
risoluzione.
SASAMGASANA
(la posizione della Lepre)
Precauzioni
• Se soffri di problemi cardiovascolari, fai attenzione a mantenere il
respiro fluido e a evitare sforzi.
• In presenza di problemi agli occhi, alle orecchie e ai seni frontali, la
posizione può essere consigliabile, neutra o controindicata a seconda
delle condizioni.
Controindicazioni
• Non fare la posizione dopo il primo trimestre di gravidanza.
• La posizione è controindicata per molte lesioni spinali.
SUPTA-VAJRASANA
(la posizione Stabile supina)
Precauzioni
• Durante la gravidanza, è bene praticare solo brevemente e senza entrare
completamente nella posizione.
• Scendi solo finché puoi farlo senza provare alcun fastidio nella zona
lombare o nelle ginocchia.
VIPARITA KARANI
(la posizione Semplice capovolta)
Precauzioni
• Non girare la testa di lato mentre sei nella posizione.
• In presenza di problemi agli occhi, alle orecchie e ai seni frontali, la
posizione può essere consigliabile, neutra o controindicata a seconda
delle condizioni.
Respirazione
Sequenze
I problemi di peso non sono causati soltanto dalla quantità di cibo che si
mangia. Mi ricordo di aver letto che il vincitore di una gara “a chi mangia di
più”, un giovane uomo il cui apporto calorico giornaliero era quasi
incredibile, pesava solo 58 chili. Le persone in sovrappeso, per contro, non
sono sempre dei grandi mangiatori.
Nella scienza medica si prendono in considerazioni questioni quali la
ritenzione dei liquidi nel corpo, il tasso metabolico e così via. La scienza
dello yoga mette in luce una realtà più profonda, cioè che il corpo tende
gradualmente (e in modo più o meno perfetto a seconda della forza della
propria mente) a riflettere la coscienza interiore dell’individuo. Questo
rapporto va ben oltre la semplice e ovvia spiegazione che la mente influenza
la quantità di cibo che si mangia e, di conseguenza, il proprio peso.
Piuttosto, la mente agisce direttamente sul corpo attraverso l’energia.
Dirigendo questa energia in modo saggio, si può in effetti mettere su peso o
perderlo con il pensiero.
Non è necessario che aggiunga altro alle informazioni che sono già
ampiamente note in Occidente sui grassi e sugli altri alimenti che
influenzano il peso in una maniera puramente chimica. Ovviamente, meno
si mangiano alimenti pesanti, amidacei e altri carboidrati, minori probabilità
si hanno di ingrassare.
Uno degli insegnamenti dello yoga è espresso nell’antico
proverbio«Stokam stokam anekoda» (mangia poco e spesso). Gli abitanti
dell’isola di Bali seguono questa abitudine. È un fatto interessante, del
quale ho letto e che ho avuto modo di osservare personalmente, che nessun
abitante di quell’isola è in sovrappeso. Quando lo stomaco non è
sovraccaricato ma viene alimentato un po’ alla volta, può svolgere le sue
funzioni in maniera più efficiente.
Anche questa è una ragione per digiunare un giorno alla settimana: lo
stomaco ha bisogno di riposo ogni tanto, per poter funzionare in modo
efficiente.
Il peso corporeo è in parte sicuramente determinato dal karma che
l’individuo ha portato con sé dalle vite passate. Si può, tuttavia, mitigare il
proprio karma attraverso le giuste azioni e i giusti pensieri in questa vita.
Una buona postura per regolare il metabolismo del corpo, stimolando la
ghiandola tiroidea, è Sarvangasana (la posizione della Candela,
letteralmente la posizione di Tutto il corpo). Questa postura sarà insegnata
nell’undicesima lezione. Un’altra posizione, dagli effetti simili, è Halasana
(la posizione dell’Aratro). In entrambe queste posture, il torace viene spinto
indietro contro il mento, in modo che la gola sia fortemente compressa.
Questa pressione è di beneficio alla ghiandola tiroidea. Sarvangasana, in
particolare, è benefica per il mantenimento del giusto peso, per aumentare
di peso se si è troppo magri e per perdere peso se si è troppo grassi.
Per l’obesità, un’altra posizione raccomandata è Chakrasana (la Ruota).
Supta-Vajrasana e Vajrasana sono indicate per ridurre la pesantezza
nelle gambe.
Si è spesso affermato che non si dovrebbe bere durante i pasti e
nemmeno nella mezz’ora che precede o segue il pasto. Una ragione per non
farlo è che questa abitudine tende a causare un aumento di peso.
In caso di sovrappeso, è necessario stimolare le funzioni di eliminazione.
Uddiyana Bandha e Nauli (quest’ultimo sarà spiegato nella dodicesima
lezione) sono eccellenti per aumentare i poteri di eliminazione del corpo.
Anche la respirazione profonda aiuta a stimolare la peristalsi e perciò a
eliminare le tossine dall’intestino.
Alimentazione
Uova
Le uova strapazzate sono deliziose con germogli di fagiolo mungo o
alfalfa, sale, cipolle leggermente saltate e peperoni verdi.
Oppure prova questa combinazione: soffriggi i germogli di fagiolo
mungo e funghi a fettine in una piccolissima quantità di curry, curcuma e
aglio in polvere. Aggiungi sale e pepe a piacere. Quando i funghi e il curry
in polvere avranno preso un po’ di colore, strapazza le uova (non troppe)
nella miscela.
Purè di dal
150 g di piselli spezzati o lenticchie (lasciati a bagno per 36 ore in un
litro d’acqua e poi scolati)
450 g di germogli di fagiolo mungo
1 gambo di sedano, tritato
1-2 cucchiai di olio
½ cucchiaino di curcuma macinata
1/8 cucchiaino di pepe
½ cucchiaino di zenzero fresco tritato
1 l di acqua
3/4 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di succo di limone, o a piacere
Meditazione
Meditare sugli elementi
Molti anni fa, prima di iniziare il sentiero spirituale, fumavo molto. Era
un’abitudine costosa, e per di più non mi era mai piaciuto il cattivo sapore
che mi restava in bocca tra una sigaretta e l’altra. Tuttavia, era un’abitudine.
Dopo qualche tempo, decisi di smettere. Scoprii troppo tardi l’ironica
saggezza contenuta nelle parole di Mark Twain: «Smettere di fumare è la
cosa più facile al mondo: l’ho già fatto migliaia di volte!». Io volevo
smettere; ma ogni volta che smettevo, un’altra parte di me voleva
ricominciare.
Dopo un anno di ripetuti tentativi e insuccessi, trovai un ulteriore
incentivo. Riflettendo profondamente sulla relazione dell’uomo con le
realtà universali, avevo cominciato seriamente a pensare di diventare un
eremita. «Chi ha mai sentito parlare di un eremita che fuma?» mi chiesi.
Come primo passo in questa nuova direzione, ovviamente, avrei dovuto
cessare di dipendere da spese inutili.
Fu così che una sera, mentre ero sdraiato sul letto prima di
addormentarmi, decisi all’improvviso, con calma convinzione e senza
alcuna frenesia, di avere già smesso di fumare per sempre, da quel momento
stesso. Ricordo che proprio allora uno dei ragazzi che dividevano
l’appartamento con me entrò nella stanza; gli comunicai la mia decisione
come una cosa talmente assodata da indurre perfino lui, che mi aveva visto
fallire tante volte in passato, ad accettarla senza il suo solito risolino di
scherno, ma come un fatto compiuto.
Il mattino seguente, quando mi svegliai, non mi passò neppure per la
mente di voler fumare di nuovo. Per due settimane tenni in tasca quel che
rimaneva del mio ultimo pacchetto di sigarette; ne offrii agli amici, ma non
pensai mai, neanche per un istante, di volerne una per me. Posso dire con
onestà che da quel momento (era la primavera del 1948) in cui veramente
smisi di fumare, non ho mai avuto neppure il più lieve desiderio di una
sigaretta.
Il ricordo di quell’esperienza, a un tempo affascinante e istruttivo, mi ha
spesso aiutato al momento di cambiare altre abitudini. Perché, mi sono
chiesto, proprio quel tentativo ebbe un successo così strepitoso?
Fu grazie a diversi fattori. Penso che esaminarli insieme potrà essere
utile.
Posizioni yoga
SONO LIBERO IN ME
IN INGLESE
I own nothing, I am free! In myself I am free. I own no one, I am free! In
myself I am free.
I need nothing, I am free! In myself I am free. I need no one, I am free! In
myself I am free.
In myself, I am free. In myself I am free! I am free, ever free! In myself I
am free.
I am joyful, ever free! In myself I am free. I am blissful, ever free! In
myself I am free.
Le posizioni da seduti
Quando il corpo è pieno di tensioni e tossine, è difficile trascenderlo
durante la meditazione. Uno degli scopi principali dell’Hatha Yoga è quello
di preparare il corpo alla meditazione. Anche le posizioni da seduti si
prefiggono principalmente uno scopo meditativo; meno importanti sono i
loro benefici fisici.
Per quanto riguarda la postura del corpo durante la meditazione, la cosa
importante è che la spina dorsale sia mantenuta dritta e il corpo rilassato. Va
bene anche sedersi su una sedia con i piedi appoggiati a terra. Tuttavia, c’è
un preciso vantaggio nel sedersi in una delle posizioni yoga prescritte,
poiché esse esercitano una pressione benefica sui nervi, inducendo uno stato
di calma nel sistema nervoso.
Ogni posizione da seduti presenta dei benefici specifici. Quelli di
Vajrasana (la posizione Stabile) sono già stati illustrati. Dal punto di vista
della meditazione, questa posizione aiuta a conferire alla mente la
consapevolezza di nishtha, la fermezza. Allo stesso modo, ognuna delle
altre posizioni esercita la propria influenza mentale e spirituale.
Siddhasana (la posizione Perfetta) è considerata la postura classica
dell’Hatha Yoga, mentre Padmasana (la posizione del Loto) è considerata
la posizione classica del Raja Yoga. La differenza tra questi due yoga può
essere descritta, in questo contesto, nel modo seguente: l’Hatha Yoga usa il
corpo per spingere l’energia in alto verso il cervello; il Raja Yoga crea un
magnete di aspirazione nella natura spirituale più elevata, che attira
l’energia in alto verso il cervello. L’Hatha Yoga, in realtà, non è una scienza
separata dal Raja Yoga, ma è semplicemente la branca fisica di quella
scienza spirituale. Le distinzioni tra i due, pertanto, sono in una certa misura
accademiche; in ognuno di questi due approcci sarà presente qualcosa
dell’altro. La cosa migliore, infatti, è una combinazione di entrambi: lo
sforzo di usare in modo gentile il corpo per sospingere l’energia in alto, e la
meditazione profonda e devozionale che, con il tempo, deve attirare in alto
nella sua scia tutto ciò che si trova al di sotto di essa.
Bisogna comprendere che ogni sforzo spirituale comporta un’auto-
offerta dell’ego sull’altare di Dio, il Sé Infinito. Gli yogi di entrambe le
scuole dell’Hatha e del Raja Yoga spesso compiono l’errore di pensare che
l’illuminazione spirituale dipenda solo dagli sforzi dell’aspirante devoto,
come se le tecniche da sole potessero imbrigliare l’Infinito! Una corretta
comprensione delle tecniche dello yoga, tuttavia, non contraddice in alcun
modo la necessità di kripa (Grazia divina), come la condizione sine qua non
del sentiero spirituale. Lo scopo più elevato dello yoga è semplicemente
quello di mettersi in una posizione tale da poter ricevere pienamente uno
“scroscio” di Spirito. Se la Grazia di Dio non viene sperimentata nella
comune vita umana, non è a causa dell’indifferenza divina, ma perché le
energie e l’attenzione dell’uomo sono rivolte altrove.
SIDDHASANA
(la posizione Perfetta)
Benefici: si dice che questa posizione porti più giovamento agli uomini
che alle donne, anche se può essere praticata con grandi benefici da
entrambi i sessi. Anche nel caso delle donne, la posizione bloccata dei piedi
invia l’energia dalle estremità inferiori fino alla base della spina dorsale,
spingendola in un certo senso dalle regioni inferiori verso il cervello. Allo
stesso modo, la posizione delle mani favorisce il ritiro dell’energia
all’interno, da quelle estremità verso la colonna vertebrale.
Siddhasana (la posizione Perfetta) viene chiamata così per la sua
influenza sui centri spinali, il cui risveglio aiuta lo yogi a sviluppare le
siddhi, o poteri yogici, e soprattutto a diventare un siddha, o essere perfetto.
Sii consapevole della spina dorsale in questa tecnica. Dirigi l’energia in
alto e concentrati nel punto tra le sopracciglia. Dopo venti minuti circa nella
posizione, sarai sorpreso di osservare il suo effetto calmante sul corpo e
sulla mente.
Gli yogi dicono che, per sviluppare nishtha (fermezza), si dovrebbe
restare seduti in questa posizione un po’ più a lungo di quanto sia
piacevole! Vale a dire, resta seduto un po’ oltre la soglia della comodità.
Per trasmutare l’energia sessuale: gli uomini dovrebbero collocare il
tallone destro al di sopra dei genitali, preferibilmente premendo in dentro
l’organo maschile su se stesso, come per chiudere saldamente i genitali tra i
talloni.
Precauzioni
• Quando entri nella posizione, assicurati di non torcere le ginocchia. Fai
in modo che tutta la rotazione avvenga nell’articolazione dell’anca.
• Se senti dolore alle ginocchia, evita la posizione.
PADMASANA
(la posizione del Loto)
Precauzioni
• È importante non forzare mai le gambe in Padmasana. Ci si può far male
alle ginocchia se non vengono preparate gradualmente, anche nell’arco
di mesi.
• Chi ha le ginocchia deboli o lesionate dovrebbe evitare la posizione.
ARDHA PADMASANA
(la mezza posizione del Loto)
Gli yogi che trovano difficile la posizione completa del Loto potranno
sentirsi più a loro agio in Ardha Padmasana (la mezza posizione del Loto).
In questa postura si porta in alto solo il piede destro, mantenendo il sinistro
sotto la gamba destra.
SUKHASANA
(la posizione Semplice)
Sukhasana si riferisce a una qualunque di una serie di posizioni comode,
perfino a quella in cui ci si siede su una sedia con i piedi appoggiati a terra.
Lo scopo di tutte le posizioni da seduti è di dimenticare il corpo e meditare
su Dio, non di mantenere l’attenzione focalizzata sul dolore alle ginocchia!
La postura comunemente descritta come Sukhasana è la semplice
“posizione del Sarto”, a gambe incrociate e con le ginocchia sollevate o a
terra.
Respirazione
Sequenze
Pratica la stessa sequenza (o sequenze) che stai seguendo. Siedi in una
delle posizioni yogiche da seduti mentre fai gli esercizi di respirazione e la
meditazione, prima della pratica delle posture. Anche dopo Janushirasana
(la posizione della Testa al ginocchio) resta seduto in una di esse. Quando
hai concluso la pratica delle posizioni, e dopo un profondo rilassamento,
siedi in una qualsiasi postura da seduti e medita quanto più a lungo ti è
possibile farlo con piacere.
Guarigione
Alimentazione
Ricette
Cavolfiore al curry
Taglia il cavolfiore o separa i singoli fiori. Mettilo in una pentola con
burro e spolvera con curry in polvere e un po’ di sale. Cuoci fino alla
doratura (circa 5 minuti). Aggiungi un po’ d’acqua (neppure sufficiente per
coprire il fondo della pentola). Copri e cuoci da 12 a 15 minuti o finché
diventa tenero, mescolando di tanto in tanto. Non cuocere troppo.
Meditazione
Preghiera, canto, japa e mantra
«Cantare è metà della battaglia» –Paramhansa
Yogananda
Non dimenticherò mai una lezione che ricevetti sulla differenza tra
affermazione e preghiera. Fu quando il nostro tempio all’Ananda
Meditation Retreat* venne distrutto dalle fiamme, all’alba del 3 luglio 1970.
Tramite il non-attaccamento mentale, quel giorno riuscii a mantenere un
atteggiamento più o meno gioioso e a non pensare alla nostra perdita,
concentrando completamente le mie energie sugli sforzi necessari per la
ricostruzione. Il giusto atteggiamento, però, mi portò solo fino a un certo
punto: non sentivo, ad esempio, alcuna gratitudine, e tanto meno gioia, per
la perfezione del piano di Dio, che aveva voluto privarci del nostro tempio.
Giunto a sera, dovetti ammettere che, dietro alla mia allegria, mi sentivo
piuttosto inerte. Nessuna quantità di pensieri positivi avrebbe potuto
cambiare quella situazione; non avevo solo bisogno di un atteggiamento
positivo, ma anche di comprendere.
Quella sera mi sedetti in meditazione e chiesi a Dio, attraverso il canale
del mio guru, di illuminarmi. Mentalmente, avevo lasciato andare già da
molto tempo ogni attaccamento al tempio, ma ora lo tenni nuovamente nel
mio cuore, insieme al ricordo di tutti i mesi che erano stati necessari per
costruirlo e di tutti quelli che sarebbero serviti per la ricostruzione. Offrii
tutte queste riflessioni a Dio. «Ciò che faccio» Gli dissi «e ciò che accade
alle cose che realizzo, non mi importa. Ho sempre lavorato, e lavorerò
sempre, solo per far piacere a Te. Tutto ciò che conta è il mio amore per
Te».
All’improvviso Dio toccò il mio cuore. Fui inondato da un tale amore
divino che, piangendo di gioia, pregai: «Se perdere un tempio può portarmi
una tale benedizione, perché non Ti sei preso anche l’altro edificio?».
L’affermazione mentale è un mezzo necessario per risvegliare i propri
poteri interiori, ma anche nel migliore dei casi quei poteri sono limitati, se
non vengono sintonizzati con la coscienza dell’infinità. Le persone che
credono di progredire con la forza del loro piccolo ego non hanno un’idea
chiara della distanza che le separa dalla perfezione divina, né del fatto che
l’abbandono dell’ego è appena il punto di partenza del viaggio spirituale. Al
tempo stesso, anche aspettarsi che Dio faccia tutto per noi significa non
comprendere la legge. In ultima analisi, ciò che dobbiamo capire non è che
noi non siamo nulla, ma che Dio è tutto, incluso il nostro stesso sé. Non
possiamo imparare questo se lasciamo passivamente ogni sforzo a Lui, ma
solo facendo del nostro meglio e al tempo stesso chiedendoGli di aiutarci
nei nostri sforzi.
L’affermazione è la parte che spetta all’uomo nel suo processo di
autotrasformazione. Unita al flusso della Grazia divina, essa diventa l’unico
tipo di preghiera che può veramente dare dei risultati. Ricorda che non è
necessario ottenere l’aiuto del Signore con le lusinghe, poiché Dio è il
nostro Amico più vicino e più caro. Tutta l’abbondanza dell’universo
sarebbe nostra, se dipendesse solo dalla Sua volontà. Siamo noi che ci
escludiamo da quell’abbondanza con la nostra coscienza delle limitazioni,
con il nostro ego. Pregare Dio come mendicanti, che supplicano i favori di
un ricco, non fa che aumentare il nostro senso di limitazione; con preghiere
simili, la porta della Grazia divina rimarrà chiusa, anche se stiamo
implorando Dio di aprirla.
Ricorda: il potere di Dio è ovunque; dobbiamo semplicemente attingere
a esso, sintonizzandoci con la sua lunghezza d’onda. Possiamo farlo agendo
con piena consapevolezza del nostro potere, e invitando quindi Dio a
spiritualizzare quel potere affinché non provenga dall’ego, ma dalla
coscienza divina. In altre parole, la preghiera, come una dinamo, è la forza
che genera le benedizioni che cerchiamo. L’intensità della nostra
concentrazione e devozione fa sì che la Grazia di Dio intervenga per
rendere efficaci le nostre preghiere.
Anche se la Grazia fluisce automaticamente quando i nostri
atteggiamenti sono corretti, ciò non significa che sia priva di intelligenza,
né che possiamo comandarla a piacimento come facciamo quando
accendiamo o spegniamo la luce elettrica. Essa è onnisciente, oltre che
onnipotente. Siamo noi che dobbiamo adattarci al suo operato, non
viceversa.
L’affermazione, come ho detto, è più efficace quando allo sforzo
personale si unisce un’amorevole richiesta di sostegno e aiuto divino. A sua
volta, anche la preghiera, per essere efficace, dovrebbe contenere un
elemento di affermazione. È questo ciò che intendeva Gesù, quando disse
che dobbiamo pregare con fede (MATTEO 21,22).
Quando, dopo la distruzione del nostro tempio ad Ananda, pregai di
poter ricevere la comprensione, mi espressi solo col pensiero. Di solito,
però, a meno che la motivazione interiore non sia profonda, è utile
aggiungere alla preghiera, e perfino all’affermazione, l’influenza elevante
della musica.
Non è possibile ascoltare una musica con sensibilità senza divenire
consapevoli che essa trasmette ben più del suono, poiché è un veicolo per
stati d’animo, stati di coscienza. Il suono ha potere. È vibrazione. Tutte le
cose create, perfino i fenomeni sottili come il pensiero, sono in uno stato di
costante movimento, di vibrazione. Ovunque ci sia una vibrazione c’è anche
un suono, per quanto sottile. Il suono, tramite la voce, è il canale attraverso
cui la coscienza umana si riversa nella manifestazione esteriore. È il legame
che unisce la mente e i sentimenti di una persona a quelli di un’altra. Tutte
le cose non solo rispondono al suono, ma sono suono. La vibrazione, o
suono, è ciò che collega fra loro tutti i fenomeni. Come le corde di un
pianoforte aperto vibrano per risonanza quando una nota viene suonata su
uno strumento vicino, così tutte le cose si influenzano reciprocamente – di
solito su frequenze che sono assai al di là della capacità percettiva
dell’orecchio umano – tramite la sottile legge dello scambio vibratorio.
Poiché le vibrazioni reagiscono a molti livelli – proprio come più corde di
un pianoforte possono rispondere anche se una sola nota è stata suonata su
un altro strumento – vibrazioni normalmente non udibili, persino di
pensiero e sentimento, possono essere catturate in modo empatico attraverso
la musica. A sua volta la musica, se impregnata del potere del pensiero, può
essere usata per influire in vario modo sulla Natura: per addomesticare gli
animali selvaggi, far crescere più rapidamente le piante, persino per ridurre
l’altezza delle fiamme o per far piovere durante una siccità.
Alcuni anni fa fu proibita la trasmissione radiofonica di una canzone
popolare, poiché troppe persone, a quanto pare, si erano suicidate dopo
averla ascoltata. La canzone si intitolava “Domenica malinconica”. Non
l’ho mai sentita, ma sono convinto che la musica possa far piombare
persone particolarmente influenzabili in una depressione molto profonda.
La musica, infatti, forse più di qualunque altro mezzo espressivo, ha il
potere di influenzare la coscienza umana e di spingerla verso il bene o verso
il male. (È cosa saggia, quindi, ascoltare solo musica elevante per l’anima.)
Secondo gli antichi insegnamenti dell’India, il più perfetto di tutti gli
strumenti musicali è la voce umana. Nessun altro esprime così
magistralmente le sottili sfumature del pensiero e del sentimento. Il minimo
cambiamento d’umore si insinua istantaneamente nella voce: la lama
tagliente della rabbia, la spumeggiante cadenza del divertimento, la
piattezza e durezza della cupidigia, la tenerezza della compassione. Uno dei
primi segni di progresso nello yoga è l’accresciuta dolcezza della voce, che
è semplicemente l’eco di una maggiore pace e felicità interiore.
Le parole, ancor più del semplice suono, sono lo spirito dell’uomo reso
manifesto nel livello materiale dell’esistenza. Quando vengono usate nel
modo giusto, come un’espressione cosciente di quello spirito, hanno il
potere di penetrare nel cuore di tutte le cose e di operare quelli che le
persone mondane potrebbero considerare miracoli. Per mezzo della parola,
così dicono gli yogi, è possibile piegare al proprio volere perfino gli
elementi.
Bisogna comprendere, tuttavia, che la parola ha realmente potere solo se
è usata per esprimere il vero Sé, che dimora dietro la facciata delle
superficiali preoccupazioni terrene con cui l’uomo solitamente si identifica.
Le parole pronunciate distrattamente o senza sincerità sono come corde di
pianoforte senza cassa di risonanza: deboli e inefficaci. Le persone che
parlano troppo, allo stesso modo di quelle che sprecano scioccamente la
loro ricchezza, perdono il loro potere. La cassa di risonanza della voce non
è costituita solo dal corpo, ma anche dal cuore, dalla mente, dallo stesso Sé.
Metti tutto te stesso nelle tue parole. Trattieniti, quando il parlare rischia
di diventare un inutile chiacchierio. Parla da una coscienza di silenzio
interiore, non di pettegolezzo. Scoprirai a poco a poco che la tua parola –
come disse Paramhansaji – ha il potere di vincolare l’universo.
Quando Paramhansa Yogananda pubblicò il suo libro Canti Cosmici,
spiegò nell’introduzione che ognuno di quei canti era stato “spiritualizzato”,
ossia che egli lo aveva cantato più e più volte fino a ricevere una risposta
divina. Questo è un aspetto affascinante della musica come veicolo per gli
stati di coscienza: non solo certi tipi di musica aiutano a trasmettere gli stati
mentali del loro compositore, ma anche dopo essere stati composti possono
essere ulteriormente impregnati di potere. Questa verità esoterica diventa
facilmente comprensibile se ricordiamo che molte persone sono in grado di
riconoscere nelle vibrazioni di una stanza o di un edificio la coscienza –
allegra, triste, irrequieta o spirituale – delle persone che vi hanno vissuto, e
non solo dell’architetto. Un edificio non è, essenzialmente, più solido di una
canzone; tutte le cose esistono come vibrazione e tutto, alla fine, è
coscienza. La materia, in realtà, non è affatto solida. Perfino le rocce sono
solo manifestazioni di realtà più sottili. Anche le canzoni, quindi, possono
acquisire determinate vibrazioni a seconda dell’uso che se ne fa. Intonare i
canti spiritualizzati da un maestro, specialmente se ci si sente in sintonia
con lui, può essere un mezzo molto potente per attirare la sua Grazia.
La sintonia, ovviamente, è il fattore essenziale per prepararsi a ricevere
qualunque vibrazione. Anche una radio può ricevere una stazione solo
quando è sintonizzata su quella lunghezza d’onda. Poiché è più facile
sintonizzarsi con stati di coscienza che si sono percepiti direttamente,
Yoganandaji ha scritto che possiamo ottenere i massimi benefici quando
spiritualizziamo personalmente un canto, intonandolo giorno dopo giorno
sempre più profondamente, fino a quando ci eleva nella supercoscienza. Da
quel momento in poi – ha detto – ogni volta che lo canteremo verremo
trasportati nello stesso stato di coscienza. È uno dei motivi per cui è bene
rimanere fedeli a un sentiero spirituale e a una serie di tecniche, invece di
provare a percorrere molte strade diverse nel nome dell’ampiezza di vedute.
Quando una tecnica specifica, attraverso la lunga pratica, è stata
“spiritualizzata” da qualche forma di contatto divino, ci porterà rapidamente
a uno stato di consapevolezza superiore ogni volta che la eseguiremo. Nello
stesso modo, sebbene una varietà di musiche possa essere più interessante, e
in quel senso più ispirante, del soffermarsi a lungo su un solo canto, il modo
per spiritualizzare realmente un motivo è di cantare solo quello per giorni,
settimane o mesi di fila, portandolo sempre più in profondità nel proprio
intimo così come abbiamo imparato a fare con le affermazioni, fino a
raggiungere attraverso di esso un reale contatto con il Divino.
In India questa forma di canto ininterrotto viene chiamata japa. Nello
stato di veglia, la mente della persona comune fluisce in una serie infinita di
schemi di pensiero, solitamente espressi sotto forma di parole. La maggior
parte di queste parole mentali è solo uno spreco di energia. Alcune di esse
(parole di rabbia, frustrazione, gelosia, paura ecc.) contribuiscono
addirittura a portare l’energia e la coscienza verso il basso, nell’illusione.
Far risuonare costantemente un canto o un’affermazione nella mente aiuta a
creare un vortice positivo, che attira ogni nostro pensiero ed energia in un
centro spirituale.
Yoganandaji ci disse di cantare mentalmente, tutto il giorno, parole
come: «Io sono Tuo; ricevimi!», «Voglio solo Te», «RivelaTi!» oppure,
ovviamente, le parole e la melodia di uno dei suoi “canti cosmici”. Cantare
nella propria lingua sarà probabilmente più significativo, e dunque utile, per
la maggior parte delle persone. Le parole straniere sono spesso difficili da
pronunciare, anche se espresse solo mentalmente. (Quando insegnavo yoga
in India mi chiesi perché gli studenti si lamentassero spesso di quanto fosse
difficile contare mentalmente fino a dieci o venti come io dicevo loro di
fare. Alla fine compresi quale fosse il problema: non si erano mai abituati a
contare in inglese!) È difficile, inoltre, esprimere sinceramente parole che si
comprendono solo a metà. Poiché Yoganandaji ha spiritualizzato i suoi canti
e poiché essi sono nati dalla sua profonda autorealizzazione, possono essere
usati con perfetta efficacia per la pratica di japa.11 Tuttavia l’inglese, pur
essendo una lingua bellissima, non è veramente un idioma spirituale.
Contiene vibrazioni di trasparente chiarezza mentale, di logica colma di
buon senso (e non puramente intellettuale), di semplicità, di acuto interesse
per la vita e di gentilezza, ma non vibra di potere spirituale. Per questa
qualità, forse nessuna lingua al mondo è perfetta quanto il sanscrito.
Nato in un’epoca molto più spirituale della nostra, il sanscrito contiene
nelle sue sillabe suoni che, secondo i grandi saggi dell’India, si avvicinano
più di ogni altro alle naturali vibrazioni sonore del mondo astrale. È per
questo che è tradizionalmente conosciuto come Devanagari, la lingua degli
dèi. I suoni seminali del sanscrito, o bijmantra, se pronunciati correttamente
sono in grado di apportare grandi cambiamenti nell’ordine naturale o nella
propria natura interiore. Il semplice ascolto di brani dalle Scritture
pronunciati in sanscrito può ispirare sentimenti di potere spirituale e di
gioia. Gli studenti di yoga occidentali disposti a fare un piccolo sforzo
guadagneranno sicuramente molto dalla ripetizione di alcuni dei mantra
sanscriti, non solo perché questa lingua è di per sé profondamente
spirituale, ma anche perché i suoi mantra sono stati spiritualizzati nel corso
dei millenni da innumerevoli devoti e grandi yogi.
Si attribuisce molta importanza in India alla corretta pronuncia e
intonazione dei mantra sanscriti, ma è improbabile che l’occidentale riesca
a padroneggiare completamente questa difficile arte. Perfino in India è raro
trovare qualcuno che abbia raggiunto tale perfezione. Swami Vivekananda
parlò di una visione, in cui gli erano apparsi degli antichi saggi che
cantavano degli sloka (brani delle Scritture in sanscrito) molto familiari, ma
in un modo assai diverso dalla forma presumibilmente corretta in cui sono
stati tramandati dalla tradizione. C’è da chiedersi quindi se perfino i dotti
studiosi dell’India di oggi conoscano veramente questa antica arte secondo
le passate tradizioni.
Ci sono, tuttavia, due aspetti nella corretta pronuncia: uno essoterico e
l’altro esoterico. Un mio confratello discepolo, una volta, volle ordinare dei
piselli spezzati per la cucina della Chiesa della realizzazione del Sé di
Hollywood. Il rappresentante a cui si rivolse, un uomo con un forte accento
tedesco, non riuscì a capire la richiesta fino a quando non fu
intenzionalmente pronunciata nel modo sbagliato. «Oh» esclamò allora con
un riconoscimento improvviso «pisseli schpezati! Perké non parlate nel
moto ciusto?». Questo è un esempio di pronuncia essoterica. Uno straniero
potrà dire amorre o amoure invece di amore; ma perfino un madrelingua
pronuncerà spesso la parola amore in modo tale da non trasmettere affatto il
suo vero significato. È perfino possibile dire «Ti amo» con un’intonazione
che suggerisce «Ti disprezzo», e dire «Ti odio» in modo da non trasmettere
nient’altro che amore. La coscienza dietro le parole rappresenta l’aspetto
esoterico dell’esatta pronuncia. Quando lo stato di coscienza, o bhav, è
forte, la correttezza essoterica assume un’importanza secondaria, sebbene
possa avvenire automaticamente.
In particolare, nella pratica dello yoga sarà bene tenere a mente che i
diversi stati di coscienza hanno la loro sede in corrispondenti centri, o
chakra, nella spina dorsale. Ad esempio, quando amiamo gli altri, i nostri
sentimenti sono centrati nel chakra del cuore, all’altezza del cuore fisico
nella spina dorsale. Una forte affermazione di volontà attira invece
automaticamente l’energia al punto tra le sopracciglia. La visione divina,
pur essendo una facoltà dell’anima senza forma, ha la sua sede fisica negli
occhi. Allo stesso modo, vari stati mentali hanno una corrispondente sede
nel corpo (per essere più esatti, nel corpo astrale, di cui quello fisico è la
controparte).
Se pronuncerai un canto o un mantra con la profonda coscienza interiore
del suo scopo e con tutta la pienezza del tuo essere, le parole saranno
efficaci anche se la pronuncia non sarà esatta. Ovviamente, è ancora meglio
combinare la sincerità interiore con la correttezza; la sincerità, comunque, è
sempre più potente delle sole forme esteriori.
Che cos’è la sincerità? È un’intenzione sostenuta da tutto il proprio
essere. Come il torace è la cassa di risonanza per la voce, così la coscienza
interiore è la cassa di risonanza per qualunque qualità mentale o spirituale
vibri nella voce. In particolare, se parlerai o canterai dai chakra superiori (il
centro del cuore o dorsale, il centro cervicale all’altezza della gola e il
centro cristico tra le sopracciglia), la tua voce diventerà un mezzo per
trasmettere il potere spirituale e per risvegliare quel potere in te stesso.
Mentre canti, senti che stai portando la voce dal cuore verso l’alto
attraverso il centro cervicale, proiettandola all’esterno attraverso il centro
cristico. Potrà esserti d’aiuto intonare a lungo una sola nota e sollevare una
mano dal cuore, portandola con un movimento ad arco verso l’esterno, al di
sopra e oltre la testa, come se offrissi la purezza del tuo canto a Dio in un
atto di adorazione. Pratica ripetutamente questo esercizio, fino a sentir
vibrare nella tua voce l’amore, quando la nota tocca il centro del cuore, la
pace e l’espansione, quando tocca il centro cervicale, e il divino potere e la
gioia, quando attraversa il centro cristico.
Ai tempi in cui studiavo canto all’università, molti anni fa, la mia
insegnante mi disse: «La voce è l’unico strumento che non si può vedere.
Non posso mostrarti come usarla correttamente; posso solo usarla nel modo
giusto e chiederti di ascoltare con sensibilità, provando ad assorbire
intuitivamente la mia comprensione». Un’insegnante di canto davvero
yogica! E quanto più ho potuto imparare da lei con questo metodo di
insegnamento, anziché con i consueti esercizi di vocalizzazione! Per lo
stesso motivo vorrei suggerirti, se ti interessa questo aspetto del canto, di
ascoltare uno dei miei album e di usarlo come aiuto per sviluppare la tua
capacità di cantare e parlare dai centri spinali.12
Quale mantra usare? A meno che e finché non ti venga data la diksha
(iniziazione) con un mantra specifico (mantra diksha non era il sentiero del
mio guru), sta a te scegliere. In India ne vengono insegnati molti. Spesso i
mantra sanscriti usati per japa (la continua ripetizione del nome di Dio)
consistono di dodici o sedici sillabe, oppure della metà o del doppio di
questi numeri. Altrettanto spesso, tuttavia, per questo scopo viene usata la
singola sillaba AUM. AUM, infatti, è il mantra più alto, sintonizzato con
l’essenza stessa di ogni vibrazione: la Vibrazione Cosmica. Pronuncialo
come se facesse rima con la parola inglese home. Viene solitamente scritto
come OM per facilitare la corretta pronuncia, ma è spiritualmente più
corretta la forma AUM, con tre lettere, ognuna delle quali rappresenta una
diversa fase della Vibrazione Cosmica: creazione, preservazione e
distruzione.
Cerca di recitare uno o più dei seguenti mantra nelle tue meditazioni,
oppure prima o dopo la pratica delle posizioni yoga:
OM Namah Shivaya (OM, mi inchino al Signore Shiva). Shiva è Dio
nell’aspetto di Distruttore dell’universo e dei nostri attaccamenti e illusioni.
Normalmente, la a è pronunciata breve, mentre la a– è pronunciata lunga.
Se vuoi cantare questo canto, ecco una melodia popolare in India per
accompagnarlo:
OM NAMAH SHIVAYA
Sri Ram, Jai Ram, Jai Jai Ram, OM (Signore Dio! Vittoria a Dio!
Vittoria, vittoria a Dio! OM). Era il mantra di un grande santo indiano dei
tempi recenti, Swami Ramdas. Le sue origini si perdono nell’antichità. Ecco
la melodia resa popolare da Swami Ramdas:
Di solito, i mantra indiani usati per il canto e per la pratica di japa sono
caratterizzati soprattutto da una ripetizione dei nomi di Dio. Il mio guru,
introducendo lo stile di canto indiano in Occidente, scrisse canti che
combinano i principi dell’affermazione e della preghiera. Come
affermazioni sono pii e devozionali, come preghiere sono affermativi. Sono
delle “amorevoli richieste”, come egli stesso le definì. I suoi canti
costituiscono una naturale introduzione alla ripetizione del nome di Dio,
poiché chi si limita a invocare Dio senza prima generare in se stesso i giusti
atteggiamenti, può scivolare nello svilente atteggiamento del mendicante.
I mantra e altri profondi insegnamenti spirituali vengono solitamente
impartiti ingiungendo la segretezza, non per privare l’umanità sofferente del
loro potere, ma affinché il devoto che li riceve possa nutrirli con la pratica
quotidiana, fino a quando cresceranno e daranno i loro frutti. Parlare con
altri di ciò che si pratica nel silenzio interiore significherebbe dissiparne il
potere spirituale. Sarebbe come togliere un seme dal terreno prima che
abbia avuto il tempo di germogliare. La segretezza viene ingiunta in tutte le
pratiche spirituali non per incoraggiare l’egoismo, ma per far sì che il
devoto possa divenire forte in se stesso. Una volta ottenuta la ricchezza
interiore, egli potrà condividerla liberamente con gli altri.
Prova a introdurre canti e japa nelle tue pratiche spirituali quotidiane.
Scoprirai ben presto perché il mio guru ha detto: «Cantare è metà della
battaglia».
Nelle due lezioni precedenti abbiamo visto come, con l’aiuto delle
affermazioni, possiamo modificare i processi reattivi subconsci e assicurarci
il sostegno di tutto il nostro essere in ciò che facciamo.
Qual è la natura di questo sostegno? Certamente non è una semplice
acquiescenza, ma una fonte di straordinario potere che, inizialmente, libera
le energie intrappolate nelle vecchie abitudini, così che possiamo utilizzarle
liberamente. Successivamente, a mano a mano che questo apporto interiore
di energia viene guidato e focalizzato, si aggiunge a esso l’energia
dell’universo circostante. In questo semplice fatto possiamo trovare la
chiave di tutta l’umana grandezza. È principalmente da questa fonte infinita
che viene tutta la nostra forza, perfino – e molto più di quanto ne siamo
consapevoli – prima che raggiungiamo un livello significativo di sviluppo
spirituale. Se cercherai di vivere sempre più con quel potere divino fin
dall’inizio del tuo viaggio spirituale, eviterai di vagare all’infinito sui
sentieri secondari dell’ignoranza. È anche per questo che Gesù ha detto:
«Cercate prima il regno di Dio ... e tutte queste cose vi saranno date in
aggiunta».
La saggezza, l’amore, la gioia, la pace, tutte le qualità divine, inclusa
l’energia, sono implicite nel flusso della Grazia divina. Tuttavia, sono
percepite prima, e più facilmente, nella loro manifestazione inferiore, come
energia. Imparando a sintonizzarci con l’energia cosmica, possiamo
apprendere il segreto della sintonizzazione divina a tutti i livelli. Quel
segreto è la forza di volontà.
Immaginiamo, per cominciare, che tu abbia organizzato una festa. Gli
ospiti sono rimasti fino a tardi e hai deciso di aspettare fino a domani per
lavare i piatti. Il mattino dopo, però, devi uscire presto per andare al lavoro.
È una giornata particolarmente difficile in ufficio: il capo ti fa richieste
irragionevoli, cade la linea nel bel mezzo di una telefonata importante, ci
sono ritardi, incomprensioni, frustrazioni. Quando torni a casa, la sera, sei
molto stanco.
Non basta? Non proprio! Ti sei dimenticato l’enorme pila di piatti nel
lavello. Nel momento in cui entri in cucina e li vedi, la tua fatica si
trasforma in sfinimento. «Non ci penso neanche a lavare i piatti stasera!»
dichiari solennemente mentre crolli sul divano.
Proprio allora squilla il telefono. Un tuo vecchio amico, che non vedi da
anni, è appena arrivato in città e vuole invitarti stasera a un concerto al
quale tenevi tanto, ma che non potevi permetterti.
Da dove è venuta tutta questa improvvisa energia? Cinque minuti fa non
avevi abbastanza forza neppure per stare seduto e ora ti senti pronto non
solo a uscire di nuovo, ma addirittura a stare alzato fino a tardi!
Ovviamente, la quantità della tua energia non dipende solo dal cibo che
hai mangiato, ma dalla misura della tua forza di volontà. Si sa di persone
che hanno lavorato con grande energia per lunghi periodi senza cibo o
riposo, sostenute soltanto dalla determinazione di andare avanti.
Quando ero da poco nel monastero della Self-Realization Fellowship, il
Maestro, per offrire ad alcuni di noi una scusa per stare con lui mentre
lavorava ai suoi scritti a Twenty-Nine Palms, ci fece costruire una piscina
(che penso abbia usato una sola volta!). Per risparmiare soldi, preparammo
e stendemmo noi stessi il cemento. Cercando di evitare crepe (anche se in
seguito risultò che le perdite d’acqua non erano affatto un problema, dato
che l’acqua non defluiva neppure attraverso lo scarico!), facemmo l’intera
gettata di cemento in un giorno. Questo significò lavorare quasi senza
interruzioni per ventitré ore e mezza. In ogni caso, lavorare
volenterosamente per Dio è una gioia; lungi dal lamentarci per le lunghe ore
di lavoro, la prendemmo come un’opportunità per mostrarGli quale
benedizione fosse servirLo. Ogni palata di sabbia o di ghiaia che gettavamo
nella betoniera era accompagnata da mantra gioiosi.
Un monaco, tuttavia, dopo tre o quattro ore si sedette brontolando: «Non
sono venuto qui per preparare cemento!». Per tutto il resto del giorno cercò
di convincerci a non essere così “fanatici”.
Alla fine della giornata ci sentivamo tutti colmi di energia e gioia divina;
tutti, cioè, tranne lui. Il “devoto” riluttante, pur non avendo fatto nulla tutto
il giorno tranne lamentarsi, era esausto!
I medici hanno spesso notato che i pazienti che vogliono vivere a tutti i
costi possono guarire perfino da malattie senza speranza dal punto di vista
clinico, mentre altri, che non hanno più interesse per la vita, possono
perfino morire anche se apparentemente non ce n’è motivo.
Un mio amico lavorava come fisioterapista in una clinica per malati di
poliomielite. Mi disse di aver notato che spesso i pazienti poveri,
impossibilitati ad affrontare le spese di una lunga convalescenza, si
riprendevano velocemente, mentre i pazienti ricchi accettavano per così
tanto tempo la propria paralisi da farla diventare un’abitudine permanente.
Una volta incontrai una donna alta, forte, molto attiva, ma povera, che
aveva avuto la poliomielite. Il suo medico le aveva detto che non avrebbe
mai più potuto camminare, ma lei, con pura forza di volontà e un’ostinata
perseveranza, trascinandosi sul pavimento con le mani quando le gambe si
rifiutavano di obbedirle, era riuscita a guarire completamente dalla paralisi.
Io stesso feci un’esperienza in cui l’estrema necessità, nata dalla povertà,
rese più rapida la mia guarigione. Accadde in un ospedale di Città del
Messico, quando avevo diciannove anni. Ero stato colpito da streptococco,
tonsillite e dissenteria, e secondo i medici sarei dovuto rimanere a letto per
almeno due settimane. I miei genitori, ai quali avrei potuto chiedere aiuto
finanziario, si trovavano in Romania. Dopo essermi informato con
discrezione, mi convinsi che una permanenza di due settimane era di quasi
due settimane più lunga di quanto potessi permettermi! La mia disperazione
mi fece ristabilire in fretta e potei lasciare l’ospedale, perfettamente guarito,
dopo due giorni.
Anni fa lessi alcune statistiche, secondo le quali le persone che sono
abitualmente allegre, che si dedicano ad aiutare gli altri e si tengono attive
in modo costruttivo hanno meno probabilità di ammalarsi rispetto alle
persone malinconiche, egoiste e pigre. Le madri, ad esempio, che devono
accudire i figli malati durante un’epidemia, hanno molte meno probabilità
di ammalarsi: non hanno semplicemente tempo di pensare a se stesse.
Energia, resistenza, salute – perfino la nostra forza fisica – dipendono
dalla quantità di forza di volontà che possiamo impiegare per affrontare
ogni situazione. Ricordo di aver letto una volta la storia di una donna la cui
casa aveva preso fuoco. Nella disperazione del momento, la donna aveva
afferrato il pianoforte e lo aveva portato all’aperto. (A proposito di
attaccamento!) I dottori attribuiscono simili dimostrazioni di forza a un
improvviso flusso di adrenalina, eppure ho visto casi in cui non c’era alcuna
emergenza, ma solo una straordinaria volontà di riuscire, e anche allora la
forza era straordinaria. Il mio guru, qualche volta, diede dimostrazione di
quel tipo di forza in pubblico. Una volta, alla Symphony Hall di Boston, pur
essendo basso per gli standard americani, egli fece cadere sei corpulenti
poliziotti dal palcoscenico dentro la buca dell’orchestra, semplicemente
inarcando la schiena mentre loro cercavano di tenerlo premuto contro un
muro. Quegli uomini erano saliti sul palco rispondendo all’invito da lui
rivolto a chiunque volesse mettere alla prova la forza che è possibile
acquisire praticando lo yoga. Quando i presenti videro sei uomini così forti
e muscolosi farsi avanti per accettare la sfida, pensarono che questa volta
Yogananda sarebbe stato sicuramente sconfitto; invece, egli vinse senza
alcuno sforzo apparente. Gli yogi sostengono che tali dimostrazioni di forza
non dipendono da un flusso di adrenalina, ma dalla capacità di imbrigliare
le energie naturali del corpo e dell’universo circostante.
«C’è sufficiente energia in un grammo di carne» ci diceva il Maestro
«per mantenere la città di Chicago rifornita di elettricità per una settimana».
In un recente esperimento in un’università occidentale (credo fosse
Stanford), una cellula umana è stata convertita in energia. È stato riferito
che il lampo di luce che ne è risultato era molte volte più luminoso del sole.
Ciò nonostante, ci lamentiamo di essere troppo stanchi per lavare i piatti
della cena!
Noi SIAMO energia. Gli stessi atomi di cui è fatto il nostro corpo non
sono altro che energia. Tutta la materia è una manifestazione di
quell’energia. Quanto più rimaniamo consapevoli di questa realtà, tanto più
possiamo innalzarci trionfanti al di sopra della schiavitù della materia.
Fatica, debolezza, malattia non hanno posto nella nostra vera natura. Una
volta compresa questa verità, potremo dimostrarne l’utilità perfino nelle
piccole cose. Ogni volta che sento arrivare un raffreddore, ad esempio, a
meno che non mi colga di sorpresa durante il sonno, gli dico con fermezza:
«Vattene!», ed entro cinque minuti me ne sono completamente liberato. Un
mio confratello discepolo, che aveva cinquantacinque anni e pesava solo
sessantacinque chili, poteva svolgere facilmente dei lavori che un paio dei
monaci giovani, di cento chili l’uno ed ex sollevatori di pesi, trovavano
difficili.
L’energia è l’anello di congiunzione tra la coscienza e la materia, tra la
mente e il corpo. L’energia, infatti, non è altro che una manifestazione della
coscienza. In ultima analisi, ogni cosa è solo una manifestazione dello
Spirito. Quando vuoi che il tuo braccio si muova, la tua volontà agisce
direttamente sull’energia, non sulla materia. L’energia, a sua volta, agisce
sui muscoli del braccio, tendendoli e facendoli muovere. Se vuoi che il
braccio si muova, ma non gli mandi energia, rimarrà immobile.
Non solo il fluire dell’energia, ma anche la quantità di quel flusso,
dipendono dall’impiego della volontà. Se vuoi sollevare quello che pensi sia
un secchio vuoto, l’energia che impiegherai non sarà sufficiente ad alzarlo,
se invece è pieno. In questo caso, dovrai impiegare più volontà, e inviare
più energia; allora potrai sollevare facilmente il secchio. In termini
semplici, più forte la volontà, più forte il flusso di energia. Letteralmente,
non c’è limite al livello di volontà – e quindi alla quantità di energia – che è
possibile chiamare a raccolta in qualunque impresa, semplicemente perché
una forte volontà non è limitata dal potenziale energetico del corpo; se
applicata correttamente, essa attinge energia direttamente dall’universo.
Dico applicata correttamente perché a molti l’uso della forza di volontà
suggerisce una sorta di severa determinazione, un’esagerata consapevolezza
degli ostacoli e delle difficoltà, che implica un «no» dal subconscio anche
mentre la mente conscia sta affermando «sì». Buona volontà, quindi, è un
termine più adatto a suggerire il tipo di forza di volontà che intendo. In
questo senso, l’assioma è altrettanto vero per il rapporto dell’uomo sia con
l’energia cosmica che con l’energia del proprio corpo: più forte la volontà,
più forte il flusso di energia. Ricordalo; scolpiscilo nella mente; ripetilo
diverse volte al giorno. Questa singola verità può rivoluzionare la tua vita.
Il mio guru ha scritto nella sua grande opera, Autobiografia di uno yogi,
che la principale “porta” d’ingresso dell’energia cosmica nel corpo umano è
il midollo allungato, alla base del cervello. Questa, ha detto, è la sede della
forza vitale nel corpo. Mi disse anche che questa è la sede dell’ego nel
corpo (osserva come una persona orgogliosa sollevi spesso la testa
all’indietro, come se fosse esageratamente consapevole di questa zona), il
punto cioè in cui spermatozoo e ovulo si uniscono e iniziano il processo di
divisione dal quale ha origine il corpo umano. Il midollo allungato è l’unica
parte del corpo che non è operabile; se la si toccasse anche solo lievemente,
con una piuma, si causerebbe una morte immediata. Il midollo allungato è
la porta attraverso cui il corpo riceve energia dall’universo. Il polo positivo
di questo centro è l’ajna chakra, o centro cristico, tra le sopracciglia.
Attraverso questo polo positivo del midollo allungato noi inviamo energia
nell’universo. In entrambi i casi – nel ricevere così come nell’inviare –
l’assioma rimane valido: più forte la volontà, più forte il flusso di energia. Il
centro positivo, della volontà, nel corpo è il centro cristico. Concentrandoci
con forza in quel punto, o focalizzando lì la nostra determinazione e agendo
da quel punto, possiamo impiegare la forza di volontà per attirare un flusso
di energia illimitato attraverso il midollo allungato.
Gli atleti hanno constatato che se si spingono oltre il limite apparente
della loro resistenza, ritrovano nuovamente il fiato. È proprio così, ma solo
perché il respiro è energia. (In sanscrito, il termine per “respiro” ed
“energia” è lo stesso: prana.) Quegli atleti, con un ulteriore sforzo di
volontà, sono riusciti ad attingere alla fonte universale dell’energia.
Una volta feci un’esperienza interessante, simile alle loro. Stavo
lavorando per costruire una cupola geodesica. Era il mio primo tentativo di
costruirmi una casa all’Ananda Meditation Retreat (la prima di tre
costruzioni che non riuscirono a sopravvivere ai forti venti autunnali). Il
progetto richiedeva che si fissassero con dei grossi punti metallici dei fogli
di plastica a numerosi triangoli di legno. La cucitrice che usavo era dura, al
punto che un’altra persona che lavorava alla costruzione, una giovane
donna, non riuscì a farla funzionare neanche una volta, pur usando
entrambe le mani. Dopo cinquecento punti, sentii semplicemente che non
avrei potuto premere la cucitrice una volta di più. Poi però pensai: «Devo
finire questo lavoro prima che arrivino i venti autunnali» (non sapevo,
allora, che cosa avrebbero fatto quei venti alla mia cupola!). Con un
ulteriore sforzo di volontà, schiacciai la cucitrice ancora una volta, poi
ancora e ancora. Dopo circa sei volte, cominciò a sembrarmi più facile. Alla
decima volta, non mi servì più alcuno sforzo. Continuai a mettere punti
metallici quasi senza sforzo per almeno altre cinquecento volte. Un piccolo,
ulteriore sforzo di volontà e l’energia dell’Infinito aveva cominciato a fluire
nella mia mano.
Consciamente o inconsciamente, tutti noi viviamo almeno in parte grazie
a questa energia, che, come ha insegnato il mio guru, è la fonte diretta di
quella del nostro corpo. Il cibo e l’ossigeno, invece, devono essere
convertiti in energia dall’organismo; l’energia che ci forniscono ci arriva
indirettamente. Se la fonte diretta dell’energia non agisse sul cibo che
mangiamo, noi non sopravvivremmo a lungo. La batteria di un’auto non ha
solo bisogno di acqua distillata (che, nel nostro corpo, è paragonabile al
cibo), ma deve anche essere ricaricata di tanto in tanto. Quando la batteria si
scarica, non c’è alcuna quantità di acqua distillata che la possa riattivare.
Allo stesso modo, quando una persona muore, nessuna quantità di cibo
potrà riportarla in vita. L’uomo è una sorta di batteria. Gli è possibile, come
hanno dimostrato numerosi yogi indiani e mistici occidentali, vivere per
anni solo con questa energia. Un esempio moderno di tale potere fu Therese
Neumann di Konnersreuth, in Germania, sulla quale sono stati scritti
numerosi libri. Per oltre cinquant’anni fu ripetutamente tenuta sotto
controllo dai medici, e si vide che non aveva mai mangiato un solo boccone
né bevuto una singola goccia d’acqua.
Molti altri apparenti miracoli sono possibili per gli yogi, quando hanno
imparato a controllare il flusso dell’energia divina. L’energia che inviamo
alle diverse parti del nostro corpo può anche essere proiettata oltre i nostri
limiti fisici, per guarire gli altri o per modificare a nostro piacimento le
circostanze. Lo stesso principio può essere usato per attirare tipi più sottili
di energia: ispirazioni, risposte, benedizioni e amore divino. Questi aspetti
dell’argomento verranno trattati nella prossima lezione, sul magnetismo.
Tuttavia, per applicare questo principio a ogni livello, dal più sottile al
più grossolano, oltre alla forza di volontà è necessaria un’altra abilità.
Questo secondo ingrediente è la consapevolezza. Finché non si sviluppa, ad
esempio, una sufficiente consapevolezza dell’amore, è impossibile dirigere
correttamente la volontà per attrarre più amore. Senza un po’ di
consapevolezza del divino, non è veramente possibile realizzare alcuna
opera divina; di solito, ogni tentativo in tal senso si manifesta solo come
fanatismo. Con quella consapevolezza, invece, le opere divine, anche solo
un costante flusso di divino amore e armonia nel cuore, diventano
inevitabili. Questo, dunque, è un significato più profondo della famosa
affermazione biblica: «La fede, se non ha le opere è morta». Giacomo si
stava riferendo alle persone che hanno pietà dei miseri e degli affamati, ma
non offrono loro alcun aiuto pratico. Non esprimere alcuna pietà sotto
forma di azione positiva indica mancanza di consapevolezza (perché in
realtà siamo noi che soffriamo quando gli altri soffrono: noi siamo quei
sofferenti). L’affermazione di Giacomo, comunque, è vera anche a un
livello più sottile. Credere in Cristo, ad esempio, ma non sentire nulla in sua
presenza (le manifestazioni interiori delle sue “opere” divine), è un esempio
di fede morta; non è vero Cristianesimo. Se il credere non è accompagnato
da una certa dose di precisa consapevolezza, in verità non è nient’altro che
superstizione. Qualunque attività basata su una simile “fede” sarà come
imporre alla Gentilezza Infinita le proprie aspettative infondate.
«Più forte la volontà, più forte il flusso di energia». Più forte la volontà
di amare, più forte il flusso d’amore; più forte la volontà di gioire, più forte
il flusso di gioia. La legge che governa l’espressione dell’energia può essere
applicata a ogni livello di verità spirituale. A ogni livello, comunque, è
necessaria anche la consapevolezza. Se vogliamo esprimere amore o gioia
quando non siamo consapevoli di queste qualità, riusciremo a malapena ad
attingere alla loro fonte divina nel profondo del nostro essere; invece, a
seconda della nostra attuale consapevolezza, attireremo probabilmente solo
un’ulteriore coscienza di odio o infelicità. (Considera la tendenza delle
persone a esprimere desideri negativi come: «Se solo non fossi così
infelice!». Desiderano la gioia, ma in realtà la loro affermazione, il loro
reale atto di volontà, si basa su una consapevolezza di infelicità. Stanno
alimentando la loro tristezza, non la gioia.)
Il principio alla base della ricarica del corpo, quindi, è di vitale
importanza in tutti gli stadi di crescita spirituale. Tuttavia, è più facile
padroneggiarlo a livello dell’energia. La consapevolezza che si sviluppa
come risultato di questa padronanza può in seguito essere applicata a livelli
più sottili. Tutte le esperienze spirituali, infatti, sono collegate a questo
flusso di energia. Mentre può essere difficile perfino visualizzare la gioia
divina, è facile sentire il semplice flusso di energia nel corpo. Questa
esperienza può diventare la base per percezioni sempre più sottili.
All’inizio, comunque, l’energia stessa può essere un concetto difficile da
comprendere per gli yogi alle prime armi. Che cos’è l’energia? Come
possiamo percepirla?
Negli stati di coscienza superiori è possibile semplicemente vedere la
divina luce interiore e ordinarle di ricaricare di energia il corpo, dato che
l’energia del corpo è in verità una manifestazione di quella stessa luce.
All’inizio, però, è necessario concentrarsi sui risultati di quel flusso di
energia.
Quando muovi il braccio, è perché hai inviato energia ai suoi muscoli,
ordinando loro di tendersi. Hai già un certo livello di familiarità con questo
flusso di energia: lo sperimenti, ad esempio, quando stiri le braccia la
mattina appena sveglio. Quella bella sensazione nei muscoli è la
“colazione” di energia che stai dando loro per prepararli alle attività della
giornata.
Anche quando non riesci a sentire quel flusso, puoi sempre avvertire la
tensione dei muscoli e far sì che quella sensazione diventi il punto di
partenza per sviluppare la tua consapevolezza. Concentrandoti
interiormente sulla tensione dei muscoli, diventerai gradualmente
consapevole della fonte di quella tensione, nell’energia che fluisce verso i
muscoli. La tensione muscolare può quindi essere usata per stimolare il
flusso di energia.
Queste verità sono sempre state implicite negli insegnamenti dello yoga
e si sono dimostrate utili ben prima che venissero formulate come principi
definiti, proprio come la forza di gravità era utile all’umanità molto tempo
prima che la sua legge venisse scoperta. La scoperta della legge di gravità,
tuttavia, rese possibile un’applicazione più precisa di questa forza. Allo
stesso modo, quando le verità che riguardano la ricarica del corpo furono
trasformate in principi esatti, divenne possibile anche per chi era ai primi
passi trarne beneficio, e per gli yogi più progrediti utilizzarle più facilmente
e con maggiore completezza.
Tali principi furono scoperti dal mio grande guru, Paramhansa
Yogananda, nel 1916. Rappresentano un inestimabile contributo all’antica
scienza dello yoga, non solo perché consentono agli studenti di yoga di
ricaricare il corpo di energia a volontà, allontanando così la fatica e la
malattia, ma anche perché forniscono un prezioso strumento per sviluppare
la consapevolezza divina nei suoi aspetti più sottili.
Per stimolare la consapevolezza dell’energia per mezzo della tensione
fisica c’è bisogno di una calma consapevolezza interiore. La tensione
muscolare è necessaria per correre o per lanciare una palla, ma in questo
caso la concentrazione è applicata al movimento esterno. Per sviluppare la
consapevolezza interiore dell’energia come la vera forza al di là della
tensione muscolare, i relativi movimenti fisici devono essere lenti,
armoniosi e deliberati. Per usare questo principio per la ricarica e la
tonificazione di tutto il corpo, è necessario un sistema di esercizi, così che
ogni parte del corpo possa ricevere la dovuta attenzione.
Il mio guru ha inventato un sistema simile. Lo pratico ogni giorno da
quando l’ho imparato, nel 1948, e lo trovo fantastico. A volte, a causa degli
impegni pressanti, non ho potuto fare questi esercizi la mattina; per il resto
della giornata mi sono sentito come se avessi avuto delle ragnatele nei
muscoli, e ho pensato: «Ecco come si sente sempre la maggior parte della
gente. Accetta questa condizione solo perché non conosce niente di
meglio!».
Ricordo un episodio accaduto molti anni fa. Andai con un gruppo di
monaci a campeggiare in montagna. Mi avevano detto che la nostra meta
era un laghetto a venti minuti di cammino dalla fine del sentiero. Non
immaginando alcun problema, portai con me non solo il sacco a pelo e
qualche vestito leggero, ma anche un harmonium per cantare, una bottiglia
da quattro litri di succo di frutta e uno zaino pieno di cose utili, anche se
non necessarie, compreso un libro assai pesante che stavo leggendo.
Sfortunatamente, la passeggiatina di venti minuti risultò essere
un’arrampicata di dieci chilometri, quasi tutti su un sentiero ripido e
scosceso. A quell’epoca facevo un lavoro sedentario e quella camminata, a
oltre 2500 metri d’altezza, era più di quanto il mio corpo fosse pronto ad
apprezzare. Quando tornai in ufficio il lunedì seguente, non riuscivo quasi a
sollevare una matita.
«Devo trovare qualche scusa» pensai «per evitare di fare gli esercizi di
ricarica stasera». Avere la responsabilità di altre persone presenta certi
svantaggi: come capo dei monaci, avevo il compito non solo di unirmi a
loro nella pratica, ma anche di guidarli. Alcuni avevano fatto
quell’escursione insieme a me e anche loro erano indolenziti, anche se forse
nessuno era stato così sciocco da sovraccaricarsi come avevo fatto io.
Non essendo riuscito a trovare una scusa valida per rimanere seduto
mentre gli altri facevano gli esercizi, decisi che, visto che avrei dovuto
soffrire, tanto valeva che usassi tutta la mia volontà. Lo feci, tenendo a
mente con più fervore del solito il principio del mio guru: «Più forte la
volontà, più forte il flusso di energia».
Sorprendentemente, dopo dieci minuti di esercizi non sentii più neppure
una traccia di dolore nei muscoli! Invece, mi sentivo fisicamente più in
forma che se fossi rimasto tutto il fine settimana a casa a riposare. Mentre
mi allontanavo per andare a meditare, mi sembrava quasi di galleggiare
nell’aria.
In numerose altre occasioni, anche se poche così sensazionali, ho potuto
constatare il valore degli esercizi di ricarica, e non li raccomanderò mai
abbastanza.
Non è facile impararli dai libri, poiché sono numerosi e possono
sembrare complessi, almeno per il principiante. Per la mia esperienza, il
modo migliore di apprenderli è di persona, da un insegnante qualificato.
Potrai impararli nel ritiro Ananda nei pressi di Assisi, da uno degli
insegnanti di Ananda oppure con del materiale audiovisivo.*
Nel frattempo, anche come un’efficace introduzione a questo sistema di
esercizi, ti suggerisco di esercitarti a tendere tutti i muscoli del corpo
contemporaneamente e poi separatamente, senza fretta, aumentando
gradualmente la tensione fino a farli vibrare. Porta la tua attenzione
all’interno dei muscoli, al centro di ogni parte che stai tendendo. Per
cominciare, diventa consapevole della sensazione di tensione; cerca di
sentire, dietro quella tensione, il flusso di energia che la provoca. Ripeti
mentalmente, mentre pratichi: «Più forte la volontà, più forte il flusso di
energia. Voglio che la mia energia fluisca in ogni cellula!».
Posizioni yoga
Gli Esercizi di ricarica formano una parte distinta e separata della
scienza dello yoga. Tuttavia, i principi sui quali si basano possono e devono
essere incorporati nella pratica delle posizioni yoga. Quando esegui le
posture, specialmente quelle che allungano o tendono il corpo, dirigi
l’energia nelle parti interessate.
Ricorda che il tipo di forza di volontà che meglio energizza il corpo è un
atteggiamento di buona volontà. Ti sarà d’aiuto anche praticare le posizioni
con un sorriso interiore. (Ho visto troppo spesso studenti di yoga stringere
le labbra, serrare i denti e assumere un’espressione accigliata, mentre si
accaniscono a entrare a tutti i costi in una posizione. Un atteggiamento del
genere di fatto interrompe l’afflusso di energia al corpo!)
USTRASANA
(la posizione del Cammello)
Precauzioni
• Se le ginocchia sono deboli o lesionate, fai questa posizione con cautela
oppure non farla affatto.
• Se il collo è debole o senti che c’è rischio di farti male, mantieni il mento
al petto durante la posizione.
• Coloro che hanno problemi cardiovascolari non dovrebbero tenere a
lungo la posizione.
• Alcune lesioni spinali possono rendere controindicata la posizione.
ARDHA SALABHASANA
(la mezza posizione della Locusta)
AKARSHANA DHANURASANA
(la posizione del Tiro con l’arco)
Precauzioni
• Evita di tirare il piede sinistro verso l’alto, torcendo il ginocchio.
• Se hai problemi alle ginocchia, farai meglio a evitare completamente la
posizione, a meno che tu non abbia un’ottima consapevolezza e
padronanza del corpo.
GARUDASANA
(la posizione dell’Aquila)
Precauzioni
• Le persone con protesi all’anca o con recente lussazione dell’anca non
devono incrociare le gambe, ma ruotare invece esternamente l’anca della
gamba non appoggiata a terra e lasciare il tallone appena sopra la
caviglia della gamba appoggiata.
Respirazione
Prana è la parola sanscrita che indica sia energia sia respiro. Il respiro
viene chiamato prana, in parte, perché la sua causa interna nel corpo è il
flusso di energia nei canali nervosi i a e pingala collocati nella spina
dorsale. Tuttavia, il respiro viene identificato anche con l’energia, perché è
un importante mezzo attraverso il quale la attiriamo nel corpo. È anche un
veicolo attraverso cui inviamo la nostra energia e le nostre vibrazioni al
mondo intorno a noi. Quando parliamo, per esempio, emettiamo vibrazioni
non solo con la voce, ma anche con il respiro stesso.
Hai mai notato come, in presenza di alcune persone, tendi istintivamente
ad allontanarti da loro per evitare il loro fiato, anche se non ha un odore
sgradevole? Ci sono altre persone il cui respiro, indipendentemente dal suo
odore, è piacevole, come se avesse un effetto calmante o rigenerante sugli
altri. Ho conosciuto un santo in India che era solito guarire le persone
soffiando sulle proprie dita e poi scuotendole, come se stesse lanciando
energia nella loro direzione.
Quando sei all’aperto nella Natura, respira profondamente, inspirando in
modo consapevole le vibrazioni attorno a te. Fai altrettanto quando ti trovi
in luoghi spirituali; senti che ti stai colmando di influenze rigeneranti.
Quando parli con gli altri, manda loro le tue vibrazioni con la voce e il
respiro; benedicili mentre parli, benedici l’ambiente che ti circonda ogni
volta che espiri.
Kapalabhati Pranayama è un esercizio di respirazione adatto per
rafforzare il diaframma. Porta il diaframma all’interno in modo energico,
forzando l’uscita dell’aria attraverso le narici con delle contrazioni veloci.
Lascia che l’inspirazione fluisca in modo automatico, e concentrati
sull’espirazione. Ogni respiro dovrebbe durare circa un secondo.
Inizialmente, fai questo esercizio da 12 a 24 volte, poi aumenta
gradualmente a mano a mano che ti abitui.
Sequenze
Aggiungi alla sequenza che hai praticato nelle ultime due settimane
Ustrasana (la posizione del Cammello), togliendo Supta Vajrasana (la
posizione Stabile supina). Fai Ardha Salabhasana (la mezza posizione della
Locusta) prima della posizione completa dell’Arco. Inserisci Ardha
Matsyendrasana (la mezza posizione di Matsyendra) alla fine degli esercizi
per la spina dorsale. Pratica Akarshana Dhanurasana (il Tiro con l’arco) al
posto di (o prima di) Janushirasana (la posizione della Testa al ginocchio).
Fai Garudasana (la posizione dell’Aquila) invece di Utkatasana (la
posizione della Sedia).
Guarigione
Circolazione sanguigna
Abbiamo già detto che la maggior parte delle posizioni yoga non dovrebbe
essere praticata da persone che sono affette da pressione arteriosa
eccessivamente elevata. Presumendo però che il cuore e la pressione
arteriosa siano normali, le posizioni sono eccellenti per la circolazione. Il
loro gentile effetto stimolante è molto più salutare per il corpo di un
violento esercizio fisico. Le posizioni del corpo che cambiano lentamente e
che fanno affluire il sangue in una parte del corpo e poi lo fanno ritirare,
sono scientificamente studiate per far sì che il sangue fluisca liberamente e
in modo uniforme in tutto il corpo.
Le posizioni capovolte, per esempio, sono eccellenti per le vene
varicose, così come per far affluire il sangue al cervello.
Per il cuore, sono eccellenti i piegamenti alternati in avanti e all’indietro
di Halasana (la posizione dell’Aratro) e di Bhujangasana (la posizione del
Cobra). La pratica così frequente nell’Hatha Yoga di stimolare il cuore in un
esercizio e poi di riposare a sufficienza affinché esso ritorni al suo battito
consueto, è un modo molto migliore di stimolare l’azione del cuore rispetto
alla prolungata attività violenta, come avviene nella pratica sportiva.
Per un cuore malato, così come in caso di pressione arteriosa elevata, la
posizione migliore è Savasana (la posizione del Cadavere).
Alimentazione
Semplicità in ogni cosa
Orzo al forno
Metti a bagno 300 g di orzo per una notte. Scolalo e fallo bollire
lentamente in abbondante acqua fredda per ½ ora. Scola e risciacqua con
acqua fredda. Soffriggi nell’olio una cipolla media finemente tritata.
Aggiungi l’orzo tritato, paprika, pomodoro, un pizzico di sale e foglie di
alloro. Inforna per un’ora a 190° C. Servi con salsa di funghi.
Khicharhi
Soffriggi nel burro o in olio di oliva i seguenti ingredienti, facendo
cuocere a fuoco lento per alcuni minuti a bassa temperatura e mescolando
frequentemente:
½ cucchiaino di coriandolo
2 foglie di alloro
¼ cucchiaino di curcuma
½ cucchiaino di curry in polvere
¼ cucchiaino di zenzero
¼ cucchiaino di senape in polvere
½ cucchiaino di semi di anice
¼ cucchiaino di sale
½ cucchiaino di timo
¼ cucchiaino di cannella
Meditazione
La concentrazione
Avrai senza dubbio incontrato nella vita persone la cui semplice presenza
emanava un potere indefinibile. Forse ti sei convinto che la loro influenza
apparentemente così strana fosse dovuta a qualcosa del tutto naturale: alla
loro statura, al loro aspetto o alla loro reputazione. Per la maggior parte
delle persone, immerse come sono nei dogmi di quest’epoca materialistica,
sentir parlare dell’aura potrebbe sembrare solo una superstizione.
Che dire, però, delle reazioni degli animali agli esseri umani? Il tuo cane
riconosce immediatamente la gentilezza di alcuni e l’animosità di altri. Ci
sono persone che attirano gli animali come calamite, altre che riescono a
malapena a farli avvicinare. Si potrebbe ragionevolmente affermare che gli
animali non sono tanto influenzati dalle manifestazioni esteriori della
coscienza umana, quanto da una sorta di telepatia. Anni fa sentii parlare di
un uomo, basso di statura e non particolarmente forte, di fronte al quale
perfino leoni e tigri si accucciavano timorosi. D’altra parte, si raccontano
innumerevoli storie di santi che, grazie alla purezza del loro amore, sono
diventati amici di animali selvaggi e hanno convertito alla vita spirituale
perfino criminali incalliti.
Un giorno ero seduto insieme ad altri monaci in compagnia del mio guru.
Stavamo parlando di faccende quotidiane, come ovviamente accade a volte
perfino in presenza di un maestro. Egli stava dando istruzioni circa alcune
buche che dovevano essere scavate (o riempite, non ricordo bene) il giorno
seguente. Dato che non ero direttamente coinvolto nella questione, mi
sedetti dietro alcuni monaci e mi misi a meditare. La conversazione in sé
aveva su di me un effetto del tutto neutro, né avrei potuto essere influenzato
dai gesti o dalle espressioni del Maestro, dato che tenevo gli occhi chiusi.
Tuttavia, mi sembrò all’improvviso che la mia fronte quasi si aprisse; la mia
coscienza si espanse, in una libertà che non aveva mai conosciuto prima di
allora. Ciò che rende unica questa esperienza è che le circostanze in cui
ebbe luogo non contribuirono affatto a provocarla. Anche in altre occasioni,
sebbene in modo meno inaspettato, i miei compagni discepoli e io
sperimentammo l’influenza elevante del nostro guru. Era sufficiente
rimanere seduti in sua presenza per qualche minuto, per sentire il peso di
problemi e preoccupazioni sollevarsi misteriosamente e lasciare il posto a
una pace profonda. Ogni volta che meditavo con lui, era come se un forte
magnete attirasse la mia coscienza verso il centro cristico, tra le
sopracciglia. A volte il Maestro si limitava a guardarmi e una strana forza
mi colmava il cuore, facendolo palpitare di amore divino.
Potrebbe esserti d’aiuto ricordare che anche il tuo potere non è limitato
alla tua padronanza del linguaggio o al tuo aspetto esteriore, e che
l’influenza che hai sugli altri è ben più sottile (più di quanto probabilmente
tu o loro possiate comprendere). Ricordo un mio confratello discepolo, che
stava affrontando con difficoltà un periodo di prove. A volte entrava nella
mia stanza e si sedeva per un po’ sul bordo del letto, con le spalle ricurve
per la tristezza. Quando se ne andava, lasciava sempre dietro di sé una nube
di infelicità, che riuscivo a dissipare soltanto con un atteggiamento di
allegria e praticando japa (un tipo di canto mentale ininterrotto).
In parole semplici, possiamo dire che certe persone ci attraggono mentre
altre ci respingono; che il potere di alcuni di attrarre o di respingere è
maggiore di quello di altri; e che questo potere non viene trasmesso solo
attraverso i sensi, ma forse in modo ancor più sottile.
Il fenomeno osservabile in Natura che maggiormente si avvicina a
questo è il magnetismo. Per molto tempo è rimasto sconosciuto il motivo
per cui i poli di due magneti si attraggono o si respingono. Si è poi scoperto,
come sanno ormai tutti gli studenti della scuola superiore, che una calamita
emana sottili linee di forza, che possono essere tracciate con la limatura di
ferro su un foglio di carta. In questo modo, il polo positivo di un magnete
attrarrà il polo negativo di un altro, ma respingerà quello positivo. Anche
due poli negativi, messi l’uno accanto all’altro, si respingeranno.
Il fenomeno del magnetismo ci fornisce più di un’analogia. Si è pensato
a lungo che solo i metalli potessero rispondere alle influenze magnetiche.
Poi, in una serie di esperimenti condotti presso la Northwestern University,
nell’Illinois, si è scoperto che il movimento delle lumache è influenzato
dalla polarità magnetica della terra. Questi esperimenti hanno anche
dimostrato che è possibile far cambiare alle lumache i loro abituali schemi
di movimento, seppellendo nel terreno delle calamite aventi una forza di
attrazione simile a quella delle bussole e orientandole in direzione opposta
al Polo Nord. Più di recente, altri esperimenti hanno dimostrato che i
molluschi aprono e chiudono le valve seguendo il ritmo dei movimenti della
luna, che l’umore delle persone può essere influenzato dalle fasi lunari
(sembra in conseguenza del magnetismo) e che gli organismi animali hanno
un campo magnetico molto simile a quello da lungo tempo conosciuto nei
circoli metafisici come aura. Come la gravità, anche il magnetismo è una
vera e propria forza che, sebbene non rilevabile dai sensi, può essere
chiaramente percepita. Il modo in cui opera nel mondo materiale è molto
simile a quello dei livelli spirituali sottili, poiché la materia non è altro che
una manifestazione inferiore di realtà spirituali.
Per comprendere come un organismo vivente possieda il suo campo
magnetico, dobbiamo solo considerare che un campo magnetico viene a
crearsi ogni qualvolta una corrente è fatta passare attraverso un cavo
elettrico. Anche il sistema nervoso trasmette impulsi elettrici
scientificamente misurabili, creando così un campo magnetico. In verità,
l’elettricità è un aspetto piuttosto trascurabile di questo flusso di energia, un
effetto quasi fisico (cioè sufficientemente grossolano da poter essere
rilevato da strumenti fisici) di energie di gran lunga più sottili e più potenti.
«L’elettricità» disse il mio guru «è la corrente animale nel mondo
dell’energia». Quanto più la manifestazione della realtà è sottile, tanto più
grande sarà il suo potere potenziale, perfino al livello materiale più
grossolano. Considera, ad esempio, l’enorme potere che si ottiene con
l’energia atomica. Quanto più chiaramente possiamo percepire, o
comprendere, il flusso di energia nel sistema nervoso al suo livello reale e
più sottile, tanto più siamo in grado di controllare la nostra vita e il mondo
fisico che ci circonda. Ciò che è ancor più importante è che questa
comprensione ci consente di controllare il nostro destino spirituale.
La caratteristica essenziale del magnetismo è il suo potere di attrazione e
di repulsione. La manifestazione materiale di questa forza, nel
comportamento di pezzi di metallo magnetizzati, è solo l’effetto
esteriormente più osservabile di un potere che è essenzialmente divino. È
come il custode di un ufficio, che ha esclusivamente il compito di fare le
pulizie e che anche in questo agisce solo per conto del capufficio. Anche
l’amore divino è una sorta di magnetismo. Lo stesso, a livelli più
grossolani, si può dire per l’amore umano, la felicità, l’odio e la paura, vale
a dire per ogni stato di coscienza attivamente manifesto. Come veicolo per i
diversi stati di coscienza, l’energia assume innumerevoli aspetti e genera
pertanto innumerevoli tipi di magnetismo. L’amore attrae amore; la paura
attrae ulteriore paura. Se il nostro flusso di energia è diretto verso una
particolare persona, e se esiste a qualche livello di quella persona uno stato
di coscienza (e pertanto di magnetismo) simile, noi possiamo attrarla o
respingerla, a seconda che lo scambio abbia o meno la natura di un riflesso
simpatico. Così, sebbene l’odio sia negativo ed eserciti apparentemente solo
una forza di repulsione, se viene ricambiato crea un magnetismo di
attrazione tra le persone coinvolte. L’amore, d’altro canto, sebbene sembri
esercitare soltanto attrazione, se non è ricambiato può diventare una forza
repulsiva, che causa separazione.
In ogni scambio simpatetico tra gli esseri umani è possibile osservare
un’interazione tra positivo e negativo che è simile all’attrazione nord-sud
tra due magneti. Troviamo l’esempio più palese di questa azione nella
reciproca attrazione tra maschi e femmine di qualsiasi specie. Parlare della
femmina come polo negativo non implica affatto passività; piuttosto, in
ogni relazione simpatica la funzione del “magnete” negativo è di attrarre e
quella del magnete positivo è di essere attratto. In questo modo, gli
insegnamenti dello yoga parlano della donna come della shakti – cioè
l’energia divina – dell’uomo, poiché è soprattutto il suo magnetismo ad
attrarre l’energia dell’uomo a ogni livello nella manifestazione esteriore,
creativa. (È per questo che si dice spesso che nessun uomo raggiunge la
grandezza senza l’aiuto di una donna. Ed è per lo stesso motivo che la
compagnia femminile viene evitata da quei monaci che desiderano
unicamente dirigere tutta la loro energia e attenzione verso il divino Sé
interiore. Anche le donne possono voler evitare la compagnia degli uomini,
se il loro scopo è trarre forza solo dalla fonte suprema, Dio. In ogni caso,
bisogna aggiungere che quando si giunge a percepire l’anima, le distinzioni
tra maschile e femminile scompaiono. In altre parole, si può dire che
davanti a Dio siamo tutti femmine, poiché la funzione dell’anima è di
attrarre la Grazia di Dio tramite la devozione divina, per diventare come
Lui.)
Un magnete si comporta con il ferro non magnetizzato in modo diverso
da come fa con quello magnetizzato, anche se esercita comunque un effetto
su di esso, attirandolo a sé. Allo stesso modo, il magnetismo umano attrae
anche oggetti che, di per sé, non hanno potere magnetico, tranne quello che
l’uomo stesso attribuisce loro. Quando una persona si sente irresistibilmente
spinta ad acquistare una casa che ha visto, l’attrazione magnetica non è
ovviamente nella casa, ma nella sua mente. Ciò nonostante, il desiderio può
riuscire non solo ad attirare la persona verso la casa (una conseguenza ovvia
e prevista del suo impiego di energia), ma anche ad attirare la casa verso la
persona. Se il nostro desiderio è molto forte, ad esempio, il proprietario
della casa che desideriamo potrà improvvisamente decidere di venderla,
oppure i nostri affari prenderanno inaspettatamente una piega favorevole
così da fornirci il denaro necessario all’acquisto, o interverranno altre
circostanze che ci porteranno le giuste opportunità.
Durante il mio secondo anno di università sviluppai la teoria che la
fortuna è più il risultato di un atteggiamento che di un cieco destino. «Se
vuoi essere fortunato» dicevo ai miei amici «aspettati di esserlo. Poi rendi
dinamiche le tue aspettative, andando incontro alla fortuna a metà strada;
non aspettare passivamente che arrivi». Eventi incredibili iniziarono ad
accadere non appena cominciai a vivere in base a questo principio. L’unico
capitolo, tra i molti, che studiai per un esame di greco risultò essere quello
che ci chiesero di tradurre. Mi iscrissi a una gara di scrittura con un premio
di cento dollari, non perché conoscessi l’argomento (mi era del tutto
estraneo), ma perché mi servivano quei soldi; il titolo era: “I principi
fondamentali alla base del governo degli Stati Uniti” e deve essere sembrato
altrettanto spaventoso agli altri di quanto lo sembrasse a me, perché (per
fortuna) gli studenti di legge e scienze politiche si tennero fuori dalla
mischia e io risultai essere l’unico concorrente. Vinsi anche quindici dollari
a una gara di poesia, ma quello era più il mio campo. Poi, con centoquindici
dollari in tasca, partii per trascorrere le vacanze estive in Messico. Partii da
Boston in autostop. Il giorno seguente, trovai un passaggio da Philadelphia
fino a Città del Messico: quasi cinquemila chilometri! Il mio benefattore
stava andando a Città del Messico per conto della sua ditta e fu così gentile
da inserirmi nella sua nota spese come secondo autista. E così via,
continuamente. Tra i miei parenti, la mia cosiddetta fortuna diventò
leggendaria.
Poi, però, il mio atteggiamento cambiò. Ero andato in Messico pensando
di poter trovare in quel viaggio la comprensione e l’ispirazione che
desideravo ardentemente nella vita, e che in seguito trovai nello yoga.
Invece, il viaggio si rivelò, per usare una definizione di Emerson, un
«paradiso degli sciocchi». L’ispirazione mi abbandonò, e con essa la
fortuna. Per qualche tempo le cose andarono male; solo il graduale ritorno
del mio spirito positivo fece ritornare anche la mia “fortuna”.
Si sente spesso l’espressione «fortuna del principiante». Mentre ero in
Messico, quell’estate, conobbi una famiglia che mi raccontò di
un’avventura vissuta alle corse dei cavalli. Il padre – che era un
frequentatore abituale dell’ippodromo, mentre la moglie e la figlia erano lì
per la prima volta – aveva guardato divertito le due donne scommettere su
un certo cavallo semplicemente perché erano attratte dal colore o dal nome.
«Sono anni che quel vecchio ronzino non vince una corsa!» aveva fatto loro
notare, continuando a scommettere con oculata saggezza. Ciò nonostante
aveva perso, mentre la moglie e la figlia avevano vinto ripetutamente. Di
sicuro era perché le due donne, ignorando completamente le probabilità
contro di loro, avevano scommesso aspettandosi gioiosamente di vincere e
avevano quindi letteralmente attirato il successo. Anche i principianti sul
sentiero spirituale attirano più esperienze interiori e progrediscono più
rapidamente di molti ricercatori esperti. Il motivo può essere soltanto che
non sanno ancora quanto sia difficile il sentiero. Se riuscissimo a mantenere
la fede ottimista che provavamo all’inizio del viaggio spirituale anche
mentre arranchiamo nel periodo intermedio – quella fase di duro e spesso
doloroso lavoro che intercorre tra l’ispirazione nata dal primo entusiasmo e
quella che sorge con l’albeggiare della divina percezione – potremmo
trovare Dio con grande rapidità.
Tutto ciò che è presente con forza nella nostra mente, viene attratto a noi.
Questo vale sia per le circostanze e gli eventi che per gli oggetti. È vero
anche per l’ispirazione. «I pensieri» diceva il mio guru «hanno radici
universali, non individuali» (Autobiografia di uno yogi, capitolo
quindicesimo). Se, invece di attendere passivamente che le muse ci
sorridano, ci incamminiamo coraggiosamente nella direzione di pensiero
che vogliamo seguire, scopriremo che l’ispirazione arriverà senza che
sappiamo da dove, letteralmente attratta dal potere magnetico della nostra
fede.
È importante comprendere che il magnetismo umano, in qualunque
campo, non è mai il risultato di un semplice desiderio illusorio. Due persone
potranno affrontare con positività una certa impresa, tuttavia una di loro
attirerà il successo e l’altra il fallimento. Ci sono magneti deboli e magneti
forti. Qualunque corrente venga fatta passare attraverso un cavo elettrico
genererà un campo magnetico, ma è necessaria una forte corrente per
produrre un forte campo magnetico.
Nella lezione precedente hai imparato la legge della ricarica energetica:
«Più forte la volontà, più forte il flusso di energia». A questa legge
possiamo ora aggiungerne un’altra: Più forte il flusso di energia, più forte il
campo magnetico.
I principi della ricarica, quindi, si applicano anche allo sviluppo del
magnetismo. Quando invii un pensiero forte, un raggio di energia si dirige
da te all’oggetto di quel pensiero. Quel raggio di energia crea il suo campo
magnetico, forte o debole a seconda della relativa forza della tua volontà. Se
la tua volontà, e il risultante campo di energia, sono potenti, non c’è nulla
che tu non possa attrarre. Sarai capace di imprese che agli altri sembreranno
miracolose.
Una volta compreso il principio del magnetismo, è comunque importante
capire che è anche possibile usarlo male. Fai attenzione a cosa desideri,
poiché anche i desideri sbagliati e perfino le paure possono mettere in
azione questa legge sottile. Il devoto farebbe bene a cercare di unire sempre
la sua volontà non solo all’energia cosmica, ma anche alla volontà divina.
Nel cercare la Grazia, dovrebbe anche cercare la guida. Perfino le
percezioni divine, infatti, vengono attratte dal potere magnetico della nostra
volontà. Quando è offerta con fiducia a Dio, la volontà diventa fede. Se
mantieni la tua fede pura e libera da ogni interesse personale, potrai
facilmente riconoscere quando il tuo volere è mal diretto, poiché si creerà
un’improvvisa disarmonia tra la volontà e il suo progressivo trasformarsi in
fede divina.
Noi influenziamo gli altri con il nostro magnetismo e siamo a nostra
volta influenzati da loro. Possiamo ferirli con pensieri negativi e, allo stesso
modo, essere feriti. Il pensare a un’altra persona in modo negativo,
specialmente se lo facciamo con potere magnetico, costituisce un uso
gravemente errato di questa legge; invariabilmente, saremo noi a subire il
danno maggiore, in quanto strumenti di quella disarmonia. (Allo stesso
modo, benedire gli altri ci attira le più grandi benedizioni.) Non avrebbe
alcun valore insegnare agli studenti come danneggiare gli altri con il potere
del magnetismo; può essere utile, però, sapere come proteggersi da possibili
influenze dannose provenienti dagli altri, e ciò richiede una comprensione,
seppure minima, di come sia possibile usare il magnetismo per scopi
malvagi.
Ricorda che, per poter ricevere un certo tipo di magnetismo, bisogna
essere aperti ad accoglierlo. Per questo motivo, in diverse culture primitive
coloro che praticano la magia nera cercano di incutere paura nelle loro
vittime o di trovare anche in altri modi un’apertura vibrazionale per le
proprie energie malefiche. È quindi importante sapere come non aprirsi ai
tipi sbagliati di magnetismo.
L’autoprotezione magnetica può essere effettuata, da un lato, rifiutandosi
di rispondere a livello negativo (ad esempio con paura, rabbia o odio) e,
dall’altro, circondandosi di un forte magnetismo positivo. Può essere utile
avvolgere mentalmente di luce divina la persona che si professa nostra
nemica. Tuttavia, se la sua influenza è forte, il nostro stesso desiderio di
aiutarla può diventare un’apertura emotiva attraverso la quale le sue
vibrazioni possono ferirci. Ricordati che il desiderio di aiutare deve essere
veramente impersonale. Se non lo è, potrebbe essere meglio tracciare
mentalmente una croce di luce sulla persona che desidera il nostro male.
Immagina di usare il pollice per questo scopo (il pollice è il dito
maggiormente collegato alla forza di volontà). Se praticherai questa tecnica
con grande volontà e fede incrollabile, tutto il male che ti giunge dagli altri
verrà bloccato alla fonte, e solo le vibrazioni benefiche potranno
raggiungerti. In questo modo, inoltre, pur proteggendoti non ti succederà di
danneggiare in alcun modo il tuo oppositore, anche se i suoi stessi pensieri
negativi potrebbero ripercuotersi su di lui, dato che non possono
raggiungere la loro meta, cioè te.
A volte, potrà essere necessario chiudere delle singole fessure nella tua
armatura magnetica usando pensieri specifici (ad esempio per rompere
l’attaccamento che senti nei confronti di una particolare persona di cui temi
l’influenza). In generale, però, ciò che è più necessario è circondarsi
semplicemente di vibrazioni armoniose a tutti i livelli. Ricorda, nessuna
energia negativa sarà in grado di penetrare in un campo di forza positivo, a
meno che tu stesso non ti renda vulnerabile in qualche modo a uno specifico
raggio di pensiero o emozione.
Sono le emozioni, soprattutto, a indebolire la nostra “armatura”
magnetica. Rendi quindi armoniose le tue emozioni con la meditazione
profonda. Poi, con un cosciente sforzo di volontà, irradia sentimenti
armoniosi dal tuo cuore in ogni direzione nel mondo intorno a te. Troverai
un’altra tecnica per rafforzare il tuo campo magnetico nel prossimo
paragrafo di questa lezione.
Ricorda anche che è bene rimanere sempre aperti e ricettivi alle buone
influenze magnetiche. Non cercare quindi di proteggerti dai pensieri
dannosi degli altri assumendo un atteggiamento di freddezza o di
indifferenza nei loro confronti. Sebbene possa effettivamente proteggerti,
l’indifferenza ti renderà insensibile alle vibrazioni più sottili del mondo che
ti circonda; ti renderà meno divinamente ricettivo. È sempre meglio
rispondere con una coscienza di luce e con un amore divino e impersonale.
Anche i buoni pensieri che gli altri ti inviano devono trovare un’apertura
per poterti influenzare. Per questo si dice che la guarigione spirituale
richiede non solo il potere del guaritore, ma anche la fede ricettiva di colui
che deve essere guarito.
Sarà possibile comprendere più profondamente il principio del
magnetismo e della ricarica energetica pensando a cosa rende magnetica
una barra di ferro. Ogni molecola di ferro possiede una sua polarità; se una
barra di ferro non manifesta alcun magnetismo è perché le sue molecole
sono rivolte ognuna in una direzione diversa, annullandosi a vicenda.
Quante più molecole saranno orientate da nord a sud, tanto più forte sarà il
magnetismo che si manifesterà in quella barra di ferro.
Questa semplice realtà schiude una porta importante sugli insegnamenti
dello yoga, alcuni dei quali verranno esplorati nelle lezioni seguenti: la
necessità di un guru e la somiglianza tra un magnete e la spina dorsale, con
la sua polarità positiva-negativa nel cervello e nei centri spinali inferiori.
Una barra di metallo si magnetizza quando viene posta accanto a un
pezzo di ferro già magnetizzato. Allo stesso modo, per acquisire un forte
magnetismo è importante frequentare persone che possiedano già il tipo di
magnetismo che si vuole sviluppare. Per sviluppare un magnetismo di
successo, frequenta persone di successo, non dei falliti; frequenta artisti per
sviluppare il magnetismo artistico, devoti per quello spirituale.
Ricordo come, in occasione del nostro primo incontro, il mio guru mi
chiese se mi fosse piaciuta la sua autobiografia. Quel libro aveva cambiato
completamente la mia vita, facendomi addirittura attraversare tutta
l’America per offrire la mia vita al Maestro come suo discepolo.
L’Autobiografia di uno yogi era infatti un libro grandioso, più di ogni altro
che avessi mai letto, e lo è tuttora. Cercai inadeguatamente di dire quanto
profonda fosse stata la sua influenza. «È perché contiene le mie vibrazioni»
rispose semplicemente il Maestro. Un pensiero nuovo per me, a
quell’epoca! Mi lasciò sbalordito, ma nel corso degli anni ho compreso
quanto fosse vero. Le parole, infatti, trasmettono più delle idee; sono canali
di potere magnetico, attraverso cui l’anima dello scrittore può toccare le
anime dei suoi lettori. È soprattutto per questo motivo che è bene leggere le
vite dei veri santi: le loro parole trasmettono in parte il potere di una diretta
benedizione fisica.
Ogni genere di attività umana manifesta un particolare magnetismo; per
avere successo in una certa attività, il requisito più importante è sviluppare
il giusto tipo di magnetismo. Quando esso è stato ben potenziato, è
realmente possibile raggiungere il successo anche con una limitata
conoscenza in quel campo. (In effetti, il più grande beneficio di ogni
preparazione – maggiore perfino della conoscenza dei fatti – è la fiducia,
nata da quella conoscenza, nella propria capacità magnetica di attrarre il
successo.)
Frequentare gli altri per acquisire il loro magnetismo, più che una
vicinanza fisica richiede una sintonia della coscienza. Senza quella sintonia,
la vicinanza fisica potrebbe produrre uno scambio magnetico limitato,
oppure non produrlo affatto; se invece c’è sintonia, lo scambio può avvenire
anche a distanza. In ogni caso, la quantità dello scambio dipenderà dalla
capacità di attrazione magnetica, che a sua volta dipenderà, ovviamente, da
un profondo e sincero sforzo di volontà.
Per esercitare l’attrazione in modo corretto, non essere come una spugna
che assorbe passivamente qualunque magnetismo riesca a trovare; così
facendo, si può svuotare un’altra persona senza in realtà ottenerne nulla.
Ricorda che, mentre attiri il suo magnetismo, anche tu devi diventare un
magnete che dona a sua volta. Via via che il tuo magnetismo aumenta,
aumenterà anche il tuo potere di attrazione, ma lo sviluppo magnetico di
questo tipo è sempre uno scambio. Formando un vortice di energia più
ampio, esso attira sempre più magnetismo dall’universo circostante o (se il
magnetismo è spirituale ed elevante) da Dio. Un insegnante che abbia veri
studenti guadagna dalla loro compagnia tanto quanto loro dalla sua.
Così come le molecole in una barra di ferro, quando sono rivolte in
direzioni diverse, annullano a vicenda il loro effetto magnetico, anche le
“molecole” del desiderio umano, quando sono in conflitto, si annullano
reciprocamente e rendono inefficace il magnetismo. Per desiderare qualcosa
con forza, si deve volerla con tutto il proprio essere. Per attirare qualcosa,
impara a mettere tutto te stesso nel flusso di energia che stai inviando.
In questo modo, diventerà evidente che certi atteggiamenti sono
automaticamente più magnetici di altri. La buona volontà, l’allegria, la
gentilezza, tutti gli atteggiamenti sani e spirituali sono magnetici. La
svogliatezza, lo scoraggiamento e altri atteggiamenti negativi di questo
genere sono come molecole di ferro rivolte in direzioni conflittuali o come
le tossine nel sistema nervoso; inoltre, ostacolano il libero fluire
dell’energia. Anche se l’odio e altre forti emozioni negative possono
sviluppare un potere magnetico tutto loro quando vengono convogliati in
un’unica direzione, alla fine la pesantezza interiore che producono
ostacolerà comunque il fluire dell’energia, distruggendo quindi quel tipo di
magnetismo.
Anche i cibi che mangiamo possono rafforzare o indebolire il
magnetismo. Se sovraccaricano di tossine l’organismo, ridurranno il nostro
flusso di energia e, di conseguenza, il nostro magnetismo. Se invece
favoriscono il fluire dell’energia nel corpo, possono giustamente essere
chiamati cibi magnetizzanti. Questo aspetto dell’argomento verrà trattato
più ampiamente nella sezione sull’alimentazione.
Un’aura magnetica forte e positiva intorno al tuo corpo impedirà ai
pensieri negativi degli altri di danneggiarti, e farà sì che circostanze ed
eventi negativi o dannosi non possano colpirti. Se sei buono, solo la bontà
potrà raggiungerti; se poi, a causa dell’oscura influenza del karma passato,
ti colpirà qualcosa che in molti contesti umani sarebbe considerato
negativo, il suo impatto sarà minimizzato, o il risultato ti sarà addirittura
favorevole.
Infine, bisogna ricordare che tutto ha origine nello Spirito Infinito. Ogni
tipo di magnetismo nasce dal potere magnetico dell’amore di Dio. Come la
luce che proviene da una lampadina, questo potere è più forte alla fonte.
Così come un oggetto tenuto contro una luce la riflette maggiormente
(anche a distanza) quanto più le è vicino, anche il potere divino ha la
massima forza, perfino ai livelli inferiori di manifestazione, quando la sua
origine è vicina alla Fonte Divina. In questo mondo materiale, le realtà più
elevate sembrano spesso insignificanti. Tuttavia, l’energia atomica nascosta
in una barra di ferro è ben maggiore di quella che si potrebbe generare
usando la stessa barra come una mazza. Similmente, la gentilezza e
l’equanimità possono ricomporre le divergenze in modo più efficace delle
tattiche brutali. E l’amore divino – pur essendo probabilmente la forza
meno conosciuta nell’universo e quella che meglio si presta a essere derisa
come «poco pratica, estranea alle vicende terrene e inefficace» – è in realtà
la forza più poderosa dell’universo, anzi, in ultima analisi, l’unica. Con il
potere magnetico dell’amore divino è possibile realizzare ogni cosa, perfino
il compito apparentemente più arduo: la nostra salvezza dall’illusione.
Ciò che l’uomo con le sue sole forze non può compiere, lo può
facilmente l’amore divino, e per sempre. La cosa più importante per noi,
quindi, è sintonizzarci con quel sottilissimo raggio attraverso la
meditazione.
Offri il tuo amore a Dio; creerai così un campo magnetico che, a sua
volta, attrarrà a te il Suo amore. Gradualmente, diventerai un canale sempre
più perfetto per l’amore divino e attirerai Dio a livelli di divina
consapevolezza sempre più alti, fino a quando il tuo amore raggiungerà la
perfezione in Lui. L’amore di Dio fluisce sempre verso di te; sei tu, con il
tuo amore, che devi completare il circuito, generando così il magnetismo
che può attrarre la coscienza stessa dell’Infinità.
Ricorda quindi, ancora una volta, la legge che governa il magnetismo:
Più forte il flusso di energia (risvegliato dalla volontà), più forte il campo
magnetico.
Posizioni yoga
PARVATASANA
(la posizione della Montagna)
Controindicazioni
• Non praticare la posizione se soffri di lesioni spinali o durante la
gravidanza.
• Durante il ciclo mestruale è sconsigliata la posizione completa.
MATSYASANA
(la posizione del Pesce)
Precauzioni
• Se la colonna cervicale è vulnerabile o lesionata, è essenziale non
mettere il peso sulla sommità della testa e mantenere il mento in dentro,
verso il petto.
• Se soffri di problemi cardiovascolari, mantieni il respiro naturale
evitando qualsiasi sforzo.
• In caso di patologie alla colonna, è necessario consultare un medico.
YOGA MUDRA
(solitamente tradotto come
“Simbolo dello yoga”)
DHANURASANA
(la posizione dell’Arco – variante avanzata)
Respirazione
Sequenze
Guarigione
Problemi sessuali
Alimentazione
Rasagulla, un dessert
Uno dei dolci indiani più deliziosi, il rasagulla, richiede molto tempo ma
non è difficile da preparare.
Prepara un panir fresco (un tipo di formaggio), facendo bollire del latte e
aggiungendo un cucchiaio di succo di limone per ogni mezzo litro di latte
non appena il latte comincia a bollire. Mescola gentilmente mentre il latte si
caglia e lascia cuocere a fuoco lento per 5 minuti. Filtra attraverso una
garza. Lascia la garza con il caglio appesa per una notte o finché il
formaggio non diventa molto secco. Lavoralo fino a quando assume una
consistenza soffice. Fai delle palline poco più piccole di una pallina da golf.
Taglia a metà ogni pallina e metti nel centro una presa generosa di zucchero
candito frantumato e 4 semi di cardamomo (non baccelli). Unisci le due
metà e falle rotolare assieme fino a riassumere la consistenza di una pallina
perfetta.
A parte, prepara una pentola di sciroppo facendo bollire un po’ di miele
in acqua. (Normalmente si usa lo zucchero, ma il miele è più sano.) Lo
sciroppo deve avere una consistenza molto liquida e pertanto bisogna
aggiungere acqua se durante la bollitura dei rasagulla si addensa
eccessivamente. Una proporzione di 100 ml di miele rispetto a 250 ml di
acqua dovrebbe essere adeguata.
Fai cuocere gentilmente a fuoco lento i rasagulla nello sciroppo per 5-10
minuti, fino a quando si gonfiano leggermente. Dopo averli fatte
raffreddare, spruzzali con un po’ di acqua di rose.
Meditazione
A. Tempi e modi della pratica di Hong-So
Preparazione
1) Per liberare il sangue dall’anidride carbonica e dunque calmare
l’organismo, inspira tendendo tutto il corpo; espira e rilassa. Ripeti 2 o 3
volte.
2) Inspira ed espira lentamente e profondamente diverse volte, inspirando,
trattenendo ed espirando per la stessa durata. (Un ritmo suggerito è 20-
20-20 oppure 12-12-12.) Non sforzarti. Ripeti 6 o 12 volte.
3) Controlla mentalmente il corpo per assicurarti che sia rilassato. Di tanto
in tanto, durante la pratica, controllalo nuovamente.
4) Inizia la pratica vera e propria espirando lentamente e consapevolmente.
La tecnica di base
1) Non appena il respiro entra spontaneamente, seguilo mentalmente con il
suono Hong. Immagina che sia il respiro stesso a produrre questo suono.
2) Quando il respiro esce spontaneamente, seguilo mentalmente con il
suono So. Immagina che sia il respiro stesso a produrlo.
3) Se in qualunque momento il respiro si ferma naturalmente, accetta la
pausa con calma, identificandoti con essa finché la respirazione
riprenderà spontaneamente.
4) Per tenere la mente fissa sul respiro (o, quando sarai più interiorizzato,
per distinguere tra inspirazione ed espirazione) potrà esserti d’aiuto
portare il dito indice verso il palmo della mano mentre il respiro entra, e
allontanarlo dal palmo quando esce.
Prima fase
1) Se il respiro è ancora irrequieto, forse ti sarà più facile avvertire il
movimento fisico dei polmoni e del diaframma, piuttosto che il flusso
del respiro nelle narici. In questo caso, lascia che la mente segua la sua
inclinazione naturale e concentrati sugli aspetti puramente fisici della
respirazione: il movimento della cassa toracica, del diaframma,
dell’ombelico.
2) Gradualmente, con l’aumentare della calma, trasferisci l’attenzione dal
processo della respirazione al respiro stesso.
Seconda fase
1) Quando la tua attenzione comincia a concentrarsi sul respiro, osservalo
nel punto in cui entra nelle narici.
2) Gradualmente, col progressivo acquietarsi del respiro, concentra la tua
consapevolezza sempre più in alto nel naso. Potrà esserti utile cercare di
rilassare l’interno del naso.
3) A mano a mano che questa osservazione diventa naturale, concentra la
tua consapevolezza nel punto in cui il respiro entra nella cavità nasale.
Percepiscilo nella parte più alta di questo passaggio e visualizza il suo
movimento mentre sfiora e risveglia dolcemente il centro cristico, nel
lobo frontale del cervello.
Terza fase
1) Identificati sempre più con il respiro e sempre meno con la necessità del
tuo corpo di respirare. Ricorda che, soprattutto quando la tua calma sarà
maggiore, questa necessità potrà diventare più immaginaria (il risultato
di una profonda abitudine subconscia) che reale. Quindi:
2) Concentrati particolarmente sulle pause tra i respiri, e godine. Soffermati
sul senso di libertà dalla tirannia della costante respirazione. Pur
godendo di questo senso di calma e libertà, non cercare di prolungare
con la volontà lo stato senza respiro.
3) Dirigi piuttosto la volontà verso il pensiero di divenire l’aria che sta
fluendo nel naso o lo spazio sconfinato nel centro cristico.
4) A mano a mano che le pause si allungano, prova a focalizzare la tua
attenzione cantando mentalmente AUM nel centro cristico.
Punti chiave
1) Durante tutta la pratica tieni lo sguardo rivolto in alto, per elevare
gradualmente la coscienza. Tuttavia, non concentrarti nel centro cristico
fino a quando non ti sarà naturale sentire il flusso del respiro in quel
punto.
2) Rimani seduto immobile durante la pratica. Qualunque movimento fisico
(così come qualunque movimento di pensiero o emozione) agiterà
ulteriormente il respiro.
3) Di tanto in tanto, controlla il corpo (in particolare il naso) per assicurarti
che sia rilassato.
4) Mentre canti Hong-So, assicurati di farlo solo mentalmente. Spesso, il
semplice pensiero di una parola produce un movimento involontario
della lingua e delle labbra, oppure una leggera tensione nella mandibola
o nella gola. Assicurati che anche queste parti del corpo siano
completamente rilassate.
DOMANDE E RISPOSTE
D. Quanto a lungo si dovrebbe praticare la tecnica di Hong-So?
R. Fino a quando si prova piacere nel praticarla. Questa è l’unica tecnica (a
differenza di molte altre nello yoga) che non rischia di diventare
eccessiva, poiché non crea tensione nel sistema nervoso. Yoganandaji,
da ragazzo, la praticava fino a sette ore e mezza di seguito. Una volta,
egli disse a un suo discepolo che se si vuole diventare maestri in questa
vita, bisognerebbe praticare Hong-So per due ore al giorno. Nessuna
tecnica, comunque, dovrebbe essere praticata fino alla fatica o alla noia.
I principianti, in particolare, faranno meglio a eseguirla solo mezz’ora
alla volta, o forse anche meno. Per gli altri, la chiave dovrebbe essere la
piacevolezza, per non scivolare gradualmente nell’abitudine dannosa di
meditare in modo meccanico, senza quel vivo senso di beata aspettativa
che è indispensabile per il vero progresso nella meditazione. Quando la
tecnica comincia a diventare meno piacevole, smetti di praticarla,
almeno per quella sessione. E se cominci a perdere il gusto per la
meditazione, smetti di meditare o fai una pausa (puoi riposare in
Savasana, la posizione del Cadavere), prima di fare un ulteriore
tentativo.
D. Si può praticare questa tecnica nei momenti di ozio, oltre che nei periodi
che ci si è prefissi per la meditazione?
R. Sì, e praticamente ovunque: seduti alla scrivania in ufficio, in un luogo
pubblico, a una festa quando non si è coinvolti nella conversazione. Di
fronte agli altri, tuttavia, non lasciar trapelare ciò che stai facendo.
Siediti rilassato e chiudi gli occhi come per riposarli, oppure guarda
dritto davanti a te come se stessi riflettendo.
D. A volte il mio respiro, invece di creare pause sempre più lunghe tra
l’inspirazione e l’espirazione, continua con il suo ritmo normale, ma
diventa sempre più lieve fino a scomparire. Va bene?
R. Sì, molto. Lascia comunque che il respiro segua il suo corso e non
decidere quale ritmo debba seguire. In ogni caso, una respirazione così
leggera indica un soddisfacente stato di concentrazione.
B. Il magnetismo
A prescindere da ciò che desideri nella vita – oggetti, opportunità o
circostanze favorevoli; ispirazione, intuizioni o comprensione intellettuale;
estasi, divino amore o libertà dell’anima – una cosa, e solo quella,
determinerà la misura del tuo appagamento: il potere e la qualità del tuo
stesso magnetismo.
Il magnetismo è un principio astratto. Può essere usato come strumento
di sciagura così come di benedizioni. Fai attenzione a ciò che desideri,
poiché hai nelle tue mani il potere di conquistare il paradiso anche qui sulla
terra oppure – sempre qui sulla terra – l’inferno.
I desideri per le cose di questo mondo sono la principale causa della
rovina dell’uomo, poiché lo legano all’elemento più grossolano della sua
natura e nascondono ai suoi occhi quelle qualità interiori e spirituali che lo
renderebbero libero di innalzarsi nei cieli della gioia infinita. Tuttavia, per
non lasciarsi prendere dall’eccessiva preoccupazione per le cose materiali, è
necessario avere abbastanza prosperità economica, salute e opportunità.
Solo una grande anima è capace di pensare unicamente alle realtà superiori,
anche nel mezzo delle privazioni più penose. Le benedizioni di questo
mondo possono davvero essere tali, a patto che facilitino la nostra ricerca
della libertà interiore, invece di ostacolarla. Non è sbagliato, quindi, usare il
potere del nostro magnetismo per acquisire una certa prosperità terrena, se
nel farlo non ci lasciamo seppellire dai nostri beni; non è sbagliato usarlo
per acquisire la salute, se non diventiamo fanatici del benessere; neppure è
un errore servirsene per far aprire le porte delle opportunità, se cerchiamo
opportunità veramente degne e non sperperiamo i nostri poteri in deviazioni
e semplici diversivi. Puoi attrarre qualunque cosa desideri dalla vita –
fisicamente, mentalmente o spiritualmente – solo in base al tipo di energia
che tu stesso manifesti. Se comprenderai questa verità, potrai prenderti cura
del tuo benessere materiale anche se il tuo desiderio principale nella vita
(come è giusto che sia) è di trovare Dio.
Ciò nonostante, la base di ogni desiderio dovrebbe essere la volontà di
trovare Dio e di compiacerLo. Non pensare che i tuoi desideri materiali,
essendo mondani, non trovino posto nella tua vita spirituale, perché in
questo modo non faresti altro che rivolgerli contro di te, invece che verso la
tua libertà finale. Cerca piuttosto l’aiuto di Dio per appagarli nella
meditazione, così da comprendere che la vera fonte del tuo potere non è il
piccolo ego, ma l’Infinito Sé divino. Cerca anche la guida di Dio, per poter
desiderare sempre ciò che è realmente per il tuo bene più alto. Non intendo
suggerire di limitare i tuoi sforzi alla meditazione, ma di cercare nella
meditazione la fonte della tua forza.
Qualunque cosa tu desideri, visualizzala con chiarezza nella mente.
Concentra questa immagine nel centro della volontà tra le sopracciglia e,
invitando l’energia dell’universo a rafforzare la tua stessa energia, invia
all’esterno un forte pensiero attraverso il centro cristico. Investi quel
pensiero di tutta l’energia in tuo potere. Senti la forza magnetica di
quell’energia che si riversa all’esterno, senza concentrarti troppo
sull’oggetto particolare che speri di influenzare con il tuo desiderio.
Focalizzati su una situazione ideale, invece che sullo stato attuale delle
cose. Soprattutto, fa’ della pace divina il canale per il tuo potere magnetico,
così che quel potere possa produrre armonia, o almeno, se questo non è
possibile, non dare alcun risultato. Fa’ di Dio il tuo Socio in ogni impresa e
offriGli i frutti dei tuoi sforzi, cercando di compiacerLo e agendo
soprattutto per amore Suo.
In questo modo, scoprirai ben presto di essere veramente figlio
dell’Infinità e che il dominio – non dell’ego, ma dell’anima – su tutte le
cose è un tuo diritto di nascita divino.
Come può l’uomo, smarrito e incerto nel buio della propria ignoranza,
trovare la via verso la chiara luce della saggezza? Ha bisogno di un guru.
Da solo, quale sentiero potrà mai seguire con sicurezza? Innumerevoli sono
i sentieri segnati sulle mappe, ma la loro stessa diversità li rende sospetti.
Quante rotte ben tracciate conducono i viaggiatori speranzosi lungo percorsi
tortuosi fino ad abissi insuperabili! Quante strade ben battute e
apparentemente sicure attraversano pianure fiorite per poi sgretolarsi in
aridi deserti di insoddisfazione! Perfino quei pochi sentieri che conducono
realmente tra deserti e valichi montani fino alla terra della divina promessa,
devono all’inizio attraversare lande desolate; solo con grande attenzione è
possibile praticarli. Ovunque, i divini trabocchetti dell’illusione attendono
gli incauti; i profondi solchi del desiderio conducono fuori strada, nei fossi
delle cattive abitudini.
L’uomo pensa di poter giungere all’illuminazione percorrendo la via
delle massime morali: sarebbe come voler attraversare una pianura sferzata
dal vento a lume di candela! Egli pensa di trovare la strada giusta con le sue
sole forze, ma poi, riconoscendo la propria impotenza quando ormai è
troppo tardi, aspetta pateticamente di essere trasportato non importa da chi –
prete, indovino o chiromante – a patto che questo compagno di
pellegrinaggio prometta di fare tutto il lavoro per lui.
Chi, se non il più cieco degli egocentrici, potrebbe affermare che è il suo
potere a far accendere una lampadina? E chi, se non il più assoluto
sognatore, potrebbe sostenere che, poiché l’elettricità illumina la lampadina,
è l’elettricità che decide quando accenderla? L’uomo, creatura
dell’universo, non può fare neppure due passi senza il potere che trae
dall’universo. Tuttavia, sta solo a lui attirare quel potere: la Natura non può
percorrere la strada al suo posto.
Abbiamo bisogno di aiuto sul sentiero verso l’illuminazione. Abbiamo
bisogno di un guru. Non è sufficiente che ci venga indicata la strada, anche
quando, tra innumerevoli deviazioni e vicoli ciechi, ci venisse chiaramente
mostrata su una mappa la giusta via da seguire. I trabocchetti sono troppo
numerosi. Abbiamo bisogno di aiuto, ma di quel tipo d’aiuto che ci
permette anche di camminare sicuri e spediti con le nostre forze.
Questo tipo di aiuto non viene né da un autoconvincimento egoico né
dalla passività, ma dal comprendere e utilizzare la legge del magnetismo di
cui abbiamo parlato nella lezione precedente.
Una barra di ferro non si magnetizza da sola; per diventare magnetica,
deve essere posta accanto a una calamita. L’uomo, aumentando il proprio
flusso di energia, può magnetizzare se stesso. Tuttavia, questa apparente
autonomia è spesso la causa della sua rovina. La magnetizzazione non
dipende dall’autodeterminazione; il punto è se sia possibile o meno creare il
magnetismo. Non è possibile. L’uomo può darsi da fare per acquisirlo, ma il
risultato è proporzionale a quanto egli riesce a sintonizzarsi con le influenze
universali. L’uomo è parte integrante dell’universo; possiede il libero
arbitrio per decidere quale tipo di influenze accettare nella propria vita –
ispiranti oppure degradanti, se la sua volontà è perversa – ma non può agire
indipendentemente da ogni influenza.
L’uomo cresce attirando a sé poteri maggiori di quelli che già possiede.
A differenza della barra di ferro non magnetizzata, può attirare influenze
magnetiche che non emanano da un punto definito, ma che esistono a
livello generale, come parte della struttura stessa dell’universo. In ogni
caso, neppure l’uomo può sviluppare in un istante una consapevolezza così
astratta. Tutti noi abbiamo bisogno di esempi specifici, dei nostri
Shakespeare e dei nostri Bach che ci aiutino ad accrescere la nostra
comprensione della bellezza, anche se la bellezza è un’astrazione e
rimarrebbe reale pure se nessuno fosse così sensibile da percepirla. Anche
Bach e Shakespeare avevano modelli specifici per il loro genio. La
consapevolezza infinita può essere – anzi è – lo scopo divinamente
preordinato, ma senza aiuti specifici lungo il cammino si può solo sperare di
raggiungere una sorta di vaghezza spirituale.
Ecco quindi il valore del satsang (la buona compagnia). Specialmente
per il principiante, è essenziale frequentare persone fermamente radicate nel
sentiero. Egli ha bisogno del loro magnetismo spirituale per sviluppare il
potere di elevarsi al di sopra delle influenze degradanti nel mondo che lo
circonda, e in se stesso.
Perfino le persone buone, però, sono una mescolanza di vizi e virtù.
Anche se, come avviene raramente, potessimo attrarre solo le loro virtù,
queste virtù non emanano direttamente da Dio, ma dal filtro della coscienza
dell’ego, e quindi quelle persone non potrebbero condurci efficacemente a
Lui. Nella migliore delle ipotesi, le buone compagnie possono solo aiutarci
a proseguire sul sentiero; non possono condurci alla meta.
Le Scritture indiane sono dunque unanimi nel dichiarare che l’elemento
più importante per ogni aspirante spirituale è la Grazia di un vero guru, o
insegnante divino: una persona che conosce Dio e che può riversare sul
discepolo che è pronto il potere (cioè il magnetismo) per conoscere a sua
volta Dio. Come dice il Vangelo: «A quanti però l’hanno accolto, ha dato
potere di diventare figli di Dio» (GIOVANNI 1,12). Un vero guru è simile a
Cristo in ogni senso del termine: ha trovato Dio. È uno con Dio. È un
salvatore, la cui unica missione rimasta, essendosi ormai liberato, è quella
di sollevare le altre anime dalle nebbie dell’illusione ai cieli infiniti della
realizzazione del Sé.
Il guru agisce come un faro, che irradia la Luce Divina nell’oscurità
dell’illusione umana risvegliandoci con un potente bagliore. Senza
un’influenza così elevata, è impossibile per il devoto raggiungere grandi
altezze. Apparenti eccezioni si sono verificate solo quando un’anima era già
così evoluta da poter camminare da sola (di solito con l’aiuto del guru in
visioni), o quando il guru le è apparso sulla terra, ma in segreto.
Non è necessario che il guru sia sempre vicino ai suoi discepoli; non è
neppure necessario che sia nel corpo fisico, per poterli influenzare con il
suo magnetismo spirituale. È stato detto che bisogna avere almeno un
contatto con il guru, ma ciò può avvenire anche tramite il contatto con i suoi
discepoli viventi. Il potere del guru può fluire attraverso coloro che sono
stati battezzati da lui. Anche le successive generazioni di discepoli, avendo
ricevuto quel potere, possono agire come legami viventi con un maestro
autorealizzato, la cui coscienza non viene toccata dalla transizione da
questo mondo alle sfere più elevate. Gesù ha detto: «E chi avrà dato anche
solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio
discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (MATTEO
10,42). I suoi discepoli erano veicoli per il suo potere: chiunque li avesse
accettati come tali – egli disse – avrebbe potuto ricevere le sue benedizioni.
Per tornare a un punto che abbiamo affrontato in precedenza, si sente
spesso chiedere: «Se Dio è il vero potere in questo universo, perché l’uomo
ha bisogno di cercare un sostituto? Perché non rivolgersi direttamente al
Signore?». C’è la storia di un prete irlandese che si recò a far visita a uno
dei suoi parrocchiani, un contadino.
«Che bella fattoria avete creato tu e Dio» disse il prete.
«Beh, padre» rispose il contadino «forse lei ha ragione, ma avrebbe
dovuto vedere in che stato era quando Dio l’aveva tutta per Sé!».
Il fatto è che ogni cosa in Natura viene compiuta attraverso strumenti.
Così come l’elettricità di una centrale elettrica non può essere inviata
direttamente nelle case, ma deve passare attraverso i trasformatori fino a
quando l’energia è sufficientemente bassa da non bruciare i cavi, anche il
Potere Infinito dello Spirito non può giungere all’uomo se non tramite i
“trasformatori” delle anime elevate. L’uomo deve elevarsi fino al loro stato
di coscienza prima di poter godere, come loro, della Luce Infinita senza
alcuna protezione.
In India, l’elemento più importante sul sentiero è considerato la
benedizione di un vero guru. Si crede anche che una persona attiri quel guru
non per sua scelta, ma per Volontà Divina, di solito grazie a qualche legame
karmico tra guru e discepolo. Un simile legame può durare per incarnazioni,
fino a quando il discepolo non sia finalmente libero. A volte, se il guru non
è ancora completamente illuminato, accade che il discepolo si elevi al di
sopra del guru e lo aiuti. Il legame spirituale, tuttavia, una volta formatosi
dura in eterno. Se il discepolo lo recide, potrà solo aspettare fino a quando
sarà nuovamente disposto ad accettare il messaggero che Dio gli ha inviato.
Non può vagare da un guru all’altro, se vuole raggiungere la salvezza.
Mentre si cerca il proprio guru, comunque, è giustificabile accogliere
tutto l’aiuto che si può trovare, poiché per incontrare il proprio guru bisogna
aver sviluppato abbastanza magnetismo per attrarre il suo aiuto. Respingere
ogni influenza spirituale con la debole scusa che si sta aspettando il proprio
vero guru significa rifiutare l’aiuto che ci consentirà alla fine di attrarlo.
Bisogna comprendere che l’aiuto più grande che si può ricevere da
qualunque insegnante non è intellettuale, ma magnetico. Nelle questioni
spirituali, imparare veramente significa rimanere seduti tranquilli, senza
porre mille domande, ma piuttosto assorbendo le vibrazioni dell’insegnante.
È per questo che Gesù disse che Maria, che stava seduta quietamente ai suoi
piedi mentre lui parlava, aveva scelto la parte migliore (LUCA 10,42). Essere
vicini al guru fisicamente è utile, ma non indispensabile. Essere vicini a lui
spiritualmente è ciò che veramente conta. Serba la sua presenza nel tuo
cuore; chiamalo costantemente al punto tra le sopracciglia. È tramite la
sintonia mentale che riceviamo il suo vero aiuto.
In ogni caso, non è sufficiente limitarsi a chiamare il guru. Ci sono
discepoli che aspettano passivamente che il guru faccia ogni cosa per loro;
questi discepoli sono dei falliti. Ciò che bisogna fare è chiamare in modo
magnetico, attirare il guru con il potere del proprio amore, cercare sempre
di fare la sua volontà: in breve, riceverlo senza riserve in ogni angolo della
propria vita.
Ho osservato che nell’ashram del mio guru coloro che progredivano più
rapidamente sul sentiero erano quelli che lo ricevevano completamente
nella loro coscienza. Facendo questo non perdevano la loro individualità; al
contrario, egli dava loro la forza di manifestare quell’individualità,
rimuovendo i detriti della coscienza mondana che rendono la maggioranza
degli esseri umani simili a fotocopie l’uno dell’altro: quasi per nulla unici,
mediocri perfino nelle loro espressioni di gioia e di amore. I membri del
nostro ashram che, al contrario, cercavano di conservare la loro libertà
mentale non aprendosi completamente all’influenza del guru, progredivano
più lentamente; e quelli che insistevano nel mantenere le loro opinioni su
ogni argomento non sembravano progredire affatto. Dopo più di
cinquant’anni sul sentiero, posso affermare con la massima convinzione che
la cosa più importante è avere un guru e, avendolo, abbandonarsi
completamente a lui, non per servilismo o paura, ma con completo amore e
fiducia. Ogni volta che sono stato veramente felice dentro di me è stato
quando ero profondamente in sintonia con il mio guru. Ogni volta che ho
arrancato nell’infelicità è stato quando la mia sintonia si era indebolita. Nei
periodi di sintonia, ogni passo è stato facile; quando non ero in sintonia, a
prescindere da quanto mi sforzassi di progredire, era come se cercassi di
nuotare in un mare di fango.
Ci sono molte anime autorealizzate nel mondo, specialmente in India.
Non desidero imporre dogmi alle persone o dire loro che dovrebbero
cercare di diventare discepole del mio stesso guru, Paramhansa Yogananda.
Tuttavia, se qualcuno si sente attratto da me, è probabile che vi sia un
motivo. Tutto il bene che può trovare in me non è mio: fluisce dal mio guru.
Sebbene il mio scopo non sia fare proselitismo, sento comunque
profondamente che gli esponenti della nostra linea di guru, e in particolare
l’ultimo, Paramhansa Yoganandaji, sono gli insegnanti dello yoga prescelti
per questa epoca. Altri guru sono venuti con altri messaggi, ma la scienza
dello yoga in questo momento della Storia è stata inviata dal Divino nella
sua forma più pura e originale attraverso questa linea particolare. Sento
anche che Yoganandaji è, in un senso molto reale, il guru della vasta
maggioranza dei ricercatori spirituali occidentali di quest’epoca. Egli è stato
inviato in America non semplicemente come un insegnante qualunque, ma
come un vero avatar, o incarnazione divina, benedetto dal potere spirituale
di ricondurre un numero infinito di anime al regno di Dio. Era libero già da
molte incarnazioni. Le persone hanno una visione molto imperfetta quando
lo considerano solo un uomo o un umile devoto che ha portato in Occidente
alcuni degli inestimabili gioielli di saggezza dell’India. Egli non era uno dei
tanti prodotti di quell’antica cultura, ma la crema stessa della santità
indiana, ed è riconosciuto come tale da tutti i santi viventi che ho incontrato
in India.
Yoganandaji disse una volta a una discepola: «Se mi chiudi fuori, come
posso entrare?». Dato che ti sei sentito attratto da queste lezioni, metti
almeno alla prova il seguente suggerimento: chiama Yoganandaji nella
meditazione (puoi visualizzarlo con l’aiuto di una fotografia, se vuoi) e
senti la sua presenza nel tuo cuore. Ti auguro che la tua pratica dello yoga
possa così diventare l’inizio di un risveglio spirituale, che ti conduca fino
alle rive della coscienza cosmica.
Posizioni yoga
Le posizioni capovolte
SARVANGASANA
(la posizione della Candela)
Precauzioni
• Non girare la testa di lato mentre sei nella posizione.
• Se hai infiammazioni agli occhi, alle orecchie o ai seni frontali, questa
posizione può essere consigliabile, neutrale o anche benefica a seconda
delle condizioni. Chiedi il parere di un medico.
La posizione sulla Testa è una delle più importanti, ma ahimè, per molte
persone una delle più difficili da praticare. A causa della sua difficoltà,
molti studenti fanno l’errore di cercare di spingersi nella posizione come se
si trattasse di un esercizio ginnico, una procedura che, il più delle volte, li fa
cadere lunghi distesi sul dorso! Se non si assume questa posizione
lentamente e con completo controllo, ci si può lesionare seriamente collo. In
questa postura, più ancora che nella maggior parte delle altre, è importante
“affrettarsi lentamente”.
Per iniziare, può essere necessario un compromesso con la perfezione.
Puoi avvalerti dell’aiuto di un muro o, meglio ancora, di un angolo della
stanza dove pratichi. Questo sostegno ti darà gradualmente la fiducia di
riuscire a stare su da solo. È importante usare la postura del “treppiede”,
conosciuta dai ginnasti occidentali, mettendo le mani sul pavimento in
modo tale che formino un triangolo con la testa. Tuttavia, fino a quando non
sarai in grado di assumere Sirshasana con facilità, non potrai rilassarti
mentre ti trovi sulla testa e non potrai quindi godere dei benefici più
completi di questa posizione.
Precauzioni
• Questa non è una posizione per principianti. Dovresti praticarla solo se
hai un’ottima consapevolezza e controllo del corpo.
• Se soffri di infiammazioni agli occhi, alle orecchie o ai seni frontali,
questa posizione può essere consigliabile, neutrale o anche benefica a
seconda delle condizioni. Chiedi consiglio a un medico.
Controindicazioni
• Non fare la posizione se soffri di problemi cardiovascolari (compresa la
pressione alta), lesioni spinali o instabilità cervicale, né durante il ciclo
mestruale o dopo il primo trimestre di gravidanza.
• Le persone in sovrappeso dovrebbero evitare la posizione.
Respirazione
Sequenze
Esegui le posizioni capovolte alla fine della pratica, appena prima del
rilassamento profondo e nell’ordine seguente: Viparita Karani (la posizione
Semplice capovolta); Sarvangasana (la Candela o posizione di Tutto il
corpo); Sirshasana (posizione sulla Testa). Se non sei in grado di farle tutte,
fai quello che puoi. Per includerle nella tua sequenza, potrà essere
necessario omettere alcuni degli esercizi precedenti, in modo che
l’esecuzione delle posture non richieda troppo tempo. In questo caso, le
posizioni che possono essere omesse comprendono: Trikonasana (la
posizione del Triangolo); Utkatasana (la posizione della Sedia);
Padahastasana (la posizione del Coltello a serramanico), seguita dal
Piegamento posteriore; Ustrasana (la posizione del Cammello); Ardha
Dhanurasana (la mezza posizione dell’Arco); Salabhasana e Ardha
Salabhasana (la posizione della Locusta e la mezza posizione della
Locusta); Ardha Mayurasana (la mezza posizione del Pavone); Chakrasana
(la posizione della Ruota); Parvatasana (la posizione della Montagna);
Matsyasana (la posizione del Pesce); Yoga Mudra (il Simbolo dello yoga);
Akarshana Dhanurasana (il Tiro con l’arco); Garudasana (la posizione
dell’Aquila); Pavanamuktasana (la posizione del Vento libero); Simhasana
(la posizione del Leone); Navasana (la posizione della Barca);
Karnapirasana (la posizione di Chiusura delle orecchie). Fai quante
posizioni capovolte desideri, nell’ordine dato in precedenza, e omettine
quante ne vuoi tra quelle che possono essere eliminate.
Lascia che sottolinei ancora una volta che è meglio fare poche posizioni
lentamente, piuttosto che farne molte in fretta.
Guarigione
Il mal di testa
Alcune posizioni yoga sono benefiche per determinati tipi di mal di testa.
I seni nasali, per esempio, che spesso sono una causa di mal di testa,
possono, in alcuni casi, trarre grande beneficio da Sirshasana, la posizione
sulla Testa.
Il mal di testa provocato da impurità nel sangue può essere superato
attraverso la respirazione yogica profonda, sentendo l’aria che sale in alto
vicino al cervello, rinfrescandolo. Anche Sitali Pranayama, insegnato in
questa lezione, può rivelarsi utile in questi casi.
Numerose forme di mal di testa sono dovute alla pressione sui nervi del
collo. Un aggiustamento chiropratico può in alcuni casi essere indicato, ma
una varietà di posizioni yoga può servire allo stesso scopo. Quelle
specificatamente consigliate sono: Halasana (la posizione dell’Aratro);
Sarvangasana (la posizione della Candela); Bhujangasana (la posizione del
Cobra); Chakrasana (la posizione della Ruota); Matsyasana (la posizione
del Pesce); Supta-Vajrasana (la posizione Stabile supina) e Balasana (la
posizione del Bambino).
Può essere d’aiuto, per stimolare l’energia nel cervello, dare dei colpetti
su tutto il cuoio capelluto con le nocche delle dita, attirando mentalmente
l’energia dal midollo allungato. Puoi anche massaggiare velocemente il
cuoio capelluto, risvegliando l’energia nelle cellule mentre affermi: «O figli
miei, svegliatevi!».
Gli yogi affermano che i capelli lunghi attirano più energia verso il
cervello. Essi descrivono il corpo come un albero capovolto, nel quale la
spina dorsale è il tronco, il sistema nervoso i rami e i capelli le radici. Ecco
perché molti yogi portano i capelli lunghi. Quando ero in India, ho fatto
crescere i capelli fino a metà della schiena. Mi sono reso conto che con i
capelli lunghi ero meno soggetto al mal di testa di quanto lo fossi in
precedenza.
Ci sono punti di pressione sul cranio che si possono percepire, in modo
soggettivo, ai lati della testa, sulla fronte e sulla parte posteriore del cranio.
Ai lati, questi punti sono situati circa due centimetri e mezzo al di sopra
delle orecchie. Sulla fronte, il punto di pressione è nel centro. Nella parte
posteriore, esso è circa due centimetri e mezzo al di sopra della cavità alla
base del cranio. Se riesci ad aiutare qualcuno a individuare questi punti
sulla tua testa e a premere su di essi con la base dei palmi (o con le dita), ciò
potrà esserti di giovamento nel superare alcune forme di mal di testa. La
persona dovrebbe sentire, mentre preme, che sta spingendo il dolore verso
l’alto e attraverso la sommità della testa, facendolo fuoriuscire dal corpo.
A volte, nella meditazione, il praticante di yoga percepisce una pressione
spiacevole nel cervello. Potrebbe essere avvertita solo nel punto fra le
sopracciglia oppure estendersi a tutto il cervello. Se la pressione è nel punto
fra le sopracciglia, è probabilmente dovuta alla tendenza a “pensare” con il
corpo. Noterai come alcune persone aggrottino le sopracciglia quando si
concentrano. Allo stesso modo, alcune persone hanno la tendenza a creare
tensioni fisiche durante la meditazione, sia aggrottando effettivamente le
sopracciglia sia spingendo l’energia con una certa tensione mentale verso il
punto fra le sopracciglia. Molte forme di mal di testa sono in effetti
provocate dalla tensione dovuta a questa tendenza a “pensare” con il corpo,
e possono essere superate con un consapevole rilassamento mentale. Il
pensiero è molto più chiaro quando la mente è rilassata, piuttosto che
quando è tesa. Anziché dirigere l’energia con la forza nel punto fra le
sopracciglia durante la meditazione, senti semplicemente che tutti i tuoi
pensieri e le tue percezioni traggono origine da quel punto, oppure
riconducili ripetutamente a quel punto. L’essere assorti, e non tesi, deve
essere la nota dominante dello sforzo meditativo. Bisogna tuttavia
aggiungere che una sensazione di pressione nel punto fra le sopracciglia
non è sempre necessariamente negativa. A volte deriva semplicemente
dall’aver concentrato la propria energia in quel punto, senza tensione, e può
persino aiutare a concentrarsi lì in modo ancora più profondo.
Talvolta la sensazione di pressione può estendersi all’intero cervello. In
simili casi, la tensione potrebbe non essere l’unica causa. Potrebbe infatti
dipendere dal leggere troppo, dallo svolgere un lavoro intellettuale o perfino
dal praticare la meditazione senza un adeguato esercizio fisico. Anche
un’eccessiva dissipazione sessuale o troppi pensieri rivolti in quella
direzione sono una causa comune. I rimedi comprendono alcune delle
pratiche che ho presentato in precedenza, in particolar modo la respirazione
lenta e profonda. Un eccellente esercizio di respirazione per questa
particolare difficoltà è quello di stare in piedi all’aperto, se possibile rivolti
verso il vento. Pratica il doppio respiro: inspira prima brevemente e poi a
lungo dal naso, quindi espira prima brevemente e poi a lungo attraverso la
bocca e il naso. Mentre inspiri porta le mani al petto, mentre espiri estendi
le braccia allungandole completamente di fronte a te con i palmi rivolti in
basso. Riposa tra un respiro e l’altro finché è confortevole, concentrando la
mente e lo sguardo nel punto fra le sopracciglia. Ripeti questo esercizio
diverse volte.
L’olio di mandorle è un eccellente rimedio per questa pressione generale
nel cervello; può essere frizionato sul cuoio capelluto. Se il disturbo è serio,
lava i capelli tutte le sere e friziona il cuoio capelluto con olio di mandorle.
(Sarebbe consigliabile proteggere il cuscino con un asciugamano.) Le
mandorle sono benefiche per l’intero sistema nervoso; si possono mangiare
intere o macinate con un po’ di succo di limetta, miele e acqua.
Se la pressione è troppo forte, medita di meno per alcuni giorni e non
meditare tardi la notte. Indossa un cappello quando ti esponi al sole e cerca,
se possibile, di evitare di pensare troppo intensamente. Evita di leggere e di
risolvere problemi. Semplicemente, distogli la mente fino a quando la
pressione diminuisce. L’esercizio fisico all’aperto sarà prezioso in questi
casi, specialmente se hai la possibilità di andare al mare o in montagna. È
sorprendente quanto possa diventare lucida la mente di coloro che abitano
in città quando riescono a evadere nella campagna anche solo per mezza
giornata.
Un’altra pratica può dimostrarsi utile nel caso di pressione al cervello:
siedi in Vajrasana, serra i pugni ed esercita con le mani una pressione sullo
stomaco all’incirca all’altezza dell’ombelico. Piegati in avanti in Balasana,
appoggiando la testa a terra e rimani in questa posizione per almeno un
minuto.
Il mal di testa è spesso causato da disturbi alimentari quali la
costipazione. Lo stomaco dovrebbe essere mantenuto vuoto e ben
funzionante non solo per la salute dello stomaco stesso, ma anche della testa
e dell’intero corpo.
Alimentazione
Ricette
Bircher Muesli
Questa ricetta, ben nota agli appassionati di alimentazione naturale in
America, è stata inventata da un famoso medico svizzero, il dottor Bircher-
Benner. La uso spesso a colazione. Di per sé, costituisce un pasto completo.
1 banana
2 o 3 mele piccole o 1 grande
1 cucchiaio di noci, nocciole o mandorle (macinate o tritate)
1 cucchiaio di avena, lasciata in ammollo per 12 ore in 3 cucchiai
d’acqua
1 cucchiaio di latte condensato
il succo di ½ limone
una manciata di uvetta o uva passa
Polpette di noci
Mescola 50 g di mandorle macinate, 50 g di noccioline americane crude
macinate e 2 cucchiai di farina di riso. Aggiungi un uovo ben sbattuto, del
prezzemolo tritato e condimento a piacere. Fai delle polpettine e cuocile in
forno, oppure friggile in olio bollente.
Meditazione
Posizioni yoga
Posizioni avanzate
Uno degli aspetti più gratificanti delle posizioni yoga è che alcune di
quelle più facili sono tra le più benefiche, mentre le più difficili non sono
sempre le più benefiche. Le seguenti posture, tuttavia, sfortunatamente sono
tanto benefiche quanto difficili. Sono ottime da imparare, se ne hai voglia.
NAULI
(l’Isolamento dello stomaco)
MAYURASANA
(la posizione del Pavone)
Ho già spiegato Ardha Mayurasana (la mezza posizione del Pavone,
conosciuta anche come Hamsasana, la posizione del Cigno) nella sesta
lezione. La preparazione per la posizione completa del Pavone è la stessa.
Per le donne, potrebbe essere necessario spingere in dentro il seno, in modo
da evitare una pressione scomoda tra la parte superiore delle braccia e il
petto.
Da Ardha Mayurasana, cammina lentamente in avanti fino a quando sei
in grado di equilibrare tutto il peso sulle mani. Solleva le gambe in alto e
resta in equilibrio nella posizione per 5 secondi. Aumenta gradualmente
fino a 30 secondi.
Una variante di questo esercizio è quella di entrare prima nella posizione
del Loto e da questa postura, appoggiando il peso sulle ginocchia e sulle
mani, sollevare le ginocchia fino a quando tutto il peso del corpo poggia
sulle mani.
Controindicazioni
• La posizione è da evitare in caso di problemi cardiovascolari (ma è
comunque possibile praticare Ardha Mayurasana), in gravidanza, in caso
di ernia inguinale e in presenza di dolori addominali di origine
sconosciuta.
• Alcune lesioni spinali possono rendere controindicata la posizione.
Respirazione
Si dice che Surya Bedha abbia effetti benefici per i polmoni e il cuore,
oltre che per i seni nasali. Aiuta ad attirare l’energia nella spina dorsale
profonda, o sushumna.
Sequenze
Quanto tempo dovrebbe dedicare una persona alla pratica delle posizioni
yoga? E quanto a lungo dovrebbe meditare? La domanda, ovviamente, è
personale; dipende dagli interessi dell’individuo e dal tempo che ha a
disposizione. Se il suo interesse è puramente fisico, la meditazione sarà un
atto simbolico; la maggior parte del suo tempo sarà dedicata alle posizioni.
Tuttavia, molte persone dotate di profonda aspirazione spirituale
immaginano che, per progredire spiritualmente, debbano trascorrere così
tanto tempo nel fare le posture da averne poi ben poco per la meditazione.
Vi è inoltre la tendenza naturale a voler prolungare quello che già si sta
facendo in un determinato momento. Poiché le posizioni vengono per
prime, prolungare la pratica quotidiana per includerne quante più possibile
può comportare di dover ridurre eccessivamente il tempo che resta per la
meditazione.
Per i devoti alla ricerca dell’illuminazione spirituale, almeno metà della
pratica quotidiana dovrebbe essere dedicata alla meditazione. Due terzi del
tempo sarebbe una proporzione migliore. Da trenta a quaranta minuti di
posizioni yoga e un’altra ora per la meditazione rappresenterebbero una
buona proporzione, avendo questa quantità di tempo a disposizione. Se si ha
più tempo, sarebbe meglio un’ora completa di posture. Se si ha meno
tempo, sarebbe meglio praticare le posizioni, in proporzione, più a lungo al
mattino presto e meno a lungo (o affatto) nella seconda metà della giornata,
meditando più alla sera che al mattino.
Il sincero ricercatore spirituale dovrebbe meditare almeno un’ora e
mezzo al giorno, se riesce a trovare il tempo per farlo. Potrebbe meditare
mezz’ora al mattino e un’ora la sera, o viceversa. In ogni caso, qualsiasi
quantità di tempo dedicata alla meditazione è sempre meglio che niente.
Non si dovrebbe neppure considerare l’ammontare di tempo che si può
realmente dedicare alla meditazione come una misura della propria
sincerità. Ci sono persone con pochissimo tempo libero, per le quali il fatto
stesso di meditare richiede una profonda sincerità. In ogni caso, ciò che
aiuta a progredire spiritualmente non è tanto il tempo che si trascorre in
meditazione, quanto l’intensità con cui si medita.
Guarigione
Occhi, orecchie e denti
Gli occhi sono spesso chiamati “le finestre dell’anima”. Parliamo tanto
con gli occhi quasi quanto con le parole. Per questa ragione, ho sempre
pensato che sia un peccato che le persone debbano portare gli occhiali,
perché in questo modo sono molto meno espressive di quanto potrebbero
esserlo se comunicassero con gli occhi.
Ogni cosa che si fa dovrebbe essere un’espressione consapevole e
autentica di ciò che si è. Gli occhi dovrebbero esprimere le vibrazioni del
cuore e della mente. L’energia negli occhi dovrebbe essere sviluppata al suo
massimo potenziale. Un esercizio per sviluppare questo potenziale è
straordinariamente efficace anche per la debolezza della vista. Esso rafforza
il flusso di energia che scorre attraverso i nervi fino agli occhi. In effetti,
questo esercizio è essenzialmente una cura per i problemi di vista. Ecco
come si deve praticare: quando il sole è vicino all’orizzonte – entro
mezz’ora dall’alba o dal tramonto – fissalo intensamente. (A quest’ora i
raggi dannosi sono filtrati e l’immenso potere risanante del sole può essere
assorbito dagli occhi senza pericolo.) All’inizio fissalo per un minuto senza
battere ciglio, poi aumenta gradualmente il tempo, nell’arco di alcune
settimane, fino a un massimo di nove minuti. Attraverso la forza della tua
volontà, assorbi i raggi risananti del sole negli occhi.
Poi volgi le spalle al sole e batti le palpebre degli occhi piuttosto
rapidamente per circa un minuto. Chiudi gli occhi e coprili prima con la
mano destra e poi con quella sinistra (in modo che la mano sinistra copra la
destra) e fissa l’immagine residua che vedi. I raggi del sole dovrebbero
battere sull’area del midollo allungato. Quanto più profondamente ti
concentrerai, tanto più rafforzerai questo flusso di energia.
Fissa l’immagine residua il più a lungo possibile. Poi gira bene gli occhi
a sinistra, in alto, a destra e in basso. Ripeti la rotazione per tre volte. Poi
strizza gli occhi energicamente, inviando loro energia come ti è stato
insegnato nella lezione sulla ricarica energetica. Apri gli occhi e fissa un
oggetto. Ripeti questo ciclo, strizzando gli occhi e fissando un oggetto, per
tre volte.
Sarai sorpreso nel constatare, in un tempo relativamente breve, quanto
sarà migliorata la tua vista e quanto i tuoi occhi si sentiranno maggiormente
vivi.
Yoganandaji ha detto che il sole rappresenta l’aspetto paterno di Dio e la
luna quello materno. Ha raccontato anche che in un certo periodo della sua
vita ha fissato il sole all’alba tutti i giorni per due mesi e ne ha tratto
immense ispirazioni di Saggezza. (È interessante a questo proposito notare
quante canzoni d’amore siano state scritte sul chiaro di luna.) Quando fissi
il sole mentre pratichi l’esercizio, cerca di essere consapevole con
sensibilità della sua capacità di guarirti a livelli più sottili di quelli
puramente fisici. In India i bramini, mentre fissano il sole all’alba, recitano
mentalmente il Gayatri mantra.
Le posizioni che possono essere benefiche per gli occhi comprendono in
particolar modo: Sirshasana (la posizione sulla Testa) e tutte le posizioni
capovolte;18 Simhasana (la posizione del Leone); Trikonasana (la posizione
del Triangolo).
È utile anche fissare il punto fra le sopracciglia, senza incrociare gli
occhi ma piuttosto facendoli convergere gentilmente, come se lo sguardo si
concentrasse sul pollice quando la mano viene distesa a circa venti
centimetri di fronte a te e leggermente al di sopra della testa. La posizione è
estremamente benefica per gli occhi se praticata in rilassamento completo,
senza alcuno sforzo visivo.
Alimentazione
Cheese Cake
Crosta di biscotti integrali:
11 biscotti integrali, finemente sbriciolati
6 cucchiai di burro fuso
1 ½ cucchiai di zucchero granulato
Ripieno:
250 g di crema di formaggio Philadelphia
250 ml di panna
½ cucchiaino di vaniglia
100 g di zucchero
½ cucchiaino di buccia di limone grattugiata, più il succo
2 uova
Copertura:
250 ml di panna acida
2 cucchiai di zucchero granulato
½ cucchiaino di vaniglia (aggiungi un po’ di succo di limone)
Unisci gli ingredienti e spalmali sul ripieno della torta raffreddato. Cuoci
in forno preriscaldato a 250°C per 5 minuti. Metti in frigorifero.
Samosa
(o Singhara, come sono chiamati in bengali)
Ripieno:
1 ½ patate bollite di media grandezza
1 cucchiaio di ghi (burro chiarificato)
½ cipolla media, tritata finemente
1 piccolo pezzo di zenzero dorato, grattugiato se fresco
½ cucchiaino di curry in polvere
1 ½ cucchiaini di semi di coriandolo
½ cucchiaino di sale
¼ cucchiaino di peperoncino in polvere
1 pomodoro piccolo, a dadini
100 g di piselli freschi (o surgelati)
1 ½ cucchiaini di succo di limone o lime
Sfoglia:
200 g di farina (non integrale)
1 ½ cucchiai di ghi
3/4 cucchiaino di sale
9 cucchiai di yogurt magro o latte caldo
Meditazione
L’atteggiamento, prima parte
La spina dorsale
Le Scritture dell’Induismo, come ho accennato altrove, paragonano il
corpo a un albero capovolto: la spina dorsale è il tronco, i capelli sono le
radici, e i nervi che si irradiano dalla spina dorsale sono i rami. È questo il
vero albero della vita, nel cui tronco scorre la linfa del divino risveglio. La
Bibbia si riferisce a questo “albero” in diversi punti.
La GENESI (3,24) parla dell’«albero della vita». Il riferimento è alla spina
dorsale. L’Apocalisse dice: «Al vincitore darò da mangiare dell’albero della
vita, che sta nel paradiso di Dio» (APOCALISSE 2,7). Il «paradiso di Dio» è il
mondo interiore e spirituale dell’uomo.
Sempre nell’APOCALISSE, 22,14, leggiamo: «Beati coloro che lavano le
loro vesti: avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per le porte
nella città». Le «porte» sono i chakra, in particolare l’ajna chakra, o centro
cristico.
Dei tre canali spinali (i a, pingala e sushumna) e dei sette chakra si parla
in ZACCARIA 4,2-3: «E [l’angelo] mi disse: “Che cosa vedi?”. Risposi:
“Vedo un candelabro tutto d’oro [la sushumna]; in cima ha un recipiente
[sahasrara] con sette lucerne [i sette chakra] ... Due olivi gli stanno vicino
[i a e pingala], uno a destra e uno a sinistra”».
Troviamo nuovamente un riferimento ai sette chakra nel primo capitolo
dell’Apocalisse, che il mio guru analizzò nel suo corso per corrispondenza.
Dei sei centri spinali (dodici per polarità) si parla in APOCALISSE 22,1-2:
«Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva
dal trono di Dio e dell’Agnello [l’Agnello si riferisce all’interiore coscienza
cristica]. In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume
si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni
mese...». Il «fiume» è la sushumna. L’«albero della vita» in questo caso si
riferisce a i a e pingala («da una parte e dall’altra del fiume»), poiché
Giovanni non sta parlando di sei chakra («frutti»), ma di dodici, cioè
tenendo conto dell’effetto polarizzante che le correnti ascendenti e
discendenti in i a e pingala hanno su di essi.
Anche Ezechiele si riferisce a una visione dei chakra: «Io ti posi sul
monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco» (28,14). Il
«monte di Dio» è un simbolo mistico universalmente utilizzato per indicare
le vette della divina realizzazione; le «pietre di fuoco» si riferiscono a una
visione della luce astrale che arde in ogni chakra.
Kundalini
Di Kundalini si parla in NUMERI 21,8-9: «Il Signore disse a Mosè: “Fatti
un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo
guarderà resterà in vita”. Mosè fece un serpente di rame e lo mise sopra
l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il
serpente di rame restava in vita».
Due tipi di serpenti sono nominati in questo passo: quelli ordinari, che si
riferiscono al movimento discendente di Kundalini che attira l’uomo nei
piaceri del mondo; e il «serpente di rame», vale a dire la luce brillante del
movimento ascendente di Kundalini. Solo Kundalini, splendente e
risvegliata, ha il potere di curare l’uomo dal «morso» velenoso
dell’illusione.
Anche Gesù si riferisce a questo risveglio di Kundalini: «E come Mosè
innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio
dell’uomo» (GIOVANNI 3,14). «Figlio dell’uomo» in questo caso non
significa Gesù, ma il corpo fisico in contrasto con l’anima. Questa
coscienza fisica deve essere «innalzata» con l’ascesa della forza del
serpente, Kundalini.
Ajna chakra
All’ajna chakra, o centro cristico nella fronte, si fa riferimento in diversi
punti. L’APOCALISSE (22,4-5) ne parla con queste parole: «Vedranno la sua
faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non
avranno più bisogno di luce di lampada, né luce di sole, perché il Signore
Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli».
Gesù ha parlato dell’occhio spirituale in un brano che è stato tradotto
diversamente nelle recenti edizioni della Bibbia, poiché nessuno era in
grado di capire l’immagine dell’occhio «singolo». Tuttavia, per lo yogi
l’immagine è perfettamente chiara. Il brano si trova in MATTEO 6,22: «La
luce del corpo è l’occhio: se dunque il tuo occhio sarà singolo, tutto il tuo
corpo sarà pieno di luce».28
L’occhio spirituale nel centro cristico non è stato descritto
dettagliatamente in queste lezioni, ma nel suo centro è visibile una stella
bianco-argentea. Fu questa la stella che i magi videro «in Oriente», e che
seguirono fino alla mangiatoia in cui era nato Gesù. L’espressione «in
Oriente» si riferisce alla fronte. La parola per Oriente in antico ebraico era
kedem: “ciò che viene prima”. Era dunque naturale usare la parola Oriente
anche per riferirsi alla fronte. La fronte viene definita anche in altre
tradizioni mistiche come l’Oriente del corpo, dato che il sole del risveglio,
l’occhio spirituale, si vede in quel punto.
«Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a Oriente, e vi collocò
l’uomo che aveva creato» (GENESI 2,8). Molti eruditi hanno cercato
alacremente di scoprire dove si trovasse il giardino dell’Eden. In realtà, non
dobbiamo cercare più in là del nostro occhio spirituale!
«Mi condusse allora verso la porta che guarda a Oriente ed ecco la gloria
del Dio d’Israele giungeva dalla via orientale» (EZECHIELE 43,1-2).
Gesù disse: «Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la
mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già
biondeggiano per la mietitura» (GIOVANNI 4,35). Gli appagamenti terreni
devono sempre essere cercati nel futuro. Solo Dio vive nell’Eterno Presente.
Solleva lo sguardo e osserva la luce bianca nella fronte: solo lì si trova
l’eterno appagamento.
Il consiglio di «levare gli occhi» si incontra frequentemente negli scritti
spirituali di ogni epoca, poiché è in questa posizione che gli occhi
contemplano il divino regno interiore.
«Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto» dice il salmista.
«Il mio aiuto viene dal Signore» (SALMO 121).
Posizioni yoga
Tra tutte le tecniche per il risveglio di Kundalini, la migliore è quella del
Kriya Yoga di Lahiri Mahasaya, che Paramhansa Yogananda ha portato in
Occidente. Le tecniche che sono insegnate nell’Hatha Yoga comprendono le
seguenti:
KECHARI MUDRA
Una mudra è una posizione yoga che è specialmente studiata per
risvegliare le energie spirituali nel corpo. Tra tutte le mudra, Kechari è una
delle più importanti. Sfortunatamente, è anche una delle più difficili.
La lingua va portata dietro il palato molle in modo che la punta entri in
contatto con alcune terminazioni nervose presenti nella cavità nasale. Se
non è possibile portare la lingua così indietro, la punta può essere
posizionata contro l’ugola (l’appendice di tessuto molle che è appesa al
palato molle nella parte posteriore della bocca). Ho già sottolineato che
questa mudra è ottima per stimolare l’afflusso di energia nel corpo quando
si digiuna. Lo scopo principale è quello di risvegliare Kundalini.
Kechari Mudra può essere praticata quanto a lungo si desidera. Vale
sicuramente la pena di diventare maestri di questa tecnica, se è possibile.
L’ostacolo principale alla sua pratica è, di solito, l’insufficiente lunghezza
della lingua e del frenulo (la corda che collega la lingua alla base della
bocca).
La lingua può essere allungata “mungendola” con un panno inumidito.
Tirala all’infuori e verso il basso alcune volte. Dovresti essere almeno in
grado di toccare il naso con la punta della lingua. È risaputo che gli esperti
di questa mudra sono in grado di toccare il punto tra le sopracciglia con la
punta della lingua. Si può allungare il frenulo rivolgendo la lingua
all’indietro e schiacciandone la base contro la parte superiore della bocca.
Lo si può anche rendere più morbido tirando fuori la lingua e sfregando
gentilmente il frenulo a sinistra e a destra al di sopra dei denti inferiori. (In
nessun caso il frenulo va tagliato, come hanno suggerito alcuni autori poco
scientifici. Il frenulo è stato collocato in quella posizione dalla Natura per
impedire di ingoiare la lingua. Tagliarlo potrebbe anche recidere il nervo
che va alla lingua. Potrà volerci più tempo per allungarlo piuttosto che per
tagliarlo, ma accelerare questo processo con una lametta sarebbe sciocco e
pericoloso. Non avrei neanche accennato a questa pratica, se non fosse per
il fatto che alcuni autori hanno consigliato ai loro studenti di fare
esattamente questo. Una volta Yoganandaji si espresse molto duramente
contro questa pratica, quando uno dei suoi studenti, su consiglio di uno di
questi autori, aveva iniziato a tagliarsi il frenulo.)
Puoi meditare in Kechari Mudra quanto tempo desideri. Non ci sono
limiti di tempo alla pratica di questa tecnica.
ASWINI MUDRA
(Contrazione anale, conosciuta anche come Mula Bandha)
JALANDHARA BANDHA
(la Chiusura del mento)
Respirazione
Come abbiamo già visto, il respiro sottile, nonché la causa interiore del
respiro fisico, sono costituiti dall’energia che fluisce nella spina dorsale. È
su questo processo di respirazione astrale e sottile che si basa la suprema
scienza del Kriya Yoga. Poiché in questa lezione abbiamo parlato
dell’importanza di risvegliare i centri spinali attraverso un’intensificazione
del flusso dell’energia spinale, e poiché abbiamo anche considerato vari
mudra e bandha per la stimolazione di queste correnti, vorrei ora
sottolineare quegli aspetti della respirazione che sono in particolar modo
collegati a questo insegnamento.
Pratica Jalandhara Bandha, premendo quanto più possibile il mento
contro la gola e, mentre inspiri, concentrati nel dirigere in alto l’energia
nella spina dorsale, fino al cervello. Combina questa tecnica con Aswini
Mudra, tirando in dentro anche lo stomaco mentre inspiri e dirigendo così
con forza l’aria nella parte superiore dei polmoni. Canta mentalmente AUM
nel punto tra le sopracciglia. Dopo l’inspirazione, rilassa tutte le contratture,
espira e ricomincia. La durata complessiva di questa pratica dovrebbe
essere di circa un minuto all’inizio, aumentando gradualmente il tempo fino
a due o tre minuti.
Come passo successivo, solleva il mento il più in alto possibile e senti
che con il piegamento all’indietro della testa stai nuovamente portando
l’energia dal centro del cuore al cervello. A questa posizione non viene
associata alcuna respirazione. Semplicemente, canta AUM nel punto tra le
sopracciglia per circa un minuto all’inizio, aumentando poi gradualmente
fino a due o tre minuti.
Rilassati e siediti in modo confortevole in una qualsiasi posizione
meditativa. Immagina una corrente che sale molto lentamente nel centro
della spina dorsale, dalla base fino al midollo allungato e poi, attraverso il
cervello, fino al punto tra le sopracciglia. (La durata di questa salita non
dovrebbe essere inferiore a un minuto.) Senti ogni chakra mentre attiri la
corrente attraverso di esso; puoi anche cantare AUM nel chakra e
visualizzare i raggi provenienti da quel chakra che si girano all’insù verso il
cervello. Inizialmente, pratica questa terza fase della tecnica solo una volta,
ma in seguito ripetila due o tre volte, se lo desideri.
Infine, pratica Ujjayi Pranayama. Inspira lentamente attraverso entrambe
le narici, mantenendo la gola leggermente contratta in modo da produrre un
leggero suono che ti aiuterà a sentire il respiro nella gola anziché nelle
narici, e dirigi in alto la corrente di energia nella spina dorsale. Quando il
respiro è nel punto più alto, pratica la contrazione anale e quella del mento,
trattenendo il respiro per la stessa durata dell’inspirazione. Rilassati
riportando il mento in posizione normale ed espira lentamente attraverso la
narice sinistra per lo stesso conto dell’inspirazione.
Sequenze
I bandha, così come gli esercizi di respirazione e gli altri esercizi che
sono stati insegnati nelle sezioni “Posizioni” e “Respirazione” della
tredicesima lezione, dovrebbero essere eseguiti dopo la sequenza di
posizioni yoga, come preparazione alla meditazione. Pratica prima le
posture, poi il rilassamento profondo in Savasana. In seguito siediti per la
meditazione e inizia la pratica con Aswini Mudra (la Contrazione anale).
Aggiungi a essa il Sollevamento dello stomaco e Jalandhara Bandha (la
Chiusura del mento); fai seguire Jivha Bandha (la Chiusura della lingua).
Poi pratica la successione di esercizi indicata nella sezione precedente. Se ti
piace (e se sei in grado!) pratica Kechari Mudra, mentre dirigi lentamente
l’energia in alto nella spina dorsale con l’esercizio che è stato descritto
nell’ultima sezione.
Non eccedere in queste tecniche. Nonostante tutte le tecniche che si
praticano durante la meditazione, almeno un quarto d’ora (e possibilmente
di più) del tempo a disposizione per la pratica spirituale dovrebbe essere
dedicato al godimento della pace che si percepisce, e alla semplice
aspirazione devozionale del cuore verso l’Amato Cosmico.
Guarigione
Le gambe e i piedi
Alimentazione
Ricette
Polpette quaresimali
150 g di cracker sbriciolati
75 g di noci, finemente macinate
100 g di formaggio piccante, grattugiato
3 uova
sale, pepe, cumino, salvia, origano e salsa di soia per insaporire
Salsa:
100 ml di succo di pomodoro
2 cucchiaini di salsa di soia
100 ml di acqua
4 gambi di sedano
4 carote
Meditazione
L’atteggiamento, seconda parte
Bali, un leggendario re dei tempi antichi, era un asura (demone). È così
che gli antichi saggi definivano le persone mondane, nelle quali l’ego e
l’orgoglio del possesso erano ancora forti. (Molte delle antiche leggende
dell’India, o forse tutte, sono profonde allegorie spirituali.) Bali, però, era
anche un brav’uomo, proprio come lo sono spesso le persone di questo tipo.
In verità, non era affatto “mondano” nel senso del termine comunemente
inteso in questa epoca oscura, ma era invece un devoto, che si era
sottoposto a severe austerità fino a ricevere la Grazia divina. Le sue
motivazioni per riceverla, tuttavia, e l’uso che ne fece quando l’ebbe
ottenuta, erano impuri.
Protetto dalle benedizioni del Signore, egli estese il suo dominio sui tre
mondi, sconfiggendo gli stessi dèi e spodestando il loro re, Indra. (Ciò
significa in realtà che, come molti devoti imperfetti, Bali attribuiva la
Grazia divina che aveva ricevuto nella meditazione al potere e allo
splendore del suo stesso ego.) Egli procedeva sul sentiero della conquista
interiore con questo pensiero illusorio: «Io e solo io sono il conquistatore!».
È possibile fare notevoli progressi sul sentiero e sviluppare grandi poteri
mistici, ma non conoscere ancora Dio perché si è intrappolati
nell’egocentrismo. Anche se l’orgoglio spirituale può farci credere che i
poteri interiori acquisiti con gli sforzi meditativi ci appartengano, in realtà il
potere appartiene solo al Signore. È per questo che Gesù pregava dicendo:
«Tuo è il regno, Tua la potenza e la gloria nei secoli». Ma Bali non era così
saggio; era un asura.
Ovviamente, gli dèi (le sue stesse tendenze superiori) furono offesi dalla
sua presunzione. Ma che potevano fare? Bali era diventato potente con
l’aiuto di Dio, pur essendosi appropriato di quella forza con una coscienza
egoica. Aditi, la madre di Indra, era fortemente addolorata per la sconfitta
del figlio. (In altre parole, la qualità “femminile” e devozionale in Bali,
“madre” della luce interiore, era particolarmente rattristata per la sua
arroganza.) Ella pregò profondamente Dio, che alla fine la benedì e
acconsentì a nascere in questo mondo attraverso di lei. Nacque nella forma
di un nano. (Nello stesso modo, umile e apparentemente insignificante, si
insinuano nell’anima i primi barlumi della vera intuizione.)
Qualche anno dopo, Bali organizzò un grande sacrificio, al quale invitò
tutti i Bramini. Il “Bramino nano”, come veniva chiamato il figlio di Aditi,
si presentò all’incontro splendente di luce interiore. Bali, ispirato dalle sue
radiose fattezze, gli chiese di esprimere un desiderio.
«Desidero solo tanta terra» rispose il nano «quanta ne posso coprire con
tre passi».
«Ti concedo volentieri questo desiderio» disse Bali «ma perché ti
accontenti di così poco? Potrei facilmente darti una grande tenuta, e sarei
ben lieto di farlo».
«Tre passi mi bastano» rispose il nano.
«Maestà!» esclamò il guru di Bali, Shukra. «Non vi rendete conto di
quale enorme concessione sia la vostra? È il sacrificio di tutto il vostro
regno. Non vedete che in questo piccolo Bramino risplende il fulgore
dell’Infinito? Che cos’è un solo passo per Lui? Con un passo, potrebbe
coprire l’intero globo!».
«Così sia» rispose Bali tranquillamente. «Ho dato la mia parola».
Il Signore cominciò subito a espandersi in ogni direzione, fino
all’Infinito. Con il Suo primo passo coprì tutta la terra; con il secondo, i
cieli. La Sua forma colmò l’universo. Egli sorrise quindi a Bali, dicendo:
«Come puoi mantenere la tua promessa, ora? Non c’è più posto perché io
possa fare il terzo passo».
«C’è, mio Signore» rispose Bali, finalmente con umiltà. Prostrandosi ai
Suoi piedi con perfetto abbandono, spiegò: «C’è ancora la mia testa. Vi
imploro di porre il Vostro piede su di essa e di tenervelo per sempre».
La capacità di abbandonarsi, come ho sottolineato nella lezione
precedente, è una virtù essenzialmente femminile. Tuttavia, la devozione, il
servizio, l’abbandono e altri atteggiamenti femminili, necessari per
percorrere il sentiero spirituale, si perfezionano – come nel caso di Bali –
abbandonando ogni attitudine personale e ogni senso di distinzione nella
visione di Dio come Sola Realtà. Questa prospettiva è essenzialmente
maschile.
I sentimenti personali, in altre parole, non dovrebbero essere indirizzati
in basso, verso una crescente coscienza delle distinzioni, ma in alto, verso
una visione di unità cosmica. Le simpatie e antipatie dovrebbero essere
dissolte in un abbraccio d’amore universale.
Allo stesso modo, le caratteristiche “maschili” dell’umanità dovrebbero
fluire verso l’alto, nella visione di un’unità sempre più ampia. La ragione,
che vede solo distinzioni ovunque, sarà inevitabilmente guidata verso il
basso, lontano dalla verità e in quella coscienza di separazione che è
l’essenza di maya (illusione).30
Per poter essere giustamente guidato, il sentimento deve fluire in alto,
verso la ragione, e farsi guidare da essa. A sua volta la ragione, per essere
dinamica e non solo teorica, guidata dalla saggezza e non dal desiderio,
deve nascere da un sentimento di calma ed essere sostenuta da quel
sentimento.
Quando invece la direzione della coscienza e dell’energia nella spina
dorsale è discendente, verso maya, la ragione (centrata nell’ajna chakra)
comincia a essere guidata dal sentimento (centrato nel cuore, o anahat
chakra). È per questo che, quando desideriamo intensamente una cosa,
anche se dannosa, la ragione di solito sostiene la nostra scelta, invece di
scoraggiarla. Per questo motivo sottile la pubblicità mira quasi sempre a
colpire le emozioni, poiché una volta conquistato il sentimento, è più
probabile che la ragione lo segua docilmente.
Quando coscienza ed energia sono invece dirette verso l’alto, il
sentimento viene guidato dalla ragione. È per questo che i sentimenti,
quando sono puri,31 seguono le indicazioni della ragione imparziale, invece
di ostacolarle. Le donne, infatti, si rivolgono solitamente agli uomini per
ricevere consiglio in questioni di imparzialità, dovere o giustizia; per lo
stesso motivo, le posizioni di potere sono sempre state assegnate soprattutto
agli uomini. Anche se ci sono stati eccellenti esempi di governanti donna
nel corso della Storia, e sebbene siano spesso le donne a determinare
realmente il corso degli eventi umani, gli antropologi non hanno mai trovato
le prove di una società, passata o presente, completamente matriarcale.
Dal punto di vista della meditazione, queste riflessioni sono importanti
soprattutto come linee-guida per indirizzare correttamente i nostri
atteggiamenti spirituali. Molti devoti, affascinati dalla dolcezza interiore
che accompagna i sentimenti di devozione e di divino abbandono,
scambiano il sentiero per la meta. Immaginano di trascorrere l’eternità
cantando a Dio, l’Amato Cosmico, servendoLo o adorandoLo, ma restando
comunque separati da Lui, invece di immergersi in Lui fino a divenire una
cosa sola.
Mirabai, una santa indiana del sedicesimo secolo, era una grande devota
di questo tipo. I suoi canti a Krishna sono tuttora popolari. Il sentiero di
gyana (saggezza) non faceva per lei; ella riteneva che fosse sufficiente per
tutta l’eternità cantare lodi a Dio.
Un’altra santa indiana, Gauribai, visse tre secoli più tardi. Anche
Gauribai scrisse canti devozionali, ma a differenza di Mirabai si immergeva
per lunghi periodi in samadhi, rimanendo immobile in quello stato
impersonale perfino per quindici giorni di fila. Gauribai apprese dal suo
guru di essere l’incarnazione di Mirabai, poiché quest’ultima non aveva
raggiunto la perfezione in gyana e aveva dovuto rinascere per porre rimedio
a questa santa manchevolezza.
La coscienza di un’esistenza separata nasce dall’illusione. La Bhagavad
Gita afferma: «Per colui che è veramente saggio, un dotto bramino, una
mucca, un elefante, un cane e un paria sono un’unica cosa» (V,18). Inoltre:
«È uno yogi completamente autorealizzato ... colui che considera allo stesso
modo una zolla di terra, una pietra e l’oro. Si erge supremo quello yogi che
nutre lo stesso sentimento per compagni, amici e nemici, parenti ed estranei,
per coloro che si dimostrano imparziali e coloro che lo odiano, per i buoni e
i malfattori» (VI,8-9).
Un santo, un giorno, fu assalito da una banda di malviventi che lo
picchiarono. I suoi compagni discepoli lo trovarono più tardi, privo di sensi,
ai lati della strada. Lo riportarono all’ashram e lo curarono amorevolmente,
fino a fargli riprendere i sensi. Quando il santo cominciò ad aprire gli occhi,
un suo confratello gli stava versando tra le labbra un po’ di latte.
«Riconosci chi ti sta nutrendo?» gli chiese dolcemente il monaco. «Sì»
rispose il santo con un sorriso beato «lo Stesso che mi ha picchiato prima!».
Raro è quel saggio che vede Dio in ogni cosa, e ogni cosa in Dio. È a
questo stato di coscienza che ogni devoto dovrebbe aspirare.
Oh, yogi! Impara a essere impersonale non solo con gli altri, ma anche
con te stesso. Comprendi di essere soltanto uno strumento del Divino. Da
solo non sei nulla. Da solo non puoi fare nulla.
La meta di ogni sforzo spirituale è immergere il piccolo sé nel Sé
Infinito. In quello stato, l’esistenza separata viene abbandonata per sempre.
L’ego lotterà con tutte le sue forze per resistere a quell’apparente
autodistruzione, ma quanto è meravigliosa l’Infinità! In essa esistono tutte
le cose, in essa nulla è mai perso. Come afferma la Bhagavad Gita: «Ciò
che è non potrà mai cessare di essere. Ciò che non è non potrà mai esistere»
(II,16). L’autoconsapevolezza non potrà mai essere distrutta. Da un lato,
essa semplicemente si espande, nella coscienza cosmica, fino all’Infinito;
dall’altro, essendo esistita in uno stato limitato, mantiene anche quella
identità, come una memoria eterna e incancellabile. L’Infinito ricorderà
sempre di essere stato, per qualche tempo, Mario Rossi. E poiché
nell’Eterno Presente non esistono passato o futuro, la memoria di Mario
Rossi è una consapevolezza vivente.
Nella meditazione, oltre ad avere pensieri devozionali, medita anche sul
tuo vero stato, senza forma. Pensa a una luce blu (il colore della coscienza
cristica). Visualizza questa luce mentre si espande gradualmente, colmando
il tuo corpo, la stanza in cui ti trovi, la tua città, il tuo Paese, il continente, il
mondo. Visualizza la luce espandersi oltre il mondo, nel sistema solare,
nella galassia, nell’intero universo manifesto. Tutte le cose brillano in
questa luce infinita. Le Scritture affermano: «Tat tuam asi! Tu sei quello!».
Soffermati sul pensiero della tua libertà infinita. Perché affermare sempre la
tua temporanea piccolezza? Patanjali ha detto che la divina realizzazione si
ottiene risvegliando smriti, la memoria divina. Nella meditazione, il devoto
ricorda infine chi e che cosa egli è realmente. Quello è lo stato di
illuminazione. Ogni pensiero che nutre quella memoria divina ti aiuterà a
ritrovare sempre più il riconoscimento della verità più alta: «Aham Brahm
asmi! Io sono Brahman!».
Posizioni yoga
Lo scopo più elevato della pratica dello yoga è di raggiungere uno stato
di sahaja (facilità), in cui lo yogi scopre che non è più necessario
impegnarsi in pratiche meditative formali, ma resta sempre in uno stato di
unione divina anche quando intraprende le normali attività fisiche.
Similarmente, uno degli scopi delle posizioni yoga è di raggiungere un
punto in cui ogni movimento esprime la stessa grazia che si manifesta
attraverso la pratica delle posture stesse. Ciò vuol dire che le posizioni yoga
dovrebbero condurre fuori dai ristretti confini di uno specifico gruppo di
posture, fino alla comprensione che tutti i movimenti possono, in un certo
senso, essere posizioni yoga. L’equilibrio interiore con cui si entra in una
postura yoga dovrebbe essere trasferito nella vita quotidiana, diventando la
calma con cui ci si alza da una sedia, con cui si gioca assieme a un
bambino, si respira o si saluta uno sconosciuto. Ogni atto della vita
dovrebbe essere un’espressione consapevole e deliberata di pace e armonia
interiori.
Ora che hai imparato così tante posizioni formali dello yoga, cerca di
introdurre anche in alcuni tuoi movimenti quotidiani gli atteggiamenti che
stanno dietro di esse. Non riproporti solo in modo generico di essere più
yogico in tutti i tuoi movimenti. Piuttosto, sostieni questa intenzione vaga
con azioni specifiche: forse il modo in cui cammini andando al lavoro,
oppure il modo in cui lavi i piatti della cena, cioè un’azione su cui puoi
concentrarti mentre la compi, e preferibilmente qualcosa che consenta
movimenti continui e fluidi.
Poi cerca gradualmente di estendere questa pratica ad altre azioni.
Ricorda: la sensazione di pace deve fluire dall’interno. Non si dovrebbe
compiere un’azione con la consapevolezza dei suoi effetti sugli altri. Lo
scopo di questo consiglio non è di competere con le scuole di bon ton, ma
solo di aiutarti a sentirti interiormente più in sintonia con la vita.
A questo proposito, potresti anche provare la tecnica seguente per la
meditazione in azione.
Una domanda che viene posta spesso è: «Come posso mantenere la pace
e l’ispirazione che sento nella meditazione, quando sono in ufficio, in
fabbrica o mi sto affrettando per fare la spesa e tornare a casa in tempo per
preparare la cena?». Il ponte che collega la meditazione pacifica e il
trambusto quotidiano dell’attività è, specialmente per un neofita, fragile;
spesso, semplicemente per attraversarlo in modo sicuro, egli sente di dover
lasciare la pace dietro si sé, per paura che, per esempio, guidando troppo
pacificamente in autostrada non riesca a rapportarsi realisticamente con
qualche altro guidatore, che non ha proprio idea di ciò che può fare la
meditazione. Lo yogi, tuttavia, deve imparare per tempo a conservare la sua
pace interiore senza comportarsi come se fosse stato appena colpito in testa
da una trave. In realtà, la pace interiore dovrebbe rendere i riflessi più veloci
e il buon senso ancora più realistico. È una questione di abitudine.
Affinché ogni nuovo stato di coscienza possa diventare un’abitudine, è
necessario che sia praticato intenzionalmente. La pace meditativa, dopo un
po’ di tempo, inizierà inevitabilmente a diffondersi in tutte le nostre attività.
Tuttavia, perché accontentarsi di questo? Per sentire la pace nell’azione in
modo più rapido e completo, è necessario manifestarla all’esterno in modo
consapevole e intenzionale.
Per sviluppare l’abitudine di mantenere la calma, è necessaria qualche
attività che comporti meno coinvolgimento nell’attività in quanto tale, così
che la mente possa essere ancora libera di aggrapparsi alla pace della
meditazione. Abbiamo bisogno di un ponte che ci aiuti a oltrepassare lo
spazio vuoto esistente tra la pace interiore e le preoccupazione esterne.
Quando la pace della meditazione è stata praticata nell’attività moderata, è
più facile mantenerla anche quando l’attività diventa intensa. È come un
bambino piccolo che impara ad allacciarsi le scarpe. Se gli dici: «Dài,
Giovanni, allacciati le scarpe, abbiamo fretta!» correrà per raggiungerti con
le scarpe slacciate. Deve imparare ad allacciarle lentamente, prima che
quell’azione possa diventare così automatica da poterla eseguire
velocemente, anche mentre sta parlando di altre cose.
Ho scoperto che è estremamente utile passare dalla meditazione a un
movimento lento, nel quale non cerco di realizzare nulla, un movimento in
cui la mia mente è nell’azione stessa, piuttosto che nella realizzazione di un
qualunque obiettivo particolare. Posso camminare, per esempio,
muovendomi molto lentamente, non come se stessi facendo un’escursione.
Percepisco il movimento dei muscoli, l’oscillazione delle braccia e delle
gambe; sento che sto portando pace e gioia in tutto il mio corpo. Poi mi
guardo attorno e divengo consapevole a una a una delle cose specifiche
presenti nell’ambiente che mi circonda: forse il volteggiare di una foglia,
l’ondeggiare dell’erba nella brezza, la luce del sole che si riflette su una
pozza d’acqua, l’abbaiare di un cane, le risate di un bambino, il suono del
clacson di un’auto distante. Percepisco ognuna di queste cose
singolarmente, quasi benedicendola, sentendo come se Dio stesse
trasmettendomi attraverso quel fenomeno uno speciale messaggio
personale. Infine percepisco che tutto ciò che vedo e sento, così come tutti i
movimenti interiori del mio corpo, sono uniti armoniosamente a qualche
grande sinfonia della vita, e che la pace dentro e la pace fuori sono una cosa
sola.
Da questo stato è facile proseguire con le attività che richiedono più
attenzione, restando tuttavia ancora aggrappati a questo senso di unità e di
ispirazione che rende la meditazione silenziosa la parte più bella della vita
quotidiana dello yogi.
Un’ultima parola sulle posizioni: nella scienza dell’Hatha Yoga, si
insegnano molte varianti per ogni postura di base. Non posso fare altro che
pensare che la ragione di una quantità così numerosa di varianti è che ogni
persona, unica nella sua umanità, deve esprimersi in un modo che sia unico.
Gli insegnamenti fondamentali e universali possono essere offerti a tutti gli
uomini, ma una volta che gli scopi principali sono stati compresi, ogni
uomo può sentire una certa libertà di esprimerli nei modi che sono più
naturali per il suo corpo.
Lo sviluppo naturale è una parte essenziale degli insegnamenti dello
yoga. Cerca di conquistare i ritmi del tuo corpo e, nel fare questo, rendi
questa scienza autenticamente tua.
Respirazione
Sequenze
Guarigione
Uno degli indicatori della salute del corpo è la pelle. I foruncoli e altre
eruzioni cutanee sono un evidente segno di impurità nel flusso sanguigno.
Un colorito pallido è un immediato indicatore della mancanza di vitalità.
Una pelle liscia e morbida è segno di buona salute.
Il corpo dello yogi è completamente molle durante il riposo; i muscoli di
un uomo forte che pratica lo yoga possono sembrare come quelli di una
donna. Tuttavia, quando lo yogi decide di inviare energia ai muscoli per
tenderli, essi diventano duri come l’acciaio. La mollezza del corpo di uno
yogi nasconde in realtà una forte resistenza fisica: il suo corpo non è
flaccido; la sua pelle è morbida, ma non cascante.
I palmi delle mani sono un buon indicatore di salute e vitalità. Palmi
molli e flaccidi non sono un segno di buona salute o di vitalità dinamica. Le
mani dure indicano una tensione in tutto il corpo che col tempo causerà
esaurimento, favorendo così la malattia. I palmi dovrebbero essere resistenti
alla pressione delle dita. Un certo aspetto roseo nel colore della mano sarà
indice di buona salute.
Quando incontrai il mio guru, Paramhansa Yogananda, egli mi disse che,
quando aveva colloqui con le persone, era così rilassato che non sentiva
nemmeno il corpo dal torace in giù. Lo yogi, non importa quanto duramente
lavori dal punto di vista fisico, deve essere in grado di ritirare l’energia dal
proprio corpo e di diventare rilassato e molle quando il corpo non ha più
bisogno di energia.
Gli esercizi indicati per la pelle comprendono tutti gli esercizi di
piegamento, la posizione sulla Testa e, in particolar modo, quelle posizioni
che tendono e rilassano i muscoli e che esercitano gentilmente il cuore
(come la posizione dell’Aratro e quella del Cobra).
Per la pelle, è eccellente stare all’aria aperta per almeno una parte della
giornata. Esponi quanto più ti è possibile del corpo agli elementi, in
particolar modo ai raggi del sole. Si dice che un’esposizione eccessiva sia
dannosa, ma ricordo un gruppo di persone insolitamente sane la cui
esposizione era costante e, di solito, totale. Si trattava di un gruppo di sadhu
(uomini santi) a un Kumbha Mela (raduno religioso) in India, nel 1960.
Abitualmente non indossavano vestiti, ma per il raduno avevano messo dei
semplici perizomi. Erano quelli che sono conosciuti come naga sadhu, o
asceti nudi. Il loro completo disinteresse verso il mondo moderno era di per
sé interessante. Uno di loro mi chiese da quale Paese venissi.
«Dall’America» risposi. Nel prosieguo della conversazione, uno di loro
chiese con un pizzico di curiosità: «A proposito, dov’è ’America?». Un
altro azzardò l’opinione che l’America si trovasse da qualche parte in Cina.
Una persona che passava di lì, spiegò che l’America è quel Paese al quale ci
si riferisce nell’antico poema epico Ramayana come Patal Desh (il Paese
che si trova nella parte inferiore del mondo). Quando venne loro ricordata
questa descrizione del poema antico, i sadhu si illuminarono: adesso
sapevano dov’era l’America! In ogni caso, quale che fosse la loro
comprensione delle cosiddette realtà moderne, la loro comprensione dei
principi eterni sembrava per certi versi molto più avanzata della nostra.
Chiesi loro se, a causa della loro vita di costante esposizione agli elementi,
fossero a volte malati. Mi assicurarono che per loro la malattia era una cosa
sconosciuta.
Quando fai il bagno, non esporre il corpo troppo a lungo all’acqua calda.
I bagni caldi sono smagnetizzanti. È sempre bene far seguire un bagno o
una doccia caldi da un accurato risciacquo con l’acqua fredda.
La maggior parte dell’aria che respiriamo è assorbita dal corpo attraverso
la pelle, che va pertanto mantenuta pulita. È bene rinvigorirla sfregandola
dappertutto in modo rapido con le mani, ricaricandola di energia divina.
Una pelle sana è molto più attraente di una che è stata resa morbida
artificiosamente con una varietà di creme e lozioni. (Certe lozioni, tuttavia,
se applicate temporaneamente, possono essere benefiche. Gli impacchi di
fango, per esempio, sono considerati estremamente salutari.)
Vagamente correlato a questo argomento – soltanto perché la pelle è, per
così dire, la “porta d’ingresso” – è il tema delle punture di insetti velenosi.
In mancanza di uno spazio migliore per prenderlo in considerazione, lo
tratterò in questo capitolo.
Le punture più comuni sono quelle di zanzara. Ho scoperto una cosa
interessante, e cioè che se mi rifiuto di grattare una puntura di zanzara per
cinque o dieci minuti dopo che l’ho ricevuta, il gonfiore improvvisamente
scompare e il disagio viene dimenticato. Se invece la gratto, il gonfiore può
rimanere per due o tre giorni ed essere spiacevole per tutto il tempo.
Per le punture di scorpione, il mio guru mi ha insegnato questa tecnica:
sciogli un cucchiaino da tè di sale in un bicchiere di acqua tiepida e poi
versa nell’orecchio che si trova sullo stesso lato del corpo in cui c’è la
puntura, tanta acqua quanta ne può contenere. Chiudi l’orecchio con il
cotone e lascia dentro l’acqua per una decina di minuti.
Una cura affascinante, sebbene io non abbia avuto occasione di
sperimentarne la validità, mi è stata insegnata da un medico in pensione
dell’esercito indiano, il colonnello Dass, a Abbot Mountain, nel distretto di
Almora nell’Himalaya. Il colonnello Dass mi disse che aveva imparato
questa tecnica da un altro medico dell’esercito indiano mentre erano
entrambi di stanza in Palestina. A quell’epoca le truppe stavano lavorando a
una strada e molto frequentemente capitava che un soldato fosse punto da
uno scorpione mentre sollevava un masso. Il colonnello Dass mi assicurò
che la cura del suo amico si era rivelata infallibile in tutti i casi. Un medico
inglese dello stesso reggimento si fece beffe di questo rimedio, definendolo
una mera superstizione, efficace solo a causa della fede ignorante dei
soldati. Un giorno, però – così pare – questo dottore venne punto egli
stesso. Non era disponibile alcun antidoto. Mentre aspettavano che
arrivasse, il medico indiano si offrì di provare la sua “cura” sull’inglese.
«Non ci credo» disse l’inglese a denti stretti «ma comunque provatela.
Cosa ho da perdere?».
La cura funzionò anche su di lui.
Il dottor Dass mi disse che lui stesso l’aveva utilizzata con successo in
numerose occasioni.
Avendo ricevuto queste positive testimonianze, offro quindi per un
possibile esperimento uno dei rimedi più strani in cui io mi sia mai
imbattuto.
Devi usare un vecchio chiodo, preferibilmente arrugginito. Chiedi al
paziente dov’è la linea del dolore. Normalmente essa va dal punto della
puntura in alto verso il cuore. Inizia un po’ al di sopra del punto in cui
finisce il dolore e traccia un pentagramma sulla pelle con il chiodo, senza
rompere la pelle. Procedi verso il basso senza sollevare il chiodo dalla pelle
e traccia un altro pentagramma. Continua a muoverti verso il basso
seguendo la linea del dolore fino a quando raggiungi il punto stesso della
puntura. Qui traccia dei pentagrammi sempre più piccoli fino a quando non
puoi ridurli ulteriormente.
La linea non va mai interrotta. Il chiodo deve rimanere a contatto della
pelle per tutto il tempo. La direzione del diagramma dovrebbe essere
questa:
In Natura ci sono cure per tutte la malattie anche se, in questo mondo di
dualità, ogni cosa ha il suo opposto. Una delle figure religiose di maggiore
spicco dell’India, Swami Bharati Krishna Tirth, mi disse qualcosa che spero
di non aver mai occasione di verificare. Nella coda del cobra, disse, c’è un
nettare che, se succhiato, può neutralizzare il veleno del cobra. Di nuovo,
come in precedenza con il pentagramma, sto trasmettendo un’informazione
che non ho verificato, ma che trovo sufficientemente affascinante da essere
condivisa.
In molti anni di contatto con questi insegnamenti dello yoga, sono
divenuto consapevole che ci sono innumerevoli misteri nella Natura e nel
corpo umano. Uno di questi misteri, che si può includere in questa
trattazione della pelle e della superficie del corpo, è l’importanza di
indossare determinati metalli o gemme a contatto con la pelle. Un capitolo
intitolato “Sconfiggere gli astri” in Autobiografia di uno yogi descrive
questa antica e sottile terapia.
Tutte le cose sono fatte di vibrazioni e hanno le loro proprietà
magnetiche. Certe gemme pure e certi minerali emettono radiazioni
benefiche per il corpo umano. Un bracciale del genere, fatto di oro, argento
e rame, fu raccomandato da Sri Yoganandaji per un utilizzo generale. Disse
che un simile bracciale ha un valore più che fisico. (Ricordo che consigliò a
un discepolo che aveva la tendenza ad avere incidenti di procurarsene uno e
di indossarlo.)
Molte persone che portano questi bracciali mi hanno riferito che, durante
periodi di malattia fisica (e forse anche di depressione mentale), il loro
bracciale è diventato così caldo su un braccio che sono stati costretti a
spostarlo sull’altro. Io stesso ho toccato il bracciale di una persona mentre
diceva che lo sentiva caldo; in effetti era molto più caldo del braccio stesso,
così caldo che mi sono quasi scottato le dita.
Secondo gli insegnamenti dei grandi yogi, il valore di questi bracciali
non dovrebbe essere sottovalutato, poiché può essere molto elevato.
Anche le pietre preziose pure e prive di difetti, non inferiori ai due carati,
possono essere benefiche se indossate a contatto con la pelle. Un
braccialetto di utilità generale, ma eccessivamente costoso da acquistare per
una persona media, è il cosiddetto navaratna o braccialetto dalle nove
pietre. È composto dalle seguenti pietre, ognuna delle quali di due o più
carati: diamante, smeraldo, zaffiro giallo, occhio di gatto (della famiglia del
crisoberillo), zaffiro blu, granato di essonite (o, più propriamente gomedha,
una pietra sconosciuta in questo Paese), corallo, perla e rubino. Ognuna di
queste pietre rappresenta un diverso pianeta. Si ritiene che la conoscenza
del proprio oroscopo e delle giuste pietre da indossare per rafforzare i
pianeti deboli e neutralizzare le vibrazioni di pianeti nefasti, sia benefica. Se
tutto ciò di cui hai bisogno personalmente è solo una o due pietre, allora
puoi permetterti un braccialetto del genere anche se non sei ricco. Tuttavia,
se vuoi fare un corretto uso della scienza indiana della gemmoterapia, devi
convertire il tuo oroscopo da quello occidentale, che usa lo zodiaco
tropicale, a quello basato sullo zodiaco siderale, e preferibilmente il siderale
indiano.
Per utilizzi terapeutici seri, non consiglierei le comuni pietre di nascita
che sono elencate nei testi occidentali su questo argomento. Il tuo oroscopo
è unico e deve essere considerato nella sua totalità e non soltanto in
riferimento al tuo segno solare.
In un’epoca nella quale la novità è il criterio principale per la validità di
ogni affermazione (si sente sempre la frase «una nuova svolta»), è
interessante considerare la possibilità che l’India, proprio a causa della sua
antichità, abbia potuto scoprire e preservare attraverso le epoche certe verità
che sono tuttavia rimaste insospettate nella nostra era scientifica, intenta
com’è a crogiolarsi nel violento bagliore di una visione puramente razionale
della realtà.
Alimentazione
Alimentazione per la meditazione
Meditazione
Segni di progresso spirituale
E così, caro amico e studente, siamo arrivati alla fine di queste lezioni.
Nonostante tutto il diligente lavoro che ho dedicato a questo corso, sento di
averti offerto solo una goccia d’acqua dal grande oceano della Verità. La
maggior parte di quell’oceano, certamente, dovrai scoprirla immergendoti
personalmente nelle sue profondità. Tuttavia, quante altre cose vorrei poterti
dire!
Molte persone mi hanno già pregato di allungare questo corso o di
scriverne un altro, ma almeno per ora non sarà possibile. La semplice
revisione editoriale di queste lezioni mi ha tenuto impegnato per quasi un
anno e mezzo, almeno un anno in più di quanto mi aspettavo. Certamente,
una parte di questo tempo l’ho impiegata in altre attività necessarie. (Essere
il direttore di una grande comunità di devoti significa non essere del tutto
privi di responsabilità!) Tuttavia, gran parte del tempo è stata dedicata alla
revisione editoriale. Molte altre cose mi restano da fare.
Il mio desiderio, in ogni caso, era quello di condurti agli insegnamenti e
alle benedizioni del mio guru. Lui è la fonte, io sono soltanto un rivolo, che
sopravvive solo grazie al suo potere. Se hai tratto benefici da queste lezioni,
è per merito della sua Grazia, non della mia saggezza. La mia preghiera è
che tu ti rivolga a lui e accolga nel tuo cuore quella Grazia che ha inondato
il mio. Se lo accoglierai o meno come tuo guru, questo è un altro discorso.
In ogni caso, lui potrà aiutarti nella misura in cui tu gli consentirai di farlo.
Non sarebbe una follia rifiutare il dono di questo amore divino?
E, caro amico, se in qualunque modo io stesso potrò esserti ulteriormente
d’aiuto, ti prego di darmi l’opportunità di provare a farlo. Per me sarebbe
una benedizione e un privilegio.
Che Dio e il Guru ti benedicano sempre.
Nel loro amore, il tuo stesso Sé
Il simbolo della gioia rappresenta il volo
dell’anima, che si libra nei cieli della gioia per poi
ritornare e portare quella gioia nella vita quotidiana.
SWAMI KRIYANANDA
Nato nel 1926 in Romania da genitori americani, Swami Kriyananda (J.
Donald Walters) ha compiuto i suoi studi dapprima in Svizzera e in
Inghilterra e successivamente in America, al Haverford College e alla
Brown University.
Divenuto discepolo nel 1948 di Paramhansa Yogananda, Kriyananda ha
diffuso in tutto il mondo gli insegnamenti di Yogananda sulla realizzazione
del Sé, mostrandone l’applicazione in ogni ambito dell’esistenza
quotidiana: gli affari, i rapporti con gli altri, il matrimonio, l’arte,
l’educazione, la vita comunitaria, ecc. Su questi argomenti Kriyananda ha
scritto più di ottanta libri, pubblicati in ventisei lingue in novanta Paesi.
Oltre a essere un rinomato autore e insegnante spirituale, Kriyananda è
anche un compositore di fama internazionale, che ha composto oltre
quattrocento brani di musica d’ispirazione.
Nel 1968, Swami Kriyananda ha dato il via alla prima comunità Ananda.
Da allora queste comunità – veri e propri laboratori viventi per una vita
semplice con alti ideali – si sono diffuse in America, Europa e India. Oggi
accolgono oltre mille residenti e sono ogni anno la meta di migliaia di
ricercatori spirituali.
Swami Kriyananda è stato insignito del Premio della Bontà 2003 su
nomina di Tara Gandhi Bhattacharjee, nipote del Mahatma; nel 2006 è stato
nominato Membro Onorario del Club of Budapest International.
PARAMHANSA YOGANANDA
Paramhansa Yogananda (1893-1952) è stato il primo grande maestro
indiano trasferitosi in Occidente. Autore della famosa Autobiografia di uno
yogi, pubblicata per la prima volta nel 1946, è considerato una delle
principali figure spirituali dei nostri tempi.
Yogananda ha dato risalto ai principi eterni alla base di ogni religione. Il suo
scopo era quello di aiutare i ricercatori sinceri della Verità,
indipendentemente dal loro credo, a ottenere l’esperienza interiore e diretta
di Dio. Egli ha insegnato che l’essenza intima di ogni religione è la stessa:
la via all’unione con l’Infinito, conosciuta come “realizzazione del Sé”.
Fra i temi trattati: il Bhakti, Gyana, Karma e Raja Yoga; l’Ashtanga Yoga di
Patanjali; il Sanaatan Dharma; la tecnica di Hong-So; gli Esercizi di
ricarica di Yogananda; metodologia dell’insegnamento. Il diploma è
riconosciuto dalla European Yoga Alliance.
IO AMO MEDITARE
Guida pratica alla pace interiore
Swami Kriyananda
ANANDA YOGA
Per una consapevolezza più elevata
Swami Kriyananda
L’INTELLIGENZA INTUITIVA
Come riconoscere e seguire la guida interiore
Swami Kriyananda
Questo libro spiega con estrema chiarezza che cos’è l’intelligenza intuitiva,
come sintonizzarsi con essa, come fidarsi dell’intuizione e come
riconoscere la falsa guida. Nella seconda parte spiega le pratiche semplici e
necessarie per accedere alla guida supercosciente latente in ognuno di noi.
120 pagine.
Uno dei classici spirituali più amati di tutti i tempi, nella sua versione
originale, inalterata. Tuttora un best-seller dopo oltre sessant’anni, questo
capolavoro è annoverato tra i cento libri di spiritualità più importanti del
ventesimo secolo. Una lettura appassionante per i ricercatori di qualsiasi
sentiero e religione, così come per i liberi pensatori, gli scienziati e
chiunque sia interessato a esplorare i misteri più profondi della vita. Forse
anche tu potrai essere una delle milioni di persone che hanno affermato:
«Questo libro ha cambiato la mia vita!». 528 pagine con foto in bianco e
nero.
Swami Kriyananda aveva solo ventidue anni quando giunse dal grande
Maestro, che personalmente lo esortò a prendere nota delle sue
conversazioni. Per più di cinquant’anni Kriyananda ha custodito questi
preziosi “appunti” e, dopo avere meditato a lungo su queste verità,
condivide con noi questi gioielli di saggezza, devozione e umorismo. Nel
DVD allegato Swami Kriyananda ci spiega, con intimità e chiarezza, come
ha incontrato Paramhansa Yogananda nel 1948 e come la sua vita è stata
trasformata da quell’incontro. 458 pagine con foto; DVD 52 minuti.
SUSSURRI DALL’ETERNITÀ
Paramhansa Yogananda
Quanto nella nostra vita è già fisso e immutabile, per sempre segnato da un
destino a volte cieco e capriccioso, e quanto invece possiamo cambiare con
la nostra volontà e le nostre azioni? In questi scritti inediti Paramhansa
Yogananda ci spiega alcuni dei più grandi misteri dell’esistenza. 208
pagine, con fotografie in bianco e nero.
LE RIVELAZIONI DI CRISTO
Proclamate da Paramhansa Yogananda
Swami Kriyananda
I SEGRETI
Swami Kriyananda
Ogni libretto dei Segreti è una raccolta di trentun perle di saggezza, una per
ogni giorno del mese. Amati per la loro semplicità, questi libretti riescono a
esprimere in poche parole le grandi verità della vita. Con la loro grafica
raffinata e le splendide fotografie a colori dell’autore, rappresentano il dono
ideale per chi desideri condividere con gli altri i segreti di un’esistenza
felice. Ciascun libro: 72 pagine tutte a colori.
ALTRI LIBRI DI SWAMI KRIYANANDA
basati sugli insegnamenti di Paramhansa Yogananda
Attrarre la prosperità
L’arte di guidare gli altri
Perché non adesso?
Dio è per tutti
Città di Luce
Vivere con saggezza, vivere bene
Il matrimonio come espansione del Sé
Un luogo chiamato Ananda
Speranza per un mondo migliore!
La religione nella nuova era
La promessa dell’immortalità
COLLANA POEMI
Poesie dall’Eternità
La terra del sole d’oro
Il gioiello nel loto
Il Cantante e l’usignolo
BIOGRAFIE DI SWAMI KRIYANANDA
Swami Kriyananda come noi lo conosciamo
La fede è la mia armatura