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Come si analizza un ciclo ?

https://cicliegann.finanza.com/2012/12/18/parliamo-di-sequenze/

La risposta implicita è : suddividendolo in sottocicli e sottolineo “a posteriori”, ma seguendo


l’intuizione in tempo reale.

Vediamo in quante parti è utile suddividere un ciclo; uso il termine “utile” in quanto non vedo
alcun obbligo o ragione superiore per stabilire la suddivisione giusta in due, tre o quanti si
vuole sottocicli e inoltre perché ce ne serviamo per pronosticare piuttosto che per analizzare.

Iniziamo con il suddividere il ciclo in un solo sottociclo, cioè non suddividendolo affatto; se
ne ricava la proposizione fondamentale per la costruzione di un sistema logico di
interpretazione: un ciclo parte da un minimo (origine), sale verso un valore massimo
(culmine) e da questo ridiscende verso un altro minimo (chiusura).

Questa proposizione deve essere sempre vera, anche quando la borsa non esisterà più e si
studierà il fenomeno nella sua interezza; ovviamente, come già adesso, sarà difficile stabilire
l’origine delle quotazioni, forse anche la fine, e bisognerà fare qualche ipotesi o
approssimazione.

Nell’oscillazione definita con questa proposizione, riferendosi ad un ciclo di qualsiasi ordine,


non teniamo conto delle oscillazioni minori che si presentano nello svolgimento del ciclo
intero, ma teniamo ben presente che nella prima parte, quella al rialzo, i minimi delle
oscillazioni minori di pari importanza (ordine) sono crescenti (non è facilissimo riconoscere
l’ordine delle sotto oscillazioni); questo, in altre parole, vuol dire che nessuno dei valori del
ciclo (la rappresentazione è una curva con la convessità verso l’alto) può essere inferiore ad
entrambi i valori di origine e di chiusura.

A parte le implicazioni logiche, peraltro basilari, la non suddivisione di un ciclo fornisce poco
altro come la classificazione del ciclo al rialzo o al ribasso, in dipendenza dell’ordine
crescente o decrescente dell’origine e della chiusura, la sua durata nel tempo e al
massimo qualche considerazione sull’entità del rialzo e del ribasso; invece
appartengono al tomo “non ci credo, ma deve essere vero” le considerazioni sul momento
del culmine e sulla forza espressa.

Passiamo ora a dividere il ciclo in due sottocicli e qua dobbiamo tener conto di un’altra
proposizione che rende possibile e soprattutto significativa questa e qualsiasi altra
suddivisione: ciascun ciclo di qualsiasi ordine segue ed è seguito da un altro ciclo
dello stesso ordine, quindi, una volta diviso un ciclo in due parti, ogni valore del ciclo
appartiene necessariamente al primo o al secondo semiciclo (ordine -1).

Laddove finisce il primo comincia il secondo e alla fine del secondo partirà il primo semiciclo
di un altro ciclo e anche ovviamente quest’altro ciclo intero; non esistono invece valori al di
fuori di un ciclo.
Senza queste proposizioni-proprietà non è possibile delineare lo schema logico dei cicli,
laddove per schema logico intendo una regola o un insieme di esse, che sia capace di
accogliere qualunque realtà si verifichi e, come sappiamo, la realtà supera sempre la
fantasia, ma, secondo me, non la logica; in questi termini intendo la presunzione di una
validità assoluta.

La suddivisione in due sottocicli comincia a fornire qualche indicazione in più, ma prima


ribadisco che ciascun semiciclo è a sua volta un ciclo e può essere analizzato
indipendentemente dal fatto che appartiene ad un ciclo di ordine superiore; quindi esso ha
un’origine, un massimo, una chiusura, una durata, esprime una certa quantità di rialzo fino al
culmine e poi una certa quantità di ribasso fino alla chiusura e soprattutto può presentarsi al
rialzo o al ribasso.

Considerandoli però collegati (ciclo di ordine superiore e suddiviso in due sottocicli di ordine
inferiore), si evidenzia un limite alle combinazioni possibili; se il primo semiciclo fosse al
ribasso, la sua chiusura avverrebbe in un punto inferiore all’origine del ciclo intero,
quindi affinché il ciclo intero rispetti le sue proprietà, diventa necessario che la sua
chiusura sia ulteriormente inferiore, cioè che anche il secondo semiciclo sia al
ribasso.

Ed ecco una prima formulazione di regole di sequenza relativa alla suddivisione in due
sottocicli; quelle ammesse sono:

rialzo-rialzo
rialzo-ribasso
ribasso-ribasso

ed è esclusa invece la sequenza:

ribasso-rialzo

Ora, supponiamo di individuare con certezza l’origine di un ciclo e cerchiamo nel tomo “non
ci credo ma deve essere vero” la durata t che dovrebbe avere, supponiamo ancora che in un
tempo approssimativamente uguale a t/2 il valore raggiunto sia inferiore a quello di origine e
supponiamo infine che dopo un altro intervallo di tempo sufficientemente lungo da essere
certi che sia trascorso un t/2, non si pervenga ad un valore inferiore.

Dobbiamo, quindi, convenire che il ciclo percorso nella prima metà di t non è un semiciclo,
bensì un intero ciclo che ha percorso la sua parabola in t/2; senza perdere nulla della validità
delle regole enunciate, possiamo anche dire che il ciclo intero si è troncato alla fine del suo
primo semiciclo e che il nuovo semiciclo non è il secondo del ciclo intero, ma il primo
semiciclo di un nuovo ciclo.

Questa prima e semplice regola di sequenza dei sottocicli ci fa riconoscere in qualche caso
la ripartenza di un ciclo superiore quando invece basandosi sulla semplice durata sembra
ancora in corso il precedente, ma con una suddivisione così semplice si avrebbe questo
riconoscimento con un ritardo notevole.
In effetti, il controllo delle sequenze dei sottocicli si dimostra utile proprio a riconoscere i
troncamenti, ma cosa succede se, dopo la presunta chiusura in ribasso di un primo
semiciclo, in breve tempo si scende sotto il valore di chiusura? Qui occorre la prudenza e
direi anche una certa sensibilità, perché un periodo abbastanza breve di ulteriore ribasso
può nascondere una prosecuzione del primo semiciclo, piuttosto che appartenere già al
nuovo semiciclo (la normalità è che un semiciclo, come qualunque ciclo, cominci con una
fase di rialzo, ma il caso di un ribasso immediato non può essere escluso).

Procedendo ad una ulteriore suddivisione del ciclo e del semiciclo, il controllo di sequenza,
con i segnali di troncamento e anche con i dubbi di allungamento, si sposta su intervalli più
brevi e può fornire indicazioni più tempestive; l’ulteriore suddivisione che si presenta
immediatamente è quella del semiciclo in altre due parti, i semicicli di semiciclo o quarti di
ciclo, ma prima ancora vediamo l’altro ordine di suddivisione di un ciclo intero in tre
sottocicli.

Qualcuno dice che quest’ultima è la suddivisione più adatta a interpretare un ciclo,


soprattutto considerando il secondo terzo di ciclo come quello che dovrebbe esprimere il
culmine del ciclo intero, ma per questa considerazione, quasi quasi apro un terzo tomo dal
titolo “non ci credo e forse non è neanche vero”, visto che troppo facilmente viene
sconfessata in un ciclo al ribasso.

A me questa suddivisione in terzi sembra molto utile perché la sua struttura logica è ancora
facile da seguire e la sua aderenza alla realtà è abbastanza riscontrabile; finora non l’ho
usata per non affrontare un riaggiustamento degli strumenti farraginosi che uso e per
cambiare i quali avrei bisogno di tempo che non ho e forse anche di una terapia contro la
pigrizia.

Prima di guardare come si comportano i sottocicli in questa suddivisione, serve avvertire che
c’è una fonte di equivoco nella nomenclatura in uso; credo che questa sia da attribuire al
Migliorino e bisogna dargliene merito al di là del fatto che forse ne è solo il divulgatore in
italiano; probabilmente però ne è anche l’ideatore perché quella del “tradable cycle = tracy”
mi sembra quanto meno di ispirazione nostrana; altri meriti dello stesso autore stanno nel
solito tomo, ma sia chiaro che per fare previsioni, bisogna necessariamente attingere ad
esso.

I termini t-1, t-2, t-3 etc. etc. si riferiscono comodamente a iterazioni di suddivisioni binarie e
il numeretto indica la potenza di 2 che si trova al denominatore, quindi significano mezzi,
quarti, ottavi, etc. di ciclo tracy; così anche i termini t+n rappresentano cicli doppi, quadrupli,
etc. etc. del ciclo tracy; nella ripartizione in tre sottocicli questi termini non hanno la stessa
immediatezza e significatività, ma questi sono e resteranno fino a quando non scriverà
qualcosa un futuribile Ottimino.

Osserviamo ora le sequenze possibili dei tre sottocicli individuati con la suddivisione.

Nulla quaestio per le sequenze rialzo-rialzo-rialzo / rialzo-rialzo-ribasso /


rialzo-ribasso-ribasso / ribasso-ribasso-ribasso che non rappresentano alcun problema per il
ciclo intero.
La sequenza rialzo-ribasso-rialzo deve invece essere esclusa perché la fase calante del
ciclo intero che si è già manifestata viene interrotta, tanto nel caso che la chiusura del
secondo ciclo fosse inferiore all’origine del ciclo intero, quanto nel caso che fosse inferiore
solo alla chiusura del suo primo terzo.

Un ragionamento analogo può essere fatto per la sequenza ribasso-rialzo-ribasso, anche se


esiste il caso particolare in cui il ribasso dell’ultimo sottociclo raggiunga una chiusura
inferiore a quella del primo e in questo caso sembra che il ciclo intero possa ancora
rispettare le sue proprietà.

In effetti una fase calante iniziale viene interrotta e la parabola del ciclo intero risulta
compromessa; si potrebbero fare anche ragionamenti sulle grandezze derivate degli
incrementi e decrementi, ma questi avrebbero la loro validità ipotizzando una ciclicità anche
di queste grandezze e non vorrei entrare in questo campo che mi sembra un po’ troppo
ipotetico; invece mi sembra utile, anche per il caso precedente, la rappresentazione grafica
della parabola che interpola i valori di tali sequenze: in essa dovrebbe essere abbastanza
evidente (dipende dai valori) che il ramo discendente della parabola si avvicina di molto al
minimo intermedio indicando che il ciclo intero deve chiudersi lì.

Ho già scritto troppo per i miei gusti e penso anche per chi avrebbe voglia di leggere, quindi
rimando a quanto già noto per le sequenze dei sottocicli nella suddivisione a quattro,
ricordando che si tratta di una ulteriore divisione della suddivisione in due semicicli.

Ora, per avvicinarci a dare una risposta all’utente da cui ha preso origine questo discorso,
vediamo se serve una suddivisione a cinque, sei o sette sottocicli.

Ebbene, potrebbero servire, quella a cinque e a sette che avrebbero una loro validità simile
a quelle a due e a tre, ma quella a sei sarebbe una ulteriore suddivisione di quella a tre
ottenuta cambiando il fattore di divisione da tre a due, quindi sarebbe meglio proporre una
suddivisione a nove.

Il fatto è che avremmo sequenze di cinque, sette e sei o nove elementi che sarebbe molto
difficile seguire, anzi troppo rispetto all’utilità che se ne può trarre, visto che i sottocicli
diventano troppo piccoli per avere un qualche interesse (il criterio deve potersi applicare a
qualunque ordine di ciclo).

Oltre la seconda suddivisione, poi, il procedimento non offre più nulla sotto l’aspetto di
controllo delle sequenze e una suddivisione in otto sottocicli non fa che ereditare tutti i
vincoli e tutte le libertà della suddivisione in quattro, senza riuscire ad esprimere nulla di più
sul ciclo intero.

Forse sarebbero ricavabili altre indicazioni, appartenenti al solito tomo e per questo non le
affronto, indagando anche qua su incrementi e decrementi; veramente troppo lungo tutto il
discorso, ma debbo ancora sottolineare che ho parlato solo ed esclusivamente di cicli dei
minimi e che invece qualunque discorso sui cicli dei massimi deve essere affrontato allo
stesso modo ma separatamente; intendo dire che un ciclo dei massimi deve essere studiato
come una parabola con la convessità rivolta in basso e non si può dare per scontata
nessuna correlazione fra questa e quella del ciclo dei minimi.

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