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AL BIM
La rivoluzione
digitale dell’edilizia
GUIDA
AL BIM 2
La rivoluzione digitale dell’edilizia
Guida al BIM 2
La rivoluzione digitale dell’edilizia
Prima edizione
E2.5NF-9/1/2020
_______________________________________________________________
COPYRIGHT
Questa pubblicazione, o parte di essa, non può essere riprodotta in nessuna forma, in
alcun modo e per nessuno scopo, senza l’autorizzazione scritta di ACCA software S.p.A.
ACCA software e gli autori non si assumono alcuna responsabilità per danni diretti o indi-
retti eventualmente causati dall’uso delle informazioni contenute in questa pubblicazione.
Indice
1. Gli aspetti generali sul BIM ........................................................................ 11
Il BIM nella progettazione edilizia ............................................................. 15
BIM e modello virtuale.............................................................................. 21
Dall'atomo al bit: Digital Twin, Big Data e IoT........................................ 21
I vantaggi offerti dal BIM .......................................................................... 25
Le 7 dimensioni del BIM ........................................................................... 31
BIM 3D: modellazione geometrica (e non solo)..................................... 32
BIM 4D: i tempi...................................................................................... 32
BIM 5D: i costi ....................................................................................... 33
BIM 6D: la gestione ............................................................................... 34
BIM 7D: sviluppo sostenibile ................................................................. 35
Il file di interscambio IFC .......................................................................... 36
La storia dell'IFC ................................................................................... 36
Come funziona l'IFC .............................................................................. 37
I vantaggi dell'IFC.................................................................................. 38
Esportazione in IFC ............................................................................... 39
Certificazione IFC e garanzia di conformità dei software ...................... 39
Come visualizzare ed editare un modello IFC ....................................... 39
BIM e interoperabilità ............................................................................... 41
Model checking nel processo BIM ........................................................... 47
Il formato BCF ....................................................................................... 50
Gestione di incoerenze e interferenze ................................................... 52
Il livello di sviluppo degli oggetti ............................................................ 54
L’evoluzione del concetto di LOD .......................................................... 58
Level of Development Specification 2018 ............................................. 59
2. Il BIM e le piattaforme collaborative ........................................................... 61
L’ACDat - Ambiente di condivisione dati .................................................. 62
Le caratteristiche di una piattaforma BIM collaborativa ............................ 72
Piattaforme collaborative: il ruolo nella gestione, analisi ed interpretazione
della mole di dati connessi al progetto ..................................................... 75
Il criterio dell’accessibilità ed il ruolo del BIM Manager ......................... 78
La certificazione allo schema dati IFC di buildingSMART international . 79
I BIM authoring e i BIM tools ................................................................. 80
I nuovi ruoli creati dal BIM ........................................................................ 82
File naming e modalità di gestione dei dati in un BIM repository ............. 86
File naming e UNI 11337....................................................................... 93
Criticità relative all’uso di codifiche ........................................................ 93
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Guida al BIM 2 - Indice
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Guida al BIM 2 - Indice
5
Guida al BIM 2 - Indice
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Guida al BIM 2 – Introduzione
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Guida al BIM 2 – Introduzione
Introduzione
I
l BIM sta facendo il suo ingresso nel mondo delle costruzioni, con un ruolo
sempre più da protagonista.
Il mondo delle costruzioni, per sua natura, è caratterizzato da un elevato
livello di disordine e troppo spesso non consente un semplice coordinamen-
to di tutte le figure coinvolte nei processi. I flussi informativi sono disorganizzati
e i livelli di produttività non eccellono. Ecco, dunque, la necessità di adottare si-
stemi che consentano di gestire in modo efficiente ed efficace tutte le informa-
zioni in gioco: occorre procedere alla digitalizzazione dei processi informativi in
edilizia, come già da tempo avviene in altri settori produttivi.
E qui entra in gioco il BIM - Building Information Modeling - in grado di offrire un
nuovo modello organizzativo.
Il settore AEC (Architecture Engineering Construction - acronimo con il quale
viene comunemente designata l'industria delle costruzioni) viene a trovarsi di
fronte a una nuova rivoluzione, proprio come accadde quasi un secolo fa, nella
seconda metà degli anni ‘40, con l’industrializzazione delle costruzioni. Il BIM si
configura come vero e proprio promotore del cambiamento (driver for changes),
in un contesto certamente diverso rispetto ad allora (riqualificazione al posto
della ricostruzione, varietà in luogo dell’uniformità), ma con obiettivi assoluta-
mente identici: incremento della produttività, riduzione dei tempi e degli errori,
razionalizzazione dei processi, ottimizzazione delle soluzioni e dei costi.
La rivoluzione del BIM investe l’intero processo: la digitalizzazione parte dalla
committenza, fa il suo ingresso negli studi professionali di ingegneria e architet-
tura, nelle imprese di costruzione e di ristrutturazione e scende in campo diret-
tamente nei cantieri e coinvolge anche il facility management (gestione del pa-
trimonio immobiliare).
I potenziali vantaggi che ne derivano sono enormi, sia dal punto di vista della
qualità che dell’efficienza. Chi saprà adeguare in maniera rapida e consapevole
la propria organizzazione all’utilizzo delle nuove tecnologie e dei nuovi workflow
potrà dominare il mercato. Le parole chiave per il futuro delle costruzioni sono
BIM e sostenibilità.
Affidarsi al BIM, quindi, diventa sempre più ‘necessario’ per ciascun attore della
filiera (progettista, costruttore, ente pubblico, installatore, manutentore, ecc.):
occorre conoscere la metodologia e sfruttare gli strumenti messi a disposizione.
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Guida al BIM 2 – Introduzione
Dopo l’esperienza dello scorso anno, proponiamo questa nuova guida al BIM,
con nuovi contenuti e nuovi paradigmi applicativi.
Il BIM, come detto, investe diverse discipline conferendo loro valore aggiunto:
dalla progettazione architettonica al calcolo strutturale e al MEP (progettazione
impiantistica), dalla sicurezza nei cantieri alle prestazioni energetiche degli edifi-
ci, dal computo metrico alla contabilità lavori ed esecuzione dell’opera, dal rilie-
vo fotogrammetrico al GIS, sfruttando appieno le più moderne tecnologie (realtà
aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva) e prendendo spunto dai più innova-
tivi metodi di analisi (Big Data Analytics, Machine Learning, IoT).
Questo libro analizza l’intero processo BIM, declinandolo per ciascuna discipli-
na.
In particolare, il primo Capitolo analizza gli aspetti generali sul BIM: definizioni,
vantaggi, caratteristiche, aspetti progettuali e applicativi nell’industria delle co-
struzioni. Sono illustrati i concetti di digital twin e modello virtuale dell’edificio.
Viene descritto il formato aperto IFC per l’interscambio e si descrivono le moda-
lità di apertura, gestione, condivisione dei file in formato aperto.
Nel secondo Capitolo vengono analizzati gli aspetti relativi all’ACDat, alle ca-
ratteristiche e ai requisiti richiesti ad una piattaforma collaborativa BIM. Sono
affrontate anche le questioni relative al file naming e il lavoro collaborativo. Nella
parte finale viene introdotto il concetto di #TagBIM.
Nel terzo Capitolo si analizzano le norme italiane sul BIM: le UNI 11337. È illu-
strata l’organizzazione della norma tecnica, i modelli e gli elaborati informativi, i
flussi informativi, le indicazioni procedurali. Nella parte finale è proposta una pa-
noramica sulla questione legislativa italiana legata al BIM, dal Codice appalti al
decreto BIM (DM 560/2017).
Il quarto Capitolo è dedicato alla progettazione della sicurezza in cantiere se-
condo il testo unico dell’edilizia e la possibile integrazione con il BIM. Vengono
affrontate le questioni legate al cantiere 4D ed è proposto un esempio di proget-
tazione del layout di cantiere BIM based.
Nel quinto Capitolo sono analizzati i possibili benefici derivanti dall’ applicazio-
ne della metodologia BIM nel campo delle prestazioni energetiche degli edifici.
È introdotto il concetto di BEM (Building Energy Model).
Il sesto Capitolo ci mostra come il modello BIM possa essere utilizzato per sti-
mare i costi del progetto in maniera precisa e affidabile, con conseguente ri-
sparmio generale. Vengono, inoltre, illustrati i possibili impieghi delle nuove tec-
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Guida al BIM 2 – Introduzione
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
1
Gli aspetti
generali sul BIM
In questo Capitolo vengono analizzati
gli aspetti generali sul BIM: definizioni,
vantaggi, caratteristiche, aspetti pro-
gettuali e applicativi nell’industria delle
costruzioni. Sono illustrati i concetti di
digital twin e di modello virtuale
dell’edificio. Viene descritto il formato
IFC per l’interscambio e le modalità di
apertura, gestione, condivisione dei file
in formato aperto.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
− progettazione
− realizzazione
− gestione e manutenzione
− programmazione
di una costruzione che utilizza un modello informativo, ossia un modello che ne
contiene tutte le informazioni che riguardano il suo intero ciclo di vita, dal proget-
to alla costruzione, fino alla sua demolizione e dismissione.
Alla base della filosofia BIM ci sono tutte le informazioni necessarie per la defi-
nizione del modello; queste devono essere inserite in un database e divulgate
con i metodi di comunicazione più idonei, consentendo ai professionisti, agli ad-
detti ai lavori e ai committenti di condividere le informazioni in modo semplice e
trasparente.
L’obiettivo fondamentale del BIM è la definizione di una rappresentazione com-
plessiva del manufatto nel suo intero ciclo di vita. Questo si ottiene precisando i
dati dimensionali, qualitativi e quantitativi, all’interno del modello o dei suoi sin-
goli elementi. Un modello BIM contiene al suo interno informazioni relative ai
diversi aspetti che lo caratterizzano (geometrici, energetici, strutturali, ecc.).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Una caratteristica principale del BIM è il lavoro collaborativo tra le diverse figure
interessate, che hanno la possibilità, per quanto di propria competenza, di arric-
chire il modello informativo, inserire, estrarre, aggiornare o modificare informa-
zioni.
Ad esempio, il progettista architettonico definisce le forme, le geometrie fino ad
arrivare al modello 3D; il progettista strutturale definisce gli elementi della strut-
tura (travi, pilastri, pareti, fondazioni, ecc.), ecc.
Grazie al BIM, dunque, è possibile ricreare un modello virtuale di edificio che
non è una semplice rappresentazione tridimensionale, ma un modello dinamico
che contiene una serie di informazioni su:
− geometria
− materiali
− struttura portante
− caratteristiche termiche e prestazioni energetiche
− impianti
− costi
− sicurezza
− manutenzione
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
− ciclo di vita
− demolizione
− dismissione
− ecc.
Dunque, grazie alla metodologia BIM l'edificio viene "costruito" prima della sua
realizzazione fisica, mediante un modello virtuale, attraverso la collaborazione
ed i contributi di tutti gli attori coinvolti nel progetto (architetti, ingegneri, progetti-
sti consulenti, analisti energetici, ecc.).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
In questo modo diventa agevole avere sotto controllo tutto il progetto dell'im-
pianto e visualizzare se ci sono possibili conflitti con il progetto architettonico o
con la parte strutturale.
Evidentemente, senza l'utilizzo della tecnologia BIM, la progettazione impianti-
stica resta fine a sé stessa e non è possibile avere una visione d'insieme.
Dal modello BIM è possibile ottenere in maniera agevole anche il computo me-
trico. I vantaggi anche in questo caso sono notevoli: il computo che si ottiene è
dinamico, ossia ad ogni variazione del progetto corrisponde una variazione in
tempo reale del computo metrico e degli importi del progetto. Tutto ciò, ancora
una volta, impedisce al tecnico di commettere errori.
Nei capitoli successivi analizzeremo in dettaglio il BIM applicato alle diverse di-
scipline specialistiche.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
quemila parametri. Questi dati vengono inviati in tempo quasi reale (ogni minuto
o ogni 3 minuti a seconda dell’area in cui sta volando l’aereo).
Analizziamo un altro esempio: Tesla riceve informazioni dalle sue auto ogni
giorno. Centinaia di migliaia di auto comunicano dove stanno viaggiando, gli
ostacoli identificati lungo il percorso, il funzionamento del motore. Questa enor-
me mole di dati (Big Data) consente di costruire una mappa costantemente ag-
giornata delle strade e di verificare la presenza di malfunzionamenti strutturali,
cioè dipendenti dalla progettazione e che quindi coinvolgono molte vetture.
Possiamo pensare di trasferire questo concetto anche a un edificio, sfruttando
proprio il modello virtuale messo a disposizione dalla metodologia BIM.
Ad esempio, dopo aver realizzato l'edificio, possiamo dotarlo di una serie di
sensori di vario genere, che sono oggi sempre più accessibili in termini di costo.
Pensiamo ai seguenti sensori da posizionare opportunamente nei diversi vani in
base delle loro caratteristiche funzionali:
• sensori di temperatura
• sensori di umidità
• sensori di pressione
• sensore di qualità dell'aria
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
L'edificio virtuale dal canto suo, analizzando tutti questi dati, sarebbe in grado di
definire in ogni istante il funzionamento corretto degli impianti e di tutti i compo-
nenti, al fine di mantenere costantemente il comportamento ottimale, garanten-
do confort e benessere.
La stessa tecnologia IoT (Internet of Things) ben si presta a questo tipo di appli-
cazioni. L’internet delle cose, infatti, consente agli oggetti di dialogare tra loro,
con la possibilità di interagire con la rete e trasferire dati ed informazioni.
Per far funzionare correttamente l’internet of things, affinché sia davvero utile a
noi, è importante processare, raccogliere ed analizzare grandi volumi di dati real
time (ad esempio dai sensori, dai semafori, e da qualsiasi dispositivo IoT con-
nesso), sia in azienda per migliorare sicurezza e produttività, sia in qualsiasi
ambito e per qualsiasi tipo di oggetto connesso.
Da qui la necessità di sistemi integrati tra Big data, database nosql e dati IoT.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Occorre, d’altronde, sottolineare che nel settore delle costruzioni coesistono una
molteplicità di specializzazioni, anche notevolmente distinte tra di loro: tale
frammentazione appare evidente sia in fase di progettazione (progettisti archi-
tettonici, strutturisti, geotecnici, impiantisti, etc.) sia in fase di realizzazione (im-
prese appaltatrici, sub-appaltatrici, artigiani, ecc.), sia per quanto riguarda gli
aspetti contrattuali e amministrativi, caratterizzati anch’essi da iter procedurali
spesso lunghi e contorti.
Il processo produttivo di tipo tradizionale, evidentemente, non è in grado di ge-
stire in maniera ottimale tutta questa frammentazione, generando inefficienze e
perdite di valore tipiche come ad esempio:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
zioni negli USA confrontata con tutti i settori non agricoli (industria e costruzioni)
dal 1964 al 2004.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Tutti questi aspetti, non essendo stati ancora adeguatamente assorbiti dal setto-
re delle costruzioni, avrebbero portato ad una sostanziale stazionarietà del trend
di crescita.
Sul costo delle inefficienze nel comparto delle costruzioni è incentrata un’altra
ricerca effettuata nel 2002 dal NIST (National Institute of Standard and Techno-
logy), realizzata confrontando il costo ipotetico delle costruzioni, ottenuto in uno
scenario in cui il flusso di informazioni viaggia senza soluzione di continuità e
senza ridondanze, con i dati reali.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Tra i tanti report presenti, c’è uno studio che ha analizzato 408 opere eseguite
tra il 2003 e il 2009: i costi percentuali sostenuti a causa di varianti ascrivibili a
errori progettuali, siano passati da circa il 18% nel caso di attività svolte in mo-
dalità 2D senza l’ausilio del BIM, a circa il 2% nel caso di piena applicazione
della tecnologia BIM.
Questa valutazione bene interpreta i due seguenti diagrammi, presenti sempre
nello stesso documento.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Nel mondo ci sono numerosi studi condotti su progetti pilota, differenti per di-
mensione e ambito operativo: tutti conducono a conclusioni analoghe circa la
convenienza derivante dall’adozione della metodologia BIM. Metodologia, come
detto, che non può solamente ricondursi all’uso di software specifici, ma più pro-
fondamente investe gli aspetti collaborativi tra gli attori del settore.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
In particolare,
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
di tale operazione può comportare una mancata trasmissione del dato informati-
vo.
Ed inoltre pensiamo al modo tradizionale di aggiornare il computo parallelamen-
te a come evolve la progettazione dell’opera e chiediamoci in tal modo se non ci
sia la possibilità che qualche dato sfugga al processo di aggiornamento (la pro-
babilità è molto elevata!).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Nel momento in cui si parla di “life cycle building” non si può prescindere dal
considerare gli aspetti di manutenzione e di dismissione o rinnovamento
dell’opera edilizia.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
La storia dell'IFC
L’iniziativa IFC nasce nel 1994, quando un consorzio industriale investì nella
realizzazione di un apposito codice informatico (insieme di classi C++) in grado
di supportare lo sviluppo di applicazioni integrate; dodici società statunitensi
aderirono al consorzio, che prese il nome di “Industry Alliance for Interoperabili-
ty”.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Nel settembre 1995 l’Alleanza aprì l’adesione a tutte le parti interessate e nel
1997 cambiò il suo nome in “International Alliance for Interoperability”.
La nuova Alleanza fu ricostituita come organizzazione no profit, con l’obiettivo di
sviluppare e promuovere l’Industry Foundation Classes (IFC) come modello di
dati neutro, utile a raccogliere informazioni relative a tutto il ciclo di vita di un
edificio e dei suoi impianti.
− semantica
− relazioni
− proprietà.
Gli elementi sono pensati per descrivere i componenti di un edificio, come ad
esempio impianti, spazi, zone, arredo, elementi strutturali (pilastri, travi, pareti,
solai, etc.), includendo le proprietà specifiche di ogni oggetto (V. Figura 19 – Ar-
chitettura IFC).
Grazie a questa suddivisione ad ogni oggetto è possibile associare determinate
grandezze come ad esempio:
− forma
− costo
− richiesta di manutenzione
− posizione
− prestazione energetica
− connessioni con altri oggetti
− sicurezza
− caratteristiche fisiche e meccaniche.
Tutti questi dati sono in genere codificati su uno dei tre formati disponibili:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
I vantaggi dell'IFC
Il principale vantaggio offerto dal formato IFC è la possibilità di consentire la col-
laborazione tra le varie figure coinvolte nel processo di costruzione, permetten-
do loro di scambiare informazioni attraverso un formato standard.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Questo comporta maggiore qualità, riduzione degli errori, abbattimento dei costi
e risparmio dei tempi, con dati e informazioni coerenti in fase di progetto, realiz-
zazione e manutenzione.
Esportazione in IFC
I modelli IFC contengono una combinazione di entità geometriche e non geome-
triche. Questi dati possono essere visualizzati, analizzati e modificati dai vari
software che supportano tale formato.
I modelli IFC contengono la geometria dell’edificio e i dati (informazioni) asso-
ciati ai suoi elementi. Possono comprendere tutto o solo una parte delle infor-
mazioni contenute nei file BIM originali.
Esportare i dati di un progetto realizzato con metodologia BIM in un file IFC è il
modo per trasferire i dati da un’applicazione all’altra.
Il formato IFC è aperto, libero e ben documentato. Fornendo una interfaccia IFC
per l’esportazione e l’importazione conforme allo standard IFC i fornitori di appli-
cazioni software sono in grado di fornire l’interoperabilità con centinaia di altri
strumenti ed applicazioni BIM.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
https://www.acca.it/ifc-bim-viewer
o usando il seguente QR Code:
QR Code usBIM.viewer+
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
BIM e interoperabilità
Per interoperabilità si intende la capacità di scambiare dati tra applicazioni, con-
sentendo di uniformare i flussi di lavoro e tendendo a facilitarne l’automazione.
Non si tratta di un concetto nuovo: da sempre l’esigenza di dialogo tra applica-
zioni destinate a scopi specifici ma appartenenti alla medesima filiera produttiva,
ha rappresentato un’esigenza; si pensi, ad esempio, all’affermarsi del formato
DXF per il trasferimento di dati grafici in formato vettoriale tra applicativi di di-
stinte case software.
L’urgenza di tale esigenza, però, assurge a importanza primaria nel caso della
metodologia BIM, dove l’integrazione dei differenti saperi è l’essenza stessa
dell’innovazione.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Tale formato è stato recepito dalle ISO (International Organization for Standar-
dization – Ente normativo internazionale con sede a Ginevra) nella norma ISO
16739.
Esistono varie versioni del formato che, evidentemente, è sviluppato continua-
mente all’emergere delle necessità degli utenti: la più diffusa è la IFC 2×3, ma
recentemente è stata rilasciata la IFC 4.
Infine lo standard relativo alla metodologia per la definizione dei processi prende
il nome di IDM (Information delivery manual).
La necessità di tale ulteriore standard consegue all’esigenza di ottimizzare la
qualità della comunicazione tra i diversi partecipanti al processo edilizio. Infatti il
coinvolgimento di numerose e differenti professionalità nella realizzazione di
una costruzione, dalle fasi di progettazione e realizzazione fino a quelle di ge-
stione, implica una grossa mole di informazioni scambiate, talora non tutte ne-
cessarie in una certa fase del processo o, per contro, non completamente suffi-
cienti in altre. Per lavorare in modo efficiente è necessario che tutti i partecipanti
al processo conoscano quali e quando i diversi tipi di informazioni debbano es-
sere forniti.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Gli output dello standard IDM (“manuali per lo scambio di informazioni”) potran-
no costituire la base per definire dettagliatamente le specifiche necessarie allo
sviluppo di procedure software: infatti al fine di rendere operativo “un manuale
per lo scambio di informazioni”, esso deve essere supportato dal software. E
questo evidentemente perché il suo scopo principale è quello di assicurare che
dati rilevanti siano comunicati in maniera tale da poter essere correttamente in-
terpretati dal software di destinazione.
Nasce così il concetto di “vista del modello” (MVD – Model View Definition) col-
legata allo specifico “manuale per lo scambio di informazioni” ( IDM ), e descri-
vibile come formalizzazione informatica di specifiche e requisiti individuati in
quel manuale.
In altri termini una “vista del modello” (MVD) definisce un sottoinsieme dello
schema IFC che è necessario implementare nei software per soddisfare i requi-
siti di scambio dati di un definito processo o attività, descritto nel relativo “ma-
nuale per lo scambio di informazioni” (IDM).
Infatti, come detto precedentemente, le Industry Foundation Classes (IFC) sono
uno schema di dati per la rappresentazione di edifici e attività connesse per la
loro progettazione, costruzione e mantenimento.
Per supportare l’interoperabilità tra centinaia di applicazioni software, in differen-
ti ambiti produttivi e differenti regioni del mondo, IFC è stato progettato per es-
sere in grado di soddisfare distinte configurazioni e livelli di dettaglio. Ad esem-
pio, un muro può essere rappresentato come semplice segmento di linea (o
curva) tra due punti, oppure come un’entità 3D ai soli fini della visualizzazione
tridimensionale della costruzione, oppure come un elemento costruttivo 3D cor-
redato di informazioni di dettaglio utili alla sua realizzazione (come singoli perni,
raccordi, cablaggio, ecc.) unitamente a informazioni non grafiche come costi,
tempistiche , etc.
C’è la necessità, quindi, di chiarire quali dati sono necessari per ciascun specifi-
co uso: la definizione di una “vista di modello” fornisce un modo per indicare
chiaramente quali dati sono necessari.
È evidente, a questo punto, l’importanza operativa che risiede nella disponibilità
di “viste del modello”: numerose sono attualmente le “viste” in via di sviluppo sia
da parte di BuildingSMART che di enti e istituzioni terze (il cui lavoro dovrà es-
sere comunque validato da bSi).
Tutte queste viste sono rese disponibili sul sito di BuildingSMART; al momento
sono presenti le seguenti:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
IFC4 ADD2 TC1 Quantity Ta- Draft Estimate and track construction
keoff View materials and costs.
IFC4 ADD2 TC1 Energy Ana- Draft Estimate and track energy usage
lysis View and costs.
IFC4 ADD2 TC1 Product Li- Draft Manufacturer product information
brary View and configurations.
IFC4 ADD2 TC1 Construction Draft Lifecycle information for maintain-
Operations ing equipment and systems within
Building In- buildings.
formation
Exchange
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
La norma UNI infine propone la redazione di report di sintesi delle criticità indivi-
duate, utilizzabili per la trasmissione delle correzioni necessarie da apportare ai
singoli modelli affinché si possa progredire nella loro aggregazione.
Suggerisce, inoltre, l’uso di formati aperti ed in particolare dei seguenti formati:
Il formato BCF
La progettazione nel settore delle costruzioni solitamente prevede la collabora-
zione tra diversi team specialistici.
Durante le revisioni progettuali nascono problematiche differenti che devono es-
sere indirizzate ai diversi membri appartenenti a vari team. Ogni team opera con
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Il formato IFC contiene dati collegati alle entità modellate ma non è un formato
ideato per lo scambio di report documentali o workflows.
Al contrario il formato BCF è un formato aperto che permette l’aggiunta di com-
menti testuali, screenshot ed altre informazioni all’interno del modello IFC per
garantire una migliore comunicazione tra i vari gruppi che partecipano alla rea-
lizzazione di un progetto.
Il BCF è un formato proposto da diverse software house nel 2009 che si pone lo
scopo di essere uno standard aperto che sia in grado di garantire flussi di co-
municazione tra i vari software BIM based.
Garantisce una forma di comunicazione fisicamente separata dal modello digita-
le in formato IFC, ma che al contempo è integrabile ad esso per consentire il
coordinamento dei vari team coinvolti in un processo di progettazione. L’uso di
questo formato consente di ottimizzare i flussi di scambio informativo senza la
necessità di trasferire modelli BIM di grandi dimensioni (ad esempio tramite In-
ternet) e di agevolare l’uso di differenti software invece di avere la necessità di
utilizzare un solo ambiente di modellazione.
Il file BCF è un file compresso che contiene un folder per ogni interferen-
za/incoerenza individuata. All’interno di quest’archivio sono presenti 3 tipologie
di file con il compito di trasmettere tutte le informazioni utili ad individuare in
maniera univoca il problema riscontrato.
Essi sono:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Clash detection
La Clash detection consiste nella verifica delle interferenze geometriche, ossia il
processo di individuazione degli elementi che collidono tra loro. Le entità in que-
stione possono collidere per vari motivi, ottenendo diversi tipi di clash detection:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
Code checking
Il Code checking consiste nella verifica delle incoerenze informative e delle re-
gole a cui il nostro modello digitale deve rispondere, con l’individuazione delle
inadempienze rispetto a:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
LOD A
Il livello di sviluppo degli oggetti digitali definisce quantità e qualità del loro con-
tenuto informativo ed è funzionale al raggiungimento degli obiettivi delle fasi (e
stadi) del processo e degli usi ed obiettivi del modello cui si riferiscono.
Da notare che il livello di sviluppo degli oggetti è richiesto dal committente nel
capitolato informativo o concordato tra committente ed impresa attraverso il pia-
no di gestione informativa (pGI).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 1: aspetti generali sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Il BIM e le
piattaforme
collaborative
In questo Capitolo vengono analizzati
gli aspetti relativi all’ACDat, alle
caratteristiche ed ai requisiti richiesti
ad una piattaforma collaborativa BIM.
Sono affrontate anche le questioni
relative al file naming ed al lavoro
collaborativo.
Nella parte finale viene introdotto il
concetto di #TagBIM
61
Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
L
e piattaforme collaborative BIM offrono agli attori delle costruzioni gli
strumenti necessari per operare correttamente con la metodologia BIM.
Non è pensabile lavorare secondo la metodologia e i processi del BIM
senza adoperare una piattaforma collaborativa.
Lavorare con metodologia BIM, infatti, significa utilizzare la tecnologia per inte-
grare al meglio le diverse professionalità che intervengono sull’opera in itinere,
consentendo un proficuo interscambio di conoscenze, un puntuale aggiorna-
mento in tempo reale delle informazioni a disposizione, con la conseguenza di
ridurre drasticamente gli errori e ottenendo un miglioramento globale. Questa
collaborazione tra i settori e tra le persone coinvolte in un progetto di costruzio-
ne non è possibile senza l’accesso libero a tutti i dati essenziali memorizzati in
un BIM.
Da qui la necessità di strumenti idonei, piattaforme collaborative che si fondino
su sistemi aperti.
Una piattaforma BIM deve essere in grado di supportare i professionisti
dell’architettura, dell’ingegneria, e più in generale del mondo della costruzione,
per creare e gestire correttamente i modelli BIM, sotto ogni aspetto specialistico,
quali:
• progettazione architettonica
• analisi energetica
• analisi strutturale
• gestione del cantiere
• manutenzione delle opere
all’interno di un unico ambiente di condivisione dati. Le norme italiane identifica-
no l’ambiente di condivisione con la sigla “ACDat”, mentre quelle anglosassoni
utilizzano generalmente il termine “CDE” (Common Data Environment).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
• criteri contrattuali
• principî giuridici sulla tutela della proprietà intellettuale
• dispositivi di protezione della sicurezza dei dati.
Il decreto descrive un ambiente virtuale (Cloud, Server) a cui tutti gli attori della
commessa dovranno affidare i propri lavori, organizzato e strutturato al fine di
tracciare il procedere delle attività, individuare ruoli e responsabilità, mettere a
disposizione di tutti le informazioni della commessa sempre aggiornate e com-
plete.
L’ambito descritto è proprio quello in cui tutti gli aspetti collaborativi e di integra-
zione, caratteristici della metodologia BIM, possono pienamente esprimersi.
Ma non solo: la presenza nell’ACDat di tutte le informazioni relative
all’intervento, complete ed aggiornate, elegge tale ambito adeguato alla gestio-
ne consapevole e tempestiva di tutte le decisioni relative alla conduzione della
commessa.
In altri termini, senza l’ambiente di condivisione dei dati, il processo BIM non po-
trebbe neanche prendere forma: avremmo dei modelli digitali (nella migliore del-
le ipotesi), ma non sapremmo che farne!
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
ACDat e CDE
Il concetto di Ambiente di Condivisione dei Dati è stato fornito già dalle norme
UNI 11337, ed in particolare dalla UNI 11337-5 e della UNI 11337-6.
In particolare, la UNI 11337-5 prevede che, ai fini della gestione digitalizzata del
processo delle costruzioni, per ogni opera deve essere definito un ambiente
condiviso di raccolta dati (ACDat), ove tutti i soggetti accreditati possano condi-
videre le informazioni prodotte, secondo prestabilite regole.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
3. Public
4. Archive
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
ACDat e ACDoc
Gli elaborati informativi non digitali (quali per esempio gli originali cartacei di
precedenti documentazioni, le eventuali riproduzioni su supporto non digitale di
progetti e documenti o le estrazioni – viste - di modelli, come piante, prospetti e
sezioni stampate) sono invece raccolti in altro spazio dedicato (spazio fisico)
destinato alla conservazione e condivisione organizzata di documenti (non digi-
tali).
La UNI 11337 prevede che in un processo informativo digitale gli elaborati in-
formativi non digitali devono essere preferibilmente digitalizzati e conseguente-
mente raccolti nell’ACDat.
L’archivio di condivisione documenti è l’ACDoc.
L’ACDoc è definito, in particolare, come l’archivio di raccolta organizzata e con-
divisione di copie non digitali di modelli e copie o originali di elaborati su suppor-
to non digitale, riferiti ad un singolo programma o progetto.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
All’ACDat e all’ACDoc accedono tutti gli stakeholder del progetto secondo diffe-
renti diritti di lettura, estrazione e deposito dei dati.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
• lo stato di lavorazione;
• lo stato di verifica;
• lo stato di approvazione.
Lo stato di lavorazione definisce il grado di progressione dell’operatività del
contenuto informativo di modelli, oggetti o elaborati, secondo un flusso di natura
produttiva.
È possibile individuare 4 stati di lavorazione del contenuto informativo, L0; L1;
L2; L3, legati a una sequenza temporale di produzione delle informazioni:
1. L0, in fase di elaborazione/aggiornamento. Il contenuto informativo è in
fase di elaborazione e potrebbe subire modifiche o aggiornamenti. Non
è ancora disponibile agli altri operatori.
2. L1, in fase di condivisione. Il contenuto informativo è ritenuto completo
per una o più discipline, ma ancora suscettibile di interventi da parte di
altre discipline o di altri operatori.
3. L2, in fase di pubblicazione. Il contenuto informativo è attivo, ma con-
cluso. Nessuno degli attori dovrebbe avere necessità/interesse ad ap-
portare nuove modifiche
4. L3, archiviato: il contenuto informativo è relativo a una versione non at-
tiva legata a un processo concluso, che si differenzia in:
• L3.V “valido”, versione ancora in vigore;
• L3.S “superato”, relativo a versioni precedenti quella in vigore
e pertanto sostituite.
Lo stato di approvazione definisce il grado di affidabilità formale del contenuto
informativo di modelli, oggetti o elaborati, secondo un flusso di natura proces-
suale.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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• Navigazione dei modelli condivisi nei formati IFC, EDF, RVT, SKP
direttamente dal browser con funzionalità di real-time rendering e
realtà virtuale immersiva, per verificare l’efficacia del modello e la
presenza di eventuali conflitti | usBIM.reality
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
Egli sarà in grado di creare cartelle con accesso comune per condividere mate-
riali contrattuali, normative o documenti che rappresentano una base di cono-
scenze condivise sul progetto e che quindi possono essere accessibili a tutti.
Si potrà anche predisporre delle cartelle aperte all’apporto informati-
vo/documentale di stakeholders esterni alla fase di progettazione, come aziende
fornitrici di prodotti o materiali, di componenti edilizi (chiusure tecniche o ascen-
sori), tecnici che si occuperanno della direzione dei lavori, ecc. Tutti questi sta-
keholders esterni al processo di progettazione possono apportare informazioni e
materiali utili al progetto.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
L’intera Europa sta sviluppando percorsi e piani formativi per queste figure pro-
fessionali.
Di fatto, le 3 figure universalmente riconosciute sono:
1. BIM specialist
2. BIM coordinator
3. BIM manager
In realtà, la UNI 11337 parte 7 (in fase di pubblicazione) introduce anche la figu-
ra di gestore dell’ambiente di condivisione dati o CDE Manager; successiva-
mente si analizzerà questo aspetto.
BIM specialist
La figura del BIM SPECIALIST è in grado di utilizzare il software per la realizza-
zione di un progetto BIM, secondo la propria competenza disciplinare (architet-
tonica, strutturale, impiantistica, ecc.).
Il BIM SPECIALIST è in grado di comprendere ed utilizzare la documentazione
tecnica ed operativa aziendale per la produzione degli elaborati e dei modelli.
Ha il ruolo di “modellatore delle informazioni” e svolge le seguenti attività:
BIM coordinator
La figura del BIM coordinator è in grado di gestire e coordinare il lavoro su una o
più discipline specifiche nell’ambito del progetto (es: architettura, strutture, im-
pianti, ecc.).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
BIM manager
La figura del BIM manager è in grado di gestire e coordinare progetti BIM multi-
disciplinari.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
Lo stato dell’arte della tecnologia software odierna consente a pieno titolo di svi-
luppare un modello BIM 3D dato dalla somma di differenti modelli specialistici
con a corredo dati e documenti digitali allegati per arricchirne il contenuto infor-
mativo. Questo modo di operare viene descritto come Level 2 BIM in ambiente
anglosassone.
L’unione dei differenti modelli digitali viene definita “federazione”, ossia un alli-
neamento geometrico ed una fusione del loro contenuto informativo. Questo as-
semblaggio consente di ricreare un modello unico e completo che descrive
compiutamente un’opera edilizia.
Come visto, l’ambiente di condivisione deve essere basato su un’infrastruttura
informatica che consenta la condivisione simultanea dei contenuti informativi
regolata da precisi sistemi di:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
Tali dati, messi in evidenza grazie ad una codifica presente nel nome dei docu-
menti, vengono definiti metadati.
Di seguito si riporta un esempio di quelli che sono i campi, ossia lo spazio riser-
vato ai metadati, che andrebbero a costituire il file naming dei documenti pre-
senti all’interno di un Common Data Environment. Ad ogni campo viene asso-
ciato un codice rappresentativo
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
Figura 37 – Ruoli
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
dove:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
Potrebbero essere:
• termoconvettore
• scheda tecnica
• manutenzione
• impianto.
Tali ricerche non avrebbero esito positivo. L’operatore riuscirà a risalire al do-
cumento solo se è nota la convenzione adottata per classificarlo.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
Vediamo un altro uso degli hashtag BIM connesso alla gestione informativa.
Si faccia riferimento ad una relazione tecnica composta da oltre 50 pagine con-
tenenti pochi dati realmente interessanti per gli attori con cui si ha intenzione di
condividerla.
Nello specifico, per una relazione geotecnica potrebbe essere interessante indi-
viduare immediatamente quello che è l’angolo di attrito del terreno, il suo peso
specifico e la portanza dello stesso.
Queste poche informazioni sono in grado di snellire il processo di ricerca infor-
mativo e diventano ulteriori chiavi di ricerca.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 2: il BIM e le piattaforme collaborative
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
3
Le norme
italiane sul BIM
In questo Capitolo si analizzano le
norme italiane sul BIM: le UNI 11337.
E’ illustrata l’organizzazione della
norma tecnica, i modelli e gli elaborati
informativi, i flussi informativi, le
indicazioni procedurali. Nella parte
finale è proposto una panoramica sulla
legislazione italiana legata al BIM, dal
Codice appalti al decreto BIM (DM
560/2017)
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
L 6 della norma nazionale UNI 11337 che tratta di gestione digitale dei pro-
cessi informativi delle costruzioni e, nello specifico, si occupa rispettiva-
mente di:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
La terminologia
La sezione “Termini e Definizioni” è suddivisa nelle 5 parti riportate di seguito.
1. Termini relativi ai contenuti informativi
− precisazione dei termini Dato, Informazione e Contenuto Informati-
vo, dove il primo è il singolo elemento conoscitivo, il secondo
l’insieme di elementi conoscitivi organizzati al fine di una cono-
scenza ed il terzo un insieme di informazioni organizzate per un
determinato scopo
− definizione di Veicolo Informativo, vale a dire mezzo di trasmissio-
ne dei contenuti informativi. Veicolo informativo sono gli Elaborati
(veicolo informativo di rappresentazione) i Modelli (veicolo informa-
tivo di virtualizzazione).
2. Termini relativi agli ambienti informativi
− definizione di Ambiente di Condivisione Dati (ACDat), cioè di am-
biente per la raccolta e la condivisione di modelli e elaborati digita-
li. Rappresenta” l’equivalente italiano” del CDE (Common Date
Environment” – Ambiente comune delle informazioni) introdotto
nelle PAS 1192-2 britanniche.
3. Termini relativi alla struttura informativa del prodotto
− precisazione dei termini Prodotto Componente e Prodotto Risul-
tante, dove la prima espressione è riferita ai prodotti da costruzio-
ne, cioè ogni prodotto destinato ad essere incorporato in modo
permanente negli edifici (malta, mattoni, ma anche impianti), men-
tre la seconda è riferita al risultato di un’attività produttiva, cioè
all’edificio, complesso di edifici o un’infrastruttura.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
− dati
− informazioni
− contenuti informativi
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
− grafici
− documentali
− multimediali.
In particolare gli elaborati informativi, dal punto di vista della loro natura, posso-
no essere
− non digitali
− copie digitali di elaborati non digitali
− digitali
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
− livello 1: base
− livello 2: elementare
− livello 3: avanzato
− livello 4: ottimale.
Livello 1 - Base
Il trasferimento dei contenuti informativi in tutti gli ambiti disciplinari (sociale,
ambientale, tecnico, economico, giuridico) avviene attraverso elaborati sia digi-
tali che non digitali, ma contrattualmente il supporto richiesto permane quello
cartaceo.
Livello 2 - Elementare
II trasferimento dei contenuti informativi per gli ambiti disciplinari ambientale e
tecnico avviene di norma attraverso l’impego di Modelli grafici.
Per tutti gli ambiti disciplinari, il trasferimento delle informazioni non veicolate dai
modelli grafici suddetti, avviene attraverso elaborati digitali.
Contrattualmente il supporto prevalente rimane quello cartaceo, accompagnato
questa volta, anche da quello digitale per quanto concerne i modelli grafici.
Livello 3 - Avanzato
Lo scambio di informazioni avviene attraverso modelli informativi grafici e elabo-
rati (grafici, documentali o multimediali) digitali.
Per favorire la relazionalità è possibile anche utilizzare apposite schede informa-
tive digitali di prodotto o di processo. La struttura di tali schede è sviluppata dal-
la UNI 11337-3, pubblicata nel 2013 e in procinto di revisione.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Livello 4 - Ottimale
Il trasferimento dei contenuti informativi in tutti gli ambiti disciplinari (sociale,
ambientale, tecnico, economico, giuridico, ecc.) avviene attraverso modelli in-
formativi.
Talvolta, e solo per necessità specifiche, tali modelli possono essere affiancati
da elaborati digitali.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
• processo, i cui contenuti informativi sono attinenti alle attività svolte du-
rante lo sviluppo del progetto/esecuzione e le risorse (umane, di at-
trezzature e prodotti costruttivi) in tali attività utilizzate
• spazio, dove le informazioni sono relative a superfici e volumi indivi-
duati e aggregati in ragione della funzione e/o destinazione d'uso
• sito, i cui contenuti informativi riguardano l'ambiente destinato ad acco-
gliere le opere e le modificazioni artificiali introdotte su di esso
• edificio/infrastrutture, dove le informazioni sono relative ai manufatti
realizzati, suddivisi nei relativi sistemi, subsistemi e componenti.
A questo punto la norma pone l’accento proprio sull’aspetto del processo, defi-
nendo la “struttura informativa del processo”.
107
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
formativo è relativo alle attività che vengono svolte e alle risorse impiegate in tali
attività.
Ma se risulta definito il contenuto informativo del processo, quale ne è la sua
composizione?
La norma ci propone una sequenza strutturata di stadi, a loro volta costituiti da
fasi, che riguardano la produzione e la gestione dei contenuti informativi.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Anzitutto si noti come gli stadi rispondano ad una concezione fine-inizio, vale a
dire uno stadio non può iniziarsi se quello precedente non sia stato concluso ed
approvato.
E questo differentemente dal funzionamento delle fasi: queste ultime, infatti, se
relative ad uno stesso stadio, rispondono ad un legame di tipo inizio-inizio, vale
a dire una fase può iniziarsi anche se quella precedente non sia stata ancora
conclusa (ma sia almeno già iniziata).
Gli stadi e le fasi individuate rispondono a valutazioni tecnico-funzionali e non
hanno diretta rispondenza con i livelli di progettazione previsti nell’ordinamento
delle opere pubbliche vigente.
Tuttavia tali livelli devono essere comunque all’interno della strutturazione previ-
sta:
109
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Sin da subito occorre precisare che LOD nella norma italiana diventa l’acronimo
di “Livello di sviluppo degli Oggetti Digitali”; ma naturalmente gli aspetti caratte-
rizzanti la norma non si esauriscono qui.
Ed infatti si parte non già da specificazioni sugli oggetti, bensì dalla necessità di
precisare gli obiettivi delle fasi di ciascun processo, così come proposte nella
UNI 11337-1 e illustrate nel precedente articolo “Il BIM in Italia nelle nuove UNI
11337-1: la parte prima della norma” (V. Figura 46 – Processo informativo delle
costruzioni).
110
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Ad esempio, giunto il nostro progetto nella fase autorizzativa (il cui obiettivo è
l’ottenimento di pareri e autorizzazioni) i modelli dovranno veicolare una qualità
e quantità di informazioni tali da poter soddisfare le esigenze di autorità ed enti
terzi preposti al rilascio della rispettiva specifica documentazione autorizzativa.
Dunque il LOD degli oggetti costituenti tali modelli dovrà essere adeguato a
consentire l’estrazione degli elaborati grafici richiesti o delle quantità per la valu-
tazione del computo metrico o dei dati necessari per il calcolo degli indici urba-
nistici, ecc.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Nel Capitolato Informativo, redatto a cura del committente prima della procedura
di affidamento, vengono precisate tutte le esigenze informative e i relativi requi-
siti del committente stesso.
I soggetti interessati all'affidamento provvedono a redigere ciascuno una propria
oGI (offerta per la Gestione Informativa) in cui viene documentata l’offerta per il
soddisfacimento delle esigenze della committenza, formulate nel citato Capitola-
to Informativo.
L’affidatario individuato, prima dell’affidamento, provvede a redigere il pGI (pia-
no per la Gestione Informativa), in cui dovrà essere approfondita e precisata
l’originaria offerta per la gestione informativa.
Naturalmente tale documento dovrà essere redatto nel rispetto dei principi vin-
colanti dell’offerta. Inoltre quest’ultimo documento dovrà contenere le indicazioni
degli eventuali sub-affidatari: in tal caso, la norma pone in capo all'affidatario di
primo livello la responsabilità, di fronte al committente, anche della gestione in-
formativa dei sub-affidatari.
Ma quali sono i contenuti minimi del Capitolato Informativo?
Al riguardo la norma provvede ad elencare gli argomenti che necessariamente
dovranno essere affrontati, raggruppandoli in due ambiti: quello tecnico e quello
gestionale.
Ambito tecnico
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Ambito gestionale
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
A questo scopo nel Capitolato Informativo e/o nel piano di Gestione Informativa,
dovranno essere esplicitati almeno:
Tali modelli singoli fanno riferimento alle singole discipline: ad esempio, per
l’ambito tecnico, possiamo individuare il modello architettonico, quello struttura-
le, quello impiantistico, ecc.
Questi ultimi, a loro volta, possono differenziarsi a seconda degli usi e/o obiettivi
del modello stesso: il modello architettonico, ad esempio, può differenziarsi in
quello destinato a scopi amministrativi (evidenziazione di superfici, volumi, ecc.)
quello destinato allo studio delle sole finiture interne, ecc., oppure il modello im-
piantistico (noto anche come Modello MEP – Mechanical, Electrical and Plum-
bing) possa essere suddiviso in modello elettrico, idrosanitario, di riscaldamen-
to, ecc.
È del tutto evidente come la natura e la complessità dell’opera possa richiedere
differenti gradi di “scomposizione” dei singoli modelli.
Come noto in quanto insito nel concetto di BIM, ciascun modello digitale non
veicola solo informazioni grafiche, ma anche “alfanumeriche”: è responsabilità
del gestore di ciascun modello verificare che le tali informazioni siano in accordo
con le specifiche del Capitolato Informativo e congruenti con quelle veicolate
dagli altri modelli.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Model Checking ha avuto grande diffusione pur non risultandone sempre ben
chiaro il relativo significato.
La norma definisce tre differenti livelli di coordinamento:
1. LC1 è il coordinamento di dati e informazioni effettuato all’interno di un
solo modello singolo
2. LC2 è il coordinamento tra differenti modelli singoli (V. Figura 50 –
Flusso di coordinamento livello 2 (UNI 11337-5)
3. LC3 è il coordinamento da effettuarsi tra i contenuti informativi generati
da modelli grafici e quelli non derivanti da modelli grafici, ad esempio:
relazioni tecniche o di calcolo, grafici CAD, ecc. (V. Figura 51 – Flusso
di coordinamento livello 3 (UNI 11337-5).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Compatibilità
Ambito Disciplina Software con formati
aperti
Modellazione BIM
Progettazione
Analisi e calcolo
strutturale
…
Modellazione BIM
Progettazione im-
Analisi energetica
piantistica
… [Indicazione dei
Aggregazione mo- software messi a
delli in IFC disposizione, con
Model e Code Controllo interfe- precisazione della
checking renze loro tipologia e ver-
Clash detection Controllo incoeren- sione]
ze
…
Programmazione
Gestione cantiere dei lavori
…
…
Manutenzione
…
…
Programmazione
…
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
consentire l’accesso in tempo reale alla committenza e/o agli operatori aventi
diritto, delle caratteristiche del “server” destinato ad accogliere/gestire i docu-
menti digitali, o anche le caratteristiche (fisiche, ubicative, di accesso, ecc.) di
un ambiente per l’archiviazione dei documenti non digitali ACDoc (“Ambiente di
Condivisione Documenti”, equivalente al britannico “Data Room”).
Per quanto concerne il formato dei file che dovranno essere scambiati tra il
Committente e l’Affidatario, questo è oggetto dei punti “Formati di fornitura dati
messi a disposizione inizialmente dal committente” e “Fornitura e scambio dati”
in cui viene distinta la fase di avvio, in cui è il Committente stesso a dover forni-
re informazioni, da quella di sviluppo dell’incarico dove il flusso dei dati è di tipo
bidirezionale.
Anche in questo caso l’utilizzo di tabelle può rendere più semplice e circostan-
ziata la comprensione tra le parti: la tabella che segue potrà essere utilizzata
per entrambi i casi, allo scopo di precisare separatamente i due aspetti.
128
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Si noti che per l’utilizzo di formato file non proprietari, come nel caso del formato
IFC, il Committente potrebbe ritenere opportuno precisare i “set di proprietà” che
gli oggetti presenti nei modelli veicolati devono possedere, anche in attinenza
alla specifica fase del processo cui i modelli stessi sono correlati (come vedre-
mo più avanti).
Si sottolinea come tali requisiti debbano essere comunque garantiti anche dai
formati file proprietari, ma evidentemente, la loro verifica non può essere effet-
tuata direttamente in tali formati (chiusi).
La tabella che segue suggerisce una comoda modalità di lavoro nel caso di for-
mati IFC.
Codifica progetto
Codifica oggetto
Muratura IfcWall Area
Livello Superiore
Livello inferiore
Altro … …
129
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
130
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Oggetto Specifica
Elementi orizzontali Tutti gli elementi orizzontali a meno dei tetti e degli strati
di finitura successivamente definiti dovranno essere as-
sociati al livello di riferimento in cui giacciono
Strati di finitura di soffitto e Tutti gli strati di finitura dei solai posti all’intradosso ed i
controsoffitti controsoffitti dovranno essere associati al livel-
lo/ambiente a loro sottostante
131
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Progetto N. …
Denominazione progetto …
Tipo di intervento …
Attività professionale svolta …
Descrizione sintetica del progetto …
Localizzazione geografica del progetto …
Costo opera …
Onorario prestazione …
Altro …
132
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
La Sezione gestionale
Il primo punto della sezione è relativo agli “Obiettivi informativi strategici e usi
dei modelli e degli elaborati”.
In relazione alla specifica fase del progetto, il committente definisce gli obiettivi
dei veicoli informativi (modelli e elaborati) richiesti all’affidatario, e gli usi che tali
veicoli dovranno consentire.
133
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Impianti Idrico-sanitari
Stadio
Impianti Meccanici
Reti Informatiche
Evolutivo Fase
Impianti Elettrici
Architettonico
Opere
Strutture
Facciate
Produzione Costruzione
Collaudo
Consegna Messa in
servizio
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Elaborati Richiesti
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Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Fase tecnologica
Fase di gestione,
Fase esigenziale
Fase di fattibilità
Fase autorizzati-
Fase di collaudo
Fase funzionale
Fase di esecu-
manutenzione
e sostenibilità
consegna
spaziale
zione
Elaborato
va
Quadro dei
X X
bisogni
[…]
Relazione
X X X
geotecnica
Relazione
sulla X X X X X
sicurezza
[…]
Contabilità
X X
dei lavori
Liquidazione X X X
Accatasta-
X
mento
Altri
Il secondo punto affronta uno degli argomenti di maggiore notorietà presso gli
addetti ai lavori: “Livelli di sviluppo degli oggetti e delle schede informative”.
In questa sezione il committente dovrà anzitutto specificare il sistema di riferi-
mento scelto per la definizione del livello di sviluppo grafico e informativo (LOD)
degli oggetti presenti nei differenti modelli disciplinari. Qualora egli decidesse di
non riferirsi a nessun sistema di riferimento, dovrà fornire definizioni e documen-
tazione esaustiva all’affidatario affinché quest’ultimo possa produrre corretta-
mente quanto richiesto dal committente.
Definito il sistema di riferimento, il committente preciserà il livello di sviluppo di
ciascun oggetto, differenziato per modello disciplinare e fase del processo ese-
cutivo.
Si ricorda che nello stesso modello possono coesistere LOD differenti per cia-
scun oggetto in ragione degli obiettivi e usi del modello stesso.
Anche in questo caso la formulazione delle richieste del committente è riassunta
mediante la seguente tabella.
136
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Stadio di Stadio
programma- Stadio di Stadio di di
zione strate- progettazione produzione eser-
gica cizio
Fase autorizzativa
Fase di collaudo e
Fase di fattibilità e
Fase di esecuzio-
Fase di gestione,
Fase tecnologica
Fase esigenziale
Fase funzionale
manutenzione
sostenibilità
consegna
spaziale
ne
Oggetti del
LOD
Modello
Architettonico
- A B C D D/E F F
Generale
Architettonico
- A B C D D/E F F
Arredi
[…]
Strutture D/
- - B C - - -
E
Impianto
- A B C D E F G
elettrico
…
137
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
− codice commessa
− disciplina
− fase del progetto
− tipologia di veicolo (modello o elaborato)
− edificio/piano
− responsabile.
138
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
− “CONTENUTO_FASE_DISCIPLINA_TIPO_AAMMGG_VER”
139
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Gli aspetti legati alle “Procedure di verifica e validazione dei modelli, oggetti e/o
elaborati”, e del “Processo di analisi e risoluzione delle interferenze e incoeren-
ze informative”, sono affrontati negli omologhi paragrafi della strutturazione pro-
posta per il Capitolato informativo.
L’affidatario è chiamato dal committente a specificare nell’oGI (“offerta per la
Gestione Informativa”) (e poi nell’pGI – “piano per la Gestione Informativa”) le
proprie procedure di validazione per i modelli, gli oggetti e gli elaborati che pro-
durrà durante lo sviluppo della commessa.
Dovrà, ad esempio, indicare quali contenuti informativi saranno soggetti a perio-
dica revisione e validazione, la frequenza di tale validazione, le modalità del
processo di validazione in merito alla loro emissione, controllo degli errori, ne-
cessità sopraggiunte di nuovo coordinamento, ecc.
140
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Livello di coor-
Architettonico
Antincendio
dinamento
Sicurezza
MODELLO
Acustico
Strutture
Elettrico
Facciate
Altri
Oggetto / LC1
Oggetto
Modello / LC2
Architettonico
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Oggetto / LC1
Oggetto
Modello / LC2
Facciate
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Oggetto / LC1
Oggetto
Modello / LC2
Strutture
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Oggetto / LC1
Oggetto
Modello / LC2
…
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Altri
141
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Vincoli costruttivi
Vincoli manuten-
Livello di coordi-
Legislazione eu-
Legislazione na-
Risparmio ener-
Vincoli contrat-
Vincoli proget-
MODELLO
namento.
zionale
getico
ropea
tuali
tuali
Altri
tivi
Oggetto / LC1
Oggetto
Modello / LC2
Architettonico
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Oggetto / LC1
Oggetto
Facciate Modello / LC2
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Oggetto / LC1
Oggetto
Strutture Modello / LC2
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Oggetto / LC1
Oggetto
… Modello / LC2
Modelli
Modello / LC3
Elaborati
Altri
Anche altri aspetti trovano una loro specifica collocazione all’interno della strut-
turazione proposta, come quelli riguardanti il 4D (programmazione dei lavori),
5D (computi e valutazioni), come anche il 6D e 7D.
142
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Per tale motivo la strutturazione proposta dalla norma, pur risultando organica-
mente concepita sia dal punto di vista formale che contenutistico, deve essere
vista come un punto di partenza potendo ciascun committente ulteriormente det-
tagliarla e arricchirla in ragione delle proprie esigenze e delle proprie esperien-
ze.
143
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
144
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Identificati tali compiti ed attività, vengono poi precisati i contenuti formativi di cui
devono essere in possesso tali figure.
Come detto, questi requisiti formativi sono forniti in termini di conoscenza, abilità
e competenza in conformità al Quadro Europeo delle Qualifiche (EDF – Euro-
pean Qualification Framework) e riportati sotto forma di schematiche tabelle di
agevole consultazione:
145
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
La norma non entra nel merito circa il livello di tali conoscenze, abilità e compe-
tenze, ma consente di individuare gli ambiti tematici intorno ai quali devono sa-
persi muovere il BIM Manager, il BIM Coordinator, il BIM Specialist e il CDE
Manager.
Una sezione a parte del testo normativo è, infine, riservato alla modalità di valu-
tazione e convalida dei risultati dell’apprendimento raggiunti attraverso un iter
formativo percorso.
Vengono illustrati, infatti, vari possibili metodi di valutazione, basati su quanto
indicato dalle suddette tabelle:
146
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Le ISO 19650
Il travagliato iter della redazione delle ISO 19650 può dirsi finalmente giunto al
termine: le ISO 19650-1 e19650-2 sono state approvate nel mese di maggio
2018 durante una riunione, tenuta in Italia, del gruppo di lavoro ISO incaricato
della loro stesura.
147
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Figura 56 – Generic project and asset information management life cycle (ISO 19650-1)
Dal punto di vista più propriamente del ciclo di vita del bene immobiliare, viene
proposto in una sintetica ed esemplificativa immagine l’intero flusso informativo
con l’evidenziazione dei vari momenti intermedi di valutazione, verifica e appro-
vazione, in cui anche il committente è chiamato ad esprimersi circa il soddisfa-
cimento dei requisiti progettuali inizialmente espressi.
148
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Figura 57 – Overview and illustration of the information management process (ISO 19650-
1)
149
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Figura 58 – Interfaces between parties and teams for the purpose of information man-
agement (ISO 19650-2)
Il testo entra, poi, puntualmente nella descrizione delle varie fasi evolutive del
processo informativo, dettagliandone il percorso, naturalmente sempre dal pun-
to di vista metodologico e degli obiettivi di ciascun singolo step.
Figura 59 – Information management process during the delivery phase of assets (ISO
19650-2)
150
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Ogni fase viene poi affrontata in dettaglio nel corso del testo normativo e visi-
vamente riassunta in figure specifiche, come quella proposta di seguito.
La redazione dei due testi normativi, come detto, ha richiesto numerosi sforzi e
compromessi.
151
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
152
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
153
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Articolo 3
1. L’utilizzo dei metodi di cui all’articolo 23, comma 13, del codice dei contratti
pubblici è subordinato all’adozione, anche a titolo non oneroso, da parte delle
stazioni appaltanti, di:
a) un piano di formazione del proprio personale in relazione al ruolo ricoperto,
con particolare riferimento ai metodi e strumenti elettronici specifici, quali quelli
di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture;
b) un piano di acquisizione o di manutenzione degli strumenti hardware e soft-
ware di gestione digitale dei processi decisionali e informativi, adeguati alla na-
tura dell’opera, alla fase di processo ed al tipo di procedura in cui sono adottati;
c) un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e gestione, il gestore
del dato e la gestione dei conflitti.
2. Le stazioni appaltanti si adeguano, comunque, a quanto previsto dal comma
1 entro e non oltre le date fissate dall’articolo 6, comma 1, in relazione
all’introduzione obbligatoria dei metodi e degli strumenti di cui all’articolo 23,
comma 1, lettera h), del codice dei contratti pubblici.
Articolo 4
1. Le stazioni appaltanti utilizzano piattaforme interoperabili a mezzo di formati
aperti non proprietari. Tutti i dati presenti nel processo devono risultare connessi
a modelli tridimensionali orientati a oggetti secondo le modalità indicate nei re-
quisiti informativi di cui all’articolo 7 e devono essere richiamabili in qualunque
fase e da ogni attore durante il processo di progettazione, costruzione e gestio-
ne dell’intervento secondo formati digitali aperti e non proprietari, normati, fatto
salvo quanto previsto all’articolo 68 del codice dei contratti pubblici, a livello na-
zionale o internazionale e controllati nella loro evoluzione tecnica da organismi
indipendenti. Le informazioni prodotte e condivise tra tutti i partecipanti al pro-
getto, alla costruzione e alla gestione dell'intervento, sono fruibili senza che ciò
154
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
a partire dal 1° gennaio 2019, per i lavori complessi relativi a opere di importo a
base di gara pari o superiore a 100 milioni di euro, per poi arrivare dopo vari
step intermedi per importi minori, fino alle opere di importo inferiore a 1 milione
di euro.
Ecco il dettaglio della calendarizzazione:
155
Guida al BIM 2 - Capitolo 3: le norme italiane sul BIM
Articolo 7 (Capitolato)
1. Ai fini dell’introduzione dei metodi e degli strumenti elettronici di cui all’articolo
23, comma 1, lettera h), del codice dei contratti pubblici, il capitolato, allegato
alla documentazione di gara per l'espletamento di servizi di progettazione o per
l'esecuzione di lavori e/o della gestione delle opere, deve contenere:
a) i requisiti informativi strategici generali e specifici, compresi i livelli di defini-
zione dei contenuti informativi, tenuto conto della natura dell’opera, della fase di
processo e del tipo di appalto;
b) tutti gli elementi utili alla individuazione dei requisiti di produzione, di gestione
e di trasmissione dei contenuti informativi, in stretta connessione con gli obiettivi
decisionali e con quelli gestionali. In particolare, deve includere il modello infor-
mativo relativo allo stato iniziale dei luoghi e delle eventuali opere preesistenti.
2. Il capitolato è comunicato anche ai subappaltatori e ai subfornitori cui è fatto
obbligo di concorrere con l'aggiudicatario nella proposizione delle modalità ope-
rative di produzione, di gestione e di trasmissione dei contenuti informativi attra-
verso il piano di gestione informativa.
3. La documentazione di gara è resa disponibile tra le parti, su supporto infor-
matico per mezzo di formati digitali coerenti con la natura del contenuto e con
quanto previsto dai requisiti informativi del capitolato di cui al comma 1
4. In via transitoria, fino all’introduzione obbligatoria dei metodi e degli strumenti
di cui all’articolo 23, comma 1, lettera h), del codice dei contratti pubblici, secon-
do quanto previsto dall’articolo 6, la prevalenza contrattuale dei contenuti infor-
mativi è definita dalla loro esplicitazione su supporto cartaceo in stretta coeren-
za, per quanto possibile, con il modello informativo elettronico per quanto con-
cerne i contenuti geometrico dimensionali e alfa numerici. La documentazione di
gara può, altresì, essere resa disponibile anche su supporto informatico, fermo
restando che a tutti gli effetti è considerata valida la documentazione cartacea,
integrata, ove necessario, dalla documentazione digitale.
156
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
4
Modello informativo
per la sicurezza in
cantiere
Questo Capitolo è dedicato alla
progettazione della sicurezza in cantiere
secondo il testo unico dell’edilizia e la
possibile integrazione con il BIM.
Vengono affrontate le questioni legate al
cantiere 4D ed è proposto un esempio di
progettazione del layout di cantiere BIM
based
157
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
N
ella prassi comune la progettazione della sicurezza non sempre procede
parallelamente alla modellazione complessiva dell’opera, ma in genere
viene effettuata a posteriori e separatamente dalle altre attività di pianifi-
cazione e controllo.
La pianificazione tradizionale della sicurezza spesso è basata su controlli ma-
nuali, su sensazioni istintive e sull’esperienza acquisita dal coordinatore della
sicurezza. Il collegamento tra le misure di sicurezza pianificate e la messa in
opera durante l'esecuzione delle attività lavorative è troppo spesso carente:
molti coordinatori si affidano tutt’ora a disegni bidimensionali o unicamente a
prescrizioni in situ.
Questo tipo di approccio può portare ad errori di valutazione o ad omissioni che
potrebbero mettere in pericolo la salute e la sicurezza dei lavoratori.
L’innovazione tecnologica può (e deve) supportare la filiera delle costruzioni per
superare tali criticità, trasformando il tradizionale cantiere edile in un “cantiere
digitale”, con l’innesco di un circuito virtuoso ed un conseguente innalzamento
del livello medio della sicurezza.
158
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
159
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
Dopo aver svolto un’attenta valutazione dei rischi, la progettazione della sicu-
rezza in cantiere risulterà tanto più efficace quanto più le misure di protezione e
prevenzione risultino imprescindibili sia per i datori di lavoro che per i lavoratori.
L’attuale iter procedurale previsto dal testo unico prevede che il CSP (Coordina-
tore della Sicurezza in fase di Progettazione), su incarico del committente, redi-
ga il PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento), vincolando sia i progettisti che
l’impresa appaltatrice alle prescrizioni e alle misure di sicurezza in esso conte-
nuto.
L’impresa ha invece l’obbligo di stilare il POS (Piano Operativo di Sicurezza),
attenendosi alle indicazioni del PSC.
Nel POS l’impresa caratterizza le indicazioni contenute nel PSC adattandole alle
proprie dotazioni tecnico-esecutive (tipi specifici di macchine, attrezzature, DPI,
ecc.).
Bisogna, inoltre, specificare nel POS le quantità e la qualifica degli operatori im-
pegnati per ciascuna lavorazione, i macchinari e le attrezzature specifiche, le
misure di tutela collettiva e individuale che si prevede adottare in cantiere.
Tutte queste informazioni sono spesso racchiuse in schede operative che ven-
gono allegate al POS.
160
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
161
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
Recinzione di cantiere
Nell’articolo 109 del testo unico si stabilisce che il cantiere, in relazione al tipo di
lavori effettuati, deve essere dotato di recinzione avente caratteristiche idonee
ad impedire l’accesso agli estranei alle lavorazioni (definizione molto generica a
cui sopperisce il Regolamento edilizio del Comune in cui il cantiere ricade).
162
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
Tracciamento dell’opera
Le attività di cantiere relative al tracciamento dei corpi di fabbrica, in particolare
delle fondazioni, hanno la funzione di determinare planimetricamente il corretto
posizionamento dei fabbricati, rispetto ai confini e alle opere circostanti.
Viabilità e percorsi
La viabilità di cantiere, nella sua interezza, è costituita dai percorsi riservati al
transito dei veicoli e dei mezzi del cantiere ed al movimento delle persone con-
sentendo collegamenti razionali delle aree di lavoro in condizioni di sicurezza
(articolo 108 del testo unico).
Logistica di cantiere
I servizi logistici del cantiere rappresentano l’insieme di luoghi e locali necessari
allo svolgimento del lavoro delle maestranze del cantiere. Questi locali, già defi-
niti dalla normativa in materia di igiene sul lavoro (DPR 303/56), sono ripresi dal
testo unico nell’allegato XIII che fornisce le prescrizioni di sicurezza e di salute
per la logistica di cantiere. L’allegato è suddiviso in due parti: la prima fornisce
indicazioni attinenti i servizi igienico-assistenziali a disposizione dei lavoratori, la
seconda è relativa ai posti di lavoro nei cantieri.
163
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
164
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
165
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
Il modello digitale BIM-based facilita molto anche la produzione di tutta una se-
rie di elaborati quali: piante, sezioni, prospetti, planimetrie, spaccati assonome-
166
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
Cantiere 4D
Attualmente i modelli di cantiere più comuni sono del tipo “3D statico”, mentre
invece passando alla modellazione 4D (3D + tempo) dinamica si avrebbe un
indubbio vantaggio dal punto di vista del monitoraggio della sicurezza, potendo
simulare facilmente scenari alternativi sull’evoluzione del cantiere, in tempi no-
tevolmente ridotti.
Tutte le tradizionali informazioni del PSC, come i disegni esplicativi di dettaglio o
le schede operative di sicurezza, si estrapolano dal modello 4D del sito produtti-
vo con un semplice “click”, ma altrettanto facilmente possono essere monitorate
anche tutte le risorse impiegate.
Grazie al 4D si possono ottimizzare i processi costruttivi, con conseguente ridu-
zione dei tempi morti, mantenendo in contemporanea un controllo puntuale della
sicurezza in cantiere.
167
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
168
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
169
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
dinamico del cantiere che si ottiene utilizzando, nel modello digitale, speciali og-
getti 3D dinamici (come lavoratori e macchinari) e potendo usufruire di rendering
in “tempo reale”.
Il cantiere “virtualizzato” potrebbe essere utilizzato anche per simulare i diversi
scenari di rischio connessi alle varie lavorazioni, ottenendo una sorta di forma-
zione “on site” degli addetti e degli operatori coinvolti sul cantiere.
Ad ogni lavoratore potrà essere fornita una rappresentazione virtuale delle si-
tuazioni in cui verrà a trovarsi, in questo modo possono essere fissate meglio
indicazioni sulle misure di sicurezza da adottare, con riferimento alla mansione
assegnata e alle situazioni specifiche ad essa collegate.
170
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
171
Guida al BIM 2 – Capitolo 4: modello informativo per la sicurezza in cantiere
172
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
5
Il BIM e la
prestazione
energetica
degli edifici
In questo Capitolo sono analizzati i
possibili benefici derivanti
dall’applicazione della metodologia
BIM nel campo delle prestazioni
energetiche degli edifici.
È introdotto il concetto di BEM
(Building Energy Model).
173
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
ono ormai noti a chiunque i vantaggi del BIM applicato al mondo delle
S costruzioni.
Operare con la metodologia BIM vuol dire creare un modello virtuale di
un edificio e avere la possibilità di effettuare tutte le operazioni desiderate (sia
nella fase progettuale e realizzativa che in quella di management) su tale mo-
dello, riuscendo a prevedere il comportamento dell’edificio reale.
In definitiva l’elemento principale, la chiave di volta di tutte queste innovazioni, è
rappresentata dal modello digitale su cui effettuare tutte le analisi.
Possiamo pensare di creare un modello virtuale dell’edificio che contenga oltre
ai dati geometrici anche tutti i dati e le informazioni energetiche, come ad esem-
pio impianti, tipologia di isolamento, involucro opaco, strutture vetrate, apporti
energetici, dati climatici, apporti interni, aspetti e caratteristiche di riscaldamen-
to, raffrescamento e ventilazione.
In questo caso potremmo parlare di un vero e proprio modello energetico del
sistema edificio/impianto, che ci consente di sfruttare tutte le potenzialità del
BIM.
174
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
175
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
176
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
• progettazione
• realizzazione
• controllo
• gestione
• manutenzione
La tecnologia BIM per sfruttare tutti i vantaggi del BEM (Building Energy Model)
deve prevedere l’integrazione della certificazione energetica con tutti gli aspetti
progettuali tramite:
• IFC
• modelli 3D
• normative di riferimento,
• orientamenti, ombreggiamenti, ponti termici
• computo
• performance energetiche di ogni oggetto BIM in automatico
177
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
178
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
179
Guida al BIM 2 - Capitolo 5: Il BIM e le prestazioni energetiche degli edifici
180
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
6
Il BIM e il
computo metrico
In questo Capitolo si illustra come il
modello BIM possa essere utilizzato per
stimare i costi del progetto in maniera
precisa e affidabile, con conseguente
risparmio generale.
Vengono, inoltre, mostrati i possibili
impieghi delle nuove tecnologie (AI -
intelligenza artificiale, collaborative
working, piattaforme Cloud) al servizio del
computo metrico e della direzione lavori
181
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
I
l BIM riveste ormai il ruolo di protagonista della trasformazione dell'industria
delle costruzioni attualmente in atto, guidata dalla sempre più estensiva dif-
fusione delle nuove tecnologie digitali.
Il BIM è un processo di programmazione, progettazione, realizzazione e manu-
tenzione di una costruzione che utilizza un modello informativo, cioè un modello
che ne contiene tutte le informazioni che riguardano il suo intero ciclo di vita, dal
progetto alla costruzione, fino alla sua demolizione e dismissione.
Ciò significa che tutti i dati rilevanti sono acquisiti digitalmente e combinati du-
rante l'intero ciclo di vita di un progetto.
L’aspetto al tempo stesso rilevante e decisivo del BIM è la possibilità di poter
condividere il progetto, potendovi lavorare contemporaneamente in più profes-
sionisti in modo da poter controllare in tempo reale la coerenza tra le varie sfere
progettuali (strutturale, impiantistica e architettonica) e tecniche (cantierizzazio-
ne e realizzazione).
Varianti in corso d’opera e spese impreviste possono essere in questo modo
evitate o quanto meno notevolmente ridotte. La possibilità di diminuire il costo di
costruzione diviene insomma una possibilità reale.
Il modello virtuale, infatti, consente una visualizzazione dettagliata dello sviluppo
dei costi in risposta a cambiamenti o adattamenti; in questo modo il modello può
essere utilizzato per stimare in modo ottimale i bisogni di risorse (materiali, ma-
nodopera, tempo) per ogni processo, e per l'intero progetto, già durante la fase
di progettazione.
182
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
183
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
In questo modo quando un modello BIM in formato IFC viene importato, il soft-
ware riconosce le entità di cui possiede le regole di computazione e può appli-
carle automaticamente, ottenendo immediatamente una stima quantitativa ed
economica delle entità riconosciute nel modello.
Questa indicazione automatica di un costo o di un impegno di risorse potrebbe
sempre essere affinata, ma si pensi al vantaggio che avrebbe nelle situazioni in
cui è richiesta tempestività di decisione.
Infine, ma non per questo meno importante, oggi un software di computo e con-
tabilità deve essere un efficace strumento di monitoraggio della direzione lavori
fruibile ovunque (cloud), personalizzabile, che consenta anche la geolocalizza-
zione del dato.
184
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
185
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
186
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
Collaborazione e condivisione
Con PriMus-IFC è possibile aprire file IFC dei modelli 3D prodotti con qualsiasi
software di BIM authoring, navigare nel modello, esplorare le proprietà IFC, vi-
sualizzare le informazioni assegnate ad ogni elemento del modello (volumi,
aree, distanze, ecc), salvare il progetto su usBIM.platform ONE, la piattaforma
che permette di creare uno spazio di lavoro web su cui organizzare i propri lavo-
ri in cloud ed invitare a collaborare altri tecnici assegnando ruoli e permessi di
accesso.
187
Guida al BIM 2 - Capitolo 6: il BIM e il computo metrico
188
Guida al BIM 2 - Capitolo 7: il BIM e il calcolo strutturale
7
Il BIM e il
calcolo strutturale
In questo Capitolo vengono affrontate
le peculiarità sull'interoperabilità tra i
diversi ambiti (architettonico e
strutturale), fino ad arrivare al modello
federato. Sono trattati anche gli
aspetti relativi al code checking e alla
clash detection.
Infine si analizza la possibilità di
pubblicare i risultati, anche in termini
di visualizzazione delle armature 3D,
grazie al rendering real time
189
Guida al BIM 2 - Capitolo 7: il BIM e il calcolo strutturale
Il BIM rappresenta, dal punto di vista tecnologico, una vera e propria rivoluzione
in quanto sposta l’attenzione su un nuovo modo di progettare: rende possibile
integrare in un unico modello tutte le informazioni utili alla fase di progettazione:
architettonico, strutturale, impiantistico, ecc.
190
Guida al BIM 2 - Capitolo 7: il BIM e il calcolo strutturale
191
Guida al BIM 2 - Capitolo 7: il BIM e il calcolo strutturale
Solo in questo modo sarà possibile garantire più produttività offrendo un input
3D più semplice e più opzioni di progettazione in meno tempo
Per raggiungere questo obiettivo è necessario che i software BIM per il calcolo
strutturale abbiano precise caratteristiche:
192
Guida al BIM 2 - Capitolo 7: il BIM e il calcolo strutturale
193
Guida al BIM 2 - Capitolo 7: il BIM e il calcolo strutturale
• prelevare dal cloud i modelli BIM in formato IFC del progetto architettonico
o impiantistico e progettare in 3D la struttura in coerenza con quanto stabili-
to da altri progettisti;
• esportare il modello BIM in formato IFC, gli elaborati ed i calcoli della strut-
tura progettata direttamente sul cloud, scegliendo in quale cartella salvare i
file e con chi condividerli.
Così facendo il tecnico può entrare nel flusso di creazione del modello BIM, con
una migliore organizzazione del lavoro ed un maggiore controllo dei risultati
Tali attività vengono definite dalla norma UNI 11337-5:2017, norma italiana a
supporto dei processi informativi delle costruzioni.
194
Guida al BIM 2 - Capitolo 8: il BIM e il fotovoltaico
8
Il BIM e il
fotovoltaico
Il ruolo del BIM nell’industria delle
costruzioni è quello di sostenere la
comunicazione, la cooperazione e
l’interoperabilità, consentendo un
miglioramento costante e continuo
della progettazione.
Proprio in quest’ottica diventa
strategico l’ingresso del BIM nella
progettazione e realizzazione di
impianti fotovoltaici.
195
Guida al BIM 2 - Capitolo 8: il BIM e il fotovoltaico
196
Guida al BIM 2 - Capitolo 8: il BIM e il fotovoltaico
Si comprende quindi come oggi parlare di BIM e fotovoltaico sia più che mai at-
tuale e, forse, necessario.
197
Guida al BIM 2 - Capitolo 8: il BIM e il fotovoltaico
198
Guida al BIM 2 - Capitolo 8: il BIM e il fotovoltaico
Questa centralità del modello di progetto con metodologia BIM consente di ge-
stire molte attività progettuali collegate alle applicazioni impiantistiche e integra-
re professionisti diversi, mestieri e risultati differenti.
Partendo dalla progettazione preliminare fino al progetto esecutivo, dalla realiz-
zazione dell'opera fino alla gestione più complessa, il modello BIM consente
una governance completa (ed allo stesso tempo ampia) di ogni aspetto proget-
tuale e gestionale del sistema edificio-impianto.
Il modello BIM 3D permette di visualizzare il disegno in qualsiasi fase del pro-
cesso. La temporizzazione delle fasi consente di ottenere uno storico della co-
struzione (o decostruzione) di una parte del modello ed elaborare/confrontare
dati.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 8: il BIM e il fotovoltaico
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Guida al BIM 2 - Capitolo 8: il BIM e il fotovoltaico
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Droni, rilievi,
nuvole di punti e
GIS
In questo Capitolo si analizzano le
applicazioni più innovative legate al BIM:
droni (caratteristiche tecniche e loro
impiego), rilievo fotogrammetrico, nuvola
di punti e mesh 3D, fino alle potenziali
implementazioni di AI e Big Data.
Nella parte finale si analizzano le
possibili interazioni e cooperazioni tra i
sistemi informativi GIS e i modelli
informativi BIM
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Fino a qualche tempo fa il rilievo di fabbricati e/o di siti veniva eseguito con
strumenti semplici che non consentivano di avere un modello dell’immobile su
cui si doveva intervenire.
Le misurazioni eseguite per generare la pianta di un edificio erano molto spesso
sezioni orizzontali, a una determinata quota, che non tenevano conto di even-
tuali inclinazioni dei muri, eventuali anomalie statiche dei solai, ecc. Seppur si
poteva arrivare a un modello 3D dell’immobile, lo stesso era comunque condi-
206
Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
zionato da una serie di approssimazioni, a cui si poteva in parte ovviare con una
lunga campagna di misure.
Oggi, le nuove tecnologie consentono di abbinare informazioni metriche, foto-
grafiche, termografiche, ecc.: grazie all’utilizzo di laser scanner e droni, il proget-
tista lavora direttamente sulla struttura conoscendone forma, dimensioni, mate-
riali, situazioni critiche (lesioni, situazioni di insalubrità, ecc.).
Fotogrammetria digitale
La fotogrammetria architettonica è una tecnica di rilievo che permette di acquisi-
re dati metrici di un oggetto (forma e posizione) tramite l’acquisizione e l’analisi
di una coppia di fotogrammi stereometrici.
In linea generale, il rilievo con la fotogrammetria architettonica prevede due fasi:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Sfruttare i droni nel campo della fotogrammetria consente di ricreare modelli di-
gitali del terreno e orto foto di infrastrutture ed edifici fino a ottenere modelli 3D.
In questi casi si può parlare di aerofotogrammetria.
Attualmente l’aerofotogrammetria rappresenta una delle tecniche di acquisizione
dei dati del territorio tra le più affidabili, economiche e precise, molto utile anche
nelle analisi del cambiamento del territorio.
• rilievi geologici
• servizi topografici
• generazione modelli 3D (ricostruzioni nuvole di punti, curve di livello)
• mappatura cantieri e territori
• rendering edifici
• monitoraggio siti con dissesto idrogeologico
• generazione di DEM (Digital Elevation Model).
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Laser scanner
Il laser scanner misura le posizioni di punti degli oggetti presenti in una regione
di spazio e secondo una predefinita densità.
Ne deriva una nuvola di punti cioè un insieme di punti con definite coordinate
nello spazio. Dalla nuvola di punti è possibile definire superfici costituite da
triangoli (mesh) e da superfici continue (nurbs). Le superfici possono essere fo-
torealistiche.
Nato per applicazioni industriali, il laser scanner è un dispositivo elettro-ottico
meccanico che, attraverso la tecnica di scansioni successive, permette di rileva-
re automaticamente un oggetto nelle sue tre dimensioni.
Il rilievo tridimensionale fornisce quattro informazioni: le tre coordinate del punto
rilevato e il valore della riflettanza, che cambia a seconda della natura del mate-
riale.
209
Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Droni
I droni sono particolari velivoli radiocomandati con pilota remoto; rappresentano
una delle innovazioni tecnologiche più interessanti degli ultimi anni, soprattutto
per le molteplici applicazioni in ambito professionale legate alla possibilità di ef-
fettuare riprese video aeree di alta qualità.
Nati per scopi militari, i droni sono ormai ampiamente utilizzati per le riprese vi-
deo nel settore cinematografico, nel turismo, nella cartografia, nelle attività di
211
Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Caratteristiche tecniche
Le caratteristiche da valutare per la scelta di un drone sono:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Usare un drone
In linea generale, per utilizzare un drone in operazioni specializzate, e quindi
anche a scopo professionale, è necessario:
• aree congestionate
• assembramenti di persone
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
• agglomerati urbani
• infrastrutture sensibili
NB: la normativa sui droni è soggetta a cambiamenti.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Droni in commercio
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Droni e rilievo
Mentre fino a qualche anno fa le metodologie di rilievo aerofotogrammetrico
erano riservate esclusivamente a rilievi di grandi estensioni, attualmente, grazie
all'abbattimento dei costi delle attrezzature allo sviluppo di software sempre più
innovativi e funzionali, oggi è possibile utilizzare l’aerofotogrammetria per i rilievi
di modesta entità.
Cerchiamo di analizzare in maniera semplice e discorsiva come effettuare un
rilievo topografico con drone e gli step da seguire.
Le operazioni da seguire sono generalmente le seguenti:
• individuare l’area da rilevare
• analisi del sito e progetto di presa
• acquisizione delle immagini, fase di ripresa
• orientamento dei fotogrammi e ricostruzione della scena (Structure for
Motion)
• estrazione del dato di rilievo
• pulizia della nuvola di punti
• elaborazione del dato e creazione del modello 3d
• operazione di editing del dato e post-produzione
• esportazione dal pc
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Otteniamo:
• d/D dimensione del singolo pixel e dimensione della corrispondente
area abbracciata sul terreno
• f/H distanza focale e H di presa
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
A seconda di quello che si rileva, le fotografie si possono scattare sia con came-
ra nadirale (puntata verso il terreno) che con macchina orientata frontalmente o
inclinata rispetto all’orizzontale.
Questo permette di definire bene gli elementi a prevalente sviluppo verticale:
muri, alberi isolati, pareti rocciose.
Per un’ottima restituzione del rilievo è opportuno mantenere una sovrapposizio-
ne di:
• almeno l’80% tra due fotografie consecutive
• 60-70% tra due strisciate adiacenti di immagini.
222
Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
È importante sottolineare che non è quasi mai sufficiente utilizzare un'unica tec-
nica di ripresa per restituire un edificio; al momento del rilievo occorre tenere
conto del contesto nel quale l’edificio si trova, della scala, del grado di comples-
sità geometrica e degli ostacoli presenti.
Restituzione
Si importano le foto e si genera un modello tridimensionale, mediante speciali
algoritmi di calcolo (Structure from Motion). Ciò consente:
• la possibilità di rilevare aree non accessibili (pendii, costoni rocciosi,
frane, cave, etc.)
• di ottenere nuvole di punti, DSM e curve di livello per il calcolo di volu-
mi e superfici, anche in ambiente BIM.
È possibile integrare i rilievi da terra anche con laser scanner.
224
Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Scopo della SfM è ottenere la nuvola di punti da cui poi si passerà al modello a
mesh.
L’elaborazione delle immagini avviene attraverso quattro fasi distinte e succes-
sive:
1. Structure from motion e Multiview Stereo Reconstruction: questa è la
fase in cui viene ricostruita la geometria di presa delle fotografie e ela-
borata la nuvola di punti, ossia il dato grezzo su cui si basano le elabo-
razioni successive;
2. Mesh reconstruction: a partire da una nuvola di punti densa viene rico-
struita una superficie continua composta da poligoni i cui vertici sono i
punti della nuvola;
3. Colorazione delle mesh: il colore viene applicato alla Mesh, che di base
non possiede l’attributo del colore
4. Generazione del modello 3D che deve essere scalato utilizzando al-
meno una distanza di riferimento.
Gli step generalmente seguiti dai vari software SfM per ottenere il modello 3D
sono i seguenti:
1. generazione della nuvola di punti sparsa
2. generazione della nuvola di punti densa
3. generazione delle mesh
4. generazione delle mesh con texture
Le immagini successive chiariscono i 4 step.
225
Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
STEP 3: Mesh
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Nuvola di punti
L'analisi delle immagini porta alla generazione di un insieme di punti tridimen-
sionali che associano ad ogni punto informazioni di posizione (X, Y, Z) e colore
(RGB). Si ottiene la cosiddetta nuvola di punti (point cloud).
In pratica una nuvola di punti è un file con l’informazione della posizione nello
spazio di parecchi punti che rappresentano qualcosa che è stato rilevato: un
oggetto, un’area, una parete di roccia o un edificio.
Generalmente i formati di file delle nuvole di punti sono: LAS, LAZ, PLY, BIN,
XYZ.
I punti di una nuvola elaborata da un rilievo fotogrammetrico hanno anche
l’informazione del colore (vale anche per i laser scanner che sono integrati da
una macchina fotografica) e siccome i punti rappresentati sono davvero tanti (si
parla anche di nuvola densa), la percezione è estremamente realistica.
Mesh
A partire da dati non strutturati, come la nuvola di punti, il software genera dati
strutturati, la mesh. In sostanza si passa da punti a superfici.
Con la creazione delle mesh si passa da un insieme disordinato di punti a una
superficie continua, che compone il modello 3D vero e proprio. Partendo dai
punti della nuvola viene generata una mesh composta da un insieme di poligoni
triangolari, i cui vertici corrispondono ai punti della nuvola di punti.
Colorazione e texture
La mesh in origine non ha colore.
Il colore deve essere assegnato ai poligoni. Il colore può essere attribuito ai po-
ligoni che compongono la mesh in due modi differenti:
1. color per vertex
2. texture.
Poiché i vertici di ciascun poligono corrispondono ai punti della nuvola, il colore
di questi ultimi può essere trasferito ai poligoni corrispondenti; ogni poligono
avrà un colore mediato tra quello dei tre vertici. Questo metodo è comunemente
indicato come color per vertex. La resa complessiva del colore della superficie è
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
• muri
• finestre
• porte
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
• ringhiere
• pluviali
• ecc.
Considerando poi che gli edifici esistenti quasi mai presentano caratteristiche di
regolarità e ripetitività, diventa operazione alquanto complessa il riconoscimento
automatico di tali oggetti.
A tale scopo si potrebbero sfruttare metodologie di analisi innovative, basate su
Big Data Analytics, AI (intelligenze artificiali) e algoritmi di Machine Learning. Al
momento queste tecnologie sono ancora in fase di studio/sperimentazione
I moderni software sono in grado di supportare le operazioni di generazione del
modello BIM da nuvole di punti attraverso specifiche funzioni di vettorializzazio-
ne e dal riconoscimento semplificato di mesh e di punti di sovrapposizione tra
modello digitale BIM e modello digitale rilevato dalla costruzione esistente.
L’inserimento di elementi vettoriali sui punti del rilievo consente il riconoscimen-
to ed il posizionamento semplificato degli oggetti da usare per la modellazione
BIM.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Sistemi GIS
GIS è l'acronimo di Geographic information system, sistema informativo geogra-
fico.
Un sistema o GIS localizza nello spazio, e quindi su una mappa, oggetti conte-
nuti in un database e raggruppati in base a caratteristiche simili, gestendoli co-
me strati informativi tematici (layer) georeferenziati.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Cenni storici
Per comprendere realmente cosa sia il GIS, possiamo mettere da parte tutte le
nozioni informatiche, poiché la sua origine risale al 1854, quando nel quartiere
londinese di Soho si era diffusa un'epidemia.
Fu allora che un dottore di nome John Snow fece uno studio che localizzava
sulle cartografie della città di Londra i vari casi di contagio, mettendo quindi in
relazione la distribuzione geografica ed il numero dei contagiati.
Monitorandone l'andamento nel tempo, il dottore capì che alcune zone rappre-
sentavano punti di innesco dell'epidemia: nasceva così l'idea di georeferenziare
una determinata caratteristica, in modo da poter trarre conclusioni su come ope-
rare. È questa una delle prime applicazioni reali del GIS.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Proprio per queste peculiarità, i GIS sono diversi dagli altri sistemi informatici,
offrendo infinite possibilità di utilizzo per tutte le esigenze correlate a componen-
ti geografiche.
• acquisizione dati
• restituzione dei dati
• aggiornamento dei dati
• elaborazione dei dati
• creazione di modelli di simulazione
• elaborazione di modelli di rappresentazione.
Esistono differenti livelli di complessità di un GIS:
1. livello 1, costituito da un archivio di dati che opera su unico layer con
analisi e interrogazioni di tipo semplice
2. livello 2, organizzato su più layer con operazioni analitiche più com-
plesse
3. livello 3, operante con tecniche di modellizzazione dati più sofisticate,
come sistema di supporto alle decisioni
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Piattaforme GIS
Le piattaforme GIS rappresentano una soluzione anche per le scelte strategi-
che: amministrazioni locali, gruppi industriali, organizzazioni non governative e
aziende di tutto il mondo hanno a disposizione dati di vario genere.
È possibile analizzare indicatori di performance, trend e connessioni spaziali
che influiscono sull'operatività, valutare gli asset, ottenere informazioni localiz-
zate, studiare i pattern e la diffusione di fenomeni sul territorio, ottenendo nuove
informazioni utili.
A questo punto ci si chiede se l’ACDat, l’ambiente condiviso di un modello BIM
(v. capitoli precedenti), possa in qualche modo interagire con una piattaforma
GIS al fine di avere un quadro completo.
Ciò consentirebbe analisi a livello territoriale di assoluta utilità; grazie ai dati for-
niti dal BIM al GIS sarebbe possibile condurre:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
L'antica Liternum
Il parco archeologico di Liternum è costituito da 7 componenti principali.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Il Foro
Il Foro era il centro della vita pubblica della città romana. Aveva una forma ret-
tangolare con orientamento nord-sud ed era attraversato longitudinalmente, da
sud a nord, dall’antico percorso della via Domiziana.
Era contornato quasi per intero da un porticato a colonne dove si affacciavano
una serie di Tabernae (negozi) ed i più importanti edifici civili e religiosi della co-
lonia:
• la Basilica
• il Capitolium
• il Teatro
Oggi di questi edifici restano alcune strutture murarie che ne delineano il solo
impianto planimetrico.
La Basilica
A sud-ovest del Foro si ergeva la Basilica. Era il tribunale dove i magistrati della
colonia amministravano la legge. L’edificio di circa 32 m x 23 m, con pianta a
una sola navata, presentava l’aula interna decorata con semicolonne addossate
alle pareti.
Oggi di questo edificio si conserva il perimetro murario realizzato con la tecnica
dell'opus reticulatum (paramento in blocchetti di tufo disposti a rombo). La Basi-
lica è databile alla tarda età repubblicana.
Il Capitolium
A nord della Basilica, in posizione centrale e scenografica sul Foro, c’era il Capi-
tolium cittadino. Aveva un fronte di 17 m e un fianco di 23 m.
Il tempio maggiore della città era dedicato alla Triade Capitolina: Giove, Giuno-
ne, Minerva. Esso si presentava con una cella a fondo tripartito in tre nicchie per
le statue di culto. La cella era preceduta da un portico con 4 colonne frontali
(prònao tetràstilo) di ordine corinzio.
Sopravvive in situ l’alto basamento del tempio (podio) in opus incertum (para-
mento murario in pietrame di tufo di pezzatura diversa) con ammorsature (cuci-
ture) in opus reticulatum (blocchetti di tufo disposti a rombo) ed opus latericium
(paramento in mattoni di terracotta), una sola colonna restaurata, un secondo
capitello e qualche rocchio.
Il Capitolium si fa risalire al 194 a.C.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Il Teatro
Sul fianco nord del Capitolium sorgeva il Teatro costruito in epoca imperiale. La
cavea (gradinata per gli spettatori) dalle dimensioni contenute, presentava un
diametro di 40 m e poteva avere una capienza di circa 1.000 persone.
La cavea poggiava su un basamento murario in tufo (sostruzione) ed era acces-
sibile esternamente attraverso tre rampe di scale (vomitoria). Dell’intera gradina-
ta della cavea rimangono solo le tracce dei due bassi gradini (proedria) accessi-
bili direttamente dall’orchestra del teatro e dove prendevano posto con singole
sedute lignee (bisellia) i maggiorenti della città.
Della monumentale scena del teatro (scenae frons) non rimangono che lacerti in
muratura in opus vittatum (paramento regolare in blocchetti di tufo) con ricorsi in
opus latericium (paramento in mattoni di terracotta).
Le Tabernae
Ai lati del Foro dovevano aprirsi una serie di Tabernae (negozi e botteghe).
Spesso questi locali commerciali possedevano un mezzanino che costituiva
l’alloggio del bottegaio. Nelle antiche città romane le attività commerciali rappre-
sentavano uno degli aspetti più vivaci e fondamentali per la sussistenza mate-
riale dei cittadini. Artigiani e commercianti formavano delle vere e proprie corpo-
razioni capaci di esercitare la loro influenza anche durante le elezioni dei magi-
strati della colonia.
L'Ara di Scipione
Del Foro l’unico monumento pervenutoci in buone condizioni è la cosiddetta Ara
di Scipione, in pietra vulcanica. Il piccolo monumento costituisce una sorta di
cenotafio (tomba monumentale simbolica, vuota), dedicata al noto condottiero
che sconfisse i cartaginesi nella Seconda Guerra Punica, Publio Cornelio Sci-
pione detto "l’Africano".
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
La Via Domitiana
Il Foro di Liternum era attraversato da nord a sud dalla Via Domitiana. La Via
Domitiana prese il nome dall’imperatore romano Domiziano che ne promosse la
costruzione nel 95 d.C. Questa grande via migliorò il collegamento tra il porto di
Puteoli (Pozzuoli) ed il resto dell’impero. La Via Domitiana aveva origine
dall’antica Via Appia all’altezza di Sinuessa (Mondragone). Essa rimase in uso
fino alla sua distruzione ad opera di Alarico nel 420 d.C., in seguito fu ricostruita
nel XVI secolo sotto il Regno di Napoli.
Attualmente la moderna strada statale ne ricalca in parte l’antico tracciato.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
Nella fase successiva, le foto sono state elaborate con un opportuno software di
fotogrammetria, ottenendo nuvola di punti e successivamente mesh con textu-
re. Il modello OBJ (mesh con texture) è stato opportunamente scalato.
Successivamente il modello OBJ è stato suddiviso nelle 7 componenti principali:
1. Foro
2. Basilica
3. Capitolium
4. Teatro
5. Tabernae
6. Ara di Scipione
7. Via Domitiana
A ciascuno dei 7 componenti del modello è stata associata una scheda PDF con
le relative informazioni.
A questo punto, il modello risulta navigabile direttamente da browser (Google
Chrome). Quindi, diventa possibile navigare all'interno del modello 3D, senza
alcuna app specifica, ma solo con un comunissimo browser per Internet.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2 - Capitolo 9: Droni, rilievi, nuvole di punti e GIS
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
10
Realtà aumentata,
realtà virtuale,
realtà immersiva
(VRI) nel BIM
In questo Capitolo si analizza la
quarta ondata di crescita tecnologica
(dopo il PC, internet e gli smart
device): stiamo parlando della realtà
aumentata, virtuale e immersiva.
Si forniscono le definizioni e si
analizzano le loro applicazioni al
campo della progettazione
architettonica, interior design, ecc.
247
Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
Negli ultimi anni i progressi tecnologici hanno permesso di applicare, nel campo
del design e dell’architettura, strumenti che prima trovavano applicazione quasi
esclusivamente nel mondo dei videogames: realtà virtuale e aumentata sono
due tra questi e le potenzialità sono enormi.
Tanti sono i vantaggi che questi nuovi strumenti permettono: pensiamo ad
esempio alla possibilità di presentare al committente, anche quello con poca
immaginazione, l’idea progettuale ed i vantaggi che ne conseguono potendo
‘entrare’ nel progetto per comprenderlo in un modo molto diretto ed intuitivo,
248
Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
Realtà virtuale
La realtà virtuale nasce dalla volontà di “replicare” la realtà in un mondo non
reale, riproducendone le caratteristiche dal punto di vista sensoriale (visivo, udi-
tivo, tattile e anche olfattivo), al fine di compiere azioni nello spazio virtuale su-
perando limiti fisici, economici, di sicurezza.
Nella realtà virtuale, le informazioni sono aggiunte o sottratte elettronicamente; i
dati vengono quindi ricostruiti da un computer e diventano preponderanti, fino
ad ingannare i sensi, con la sensazione di trovarsi “immersi” in una nuova situa-
zione, in una nuova realtà ricostruita, che è appunto virtuale.
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
Appositi tracciatori di movimento, montati sia sul visore sia all’esterno, seguono i
movimenti della testa dell’utente, aggiornando la sua visione a seconda di come
si sposta; talvolta sono disponibili anche dispositivi di controllo manuale, che gli
permettono di interagire con gli oggetti virtuali.
Il risultato è l’illusione di trovarsi completamente immersi altrove.
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
Realtà aumentata
L’espressione realtà aumentata (augmented reality, AR) nasce nel 1992 ed è
coniata dal ricercatore Thomas Preston Caudell della Boeing; con essa si inten-
de l’arricchimento della nostra percezione sensoriale mediante vari livelli di in-
formazioni, in genere elaborate e trasmesse elettronicamente, che non sarebbe-
ro percepibili con i cinque sensi.
Sviluppata dapprima in campo militare (guida assistita), come altre innovazioni
tecnologiche, la realtà aumentata è stata applicata nel marketing e nella pubbli-
cità. Poi ha conquistato videogiochi e turismo.
Le informazioni che aumentano la realtà percepita possono essere aggiunte sul-
lo schermo di un computer o dispositivi mobili (smartphone, tablet, smart glass),
tramite una webcam che riprende il mondo circostante e i relativi software, in
grado di riconoscere appositi marcatori (AR Tag), che immediatamente sovrap-
pongono all'immagine reale contenuti aggiuntivi come video, audio, oggetti 3D e
così via. È ad esempio possibile inquadrare un oggetto con il proprio cellulare e
avere immediatamente informazioni di vario tipo su questo oggetto.
La realtà aumentata ben si presta ad applicazioni di interior design: ad esempio,
disponendo di una stanza vuota, si potrebbero applicare dei marcatori (stampe
con particolari codici) sulle pareti e riprendere la stanza con la telecamera dello
smartphone, che mediante apposita App, mostra il "risultato finale" costituito
dalle pareti e i pavimenti reali e dagli oggetti di arredo virtuali.
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
• Assonometrie
• Prospettive
• Rendering
• Foto inserimenti
• Animazioni e Filmati
Con l’evoluzione tecnica e tecnologica inoltre le rappresentazioni del progetto
sono divenute sempre più verosimili, allo scopo di facilitare la trasmissione
dell’informazione e per trasmettere l’emozione che il design suscita.
253
Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
Figura 116 – Esempio di applicazione di realtà virtuale immersiva con VRiBIM di Edificius
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
• ogni modello BIM diventa un ambiente interattivo che risponde agli in-
put e offre spunti immediati per migliorare il progetto;
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
• modifica in real time del modello BIM in cui si sta navigando dall'am-
biente di realtà virtuale immersiva grazie all’integrazione con il software
BIM per l'architettura e il design
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
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Guida al BIM 2- Capitolo 10: Realtà aumentata, realtà virtuale, realtà immersiva (VRI) nel BIM
Infine con Edificius AIrBIM è possibile usare una foto 360° HDR (High Dynamic
Range) del luogo dove sarà realizzato il tuo progetto come sfondo del rendering.
In questo modo la contestualizzazione del progetto nell'ambiente reale consente
il settaggio automatico delle condizioni di luce della scena con un livello di illu-
minazione proveniente direttamente dalla foto panoramica 360°.
260
Guida al BIM 2 - Capitolo 11: IFC e Open BIM - Casi studio
11
IFC Open BIM:
casi studio
In questo Capitolo si analizzano
interessanti casi studio basati su IFC
e Open BIM.
In particolare, vengono analizzati il
progetto Structural E-Permit per il
rilascio dell’autorizzazione sismica da
parte del Genio Civile e il progetto
IFC Rail per la generazione di un
modello IFC conforme alle specifiche
di buildingSMART international e le
relative possibilità e ambiti di utilizzo
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Guida al BIM 2 - Capitolo 11: IFC e Open BIM - Casi studio
C
on il termine Open BIM si identifica un approccio e una metodologia di
lavoro basati sull'interoperabilità e la collaborazione tra tutte le discipline
specialistiche impegnate nella progettazione, realizzazione e messa in
esercizio degli edifici.
Requisito essenziale per l'Open BIM è l’uso di formati di dati aperti e neutrali; il
formato IFC rappresenta pertanto la soluzione ideale per l’Open BIM.
L'obiettivo dell’Open BIM è agevolare lo scambio dei dati tra tutti gli attori coin-
volti nel progetto e la creazione di un modello BIM coerente che copra tutti i
possibili campi di applicazione: dalla progettazione alla costruzione, dal funzio-
namento dell’edificio fino alla sua demolizione e al riciclo di componenti e mate-
riali, al termine del ciclo di vita dell'edificio.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 11: IFC e Open BIM - Casi studio
Structural E-Permit
L'E-Permit permette di controllare e verificare se il progetto rispetta un determi-
nato regolamento al fine del rilascio di un titolo abilitativo o di un’autorizzazione:
il caso del deposito strutturale.
Cosa è l'E-Permit
Con i processi E-Permit diventa possibile ottenere un controllo automatico fina-
lizzato al rilascio di un titolo abilitativo o un’autorizzazione amministrativa relativi
ad un progetto BIM.
In pratica, dopo aver definito uno specifico regolamento (esempio: un regola-
mento edilizio o una norma tecnica), si riescono ad effettuare in maniera auto-
matica tutte le verifiche previste dal regolamento stesso sul file in formato aperto
IFC Open BIM.
Infatti, il tecnico, completata la fase di Code Checking del progetto, può caricare
su una piattaforma BIM il modello al fine di ottenere una certa autorizzazione.
Grazie all’E-Permit la PA può disporre della possibilità di istruire la pratica in
modalità del tutto automatica: un apposito Code Checker potrebbe essere in
grado di verificare i progetti depositati in piattaforma e rilasciare l’autorizzazione
o generare un report con le verifiche non soddisfatte al fine della modifica del
progetto.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 11: IFC e Open BIM - Casi studio
• Regione Campania;
• Università di Napoli Federico II – Facoltà d’Ingegneria – Dipartimento di
Strutture Dist;
• Genio Civile di Avellino;
• Comune di Montemarano (AV).
Scopo del progetto è l’applicazione dell’approccio Open BIM per la definizione di
una procedura di E-Permit finalizzata all'acquisizione dell’Autorizzazione Sismi-
ca attraverso la digitalizzazione della rappresentazione dei risultati dei calcoli
strutturali per il Genio Civile.
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Guida al BIM 2 - Capitolo 11: IFC e Open BIM - Casi studio
Il processo si articola in fasi corrispondenti a quelle che oggi sono svolte in for-
ma tradizionale:
a) deposito di tutti i dati e i documenti richiesti (relazioni tecniche sulle ca-
ratteristiche dei materiali, relazioni di calcolo, progetto strutturale, pro-
getto architettonico, relazione geologica, verifica sismica, ecc.) in for-
mato digitale con integrazione spinta al modello BIM in formato IFC. Il
controllo è eseguito in parte come Code Checking automatico di regole
implementate sulla piattaforma ed in parte in forma semiautomatica at-
traverso analisi assistita dei dati georeferenziati sul modello IFC;
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• descrizione dell’opera;
• terreno di fondazione;
• valutazione dei carichi e dell’azione sismica;
• criteri generali di progettazione e di modellazione;
• caratteristiche e proprietà dei materiali;
• principali risultati dell’analisi strutturale;
• verifiche di sicurezza in fondazione;
• verifiche di sicurezza (per le strutture in cemento armato);
• dettagli costruttivi (per le strutture in cemento armato).
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Figura 124 – Processo Importazione della morfologia del terreno da Google Maps
IfcAlignment
Dopo aver definito l’IfcSite, è necessario definire l’IfcAlignment.
IfcAlignment è probabilmente il concetto più importante per le strutture lineari
(strade, ponti, ferrovie): definisce sostanzialmente una curva tridimensionale
che rappresenta la direttrice dell’infrastruttura.
Grazie ad essa è possibile:
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Guida al BIM 2 - Capitolo 11: IFC e Open BIM - Casi studio
Ulteriori domini
A questo punto è possibile inserire gli oggetti appartenenti ai rimanenti domini
(previsti dallo standard), come ad esempio:
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Figura 131 – Federazione del modello IFC Rail con nuvola di punti
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È possibile sfruttare anche la tecnologia Real Time Rendering per generare ve-
re e proprie animazioni/simulazioni.
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Grazie alla tecnologia VRi (realtà virtuale immersiva) è possibile effettuare tutta
una serie di utili operazioni, quali:
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Guida al BIM 2 - Indice delle figure
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Guida al BIM 2 - Indice delle figure
Figura 43 – Situazione attuale sulle UNI 11337 (settembre 2018) .................. 101
Figura 44 – Struttura informativa (UNI 11337-1) ............................................. 107
Figura 45 – Processo informativo (UNI 11337-1) ............................................ 108
Figura 46 – Processo informativo delle costruzioni ......................................... 110
Figura 47 – Usi e obiettivi del modello e delle fasi (UNI 11337-4) ................... 111
Figura 48 – Flusso di coordinamento, pubblicazione, verifica e approvazione
(UNI 11337-4).................................................................................................. 113
Figura 49 – Flusso informativo (UNI 11337-5)................................................. 116
Figura 50 – Flusso di coordinamento livello 2 (UNI 11337-5) .......................... 120
Figura 51 – Flusso di coordinamento livello 3 (UNI 11337-5) .......................... 121
Figura 52 – Flusso di coordinamento, pubblicazione, verifica e approvazione
(UNI 11337) ..................................................................................................... 122
Figura 53 – Processo informativo delle costruzioni ......................................... 125
Figura 54 – Processo informativo delle costruzioni (UNI 11337-1).................. 133
Figura 55 – Flusso di ruoli e relazioni .............................................................. 138
Figura 56 – Generic project and asset information management life cycle (ISO
19650-1) .......................................................................................................... 148
Figura 57 – Overview and illustration of the information management process
(ISO 19650-1).................................................................................................. 149
Figura 58 – Interfaces between parties and teams for the purpose of information
management (ISO 19650-2) ............................................................................ 150
Figura 59 – Information management process during the delivery phase of
assets (ISO 19650-2) ...................................................................................... 150
Figura 60 – Information management process. information model delivery (ISO
19650-2) .......................................................................................................... 151
Figura 61 – Esempio di cantiere digitale.......................................................... 158
Figura 62 – Esempio di layout 2D di cantiere .................................................. 161
Figura 63 – Esempio applicazione WBS – CerTus-HSBIM ............................. 164
Figura 64 – Esempio di cantiere BIM based – CerTus-HSBIM........................ 165
Figura 65 – Importazione nel modello di rilievi - CerTus-HSBIM ..................... 168
Figura 66 – Modello ergotecnico: simulazione walk-through CerTus-HSBIM .. 169
Figura 67 – Modello ergotecnico: Time Line – CerTus-HSBIM ....................... 169
Figura 68 – Modello energetico – TerMus-BIM ............................................... 176
Figura 69 – TerMus-BIM, libreria oggetti BIM .................................................. 178
Figura 70 – TerMus-BIM, individuazione automatica dei ponti termici ............ 179
Figura 71 – TerMus-BIM, analisi dell’ombreggiamento ................................... 179
Figura 72 – TerMus-BIM, visualizzazione dei risultati sul modello virtuale ...... 180
Figura 73 – BIM e computo metrico: usBIM.platform ONE e PriMus ............... 183
Figura 74 – esempio di computo online prodotto con PriMus .......................... 184
Figura 75 – monitoraggio direzione lavori in cloud – PriMus ........................... 185
Figura 76 – Rendering real-time realizzato con EdiLus ................................... 190
Figura 77 – import/export IFC .......................................................................... 191
Figura 78 – Modellazione ad oggetti - EdiLus ................................................. 192
Figura 79 – Analisi grafica dei risultati - EdiLus ............................................... 193
Figura 80 – Condivisione del modello 3D strutturale - BIM Voyager ACCA ... 194
Figura 81 – Impianto fotovoltaico e sistema di riscaldamento ......................... 196
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Il presente testo non è in vendita.
Esso è distribuito gratuitamente a scopo formativo, in quanto esemplificativo del Know
how con cui sono sviluppati i software ACCA.
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