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Tommaso Sensini

IL RESTAURO
DELLE SUPERFICI MURALI LAPIDEE
Manuale ad uso di tecnici, operatori, addetti

Quaderni del CFSE

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(c) Tommaso Sensini - Arezzo 2011
Centro di Formazione e Sicurezza in Edilizia - Corso MURARE

Grafici e disegni dell'autore


Fotografie: Tommaso Sensini, Studio TRe, FSF, SEUM tranne:
pag. 12: www.cesarebrandi.org
pag. 15, 32 (basso): Wikipedia
pagg. 21, 23 (basso): Comune di Arezzo
pag. 42: www.calceviva.it
pag. 51: www.opificiobioaedilitia.it
pag. 59 (alto): G. Blanco, DAP, Carocci
pag. 99 (sinistra): Stefano Acquarelli
Le stampe antiche sono di pubblico dominio
In copertina elaborazione da L'Arte di costruire, bottega di Andrea Pisano
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INDICE

PRESENTAZIONE 5
INTRODUZIONE 7
RESTAURO: TUTELA, FIGURE, PROGETTO 9
TECNICHE ESECUTIVE, MATERIALI COSTITUTIVI 29
FATTORI DI DEGRADO 57
TECNICHE DI RESTAURO 71
APPENDICI 101
POSTFAZIONE 109

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PRESENTAZIONE

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labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation
ullamco laboris nisi ut aliquid ex ea commodi consequat. Quis aute iure reprehenderit in
voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur.
Excepteur sint obcaecat cupiditat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit
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laborum.
Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur.
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Excepteur sint obcaecat cupiditat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit
anim id est laborum. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris
nisi ut aliquid ex ea commodi consequat.
Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur.

Andrea Bigazzi
(Direttore del CFSE)
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INTRODUZIONE

G iorgio Vasari nel proemio a “Le Vite...” che titola “Alle tre arti del disegno e cioè
architettura, pittura e scoltura” ricorda di quanto siano interconnesse le diverse discipline
legate alla creazione artistica o architettonica e si prodiga in spiegazioni tecniche, su
materiali, strumenti; anche Vitruvio duemila anni prima, Leon Battista Alberti nel
rinascimento e poi Scamozzi, Palladio, Rusconi, Rondelet e tanti altri ancora hanno
ampiamente trattato dei vari aspetti legati a tecniche e materiali imprescindibili per
l'edificazione di una fabbrica; tutti citano le diverse pietre, calcine, arene e poi del modo
di fondare, dell'acqua, dei luoghi ed ancora della proporzione affinché si consegua quella
“graziata bellezza che si desidera”.
Vasari descrive della natura delle diverse pietre che si usano in architettura e le loro
caratteristiche sia di lavorabilità sia di durata addentrandosi nel dettagliarne il colore, le
venature, le origini. Così per esempio descrive la pietra arenaria "Quella che chiamano
pietra serena è quella sorte che trae in azzurrigno, overo tinta di bigio, della quale n'è ad Arezzo
cave in più luoghi, a Cortona, a Volterra e per tutti gli Appennini. Questa sorte di pietra è bellissima
a vedere, ma dove sia umidità e vi piova su o abbia ghiacciati adosso si logora e si sfalda, ma al
coperto ella dura in infinito".
L'insegnamento che se ne trae è la primaria importanza della conoscenza di tutti i fattori
che intervengono nella costruzione di un edificio e che se si tralascia anche solo uno di
questi si rischia l'insuccesso o Giorgio Vasari (1511 - 1574) raffigura in questa incisione le tre arti del disegno:
quantomeno la scarsa durabilità di
pittura, scultura e architettura.
quanto si è costruito. Conoscenza
che non può prescindere dalla
formazione. Tradizionalmente
l'apprendimento di un mestiere
avveniva attraverso la pratica e la
frequentazione di botteghe,
raggiungere o superare il maestro
era un fine ambito e l'appartenenza
alla categoria era uno scopo. Essere
membro di una corporazione,
iscritto ad un'Arte, dava senz'altro
vantaggi e tutele ma in più rendeva
fieri di essere parte di qualcosa di
importante, che interveniva nella
realizzazione di oggetti d'arte o
nella costruzione di opere civili,
militari e religiose che dalla buona
condotta di tutte le fasi e dal
sacrificio di tutte le parti in causa
doveva oltre che il suo aspetto, del
quale essere orgogliosi, la stabilità e
la durata nel tempo. Ancora oggi in
Francia persiste il Compagnonnage
che pur mantenendo ritualità e
cameratismo apparentemente fuori
tempo, si occupa della formazione e
dell'apprendistato di giovani e

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meno giovani consentendo
inoltre il mantenimento degli
antichi mestieri altrimenti
destinati a rapida estinzione.
La partecipazione ed il
coinvolgimento nascono dalla
conoscenza delle tecniche, dal
rispetto della materia e dalla
consapevolezza di essere al
servizio di qualcosa che è giunto
fino a noi e di cui abbiamo la
responsabilità della
conservazione e della
trasmissione nel futuro.
Nell'insegnamento del restauro
si deve cercare di offrire una
visione quanto più ampia
possibile sui diversi aspetti del
mestiere per offrire una
formazione che, come il termine
stesso indica, “formi” il futuro
Un bando pubblicato a Bologna nel 1612 che impone operatore consentendogli di
l'Obbedienza, ovvero il pagamento di una tassa di iscrizione elaborare una strategia propria
all'Arte dei Muratori. nell'affrontare un intervento
che sia il risultato delle proprie conoscenze, attraverso le sue competenze e che mettendo
in atto le capacità conduca all'esecuzione del lavoro consapevole e soddisfacente anziché
essere operatore passivo che ripete gesti ed utilizza materiali dei quali ignora la
composizione e la funzione. Tutti i soggetti coinvolti nella filiera della conservazione di
un patrimonio collettivo sono investiti di una responsabilità enorme. Nel caso del
restauro dei Beni architettonici ed ancor più di quelli così detti minori o non sottoposti a
tutela, è l'impresa che ha la gestione dell'intervento, è l'operatore che agisce sulla
materia che, in prima persona, può causare danni irreversibili se non opportunamente
edotto e consapevole del proprio ruolo.

Nanni di Banco (1380/90 - 1421) Bassorilievo che raffigura scultori all'opera nel tabernacolo in Orsanmichele a Firenze dedicato
all'Arte dei maestri della pietra e del legname.

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RESTAURO:
TUTELA, FIGURE, PROGETTO

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CONCETTO DI TUTELA

L'Italia è il paese che, secondo l'Unesco, detiene circa il 50% del patrimonio storico
artistico dell'intero pianeta. Tale abbondanza, che sottende anche ad una notevole
ricchezza materiale ed immateriale, richiede regole e processi che ne tutelino l'integrità
e stabiliscano le modalità di intervento, valorizzazione, alienazione.
Il tema è antico ed il concetto di tutela si può fare risalire alla fine del Rinascimento.
Nel 1602, nel Granducato di Toscana per preservare un patrimonio artistico che si
andava costituendo, grazie anche all'amore per le cose belle dell'illuminato governo dei
Medici, si hanno delle deliberazioni che stabiliscono l'obbligo di ottenere il consenso
dell'autorità per esportare opere di un elenco di autori ritenuti per questo un valore ed
una ricchezza sia artistica che mercantile dello stato.
Ma è nella Roma dei papi che nel 1820 il cardinale Bartolomeo Pacca promulga un editto
che per la prima volta articola la tutela secondo tre linee fondamentali:

Rovine della Roma antica in una stampa del sec. XVIII

1. Principio di catalogazione, ovvero la necessità quale primo elemento della tutela di


inventariazione del patrimonio;
2. Divieto di esportazione, per il principio che tali beni devono rimanere radicati al territorio;
3. Principio della proprietà pubblica del sottosuolo indipendente dalla proprietà del terreno dove si
rinvengono resti archeologici.
Per chi non si fosse attenuto a tali dettati lo stesso editto stabiliva pene molto severe
favorendo addirittura la delazione ricompensata per perseguire i colpevoli.
Nel 1931 i rappresentanti di numerosi paesi si riuniscono in conferenza ad Atene per
stabilire una serie di punti che servissero ai rispettivi governi per stilare norme guida
per chiunque fosse chiamato ad intervenire sul patrimonio storico ed artistico. La Carta
di Atene, come si chiamò il documento, si apriva dichiarando " …la convinzione che la
conser vazione del pat r imonio ar t ist ico dell'umanit à int eressi t ut t i gli St at i t ut or i della civilt à" e
raccomandando “ la collaborazione in ogni paese dei conser vat or i dei monument i e degli
archit et t i coi
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rappresent ant i delle scienze fisiche, chimiche, nat urali per
raggiungere r isult at i sicur i” . La conferenza conclude affermando
che “ conser vazione dei monument i e delle opere d´ar t e venga
dall'affet t o e dal r ispet t o del popolo” auspicando che ci si astenga
“ da ogni at t o che possa degradare i monument i” poiché questi
rappresentano le “ t est imonianze d'ogni civilt à” .
Nel 1939 si promulga la prima organica e completa legge dello
stato italiano sulle “cose di interesse storico ed artistico”, n.
1089 autori il ministro alla cultura Bottai, il giurista Romano e
lo storico Argan. Logo del Patrimonio Mondiale
Le Nazioni Unite nel 1945 fondano l'UNESCO Organizzazione dell'UNESCO
delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura che tra i criteri di selezione
dei siti iscritti alla Lista del patrimonio mondiale dell'umanità che redige riporta che
questi devono "rappresentare un capolavoro del genio creativo umano. Mostrare un importante
interscambio di valori umani... rappresentare testimonianza... di una tradizione culturale o di una
civiltà... che illustri una tappa significativa nella storia umana... esempio di insediamento umano...
interazione... con l'ambiente...".
Anche la Costituzione italiana, del 1948, nei principi fondamentali all'art. 9, decreta che la
Repubblica “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione”.
Nel 1961 Cesare Brandi, nella sua "Teoria" afferma
che il restauro " ... cost it uisce il moment o met odologico
del r iconosciment o dell’opera d’ar t e, nella sua consist enza
fisica e nella sua duplice polar it à est et ica e st or ica, in
vist a della sua t rasmissione al fut uro." e quindi "... deve
mirare al r ist abiliment o della unit à pot enziale dell’opera
d’ar t e, purché ciò sia possibile senza commet t ere un falso
ar t ist ico o un falso st or ico, e senza cancellare ogni t raccia
del passaggio dell’opera d’ar t e nel t empo".
Nel 1964 viene redatto un essenziale documento
internazionale che, per il luogo dove si riunirono i
rappresentanti di molti governi, prese il nome di
Carta di Venezia.
La carta si apre con la definizione della “nozione”
che viene così enunciata: “ La nozione di monument o
st or ico comprende t ant o la creazione archit et t onica
Cesare Brandi (1906 - 1988) autore della
"Teoria del restauro" isolat a quant o l’ambient e ur bano o paesist ico che
cost it uisca la t est imonianza di una civilt à par t icolare, di
un’evoluzione significat iva o di un avveniment o st or ico. Quest a nozione si applica non solo alle
grandi opere ma anche alle opere modest e che, con il t empo, abbiano acquist at o un significat o
cult urale... La conser vazione e il rest auro dei monument i mirano a salvaguardare t ant o l’opera
d’ar t e che la t est imonianza st or ica.” quindi il restauro “ ... deve fer mar si dove ha inizio l’ipot esi:
qualsiasi lavoro di complet ament o... deve dist inguer si dalla proget t azione archit et t onica e dovr à
.
recare il segno della nost ra epoca.”
Il più recente codice dei Beni Culturali 42/2004 e successive modificazioni, così detto
Urbani, dal nome del ministro primo firmatario di quest'ultima versione, definisce
sinteticamente all'art. 29 i concetti di conservazione, prevenzione, manutenzione e
restauro:
1. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una… attività di studio,
prevenzione, manutenzione e restauro.

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2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio
connesse al bene culturale nel suo contesto.
3. Per manutenzione si intende... controllo delle condizioni del bene culturale e... mantenimento
dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti.
4. Per restauro si intende l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni
finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla
trasmissione dei suoi valori culturali.
Una tale messe di definizioni e norme sembrerebbe più che sufficiente a garantire un
corretto approccio ogniqualvolta si deve intervenire su un'opera che sia tutelata o le cui
caratteristiche ricadano in una delle diverse sfaccettature via via enunciate. Purtroppo
non è così ed il restauro è spesso fonte di interpretazioni di comodo ed infine la
realizzazione denuncia molte contraddizioni sia nell'applicazione delle teorie soggiacenti
sia nella esecuzione delle opere.

Anastilosi eccessiva sull'Acropoli di Atene. La ricostruzione in base alle probabili forme primitive comporterà nel tempo la
progressiva sostituzione di ogni elemento ed infine il monumento non avrà più alcuna parte originale.

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Due leoni scolpiti nella pietra a Schwerin nel nord della Germania. Quello di destra, rifatto, appare
lievemente difforme dall'originale. Quando sarà il turno di quello antico quale sarà il modello di
riferimento?

Risarcimento di vaste porzioni di pietra sulle mura di Akko in Israele. In un'ottica di manutenzione continua la muraglia è
destinata ad essere completamente rinnovata peraltro con una diversa tessitura e forma dei conci.

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Il ponte di Mostar, distrutto nel corso della guerra in Bosnia Erzegovina nel 1993, è stato ricostruito, nel 2004, esattamente come
era, in parte utilizzando i materiali recuperati, quale elemento fortemente simbolico della fine di un conflitto interetnico (sopra). Il
"Cretto" di Alberto Burri (1915 - 1995) è un'opera che ricorda, disegnando la trama viaria che percorre il centro storico, Gibellina,
in Sicilia, distrutta dal terremoto che colpì il Belice nel 1968. Data l'instabilità di quell'area la cittadina è stata ricostruita a circa
venti chilometri dal sito originario. Monumento lei stessa questa realizzazione, che ha coperto con una colata di calcestruzzo i
ruderi delle abitazioni, rappresenta l'estremizzazione del mantenimento - trasformazione di un insediamento umano in questo
caso ne' restaurato ne' demolito bensì congelato nelle sue forme e volumi da un potente atto critico (sotto).

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L'hotel Waldorf Astoria a Gerusalemme, ultimamente adibito a sede ministeriale, è stato raso al suolo
per rinnovarlo ed adeguarlo a standard moderni. L'intera facciata del 1931 decorata con elementi
lapidei scolpiti, capitelli, arabeschi ed incisioni con i versi del Corano, reputata di pregio storico
artistico, è stata imbracata, mantenuta e restaurata. Uno sforzo tecnico non indifferente per ottenere un
albergo di lusso con una facciata originale alla quale evidentemente si attribuisce una grande
importanza.

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FIGURE DEL RESTAURO

ORGANISMI DI TUTELA
Le leggi nazionali, anche in ossequio agli intenti internazionali, indicano gli
ambiti di competenza e suggeriscono meccanismi per la tutela che devono
essere applicati sul campo da organismi che ne abbiano la facoltà giuridica
ed operativa. In Italia tale compito è demandato al Ministero per i Beni e le
Attività Culturali (MiBAC) istituito nel 1974, prima le competenze erano del
Ministero della Pubblica Istruzione, e più precisamente ai loro uffici
periferici rappresentati dalle Soprintendenze, veri e propri presìdi sul
territorio ed attraverso le quali si attuano i controlli, le autorizzazioni e
prescrizioni in merito a qualsiasi intervento su un bene sottoposto a tutela. Il logo della Soprintendenza di
Occorre precisare che non è notificato qualsiasi oggetto o opera d'arte, non su Arezzo.
tutto quindi ricade il vincolo poiché proprio per l'immane patrimonio
detenuto in Italia esistono graduatorie legate al valore dell'oggetto e talvolta il catalogo
non è ancora stato completato. Tuttavia esistono vincoli paesaggistici come per esempio
in un centro storico dove non è necessario che lo specifico palazzo sia notificato oppure
per la pittura murale che, indipendentemente dall'essere o meno vincolata, richiede
sempre un'autorizzazione per essere rimossa dalla sua sede e comunque in linea generale
tutto quanto sia stato realizzato oltre cinquanta anni fa è suscettibile di autorizzazione
all'intervento. Le Soprintendenze hanno una giurisdizione territoriale spesso
racchiudente l'intera regione o più provincie oppure, nel caso di siti particolari come
Roma, Pompei, Venezia e laguna più delimitata; le competenze afferiscono ai Beni
Architettonici e Paesaggio, sotto cui ricadono gli edifici, i centri storici, le opere
architettoniche in generale ed al Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico che
comprende le opere d'arte come dipinti, sculture, affreschi.
Questa suddivisione non è sempre chiarissima neanche all'interno delle stesse
Soprintendenze e talvolta si può ingenerare qualche conflitto di competenze su come
classificare una decorazione murale inserita in un edificio o gli elementi scolpiti di un
porticato che hanno valenza di complemento architettonico ma rappresentano anche
un'espressione artistica. La distinzione non è secondaria perché quanto attiene i Beni
Architettonici è seguito da un architetto mentre il Patrimonio Storico Artistico da uno
storico dell'arte. Non sempre la visione dell'intervento converge e sicuramente sono
diverse le imprese coinvolte ed i prezzi applicati per gli interventi anche analoghi.
I Beni archeologici dipendono dalle specifiche Soprintendenze che non hanno diretti
collegamenti con quelle per i Beni artistici ed architettonico. Qualsiasi saggio preliminare
e ritrovamento su beni ritenuti di interesse archeologico deve essere comunicato alla
relativa Soprintendenza affinché sia effettuato un sopralluogo per ottenere pareri o
prescrizioni.
Non ottemperare alle normative o non seguire le prescrizioni di qualsiasi Soprintendenza
costituisce reato penale.

CATEGORIE E QUALIFICAZIONE
Al fine di definire quali imprese possano eseguire lavori pubblici il DPR 34/2000 ha
stabilito una serie di condizioni che devono essere soddisfatte e indica come si
dimostrano questi elementi.
I requisiti sono certificati da SOA, Società Organismo di Attestazione, che sono delegate
ad eseguire le verifiche del possesso dei requisiti e rilasciare il relativo certificato per
categoria, che indica la tipologia dei lavori, e classifica, che definisce gli importi massimi
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dei lavori che l'impresa può eseguire.
Il restauro è inserito nelle categorie opere generali (OG) e opere specialistiche (OS):
OG2 “Restauro e manutenzione dei beni immobili sottoposti a tutela ai sensi delle
disposizioni in materia di beni culturali e ambientali” cioè l'intervento sui beni
architettonici tutelati.
OS2a “Superfici decorate di beni architettonici e beni culturali mobili di interesse storico,
artistico, archeologico ed etnoantropologico ” cioè interventi su opere d'arte e superfici

Per lo smontaggio, ed il successivo rimontaggio e restauro, di un obelisco dei primi del XXsecolo è
stato necessario affiancare alla ditta di restauro architettonico (OG2) una specializzata nel restauro dei
manufatti lapidei (OS2).
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architettoniche di pregio. Il disegno di legge del Ministro Galan del 2011 propone
un'ulteriore specializzazione per il "Materiale lapideo e superfici decorate" (A1).
OS2b "Beni culturali di interesse archivistico e librario".
OS25 "Scavi archeologici".
Riguardo alle opere ricadenti nella categoria OG2 le norme prevedono che progettazione
e direzione di lavori siano di pertinenza di un architetto. L'esecuzione è prerogativa di
imprese qualificate.
Per opere OS2 la progettazione e l'esecuzione sono di pertinenza esclusiva del
Restauratore di Beni Culturali o di un'impresa che abbia in organico un Restauratore
quale Direttore tecnico ed un numero di Restauratori ed Assistenti restauratori
proporzionale all'intervento da eseguire.
Per lavori inferiori a 150.000 euro è sufficiente la dichiarazione di aver eseguito lavori
della stessa tipologia e per un totale di importi nell'ultimo quinquennio pari a quello del
lavoro da eseguire ed esibire i certificati di Regolare esecuzione ed assenza di
contestazioni. Le certificazioni devono essere vidimate dalle Soprintendenze nel cui
territorio si è svolto il lavoro. Se i lavori superano la soglia di 150.000 euro l'attestazione è
rilasciata da una SOA con classifiche che stabiliscono gli importi massimi di appalto che
l'impresa può raggiungere.
La qualifica in itinere di Restauratore di Beni Culturali prevede un percorso formativo di
cinque anni presso una scuola di alta formazione mentre è in fase di definizione il
riconoscimento dei diversi titoli fino ad oggi conseguiti. Il titolo accademico è equiparato
al diploma di laurea specialistica.
Secondo la normativa il Restauratore è colui che coordina le ricerche preliminari e gli
esami diagnostici; redige le schede tecniche e la progettazione preliminare, definitiva,
esecutiva ed i piani di manutenzione; esegue l'intervento avendone nel contempo la
direzione tecnica; raccoglie la documentazione e cura la divulgazione; partecipa ai
programmi di ricerca e sperimentazione.
Il Restauratore può coordinare professionisti come storici, architetti, biologi, chimici,
geologi nello studio dell'oggetto ed elaborazione del progetto.
Affianca il restauratore il Collaboratore, con Allievi durante un corso sul restauro organizzato dal CFSE di Arezzo
mansioni assai simili ma limitato nella nel 2011.
progettazione e responsabilità.
Il decreto 86/2009 del MiBAC definisce le figure
collaterali al restauro quali tecnici ed operatori
che posseggono determinate competenze e
capacità. Le Soprintendenze individuano anche i
livelli di Operaio restauratore ed Aiuto operaio
restauratore ai quali si attribuiscono prezzi per
quanto concerne la manodopera ma nulla più
per quanto riguarda l'ambito lavorativo.
Al momento, a parte che per il Restauratore e
l'Assistente Restauratore, per tutte le altre
figure non esiste ancora una posizione definita
ma svariati profili professionali, legati alla
formazione regionale e privata degli ultimi
decenni, stabiliscono contorni e competenze.
Per esempio quello redatto con il corso Master,
iniziativa Equal, svoltosi nel triennio 2002 - 2005
ad Arezzo, con stage a Parigi e Barcellona per un
totale di 960 ore, validato dalla Regione Toscana,
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definisce l'Addetto al restauro di superfici architettoniche decorate “operatore tecnico
esecutivo che realizza interventi conservativi ed integrativi... in particolare relativi all'edificato
storico minore...” e lo colloca “tra le maestranze dell'edilizia che operano su intonaci ... tinteggi (e
paramenti murari) e gli specializzati del restauro di materiale lapideo e pittura murale”.
Il percorso MURARE, elaborato dal CFSE nel 2011, di durata 360 ore, definisce l'operatore
in grado di eseguire "operazioni di primo intervento, manutenzione e restauro delle superfici
architettoniche di pregio" aggiungendo anche che sia in grado di "confrontarsi con realtà simili
di altri paesi per favorire lo scambio delle reciproche esperienze...".

NORME DEGLI APPALTI


Qualsiasi lavoro per essere affidato deve prevedere la scelta dell'impresa esecutrice.
Questa scelta può essere effettuata seguendo criteri arbitrari, casuali o oggettivi. Gli
appalti pubblici, gli interventi su opere tutelate, i lavori per i quali si richiede una
agevolazione fiscale ed un'altra serie di opere sottostanno a regole che servono alla
trasparenza dell'affidamento ed alla tracciabilità di ogni transazione. Soddisfatte le
qualificazioni necessarie per quella categoria e per quell'importo l'affidamento di solito si
basa su parametri di giudizio tecnico ed economico.
Il giudizio tecnico può essere quantificato sulla base dei curriculum, dell'offerta tecnica
che la concorrente elabora e dove espone le metodologie oppure in base a miglioramenti
offerti sul progetto iniziale. Anche l'organizzazione dei lavori, i tempi e la risoluzione di
criticità è base di valutazione per stabilire la graduatoria.
Il giudizio economico è sempre improntato al ribasso che l'impresa offre al committente
che però viene valutato in vario modo, sempre stabilito dalla legge. Si può premiare il
massimo ribasso e questo può essere assoluto, cioè il prezzo più vantaggioso, o calcolato
con criteri che prima eliminano dalla gara le offerte anomale che si calcolano secondo
una formula precisa e quindi vince chi si avvicina di più alla media. Il prezzo può invece
non rappresentare l'elemento principale ma concorrere, secondo un peso più o meno
importante, al punteggio determinato da una somma che comprende anche gli altri
parametri.
A seconda delle categorie di lavori la stazione appaltante, anche pubblica, può affidare
direttamente senza gara i lavori se l'importo non supera una certa soglia oppure se il
bando di gara prevede, per lotti successivi, la facoltà di richiedere un'offerta direttamente
all'impresa affidataria di quelli precedenti e questa risulti congrua.
Cantiere di restauro. Se il committente è un privato, e tali sono anche gli enti ecclesiastici, le imprese, le
fondazioni, l'obbligo di legge alla
gara non sussiste e l'appaltante
potrebbe semplicemente
richiedere dei preventivi a anche
affidare l'incarico a ditta di fiducia
o con altro criterio. L'unico limite
è posto dalla qualificazione
dell'impresa se trattasi di opere
tutelate. Il regime di subappalto
nelle opere pubbliche è sottoposto
a limiti che stabiliscono un solo
grado di subappalto ed il massimo
percentuale sull'ammontare
complessivo dei lavori. I
subappaltatori devono possedere
le qualificazioni richieste per le
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PROGETTO

A monte di qualsiasi intervento di restauro deve esservi un progetto. Questo non sarà solo
una raccolta di disegni o relazioni bensì indice che a monte vi è un'idea progettuale e
rappresenterà anche la base per programmare le lavorazioni. Il progetto potrà essere più
o meno dettagliato e più o meno corposo e ricco di documenti ma è lo strumento dal
quale si evince la filosofia di intervento e attraverso il quale si estrapolano le procedure
operative e dovrà sempre riportare i dati identificativi dell'oggetto, la descrizione dello
stato di conservazione e la proposta di intervento che si intende eseguire. Il progetto,
redatto da un architetto per i restauri architettonici, conterrà anche tavole grafiche,
rilievi dello stato di fatto e di quello modificato, dettagli e relazioni ed il capitolato con
relativo elenco dei prezzi e calcolo delle quantità. Quello redatto da un restauratore, per i
restauri di opere d'arte e superfici decorate dell'architettura, potrà essere anche solo
scritto se la descrizione dell'intervento non richiedesse di visualizzare graficamente gli
interventi, dovrà comunque contenere le fotografie dell'oggetto ed in subordine la
mappatura del degrado, ricerche storiche, risultati diagnostici.

INQUADRAMENTO STORICO, DATI IDENTIFICATIVI


Al fine di collocare temporalmente un oggetto e ricostruire le vicende che sono
intervenute su di esso è fondamentale una seppur breve relazione storica che inquadri
l'opera all'interno di un determinato periodo storico o ambito socio culturale, la ricerca
può essere utile per stabilire cambiamenti o altri eventi che fossero incorsi o anche a
supportare certe impostazioni o altri elementi che potrebbero apparire estranei
all'oggetto.
La ricerca può essere sommaria ed attingere a documentazione nota come pubblicazioni,
guide, documentazione recente reperibile presso gli uffici comunali e delle
soprintendenze. Articoli di giornali e fotografie d'epoca sono un valido ausilio a
ricostruire fatti almeno prossimi.
Anche internet può risultare utile ma occorre tenere conto che saranno comunque
informazioni già note, incomplete e spesso non verificate. L'utilizzo delle funzioni
avanzate dei motori di ricerca favorisce una più profonda esplorazione della rete e
Il progetto rappresenta l'idea finale che l'oggetto dovrà avere in termini di aspetto, condizioni e destinazioni d'uso. La
restituzione in 3D può aiutare a visualizzare l'idea progettuale ma non potrà prefigurare l'effettivo risultato dopo il restauro.

21
impostare lingue
diverse fornisce spesso
ulteriori risultati.
Per una ricerca più
approfondita occorre
avvalersi della
collaborazione di uno
storico o persona
esperta perché l'azione
si indirizza a documenti
antichi, archivi
preunitari, archivi
ecclesiastici, regesti di
confraternite, epistolari
ed oltre che sapere
interpretare e
soprattutto leggere
grafie antiche con
regole ed abbreviazioni
Cercare notizie negli archivi storici non è molto semplice. La grafia e le abbreviazioni non sono facili per nulla scontate, è
da interpretare e bisogna sapere cosa e dove cercare.
anche importante
sapere cosa cercare, dove cercarlo ed in ultimo essere anche un po' fortunati. Non è detto
che di un edificio si trovi il progetto originale o l'incarico all'architetto ma si potrebbero
reperire contratti di compravendita dell'immobile o registri di fornitura di materiali o
pagamenti alle maestranze per la sua costruzione o manutenzione. Per gli edifici sacri le
visite pastorali sono fonte di informazioni. Forse una stampa, una mappa o un dipinto
antico ne riporta l'immagine riferibile ad un epoca. Tutto può servire a ricostruire gli
eventi.

APPARATO GRAFICO E DOCUMENTALE


Il rilievo di un edificio, così come quello di una scultura o di un affresco, sono un prezioso
strumento per definire la conformazione e lo stato di un opera prima dell'intervento. Il
rilievo deve essere realizzato da persona capace e deve seguire regole precise per essere
poi compreso ed interpretato. Può essere operazione complessa per la complicata
articolazione degli spazi o per dimensione o collocazione dell'oggetto da rilevare. Si può
eseguire a mano, con il metro e pochi altri strumenti oppure ci si può avvalere di
apparecchi anche sofisticati che comunque non fanno da soli il lavoro e siccome di solito
questo rilievo è poi la base di tutti i lavori successivi compresi eventuali calcoli per i
computi è il caso che sia eseguito da tecnici qualificati e con la massima accuratezza.
Sui rilievi si possono riportare anche la condizione materica e conservativa delle superfici
e la tipologia di intervento, facilitando il lavoro di chi interverrà in seguito.
Il rilievo materico indica, allocando la posizione, la tipologia del materiale costitutivo,
indipendentemente dall'epoca e dalla condizione. La mappatura del degrado colloca sul
rilievo la condizione conservativa sia per precisarne la natura sia per quantificarne e
delimitarne le aree. Un retino discrimina le diverse casistiche e la legenda riporta la
descrizione come indicato anche nella relazione, utilizzando una terminologia chiara ed
univoca.
La mappatura dell'intervento invece, in base ai materiali e al degrado, individua il tipo di
intervento e consente di computarne la quantità anche ai fini della contabilità sia
preventiva che consuntiva. Anche in questo caso la descrizione indicata sulla mappa
22
corrisponderà a quella definita in relazione, nel
capitolato e nel computo metrico.
La documentazione fotografica è importantissima
e deve essere realizzata con apparecchiature di
buona qualità, in condizione di luce uniforme e
collocando su una pianta, con riportato il numero
della fotografia, i coni visivi per individuare punti
ed angolo di ripresa.

DESCRIZIONE E STATO DI CONSERVAZIONE


Questa parte della relazione è quella che descrive
l'oggetto e ne dichiara lo stato di conservazione. Si
tende a suddividerla in due parti dove
innanzitutto si descrive dettagliatamente l'oggetto
in modo da far comprendere, anche in assenza di
immagini, a chi legge di cosa si stia trattando. La
descrizione si suole iniziarla dal contesto e dai
caratteri macroscopici per entrare via via nel
dettaglio e dando ad ogni elemento un peso simile.
Gli edifici si descrivono dall'esterno all'interno,
dalla struttura alla superficie e le superfici da
quelle più profonde a quelle superficiali. Non ci si
addentra nei dettagli conservativi che saranno
illustrati nella seconda parte. Questa entra nel
merito delle patologie definendoli secondo la
gerarchia di cui sopra, dalla struttura verso la
Lo stato conservativo deve essere mappato con esattezza. Si inizia
superficie, prima le lesioni e i dissesti, poi le rilevandolo dal vero.

lacune, quindi le patine deturpanti e gli interventi


posticci. Il linguaggio deve essere scarno e chiaro. Se si ha idea della causa la si può
ipotizzare, se si riferisce di testimonianze o documenti si deve citare la fonte. È buona
prassi non dichiarare ciò che non c'è, per esempio non si scrive “non si rilevano cedimenti”
ma si descrive ciò che si vede e di cui si individua la presenza. Anche in questa fase si
devono utilizzare soprattutto terminologie chiare possibilmente desunte dalle
raccomandazioni standard o da letteratura diffusa.
PROPOSTA DI INTERVENTO
Il fotoraddrizzamento consente di eseguire riprese anche in condizioni sfavorevoli e successivamente unire le inquadrature e
correggere la prospettiva.

23
Questo paragrafo del progetto riguarda soprattutto gli interventi sulle opere d'arte
giacché per gli interventi architettonici molto spesso l'apparato grafico ed il capitolato
sono sufficienti a descrivere le lavorazioni. Pur tuttavia un buon progetto descriverà
sempre per iscritto sia le fasi che si ritiene di eseguire sia la filosofia che guida le scelte.
La proposta segue la sequenza operativa e illustra le metodologie indicando materiali e
strumenti e dove necessario entrando nel dettaglio oppure proponendo prove o ancora
l'approvazione di una DD.LL a monte.
Se si utilizza una struttura a schede queste si riferiranno a settori omogenei per
tipologia, collocazione, condizione e si elaboreranno tante schede quante sono
necessarie anche se talvolta si ripeteranno le stesse descrizioni salvo non raggruppare
casi simili in una medesima scheda.
Spesso è utile prevedere una campagna diagnostica per determinare i litotipi o la natura
degli inquinanti o altri elementi utili a definire meglio il degrado, le cause ed il
conseguente intervento. Il tipo di indagine sarà scelto in base ai risultati attesi ed
occorre prevedere qui anche il campionamento che potrebbe riservare difficoltà per
raggiungere il punto di prelievo o l'esame richiedere condizioni particolari (buio per
determinate riprese fotografiche piuttosto che irraggiamento solare per la termografia,
ecc.).
Ultimamente è imposto anche di redigere un piano per la manutenzione programmata:
in una tabella si collocheranno temporalmente le cadenze alla quale si ipotizza
necessario procedere alla manutenzione, sopralluogo o rifacimento di determinate
Mappatura dove i diversi retini indicano le aree interessate dal degrado e le conseguenti fasi di lavoro.

24
operazioni: per esempio un protettivo
andrà riapplicato ogni pochi anni, una
impermeabilizzazione andrà verificata
periodicamente, un tinteggio in una zona
trafficata andrà rifatto dopo un certo
tempo.

DIAGNOSTICA
Per approfondire la conoscenza della
materia, per identificare più precisamente
i fattori del degrado è possibile avvalersi
di esami diagnostici che sfruttano
tecnologie strumentazioni molto avanzate
e consentono di ottenere una enorme
massa di informazioni. Il campionamento
deve essere autorizzato dalla
Soprintendenza se il bene è tutelato. Le La ripresa termografica è un esame che evidenzia le differenze di
temperatura, anche minime, su una superficie. È così possibile individuare
prove, a seconda che richiedano prelievo e distacchi, vuoti o aree più umide.
distruzione di materiale o meno si distinguono in distruttive e non distruttive.

CAPITOLATO
Il capitolato è quel documento che riporta la descrizione univoca di ogni singola
lavorazione dettagliando le procedure in modo inequivocabile ed eccedendo in
precisazioni a scapito della lirica del testo. Può essere qui necessario indicare cosa non
deve essere assolutamente fatto e si indicheranno, per i materiali, le definizioni
merceologiche, ovvero la formulazione potendo giungere ad indicare come riferimento
anche il marchio di un prodotto per maggiore chiarezza.
Siccome il capitolato diviene parte integrante del contratto d'appalto si capisce la
pignoleria della descrizione anche se a volte tali voci sono il risultato di descrizioni
datate o peggio frutto del collage di voci diverse e non di rado vi si ravvisano
contraddizioni o imprecisioni. Più insidiosa è l'abitudine a stralciare la voce dalla scheda
di un produttore il quale inserisce ad arte dizioni astruse o complicate atte a definire in
modo univoco il suo prodotto affinché debba poi essere utilizzato. Il più delle volte la
voce si conclude con la formula "... a dare l'opera finita a regola d'arte", significando che
comunque il risultato dovrà corrispondere a parametri ritenuti accettabili.

COMPUTO METRICO
Descritte le fasi e calcolate le misure si addiviene al computo metrico che definisce prezzi
unitari, unità di misura, modalità di calcolo, quantità e quindi il costo per ogni singola
fase e per tutti gli oneri correlati, accessori e quelli per la sicurezza. La somma stabilisce
l'importo dell'appalto che, se a misura, potrà essere ancora ricalcolato sulla base di
nuove misurazioni, in più o in meno sulla base dei prezzi convenuti. Se l'appalto è corpo
non si potrà rivedere il costo convenuto salvo che le lavorazioni non siano quelle
descritte. Ove i prezzi non fossero previsti da un elenco prezzi precedentemente redatto
ed allegato, sarà necessario formulare una nuova voce di capitolato ed attraverso un
analisi giungere a definire il nuovo prezzo. L'analisi si rifà a voci esistenti oppure si
elabora dai prezzari oppure ancora si calcola il tempo necessario e l'incidenza dei
materiali secondo i prezzi di mercato.

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FASE PRELIMINARE, OPERE PROVVISIONALI E CHIUSURA

Di seguito si elencano una serie di incombenze che accompagnano il lavoro in un cantiere


di restauro, che non possono essere omesse.
Richiesta di Nulla osta al restauro da parte della Soprintendenza competente ed
autorizzazione per lo smontaggio ed il trasporto di parti per le opere tutelate;
autorizzazione di altri eventuali uffici preposti. Redazione del piano operativo di
sicurezza (POS) e raccolta di tutta la documentazione necessaria: Dichiarazioni di
conformità, schede tossicologiche, iscrizioni della ditta, documenti legge 81/2008, ecc.
Firma dell'incarico o del contratto e sua registrazione se richiesto. Comunicazione di
inizio lavori agli uffici preposti. Presa visione del Piano Sicurezza e Coordinamento (PSC).
Autorizzazioni preliminari (suolo pubblico, viabilità, condominio, commissione arte sacra
a seconda dei casi, ecc.).
Allestimento del cantiere secondo le necessità.
Impianto elettrico con Certificato di conformità; alcuni strumenti elettrici possono essere
del tipo ricaricabile; valutare la necessità dell'illuminazione poiché dipende dalla
situazione specifica.
L'approvvigionamento idrico è sempre utile, tuttavia per alcune lavorazioni ridotte si può
ricorrere a contenitori ma l'acqua deve essere pulita. Valutare sempre la raccolta e
scarico delle acque reflue.
Deposito dei materiali, delimitazione delle aree per le varie lavorazioni, recinzione del
cantiere; cartellonistica e segnalazioni luminose; ponteggi o trabattelli per i lavori in
altezza e relativo Piano montaggio uso smontaggio (PiMUS); identificazione o creazione
di servizi igienici, spogliatoio, refettorio, ecc.
Organizzare lo smaltimento dei residui e dei rifiuti speciali secondo le normative locali e
Schema del cartello di cantiere che è obbligatorio e tramite ditte abilitate.
deve contenere gli estremi del lavoro e dei soggetti Cartello di cantiere con le indicazioni di
coinvolti.
legge: ente committente, descrizione dei
lavori, impresa esecutrice, direzione dei
lavori, responsabile del procedimento,
responsabili per la sicurezza in fase di
progettazione, coordinatori della sicurezza
in fase di esecuzione, altre imprese
partecipanti, importo, data di inizio e
termine previsto, recapiti dei responsabili,
ecc.
Smontaggio, imballaggio e trasporto delle
opere mobili in laboratorio o apposite aree
attrezzate; creazione di idonei supporti se
necessario.
Al termine dei lavori si procede allo
smontaggio del cantiere o del posto di
lavoro, trasporto in magazzino di tutte la
attrezzature e materiali e verifica del loro
stato. Pulizia dell'area, smaltimento dei
rifiuti, manutenzione degli utensili e
annotazione delle carenze di attrezzature
e materiali.
Raccolta della documentazione fotografica
e stesura della relazione finale secondo lo
26
schema consueto e secondo il tipo di lavoro ed opera in oggetto.
Redazione della scheda di manutenzione. Collaudo delle autorità preposte quando
richiesto.
Stipula delle richieste coperture assicurative. Si stabilisce in dieci anni la garanzia che
l'impresa deve fornire per i lavori svolti.
Emissione dei documenti contabili. Fatturazione. Quietanza dei pagamenti.
Raccolta documentazione per certificazioni.

Il tecnico del restauro può essere chiamato in fase preliminare per aiutare a identificare le condizioni
e proporre procedure operative (sopra).
Nel lavoro si devono comprendere anche le fasi provvisionali, come l'eventuale messa in sicurezza di
parti pericolanti o le indicazioni sul montaggio dei ponteggi (sotto).

27
In fase di smontaggio delle impalcature occorre pulire accuratamente i piani e le murature (a sinistra) e
curare la stuccatura dei fori di ancoraggio (a destra).

È fondamentale prima dello smontaggio definitivo


osservare l'opera da terra, calando i teli protettivi, per
potere effettuare ritocchi e aggiustamenti (a sinistra).
Il riordino di cavi, tubi e impianti dismessi deve essere
contemplato prima del termine del cantiere (sotto).

28
TECNICHE ESECUTIVE
MATERIALI COSTITUTIVI

29
30
TECNICHE ESECUTIVE

Marco Vitruvio Pollione (1° sec.


a.C.), nel suo trattato "De
architectura", introduce i concetti
fondamentali nella costruzione di
un edificio elencandone i requisiti
che dovrà possedere "...solidità,
utilità e bellezza. Avranno solidità
quando le fondamenta, costruite con
materiali scelti con cura e senza
avarizia, poggeranno profondamente e
saldamente sul terreno sottostante;
utilità, quando la distribuzione dello
spazio interno di ciascun edificio di
qualsiasi genere sarà corretta e pratica
all'uso; bellezza, infine quando l'aspetto Disegno di Leonardo da Vinci (1452 - 1519) raffigurante l'uomo vitruviano (a sinistra). Il
dell'opera sarà piacevole per Modulor ideato da Le Corbusier (1875 - 1965) definito "una gamma di misure
armoniose" che si applica all'architettura riferendosi alle proporzioni umane (a destra).
l'armoniosa proporzione delle parti che
si ottiene con l'avveduto calcolo delle simmetrie". Queste indicazioni Claude Perrault (1613 -
1688) riassume nella triade vitruviana Utilitas, Firmitas, Venustas.
Molti trattatisti dal rinascimento in poi si rifanno al testo di Vitruvio commentandolo,
integrandolo e poi elaborando proprie analisi e direttive a significare la necessità di
sancire e codificare norme, regole, procedure operative, materiali per l'edilizia.
Jacques-Francois Blondel (1705/08 - 1774) nel suo L'uomo è al centro della costruzione, è il
"Trattato di decorazione... e costruzione" illustra i corpo che detta forme e dimensioni.
riferimenti alle forme umane nelle dimensioni e profili L'immagine e somiglianza con il divino si
architettonici derivati dalla lezione palladiana.
tramuta nel rispetto delle proporzioni
umane nelle costruzioni. Anche Le
Corbusier nel 1948 partendo dal modulo
vitruviano elabora il proprio che chiama
proprio Modulor.
Tutti i trattati del passato rimandano ai
canoni dimensionali che devono essere
rispettati: ordini, proporzioni, sezione
aurea e quant'altro per definire le misure
e l'estetica di un edificio e Leon Battista
Alberti (1404 - 1472) chiamava la
sensazione positiva che si prova nel
vivere una città costruita in
ottemperanza alle regole "concinnitas".
Non solo di proporzioni ed estetica i
grandi del passato hanno trattato nel
riferire e tramandare circa la costruzione
di un edificio ma anche di materiali,
tecniche e strumenti. Vastissima la
quantità di informazioni che si ottiene
dalla lettura di questi testi che peraltro
denunciano una notevole coerenza nella
31
descrizione dei materiali e del loro
utilizzo, segno che non molto era
cambiato dai tempi classici a tutto
il medioevo, il rinascimento ed il
barocco.
Dopo la rivoluzione industriale si
sono affacciati sul mercato
materiali nuovi, durante gli ultimi
eventi bellici le tecniche
edificatorie sono evolute ed oggi
quella delle costruzioni è una vera
e propria Scienza.
Costruire richiede progetti, calcoli
ed attenersi a norme e
prescrizioni, intervenire su una
costruzione antica però richiede
rispetto e conoscenza, non solo
Jean-Baptiste Rondelet (1743 - 1829) autore del Trattato teorico pratico dell'arte di delle moderne tecnologie e della
edificare, illustra con testi ed immagini significative tutti gli aspetti delle tecniche merceologia dei materiali ma
esecutive e dei materiali e strumenti da utilizzare.
innanzitutto di come quel muro è
stato tirato su, con quali pietre, secondo quale procedura ed in ossequio a quale scopo e
con quale metrica, materiali e strumenti.
Il restauro deve ripristinare la condizione più prossima all'originale ma senza alterare i
segni del tempo. La materia non deve essere violentata ne' le tracce occultate.
All'operatore è sempre richiesto un passo indietro, anteporre l'oggetto alla propria
ambizione, non competere con chi ha realizzato quell'opera. È l'opera che richiede
l'intervento e non il contrario. Evidentemente tutti gli attori di un processo di restauro
devono perseguire il medesimo scopo e lavorare di concerto per giungere al risultato
prefissato. Una muratura è un insieme di elementi legati tra loro ad ottenere una
Costruzione di bozze di fango e paglia in un'area del delta del Danubio. La terra cruda è superficie verticale più o meno
stata assai utilizzata in molte parti del mondo. La persistenza delle conoscenze, anche spessa, articolata e connessa con
se sporadica e marginale, rappresenta la testimonianza vivente della tecnica esecutiva. elementi ortogonali, provvista o
meno di aperture, protetta
oppure no da una copertura. Può
essere parte di una costruzione o
fine a se stessa come nel caso di
muri di confine o di difesa. A
seconda della destinazione d'uso,
dell'epoca, del luogo la
costruzione potrà possedere
caratteri diversi ma sempre
dovranno essere soddisfatte
funzione, statica, estetica.
La conformazione delle murature
differisce anche in virtù del
materiale che le compone, sassi,
ciottoli, bozze di terra cruda,
mattoni, pietre conce e dello
spessore che il muro dovrà avere.
La grandezza dei singoli elementi
32
è molto varia anche se a parte i
casi di mura ciclopiche o
costruzioni particolarmente
imponenti, di solito la
dimensione è quella che può
essere maneggiata da un uomo
al massimo con qualche aiuto.
Le muraglie sono a fila unica o
doppia, collegate da diatoni o
catene, a sacco, in calcestruzzo,
in mattoni a una, due, tre teste
ecc, la tessitura isodoma,
incerta, poligonale, reticolata, le
superfici rivestite da un
paramento marmoreo, a vista, a
intonaco, decorate.
Tradizionalmente le murature
erano il più delle volte
intonacate; lo spessore di malta Schema di muratura a sacco nell'illustrazione di Cesare Cesariano (1475 - 1543) dalla
sua prima versione in italiano del "De architectura" di Vitruvio. Relativamente a questa
ha funzione consolidante, tecnica Cesariano cita esempi di mura ben realizzate ad Arezzo, con le pietre ben serrate
protettiva, igienica, decorativa. tali da non richiedere l'uso di intonaco.
Era ritenuto strato sacrificale per cui veniva rinnovato di frequente peraltro adattandosi a
mode e necessità. Oggi sono giunti a noi edifici decorticati per degrado o volontà ed il
restauro pone un dilemma non di poco conto.
Sapere che quella muratura era coperta da uno strato di intonaco farà affrontare il lavoro
sulle pietre con un'ottica diversa. Interpretare correttamente la disposizione dei conci
aumenta la confidenza con l'oggetto sul quale si interviene. Leggere i segni lasciati sulla
superficie da una parte aiuta a comprendere le tecniche esecutive e dall'altra fa
riconoscere gli strumenti utilizzati.
Nel restauro avere chiara la genesi di un manufatto aiuta a comprenderne meglio i
dissesti ed il degrado e conduce ad un migliore intervento nel rispetto dell'opera.
Anche conoscere la filosofia e le tecniche del restauro nei tempi è di grande contributo
nell'individuare interventi e Antichi strumenti per la lavorazione della pietra.
cambiamenti che non di rado
hanno stravolto
completamente l'impianto
originario falsando la lettura
dell'oggetto.
Infine la storia, che è causa
delle forme e delle funzioni di
ogni edificio, ricordarne gli
eventi principali e individuare
le connessioni politico sociali
culturali e le correnti di
pensiero, aiuta a collocare nel
giusto contesto l'oggetto del
nostro restauro.

33
Il cantiere della torre di Babele in una miniatura del 1424. La
edificazione di quest'opera leggendaria viene assunta a emblema
per l'organizzazione del lavoro e la nascita delle corporazioni dei
mestieri delle costruzioni (a sinistra).
Un gruppo di allievi del "progetto Master" (2002 - 2005) in visita alla
sede parigina dei Compagnons du Devoir. L'Associazione deriva
direttamente dalle antiche corporazioni (sopra).
Il corso di lavorazione della pietra tenuto presso il cantiere della
Sagrada Familia a Barcellona nell'ambito dello stesso Master. La
formazione sul restauro deve prevedere una sezione di lavorazione
e costruzione. Solo praticando la materia si possono comprendere
le modalità esecutive e leggere i segni lasciati dagli strumenti
(sotto).

34
La Citta ideale, opera rinascimentale del 1480/90 di autore ignoto, raffigura le sembianze che la città
deve avere per trasmettere piacere nel viverla essendo proporzionata e funzionale secondo canoni di
assoluta perfezione. Gli edifici sono disposti in maniera simmetrica, non devono superare i tre piani di
altezza e la città è concepita come una scacchiera dove anche la pavimentazione riflette e amplifica la
struttura che ruota intorno ad una figura circolare, chiusa e conchiusa e quindi perfetta (sopra).
La Città nuova, disegno di Antonio Sant'Elia (1888 - 1916), l'architetto propone città moderne e
razionali proiettate verso il futuro. Nel Manifesto dell'architettura futurista (1914) sentenziava che le
linee oblique ed ellittiche sono dinamiche, con una potenza emotiva superiore a quelle perpendicolari e
orizzontali, che l'architettura come arte delle forme degli edifici secondo criteri prestabiliti è finita ed ogni
generazione deve costruirsi la propria città (sotto).
Cinquecento anni tra questi due canoni apparentemente antitetici. Il prossimo?

35
MATERIALI COSTITUTIVI

ROCCE
Il pianeta è un globo che si muove nell'universo in seguito alla esplosione iniziale ed
all'addensamento attorno ad un nucleo della materia primordiale. La Terra, formatasi
poco meno di cinque miliardi di anni fa, ha iniziato a raffreddarsi in superficie e la crosta
che si è formata è chiamata litosfera, spessa in media circa 50 Km, vi insistono terre
emerse e oceani. Inimmaginabili forze hanno sconvolto il nostro mondo che è stato per
milioni di anni sottoposto a violente eruzioni e sommovimenti che hanno piano piano

Le rocce si sono generate per solidificazione del magma fuso. Successivamente si sono formate
quelle sedimentarie e quelle metamorfiche. Lo schema illustra la "diagenesi" ovvero il fatto che le
rocce possono cambiare stato e formarsi nuovamente con caratteristiche diverse fino a poter essere
nuovamente fuse in un continuo mescolamento e trasformazione di elementi e morfologia.

disegnato i continenti, portati alla deriva dal magma fuso che si muove sotto la crosta in
moti convettivi del tutto simili a quelli che si formano in una pentola d'acqua sul fuoco. Il
magma è composto da silice, alluminio, ferro, magnesio e calcio fusi che giungendo verso
la superficie, raffreddandosi, si solidifica dando origine alle rocce di natura magmatica.
In seguito alla comparsa della vita l'enorme abbondanza di animali marini sia
microscopici sia più grandi, costituiti da strutture, gusci e scheletri di carbonato di calce
ha dato origine, attraverso il depositarsi dei residui, alle rocce sedimentarie calcaree.
La decomposizione della materia organica ha prodotto torbe, carboni, gas e bitumi spesso
associati alle rocce circostanti. Sedimenti di detriti di roccia frantumata per piogge
colossali e movimenti glaciali, eruzioni piroclastiche ed alluvioni hanno dato poi origine
alle rocce detritiche, composte dai vari elementi agglomerati e cementati.
L'evaporazione di bacini chiusi ha contribuito alla cristallizzazione di sali disciolti
formando minerali e rocce. Ulteriori movimenti tettonici hanno portato le rocce a
36
tornare sotto le placche per poi riemergere dopo aver subito pressioni e temperature
elevate che ne hanno trasformato le caratteristiche dando origine alle rocce
metamorfiche. Ma la formazione delle rocce non si ferma le rocce continuano la loro
trasformazione in seguito ai movimenti tettonici in una continua evoluzione che le può
riportare a frantumarsi, sedimentare, aggregarsi, fondere e cristallizzare.

ROCCE MAGMATICHE
Le magmatiche, o ignee, sono quelle rocce formate per solidificazione del magma. A
seconda che il raffreddamento sia avvenuto in seguito alla fuoriuscita del magma o per
lento raffreddamento sotterraneo le rocce si suddividono in effusive ed intrusive, con
caratteristiche assai diverse. Le rocce magmatiche costituiscono il 65% della crosta
terrestre anche se in superficie sono spesso coperte da rocce di altro tipo.
EFFUSIVE
Quando il magma fuoriesce in superficie può farlo lentamente sotto forma di lava fluida o
in modo esplosivo come esplosione piroclastica. Tra le rocce effusive, con caratteristiche
di pasta vetrosa e spesso di colore scuro, lava, porfido, basalto. Tra le rocce piroclastiche,
che hanno struttura porosa e leggera pomice, pozzolana, tufo.
INTRUSIVE
Il magma che si raffredda lentamente forma rocce caratterizzate dall'assenza di vuoti, di
componenti vetrosi ben cementati tra loro, durezza elevata. Tra le rocce intrusive più
note granito, diorite, gabbro.

Le aree prossime ai vulcani sono sempre interessanti dal punto di vista geologico. Rocce di vario genere si evidenziano con le
strutture tipiche del consolidarsi del magma fluido per poi essere eroso dagli agenti atmosferici e trasformarsi ulteriormente.

37
I sedimenti possono essere trasportati dalle correnti marine, dai ghiacciai o dal vento. Il riaggregarsi delle particelle dà origine a
rocce di vario genere tra le quali le arenarie, risultato della cementificazione della sabbia.

ROCCE SEDIMENTARIE
Le rocce di qualsiasi origine possono venire disgregate per fenomeni conseguenti
esposizione agli agenti atmosferici o frantumate per crollo o compressione e il trasporto,
che può avvenire per frane, alluvioni, movimento di ghiacciai. Elementi disciolti nei mari
e nei fiumi possono precipitare sul fondo oppure cementarsi per evaporazione
dell'acqua. Prodotti di decomposizione di organismi viventi possono combinarsi con gli
altri componenti presenti. In tutti questi casi si parla di rocce sedimentarie che coprono
il 75% della crosta terrestre.
DETRITICHE
Frammenti, ciottoli, sabbia, argilla che in seguito a correnti alluvionali o torbide
sottomarine si depositano negli avvallamenti del fondo e lì si cementano per
compressione o per azione di un legante. Anche detriti sospesi nell'acqua possono
precipitare e concrezionarsi in una massa più o meno compatta. Risulta evidente che i
sedimenti possono anche essere composti da materiali diversi in una combinazione
pressoché infinita. I movimenti tettonici provocano poi ulteriori spostamenti sia
verticali che orizzontali e pertanto le rocce formatesi per deposito alluvionale possono
riemergere a distanza con una stratificazione conseguente la compressione subita. Tra le
rocce detritiche, che si distinguono anche in base al diametro dei clasti e possono essere
più o meno compatte, breccia, arenaria, calcare, marna, selce, argilla e tutte le rocce
intermedie.

CHIMICHE
Reazioni e fenomeni chimici, dissoluzione, evaporazione dell'acqua, combinazione tra
elementi e successiva concrezione dà origine alle rocce chimiche. Tra le rocce chimiche,
38
Una cava di travertino è molto spesso presso bacini d'acqua infatti è l'evaporazione di questa che
porta al solidificarsi dei sali di Carbonato di calcio disciolti con le tipiche striature date dagli strati
sedimentati.
che sono caratterizzate da una massa amorfa compatta del componente principale con
chiare linee di sedimentazione e vacuoli più o meno evidenti, travertino, gesso.
ORGANOGENE
Quando i componenti disciolti sono di origine organica, cioè derivante da trasformazione
di materia vivente si formano le rocce organogene. Tra queste, che possono essere
composte dal componente principale o da mescolanze tra diversi componenti anche
inorganici, bitume, dolomia, legno silicizzato.

ROCCE METAMORFICHE
Qualsiasi genere di roccia segue una sua diagenesi cioè dopo la formazione continua a
trasformarsi per gli eventi atmosferici ed i movimenti tettonici. Le rocce si dissolvono, si
disgregano, si concrezionano, vengono trasportati sotto le placche potendo giungere fino
a contatto con il magma e rifondersi o semplicemente essere sottoposti a pressioni e
temperature molto elevate. Queste condizioni causano una cambiamento di stato che di
solito si riassume in una struttura che diviene cristallina per via delle forti pressioni che
portano ad un'organizzazione ordinata delle molecole in cristalli ed una tessitura
laminare o fluida che denuncia la viscosità raggiunta per la temperatura. Tra le rocce
metamorfiche, che derivano sempre da una matrice originaria che può essere
sedimentaria o magmatica, marmo, ardesia e altri scisti argillosi, gneiss.

MERCEOLOGIA
La norma UNI EN 8458 ha cercato di stabilire una classificazione univoca delle pietre da
costruzione e rivestimento. Tuttavia le definizioni non identificano le rocce secondo
parametri geologico petrografico. Di seguito diamo la definizione secondo la normativa
39
perché potrebbe comparire in qualche capitolato o essere invalsa a tecnici o professionisti
che la utilizzano.
GRANITI: Rocce resistenti di natura silicatica, lucidabili (granito, diorite, gabbro, sienite,
porfido, gneiss...)
PIETRE: Rocce compatte o porose, non lucidabili (basalto, trachite, conglomerato,
arenaria, argilla, tufo, calcare tenero, dolomia, quarzite...)
MARMI: rocce compatte di natura carbonatica, lucidabili (marmo, calcescisto; calcare
compatto...)
TRAVERTINI: Rocce ricche di cavità, compatte, lucidabili.

CLASSIFICAZIONI EMPIRICHE
In base ai diversi usi ed ai diversi comparti le pietre ed i marmi vengono suddivisi in
svariati modi che non sempre corrispondono tra loro e soprattutto non danno mai una
indicazione scientifica sulla origine e natura dalle roccia.
In base alle proprietà fisico-meccaniche le rocce possono essere definite coerenti,
compatte, incoerenti, sciolte.
In base alla composizione che può essere monomineralica oppure polimineralica oppure
in base al componente: carbonatico, silicatico, feldspatico, ecc.
Commercialmente i marmisti suddividono i prodotti in base ai colori ed alle macchie e qui
ci si perde definitivamente. Il marmo monocromo può essere bianco, biancone, bardiglio;
se colorato nero, verde, rosso, rosa, giallo; se i colori sono accostati in striature e macchie
il marmo è brecciato, fiorito, mandorlato, screziato ma anche cipollino, paonazzo e così
via con definizioni che aggiungendo l'area di estrazione forniscono il nome, affatto
scientifico e univoco, del prodotto.
Infine, in base alla durezza alla lavorazione, le rocce possono suddividersi in tenere, dure,
extradure.

SCALA DI MOHS
Friedrich Mohs, chimico e mineralogista tedesco attivo tra il XVIII ed il XIX secolo, si
prodigò a classificare le rocce in base alle loro caratteristiche fisiche anziché minerali.
Elaborò in tal senso una scala dove collocò, dall'uno al dieci, i minerali di riferimento in
base alla durezza misurata empiricamente cioè verificando se un minerale fosse in grado
di incidere quello più tenero e fosse inciso da Friedrich Mohs (1773 - 1839) ha ideato la
quello più duro. Oggi è ancora utilizzata, non solo scala di durezze (pagina a fianco)
determinando quale materiale fosse in
per il riconoscimento dei minerali sul campo ma è grado di inciderne un altro.
stata integrata con altri materiali e diviene così una
buona base per stabilire quale materiale può
graffiare un altro.
Nel restauro è utile per sapere se uno strumento o
un abrasivo è in grado di incidere o danneggiare
una pietra o altro materiale da costruzione e per
conoscere la durezza finale di un composto come
una malta o un materiale fittile. Infatti spesso si
confonde la durezza con la compattezza: il marmo è
molto compatto ma non è duro, l'arenaria è dura
ma non compatta, il granito è duro e compatto, ecc.
Il calcare sta al punto tre della scala mentre il
quarzo sta al sette, quindi tutte le rocce a base di
carbonato di calcio, calcari, travertino, marmo,
saranno intrinsecamente più tenere di quelle

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Scala di Mohs con aggiunti ulteriori materiali. Le durezze di questi sono approssimative e possono
anche essere intermedie.
costituite da silice, arenarie, graniti, porfido. Per chiarire il concetto si veda che posto
l'acciaio al punto cinque questo inciderà sempre il marmo ma scivolerà senza intaccare il
granito ed un abrasivo a base di biossido di alluminio (corindone) pur diffusamente
utilizzato nella microsabbiatura, stando al punto nove intaccherà tutti i materiali. Le
punte per forare il calcestruzzo sono al carburo di tungsteno (widia) di durezza poco
sotto il nove, le carte abrasive sono composte di carburo di silicio (carborundum) che è
oltre il nove.
Sezione di una fornace tradizionale.
CALCE
Nelle costruzioni dell'uomo nei tempi preistorici, si passa dall'uso di antri
preesistenti, che possono fornire un qualche riparo da pioggia ed attacchi di
predatori, alle strutture costruite come palafitte e capanne realizzate con
materiale di facile reperimento come legno, foglie o fango. Per costruzioni
più robuste si usa la pietra, poggiata l'una all'altra, incastrata ad ottenere
pareti dritte o curve e tuttalpiù rivestite di fango o sterco e paglia. In molte
parti del mondo poi, compresa l'area del Mediterraneo, si formano bozze in
terra, impastando e pressando fango e paglia fino ad ottenere mattoni crudi
che vengono legati tra se con semplice argilla fluida. Ma è con la scoperta
del ciclo della calce che l'uomo dispone di un legante, frutto della
trasformazione intenzionale di un minerale, che offre all'architettura un
materiale che permette innumerevoli possibilità da quella di fissare più
tenacemente le pietre di una costruzione, a poterle coprire di uno strato
che le protegge e le rende più gradevoli alla vista, a supporto per la più
imponente manifestazione pittorica come l'affresco.
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La calce è il prodotto della trasformazione, attraverso un processo noto, della pietra
calcarea in un prodotto lavorabile che poi cambia stato per reazione chimica naturale
diventando tenace e resistente.
Come si sia scoperto il processo non è noto ma la calce è utilizzata da millenni,
costruzioni di ottomila anni fa dimostrano l'uso della calce come legante della muratura
e nella trattatistica romana viene descritta con grande puntualità fino a definirne
tipologie, usi, mescolanze e così via.
Nel restauro la calce rappresenta un componente basilare in numerosi interventi come la
confezione di malte per risarcimenti murari, intonaci, stucchi per la ricostruzione di
pietre e mattoni, tinteggi, velature ed è il componente basilare nella tecnica dell'affresco.
Conoscerne le caratteristiche rappresenta un buon punto di partenza per padroneggiare i
materiali e le tecniche tradizionali.

CALCI AEREE
Quando la pietra calcarea, composta da carbonato di calcio, viene sottoposta ad un
riscaldamento che raggiunge circa 800°C si scinde la parte carbonatica e si formano
anidride carbonica ed ossido di calcio.
L'ossido è un materiale molto instabile tanto che è chiamato Calce viva, è ustionante se
viene a contatto con la pelle, gli occhi e le mucose e in acqua rapidamente si idrata
sviluppando calore e formando idrossido di calcio o idrato di calcio ovvero calce idrata.
L'idrossido di calcio, lasciato all'aria assorbe lentamente anidride carbonica, rilascia
acqua e si ri-trasforma in carbonato di calcio la cui formula è del tutto analoga a quella
costituente la pietra d'origine.

Vasche per l'estinzione dell'ossido di calcio per l'ottenimento del grassello.

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Schema del ciclo della calce calcica. Nel caso di calcari dolomitici il ciclo è lo stesso ma in più vi sarà la presenza di Carbonato
di magnesio (MgCO3) e la temperatura si abbassa di conseguenza.
Questo ciclo vede la reazione finale avvenire grazie all'anidride carbonica presente
nell'aria, la calce e i leganti che ne derivano si chiamano aerei.

CALCI CALCICHE
Sono le calci ottenute da rocce contenenti solo Carbonato di calcio. La cottura avviene a
700 - 900°C. La calce è chiamata anche calce grassa per la maggiore resa in grassello cioè
la quantità di idrossido in dispersione stabile. Il grassello è la dispersione di Idrossido in
acqua in eccesso e si presenta come pasta bianca, densa e compatta. La conformazione
microcristallina che si forma in seguito alla stagionatura consente di ottenere un
prodotto con ottime caratteristiche di lavorabilità.
La forma idrata in polvere ha le stesse caratteristiche ma una diversa plasticità dovuta
proprio all'assenza di stagionatura. Il tipo migliore di calce idrata in polvere è chiamata
Fiore di calce.
La sigla che le identifica è CL (Calcic Lime).

CALCI MAGNESIACHE
Sono le calci ottenute da rocce contenenti anche Carbonato di magnesio (Dolomia).
Richiedono una minore temperatura per la calcinazione (400 - 700°C a seconda del
rapporto tra carbonati di Magnesio e Calcio. La calce è chiamata anche calce magra per la
minore resa in grassello. Si ritiene spesso che la qualità della malta sia peggiore ed
effettivamente la resistenza è inferiore rispetto alle calci calciche ma la particolare
struttura cristallina che si forma in seguito a lunghe stagionature, permette di ottenere
un prodotto con buone caratteristiche.
La sigla che le identifica è DL (Dolomitic Lime)
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Le calci aeree calciche e magnesiache sono classificate, secondo la norma UNI-EN 459,

CALCI IDRAULICHE
Quando la pietra utilizzata per la produzione della calce oltre al carbonato di calcio
contiene delle argille, la loro cottura, che avviene a temperature intorno a 1.000°C,
trasforma il carbonato in ossido ma i componenti argillosi si trasformano anch'essi
divenendo instabili e quindi suscettibili di ulteriori reazioni.
L'argilla è composta prevalentemente da Silice Allumina e Ferro (SAF) ed è contenuta nei
calcari argillosi o marne che sono rocce assai diffuse.
L'idratazione agisce su queste molecole trasformandole in idrati di calcio, di silice, ecc. ed
il prodotto che si ottiene è definito calce idraulica.
Quando la calce idraulica viene esposta all'aria si completa la trasformazione della calce
idrata in carbonato mentre i silicati si legano con acqua e calcio e formano silicato
bicalcico. Affinché la reazione si completi è necessario che tutti i silicati si leghino ad
acqua e calcio e quindi il composto raggiunga la stabilità.
Questo ciclo, che sfrutta anche l'acqua per completare la reazione si definisce idraulico ed
i leganti che ne derivano sono chiamati idraulici.
La quantità di SAF contenuta nel calcare, che va da circa 5% fino a 25%, determina l'indice
della calce che va da debolmente ad eminentemente idraulica.

CALCI IDRAULICHE NATURALI


Forni a silos per la produzione di calce idraulica naturale.

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Tre tipi di calce idraulica naturale bianca NHL. Il colore vira verso giallo, rosso e verde. Difficilmente
sarà bianco puro.
Le calci idrauliche sono state prodotte fin dall'antichità sia tramite la cottura di calcari
impuri cioè contenenti SAF che tramite miscelazione con cariche idraulicizzanti come
pozzolana, pomice o cocciopesto.
Oggi sono reperibili in commercio alcuni tipi di calci idrauliche naturali prodotte da
calcari e marne le cui cave sono in varie zone d'Italia ed altre, che forniscono un calcare
siliceo con scarso tenore di ferro, in Francia, nei Pirenei. Le fornaci non sono molte in
Italia e spesso le etichette dai nomi diversi sono in realtà confezioni del medesimo
prodotto di partenza e l'uso di nomi italiani spesso suggestivi, non denunciano la
provenienza del materiale utilizzato.
Le caratteristiche delle calci idrauliche in commercio sono diverse per resistenza e per
colore. La resistenza, superiore alle calci aeree, è comunque modesta se comparata ai
cementi, di solito tra 2,0 e 3,5 MPa (circa 20 - 35 Kg/cm2) e può raggiungere al massimo i
5,0 MPa (circa 50 Kg/cm2) anche se questo limite è destinato quasi a raddoppiare nel
corso degli anni dopo la posa in virtù dei lunghi tempi di maturazione delle calci. Il
colore, che non incide sulla qualità ma influisce sul tono finale delle malte, varia a
seconda del rapporto con la SAF ed è tra il grigio chiaro ed il nocciola, può apparire più o
meno giallastro o rosato chiamate Albazzana, Moretta mentre le varietà quasi bianche
sono più rare e derivano da calcari che non contengono quasi Ferro, chiamate Bianca o
alla francese Blanc ma attenzione all'etichetta perché sono commercializzate con nomi
simili prodotti additivati con leganti idraulici artificiali.
La sigla identificativa è Nel trattato "Dell'Architettura" Giovanni Antonio Rusconi (1511 - 1580) descrive delle modalità
di preparazione delle calcine con illustrazioni significative.
NHL (Natural Hydraulic
Lime) seguita da in
numero che ne definisce
la resistenza (2 - 3,5 - 5).
L'apposizione di una Z (p.
es. NHL Z 3,5) dichiara la
presenza fino al 20% di
leganti idraulici artificiali
La definizione secondo la
legge italiana 26.5.1965, n.
595 è "Calce idraulica
naturale pura in polvere".

CALCI IDRAULICHE
ARTIFICIALI
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L'industria del cemento offre una serie di prodotti per l'edilizia spesso erroneamente
ritenute calci per via dei loro nomi commerciali che richiamano il termine calce, la loro
definizione esatta è Calce plastica eminentemente idraulica. Questi prodotti sono
ottenuti per miscelazione di carbonati, calci idrate, pozzolane naturali e artificiali e
clinker fino ad ottenere resistenze rispondenti alle normative. Con una resistenza
intermedia tra le calci ed i cementi hanno reazione cementizia e non posseggono
nessuna caratteristica delle calci.
La sigla identificativa è HL (Hydraulic Lime).
Le calci idrauliche naturali ed artificiali sono classificate secondo la norma UNI-EN 459.

LEGANTI IDRAULICI PER COSTRUZIONI


Prodotti costituiti da miscela di clinker, carbonati ed additivi aeranti con resistenze di
poco inferiori a quelle dei cementi. Siccome spesso i muratori aggiungono una piccola
parte di calce idrata all'impasto, ottenendo di fatto una malta bastarda, di migliore
plasticità e lavorabilità, l'industria ha confezionato questo prodotto che di quelle ricalca
le caratteristiche.
Talvolta il nome commerciale rievoca in qualche modo il termine calce o ricorda la
plasticità ma leggendo con attenzione l'etichetta o la scheda tecnica si scopre che si
tratta di Legante idraulico per costruzioni e di calce ne contengono affatto.
La sigla identificativa è LIC.
I Leganti idraulici per costruzioni sono classificati secondo la norma UNI-EN 10892-1

CEMENTI
Il cemento, nella sua formulazione odierna, fu inventato in Inghilterra nel 1824 da
Joseph Aspdin, è un legante idraulico ottenuto dalla cottura a circa 1.500°C e
macinazione di marne, rocce calcaree contenenti silice, allumina e ferro, o una miscela
di calcare ed argilla. Il risultato è una polvere fine chiamata Clinker che viene poi
mescolato con altri componenti per ottenere le caratteristiche commerciali desiderate.
Reagendo con l'acqua i silicati legano con la parte calcitica formando silicato tricalcico.
La normativa distingue, in base ai prodotti ed ai processi di produzione, vari tipi di
cemento tra i quali Portland, d'altoforno, pozzolanico, bianco, a presa rapida ed inoltre a
questi vengono attribuiti diverse resistenze alla compressione espresse in MPa
(Megapascal) unità di misura che ha sostituito la desueta indicazione in Kg/cm2 . Per
Cementificio in inghilterra in un disegno della fine del XIXsecolo. esempio 32,5 MPa corrispondono
all'incirca ad una pressione di 325 Kg su
un centimetro quadrato. I cementi sono
classificati nella norma UNI-EN 197.

CEMENTO PORTLAND
Il nome deriva dalla località inglese di
Portland dove è tipica una pietra
compatta di colore grigio richiamata
dall'aspetto del cemento indurito. Oggi
indica il cemento naturale per
antonomasia ovvero ottenuto con clinker
ricavato da marne senza altri additivi. La
sigla identificativa è CEM I
Il "Portland al calcare" indica una
miscela di clinker con una quota di
calcare fino al 20%. È meno resistente
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all'umidità ed alle aggressioni chimiche. Esistono Portland addizionati con vari
componenti e alla pozzolana, da non confondere con il cemento Pozzolanico. La sigla è
CEM II
CEMENTO POZZOLANICO
Costituito da una miscela di clinker con aggiunta da 36 a 55% di pozzolana naturale o
artificiale. Utilizzabile anche in opere idrauliche in quanto molto resistente all'umidità ed
alle aggressioni chimiche. Adatto ad additivare malte a base di calce aerea perché
conferisce idraulicità per reazione pozzolanica legando con la così detta calce libera. La
sigla identificativa è CEM IV

CEMENTO BIANCO
È un cemento ottenuto da marne povere della componente ferrosa che è quella che
determina il colore grigio degli altri cementi. Siccome il ferro contribuisce alla fusione
alla sua mancanza in fase di produzione si utilizzano in alternativa altri fondenti come
sali di Alluminio o anche Sodio. Possono contenere solfati o altri sali efflorescibili.
Secondo il ciclo produttivo e la resistenza è identificato dalle sigle dei cementi grigi.

CEMENTO A PRESA RAPIDA


Sono di solito miscele di clinker o altri cementi con additivi che velocizzano la presa tra i
quali è anche utilizzato il gesso.

CARICHE
Qualsiasi componente che si aggiunge ad un impasto per conferirgli determinate
caratteristiche ovvero per contrastare quelle negative si definisce carica. Le cariche
possono essere Inerti se non intervengono nelle reazioni di presa dell'impasto oppure si
definiscono Pozzolaniche se conferiscono idraulicità al composto cioè ne determinano la
possibilità a reagire con l'acqua.
Fibre naturali o artificiali possono influire sulla ritenuta di acqua ed aumentare i tempi di
lavorazione o anche creare una armatura che aumenta la tenuta della malta. Anche gli
additivi sintetici come le resine aumentano l'impermeabilizzazione o la resistenza di un
composto, in particolare si utilizzano resine acriliche alcaloresistenti in emulsione.
Altri additivi possono influire sui tempi di presa, la fluidità, la tixotropicità, la resistenza,
la leggerezza, ecc. Diverse granulometrie di sabbia fluviale. La forma del granulo tondeggiante denuncia
l'origine alluvionale naturale mentre il colore ambrato ne dichiara l'origine litologica.
INERTI
Le cariche inerti non
intervengono in alcun modo
nelle reazioni di presa sia
idraulica che aerea e
costituiscono di fatto uno
scheletro che aumenta la
resistenza, contrasta il ritiro,
migliora la lavorabilità ed
infine, avendo un costo basso,
concorre all'economia dei
materiali. Sono inerti le
sabbie sia naturali che di cava.

Per sabbia naturale si intende


un minerale sedimentario

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disaggregato proveniente dalla
frantumazione di rocce depositate
da fiumi o correnti marine. La forma
dei granuli è arrotondata per via del
continuo rotolare in seguito alle
correnti ed il lavaggio naturale
favorisce la dispersione delle
sostanze solubili.
La natura è perlopiù silicatica perché
le rocce carbonatiche difficilmente
raggiungono lo stato di sabbia per la
loro, seppur bassa, solubilità in
acqua che ne determina la
dissoluzione o il riaggregamento.
Le sabbie di cava, ottenute dalla
frantumazione artificiale di rocce,
Cellulosa, fibre, microsfere sono utilizzate per malte speciali. possono avere natura sia silicatica
che carbonatica. Più dure quelle
silicatiche di quelle carbonatiche presentano per via delle procedure estrattive e di
macinatura, granuli scheggiati e spigolosi.
Le sabbie silicatiche di fiume sono costituite da silice amorfa e cristallina (quarzo),
feldspati, ossidi ferrosi, altri componenti. La quota silicea di solito supera l'80%. Le silici
hanno durezza 7 sulla scala di Mohs, sono insolubili, non assorbono acqua, inattaccabili
dagli acidi.
Le sabbie carbonatiche di cava possono essere sia calcitiche che dolomitiche presentando
quindi una composizione di Carbonato di calcio, di magnesio, argille ed altri componenti.
I carbonati di calcio e magnesio hanno durezza rispettivamente 3 - 4 sulla scala di Mohs,
sono scarsamente solubili, assorbenti, sensibili agli acidi.
Dalla macinazione e vaglio di calcari compatti e marmi si ottengono granulati e polveri
utilizzati come inerti, di natura carbonatica, con colorazioni più o meno intense, di
conformazione amorfa ed opachi i calcari, cristallini e brillanti i marmi. Si utilizzano per
lavorazioni particolari, marmorini, stucchi lucidabili o per conferire una specifica cromia
alla malta.
Gli inerti devono essere selezionati sulla base della granulometria, della forma del
granulo e del colore. La
Campionario di polveri e granulati di marmo. La gamma cromatica è
percezione finale di una abbastanza vasta.
malta sarà in buona
misura determinato
dall'inerte.
Gli inerti sono
classificati secondo la
norma UNI-EN 12620

POZZOLANICHE
Le cariche a
caratteristica
pozzolanica sono
quelle che conferiscono
alla malta un indice di
idraulicità ovvero la

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capacità di reagire con l'acqua dell'impasto e quella che viene assorbita dall'atmosfera.
Queste malte sono utilizzabili in ambienti umidi.

NATURALI
La pozzolana, dal termine Pulvis Puteolanum che significa polvere (sabbia) di Pozzuoli e
quindi un minerale di origine vulcanica (Pozzuoli è nell'area Flegrea non distante dal
Vesuvio), è stata usata dai costruttori dell'antica Roma proprio per ottenere quelle opere
idrauliche che sono giunte fino a noi, in particolare ponti ed acquedotti che testimoniano
della validità della malta utilizzata. In molte zone della terra, di solito in aree vulcaniche,
sono reperibili pozzolane naturali, sono rocce effusive piroclastiche, leggere, composte
soprattutto da silice e fortemente reattive. La macinazione ne migliora la reattività ed
infatti tradizionalmente le malte a calce e pozzolana si impastano con la molazza che
schiaccia la sabbia pozzolanica. La micronizzazione meccanica per produrre pozzolane
extra fini ottiene il medesimo effetto di aumentare l'idraulicità e diminuire i tempi di
presa delle malte di calce.

ARTIFICIALI
Essendo composte da silice, con parti di ferro ed allumina, polveri di formulazione affine
sono ottenibili anche attraverso l'uso di alcuni prodotti industriali. Dalla lavorazione del
vetro e del ferro si ottengono sottoprodotti utilizzabili a tale scopo ma anche con la
calcinazione di argille e la successiva macinazione si ricavano materiali dalla
caratteristiche similari.
COCCIOPESTO
Granulati di pomice e lapillo naturale.

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I costruttori romani utilizzavano anche lo sfrido del laterizio sia come aggregato nei
calcestruzzi, nell'Opus testaceum che, macinato finemente nell'Opus signinum, quale
carica nelle malte che diventavano così assai resistenti all'umidità.
Il motivo è nella composizione della terracotta che è ottenuta da argilla, ovvero SAF che,
sottoposta ad una cottura di circa 1.000°C diviene di fatto una pozzolana artificiale della
quale ricalca la formulazione. Affinché il coccio mantenga la reattività necessaria a
conferire le caratteristiche idrauliche alle malte è necessario che la cottura non superi la
soglia dei 1.000 - 1.100°C perché altrimenti l'argilla vetrifica ed il prodotto ottenuto per
macinazione sarà inerte. I laterizi moderni sono quasi tutti cotti a temperature più
elevate.

POMICE
La pomice è un minerale leggero e poroso, che si è formato in seguito ad eruzioni
vulcaniche ed è oggi reperibile
in poche zone d'Italia. Le cave
più famose sono a Lipari, nelle
isole Eolie, ma per motivi
ambientalistici sono state
dismesse. Un giacimento
ancora sfruttato è quello
dell'area di Pitigliano, tra
Lazio e Toscana, da dove si
estrae un minerale adatto a
confezionare malte
alleggerite, porose e
moderatamente idrauliche.
La pomice è stata utilizzata
anche in tempi antichi quale
carica per la realizzazione di Sezione del Pantheon di Roma in una stampa antica. La cupola è
calcestruzzi alleggeriti come realizzata con un conglomerato di calce e pomice che conferisce
resistenza e leggerezza alla costruzione.
per esempio la copertura del
Pantheon di Roma, opera del II secolo tra le più ardite dell'architettura dell'epoca.
Oggi è utilizzabile quale carica leggera e porosa nelle malte specialmente se di alto
spessore. Non posseggono grande resistenza ai carichi.
Le pozzolane sono classificate nella norma UNI-EN 197
Sigle identificative
P: Pozzolana naturale
Q: Pozzolana naturale calcinata.

MALTE
La malta è l'impasto tra leganti e cariche che si utilizza in muratura, intonacatura,
stuccatura e formatura. Talvolta è chiamata con la funzione che avrà: intonaco, velo,
stucco o con termini popolari come calcina, indipendentemente dal fatto che nella
formulazione sia o meno presente la calce.
I componenti di una malta dipendono dall'uso che se ne farà, più resistente ai carichi
quella destinata alla elevazione di murature, soprattutto se fondali o portanti. Più porosa
e leggera se destinata agli intonaci ed in particolare in interni. Plastica, malleabile e non
specializzate.
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soggetta a ritiro quando usata per formare spessori consistenti e profili. Nella
preparazione di una malta occorre scegliere oculatamente sia la parte legante che quella
delle cariche. Il legante potrà essere aereo o idraulico, la carica inerte o pozzolanica, gli
inerti a loro volta possono essere silicatici o carbonatici, la forma del granulo contribuirà
poi alla compattezza del composto e la granulometria influirà sul rapporto con il legante.
Il colore finale sarà determinato dal legante, dalle cariche e potrà essere corretto
ulteriormente con pigmenti minerali.
Un buon impasto dovrà quindi rispettare il corretto rapporto tra legante ed inerte e la
giusta quantità di acqua che ne determina la consistenza e lavorabilità.
Il rapporto è determinato dalla granulometria e all'aumentare di questa diminuisce la
quota di legante. Soprattutto con le calci aeree, soggette ad un notevole ritiro in fase di
presa, il legante dovrà avere il minore volume possibile ed essere calcolato sulla base di
quello strettamente necessario a riempire i vuoti tra i granuli inerte. Granuli arrotondati,
di dimensione diversa, atti ad appacchettarsi spontaneamente, lasceranno alla calce lo
spazio minimo necessario a legare ogni singolo granello con il minor volume possibile
minimizzando gli effetti del ritiro.
Ovviamente il calcolo dovrà essere molto preciso perché se la calce sarà in eccesso il ritiro
causerà una minore tenuta mentre se sarà carente i granuli non legati si disgregheranno.
Anche nella quantità di acqua nell'impasto dovrà essere considerata con attenzione
poiché nelle malte aeree l'acqua non partecipa alla reazione e quindi dovrà essere espulsa
dalla massa o per assorbimento da parte del supporto o per evaporazione.
È sconsigliato aggiungere acqua ad un impasto che si sta asciugando in quanto non è solo
l'evaporazione che causa l'indurimento della malta ma è l'inizio della presa. Quindi una
parte del legante avrà già reagito con l'acqua e aggiungerne non riporta indietro la
reazione ma semplicemente diluisce la massa con peggioramento della tenuta.

MALTA BASTARDA
Definizione che non indica in realtà alcunché se non genericamente una miscela di
sabbia, cemento e calce idrata senza particolari indicazioni su dosi, esatta caratteristica
dei componenti ed effettiva necessità di tale composizione. La presenza della calce
conferisce una maggiore plasticità e facilita la lavorabilità della malta e ne rallenta
leggermente l'inizio della presa. Il Bollettino degli ingegneri dà la seguente formulazione:
m3 0,35 calce grassa, Kg 100 cemento a lenta
Moderno impianto di miscelazione. Perla produzione di malte storiche
presa, m3 0,90 sabbia.
pronte all'uso è necessario utilizzare una grande varietà di materie prime,
certificate e compatibili.
MALTE PRONTE
Nella razionalizzazione del processo delle
costruzioni avvalersi di prodotti
preconfezionati rappresenta un indubbio
vantaggio. Già le stazioni di betonaggio sono
state un valido ausilio nella semplificazione
e controllo degli impasti ed oggi le malte
premiscelate in sacco, o silos per grandi
consumi, hanno sostituito quasi
completamente la preparazione in cantiere
delle malte partendo dai singoli componenti.
Effettivamente confidare nella esatta
percezione dell'operatore nei dosaggi può
sembrare azzardato e sembra naturale
sfruttare prodotti composti da industrie
51
Difficilmente però un premiscelato, al di là della sua composizione non sempre chiara e
mai puntualmente dichiarata, si adatterà perfettamente alla situazione che stiamo
affrontando nel restauro.
Le malte da stuccatura, rinzaffo, intonaco preparate da molte industrie quasi sempre
sono preparate con calci francesi e granulati carbonatici e molto spesso contengono
quantità più o meno rilevanti di cementi e pozzolane artificiali ed altri additivi necessari
a perfezionare il formulato.
La fornitura da parte delle grandi case di malte preparate sulla base di campioni potrebbe
non riprodurre una malta storica se non imitandone il colore medio, tramite l'aggiunta di
ossidi, e la granulometria massima.
Tuttavia non è impossibile avvicinarsi a replicare una malta ma occorrono svariate
materie prime, di provenienza prossima a quella della zona di utilizzo, in passato i
componenti non facevano tanta strada, analisi chimico fisiche dell'originale, numerose
prove ed un serrato dialogo con chi utilizzerà il prodotto. Anche le lavorazioni influiscono
sul risultato ed infine la malta originale avrà subito una serie di alterazioni difficili da
riprodurre.
Infine anche le formulazioni estemporanee, create direttamente in cantiere ed
apparentemente tradizionali, non sono esenti da errori ed i singoli componenti
potrebbero non essere idonei o contenere impurità che nel tempo potrebbero innescare
reazioni o comportamenti indesiderati.
Le malte da costruzione sono classificate secondo la norma UNI-EN 998

Pozzolane micronizzate di varia colorazione. Il tono dei componenti è il primo passo per ottenere il
colore finale di una malta; solo in ultimo si potrebbero dovere utilizzare pigmenti minerali.

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L'approvvigionamento dei materiali dovrebbe essere
contenuto in un raggio circoscritto. Spesso i materiali
industriali provengono da altri paesi e certamente
non hanno alcuna relazione con quelli tradizionali.

Una molazza ed una betoniera a bicchiere. La prima è


specifica per malte di calce in pasta e pozzolana poiché le
macine schiacciano la pozzolana che, micronizzata migliora
le prestazioni idrauliche; usarla per miscelare sabbia silicea
ha poco senso. La seconda è adatta a svariati usi ma con
le malte di calce ed in particolare quelle specifiche per
pareti umide, contenenti aeranti, l'impasto deve essere
mescolato per il tempo indicato e non più.
Riproduzione di una malta per l'integrazione della
stilatura. Sono stati ricercati natura dei componenti,
forma e colore degli aggregati, aspetto finale.
Impasto manuale di una malta. Utilizzare materiali del luogo facilita il compito.

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La forma tondeggiante del granulo è da
preferirsi per la maggiore facilità ad
appacchettarsi naturalmente rispetto a granuli di
altra forma. La sabbia di fiume,
opportunamente lavata e depurata e calibrata
nella granulometria rappresenta il migliore
inerte per le malte tradizionali.

Schema dimostrativo della necessità di utilizzare inerti tondeggianti e di granulometria varia (curva
granulometrica) per ridurre i vuoti e minimizzare la quantità di legante.

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La quantità di legante dipende dalla granulometria:
maggiore che sia minore sarà il legante necessario. Lo
schema a fianco dimostra come a parità di volume un
granulo di raggio 5 abbia una superficie pari a metà degli
otto granuli di raggio 2,5 e quindi per essere avvolti dal
legante questo dovrà essere il doppio.

Sistema pratico per determinare la quantità esatta di legante


rispetto all'inerte. Il legante deve essere in quantità tale da
riempire i vuoti tra i granuli dell'inerte e si può determinarlo
verificando quanta acqua viene assorbita dalla massa inerte
che corrispondertà al volume di legante necessario.

55
Giovanni Battista Bruno Spinelli "Economia nelle Fabbriche e regola di tutti li materiali..." (1698) illustra le caratteristiche che una
calce e le malte che con essa si confezionano devono avere. Questi testi sono fonte preziosa di notizie anche
sull'organizzazione dei cantieri, sulle figure che li popolavano, sui prezzi e le regole applicate (sopra).
Lettera del 1938 che promuove un "moderno" prodotto per il restauro delle facciate nei centri storici. Informazioni importanti per
discriminare tra prodotti di epoche diverse che si possono trovare su un edificio (sotto).

56
FATTORI DI DEGRADO

57
58
FATTORI DI DEGRADO

Un'opera è soggetta ad eventi che possono causarne un degrado più o meno rapido (vedi
Curva del degrado in appendice a pag. 107); la qualità iniziale è fondamentale per il
migliore mantenimento, le condizioni conservative sono il primo elemento che se
insoddisfacenti comporteranno danneggiamento e perdita di parti vieppiù come la
cattiva manutenzione o il maldestro uso dell'oggetto, anche procedure di restauro
scorrette avviano un processo degenerativo accelerato i cui esiti negativi saranno
spostati avanti nel tempo ma sicuramente molto anticipati rispetto alla speranza di vita
conseguente un corretto intervento e talvolta a nessun intervento. I fattori di degrado
possono essere endogeni o esogeni e fattori correlati si sommano a questi.

La coltivazione di una cava segue la natura del banco ed il taglio dei blocchi avviene di conseguenza.
Di una pietra si devono conoscere i piani di giacitura e direzione affinché sopporti i carichi o le
lavorazioni alle quali la si sottopone. Diversamente la pietra è destinata ad un rapido degrado (sopra).
I tailleur de pierre francesi ancora oggi marcano i blocchi in maniera che siano posati nello stesso
verso della cava (a destra).
FATTORI ENDOGENI
Con fattori endogeni si intendono quelli che si innescano all'interno
del materiale.

MATERIALI COSTITUTIVI
La scelta del materiale che si utilizza nella realizzazione è di primaria
importanza per la migliore riuscita e durata dell'opera. La pietra che
costituisce una muratura, un elemento architettonico o una scultura
dovrà essere di qualità adatta all'uso alla quale è destinata. Una
pietra che per sua natura sottoposta all'esposizione all'acqua ed al
gelo si disgrega, non sarà adatta ad opere che devono stare all'aperto;
un pigmento che alla luce si decolora non andrà bene per tinteggiare
una facciata esposta al sole; un mattone cotto ad una temperatura
59
Esempi di errata scelta del materiale. I gradini, realizzati con lastre troppo sottili di una breccia aurata
non hanno retto al calpestio ed al gelo (sopra). Un blocco in pietra serena sottoposta a sforzo si è
spaccato in corrispondenza di una vena di calcite (sotto).
troppo bassa non sarà resistente se posto nella fondazione di una muratura; una malta a
base di calce aerea e granulati calcarei sarà inadatta per intonacare una parete sottoposta
ad umidità. Da questi esempi si comprende che la scelta del materiale deve essere
ponderata e soprattutto che questo deve essere adatto alla funzione al quale è deputato.

TECNICHE ESECUTIVE
Risulta intuitivo che se il materiale è inadatto la sua durata sarà limitata ma anche se il
60
materiale fosse dei
migliori se utilizzato male
o lavorato con tecniche
inappropriate la
durabilità verrebbe
compromessa. Una
muratura male
ammorsata è destinata a
scollegarsi e
probabilmente a crollare.
Un protettivo inadeguato
applicato su una
superficie nel tempo
potrebbe diventare scuro
o attrarre sporco e
microorganismi. Gli stessi
strumenti come scalpelli o
martelline possono
provocare traumi che alla
lunga destinano ad un
rapido deterioramento. Rondelet (op. cit.) indica come i difetti nella posa possono causare nel tempo fratture nelle
Ovviamente tecniche pietre e decadimento della struttura (sopra). Corrispondente danneggiamento sulla parete di
una tomba del 1874 nel cimitero Pere Lachaise a Parigi (sotto).
scorrette messe in atto
durante l'edificazione, o in occasione di un restauro, potrebbero essere motivo di degrado
intrinseco non sempre facilmente individuabile. Prodotti sbagliati possono innescare
processi degenerativi anche gravi ed irreversibili.

FATTORI ESOGENI
Con fattori esogeni si intendono quelli indotti da fattori esterni al materiale.

AMBIENTALI
ACQUA
L'acqua è il primo nemico di qualsiasi opera che venga in contatto con questo elemento
nelle sue diverse forme fisiche: liquida, solida o gassosa. Contrastare ed attenuare gli
effetti diretti ed indiretti dell'umidità è il primo fronte di qualsiasi azione di restauro.
DILAVAMENTO
La pioggia, la corrivazione di acque non regimate, un tubo che perde sono le cause di
acqua che percola lungo una superficie e provoca dilavamento, ovvero lenta ma
inesorabile dissoluzione ed asportazione di
materiale e favorisce le concrezioni e le
proliferazioni algali.
INFILTRAZIONE
L'infiltrazione può essere causata da vari motivi tra
i quali anche l'acqua di dilavamento che
insinuandosi nella porosità o fratture del materiale
trova strade per manifestarsi altrove. L'infiltrazione
spesso è motivo di una condizione duratura di
umidità nella muratura con i problemi che questa
ingenera. Bisogna individuare le cause e trovare la
fonte dell'infiltrazione e solo successivamente
61
riparare i guasti che l'acqua ha
provocato.
CAPILLARITÀ
La capillarità è quel fenomeno
che per un gioco di forze
legate alla pressione
atmosferica e alla tensione
superficiale dei liquidi vede
questi ultimi risalire lungo i
capillari in misura
proporzionale al diametro di
questi. Molti materiali
possiedono una loro porosità
che può essere immaginata
come una fitta rete di
microscopici tubi che
attraversano pietre, legno,
L'acqua è concausa di numerosi fattori di degrado. Uno dei più mattoni, ecc. Se uno di questi
vistosi è la proliferazione algale che interessa in particolare tutte le
condizioni di presenza di acqua costante. Le fontane sono un caso materiali è a contatto con un
emblematico ma anche una facciata con costante umidità substrato umido l'acqua
potrebbe presentare colature vistose. risalirà attraverso la porosità
tanto più quanto più ridotto è il diametro del poro. Ovviamente esiste un limite che è
rappresentato dalla dimensione delle molecole dell'acqua liquida e della pressione
esercitata dall'atmosfera.
La porosità dei più comuni materiali da costruzione è nota e siccome anche la pressione
atmosferica è contenuta tra limiti
definiti, la risalita capillare è
prevedibile e raggiunge al massimo
un'altezza prossima ai due metri. In
determinate condizioni l'altezza può
essere anche ben superiore e si
comprende come possa essere
devastante non solo la costante
umidità che permea la muratura ma
anche la forza esercitata dal peso della
colonna d'acqua rispetto ai materiali
che la costituiscono.
CONDENSA
La condensa è la più subdola delle La risalita capillare è inversamente proporzionale al
diametro dei pori (sopra). Materiali diversi si
manifestazioni dell'acqua su una comportano in maniera diversa risultando più o meno
superficie perché spesso nascosta, soggetti alla risalita (sotto).

62
causata dall'umidità dell'atmosfera e quindi poco controllabile e dalla presenza anche
occulta di prodotti o materiali non sempre visibili.
Si parla di condensa, o punto di rugiada, quando sussiste un determinato rapporto tra
l'umidità relativa dell'aria e la temperatura di una superficie.
L'aria può contenere una certa quantità d'acqua che si definisce umidità assoluta, ovvero
quanta acqua è contenuta in un volume d'aria. Ma l'acqua, sotto forma gassosa cioè

Tabella con il punto di rugiada in rapporto alla temperatura dell'aria ed all'umidità relativa. Se la
superficie è alla temperatura indicata si formerà condensa. Peresempio in una mattinata con umidità
a 60% e aria a 25° se la superficie è sotto i 17° l'umidità condenserà su questa che se è
impermeabile si riempirà di goccioline altrimenti le assorbirà.
vapore acqueo, a pressione atmosferica costante, dipende direttamente dalla temperatura
che più è elevata maggiore sarà l'acqua in forma gassosa e si indica come umidità relativa.
Se la temperatura diminuisce l'aria non può più mantenere il vapore e l'acqua condensa
cioè si deposita sulle superfici quando queste sono più fredde dell'aria, per esempio sullo
specchio del bagno quando facciamo la doccia, o precipita, come accade dalle nubi
quando piove. Il fenomeno della rugiada è il medesimo: l'acqua dell'aria umida si
condensa come gocce minute sulle foglie, sulle automobili e tutte le superfici esposte. Se
la temperatura è inferiore allo zero si formerà brina.
Su una muratura la differenza di temperatura non è sempre individuabile in modo visivo
perché questa può essere influenzata dalla presenza sotto all'intonaco di pietre di natura
più densa e quindi che si riscalderanno più lentamente, oppure è inserita una trave in
cemento e ferro, o ancora una parte della parete è umida per altri motivi e quindi fredda
e la condensa aggraverà la condizione. La condensa su una superficie porosa come una
parete non si manifesta visivamente e può anche Misurazione strumentale di temperatura e umidità.
nascondersi tra gli strati che costituiscono la
muratura ma i danni saranno comunque gravi; la
condensa si può sospettare o ipotizzare anche
toccando con la mano la parte ma solo attraverso
indagini accurate e misure strumentali si può
individuare con certezza il fenomeno.
FATTORI CORRELATI
Alla presenza di umidità sono correlati ulteriori
fattori di degrado molto dannosi come veicolazione
di sali, loro cristallizzazione e gelività.
SALI IDROSOLUBILI
Il terreno è composto da argilla, sabbia, calcare, sali
63
minerali, humus e così via. Alcuni di questi componenti è insolubile in acqua altri si
disciolgono in essa.
I sali idrosolubili, in particolare cloruri, nitrati, solfati, sono quasi sempre presenti in
quantità variabile. Disciolti nell'acqua del terreno, veicolati da questa, risalgono la
porosità del materiale lapideo per capillarità, impregnano tutto il manufatto emergendo
sulla superficie lungo la linea massima che raggiunge la risalita i sali. Con il venire meno
dell'acqua per evaporazione si trasformeranno in cristalli consentendo anche la loro
individuazione visiva.
Il riconoscimento esatto della tipologia del sale si ottiene con analisi di laboratorio, la
determinazione approssimativa si può fare usando degli specifici kit di facile reperimento
ed utilizzo ma già l'aspetto ci può indirizzare per individuarlo.
I cloruri permeano i terreni prossimi al mare ma possono trovarsi anche ben lontano da
questo per infiltrazione nelle falde o trasporto di aerosol. La loro presenza è di solito
denunciata dall'aspetto costantemente umido della parete e dalla tipica linea di
cristallizzazione nella zona del bagnasciuga dove si riconoscono i minuti cristalli del
salgemma. Il problema è rappresentato dal mantenimento dell'umidità in quanto i cloruri
assorbono continuamente l'umidità dell'atmosfera ed inoltre, in associazione con il calcio
presente nella pietra o negli intonaci, possono formare cloruro di calcio, sale
estremamente igroscopico e deliquescente.
I nitrati, ed i nitriti, sono tipici prodotti del degrado della materia vivente come piante,
animali e microorganismi vari e rappresentano infatti l'elemento vitale di un terreno
fertile; sono diffusi praticamente ovunque tranne nei substrati sterili e sono più
abbondanti nei terreni agricoli, nelle stalle, in prossimità di luoghi di sepoltura. La loro
manifestazione è prorompente, una fitta lanugine biancastra o una coltre di microscopici
aghi anche assai spessa. Tipici nelle grotte ed altri ambienti ipogei, sono volgarmente
chiamati salnitro. Il problema, oltre che estetico, è anche rappresentato dalla formazione
di composti dannosi alle murature ed alle interferenze che tali sali hanno sulla maggior
parte dei prodotti da costruzione e restauro.
I solfati si presentano come una polvere biancastra, tenace e sottile. Sono presenti in
ambienti inquinati o in terreni che ne sono naturalmente ricchi. Il problema è duplice, da
una parte contribuiscono a degenerare i composti del calcio con la trasformazione del
L'efflorescenza salina ha danneggiato l'architrave che ha perso le forme e presto anche la funzione carbonato in solfato,
sarà menomata.
solubile all'acqua e
dall'altra, essendo la
molecola del solfato
più grande di quella
dei carbonati la
trasformazione è
causa della
disgregazione del
materiale che su una
parete dipinta si
manifesteranno con
la formazione di
minuti crateri. La
solfatazione può
innescarsi anche in
ambienti umidi con
atmosfera inquinata.

64
GELIVITÀ
L'acqua presente
all'interno della pietra e
di una muratura è allo
stato liquido. Ad una
temperatura elevata
parte di questa acqua
contenuta può evaporare
ma se la temperatura
scende sotto zero l'acqua
congela più o meno
profondamente. L'acqua
congelata occupa un
volume maggiore del 9%
di quella liquida, infatti
una bottiglia nel
congelatore scoppia, il
congelamento dell'acqua
interna alla pietra
provoca una dilatazione
che può determinare la Erosione dovuta a condensa e gelività. Il fenomeno ha causato la distruzione completa di un
frattura, più o meno colonnino. Sui gradini si rileva la presenza di patine algali.
vistosa, della pietra che
si manifesterà come scagliatura o disgregazione progressiva. Il danno si manifesta in
particolare se la pietra è satura e il ghiaccio che si forma non trova spazio per espandersi.
Pertanto alcuni litotipi saranno più soggetti al degrado da gelività altre meno. Un granito
o un basalto, quasi privi di porosità, saranno immuni ma un calcare o un'arenaria
assorbendo acqua risentiranno maggiormente del fenomeno mentre un travertino, dove i
pori sono macroscopici, non avrà alcun problema perché l'espansione può essere
contenuta all'interno della pietra senza danno.
La gelività si presenta ogniqualvolta la pietra siaè umida in profondità e quindi vi sia
capillarità o infiltrazione dall'esterno e la temperatura scende sotto lo zero.

ALVEOLIZZAZIONE
La scagliatura è tra i più frequenti dissesti causati dalla gelività. L'acqua Il vento può causare
penetra all'interno della pietra attraverso microfratture, gelando espande vari danneggiamenti.
disgregandola progressivamente. Accentua l'effetto della
pioggia e del gelo.
Trasporta spore e semi.
Deposita pulviscolo.
Ma il più eclatante
effetto dello
spostamento costante
di un flusso d'aria è
l'alveolizzazione che
infatti rappresenta un
fenomeno tanto
vistoso quanto poco
considerato. L'aria,
proveniente da
65
direzioni costanti secondo i venti dominanti, spinge il
particellato atmosferico che può essere più duro del nostro
manufatto. Il mulinare di questo pulviscolo abrasivo causa
nella pietra, nei mattoni e nelle malte, soprattutto se già
indebolite da altri fattori, alveoli più o meno profondi che
infine possono conseguire la totale erosione fino alla perdita
o al crollo di parti della costruzione.

BIODETERIOGENI
Le superfici di qualsiasi natura, sia in esterni che in interni,
se le condizioni sono favorevoli possono coprirsi di patine
cosiddette organiche cioè composte da materia vivente.
Queste sono costituite da batteri, muffe, alghe, licheni,
piante. Come se la superficie ove attecchiscono fosse un
terreno qui si radicano, nutrono, accrescono e rilasciano i
residui del loro metabolismo.
Le diverse specie di biodeteriogeni causano diversi
danneggiamenti, da quello semplicemente estetico ad altri
svariati anche estremamente gravi. Immaginiamo una muffa
su un affresco o una pianta su una muratura che possono
portare alla distruzione dell'opera. Inoltre una patina
organica può essere terreno per la proliferazione di altri
organismi ed infine offrire riparo ad animali aggiungendo
danno su danno.
Alveolizzazione eolica. Il pulviscolo trasportato dal vento I batteri si accontentano di poco e possono essere frequenti
abrade parti della pietra più deboli e l'effetto è quello di su superfici nelle più svariate condizioni, i danni che
una sabbiatura progressiva.
causano non sono sempre gravi ma spesso vistosi come le
patine scure causate dai cianobatteri.
I funghi, presenti soprattutto come muffe, sono più rari perché proliferano soprattutto su
Proliferazione lichenica cosidetta a mosaico. Diverse specie di vari colori hanno colonizzato la pietra.
Ogni specie è adattata a vivere su un determinato substrato, ed in specifiche condizioni climatiche e
di esposizione.

66
substrati fertili ed in condizioni
favorevoli di luce e umidità,
molti dei componenti organici
dei materiali per il restauro sono
ottimo terreno per le muffe.
Le alghe richiedono una costante
presenza di acqua e necessitano
della luce solare per la sintesi
clorofilliana.
I licheni, associazione tra un
fungo che radica nel substrato ed
un alga che trasforma con la
fotosintesi i nutrienti rendendoli
disponibili, sono estremamente
diffusi e causa di disgregazione
del materiale sul quale
proliferano. Ve ne sono di varie
specie delle quali alcune assai
Piante rampicanti, arbusti, erba, muschi, felci e veri e propri alberi trovano sulle muraglie
terreno propizio per vegetare.
vistose per dimensione e colore,
altre che si presentano come una patina crostosa tenace, altri, endolitici, che vivono
all'interno della pietra e quindi risultano praticamente invisibili. Specie diverse
richiedono condizioni diverse per temperatura, esposizione, tipo di superficie sulla quale
vegetare.
I muschi e le erbacee possono vivere in qualsiasi condizione, meno luce per i muschi e più
luce per le erbe, le felci richiedono umidità e poca luce, gli arbusti e gli alberi radicano tra
i conci e possono svellere qualsiasi muratura.
Infine vanno annoverati tra i biodeteriogeni anche gli animali, insetti, rettili e piccoli
mammiferi che possono nidificare all'interno di una muratura, rimuovendo e
trasportando materiale o l'avifauna che copre di guano monumenti e tutto ciò dove si
posano.

INQUINAMENTO
PIOGGIA ACIDA
L'atmosfera della terra è composta da una miscela di gas ed è naturale che con la pioggia
non solo il pulviscolo ma anche questi gas possono precipitare inglobate nelle goccioline
d'acqua. L'anidride carbonica è un gas che si discioglie facilmente nell'acqua e la sua
presenza nell'atmosfera dipende da vari fattori, non ultimo il prodotto dell'attività
umana che spesso viene imputata di causarne l'aumento. Anche i fumi di scarico più o
meno inquinati trasportano in aria vari composti che anch'essi possono combinarsi con
l'acqua e cambiarne la composizione. Anidride carbonica e solforosa causano un aumento
del pH dell'acqua fino a valori che potrebbero essere eccessivi per manufatti esposti alla
pioggia che fossero sensibili agli acidi come rocce carbonatiche, marmi e intonaci a calce.
L'acidità accentua la debolissima solubilità all'acqua che hanno calcari e marmi e quindi
l'esposizione a queste precipitazioni causa un seppur leggero ma continuo scioglimento
della pietra.
Occorre precisare che già naturalmente l'acqua della pioggia è debolmente acida (pH 6,5)
e quindi le pietre aggredibili sono comunque destinate ad un degrado seppur lentissimo.
Questo fenomeno può essere accelerato dall'inquinamento, umano o naturale, che
acidifica ulteriormente l'acqua della pioggia.
RESIDUI COMBUSTIONE
67
L'attività umana immette in atmosfera una grande quantità di inquinanti, le centrali
elettriche a cobustibili fossili, le industrie, il riscaldamento domestico ed il traffico
veicolare scaricano tonnellate di scorie e gas non propriamente innocui per uomini e
cose. I residui della combustione arrecano danni anche ai monumenti sia attraverso
l'acidificazione della pioggia sia con il deposito di fuliggine o nerofumo sia con l'innesco
di trasformazioni dei componenti dei materiali come i carbonati che si trasformano in
solfati che combinandosi ai residui carboniosi vanno a formare una patina spessa, scura e
tenace chiamata "crosta nera" che interessa quasi esclusivamente marmi, calcari e
travertini. La crosta nera in condizioni favorevoli si forma rapidamente, può raggiungere
spessori di molti millimetri, trattiene umidità accelerando il degrado e la sua rimozione
può danneggiare ulteriormente la pietra. Estremamente deturpante viene disciolta
dall'acqua per cui in oggetti esposti alla pioggia l'aspetto è spesso caratterizzato da
striature alternate ed irregolari provocate dalle vie che l'acqua disegna scivolando sulle
superfici.
ANTROPICI

Crosta nera su una facciata calcarea. Questa formazione si forma sulle pietre carbonatiche o a
componente calcitico ed in seguito all'esposizione a residui di combustione.
Sono così definiti i degradi indotti dall'uomo quando agisce direttamente sul materiale e
sui manufatti.

CAMBIAMENTI D'USO
Il lungo tempo che passa su un monumento o un edificio antico comporta che molti
avvenimenti si succedano e che l'oggetto stesso possa vivere trasformazioni ed
adattamenti alle variate situazioni. Un monumento può essere spostato o integrato, una
costruzione può venire trasformata ad usi e destinazioni diverse. Questi cambiamenti non
sono di norma indolori, tramezzi possono essere innalzati per ricavare nuovi vani,
aperture realizzate sulle pareti per dare luce o mettere in comunicazione ambienti, nuove
strutture, impianti, demolizioni e superfetazioni spesso distruttivi e non sempre
realizzate nel rispetto dell'esistente. In Italia molti edifici religiosi, in seguito alle leggi
napoleoniche, sono divenuti edifici civili e conventi si sono trasformati in caserme, chiese
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Stilatura cementizia di conci calcarei. A parte l'aspetto invasivo la maggiore rigidità della malta causa
tensioni e lesioni alla pietra originale e la sua rimozione provoca ulteriori danni.
in depositi, canoniche in case o granai, non sempre la destinazione è stata recuperata.

INTERVENTI DETURPANTI O DANNOSI


La manutenzione ed il restauro, se non correttamente eseguiti, possono rappresentare un
elemento che si rivela dannoso o quantomeno deturpante. Le conoscenze e la tecnologia
odierne offrono metodologie appropriate ma nel passato la mancanza di informazioni o le
errate convinzioni sono stati all'origine di interventi che alla fine hanno causato più
danni di quanti ne abbiano risolti. Il gusto riveste un fattore che inevitabilmente si
rispecchia su interventi che oggi mostrano inadeguatezza o scarso rispetto per l'opera.
Anche la filosofia del restauro evolve e scelte operate nel passato anche recente oggi si
rivelano discutibili.

VANDALISMO L'inserimento di elementi metallici quali staffe e perni ha provocato, per la dilatazione
L'uomo può errare un intervento in e ossidazione del metallo, il frantumarsi della pietra.
buona fede oppure le necessità
hanno comportato scelte alfine
dannose ma talvolta stupidità,
alterazioni della coscienza e sempre
inciviltà sono alla base di danni
provocati scientemente sia come
segno di spregio sia come
conseguenza di altri atti. Demolire
una parte di un monumento è atto
vandalico, incidere il proprio nome
su un affresco è segno di ignoranza,
abbattere segni politici o religiosi è
dettato da un sentimento di
reazione, ma tutti questi atti
rappresentano un problema
enorme e spesso irreversibile per
69
l'opera.
I conflitti possono
causare danni più o
meno gravi ad un
edificio. Talvolta
questi segni diventano
elementi da
mantenere, in altri
casi riportare alla
condizione ante quem
rappresenta la volontà
di cancellare un
momento spiacevole e
ricominciare la
propria storia.

FRANE, TERREMOTI,
INONDAZIONI
Scritte vandaliche frutto della stupidità e dell'ignoranza provocano danni ingentissimi e richiedono Eventi drammatici e
mezzi e risorse per eliminarle. non del tutto
prevedibili che possono colpire un edificio o interi paesi e città. Il tema del miglioramento
antisismico è di attuale importanza mentre i problemi relativi alle ricostruzioni
richiedono analisi approfondite sulle tecnologie da adottare ed anche sull'opportunità di
mantenere il sito in aree a rischio.

Eventi bellici risorgimentali hanno provocato su questa facciata di tufo rosa, fori di proiettile, in
qualche caso con il piombo ancora conficcato nella pietra.

70
TECNICHE DI RESTAURO

71
72
CONSOLIDAMENTO

Il consolidamento rappresenta una delle fasi più delicate ed importanti del restauro.
Deve essere condotta da personale qualificato secondo metodologie indicate dalla DD.LL.
ed approvate dagli organismi di tutela su opere vincolate.
Nonostante si tratti di una fase conservativa, ovvero che non modifica apparentemente
l'aspetto esteriore dell'oggetto, in realtà interviene sulla materia tramite l'uso di prodotti
spesso incompatibili e talvolta irreversibili. Occorre precisare che molti di questi
prodotti, tra i quali anche quelli più usati, provocano effetti secondari assolutamente da
evitare che aumentano i problemi e pregiudicano un intervento futuro.
Un trattamento consolidante dovrebbe ricostituire il cemento del materiale degradato
per migliorarne le caratteristiche di coesione e di adesione. In pratica attraverso
impregnazione, applicazione a pennello, iniezione o sottovuoto, il consolidante
penetrando nella porosità della pietra o del manufatto la riempie parzialmente formando
cristalli o pellicole nelle cavità dei pori che conferiscono una maggior compattezza al
materiale divenuto friabile.
Le caratteristiche fondamentali da rispettare sono che il prodotto non interagisca
negativamente con la pietra, che mantenga la permeabilità della pietra, importante per
non causare distacchi e problemi connessi con il passaggio del vapore d'acqua in
particolare in zone gelive, che le caratteristiche chimico meccaniche siano durature nel
tempo e che infine non abbia effetti visivi negativi come inscurimenti, chiazze, lucidità,
ecc.
Si possono suddividere i consolidanti nelle categorie: organici, inorganici, a base di
calcio, a base di silicio.
In linea generale si può affermare che i prodotti organici sono alterabili dalla luce e
dall'ossigeno e quindi meno resistenti all'invecchiamento mentre tra gli inorganici è
intuitivo che prodotti a base di calcio siano preferibili per i calcari e quelli a base di silicio
per le pietre a cemento
Per favorire la penetrazione del prodotto in profondità ci si avvale di siringhe o cannule.
silicatico. Si inietta preliminarmente con acqua, alcool per ottenere una migliore veicolazione del
consolidante. Importante non sporcare ed evitare tutti gli eccessi pulendo bene la pietra
e verificando che il materiale non fuoriesca da altre parti.
CONSOLIDANTI ORGANICI
Sono quei prodotti che
chiamiamo correntemente
resine e che comprendono
adesivi, consolidanti e protettivi
di matrice polimerica sciolti in
acqua o in un solvente.
Dopo l'applicazione, per
evaporazione del solvente e
reticolazione, si forma sulla
superficie una pellicola più o
meno cristallina.

ACRILICI
Sono prodotti economici, tra i
più conosciuti ed utilizzati nel
restauro. Formano una pellicola
superficiale continua e
posseggono una buona adesività
73
pertanto alcuni tipi sono
usati come collanti.
Posseggono scarsa
idrorepellenza ma buona
resistenza alla luce pur
ingiallendo se esposte.
Sono definite anche resine
termoplastiche perché
cambiano il loro stato fisico
in funzione della
temperatura ovvero sono
plastiche (flessibili) a
temperature elevate e
cristalline (rigide) a
temperature più basse. Si
possono reperire in forma
secca da sciogliere o pronti
all'uso in solvente o in
emulsione acquosa. Quelle a
solvente sono diluite in
Il consolidamento può avvenire a spruzzo, a pennello, per immersione o per applicazione solventi aromatici,
localizzata.
chetonici o alcolici, tra le
più utilizzate nel restauro sono quelle in acetone, in varie diluizioni, che penetrano
facilmente ed asciugano rapidamente.
Quelle all'acqua si presentano
sottoforma di emulsione chiamata
anche lattice, sono meno tossiche,
penetrano meno, tendono a plastificare
in superficie ed occorre sempre
verificare l'alcaloresistenza se si
utilizzano in additivazione a malte o
stucchi a base di calce o cemento.

EPOSSIDICI
Famiglia di resine utilizzate raramente
come consolidanti ma molto più spesso
come adesivi, sono caratterizzate
dall'utilizzo di un induritore come
secondo componente. Sono
relativamente costose.
Posseggono eccellenti caratteristiche
collanti e possono essere caricati con
inerti di vario genere per cui sono
utilizzabili come massa per
ricostruzione su pietra, ceramica,
metallo, legno. Mal sopportano le
radiazioni UV per cui alla luce
Per riempire vuoti e saccature si procede con
degradano rapidamente. riempimenti di malte fluide fatte colare attraverso fori
predisposti. Si possono miscelare al composto materiali
che abbiano un basso peso specifico per non gravare
sulla struttura.

74
FLUORURATI
Le resine fluorurate sono discrete sia come consolidanti che, soprattutto, come protettivi
e resistono ottimamente agli agenti aggressivi, alcune controindicazioni richiedono però
l'attenta valutazione sull'opportunità del loro uso da destinarsi a casi particolari.
Chiamate anche gommine, come tutti i polimeri hanno scarsa penetrabilità. Un fattore
negativo di questi prodotti è il costo molto elevato che relega l'utilizzo ad interventi su
opere di pregio o di dimensioni contenute. Se utilizzate con imperizia possono conferire
uno sgradevole aspetto bagnato alle superfici.

IDRATO DI CALCIO
Sospensione acquosa di calcio che viene applicata su materiale lapideo ovviamente di
natura calcarea anche se si ottengono risultati apprezzabili anche sulle arenarie a
cemento calcitico e le calcareniti. Richiede azioni successive e ripetute poiché il difetto
risiede nella scarsissima penetrabilità; ultimamente sono disponibili formulazioni
composte da nanomolecole in miscele stabili di veicolanti che favoriscono la
penetrazione nella pietra. In ogni caso, nonostante l'apparente affinità tra pietra e
calcio, la natura cristallina diversa non restituisce una compattezza ottimale al materiale
litico tuttavia le poche controindicazioni lo rendono un consolidante per interventi
minimali, non invasivi e su porzioni limitate o opere di particolare pregio. Se la
concentrazione è eccessiva la superficie imbiancherà irreversibilmente.

OSSALATO DI CALCIO
L'ossalato di calcio è il componente delle cosiddette patine, sottili, uniformi nello
spessore, molto tenaci ed impermeabili, di colore tendente al giallo, grigio, bruno o
rossiccio che si formano su marmi, calcari e travertini. Non è del tutto chiaro se le patine
riscontrate oggi sui monumenti antichi siano conseguenza di pratiche manutentive o di
degrado dalla genesi incerta ma la due teorie più discusse rimandano alla degenerazione
dei protettivi a base di caseinato, oli e cere o alla produzione di ossalati da parte di certi
licheni. Presumibilmente è possibile riscontrare entrambi i casi ma ci sembra, per
l'aspetto omogeneo che hanno queste patine, che sia più credibile la tesi che li fa
derivare dal degrado di un materiale applicato superficialmente.
Esiste un procedimento poco sfruttato ma privo di controindicazioni basato sulla
creazione artificiale di Ossalato di calcio mediante l'applicazione ad impacco di
Ammonio ossalatoche possiede effettivamente straordinarie caratteristiche atte a
renderlo un eccellente materiale per il restauro.
Reazione chimica del processo di trasformazione dell'Ossalato di ammonio in Ossalato di calcio.

BIOMINERALIZZAZIONE
Un metodo veramente innovativo quanto bizzarro, messo a punto da ricercatori francesi,
è quello che sfrutta il metabolismo di batteri del ceppo“bacillus cereus”. Applicandoli su
una superficie calcarea ed irrorando le colonie di nutrienti appropriati i batteri formano
carbonato di calcio che va a legarsi con la pietra di supporto di fatto riformando una
pellicola di nuovo materiale affine alla pietra. Non essendo possibile istruire i batteri a
ricostruire a comando in pratica questi coprono di un irregolare sottile spessore la pietra
sulla quale proliferano.

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SILICATO DI ETILE
È uno dei consolidanti di maggiore impiego nel restauro delle arenarie disgregate, ma
talvolta anche dei tufi, degli intonaci e delle terrecotte.
Si tratta dell'estere etilico
dell'acido silicico, un prodotto che
possiede buone capacità di
penetrazione e che,
Reazione chimica di trasformazione de Silicato di etile in
Idrossido di silice che rinforza la pietra.
nell'evaporazione dell'alcol etilico
che si forma per reazione con le
molecole di acqua naturalmente presenti nella pietra, precipita la silice che rinforza la
pietra.
Richiede alcune cautele nell'applicazione quali il controllo della temperatura e
dell'umidità dell'aria che devono essere tra 15° e 25°C e una UR non superiore a 65%,
inoltre è fondamentale che la pietra non sia bagnata e che non vi piova nelle settimane
successive. Infatti il tempo per la completa evaporazione di un materiale ben impregnato
si stabilisce in 28 giorni.
L'applicazione avviene a pennello con passaggi ripetuti, bagnato su bagnato, fino a rifiuto
e con accurata rimozione degli eccessi, in luogo del pennello si può utilizzare un impacco
che consente un lento e costante apporto di consolidante che così penetra fino al nucleo
sano della pietra ottimizzando l'effetto, si intuisce che il miglior risultato lo si otterrebbe,
allorché possibile, per immersione. In questa pratica occorrerebbe raggiungere il nucleo
sano della pietra ma nella realtà va precisato che comunque la penetrazione scarsamente
raggiunge molti millimetri di profondità. Il solvente nel quale è disperso il principio
attivo può essere alcolico o aromatico. Quelli alcolici posseggono maggiore penetrabilità e
non macchiano le superfici ma devono essere utilizzati a breve dopo la loro preparazione
e quindi non possono essere immagazzinati ed il loro costo di conseguenza è più elevato;
quelli in solventi aromatici, maggiormente tossici, penetrano meno e richiedono più
attenzione nella rimozione degli eccessi. Per scegliere il prodotto migliore occorre
Il consolidamento non può limitarsi alla superficie, se necessario occorre mettere in
conoscere la percentuale di
sicurezza le parti pericolanti e si possono utilizzare perni in acciaio o vetroresina, più o parte attiva nel diluente. Oggi
meno lunghi e di diametro adeguato, inseriti in fori predisposti e opportunamente fissati con
si affacciano sul mercato
resine o malte.
prodotti a base di silice
nanomolecolare che
promettono una buona
penetrazione nella pietra
anche se il potere consolidante
non è ancora pari a quello del
trattamento classico.
I silicati sono aggredibili dagli
agenti atmosferici per cui un
trattamento completo richiede
anche la protezione
superficiale con idrorepellenti
compatibili. Le industrie
forniscono linee di prodotti
che rispondono a questa
esigenza.

PULITURA

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La pulitura di un manufatto lapideo consiste nella rimozione o attenuazione delle
impertinenze come sporco, protettivi alterati, restauri inadeguati; è la più delicata tra le
fasi del restauro poiché richiede esperienza,
sensibilità e costante aggiornamento sulle
metodologie ed i materiali in continua
evoluzione.
Il livello sarà stabilito in base a prove, da
svolgersi su parti marginali ma
rappresentative, e si sceglieranno così le
tecniche più efficaci e vantaggiose.

A SECCO
La pulitura a secco per la rimozione di
materiale di deposito scarsamente
aderente, che si effettua con spazzole,
scope, pennelli o piccoli strumenti come
cazzuoline, spatole o piccole zappe,
rappresenta spesso il primo approccio che
si instaura tra l'operatore e la superficie da
trattare ed è quindi un importante
momento di conoscenza dell'oggetto del
proprio lavoro ed il primo passo per la
formazione della mappa mentale che in
seguito sarà continuamente richiamata
nelle fasi che si susseguono. In questa fase,
oltre che liberare dai depositi di polvere,
terriccio, guano, muschi e piante poco
radicate, si verifica la stabilità di tutte le
parti, si prende coscienza della reale
consistenza della superficie e si individuano
criticità che possono essere sfuggite ad una
prima osservazione.

PENNELLI E SPAZZOLE
Strumenti costituiti da fasci di fibre diverse Con la pulitura a secco si ha il primo contatto con la superficie. Si
riunite in un manico; ne esistono di rimuovono manualmente polveri, terriccio, guano. vegetazione e si
morbidi e più rigidi realizzati in setole, individuano le criticità.
radica vegetale, fibre sintetiche, fibra di
vetro, metallo; sono adatti per spolverare e
rimuovere sporco incoerente, polveri non grasse e per abradere scialbi e depositi
mediamente concrezionati. Le setole, naturali o sintetiche, sono molto morbide e si
utilizzano per polveri leggere su superfici delicat, le spazzole metalliche rigano la pietra
e le malte.

LAME E PUNTE
Si usa di norma un bisturi chirurgico a lama flessibile intercambiabile di forma adatta a
sfogliare e rimuovere materiali di deposito, incrostazioni, scialbi e così via.
Per rimuovere stuccature, ferri e simili ci si può avvalere anche di scalpelli a mano o aria
compressa (micromartelli pneumatici), le punte dovrebbero essere rinforzate al Widia ed
essere di dimensioni ridotte (3 -10 mm); si possono anche utilizzare cazzuoline o spatole
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Il bisturi è uno strumento molto selettivo e costringe ad una visione ravvicinata consentendo di
intercettare problematicità e riconoscere gli strati.

metalliche ma con la dovuta attenzione per non staccare parti pericolanti o decorticare il
materiale originario aggredendolo in prima istanza e rendendolo vulnerabile in secondo
luogo.

GOMME E WISHAB
La gomma pane, ed in passato la semplice mollica, viene utilizzata per la pulitura
delicata di una superficie di pregio; in commercio esistono oggi speciali spugne chiamate
Wishab composte da gomme aggregate e vulcanizzate applicate o meno ad un supporto
che ne migliora la rigidità; consentono di rimuovere egregiamente polveri e depositi
poco aderenti o per rifinire puliture meccaniche che rilasciano patine di polveri.
Anche la normale gomma per cancellare si può utilizzare per rimuovere segni e polveri
ma occorre prestare attenzione che la gomma non
Pulitura a Wishab, rimuove polveri, nerofumo, patine poco adese.
contenga particelle di silice o altri abrasivi.

ACQUA
L'acqua è da considerarsi un solvente che
discioglie svariato materiale che sia solubile in
acqua. Alla semplice azione solvente si può
aggiungere quella meccanica aumentando la
pressione del getto o sfruttare la temperatura per
rimuovere concrezioni più tenaci.
Occorre sempre considerare che se la superficie da
trattare si trova all'aperto avrà già subito l'azione
della pioggia per decenni o anche secoli. L'acqua è
applicabile sulla superficie con diverse modalità:
atomizzazione, ruscellamento, vapore, idrogetto.

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L'azione dell'acqua può essere accentuata da un'energica spazzolatura. Spesso questa pratica,
seguita da un delicato ruscellamento, consente una discreta azione pulente.

ATOMIZZAZIONE
L'atomizzazione consiste nel provocare una nebbiolina che fuoriesce da piccoli ugelli
opportunamente disposti in prossimità della parte da pulire in modo che minuscole gocce
si depositino senza impatto sulla superficie. Le particelle d'acqua sciolgono così gesso e
calcite ricristallizzata e l'aggiunta di tensioattivi facilita la dissoluzione di patine grasse
poco tenaci. Si applicano cicli di nebulizzazione di alcuni minuti intervallati da periodi di
asciugatura per evitare una eccessiva impregnazione del materiale. Occorre un impianto
appositamente realizzato ed un sistema di raccolta dell'acqua reflua. Questo sistema si
applica nei casi di patine idrosolubili non particolarmente tenaci e su superfici delicate
come croste solfatiche da marmi e calcari compatti.

RUSCELLAMENTO
Il ruscellamento, che consiste nel far colare l'acqua sul manufatto attraverso un tubo in
modo più o meno copioso, è un sistema non
Il vapore scioglie cere, grassi e patine biologiche.
selettivo, che apporta una grande quantità di
acqua alle murature che poi percola,
sporcando, sulle parti basse ed il refluo deve
essere regimato. Si usa per uno sgrosso quando
soprattutto occorre rimuovere terriccio e
polveri o per lavare superfici sporcate da
schizzi o colature di lavorazioni.

VAPORE
Con il vapore si ottiene la dissoluzione per
aumento di calore che permette, per esempio,
di sciogliere cere e grassi. Anche patine
biologiche possono essere rimosse con il
vapore che ammorbidisce talli e croste ma solo
dopo un efficace trattamento biocida per non
propagare spore e semi. Il vantaggio del vapore
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è un bassissimo apporto d'acqua ed uno scarso aumento della temperatura nelle parti
trattate.

IDROPULITURA
La idropulitura a pressione è un sistema rapido ed efficace ma che occorre gestire per non
ottenere risultati caotici, non uniformi, finanche distruttivi e deleteri.
Gli apparecchi da idropulitura sono di vario tipo, elettrici o con motore a scoppio, ad
acqua fredda o calda, con getto regolabile in portata ed intensità o a potenza ed
erogazione fissa, con testina a spillo, a ventaglio o rotante.
La tipologia utilizzabile nel restauro di superfici delicate è quella che consente la
regolazione della potenza, che non è necessario che sia particolarmente elevata, e della
portata d'acqua, anche questa meglio se non eccessiva. Il getto deve essere indiretto quale
quello prodotto da una testina a ventaglio o rotante che consente un'ablazione tangente,
una rosa più ampia e permette un buon controllo della pulitura.
L'operatore, che deve essere ben protetto con schermi facciali, guanti ed abiti
impermeabili, deve poter manovrare a distanza ravvicinata per osservare il risultato.
Le macchine professionali hanno maggiore possibilità di regolazione della potenza e della
portata d'acqua e la loro costruzione consente un utilizzo continuo e la qualità della
componentistica garantisce una lunga durata dell'apparecchio. Gli strumenti hobbistici
hanno vita breve.

L'idropulitura è un sistema rapido e poco costoso ma richiede una grande attenzione nell'esecuzione e l'adozione di sistemi di
frazionamento del getto. Occorre anche verificare se la superficie tollera l'impatto e se l'apporto idrico non sia eccessivo.

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CHIMICA

I sistemi di pulitura che sfruttano prodotti chimici devono essere utilizzati da personale
altamente specializzato. È necessario conoscerne i principi di funzionamento ed avere le
necessarie competenze per l'applicazione, l'uso, la neutralizzazione e per non provocare
danni alle superfici trattate.

La pulitura per impacco rappresenta il metodo più diffuso ed efficace per le superfici decorate e
lapidee. Richiede esperienza e competenza e dati i lunghi tempi di applicazione, contatto e
risciacquo è meno frequentemente utilizzato in modo diffuso su grandi superfici.

IMPACCO BASICO SOLVENTE


Questo metodo consiste nell'applicare una compressa di prodotto supportante
impregnato con un liquido per ottenere un tempo prolungato di contatto e,
nell'asciugarsi dell'impacco, un parziale assorbimento dello sporco; si utilizza fibra di
cellulosa, gel, argilla assorbente come supporto e un prodotto solvente che può essere
costituito da acqua deionizzata o soluzioni di sali basici o debolmente acidi come
ammonio carbonato, sodio bicarbonato, EDTA; quindi, dopo un tempo di contatto
variabile, si rimuove l'impacco, se necessario spazzolando, e si sciacqua
abbondantemente con spugne e acqua deionizzata.

RESINE A SCAMBIO IONICO


Prodotti che agiscono a livello molecolare ovvero si combinano con gli ioni di segno
opposto del sale o della crosta; su patine solfatiche o carbonatiche le resine, seppur con
alcune controindicazioni e cautele, sono particolarmente indicate.
La procedura richiede l'analisi chimica per il riconoscimento esatto del prodotto da
rimuovere ed il controllo dei risultati ottenuti.
La resina si miscela con acqua deionizzata e si applica, a spatola o a pennello, sulla
superficie da pulire, l'azione viene esercitata finché l'impacco è umido e la rimozione
avviene risciacquando con acqua deionizzata e spugna.
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ACIDI E BASI
Le sostanze con un pH diverso dal neutro (7.0 come l'acqua) acido
(1 - <7) o basico (>7 - 14) hanno capacità di intervenire sulla
composizione di alcuni prodotti che si trovano sulle superfici di
manufatti e costruzioni rendendole solubili o disgregandone i
legami. Acidi e basi forti sono difficili da manipolare, pericolosi per
contatto ed inalazione, dannosi per l'ambiente e di complessa
neutralizzazione. Provocano reazioni non controllabili.

L'acido cloridrico (acido muriatico) riesce a dissolvere le sostanze


carbonatiche come patine calcaree o residui di calce, cemento, ecc.
trasformando il carbonato in gas carbonico, che evapora, e cloruro
di calcio, idrosolubile. Il problema è l'impossibilità di stabilire la
quantità ed i tempi di azione, la perfetta rimozione dei residui e
soprattutto impedire che l'azione interessi anche il materiale da
trattare che quasi sicuramente sarà anche esso attaccabile
dall'acido ottenendone quindi con la pulitura il danneggiamento
più o meno grave.
Gli acidi non hanno alcune efficacia su patine organiche, come
grassi, biodeteriogeni, vernici.
Le basi forti, come è l'idrossido di sodio (soda caustica) o
l'ammonio idrato (ammoniaca) si comportano con particolare
aggressività verso le sostanze organiche. Il loro utilizzo nella
pulitura del materiale lapideo è da prendere in considerazione con
grande cautela per l'impossibilità di calibrarne l'azione e la sempre
presente formazione di sostanze nocive.
Il termine tamponato non indica una maggiore delicatezza o
Tabella con il pH di alcuni prodotti. Il colore selettività ma solo il fatto che il prodotto mantiene stabile il pH
corrisponde a quello della cartina tornasole. grazie a prodotti tampone.
Attenzione infine a non cadere nell'inganno che prodotti naturali
siano innocui. La trementina in cui sono sciolte le cere per mobili è cancerogena; gli acidi
anche derivati da agrumi hanno un pH aggressivo; saponi neutri, che hanno un pH
intorno a 5, forse lo sono delicati sulla pelle ma non sulle superfici lapidee.

DETERGENTI E SOLVENTI
I detergenti, letteralmente prodotti atti a pulire come i saponi, sono quei preparati che
rimuovono lo sporco dalle superfici riuscendo a rendere asportabili con acqua grassi ed
altri composti non facilmente idrosolubili. Il loro uso nel restauro è più diffuso di quanto
sembri poiché molti prodotti pulitori preconfezionati sono dei saponi. L'uso è limitato
alla rimozione di grassi o polveri poco tenaci in particolare in ambienti interni ed
ovviamente su superfici lavabili. Più efficaci se lavorati con pennelli o spugne per favorire
l'azione spesso producono schiuma e richiedono accurati risciacqui per rimuovere del
tutto i residui e quindi un grande uso di acqua. Nonostante le dichiarazioni in etichetta
molte volte i detergenti non sono affatto neutri e possono risultare dannosi su superfici
delicate. Oltre a quelli che abbinano all'effetto detergente quello solvente ottenuto da
non meglio precisati prodotti si hanno anche quelli che uniscono al detergente basi forti
dove di fatto ad agire, ed essere dannoso, è la base forte. Alcuni di questi hanno
caratteristiche decisamente aggressive e vengono infatti utilizzati per la pulitura dei
caseifici, delle autofficine o la decontaminazione nucleare!
I solventi sono prodotti che sciolgono determinati composti ed è possibile quasi sempre
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individuare il solvente, o miscela di solventi, specifico per il
composto da rimuovere ma la messa a punto può essere
fatta solo con analisi e procedure condotte da chimici o
personale esperto.
I solventi sono indispensabili per rimuovere macchie di
vernici, catrame, resine evitando di diffonderli
ulteriormente sulla superficie o nella porosità del materiale
e devono essere rimossi neutralizzandone l'effetto. Essendo
il più delle volte nocivi la loro manipolazione richiede
particolari cautele.

STRUMENTALE
Anche queste metodiche sono da utilizzarsi solo da
personale esperto perché nonostante la selettività e
precisione se utilizzate incautamente possono comunque
provocare danni gravi ed irreparabili.

MOLE, PERCUSSORI, INCISORI


Gli strumenti più semplici per rimuovere elementi non
pertinenti o dannosi da una superficie sono mole e
percussori. Le mole, dotate di dischi di varia durezza o
spazzole di diverso materiale, sono strumenti punto
selettivi e di difficile controllo, da non utilizzare per Detergenti specifici per il materiale lapideo. Di facile
assottigliare patine e depositi perché intaccano il materiale applicazione sono raramente efficaci e difficile
originale, possono risultare utili per tagliare elementi
neutralizzazione.
metallici, abbassare lo spessore di riprese cementizie o pulire un'inferriata dalle
incrostazioni di ossidi e vecchie vernici. Esistono invece speciali micromotori con punte
in setola, gomma, metallo o pasta abrasiva che sono maggiormente controllabili e sono
utilizzati dai restauratori in particolare sulla statuaria sia lapidea che in metallo. I
percussori, piccoli martelli pneumatici, possono rivelarsi di ausilio nel rimuovere toppe o
Utilizzare un piccolo scalpello manuale, dotato di punta in metallo croste spesse. Il vibroincisore
duro, rappresenta spesso la migliore soluzione. è di fatto un piccolo
percussore a frequenza più
elevata e minore escursione
della punta. Le punte di
martelli ed incisori sono in
acciaio o con rinforzi in leghe
dure e quindi sempre in grado
di danneggiare la superficie
dell'opera. Anche le
vibrazioni indotte dalla
lavorazione possono essere
causa di microtraumi che
potrebbero manifestarsi nel
tempo con fratture e
distacchi.

MICROSABBIATURA
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Si utilizza un apposito
apparecchio da collegare
ad un compressore d'aria
con un ugello di
dimensioni molto ridotte
ed un pulsante che
interrompe a comando il
flusso, la grande
maneggevolezza
permette di manovrare a
distanza ravvicinata, da
varie angolazioni
consentendo di ottimizzare Tabella con le caratteristiche di alcuni abrasivi. Il colore indica la
durezza di spazzole e feltri per la pulitura meccanica.
l'effetto, inoltre queste
macchine permettono di regolare la pressione dell'aria, e quindi la velocità del getto.
Come abrasivo si possono usare silice, pomice, biossido di alluminio, carbonato di calcio.
Se all'abrasivo si unisce l'acqua, per abbattere le polveri e sfruttare anche il potere
solvente di questa, si utilizzano delle microidrosabbiatrici; per usi più delicati esistono
microsfere di vetro, polveri di gomme e graniglie vegetali. Alcune macchine hanno degli
ugelli che creano un vortice, altre utilizzano anche ghiaccio secco. Quello che conta è la
durezza dell'abrasivo, la praticità d'uso e l'efficacia senza provocare danni.
Spesso vengono spacciate per microsabbiatrici delle piccole macchine con pistole che
sono una via intermedia tra le “micro” propriamente dette e le macchine da sabbiatura
industriale. La rosa delle prime è di pochi millimetri mentre le seconde arrivano a molti
centimetri. Si comprende la differenza. Queste ultime sono da escludere per lavori di
restauro per la violenza e l'indiscriminazione dell'impatto dell'abrasivo che non rimuove
selettivamente lo sporco ma intacca il materiale originale mettendone in vista uno strato
sottostante e anche se
La microsabbiatura è estremamente selettiva ma non per questo priva di rischi per l'opera. Occorre
che sia praticata da personale esperto. ci si accontenta di
alleggerire una crosta
nera con una
sabbiatura parziale
non si assottiglia
realmente la patina ma
la si bucherella
casualmente creando
alveoli più chiari che
alla distanza
schiariscono lo sporco
ma che saranno
sicuramente la
partenza per una grave
aggressione di agenti
esterni a danno della
pietra.
ULTRASUONI
Il principio di
funzionamento
consiste nel far entrare
in risonanza la

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pellicola cristallina del deposito
attraverso il contatto con una
sorgente di frequenze molto
elevate, questa quindi si stacca
dal supporto rigido. È indicato
nel restauro di piccoli oggetti e
reperti archeologici e consente
di rimuovere croste anche
spesse e, se adoperato con
perizia, senza intaccare
minimamente l'originale.
L'ultrasuono viene diffuso da
una punta e trasmesso
all'oggetto da pulire per via
acquosa quindi occorre
verificare se questo è
compatibile con l'opera anche se
il flusso è assai modesto ed
esistono strumenti che lavorano Pulitura con ablatore ad ultrasuoni. Efficace in particolari condizioni può richiedere un
anche a secco. getto costante d'acqua per raffreddare la punta.

LASER
È un apparecchio che emette una sorgente luminosa concentrata ad elevatissima
temperatura ad impulsi di durata infinitesima. Per la nota caratteristica delle superfici
scure di assorbire più energia di quelle chiare, il raggio del laser vaporizza le croste nere
senza intaccare la superficie chiara delle pietre, in particolare marmi e calcari chiari
piuttosto che pietre di colore scuro ove l'uso
Pulitura con laser, oggi esistono apparecchi
molto maneggevoli. Restano comunque del laser è sconsigliato.
strumenti costosi e delicati. Inoltre è rischioso l'utilizzo su licheni e altre
patine biologiche come su pietre disgregate
poiché il calore riesce a far carbonizzare le
parti organiche senza rimuoverle e fa saltare
particelle di pietra. Il raggio di azione del
laser è quasi puntiforme e la presenza di un
raggio luminoso di collimazione permette
all'operatore una notevole precisione nella
pulitura. Le prove tra i diversi metodi di
rimozione di croste scure da un calcare hanno
stabilito la netta superiorità sugli altri
strumenti del laser che lascia superfici
levigate mantenendo la naturale patina del
tempo. Risulta una procedura assai costosa da
destinare ad opere di grande pregio anche se
all'estero viene adottata a volte anche su
grandi superfici.

85
Nella pulitura è fondamentale individuare il livello da raggiungere e verificare attraverso prove l'efficacia del metodo adottato ed
il risultato. Su superfici estese anche la tempistica riveste un fattore importante.

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INTERVENTO ESTETICO E PROTETTIVO
RIADESIONE
Le casistiche di rottura sono molte: scagliatura, frattura, caduta, ecc. ed occorre
affrontare correttamente la riadesione dei frammenti per ottenere un oggetto dalle
caratteristiche sia funzionali che meccaniche adeguate alla sua funzione.
È evidente che il pezzo caduto ad una colonna portante scagliata non si potrà incollare
senza verificarne la tenuta strutturale mentre sarà sufficiente riattaccare blandamente
un frammento staccato in un capitello musealizzato. Si utilizzano a questo scopo colle,
resine, stucchi o malte rinforzando o meno con fibre, perni o armature.
Gli incollaggi devono rispettare alcune condizioni basilari come la pulizia delle parti da
polvere, grasso da eseguirsi a secco e con solventi come alcool o acetone, quindi seguire
le indicazioni del prodotto circa gli spessori e i tempi, mantenere serrate le parti e porre
attenzione alle eventuali colature da rimuovere rapidamente con lo specifico solvente.
Le resine poliesteri, a due componenti, rappresentano un adesivo molto solido, rapido e
di facile reperibilità, risultano semmai eccessivamente cristalline e quindi poco elastiche,
caratteristica che va tenuta presente. Sono disponibili fluide per incollaggi o in pasta
come riempitivi e si mescolano al momento dell'uso con l'indurente fornito, reagisce
rapidamente con sviluppo di calore.
Le resine epossidiche sono di migliore qualità e più costose, bicomponenti hanno tempi
di indurimento più lenti e presentano viscosità che possono causare fuoriuscite
indesiderate. Additivabili con inerti, possono caricare malte rendendole estremamente
Incollaggio di un tassello con malta caricata di resina epossidica. Nel restauro non si utilizzano le tecniche dei marmisti anche
se queste sono più rapide ed economiche ma sempre irreversibili ed incompatibili.

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tenaci, riempitive ed elastiche. Sono il più delle volte da preferirsi ad altri tipi di adesivo.

MICROSTUCCATURA
La microstuccatura, o sigillatura, è una pratica che riveste una fondamentale importanza
conservativa e che nel contempo migliora l'aspetto visuale comportando quindi una
valenza estetica affatto secondaria.
Si tratta della applicazione su fratture, scagliature, piccoli distacchi e tutte le possibili vie
d'acqua, di una malta appositamente formulata, a base di calci idrauliche ed inerti di
ridotta granulometria dalle caratteristiche affini al materiale da trattare. Può essere o
meno caricata con una modesta percentuale di resina acrilica per aumentarne la tenuta,
l'elasticità e l'impermeabilizzazione. Se necessario si può preconsolidare
preliminarmente la parte con l'iniezione di malte più fluide o emulsioni acriliche diluite.
L'operazione deve essere condotta con attenzione e pulizia, occorre ottenere il risultato
di sigillare ogni apertura e fare riaderire le parti senza strabordare e curando che il
Sequenza operativa di fermatura perimetrale di parti distaccate di un intonaco. prodotto penetri in profondità,
lavorare la superficie con pennelli o
spugne e rimuovere accuratamente
tutti gli eccessi per non macchiare la
pietra. La tonalità può essere
raggiunta anche grazie a pigmenti
minerali o, in subordine, con una
velatura finale.
Affine alla microstuccatura è la
fermatura perimetrale di parti di
intonaco scarsamente adeso alla
muratura. Si opera nello stesso
modo.

STUCCATURA
Con questo termine si intende sia il
riempimento di lacune e fenditure di
varia dimensione sia la ricostruzione
di elementi mancanti. I prodotti che
si usano, secondo la destinazione,
possono essere: malte, stucchi
cellulosici, resine.
Le malte sono miscele di leganti
minerali (calce idrata o idraulica) e
cariche inerti di varia natura, si
usano per riempire grosse fenditure
o pareggiare lacune rilevanti su
elementi architettonici, aggetti, ecc.
e per ricostruire modanature, rilievi,
parti scolpite. Quali inerti si usano
sabbie silicee o carbonatiche e
polveri di marmo disponibili in varie
tonalità. I pigmenti compatibili sono
le terre naturali e gli ossidi.
Un altro composto classico è lo
stucco di calce, sabbia e polvere di
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marmo assai usato per modellare e formare rilievi e modanature con formulazioni
diverse se in interni o all'esterno. Per la terracotta si usa additivare allo stucco il
cocciopesto ovvero polvere di varie granulometrie di laterizio.
Gli stucchi acrilcellulosici si prestano bene a rasature sottili e piccole ricostruzioni di fino
per manufatti conservati in interno, contengono gesso e la cellulosa contrasta il ritiro.
Le resine vengono talvolta usate per ricostruzioni particolari soprattutto su sculture e si
usano per la complessiva leggerezza per cui si realizzano le parti mancanti che possono
anche essere smontabili e quindi reversibili. Usate a questo scopo sono il poliestere, con
armature di tessuto in fibra di vetro, aramidiche, carbonio oppure la resina epossidica che
è disponibile caricata con inerti alleggeriti ideali da intagliare.

INTEGRAZIONE
Rappresenta la fase estetica del restauro, cioè che non migliora la conservazione del
manufatto ma contribuisce alla lettura dei caratteri stilistici ovvero risarcisce parti
mancanti che potrebbero anche essere di supporto a quelli contigui.
Il livello e tipo di integrazione vengono decisi dal progettista, dalla DD.LL. e dalla
Soprintendenza se il bene è tutelato. La loro esecuzione è demandata al restauratore per
le opere d'arte e le superfici decorate ed agli operai specializzati per le opere
architettoniche. Si definiscono plastiche, o materiche, quelle che integrano forme e
volumi e pittoriche quelle che integrano apparati dipinti e decorativi.
Quelle plastiche contemplano la ricostruzione di volumi mancanti, elementi perduti,
aggetti, decori a rilievo e utilizzano materiali idonei a replicare l'aspetto, attenuare
l'impatto delle mancanze, contribuire alla statica della struttura.
La mancanza può essere parziale o totale, interessare elementi strutturali, funzionali o
meramente estetici, il risarcimento può essere completo, parziale, sottolivello, il suo
aspetto può essere mimetico, riconoscibile o neutro.
Le regole del restauro propendono per interventi riconoscibili e reversibili. Il concetto di
riconoscibilità è dibattuto perché spesso può avvenire solo a distanza ravvicinata o da
parte di un occhio esperto
Ricostruzione in stucco di un particolare lapideo. Se necessario si inseriscono dei perni
mentre la reversibilità è oppure si costruisce una gabbia di rinforzo che aiuta la tenuta della malta. Questa sarà di
opinabile perché qualunque granulometria e tono affine alla pietra da ricostruire.
intervento lascia comunque
delle tracce o richiede
interventi preparatori che
agiscono sulla materia
originale. Questo non esime
dal tendere sempre a che
l'intervento possa essere
individuato e che si possa
rimuovere con il minimo dei
danni e ripristinare la
condizione iniziale.
Il materiale utilizzato può
essere affine a quello
originale ma non è
necessariamente richiesto
che sia esattamente identico.
Importante è che possegga le
medesime caratteristiche
meccaniche cioè che sia
89
compatibile. La sua resistenza
non deve essere superiore a
quella sulla quale insisterà per
non indurre tensioni o
interferenze.
Nel caso di materiale lapideo
in linea preferenziale si
utilizzeranno degli stucchi
composti da calce idraulica
quale legante ed inerti
appropriati per ottenere un
composto plasmabile e
modellabile che abbia un
aspetto simile, per tono,
granulometria ed aspetto
complessivo, a quello
contiguo.
Si potranno anche usare
cariche sintetiche, resine e
Integrazione di parti mancanti di un fregio in stucco. armature in vetroresina, barre
o filo inox. Aggetti maggiori
possono essere previamente abbozzati con materiale laterizio e malte compatibili, oppure
usando malte a granulometria grossolana, caricata con inerti alleggeriti e fibrorinforzata
per essere poi finita in superficie da una camicia che riproduca l'aspetto finale desiderato.
Per le malte sono indicate le calci idrauliche naturali, l'additivo sintetico se necessario
può essere acrilico o epossidico in percentuale non superiore al 4%.
Le sabbie dovranno essere scelte con grande attenzione affinché rispondano al risultato
voluto ma anche siano esenti da polveri fini, limo e materie non idonee.
Le polveri di carbonati sono da usare con cautela ed assicurandosi che la curva
granulometrica sia rispettata. Evitare quindi di sfruttare polveri di pietra di sfrido,
segatura o proveniente dalla stessa lavorazione.
Per aumentare la resistenza di elementi strutturali o sottoposti a carichi importanti
potrebbe essere necessario aggiungere alla malta pozzolana naturale o cemento
Pozzolanico. Gabbia in filo di acciaio per la ricostruzione di un volume mancante di
Se si devono ottenere pietra.
spessori o masse
consistenti si può
aggiungere all'impasto
pomice granulare che
contrasta il ritiro ed
alleggerisce il
composto; da evitarsi
l'argilla espansa per la
possibilità di sviluppo
di sottoprodotti
dannosi.
Le armature saranno
in vetroresina o in
acciaio armonico o
inox, liscio, filettato o
90
aderenza migliorata. Le fibre
polipropileniche, le reti
poliamidiche, apprettate per
resistere all'alcalinità oppure in
fibra di vetro, carbonio, kevlar.
I pigmenti che si possono
utilizzare devono essere di
origine minerale naturale
poiché questi non si alterano in
nell'ambiente alcalino delle
malte di calce e resistono
all'esposizione alla luce. Anche
gli ossidi ferrosi artificiali sono
ugualmente resistenti ed anche
più redditizi ma conferiscono
alle tinte una tonalità meno
naturale e trasparente.
Serie di pigmenti minerali naturali allo stato grezzo. La loro
composizione è affine ai materiali costituenti murature, malte e VELATURE
pitture quindi si ha la massima somiglianza. La velatura, o patinatura, è una
tecnica di carattere estetico che permette Esempio di lavorazione e velatura su elementi sostituiti di un paramento
di adeguare il colore di una pietra, lapideo.
stuccatura o malta o di attenuarne le
difformità cromatiche. L'intervento non
deve essere considerato risolutivo e da
praticare indiscriminatamente bensì deve
rappresentare un rimedio straordinario
limitatamente a piccole parti o singoli
elementi. Anche la durata non potrà essere
infinita. Per velature superficiali i
pigmenti saranno legati con caseinato di
ammonio o di calcio o, in subordine, resina
acrilica in emulsione diluita. La cellulosa è
adatta per elementi in interni ma risulta
comunque un po' meno resistente. La
gomma arabica è reversibile all'infinito ma
non resiste all'aperto o in condizioni di
umidità.

STILATURA
Un caso particolare di integrazione è
rappresentato dal risarcimento di parti
mancanti della malta di allettamento di
mattoni e pietre o dell'intonaco
parzialmente distaccate o cadute che
rappresentano quindi un punto debole
della muratura staticamente scollegata e
via d'acqua.
Viene spesso definita semplicemente
stilatura anche se questo termine
91
correttamente dovrebbe definire la finitura a malta tra mattoni e conci regolari
schiacciata con uno stilo cioè un ferro stretto e dalla forma angolata, convessa o concava
che ne definisce la tessitura regolarizzando le linee delle commettiture.
Premesso che quasi sempre le murature erano intonacate quelle che oggi si mantengono
a vista richiedono spesso il risarcimento di quella porzione di malta che si intravede tra le
pietre. Si può in questa fase ricercare un ordine diverso alzando il livello della stilatura a
scelta del progettista ma se ci si limita al risarcimento di quella esistente l'intervento
tenderà a collegare le discontinuità della malta, sigillare le vie d'acqua e fissare le parti
conferendo alla muratura una maggiore solidità.
L'esigenza in questo caso è di confezionare una malta che abbia le caratteristiche
meccaniche e visive più prossime a quella originale, tenendo conto che le malte antiche si
avvantaggiano del lungo tempo di maturazione che le renderà sempre, quando sane e non
aggredite, più resistenti di una, pur identica nella formulazione, appena impastata ed
applicata.
Nella ricerca della composizione ci si può avvalere di esami diagnostici che possono
essere assai completi e determinare la natura delle calci, la tipologia delle sabbie, l'indice
di idraulicità, il rapporto legante inerte, ecc.
L'aspetto visuale è caratterizzato dalla granulometria e dal colore che possono essere
misurati analiticamente ma anche la semplice osservazione, e comparazione di prove,
offrirà risultati accettabili.
Il legante, che originariamente poteva anche essere a base di sola calce aerea, sarà il più
delle volte sostituito da quella idraulica, per la maggiore resistenza e rapidità di presa. La
resistenza potrà essere aumentata ulteriormente con pozzolane naturali micronizzate,
tutto senza sconvolgere troppo la natura complessiva della malta.
Se si utilizza solo calce aerea, fiore di calce o grassello, le resistenze sono inferiori e la
Esempio di risarcimento sottolivello della malta tra i malta sarà inizialmente sensibile a
conci. pioggia e gelo.
L'aggregato sarà composto da sabbia
silicea o granulati calcarei cercando
comunque di prediligere i primi per la
maggiore resistenza ed il migliore
comportamento in condizioni di
umidità. La miscela degli inerti dovrà
riprodurre nella distribuzione
cromatica e granulometrica quella
macroscopicamente visibile nella malta
originale.
Il colore sarà ottenuto sfruttando
quello dei diversi componenti e si può
infine adeguare aggiungendo piccole
quantità di pigmenti minerali naturali.
L'applicazione si effettua di norma
manualmente con piccole cazzuole o
spatole, evitando strabordature e
curando la lavorazione della superficie
con pennelli o spugne e lavando la
superficie della stuccatura per pulire la
pietra e mettere in evidenza gli
aggregati e rimuovere i residui dalle
pietre.
92
Da evitarsi l'uso di spazzole
metalliche o acidi per
ripulire la pietra.

TASSELLATURA
Piccole mancanze di
elementi di una muratura,
pietra o laterizio, tra i conci
o parti di una pietra,
possono essere risarcite con
l'inserimento di elementi
similari, opportunamente
sagomati, allettati con
malta, e stuccati
perifericamente in analogia
con il resto della muratura.
Si collocano questi elementi
in maniera non invasiva,
I parametri cromatici possono essere rilevati tramite misurazione strumentale oppure per
rispettando i corsi ed i piani comparazione con campioni di riferimento. Qui si utilizza il sistema NCS.
d'appoggio e restando
all'interno della trama esistente.
Schema grafico di intervento di stuccatura dei giunti. A sinistra la sezione della parete prima dell'intervento, nella seconda
figura la parete preparata con la rimozione delle sole parti ammalorate, nel terzo caso tassellatura e stilatura sottolivello e
nell'ultimo una rasopietra.

93
Sequenza operativa di stuccatura della malta dei giunti.
Importante, oltre alla messa a punto dell'impasto, bagnare se necessario la parte, evitare
eccessi e strabordature, lavorare accuratamente la malta al momento debito e curare la
pulizia rimuovendo ogni residuo dalle pietre.

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Esempio di impostazione di risarcimento di elementi mancanti o sconnessi. Occorre un'attenta lettura della tessitura,
individuare metrica, filaretti, piani e spessori della malta. Un intervento corretto non altera la percezione dell'originale e non si
propone con interpretazioni alternative frutto del gusto o della capacità di quell'operatore. In A una muratura antica ed in B
come è giunta a noi. L'esempio C rappresenta la corretta analisi ed il minimo intervento. La soluzione D rappresenta un lavoro
come è spesso svolto che propone una propria impostazione non coerente con quella originale.

SMONTAGGIO, RIMONTAGGIO, CUCI SCUCI


Quando in una muratura vi fossero condizioni di sconnessioni rilevanti,
mancanze parziali o parti pericolanti oppure sia necessario smontare una
parte per eliminare elementi posticci o deturpanti, vegetazione o per
esigenze di impianti o altre modifiche, si deve procedere allo smontaggio

Un caso di smontaggio per successivo rimontaggio di una parte di paramento murario


(sotto). Si agisce con delicatezza e si cerca di riposizionare gli elementi rimossi nella
stessa collocazione avendone previamente rilevato e numerato la posizione (a destra).

95
parziale e successivo rimontaggio ovvero alla pratica del cuci-scuci per parti più limitate.
Lo smontaggio deve avvenire con la massima delicatezza per non danneggiare gli
elementi originali e solo dopo averli rilevati graficamente o fotograficamente ed averli
segnati con una matita grassa con un sistema alfanumerico chiaramente interpretabile
qualora il lavoro, per qualsiasi motivo, venisse svolto dopo un certo tempo o da altra
ditta.
Per lo smontaggio si usano scalpelli, leve e paranchi per il calo a terra. Se gli elementi
dovessero essere movimentati o conservati dovranno essere riposti con cura e protetti.
Nel rimontaggio si procede con la sequenza all'opposto, utilizzando malte affini a quelle
originali tenendo conto che queste avranno tempi di presa più lenti e quindi si potranno
caricare con pozzolane o cemento pozzolanico nelle quote indicate dal progetto o dalla
Direzione lavori. Fondamentale
Il reperimento di pietrame dalle stesse caratteristiche petrografiche e meccaniche è
piuttosto difficile. Spesso ci si avvale di materiale di recupero, sempre da verificare curare la disposizione originale ed
con cautela ed infine è preferibile utilizzare un litotipo simile e compatibile evitare l'inserimento di elementi di
eventualmente da adeguare dopo la posa con lavorazioni o velature.
natura o collocazione diversa a
quelli presenti nella muratura
contigua. Quando le porzioni sono
minori è sufficiente rimuovere
progressivamente uno o più
elementi danneggiati sostituendoli
con altri analoghi o con gli stessi se
possibile, attendendo la presa di
questi prima di procedere con lo
smontaggio successivo.
Non è da escludere la necessità di
procedere ad un adeguamento in
opera tramite lavorazione manuale
della superficie e velature.

PROTETTIVI IDROREPELLENTI
Il materiale lapideo ha nell'umidità
uno dei principali fattori di degrado
per cui per preservare il manufatto
occorre proteggerlo dall'acqua e a
tal fine si ricorre a trattamenti
superficiali. Le condizioni che
devono essere soddisfatte da
qualsiasi prodotto che viene
applicato più o meno
permanentemente su una superficie
sono: idrorepellenza, traspirabilità,
nessuna interferenza chimico fisica,
tollerabilità per l'operatore e
l'ambiente. Le categorie principali e
più utilizzate sono: cere, resine
acriliche, siliconi, fluorurati.
Le cere posseggono caratteristiche
interessanti e sono state utilizzate
fin dall'antichità, oggi sono
reperibili quelle microcristalline che
96
forniscono una discreta idrorepellenza, senza grossi inconvenienti e a basso costo, si
applica diluita in un solvente e occorre che sia stesa uniformemente ed eventualmente
lucidata con un panno o una spazzola facendo attenzione a non rendere innaturalmente
brillante la superficie.
Le resine hanno capacità impermeabilizzanti ma spesso sono eccessivamente cristalline,
si deteriorano rapidamente alla luce e non garantiscono la permeabilità. In particolare le
acriliche, seppur usate in maniera diffusa e disinvolta, riuniscono alcune caratteristiche
negative: sono rigide, ingialliscono, hanno scarsa durabilità e non traspirano.
Invece un buon comportamento lo hanno i prodotti della categoria dei polisilossani e i dei
perfluorurati. L'idrorepellenza è data dal rete polimerica che si viene a creare e che ha
una maglia di misura inferiore alle gocce d'acqua,che così non riescono a penetrare
facilmente ma superiore alla dimensione delle particelle del vapore d'acqua che riescono
invece ad attraversarla. Si parla per questo di permeabilità vapore ed i materiali così
trattati respingeranno l'acqua pur mantenendo la traspirabilità. L'applicazione dei
protettivi avviene a pennello o a spruzzo. Purtroppo i protettivi sono destinati a una
rapida degenerazione a causa soprattutto delle radiazioni luminose ed in particolare le
UV alle quali sono di solito sensibili; vanno pertanto riapplicati a cadenze di alcuni anni,
con un programma di controllo e manutenzione costante, per ottenere una effettiva
protezione ed assolvere la funzione.

BIOCIDI E DETERRENTI
Un biodeteriogeno necessita per proliferare, e quindi risultare dannosa per l'opera, di
Applicazione a pennello di un protettivo a cera microcristallina su un monumento di travertino.

97
particolari condizioni e quindi è fondamentale agire su
queste in prima istanza altrimenti qualsiasi azione avrà
scarsa efficacia e nessuna durata.
L'umidità è sempre condizione favorevole allo sviluppo
di muffe, licheni, alghe e batteri per cui il
condizionamento del microclima è il primo elemento da
verificare. Anche la luce e la temperature influenzano le
crescite biologiche ma alcuni organismi prediligono
ambienti oscuri o freddi mentre altri richiedono luce e
calore quindi secondo il caso sarà opportuno controllare
questi parametri.
In ogni caso per eliminare una infestazione esistente è
necessario procedere con l'uso di prodotti mirati al caso
che si è manifestato. Le caratteristiche di un biocida
sono le stesse richieste ad un protettivo: assenza di
interferenze di alcun genere; per questa serie di
prodotti, per la loro natura velenosa, esiste un effettivo
rischio di intossicazione per l'operatore e di
inquinamento per l'ambiente.
Nel caso dei biocidi vale ancor più l'obbligo della
manutenzione perché il degrado dei principi attivi è
assai rapido ed è evidente che se non sono mutate le
condizioni si riproporranno i casi di infestazione entro
tempi molto brevi.
I prodotti utilizzati sono erbicidi, antiparassitari,
battericidi, antibiotici, ecc. ed occorre sempre verificare
che il prodotto sia stato sufficientemente testato sulle
opere d'arte dagli istituti preposti oppure occorre
Applicazione a spruzzo di protettivo con biocida. eseguire delle prove su zone marginali e verificare che
non si abbiano alterazioni di alcun genere. Sulle dosi è
evidente che la minore concentrazione che ottiene l'effetto desiderato è quella
consigliata. I principi attivi utilizzati devono essere efficaci sulla tipologia esatta del
deteriogeno che sia alga, lichene, fungo o batterio.
I prodotti a base di sali di ammonio quaternario sono definiti ad ampio spettro cioè
funzionano abbastanza bene un po' su tutto ma specificatamente sono soprattutto
battericidi. Contro alghe e licheni, banditi i prodotti organometallici contenenti sali di
metalli pesanti come rame o stagno, oggi si utilizzano associazioni tra prodotti diversi ed
un efficace sostituto è rappresentato Iodiopropinilbutilcarbammato (IPBC) e da n-ottil-
isotiazolinone (OIT). Contro funghi e muffe si rivelano efficaci lo stesso IBPC o specifici
prodotti ma innanzitutto occorre considerare tutti i miceti proliferano su substrati
organici ed in particolare condizioni di luce ed umidità quindi superfici minerali e
condizioni microclimatiche adatte sono il primo deterrente per evitare questi
deteriogeni.
Da considerare il veicolo, ovvero il liquido nel quale è disciolto il prodotto che può essere
acqua o solvente. I prodotti ad acqua sono meno tossici per l'ambiente e permettono di
disperdere nella soluzione anche altri prodotti idrosolubili come detergenti mentre
quelli a solvente consentono una maggiore persistenza sulle superfici e sono quindi più
indicati per i trattamenti finali e possono essere uniti ai protettivi finali.
Prestare molta attenzione e non sottovalutare le indicazioni della scheda. Per esempio se
nella scheda le istruzioni dispongono di applicare il prodotto in forma nebulizzata è
98
bene rispettare tale suggerimento poiché alcuni principi attivi vengono inibiti dal calcare
che può essere presente nell'acqua e quindi utilizzando il pennello, che si sporca sulla
parete, in breve si apporta alla soluzione calcare dalla pietra e dalle malte a scapito
dell'efficacia.
L'applicazione nebulizzata è consigliabile con pompa manuale a bassa pressione piuttosto
che con nebulizzatori ad aria compressa ed occorre applicare in condizioni di bassa
deriva ovvero in assenza di vento in maniera che il prodotto si depositi sulla superficie da
trattare e non si disperda in aria, vanificando l'intervento e potendo inquinare l'ambiente
o essere trasportato su altri operatori al lavoro sottovento.
Da evitarsi sono quei prodotti che non agiscono nei confronti del metabolismo del
deteriogeno bensì lo intaccano in maniera aggressiva come per esempio acqua
ossigenata, pericolosissima per l'operatore, che di fatto brucia le proliferazioni non
impedendone un successivo radicamento. Dannoso è l'uso di ipoclorito di sodio che con
l'effetto sbiancante, esclusivamente ottico, apporta cloro sulla superficie che è sempre da
evitare per la possibile formazione di acidi e cloruri deleteri per superfici lapidee,
intonaci e tinteggi a calce. Ovviamente inutili gli acidi o le basi forti che non hanno
grande efficacia e nessun effetto preventivo.

MANUTENZIONE
Nessun prodotto o metodologia potrà ritenersi eterno. Un intervento ben condotto dovrà
concludersi con la consapevolezza del degrado dei materiali utilizzati e prevedere la
possibilità di reintervenire per mantenerli o sostituirli quando avranno perduto
l'efficacia. Un corretto Piano di manutenzione programmerà nel tempo gli interventi
necessari, scadenzandoli in maniera che alcune pratiche ricadano nello stesso periodo
per ottimizzare l'utilizzo di attrezzature comuni e minimizzare il disagio che si arreca a
chi fruisce del bene. I protettivi ed i biocidi hanno vita breve ad una cadenza di pochi anni
preserverebbe il manufatto dal riacuirsi dei fenomeni deteriogeni.
La semplice osservazione e segnalazione di guasti darà modo di intervenire prima che il
problema si aggravi, la rimozione di depositi e infestanti manterrà in buone condizioni
estetiche l'oggetto e limiterà i danni che questi provocano. È utile prevedere come si
potrà raggiungere ogni parte dell'edificio o monumento, attraverso la predisposizione di
agganci o passerelle o con trabattelli o piattaforme aeree, curando che gli accessi siano
liberi ed evitando qualsiasi impedimento per successivi interventi.
Potrebbe essere necessario avvalersi di specialisti in grado di operare su corda (a
sinistra). Schema di azione di una piattaforma aerea per razionalizzare gli spostamenti
e minimizzare i tempi della manutenzione (sotto).

99
100
APPENDICE

101
102
CARTA DI VENEZIA

Carta internazionale sulla conservazione e restauro di monumenti e insiemi


architettonici. Venezia, 1964
Articolo 1: La nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica
isolata quanto l’ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una
civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa
nozione si applica non solo alle grandi opere ma anche alle opere modeste che, con il
tempo, abbiano acquistato un significato culturale.
Articolo 2: La conservazione e il restauro dei monumenti costituiscono una disciplina che
si vale di tutte le scienze e di tutte le tecniche che possano contribuire allo studio e alla
salvaguardia del patrimonio monumentale.

SCOPO
Articolo 3: La conservazione e il restauro dei monumenti mirano a salvaguardare tanto
l’opera d’arte che la testimonianza storica.

CONSERVAZIONE
Articolo 4: La conservazione dei monumenti impone innanzitutto una manutenzione
sistematica.
Articolo 5: La conservazione dei monumenti è sempre favorita dalla loro utilizzazione in
funzioni utili alla società: una tale destinazione è augurabile ma non deve alterare la
distribuzione e l’aspetto dell’edificio. Gli adattamenti pretesi dall’evoluzione degli usi e
dei costumi devono dunque essere contenuti entro questi limiti.
Articolo 6: La conservazione di un monumento implica quella delle sue condizioni
ambientali. Quando sussista un ambiente tradizionale, questo sarà conservato; verrà
inoltre messa al bando qualsiasi nuova costruzione, distruzione e utilizzazione che possa
alterare i rapporti di volumi e colori.
Articolo 7: Il monumento non può essere separato dalla storia della quale è testimone, né
dall’ambiente dove esso si trova.
Lo spostamento di una parte e di tutto il monumento non può quindi essere tollerato che
quando la salvaguardia di un monumento lo esiga o quando ciò sia giustificato da cause di
notevole interesse nazionale o internazionale.
Articolo 8: Gli elementi di scultura, di pittura o di decorazione che sono parte integrante
del monumento non possono essere separati da esso che quando questo sia l’unico modo
atto ad assicurare la loro conservazione.

RESTAURO
Articolo 9: Il restauro è un processo che deve mantenere carattere eccezionale. Il suo
scopo è di conservare e di rilevare i valori formali e storici del monumento e si fonda sul
rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche.
Il restauro deve fermarsi dove ha inizio l’ipotesi: qualsiasi lavoro di completamento,
riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e teoriche, deve distinguersi dalla
progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca. Il restauro sarà
sempre preceduto e accompagnato da uno studio archeologico e storico del monumento.
Articolo 10: Quando le tecniche tradizionali si rivelino inadeguate, il consolidamento di
un monumento può essere assicurato mediante l’ausilio di tutti i più moderni mezzi di
struttura e di conservazione, la cui efficienza sia stata dimostrata da dati scientifici e sia
garantita dall’esperienza.
103
Articolo 11: Nel restauro di un monumento devono essere rispettati i contributi validi
nella costruzione di un monumento, a qualunque epoca appartengano, in quanto l’unità
stilistica non è lo scopo di un restauro. Quando in un edificio si presentano parecchie
strutture sovrapposte, la liberazione di una struttura inferiore non si giustifica che
eccezionalmente, e a condizione che gli elementi rimossi siano di scarso interesse, che la
composizione architettonica rimessa in luce costituisca una testimonianza di grande
valore storico, archeologico o estetico, e che il suo stato di conservazione sia ritenuto
sufficiente. Il giudizio sul valore degli elementi in questione e la decisione sulle
eliminazioni da eseguirsi non possono dipendere dal solo autore del progetto.
Articolo 12: Gli elementi destinati a sostituire le parti mancanti devono integrarsi
armoniosamente all’insieme, distinguendosi tuttavia dalle parti originali, affinché il
restauro non falsifichi il monumento, sia nel suo aspetto artistico, sia nel suo assetto
storico.
Articolo 13: Le aggiunte non possono essere tollerate se non rispettano tutte le parti
interessanti dell’edificio, il suo ambiente tradizionale, l’equilibrio del suo complesso di
rapporti con l’ambiente circostante.

AMBIENTI MONUMENTALI
Articolo 14: Gli ambienti monumentali devono essere oggetto di speciali cure, al fine di
salvaguardare la loro integrità e assicurare il loro risanamento, la loro utilizzazione e
valorizzazione. I lavori di conservazione e di restauro che vi sono eseguiti devono
ispirarsi ai principi enunciati negli articoli precedenti.

SCAVI
Articolo 15: I lavori di scavo devono essere eseguiti conformemente a norme scientifiche
e alla “Raccomandazione che definisce i principi internazionali da applicare in materia di
scavi archeologici”, adottata dall’UNESCO nel 1956. Saranno assicurate l’utilizzazione
delle rovine e le misure necessarie alla conservazione e alla stabile protezione delle opere
architettoniche e degli oggetti rinvenuti. Verranno inoltre prese tutte le iniziative che
possano facilitare la comprensione del monumento messo in luce, senza mai snaturarne i
significati. È da escludersi “a priori” qualsiasi lavoro di ricostruzione, mentre è da
considerarsi solo l’anastilosi, cioè la ricomposizione di parti esistenti ma smembrate. Gli
elementi di ricomposizione dovranno sempre essere riconoscibili e rappresenteranno il
minimo necessario per assicurare le condizioni di conservazione del monumento e
ristabilire la continuità delle sue forme.

DOCUMENTAZIONE E PUBBLICAZIONE
Articolo 16: I lavori di conservazione, di restauro e di scavo saranno sempre accompagnati
da una documentazione precisa con relazioni analitiche e critiche, illustrate da disegni e
da fotografie. Tutte le fasi dei lavori di liberazione, di consolidamento, di ricomposizione
e di integrazione, come gli elementi tecnici e formali identificati nel corso dei lavori, vi
saranno inclusi. Questa documentazione sarà depositata negli archivi di un ente pubblico
e verrà messa a disposizione degli studiosi: è raccomandata la sua pubblicazione.

104
NORMAL NORMATIVA MATERIALI LAPIDEI

ALTERAZIONE DELLA PIETRA DA COSTRUZIONE


Su tutti i materiali lapidei, una volta esposti agli agenti atmosferici, si manifestano
fenomeni di alterazione. Tali fenomeni sono stati classificati, indipendentemente dalle
cause che li producono, nella Raccomandazione NorMAL 1/85 pubblicata a Roma nel 1985
per iniziativa del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Istituto Centrale per il
Restauro. I fenomeni vengono qui raggruppati a seconda dell’azione che essi esercitano
sul materiale lapideo.

SENZA PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI


ALTERAZIONE CROMATICA:
Variazione naturale a carico dei componenti della pietra dei parametri che definiscono il
colore. È generalmente estesa a tutto il litotipo interessato; nel caso l’alterazione si
manifesti in modo localizzato è preferibile utilizzare il termine macchia
MACCHIA:
Pigmentazione localizzata della superficie correlata sia alla presenza di determinati
componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia alla presenza
di materiale estraneo (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanze
organiche, vernici ecc.).
PATINA:
Modificazione naturale della superficie non collegabile a fenomeni particolari e
percepibile come una variazione del colore originario del materiale.

PERDITA DI MATERIALE
EROSIONE:
Asportazione di materiale dalla superficie che nella maggior parte dei casi si presenta
compatta.
EROSIONE DIFFERENZIALE:
Messa in risalto dell’eterogeneità di motivi tessiturali o strutturali tipici del materiale
lapideo.
PITTING:
Formazione di fori ciechi, numerosi e ravvicinati. I fori hanno forma tendenzialmente
emisferica con diametro massimo di pochi millimetri.
ALVEOLIZZAZIONE:
Formazione di cavità di forma e dimensioni variabili, dette alveoli, spesso interconnesse e
con distribuzione non uniforme.

PERDITA DELLA MORFOLOGIA


DISGREGAZIONE:
Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti.
ESFOLIAZIONE:
Formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra
loro, dette sfoglie.
SCAGLIATURA:
Distacco di parti di forma irregolare e spessore consistente e non uniforme, dette scaglie,
spesso in corrispondenza di soluzioni di continuità del materiale originario.
DISTACCO:
Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale (ad esempio un intonaco) sia
tra loro che rispetto al substrato; prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi. Nelle
105
pietre le parti distaccate assumono spesso forme specifiche in funzione delle
caratteristiche strutturali e tessiturali dando luogo a scagliatura, esfoliazione, crosta.
MANCANZA:
Perdita di elementi tridimensionali (braccio di una statua, ansa di un'anfora, brano di una
decorazione a rilievo, ecc.).
LACUNA:
Assenza di parti con sviluppo prevalentemente bidimensionale (parte di un intonaco e di
un dipinto, porzione di impasto o di rivestimento ceramico, tessere di mosaico, ecc.).

PRODOTTI SECONDARI
CONCREZIONE o INCROSTAZIONE:
Accrescimento compatto generalmente di estensione limitata, sviluppato sia
parallelamente sia perpendicolarmente alla superficie, in quest'ultimo caso può assumere
forma stalattitica o stalagmitica.
DEPOSITO SUPERFICIALE:
Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, ecc. Ha
spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale
sottostante.
CROSTA:
Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Di spessore variabile,
generalmente dura, distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche
e, spesso, per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere,
si presenta disgregato e/o polverulento.
EFFLORESCENZA:
Formazione di sali, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o
polverulento o filamentoso, sulla superficie.
PELLICOLA:
Strato superficiale, trasparente o opaco, di sostanze coerenti fra loro ed estranee al
materiale lapideo (pellicola pittorica di rifacimento, pellicola protettiva o con funzioni
estetiche, pellicola ad ossalati).
PATINA BIOLOGICA:
Strato sottile, omogeneo, costituito quasi esclusivamente da microrganismi; variabile per
consistenza, colore e adesione al substrato in relazione alle condizioni ambientali.
COLONIZZAZIONE BIOLOGICA:
Presenza di organismi vegetali sul substrato, riconoscibili microscopicamente (alghe,
funghi, licheni, muschi, piante superiori).

RIDUZIONE DELLA RESISTENZA


DEFORMAZIONE:
Variazione della sagoma o della forma che interessa l'intero spessore del materiale.
RIGONFIAMENTO:
Sollevamento superficiale localizzato del materiale di forma e consistenza variabili.
FRATTURAZIONE o FESSURAZIONE:
Soluzione di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti.

106
CURVA DEL DEGRADO

La Curva del degrado visualizza alcuni decorsi possibili di un manufatto nel tempo.
L'asse X rappresenta il trascorrere del tempo dalla realizzazione dell'oggetto.
L'asse Y sintetizza la condizione conservativa. Qualora la realizzazione non fosse ottimale
la condizione di partenza non è al 100%.
Le curve indicano come lo stato dell'oggetto si degrada nel tempo, più o meno
velocemente e in conseguenza o meno di avvenimenti
Il caso 1 rappresenta una curva di degrado ideale che porterebbe un oggetto perfetto
all'inizio verso A, oltre 500 anni.
Nel punto B potrebbe avvenire una distruzione improvvisa con la perdita totale
dell'oggetto.
Il caso 2 illustra un oggetto realizzato con qualche difetto e che nel tempo tende a
degradare più rapidamente, nell'esempio, dopo 350 anni.
Nel punto C un fatto accidentale potrebbe danneggiare fortemente l'oggetto che crolla ad
una condizione del 50% per poi proseguire il degrado che accelera la fine di un secolo.
Nel punto D si dimostra come un intervento di restauro ideale dovrebbe "sollevare" la
curva migliorando le condizioni conservative ed aumentando l'aspettativa di vita.
Nel punto E l'oggetto subisce un ulteriore intervento conservativo e la speranza di vita
aumenta verso F.
Anche nel caso che il restauro causi dei danneggiamenti l'intervento migliorerebbe la
condizione portando la durata verso G, comunque ben oltre la curva naturale.
Se l'intervento invece non è soddisfacente il degrado potrebbe essere incrementato e
comportare una perdita totale in H.
Il caso 3 mostra la condizione casuale di un oggetto male realizzato con degrado
accelerato, condizioni che migliorano leggermente per poi decadere rapidamente
conducendo alla perdita dopo breve tempo.
In ogni caso si comprende che si può solo tendere a rallentare il degrado non potendo
fermare il tempo ed invertire la curva.

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POSTFAZIONE

Nel restauro dei beni architettonici si deve separare l'aspetto strutturale, che comprende gli
elementi statici, funzionali, impiantistici da quello delle superfici ovvero paramenti, intonaci e
pavimentazioni che anziché secondari rappresentano la vera interfaccia con l'osservatore che di
quell'edificio percepirà la tessitura muraria, i colori e le armonie che lo legano al contesto ove è
inserito ancor prima che apprezzarne i valori formali o funzionali. Attribuirgli il giusto peso e
trasmetterlo a chi realizzerà l'intervento è prioritario. Una cesura che si determina spesso tra la fase
progettuale e quella realizzativa è data dallo scarso dialogo tra chi pensa l'azione e chi la deve mettere
in pratica.
La necessità di un linguaggio comune, cogente in un epoca di multiculturalità, è il primo passo perché
si instauri la comunicazione tra tutti gli attori protagonisti di un intervento di restauro. La
comprensione delle informazioni a monte e a valle è necessaria e nessuno è escluso da questa regola.
Capire il significato dell'azione che viene richiesta è fondamentale per eseguirla nel migliore dei
modi. Saperla comunicare è ancora più importante.
E nessuno è esentato dall'impegno della conoscenza oltre alla mera capacità manuale. Riconoscere i
fattori di degrado porta ad affrontarli con maggiore efficacia. Identificare i materiali che si
maneggiano aumenta la confidenza e permette di scansare i problemi che potrebbero verificarsi a
causa di scelte sbagliate o per via di applicazioni errate. Pietre scelte sulla base di certificazioni
industriali e garanzie commerciali piuttosto che per la compatibilità e l'affinità con le compagini di
cui andranno a fare parte ed infine acquistate dove il prezzo è più basso senza che nessuno più
verifichi la natura o provenienza delle stesse non renderanno merito alla muratura che le raccoglie;
malte approssimative o acquistate su catalogo sono troppo spesso relegate al solo ruolo compendiario
dell'azione di recupero e mai trattate come protagoniste nonostante il fondamentale ruolo che
rivestono; intonaci preconfezionati e mal realizzati oltre che deturpanti causeranno risalite capillari,
distacchi ed efflorescenze saline; stuccature cementizie, rigide ed invasive, ripercuoteranno sulla
muratura circostante la propria estraneità arrivando ad espellere frammenti originali a discapito della
funzione alla quale erano destinate; tinte scelte su campionari di colorifici appiattiranno l'edificio e lo
renderanno simile a qualsiasi nuova costruzione nel mondo condannandolo a terminare la sua
potenzialità evocativa.
Va da se che se ne evince l'imprescindibile bisogno di una formazione sufficiente per le capacità
necessarie all'attività intrapresa e dell'aggiornamento costante che accompagni durante l'intero
arco della vita professionale perché ,come ricorda Andrée Malicot direttore dell'AOCDTF, "l'uomo si
realizza con e nel proprio mestiere" e affinché, come ama ribadire Riccardo Stolzuoli presidente di
SEUM si inneschi la connessione tra il cervello che cogita e le mani che fanno.
Risulta evidente la finalità di questa pubblicazione: fornire una chiave per comprendere cosa sia il
processo di restauro ed i fattori che intervengono durante l'intero percorso; illustrare la grande
quantità di nozioni e conoscenze che si dovrebbero possedere e la complessità che sta dietro ad ogni
fase anche apparentemente la più semplice o marginale; affermare che non esistono protocolli
assoluti, che le scelte dipendono da svariati criteri e che anche il restauro risente di condizionamenti i
più diversi; trasmettere la necessità di un approccio umile e rispettoso nei confronti di qualsiasi
oggetto anche il più modesto. Occorre entrare in sintonia con il manufatto sottoposto alla cura
piuttosto che violentarlo con perniciosa presupponenza: un gesto errato, un intervento maldestro, la
manomissione o la demolizione di parti originali causerà, per mano di chi l'ha perpetrata, danno
grave o perdita irreversibile di qualcosa che, bene o male, era giunto dal passato fino a noi.
Concludo augurandomi che la lettura di questo manuale, che non poteva e non voleva dare ricette e
fornire la risposta ad ogni quesito, abbia però stimolato la voglia di sapere ed accresciuta la
consapevolezza dell'importanza di uno studio continuo, di raccontare le proprie esperienze e
scambiarsi pareri ed opinioni sul lavoro che si svolge, sulle sue modalità e finalità, ed infine che sia
riuscita ad accentuare la sensibilità ed il rispetto nei confronti delle testimonianze che ci sono
pervenute, dei quali siamo custodi e responsabili, affinché possano continuare a comunicare la loro
essenza anche alle generazioni future.
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L'AUTORE

Tommaso Sensini
Restauratore Beni Culturali

Nato ad Helsinki nel 1957, vive a Roma , in Sardegna ed attualmente ad Arezzo. Specializzato in
Chimica strumentale ha conseguito la qualifica di Restauratore Beni Culturali nel 1984. Frequenta
corsi di specializzazione ed aggiornamento della Scuola nazionale di Chimica per i Beni culturali a
Pisa, OPD Firenze, ICCROM Roma, Museo della ceramica a Faenza, seminari dell'Università di
Venezia a Bressanone, Best Art a Parigi, FoAR ad Arezzo e NCS a Milano.

Nel 1977 collabora con uno studio di architettura a Olbia, nel 1981 è dipendente di un'impresa di costruzioni ad Arezzo.
Tra il 1981 ed il 1985 è operatore e dirigente regionale di ARCI associazione culturale di Arezzo. Dal 1984 inizia a
collaborare stabilmente come restauratore per conto della Soprintendenza e nel 1985 è tra i fondatori, poi direttore
tecnico, del Consorzio RICERCA. Nel 1992 insieme a Tiziana Conti costituisce Studio TRe, impresa che opera su dipinti,
sculture, affreschi, materiale lapideo, superfici architettoniche. Nel 1994 avvia la produzione della linea ID'A Intonaci
D'Arte; nel 1995 è socio fondatore di FSF Formazione Senza Frontiere e nel 2006 di SEUM Scuola Europea dei Mestieri; nel
2008 apre Puntoarché, per lo sviluppo e diffusione di idee e prodotti per bioedilizia e restauro.

Come restauratore ha al suo attivo numerosi interventi su tele, tavole, sculture ed affreschi di autori come Gaddi,
Verrocchio, Signorelli, Vasari, Carracci, Pozzo, Ademollo, Ricci; come direttore tecnico ha seguito cantieri di restauro di
monumenti, chiese e palazzi storici ad Arezzo e provincia, Siena, Pisa, Rimini, Perugia, Teramo, Genova, L'Aquila.
Tra le opere pittoriche affreschi di S. Maria in Gradi, finta cupola di Andrea Pozzo, salone di palazzo Albergotti, dipinti nel
battistero della cattedrale, affreschi del palazzo comunale, altare del Vasari ad Arezzo, pitture nella cappella della
collegiata, palazzo comunale, chiesa di S. Francesco a Lucignano, pitture a palazzo Laparelli Pitti a Cortona, affreschi,
decori, stucchi nella chiesa di S. Agostino di Anghiari, tele di Venanzio Eremita a Camaldoli, dipinti, affreschi e decori nel
castello di Poppi, affreschi e facciate dipinte a Gera Lario sul lago di Como, affreschi e stucchi policromi nella chiesa di San
Rocco a Claro in Svizzera, affreschi e sculture policrome nella chiesa di S. Domenico a Teramo, dipinti nelle chiese della
comunità Amiternina a L'Aquila.
Tra le opere architettoniche palazzina dell'Orologio, cupola di Santa Maria della Pieve, palazzo Vasari, fortezza Medicea
ad Arezzo, chiesa di Sant'Agostino, palazzo Pretorio ad Anghiari, castello dei Conti Guidi a Poppi, chiesa di San Martino e
palazzo Scotti in piazza del Campo a Siena, chiesa di San Rocco e palazzo Sadun a Pitigliano, obelisco a Garibaldi a
Marina di Pisa, palazzo Conestabile della Staffa a Perugia, villino Cacciaguerra a Rimini.
Come formatore ha diretto cantieri scuola del monumento marmoreo a Ferdinando III, ciclo decorativo dell'ex hotel
Astoria, facciate di palazzo di via Pellicceria ad Arezzo, fortezza del Girifalco a Cortona, fontana di S. Andrea a Serre di
Rapolano, palazzo Al Saraya a Tulkarem in Palestina.

Come docente dal 1994 insegna tecnica dell'affresco e restauro delle superfici architettoniche. Tra i principali interventi
quelli per Centre Mikado, AREF BTP e Universitée des Metiers d'Art di Parigi, project Mobilitée di Nancy, Texas
University, facoltà di architettura dell'Università di Firenze, Scuola Edile di Pesaro, Associazione Gaia di Bari, Centro
Formazione e Sicurezza in Edilizia, Formazione Senza Frontiere, Scuola Europea dei Mestieri, Istituto d'Arte e laboratori
didattici della Fraternita dei Laici di Arezzo ed altre scuole e centri di formazione nazionali e transnazionali. Tra il 2002 ed
il 2005 è stato Direttore della formazione del progetto Master iniziativa Equal con sede ad Arezzo e stage a Parigi e
Barcellona. Dal 2007 collabora ai progetti Med Cooperation e Ali della Colomba sul restauro architettonico in Israele e
Palestina.

All'attivo articoli, pubblicazioni e conferenze su restauro, tecniche e materiali tradizionali.

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Testi, grafici, elaborazione immagini ed impaginazione realizzati con applicativi Open Source su OS Linux.

Finito di stampare presso ... nel settembre 2011


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