Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
A cura di
Patrizia Sandri
RIGENERARE LE RADICI
i
el
PER FONDARE ng
I PROCESSI INCLUSIVI
oA
nc
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
i
el
ng
oA
Ristampa Anno
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028
L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore.
Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione in ogni modo e forma
(comprese le fotocopie, la scansione, la memorizzazione elettronica) e la comunicazione
Fr
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume
dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n.
633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque
per uso diverso da quello personale, possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione
rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni
Editoriali (www.clearedi.org; e-mail autorizzazioni@clearedi.org).
Stampa: Geca Industrie Grafiche, Via Monferrato 54, 20098 San Giuliano Milanese
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
Indice
i
el
Premessa. I processi inclusivi a scuola, in Italia. Un pa-
trimonio da difendere, un’esperienza da rinnovare, di
Roberta Caldin
Bibliografia
A
Aspetti teorici
ng pag. 9
» 14
gica estetica » 23
4. Per una scuola di comunità inclusiva » 25
5. Il contributo della didattica speciale per l’inclusione
all’innovazione didattica » 30
Fr
Bibliografia » 36
Sitografia » 41
Due testimonianze » 42
L’intervista a Mirella Antonione Casale, di Roberta Simone » 42
L’incontro con Claudio Imprudente, di Marina Maselli » 44
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
el
4. A reflection from a European Country: The Special
and Inclusive Education in the Czech Republic, by
Ilona Fialová (Translation in English: Radka Machálková) » 86
Bibliography
no Versari » 97
1. A scuola, l’asinello può diventare un cavallo » 97
1.1. Separatezze relazionali » 98
1.2. Normali o speciali? » 99
an
Bibliografia » 110
Sitografia » 111
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
1. Luoghi per crescere, luoghi per documentare, di Ma-
el
rina Maselli » 145
1. Recuperare la storia degli inizi » 146
2. Documentare per sostenere i processi di inclusione » 151
Bibliografia
Sitografia
ng
2. Buone prassi di integrazione/inclusione nei nidi e nel-
le scuole d’infanzia del Comune di Bologna, di Patri-
A » 156
» 156
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
9. Gli alunni stranieri » 214
el
10. La convenzione ONU » 215
11. I disturbi specifici di apprendimento (DSA) » 221
12. I bisogni educativi speciali (BES) » 223
13. La legge della “buona scuola”
Bibliografia
Sitografia
» 233
co
an
Fr
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
di Patrizia Sandri
i
el
L’intento di questo contributo è quello di individuare alcuni aspetti con-
cettuali e operativi che si ritengono fondanti il processo di integrazione/
ng
inclusione a oltre quarant’anni dalle istanze sociali e culturali, promosse da
associazioni di genitori di persone con disabilità e dagli insegnanti più sen-
sibili ai fenomeni di marginalizzazione degli allievi vulnerabili, che hanno
trovato via via risposta in questi decenni nel corpus di leggi italiane1.
A
1. La visibilità, il riconoscimento, la dignità della persona
con deficit
co
granti dal Sud Italia che non padroneggiavano pienamente la lingua italia-
na (Cancrini, 1989; Bocci, 2011).
Claudio Imprudente a questo proposito ricorda “l’invisibilità” delle per-
sone con disabilità nella società italiana degli anni ’60 del secolo scorso3,
17
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
di come le prime leggi degli anni ’70 abbiano dato diritto a queste persone
di “esistere”, nel senso di “ex-sistere”, “uscir fuori”, mostrarsi, sebbene la
loro presenza nelle scuole, nei luoghi pubblici creasse imbarazzo, disagio,
fors’anche paura, e quanto il percorso di riconoscimento sia stato faticoso
e abbia comportato “sudore, lacrime e battaglie di genitori”4. Un percorso
difficile ancora tutt’oggi e mai concluso che richiede un’attenzione costante
al rispetto, un riguardo all’unicità della persona, onde evitare che accada
di vederla, senza guardarla veramente, senza entrare in relazione con lei,
rischiando di attivare meccanismi che possono portare alla sua mortifica-
zione o alla sua prevaricazione.
Il rispetto, in quanto “sentimento del valore dell’esistenza degli altri”
(De Monticelli, 2003), può essere inteso come una forma di riconosci-
i
mento. Il riconoscimento, per Honneth, è un bisogno primario degli esseri
el
umani e, in quanto tale, alla base di un’armonica costruzione identitaria
che ogni membro di una società attua nella reciprocità.
ng
Il nesso che sussiste tra l’esperienza del riconoscimento e il rapporto con sé risul-
ta dalla struttura intersoggettiva dell’identità personale: gli individui si costitui-
scono come persone solo apprendendo a rapportarsi a se stessi dalla prospettiva di
un altro che li approva e li incoraggia come esseri positivamente caratterizzati da
determinate qualità e capacità. Le proporzioni di queste capacità e quindi il grado
A
di positività della relazione con se stessi crescono con ogni nuova forma di rico-
noscimento che il singolo può riferire a se stesso come soggetto (Honneth, 2003,
p. 202).
co
18
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
sogni primari hanno dignità?
el
Nel senso comune e nel linguaggio quotidiano la dignità di una perso-
na è collegata all’idea di qualcosa che ci si può guadagnare o che si può
perdere in base alle proprie azioni. Questa idea di dignità appartiene al
ng
pensiero antico: dalla civiltà greca viene riconosciuta la superiorità dell’es-
sere umano rispetto agli altri esseri mortali, ma non a tutti si riconosce la
medesima “dignità”; essa è solo una condizione che ognuno ha la possibili-
tà di guadagnarsi soprattutto con la messa in atto della ragione; nell’epoca
romana è una qualità, la dignitas, che l’uomo può conquistare se rispetta i
A
suoi doveri di cittadino e di politico.
È nel pensiero cristiano, con San Paolo di Tarso, che per la prima volta
co
si parla di dignità come valore universale di ogni uomo. Ogni essere uma-
no, in quanto persona, è ontologicamente degno di rispetto, per il fatto di
essere “imago Dei”. Questo carattere universale della dignità lascerà la sua
impronta in tutte le diverse manifestazioni culturali della storia europea
an
fino alla fine del XVIII secolo. Nel periodo Illuminista, la fiducia nella ra-
gione come elemento fondativo della dignità dell’uomo trova in Kant la sua
massima espressione. Per il filosofo la dignità di ogni uomo consiste nel
fatto che egli è portatore di ragione e, quindi, di moralità inseparabile dalla
libertà: egli è un fine in sé, a prescindere da merito o demerito, e non può
Fr
19
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
dri et al., 2017).
el
Non c’è dignità a seconda delle diverse capacità di pensare; non esisto-
no esistenze più o meno degne e non esistono diverse categorie di persone
a seconda del livello del loro quoziente intellettivo o dei loro deficit. La
ng
dignità è intrinseca a ogni persona, a prescindere dalle azioni, dalle scelte
e dalle abilità di ognuno; questo concetto, che costituisce la base dei diritti
umani universali5, ancora non è pienamente diffuso nella società. La di-
gnità è di tutti, anche delle persone con deficit molto grave. Solo partendo
da questo presupposto si aprono le strade per l’incontro con l’altro, per
A
scoprire le modalità comunicative più efficaci e le potenzialità che in ogni
persona sono presenti.
co
Per Gregory Bateson (1972, 1979) gli esseri umani esistono in quanto
an
5. Nella Costituzione della Repubblica Italiana del primo gennaio del 1948 si trovano
le basi concettuali di dignità e di uguaglianza di ogni uomo sulle quali si svilupperanno le
successive leggi per garantire la piena realizzazione della persona. Così nella Dichiarazio-
ne dei diritti dell’Uomo dello stesso anno, l’Organizzazione delle Nazioni Unite stabilisce
i diritti universali di ogni uomo sulla base dei concetti di dignità intrinseca alla natura
umana, eguaglianza e libertà.
20
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
dotta nella scuola e nella classe. Per questo un insegnante dovrebbe avere
chiari i propri presupposti teorici che influenzano il formarsi dei contesti
di apprendimento e saperli esplicitare. Quando egli per esempio osserva un
alunno, che cosa vede realmente? Senza una pratica riflessiva è probabile
che egli non sia consapevole dei possibili pregiudizi, credenze, miscon-
cezioni che dirigono le sue osservazioni, le sue interazioni comunicative
e che guardi in particolare l’allievo con disabilità, isolandolo dal contesto
di relazioni in cui è immerso sin dalla nascita, attribuendo al deficit ogni
causa degli eventuali comportamenti inadeguati e delle difficoltà di ap-
prendimento.
Vedere del soggetto solo il suo deficit, la sua mancanza, rischia di can-
cellare o di non valorizzare il fatto che egli sia prima di tutto una persona,
i
con un’età, con dei desideri, ecc., alla ricerca di “un’identità competente”,
el
con una “identità al plurale” che si può esprimere nell’essere un figlio, un
alunno, un fratello, un fidanzato, un lavoratore, un cittadino, ecc., e di im-
prigionare lo sguardo nello stereotipo.
ng
Il modello medico, che considera la disabilità come divergenza dalla
norma, classificandola in categorie ben definite, si focalizza sul deficit e
sulle caratteristiche individuali per tentare, con degli interventi specialisti-
ci, di “normalizzare” l’individuo, considerando la sua condizione biologica,
A
soggettiva, la causa principale determinante la possibilità o meno di inte-
grazione scolastica e sociale. In realtà, come già considerato da Vygotskij,
co
Il concetto di norma fa parte delle idee scientifiche più complesse e vaghe. Nella
realtà non esiste nessuna norma, ma si incontra una quantità infinita di molteplici
variazioni, di deviazioni da essa e spesso è molto difficile stabilire dove esse su-
perino i limiti oltre i quali inizia già il campo dell’anormale. Questi confini non
an
6. Ciò si può rilevare anche in ambito internazionale, come emerge, per esempio, nel
contributo di Ilona Fialová in questo libro.
21
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
nell’incontrarla, ci costringe a “spostarci” dalle nostre posizioni, a mettere
el
in discussione la “strutturazione del campo” rispetto alla quale ci sentiamo
sicuri, a cambiare prospettiva. L’ottica diversa comporta l’associare ai sen-
timenti di disagio, di paura che possono nascere dall’incontro, un atteggia-
ng
mento aperto all’osservazione e all’ascolto. La relazione con il soggetto con
deficit fornisce l’opportunità di assumere un nuovo sguardo rispetto a se
stessi, di riconoscersi nella propria autenticità, di assumere altri punti di vi-
sta e di prendere in considerazione altre modalità di vivere e di interpretare
la realtà. Riprendendo Martin Buber (1922), si può dire che l’Altro, anche
A
se con deficit, non rappresenta un limite, ma un Tu grazie al quale si può
conoscere se stessi ed esprimere la piena umanità, stabilendo una relazione
caratterizzata da gratuità e da arricchimento reciproco.
co
7. «L’aver cura può in certo modo sollevare gli altri dalla “cura”, sostituendosi loro nel
prendersi cura, intromettendosi al loro posto. Questo aver cura assume, per conto dell’altro,
il prendersi cura che gli appartiene in proprio. […] In questa forma di aver cura, gli altri
possono essere trasformati in dipendenti e in dominati, anche se il predominio è tacito e
dissimulato. […] Opposta a questa è quella possibilità di aver cura che, anziché porsi al
posto degli altri, li presuppone nel loro poter essere esistentivo, non già per sottrarre loro
la cura, ma per inserirli autenticamente in essa. Questa forma di aver cura, che riguarda
essenzialmente la cura autentica, cioè l’esistenza degli altri e non qualcosa di cui essi si
prendano cura, aiuta gli altri a divenire consapevoli e liberi per la propria cura» (Heideg-
ger, 1976, pp. 157-158).
22
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
come obiettivo quello di rendere lo studente attore del processo che sta
el
vivendo. L’insegnante è come un regista del processo educativo che ricerca
delle mediazioni:
ng
Forse consiste in questo la caratteristica della pedagogia istituzionale: tendere a
sostituire l’azione permanente e l’intervento del maestro con un sistema di attività,
di mediazioni diverse, di istituzioni che assicuri in maniera continua l’obbligo e la
reciprocità degli scambi nel e fuori dal gruppo (Canevaro, 1983, p. 27).
A
La pedagogia istituzionale fornisce la struttura metodologica che con-
nette più approcci o metodi, quali principalmente: la prospettiva eco-
co
23
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
al quale essa si costruisce.
el
Il punto cruciale è garantire a tutte le persone, anche se con deficit
grave, il diritto di partecipare come protagonisti alle particolari “storie”
istituzionali e scolastiche in cui sono incluse, storie che riguardano gli
ng
aspetti organizzativi, culturali e didattici che esse stesse possono aiutare
a migliorare. Ogni allievo, secondo questa prospettiva, è considerato un
soggetto attivo e originale che elabora proprie strategie cognitive, mentre
interagisce con l’organizzazione dell’ambiente educativo. Da questo punto
di vista integrare non significa “adattare” l’allievo con deficit a un rigido e
A
già definito contesto scolastico, ma connettere le istanze formative di tutti
gli allievi, apportando le modifiche necessarie al curriculum per la realiz-
co
non solo l’allievo con disabilità, ma tutti gli elementi in interazione (l’al-
lievo, l’insegnante, la classe, la scuola, le famiglie, gli enti socio-culturali,
istituzionali che collaborano con la scuola, le credenze sulle diverse fun-
zioni dei professionisti e sull’apprendimento, …), cercando di comprendere
le relazioni che si sviluppano e le storie che si narrano.
Nella pedagogia istituzionale, prestare attenzione all’ambiente di ap-
prendimento significa vivere un processo educativo in cui sono conti-
10. Si può fare riferimento a Booth e Ainscow (2011) e alle schede di autovalutazione
in Cottini et al. (2017).
24
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
prendere il contesto in cui si trova, e che, per reagire a quello che per lui è
el
un “non senso”, manifesti degli atteggiamenti di disturbo, ricercando negli
altri, adulti e compagni, almeno l’espressione, secondo la terminologia della
pragmatica della comunicazione umana, di una “negazione” (“Non sei ca-
ng
pace di stare tranquillo!), piuttosto che di una “disconferma” in cui è impli-
cito il messaggio: “Tu per me, non esisti”. Nella “negazione” vi è tuttavia il
rischio di non riconoscere che chi esprime il giudizio, il docente per esem-
pio, e chi lo riceve, l’allievo, sono appartenenti allo stesso contesto e che en-
trambi possono coevolvere positivamente se non viene eretta una barriera di
A
comunicazione per cui il docente non riesce a individuare nulla nell’alunno
di simile a sé e l’alunno teme di non essere all’altezza di quanto richiesto.
co
25
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
Decroly (1955, 1963), Gregory Bateson (1972, 1979) Aida Vasquez e Fer-
el
nand Oury (1967) il focus si sposta in ambito pedagogico, con la valoriz-
zazione dell’influenza positiva dell’intervento educativo nello svilupparsi di
un cambiamento che coinvolge il singolo in interazione stretta con il suo
contesto di vita.
ng
Una prospettiva coevolutiva è dunque tesa a promuovere un cambiamento che
avviene sia nell’educando sia nel maestro a partire dal necessario riconoscimento
dell’originalità dell’individuo, attraverso approcci, atteggiamenti e pratiche riflessivi
A
che collegano i concetti di identità e contaminazione (Canevaro, 2008, pp. 16-17).
afferma Lucia De Anna, non ci può essere l’una senza l’altra (2010, p. 77).
cazione inclusiva (2017) prodotta all’interno del Progetto Erasmus Plus “Hey! Teachers
don’t leave the kids alone”, disponibile al sito www.hey-teachers.eu/intellectual-output-
2-training-tools.
12. Nel Regno Unito, il termine ‘integrazione’, tradizionalmente, fa riferimento al con-
cetto e alle pratiche associate agli studenti con “bisogni educativi speciali’. L’integrazione
si concentra sui deficit, sulle carenze percepiti nel bambino in quanto causa di ostacoli alla
partecipazione e, quindi, deriva da una prospettiva legata al ‘modello medico’, mentre l’in-
clusione è sostenuta dal modello sociale e colloca le barriere alla partecipazione all’interno
della scuola o dell’università e nella società in generale (Booth e Ainscow, 2011).
13. Cfr. il lemma Coevoluzione in Panciroli, a cura di (2018), pp. 32-33.
26
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
(Schon, 1983).
el
Si tratta di promuovere un processo coevolutivo in cui si apprende,
riflettendo costantemente sull’esperienza stessa, sostenuti da una salda co-
noscenza teorica, attuando una valutazione formativa, riformulando siste-
ng
maticamente le proposte e trasformandole in “buone prassi”, in procedure
istituzionali stabili15. In particolare, la ricerca-azione dovrebbe essere im-
plementata come una forma costante di revisione consapevole delle attività
educative e dovrebbe essere maggiormente sostenuta, come già avviene a
A
livello internazionale (Cain, 2011). Essa infatti, svolta principalmente all’in-
terno del gruppo di lavoro formato dai vari professionisti della didattica,
dell’educazione e della salute coinvolti nel processo di integrazione-inclu-
co
14. L’esigenza di formazione è avvertita non solo in Italia, come emerge dai dati della
an
ricerca transnazionale svolta all’interno del progetto Erasmus plus “Hey! Teachers don’t
leave the kids alone” relativa alla percezione di adeguatezza della propria preparazione da
parte degli insegnanti. Solo il 43% di essi risponde di sentirsi preparato per l’insegnamen-
to agli allievi con bisogni educativi speciali (dal Rapporto di ricerca, p. 44, disponibile al
sito:www.hey-teachers.eu/intellectual-output-1-transnational-analysis-research).
Fr
27
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
l’insegnante specializzato nelle attività di sostegno alla classe per l’integra-
el
zione dell’allievo con disabilità, dovrebbe essere sia un “nodo” della rete
dei sostegni, un membro che si esprime lavorando nella scuola e in classe,
anche attraverso l’intercambiabilità di ruolo con il docente curricolare e
ng
la complementarietà con l’educatore, per sostenere gli allievi più fragili
e promuovere il benessere di tutti, sia un coordinatore della rete stessa,
operando secondo un approccio sistemico-relazionale a partire da una
lettura delle potenzialità del singolo e del contesto16. Dovrebbe, in sintesi,
A
creare legami, valorizzando gli apporti di tutti coloro che sono coinvolti
nel processo di integrazione/inclusione, sia interni alla scuola (connettendo
i diversi contributi offerti dagli insegnanti curricolari, dall’educatore, ecc.
co
16. Per un approfondimento sul ruolo e le funzioni del docente specializzato nelle atti-
vità di sostegno si rimanda al contributo di Patrizia Gaspari in questo libro.
17. Si fa riferimento ai dati di ricerca rilevati in occasione del progetto Erasmus plus,
già citato, secondo cui tale difficoltà di relazione è un fenomeno che si rintraccia anche
nei paesi partner europei: Slovenia, Polonia, Lituania. Per visionare i dati, si rimanda a:
www.hey-teachers.eu/intellectual-output-1-transnational-analysis-research. Per avere sug-
gerimenti su possibili strumenti da utilizzare per promuovere la collaborazione con i geni-
tori: www.hey-teachers.eu/intellectual-output-2-training-tools.
28
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
superamento, condividendo i progetti e individuando soluzioni negoziate.
el
Fare proprio l’approccio inclusivo significa fare propria un’etica della
giustizia e dell’equità (Ostinelli e Mainardi, 2016), operando a livello or-
ganizzativo, gestionale, di progettazione di indirizzo della scuola (Piano
ng
Triennale dell’Offerta Formativa; Piano Annuale per l’inclusione). Ancora
oggi tuttavia l’adattamento necessario per integrare l’allievo con bisogni
educativi speciali è spesso visto come un aspetto aggiuntivo se non se-
parato rispetto alla programmazione comune e non come un’occasione
per ripensare la proposta formativa in termini inclusivi, per tutti. Così il
A
Piano Annuale per l’inclusione non sembra ancora utilizzato pienamente
come strumento atto a promuovere la collegialità nell’elaborazione delle
co
29
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
rimento fondamentale per il singolo e per il gruppo, guidando lo studente
el
attraverso processi di ricerca e acquisizione di conoscenze e competenze
che implicano tempi e modi diversi di impostare il rapporto docente/stu-
dente». Poiché «È attraverso l’apprendimento attivo – che sfrutta materiali
ng
d’apprendimento aperti e riutilizzabili, simulazioni, esperimenti hands-on,
giochi didattici, e così via – che s’impara. Facendo e sbagliando» (Indire,
2014). Tutto ciò prevede la possibilità di organizzare gli spazi scolastici in
modo flessibile, polifunzionale e adeguato alle attività via via da attuare18,
A
in modo che lo studente si attivi nel proprio apprendimento, con consape-
volezza rispetto al progetto educativo, cooperando con i compagni.
Ogni spazio educativo dovrebbe essere progettato per incoraggiare il
co
18. Si pensa a una scuola dove vi siano spazi per condividere eventi collettivamente,
attività non strutturate o informali, organizzate anche oltre l’orario di lezione; una scuola
aperta alla comunicazione e alla collaborazione con altri enti del territorio (associazioni
sportive, culturali, servizi sociali, ecc.).
30
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
el
A ng
co
Fig. 1 - La “quiet zone” all’interno della classe (piantina fornita da Cecilia Rivalenti)
31
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
gravi deficit intellettivi.
el
A ng
Molteplici modalità
di rappresentazione
Principi base
dell’UDL
co
Fig. 2 - Schema per adattamenti flessibili (tratto da Buchheister et al., 2014, p. 64)
Fr
32
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
Curricolo Curricolo
centrato centrato sullo
sull’insegnante studente
Fig. 3 - Continuum delle strategie didattiche (da Karp and Voltz, 2000, p. 208)
i
dell’insegnante può non dargli opportunità di assumersi la responsabilità
el
del proprio apprendimento. L’apprendistato (Brown et al., 1989) si fonda
sul presupposto che gli allievi imparino meglio quando sono posti nel ruo-
lo di apprendisti, grazie all’interazione con il docente che funge da mo-
ng
dello, verbalizzando i processi di pensiero che accompagnano ogni fase di
un compito e facendo domande per far riflettere, passo dopo passo, sulle
azioni e le strategie svolte e da svolgere, sulla base di quelle precedente-
mente osservate. Tutto ciò comporta da parte dell’insegnante la capacità
di collegare i concetti all’esperienza e di lavorare nella “zona di sviluppo
A
prossimale” dell’allievo, sostenendo quest’ultimo nell’individuare esatta-
mente che cosa è necessario per la sua significativa partecipazione quando
non riesce a comprendere autonomamente alcuni aspetti del compito. La
co
19. Nel caso il docente voglia spiegare, per esempio, il concetto di moltiplicazione e in
particolare il significato di 4x5, potrebbe indirizzare lo studente, nell’ottica dell’istruzione
33
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
mediatori di organizzazione didattica, applicando una metodologia che
el
rende attivo l’alunno e lo arricchisce grazie all’interazione e alla crescita
di atteggiamenti di aiuto reciproco con i compagni; promuove riflessioni
metacognitive condivise sui diversi stili di apprendimento, metodi di stu-
ng
dio, modi di comunicare, ecc. (Miato e Miato, 2003); sollecita il deutero-
apprendimento (Bateson, 1972), cioè la capacità di imparare a imparare,
utilizzando molteplici codici, strategie, strumenti comunicativi che coinvol-
gono i cinque sensi e la loro elaborazione tecnologica (multimedia) affinché
A
gli allievi apprendano, riflettendo sulle attribuzioni di significato date alle
esperienze vissute, e attivino un processo di coevoluzione in grado di por-
tare a cambiamenti significativi per ognuno rispetto alla visione di se stessi
co
e del mondo che li circonda. Utile a questo fine è proporre attività di prob-
lem solving da affrontare lavorando come una comunità di apprendimento
capace di apprendere dagli errori o dagli imprevisti. Tali attività dovrebbe-
ro stimolare in particolare l’alunno con deficit a imparare a servirsi delle
an
esplicita, a seguire le sue indicazioni, passo dopo passo, mentre compone un parallelepipe-
do di 20 cubi, oppure, secondo la prospettiva costruttivista, chiedergli di spiegare autono-
mamente il procedimento moltiplicativo, utilizzando i cubi.
34
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
Non si tratta di semplificare i contenuti disciplinari, ma di approfondir-
el
li, cogliendo l’occasione offerta dall’incontro con ogni allievo per inserire
nella programmazione contenuti, metodi, strumenti diversi, eventualmente
anche riabilitativi, che possono consentire apprendimenti significativi per
ng
tutti. In questa ottica, la partecipazione attiva in classe di un allievo con
deficit, per esempio visivo, può diventare un’opportunità di formazione
condivisa, potendo promuovere un percorso interdisciplinare che collega
la comprensione scientifica di come lavora l’occhio all’analisi della perce-
zione ottica dello spazio e della prospettiva in Storia dell’arte, per arrivare
A
allo studio di modelli plastici in rilievo che riproducono le opere d’arte e
alla fruizione estetica di queste ultime tramite anche l’esplorazione tattile
co
35
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
di una scuola attenta sia agli aspetti cognitivi sia a quelli affettivo/motiva-
zionali, all’interno della quale l’approfondimento delle competenze disci-
plinari si coniuga con l’elevazione delle competenze socio-emotive e dove
crescono cittadini colti, capaci di adottare un punto di vista decentrato, di
apprezzare prospettive diverse, di essere empatici e inclusivi. Una scuola in
cui, con le parole di Martha Nussbaum (1999), si coltiva al massimo grado
l’umanità di ogni persona.
Bibliografia
Armstrong T. (2012), Neurodiversity in the Classroom: Strength-Based Strategies
i
to Help Students with Special Needs Succeed in School and Life, Association
el
for Supervision and Curriculum Development, VA, Alexandria.
Bateson G. (1972), Steps to an Ecology of Mind, Chandler Publishing Company,
San Francisco (trad. it.: Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976,
2013).
ng
Bateson G. (1979), Mind and Nature. A Necessary Unit, E.P. Dutton, New York
(trad. it.: Mente e natura. Un’unità necessaria, Adelphi, Milano, 1984).
Bateson G. e Bateson M.C. (1989), Dove gli angeli esitano, Adelphi, Milano,
2002.
Bertin G.M. e Contini M.G. (2004), Educazione alla progettualità esistenziale,
A
Armando, Roma.
Bion W.R. (1971), Esperienze nei gruppi ed altri saggi, Armando, Roma.
Bocci F. (2011), Una mirabile avventura. Storia dell’educazione dei disabili da
co
Brown J.S., Collins A. e Duguid P. (1989), “Situated cognition and the culture of
learning”, Educational Researcher, 18, 1, pp. 32-42.
Buber M. (1954), Die Schriften ùber das dialogische Prinzip, Schneider,
Heidelberg (ed. it.: Poma A., a cura di, Il principio dialogico e altri saggi, San
Paolo, Cinisello Balsamo, 1993).
Buchheister K., Jackson C. e Taylor C.E. (2014), “Integrating Universal Design
and Response to intervention in Methods Courses for General Education
Mathematics Teachers”, Journal of Mathematics Education at Teacher
College, 5, 2, pp. 63-71.
Cain T. (2011), “Teachers’ classroom-based action research”, International
Journal of Research & Method in Education, 34 (1), pp. 3-16.
36
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
la «logica del domino», Erickson, Trento.
el
Canevaro A. e Berlini M.G. (1996), Potenziali individuali di apprendimento, La
Nuova Italia, Firenze.
Canevaro A. e Goussot A., a cura di (2000), La difficile storia degli handicappati,
Carrocci, Roma.
ng
Canevaro A. e Perticari P. (1998), Né tuttologi né specialisti. Conversazione
su “Gregory Bateson e il lavoro che facciamo”, in Manghi S. (a cura di),
Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali, Raffaello
Cortina, Milano.
A
Canevaro A., a cura di (1983), Handicap e scuola. Manuale per l’integrazione
scolastica, La Nuova Italia Scientifica, Roma.
Canevaro A., D’Alonzo L., Caldin R. e Ianes D. (2011), L’integrazione scolastica
co
37
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
(trad. it.: De Bartolomeis F., a cura di, Una scuola per la vita attraverso la
vita, Loescher, Torino, 1963).
Decroly O., Boon G. (1955), Verso la scuola rinnovata, La Nuova Italia, Firenze.
Demo H. (2015), “Dentro e fuori dall’aula: che cosa funziona davvero nella classe
inclusiva? Alcuni risultati di 13 studi di caso nella scuola primaria italiana”,
Journal of Special Education for Inclusion, III (1), p. 53.
Dewey J. (1916), Democracy and Education, The Macmilian Company, New York
(trad. it.: Democrazia e Educazione, La Nuova Italia, Firenze, 1949).
Dunn R. (2000), “Learning styles: Theory, research, and practice”, National
Forum of Applied Educational Research Journal, 13 (1), pp. 3-22.
European Council (2009), Council conclusions on a strategic framework for
European co-operation in education and training (“ET 2020”), Brussels.
Freinet C. (1977), L’educazione del lavoro, Editori Riuniti, Roma.
i
Giaconi C. (2016), Qualità della vita e adulti con disabilità. Percorsi di ricerca e
el
prospettive inclusive, FrancoAngeli, Milano.
Goussot A. (2016), Per una pedagogia della vita, Edizioni del Rosone, Foggia.
Hall E.T. (1966), The hidden dimension, Doubleday, New York (trad. it.: La
dimensione nascosta, Bompiani, Milano, 1968).
ng
Heidegger M. (1927), Sein und Zeit, Max Niemeyer, Halle (trad. it.: Essere e
tempo, Longanesi, Milano, 1976).
Honneth A. (1992), Kampf um Anerkennung. Grammatik sozialer Konflikte,
Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag (trad. it.: La lotta per il riconoscimento,
A
Il Saggiatore, Milano, 2002).
Honneth A. e Fraser N. (2003), Umverteilung oder Anerkennung? Eine politisch-
philosophische Kontroverse, Suhrkamp, Frankfurt a.M. (trad. it.: Bocchiola
co
pp. 206-215.
Lave J. (1988), Cognition in practice: mind, mathematics and culture in everyday
life, Cambridge University Press, New York.
Lave J. e Wenger E. (1991), Situated Learning. Legitimate peripheral
participation, Cambridge University Press, New York.
Fr
38
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
integrazione nell’ultimo mezzo secolo, in Pavone M. (a cura di), Famiglia e
el
progetto di vita, Erickson, Trento.
Nussbaum M.C. (1997), Cultivating Humanity: A Classical Defense of Reform in
Liberal Education, Harvard University Press, Cambridge (ed. or.: Coltivare
(ed.), Language and Learning: the debate between Jean Piaget and Noam
Chomsky, Harvard University Press, Cambridge, pp. 23-34.
Pinnelli S. (2015), “La pedagogia speciale per la scuola inclusiva: Le coordinate
per promuovere il cambiamento”, L’integrazione Scolastica e Sociale, vol. 14,
n. 2, pp. 183-194.
Fr
39
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
Milano.
el
Sandri P., Siciliano N. e Vulcano S. (2017), “Il progetto ‘Matrici Ecologiche’
per la qualità della vita delle persone con disabilità grave”, L’integrazione
Scolastica e Sociale, vol. 16, n. 3, settembre, pp. 237-246.
ng
Santarelli G., “Pédagogie Institutionnelle/Institutional pedagogy”, Studium
Educationis, 3, ottobre 2017, pp. 75-84.
Schon D.A. (1983), The Reflective Practitioner: How Professionals Think in
Action, Basic Books, New York (ed. or.: Il professionista riflessivo. Per una
nuova epistemologia della pratica, Dedalo, Bari, 1993).
A
Secchi L., a cura di (2004), Educazione estetica per l’integrazione, Carocci,
Roma.
Sen A. (1982), Choice, Welfare and Measurement, Blackwell, Oxford/MIT
co
Tomlinson C.A. e Kalbfleisch M.L. (1998), “Teach me, teach my brain: A call for
differentiated classrooms”, Educational Leadership, 56 (3), pp. 52-55.
Vasquez A. e Oury F. (1967), Vers une pédagogie institutionnelle, Matrice,
Vigneux (trad. it.: L’educazione nel gruppo-classe. La pedagogia istituzionale,
Dehoniane, Bologna, 1977).
Vaughn S., Bos C.S. e Schumm J.S. (1997), Teaching mainstreamed, diverse, and
at-risk student in the general education classroom, Allyn & Bacon, Boston.
Vygotskij L.S. (1926), Psicologia pedagogica. Manuale di psicologia applicata
all’insegnamento e all’educazione, Erickson, Trento, 2006.
Vygotskij L.S. (1990), Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche, a cura di L.
Mecacci, Laterza, Roma-Bari.
40
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
Sitografia
Indire (2014), Manifesto delle scuole d’avanguardia, documento disponibile al
sito: http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/il-manifesto (ultima
visualizzazione 4 maggio 2019).
Canevaro A. e Zaghi L., a cura di (2012), L’integrazione prima delle leggi,
documento disponibile al sito: www.youtube.com/watch?v=WPY-iJ9Oe8o
i
(ultima visualizzazione 4 maggio 2019).
el
European Agency for development in Special Needs Education Teacher Education
for Inclusion (2012), Profile of Inclusive Teachers, documento disponibile
al sito: www.european-agency.org/sites/default/files/Profile-of-Inclusive-
TeachersIT.pdf (ultima visualizzazione 4 maggio 2019).
ng
Progetto Erasmus Plus “Hey! Teachers don’t leave the kids alone”, Guida per
un’educazione inclusiva (2017), documento disponibile al sito www.hey-
teachers.eu/intellectual-output-2-training-tools (ultima visualizzazione 4
maggio 2019).
Progetto Erasmus Plus “Hey! Teachers don’t leave the kids alone”, Rapporto
A
di ricerca, documento disponibile al sito www.hey-teachers.eu/intellectual-
output-1-transnational-analysis-research (ultima visualizzazione 4 maggio
co
2019).
an
Fr
41
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
el
1. L’integrazione dei bambini con disabilità nei servizi
educativi del Comune di Bologna
ng
L’educazione o è cooperativa o non è. La dimensione cooperativa esige il pieno
riconoscimento delle differenze, a partire da quelle connesse con le caratteristiche
psicofisiche individuali e con le diversità sociali, culturali, economiche e di ge-
nere, affinché tutti i soggetti siano nelle condizioni di operare in modo paritario.
A
L’attuale contesto sociale è sempre più plurale, in esso convivono diverse famiglie,
differenti orientamenti culturali e religiosi, modelli e stili educativi spesso diffi-
cilmente conciliabili. Occorre, di conseguenza, che la comunità sappia investire
co
Bologna, 2014).
1. Il presente saggio è frutto di una ricerca e di un’analisi condivise. Rispetto alla ste-
sura, Patrizia Sandri ha scritto i paragrafi 1 e 5, Laura Rossi e Alessia Sansoni i paragrafi
2, 3 e 4.
2. Fanno parte del sistema integrato: i nidi d’infanzia (nidi d’infanzia comunali a
gestione diretta e in concessione, nidi d’infanzia privati autorizzati al funzionamento) e
157
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
L’incontro (in particolare) con il bambino o la bambina con deficit diviene pertan-
to un’esperienza basilare per la vita del servizio, in quanto favorisce l’acquisizione
di consapevolezze sulle possibili diversità evolutive, agevola l’individuazione di
nuovi indicatori di benessere e genera un grado maggiore di individualizzazione
del progetto educativo grazie alla collaborazione di tutti gli operatori coinvolti
i
(Comune di Bologna, 2014).
el
A Bologna già all’inizio del XX secolo si sperimentano forme educative
che integrano e allargano il percorso educativo-scolastico dei bambini, uno
ng
su tutti: il tempo pieno. Anche l’educazione prescolastica è estremamente
diffusa; rispetto all’asilo (divenuto scuola materna e poi scuola dell’infan-
zia; di asilo nido ancora non si parlava) vi è un forte impegno da parte
dell’Ente Locale tanto che, quando negli anni ’60 il tempo pieno viene re-
golato da circolari ministeriali, il Comune ritiene che siano maturi i tempi
A
per aprire un dibattito aperto e di confronto sulle sperimentazioni sia con
gli operatori educativi che con la cittadinanza. A Bologna, quindi, ogni an-
co
Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, con i fermenti di rivolta
sociale, con il bisogno di rivedere i rapporti con le Istituzioni, con le ri-
vendicazioni di accessibilità per tutte le classi sociali ai diversi gradi di
studio, cominciano i dibattiti sui diritti all’educazione e all’istruzione del
Fr
bambino “handicappato”. Nel 1971 la legge 118 permette l’accesso alla sola
scuola dell’obbligo a mutilati e invalidi civili. A Forlì, qualche anno dopo,
nel 1973, si tiene un seminario con un titolo che lascia ben sperare “Per
altri servizi educativi per la prima infanzia (servizi domiciliari, spazio bambini, centro
per bambini e genitori, ecc.); le scuole dell’infanzia (statali, paritarie comunali, paritarie
private convenzionate e non). Le altre agenzie educative del territorio, quali le biblioteche
per l’infanzia, le aule didattiche e museali e i Servizi Educativi Territoriali concorrono alla
qualificazione dell’offerta formativa e didattica dei diversi gradi scolastici. Sono, inoltre,
servizi di sostegno alla genitorialità attraverso progetti educativi e di cura rivolti a bambi-
ni e genitori.
158
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
te scuole elementari e due istituti superiori. Le scuole comunali speciali
el
bolognesi cominciano a essere abolite, la scuola materna, in particolare,
sta diventando una scuola di massa, ha numeri di accesso molto alti, pur
non essendo obbligatoria ed è in essa che il Comune comincia a inserire il
ng
bambino “handicappato”: nel periodo 1973-77 la scuola materna di Bolo-
gna conta 455 sezioni, 33 di queste ospitano bambini “handicappati”. Nel
1977, durante il Febbraio Pedagogico, l’argomento trattato in città è relativo
agli “handicappati” e alla scuola di base. Sta nascendo sempre più forte
l’esigenza di integrare partendo da strutture educative decentrate, più le-
A
gate al territorio di quartiere e in grado di percepirne i bisogni. Molti temi
educativi pressanti, negli anni a venire, tra cui l’inserimento dei bambini
co
159
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
che tiene conto di tutti” (Canevaro e Ianes, 2001, p. 14). Una buona prassi,
el
quindi, può essere considerata una sorta di “buona ricerca”, perché rappre-
senta una base operativa sulla quale ristrutturare e sviluppare il percorso
istituzionale di un servizio, prendendo in considerazione educatori, bam-
ng
bini, famiglie, specialisti e altri operatori. Tuttavia, sviluppare una buona
prassi non è semplice; indispensabile è coinvolgere i bambini con disabilità
e le loro famiglie come protagonisti della progettazione e della realizza-
zione di una realtà che va oltre la soddisfazione immediata di un bisogno,
A
attuando un progetto innovativo, che può fungere da base per lo sviluppo
di ulteriori nuovi percorsi, prevedendo la possibilità di una sua replicazione
e condivisione con le altre risorse del territorio.
co
160
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
progettare gli interventi didattici all’interno del servizio, devono avere ben
chiara la definizione di “buona prassi” e devono collaborare tra di loro,
unendo le loro competenze ed esperienze personali. In questa collabora-
zione, non deve mai mancare un coinvolgimento delle famiglie; il bambino
ha bisogno di continuità tra servizi e casa e deve poter “sentire” che le
persone che si prendono cura di lui sono strette da un’alleanza educativa.
La presenza di un’idea forte, unificante, dalla quale parte la collaborazione
tra gli operatori educativi e si sviluppa la prassi d’integrazione/inclusione è
un’altra caratteristica indispensabile per costruire un intervento nei servizi
per l’infanzia: è importante che alla base vi sia uno sfondo comune che
dia senso concreto alle attività da realizzare. Per questo il Piano Educativo
Individualizzato, elaborato per il bambino con disabilità deve raccordarsi
i
con il progetto di sezione, tenendo conto delle differenze dei singoli e in-
el
cludendo tutti i soggetti. Gli obiettivi, gli strumenti e le strategie relativi
alla progettazione descritta nel Piano Educativo Individualizzato (PEI) e
quindi specifici per il bambino con disabilità, ritenuti particolarmente for-
ng
mativi per tutti, dovrebbero essere introdotti nella progettazione di sezione
e trovare la loro concretizzazione nelle attività quotidiane. Solo in questo
modo si attua un’integrazione che promuove coevoluzione e reciprocità.
Inoltre, gli interventi didattici ed educativi, nell’ottica dell’inclusione, devo-
no essere attuati in un clima sereno, che metta tutti nella condizione di es-
A
sere soggetti attivi della realizzazione della loro conoscenza, avendo come
premessa di base la crescita psichica di tutti i bambini, in termini di auto-
co
chiamato “buona prassi”, deve essere innovativo, ovvero deve avere la pos-
sibilità di fungere da base per lo sviluppo di ulteriori nuovi percorsi, deve
prevedere la possibilità di replicazione del progetto, e deve essere condivi-
sibile con le altre risorse del territorio.
Parte del lavoro di ricerca ha preso in esame le buone prassi relative
all’inclusione dei bambini con disabilità nelle scuole dell’infanzia e nei nidi
comunali a partire dai primi anni di integrazione, proprio per comprendere
come le insegnanti operavano, come veniva integrato il bambino, di quali
strumenti e di quali rapporti si avvaleva la scuola bolognese per dialogare
con le istituzioni territoriali preposte. Si è partiti dunque dall’analisi delle
161
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
role chiave, tramite la maschera di ricerca semplice, o sulla base di descrit-
el
tori5, attraverso la maschera di ricerca guidata. In seguito, abbiamo potuto
consultare i documenti in maniera più puntuale grazie alla suddivisione del
materiale. Rispetto al precedente criterio di collocazione è stata mantenuta
ng
la suddivisione per tipo di supporto (cartaceo o video), sono state ripensate
le suddivisioni relative al tipo di servizio e alle fasce di età, ma la principa-
le novità è stata quella di una ulteriore suddivisione delle documentazioni
per tematiche. Una delle macro-categorie della collezione è quella appunto
inerente alla disabilità.
A
Prima di entrare nel dettaglio su quanto emerso dalla lettura e interpre-
tazione dei dati si propongono alcune brevi riflessioni sui documenti depo-
co
4. Cfr. http://labdocform.tecaweb.it.
5. I descrittori individuano l’argomento centrale o gli argomenti trattati con eguale ri-
lievo nel documento, tramite un linguaggio controllato che rappresenta in maniera univoca
un concetto determinato. Il LabDocForm ha come riferimento, in particolare per le docu-
mentazioni sui progetti di integrazione dei bambini con disabilità, il thesaurus predisposto
nell’ambito della rete dei CDI Centri Documentazione per l’Integrazione della Regione
Emilia Romagna.
162
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
con disabilità, consiste in 124 documenti, realizzati su supporto cartaceo e
el
video (tab. 1), che documentano esperienze realizzate dal 1979 fino al 2017
nei servizi scolastici 3-6 del Comune di Bologna. Di queste testimonian-
ze 114 sono su supporto cartaceo, che sono il vero oggetto della presente
ng
indagine, e solo 10 sono state realizzate su supporto video (8 su VHS e 2
DVD). Cinque di questi video fanno parte di alcune significative documen-
tazioni cartacee, tra quelle di cui sopra, e sono stati realizzati all’interno
dello stesso percorso documentario6.
A
Non è stato possibile consultare o valutare una parte del corpo docu-
mentario cartaceo per diversi motivi:
–– era ancora in fase di ricollocamento;
co
6. Cfr.: Acinapura F., a cura di, Inventiamo una storia… io racconto, VHS, 1997; Bal-
samo C., Madia A. e Roda A.M., a cura di (1989), Un percorso di integrazione una mo-
stra, VHS; Gandolfi L. e Sancini M., a cura di (1997), Io, L., vado alla scuola elementare
VHS; Mirti S. e Papotti P. a cura di (1998), Accadde un giorno, VHS; Piazzi M. (2008),
Un filo per R., DVD.
163
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
el
Due insegnanti, che hanno preso parte a un corso effettuato a Budapest,
hanno testimoniato nelle relazioni scritte come questo metodo educativo
abbia dato loro la possibilità non solo di formarsi, crescere professional-
ng
mente e aprire il proprio sguardo verso l’esterno, ma anche di portare e
replicare nelle scuole del territorio bolognese le esperienze fatte.
Le Funzioni Strumentali, previste secondo l’art. 33 CCNL Scuola, so-
no un altro investimento fatto dall’amministrazione bolognese e anche da
A
esse si sono sviluppate possibilità di innovazione e sperimentazione. Le
dispense, resoconto delle Funzioni Strumentali, sono tra loro molto diver-
se. Per una7 si tratta di una ricerca attuata sul territorio volta a rilevare le
co
7. Cfr.: Boldrini M.C., a cura di (2007), Progetto della funzione strumentale sull’han-
dicap, Bologna (Documento, Centro Ri.E.Sco).
8. Per il primo caso la documentazione di riferimento è Boldrini M.C., a cura di
(2006), Progetto della funzione strumentale sull’handicap, Bologna (Documento, Centro
Ri.E.Sco). Il secondo caso è descritto in Russo C., a cura di (2009), Mani che comunicano.
Mediazione e sviluppo della comunicazione nell’interazione con una bambina affetta da
sindrome di Charge, Bologna (Documento, Centro Ri.E.Sco).
9. Cfr.: Angeloni C., Tugnoli N., a cura di (2008), Bimbopoli: come nasce un gioco per
insegnanti? Un gioco per creare consapevolezza della propria e altrui esperienza profes-
sionale, Bologna (Documento, Centro Ri.E.Sco).
164
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
un bambolotto di pezza di colore azzurro senza naso e senza bocca, l’inse-
el
gnante è riuscita ad avviare un dialogo con tutti i bambini della sua scuola
sulle tante caratteristiche della diversità. La presa visione della documen-
tazione di tale percorso consente di rilevare soprattutto le diverse strategie
ng
attuate dai bambini per integrare il nuovo arrivato nei loro giochi.
Entrando nel merito della ricerca sulle buone prassi di integrazione nel-
la scuola dell’infanzia dalla fine degli anni ’70 dello scorso secolo al 2017,
un primo dato che emerge, come si può vedere dalla tabella 212, è che la
produzione documentale relativa ai bambini con disabilità è diminuita nel
A
corso degli anni: se durante gli anni ’90 del secolo scorso fino al Duemila
il numero dei documenti era abbastanza significativo, a partire dagli anni
co
facilitazione (tab. 3). Si può notare che il numero di documenti non corri-
sponde al numero reale dei casi analizzati, ma è maggiore, questo è dovuto
al fatto che 14 documenti non appartengono a una sola di queste categorie
documentarie, ma a più d’una di esse.
Fr
10. Cfr.: Balsamo C., Cesari A., a cura di (2008), Io so fare se…: mostra dall’esclusio-
ne all’inclusione, Bologna (Documento, Centro Ri.E.Sco).
11. Cfr.: Madia A., a cura di (2009), Diversità… Disabilità… Unicità, Bologna (Docu-
mento, Centro Ri.E.Sco).
12. I documenti considerati per questa prima analisi quantitativa tengono conto non so-
lo dei 90 casi analizzati con la griglia elaborata nel gruppo di ricerca, ma anche di dati che
si possono reperire dal catalogo online del Centro Ri.E.Sco.
165
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
el
Tipi di progetto Numero di Percentuale
documenti
Progetto monografia 27 20%
Progetto interistituzionale
Progetto di vita
Relazione di un anno di lavoro per l’integrazione
di un bambino con disabilità
Progetto facilitazione
A ng 31
33
30
14
23%
24,4%
22,2%
10,4%
Totale 135 100%
co
Nei progetti degli anni ’80-’90 del secolo scorso, si sono potu-
te rilevare in particolare le funzioni svolte dall’insegnante cosiddetto/a
“monografico/a”. Tale figura era addetta a documentare l’evolversi, nel suo
an
itinere, del progetto educativo del bambino: «il farsi della monografia è un
“sistemarsi durante”: riferire al gruppo i racconti, i problemi, le conquiste
di una situazione relazionale che ha diversi obiettivi incrociati fra loro
(cognitivi, di convivenza ecc.; la loro distinzione è spesso di comodo, per
Fr
166
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
sotto la regia dello stesso coordinatore pedagogico, che descrivono il percor-
el
so di un singolo bambino disabile dal nido d’infanzia fino ai primi anni del-
la scuola primaria. Dietro a queste documentazioni c’è un’idea in nuce molto
simile a quella di “progetto di vita”. In questi progetti si vede come l’alunno
ng
con disabilità viene descritto e pensato non solo in quanto alunno, ma come
appartenente a contesti diversi dalla scuola (non ristretti alla sola famiglia) e
soprattutto come persona che può crescere, che può, nei suoi limiti, diventa-
re adulto. Per questa ragione questi progetti nella tabella 3 sono stati deno-
minati come “progetto di vita”. Si sono classificate, invece, come “progetto
A
interistituzionale” tutte quelle documentazioni che raccontano esperienze e
attività volte a condurre il bambino disabile verso altre istituzioni. Leggendo
co
13. I dati quantitativi relativi alla presenza di bambini disabili integrati nelle scuole
dell’infanzia e nei nidi sono stati individuati grazie all’aiuto del personale tecnico-pedago-
167
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
Sindromi da alterazione globale dello sviluppo 5 6%
el
psicologico (F 84 - 89)14
Non reperibile 7 8%
Disturbi evolutivi della funzione motoria (F 82) 8 9%
Disturbi evolutivi specifici misti (F 83)
Disturbi della sfera emozionale con esordio
caratteristico dell’infanzia (F 93)
Deficit uditivo totale o parziale (H 60 - 95)
Malformazioni e sindromi genetiche (Q)
A
15
ng 8
9
13
16
9%
10%
14%
18%
Disturbi neurologici16 18 20%
Totale 90 100%
co
141516
gico e, in particolare, del dott. Gabriele Ventura, che è stato, dal 2002 al 2013, direttore e
coordinatore cittadino delle scuole dell’Infanzia del Comune di Bologna.
14. In cui hanno una forte prevalenza i disturbi dello spettro autistico (F 84).
15. Alcune patologie incontrate: epidermolisi bollosa, sindromi di Bourneville, di
Down, di Joubert, di Turner e di Wolfe.
16. Tra i disturbi di natura neurologica si sono riscontrati casi come la encefalopatia
epilettica e diversi tipi di paralisi celebrali.
168
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
el
La sezione in cui è presente il bambino con deficit 80% 2% 18%
è costituita da un numero inferiore di bambini
Ogni bambino cresce in termini di 80% 2% 18%
autoconsapevolezza, autoregolazione e sviluppo
emozionale
La scuola e gli enti del territorio sostengono
l’inclusione e lo sviluppo reciproco ng
Il personale condivide le proprie idee sulle attività
scolastiche regolarmente (almeno ogni due mesi)
A 77%
72%
4%
3%
19%
25%
169
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
del dato risulta alta. Questo potrebbe essere dovuto non tanto al fatto che
ci sia stato o meno un reale coinvolgimento della famiglia al progetto, ma
con molta probabilità che chi ha documentato ha scelto e ritenuto significa-
tivo sottolineare altri aspetti dell’esperienza. Tra gli indicatori che eviden-
ziano un risultato negativo, vi è quello relativo al vedere “i bambini come
soggetti attivi nella realizzazione del progetto” (34% dei casi) La didattica
attiva, a fondamento della didattica speciale per l’inclusione, necessita an-
cora attualmente di una specifica formazione degli insegnanti.
i
Le documentazioni educative relative all’integrazione dei bambini disa-
el
bili nei servizi 0-3 del Comune di Bologna oggetto di studio sono state 9.
Seguendo la stessa descrizione fatta per il materiale documentario esami-
nato nel paragrafo precedente, i documenti analizzati presentano le seguen-
ti caratteristiche:
ng
–– Numero progetti per decade: 1 caso nella decade che va dal 1980 al
1990, 2 nella decade che va dal 1990 al 2000, 4 nella decade che va dal
2000 al 2010 e 2 dal 2010 ad oggi. Dato da segnalare è che quasi la me-
A
tà della documentazione è stata prodotta negli anni Duemila.
–– Tipo di progetto17: dei 9 casi presi in esame 3 sono progetti interistitu-
zionali, 1 è un progetto di vita, 5 sono relazioni relative a un anno di
co
17. Il numero dei documenti non corrisponde al numero reale dei casi analizzati ma è
maggiore. Questo è dovuto al fatto che un documento non appartiene a una sola di queste
categorie documentarie ma a più d’una di esse.
18. Si tratta di un bambino con sindrome autistica.
19. Entrambi i bambini sono con sindrome di Down.
170
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
disabile sono stati attuati con risultati positivi nella maggioranza dei
el
casi;
–– i servizi e tutti gli altri attori esterni coinvolti nel percorso evolutivo
dell’alunno disabile hanno collaborato e lavorato insieme al suo proces-
so d’integrazione;
ng
–– i bambini sono stati soggetti attivi nella costruzione del progetto, cre-
scendo tutti da un punto di vista emotivo e relazionale.
Come esempio di buona prassi, si descrive un progetto educativo attuato
in un nido del Comune di Bologna.
A
“Suoni, colori ed emozioni”
co
20. Cfr.: Serra P. (2005), Suoni colori ed emozioni, Bologna (Scheda Gred, Centro
Ri.E.Sco).
171
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
le proprie emozioni e di avere una maggiore comprensione di se stessi e
el
dell’ambiente circostante. Una crescita co-evolutiva confermata e condivisa
dalle famiglie, le quali sono state coinvolte durante la presentazione del
progetto anche tramite la visione di filmati. Questa esperienza ha inoltre
ng
consentito alle famiglie di approfondire la conoscenza tra di loro e, in par-
ticolare, ai genitori del bambino con Sindrome Down di sentirsi maggior-
mente accolti all’interno della comunità a cui appartengono.
A
5. Un ulteriore approfondimento
co
21. Ciò è avvenuto in particolare in occasione del seminario organizzato per la presen-
tazione del libro “Incontrare e Ribaltare” e con un altro nido della provincia.
22. Lo strumento è leggermente differente nei due servizi. Nel nido è chiamato Qua-
derno del percorso educativo al nido e nella scuola dell’infanzia Registro personalizzato
del percorso educativo e didattico. All’interno del quadernone viene inserita tutta la do-
cumentazione che riguarda il bambino: i dati personali, l’organizzazione del servizio edu-
cativo, la diagnosi funzionale, i verbali dei colloqui con la famiglia e i gruppi operativi, le
osservazioni, le verifiche ecc.
172
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
successivamente frequentato corsi di aggiornamento e di formazione spe-
el
cifici, per molti/e la formazione iniziale è carente, fragile, come testimonia
Paola Vassuri23: «Le difficoltà ci sono sempre; l’integrazione contiene una
sfida perenne, perché richiede studio, attenzione e il turn over del persona-
ng
le sottolinea l’esigenza della ricorsività dell’argomento. Circa il 50% degli
educatori attualmente in servizio conosce poco dell’origine della scuola
dell’infanzia. La trasmissione della professionalità non è facile e non è av-
venuta dopo la fase pionieristica, di grande passione, che si è svolta tra gli
anni ’60 e metà degli anni ’90. La popolazione lavorativa che entra negli
A
anni ’90 non è stata contagiata dall’esperienza precedente dei servizi, ca-
ratterizzata dal contributo di Bruno Ciari, di Andrea Canevaro, …, né esce
co
23. Paola Vassuri è stata fino al 2018, per 42 anni, responsabile dei Servizi dell’Infan-
zia del Comune di Bologna.
173
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
sione con la programmazione educativa dell’intera sezione, ma non sempre
el
vi è un’assunzione di corresponsabilità collegiale e la realizzazione della
programmazione in intersezione.
Nei servizi nido, un’analisi24 dei Piani educativi individualizzati (PEI)
ng
elaborati nell’anno scolastico 2016-17 ha evidenziato chiaramente come
l’individualizzazione dei processi di apprendimento, unita all’attenzione al
contesto generale e a una visione dei servizi per l’infanzia come comunità
educative, consente di promuovere la crescita armonica di ogni bambino,
con o senza deficit, e il rispetto delle proprie e altrui differenze e similari-
A
tà, garantendone in modo efficace l’integrazione/inclusione.
Il bambino con deficit sembra ben accolto da parte dei compagni e
co
24. Il lavoro di ricerca ha previsto due fasi: nella prima, i 24 coordinatori pedagogici
del Comune di Bologna hanno individuato 15 documenti, tra i 91 piani educativi indivi-
dualizzati elaborati per ogni bambino con disabilità nell’anno accademico 2016/17, ritenuti
i più rappresentativi di un modo comune di operare negli asili situati nei vari quartieri
della città. Nella seconda fase questi 15 documenti sono stati analizzati insieme a Elena
Malaguti e a Patrizia Sandri, docenti di Pedagogia speciale del Dipartimento di Scienze
dell’educazione. Tra i 91 bambini con disabilità, il 64% sono maschi, il 36% femmine; il
76% sono bambini con disabilità di nazionalità italiana, il restante 24% proviene da di-
versi paesi europei e non europei, principalmente dal Bangladesh (45,5%) e dal Marocco
(31,8%).
174
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
inclusione, che deve essere costantemente alimentata. Occorre continuare a
el
investire con forte intenzionalità pedagogica ed educativa, facendo sì che la
cultura dell’inclusione sia messa a fondamento di ogni professionalità coin-
volta nel gruppo di lavoro e si concretizzi in scelte e in azioni chiaramente
ng
valutabili. Si tratta quindi di continuare a promuovere:
–– una capillare “formazione in situazione”, che risponda ai bisogni spe-
cifici di ogni contesto educativo. Solo mediante una ricerca/azione/
formazione sarà possibile diffondere uno sguardo inclusivo anche tra i
professionisti stessi e quindi praticare il co-teaching e il sostegno dif-
A
fuso, evitando processi di delega e qualsiasi forma di esclusione sia del
bambino con disabilità sia di colui che viene percepito come “suo” edu-
co
ri/insegnanti.
Bibliografia
Fr
175
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
i
Canevaro A. (1999), Pedagogia speciale. La riduzione dell’handicap, Mondadori,
el
Milano.
Canevaro A. e Ianes D., a cura di (2001), Buone prassi di integrazione scolastica.
20 realizzazioni efficaci, Erickson, Trento.
ng
Canevaro A. e Ianes D. (2008), L’integrazione scolastica: Tendenze, strategie
operative e 100 buone prassi, Erickson, Trento.
Canevaro A. e Ianes D., a cura di (2015), Buone prassi di integrazione e
inclusione scolastica. 20 realizzazioni efficaci (nuova edizione aggiornata),
Erickson, Trento.
A
Cavallini S. e Mei S., a cura di (2012), Disabili figli di migranti nei servizi
educativi e nella scuola. Anno scolastico 2011-2012, Centro Risorse Educative
e scolastiche Ri.E.Sco - Laboratorio di Documentazione e Formazione -
co
176
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
ISBN 9788891789327
Sitografia
Comune di Bologna (2014), Educazione e scuola: il progetto del comune di
Bologna nella prospettiva 0-6. Dal manifesto pedagogico alle linee guida
per le carte dei servizi all’infanzia. Il documento è disponibile al sito: http://
i
iesbologna.it/wp-content/uploads/2015/09/Manifesto-e-linee-guida.pdf (ultima
el
visualizzazione 4 maggio 2019).
A ng
co
an
Fr
177
Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.