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Opere:
• Ideografia, un linguaggio formalizzato del pensiero poco costruito sul modello
dell'aritmetica (1879) [a]
• I fondamenti dell'aritmetica (1884) [b]
• I principi dell'aritmetica (1893) [b]
• Funzione e concetto (1891) [c]
• Significato e riferimento ( 1892) [c]
[a] Opera che getta le basi della logica formale con l'obiettivo di costruire un linguaggio artificiale
privo delle ambiguità del linguaggio ordinario e in cui sia possibile tradurre le procedure del
pensiero puro e del ragionamento sotteso alle scienze esatte.
Numeri come concetti logici, non empirici né intuitivi.
Ideografia = scrittura concettuale che mette in luce attraverso il simbolismo le strutture del
ragionamento e del linguaggio facendo uso del concetto di funzione f(x) → relazione univoca a
destra che associa in un unico modo un determinato elemento del dominio ad uno specifico
elemento del codominio.
L'enunciato è una funzione espressa dal predicato, avente come argomento il soggetto e come
significato il valore di verità dell'enunciato stesso (V o F) → es. “alcuni uomini sono biondi” = B(x)
2 quantificatori : - universale → tutti
- esistenziale → alcuni
Le leggi logiche sono un calcolo che obbedisce a un limitato insieme di assiomi ed è governato da
determinate regole di inferenza. Elementi linguistici e connettivi logici sono resi tramite simboli.
[c] Sviluppo delle implicazioni ontologiche delle tesi logiche già esposte.
Una funzione assume valore solo rispetto ai suoi argomenti, altrimenti sarebbe insensata (es. “tutti
gli x sono biondi” non è né V né F; assume valore solo quando si completa con un argomento, tipo
x=gli uomini). Oltre alle funzioni vi sono i concetti, ovvero funzioni sempre sature che possiedono
un valore di verità determinato. I concetti a più argomenti sono detti relazioni (es. x è figlio di y).
Distinzione tra:
– significato/senso: modo in cui l'entità viene designata (es. allievo di Platone, maestro di A.
Magno)
– riferimento: entità designata (es. Aristotele)
! diversi significati possono avere lo stesso riferimento;
! termini ed enunciati possono avere un senso anche se non hanno riferimento (es. l'ippogrifo);
tuttavia questi non sono né V né F perchè non è possibile operare un confronto con la realtà.
[b] Teoria della conoscenza → punto di partenza della conoscenza è l'esperienza individuale;
tuttavia la conoscenza non si riduce a tale dominio. L'esperienza non è un metodo di verifica (→
critica al neopositivismo). Esistono proposizioni dette giudizi di percezione che non hanno alcun
metodo di verifica e che costituiscono la verifica di tutte le altre proposizioni empiriche.
L'esperienza è la sfera della conoscenza diretta (aquaitance) → oggetti di esperienza diretta non
sono gli oggetti ma i dati sensibili, i dati dell'introspezione, i dati della memoria e gli universali.
Oltre alla conoscenza immediata, vi è la conoscenza per descrizione → conosciamo la descrizione
che si applica all'oggetto; è riducibile alla conoscenza diretta sulla base del principio secondo cui
ogni proposizione deve essere composta interamente da costituenti dei quali abbiamo conoscenza
immediata.
! Pur essendo la percezione individuale, è possibile per due soggetti inferire una cosa fisica per la
“quasi pubblicità” di molte sensazioni.
[c] Etica → punto di partenza è l'esperienza individuale e privata, esperienza costituita dal
desiderio. Le proposizioni dell'etica sono espressioni di desideri, non enunciati dichiarativi veri o
falsi. Ciò che viene desiderato è tuttavia universale → universalizzabilità dei desideri (vorremmo
che il nostro desiderio fosse il desiderio di tutti).
Le regole morali servono per realizzare i desideri ed eventualmente per disciplinarli o modificarli in
modo da limitare il più possibile le occasioni di conflitto tra gli uomini.
! Non esistono valori assoluti, non vi è nessuna colpa o peccato: i conflitti tra religione e scienza
non fanno altro che mostrare, per Russell, la falsità della religione.
Un'etica fondata sulla scienza rischia di cadere nel dogmatismo → se la scienza viene usata come
strumento di potere si rischia di porre la società davanti all'individuo e di far soffrire gli uomini per
il bene pubblico.
Esponenti:
– Circolo di Vienna → cenacolo di filosofi e intellettuali che si incontrarono periodicamente a
Vienna tra il 1907 e il 1914 e negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra
mondiale, il cui manifesto “La concezione scientifica del mondo” venne pubblicato nel
1929. Tra i filosofi principali troviamo: Hans Hahn, Otto Neurath, Moritz Schlick, Rudolf
Carnap, Kurt Godel. I tratti caratteristici di questa corrente di pensiero sono:
a) unificazione della scienza come obiettivo principale;
b) enfasi posta sul lavoro collettivo;
c) analisi logica come metodo;
d) distruzione della metafisica;
e) sviluppo di linguaggi formali;
f) rigetto di ogni apriorismo a favore di una concezione empiristica.
– Circolo di Berlino: si costituì nel 1927 con il nome di “Società di filosofia empirica”
intorno a Hans Reichenback, Richard Von Mises, Carl Gustav Hempel. Iniziò a collaborare
con il circolo di Vienna alla fine degli anni Venti. Molti degli esponenti del neopositivismo
si trasferirono negli USA durante il nazismo; a Chigago nel 1938, sotto la loro direzione, si
iniziò a pubblicare l' “Enciclopedia internazionale della scienza unificata”.
Dottrine:
– criterio di significanza di una proposizione è la sua verifica empirica;
– la scienza è l'attività conoscitiva per eccellenza poiché basata sulla verifica;
– le proposizioni della metafisica sono senza senso;
– metafisica, etica e religione non forniscono conoscenze;
– gli enunciati significanti possono essere di 2 tipi: a)enunciati concernenti relazioni tra idee
(es. quelli della matematica) → sono tautologie; b)enunciati concernenti i fatti (es. quelli
della fisica) → sono V solo se confermati dall'esperienza;
– la filosofia non è una scienza ma un'attività chiarificatrice che ha come compito quello di
analizzare il linguaggio della scienza;
– la scienza è una sola → visione unificata del sapere che si fonda su un'ipotesi monistica dal
punto di vista ontologico ed epistemologico;
– il discorso scientifico è esclusivamente logico e formale.
[a] 1a fase → Formulazione del sistema di concetti (o oggetti) costitutivi della scienza, mostrando
il modo in cui sono logicamente costruiti a partire da elementi originari → questi ultimi sono le
esperienze vissute elementari. Da queste ci si muove, attraverso il sistema logico, poi, verso il
campo psichico, il campo fisico e quello spirituale.
Proposta di condurre l'analisi filosofica attraverso un linguaggio formalizzato → immagine della
“mappa ferroviaria”. Presupposti dell'opera sono:
– fiducia nella possibilità di riportare gli oggetti psichici a oggetti fisici;
– intento di sostituire lo studio degli oggetti con lo studio della relazioni.
Opera di riduzionismo e di eliminazione del dualismo tra scienze naturali e spirituali.
[b] Linguaggio = vocabolario (parole) + sintassi (regole di costruzione).
Se non si tiene conto di ciò, si possono formare 2 tipi di pseudo-proposizioni:
1) proposizioni in cui sono presenti parole senza significato (es. principio, Dio,...)
2) proposizioni che non seguono le regole della sintassi
Tali pseudo-proposizioni si incontrano in metafisica (antica e contemporanea) → “i metafisici sono
musicisti senza talento musicale”; la metafisica non è scienza, è una sorta di atteggiamento della
persona verso la vita.
[c] Linguaggio come un contesto, un sistema, di relazioni; tale sistema di relazioni ha tuttavia
carattere arbitrario e convenzionale.
Studio delle regole formali valide per un certo linguaggio, a prescindere dal significato delle parole
e degli enunciati → tale studio è possibile solo parlando di un linguaggio (linguaggio-oggetto)
attraverso un altro linguaggio (metalinguaggio).
Principio di tolleranza: esprime la tesi della relatività e della molteplicità dei linguaggi → “in
logica non c'è morale”; ogni linguaggio ha regole (sintattiche) sue, non c'è un linguaggio
privilegiato né regole valide per qualsiasi linguaggio; il linguaggio parla di parole, non di cose.
[f] 4a fase → abbandono della convinzione che tutti gli enunciati possano essere trattati in forma
sintattica; si recupera quindi l'esigenza di rapportare il linguaggio ai fatti di cui parla.
Distinzione nell'ontologia tra:
– questioni interne: si chiedono quali entità esistono all'interno di una certa teoria e sono
questioni teoretiche;
– questioni esterne: si chiedono se quelle entità esistono davvero indipendentemente dalla
teoria e sono questioni pragmatiche.
Accettazione dei termini teorici (termini di cui la scienza non può fare a meno, ma che non si
riferiscono ad entità osservabili) → è sufficiente per accettarli che essi siano connessi, tramite un
sistema di regole, a elementi osservabili e che la teoria nel suo complesso abbia dei punti di contatto
con l'esperienza. La teoria viene così a comprendere un linguaggio osservativo e un linguaggio
teorico.
Popper e Einstain → la fisica di Einstein ha influenzato il pensiero di Popper e sta alla base dei
punti fondamentali della sua teoria, ovvero il falsificazionismo e il fallibilismo delle teorie
scientifiche.
[a]
Epistemologia → ricerca di un criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza che Popper
individua nel criterio di falsificabilità: una teoria è scientifica nella misura in cui può venir
smentita dall'esperienza; più numerosi sono i falsificatori potenziali che possono smentire una
teoria, più il suo contenuto appare scientifico ed empirico.
VS verificazionismo: Popper sostiene che quest'ultimo non sia altro che un'utopia dal momento che
è mai possibile conoscere tutti i casi di un determinato fenomeno → miliardi di conferme non
rendono certa una teoria, ma basta un solo fatto negativo per confutarla. La scienza non è il mondo
delle verità certe e verificate, ma l'universo delle ipotesi che non sono ancora state falsificate.
Critica all'induzione: impotenza strutturale dell'induzione nel giustificare le teorie (vedi vicenda
del tacchino induttivista di Russell).
Asserzioni base: sono enunciati elementari che risultano intersoggettivamente controllabili e
sull'accettazione dei quali c'è un accordo di fondo tra gli osservatori scientifici (es. “nel luogo X c'è
un Y); il loro valore dipende pertanto dalla decisione dei ricercatori che sono d'accordo nell'usarle
come mezzo di controllo delle teorie in un certo periodo storico. Tali asserzioni possono tuttavia
essere messe sempre in discussione → da ciò l'immagine della scienza come una costruzione
precaria eretta su fragili palafitte ( = la base empirica del sapere risulta priva di qualsiasi
assolutezza). Le asserzioni base non fungono da base del sapere scientifico in senso né logico né
cronologico , ma solo in senso metodologico: 1) servono per stabilire il carattere empirico delle
teorie; 2) sono il punto di partenza del meccanismo di controllo di una teoria.
Attenzione!
– pur non potendo essere verificate le teorie possono essere “corroborate” → un'ipotesi teorica
viene corroborata quando supera il confronto con un'esperienza falsificante; la
corroborazione non è comunque un indice di verità, quanto invece uno strumento
temporaneo per stabilire la preferenza tra teorie rivali;
– dal punto di vista metodologico nessuna smentita è certa e definitiva (anche le falsificazioni
sono falsificabili);
– una teoria confutata dall'esperienza non è immediatamente espulsa dal corpo della scienza
ma viene mantenuta fintanto che non si abbia una teoria migliore; da ciò il modello
pluriteorico incentrato sul confronto tra teorie rivali e l'esperienza.
Metodo → “Non c'è alcun metodo per scoprire una teoria scientifica” = le teorie sono l'esito di
congetture audaci e intuizioni creative e possono avere origine extra-scientifica.
Distinzione tra il contesto della scoperta (origine) e contesto della giustificazione (validità delle
teorie). Non c'è un metodo per trovare le teorie, ma ce n'è uno che le controlla. Tale metodo è detto
“per congetture e confutazioni” e consiste nel rispondere ad un problema mediante un'ipotesi che
deve venir sottoposta al vaglio critico dell'esperienza.
Valorizzazione dell'errore il quale è parte integrante del sapere scientifica → la scienza non è
episteme ma doxa.
Il pensiero di Popper è una sintesi di razionalismo ed empirismo: dal primo prende l'orientamento
logico-deduttivistico, dal secondo l'idea che solo l'esperienza può aiutare a decidere in merito alla
validità di un'ipotesi.
Rifiuto dell'osservazionismo: non può essere che lo scienziato osservi il mondo senza preconcetti; la
mente non è una tabula rasa, ma un faro che illumina ossia un deposito di ipotesi alla luce delle
quali percepiamo la realtà. Nell'accostarci ai fatti siamo sempre impregnati di teoria (theory laden).
! Tali schemi mentali sono solo apparentemente simili a quelli kantiani: Kant li concepiva a priori,
come universalmente validi, Popper li considera come sempre falsificabili.
Fallibilismo → la scienza non ha a che fare con la verità ma con congetture. Rifiuto del
giustificazionismo e del fondazionalismo perchè:
– il nostro sapere è incerto e problematico;
– la scienza è fallibile e autocorregibile;
– la verità non viene mai raggiunta → riferimento al “so di non sapere” socratico.
La verità rimane un mero ideale regolativo; l'obiettivo è quello di formulare teorie sempre più
verosimili, sempre più vicine all'ideale descrizione del mondo. Non esiste una legge necessaria di
progresso nella scienza; tuttavia si può dire che le teorie scientifiche siano preferibili rispetto a
quelle che non lo sono; poi va operato un confronto tra quelle scientifiche per valutare quale sia più
vicina alla realtà.
! due teorie sono confrontabili se affrontano e offrono soluzioni per gli stessi problemi.
Verità intesa come corrispondenza tra proposizioni e fatti. Quella di Popper è una posizione realista.
[b]
Dottrine politiche → critica allo storicismo, definito come “filosofia oracolare”, posizione che
pretende di cogliere un senso globale oggettivo della storia, una sorta di destino cui gli individui
dovrebbero uniformarsi.
– non esiste per Popper un senso della storia precostituito rispetto alle decisioni umane;
– la pretesa olistica dello storicismo è insensata; non possiamo conoscere tutto, ma solo aspetti
parziali del mondo;
– confusione tra leggi e tendenze: una previsione scientifica deve fondarsi su leggi;
– porta con sé un'utopia totalitaria che produce asservimento e sofferenza per gli uomini e una
sorta di fanatismo politico.
Dottrina della democrazia → la democrazia (sistema che si oppone solo alla tirannide) non
riguarda tanti chi governa, ma il come i governanti governano: a caratterizzare la democrazia è la
possibilità di controllare i governanti attraverso delle istituzione e la possibilità di destituirli quando
sono recano danno.
La difesa della democrazia passa, per Popper, attraverso la critica dell'atteggiamento
rivoluzionario → la mentalità rivoluzionaria nasce da un'utopia di perfezione e armonia e non può
fare a meno di generare violenza. A questo Popper oppone il metodo riformista e gradualista, una
“tecnologia sociale a spizzico” fondata su interventi graduali e limitati.