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N. 3
maggio
NOTIZIARIO INTERNO DELLA CONGREGAZIONE DI SAN GIUSEPPE 2016
GIUSEPPINI DEL MURIALDO
SOMMARIO
Documenti 82
“In tuttI I mIeI annI la mIserIcordIa…”, circ. n. 51, p. Mario Aldegani 82
UnA ben UnitA fAMigliA, documento conclusivo Conferenza interprovinciale 2016 86
iii SeMinArio PedAgogiCo internAzionAle dellA fdM, Sintesi finale 92
Testimonianze e studi 95
Accenti giuseppini sulla pastorale, Vincenzo molinaro 95
Sintesi dei lavori del seminario su San giuseppe, tullio locatelli 98
Passione per dio, passione per gli uomini, marco d’amaro 102
Misericórdia: expressão apaixonada do amor de deus, Geraldo Boniatti 104
Cronaca 107
Cronaca del padre generale e del consiglio (nov. 2015-mag. 2016) 107
Cronaca dalle province e dalle comunità 110
DOCUMENTI
IL PADRE GENERALE
Cari confratelli,
il Murialdo è un santo della Misericordia: essa è al centro della sua spiritualità e della sua
santità.
Benedetto XVI nell’udienza del 26 aprile 2010, cui era presente una grande rappresentanza
della Famiglia del Murialdo, ha detto: “Mi piace sottolineare che il nucleo centrale della
spiritualità del Murialdo è la convinzione dell’amore misericordioso di Dio: un Padre sem-
pre buono, paziente e misericordioso, che rivela la grandezza e l’immensità della miseri-
cordia con il perdono. Egli si considerò sempre un uomo graziato da Dio misericordioso”.
Con l’indizione dell’anno giubilare della Misericordia penso che Papa Francesco
ha fatto centro nel cuore della Chiesa e nel cuore del mondo!
Misericordia è ciò di cui il mondo e i cuori hanno bisogno oggi!
Perché abbiamo bisogno di sentirci amati e che qualcuno ce lo dica;
perché viviamo spesso nella insoddisfazione e nell’inquietudine: non siamo con-
tenti di noi stessi, abbiamo paura di non piacere agli altri, viviamo spesso sotto stress, sotto
ansia da prestazione, in un mondo dove tutto si compra e tutto si vende.
Tutto questo pesa sulla nostra vita e nelle nostre relazioni.
Nella grande onda della misericordia, le cose sono molto diverse: la misericordia è
dono ed è gratis.
A noi spesso manca proprio il senso della gratuità, da cui sgorga la gratitudine!
La misericordia è liberante: libera le relazioni dal gioco del “do ut des” e ci pone
nel flusso della gratuità reciproca.
Andrea Tornielli in Il nome di Dio è misericordia, il libro-intervista realizzato con
Papa Francesco, scrive: “Viviamo in un mondo e in una società che ci abitua sempre meno a
riconoscere le nostre responsabilità e a farcene carico: a sbagliare, infatti, sono sempre gli
altri. Gli immorali sono sempre gli altri, le colpe sono sempre di qualcun altro, mai nostre.
C’è un’immagine bellissima che usa il Papa nell’intervista a Tornielli: “La miseri-
cordia è come il cielo: noi guardiamo il cielo, tante stelle, ma quando viene il sole, al mat-
tino con tanta luce, le stelle non si vedono. Così è la misericordia di Dio: una grande luce
di amore, di tenerezza, perché Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza!” (p.
12). E ancora a pag. 97: “La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, nessuno
può porre limiti all’amore di Dio che perdona. Se soltanto guardiamo a lui, se alziamo lo
sguardo ripiegato sul nostro io e sulle nostre ferite, e lasciamo almeno uno spiraglio al-
l’azione della sua grazia. Penso al miracolo delle nozze di Cana: Gesù trasforma in vino
l’acqua delle giare che servivano per la purificazione rituale, per lavarsi dalle proprie spor-
cizie spirituali… compie un miracolo con ciò che a noi appare impuro…”.
Il tema della misericordia è centrale nella esperienza di Dio di San Leonardo Mu-
rialdo e nel suo cammino di fede e di santità.
Nei suoi scritti il Murialdo ci ha lasciato pensieri bellissimi sul tema. Li troviamo nella “An-
tologia delle fonti carismatiche” (volume I, p. 66-67):
“Dio è più buono e misericordioso di quanto pensiamo, infinitamente più buono”.
“Chi mai potrà dubitare della bontà e della misericordia di Dio?”.
“Dobbiamo confidare nella misericordia divina e abbandonarci fiduciosi nelle
braccia paterne di un Dio sovranamente buono e misericordioso”.
“In tutti i miei anni la misericordia di Dio mi lasciò un istante?”.
“La parabola del figliol prodigo è un’invenzione di Gesù Cristo ed è una fotografia
del cuore di Dio. E’ di fede che se io faccio un passo verso Dio, Egli mi viene incontro, mi
accoglie, dimentica tutto e mi fa tante feste da fare invidia”.
“Tutti forse siamo stati figli prodighi, lontani dal Padre, o per i peccati o per la
tiepidezza. Al nostro primo passo per ritornare al Signore, Egli ci corre incontro con le sue
grazie, ci abbraccia e ci dà il bacio di pace”.
No, mai. É lì, lo vede da lontano, lo stava aspettando ogni giorno, ogni momento:
è sempre stato nel suo cuore come figlio, anche se lo aveva lasciato, anche se aveva sper-
perato tutto il patrimonio, cioè la sua libertà; il Padre con pazienza e amore, con speranza
e misericordia non aveva smesso un attimo di pensare a lui, e appena lo vede ancora lontano
gli corre incontro e lo abbraccia con tenerezza, la tenerezza di Dio, senza una parola di
rimprovero: è tornato!
E quella è la gioia del padre. In quell’abbraccio al figlio c’è tutta questa gioia: è
tornato!”.
le sofferenze, le miserie, gli errori, la solitudine, l'angoscia, le pene degli uomini nostri fra-
telli. E sentiremo l'urgenza di aiutarli nei loro bisogni e di parlare loro di Dio, perché impa-
rino a conoscerlo come Padre e a vivere da figli.
La misericordia è la via maestra della Chiesa che, come Giovanni, pone il capo sul
cuore del suo maestro e ha lo stesso battito del Suo Cuore.
E’ la via indicata dal Papa Francesco, che ci chiede di entrare con compassione nelle
notti di tanti nostri fratelli e di ravvivare in essi la luce di Cristo, fosse pure una piccola
fiammella vacillante… perché la Verità che ci dà la Vita non è sempre la luce potente di un
faro che illumina la notte e da lontano indica il cammino, a volte è una fiaccola che illumina
anche per pochi metri il passo di chi cammina nel buio.
Ci conceda la misericordia di Dio di crescere ogni giorno verso la pienezza della
nostra umanità nell’Amore, conquistando lo sguardo di Dio sulla vita, sugli altri, sul mondo,
su noi stessi: uno sguardo benevolente e fiducioso, uno sguardo sereno e comunque sempre
rasserenato dall’incontro con Cristo: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera
di quelli che si incontrano con Gesù” (EG1).
PRESENTAZIONE
Cari confratelli,
la conferenza interprovinciale 2016 è cominciata a Torino con la partecipazione al III
Seminario Pedagogico Internazionale e alla conclusione della Festa del Carisma della pro-
vincia italiana, che hanno avuto il loro momento finale nella celebrazione alla Chiesa della
Salute, presso l’urna del Murialdo, il 25 aprile.
Tanti religiosi, Murialdine e laici presenti hanno detto: “Che bel momento di famiglia:
la nostra famiglia carismatica, la Famiglia di San Leonardo!”.
Questo momento ci ha incoraggiato e animato a vivere poi i giorni del nostro lavoro in
casa generalizia, dal 26 al 30 aprile, in spirito di comunione e di famiglia.
E’ stato un momento di “ben unita famiglia” raccogliere le riflessioni di tutte le province
sul tema “Voglia di fare comunità” e rilevare ciò che il papa, in Amoris Laetitia, ha eviden-
ziato a proposito della famiglia: che nonostante tante difficoltà e problemi è vivo il “desi-
derio di famiglia”, di comunità in mezzo a noi. Siamo invitati a viverlo nella prospettiva di
una comunità aperta, in uscita, nell’incontro e in comunione con la Famiglia del Murialdo,
con i giovani, con i poveri.
E’ stato un momento di “ben unita famiglia” condividere il cammino e i risultati delle
assemblee triennali, che sono state celebrate qualche mese fa in tutte le realtà territoriali.
E’ stato un momento di “ben unita famiglia” fare il punto sul cammino di costruzione e
consolidamento della Famiglia del Murialdo, nella quale ci riconosciamo.
E’ stato un momento di “ben unita famiglia” approfondire i contenuti e il senso di una
“economia di comunione” e confrontarci su un primo tentativo di bilancio consolidato di
congregazione, per rafforzare il senso della nostra unità e interdipendenza.
E’ stato un momento di “ben unita famiglia” verificare le forme dell’impegno della nostra
congregazione nella formazione dei giovani confratelli: sono 127 in questo momento, una
grande benedizione e una grande responsabilità.
E’ stato un momento di “ben unita famiglia” incontrarci con il consiglio generale delle
nostre sorelle Murialdine e parlare insieme dei nostri prossimi capitoli generali, della fami-
glia carismatica, di come prepararci a vivere con grazia la prevista beatificazione del P. Gio-
vanni Schiavo, con ogni probabilità nel 2017. Insieme abbiamo celebrato il Giubileo della
Misericordia e attraversato la porta santa come porta della speranza e dell’impegno alla fe-
deltà creativa al nostro carisma e ad una sempre più profonda e concreta comunione tra le
nostre famiglie religiose.
Vi abbiamo portato nel cuore e nella preghiera, anche riconoscendo le nostre fragilità e
peccati, nella fiducia che anche la debolezza può diventare forza, quando si affida e si con-
segna a Colui che è il nostro sostegno, il nostro cammino e la nostra gioia.
Vi salutiamo con affetto.
VOGLIA DI COMUNITA’
1 Riteniamo che l’iniziativa di verificare la “voglia di comunità”, alla luce del n. 35 del
CG XXII, è stata un’occasione opportuna per accompagnare le comunità e i confratelli
sul cammino di rinnovamento indicato dallo stesso capitolo generale.
2 Ci riconosciamo nella sintesi presentata, che può costituire per le comunità un aiuto a
continuare la riflessione. Viene espresso un chiaro bisogno di fare comunità, perché
essa è percepita importante per la nostra vita religiosa. Occorre “aprire le parole” per
8 Prendiamo atto del lavoro fatto dalla Commissione Internazionale di Pastorale (es.: la
F@D, il documento per la pastorale giuseppina, i quattro volumi di riflessione su “La
Pedagogia dell’Amore – Educazione del Cuore”, il III seminario pedagogico). Resta
l’impegno di dare più attenzione alla pastorale giuseppina nelle parrocchie.
ECONOMIA DI COMUNIONE
20 Crediamo che l’unitarietà nella formazione sia un valore anche nel contesto delle attuali
sperimentazioni sui percorsi formativi nelle singole province, ed in particolare sulla
collocazione dell’esperienza del tirocinio secondo la Racc. 16 del CG XXII, e nella
conseguente flessibilità nei percorsi formativi.
21 Condividiamo che l’unitarietà va perseguita sul criterio guida della personalizzazione
dei cammini formativi e dell’accompagnamento personale che consenta un discerni-
mento vocazionale in ogni tappa formativa.
22 Ribadiamo con forza che la nostra formazione è anzitutto alla vita religiosa giuseppina
garantendo un percorso formativo attento alla dimensione carismatica, pastorale e pe-
dagogica, nel contesto della FdM.
23 Ci impegniamo, in seguito all’attuale sperimentazione sui percorsi formativi, ancora
non conclusa, ad una verifica condivisa tra formatori e formandi alla fine del sessen-
nio.
24 Valorizziamo positivamente nel cammino dell’unitarietà della formazione, alcune espe-
rienze internazionali in atto: la formazione a distanza dei tirocinanti, il corso di prepa-
razione alla professione perpetua e la formazione dei formatori.
25 Alla luce della verifica sull’esperienza del semestre pastorale per i teologi dell’Istituto
“S. Pietro” di Viterbo, vediamo l’opportunità che siano le singole province, in collabo-
razione col consiglio generale e l’équipe formativa, ad organizzarlo garantendone gli
obiettivi specifici.
26 Abbiamo condiviso alcune riflessioni sulla realtà della FdM, in modo particolare sul
senso di sentirsi “famiglia carismatica”. Sulla proposta di dare una forma di organizza-
zione e di rappresentanza ai laici che fanno riferimento al carisma murialdino, siamo
rimasti dell’avviso che occorra continuare la riflessione, facendo partecipi sia le nostre
congregazioni sia i laici.
27 Guardando con gioia alla prevista beatificazione del venerabile P. Giovanni Schiavo,
forse a fine ottobre 2017, siamo stati informati del lavoro che le diverse commissioni
stando già realizzando in Brasile. Rimane per tutti il compito di animazione spirituale
e carismatica in vista di tale evento.
CALENDARIO
2017
Corso PPP (lingua inglese) Roma aprile
Conferenza Interprovinciale Città del Messico 5/10 giugno
Corso PPP (lingua italiana) Roma luglio
Incontro Giovani Sacerdoti Brasile data da definire
Beatificazione P. Schiavo Brasile data da definire
2018
XXIII CAPITOLO GENERALE Quito / Ecuador 2 - 23 giugno
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SINTESI FINALE
lismo enfatizza il fatto che bisogna farcela da soli e che bisogna conformarsi a degli standard
sociali e culturali. Talvolta la stessa educazione ecclesiale è vittima di questa logica. È ne-
cessario, invece, lasciar emergere una antropologia della fragilità e dei legami interperso-
nali.
8. Il documento: Educare nello stile del Buon Pastore – Orientamenti per la pastorale
giuseppina costituisce un ottimo strumento per tener vive le sensibilità educative mu-
rialdine, per costruire comunione e corresponsabilità e per interpretare le problematiche
educative, sociali e culturali di oggi. Esse possono essere accostate e studiate, in momenti
e percorsi formativi, da ottiche diverse: spirituale, carismatica, ecclesiale, antropologica,
ecc.
10. La misericordia è al cuore del nostro carisma e può dare ispirazione e prospettiva
alla nostra educazione. Essa è non solo il cuore della nostra esperienza spirituale ma può
essere chiave di interpretazione privilegiata della nostra azione educativa. Un bisogno di
misericordia è nel cuore di ogni giovane e anche di ciascuno di noi. È attesa di riconosci-
mento, di amore gratuito, di ricevere fiducia, di perdono e di stimolo e accompagnamento
della crescita. Intercettare questa attesa (e riconoscerla in noi) ci aiuta a dare un tono di po-
sitività alla nostra azione educativa e ci apre all'amore personale, gratuito, attuale e miseri-
cordioso di Dio.
Casa Generalizia, Roma, intervento per prevenire danni all’immobile per un totale di euro
15.000.
TESTIMONIANZE E STUDI
1) LA VITA
Il primo aspetto che mi sembra fondamentale nella vita di un giuseppino (e quindi anche di
un membro della Famiglia del Murialdo) è il contatto con la realtà. Cari fratelli che vi af-
facciate alla nostra famiglia religiosa, cari confratelli, cari collaboratori… credo sia essen-
ziale il rapporto vero e sincero con la vita reale, la passione e la condivisione delle gioie e
dei dolori del nostro tempo. La vita “pastorale” giuseppina innanzitutto è deve essere
“vita”, non qualcosa che “scimmiotta” la vita. Ogni accento pastorale sarà inutile e falsato
se non nasce e si basa sulla vita. Cioè se non è radicato su una vita religiosa fatta di “vita
vera”: che vuol dire fede, famiglia, lavoro, affetti, passioni, silenzi, distacchi…
La vita religiosa oggi è ampiamente fuorigioco se non è innanzitutto vita! Per questo il
primo aspetto importante della nostra pastorale è credo innanzitutto la nostra normalità, il
nostro essere gente che vive pienamente radicata nel proprio tempo, ne conosce limiti e
speranza, condivide angosce e sogna un futuro nuovo e diverso.
Il religioso giuseppino non è disincarnato, formale, nascosto dietro un ruolo, legato alle ru-
briche, con un alone di clericalismo che gli fa da aureola. E’ invece come sale dentro la
massa, come lievito dentro la pasta…. Certo non è omologato all’ambiente ma vi è piena-
mente dentro, lo appassiona! “Voi siete nel mondo ma non siete del mondo”, dice Gesù.
2) IL CARISMA SPIRITUALE
Portatori di una vita nuova. Credo che come Famiglia del Murialdo siamo chiamati a dif-
fondere questo particolare aspetto della vita spirituale: la fiducia nell’amore di Dio, la fi-
ducia in Lui come generatore di speranza, di semplicità, di umiltà. Un tesoro spirituale che
smette di far vivere una vita spirituale attenta al raggiungimento di “perfezionismi morali”,
di elevazione dell’individuo… e si decentra decisamente sulla vita comunionale, sulla vita
fraterna come segno e concretizzazione della condivisione della vita trinitaria.
L’eredità spirituale del Murialdo trova oggi un grande aggancio culturale nella riscoperta
attuale delle nuove forme di vita religiosa.
La confidenza nell’amore misericordioso di Dio e questa sincera passione per l’uomo,
ecco i due pilastri del Murialdo. Ecco due agganci culturali all’oggi davvero provvidenziali:
il primo generatore di “speranza” in un mondo triste, pessimista, spaesato, disilluso; il se-
condo generatore di una “vera e condivisa ricerca del buono, vero e bello per l’uomo, di
una vera umanizzazione dell’umano” in un tempo di smarrimento antropologico radicale e
destabilizzante!
E l’uomo si inizia a “costruire” da bambino, da ragazzo… ecco la predilezione per i più
piccoli, per i giovani… e soprattutto per i più sfortunati, i meno avvantaggiati, i più po-
veri… Il Murialdo ricordava spesso che i bambini sono il futuro della nostra società oggi.
E Dio lo si comincia a “costruire” lasciandosi trovare da Lui, come? Ecco la grande intui-
zione del Murialdo… E’ Dio che ci cerca, è Lui il protagonista di questa storia…: il primo
lavoro da fare è smantellare tutte le nostre visioni personali di Dio, tutte le costruzioni
religiose di cui ci siamo arricchiti per arrivare a fare “nudi” l’incontro col volto misericor-
dioso di Dio. Egli non è un padrone da soddisfare, a cui sottostare, egli è l’amore tenero, at-
tuale, personale, infinito, misericordioso che mi conosce per nome e mi chiama…
3) L’AGIRE APOSTOLICO
E’ innanzitutto pratico: il laico collaboratore, il giuseppino, la murialdina, ecc… “lavora
con le sue mani” e non è impacciato mentre passa da una conferenza ad una falegname-
ria… o dalla cucina della comunità alla scuola, ecc…
E’ giovane-centrato: è un agire cioè che legge con sapienza e profondità l’ambiente in cui
ci si trova e cerca quello che i “segni dei tempi” richiedono per stare accanto ai giovani e
aiutarli a trovare quello che è necessario alla loro “vita”. Quindi il giuseppino, ecc… non
da risposte preconfezionate: non è il tipico religioso o laico che siccome una cosa l’ha fatta
da una parte… poi la ripete meccanicamente in ogni ambiente dove passa.
Al giovane serve catechesi perché nella vita gli serve la fede. Sapremo per questo trovare
le vie più adatte per annunciare il vangelo e formare le coscienze “servendosi” di qualsiasi
“strada” che il Signore ci metta davanti: in un certo luogo magari sarà lo scoutismo, ma non
per questo il giuseppino ad esempio “sposerà” questa strada e non saprà invece “valoriz-
zarla” ma senza disperdersi in essa…”; da un’altra parte magari sarà l’animazione sociale
e oratoriale e non per questo diventeremo “assistenti sociali” dimenticando il valore profe-
tico e di segno del vangelo; ecc… Non credo nel giuseppino trasparente, né tanto meno nel
laico “de-identizzato”…(“solo” focolarino, rinnovamento, neocatecumenale, ecc.). Nella
vita del giovane rimarranno in questo modo piantati dentro al cuore
esperienze/situazioni/segni che diventeranno poi i “semi della fede”…
Al giovane serve speranza e per questo il primo appassionato amico del giovane sarà la
sua comunità educativa, il suo educatore storico… il giuseppino. Non dimentichiamo quanto
sia attuale questa perdita di speranza che affonda le sue radici in un “precarismo” esisten-
ziale. Con il giovane lavoreremo a sogni di futuro, a segni di novità, curando particolarmente
l’aspetto culturale nella sua vita… Nella vita del giovane questi segni/esperienze rimar-
ranno come semi della futura virtù della speranza…
Al giovane serve carità e per questo la Famiglia del Murialdo la vivrà sulla sua pelle come
il suo primo vero vestito: vi siete rivestiti di Cristo! (Gal 3, 26-29). La carità non è mai stru-
mentale a … la carità “non serve” a … è il fine! Arrivare a vivere la carità come “immer-
sione nella vita nuova” è il tesoro spirituale del religioso e non solo che lo condividerà col
giovane, attraverso iniziative, progetti, campiscuola, missioni, ecc…, perché diventino que-
ste esperienze “semi della carità” che un giorno quel giovane dovrà far maturare e crescere
nella sua vita personale…
4) Spendo infine una parola sulle nostre Opere. Lo faccio perché se ne parla molto e se-
condo me non sempre nella prospettiva giusta e perché in realtà è un nervo scoperto del no-
stro tempo. L’onore o l’onere di una istituzione. Che il fare sia fare… l’ho detto io stesso
prima. Ma il primo fare è la testimonianza… la testimonianza della “vita nuova in Cristo”,
che ha voluto condividere con noi la vita d’amore trinitaria. Questa è in sintesi la chiamata
battesimale.
La nostra testimonianza - in particolare quella dei religiosi - si è troppo direttamente
espressa/tradotta col fare inteso come i servizi, le opere “religiose” che abbiamo assunto
nel tempo. Ecco le grandi congregazioni dell’ottocento, tra cui la nostra, che assumono in
maniera molto seria il fare opere sociali per rispondere “in emergenza” a lacune che la so-
cietà civile lasciava scoperte. Ma questo “fare le opere sociali” è una “traduzione temporale”
della testimonianza. La nostra identità, che si identifica con la testimonianza, non si
identifica con ciò che facciamo in termini di “servizio”.
Il servizio è legato ai segni dei tempi, al contesto, alla novità dello Spirito. Non dobbiamo
immedesimarci né con i nostri ruoli, né con quello che facciamo come servizio dentro una
determinata opera. Siamo chiamati anzi a rinnovare “il fare” perché sia espressione della
testimonianza: per questo le nostre opere “sono relative”… relative e subordinate alla crea-
tività dello Spirito e all’attenzione dei segni dei tempi.
Il giuseppino non sposa un’opera, un ruolo, un determinato servizio… ma li vive da un lato
“di passaggio” pur sapendosi sporcare le mani e dall’altro “come concretizzazione
storico/sapienziale” della testimonianza: è della vita nuova comunionale che noi siamo te-
stimoni.
Allo stesso tempo il laico si radica in un territorio con continuità, per la naturale sua situa-
zione, ma nella libertà dello spirito, nella novità del carisma che sa di dare risposte nuove a
tempi nuovi.
dei giovani
in una comunità di vita (laici e religiosi)
e secondo un agire comunitario ecclesiale (non leader battitore libero).
Vincenzo Molinaro
tidiano e l’ordinario di una vita fatta di relazioni, di incontro, di lavoro, di servizio. Una
famiglia che ha sofferto, che ha dovuto emigrare, che ha scelto di abitare in periferia,
che viveva del lavoro del capo famiglia, cioè di Giuseppe. Il “sì” detto a Dio da Maria e
da Giuseppe, ha fondato nel mistero di Dio il loro “sì” di uomo e di donna, con i loro
sogni e i loro desideri. Per Giuseppe il suo “sì” a Maria diventa la responsabilità paterna
verso il figlio che Maria porta in grembo; sposo e padre, educatore di Gesù e per questo
a servizio della storia della salvezza. Nel racconto del vangelo di Luca, Gesù al tempio
tra i dottori, Giuseppe non dice una parola dopo la risposta-domanda di Gesù alle parole
di Maria. Forse in quel momento, così difficile da capire, nel cuore di Giuseppe sarà ri-
suonato il “Non temere” detto a lui dall’angelo di Dio. Spesso si fa esperienza che le pa-
role non bastano e forse non servono di fronte al mistero che sempre di più segna le
nostre vite. Il silenzio di Giuseppe ci insegna cosa vuol dire accogliere la parola, stare
di fronte al mistero, custodire le parole di un Figlio, che a lui “padre” dice di un altro
“Padre”. Nel silenzio di Giuseppe cogliamo anche un certo stile di stare accanto al pros-
simo, vivendo quella prossimità feriale, ordinaria, quotidiana, che segna le relazioni fon-
damentali della nostra vita. E nella umile casa di Nazaret, Giuseppe ha vissuto il mistero
della relazione che è rispetto dell’altro, accoglienza delle differenze, attenzione alle fra-
gilità e alle risorse di chi ci sta accanto, per costruire storia insieme. Padre Mario termi-
nava il suo intervento ricordando le parole di papa Francesco sul custodire di Giuseppe:
“Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei
Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo
animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario,
denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura al-
l’altro, capacità di amore”.
5. La mattina del 9 aprile si sono tenute le altre due relazioni fondamentali. La prima, dal
titolo “Dagli occhi di Maria, Giuseppe come uomo, sposo e padre” (lettura di Mt 1-2),
è stata offerta dalla biblista Rosanna Virgili. La relatrice ha voluto esprimere che cosa
volesse dire in quel contesto sociale, legislativo, religioso, il “sì” di Giuseppe ad acco-
gliere Maria in casa sua portando a compimento il contratto nuziale. Partendo da un testo
del vescovo Tonino Bello, sono stati illustrati alcuni aspetti del “dramma”, umano e re-
ligioso insieme, vissuto da Giuseppe: il suo affetto per Maria, il suo pensare di fronte
alla novità della maternità della sua sposa, la sua decisione di accoglierla in casa accet-
tando fino in fondo la responsabilità paterna che ne derivava verso il Figlio da lei con-
cepito per opera dello Spirito Santo, il suo coraggio di sposo e di padre nel mettere in
salvo la sua famiglia di fronte al pericolo, il suo compito di educatore di Gesù. In questa
vicenda di Giuseppe non vanno mai disgiunti gli aspetti umani e culturali da quelli più
tipicamente religiosi. Dare il nome al figlio è mettere se stessi nel figlio e a lui delegare
il proprio futuro; è assumere fino in fondo la responsabilità di offrire una casa, di intro-
durlo nella vita tramite l’educazione, di insegnargli un’etica; è saper difendere la propria
famiglia da ogni pericolo. Giuseppe ha compiuto tutto questo alla luce di quella parola
sentita nel sogno: Non temere! E’ credere che il Signore è sempre vicino, è vivere di
fronte a Dio le diverse vicende della vita, è scoprire nell’essere sposo casto e padre ver-
ginale la propria vocazione. La biblista ha voluto anche mostrare come la figura di Giu-
seppe vada compresa nella corretta lettura della storia di Abramo e del suo
desiderio-bisogno di avere un figlio; alla luce della vicenda di Giuseppe, che venduto
dai fratelli divenne il salvatore della sua famiglia; anche Giuseppe d’Arimatea, colui che
dona il sepolcro a Gesù, ha qualcosa da insegnarci: ogni padre sa che non può rispondere
a tutte le esigenze di un figlio, occorre sapere conoscere ed accettare i propri limiti. Nel
discorrere della biblista non sono mancati accenni all’attualità della figura di Giuseppe,
specie in campo educativo, ma anche come il capo-famiglia che ha scelto di abitare in
periferia, che ha provato il disagio dell’esilio, che ha lavorato per dare sicurezza alla sua
famiglia. Inoltre: sogno e profezia hanno determinato la vicenda di Giuseppe quale cre-
dente, esprimendo così la vera sapienza biblica che è stare di fronte a Dio perché si ac-
cetta che Dio entri nella nostra vita.
6. P. Ernesto Della Corte, sacerdote della diocesi di Salerno, ha sviluppato il tema “Giu-
seppe “facitore” della volontà di Dio”. Da biblista attento a ciò che dice il testo, ha vo-
luto mettere in risalto i veri significati delle parole usate dall’evangelista Matteo nel
racconto della vocazione di Giuseppe (Mt 1, 18-25). Giuseppe è detto “giusto, retto, in-
tegro”; Giuseppe non vuole “esporre al pubblico ludibrio, accusare pubblicamente”
Maria; Giuseppe pensa di “rimandare, lasciare, ripudiare” Maria. I termini stanno ad
indicare tutto il dramma di Giuseppe, che mentre si interroga su cosa fare, viene illumi-
nato dall’angelo che spiega che cosa sta avvenendo in Maria e a quale compito Giuseppe
è chiamato. Eusebio, Basilio Magno, Apollinare di Laodicea, Giovanni Crisostomo,
hanno riflettuto profondamente su questo testo mettendo in risalto come il deporre il ti-
more da parte di Giuseppe, segna il passaggio all’accettazione di quanto l’angelo a nome
di Dio gli propone, perché “Se infatti è certo ciò che accade secondo la legge, molto più
lo è quello che avviene secondo la grazia” (Apollinare di Laodicea). Un secondo spunto
di riflessione p. Ernesto lo ha offerto presentando Giuseppe quale modello di paternità,
riflettendo su i brani evangelici che mettono in risalto questo suo compito nei riguardi
di Gesù. Obbedienza ai disegni di Dio, responsabilità nel compimento dei propri doveri,
discernimento di fronte alle scelte che si presentano, sono componenti di uno stile di
agire che ci dicono che Giuseppe non è un semplice “esecutore passivo” della volontà
di Dio ma “facitore”, cioè sa realizzare con sapienza. Giuseppe vive una paternità dolce,
spogliata da ogni violenza e sopruso, frutto di un grande lavoro interiore, di cui il silenzio
è cifra non negativa, ma segno di una personalità mite e forte nello stesso tempo. Dopo
aver illustrato il legame tra Giuseppe e la regalità di Gesù, il relatore ha concluso il suo
intervento ricollegando la vicenda di Giuseppe con quella di Abramo, poiché si può af-
fermare che la paternità di Abramo arriva a compimento in Giuseppe, l’uomo giusto,
cioè di fede.
7. I Lavori di gruppo hanno permesso un confronto del tutto personale e singolare su
quanto condiviso, perché non si voleva che si rimanesse su un piano di conoscenza teo-
rica, seppur sostanziata dalle belle relazioni ascoltate. Nei gruppi ci si è chiesti se noi
oggi, figlie e figli di san Giuseppe, siamo riconosciuti secondo uno stile di vita fatto di
mitezza, tenerezza, accoglienza dell’altro, di cultura dell’incontro e del dialogo. In as-
semblea i segretari dei tre gruppi hanno riportato soprattutto un sentimento fatto di gioia
e di riconoscenza al Signore per questa vocazione tutta “giuseppina” che impegna in uno
stile di vita “nazaretano”, umile e forte, perché capace di incarnare nell’oggi della Chiesa
e del mondo un segno di consolazione e di speranza.
8. L’assemblea conclusiva, la mattina di domenica 10 aprile, ha voluto essere una risposta
concreta ad una esigenza manifestata fin dall’inizio dei lavori del seminario e confermata
nelle relazioni dei gruppi di riflessione: non perdere questo spirito di comunione per
continuare a riflettere insieme sulla figura di san Giuseppe, specifico riferimento per la
vita spirituale ed apostolica delle congregazioni presenti. Per questo si è dato vita ad un
Gruppo di lavoro che sarà formato dai diversi rappresentanti delle famiglie religiose
“giuseppine”, femminili e maschili. Non sono mancati dei suggerimenti concreti perché
il Gruppo di lavoro possa organizzare altri momenti di riflessione e di preghiera, quali
esercizi spirituali, settimane giuseppine…
9. La solenne celebrazione eucaristica, presieduta da p. Michele Piscopo, superiore generale
degli Oblati di San Giuseppe, nel santuario di san Giuseppe ha concluso i lavori del se-
minario. Un momento celebrativo che ha raccolto anche i vari momenti di preghiera
condivisi durante i lavori del seminario; lodi, vespri, preghiera “giuseppina”, celebra-
zione eucaristica, hanno infatti scandito le giornate di riflessione.
10.Un grazie corale a quanti hanno preparato il seminario e a quanti vi hanno partecipato
con passione ed entusiasmo. Un grazie in anticipo a quanti vorranno partecipare al lavoro
che si prospetta sulla figura di san Giuseppe, sapendo che insieme sarà più bella la nostra
risposta a servizio della Chiesa e del mondo.
Tullio Locatelli
Passione per Dio, passione per gli uomini. Il fascino della vita consacrata
giuseppina per un giovane della formazione iniziale
Carissimo,
desidero scriverti questa lettera perché, anche se non ci conosciamo, io e te siamo fratelli:
fratelli in Gesù e presto – lo spero – fratelli in san Leonardo Murialdo.
A motivo di questa nostra particolare «parentela», voglio raggiungerti con qualche pensiero
in libertà che spero ti faccia piacere leggere e, perché no, magari meditare.
Come te, qualche anno fa chiesi alla congregazione dei Giuseppini di far parte di questa fa-
miglia un po’ speciale ed ora mi trovo a conclusione del mio percorso formativo. Sì, una
vera famiglia; ma anche speciale perché diversa da tutte le altre famiglie. Una famiglia forse
poco famigliare, ma con grandi ricchezze e ideali da donare e testimoniare.
Già dalle prime righe che ti scrivo, voglio confidarti che la formazione è un periodo tosto,
che alterna giorni di felicità e chiarezza a giorni di nebbia, buio e tristezza; per questo però,
per questo misterioso alternarsi di sentimenti, è un periodo importantissimo, ricchissimo e
fondamentale per la nostra vita di religiosi. È in questo tratto di vita che riesci ad avere il
tempo per le «cose di Dio». Non che tutta la tua vita poi sarà altro da Dio, ma la formazione
è una palestra dove l’allenamento è duro ed è intensivo, per arrivare alla grande sfida che è
consacrare per sempre la tua vita al Signore. Il suo fascino, te ne accorgerai più avanti, lo
potrai trovare anzitutto se farai un serio allenamento… Come si dice nel mondo sportivo:
«la partita si inizia a giocare in allenamento!».
Bene, detto tutto ciò, ti vorrei parlare più nello specifico di argomenti che io ho scoperto
essere molto importanti per la mia vita di religioso giuseppino e che sono stati importanti
per il nostro caro fondatore; ti accorgerai, come è successo a me, che il Signore chiama gli
uomini per il suo progetto, ma questo progetto non è altro che proprio quel progetto che più
si addice a noi; è come il vestito migliore, quello che ci sta meglio, quello che indossiamo
una volta per tutte. Ti accorgerai – se è vera vocazione – di quanto la tua vita non sia distante
dall’esperienza di vita e di fede di san Leonardo e che quei sentimenti che lui ci ha lasciato
li potrai rivivere nella tua vita ed essere così, insieme a tanti confratelli, l’erede del carisma
che lo Spirito Santo ha lasciato alla Chiesa iniziando con lui – il Murialdo – e confidando
in noi.
L’augurio, quindi, non è che quello di essere sempre affascinato per ogni istante che il Si-
gnore ti dona per consacrarti a lui. E questo significa scoprire ogni giorno il germe del-
l’amore dentro di te: amare è la tua vocazione, la vocazione di ogni uomo. Amare è il primo
«precetto» che dovrai osservare, soprattutto in questo tempo di divisioni, discordie, guerre…
Amare ti farà essere pienamente uomo, come Gesù, e più sarai amante più sarai davvero
creatura ad immagine e somiglianza di Dio; più – cioè – sarai testimone di «umanesimo».
Già il popolo ebraico, aveva ascoltato da Mosè la somma di tutti i precetti: «Tu amerai il
Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5). Questo
significa che il compito, la meta, l’obiettivo di ciascun «chiamato» da Dio è quello di rico-
noscergli il primato nella nostra vita, essergli fedele, perché è Lui l’ancora, il faro, la stella
polare. Senza questo sforzo di metterlo al centro della nostra vita, del nostro cuore, dei nostri
pensieri, del nostro tempo rischiamo di perdere la bussola… perché siamo stati chiamati a
questo: amare Dio totalmente e amare i fratelli che lui ci dona. Ci esorta così il Murialdo:
«Diamo a Dio tutto il cuore, ma tutto, non riservando nulla» (Ep., IV, 1500) così da essere
«tutti di Dio, per sempre e sinceramente» (Scritti, II, 258).
So bene, e lo sperimento continuamente, che questo non è assolutamente facile; anzi, gli
ostacoli sono molteplici e le trappole ben nascoste; il peccato, l’errore sono subdoli, talvolta
travestiti alla perfezione e di perfezione; la strada sbagliata è talvolta la via brevis e istinti-
vamente preferibile. Ti dico: forza, sempre forza e tanta confidenza nella misericordia e
nella potenza di Dio! Quando non riesci ad amarlo, lasciati amare e in questo gesto Lui ti
insegnerà cosa fare per ritornare da Lui.
Seguire Gesù Cristo è un’azione, una decisione attuativa, non un concetto, non una semplice
presa di posizione. Appunto perché non stiamo parlando di un’idea, non sempre la nostra
sequela è radicale. Qualche volta capita che riserviamo degli spazi del nostro intimo per noi
stessi, solo per noi. Non ti voglio impaurire ma questo pericolo è uno dei più comuni, uno
dei più vissuti; nasce dalla paura e quest’ultima ci crea tanti disagi, talvolta ci rende schi-
zofrenici e non coerenti, ci fa perdere l’identità mentre noi siamo convinti di acquistarne.
Sto parlando di rischio di perdere la nostra libertà!
La nostra Regola ci parla, nelle Costituzioni, non tanto di voti ma di «vita» consacrata, po-
vera, casta, obbediente, comunitaria. Questo per sottolineare il carattere totalizzante che
l’azione del seguire Gesù ci domanda. Ed anche in questo caso, Dio, conoscendo le nostre
debolezze, non contraddice se stesso e rimane fedele e ci insegna cosa significa fedeltà.
Ma la vita religiosa non è solo uno stare attenti, svegli, pronti a scampare i pericoli! La vita
religiosa non è solo timore: è anche gioia! Gioia di riscoprire ogni giorno la propria voca-
zione che non è altro che il grande gesto di amore che Dio ha (in ogni nostro «oggi») per
noi e che noi accogliamo. È necessario perciò, che ogni giorno ringrazi Dio per il dono della
vocazione, e riscopra la bellezza di questo dono. Pensare ai momenti belli ed entusiasti degli
albori di questo tuo cammino ti permetterà di superare con meno tristezza e con più coraggio
i momenti (e saranno molti) di sconforto.
Anche il Murialdo ne ha vissuti, e parecchi: già da giovane – racconta nel Testamento Spi-
rituale – si era allontanato da Dio con avversione e facendogli resistenza. Ma alla fine,
quell’amore di Padre, di madre lo ha sempre fatto sentire figlio amato e perdonato. E questo
amore, il Murialdo lo ha sperimentato in atti veri e propri da parte di Dio, concretizzati nella
sua vita. Ti auguro di saper leggere anche nella tua vita questi segni: non è mai troppo tardi
riscoprire la misericordia e il perdono; riscoprire che anche tu sei, dopo Dio, colui che può
perdonare ed avere misericordia per altri e soprattutto per te stesso.
Un’altra cosa è importante: non credere che questo amore misericordioso sia solo l’idealiz-
zazione di una caratteristica di Dio.
Spesso siamo assuefatti e forse diventiamo «diabetici» nel sentire parlare di dolcezza e te-
nerezza del Signore. In verità, nel nostro apostolato riceviamo in dono di sperimentare l’es-
sere Padre e Madre di Dio, attraverso atti che incarnano la sua misericordia e il suo perdono.
Questo aspetto non è marginale, anzi, è identitario. Non perdere l’occasione di fare questa
esperienza, altrimenti non sarai più capace di ritrovare te stesso nell’identità della tua vo-
cazione giuseppina. Non saprai più cos’è la Provvidenza e non saprai più confidare in essa.
Ti auguro, per finire, di essere uomo di speranza, uomo di futuro, uomo di amore, uomo di
perdono, uomo-padre-madre. Ti auguro di non perderti nel peccato ma di immergerti nella
misericordia; di non smettere mai di confrontarti con la volontà del Padre e di essere docile
al suo tocco creativo. E quando pensi che sia tutto finito, è quello il momento in cui Dio sta
iniziando con te.
Buona strada.
Marco D’Amaro
Tentado vivenciar na prática os desafios do Papa Francisco, de sair para ver, olhar
nos olhos das pessoas, encontrar-se com todos os tipos de pessoas, sentir o cheiro das pes-
soas, percebi que é ali que devemos todos experimentar a misericórdia de Deus, dada e re-
cebida, pela ação do mesmo Deus. É ali, no dia a dia junto com o povo que saímos da quele
intimismo de que Deus me perdoou, de que Deus me ama, vivido num ambiente recluso,
pessoal, para experimentar o verdadeiro ato de misericórdia que o irmão que encontro me
proporciona com sua presença, sua escuta, suas riquezas, suas diferenças, suas limitações
que acabam me ajudando a me situar e a me rever também, cheio de dons, mas também car-
regado de limitações.
O passo último feito pela nossa província em viver a misericórdia com os excluídos
foi o assumir, nesta ano de 2104 a ACPMEN (Associação Centro de Promoção do Menor
Santa Fé), agora denominado Centro de Atenção da Criança e Adolescente Murialdo (CA-
CAMUR). O trabalho aqui desenvolvido no Espirito de Murialdo remonta aos anos de 1978,
quando as Irmãs Murialdinas aqui vieram e iniciaram atividades sociais. A vida, neste am-
biente, muito mal afamado no passado, hoje já está bem melhor e com nossa presença que-
remos continuar dar e receber a misericórdia de Deus aqui neste local. Deus nos ama com
amor Infinito, terno, pessoal atual e misericordioso, sobretudo misericordioso é que nos im-
pulsiona a estar aqui e a caminhar com os excluídos sentido a presença do Senhor, vivo e
ressuscitado que quer que vivamos a misericórdia como justiça de Deus, isto é com todas
as graças e com todas condições para viver um vida verdadeiramente plena como Deus quer
para seus filhos e filhas. Queremos experimentar e viver a paixão que Deus tem para cono-
sco, amando apaixonadamente os que nos são entregues, para que nenhum deles e delas se
perca.
Geraldo Boniatti
CRONACA
Cronaca del padre generale e dei confratelli del consiglio
NOVEMBRE 2015
Giovedì 5 il padre generale presiede la seduta del consiglio generale.
Il 12 e 13 visita le comunità di Oderzo e Conegliano, dove tiene una conferenza sul Sinodo
alla Parrocchia. Il venerdì 14 e sabato 15 visita la comunità di Pinerolo e tiene una confe-
renza sul Sinodo alla Parrocchia. Il 16 e 17 tiene una due giorni di aggiornamento alle suore
dell’USMI sul tema: “La comunità religiosa oggi”. Il mercoledì 18, a Reggio Emilia,
tiene una conferenza ad un gruppo di operatori sociali sul tema dell’enciclica “Laudato Sì”
e visita la comunità di Modena. Il giovedì 19 partecipa in Vaticano al Consiglio dei 16.
Il sabato 21, nella Chiesa di San Pietro in Viterbo, presiede la solenne celebrazione delle
Professioni Perpetue. La domenica 22, nella mattinata, interviene con una conferenza al-
l’Assemblea Nazionale USMI. Il lunedì 23 partecipa al Consiglio Esecutivo USG. Dal mer-
coledì 25 al venerdì 27, al Salesianum di Roma partecipa all’Assemblea semestrale
dell’USG. Dal 27 novembre al 7 dicembre visita la Guinea Bissau. A Bissau partecipa al-
l’inaugurazione del nuovo centro pastorale di Gerico.
DICEMBRE 2015
Martedì 8, festa dell’Immacolata, celebra la Messa nella nostra parrocchia di Roma
al Tiburtino. Il 9 e 10 presiede la seduta del consiglio generale. La sera del 10 tiene una
conferenza sul Sinodo ad Albano. Il venerdì 11 è a Ravenna per una Conferenza sul Sinodo
nella nostra parrocchia. Il martedì 15 tiene una conferenza all’Università Urbaniana di
Roma, nell’ ambito del Convegno Annuale di Studio del Clarietianum sulla vita consacrata:
“Vitalità e fragilità della vita consacrata negli ultimi 50 anni”. Il mercoledì 16 visita la co-
munità di Rossano e tiene una conferenza sul Sinodo alla Parrocchia. Da giovedì 17 a lunedì
21 predica a Montecatini gli Esercizi Spirituali ai nostri diaconi. Nei giorni che precedono
il Natale visita le comunità di Oderzo, Conegliano, Thiene, Montecchio e Padova, dove
trascorre la vigilia e il giorno di Natale. Visita in famiglia il 26 e 27 dicembre. Il 30 partecipa
alla consulta triennale della provincia italiana ad Ariccia e celebra l’Eucaristia di conclu-
sione.
GENNAIO 2016
Il 4 gennaio il P. Generale incontra il Card. Angelo Amato, Prefetto della Congre-
gazione per le Cause dei Santi, insieme al Postulatore P. Orides Ballardin e alla Madre Ge-
nerale delle Murialdine Suor Orsola Bertolotto. Dal 5 al 17 è in Sierra Leone per la visita
cano-nica della comunità e delle opere. Il 20 gennaio presiede la seduta del consiglio gene-
rale
a Roma. Il 21 presiede l’Assemblea delle comunità della Delegazione Centrale a Viterbo,
Istituto San Pietro. Il 24/25 gennaio visita la parrocchia Sacra Famiglia di Napoli, incon-
trando il gruppo famiglie per parlare del Sinodo e celebrando in parrocchia la Festa dello
Sposalizio di Maria e Giuseppe. Dal 27 gennaio al 4 febbraio visita la comunità del Ghana,
partecipando all’ordinazione sacerdotale dei primi due sacerdoti giuseppini ghanesi.
FEBBRAIO 2016
Il 9 febbraio il padre generale parte per l’America Latina per la visita canonica alla
provincia del Brasile, cominciando dalle comunità del nord-est. Al termine della visita alla
provincia brasiliana, partecipa a Mendoza (Argentina) alla ordinazione sacerdotale del con-
fratello P. Sebastian Martinez.
MARZO 2016
Visita sessennale in Brasile.
APRILE 2016
Il 6 aprile il padre generale rientra a Roma. Il giorno 8 aprile partecipa a San Giu-
seppe Vesuviano ad un seminario su San Giuseppe, presentando una relazione sul tema:
“San Giuseppe padre ed educatore alla luce del Sinodo sulla Famiglia”. Il 14 presiede a
Roma la seduta del consiglio generale. Il 15 è a Thiene per la presentazione del libro di P.
Fidenzio Nalin: “Quale storia mio Dio”, la vita del Murialdo raccontata ai giovani.
Dal 21 al 25 aprile è a Torino per partecipare al III Seminario Pedagogico Internazionale,
presentando una relazione sul nuovo documento di pastorale della Congregazione: “Educare
nello stile del Buon Pastore”. Dal 26 al 30 aprile presiede in casa generalizia la Conferenza
Interprovinciale.
MAGGIO 2016
Il 2 e 3 maggio il padre generale visita la comunità di Viterbo. Il 4 presiede in casa
generalizia il consiglio generale. Il 5 tiene una conferenza ai sacerdoti del Decanato del Ti-
burtino a Roma, sul tema Amoris Laetitia. Sabato 7 partecipa nella Sede USMI di Roma
ad una tavola rotonda sulla collaborazione fra Istituti nella riorganizzazione, presentando
una riflessione. Dal 12 al 15 è in Albania per tenere una relazione alla Conferenza dei Su-
periori Maggiori sul tema “Vita Consacrata: volto di misericordia”. Il 17 tiene una confe-
renza alle famiglie alla Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale in Roma.
Il 18 maggio celebra la Messa nella parrocchia di San Leonardo Murialdo in Viterbo. Il 20
maggio partecipa all’incontro del Consiglio dei 16 nella Congregazione Vaticana per la Vita
Consacrata. Il 21/22 maggio è a Torino per la Festa del Murialdo e il Centenario della
Parrocchia della Salute. Dal 25 al 27 partecipa all’assemblea semestrale dell’USG.
Dal 28 maggio all’ 1 giugno visita la comunità di Cefalù.
P. Alejandro Bazán, vicario generale, nei giorni di novembre 2-4 coordina un incontro
per il semestre pastorale; nei gironi 6-7 prende parte ad un convegno sul tema delle Famiglie
Carismatiche; dal 12 al 15 predica gli esercizi ai novizi della Provincia Italiana; dal 18 al
21 partecipa al congresso internazionale delle Scuole Cattoliche. Nel mese di dicembre dal
4 all’8 visita le comunità di Foggia, Taranto, Rossano, Vicenza e Thiene. Nei giorni 15-16
coordina una riunione per il semestre pastorale; dal 27 al 31 in Spagna partecipa all’assem-
blea della delegazione. Nel mese di gennaio 2016 dal 15 al 17 è a Milano per la commis-
sione pastorale del Nord Italia. A febbraio nei giorni 6-7 è a San Giuseppe Vesuviano; dal
19 al 21 fa visita a Pinerolo e a Sommariva del Bosco; nei giorni 22-26 partecipa agli esercizi
in Roma; dal 27 al 29 è prima a Padova e poi a Vicenza per incontro con le Comunità Laici
del Murialdo. Nel mese di marzo 2016 è a Padova nei giorni 14 e 15; a Ravenna e a Cesena
nei giorni 18, 19, 20; nei giorni 29 e 30 a Torino e a Sommariva del Bosco. Nel mese di
aprile 2016: il giorno 6 è a Thiene; dal 14 al 16 predica gli esercizi al noviziato della Pro-
vincia Italiana; dal 19 al 25 è a Torino per accompagnare confratelli e laici non italiani sui
passi del Murialdo e per la celebrazione del III Seminario Pedagogico Internazionale. Il
giorno 5 maggio 2016 parte per l’Argentina.
P. Anton Fidel, consigliere generale, ha fatto visita alla comunità formativa di Ejisu -
Ghana dal 14 al 26 ottobre 2015 e di Makeni - Sierra Leone dal 26 ottobre al 3 novembre
2015 svolgendo incontri formativi con i 14 confratelli della filosofia e con i 5 novizi. Gli
ultimi giorni ha condiviso altri incontri con i confratelli della comunità di Lunsar. Ha visi-
tato poi le comunità formative della Delegazione India, dal 6 al 19 gennaio 2016, incon-
trando i confratelli filosofi e novizi di Chembaraky, gli aspiranti di Aroor e i teologi di
Aranvayalkuppan. Anche in queste comunità ha condiviso con loro la vita quotidiana, ani-
mato incontri formativi e di spiritualità. Dal 26 al 30 maggio 2016 ha visitato le comunità
del centro della Spagna.
P. Tullio Locatelli domenica 8 novembre, 6 dicembre, 6 marzo 2016, predica il ritiro per
l’USMI della diocesi di Sessa Aurunca; ogni mese predica il ritiro mensile alle suore del-
l’Immacolata di Genova in Roma; dal 18 al 21 novembre in Roma prende parte al convegno
della Congregazione Vaticana per l’Educazione Cattolica; 12 e 13 dicembre, 11 e 12 marzo
2016, coordina la formazione di alunni e docenti delle scuole cattoliche in Genova delle
suore dell’Immacolata; continua a guidare i ritiri per le comunità di Napoli e san Giuseppe
Vesuviano nel terzo mercoledì di ogni mese; dal 26 dicembre 2015 al 2 gennaio 2016 pre-
dica un corso di esercizi a Bocca di Magra, La Spezia; il 6 febbraio 2016 è a Lucera per il
ritiro della Comunità Laici del Murialdo; il 14 febbraio predica a Genova per l’USMI dio-
cesana; dal 22 al 26 febbraio guida gli esercizi per i confratelli presso la casa dei “Santi
Giovanni e Paolo” dei Passionisti in Roma; l’8 marzo tiene una conferenza alla associazione
dei segretari generali sulle visite canoniche; 8-9-10 aprile coordina il seminario su San Giu-
seppe, in San Giuseppe Vesuviano; dal 21 al 25 aprile è a Torino per il III Seminario Peda-
gogico Internazionale, quindi a Roma prende parte alla Conferenza Interprovinciale.
ANNO 2015
6-8 novembre, in Santiago, Cile, si svolge il XIII incontro della gioventù murial-
dina.
11 novembre, la comunità di Casa Generalizia in Roma accoglie due rifugiati Se-
negalesi, Amadou e Birom, in accordo con la Caritas di Roma.
17 novembre, Joshio Lizarraga viene ordinate sacerdote in Hermosillo, Messico,
nella parrocchia giuseppina.
21-22 novembre, i responsabili delle Comunità Laici del Murialdo si ritrovano
in casa generalizia per organizzare l’anno pastorale.
21 novembre, a Viterbo professione perpetua di: Victor Hugo Barás (AC), Mel-
ques Franklin Dezaio e Saji Paul Pulladisseri Varghese (India).
27 novembre, mons. Celmo Lazzari arriva a Roma dall’Ecuador per partecipare
alla plenaria di Propaganda Fide; si ferma fino al giorno 6 dicembre.
6 dicembre, in Guinea Bissau si inaugura la chiesa dedicata a San Leonardo Mu-
rialdo a Jerico.
8 dicembre, sempre partecipata la festa dell’Immacolata al quartiere tiburtino in
Roma; il cardinal Giovanni Battista Re ha presieduto la celebrazione del 7 dicem-
bre; la processione è stata presieduta da mons. Enrico Dal Covolo.
13 dicembre, ordinazione diaconale di Jeyaraj Joseph William a Lancaster, USA;
vescovo ordinante José H. Gomez.
14 dicembre, papa Francesco dichiara venerabile il padre Giovanni Schiavo.
19 dicembre, ordinazione sacerdotale di Marco Polo López Morales, nella parroc-
chia di San Jorge martir, a Città del Messico; ordinante mons. Adolfo M. C. Fonseca.
20 dicembre, al Pio XII di Villa Bosch, Buenos Aires, si sono celebrati i 50 anni
della secondaria di indirizzo tecnico e i 30 anni del bacelleriato per adulti.
27 dicembre, ordinazione sacerdotale di p. Rajesh Philip Anand, India.
29 dicembre, ordinazione sacerdotale di p. Abhilash Baisil, a Valiathura, India.
ANNO 2016
RECENSIONI - PUBBLICAZIONI
Angelo CATAPANO, Il santuario di San Giuseppe Vesuviano, anno 2016, pp. 114.
Testo e molte foto presentano la storia del santuario di San Giuseppe in San Giuseppe Ve-
suviano.
Giuseppe FOSSATI, La mistica dell’incontro, Il prete, uomo della relazione, Edizioni De-
honiane, Bologna 2016, pp. 136, € 11,50.
«L’esortazione apostolica di san Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, al n. 43, afferma:
«Di particolare importanza per il presbitero è la capacità di relazione con gli altri, elemento
veramente essenziale per chi è chiamato ad essere responsabile di una comunità e ad essere
“uomo di comunione”».
Per dare solidità dottrinale al contenuto e allo stile della relazione, vengono premessi, e poi
richiamati, alcuni principi di carattere teologico, che trovano fondamento anzitutto nel mi-
stero trinitario, vivendo, cioè, la «mistica dell’incontro […] lasciandosi illuminare dalla re-
lazione di amore che passa fra le tre Divine Persone quale modello di ogni rapporto
personale» (Papa Francesco), e poi nel riferimento obbligato a Cristo, «volto della miseri-
cordia del Padre» (MV 1), in cui «le sue relazioni con le persone che lo accostano […] e i
segni che compie […] sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia.
Nulla in Lui è privo di compassione» (MV 8).
Oggi, più che mai, l’uomo soffre di solitudine e quindi avverte la necessità di autentiche re-
lazioni personali e i presbiteri, in forza della loro missione che li pone a diretto contatto con
la gente, sono chiamati a costruire un cuore capace di relazioni evangeliche, sull’esempio
di Cristo che ha amato fino a dare la vita per la salvezza dei fratelli» (dalla Premessa).
Elisa Anna Rigon è nata il 6 gennaio 1919 a Garibaldi (Rio Grande do Sul). Nel 1937 fa la
prima professione nella congregazione delle Suore di San Giuseppe. Laureata in lingue e in
matematica e fisica insegna in diverse scuole superiori. Nel 1957 su richiesta di padre
Schiavo e del vescovo Benedito zorzi con il consenso delle sue superiore viene a Fazenda
Souza con la missione di maestra delle formande murialdine, gruppo iniziato tre anni prima
da padre Schiavo con il consenso di padre Casaril e madre Ellena. Nel 1964 lascia la con-
gregazione di San Giuseppe e fa la professione perpetua come Suora Murialdina.
Dopo la morte di padre Schiavo nel 1967 assume la responsabilità della delegazione brasi-
liana e apre diverse opere apostoliche di forte impatto sociale. Nel 1975 viene eletta supe-
riora generale poi rieletta nel 1981. Al termine del mandato si dedica a raccogliere gli scritti
di padre Schiavo diffondendo la sua devozione fino a sollecitare l'introduzione della causa
di beatificazione. Nel dicembre 2015 la sua salute comincia a declinare. Il mattino del 21
aprile muore a 97 anni di età.
Di carattere gioviale, intelligenza vivace e saggezza lungimirante suor Elisa Anna Rigon
lascia in tutte le Murialdine un ricordo indelebile. (Suor Orsola Bertolotto, sup. gen. Murialdine)
Confratelli defunti
Fu a Cesena dal 1951 al 1974 e quindi a Thiene, VI, continuando il suo lavoro di giuseppino
tra i ragazzi più piccoli, quale maestro elementare ed assistente.
P. Giovanni ha trascorso la sua vita donandola in un servizio ordinario e quotidiano, ma di
alta qualità, sia umana che religiosa, offrendo il meglio di se stesso ricco di cultura, di uma-
nità, di vangelo, di carisma giuseppino.
LETTERE GIUSEPPINE
Notiziario Interno della Congregazione di San Giuseppe
N. 1, aprile 2016
Redazione: p. Tullio Locatelli, p. Giambattista Nicolato