Sei sulla pagina 1di 8

CONCORSO DEL 1401

1401 è la data che viene considerata simbolicamente l’inizio del Rinascimento


Il nuovo secolo si era aperto, a Firenze, con il concorso per l’assegnazione della
decorazione della porta settentrionale in bronzo, del Battistero di San Giovanni

Per partecipare a questo concorso era richiesta la realizzazione di una formella che doveva
raffigurare un episodio dell’Antico Testamento…il Sacrificio di Isacco
(secondo quanto afferma la bibbia, per mettere alla prova la fede di Abramo, Dio gli ordina
di uccidere suo figlio Isacco, ma al momento del sacrificio, Dio avrebbe mandato un angelo
ordinato di sacrificare al posto del giovane Isacco, un ariete che pascolava)
Si richiedeva all’artista di raffigurare, in uno spazio ristretto, una composizione complessa,
con una serie di elementi vari: un vecchio, un angelo in volo, un asinello, un giovane nudo,
due inservienti, e infine un ariete al pascolo.

Fra tutte le prove, le uniche che possediamo oggi sono quella di GHIBERTI e quella di
BRUNELLESCHI:
 La formella di Brunelleschi si distingue dall’altra per la sua drammaticità
dell’immagine e per i movimenti improvvisi e scomposti dei personaggi…. PORTA
DEL PARADISO:
La porta settentrionale del battistero venne subito considerata come un capolavoro
e così nel 1425 fu commissionata a Ghiberti anche l’ultima porta mancante,
dedicata all’antico testamento…si tratta di uno dei massimi capolavori artistici del
Rinascimento fiorentino.
Fu l’opera che segnò il punto più alto della carriera artistica di Ghiberti, e come era
stato per la porta settentrionale, la realizzazione di questa porta fu lunga e
complessa tanto che durò fino al 1447 e la porta venne collocata sul lato orientale
del battistero solo nel 1452.

Al momento di progettare la disposizione delle scene, Ghiberti optò per una


struttura più semplificata, con soli 10 riquadri (5 per ciascun battente).
20 anni dopo la sua realizzazione fu perciò abbandonata la cornice POLILOBATA
TARDOLOGICA, ormai passata di moda…lungo i profili dei due battenti furono
scolpiti personaggi biblici a figura intera, mentre gli stipiti esterni e l’architrave
vennero decorati con ghirlande e animali
(la porta del paradiso è stata oggetto di un lungo e complesso restauro continuo
durato ben 27 anni, concluso nel 2012).

 STORIE DI ESAÚ E GIACOBBE:


in tutti i riquadri, come in questo, si riscontrano tratti già presenti nelle precedenti
opere di Ghiberti; un naturalismo elegante, il linearismo evidente nei ritmi fluidi e
ondulati dalle increspature del terreno che tendono a prevalere sulla drammaticità
e sul plasticismo.
Ci sono novità rispetto alla porta precedente: la forma quadrata che permette di
creare delle scene più ampie, le figure sono scalate nello spazio ed emergono con
diverse gradazioni di rilievo.
La scena rappresentata è una delle più belle dell’intera porta per l’armonia di
proporzioni tra figure e architetture e per la grande credibilità della
rappresentazione dello spazio , che testimonia la grande abilità raggiunta da
Ghiberti.

 LA SCENA ESPRIME UNA FORTE DRAMMATICITÀ

A vincere il concorso non fu la drammaticità di Brunelleschi, ma l’armonia e l’eleganza di


GHIBERTI
 Nella formella di Ghiberti, la scena rappresentata è composta e solenne, l’immagine
è costruita con un equilibrio in cui le figure hanno pose eleganti.

LORENZO GHIBERTI: PRIMO CAPOLAVORO

Lo stile del Sacrificio di Isacco esprime molto bene la personalità versatile e


complessa di Lorenzo Ghiberti, il quale fu oratore, scultore, architetto e pittore di
vetrate, fu anche umanista e scrittore…scrisse i commentari.
Vinto il concorso del 1401 GHIBERTI cominciò a realizzare:

 LA PORTA SETTENTRIONALE DEL BATTISTERO:


conclusa soltanto nel 1424, fortemente ispirata a quella meridionale di Pisano, da
cui riprende le 28 cornici polilobate, di gusto tardogotico.
I rilievi rappresentano nella parte superiore episodi della VITA DI CRISTO, nella parte
inferiore rappresentano I PADRI DELLA CHIESA e gli EVANGELISTI…fu abbandonata
l’idea di rappresentare storie dell’antico testamento.
In ogni dettaglio lui da prova della sua grande abilità tecnica nella lavorazione del
bronzo, nella capacità di dare morbidezza ed eleganza alle figure, e nella scioltezza
narrativa data alle scene.
 LA CROCIFISSIONE:
è tra le formelle meglio riuscite, grazie alla sua composizione elegante, chiara e di
limpida leggibilità.
Si tratta di una composizione semplice per quanto riguarda la struttura, ma molto
efficace per quanto riguarda la definizione del soggetto…in cui le figure emergono
quasi del tutto nello spazio vuoto retrostante.
In basso la Vergine e San Giovanni che piangono sottolineano le curvature della
cornice, richiamate anche dal movimento degli angeli in volo.
In alto, sulla croce, Cristo, con il busto, che riprende quello di una statua antica, è
baricentro immobile della scena.
Nella simmetria della composizione e nella scelta si rileva il senso di equilibrio e di
moderazione, caratteristico di Ghiberti
 PORTA DEL PARADISO:
La porta settentrionale del battistero venne subito considerata come un capolavoro
e così nel 1425 fu commissionata a Ghiberti anche l’ultima porta mancante,
dedicata all’antico testamento…si tratta di uno dei massimi capolavori artistici del
Rinascimento fiorentino.
Fu l’opera che segnò il punto più alto della carriera artistica di Ghiberti, e come era
stato per la porta settentrionale, la realizzazione di questa porta fu lunga e
complessa tanto che durò fino al 1447 e la porta venne collocata sul lato orientale
del battistero solo nel 1452.

Al momento di progettare la disposizione delle scene, Ghiberti optò per una


struttura più semplificata, con soli 10 riquadri (5 per ciascun battente).
20 anni dopo la sua realizzazione fu perciò abbandonata la cornice POLILOBATA
TARDOLOGICA, ormai passata di moda…lungo i profili dei due battenti furono
scolpiti personaggi biblici a figura intera, mentre gli stipiti esterni e l’architrave
vennero decorati con ghirlande e animali
(la porta del paradiso è stata oggetto di un lungo e complesso restauro continuo
durato ben 27 anni, concluso nel 2012).

 STORIE DI ESAÚ E GIACOBBE:


in tutti i riquadri, come in questo, si riscontrano tratti già presenti nelle precedenti
opere di Ghiberti; un naturalismo elegante, il linearismo evidente nei ritmi fluidi e
ondulati dalle increspature del terreno che tendono a prevalere sulla drammaticità
e sul plasticismo.
Ci sono novità rispetto alla porta precedente: la forma quadrata che permette di
creare delle scene più ampie, le figure sono scalate nello spazio ed emergono con
diverse gradazioni di rilievo.
La scena rappresentata è una delle più belle dell’intera porta per l’armonia di
proporzioni tra figure e architetture e per la grande credibilità della
rappresentazione dello spazio, che testimonia la grande abilità raggiunta da
Ghiberti.

FILIPPO BRUNELLESCHI:
Lui è considerato il primo architetto del rinascimento.
Brunelleschi si formò inizialmente come orafo e come scultore, ma dopo il concorso perso
nel 1401 si dedicò alla matematica e allo studio dell’antichità.
Nel 1402 fece un viaggio a Roma accompagnato da Donatello, con lo scopo di studiare
filologicamente l’antico; obbiettivo perseguibile solo attraverso la visione diretta dei resti di
monumenti classici.
Presto giunse all’elaborazione di un nuovo linguaggio che si ispirava all’esempio
dell’antichità, senza mai copiarla in maniera meccanica.
Per Brunelleschi l’edificio si doveva basare su precisi rapporti proporzionali tra le varie
parti, muovendo da un modulo (diametro della colonna) e dall’applicazione fi forme
geometriche…il cerchio, il triangolo e il quadrato.
Nella sua concezione la bellezza era data, non dalle decorazioni ma dalle PROPORZIONI E
DALL’ARMONIA DELL’INSIEME.

 SPEDALE DEGLI INNOCENTI


È la prima opera architettonica nota di Brunelleschi, è la facciata dell’orfanotrofio,
commissionatagli nel 1419.
Lo Spedale degli innocenti fu il primo edificio costruito dopo la fine dell’età antica a
recuperare il linguaggio dell’architettura classica, troncando le tradizioni medievali.
Il portico è concepito come un LOGGIATO, come delle esili colonne che riprendono le
forme e le proporzioni dell’ordine corinzio.
Le colonne reggono arcate a tutto sesto, che attraverso la loro ampiezza alleggeriscono e
rendono elegante il prospetto (ognuna di esse delimita uno spazio quadrato, sormontato
da un semicerchio) e appare tutto fondato su delle proporzioni matematiche e
sull’equilibrio delle diverse parti.
Sopra un doppio cornicione, si susseguono finestre con timpani triangolari, poste in
corrispondenza al centro di ciascun arco.
Le arcate aperte sono 9, cosi come sono 9 anche gli scalini: qui Brunelleschi utilizza un
elemento caratterizzante il multiplo di 3 (simbolo della trinità cristiana)
La geometria è alla base di questa facciata: ogni elemento è proporzionale agli altri e
l’unità di misura, detta MODULO è il diametro della colonna, come nei tempi antichi.

Un altro elemento caratteristico dell’architettura di Brunelleschi è la netta bicromia delle


superfici che assume una funzione completamente nuova:
il colore grigio della pietra serena (tipo di pietra arenaria di colore grigio scuro), mette in
evidenza le strutture portanti (colonne, capitelli, trabeazione) e gli elementi della
decorazione (cornici, timpani) creando un netto contrasto cromatico con l’intonaco chiaro
delle pareti; lo Spedale fu inaugurato nel 1445, dopo aver subito molti cambiamenti.
 CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE:
Nel 1418 fu bandito un concorso per completare il DUOMO DI FIRENZE con la grande
cupola sommitale.
La costruzione della nuova chiesa era iniziata nel 1296 sotto la guida di Arnolfo di Cambio,
ma i lavori si erano interrotti nel 1302 in seguito alla sua morte, erano poi stati ripresi nel
1367 con la realizzazione di una TRIBUNA OTTOGONALE TRILOBATA, un abside…e dei
PILONI che devono reggere il TAMBURO e la CUPOLA:
Tuttavia le dimensioni colossali (quasi 46 metri di diametro) e i problemi economici e
tecnici (come il peso e le spinte laterali, che rischiavano di farla crollare) ne avevano
bloccato di nuovo la costruzione.
Ulteriore difficoltà era data dall’impossibilità di erigere impalcature da terra, perché la
grande quantità di legna necessaria e il suo peso sarebbe stato impossibile da reggere.
A questo concorso parteciparono, tra gli altri, GHIBERTI e BRUNELLESCHI, loro vennero
giudicati vincitori a pari merito, però si deve solo a BRUNELLESCHI l’ideazione del
procedimento tecnico che riusciva a risolvere sia il problema della grande ampiezza sia
quello dei ponteggi.
L’architetto progettò un nuovo tipo di impalcature sospese, che si innestavano nella cupola
stessa senza necessitare di un appoggio da terra.
I lavori iniziarono nel 1420 e nel 1436 arrivarono al vertice: nello stesso anno la cattedrale
venne consacrata da papa Eugenio quarto.
Mancavano solo 2 elementi:
 La lanterna, progettata da Brunelleschi ma ultimata solo nel 1468, elemento statico
fondamentale perché con il suo peso contrasta le spinte laterale, “schiacciando” la
cupola.
 Le tribune morte, quattro piccole strutture di sostegno semicircolari con nicchie, oste
sotto il tamburo ai lati delle tre grandi absidi del duomo, commissionate a
Brunelleschi nel 1439 ma realizzate solo dopo la sua morte.

Perciò il progetto si deve completamente a Brunelleschi, mentre Ghiberti venne molto


presto allontanato perché privo delle competenze ingegneristiche necessarie alla
conduzione del cantiere.

Brunelleschi invece seguì tutte le fasi della costruzione, dal controllo della qualità dei
materiali alla spiegazione del progetto ai lavoratori attraverso disegni tracciati sul terreno,
modellini in cera ecc…
Proprio le sue capacità gestionali, e le sue innovative soluzioni tecniche, fanno di lui il
PRIMO VERO ARCHITETTO MODERNO.

La sua soluzione è rivoluzionaria da un punto di vista tecnico ma non estetico, essa vuole
presentarsi in continuità stilistica con il resto della costruzione, dando vita ad una cupola
apparentemente gotica, con la calotta fortemente rialzata e con una sagoma a sesto acuto.
Per rendere la cupola più ampia e imponente, Brunelleschi realizzò una struttura con un
doppio involucro fatto di due calotte separate da un’intercapedine più larga.

La struttura è divisa in 8 vele da 8 costoloni esterni che si assottigliano verso l’alto


accentuando la curvatura nella parte finale.
Si tratta di una magnifica intuizione dell’architetto: sembra che le nervature chiudano la
sommità della cupola trattenendone l’espansione.
Per evidenziare il compito strutturale dei costoloni, Brunelleschi ne sottolinea la presenza
con il colore bianco, creando un contrasto con il rosso caldo delle tegole in cotto.
Le dimensioni della cupola e il suo forte impatto visivo, la rendono subito un simbolo della
città.
A livello simbolico venne mantenuta l’altezza originale corrispondente a 60 m circa (144
braccia, in questa maniera l’edificio rimanda alla Gerusalemme celeste, la cui estensione
era definita pari a 144 cubiti.
Brunelleschi voleva che questo monumento risaltasse come un emblema di Firenze e come
simbolo della protezione della Madonna su tutta la città.

SAGRESTIA VECCHIA
Nel 1422 Brunelleschi cominciò a lavorare ad una CAPPELLA FUNERARIA per Giovanni De
Medici, padre di Cosimo il vecchio, e per la moglie.
L’edificio sorge a fianco della Basilica di San Lorenzo e fu ultimato nel 1428.
L’architetto lo concepì come un mausoleo isolato, sopraelevato su un alto basamento
come i monumenti sepolcrali romani; la cappella è detta Sagrestia Vecchia per distinguerla
da quella nuova, costruita da Michelangelo nel 1520.
Lo spazio della cappella è inteso da Brunelleschi come una forma geometrica perfetta.
Alla base di tutta la struttura ci sono i moduli proporzionali del quadrato e del cerchio
inscritto in esso.
La Cappella si presenta come un volume cubico, coperto da una cupola a pianta circolare,
essa è divisa in 12 spicchi da altrettanti costoloni, che le danno il caratteristico aspetto a
ombrello.
Sulla parete di fondo si affaccia un’abside a pianta quadrata con cupola, che riprende in
piccolo la struttura dell’intera sagrestia.
Ogni lato del vano quadrato è diviso a metà altezza da un fregio con cherubini e serafini in
terracotta colorata, impostato su un paraste corinzie, pilastro incassato in una parete, che
corre continuo lungo le pareti.
L’uso dell’ordine corinzio costituisce un riferimento all’architettura antica, evidente anche
nell’ingresso alla piccola abside che richiama un arco di trionfo Romano.
Nella zona inferiore, le pareti su tre lati sono prive di decorazioni.
La zona superiore termina in una grande arcata che si raccorda alla cupola attraverso 4
pennacchi triangolari.

CAPPELLA DEI PAZZI


Una nuova occasione per Brunelleschi per eseguire un edificio interamente di mano sua (la
sagrestia vecchia aiutato da Donatello), è con la costruzione della cappella funeraria
realizzata per la famiglia pazzi.
L’edificio fu costruito all’interno del chiostro della chiesa si Santa Croce a Firenze con la
funzione di sala capitolare (luogo pensato per accogliere le riunioni dei frati) e che, vista la
committenza, avrebbe dovuto ospitare anche le sepolture della famiglia.
Iniziato nel 1429 da Brunelleschi, fu ultimato però nel 1461, 15 anni dopo la sua morte.

CONFRONTO CON LA SAGRESTIA VECCHIA

Potrebbero piacerti anche