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Per partecipare a questo concorso era richiesta la realizzazione di una formella che doveva
raffigurare un episodio dell’Antico Testamento…il Sacrificio di Isacco
(secondo quanto afferma la bibbia, per mettere alla prova la fede di Abramo, Dio gli ordina
di uccidere suo figlio Isacco, ma al momento del sacrificio, Dio avrebbe mandato un angelo
ordinato di sacrificare al posto del giovane Isacco, un ariete che pascolava)
Si richiedeva all’artista di raffigurare, in uno spazio ristretto, una composizione complessa,
con una serie di elementi vari: un vecchio, un angelo in volo, un asinello, un giovane nudo,
due inservienti, e infine un ariete al pascolo.
Fra tutte le prove, le uniche che possediamo oggi sono quella di GHIBERTI e quella di
BRUNELLESCHI:
La formella di Brunelleschi si distingue dall’altra per la sua drammaticità
dell’immagine e per i movimenti improvvisi e scomposti dei personaggi…. PORTA
DEL PARADISO:
La porta settentrionale del battistero venne subito considerata come un capolavoro
e così nel 1425 fu commissionata a Ghiberti anche l’ultima porta mancante,
dedicata all’antico testamento…si tratta di uno dei massimi capolavori artistici del
Rinascimento fiorentino.
Fu l’opera che segnò il punto più alto della carriera artistica di Ghiberti, e come era
stato per la porta settentrionale, la realizzazione di questa porta fu lunga e
complessa tanto che durò fino al 1447 e la porta venne collocata sul lato orientale
del battistero solo nel 1452.
FILIPPO BRUNELLESCHI:
Lui è considerato il primo architetto del rinascimento.
Brunelleschi si formò inizialmente come orafo e come scultore, ma dopo il concorso perso
nel 1401 si dedicò alla matematica e allo studio dell’antichità.
Nel 1402 fece un viaggio a Roma accompagnato da Donatello, con lo scopo di studiare
filologicamente l’antico; obbiettivo perseguibile solo attraverso la visione diretta dei resti di
monumenti classici.
Presto giunse all’elaborazione di un nuovo linguaggio che si ispirava all’esempio
dell’antichità, senza mai copiarla in maniera meccanica.
Per Brunelleschi l’edificio si doveva basare su precisi rapporti proporzionali tra le varie
parti, muovendo da un modulo (diametro della colonna) e dall’applicazione fi forme
geometriche…il cerchio, il triangolo e il quadrato.
Nella sua concezione la bellezza era data, non dalle decorazioni ma dalle PROPORZIONI E
DALL’ARMONIA DELL’INSIEME.
Brunelleschi invece seguì tutte le fasi della costruzione, dal controllo della qualità dei
materiali alla spiegazione del progetto ai lavoratori attraverso disegni tracciati sul terreno,
modellini in cera ecc…
Proprio le sue capacità gestionali, e le sue innovative soluzioni tecniche, fanno di lui il
PRIMO VERO ARCHITETTO MODERNO.
La sua soluzione è rivoluzionaria da un punto di vista tecnico ma non estetico, essa vuole
presentarsi in continuità stilistica con il resto della costruzione, dando vita ad una cupola
apparentemente gotica, con la calotta fortemente rialzata e con una sagoma a sesto acuto.
Per rendere la cupola più ampia e imponente, Brunelleschi realizzò una struttura con un
doppio involucro fatto di due calotte separate da un’intercapedine più larga.
SAGRESTIA VECCHIA
Nel 1422 Brunelleschi cominciò a lavorare ad una CAPPELLA FUNERARIA per Giovanni De
Medici, padre di Cosimo il vecchio, e per la moglie.
L’edificio sorge a fianco della Basilica di San Lorenzo e fu ultimato nel 1428.
L’architetto lo concepì come un mausoleo isolato, sopraelevato su un alto basamento
come i monumenti sepolcrali romani; la cappella è detta Sagrestia Vecchia per distinguerla
da quella nuova, costruita da Michelangelo nel 1520.
Lo spazio della cappella è inteso da Brunelleschi come una forma geometrica perfetta.
Alla base di tutta la struttura ci sono i moduli proporzionali del quadrato e del cerchio
inscritto in esso.
La Cappella si presenta come un volume cubico, coperto da una cupola a pianta circolare,
essa è divisa in 12 spicchi da altrettanti costoloni, che le danno il caratteristico aspetto a
ombrello.
Sulla parete di fondo si affaccia un’abside a pianta quadrata con cupola, che riprende in
piccolo la struttura dell’intera sagrestia.
Ogni lato del vano quadrato è diviso a metà altezza da un fregio con cherubini e serafini in
terracotta colorata, impostato su un paraste corinzie, pilastro incassato in una parete, che
corre continuo lungo le pareti.
L’uso dell’ordine corinzio costituisce un riferimento all’architettura antica, evidente anche
nell’ingresso alla piccola abside che richiama un arco di trionfo Romano.
Nella zona inferiore, le pareti su tre lati sono prive di decorazioni.
La zona superiore termina in una grande arcata che si raccorda alla cupola attraverso 4
pennacchi triangolari.