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Con grande fatica mise da parte tutti i possibili interrogativi e si concentrò per contraccambiare quelle

informazioni. Tirò fuori una manciata di appunti e cominciò a spiegare, semplicemente, ripetendo quanto

sentito, ciò che Taira e “Mukfey” gli avevano raccontato per ore. Lo shoya ascoltava attento, contento che la

moglie nascosta dietro lo shoji stesse prendendo nota di ogni parola. “No, signore, non ci ho nemmeno provato,

le ho solo disfatto l'acconciatura per spaventarla. Una signora non dovrebbe rubare, vi pare?” Norbert borbottò

qualcosa e tornò a guardare i samurai. Adesso vedeva Gornt sotto una nuova luce, più inquietante. “Forse

potreste scoprire se c'è del vero in quella stupida voce. Mi piacerebbe saperlo. Prego.” “Keirei!” L'ufficiale

avvampò ma si inchinò automaticamente, come dinanzi a un pari, e si infuriò ulteriormente nel vedere che sir

William, rispondeva solo con un cenno, come dinanzi a un inferiore. Poi pensò: questo ripugnante ometto è il

capo dei gai-jin, la sua irascibilità è nota quanto il suo fetore. Quando attaccheremo mi riprometto di ucciderlo

personalmente. “Ho anche cercato di convincerlo a desistere dal duello ma la sua risposta è stata: “Solo se

Malcolm mi chiederà pubblicamente scusa”.” “Bene, siete puntuale, signor Struan” disse burbero l'ammiraglio

Ketterer. E' insolito per un mercante.” Stava per dire “trafficante”, ma decise che non gli sarebbe mancato il

tempo di dargli la stoccata. Ora i capelli gli coprivano la nuca e sebbene non fossero lunghi come quelli di

Phillip Tyrer lo stile poteva considerarsi europeo.

La vecchia Ah Tok non rideva più. “Fang-pi!” sbottò, usando un'imprecazione insolita per lei. “Ma ha

accettato di allevare i nostri figli in seno alla Vera Chiesa, lo ha promesso.” “...dell'Eternità” ribadì la voce.

Sorrise alla propria immagine soddisfatto del travestimento, poi si sfilò l'orologio e lo ammirò. Segnava le

undici e sedici minuti. Come se sedici minuti fossero importanti, pensò con disprezzo. Tuttavia era soddisfatto

d'aver imparato a leggere il tempo dei gai-jin tanto in fretta. “Cacciare? Cacciare avete detto?” Il grido
oltrepassò la porta e una pesante cappa scese sugli ospiti che cenavano. “Grazie.” Ah Soh allungò i bastoncini

per riempire la ciotola e prese anche il bel gambero saltato in padella che aveva già adocchiato. “Per favore,

continua, sorella maggiore.” Le due donne sedevano nella stanza di Ah Tok davanti al tavolo su cui erano

disseminate le numerose pietanze del loro pasto, con il bricco di tè al gelsomino a portata di mano. “Ayeeyah, è

molto difficile. Vuol dire che se io faccio la mia parte chiuderà un occhio? Cosa mai potrò fare e dire prima di

lunedì notte per convincere quella sporca canaglia, quell'amorale di un ricattatore? Prese un rotolo, si avvicinò,

lo porse, arretrò, si inchinò e attese che il gai-jin si inchinasse a sua volta, per quanto sommariamente, del tutto

convinto di aver avuto la meglio sul nemico. Inveì contro i suoi uomini per scaricare la rabbia, e si allontanò.

Furibondi per l'inciviltà dimostrata dai gai-Jin, i samurai lo seguirono. “Certo.” Il conte Zergeyev aprì la porta.

Attesero l'arrivo di Johann che la richiuse alle sue spalle. “Preferite che ci si incontri più tardi, da qualche altra

parte?”

Ubbidite e non commettete errori. “Grazie.” Hiraga finì il suo sakè. Sumomo era a Kyòto con Katsumata...

Stupidi. Solo per il fatto che indosso i loro vestiti e comincio a camminare come loro pensano che io sia

cambiato. Per me loro sono ancora nemici, anche Taira. E' stupido da parte di Taira cambiare idea su Fujiko,

cosa gli sarà venuto in mente? Mi scombussola i piani. “Occhi, orecchie e narici aperte, come un pipistrello, e

fate attenzione a non lasciare in giro escrementi!” Ah Tok ridacchiò. “Diecimila estati a Chen della Nobil Casa,

senza di lui non avremmo mai saputo che la Porta di Giada della ragazza si è accostata a mio figlio!” “Scusami,

non intendevo interrompere una conversazione importante...” † “E come farete a tirare? Intendo dire, visto che

vi dovete appoggiare ai bastoni?” Signore, dammi la forza, perdonami, pensò quasi in lacrime, bramando di

uscire e accarezzare quel seno e quel corpo nascosti dalla grata, dallo scialle, dai vestiti e dalla collera di Dio.

“Lo dovete aiutare, voi dovete aiutarlo ad abbracciare la Vera Fede.”


“No, non ero triste” rispose stancamente Malcolm, “solo pensieroso.” “Lo fareste a vostro rischio di

conseguenze legali, ammiraglio. Sir William concorda con voi e ha approvato la vostra intenzione?” Cilindro,

colletto alto e cravatta, finanziera di lana scura con le spalle ampie e segnata in vita, panciotto di seta blu

attraversato dalla catena d'acciaio dell'orologio da tasca, pantaloni stretti e stivali di pelle. Dove sarà adesso,

perchè non è andata a Shimonoseki come le ho ordinato, cosa faceva, e se è scappata adesso dov'è? Cosa posso

fare a proposito dei cannoni e dei fucili... Angélique e Malcolm lo guardarono allontanarsi. “Chi è questo signor

Gornt?” Lui glielo spiegò, dandole tuttavia soltanto la versione ufficiale. Il pensiero di martedì gli offuscava la

mente. “No, per favore, sedetevi. Avete considerato il prezzo?” Edward Gornt annuì. “Chiedo scusa per non

essere venuto a trovarvi prima, signore, ma il signor Greyforth non voleva... sentire ragione. Ora si dice

d'accordo sulle pistole, sulle pistole da duello a doppia canna, un colpo o due, a vostra scelta, da una distanza di

venti passi.” “Dell'importazione e della vendita di armi e cannoni agli indigeni. La corporazione dei pescatori e

dei contadini, avrebbe potuto rispondere lo shoya, o più spesso i mercanti, i veri padroni dei prodotti, avendo

prestato il denaro per acquistare reti o sementi. Ma era troppo prudente per rispondere, la sua energia era

totalmente convogliata nello sforzo di restare calmo di fronte a una simile mole di preziosissime informazioni,

seppur incomplete.

“Oh!” Hiraga scorse i pezzi di carne, le interiora e la selvaggina appesi dietro la vetrina e assediati da un

nugolo di mosche. “No, no grazie. Stavo solo guardando. Buongiorno signore” disse nascondendo il ribrezzo.

Se questo comporterà la rovina di Tyler non mi importa, voglio però che mi garantiate il loro cinquanta per

cento netto della Rothwell e il vostro aiuto per ottenere dalla Victoria Bank il finanziamento necessario per

acquistarne l'altra metà da Jeff Cooper. Inoltre voglio che per dieci anni mi trattiate lealmente, come un

concorrente qualsiasi, impegnandovi a non contrastarmi in modo particolare e a privilegiarmi nelle eventuali
trattative. La scena richiamò alla sua memoria l'incontro con il numero due della Nobil Casa. Era ancora

scombussolato da tutte quelle informazioni sull'economia occidentale, oltre che svuotato dalle informazioni che

McFay gli aveva estorto sugli usurai e sui mercanti di riso come il potente Gyokoyama. “Credo di sì” rispose

cauto lo shoya, che in verità aveva capito molto bene. Era assai soddisfatto e avrebbe voluto conoscere più

particolari. Lo scorse rapidamente, si accigliò, lo rilesse più volte e scoppiò in una risata nervosa. “E'

indirizzato a voi, al ministro britannico, e dice: “Mi rivolgo a voi per tramite di questo dispaccio. Lo shògun

Nobusada, da Kyòto, ordina di chiudere immediatamente tutti i porti e di espellere e cacciare tutti gli stranieri,

perchè non...”. “E' vero che Lungo Naso Aguzzo si è fermato abbastanza nella camera di lei per...” Tirò il fiato

sorpresa. “Ayeeyah! Ti ricordi quando qualche settimana fa lei mi ha mandato via e poi ha strillato perchè

credeva che qualcuno penetrasse nella sua camera dal giardino, ma poi era solo il vento che sbatteva le imposte?

Ora ricordo, sono stata più veloce di un pipistrello, ma Lungo Naso Aguzzo era già da lei e loro due... ora che ci

penso, erano più pallidi di un cadavere di cinque giorni! ” Ne sono contento, mia giovane e neanche tanto

debole mentitrice, pensò padre Leo, disgustato dalla perfidia dell'umanità. E' americano, con un leggero accento

del Sud, le spalle ampie, la vita stretta, ha l'aria di uno che tira di scherma e sembra anche un ottimo ballerino.

“Presto lo diventeranno, signore. Presto l'intero consiglio di amministrazione scodinzolerà se gli chiederete di

scodinzolare. Tutto questo, naturalmente, dovrà rimanere segreto. Cosa avete intenzione di fare dopo il duello?”

Stupito della fiducia che nutriva in lui, Malcolm gli raccontò senza esitazioni del proposito di salire sulla

Prancing Goud. “Questo naturalmente prevede che io vinca e non sia gravemente ferito. Quando sarò a Hong

Kong potrò calmare le acque” disse con sicurezza. “Non ne sono sicuro, ma potrei scommetterci.” “Io... credo

di sì. Proseguite, prego.”


“Conoscete i dettagli del suo piano?” Gornt sorrise. “Certo, e molto di più, ma né Morgan, né il Vecchio, né il

signor Greyforth se ne rendono conto.” Abbassò ancora il tono della voce e parlò quasi senza muovere le labbra.

“Tutto questo dovrà rimanere un segreto tra noi, quello che voglio in cambio è che mandiate in rovina Morgan

Brock, spingendolo alla bancarotta e facendolo finire in prigione, se possibile. “Sì, signore” mormorò Struan.

Stava cominciando a capire. “Naturalmente avrete bisogno del mio permesso per salire a bordo.” L'ammiraglio

lasciò le parole sospese nell'aria. “Inoltre, signor Struan, questo fatidico duello è davvero una cattiva idea,”

Malcolm rimase sconcertato dall'incongruenza del discorso e si sforzò di prestare maggiore attenzione. Poi

l'ammiraglio riprese: “Per quanto quel... quel Greyforth meriti di andare al più presto all'altro mondo, un duello

è contro la legge, e può causare errori, errori fatali. E' chiaro?”. Malcolm non aveva mai trovato il coraggio di

chiedere apertamente alla madre se in realtà non fosse stata innamorata di Dirk anziché di Culum e se non si

fosse accontentata del figlio soltanto perchè con il padre non era possibile. Ma sapeva che anche se avesse

trovato il coraggio di chiederglielo, lei si sarebbe limitata a rispondere con un sorriso gelido: “Malcolm, non dire

assurdità”. “Un obbligo, padre?” mormorò lei. “Intendete un obbligo in vista del matrimonio?” “Questo non è

da lui.” “Dice che è spiacente, ma i suoi ordini sono di consegnarla personalmente.” “Sì. Prese un rotolo, si

avvicinò, lo porse, arretrò, si inchinò e attese che il gai-jin si inchinasse a sua volta, per quanto sommariamente,

del tutto convinto di aver avuto la meglio sul nemico. Inveì contro i suoi uomini per scaricare la rabbia, e si

allontanò. Furibondi per l'inciviltà dimostrata dai gai-Jin, i samurai lo seguirono. “Farò del mio meglio, padre,

grazie...” mormorò lei. Lo aggirò e scappò via.

“Preferite che ci si incontri più tardi, da qualche altra parte?” “Per un tempo così breve, posso appoggiarmi a

un bastone soltanto.” Malcolm sorrise senza gioia. “Mi sono esercitato.” “Ditegli che sono autorizzato a...” La

voce di sir William lo interruppe. “Capitano Pallidar, aspettate! Ho imparato molto. Non basta ancora, ma non
va male. “Non è forse così?” Ketterer ha insistito su questo punto” borbottò, “e anche sulle parole “resti tra

noi” e “in cambio”.” Crollò esausto e inebriato sulla prima panchina vuota e restò a fissare la flotta senza

vederla. Ho capito bene quello che ha detto Ketterer?

Dopo che Hiraga si fu cimentato a parlare di prestiti e operazioni finanziarie e bancarie che a lui stesso

rimanevano in gran parte oscuri, lo shoya, impressionato dalla memoria e dall'intelligenza del giovane nel

cogliere ciò che gli era totalmente alieno, disse con serietà: “Notevole, Otami-sama”. “Io lo sono, signore.”

Gornt mostrò la sua piccola pistola. “Ma questa non li scalfirebbe nemmeno, se avessero cattive intenzioni.” E'

stato quella volta che il suo Yang...” “E' vero che Lungo Naso Aguzzo si è fermato abbastanza nella camera di

lei per...” Tirò il fiato sorpresa. “Ayeeyah! Ti ricordi quando qualche settimana fa lei mi ha mandato via e poi ha

strillato perchè credeva che qualcuno penetrasse nella sua camera dal giardino, ma poi era solo il vento che

sbatteva le imposte? Ora ricordo, sono stata più veloce di un pipistrello, ma Lungo Naso Aguzzo era già da lei e

loro due... ora che ci penso, erano più pallidi di un cadavere di cinque giorni! Tutto questo dovrà essere scritto

in un contratto che voi firmerete. Dopo dieci anni il patto decadrà e sfodereremo le spade.” “Posso ritirarmi

nell'anticamera?” chiese in russo sir William. “Buonasera, padre Leo” disse educata Angélique. “Non è

necessario, sir William” intervenne Erlicher, il ministro svizzero, “se è in olandese posso tradurre io.” “Per

esempio, perchè non Lungo Naso Aguzzo, un diavolo straniero della sua razza, heya? Quei due stanno vicini

come pidocchi sull'inguine di un mendicante. E non è forse stato lui a buttare in mare la bottiglia e tutte le

prove, ricordi?”

“Se la pesca è abbondante, costano meno e viceversa. Dipende dalla pesca, o dal raccolto.” Hiraga annuì, pur

essendo certo che lo shoya avesse dato una risposta reticente, parziale o ambigua. Dai mercanti e dagli usurai

non ci si può aspettare di più, pensò, e decise all'istante di sospendere ogni eventuale incontro tra Mukfey e lo
shoya e di rimandare l'ultima parte della lezione sulla società per azioni, quella che per qualche misteriosa

ragione lo affascinava di più: che il fondatore di una società per azioni, cioè, potesse decidere quante azioni

riservare a se stesso, senza pagarle, e se queste ammontavano al cinquantun per cento del totale aveva il potere

sulla compagnia. All'improvviso capì: Senza esborso, si può diventare lo shògun di una compagnia, e quanto

più grande è una compagnia tanto più potente è lo shògun... senza esborso! “No. E voi?” “In confidenza.”

“Certo.” Il conte Zergeyev aprì la porta. Attesero l'arrivo di Johann che la richiuse alle sue spalle. I passanti di

High Street lo guardavano appena. E quei miserabili fornicatori dei pirati non avrebbero gli strumenti per far

fuoco sulla mia ammiraglia, per Dio! Senza il controllo sui mari della Marina Reale non sarebbe possibile

nessuna pax britannica, nessun impero britannico, e nessun commercio e torneremmo al Medioevo!”  

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