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Nelle case migliori la mama-san sottopone il cliente a un vero e proprio esame, considera se abbia i titoli per

onorare la sua casa e tutto ciò che contiene, in sostanza vuole scoprire se lui può permetterselo o se poi non avrà
il denaro per pagare il conto. In Giappone un buon cliente ottiene un enorme credito, monsieur Tyrer, ma peste
lo colga se non paga o se paga in ritardo quando con discrezione gli verrà presentato il conto.

Mio Dio, quanto si beve da queste parti! Cominciano a bere al mattino e sono tutti ubriachi entro l'ora di

pranzo. Il reverendo non mi sarà di nessuna utilità e per di più puzza da far girar la testa. Che colpo di fortuna

invece aver incontrato André Poncin! “Ecco Kanagawa, e questa è Hodogaya.” “Oh no, la donna ha sempre il

diritto di rifiutare un uomo senza per questo perdere la faccia. Esistono speciali protocolli che potrò spiegarvi

nei dettagli, se lo desiderate, ma ciascuna Casa è diretta da una maitresse chiamata mama-san. San è il suffisso

che significa padrone di casa, maschile e femminile, e la mama-san è una donna il cui vanto consiste

nell'eleganza dell'ambiente che dirige e nella raffinatezza delle ragazze di cui si circonda. I prezzi e la qualità

delle case ovviamente variano.   Aveva avuto un effetto benefico sui nervi di Tyrer, altri nella Legazione

avevano invece fischiato e gridato ai monaci di tacere.   Deserto anche il ponte. “D'accordo. E appena il mio

promemoria arriverà a Parigi l'accordo diventerà ufficiale pur restando, beninteso, segreto.” “Eccetto le

famiglie Toranaga non c'era daimyo che non volesse l'abrogazione! Erano d'accordo, anche la Bakufu e il Roju,

e perciò sembrava più prudente accettare la “richiesta” dell'Imperatore piuttosto che spingere tutti i daimyo dalla

parte dell'opposizione, riunita intorno a Sanjiro, ai tosa e ai choshu. Saremmo stati completamente isolati. Non è

forse vero?” chiese rivolto agli altri. “Non è vero, dunque?” Phillip Tyrer era rabbrividito.

Gli uomini di tutti gli equipaggi si sentivano eccitati e al contempo fieri della loro forza e del fatto che fosse

finalmente giunto il momento della resa dei conti. Era un uomo piccolo e sottile con gli occhi dolci e il volto

scarno. “Anch'io penso che andandocene perderemmo la faccia per sempre.” Yoshi gli sorrise. Utani gli piaceva;

i daimyo del feudo di Watasa erano alleati con i Toranaga fin da prima di Sekigahara. Nella stanza c'era un altro

materasso per il capitano ancora impegnato dall'ultima ronda. “Ah, shishi, siate i benvenuti” aveva detto il
vecchio monaco. “Esistono postriboli di vari livelli, ovviamente, e in quasi tutte le città puoi trovare anche delle

donne di strada. Tuttavia è possibile usufruire di un quartiere tutto dedicato al piacere che si chiama Yoshiwara.

E' dall'altra parte del ponte, oltre la recinzione.” Aveva avuto un effetto benefico sui nervi di Tyrer, altri nella

Legazione avevano invece fischiato e gridato ai monaci di tacere. “Morte ai gai-jin” era l'imprecazione che

correva di bocca in bocca. Nel giro di pochi anni il numero di daimyo convertiti al cattolicesimo insieme ai loro

sudditi era cresciuto a tal punto da permettere al dittatore Goroda di farsene schermo per massacrare migliaia di

monaci buddisti che all'epoca gli erano apertamente ostili e avevano un certo seguito nella popolazione. Alcuni

dei loro artisti sono straordinari; Hokusai per esempio, e Masanobu, Utamaro e dozzine d'altri.”

“Tutti i Satsuma si sarebbero ribellati contro di noi e con diritto, e i tosa e i choshu si sarebbero uniti a loro, col

risultato di far scoppiare una guerra civile che non possiamo vincere. Votate! Sì o No?” Deserto anche il ponte.

Altre strade e ponti vuoti. Il corteo procedeva lentamente a causa dell'ingombrante carrozza che cercava di

avanzare lungo strade concepite soltanto per i pedoni. Sono così saggi i cinesi, perchè è certo che le sue pareti

sono lastricate d'oro, l'oro vi scorre e soltanto l'oro ve ne consente l'accesso, in un modo o nell'altro...” Tyrer si

lasciò ricadere sul giaciglio dimentico del taccuino, la mente in subbuglio. Quasi senza rendersene conto aveva

aperto il libriccino delle ukiyo-e nascosto nella valigetta e ne stava studiando le immagini. Nella carriera del

Consiglio dove gli Anziani si erano riuniti in gran fretta parlava Yoshi. Soltanto i samurai del castello e quelli

incaricati della difesa esterna e delle roccaforti erano al loro posto. E come sempre succede in questi casi, gli

sciacalli s'aggiravano cauti tra le case abbandonate cercando qualcosa da rubare e rivendere. Il samurai mosse

un passo in avanti incerto su quello che avrebbero fatto i compagni, la spada sempre sguainata. Ori e Hiraga lo

guardarono, poi si guardarono l'un l'altro. Si mosse anche un altro uomo. Benché le spade fossero ancora tutte
sguainate i samurai avevano aperto un varco per lasciarli passare. “Morte ai gai-jin” era l'imprecazione che

correva di bocca in bocca. Il più anziano del gruppo, Toyama, era un uomo di cinquant'anni con i capelli grigi.

Anjo ribolliva di rabbia. “Dimmi, esiteresti?” “Siate benvenuti, Hiraga-san e Ori-san” aveva ripetuto il

vecchio monaco. “Noi siamo con gli shishi, con sonno-joi e contro lo shògunato. Poi ripeté l'esercizio partendo

dal termine inglese e pronunciando a voce alta la traduzione in giapponese e con grande soddisfazione scoprì di

non aver fatto errori. Essendo vietato l'uso di veicoli a ruote tutti si affrettavano a piedi terrorizzati all'idea che

le palle fiammeggianti e i razzi di cui avevano sentito parlare potessero da un momento all'altro far cadere una

pioggia di fuoco che avrebbe bruciato la città trasformandola in cenere insieme a loro. “Resta pure con loro, se

vuoi. Adesso votiamo per l'approvazione di un'assenza temporanea!” La costruzione del palazzo tuttavia era

proceduta con terribile lentezza; in parte perchè gli inglesi, volendo aderire in tutto al progetto originale,

avevano utilizzato materiali da costruzione, vetro per le finestre e mattoni per le fondamenta, fatti arrivare

appositamente da Londra, Hong Kong o Shanghai, e ignorando lo stile architettonico del Giappone le cui case,

senza fondamenta, erano di legno e carta, volutamente leggere e facili da erigere o riparare o addirittura

ricostruire in caso di terremoti. L'altra causa dei ritardi era invece imputabile alla Bakufu che, riluttante all'idea

di un edificio straniero al di fuori dei confini di Yokohama, poneva ogni sorta di ostacolo al proseguimento dei

lavori. Il corteo arrivò a riprendere possesso del luogo con grande sfarzo militare perchè sir William aveva

deciso di trascorrervi la notte per prepararsi all'incontro dell'indomani. “Che c'è?” chiese al capitano che si era

portato una mano al berretto. Per esempio le ragazze non sono in mostra tutte insieme se non nei postriboli

d'infimo ordine, ma anche in questi nessun uomo può entrare, puntare un dito e dire: voglio quella”. Perciò,

monsieur, in un certo senso questo è il paradiso. Un uomo può fornicare anche per un anno a credito, se lo

desidera.” Il tono di voce di Poncin cambiò in modo impercettibile. Ori e Hiragai ancora avvolti negli
indumenti ninja, uscirono dal nascondiglio sulla proprietà del tempio di fronte alla Legazione, scesero dalla

collina correndo in silenzio, attraversarono il ponte di legno e si immersero nei vicoli.

“Pardon, monsieur” aveva detto lo straniero, “ma dovete spiegare a quest'uomo che tipo di libro cercate.” “Qui

siamo al sicuro, Ori!” sussurrò. “Vivere o morire non ha alcun significato per me, né mi preoccupa la morte di

mio figlio, l'attuale shògun, poiché se ne potrà sempre nominare un altro. Ma m'inquieta assai ritirarmi soltanto

perchè i gai-jin sono all'ancora nella nostra baia. Voto contro qualsiasi ritirata e a favore di un attacco. Voto

perchè ci si diriga sulla costa e, se gli sciacalli vogliono sbarcare, voto perchè si uccidano gli uomini e si

distruggano navi, cannoni e fucili.” “Voi, dunque, consigliate questo?” Con gesti rapidi i due uomini si

sfilarono gli indumenti ninja e li riposero in una sacca che Hiraga si mise a tracolla. Indossarono due anonimi

kimono. “Si, senz'altro.” Bevvero una tazza di tè, poi dello champagne al circolo di cui André era un socio ben

conosciuto e apprezzato. Prima che si separassero André aggiunse: “Il Mondo dei Salici merita cura e

attenzione. Sarei onorato di diventare la vostra guida”. “Siate benvenuti, Hiraga-san e Ori-san” aveva ripetuto il

vecchio monaco. “Noi siamo con gli shishi, con sonno-joi e contro lo shògunato. “Oh, ma il vostro francese è

ottimo, monsieur.” Ne incontro molti casi tra i pazienti giapponesi, e non tutti sono casi che possiamo collegare

alla presenza degli europei. Se avete tali inclinazioni usate una protezione, ma tenete presente che non è sicura.

La miglior cosa da fare quindi è astenersi, se capite quello che voglio dire.” Se volete conservare il portafoglio

e le vostre parti intime in buona salute non tirateli mai fuori nella Città Ubriaca. Musuko-san merita di meglio”.

“Tu non vuoi capire!”

Sdraiato sul pagliericcio sistemato sopra un tappeto, si rigirava senza sosta agitato dalle preoccupazioni. Erano

diretti al loro nascondiglio. Nella carriera del Consiglio dove gli Anziani si erano riuniti in gran fretta parlava

Yoshi. Ripensava a Londra e ad Angélique, all'attacco subito e all'incontro che avrebbe avuto luogo l'indomani,
al braccio ancora dolorante e a sir William che era stato irascibile tutto il giorno. L'aria era fredda nella piccola

stanza, e lasciava presagire l'annuncio dell'inverno. Nel suo francese più fiorito e mellifluo disse: “Considererei

un onore se voleste avere la bontà di continuare il racconto, lo dico davvero, è così importante imparare quanto

più possibile e io... io temo che le persone che frequento e con cui parlo siano... ahimè, tutt'altro che parigini,

piuttosto barbosi anzi, e all'oscuro delle raffinatezze in cui i francesi sono maestri. “Dico che hai consentito a

Sanjiro di manovrarti” replicò Yoshi immobile. Tyrer stava appunto curiosando in uno scaffale di libri

giapponesi fatti con carta di ottima qualità e molto spesso corredati di belle stampe e incisioni in rilievo, e

cercava disperatamente di comunicare i propri desideri al sorridente proprietario. “D'accordo, Lun numero due.

Cena al tramonto, sistema tutto per bene anche per gli altri padroni.” “Ci dispiace tanto... “ aveva detto la

Bakufu. Non c'è nessun futuro nel guardare immagini sconce, pensò disgustato. La fiamma della candela

cominciava a tremolare. La spense e si allungò, i lombi appesantiti da quel dolore familiare.

† Lun numero due annuì con amarezza. Detestava trovarsi in quel luogo così isolato e pieno di pericoli,

circondato da migliaia di occhi ostili che i barbari sembravano non notare nemmeno. Un momento dopo Hiraga

lo seguì con altrettanta lentezza. Se volete conservare il portafoglio e le vostre parti intime in buona salute non

tirateli mai fuori nella Città Ubriaca. Musuko-san merita di meglio”. All'incontro ...” Poi Hironaga rivolse la

sua attenzione ai buddisti; accettò con grazia il cosiddetto dono delle loro terre e li rese innocui. Un cane si

precipitò ringhiando da un vicolo scomparve guaendo colpito da un calcio che lo fece volare per dieci metri.

Anjo ribolliva di rabbia. “Dimmi, esiteresti?” “D'accordo, Lun numero due. Cena al tramonto, sistema tutto per

bene anche per gli altri padroni.” Da lontano giunse il suono stridulo delle cornamuse.

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