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INFORTUNI NELLO
SPORTIVO
ILIO IANNONE
Edizione a cura di Niccolò Ramponi
FISIOSCIENCE
WWW.FISIOSCIENCE.IT
AUTORE
Ilio Iannone, PT, CSCS
LA CAPACITÀ DI CARICO
Nel Giugno del 2019 sul British Journal of Sport Medicine (BJSM) è stato
pubblicato un bellissimo video dal titolo: “Load vs Capacity and Injuries".
• lo stress;
• lo stato di salute;
• il sonno;
• l’alimentazione, ecc…
RECUPERO POST
INFORTUNIO
Anche io, come Meakins, per molti anni ho cercato di spiegare ai miei pazienti,
sulla base delle conoscenze che avevo rispetto alla guarigione dei tessuti,
come il percorso seguisse sempre un andamento lineare da A a B.
Purtroppo nel tempo ho iniziato a sentirmi scoraggiato quando, nonostante
avessi fatto al meglio il mio lavoro, notavo come il processo di recupero del
paziente fosse soggetto a continue fluttuazioni.
• il riposo;
• il sonno;
• lo stato mentale;
• lo stile di vita;
• l’ambiente in cui si vive;
Conclusione
CARICO DI LAVORO
Come stabiliamo il carico di lavoro iniziale?
L’1RM è definito come la quantità massima di peso che può essere sollevata
con una sola ripetizione e con una forma adeguata.
Per un neofita, o per un soggetto reduce da un infortunio, questo tipo di test
non rappresenta la scelta migliore, tuttavia potrebbe essere determinato
attraverso il “calcolo indiretto del massimale”.
Nel caso in cui volessimo determinare il 12RM, verrà chiesto al paziente di
eseguire il movimento con il più alto carico possibile per 12 ripetizioni.
Se ad esempio il paziente riuscirà ad eseguire l’esercizio con 35kg, il suo
massimale (1RM) corrisponderà a 50kg (vedi tabella).
Il metodo RIR (Repetions in reserve)
Il RIR, non essendo un test a cedimento come l’RM, può essere valutato ad
ogni seduta stabilendo il numero di ripetizioni target di quella seduta.
Se per un qualsiasi sportivo può essere considerato normale allenarsi con
schemi di progressione del carico che prevedano volumi ed intensità
prestabilite, nel caso del nostro paziente un sistema flessibile e basato
sull’autoregolazione potrebbe risultare più efficace, per i motivi descritti in
precedenza.
Negli ultimi anni anche nell’allenamento della forza molti atleti hanno iniziato ad
allenarsi con sistemi basati sull’autoregolazione.
1. L’RPE di lavoro
2. Il Tipo di lavoro: resistenza, ipertrofia, forza o potenza.
5@RPE
6@RPE
7@RPE (carico di lavoro target, 76,2% come da tabella).
Il paziente inizierà ad eseguire serie con 6 ripetizioni a 95kg fino a quando non
percepirà il carico nuovamente con una intensità pari a RPE 7: a questo punto,
il lavoro terminerà.
PSICOLOGIA E FORZA
La Psicologia del carico di lavoro: come
superare l’equazione CARICO = PERICOLO
Mettiamoci proprio nei panni dell’atleta. Se avessi una storia di mal di schiena,
oppure una tendinopatia, e avessi di fronte a me un carico elevato,
verosimilmente mi sentirò fragile e spaventato, nonostante la mia forza.
Se mi sedessi su una leg extension con una aspettativa di danno, penserò che
il tendine potrà lesionarsi, proverò quindi ad estendere il ginocchio e al primo
dolore interromperò l’esercizio.
IL CARICO È SICURO!!!
La violazione delle aspettative è una tecnica che si usa per le fobie: i pazienti
vengono esposti in maniera progressiva allo stimolo che innesca la paura
(ragni, aghi, aereo).
Alcuni atleti dopo un mal di schiena, nonostante non abbiano più dolore,
continuano a mettere in atto una serie di movimenti compensatori anche per
prendere una moneta a terra.
Kostantin Kostantinov, uno dei più forti Powerlifter al mondo, per alcuni ha una
tecnica discutibile.
Un tipico esempio di adattamento al carico in cifosi lombare.
In una intervista di qualche anno fa, alla domanda: ”Come sta la tua schiena?”
rispose di non aver mai avuto nessun infortunio alla schiena e si allena da
quando aveva 16 anni!!!
La “Variabilità Coordinativa”
C’è una crescente evidenza di prove in letteratura, nel campo delle scienze
biologiche e fisiche, che sottolinea come la variabilità abbia effetti benefici e
quindi non più associata a diminuzione dei livelli di abilità, infortunio e salute.
Una perdita di variabilità è associata ad una riduzione dei gradi di libertà che
interagiscono per un compito motorio definito, quando questi gradi di libertà e
variabilità raggiungono una soglia critica siamo più soggetti ad infortunio.
Nello stato di bassa variabilità (cioè nello stato in cui si trova un individuo
infortunato), è stato suggerito che è disponibile un numero ridotto di movimenti
tra le articolazioni che possono causare un uso eccessivo di determinati tessuti,
causando un peggioramento della lesione.
Inoltre, riducendo il numero di modelli di movimento disponibili, risulta un
sistema meno flessibile che potrebbe non rispondere adeguatamente a una
perturbazione esterna.
CAPITOLO 5
PREVENZIONE DEGLI
INFORTUNI
Sul tema degli infortuni nello sport, occorre chiarire alcune questioni:
Tempo fa lessi una frase molto simpatica sul blog del Dr Ben Cormack:
Negli ultimi anni le evidenze scientifiche ci hanno dimostrato che non c’è
nessuna relazione tra postura e dolore:
• Una cifosi dorsale accentuata non causa dolore alla spalla, Is thoracic
spine posture associated with shoulder pain, range of motion and function? A
systematic review, E. Barret 2016
• Le curve della colonna non sono in relazione con il dolore spinale, Spinal
Curves and Health: A Systematic Critical Review of the Epidemiological
Literature Dealing With Associations Between Sagittal Spinal Curves and
Health, Sanne Tofgaard Christensen 2008
Nel 2014 una meta-analisi (26610 soggetti) pubblicata sul British Journal of
Sports Medicine arriva alla conclusione che lo stretching non riduce il
rischio di infortuni mentre allenamenti di forza avrebbero un ruolo
fondamentale (The effectiveness of exercise interventions to prevent sport
injuries, Laursen et al).
L’allenamento della forza può davvero ridurre gli infortuni sportivi? Quali sono
gli effetti, diretti e indiretti, di un programma di sovraccarico muscolare?
Facciamo un po’ di chiarezza, con l’aiuto delle migliori evidenze scientifiche di
settore.
Nel 2013 Laursean et al hanno confrontato gli effetti sulla prevenzione degli
infortuni di:
• stretching;
• allenamento della forza;
• esercizi di propriocezione;
Nel 2018 Lauersen et al. hanno analizzato 6 studi e 7.738 partecipanti di età
compresa tra i 12 e 40 anni.
Tra questi, 1.502 erano militari di leva, mentre la gran parte dei partecipanti
erano calciatori professionisti e semi-professionisti: 177 il numero degli infortuni
osservati.
Gli studi analizzati sono stati pubblicati dal 2003 al 2016.
Negli studi sono stati analizzati prevalentemente le lesioni agli arti inferiori e i
programmi di strength training differivano per quanto riguarda il volume,
l’intensità e le settimane di lavoro.
• Una riduzione degli infortuni del 66% degli atleti che hanno seguito
programmi di strength training;
• I programmi seguiti per 8 mesi non hanno avuto nessun evento avverso;
• I programmi seguiti per un tempo inferiore hanno comunque ottenuto una
riduzione degli infortuni del 43%;
• Un aumento del volume di allenamento del 10% ha ridotto gli infortuni
del 4%;
• Una riduzione del 75% del dolore anteriore di ginocchio;
• Una riduzione del 64% degli infortuni sul LCA.
L'AUTORE
ILIO IANNONE