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SCENARI DELLA CITTA’

INTRODUZIONE E PROLOGO

 Prende le mosse da una ricerca sulla spettacolarità e la scenografia nella Milano del Settecento,
dalla prima dominazione asburgica fino alla coreggenza di Giuseppe II d’Asburgo.
 Allo studio della scenografia prettamente teatrale va affiancato quello della scenografia che
trasforma la città o gli edifici predisposti nelle occasioni festive, rituali o religiosi.
 Punto di partenza: reperimento ed analisi di fonti iconografiche di vario tipo: incisioni, disegni,
mappe (come piace a ciuciu B)
 Eventi analizzati: passaggio di Maria Teresa d’Austria (1741) e ingresso dell’arcivescovo Stampa
(1739). I segnali del nuovo si innestano su consolidati copioni. Si è voluta porre l’attenzione sulla
ritualità cittadina e cerimoniali pubblici che scandivano la vita religiosa di Milano. Si è trovato in
questi eventi l’unità formalizzante (cruciani). Le fonti relative a questi due eventi sono state prese
in considerazione per evidenziare la complessità degli elementi che sono entrati in gioco, la lunga
preparazione, la reiterazione di alcuni elementi. Sono stati indagati come rappresentazioni che
hanno coinvolto la città, forme di spettacolo che hanno avuto come attori non solo i sopracitati
protagonisti ma tutti i cittadini intervenuti; come drammaturgia i cerimoniali, come scena la città,
palazzi, chiese.
 L’insieme degli elementi che costituiscono l’ambiente scenico, ma anche il canovaccio in cui nella
commedia dell’arte erano elencate la successione delle scene e delle azioni, fisiche e verbali, dei
singoli personaggi, uno strumento drammaturgico importante perché gli attori potessero
improvvisare, variare e aggiungere elementi.
 Attenzione alla ritualità dei momenti festivi di particolare rilievo pubblico.
 Studio della scenografia che ha contribuito a definire il punto di vista con il quale guardare la scena
cittadina. La scenografia ha il compito di definire uno spazio, farne qualcosa di diverso dall’uso
quotidiano. È un sistema di segni e di simboli che introduce al ludus del momento.
 È stato indispensabile rintracciare alcune fonti scritte a stampa o manoscritte, conservate presso
l’archivio di stato di Milano.
 letteratura della festa già esistente di Zorzi, Cruciani, Marotti, Molinari (storiografia); Maurizio e
Marcello Fagiolo dell’Arco (ambito artistico); ricerche di ambito artistico strettamente milanese,
studi di Maria Luisa Gatti Perer; ambito teatrale Anna Maria Cascetta.
 Impostazione di lavoro: metodologico critico. Problema dell’interpretazione delle fonti, soprattutto
quelle iconografiche, in particolare il rapporto tra gli elementi rappresentati si offre ai nostri occhi
sotto la forma di una scena che non coincide con quella da cui è stata tratta l’ispirazione figurativa
ma della quale ci lascia tracce interessanti come quella della cultura della rappresentazione di chi
ha prodotto l’immagine in questione. Analogo discorso per le fonti verbali a stampa o manoscritte.
 Per Burke è nei dettagli che va posta l’attenzione.
 Principali fonti: biblioteca ambrosiana: Diario milanese di Borrani, codice manoscritto ed illustrato
del trionfo delle cristiane virtù; gazzetta di Milano, caerimoniale ambrosianum.
 L’analisi di questi eventi ha evidenziato molti aspetti interessanti, sia sotto il profilo storico-
antropologico, che sotto quello degli studi prettamente teatrali. Si evidenzia come fosse radicata
all’epoca la necessità della festa, il bisogno di momenti rituali di rappresentazione e
autorappresentazione. La ritualità cittadina rivisitava la geografia della città nel desiderio di
rinnovare la propria identità. Affiora anche un ruolo drammaturgico e non esonerativo di elementi
considerati di decoro, quali il baldacchino, l’arco/porta, la carrozza, il ritratto, in una cultura che
attribuiva ancora grande valenza alle immagini.
 Il tempo della festa è segnato dal suono e dalla luce: al tempo i mezzi di illuminazione erano scarsi e
costosi ma per le occasioni festive s’illuminavano vie e palazzi con torce, lampade e candele.
L’abbondanza di illuminazione sottolineava il trionfo del protagonista.

INGRESSO DELLO STAMPA

 L’attenzione degli studiosi si è rivolta all’ingresso dello stampa per la ricchezza degli apparati che
furono realizzati, dei quali abbiamo memoria nelle incisioni. Lo studio si è concentrato sulla
descrizione degli archi del solenne ingresso e del suo itinerario. L’atto di possesso fu una delle
occasioni festive che celebrarono lo Stampa e che coinvolsero l’intera città. Si è voluto ripercorrere
la complessa articolazione dei festeggiamenti che si svilupparono in più anni. Ci si sofferma
sull’intera drammaturgia che ha il suo prologo al di fuori della città e si evidenziano i diversi piani di
rappresentazione.
 Sono emersi elementi impensati di rappresentazione come i personaggi dei confalonieri, la
presenza di una mula e di una chinea, muli carichi di valigie, presenze disparate che contribuirono
ad introdurre i partecipanti al ludus del possesso e dell’ingresso.
 Fu rappresentato come un trionfo, come il vero ingresso di un nuovo personaggio; elementi
mimetici ed elementi allegorici contribuiscono a riportare le origini dell’identità della città e a
rifondare un tempo nuovo.
 La ricerca riporta alla luce gli apparati allestiti dal collegio dei giureconsulti, dal significativo ruolo
civico e politico
 Il protagonista si allontanava dalla città in cui era precedentemente arrivato, indispensabile per
rappresentare l’ingresso. Significava sottolineare un cambiamento di condizione, rinnovamento.
Per rendere l’evento credibile bisognava adeguarsi a dei rituali, seguire un copione rispettoso delle
singole fasi e soprattutto della tradizione.
 Per gli arcivescovi milanese il modello a cui rifarsi era l’entrata in Milano di Papa Martino V del
1418. Nei secoli successivi si mise a punto un cerimoniale che iniziava fuori dalla città di Milano e
che prevedeva l’incontro dell’arcivescovo con i più importanti rappresentanti della città. Ricordava
l’antico occursus di epoca romana con la processione di senatori e rappresentanti delle varie classi
sociali. La lontananza dalle porte cittadine evidenziava l’incontenibile desiderio per il suo adventus.
 Le prime fasi del rito di possesso dell’arcivescovo partivano da fuori Lodi. L’arcivescovo viaggiò:
- sulla carrozza scoperta
- padre serponti, l’abate generale lo condusse al monastero.
-Arriva nella piazza dove trova schierata la compagnia dei 100 dragoni
-benedice i dragoni e si reca in chiesa
-pernotta nel monastero
-giorno successivo si parte alla volta di Lodi, su una lettiga scorato da 50 dragoni di avanguardia e
retroguardia, preceduto dalla croce alzata che sottolineava una solennità diversa. Il nuovo
arcivescovo passava in nome di cristo
-carrozze e cavalli avanzavano alla volta di Lodi. Giunto alle porte della città venne salutato da 36
scariche di cannoni e suono delle campane.
- procedette alla pubblica benedizione
-raggiunse l’altare maggiore
-inno di ringraziamento
-altra benedizione.
-si fa una funzione religiosa
-l’arcivescovo si ritira nel palazzo vescovile dove riceve ossequi dai patrizi e dal clero.
-illuminazione straordinaria serale praticata dai cittadini di Lodi
-il giorno dopo si rappresentò l’incontro ufficiale con gli ambasciatori delle principali istituzioni
cittadine e religiose di Milano (nonostante l’arcivescovo fosse già in esercizio da un anno). Si
inchinarono a lui. È un momento di reciproco riconoscimento che sanciva l’accettazione della città.
- Fu poi la volta dei saluti dei Giureconsulti. A seguire i Confalonieri, poi il governatore di Lodi, i
rappresentanti delle collegiate di Milano e del Capitolo di Lodi.
-Parte poi alla volta del monastero di Chiaravalle. Vi giunse il 27 aprile e si trattene fino al 9 maggio.
 Marc antonio dal re è l’incisore del Solenne Ingresso:
-appare un arco trionfale all’ingresso di piazza duomo.
-responsabile degli apparati fu Carlo Buzzi
-le decorazioni plastiche e pittoriche degli apparati avevano il compito di arricchire e rendere più
espliciti i significati della festa che si celebrava. Iscrivevano l’arcivescovo Stampa nella scia dei santi
Ambrogio e Carlo.
-Nelle incisioni di Marc’antonio dal re sono visibili i palchi e i decori soprattutto in quella che ha i
due archi come protagonisti. Colgono momenti della realtà milanese in modo vivo e dinamico. Ciò
ci fa supporre che fossero destinati ad un pubblico differente per origine e possibilità economiche.
Quello che si evince con certezza è l’idea che al di là di quell’arco si apriva uno spazio teatrale, si
dava inizio ad un evento di rappresentazione.
- attori della sfilata: arcivescovo sotto il baldacchino; preceduto da: cerimoniere, confalonieri e
sezione di matrice ecclesiastica, soldati a cavallo, aprono il corteo 19 scuole della dottrina cristiana
che sono 164 giovanetti che rappresentano l’insieme delle virtù teologali, cardinali e quelle indicate
nei consigli evangelici. Accanto a loro abbiamo i geni che rappresentavano di volta in volta una
città diversa; dopo i geni numerose confraternite; reggimento di dragoni a cavallo, due corrieri, due
staffieri, muli con i bagagli, due aiutanti con le valigie. L’esibizione dei bagagli era voluta e
necessaria. Esigenza di simulare ciò che stava avvenendo. (vedi p. 102); stendardo di
sant’ambrogio, poi clero regolare e le collegiate; scuola dei vecchi di sant’ambrogio, poi autorità
civili, poi collegio dei giureconsulti, chiudeva la cavalcata uno staccamento di dragoni a cavallo
seguiti da 4 tiri a sei.
 Dal re scelse di concentrare la rappresentazione sulla componente patrizia della sfilata perche
l’ingresso era un momento importante di autorappresentazione e autocelebrazione del patriziato
milanese attivo nelle istituzioni locali.
 Alla sfilata erano presenti altre componenti della società milanese
 Attori di questa grande rappresentazione furono dunque l’arcivescovo e tutte queste componenti
riunite intorno a lui, ma anche il pubblico intervenuto a fare da coro.
 Erano spettatori di una città metamorfizzata per l’occasione e spettatori di quanto il popolo
festante facesse intorno.
 L’attenzione di dal re si posta non so un momento significativo del rito: la scena è occupata dalla
sfilata di gerarchie ecclesiastiche e civili. Il rito del solenne ingresso era un’occasione di
autorappresentazione e autocelebrazione, volto a rinsaldare la coesione sociale.
 Del Re rappresenta il percorso che va dalla chiesa di san sebastiano al duomo: forte processione
con andamento bustrofedico. Era consuetudine rappresentare i cortei così perche ricordano quello
dei buoi che aranoi campi
 L’immagine però rimanda ad altri archetipi: si allude ad una completa rifondazione della città posta
in essere dall’ingresso trionfale.
 Il tragitto a partire da sant’eustorgio a porta ticinese corrispondeva ad un asse dell’impianto che
conduceva al foro romano e richiama da una parte l’idea di milano imperiale: “tempio della
memoria”. Da porta ticinese ci fu l’ingresso di papa martino V (vedi p. 108-109)
 Annunciato dal suono delle campane giunse il momento del solenne ingresso. Le campane
suonarono per 3 giorni di fila prima del grande giorno.
 TRIONFO DELLE CRISTIANE VIRTU’: Creata nel 1539 la compagnia delle scuole della dottrina
cristiana aveva la missione di istruire i fanciulli e il popolo alla religiosità. Avevano un forte valore
sociale. L’uso di forme spettacolari costituiva una costante del metodo pedagogico. Mirava a fornire
un’educazione morale che avesse una ricaduta sulla pratica quotidiana. La fisicità era sottoposta
dunque ad un disciplinamento che non si arrestava alla sfera individuale, raggiungeva una
dimensione collettiva. La loro partecipazione era prevista in diverse occasioni rituali tra cui gli
ingressi degli arcivescovi. Per ciò che fu realizzato per l’ingresso di Stampa abbiamo la
testimonianza dell’opuscolo esplicativo a stampa, il trionfo delle cristiane virtù: le illustrazioni
riproducono le 19 scuole della dottrina cristiana. I ragazzi furono i primi a rendere omaggio
all’arcivescovo. Non rappresentavano delle virtù. Protagonista era la dottrina cristiana,
accompagnata dalla fama, la religione accompagnata dalla lode. Le allegorie hanno attributi vari.
Frequente l’uso di animali nei copricapi e nelle vesti. I Vizi recano soprattutto serpi e rospi. Le
allegorie delle virtù aprono la sfilata, accompagnate da angeli e genietti. La rappresentazione dei
vizi appare marcata, quella delle virtù si caratterizza per la magnificenza dei costumi, scelta
simbolica dei colori, ai ragazzi che la impersonavano era riservata la recita.
 THE SHOW MUST GO ON: la festa continuò nei giorni successivi, ma un nuovo pubblico evento di
grande significato si svolse a settembre con protagonisti il collegio dei giureconsulti.
 I GIURECONSULTI: preparò festeggiamenti in onore dello Stampa. Ricoprivano un importante valore
civile e politico. Di essi ci parla Borrani nella Gazzetta di Milano. Antichissima istituzione della città,
il collegio professionale dei giureconsulti provvedeva alla preparazione giuridica di quanti
esercitavano professioni forensi. I requisiti erano rigidi. Il ceto patrizio trovava una legittimazione
del proprio stato. Avevano goduto di gran prestigio fin dall’epoca medievale. Il patriziato era punto
di riferimento per altre classi sociali. Si rappresentava l’orgogliosa appartenenza al collegio con una
medaglia d’oro. Avevano l’occasione di portare il baldacchino durante l’ingresso solenne di un
principe re o imperatore. Con Gaetano Stampa non portarono il baldacchino ma servirono
comunque l’arcivescovo. Erano vestiti di porpora. La centralità dei giureconsulti nella vita milanese
non fu solo un fatto politico o metaforico, la loro sede infatti si imperniava attorno all’antica torre
civica della città. Il palazzo oggi appare profondamente modificato, situato in via dei mercanti.
All’epoca doveva soprattutto rendere palese la loro centralità nella vita milanese. Questa funzione
strategica dell’ordine dei dottori di legge si concretizzò plasticamente nella posizione in cui fu
costruito il palazzo del collegio all’interno di piazza dei mercanti. Purtroppo, però, il palazzo e
l’intera piazza subirono profonde trasformazioni con l’arrivo dei francesi e l’ondata rivoluzionaria.
La statua di filippo II venne decapitata, simbolo dell’aristocrazia e vennero tolti dalla facciata del
palazzo gli stemmi papali e nobiliari. Il collegio su soppresso nel 1797. Il collegio di giureconsulti
non godeva di buona fama. I patrizi locali si sentivano minacciati dai nuovi ceti emergenti e dal
potere imperiale. Si comprenderà come l’elezione al soglio arcivescovile milanese del patrizio
Stampa, dottore collegiato, fornisse un’occasione importante per il Collegio che manifestò
immediati segni di giubilo per le elezioni dello Stampa con illuminazioni e concerti. Per festeggiare
l’elezione di Stampa, il palazzo dei Giureconsulti e la piazza dei mercanti furono trasfigurati:
dichiarava apertamente che Print andava a completare la serie centenaria di arcivescovi di Milano
che provenivano dal collegio di giury. L’incarico di organizzare gli allestimenti ricadde su due nobili
collegiati. Come consuetudine fu individuato un personaggio biblico che potesse essere figura del
porporato da festeggiare: scelsero Gionata della stirpe degli Asmoney. La bibbia ricorda gionata per
le sue versatili qualità di stratega e sommo sacerdote. Fu rappresentato nei quadri degli apparati.
Le celebrazioni per il cardinalato si conclusero la sera del 12 settembre.
 Nel corso del secolo tuttavia le cose cambiarono per volere politico, ma anche per i mutamenti
culturali in corso. Gli Asburgo imposero una maggiore sobrietà: per le esequi di Carlo VI si fecero
grandi apparati, ma poco dopo il volgere del secolo, Maria Teresa diede disposizioni perché ci fosse
maggiore misura negli allestimenti e contenimento delle spese.
 La tradizione delle entrate trionfali non si perse comunque, riaffiorò in epoca napoleonica con
contenuti diversi. In epoca contemporanea sono soprattutto le forme rituali religiose.

ATTO DI POSSESSO DI MARIA TERESA

 L’atto di possesso compiuto da MT avvenne in absentia alla morte del padre. La sua celebrazione
non ebbe lo sfarzo dei precedenti eventi finora analizzati ma conservò molti aspetti tipici de culto
regale.
 Nelle settimane che precedettero l’atto di possesso, fu diramato l’ordine a tutte le città dello stato
perché fossero nominati dei delegati per il giuramento di fedeltà alla nuova sovrana. Avvenne
anche nelle parrocchie milanesi dove fu raccolto il giuramento di tutti i capi famiglia.
 Alcuni aspetti sulla fase dell’ingresso a Milano: anche in assenza della regina, l’atto di possesso non
si limitò al giuramento di vassallaggio e fedeltà ma implicò la rappresentazione del suo ingresso in
città. Furono pertanto diramate disposizioni per la pulizia delle strade, decorazioni, e palchetti per
le dame che intervenivano allo spettacolo. In più fu diffuso l’ordine di deporre il lutto per Carlo VI a
tutte le istituzioni cittadine. La parata avvenne in un ordine preciso, nonostante la mancanza di
sfarzi, che rendeva esplicite le gerarchie. Sotto il baldacchino fu posto il ritratto di MT. A controllare
il ritratto c’era il governatore Traun. Il cerimoniale che seguì ricalcò un’antica drammaturgia: la
consegna delle chiavi, l’entrata solenne con la scorta militare e il getto di monete. Importante il
passaggio della porta. Il lancio di monete provocava deliberatamente disordine e caos. Un disordine
rituale che percorreva la riaffermazione di un nuovo ordine come nei riti di capodanno. Al contrario
della cerimonia di Print, qui non c’era un corteo organizzato e salmodiante ma gridava viva e
rischiava di finire sotto gli zoccoli de cavalli.
 Fu traun a gettare le monete. A seguire si replicò la scena della presentazione delle chiavi
 Non ci furono illuminazioni
 VEDI P 162

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