Alla base della comparatistica c’è anche la focalizzazione sull’aspetto globale di un testo e il primo
a focalizzare l’attenzione sulla globalizzazione è stato Goethe nel 1827, VELTLITERATUR ovvero
letteratura mondiale. Non è chiaro se con questo termine si intendono le opere che circolano su
scala globale o l’insieme della produzione mondiale. Ciò che è assolutamente significativo e che
egli già si interrogava sul confronto tra le culture, specialmente con quella orientale e da questa sua
riflessione nasce l’opera: “ il divano occidentale orientale”. Ci troviamo in un momento storico in
cui le nazioni sono alla ricerca della loro identità nazionale e Goethe si approccia inevitabilmente
con il resto del mondo. Globalizzazione però non significa per lui omologazione ma bensì una
costante tensione tra il locale e il globale, fra la singola esperienza individuale è un ampio contesto
di ricezione. La ricezione è fondamentale per Goethe. Secondo lui Shakespeare e Byron possono
essere capiti meglio da un tedesco che dall’inglese perché l’occhio straniero nota cose che sfuggono
all’occhio Locale. In realtà la letteratura ha sempre avuto una dimensione mondiale: sia in senso
metaforico, perché crea mondi paralleli sia in senso più concreto dato che molti scrittori hanno
vissuto spesso in luoghi diversi dalla loro appartenenza. Auerbac troverà nella letteratura un mezzo
per amare il mondo, e per Said la letteratura diventa un luogo privilegiato per trasformare
l’esperienza come l’esilio in una condizione creativa e positiva: una lente per leggere meglio la
realtà.
Il comparatista si muoveva quindi tra lingue e culture diverse. E per farlo si serve della traduzione
che rappresenta una pratica comparatistica, un atto di mediazione culturale : Casanova definisce i
traduttori come degli artigiani dell’universale e possiamo dire anche che non bisogna
considerare la traduzione come una perdita, una denigrazione dell’opera originale ma al contrario la
traduzione può arricchire l’originale rendendolo ibrido, plurale. È un po’ come avviene quando si
leggere lo stesso testo in due momenti diversi la propria vita.
Infine, molte opere celebri che hanno segnato letteratura mondiale e la cultura d’Occidente come le
Mille e una notte si sono ci sono note quasi esclusivamente in traduzione.
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IL ROMANZO MODERNISTA:
Bisogna prendere in considerazione che il modernismo non è un movimento vero e proprio con un
manifesto e obiettivi condivisi e precisi, ma è una costruzione critica avanzata individualmente da
diversi autori, che solo in seguito percepirono le proprie somiglianze e forse una identità collettiva.
Secondo Friedman il romanzo modernista cambia in maniera èuguale di fronte al cambiamento
radicale dell’epoca: con i nuovi miti della velocità, della tecnologia, del nuovo ritmo della vita
cresce, l’inaffidabilità del pensiero nel percepire la realtà.
Il modernismo non vuole distruggere la realtà ma tenta di rimettere insieme le dimensioni dello
spazio tempo attraverso il punto di vista dell’esperienza individuale o perlomeno
dell’immaginazione, visto che la realtà non è più sicura. Con la letteratura modernista sia uno
spostamento dalla realtà oggettiva del narratore onnisciente si passa alla realtà soggettiva del
singolo individuo, che narra attraverso il proprio punto di vista.
Il modernismo infatti è una stagione sperimentale, in cui narratori diversi ricercano una strategia per
portare a rappresentazione ciò che prima non trova spazio nella pagina: ossia quel mondo nuovo
nato da Sigmund Freud l’inconscio, Albert Einstein e la relatività. È naturale che ogni scrittore
ricerchi la sua personale soluzione, ricorrendo a specifici strumenti ed espedienti.
Ma l’obiettivo rimane comune.
In un mondo che è dominato dal caos e dalla forza centrifuga, il modernismo ricerca la verità che
lungi dall’essere limpida e superiore:si presenta come in- situazione come direbbe Sartre, ossia
valida a seconda dei contesti e destinata a essere rimodulata. È creare le condizioni per cui il lettore
riesca a ritrovare un appiglio, Alla ricerca della verità. Questo è il banco di prova dello scrittore
modernista: come nel caso di Italo Svevo e dello statuto inattendibile del suo narratore, ma chi
certamente affronta in maniera più radicale la mimesi psichica è Virginia Wolff. E per farlo, come
spiega Sara Sullam la romanziera ricorre all’impressionismo francese che diventa il primo tentativo
di costruire il mondo dal punto di vista del lettore e del pubblico, il ricorso all’arte diventerà uno
strumento per superare i limiti della forma romanzo e soprattutto della gabbia imposta dalla scrittura
lineare.
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Sostanzialmente il termine di intertestualità viene coniato alla fine degli anni 60 e ci riporta l’idea
dell’opera come mosaico di voci, di citazioni, che in se Contiene quanto si è già detto e quello
che si dirà.
Un autore può far riferimento a un testo a lui precedente per varie ragioni:
-reminiscenza: semplicemente un autore lo ricorda;
-allusione: quando uno scrittore riscrive un’espressione che già esiste perché desidera che si
stabilisca un rapporto tra il proprio testo e quella cui si fa riferimento con la scrittura.
Per poter fare questo lavoro di comparazione il lettore deve comunque conoscere il testo uno e il
testo dure, per poter capire la relazione e le variazioni che esistono fra i due testi di riferimento.
Dalla nozione di dialogo intertestuale si passa a quello di dialogo interculturale che comprende
l’identità europea nel suo pluralismo di culture lingue. L’Europa stessa è un insieme di culture e il
concetto di umanesimo, oggi, consiste in un nuovo modo di vedere il mondo proprio alla luce di
questa pluralità: per comprendere i fenomeni culturali si può utilizzare lo studio comparato della
letteratura. Le letterature nazionali devono essere il punto di partenza e non il limite.
TEMI
Cesare Secre ha contribuito agli studi della critica tematica che vengono scoperti nella seconda
metà del 900, egli considerava entrarmi unità di significato stereotipe, che avessero un significato
autonomo, ricorrendo in maniera ripetitiva nel testo. Nonostante sia rifiorita nel ‘900, la critica
tematica è stata presente in letteratura fin dall’antichità. Ad esempio Socrate mette a confronto i
temi della poesia di Omero con la forma e lo stile della poesia con gli altri poeti).
Orazio nell’Arte Poetica sostiene, che un poeta debba scegliere un argomento adatto alle proprie
capacità e dichiararlo fin dall’inizio. Infine, Dante, nella lettera a Cangrande, fa riferimento al
doppio significato del tema di un’opera: letterale o allegorico.
Nei secoli successivi lo studio continuò con Goethe che nel Divano occidentale orientale riteneva
che la materia della poesia veniva dal mondo, mentre il contenuto dalla mente insieme alla forma,
debbano adattarsi reciprocamente.
Lo studio del tema segue due strade: una concentrata sulla singola opera, l’altra sull’evoluzione
nella tradizione (funziona solo con temi ampiamente usati come il viaggio o l’amore). Per quanto
riguarda il tema del viaggio, il modello originale classico è l’Odissea, alla quale si ispirano Virgilio
nell’Eneide e Luciano nella Storia vera. Oltre al modello classico c’è, però, anche quello biblico: il
viaggio come esilio nella Genesi. Nel medioevo viene ripreso dalla Commedia ovvero il viaggio
per la salvezza dell’uomo, oltre che nelle innumerevoli avventure dei cavalieri del romanzo
(Tristano, Lancillotto, Galvano, ecc) e nelle spedizioni dei crociati.
MOTIVI
I motivi sono unità minori di significato che possono essere presenti in un testo anche in misura
elevata. Possiamo avere uno, 2,3 temi principali, ma possiamo avere anche un motivo che torna per
tantissime volte. Molto spesso i motivi si presentano come insieme di parole o brevi frasi ricorrenti
in associazione a personaggi o situazioni determinate.
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L’unità davvero minima di significato sono gli epiteti. Gli epiteti sono elementi, due o tre parole,
che caratterizzano un personaggio o una situazione e che tornano ogni volta in cui si presenta quella
situazione o entra in scena quel personaggio. Ciò serve a richiamare alla memoria del lettore, e
affonda le sue radici nel discorso dell’epica, della narrazione orale, della ripetizione.
Il primo a parlare del motivo con riferimento alla letteratura è stato Goethe che, nel corso delle sue
conversazioni con Eckermann affermo che la vera forza, la vera efficacia di una poesia risiede nella
situazione dei motivi. Il termine motivo compare per la prima volta nelle enciclopedie di Diderò nel
1765, ma la voce motivo si riferisce alla musica, all’idea principale che costituisce il carattere
del canto. Tale definizione affonda le radici nella musica italiana dove il motivo era considerato
l’unità di base della melodia. E il termine motivo è strettamente legato all’idea di laitmotif delle
opere di Wagner. In campo letterario Thomas Man è considerato colui che ha applicato al testo in
maniera più precisa il leitmotiv wagneriano. Per esempio i personaggi femminili sono sempre
biondi, fragili, pallidi, ed hanno sempre una vaga ombra azzurrina intorno agli occhi. Questi
personaggi sono caratterizzati da fragilità fisica e una sensibilità nei confronti dell’arte. Secondo
Thompson, nella fiaba nella tradizione popolare il motivo è il più piccolo elemento di un racconto
capace di persistere nella tradizione, inoltre divide motivi in tre classi:
-Figure: personaggi di un racconto, possono essere divinità, animali, e fate.
-Oggetti: possono essere oggetti magici, credenze strane.
-Azioni: di questo gruppo fanno parte i singoli episodi che comprendono la maggioranza dei motivi.
Come ad esempio l’innamoramento al primo sguardo il ritorno del figliol prodigo.
Topoi
Occuparsi di critica tematica vuol dire anche interessarsi a topoi letterari, a quei luoghi comuni,
ereditati in parte della retorica antica dove, come insegnano in particolare Cicerone sono parte
dell’invenzione e indicano un’attività di accumulazione, classificazione e reperimento degli
argomenti del discorso dell’oratore che vengono richiamati attraverso la memoria. È da prendere in
considerazione lo studio che ha fatto Curtius sui topoi che vengono presi un po’ come il fulcro
della trazioni letterale occidentale e si pongono come ponte tra l’antichità e la modernità.
La parola TOPOS, quindi, deriva dal greco “luogo”. Gli oratori classici chiamavano Topos, un
bacino di situazioni, i luoghi comuni a cui attingevano nei loro discorsi. Il topos è una sorta di
cliché, qualcosa di molto codificato, segue quasi un protocollo. Il topos viene richiamato all’interno
del testo una sola volta, spesso vengono definiti topoi tutte le situazioni che si verificano in
luoghi e spazi precisi. Un esempio è riconducibile alla seconda parte del romanzo Al Faro, ovvero
nel tempo passa, la scena è quella della casa vuota abbandonata dalla famiglia, tenuta in vita curata
e amata dai domestici la sig.ra McNab e la sig.ra Bast. Scena che ritroviamo anche nel romanzo di
Frost “Casa Award” del 1910 in cui una domestica si occupa della casa una volta morta la
proprietaria.
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Il rapporto tra la letteratura e le altre arti, ovvero, il dialogo Inter artes, si è ampliato a dismisura.
Inoltre la letteratura comparata non può non occuparsi, per proprio statuto, anche dei rapporti che la
letteratura intese con altre sfere dell’espressione umana, o anche altre sfere del sapere come il diritto
la medicina o la psicologia.
Per fasi alternate della storia si è registrata una forte resistenza ad occuparsi della letteratura e delle
altre manifestazioni artistiche. Innanzitutto era diffuso un pregiudizio letterario centrico: la
letteratura veniva posta su un altro piano, su uno scalino superiore rispetto alle altre arti, che
venivano considerate di più facile realizzazione. Era come se ci fosse in ballo una diversa attività
creativa, ma l’atto creativo e lo stesso sia che si realizzi una poesia sia che si dipingono un quadro.
Che tra le arti, e in particolare tra la letteratura e le arti figurative vi sia un rapporto di naturale
familiarità lo assicura già il mito classico: la nascita delle nove muse tutte sorelle in 9 notti di
passione tra Zeus e Mnemosine.
Nei secoli successivi questa idea di sorellanza viene messa fortemente in discussione e verso l’arte
erano state mosse delle accuse:
- che le arti non sapevano trasmettere le emozioni umane.
-L’altra accusa è che non sapessero rendere l’idea di temporalità.
La pittura era considerata solo una dimensione spaziale e non temporale.
In realtà ora sappiamo che non è così. Infatti come ritiene Massimo Fusillo nella sua estetica
della letteratura risulta difficile separare in modo così netto spazio e tempo, due categorie che
si intrecciano strettamente in ogni atto di percezione, nella nostra memoria e nel linguaggio
artistico.
Infatti ci sono numerosi modi per rendere la temporalità nella pittura, basti pensare ai cicli di
affreschi presenti sulle pareti di diverse cattedrali, famose per aver rappresentato momenti
successivi di una stessa storia.
Il grande momento di svolta positivo tra l’ottocento e il primissimo 900.
Ed è in questo periodo che si sviluppa uno delle parole chiavi ovvero la cosiddetta contaminazione.
Un esempio c’è dato da un personaggio particolare significativo Wagner, compositore tedesco,
riteneva che con uno spettacolo musicale ponesse sullo stesso piano: il testo, la musica nel caso
specifico l’orchestra che era presente sulla scena, l’arte scenografica. Il testo ha la funzione di
esprimere tutto ciò che è razionale e che passa nel pensiero dell’uomo moderno. La musica invece è
affidata alla sfera irrazionale.
Possiamo effettuare anche un esempio di incontro tra la letteratura e le arti figurative come nel caso
di Michelangelo che era architetto e scultore, ma non tutti sanno che egli era anche un grandissimo
poeta. I grandi capolavori che lui ha realizzato in ambito artistico hanno offuscatto la sua grande
capacità di comporre rime. E per citare invece l’esempio moderno la canzone d’autore di oggi è
una sorta di esito contemporaneo della poesia, condivide con la poesia l’uso delle figure retoriche,
l’uso del ritmo, della rima, è una serie di strategie fortemente poetiche.
Interessanti anche il rapporto tra la letteratura e l’architettura, che si trova in opere come il
castello di Kafka oppure le città invisibili di Calvino in queste vengono utilizzate metafore
provenienti dal mondo dell’arte e dell’architettura per descrivere la struttura narrativa del
libro. La fotografia, nonostante fosse un’arte giovane è stata accolta con un certo scetticismo, viene
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utilizzata soprattutto per le autobiografie perché ha un forte valore espressivo, ha in se una sorta di
autonomia del racconto, cogliendo dettagli che l’occhio umano tralascia.
La letteratura ha intrattenuto nell’ultimo secolo un rapporto più intimo e significativo con il cinema,
il cinema è considerato come l’erede novecentesco del melodramma. Alcune tecniche
cinematografiche sono condivise da letteratura e cinema esempio flash back, suspense. Ed inoltre la
letteratura è una fonte inesauribile di storie.
Dentro di noi è in funzione un cinema mentale che proietta continuamente immagini sullo schermo
della vita interiore: immagini tratte dalla fantasia o dalla realtà o dalla pagina scritta grazie la nostra
capacità di pensare visivamente.
La parola scritta funge così da ponte tra due visioni: la visione dell’autore in cui l’opera prende
forma, e il cinema mentale del lettore che si configura a sua volta nell’atto della lettura.
Vi sono casi in cui il rapporto che si istaura tra il reale e immaginario si arricchisce di un ulteriore
passaggio: questo accade quando il processo di creazione dell’opera deriva a sua volta da immagini
reali prevalentemente di tipo artistico. È l’operazione di iconologia fantastica che compiuta ad
esempio nel castello dei destini incrociati che racconta storie a partire dalle figure dei tarocchi e da
opere pittoriche in cui l’ekphrasis é rappresentazione verbale di una rappresentazione visiva.
Poi abbiamo il caso del cinema vero e proprio che a partire dall’immaginazione mentale del regista,
scaturita a sua volta dal testo della sceneggiatura, produce immagini reali impresse sulla pellicola e
proiettabili sullo schermo
Ma se prendiamo in considerazione la contemporaneità ci rendiamo conto di come questo rapporto
tra letteratura e le altre arti è in continua evoluzione, esempio più lampante e dato dalla televisione
che spesso imita il reale, specie nei reality, come faceva un tempo il romanzo.
Il più antico e frequente esempio di rapporto tra testo e immagine e la descrizione dell’opera d’arte
ovvero EKPHRASIS.
La narrazione si arresta per fare spazio la descrizione, gli esempi più antichi appartengo alla
letteratura greca e latina. È famosa la descrizione dello scudo di Achille nel 18º libro dell’Iliade.
Due sono gli elementi fondamentali della concezione classica di ekphrasis che dobbiamo sempre
tenere in mente la descrizione e l’efficacia descrittiva.
Un’altra distinzione che va fatta e quella tra: mimetica ovvero descrizione di opere artistiche,
manufatti realmente esistiti e nozionali manufatti artistici frutto dell’immaginazione dell’autore che
quindi non esistono davvero.
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Contributo importante lo si deve anche ad Auerbac che ha scritto un volume Mimesis scritto
durante il periodo di esilio in oriente (voleva sfuggire alle persecuzioni naziste perché ebreo) questo
gli ha conferito un punto di vista privilegiato sull’occidente. Il fondo comune, il punto di contatto
tra l’uomo orientale e quello occidentale è l’umanitas l’interesse per l’uomo, le sue memoria.
Significativo contributo dato da Said con il suo Orientalism in cui ha analizzato, superando la
visione eurocentrica, l’oriente percepito dagli occidentali, un immagine molto stereotipata
catalogata in base a delle etichette come Islam o Asia che procede per tabù, non si cerca di
analizzare l’oriente nelle varie sfaccettature come viene fatto per l’occidente.
Dobbiamo anche dire che Goethe con il termine VELTLITERATUR: mette in contatto nazioni con
elementi che non riguardassero solo la letteratura, e da cui scaturisce quella serie di trasformazioni
che hanno portato alla nascita del concetto di letteratura mondo.
Said insiste sul concetto di Mondo, che varia a seconda del periodo che viene preso in
considerazione e del luogo considerato. Egli risconta un interesse maggiore per l’oriente in paesi
come l’Inghilterra e la Francia soprattutto per questioni di natura coloniale, interesse invece che non
c’era nei tedeschi, confronto che avviene occasionalmente e con piccoli episodi attraverso la corona
russa.
Che attraverso delle colonie i tedeschi entrano in contatto con delle tribù di buddisti e restano colpiti
dall’organizzazione e dall’ordine e dal sistema religioso. Uno dei grandi ammiratori di questa
religione ovvero del buddismo è Shopenauer il quel ritrova dei parallelismi tra la sua filosofia e oil
buddismo ritenendola come la religione più pura e che giungerà a diffondersi anche in occidente.
Possiamo anche parlare anche del caso speciale della Cina in cui la letteratura comparata prende in
considerazione gli elementi esterni alla propria cultura semplicemente per rafforzare quelle che
sono le proprie caratteristiche e identità culturali, la contrapposizione non avviene per giungere ad
un arricchimento ma distanziandola da quella straniera.
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Cap. 9 Traduttologia:
Attraverso le opere straniere, vengono introdotti nella propria letteratura elementi che prima non
esistevano. Questi includono non soltanto un nuovo possibile modello di realtà, ma anche una serie
di altri elementi, come un nuovo linguaggio poetico, nuove matrici tecniche, intonazione. E chiaro
che i testi sono scelti a seconda delle loro compatibilità con i nuovi approcci e del ruolo
possibilmente innovativo che possono assumere entro la letteratura di arrivo.
La traduzione è un’operazione strettamente legata alla principale facoltà umana, quella del
linguaggio, che coinvolge un bisogno fondamentale dell’individuo ossia il confronto con l’altro e in
quanto tale, essa ha interessato moltissimi autori fin dai tempi più remoti, dando vita ad un notevole
numero di opere. La traduzione non è più da intendersi come un mero passaggio meccanico, come il
risultato del passaggio dalla lingua di partenza ad un’altra ma come un atto dinamico che
comporta una serie i conseguenze. Si abbatte,quindi, il pregiudizio della traduzione, ovvero che
un’opera tradotta non potesse mai eguagliarne quella originale. Saper tradurre è fondamentale
per conoscere diverse culture e si preferisce dunque parlare dell’opera tradotta come di un
prodotto culturale originale che ha preso spunto da un testo di partenza, segnando in seguito
la propria autonomia. Ad esempio Cicerone traducendo opere greche affermava di essere orator
piuttosto che interpres, infatti egli era impegnato non solo dalla semplice traduzione, ma un
processo di assimilazione di espressioni e contenuti, che adeguavano la cultura greca a quella
romana.
Il linguista Jecobson individua differenti tipi di traduzione:
-endo linguistica: come la parafrasi, che traduce un termine che ci serve di un sinonimo;
-Inter linguistica: traduzione propriamente detta;
-Inter semiotica: si interpretano segni linguistici per mezzo di segni non linguistici ad esempio il
passaggio dalla pagina scritta ad un’immagine;
-versione: la traduzione letteraria, spesso scolastica;
- imitazione: la traduzione libera;
- riscrittura: la reinterpretazione del testo che viene quindi manipolato;
-adattamento o trasposizione.
Attraverso la traduzione un testo diventa fruibile in una determinata società ne è un esempio
il Diario di Anna Frank che viene un po’ smussato in alcune parti per poter essere poi venduto e
fruito in Germania, questa operazione e data dal fatto che all’interno del testo ci sono dei punti in
cui Anna Frank è particolarmente sprezzante nei confronti dei tedeschi, i traduttori sono intervenuti
in quelle parti, facendo comprendere che quelli che sembravano attacchi alla popolazione tedesca
erano riconducibili solo ai nazisti. Gli studiosi in questo contesto effettuano una ricreazione e si
abbandona il pregiudizio secondo il quale l’originale e meglio del tradotto.
La comparazione considera nazione, lingua e cultura come entità mobili e dinamiche, riconoscere
l’importanza della traduzione significa riconoscere l’esistenza di società plurilingue e rinunciare
all’idea che ci siano culture dominanti o lingue di maggiore o minore prestigi.
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