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L'infiltrato "La sanità"

I DOSSIER DE:

“LA SANITÀ”

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L'infiltrato "La sanità"

Il sistema sanitario e la lobby che vuole la


sanità privata
Mercoledì 23 Giugno 2010

Un’inchiesta senza censura in cui vengono scoperte le reali intenzioni del partito della
sanità, una lobby trasversale molto potente anche in Molise, che ha un solo obiettivo…

La Regione si occupa di sanità a due livelli: POLITICO, tramite l’Assessorato alla Sanità
Direzione Generale V, e ASSISTENZIALE, con l’Asrem.

Nella foto l'europarlamentare Aldo Patriciello

Partiamo dall’ambito politico, in cui i due massimi dirigenti


sono l’Assessore e il Direttore Generale. Fino al Giugno
2008 l’Assessore è un esterno, non eletto dal popolo ma
scelto direttamente dal Presidente. Il nome è quello di Ulisse
Di Giacomo, che nell’aprile 2008 è il primo candidato
molisano al Senato tra le fila del Pdl. Non pago di cotanta
fortuna, Di Giacomo si diverte a violare la Costituzione
della Repubblica Italiana, più precisamente l’art. 122:
“Nessuno può appartenere contemporaneamente a un
Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere
del Parlamento.”

Designato senatore dal partito, avrebbe dovuto decidere subito se restare in Giunta o far carriera a
Palazzo Madama, senza aspettare il 10 Giugno 2008, quando il collega di partito Augello ne
dichiara l’incompatibilità. Per buoni tre mesi Di Giacomo infrange la Costituzione, sbeffeggiando i
padri fondatori della Repubblica Italiana; ma alla fine sceglie il senato e così il Presidente Iorio
può tenere per sé anche la delega alla sanità. (solo pochi giorni fa è stato nominato il nuovo
assessore al ramo, Nicola Passarelli, ndr)

Di Giacomo è un braccio di Iorio. Non solo è il coordinatore regionale di FI, ma soprattutto


rappresenta il trait d’union tra il Presidente e il gruppo editoriale Pallante, che controlla

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Telemolise, la tv locale più seguita. Telemolise non è una tv asettica, anzi, è dichiaratamente a
sostegno del centro destra, ma d’altronde questa è la sua linea politica e ogni testata giornalistica ne
ha una. Su Di Giacomo si potrebbe scrivere un romanzo, citando le varie sciocchezze commesse il
più delle volte al di fuori del sistema sanitario, ma in verità il senatore è sprovvisto di alcun tipo di
potere reale e non può essere additato come responsabile della mala-gestione sanitaria.

Il politico Ulisse Di Giacomo esiste solo in quanto galoppino del Presidente Iorio.

La giornalista di Nuovo Molise, Lucia Sammartino, rispolvera la memoria storica e ricorda che
“l’unica competizione elettorale alla quale Di Giacomo ha partecipato risale al 1984, comunali di
Isernia, candidato tra le fila del PSI: prese 26 voti. Quindi possiamo dire che il biglietto da visita
non è così di riguardo, ecco..”

Passiamo alla Direzione Generale V Settore.

Fino allo scorso anno il Direttore Generale era Giovanni Di Renzo; dal 2008 la poltrona ha fatto il
suo giro, presentando un nome nuovo, Roberto Fagnano, altro fedelissimo del Presidente Iorio.
Prima di soffermarci su Di Renzo, rinviato a giudizio insieme a Patriciello per la Fondazione di
Salcito e indagato per i fatti di Black Hole, c’è una curiosità da saziare. Della Direzione Generale V
fanno parte altri undici dirigenti, di cui 1 solo nel ruolo di Supporto alle Attività del Direttore
Generale: Mario Ragni.

Plurindagato che si divertiva a truffare la Comunità Europea, Ragni viene arrestato nel Giugno
2008 in qualità di ingegnere dirigente dell’Ufficio Demanio della Regione: Operazione Eldorado.

Il 17 Giugno 2008 Primonumero ricorda che “secondo i magistrati, i presunti truffatori hanno
spillato soldi alla regione - oltre un milione di euro - per lavori mai effettuati, o eseguiti solo in
parte dalla ditta Tullio, relativi alla messa in sicurezza del fiume Biferno, rimasto nelle stesse
pessime condizioni che avevano reso disastrosa l’alluvione del 2003.”

Ragni è coinvolto perché “ha dato il via libera al pagamento delle somme richieste dalla ditta, il
cui titolare è stato arrestato. Secondo i magistrati Ragni era tenuto ad accorgersi delle incongruità
presenti in quelle richieste. È accusato inoltre di aver sottoscritto un verbale fasullo di ripresa dei
lavori in un periodo in cui i lavori erano ancora fermi.”

Gli unici a seguire la faccenda sino in fondo sono stati i ragazzi di MyTermoli.com, che
scrivono:“Il 12 luglio 2008 a Ragni è stata confermata l’interdizione dai pubblici uffici.” Per mesi
due.

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Ragni però si era già fatto notare per un altro arresto, subito durante lo scandalo Motopesca, il
consorzio cooperativo che si occupava, tra le altre cose, di gestire il Mercato Ittico di Termoli,
fornire carburante alle imbarcazioni e attivare i servizi per la sagra del Pesce. Scrive Francesco
Cioce su Il Centro, 31 maggio 2006: “Quattordici arrestati con l’accusa di aver ottenuto contributi
comunitari per oltre 4 miliardi di vecchie lire - tra il 1998 e il 2002 - per realizzare impianti per la
pesca che non sarebbero mai stati finiti.” Tra gli arrestati, “Mario Ragni (53) di Termoli, dirigente
assessorato lavori pubblici Regione Molise.”

Stavolta aveva solo firmato il collaudo di impianti fantasma.

Il Procuratore di Larino, Nicola Magrone, dopo aver spedito i palombari a verificare l’esistenza del
meraviglioso impianto, scopre la truffa: il finanziamento è stato preso, speso e investito, ma dal
punto di vista della realtà del fatto sotto il mare non esiste alcun sistema di pesca collettiva. Mario
Ragni si occupa di opere pubbliche da almeno quindici anni e riveste un ruolo importante negli
equilibri politico-dirigenziali della Regione, tant’è vero che - ancora oggi - risulta nell’organico
dell’Assessorato Politiche per la Salute, Direzione Generale V, esercitando la funzione di Supporto
alle Attività del Direttore Generale. Che fino al 2008 era Giovanni Di Renzo.

Centrifugato da Black Hole, insieme al Presidente Iorio, per aver firmato – il 5 Gennaio 1999 - la
nomina abusiva di Mario Verrecchia, ex dg della Asl 4 di Termoli, Giovanni Di Renzo è uno dei
maggiori responsabili del debito sanitario molisano. In qualità di Direttore Generale dell’azienda, di
pilota scelto dai vertici politici per guidare la testarossa sanitaria, si è rivelato un clamoroso flop,
distinguendosi più per le vicende giudiziarie che per aver migliorato lo stato di salute dei molisani.

Nel Gennaio 2008 Giovanni Di Renzo viene rinviato a giudizio per “truffa aggravata in concorso,
abuso d'ufficio e malversazione ai danni dello Stato.” Se prima, con il Presidente e altri, aveva
favorito la nomina illegale di Verrecchia, stavolta - per par condicio - è corso tra le braccia di Aldo
Patriciello, vero dominus della sanità privata regionale, e del suo gioiello Neuromed, visti da Iorio
come il fumo negli occhi.

“Il Di Renzo intenzionalmente procurava l’ingiusto vantaggio patrimoniale alla Neuromed.” La


struttura aveva un vincolo di destinazione d’uso, Di Renzo invece ha rilasciato “autorizzazione per
sessanta posti letto, tutti destinati ad attività sanitaria, precisando che la struttura adottava la
tipologia di presidio di riabilitazione extra-ospedaliera”. Da casa di cura per anziani - con scopi
anche di tipo sanitario e riabilitativo – la Fondazione “Paola Pavone” diventa clinica privata.

“Inoltre il Di Renzo, faceva stanziare alla Regione - delibera 10.03 - una somma di euro

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3.921.689,94 per un soggetto non ancora accreditato, senza contrattazione”. In sostanza, Di Renzo
“formava atti presupposti indebiti” preparando così il terreno all’accreditamento provvisorio della
Neuromed per Salcito. Qui entra in gioco Sergio Di Vico, all’epoca Direttore Generale dell’ASL n°
3 di Campobasso, “che assicurava l’atto terminale del complesso iter criminoso. Il 05.11.03
stipulava con Pietracupa, AD di Neuromed, cognato e “braccio” del Patriciello, l’accordo
contrattuale in relazione alla struttura”.

Piccolo particolare.

“Il regolamento contrattuale risultava espressamente riferito all’IRCCS Neuromed, l’atto è dunque
abusivo” in quanto deve essere la Regione, e non la Asl, a contrattare con un’IRCCS. Di Vico si è
occupato di qualcosa di cui non doveva occuparsi, e infatti - nel Gennaio 2008 - è stato rinviato a
giudizio insieme al già citato Giovanni Di Renzo e altri, tra cui Patriciello Aldo e suo cognato
Pietracupa Mario, da giugno 2009 ex Presidente del Consiglio Regionale.

Il processo è in corso (1), la difesa è tranquilla, l’accusa ha diverse carte da giocare. Si vedrà.

La squadra politico-dirigenziale messa su dal Presidente Iorio ha ottenuto risultati manageriali


quantomeno discutibili e cumulato accuse da parte del popolo, della stampa e della magistratura. In
un’azienda meritocratica sarebbero scattati licenziamenti in tronco per giusta causa; in un’azienda
clientelare invece - flessibile per natura - si riposizionano le pedine. Tranne qualche sfigato escluso,
quasi tutti sono rimasti in sella seppur con altri incarichi. Tra gli assessori alla sanità che si sono
avvicendati dal 2001 ad oggi troviamo una serie di figuri piuttosto interessanti:

• Gianfranco Vitagliano, in carica dal 2001 al 2003, ora all’Assessorato Programmazione,


Finanze e Bilancio. Si è occupato di sanità e di gestione dei fondi pubblici (Presidente del
Comitato di Coordinamento del P.O.R. 2000-2006), ed è rimasto coinvolto nell’inchiesta
Black Hole e nell’indagine sulla Turbogas di Termoli.

A sua parziale difesa, il crollo avuto dalla sanità dopo il suo addio e il mea culpa fatto a mezzo
stampa - l’11 Giugno 2008 – in cui riconosce le proprie responsabilità pur ritenendosi uno dei tanti
che hanno generato il disastro sanitario.

• Luigi Velardi, in carica tra il 2005 ed il 2006, costretto a lasciare la poltrona quando riceve
l’avviso di garanzia per il suo coinvolgimento in Black Hole; oggi guida l’Assessorato ai
Trasporti e Lavori pubblici.

• Ulisse Di Giacomo, in carica tra il 2006 e il 2008, di cui si è già detto.

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La Direzione Generale V non fa eccezione e dalla lista dei nomi spuntano sia Giovanni Di Renzo
che Sergio Di Vico, entrambi rinviati a giudizio nel processo sulla Fondazione Pavone di Salcito, e
riciclatisi l’uno, Di Renzo, alla guida della Direzione Generale VI fino al 2009 e oggi in pensione,
l’altro, Di Vico, come Direttore Amministrativo del “Cardarelli” di Campobasso.
(1) Per le vicende riguardanti l'acquisizione della Fondazione "Paola Pavone" di Salcito, in data 18/06/2010, il Tribunale di Campobasso ha
condannato in primo grado, per abuso d'ufficio: Patriciello Aldo, Pietracupa Mario, Melaragno Erberto e Giovanni Di Renzo ad un anno e sei mesi di
reclusione. Gli stessi sono stati assolti per gli altri reati contestati, vale a dire malversazione e abuso edilizio. Di Vico Sergio è stato assolto da tutte le
accuse.

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Sanità e Regione Molise: la manipolazione


della verità
Mercoledì 23 Giugno 2010

Il Mondo migliore è fatto anche di sanità pubblica e privata, dirigenti, primari…Ma


senza i malati tutto questo non potrebbe esistere.

Fin qui, si è scritto più che altro della gestione politica -


dirigenti, direttori generali, presidenti, onorevoli - dei
cervelli insomma, che dovrebbero stabilire le linee guida
del sistema regionale.

La Gestione SANITARIA del sistema sanitario regionale


è invece affidata all’Asrem, che in teoria dovrebbe
fungere da Asl Unica e in pratica gestisce Asl ovunque:
l’annunciata rivoluzione di qualche tempo fa, anziché
ridurre il numero delle strutture, ha semplicemente consentito di pagare uno stipendio in più, quello
del Super-Manager Sergio Florio, più volte descritto da Nuovo Molise come esempio di “protetto”
eccellente. Nonostante non avesse raggiunto gli obiettivi di rientro – tant’è vero che la Regione è
stata commissariata - Florio è rimasto al suo posto. Poi qualcosa dev’essersi rotto nel rapporto con i

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suoi referenti politici, forse la sua figura stava diventando ingombrante, o forse è stato mandato a
casa semplicemente perché non aveva fatto bene il suo lavoro. In definitiva, il Presidente Iorio nel
giugno 2009 decide di tagliarlo, risparmiandosi il rinnovo del contratto. Sergio Florio però è duro a
morire – politicamente s’intende – e la faccenda si complica più del previsto.

Florio si ribella al diktat presidenziale, appellandosi al Giudice del Lavoro di Campobasso e


ottenendo il reintegro l’8 Luglio 2009; la Regione non si dà per vinta e presenta un contro-ricorso,
accolto dal Tribunale di Campobasso il 31 Luglio 2009: Sergio Florio è ridotto allo status di
disoccupato. Così doveva andare, anche perché la Giunta, che non immaginava esistesse qualcuno
pronto a contraddire una sua decisione, aveva già posizionato un altro, Angelo Percopo, al timone
dell’Asrem. Nei 20 giorni intercorsi tra la sentenza di reintegro e quella di definitivo
allontanamento, si è raggiunto il massimo del paradosso, con 2 manager – il reintegrato Florio e il
volto nuovo Percopo - alla guida dell’Asrem.

L’Asrem è organizzata in 4 zone, le defunte asl per intenderci - Asl 1 “Alto Molise”, Asl 2
“Pentria”, Asl 3 “Centro Molise”, Asl 4 “BassoMolise” - e quelli che erano i manager delle asl sono
diventati tout court i manager di zona. Non è cambiato nulla. Il meccanismo di nomine, e quindi di
potere, è piuttosto semplice: la Giunta regionale nomina l’Assessore, il DG V Settore, il manager
dell’Asrem e i Direttori di Zona.

Tutto parte dalla Giunta.

Il servizio sanitario molisano, specchio di quello nazionale, produce sprechi e scandali: da Black
Hole, al caso Huscher, da Salcito a Neuromed, dal reparto di Neurofisiopatologia di Isernia al
caso della rianimazione di Larino, tutti verificatisi tra il 2001 e il 2008.Le conseguenze finanziarie
di scialacquamenti e casi strani sono scontate.

Antonio Sorbo, nel suo libro “L’Altro Molise”, scrive che “la legislatura 1995-2000 si è conclusa
con un disavanzo di 6 milioni e 218.000 euro”; dal 2002 al 2008 la cifra schizza a “600 Milioni di
euro”. Per una regione piccola come il Molise è una cosa esagerata, se accadesse su scala nazionale
l’Italia sarebbe alla bancarotta. Giusto per rendere un’idea, ogni molisano - dal più vecchio al
bimbo appena nato - sopporta un debito di quasi 2000 euro. La regione compare in tutti i decreti a
favore delle regioni più deficitarie d’Italia, ad esempio nel decreto legge n° 23 del 20 Marzo 2007,
in cui per ripianare i disavanzi pregressi nel settore sanitario “vengono stanziati tre miliardi di euro
a favore di Lazio, Campania, Sicilia, Molise, Abruzzo”.

Il piccolo Molise ha avuto la bellezza di 202 milioni di euro, quasi 700 euro pro capite, peccato che

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il debito sia più del doppio…Con la Finanziaria 2008 va ancora meglio, visto che “per Lazio,
Campania, Molise e Sicilia lo Stato è autorizzato ad anticipare un ammontare non superiore a
9.100 milioni di euro”, non più di 9 miliardi di euro, vale a dire “la liquidità necessaria per
l'estinzione dei debiti cumulati (dal 2001, ndr) fino al 31 dicembre 2005”.

Il Molise è in compagnia delle Regioni meno virtuose d’Italia: Lazio, Campania e Sicilia
contribuiscono al 50% del debito sanitario nazionale. Giustificare il deficit con una mancanza di
fondi adeguati da parte dello Stato centrale, come spesso fa il Presidente Iorio, è una teoria
deviante, ma purtroppo non è l’unica tecnica di propaganda utilizzata per manipolare la realtà: una
delle più gettonate è far credere che la Regione sia in perdita per gli innumerevoli servizi di
assistenza che elargisce. Meglio quindi mettere le cose in chiaro.

I dati molisani sulla spesa per interventi e servizi sociali risultano i più bassi d’Italia, o tra i
più bassi .

La spesa erogata dai comuni per interventi e servizi sociali - asilo nido, attività integrative e
ricreative, trasporto sociale, etc - rappresenta il 2% della spesa sanitaria totale. (Istat 2006)
Nel 2003 il valore pro-capite raggiungeva i 42,3 euro, contro una media nazionale di 91 euro. (Istat
2003)
Tra il 2003 e il 2006 la spesa ha subito tagli per 300.000 euro: le categorie più colpite sono state
famiglie e minori, disabili, anziani e immigrati. (Istat 2003 e 2006)
I servizi territoriali - come le strutture intermedie, l'attività ambulatoriale, gli asili nido, le cure
domiciliari e i medici di famiglia - sono deficitari rispetto al resto d’Italia. (Istat 2001-2006,
Ministero della Salute 2001-2006)
L’ADI ha trattato solo il 57% degli anziani, contro una media nazionale dell’84%. (Ministero della
Salute 2006)
Nel 2005 solo il 17,5% dei molisani si dichiarava “molto soddisfatto” dei servizi sanitari regionali:
il 14,30% per l’assistenza medica (m.n. 34,79%), il 15,12% per l’assistenza infermieristica (m.n.
33,10%), il 23,30% per i servizi igienici (m.n. 27,41%). (Istat 2005)
Nel 2000 solo il 13,4% della popolazione molisana dichiarava di sentirsi molto bene, e il 35%
dichiarava almeno una malattia cronica. (Istat 2000)
Il Molise è la regione con il maggior aumento nel consumo di farmaci, 40,6% nel periodo 2001-
2007 . (AIFA. OsMed 2001-2007)
L’aumento della spesa sanitaria non trova adeguato riscontro nel miglioramento – a nord come al
sud - delle condizioni di salute della popolazione. (Rapporto Ceis 2009)

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Controllati e controllori, da Black Hole al


Dottor Campo
Mercoledì 23 Giugno 2010

Il debito di 600 milioni di euro non è dovuto ad una migliore offerta di servizi
al cittadino. Allora dove finiscono i soldi, se i livelli essenziali di assistenza
vengono tagliati?
Nella foto Remo Di Giandomenico

Semplice: si assume personale laddove non serve, si creano


inutili reparti, si moltiplicano le nomine, si comprano più
medicinali; insomma si spreca. Lo si è visto con i casi di
Neurofisiopatologia e della Chirurgia Generale in Molise,
ma lo si è colto in pieno soprattutto grazie a Black Hole,
episodio paradigmatico di quello che è stato il modello
molisano di gestione sanitaria.

Peculato, truffa, nomine abusive, aborti clandestini, appalti truccati, politici collusi e imprenditori
corrotti, questo è stato Black Hole. Gli indagati apparsi nell’avviso di conclusione delle indagini
preliminari del Novembre 2008 erano 112, tra cui: il Presidente della Giunta Regionale, due
Assessori Regionali, una parlamentare in carica, un ex-deputato, sei ex-Assessori Regionali, un
Direttore Generale della Regione, sei ex-Assessori e l’ex-Segretario Generale del Comune di
Termoli, il consulente del Governatore per il riordino della sanità in Molise ed ex-manager
dell’ASL di Termoli-Larino, 34 dipendenti, medici, dirigenti e funzionari della stessa ASL, 17
esponenti delle Forze dell’Ordine e dei Vigili Urbani di Termoli più funzionari pubblici,
imprenditori e rappresentanti.

Un kolossal giudiziario, da cui trarre ispirazione per una sceneggiatura tutta molisana. Per penetrare
un simile sistema di potere e afferrarne gli ingranaggi, bisogna attingere al caso del Dott. Teodoro

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Campo, che seppur circoscritto a Black Hole rappresenta un modus operandi incentrato su due
figure chiave: il controllato e il controllore. Nel 2002 il dottor Teodoro Campo era rappresentante
interno della Commissione che abusivamente decretò Patrizia De Palma primario di ostetricia
presso l’ospedale San Timoteo di Termoli.

La De Palma, arrestata nel 2006 per peculato, appalti truccati e aborti clandestini, era la moglie
dell’ex sindaco di Termoli Remo Di Giandomenico, coinvolto nelle indagini e arrestato. La
dottoressa si presentava al concorso con un curriculum di tutto rispetto. Nel 1991 era stata
condannata con sentenza passata in giudicato “per aver concorso nella falsa attestazione della
paternità di un neonato: 2 anni e due mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per 5
anni”. Nel 1996 risulta “oggetto di un’indagine amministrativa interna alla ASL 4 – Basso Molise,
disposta dall’Assessorato alla Sanità` in seguito alla denuncia sporta da un’assistente medico.”

Non sembra la persona adatta a gestire un reparto dove nascono bambini. E invece…

La Commissione esaminatrice includeva, oltre a Campo, anche due esterni: il Dott. Polito, con un
passato da aiuto di Vito De Palma (padre di Patrizia, ndr), e il Dott. Raspagliesi, per certo periodo
Presidente del Cesad, la struttura creata proprio da Patrizia. Esterni super-partes, come si suol dire.
Il 28 Agosto 2002 la De Palma viene nominata vincitrice del concorso. Quel giorno di fine estate,
parallelamente alla carriera della Dottoressa Patrizia De Palma, un’altra storia si compie, ed è quella
del Dottor Teodoro Campo, figura chiave nei meccanismi di un sistema di potere non
trasparente.

Nell’ottobre 2003 il dirigente medico Campo finisce nella lista dei papabili per un ruolo da
Direttore Generale Asl, se qualcuno fosse andato via lui avrebbe potuto prenderne il posto.
Qualche mese dopo, inizi 2004, Campo viene preso in consegna direttamente dal Presidente Iorio,
dal quale riceve la nomina di Direttore del Nucleo Ispettivo sulla Sanità, un organismo da poco
ricostituito che nelle intenzioni presidenziali è “una prima importante task force operativa a cui
demandare il compito di analizzare la nostra sanità per verificarne l'efficacia e l'efficienza.”

Il nuovo Nucleo diretto da Campo si occupa di “analisi e indagini per un migliore utilizzo di risorse
e farmaci; di vigilare l’andamento dell’ospedalizzazione e del tasso di utilizzo dei singoli servizi
sanitari; di effettuare verifiche sanitarie e finanziarie delle ASL in relazione alla gestione dei fondi
ad esse assegnate”. Il Nucleo agisce come entità di controllo primario sul sistema sanitario
regionale, dovrebbe quindi imporre trasparenza e rispetto delle regole, ma funziona solo se
controllato e controllore coltivano un rapporto disinteressato. Se invece queste due figure vivono in

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subordinazione, se una mano lava l’altra e due lavano meglio, se tra controllato e controllore vige
una sudditanza psicologica, allora ecco che diventa possibile costruire un sistema di potere non
trasparente.

Il Presidente della Regione Michele Iorio, colui che da circa quindici anni cura le sorti della
sanità molisana e che quindi agisce da controllato, si permette il lusso di scegliere il
controllore, in questo caso Teodoro Campo.

Potrà mai Campo verificare, per esempio, se il reparto di Neurofisiopatologia di Isernia,


guidato dal fratello del Presidento Iorio, ha motivo di esistere o meno?

C’è di più.

Giusto due anni prima, il controllore aveva concorso abusivamente all’aggiudicazione di Patrizia
De Palma per un posto da primario, determinando così una situazione surreale: Campo avrebbe
dovuto ispezionare prima se stesso - conflitto d’interesse - e poi una “sua” creatura, la De Palma,
che nel 2004 già provocava sfracelli nella sanità basso molisana. Cosa che tutti sapevano. Lo sapeva
Campo, che già conosceva il curriculum di Patrizia, e lo sapeva il Presidente Iorio, che 5 mesi prima
della ricostituzione del Nucleo, aveva ricevuto la denuncia da parte di Sante Romito - direttore del
progetto Mimosa - relativa al Cesad, l’ente privato messo su dalla De Palma e finanziato con soldi
pubblici.

Il Cesad si occupava di screening tumorale in concorrenza sleale con il Progetto Mimosa, struttura
creata dalla Regione e finanziata dal Ministero della Salute per 7 miliardi di lire. Quando Sante
Romito scrive al Presidente Iorio lamentando lo spreco di risorse pubbliche - siamo nell’Ottobre
2003 - riceve una risposta imbarazzante:”Non posso intervenire, meglio non alterare gli equilibri
politici”.

Pochi mesi dopo, inizio 2004, il Presidente Iorio nomina il Dott. Teodoro Campo Direttore del
Nucleo Ispettivo sulla Sanità, che avrebbe dovuto indagare e riferire anche riguardo al
funzionamento della Asl basso-molisana. Ma come poteva Campo indagare su una persona che lui
stesso aveva contribuito a far diventare primario?

Riassumendo: dal 2002 al 2003 la De Palma non fa che combinare guai; a fine 2003 Sante
Romito segnala la cosa al Presidente Iorio; a inizio 2004 Iorio crea il Nucleo Ispettivo sulla
Sanità, affidandone lo scettro a Teodoro Campo, lo stesso che aveva agevolato la nomina
abusiva di Patrizia De Palma.

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Il controllato nomina il controllore, che per conflitto d’interesse è costretto a mettersi la benda.

Del Nucleo non si hanno più notizie, in compenso salta fuori che il 28 Febbraio 2005 il Dott.
Teodoro Campo conquista un altro posto di prestigio, “Presidente della Commissione per la
formulazione del giudizio di idoneità per i medici incaricati nel servizio di emergenza sanitaria
territoriale” . Quelli del 118 per capirci. Intanto Sante Romito, che aveva continuato a segnalare le
disfunzioni, riceve il benservito e il Progetto Mimosa subisce una formale cessazione delle attività.

Campo invece è un burattino nelle agili mani del potere e tutto questo peregrinare trova la sua
sublimazione in un articolo apparso su Primonumero il 06 Marzo 2007: “L’Asrem delibera
l’adeguamento del trattamento economico annuo di 47mila euro per il dottor Teodoro Campo
Direttore Sanitario della ex Asl Basso Molise negli anni scorsi.”

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Sanità e Regione Molise: quali tasse


aumentano e perché
Mercoledì 23 Giugno 2010

Cessa del tutto il meccanismo di ripiano da parte dello Stato di eventuali deficit
accumulati dalle Regioni, che devono sopperire alla riduzione di fondi statali con le
tasse, definite “forme di compartecipazione.”

Nella foto Nicola D'Ascanio

La malasanità, le clientele, la corruzione, gli affari sporchi sono i parassiti che


ingrassano la spesa sanitaria, il cui dato pro-capite è passato dai 1.347 euro
del 2001 ai 1.918 del 2008. In rapporto al Pil regionale, la percentuale di
spesa sanitaria, che nel 2000 era del 7.69%, oggi è del 12%. Quasi il doppio.
Ma il debito si crea anche acquistando, con fondi regionali, macchinari
costosissimi che sono in eccesso. E infatti, come riporta l’Annuario Statistico
2006 del Sistema Sanitario Nazionale, a cura del Ministero della Salute,
“esistono circa 28 TAC ogni 1.000.000 di abitanti con valori oltre 35 in diverse regioni (Molise,

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Campania, Calabria, Sicilia)”. 3 su 4 sono tra le più indebitate d’Italia.

Una pletora di diagnostica non significa più qualità, ma al contrario rappresenta uno spreco di
risorse e una scarsa concentrazione di conoscenza, di capacità di fare medicina. Si è arrivati ad un
debito di 600 Ml di euro in maniera quasi inspiegabile, la colpa sembra di tutti o di nessuno, l’unico
modo per far chiarezza è programmare, fare un’analisi dei bisogni, utilizzare la contabilità per centri
di costo, valorizzare la forza lavoro secondo il criterio del carico di lavoro.

In Italia la situazione non è poi tanto diversa dal caso molisano.

Un articolo di Vittorio Mapelli, pubblicato su www.lavoce.info nel marzo 2007 e ripreso dal
consigliere emiliano Antonio Nervegna (FI), documenta che “dal 1981 al 2001 il SSN ha
accumulato deficit per 76 Miliardi di euro, sempre ripianati dallo Stato”, a cui bisogna aggiungere
l’ulteriore deficit di 25 miliardi di euro relativo al debito 2001-2006.

100 Miliardi di euro di debiti in 25 anni. Gli esperti del settore.

Eppure i rimedi non mancano.

Il processo di federalismo, già in corso da diverso tempo nonostante i piagnistei dei leghisti,
prevede che siano le regioni stesse ad accollarsi il debito e come ricorda Mapelli, “per garantire
l’equilibrio di bilancio, le Regioni hanno a disposizione tre strumenti principali” :

1. L’aumento delle entrate tributarie - più tasse;

2. Il controllo della spesa sanitaria - che esiste solo in virtù di abili amministratori;

3. Le risorse stornate da altri capitoli del bilancio regionale - il cosiddetto lavoro da sarto.

Prenderemo in considerazione solo i primi due strumenti.

L’aumento delle entrate tributarie fa parte di una strategia resa nota ad Isernia, l’1-2 Dicembre
2000, durante un convegno sulla “Riforma degli statuti regionali”. In quella circostanza, Nicola
D’Ascanio, attuale Presidente della Provincia di Campobasso, e allora Vice Presidente della
Commissione dell’Autoriforma della Regione, comunica che “i trasferimenti statali alle Regioni
sono stati sostituiti con Iva, Irpef, accise sulla benzina, Irap, tassa automobilistica e altri tributi
minori (tosap, tasse universitarie, tributo sulle discariche, tasse sulle concessioni regionali, ecc.)”.

Cessa del tutto il meccanismo di ripiano da parte dello Stato di eventuali deficit accumulati dalle
Regioni, che nell’ottica federalista devono fare da sé, sopperendo alla riduzione di fondi statali con
le tasse, definite “forme di compartecipazione. Tali risorse contribuiranno alla formazione di una

13
L'infiltrato "La sanità"

finanza regionale senza vincoli di destinazione.” La logica conseguenza di questa riforma è stato
un aumento costante delle tasse regionali, come si desume dalla nota dell’Assessorato alla
Programmazione, emanata l’11 Maggio 2007: “La Regione Molise non è riuscita a ripianare per
l’anno 2006 il disavanzo sanitario regionale…Conseguenza…L’applicazione automatica della
misura massima dell’ Irpef. L’aliquota ordinaria Irap del 4,25%, e quella ridotta del 1,9% devono
essere maggiorate di un punto percentuale.”

A onor del vero l’istituzione dell’IRAP, che secondo gli intendimenti iniziali doveva costituire la
principale fonte di entrata delle Regioni, ha invece mostrato nella fase implementativa dei limiti
enormi, così come la strategia di aumento delle aliquote per il 2006 “non sarebbe stata in grado di
determinare l’azzeramento del deficit. Anzi, si sarebbero generate risorse capaci di coprirne meno
del 15 per cento in Lazio, Molise e Campania e solo poco più del 20 per cento in Sicilia.”

Invece di spendere meno, si chiede ai cittadini di compartecipare alla spesa in misura sempre
maggiore, senza peraltro ottenere risultati degni di nota: basti pensare che dal 2003 al 2006 i ricavi
derivanti da irap e irpef, in Molise, sono cresciuti del 25% - da 47 a 64 milioni di euro - mentre iva
e accise “solo” del 10% - da 383 a 426 milioni di euro. In un’azienda come quella sanitaria, che non
produce né benessere né ricchezza e che quindi non si auto-finanzia, è chiaro che qualcuno deve
sostenere la spesa: in Italia il 77% del SSN (Sistema Sanitario Nazionale) è compartecipato dai
cittadini. Come dire, lo Stato siamo noi.

Uno Stato sempre in movimento, andare e tornare dal lavoro, lo stress da traffico, lo smog, le auto.
La benzina. Proprio sul carburante gravano le famose accise, che meritano un discorso a parte.
Molte delle accise italiane furono introdotte temporaneamente per far fronte a eventi straordinari
accaduti nel secolo scorso. E invece il Novecento è alla cassa che presenta il conto, considerato che
tasse che dovevano andare a scadenza, nel tempo si sono stabilizzate. La faccenda è ben spiegata in
un’interrogazione parlamentare dell’On. Annunziata, deputato del centro-sinistra, presentata nel
2004 all’allora ministro delle attività produttive Antonio Marzano.

“Il 70 per cento del costo di un litro di benzina verde è costituito da accise ed imposte, alcune delle
quali sconcertanti, come:

• 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;

• 14 lire per la crisi di Suez del 1956 ;

• 10 lire per il disastro del Vajont del 1963;

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L'infiltrato "La sanità"

• 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966;

• 10 lire per il terremoto del Belice del 1968;

• 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;

• 75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980;

• 205 lire per la missione in Libano del 1983;

• 22 lire per la missione in Bosnia del 1996;

• 39 lire per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004.

Annunziata li definisce esempi sconcertanti, sicuramente scatenano ilarità e indignazione,


stimolano la voglia di usare la bici al posto dell’auto, pedalare capelli al vento – chi se lo può
permettere – e piantarla di finanziare la missione in Libano.

Ma le accise coprono anche altre missioni , come quella sanitaria ad esempio.

Se aumenta il debito, aumentano le accise. Per alcune Regioni, quelle a statuto ordinario, scatta
addirittura il bonus, cioè “la facoltà di introdurre una imposta addizionale sul consumo di benzina
entro un massimo di 0,026 €/litro.”

Solo due regioni hanno deciso di avvalersi, finora, di tale facoltà: “la Campania ed il Molise (hanno
applicato il massimo consentito).”

Per farla breve, su un pieno di 50 euro trentadue sono imposte e, se non ci fossero le accise, un litro
di benzina verde costerebbe 80 centesimi di euro in meno. Senza peraltro scomodare la crisi del
petrolio o la guerra in Medio Oriente.

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Sanità e Regione Molise: perché il taglio dei


posti letto?
Mercoledì 23 Giugno 2010

15
L'infiltrato "La sanità"

La leva di cui si abusa è il taglio dei posti letto, spacciato come panacea di tutti i mali e -
in realtà - inutile per il cittadino ma utile per la lobby.

Il secondo strumento di gestione per mantenere un equilibrio di bilancio


è il controllo della spesa sanitaria: la leva di cui si abusa è il taglio dei
posti letto, spacciato come panacea di tutti i mali e - in realtà - inutile
per il cittadino ma utile per il sistema sanitario.

Nel 2004, la classifica del Ministero della Salute sul numero di posti
letto vedeva al primo posto il Lazio, 5.8 per mille abitanti - seguito a
ruota dal Molise, 5.6 - e in ultima posizione la Campania, con un valore di 3,8.

Anche se il dato risale oramai a cinque anni fa, un dubbio s’insinua: come si può credere che il
numero dei posti letto influisca sulla riduzione del debito, sapendo che Lazio e Campania - prima e
ultima della classifica - sono le due regioni più indebitate d’Italia? Eppure dal 1994 al 2004 la
percentuale nazionale di posti letto pubblici è diminuita del 36% - da 303.012 a 188.426 - a
fronte di continui disavanzi.

Spesso sono i dettagli che fanno la differenza e in una Regione come il Molise, grande quanto un
quartiere di Roma, vengono a galla immediatamente. Dal 1997 al 2006 sono stati tagliati 315 posti
letto pubblici. Ulteriori tagli (361) sono previsti dal PSR 2008-2010, per un totale di 676 posti letto
in meno dal 1997 ad oggi. Dal 2002 al 2008 il disavanzo cumulato è di 600 milioni di euro, a cui
bisogna aggiungere l’extra deficit 2008 di 39 milioni di euro e il deficit 2009 di 90 milioni di euro ,
per un totale di 739 milioni di euro.

Più si taglia, più il debito aumenta.

E aumenta nonostante la spesa sanitaria delle famiglie sia passata dai 55 milioni di euro del
1992 ai 118 del 2003, quasi raddoppiata quindi, ma in linea con la tendenza che ha coinvolto
l’intera nazione. Se per curarsi le famiglie spendono di più, vuol dire anche che ci si ammala di più.
Più malati, più spesa. Ci guadagnano in tanti: multinazionali, privati, soggetti pubblici…Del resto le
persone sane non producono Pil, nè spendono in farmaci, quindi non spingono l’economia.
Pensiamo al Molise: se per assurdo da domani tutti i molisani fossero sani come pesci, la Regione
registrerebbe una caduta del Pil pari al 12%, praticamente una Waterloo dell’economia regionale,
la Grande Depressione in salsa locale.

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L'infiltrato "La sanità"

Malato. Molto meglio se malato. Se poi malato cronico, magari di tumore, ancora meglio. Dovrà
curarsi per vivere e vivere per curarsi.

Il Rapporto Ceis Sanità 2006 “segnala uno zoccolo duro di oltre 1 milione e 200 mila nuclei
familiari che impoveriscono e sostengono spese catastrofiche. Sopra i 65 anni aumenta del 50% la
probabilità di un impoverimento causato da spese sanitarie out of pocket.” Per spese out of pocket
si intendono le prestazioni interamente a carico dell’utente. “C’è da chiedersi se la presenza di una
quota importante di prestazioni a pagamento non debba leggersi come un affievolimento dei
livelli di garanzia dei servizi essenziali”.

Se si è costretti a pagare per ciò che dovrebbe essere garantito, IL DIRITTO ALLA SALUTE, allora
è chiaro che qualcosa non funziona. La spesa sanitaria privata – che oggi rappresenta circa il 23 %
della spesa totale ed è stimata in 29 miliardi, di cui l’82% out of pocket – vive un trend molto
positivo in tutta Italia non solo in Molise, dove i posti letto privati sono passati dagli 88 del 1997
ai 226 del 2006.

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Il sistema sanitario nazionale e il bisogno di


privatizzare
Mercoledì 23 Giugno 2010

Se non funziona la sanità pubblica allora ci si rivolge alla privata. Il bisogno è la chiave
del voto di scambio.

Nella foto Gianfranco Vitagliano

Se non funziona la sanità pubblica allora ci si rivolge alla privata, se


il bisogno non c’è, lo si crea: un cittadino con il bisogno diventa più
malleabile, più controllabile, diciamo anche più ricattabile ad uno
scambio di favori. Il bisogno è la chiave del voto di scambio.

Il fatturato sanitario deve aumentare sia per i privati che per lo Stato.

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L'infiltrato "La sanità"

L’acquisto di medicinali in farmacia, dal 1965 al 2007, ha avuto un aumento pazzesco,


passando da 186 milioni di euro a 11,6 Miliardi di euro. Un incremento del 6137% , altro che
Wall Street! Del resto, lo sviluppo non può fermarsi, urgono nuovi malati, malati freschi, di
giornata. E quindi si parte con il carrozzone dei suini, delle mucche pazze e dei polli matti. Tra le
nicchie di mercato più promettenti, si segnalano i bambini iperattivi:“In cinque anni in Italia la
prescrizione di psicofarmaci ai bambini è aumentata addirittura del 280 per cento”. In Italia i
centri per la somministrazione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti (adhd) sono 82, di cui uno
in Molise, a Campobasso.

Lo sviluppo pretende nuovi target da colpire, gli anziani non bastano più. Occorrono malati
fidelizzati, che spendano in maniera costante fino alla fine dei loro giorni, malati che siano obbligati
a consumare. Che ne facciano una ragione di vita. L’identikit porta dritto dritto al malato di
tumore. O si cura o muore. Ma questa è un’altra storia, e riguarda gli intrecci tra sanità e ambiente.
Se per il diffuso malcostume sanitario non esistessero soluzioni, varrebbe la pena di emigrare in
Amazzonia e passare la vita a pescare, mangiare e fare all’amore. Che di per sé non sarebbe una
cattiva idea, ma sicuramente non c’è spazio per tutti.

Solo attraverso uno scambio collettivo di conoscenza e di informazioni si acquisisce la


consapevolezza che stiamo viaggiando su una macchina senza benzina, con le ruote bucate e che
bisogna spingere anche in discesa. La dimostrazione pratica di come si possa ottenere il rispetto dei
propri diritti senza chiedere con il cappello in mano, viene dalla storia recente del Pronto Soccorso
di Isernia, che per anni ha operato in sovraccarico di lavoro, causa mancanza atavica di personale,
trovandosi quindi impossibilitato a svolgere al meglio le proprie mansioni.

Qualche mese fa tutto il personale ha unito le forze, sentendosi parte di un progetto di rinnovamento
culturale, e si è organizzato per una protesta creativa, civile ed efficace: dai 3 video postati su
youtube - che hanno catturato l’attenzione dei media nazionali - alle manifestazioni di piazza,
partecipate anche dalla cittadinanza; dalla raccolta di firme - un successo anche questo - al classico
sciopero, indetto salvaguardando l’assistenza dei pazienti. Per lunghi anni il personale del Pronto
Soccorso aveva segnalato carenze strutturali e difficoltà nel garantire il servizio, senza mai essere
preso in considerazione.

La clamorosa protesta ha rappresentato un punto di svolta nella rottura di uno schema culturale
clientelare basato sulla concessione di favori che sono diritti. Arrivati a questo punto sembra persino
superfluo parlare di commissariamento, visto che chi dovrebbe risolvere i problemi è lo stesso che

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L'infiltrato "La sanità"

li ha creati.

Ma per chiudere lasciamo spazio a quello che - a detta di colleghi e avversari – è il Richelieu della
politica molisana: l’Assessore Gianfranco Vitagliano, persona molto intelligente, che in tutti questi
anni di militanza al fianco di Michele Iorio, in più di un’occasione, ha salvato capre e cavoli da
clamorosi fallimenti. L’11 Giugno 2008 l’Assessore Vitagliano ha avuto il bon ton di raccontare
tutta la verità, nient’altro che la verità, in una lettera spedita ad Altromolise.

La riportiamo in versione integrale.

“La sanità molisana ha preesistenze strutturali, abitudini consolidate, nell'offerta e nel consumo,
squilibri sul piano delle articolazioni funzionali che non hanno responsabili contingenti, ma
richiedono interventi di razionalizzazione e di miglioramento che un circolo vizioso, innescatosi tra
politica, di entrambi gli schieramenti, e consenso non rende agevoli.

Tutti sappiamo cosa, più o meno, si dovrebbe fare ma non lo facciamo, tardiamo a farlo, sfiniti, a
volte, da mediazioni portate all'inverosimile, e dalla ricerca di una quadra impossibile.
Ma vi pare possibile un coro nel quale si dice che non si chiuderà nulla, in nessun posto, che anzi si
aprirà qualcosa in più, dovunque; che tutto funziona bene; che abbiamo solo un disavanzo dovuto
in parte alla sottostima del fabbisogno, in parte agli sprechi?

E non è solo un problema di risorse erogate, anche se più aumentano queste e più aumentano i
costi, senza sensibili incrementi di qualità e quantità nei servizi.

C'è, cronica, una ridondanza nell'offerta, tra l'altro, non estesa a tutti i LEA (Livelli Essenziali di
Assistenza), che trascina la domanda, lasciando alla sanità di altre regioni, che paghiamo, il
compito di soddisfare i bisogni non coperti dal sistema regionale.

Abbiamo costi per unità di servizio – può essere comprensibile, ma difficilmente giustificabile –
superiori a quelli delle regioni con sanità più efficiente.

Rispetto ad alcune patologie, nonostante una bassa morbilità, abbiamo mortalità superiore.
Abbiamo tempi medi di degenza, a parità di patologia, superiori agli altri.

Abbiamo ancora ricoveri inappropriati.

Abbiamo liste di attesa e tempi di pagamento non più tollerabili.

Abbiamo privati che, a parità di tecnologia e di risorse, sono più efficienti del pubblico.

Abbiamo – e anche in questo siamo a metà del guado – una buona mobilità attiva, anche se per

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L'infiltrato "La sanità"

DRG a minore contenuto sanitario e una forte mobilità passiva.

Stentiamo a trovare la via di una vera territorializzazione della medicina.

E la politica, tutta, è uno, ma tra tanti, degli indiziati sul piano delle responsabilità.

E io, nella politica, sono uno di quelli che porta le sue responsabilità.

Ma non mi sento solo, anzi!"

Una dichiarazione su cui è davvero difficile dissentire.

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Intervista a Lucio Pastore: la sanità senza


censura
Domenica 27 Giugno 2010

Intervista senza censura a Lucio Pastore: il potere della Sanità nella Regione Molise.
Cause-effetto dello spreco, giochi di potere, soluzioni.

Parla Lucio Pastore, medico del Pronto Soccorso di


Isernia.

In passato è stato Responsabile Sanità per i DS, fino a


quando non si è reso conto che anche la cosiddetta sinistra
era impreparata e indecisa nel riformare il sistema sanitario
regionale.

Pubblichiamo un’intervista senza censura realizzata un


anno fa ma assolutamente attuale.

Partiamo subito forte. Dal 2001 ad oggi - cioè sotto la Presidenza Iorio - il deficit sanitario è
schizzato alle stelle.

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L'infiltrato "La sanità"

Il problema della spesa sanitaria riguarda tutte le regioni italiane. L’attenzione dei politici si
concentra sui fondi sanità, perché rappresentano il grosso dei fondi regionali, e quindi la via per
gestire potere. Se una sanità non è finalizzata a dare risposte ai bisogni della gente, evidentemente è
finalizzata ad altro.

Quali sono le cause che hanno generato il debito?

A livello regionale la spesa aumenta per ragioni di clientele che il più delle volte non hanno niente a
che fare con i bisogni sanitari. Manca l’analisi dei bisogni della gente.

Ad esempio in Molise, laddove la percentuale di persone anziane è una delle più alte d’Italia, è
assurdo avere un’incidenza di strutture per acuti cosi alta - 6 ospedali, 3 cliniche private, 2 centri di
ricerca, e via dicendo - e avere una quasi assenza di strutture per cronici.

L’ospedale, che è una struttura che dovrebbe rispondere a delle esigenze di urgenza, di acuzie, viene
utilizzata per pazienti cronici, per gli anziani. Questo espande enormemente la spesa, perché il
paziente cronico ha bisogno di altro, che costa anche di meno; l’acuto invece ha bisogno di
un’intensità di cura con spese molto maggiori e di conseguenza si avrà un trattamento non adeguato
a costi più alti, che automaticamente vengono scaricati sulla comunità.

Ci spieghi meglio questo concetto?

Il paziente anziano non ha bisogno di avere un pronto soccorso, un’unità coronaria, un servizio di
radiologia 24 ore su 24, o quanto altro sia presente nelle strutture acute, ma ha bisogno di un’alta
intensità infermieristica e riabilitativa.

Se invece vengono utilizzare strutture per acuti per trattare questi pazienti cronici, i costi lievitano e
l’efficienza della struttura per quel tipo di patologia si abbassa. Se si fosse fatta un’analisi dei
bisogni reali del territorio, gran parte delle risorse sarebbero state convertite.

Nel piano sanitario questo bisogno viene esposto solo in linea di principio.

Quali sono gli effetti immediati del debito sanitario sull’utenza?

Con il processo di federalismo, il debito non viene più scaricato in senso generico sullo stato ma si
riversa sui cittadini della regione. Ecco quindi che abbiamo l’aumento delle accise sulla benzina,
l’aumento delle tasse regionali, la cosiddetta cartolarizzazione del debito sulla sanità, e cioè il
trasferire alle generazioni future i debiti che adesso si fanno.

La sanità pesa per l’80% sul bilancio regionale. È di gran lunga la voce più corposa e

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L'infiltrato "La sanità"

significativa non solo a livello economico ma anche dal punto di vista della gestione del potere.
Ci spieghi la centralità della sanità nei giochi di potere molisani?

Da quando vivo in Molise chi detiene il potere ha sempre posto al centro dei suoi interessi la sanità.
Dal ‘95 in poi Michele Iorio non ha mai lasciato la sanità ad altri, ne ha sempre avuto la gestione,
sia nel governo di centro-sinistra che nel governo di centro-destra.

Non cedere la sanità significa non cedere il potere locale e spesso le esigenze di alcuni soggetti
implicano che, da un punto di vista clientelare, si deve fare quel tipo di struttura anche se non
dovesse servire. Questo è sempre successo e continua a succedere.

Veniamo al dunque. Esistono circa 28 TAC ogni 1.000.000 di abitanti, con valori oltre 35 in
diverse regioni tra cui il Molise. Questi macchinari costano non meno di € 800.000 cadauno e
sono finanziati al 90% da fondi regionali. Sembra quasi che si spenda senza considerare i reali
bisogni.

Il potere politico tende a far credere che una pletora di apparecchi, una pletora di diagnostica, possa
rappresentare un vantaggio per i cittadini. Invece è un danno immane per due motivi.

Uno economico, perché i costi di gestione per finanziare un apparato eccessivo di diagnosi sono
enormi; l’altro culturale, perché frazionando eccessivamente il lavoro le casistiche cliniche nelle
singole strutture saranno sempre più basse, e quindi la capacità di esperienza, di creare conoscenza,
di fare medicina – che può rappresentare la qualità di un sistema - tenderà a diminuire.

Il PSR 2008-2010 prevede la riduzione dei posti letto senza accorpare le unità operative. Che
significa? Quali le conseguenze?

Ridurre i posti letto senza accorpare le unità operative mina ulteriormente l’efficienza delle
strutture, senza creare una reale diminuzione dei costi. Per essere più chiari, il costo di un reparto
viene dato dal posto letto, poiché su questo gravano infermieri, medici, personale ausiliario e
laboratori. Se si passa da venti a dieci posti letto non accorpando le strutture, il risparmio
economico è quasi nullo. Questo è quello che stanno facendo attualmente.

Dici che sarebbe più giusto trasformare i piccoli ospedali in altri servizi alla popolazione.
Quali?

Posso ipotizzare che delle residenze assistite per anziani siano meglio di ospedali poco efficienti;
posso ipotizzare che un’assistenza domiciliare, quindi portata a casa dei pazienti, offra un servizio
più valido di quello ospedaliero; posso ipotizzare che gli ospedali di comunità - strutture intermedie

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L'infiltrato "La sanità"

gestite dai medici di base - siano più funzionali e legati al territorio rispetto ai nosocomi, che in
realtà sono dei pozzi di San Patrizio della spesa pubblica.

Due casi sono emblematici nella malagestione dei posti letto. Partiamo dal primo.

Nell’ospedale di Isernia è presente una U.O.C. di Neurofisiopatologia. Il primario è Nicola


Iorio, fratello del Presidente Michele Iorio. La struttura ha 6 posti letto, 4 dirigenti, svariati
tra medici, infermieri e tecnici. Praticamente più personale sanitario che malati. Eppure non
avrebbe motivo di esistere data la specificità del reparto. Ci spieghi le dinamiche che hanno
portato a questo spreco? Chi ci guadagna e chi ci perde?

Per rendere chiaro il problema, bisogna ricordare che la Neurofisiopatologia è una sottobranca della
Neurologia, usata per completare alcune indagini, e che non ha posti letto perché agisce da servizio
per altri tipi di reparto. Quella di Isernia invece è l’unica struttura con posti letto, perdipiù creata a
15 chilometri dalla Neuromed, l’Istituto di Ricerca ad indirizzo Neurologico di Pozzilli. Secondo
logica si dovrebbe presupporre che su questo territorio ci sia una tale incidenza di patologie
neurologiche per cui, accanto a un istituto di ricerca, si ha bisogno di creare una nuova struttura di
Neurofisiopatologia. Ma la vera ragione per cui il reparto esiste è un’altra: il Dirigente di questa
struttura è il fratello del Presidente della Regione.

In origine, al posto dell’attuale Neurofisiopatologia, sorgeva un reparto di chirurgia, il cui primario -


il Dottor Berardi - ha sempre desiderato ritornare a Campobasso, la sua città.

E quindi si determina una situazione stranissima.

Si viene a creare politicamente un posto perché Berardi lasci Isernia e vada via; metà della vecchia
struttura di chirurgia da lui diretta viene ceduta al fratello del Presidente per creare la
Neurofisiopatologia, e l’altra metà viene affidata – per chiara fama – al Dott. Huscher, che porta con
sè il figlio del Presidente. I dati sono questi e lascio a voi la conclusione di quali possono essere le
tensioni che hanno portato a questa scelta.

Il secondo caso riguarda la dispersione dei 164 posti letto di Chirurgia Generale distribuiti su
9 U.O.C. Perché si tende a creare nuove U.O.C.?

Perché moltiplichi non soltanto i primariati, quindi clienti di calibro grosso, ma anche le
sottostrutture, quindi l’apparato medico, l’apparato paramedico e la struttura di rifornimento di
materiale. Moltiplicando questi reparti, la gestione politica può avere un’espansione di potere.

Questo avviene per la chirurgia così come per altri casi, laddove le esigenze reali in rapporto ai

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L'infiltrato "La sanità"

bacini di utenza non sono rispettate.

Per esempio una chirurgia dovrebbe rispondere ad un bacino d’utenza di almeno 100mila abitanti.
Nel Molise ci sono 10 unità operative chirurgiche per 300mila abitanti. Quale può essere la qualità
finale di questa organizzazione?

Si è arrivati ad un debito di 600 Ml di € in maniera quasi inspiegabile. Tu proponi la


contabilità analitica per centri di costo. Perché? Quali vantaggi porterebbe?

Ogni centro di costo deve avere una contabilità che permetta di sapere quanto si spende per il
personale, per gli infermieri, per l’approvvigionamento, per la pulizia, per gli interventi, e nello
stesso tempo quali sono i ricavi di questa gestione.

In questo modo si può capire se il debito strutturale è causato da questioni di malasanità o da


risposte ad esigenze particolari, ad esempio un’epidemia sul territorio, una catastrofe….

La contabilità analitica per centri di costo è prevista anche dalla legge, la 229, ma guarda caso
nessuno vuole applicarla perché renderebbe trasparente il meccanismo di spesa.

Senza avere una analisi dei flussi reali non si potrà fare una efficace analisi di bilancio.

Alcuni infermieri lamentano che il carico di lavoro è distribuito male, che si privilegia
l’inserimento di stagisti, quindi di personale poco preparato, e si riduce il personale
specializzato. Quali sono le esigenze che stanno dietro una scelta simile?

Gli infermieri mancano non perchè non vengono assunti, ma perché vengono dirottati - per ragioni
di clientela - in strutture che probabilmente non ne hanno bisogno. E questo succede abitualmente.

Ecco perché uno dei principi fondamentali per far funzionare una struttura pubblica è quello dei
carichi di lavoro, cioè stabilire anche con la controparte quali siano i criteri per la distribuzione
della forza lavoro. È chiaro che se nella distribuzione del personale vengono utilizzati metodi ad
personam il meccanismo si incepperà.

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L'infiltrato "La sanità"

Molise e Sanità: Michele Iorio e il teatrino


della politica
Martedì 21 Settembre 2010

Regione Molise, ieri il dibattito monotematico sul tema della Sanità: nel teatrino della
politica, pare che Michele Iorio abbia scordato a casa i documenti.

Nella foto Michele Iorio e Silvio Berlusconi

La sanità in Molise è un bel dilemma. Da dove cominciare? Ieri


c’è stato in Consiglio Regionale un dibattito monotematico, finito
ovviamente a tarallucci e vino.

Romano e Petraroia hanno abbandonato l’aula perché “il


Commissario ad Acta non ci ha fornito alcun elemento
informativo certo di nessun genere”; Leva ha definito l’intervento
del Commissario Iorio “sconcertante” e il Commissario - che
pare abbia scordato a casa i documenti - non ha potuto far altro che “stigmatizzare con forza il
comportamento delle opposizioni,che prima promuovono un dibattito in aula, poi non vi
partecipano affatto.”

Conclusioni? I politicanti tutti continuano a prendere corposi stipendi, arroccandosi su stupide


posizioni di coalizione, e i molisani subiscono un disservizio sanitario che praticamente non ha
eguali in tutta Italia.

Iorio, ridotto oramai ad un barzellettiere, rivela che l’opposizione, “con la scusa della mancanza di
documentazione” prosegue nel suo ostracismo fine a se stesso, combattendo “chissà quale nuova
guerra allo spreco e all’illegalità”.

Il signor Michele Iorio, dall’alto dei suoi numeri gestionali, economici e finanziari, regala battute
a iosa:“Credo che sia giunto il momento di ridare dignità alla politica e alle Istituzioni”. Se
persino uno come lui - che ha creato un debito sanitario di 600 milioni di € dal 2002 al 2008, cui
si aggiunge un ulteriore disavanzo per il biennio 2008-2009 di 110 milioni – se persino un

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L'infiltrato "La sanità"

illuminato come lui si permette il lusso di voler ridare dignità alla politica, allora c’è davvero da
preoccuparsi.

E tralasciamo, per pietà, tutte le beghe giudiziarie del presidente.

C’è un però da sottolineare: Iorio non ha tutti i torti quando dice che “dobbiamo costruire un
Sistema Sanitario moderno ed efficacemente operativo su tutto il territorio regionale, senza
distruggere nulla di ciò che già abbiamo, ma rimodulando e riorganizzando la sua azione
operativa nelle nuove logiche di assistenza”.

Traducendo dal politichese, Iorio dice che abbiamo troppi ospedali, di cui sei pubblici,
un’enormità per una regione grande quanto un quartiere di Roma; che questi nosocomi, funzionali
per curare le acuzie, servono poco in un territorio dove la percentuale di anziani, e quindi di
pazienti cronici, è altissima rispetto ad altre realtà; che la conformazione morfologica del territorio
– 136 comuni, perlopiù di piccole dimensioni, disseminati chi in montagna chi sul mare – impone
un cambiamento radicale nell’organizzazione delle strutture.

Bisogna pensare ad un sistema sanitario diverso, che razionalizzi la spesa, portando l’assistenza
sul territorio, trasformando le strutture da centri di collocamento – quali sono – in residenze
assistite o in ospedali di comunità, sicuramente più utili per soddisfare i bisogni dei clienti-
pazienti molisani.

Questo significa in alcuni casi chiudere, in altri trasformare, in altri mantenere e migliorare la
struttura esistente, altrimenti è improponibile reggere l’urto di una mangiatoia di denaro
pubblico com’è diventata, purtroppo, la sanità molisana.

Il problema di Iorio è che ha perso credibilità e autorevolezza, non ha più il carisma di un tempo
per far passare questo messaggio. Di più: perché, si chiedono tutti, sta scoprendo l’acqua calda solo
adesso, dopo che per anni si è abbeverato, politicamente, alla fonte della sanità regionale?

Perché, governando dal 2001, arriva a certe sane conclusioni solo 9 anni dopo?

Nel teatrino politico cui siamo costretti ad assistere giorno dopo giorno, un’opposizione che vede la
preda chiusa all’angolo dimentica quali sono le vere necessità e fa di tutto per mangiarla in un sol
boccone. Senza raccontare alla gente come stanno le cose. È chiaro che una persona seria come
Antonio Sorbo, in fase ascendente nella sua carriera politica, non può dire ai venafrani suoi
elettori che è una gran boiata difendere quello sfascio di ospedale così com’è, avendone due
pubblici - Isernia e Cassino - e uno privato – Pozzilli - nei paraggi.

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L'infiltrato "La sanità"

Se dicesse la verità perderebbe di colpo tutto l’appeal elettorale guadagnato finora, se


dichiarasse che mai come stavolta quel barzellettiere di Iorio ha un minimo di ragione tutti lo
guarderebbero sbigottiti. Il teatrino della politica costringe ognuno nel suo ruolo, stritolandolo e
stringendolo in una morsa fatale che impedirà sempre di dire la verità e sempre di fare il bene delle
stupide masse.

Quando Infiltrato.it ha intervistato Lucio Pastore si è scoperto che in Molise ci sono 164 posti letto
di chirurgia sparsi su 9 (nove) unità operative complesse: per cui si moltiplicano non solo “i
primariati, quindi clienti di calibro grosso, ma anche le sottostrutture, quindi l’apparato medico,
l’apparato paramedico e la struttura di rifornimento di materiale.”.

Ma allora il vero obiettivo qual è?

“Moltiplicando questi reparti, la gestione politica può avere un’espansione di potere”,


infischiandosene delle reali necessità territoriali. “Una chirurgia dovrebbe rispondere ad un bacino
d’utenza di almeno 100mila abitanti. Nel Molise ci sono 10 unità operative chirurgiche per
300mila abitanti. Quale può essere la qualità finale di questa organizzazione?”.

Non è semplice capire cosa fare: fidarsi di Iorio non è più contemplabile, troppi errori, troppe
nefandezze commesse solo in nome e per conto di una logica di conservazione del potere, troppi
clientes al suo tavolo, troppi incompetenti nel suo entourage, a parte qualche illuminato come
Vitagliano, che nonostante spesso e volentieri si sia lasciato trascinare nella melma della mala
gestione, resta uno dei migliori collaboratori del presidente.

Fidarsi dell’opposizione, o almeno di questa opposizione, resta impresa davvero ardua,


soprattutto se a guidarla troviamo un centrista come Romano, un inciucione come Leva e un
impotente Petraroia. L’Idv non ha ancora dimostrato la maturità necessaria per staccarsi da
Iorio&co, almeno non in Molise, dove la maschera che indossa è totalmente diversa da quella del Di
Pietro nazional-popolare.

Una piccola speranza arriva da Isernia, dove un agguerrito Cristian Rossi sta trascinando il partito
dipietrista in battaglie vere, seguito a ruota da un Edmondo Angelaccio pronto, forse, a rimboccarsi
le maniche e fare davvero qualcosa per provare a cambiare un quadro che appare desolante.

Si vedrà.

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L'infiltrato "La sanità"

Esclusiva. Retroscena di una falsa notizia: “La


Cattolica firma”
Venerdì 01 Ottobre 2010

Stamane i giornali locali riportavano notizie troppo contrastanti. “Nessun accordo” vs


“La Cattolica firma”. Chi ha tratto in inganno i giornali? E perché?

La Cattolica ha firmato oppure no? E la Neuromed? Per i


lettori che stamattina aprivano giornali o siti web era
difficile capire cosa stesse succedendo, visto che alcune
testate titolavano “Nessun accordo” e altre “La Cattolica
ha firmato”.

Infiltrato.it è in grado di ricostruire cosa è successo nella


tarda serata di ieri, perché qualcuno è stato tratto in
inganno e da chi.

Chiariamo subito un punto: nessuno ha ancora firmato niente, tanto è vero che la Cattolica ha
smentito, in una nota ufficiale, la versione secondo cui avrebbe accettato il diktat di Iorio, il quale
vorrebbe imporre un tetto ai DRG. Tradotto in parole povere significa che se un paziente da fuori
regione ha bisogno di cure e se la Cattolica, o la Neuromed, hanno raggiunto il tetto di spesa, il
suddetto malato può tranquillamente attaccarsi al tram, se ci riesce, oppure crepare allegramente.

I giornali locali, che di solito vanno in stampa nel tardo pomeriggio, al massimo in prima serata,
avevano tutti chiuso con l’unica notizia ufficiale fino a quel momento: niente accordo.

Verso le 22, o giù di lì, in una redazione (non diciamo quale, ndr) arriva una telefonata,
probabilmente del Direttore Generale dell’Assessorato alla Sanità Roberto Fagnano, che
avrebbe riferito la notizia bomba, l’esclusiva da sparare in prima pagina: la Cattolica ha firmato, si è
piegata quindi al volere del capetto Iorio.

La redazione entra in subbuglio, bisogna cambiare la prima e alcune pagine interne, un bel casino a
quell’ora, ma tant’è, i giornalisti coinvolti si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato per

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L'infiltrato "La sanità"

cambiare il titolo, secondo l’indicazione del Direttore Generale. Del resto, come non fidarsi di una
carica così autorevole nel settore sanitario. E quindi eccoci arrivati a stamattina, con le edicole
pronte ad attirare i pesciolini nella trappola, che puntualmente è scattata. Confusione generale,
qualche chiamata qua e là per chiarire la situazione, ed ecco svelato l’arcano: da Roma la conferma
che l’accordo non c’è stato.

E allora come mai il Direttore Generale Roberto Fagnano l’ha sparata così grossa?

Voci ben informate parlano di una sorta di pressione psicologica e mediatica esercitata sulla
Cattolica, il che non sarebbe assurdo quando di mezzo c’è un Commissario ad Acta con l’acqua
alla gola, altrimenti detta “pezze al culo”. Le conferme si avranno nei prossimi giorni, ma questo
serve a spiegare cosa sta succedendo nella sanità molisana: una guerra senza frontiere che potrebbe
coinvolgere anche i giornalisti, inconsapevolmente strumentalizzati da chi vorrebbe tirare i fili
senza essere scoperto e invece viene sempre beccato con le mani nella marmellata.

Ecco perché Infiltrato.it ha scelto di “bucare” la notizia, di indagare più in profondità e ricostruire i
retroscena di una nottata la lunghi coltelli.

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Sanità molise: no di Cattolica e Neuromed,


Iorio in bilico
Venerdì 01 Ottobre 2010

Il Commissario ad Acta Michele Iorio non sa più che pesci pigliare: la Cattolica e la
Neuromed hanno rifiutato l’accordo, la sanità molisana ferma al palo.

La sanità molisana vive ore decisive. Il giorno fatidico, il 30 settembre,


è infatti arrivato. Ed è arrivato con il più che aspettato fallimento del
Commissario ad acta Michele Iorio. Ieri i più ottimisti uomini del
Presidente erano fiduciosi che entro le 12 (termine stabilito prima che il

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L'infiltrato "La sanità"

Piano di Rientro venisse trasmesso a Roma) Cattolica e Neuromed si sarebbero piegate ai tagli
imposti dalla Regione. E invece niente: le due strutture non hanno firmato il contratto, visti i tagli
draconiani previsti: 6 milioni di euro per la Neuromed che passa da 39 milioni a 33 milioni di euro e
21 per la Cattolica che arretra addirittura da 60 milioni a 39 milioni di euro.

E ora, cosa accadrà dopo “il gran rifiuto”? Iorio ha già predisposto il provvedimento di sospensione
dell'accreditamento per le due strutture che diventerà operativo il 30 ottobre. Provvedimento che
sarà discusso nel tavolo tecnico di Roma e che potrebbe essere però revocato soltanto se i
rappresentanti di Neuromed e Cattolica, anche se in ritardo, dovessero tornare sulle loro posizioni
ed accettare i tagli. Se invece le due strutture non dovessero tornare sui loro passi (cosa molto
probabile), saranno tagliati fuori dal sostegno del Fondo Sanitario Nazionale. In poche parole non
riceveranno alcun contributo regionale. Ma questo può spaventare due istituti che godono di grande
fama anche fuori dalla Regione? Probabilmente no: come accade in molte altre regioni d’Italia
aziende del genere guadagnano non con i finanziamenti regionali, ma con la capacità di richiamare
numerosi pazienti da altre regioni italiane.

E allora la domanda è d’obbligo: come mai Iorio ha insistito tanto affinchè Neuromed e Cattolica
firmassero tale contratto? Persone ben informate rivelano che tale rifiuto potrebbe essere dannoso
proprio per la sanità pubblica molisana, in quanto negli anni trascorsi molto spesso le due strutture
hanno sopperito alle mancanze delle strutture pubbliche stesse. Venendo meno tale apporto,
bisognerà vedere come potrà rispondere il servizio sanitario regionale.

Ma la questione del tavolo tecnico è molto più complessa, perché ad essere discusso sarà anche il
futuro di Michele Iorio quale commissario ad acta. Qui le ipotesi sono le più varie: alcuni ritengono
che sia possibile che Iorio rimanga al suo posto (anche per una questione di “immagine”), ma che
venga spogliato dai suoi compiti che sarebbero, in questo caso, affidati ad un altro commissario
esterno, nominato da Roma, che si arrogherà il potere decisionale. Insomma, in questo caso Iorio
rimarrebbe commissario soltanto formalmente.

Secondo altri, invece, potrebbe esserci anche la possibilità che Michele Iorio venga sostituito in toto
nel suo ruolo di commissario. Ma anche in questo caso, secondo molti, il Governatore ne uscirebbe
“vittorioso”. E immacolato. Capiamoci meglio: un commissario esterno non avrà alcuna remora a
imporre tagli e, nel caso, anche a chiudere gli ospedali di Venafro, Agnone e Larino. E a quel
punto certamente Iorio potrà dire di aver fatto il possibile per evitare tale chiusura e che, se fosse
stato per lui, non avrebbe preso una tale decisione. Insomma, se una misura di tal genere si facesse

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L'infiltrato "La sanità"

necessaria, questo sarebbe l’unico modo per il Governatore di uscire “pulito” e immune dalla
questione e scaricare la colpa sulle scelte del Governo centrale.

Insomma, gli scenari sono aperti e quanto mai imprevedibili. Tutto sta al tavolo tecnico che
prenderà le decisioni sul caso.

Intanto, però, Michele Iorio continua con le sue chiacchiere ad affabulare il Molise. Un esempio su
tutti. Alcuni giorni fa, durante il convegno “Europa e Salute” che si è tenuto a Roma presso la
Regione Lazio alla presenza anche del Ministro della Salute Ferruccio Fazio, Iorio, parlando della
situazione molisana, ha affermato che “in Molise il deficit sanitario non è frutto di anni di cattiva
gestione o di depauperamento della professione sanitaria”, ma è stato prodotto “dalla
modernizzazione del sistema”. E’ mai possibile che “la modernizzazione” possa aver indebitato la
regione in questa misura, con una media annua di indebitamento dal 2003 al 2009 di oltre 70
milioni (dati riportati dal Sole 24 Ore)? Assolutamente no.

Invece di tagliare posti letto, imporre il blocco del turn over (altra misura su cui pare ci sia il parere
assolutamente contrario di Roma) e mettere in crisi il servizio sanitario probabilmente, si sarebbe
potuto evitare nuove installazioni e finanziamenti inutili. Come ad esempio quello di alcuni mesi fa
destinato al reparto di neurofisiopatologia, diretto dal primario Nicola Iorio, fratello del
governatore. Fondi che sono stati gestiti per lungo tempo dalla direttrice del distretto sanitario
regionale di Isernia, Rosa Iorio, sorella del governatore. E i due Iorio sono solo alcuni della fitta
rete clientelare che si staglia sulla sanità molisana. Il tutto per ribadire un concetto: il clientelarismo
– e non la “modernizzazione” - sta uccidendo questa regione.

Il tutto condito da quanto dichiarato dalla Corte dei Conti. Dichiarazioni ricordate da Di Pietro nel
corso del “No Iorio Day”, ma che il Governatore ha respinto in toto. Peccato, però che nella
“Relazione sulla gestione finanziaria delle regioni” (delibera n.17 del 4 agosto) redatta dalla Corte
dei Conti si dice espressamente che “due regioni, il Molise e la Campania, non hanno rispettato i
limiti del saldo di cassa”. E attenzione: mentre in Molise ci si vanta di molteplici e fruttuosi
interventi sulla sanità, la Corte dei Conti riporta dati che sbugiardano l’esecutivo. Per quanto
concerne gli interventi regionali in materia, infatti, mentre mediamente in tutta Italia sono cresciuti
da 1694 a 1891, “la quota minore si registra in Molise, ferma sotto il diciotto per cento”.

Insomma, attendiamo di vedere cosa sarà deciso nel tavolo tecnico, ma preghiamo chi ha forti
responsabilità di assumersene le conseguenze. Senza affabulazioni e senza “politichese”. Sarebbe il
minimo.

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L'infiltrato "La sanità"

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SANITÀ MOLISE/ Pronto Soccorso Isernia,


riparte la protesta
Mercoledì 03 Novembre 2010

Il Pronto Soccorso di Isernia si trova nuovamente ad affrontare un’emergenza sanitaria


che mette in forte pericolo la salute dei cittadini. Il personale è oberato da carichi di
lavoro impossibili da sostenere se non tramite sforzi straordinari e questo potrebbe
influire sulla qualità del servizio. Ennesimo caso-sanità in Molise.

Negli ultimi giorni l’afflusso di pazienti alla nostra


U.O.C di Pronto Soccorso, per problematiche di urgenza
e non urgenza, ha avuto un incremento esponenziale
insostenibile che sta mettendo in crisi la organizzazione
del nostro Reparto. Il numero dei letti da visita a nostra
disposizione e la dotazione organica medica,
infermieristica e OTA si stanno dimostrando allo stato
attuale assolutamente sottodimensionati rispetto alle necessità che si stanno presentando.

L’aumentato flusso di pazienti che accedono al Pronto Soccorso ha determinato anche una
aumentata richiesta nel P.S. di ricoveri per i reparti del P.O. che si aggiungono ai ricoveri
programmati e ordinari che vengono richiesti dai medici dei reparti. Il risultato è quello che
quotidianamente più di un paziente che ha bisogno di ricovero staziona nei locali della nostra U.O.
diverse ore e talora giorni, per mancanza di posti letto disponibili nel P.O., e per la impossibilità di
trovare una collocazione in altri Ospedali della Regione e delle Regioni limitrofe con
trasferimenti secondari.

La situazione si è verificata subito dopo l’inizio del processo di attuazione del piano di riordino
della rete ospedaliera, che ha comportato il taglio delle strutture per acuti. A mio parere perché la

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L'infiltrato "La sanità"

organizzazione di soluzioni alternative ai ricoveri, come strutture territoriali, rafforzamento


dell’assistenza domiciliare, diversa organizzazione dei MMG, creazione di posti di Osservazione
Breve nel P.S ecc. non è stata attuata preventivamente. Tra l’altro la situazione già critica
prevedibilmente andrà peggiorando, considerando che storicamente il mese di agosto si è sempre
dimostrato a bassa richiesta di prestazioni e ricoveri in P.S. rispetto al periodo autunnale e invernale,
e che il piano di riordino dovrà attuare a breve la chiusura e/o il forte ridimensionamento di altre
Unità Operative (nei P.O. di Venafro e Agnone) attualmente non ancora attuate. Si ritiene che, in
assenza di un piano per affrontare queste problematiche, nei prossimi giorni andremo incontro a una
situazione di emergenza sanitaria che interesserà non soltanto il nostro Pronto Soccorso ma tutto il
P.O. di Isernia.

Nell’immediato, a causa della già assoluta inadeguatezza dei letti da visita e strumentazione di
supporto, si richiede la fornitura di barelle , supporti per fleboclisi e dello strumentario necessario a
fronteggiare l’emergenza già in atto.

La lettera, datata 5 Agosto 2010, non ha avuto nessuna risposta, ecco perché il personale si è
trovato costretto ad una nuova decisa segnalazione, che riportiamo di seguito.

Si prende atto che nessuna risposta è stata data alla nota-segnalazione del 5-08-2010 che si acclude
in copia. Tutto il PERSONALE del Pronto Soccorso segnala che rispetto ad allora la gestione dei
pazienti nella nostra U.O.C. è diventata ancora più critica. All’incremento degli accessi si è aggiunta
una estrema difficoltà nel reperire posti letto non solo nel P.O. di Isernia, ma anche a livello
regionale e extraregionale, con gravi rischi per i pazienti.

Il Personale del Pronto Soccorso è responsabile (professionalmente e non solo) del paziente e del
suo percorso clinico. La necessità di trovare una collocazione adeguata ai bisogni degli utenti
comporta un assorbimento di risorse assistenziali per quelli che sono costretti a rimanere nei nostri
locali, ed un conseguente indebolimento della operatività della struttura. Questa situazione, difficile
nei periodi ordinari, è diventata ormai ingovernabile.

Il Pronto Soccorso è la cerniera fondamentale fra Territorio e Ospedale, non deve essere lasciato
solo e le sue problematiche siano riconosciute ed affrontate non come “i problemi del PS” ma come
i problemi di tutto il Presidio Ospedaliero e del Servizio Sanitario Regionale.

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L'infiltrato "La sanità"

Nelle more che venga trovata una soluzione alle problematiche esposte si chiede di poter inviare nei
vari Reparti, anche in barella, i pazienti che accedono nella nostra U.O., che non possono essere
ricoverati o trasferiti e che “stazionano” ormai anche per giorni nei nostri locali con una assistenza
che, per motivi organizzativi, è inadeguata..

La soluzione dei problemi riportati non è più differibile ed è necessaria una risposta immediata.

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SANITA' MOLISE/ La toccata e fuga


dell'assessore Passarelli
Mercoledì 03 Novembre 2010

In Molise la sanità è oramai allo sbando totale. Nicola Passarelli, che aveva promesso
mari e monti - mantenere sul territorio i servizi per i cittadini, migliorarli ove possibile,
ed attuare una generale politica di controllo dei costi, e di eliminazione graduale delle
spese inutili - ha lasciato dopo soli tredici mesi. Che succede?

Ieri ufficialmente Nicola Passarelli si è dimesso dalla carica


di Assessore, deponendo la delega alla sanità. Sono passati
circa tredici mesi da quando Passarelli, appena andato in
pensione da Presidente della corte d’appello di
Campobasso, fu chiamato ad un’altra Corte, quella di
Michele Iorio. Si presentò, quel lontano 21 settembre 2009,
annunciando che avrebbe studiato la strutturazione del
Sistema Sanitario molisano per poter quindi lavorare e
rispettare gli adempimenti richiesti dal piano di rientro.

E poi concluse: “Ovviamente sarà nostro impegno mantenere sul territorio i servizi per i cittadini,
migliorarli ove possibile, ed attuare una generale politica di controllo dei costi, e di eliminazione

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L'infiltrato "La sanità"

graduale delle spese inutili”. Tredici mesi sono passati e molti si chiedono cosa sia cambiato, quali
delle sue promesse abbia mantenuto Passarelli.

Le responsabilità, chiaramente, non sono imputabili al solo ex Assessore, anzi. Del suo anno di
mandato si potrebbe parlare, se non altro, di completo anonimato: basti riprendere diverse lettere,
articoli, dichiarazioni degli ultimi mesi per rendersi conto che molti si sono rivolti a Passarelli
cercando una risposta concreta senza mai, tuttavia, ottenerla. Potremmo, ad esempio, citare le
numerose lettere inviate ora da Huscher, nelle quali il chirurgo denunciava il suo licenziamento per
“Lesa Maestà” (aveva avuto un acceso diverbio con Luca Iorio, figlio del Governatore), ora da
Michele Petraroia che chiedeva “un tavolo di confronto con le amministrazioni locali e gli
operatori sanitari che permetta di definire gli ulteriori inasprimenti con trasparenza e collegialità”.
Ma niente.

Come detto, però, il ruolo di Passarelli era, per così dire, vincolato. Infatti, sebbene si legga sul sito
della Regione che l’obiettivo del suo mandato mirava al “riordino del Sistema Sanitario”, in realtà
Passarelli, pur volendo, avrebbe potuto poco o nulla per via del commissariamento e, soprattutto,
del Commissario ad acta, Michele Iorio. Esempi concreti? Uno su tutti. Il 30 settembre era il
termine ultimo per spedire al Consiglio dei Ministri il Piano di Rientro. Sappiamo bene com’è
andata a finire: Iorio sempre più in bilico perché, tra le altre cose, il Piano non era stato firmato né
dalla Cattolica né dalla Neuromed.

Lo stesso giorno Passarelli avanza, per la prima volta, le sue dimissioni, ma Iorio le respinge. È
essenziale il suo apporto, dice, “per affrontare, nel migliore dei modi, i molteplici e complicati
appuntamenti del prossimo mese”. Sarà vero? Possiamo solo fare delle ipotesi, ma tutte sembrano
protendere verso una risposta molto chiara, soprattutto se teniamo conto del fatto che soltanto un
giorno dopo Iorio, a tempo oramai scaduto per l’invio della documentazione al tavolo tecnico
interministeriale, tenne una conferenza stampa nella quale spiegava le misure, i problemi, gli
accorgimenti. Bene, in quella conferenza Passarelli era assente.

Bel modo, insomma, per adempiere al “riordino del Sistema Sanitario”. Ma, a prescindere da
questo, certamente il duo Iorio-Passarelli (molto più Iorio che Passarelli) ha funzionato male. Basti
ricordare qual è la situazione attuale: il Molise resta, tra le quattro regioni in rosso (con Campania,
Calabria e Lazio), l’unica il cui Piano di Rientro è stato bocciato (in settimana è previsto un
ulteriore incontro Regione – tavolo tecnico) e, dunque, l’unica regione tra le quattro che non avrà
diritto ad accedere ai fondi FAS. In più è in arrivo una ministangata Irpef che prevede per il Molise

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L'infiltrato "La sanità"

un addizionale pari a 58 euro che dovrà essere saldato nel mese di marzo, come ha stabilito
l'Agenzia delle Entrate.

E intanto i tagli cominciano a farsi sentire. Sebbene Iorio continui a parlare di semplice
“riconversione”, per il momento si sta andando semplicemente e drasticamente a diminuire i posti
letto, come sta accadendo sia a Termoli che a Larino. Al San Timoteo dal primo novembre, come
ci conferma un infermiere termolese, il reparto di Medicina conta 5 posti in meno, stessa sorte per il
reparto di Ortopedia. Tagli più pesanti, invece, per Chirurgia: 10 posti in meno. A Larino, invece, il
laboratorio di Oncologia sarà tagliato di netto. Chiuso. Ora si aspetta, a questo punto, che i tagli
diventino effettivi anche a Isernia e Venafro. Staremo a vedere.

Intanto comincia il toto-Assessorato: mille voci sui possibili candidati a succedere a Passarelli. Ma
voci vicine al Governatore ci dicono che sia probabile che la delega rimanga in mano a Iorio. Un
Assessorato “ad interim” in pratica. Talis Berlusconi, talis Iorio.

**********

SANITA' MOLISE/ "Quo vadis Michele?"


Mercoledì 17 Novembre 2010

Ennesimo appuntamento della saga “sanità molisana”. Ed ennesima bocciatura per


Michele Iorio. Non è, infatti, un periodo facile questo per il nostro Governatore. Dopo
un’estate turbolenta per gli scontri accesi con il nemico di sempre Aldo Patriciello
(anche se, pare, oggi si stiano riavvicinando. Come dire: in tempo di guerra …), dopo la
mala gestione nella ricostruzione terremoto (anche dalla Corte dei Conti, che lo ha
condannato, il 9 febbraio 2010, alla pena pecuniaria di 3.200 euro), per Iorio ecco
anche la “grana” sanità. Facciamo il punto della situazione.

Trenta settembre: termine ultimo per la consegna al tavolo interistituzionale del Piano di Rientro.
Michele Iorio riceve un sonoro “no” da parte di Neuromed e Cattolica. I due centri, infatti,
sarebbero andati incontro a tagli esorbitanti (6 milioni di euro per la Neuromed, 21 per la Cattolica)

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L'infiltrato "La sanità"

che di certo non convenivano alla loro fama e alle loro prestazioni.

Passa una settimana. Otto ottobre: nuovo tavolo tecnico e


nuova bocciatura. Michele Iorio, però, giunge ad accordi con gli
uomini del Governo affinché non fossero applicati gli aumenti
delle tasse e delle imposte, previsti dalla legge per le Regioni
che hanno un disavanzo in campo sanitario. Il Governo accetta:
proroga di venti giorni.

Ma non è finita. Negli stessi giorni altra batosta per il povero


Governatore: il Tar concede la sospensiva a Cattolica e Neuromed, che erano ricorse al Tribunale
Amministrativo dopo che, prima della pausa estiva, la Regione (già allora) aveva deciso di stabilire
un tetto per i finanziamenti regionali in loro favore. Con la seguente motivazione: i centri di
ricerca della Cattolica e di Neuromed non possono avere tetti di spesa perché istituti
riconducibili “a natura pubblica” e dunque i tagli sono illegittimi.

Intanto trascorrono i venti giorni di proroga concessi dal Governo. Ventinove ottobre: la sanità
molisana non ha fatto alcun passo in avanti. Proroga totalmente inutile e nuova bocciatura per
Michele Iorio. Tant’è che di lì a poco il Tavolo tecnico sentenzierà: il Molise è l’unica regione tra le
quattro in rosso (con Calabria, Campania e Lazio) che non avrà diritto ad accedere ai fondi FAS. In
più, come annunciato da uno studio UIL, è in arrivo una ministangata Irpef che prevede per il
Molise un’addizionale pari a 58 euro che dovrà essere saldato nel mese di marzo, come ha stabilito
l'Agenzia delle Entrate.

E arriviamo a ieri: Iorio è comparso davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli
errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta dall'On.
Leoluca Orlando (Idv). Ma la musica è sempre la stessa: il Governatore non ha soddisfatto i
parlamentari che hanno riscontrato “sotto il versante finanziario numerose disfunzioni, anomalie e
irregolarità”.

E Michele Iorio? Qual è stata la sua linea difensiva in questi anni? Nessuna. Ha parlato di
“cassandre” che gettano fango sull’amministrazione molisana. Si è nascosto dietro dichiarazioni
reiterate secondo cui “in Molise il deficit sanitario non è frutto di anni di cattiva gestione o di
depauperamento della professione sanitaria”, ma è stato prodotto “dalla modernizzazione del
sistema”. Dev’essere stata una grande “modernizzazione”, viene da pensare, se si parla di un
disavanzo che si aggira sui 90 milioni di euro.

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L'infiltrato "La sanità"

Anche nell’incontro di ieri d’altronde Michele Iorio ha dichiarato che la situazione molisana è stata
rappresentata “in maniera non adeguata da alcuni giudizi negativi espressi” proprio perché non si è
tenuto conto della “tecnologia all'avanguardia”, dell’“offerta di servizi variegata” e della “capacità
di azione qualitativamente e quantitativamente elevata”.

Eppure, nonostante questa (presunta) mastodontica “modernizzazione”, la Commissione (più che


giustamente) ha fatto riferimento anche ad un caso di disfunzione sanitaria: il decesso di Antonio
Del Corpo, un cinquantenne di Pozzilli, morto per un infarto senza essere stato soccorso dal 118 di
Venafro. A tal riguardo ricordiamo che sono stati aperti due filoni di indagini, uno dalla Procura di
Isernia riguardo il ritardo di cure immediate; l’altro dall’Asrem che intende accertare per quale
ragione la centrale operativa del 118 non ha risposto alla chiamata telefonica con la quale il figlio di
Del Corpo chiedeva il soccorso (anche se Fedele Clemente, direttore del 118, ha affermato,
all’epoca dei fatti, che “dai nostri tabulati non risultano telefonate in entrata tra le 4 e le 5 del 15
settembre”). Ma la questione rimane aperta, anche considerando il fatto che comunque l’ambulanza
si è presentata sotto casa di Del Corpo un’ora e mezza dopo il malore che aveva colpito il 65enne,
quando non c’era già più nulla da fare.

Vedremo come andrà a finire.

Ma per ora una certezza c’è: questa presunta (assolutamente presunta) “modernizzazione” non ha
dato i risultati sperati se queste sono le conseguenze, caro sig. Michele Iorio. Che ne dice, dopo
tutte queste bocciature, si prendersi una buona volta le sue sacrosante responsabilità? Grazie.

**********

SANITÀ/ Molise, Michele Iorio si è bocciato


da sè
Sabato 04 Dicembre 2010

Michele Iorio salvato dal Tar Molise? Così pare, da quando - due giorni fa - il tribunale
amministrativo ha bloccato il provvedimento del Governo Berlusconi sospendendo
l’aumento delle tasse deciso il 13 maggio scorso dal tavolo tecnico per ripianare il

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L'infiltrato "La sanità"

deficit sanitario regionale. Eppure, sentenza favorevole o contraria poco importa,


Michele Iorio si è bocciato da solo: basta andare in giro per gli ospedali molisani per
rendersene conto.

Quando il Governo centrale aveva stabilito un incremento


dell’Irap dello 0,15% e dell’Irpef dello 0,3%, il Presidente
Iorio aveva risposto chiedendo l’accesso ai Fondi FAS, per
coprire quindi il deficit senza alzare le tasse. Ma il Governo
centrale aveva rifiutato la proposta.

Sembrava, in pratica, il colpo fatale per Iorio: con l’aumento


delle tasse anche i più orbi cittadini molisani avrebbero
dovuto ammettere la “mala gestio” di questo governo regionale riguardo la sanità. E invece, dopo le
varie bocciature nei tavoli interistituzionali, dopo i secchi “no” di Cattolica e Neuromed, dopo la
condanna anche della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario, il
Tar regala una boccata d’ossigeno al Governatore.

Ma basterà? Probabilmente no. Innanzitutto perché bisogna aspettare il 26 gennaio 2011, quando il
Tribunale Amministrativo si esprimerà sul merito.

Ma, a prescindere dalla sentenza del Tar, i tagli e le “debolezze” del sistema sanitario già si stanno
manifestando con forza. Come già abbiamo scritto anche in passato, sebbene Iorio continui a parlare
di semplice “riconversione”, per il momento si sta andando drasticamente a diminuire i posti letto,
come sta accadendo sia a Termoli che a Larino. Al San Timoteo dal primo novembre il reparto di
Medicina conta 5 posti in meno, stessa sorte per il reparto di Ortopedia. Tagli più pesanti, invece,
per Chirurgia: 10 posti in meno. A Larino, invece, il laboratorio di Oncologia sarà tagliato di netto.
Chiuso.

Ed anche a Isernia le cose non vanno meglio. “Viviamo una situazione insostenibile”, ci rivela un
infermiere del Pronto Soccorso del Veneziale che preferisce mantenere l’anonimato. “Avremmo
bisogno di più posti letto, ma questi non vengono affatto garantiti”. Anche ad Isernia, dunque, i
tagli si sono fatti sentire: “il numero dei posti letto è notevolmente ridimensionato. E la situazione è
acuita dal fatto che in questo periodo stiamo notando un aumento degli accessi, di persone che
dovrebbero essere ricoverate anche per semplici controlli. Ma molto spesso non possiamo

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L'infiltrato "La sanità"

garantirli”.

E a Campobasso? Polo ospedaliero diverso, ma con le stesse difficoltà da affrontare. A breve, al


Cardarelli, per via dei prepensionamenti, alcuni tra primari e medici lasceranno il loro ruolo senza
che questo venga ricoperto da qualcuno. Conseguenza del blocco delle assunzioni. “Ciò
determinerà uno scadimento del servizio per i ricoverati e delle disfunzioni anche sull’attività del
Primo Soccorso”, dichiara Michele Petraroia. E tale “scadimento” sarà poi reso ancora più critico
dal fatto che gli altri ospedali più piccoli quasi certamente andranno incontro a poderosi tagli e
dunque gran parte dei loro pazienti sarà dirottato proprio al Cardarelli, il quale, però, per via
del blocco, non potrà affatto garantire un servizio sufficiente ed efficiente.

Finita qui? Certo che no. Mancano le ciliegine sulla torta. Nell’ottavo rapporto “Ospedali & salute
2010” dell'associazione italiana ospedalità privata (Aiop) si legge che i poli pubblici sono, appunto,
inefficienti perché offrono servizi di gran lunga inadeguati rispetto ai finanziamenti statali che
ricevono (si parla di uno spreco che si aggirerebbe intorno al 27% dei finanziamenti) e questa
inefficienza si acuisce proprio al Sud, dove troviamo le regioni che hanno una sanità disastrata e che
si sono impegnate (o avrebbero dovuto farlo) per risanare i loro bilanci. Ed anche su questo si
sofferma il Rapporto: Lazio, Campania, Abruzzo e – chiaramente – Molise non hanno mai
rispettato gli obiettivi annuali di riduzione del debito dal 2007 ad oggi. Che fiducia si può
riporre, allora, in Iorio?

Ed infine un’altra ciliegina che farà tanto “piacere” alle donne molisane. L’Osservatorio regionale
sulla qualità dei servizi sanitariin Molise i tempi medi di attesa per eseguire una ecografia alla
mammella sono al di sopra di quelli massimi previsti (60 giorni e 10 per la classe di priorità “a”).
Le attese medie per una tale visita si aggirano sui 130 giorni a Campobasso. A Isernia, addirittura,
si superano i 1.000 giorni (1.018). rivela, nel monitoraggio sul primo semestre 2010, che

Insomma, sentenza favorevole o contraria non importa. Michele Iorio si è bocciato da solo. Basta
andare in giro per gli ospedali molisani per rendersene conto.

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L'infiltrato "La sanità"

I TUMORI IN ITALIA/ Intervista con


Roberta De Angelis (ISS):"In alcuni casi la
politica prende le distanze."
Mercoledì 09 Marzo 2011

Perchè in Italia (e in Molise) non c'è ancora un registro tumori? Perchè in tante realtà
del Paese la sopravvivenza alle malattie tumorali è più bassa che altrove? Quali sono le
relazioni tra inquinamento e indicatori epidemiologici? Esiste davvero una lobby che
preme perchè certi numeri non spaventino la popolazione? E, soprattutto, come si può
prevenire questa piaga del nuovo millennio? A queste (e non solo queste) curiosità ha
risposto la Dottoressa Roberta De Angelis, dell'Istituto Superiore di Sanità.

In Italia (ancora) non esiste un registro tumori nazionale. Gli


unici dati su mortalità, incidenza e prevalenza sono quelli
forniti dal Reparto di Epidemiologia dei Tumori dell’Istituto
Superiore di Sanità, che in uno progetto di ricerca del 2007 -
“I Tumori in Italia” – ha provveduto ad analizzare e studiare
le stime degli indicatori epidemiologici per i tumori più
diffusi. Il progetto, realizzato in collaborazione con la
Fondazione IRCCS di Milano e con il network dei registri
italiani dei tumori (AIRtum), è diventato un volume
monografico – “Current Cancer Profiles of the Italian
Regions” –ed è stato inserito dall’Istat nella versione italiana
del database “WHO – Health for all”.

La Dottoressa Roberta De Angelis, del Centro Nazionale di


Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
(ISS), ha fatto parte del gruppo di ricerca per il progetto “I Tumori in Italia” e ne ha seguito e curato
tutte le fasi. Nell’intervista che ci ha gentilmente concesso, la Dottoressa De Angelis ci spiega come

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L'infiltrato "La sanità"

mai non c’è un registro tumori a livello nazionale, analizza con noi alcuni dati del progetto, mette in
evidenza le ambiguità della politica rispetto ai registri tumori e prova a fornire linee guida su come
prevenire quella che sembra essere la malattia del terzo millennio.

E di fronte alle nostre provocazioni su una presunta lobby che vorrebbe nascondere la portata di
certi numeri….

Ci spiega a grandi linee di cosa vi siete occupati e qual è stato il metodo di lavoro?

Per capire il metodo bisogna ricordare che in Italia non esistono registri tumori a copertura
nazionale, che il dato di incidenza tumorale deriva da registri locali, a copertura perlopiù
provinciale, avviati a partire dalla fine degli anni 70, con una diffusione a macchia di leopardo,
prevalentemente nel nord e centro. Di fatto, a livello nazionale, l’unico dato completo che abbiamo
riguarda i trend di mortalità, che però rappresentano un dato parziale e insufficiente per capire
l’evoluzione dei fattori di rischio del cancro nella popolazione. È invece utile conoscere l’incidenza,
ovvero il numero di nuove diagnosi che si verificano ogni anno. Un altro indicatore interessante è la
prevalenza, cioè il numero di malati, persone che in passato hanno avuto una diagnosi di tumore e
che vivono ad oggi con questa patologia. Parte di questi pazienti sono a tutti gli effetti guariti, altri
sono sotto trattamento. La nostra è una metodologia statistica che si basa sui dati di mortalità che
esistono a livello regionale e, attraverso un'altra informazione che deriva dai registri tumori, cioè la
sopravvivenza dei pazienti oncologici, ci permette di ricostruire sia l’incidenza che la prevalenza a
livello regionale.

E come mai non c’è un registro tumori nazionale?

Succede in realtà in gran parte del sud e del centro dell’Europa. Fare un registro tumori è
abbastanza difficoltoso: non c’è un’informatizzazione completa del percorso sanitario e quindi
rintracciare nuovi casi implica una serie di operazioni di ricerca, anche manuali. I registri fanno un
incrocio tra più sorgenti e fonti di informazioni e questo ha un certo costo, non solo dal punto di
vista dei tempi. Una mappatura completa della popolazione manca anche in Francia, in Spagna, in
Germania e negli Stati Uniti. Tipicamente, i registri a copertura nazionale esistono nei paesi più
piccoli, ad esempio nei paesi scandinavi. C’è da dire però che negli ultimi anni c’è stato uno sforzo,
sostenuto anche da parte del Ministero, di allargare la copertura di popolazione registrata soprattutto
nelle aree del sud Italia, dove il dato era più basso. Quindi ci sono una serie di nuovi registri,
soprattutto nelle regioni del sud, ma alcune regioni rimangono ancora scoperte.

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L'infiltrato "La sanità"

Secondo Lei è plausibile che non venga istituito un registro tumori per non far venir fuori dati
che potrebbero spaventare?

In Italia tutto è possibile però a questo si sono aggiunti anche problemi legati alla privacy: i registri
sono quasi fuorilegge, nel senso che stanno incontrando parecchi ostacoli dal punto di vista
normativo a causa delle restrizioni sulla privacy, perché non hanno una copertura legislativa
adeguata. Questa è una delle problematiche che i registri devono affrontare da 4/5 anni e che la
politica ancora non è riuscita a risolvere, cioè quella di consentire al registro l’utilizzo di dati
nominativi. Riguardo al rapporto tra questi dati e la politica c’è un po’ di ambivalenza. Nella nostra
esperienza, a volte, è successo che quando è emersa una bassa sopravvivenza rispetto ai tumori di
alcune aree rispetto ad altre, indubbiamente i politici hanno preso le distanze.

E di quali aree stiamo parlando?

In generale, aree del sud.

E in casi come il Molise, dove il registro tumori non c’è, come vi siete mossi?

Cerchiamo di ricostruire indicatori con una metodologia uniforme per tutto il territorio nazionale.
Utilizziamo i dati dei registri esistenti e i dati di mortalità per tumore introdotti dall’ISTAT per
ricavare queste statistiche.

Dal 1970, che è il primo anno di riferimento, fino ad oggi c’è stato un + 100% di tumori in
tutta Italia.

Questo fenomeno è legato a due fattori fondamentali: uno è l’invecchiamento della popolazione,
che ha comportato un incremento nel numero di malati; l’altro è la crescita di alcuni fattori di
rischio, come il fumo di sigaretta, che negli uomini è la patologia tumorale dominante. Nelle donne,
il fatto che sia aumentata l’età della prima gravidanza ha un ruolo nell’incremento dei tumori alla
mammella. Altri fattori di rischio sono legati allo stile di vita: si va perdendo la dieta mediterranea,
con una diminuzione del consumo di frutta e verdura, e si tende al consumo di alimenti industriali.

Però Lei tra i fattori di rischio non ha citato l’inquinamento ambientale. Le faccio una
provocazione: è peggio fumare una sigaretta o vivere accanto ad un inceneritore?

Questa è una domanda un po’ grossolana, comunque sicuramente è peggio fumare un pacchetto di
sigarette al giorno.

A parte il cambiamento della dieta mediterranea, ci può essere stato un deterioramento nella
qualità di questi alimenti a causa dell’inquinamento ambientale? Quando i campi vengono

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L'infiltrato "La sanità"

giocoforza irrigati con acqua inquinata, e quindi frutta e verdura risultano inquinati, si crea
un fattore di rischio?

Sicuramente non è positivo irrigare i campi con acqua inquinata e questo può essere certamente un
fattore di rischio. Però queste relazioni vanno studiate nello specifico, esaminando gli specifici
inquinanti e le esposizioni delle specifiche popolazioni esposte a questi rischi. In Italia si sta
avviando adesso uno studio che vuole fare il punto sulla correlazione tra i dati epidemiologici
esistenti nelle popolazioni residenti nei siti inquinati. Tenga presente che la mappatura dei siti a più
alto tasso d’inquinamento è stabilita con appositi decreti, ma non bisogna cadere nel generico e
nell’allarmistico.

Sa qual è il sospetto che viene fuori parlando con i vari comitati sparsi sul territorio?

Prego.

Che ci sia una lobby che voglia tenere nascosti certi dati. Ci sono rapporti tra multinazionali
energetiche, ad esempio Veolia, e fondazioni che si occupano di prevenzione oncologica, ad
esempio la Fondazione Veronesi, che risultano quantomeno ambigui.

Guardi, francamente non saprei.

Dai dati evidenziati, dal 70 ad oggi c’è stato un aumento esponenziale della prevalenza,
mentre invece per mortalità e incidenza il livello attuale è più o meno paragonabile a quello
del 1970.

La prevalenza è un indicatore cumulativo, nel senso che esprime il numero di pazienti che si sono
ammalati negli anni precedenti e che non sono deceduti e quindi il fatto che aumenti è connaturale
all’indicatore stesso. Negli ultimi anni si sta cercando di qualificare ulteriormente la prevalenza in
più componenti: quella dei pazienti che sono a tutti gli effetti guariti, quelli che ancora hanno
bisogno di monitoraggio e quelli che sono ancora in trattamento. L’incidenza è invece correlata ai
fattori di rischio, ambientali o di vita, mentre la mortalità ha più a che fare con le cure. Una
riduzione della mortalità è legata da un lato alla riduzione dell’incidenza dall’altro al miglioramento
della sopravvivenza dei pazienti. Sono dimensioni diverse dello stesso problema.

Un altro dato che mi ha incuriosito riguarda la fascia giovanissima dai 0 ai 14: la mortalità
dal 1970 ad oggi è diminuita.

Non c'è un sostanziale cambiamento dei fattori di rischio, che in queste fasce d’età riguarda
principalmente questioni genetiche . Per contro ci sono stati grandi avanzamenti dal punto di vista

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L'infiltrato "La sanità"

clinico e quindi la prognosi è molto migliorata; infatti la sopravvivenza dei bambini e degli
adolescenti è 10/20 punti superiore rispetto a quella degli adulti. In questi casi i miglioramenti di
sopravvivenza si riflettono nei miglioramenti di mortalità.

Invece nella fascia d’età 40 -54, dal 1970 ad oggi la mortalità è aumentata. Se l’aumento dei
fattori di rischio sarebbe stato compensato da un miglioramento dei fattori curativi, come
spiega questo dato?

Nel caso delle donne può essere correlato con l’incremento del tumore alla mammella, che è la sede
dominante nell’ambito delle sedi tumorali del sesso femminile. C’è stato un incremento
dell'incidenza legato al cambiamento della abitudini riproduttive.

Come si previene la malattia del terzo millennio.

Fare attività fisica, smettere di fumare, evitare l’obesità, consumare frutta e verdura in almeno
cinque porzioni ogni giorno, limitare il consumo di grassi soprattutto di origine animale, limitare il
consumo di carne soprattutto rossa, fare un uso limitato di alcool. E sottoporsi ad esami di
screening, che ormai sono disponibili su quasi tutto il territorio. Parliamo di elementi di cui è
dimostrata l’efficacia.

Non me ne ha citato nemmeno uno che riguarda questioni ambientali. Lei nel suo intimo è
convinta o no che inceneritori, turbogas, ecomafia, smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi
provochi seri danni alla salute? Dal mondo scientifico sembra arrivare sempre un po’ di
ambiguità a riguardo.

Io non posso farle l’elogio delle ecomafie. È abbastanza ovvio che tutte queste realtà dovrebbero
essere combattute. Però se lei mi chiede che cosa concretamente ogni persona può fare, le rispondo
che può assumere stili di vita sani. Su questo ognuno ha sicuramente il suo margine di intervento e
di azione.

Se ti mettono l’inceneritore dietro casa non è che puoi prendere e andare da un’altra parte.

Storicamente no. Le persone non è detto che possano fare questo. Se parliamo di interventi di
prevenzione a livello individuale, su cui ogni individuo può agire, il messaggio sicuramente è
questo.

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