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IPSOA IGIENE

& SICUREZZA
DEL LAVORO
Mensile di aggiornamento giuridico e di orientamento tecnico

Rivista mensile Anno XXII - Gennaio 2018


Direzione e Redazione Via dei Missaglia n. 97 Edificio B3 - 20142 Milano 1/2018
edicolaprofessionale.com/ISL
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Prevenzione incendi INSERTO


UN CASO PRATICO CONTRATTI ATIPICI
DI PROGETTAZIONE INCENDI E SICUREZZA
Legge europea 2017
FINANZIAMENTI
RICOSTITUITE LE COMMISSIONI BANDO INAIL
PER GLI ASCENSORISTI ISI 2017
SGS e SPP
RLS: RUOLO,
FUNZIONI E AZIONE
VDR in Pratica
RISCHIO CHIMICO
NELL’ASFALTATURA
5 000002 311079
00231107
E alla sicurezza
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Sommario

Approfondimenti
Legge europea 2017: ricostituite le commissioni per gli ascensoristi
Maurizio Magri 5
Il coordinamento in fase di progettazione e come strutturare un PSC
Antonio Pedna 17
RLS: ruolo, funzioni e azione nel sistema di organizzazione aziendale
della prevenzione
Pierguido Soprani 30

VDR in pratica
Progettazione antincendi: un caso pratico con una soluzione molto avanzata
Antonio Cappa 37
Prevenzione dei rischi chimici nelle attività di asfaltatura
Giuseppina Paolantonio 43

Giurisprudenza
Rassegna della Cassazione penale
a cura di Raffaele Guariniello 55

Finanziamenti
Finanziamenti per la sicurezza
a cura di Bruno Pagamici 59

Norme UNI
Ottobre 2017 64

Inserto
L’applicazione della normativa antinfortunistica ai diversi rapporti di lavoro
Marco Grandi

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 3


Sommario

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4 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

Sicurezza degli impianti

Legge europea 2017:


ricostituite le commissioni
per gli ascensoristi
Maurizio Magri - Ingegnere, Funzionario dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (*)
La Legge europea 2017 in seguito all’esito favorevole di una prova teorico-
Il 12 dicembre 2017 è entrata in vigore la legge 20 pratica, da sostenersi dinanzi ad apposita Commis-
novembre 2017, n. 167 “Disposizioni per l’adempi- sione esaminatrice, ai sensi degli artt. 6, 7, 8, 9 e 10
mento degli obblighi derivanti dall’appartenenza del vecchio D.P.R. n. 1767/1951 (3).
dell’Italia all’Unione europea - Legge europea
2017” (1), che contiene all’art. 23 una importante La soppressione delle Commissioni
disposizione riguardante gli ascensori, e cioè la rico- di abilitazione
stituzione delle Commissioni di esame, sospese da L’art. 12, comma 20, del D.L. n. 95/2012, convertito
alcuni anni, per il conseguimento dell’abilitazione in legge n. 135/2012 (4), ha però previsto la soppres-
alla manutenzione degli ascensori. sione di organismi e commissioni operanti presso il
Ministero dell’Interno, quale quella di cui al D.P.R.
Le operazioni di manutenzione n. 1767/1951, e anche il parere del Consiglio di Stato
L’art. 15 del D.P.R. n. 162/1999 e s.m.i. (c.d. rego- n. 1634 del 20 maggio 2014 ha formulato giudizio
lamento ascensori. V. tab. 1) prevede infatti che, ai negativo al mantenimento di tale Commissione di
fini della conservazione dell’impianto e del normale esame per l’abilitazione alla manutenzione di ascen-
funzionamento in sicurezza, il proprietario o il suo sori e montacarichi. Pertanto le attività delle Com-
legale rappresentante siano tenuti ad affidare la missioni di abilitazione presso le Prefetture, pur
manutenzione di tutto il sistema ascensore (ma essendo previste dal D.P.R. n. 162/1999 e s.m.i.,
anche dei montacarichi o dell’apparecchio di sol- non si sono svolte per alcuni anni, limitando le
levamento rispondente alla definizione di ascensore operazioni di manutenzione ai soggetti già in possesso
la cui velocità di spostamento non supera 0,15 m/s) a del certificato acquisito in passato ed impedendo così
persona munita di apposito certificato di abilita- ad altri operatori economici lo svolgimento di tale
zione ovvero a ditta specializzata oppure a un ope- attività, in quanto privati della possibilità di vedersi
ratore comunitario dotato di specializzazione rilasciare nuovi certificati di abilitazione alla manu-
equivalente. In ogni caso la ditta specializzata (da tenzione. Il manutentore di ascensori stava
intendersi quella dotata dei requisiti di cui al D.M. diventando così un mestiere sempre più raro e imper-
22 gennaio 2008, n. 37 (2)) deve provvedere alla meabile alla concorrenza, nonostante l’Italia sia il
manutenzione sempre a mezzo di personale dotato di primo paese in Europa per numero di impianti instal-
abilitazione. La medesima norma dispone che il lati, circa un milione. Le imprese manutentrici erano
certificato di abilitazione sia rilasciato dal Prefetto, poi in grande difficoltà, non riuscendo anche a

(*) Ai sensi della circolare del Ministero del Lavoro del 18 marzo concernente l’impianto e l’esercizio di ascensori e di montacarichi
2004, le considerazioni espresse sono frutto esclusivo dell’autore in servizio privato”, pubblicato in G.U. n. 66 del 17 marzo 1952.
e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’ammini- (4) D.L. 6 luglio 2012, n. 95 “Disposizioni urgenti per la revisione
strazione di appartenenza. della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché
(1) G.U. 27 novembre 2017, n. 277. misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore
(2) G.U. 12 marzo 2008, n. 61. bancario”, pubblicato in G.U. n. 156 del 6 luglio 2012 - Suppl.
(3) D.P.R. 24 dicembre 1951, n. 1767 “Approvazione del rego- Ordinario n. 141, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto
lamento per l’esecuzione della legge 24 ottobre 1942, n. 1415, 2012 n. 135, pubblicata in G.U. n. 189 del 14 agosto 2012 - Suppl.
Ordinario n. 173.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 5


Approfondimenti

Tabella 1 - Regolamento ascensori

Il D.P.R. 30 aprile 1999, n. 162 “Regolamento recante norme per l’attuazione della direttiva 95/16/CE sugli ascensori e di semplificazione dei
procedimenti per la concessione del nulla osta per ascensori e montacarichi, nonché della relativa licenza di esercizio”, è pubblicato in G.U. n.
134 del 10 giugno 1999, è in vigore dal 25 giugno 1999 ed è stato modificato e integrato dai:

- D.P.R. 19 ottobre 2000, n. 369 “Regolamento recante modifica al decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162, in materia di
collaudo degli ascensori”, in G.U. n. 291 del 14 dicembre 2000, in vigore dal 29 dicembre 2000;

- D.P.R. 7 maggio 2002, n. 129 “Regolamento recante ulteriore modifica al decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162, in
materia di collaudo degli ascensori”, in G.U. n. 155 del 4 luglio 2002, in vigore dal 19 luglio 2002;

- D.P.R. 5 ottobre 2010, n. 214 “Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162, per la parziale
attuazione della Direttiva 2006/42/CE relativa alle macchine e che modifica la Direttiva 95/16/CE relativa agli ascensori”, in G.U. n. 292 del 15
dicembre 2010, in vigore dal 30 dicembre 2010;

- D.P.R. 19 gennaio 2015, n. 8 “Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162 per chiudere la
procedura di infrazione 2011/4064 ai fini della corretta applicazione della direttiva 95/16/CE relativa agli ascensori e di semplificazione dei
procedimenti per la concessione del nulla osta per ascensori e montacarichi nonché della relativa licenza di esercizio”, in G.U. n. 43 del 21
febbraio 2015, in vigore dal 8 marzo 2015;

- D.P.R. 10 gennaio 2017, n. 23 “Regolamento concernente modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162, per
l’attuazione della direttiva 2014/33/UE relativa agli ascensori ed ai componenti di sicurezza degli ascensori nonché per l’esercizio degli
ascensori”, pubblicato in G.U. n. 62 del 15 marzo 2017, in vigore dal 16 marzo 2017.

sostituire il personale in uscita con tecnici specializ- la protezione ambientale (ARPA) qualora le dispo-
zati in possesso della necessaria certificazione, perché sizioni regionali di attuazione del D.L. n. 496/1993
non era possibile fare gli esami abilitanti. convertito in legge n. 61/1994 (5) attribuiscano a tale
agenzia le competenze in materia. È previsto che la
La ricostituzione delle Commissioni per Commissione sia presieduta dal funzionario desi-
l’abilitazione alla manutenzione degli gnato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali
ascensori e che, per la validità della sessione d’esame, alla prova
Per porre rimedio alla situazione generatasi, l’art. 23 teorico-pratica siano presenti almeno tre membri
della Legge europea 2017, anche al fine di assicurare della commissione, compreso il presidente. Al presi-
l’integrale attuazione della Direttiva 2014/33/UE dente e ai componenti della commissione non spetta
relativa agli ascensori e ai componenti di sicurezza alcun compenso, rientrando quindi tale attività fra i
degli ascensori nonché per l’esercizio degli ascensori, compiti d’ufficio dei funzionari. Bisogna comunque
stabilisce ora che il certificato di abilitazione previsto precisare che a seguito dell’istituzione, ai sensi del D.
dal citato art. 15 del D.P.R. n. 162/1999 e s.m.i. sia Lgs. n. 149/2015 (6), dell’Agenzia unica per le ispe-
valido su tutto il territorio nazionale e che sia rila- zioni del lavoro denominata “Ispettorato nazionale
sciato dal Prefetto in seguito all’esito favorevole di del lavoro”, il Ministero del lavoro e delle politiche
una prova teorico-pratica innanzi a un’apposita sociali non è più presente con sedi periferiche dotate
Commissione esaminatrice, dal medesimo nominata, di personale, per cui il funzionario tecnico designato
e composta da cinque funzionari, in possesso di ade- da tale Ministero quale presidente della Commis-
guate competenze tecniche, dei quali almeno uno, sione sarà presumibilmente, per delega, l’ingegnere
oltre al presidente, con laurea in ingegneria, designati in forza alla sede territoriale dell’Ispettorato afferente
rispettivamente dal Ministero del lavoro e delle poli- o limitrofa alla Prefettura in cui si svolgeranno gli
tiche sociali, dal Ministero delle infrastrutture e dei esami.
trasporti, dal Ministero dello sviluppo economico,
dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli Le nuove sessioni di esame
infortuni sul lavoro (INAIL) e da un’azienda sanita- La nuova disposizione normativa prevede inoltre che
ria locale (ASL), ovvero da un’agenzia regionale per la data e la sede delle sessioni di esame siano

(5) D.L. 4 dicembre 1993, n. 496 “Disposizioni urgenti sulla (6) D.Lgs. 14 settembre 2015 n. 149 “Disposizioni per la
riorganizzazione dei controlli ambientali e istituzione della Agenzia razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva in mate-
nazionale per la protezione dell’ambiente”, pubblicato in G.U. n. ria di lavoro e legislazione sociale, in attuazione della legge 10
285 del 4 dicembre 1993, convertito con modificazioni dalla legge dicembre 2014, n. 183”, pubblicato in G.U. n.221 del 23 settem-
21 gennaio 1994, n. 61, pubblicata in G.U. n. 21 del 27 gennaio bre 2015 - Suppl. Ordinario n. 53.
1994.

6 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

determinate dal Prefetto. Il Prefetto del capoluogo di ed enti deputati alla verifica nell’esercizio delle loro
Regione, tenuto conto del numero e della prove- funzioni.
nienza delle domande ricevute, previe intese con
gli altri Prefetti della Regione, potrà disporre apposite Il futuro aggiornamento del Regolamento
sessioni di esame per tutte le domande presentate ascensori
nella Regione, allo scopo di razionalizzare le proce-
dure finalizzate al rilascio del certificato di abilita- Il provvedimento, di cui all’art. 23 della legge n.
zione. Si attendono quindi per il 2018 i primi nuovi 167/2017, dispone infine che il Governo sia
bandi di esame per il rilascio del certificato di autorizzato a modificare, con apposito Regola-
abilitazione. mento, il D.P.R. n. 162/1999 e s.m.i. sulla base
delle nuove disposizioni date e che, una volta
Abrogazione e vigenza delle vecchie norme entrato in vigore questo nuovo Regolamento di
modifica, cessino gli effetti e siano abrogate le
A far data dal 12 dicembre 2017, gli artt. 6 e 7 del nuove norme ora introdotte, che quindi assu-
vecchio D.P.R. n. 1767/1951 sono definitivamente mono carattere transitorio fino al riordino com-
abrogati. In particolare, oltre alle norme su compo- pleto di tale aspetto della disciplina sugli
sizione e funzionamento della vecchia Commissione, ascensori, da ricondursi completamente nel D.
sono cassate le vecchie regole inerenti il contenuto P.R. n. 162/1999 e s.m.i.
della domanda di abilitazione, da presentarsi in
futuro, da parte del personale interessato ad essere
abilitato alla manutenzione degli ascensori, secondo i Compiti del manutentore
modelli che saranno resi disponibili dalle Prefetture. È opportuno ricordare che, ai sensi dell’art. 15 del D.P.
È fatto salvo ancora invece l’art. 9 del D.P.R. n. 1767/ R. n. 162/1999 e s.m.i., il manutentore ha, fra i suoi
1951, il quale prevede che il certificato di abilitazione compiti, anche quello di provvedere alla manovra di
sia rilasciato a spese del titolare e che il proprietario o emergenza che, in caso di necessità, può essere svolta
il legale rappresentante dell’ascensore o montacari- anche da personale di custodia o altro personale com-
chi ed i funzionari preposti alle verifiche periodiche petente, autorizzato dal proprietario o dal suo legale
di legge, ai sensi dell’art. 13 D.P.R. n. 162/1999 e s.m. rappresentante e istruito allo questo scopo. Il manu-
i., siano tenuti ad assicurarsi che il personale incari- tentore, al fine di garantire la corretta funzionalità
cato della manutenzione dell’impianto sia munito del dell’impianto, esegue quindi gli interventi di manu-
certificato di abilitazione. Non essendo abrogato tenzione, e nel farlo deve tenere conto delle esigenze
nemmeno l’art. 10 del D.P.R. n. 1767/1951, è man- dell’impianto. Si deve periodicamente almeno:
tenuto ancora l’intervento del Prefetto, direttamente — verificare il regolare funzionamento dei dispositivi
o su proposta degli organi ed enti incaricati delle meccanici, idraulici ed elettrici e, in particolare, delle
verifiche periodiche degli ascensori o montacarichi, porte dei piani e delle serrature;
per il fermo dell’apparecchio e l’adozione delle rela- — verificare lo stato di conservazione delle funi e
tive cautele, con verbale notificato al proprietario o delle catene;
al legale rappresentante, nel caso in cui la manuten- — svolgere le operazioni normali di pulizia e di
zione avvenga da parte di personale privo del previsto lubrificazione delle parti.
certificato. Questa norma, a dire il vero, andrebbe Almeno una volta ogni sei mesi per gli ascensori,
tuttavia abrogata, perché già l’art. 12, comma 6, del compresi gli apparecchi di sollevamento rispondenti
D.P.R. n. 162/1999 e s.m.i. prevede che sia il Comune alla definizione di ascensore la cui velocità di spo-
territorialmente competente ad ordinare (in qualità stamento non supera 0.15 m/s, e almeno una volta
di ente che riceve la comunicazione di messa in all’anno per i montacarichi, il manutentore:
esercizio degli ascensori, montacarichi e apparecchi — verifica l’integrità e l’efficienza del paracadute, del
di sollevamento rispondenti alla definizione di ascen- limitatore di velocità e degli altri dispositivi di sicurezza;
sore la cui velocità di spostamento non supera 0,15 m/ — verifica minutamente le funi, le catene e i loro
s) l’immediata sospensione del servizio, in caso di attacchi;
inosservanza degli obblighi imposti dal Regolamento — verifica l’isolamento dell’impianto elettrico
ascensori (e quindi anche di quelli dell’art. 15 rela- e l’efficienza dei collegamenti con la terra;
tivo all’affidamento di manutenzione a personale — annota i risultati di queste verifiche sul libretto di
munito di abilitazione), a seguito di tempestiva impianto, di cui all’art. 16 del D.P.R. n. 162/1999 e s.
comunicazione di inadempienza da parte degli organi m.i.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 7


Approfondimenti

Tabella 2 - Provvedimenti tecnici in materia di ascensori

Provvedimento Pubblicazione in G.U.

DECRETO LUOGOTENENZIALE 31 agosto 1945, n. 600


G.U. n. 144
Norme per la costruzione, l’installazione, la manutenzione e l’esercizio degli ascensori e dei
del 6 ottobre 1945
montacarichi installati a scopi ed usi privati.

G.U. n. 298
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 29 maggio 1963, n. 1497
del 16 novembre 1963
Approvazione del regolamento per gli ascensori ed i montacarichi in servizio privato.
Suppl. Ordinario

DECRETO MINISTERIALE 28 maggio 1979 G.U. n. 262


Misure sostitutive di sicurezza per ascensori e montacarichi a vite, a cremagliera ed idraulici. del 24 settembre 1979

G.U. n. 71
DECRETO MINISTERIALE 9 dicembre 1987, n. 587
del 25 marzo 1988
Attuazione delle direttive n. 84/529/CEE e n. 86/312/CEE relative agli ascensori elettrici.
Suppl. Ordinario n. 22

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 marzo 1994, n. 268


G.U. n. 101
Regolamento recante attuazione della direttiva n. 90/486/CEE relativa alla disciplina degli
del 3 maggio 1994
ascensori elettrici, idraulici od oleoelettrici.

RACCOMANDAZIONE DELLA COMMISSIONE dell’8 giugno 1995 G.U.C.E. n. 134


sul miglioramento della sicurezza degli ascensori esistenti del 20 giugno 1995

Il manutentore promuove tempestivamente la ripa- operare la manovra di soccorso in caso di arresto


razione e la sostituzione delle parti rotte o logorate, e della cabina fra piano e piano ed in caso di
verifica l’avvenuta corretta esecuzione degli inter- incidenti e di saper intervenire in caso di mano-
venti manutentivi. Nel caso in cui il manutentore missione dell’impianto.
rilevi un pericolo in atto, deve fermare l’impianto,
fino a quando esso non sia stato riparato, informan- Provvedimenti e norme tecniche
done, tempestivamente, il proprietario o il suo legale sugli ascensori
rappresentante e il soggetto incaricato delle verifiche
periodiche, nonché il Comune per l’adozione degli Al fine di superare positivamente l’esame di abilita-
eventuali provvedimenti di competenza. zione, l’aspirante manutentore dovrà conoscere, oltre
al D.P.R. n. 162/1999 e s.m.i., il complesso dei prov-
Contenuti della prova d’esame vedimenti tecnici, succedutisi nel tempo, e delle
norme tecniche sugli ascensori, i più importanti dei
Nelle more della ridefinizione della prova teorico- quali sono riassunti nelle Tabelle 2 e 3.
pratica da sostenersi dinanzi alla Commissione
esaminatrice, questa sarà ancora regolata dall’art.
8 del D.P.R. n. 1767/1951, non abrogato dall’art. La norma UNI EN 13015 sulle istruzioni
23 della Legge europea 2017 e quindi ancora di manutenzione
vigente. L’aspirante sarà dunque sottoposto ad un Molto utile per la preparazione del manutentore è
esame orale e ad una prova pratica. L’esame orale la conoscenza della norma UNI EN 13015
dovrà accertare la conoscenza generale delle leggi e “Manutenzione di ascensori e scale mobili. Regole
delle norme tecniche sugli ascensori, dei principali per le istruzioni di manutenzione”, la quale spe-
tipi di ascensori, del loro complesso elettrico e cifica gli elementi necessari per la preparazione
meccanico e delle relative parti, dei pericoli deri- delle istruzioni per le operazioni di manutenzione,
vanti da cause elettriche o meccaniche nell’eserci- che devono essere fornite, in forma di manuale,
zio delle mansioni e delle operazioni di con gli ascensori per persone, con gli ascensori
manutenzione. La prova pratica tenderà viceversa per persone e merci, con i montacarichi accessi-
ad accertare la conoscenza della manutenzione dei bili solo per carico e scarico e con i montacarichi
singoli organi dell’ascensore, della verifica delle non accessibili di nuova installazione. Gli
funi, della prova dei dispositivi di chiusura, di impianti esistenti non sono coperti dalla norma,
controllo, di fine corsa, di quelli paracadute, ma la stessa può essere utilizzata come riferi-
dello stato di isolamento dell’impianto elettrico. mento. La norma sottolinea che solo la manuten-
Inoltre l’aspirante dovrà dimostrare di sapere zione corretta e preventiva, eseguita da persona

8 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

Tabella 3 - Norme tecniche in materia di ascensori

Norma Titolo

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori e dei montacarichi.


UNI EN 81-1
Ascensori elettrici.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori e dei montacarichi.


UNI EN 81-2
Ascensori idraulici.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori e dei montacarichi.


UNI EN 81-3
Montacarichi elettrici e idraulici.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Ascensori per il


UNI EN 81-20
trasporto di persone e cose. Ascensori per persone e cose accompagnate da persone.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Ascensori per il


UNI EN 81-21
trasporto di persone e cose. Ascensori nuovi per persone e cose in edifici esistenti.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione di ascensori. Ascensori per il trasporto di


UNI EN 81-28
passeggeri e merci. Teleallarmi per ascensori e ascensori per merci.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori e dei montacarichi.


UNI EN 81-31
Ascensori per il trasporto di sole merci. Ascensori accessibili alle sole merci.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Ascensori speciali per il
UNI EN 81-40 trasporto di persone. Servoscala e piattaforme elevatrici che si muovono su un piano inclinato
per persone con mobilità ridotta.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Ascensori speciali per il
UNI EN 81-41 trasporto di persone e cose. Piattaforme elevatrici verticali per l’uso da parte di persone con
mobilità ridotta.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Verifiche e prove.


UNI EN 81-50
Regole di progettazione, calcoli, verifiche e prove dei componenti degli ascensori.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Controlli e prove. Prove
UNI EN 81-58
di resistenza al fuoco per porte di piano.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Applicazioni particolari


UNI EN 81-70 per ascensori per passeggeri e merci. Accessibilità agli ascensori delle persone, compresi i
disabili.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Applicazioni particolari


UNI EN 81-71
per ascensori per passeggeri e merci. Ascensori resistenti ai vandali.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione di ascensori. Applicazioni particolari per


UNI EN 81-72
ascensori per passeggeri e merci. Ascensori antincendio.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione di ascensori. Applicazioni particolari per


UNI EN 81-73 ascensori per il trasporto di passeggeri e merci. Comportamento degli ascensori in caso
d’incendio.

Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori. Ascensori esistenti.


UNI EN 81-80 Regole per il miglioramento della sicurezza degli ascensori per passeggeri e degli ascensori
per merci esistenti.

Modifiche ad ascensori elettrici preesistenti. Ascensori elettrici non conformi alla Direttiva 95/
UNI 10411-1
16/CE.

Modifiche ad ascensori elettrici preesistenti. Ascensori idraulici non conformi alla Direttiva 95/
UNI 10411-2
16/CE.

Compatibilità elettromagnetica. Norma per famiglia di prodotti per ascensori, scale mobili e
UNI EN 12016
marciapiedi mobili. Immunità.

UNI EN 12385-5 Funi di acciaio. Sicurezza. Funi a trefoli per ascensori.

competente addetta alla manutenzione, in con- Definizioni


formità con le istruzioni di manutenzione, può Manutenzione: tutte le operazioni necessarie per
garantire il sicuro e previsto funzionamento del- garantire il sicuro e previsto funzionamento del-
l’impianto. Sono date le importanti definizioni di l’impianto e dei suoi componenti dopo
seguito elencate.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 9


Approfondimenti

l’ultimazione dell’installazione e per tutto il suo Contenuti delle istruzioni di manutenzione


ciclo di vita; la manutenzione include: la lubrifi- La norma specifica inoltre che quando si preparano i
cazione, la pulizia (tuttavia la pulizia delle parti contenuti delle istruzioni di manutenzione devono
esterne del vano di corsa e la pulizia dell’interno essere tenuti in considerazione i seguenti elementi:
della cabina possono non essere considerate come — le specifiche e l’uso previsto dell’impianto (tipo
manutenzione), i controlli, le operazioni di soc- d’impianto, prestazioni, tipo di merce da trasportare,
corso ai passeggeri, le operazioni di taratura e tipo di utenti, ecc.);
regolazione, le riparazioni o le sostituzioni di — le condizioni ambientali in cui l’impianto e i suoi
componenti che possano essere dovute a usura o componenti sono installati (condizioni climatiche,
rottura e che non alterino le caratteristiche del- atti vandalici, ecc.);
l’impianto; le seguenti attività non sono conside- — ogni limitazione d’uso;
rate operazioni di manutenzione: la sostituzione di — il risultato della valutazione dei rischi per ogni
componenti principali quali la macchina, la luogo di lavoro e per ogni operazione da svolgere;
cabina, il quadro di manovra, ecc., o di compo- — le istruzioni di manutenzione specifiche fornite dal
nenti di sicurezza quale il paracadute, ecc., anche fabbricante dei componenti di sicurezza;
se le caratteristiche del nuovo componente siano — nel caso sia necessaria la manutenzione di com-
identiche a quelle dell’originale; la sostituzione ponenti diversi da quelli di sicurezza, le istruzioni di
dell’impianto; la modernizzazione dell’impianto, manutenzione fornite dal fabbricante di questi
inclusa la modifica di qualsiasi caratteristica del- componenti.
l’impianto (per esempio la velocità, la portata,
ecc.); le operazioni di soccorso svolte dai vigili Attività necessarie nelle istruzioni
del fuoco. di manutenzione
Organizzazione di manutenzione: ditta o parte di una Le informazioni da includere nelle istruzioni di
ditta dove persone competenti addette alla manu- manutenzione devono riguardare da un lato i compiti
tenzione svolgono operazioni di manutenzione per del proprietario e dall’altro quelli dell’organizzazione
conto del proprietario dell’impianto. di manutenzione. Le informazioni relative ai compiti
Persona competente addetta alla manutenzione: del proprietario devono prevedere le seguenti attività
persona incaricata, adeguatamente addestrata, qua- necessarie.
lificata per conoscenza ed esperienza pratica (in Il proprietario deve tenere l’impianto in condizioni di
possesso quindi del certificato di abilitazione), funzionamento sicure; per ottenere ciò il proprietario
provvista delle necessarie istruzioni e supportata deve utilizzare un’organizzazione di manutenzione
dall’organizzazione di manutenzione per permettere soddisfacente; è raccomandato d’informare il pro-
che le operazioni di manutenzione richieste siano prietario dell’impianto che è necessario utilizzare
eseguite in sicurezza. un’organizzazione di manutenzione dotata di un’ade-
Fabbricante: persona fisica o giuridica che si assume guata e sufficiente copertura assicurativa fornita da
la responsabilità di progettare, costruire e commer- una compagnia d’assicurazione.
cializzare sia componenti di sicurezza per ascensori, Il proprietario dell’impianto si deve attenere ad ogni
sia ascensori, montacarichi non accessibili e monta- norma nazionale o altro regolamento, quando
carichi accessibili solo per carico e scarico. pertinenti, e alle relative implicazioni sulla
Installatore: persona fisica o giuridica che si assume la manutenzione.
responsabilità di installare ascensori o montacarichi. Un’organizzazione di manutenzione deve eseguire la
Impianto: ascensore per persone o ascensore per manutenzione in modo pianificato; è consigliabile
persone e merci o montacarichi accessibile solo per avere la stessa organizzazione di manutenzione in
carico e scarico o montacarichi non accessibile, com- caso di più impianti che abbiano in comune il vano
pletamente installati. corsa, spazi e/o il locale del macchinario.
Proprietario dell’impianto: persona fisica o giuridica Il proprietario dell’ascensore per persone o per per-
che ha il potere di disporre dell’impianto e che ha la sone e merci deve mantenere il dispositivo di comu-
responsabilità del suo uso e funzionamento. nicazione bidirezionale efficiente e collegato ad un
Operazioni di soccorso: operazione che inizia dopo servizio di soccorso 24 ore per l’intero periodo in cui
aver ricevuto la notizia di persona intrappolata in un l’impianto può essere usato.
ascensore e che termina con la liberazione della Il proprietario deve mettere fuori servizio l’ascensore
persona intrappolata. per persone o per persone e merci quando il

10 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

dispositivo di comunicazione bidirezionale non sia Il proprietario dell’impianto deve garantire che il
funzionante. nome e il numero di telefono dell’organizzazione di
Il proprietario deve mettere l’impianto fuori servizio manutenzione siano sempre disponibili per l’utente
in caso di situazioni pericolose. dell’impianto, affissi in modo permanente e chiara-
Il proprietario dell’impianto deve informare l’orga- mente visibili.
nizzazione di manutenzione immediatamente in caso Il proprietario dell’impianto deve garantire che le
di percezione di qualsiasi anomalia all’impianto o in chiavi delle porte (botole) del locale del macchinario
caso di un’anormale cambiamento nell’ambiente e del locale delle pulegge di rinvio (botole) e delle
direttamente connesso all’impianto; immediata- porte (botole) di ispezione e di emergenza siano
mente dopo aver messo fuori servizio l’impianto in permanentemente disponibili nell’edificio e siano
caso di situazione pericolosa; dopo ogni intervento di utilizzate solo da persone autorizzate ad avervi
soccorso eseguito da persone istruite e da lui auto- accesso.
rizzate; prima di qualunque modifica relativa all’im- Il proprietario dell’impianto deve garantire all’orga-
pianto e/o all’ambiente circostante o all’utilizzo; nizzazione di manutenzione impegnata nel salvatag-
prima che siano eseguiti sull’impianto da parte di gio delle persone, in ogni circostanza, un accesso
terzi qualunque ispezione o lavoro diversi dalla manu- sicuro all’edificio e all’impianto.
tenzione; prima di mettere l’impianto fuori servizio Il proprietario dell’impianto deve mantenere gli
per un periodo di tempo prolungato; prima di rimet- accessi alle aree di lavoro e ai locali di lavoro sicuri
tere in servizio l’impianto dopo un prolungato e liberi per il personale di manutenzione e deve
periodo di tempo in cui esso sia rimasto fuori servizio. informare l’organizzazione di manutenzione circa
Il proprietario dell’impianto deve tenere in conside- ogni pericolo o cambiamento nei luoghi di lavoro
razione le conseguenze della valutazione dei rischi e/o nelle vie d’accesso (illuminazione, ostacoli, con-
lavorativi eseguita dall’organizzazione di dizioni del terreno, ecc.).
manutenzione. Il proprietario dell’impianto deve eseguire periodica-
Il proprietario dell’impianto si deve assicurare che la mente, nel suo interesse, le seguenti operazioni, oltre
valutazione dei rischi lavorativi per la manutenzione ai controlli e alle prove che esso ha affidato all’orga-
sia eseguita se l’organizzazione di manutenzione sia nizzazione di manutenzione, per ascensori e per mon-
sostituita; se l’utilizzo dell’edificio e/o dell’impianto tacarichi accessibili e non accessibili: una corsa
cambi; dopo una modifica importante dell’impianto completa di salita e discesa per valutare ogni cambia-
o dell’edificio; se del caso, dopo un incidente che mento della qualità della corsa o danni alle apparec-
abbia coinvolto l’impianto. chiature; i tipici elementi da controllare per essere
Il proprietario dell’edificio deve garantire, attraverso sicuri che siano in posizione, non danneggiati e
una valutazione dei rischi, che i locali siano sicuri e correttamente funzionanti sono le porte di piano e
senza rischi per la salute per quanto sia possibile (ciò le guide inferiori delle porte, la precisione della fer-
include gli accessi all’edificio e alle attrezzature del- mata ai piani, gli indicatori che non sono in aree
l’impianto, nonché i materiali di lavoro e le sostanze riservate, i pulsanti di piano, i pulsanti di cabina, i
utilizzate, in accordo con le norme circa l’uso delle pulsanti di apertura porte, i dispositivi di comunica-
attrezzature nei luoghi di lavoro), che le persone che zione bidirezionale che permettano un contatto per-
usano gli edifici siano informate a proposito dei rischi manente con un servizio di soccorso, l’illuminazione
residui, che ogni attività da eseguire come conse- normale della cabina, il dispositivo di riapertura
guenza dell’analisi dei rischi sia completata. porte, i segnali e pittogrammi di sicurezza.
Il proprietario dell’impianto, per quanto riguarda le
vie d’accesso alle aree riservate al personale di manu- Informazioni relative ai compiti
tenzione, deve informare l’organizzazione di manu- dell’organizzazione di manutenzione
tenzione circa le vie di accesso da usare e le procedure Le informazioni relative ai compiti dell’organizza-
di evacuazione dall’edificio in caso d’incendio; il zione di manutenzione devono contenere invece le
luogo dove si possano trovare le chiavi d’accesso seguenti attività necessarie:
alle aree riservate; se necessario, le persone che deb- — eseguire la manutenzione in conformità con le
bano accompagnare il personale di manutenzione istruzioni di manutenzione e sulla base di sistematici
all’impianto; se necessario, i dispositivi di protezione controlli; dopo questi controlli l’organizzazione di
individuale da usare nelle vie d’accesso e, possibil- manutenzione deve decidere cosa sia necessario
mente, dove essi si trovino. fare in conformità con le istruzioni di manutenzione;

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 11


Approfondimenti

nelle Tabelle 4 e 5 sono riportate le liste di tipici — registrare il risultato di ogni intervento dovuto a
esempi di controlli di manutenzione per ascensori guasto dell’impianto; queste registrazioni devono
elettrici e per ascensori idraulici; includere il tipo di guasto per permettere di rilevarne
— aggiornare le istruzioni originali di manutenzione ogni ripetitività; esse devono essere disponibili per il
se nell’impianto cambino l’uso previsto e/o le condi- proprietario dell’impianto a richiesta;
zioni ambientali esistenti al momento del completa- — mettere fuori servizio l’impianto se l’organizza-
mento dell’installazione; zione di manutenzione sia a conoscenza di una situa-
— l’organizzazione di manutenzione deve garantire zione pericolosa rilevata durante la manutenzione,
che la valutazione dei rischi per ogni luogo di lavoro e che non possa essere immediatamente eliminata, e di
per ogni operazione di manutenzione sia stata ese- informare il proprietario dell’impianto della neces-
guita tenendo in considerazione le istruzioni di sità di mettere fuori servizio l’impianto fino alla sua
manutenzione dell'installatore e tutte le informa- riparazione;
zioni fornite dal proprietario dell'impianto; — essere organizzati in modo da fornire le necessarie
— l’organizzazione di manutenzione deve informare parti di ricambio per ogni riparazione;
il proprietario dell’impianto circa ogni lavoro da — garantire la presenza di persone competenti
eseguire a seguito della valutazione dei rischi, princi- addette alla manutenzione, avvertite con ragione-
palmente per gli accessi e/o l’ambiente relativi all’e- vole anticipo, per le verifiche periodiche eseguite
dificio/installazione; dagli enti e organismi incaricati e per i lavori di
— stilare un piano di manutenzione, affinché la manu- manutenzione dell’edificio da eseguire nelle aree
tenzione preventiva sia adatta all’impianto e il tempo di riservate all’organizzazione di manutenzione;
manutenzione sia ragionevolmente il più breve possi- — informare in tempo il proprietario dell’impianto
bile, senza ridurre la sicurezza delle persone, per mini- circa il necessario miglioramento progressivo
mizzare il tempo di fuori servizio dell’impianto; dell’impianto;
— adattare il piano di manutenzione per tenere in — organizzare le operazioni di soccorso, anche in
considerazione ogni guasto prevedibile, per esempio subappalto, e definire misure per particolari circo-
quelli dovuti a uso improprio, manomissione, dete- stanze quali il fuoco, il panico, ecc.
rioramento, ecc.;
— le operazioni di manutenzione devono essere ese- Informazioni per il proprietario dell’impianto
guite da persone competenti (in possesso del certifi- per le operazioni di soccorso
cato di abilitazione) addette alla manutenzione e Infine le informazioni per il proprietario dell’im-
provviste delle necessarie attrezzature e strumenti; pianto per le operazioni di soccorso sugli ascensori
— mantenere aggiornata la competenza del perso- devono contenere almeno le seguenti attività
nale di manutenzione; necessarie:
— eseguire periodicamente la manutenzione; l’ef- — le persone autorizzate dal proprietario dell’im-
fettiva frequenza degli interventi di manuten- pianto per il soccorso delle persone intrappolate
zione può essere più accuratamente determinata devono essere istruite dall’organizzazione di manu-
se un sistema di monitoraggio a distanza sia tenzione; in alternativa il proprietario dell’impianto
collegato all’impianto; nel determinare la fre- può organizzare l’addestramento per le proprie per-
quenza degli interventi di manutenzione, dovreb- sone autorizzate da parte di un terzo competente in
bero essere considerati: numero di corse all’anno, conformità con le istruzioni di manutenzione;
tempo di funzionamento e ogni periodo di non — assicurare che l’istruzione sia appropriata per lo
funzionamento; età e condizioni dell’impianto; specifico impianto ed aggiornata;
luogo e tipo dell’edificio in cui sia installato — assicurare che le persone autorizzate al proprieta-
l’impianto, nonché le necessità degli utenti e/o rio soccorrano i passeggeri solo attraverso le porte di
il genere di merce trasportata; condizioni piano;
ambientali in cui sia installato l’impianto, non- — assicurare che l’organizzazione di manutenzione
ché condizioni ambientali esterne, per esempio sia chiamata quando le persone autorizzate dal pro-
condizioni climatiche (pioggia, caldo, freddo, prietario non siano in grado di muovere la cabina con
ecc.) o atti vandalici; il dispositivo d’emergenza manuale e/o elettrico;
— fornire un servizio di chiamate per il soccorso delle — informare le persone autorizzate dal proprietario
persone 24 ore per tutto l’anno; circa le condizioni per le quali solo l’organizzazione di

12 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

Tabella 4 - Elenco dei controlli di manutenzione su ascensori elettrici

Elemento Controllo

Generale Controllare che tutti i componenti siano puliti e privi di polvere e corrosione.

Controllare l’eccesso di olio o grasso sotto le guide.


Fossa vano corsa
Controllare che la zona della fossa sia pulita, asciutta e priva di detriti.

Controllare la libertà di movimento e il funzionamento.


Dispositivo antirimbalzo e contatto elettrico Controllare uguale tensione delle funi.
(se installato) Controllare il contatto elettrico (se installato).
Controllare la lubrificazione.

Controllare il livello dell’olio.


Controllare la lubrificazione.
Ammortizzatori
Controllare il contatto elettrico (se installato).
Controllare il fissaggio.

Controllare l’usura dei cuscinetti o bronzine.


Motore elettrico/Generatore Controllare la lubrificazione.
Controllare lo stato del commutatore.

Controllare l’usura degli ingranaggi.


Riduttore
Controllare la lubrificazione.

Puleggia di trazione Controllare le condizioni e l’usura delle gole.

Controllare il sistema di frenatura.


Freno Controllare le parti frenanti per usura.
Controllare la precisione della fermata.

Quadro di manovra Controllare che l’armadio sia pulito, asciutto e libero da polvere.

Controllare l’usura e il movimento delle parti mobili.


Limitatore di velocità e tenditore Controllare il funzionamento.
Controllare il contatto elettrico.

Controllare l’usura delle gole.


Controllare l’anormale rumorosità e/o le vibrazioni dei cuscinetti.
Puleggia di deviazione
Controllare le protezioni.
Controllare la lubrificazione.

Controllare la presenza di una pellicola d’olio, dove richiesta, su tutte le superfici delle guide.
Guide della cabina e del contrappeso
Controllare il fissaggio.

Controllare l’usura dei pattini e dei rulli. Controllare il fissaggio.


Pattini di guida della cabina e del contrappeso
Controllare la lubrificazione dove necessaria.

Cavi elettrici Controllare l’isolamento.

Controllare l’illuminazione di emergenza, i pulsanti di cabina, gli interruttori a chiave.


Cabina dell’ascensore
Controllare i fissaggi dei pannelli e del cielino.

Controllare il libero movimento e l’usura delle parti mobili.


Dispositivi paracadute/dispositivi di prote- Controllare la lubrificazione.
zione contro l’eccesso di velocità della cabina Controllare il fissaggio.
in salita Controllare il funzionamento.
Controllare il contatto elettrico.

Controllare l’usura, l’allungamento e la tensione.


Funi e catene di sospensione
Controllare la lubrificazione solo dove prevista.

Attacchi funi/catene di sospensione Controllare il deterioramento e l’usura. Controllare il fissaggio.

Controllare il funzionamento dei dispositivi di blocco delle porte di piano.


Controllare che le porte scorrano liberamente.
Controllare il guidaggio delle porte.
Porte di piano Controllare i giuochi delle porte.
Controllare l’integrità della funicella, catena o cinghia quando usata.
Controllare il dispositivo di sbloccaggio di emergenza della porta.
Controllare la lubrificazione.

Controllare il contatto di chiusura o bloccaggio.


Controllare che le porte scorrano liberamente.
Porta di cabina Controllare il guidaggio della porta.
Controllare i giuochi delle porte.
Controllare l’integrità della funicella o catena quando usata.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 13


Approfondimenti

Elemento Controllo

Controllare il dispositivo della porta per la protezione del passeggero.


Controllare la lubrificazione.

Livellamento al piano Controllare la precisione della fermata.

Interruttori di finecorsa Controllare il funzionamento.

Limitatore del tempo di alimentazione del


Controllare il funzionamento.
motore

Controllare il funzionamento.
Dispositivi elettrici di sicurezza Controllare la catena elettrica delle sicurezze.
Controllare che i fusibili siano idonei al circuito da proteggere.

Dispositivo di allarme di emergenza Controllare il funzionamento.

Comando e segnalazione ai piani Controllare il funzionamento.

Illuminazione del vano di corsa Controllare il funzionamento.

manutenzione debba eseguire le operazioni di Tale norma ha individuato ben 74 situazioni di


soccorso. pericolo o di rischio che potrebbero essere pre-
senti sugli ascensori installati prima del 1999 ed
Una questione irrisolta ha indicato le misure per eliminarli, ma ad oggi
La Legge europea 2017 non interviene purtroppo non è stato introdotto un obbligo giuridico vin-
sull’obbligo di adeguare alle norme di sicurezza colante di adeguamento dell’impianto a seguito
gli ascensori installati prima del 1999, cioè tutti dell’analisi dei rischi prevista dalla EN 81-80.
quegli impianti mai marcati CE, i quali potreb- Prima infatti il D.M. (Attività Produttive) 26
bero presentare livelli di sicurezza inferiori ottobre 2005 “Miglioramento della sicurezza
rispetto agli standard dalla Direttiva 95/16/CE. degli impianti di ascensore installati negli edifici
Non è stata data cioè ancora concreta attua- civili precedentemente alla data di entrata in
zione, al contrario di altri Stati membri UE, vigore della direttiva 95/16/CE” (7) non ha
alla Raccomandazione della Commissione Euro- visto emanato il decreto direttoriale che desse
pea 8 giugno 1995, sul miglioramento della sicu- il via agli adeguamenti e poi il D.M. (Sviluppo
rezza degli ascensori esistenti. Il CEN ha già da economico) 23 luglio 2009 “Miglioramento della
tempo pubblicato la norma EN 81-80 “Regole sicurezza degli impianti ascensoristici anteriori
per il miglioramento della sicurezza degli ascen- alla direttiva 95/16/CE” (8), che imponeva diret-
sori per passeggeri e degli ascensori per merci tamente il miglioramento sulla base della EN 81-
esistenti”, la cui versione italiana è stata anche 80, è stato annullato e reso inefficace dalla
pubblicata sulla G.U. n. 27 del 2 febbraio 2006. giustizia amministrativa.

(7) G.U. 14 novembre 2005, n. 265. (8) G.U. 17 agosto 2009, n. 189.

14 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

Tabella 5 - Elenco dei controlli di manutenzione su ascensori idraulici

Elemento Controllo

Generale Controllare che tutti i componenti siano puliti e privi di polvere e corrosione.

Controllare l’eccesso di olio o grasso sotto le guide.


Fossa vano di corsa
Controllare che la zona della fossa sia pulita asciutta e priva di detriti.

Controllare il livello dell’olio.


Controllare la lubrificazione.
Ammortizzatori
Controllare il contatto elettrico (se installato).
Controllare il fissaggio.

Controllare il livello del fluido idraulico.


Serbatoio della centralina
Controllare le perdite del serbatoio e delle valvole.

Pistone Controllare le perdite d’olio.

Pistone telescopico Controllare la sincronizzazione.

Quadro di manovra Controllare che l’armadio sia pulito, asciutto e libero da polvere.

Controllare l’usura e il libero movimento delle parti mobili.


Limitatore di velocità e tenditore Controllare il funzionamento.
Controllare il contatto elettrico.

Controllare l’usura delle gole.


Controllare l’anormale rumorosità e/o le vibrazioni dei cuscinetti.
Puleggia(e) principale(i)
Controllare le protezioni.
Controllare la lubrificazione.

Controllare la presenza di una pellicola d’olio, dove richiesta, su tutte le superfici delle
Guide della cabina, della massa di bilanciamento, del
guide.
pistone
Controllare il fissaggio.

Controllare l’usura dei pattini e dei rulli.


Pattini di guida della cabina, della massa di bilancia-
Controllare il fissaggio.
mento, del pistone
Controllare la lubrificazione dove necessaria.

Cavi elettrici Controllare l’isolamento.

Controllare l’illuminazione di emergenza, i pulsanti di cabina, gli interruttori a chiave.


Cabina dell’ascensore
Controllare i fissaggi dei pannelli e del cielino.

Controllare il libero movimento e l’usura delle parti mobili.


Controllare la lubrificazione.
Paracadute, dispositivo a tacchetti, dispositivo a morsa Controllare il fissaggio.
Controllare il funzionamento.
Controllare il contatto elettrico.

Controllare l’usura, l’allungamento e la tensione.


Funi e catene di sospensione
Controllare la lubrificazione solo dove prevista.

Controllare il deterioramento e l’usura.


Attacchi funi/catene di sospensione
Controllare il fissaggio.

Controllare il funzionamento dei dispositivi di blocco delle porte di piano.


Controllare che le porte scorrano liberamente.
Controllare il guidaggio della porta.
Porte di piano Controllare i giuochi della porta.
Controllare l’integrità della funicella, catena o cinghia quando usata.
Controllare il dispositivo di sbloccaggio di emergenza della porta.
Controllare la lubrificazione.

Controllare il contatto di chiusura o bloccaggio.


Controllare che la porta scorra liberamente.
Controllare il guidaggio della porta.
Porta di cabina Controllare i giuochi della porta.
Controllare l’integrità della funicella o catena quando usata.
Controllare il dispositivo per la protezione del passeggero.
Controllare la lubrificazione.

Livellamento al piano Controllare la precisione della fermata.

Interruttori di finecorsa Controllare il funzionamento.

Limitatore del tempo di alimentazione del motore Controllare il funzionamento.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 15


Approfondimenti

Elemento Controllo

Controllare il funzionamento.
Dispositivi elettrici di sicurezza Controllare la catena elettrica delle sicurezze.
Controllare che i fusibili siano idonei al circuito da proteggere.

Dispositivo di allarme di emergenza Controllare il funzionamento.

Comandi e segnalazioni ai piani Controllare il funzionamento.

Illuminazione del vano di corsa Controllare il funzionamento.

Dispositivo antideriva Controllare il funzionamento.

Valvola di blocco, valvola limitatrice di flusso in una


Controllare il funzionamento.
direzione

Valvola di sovrapressione Controllare il funzionamento.

Valvola di discesa manuale Controllare il funzionamento.

Pompa a mano Controllare il funzionamento.

Tubazione e raccordi Controllare danneggiamenti e perdite.

16 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

Sicurezza nei cantieri

Il coordinamento in fase
di progettazione
e come strutturare un PSC
Antonio Pedna - Architetto - TechIOSH - Coordinatore per la sicurezza
La normativa e la sua applicazione La Direttiva originale fu recepita nel 1996 con il
Il Titolo IV del D.Lgs. n. 81/2008 si occupa dei D.Lgs. n. 494/1996, che fu emendato dopo qualche
cantieri temporanei e mobili, individuando ruoli anno dal D.Lgs. n. 528/1999 e integrato col D.P.R.
e procedure peculiari rispetto a quanto invece è n. 222/2003, nella migliore tradizione legislativa
definito nel Titolo I del decreto, il cui contenuto si italica. Il testo attualmente in vigore, se esclu-
applica indiscriminatamente a tutte le attività lavo- diamo alcuni sbandamenti, è molto più simile
rative, in realtà con una serie di precisazioni elencate alla Direttiva originale di quanto fosse il primo
all’art. 3. recepimento, il D.Lgs. n. 494/1996, che fu una
A differenza di quanto previsto nelle altre realtà norma veramente pessima.
produttive, in un cantiere temporaneo mobile ven- La scadente redazione del primo recepimento della
gono individuate nuove figure, ciascuna con le pro- Direttiva Europea è una delle cause principali di una
prie peculiarità. Oltre ai ruoli consueti: datore di serie di problemi, malintesi e malfunzionamenti che
lavoro, dirigente, preposto, lavoratore, troviamo: il settore si porta appresso ormai da più di vent’anni.
— un committente dell’opera, che è colui che forni- Questi sono, a parte e il solito vizio nostrano di dare
sce l’impulso per il lavoro; più importanza ad una certa formalità, superficial-
— un responsabile dei lavori, che è la figura che può mente considerata, piuttosto che alla sostanza, l’at-
essere incaricata dal committente per supportarlo tenzione eccessiva sulla fase esecutiva del processo di
nello svolgimento di alcune operazioni; costruzione a scapito di quella di pianificazione,
— delle imprese esecutrici; quando la Direttiva originale intendeva proprio
— dei lavoratori autonomi che contribuiscono ad l’opposto.
eseguire l’opera. Generalizzando, in questi anni si sono visti:
Oltre a questi ruoli, la norma introduce anche la — piani di sicurezza e coordinamento, ma anche
necessità di individuare un coordinatore per la sicu- piani operativi di sicurezza, scadenti e di fatto inutili,
rezza in fase di progettazione ed uno in fase di esecu- senza che però questo venisse percepito come rile-
zione, con ruoli e responsabilità complesse. Per vante. In sostanza, sollevare qualche problema a
ultimo, nel D.Lgs. n. 81/2008, sono definiti due causa di un PSC inadeguato o chiedere ad una
documenti: il Piano di Sicurezza e Coordinamento impresa di produrre un POS con un po’ di sostanza
(PSC) e il Piano Operativo di Sicurezza (POS), che era visto come l’inutile esercizio di un seccatore;
sono gli strumenti con cui la Committenza, intesa — coordinatori per la sicurezza in fase di esecuzione
come quel complesso di ruoli che prende l’iniziativa ritenuti responsabili di ogni tipo di violazione avve-
dell’intervento edile, e i costruttori, ciascuno di essi nisse in cantiere, compresa (chi scrive ne è testi-
separatamente, pianificano le attività del cantiere. mone) la pulizia dei bagni di cantiere;
— coordinatori per la sicurezza in fase di progetta-
zione completamente ignorati, sia in fase di proget-
L’attuale norma, la cui origine si deve alla Direttiva 92/57/CEE, al tazione dal committente o dai progettisti, sia in fase di
netto delle revisioni minori, è il frutto di un generale processo di
sistematizzazione della normativa in materia di salute e sicurezza esecuzione dalle autorità di vigilanza e dalle imprese e
che si era accumulata negli anni, che ha prodotto l’attuale D.Lgs. n. ridotti ad interpretare ruoli marginali nel processo
81/2008.
edilizio.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 17


Approfondimenti

Per giungere a questo, la Direttiva 92/57/CE, che Non possedendo gli strumenti culturali per affrontare
contava in origine 14 articoli, fu trasposta in un un piano, i professionisti ne hanno prodotto di abo-
decreto legislativo di ben 25, con cinque differenti minevoli, pletorici, patetici, in poche parole inutili,
allegati, incrementandone il peso delle prestazioni ed e come tali giustamente messi da parte. Qualcuno tra i
inserendone alcune palesemente incongrue e - nel più generosi, intendendo che progetto fosse parola
pensiero di chi scrive - addirittura contrarie all’ordi- più nobile di piano, ha prodotto “progetti della sicu-
namento italiano. rezza”, con risultati anche rilevanti sotto diversi punti
Con il Testo Unico la questione si è parzialmente di vista, ma poco ai fini espressi dalla norma.
normalizzata: il Titolo IV, Capo I, “Misure per la I professionisti negli anni non sono stati in grado di
salute e sicurezza nei cantieri temporanei e mobili”, riconoscersi in un modello condiviso di comporta-
è stato ridimensionato ad un più accettabile mento in relazione agli obblighi sanciti dalla norma:
numero di 16 articoli. Restano alcune criticità, il crollo delle parcelle era un fenomeno già ben
così come nella pratica professionale corrente si visibile prima del restringersi del mercato
sono depositate incrostazioni dovute a male prati- dell’edilizia, che ha portato il colpo finale. Il risultato
che ormai ventennali, le cui responsabilità sono è ben visibile ed è nel sostanziale blocco e regressione
dovute a diversi ruoli del miglioramento dell’applicazione della normativa
sul coordinamento della sicurezza.
I professionisti
Grandi responsabilità sono da addebitare ai pro- Il legislatore
fessionisti, intesi come gruppo organizzato porta- Gravi responsabilità ha il legislatore, che ha promul-
tore di legittimi interessi, i quali si sono accostati gato un testo confuso e velleitario. L’impressione è
alla novità in maniera impreparata e superficiale. che, siccome la sicurezza sul lavoro è un facile argo-
In particolare, all’inizio si è dato per scontato che mento da campagna elettorale (ma spesso rimane
per leggere una norma innovativa come la Diret- solo questo), si sia fatta prendere la mano per
tiva 92/57/CE non fosse necessaria alcuna prepa- mostrarsi particolarmente determinato, senza
razione giuridica, il che è stato palesemente un ahimè che a tale determinazione si accompagnasse
errore. Solo relativamente di recente si è iniziato almeno una preparazione professionale adeguata. In
a trattare nei corsi di formazione e di aggiorna- realtà, i ritardi nel recepimento della Direttiva, que-
mento della tecnica per l’interpretazione della sta come altre relative alla sicurezza negli ambienti di
legge, inserendo la disciplina sul coordinamento lavoro, le successive riscritture e le infrazioni conte-
nel più generale ambito dell’ordinamento state dall’Unione, fanno credere che il fervore sulla
normativo. sicurezza nei cantieri fosse relativamente tiepido, e la
In più all’epoca ai professionisti era estraneo il con- principale spinta al recepimento della Direttiva sia
cetto di piano, visto che tutta la formazione e attività stata la pressione degli organismi dell’Unione. Vista
professionale era incentrata sul concetto di progetto. sotto questa prospettiva, sarebbe stato molto meglio
La differenza sta tra un approccio dinamico al recepire la Direttiva tout court, senza lanciarsi in
governo del cantiere (piano), in cui vengono predi- avventurose riscritture.
sposti strumenti per il controllo di una situazione
continuamente mutevole, e uno statico (progetto), Gli organismi di vigilanza
in cui vengono definite (congelate) una o più condi- Al netto di alcune, purtroppo limitate, esperienze
zioni temporali dei lavori. locali, gli organismi di vigilanza hanno scontato
assieme le velleità del legislatore e l’impreparazione
dei tecnici: direttive e linee guida si sono succedute
Un piano descrive la strategia adottata da un’organizzazione per negli anni come strumenti interpretativi che non
raggiungere un determinato obiettivo. Per scrivere un buon piano
occorre determinare innanzitutto qual è l’obiettivo dello stesso (lo hanno fatto altro che rendere ufficiale il panorama
scopo), quali sono i ruoli coinvolti, il comportamento che l’orga- di disorientamento.
nizzazione si attende e le risorse che essa mette loro a disposi-
zione. Un elemento fondamentale per il piano è la dimensione L’attività di vigilanza non è stata in grado di sanzio-
temporale, che può essere periodica (un’attività da ripetere ogni nare con continuità i comportamenti devianti e di
settimana, ad esempio), o a determinate scadenze o qualora si
verifichino alcune condizioni.
riconoscere e promuovere le buone pratiche, in que-
Il progetto, invece, è spesso semplicemente inteso come il com- sto si deve dire aiutata da un meccanismo di tratta-
plesso degli studi, dei calcoli e dei disegni che determinano la mento del reato, quello del D.Lgs. n. 758/1994, che,
forma e le caratteristiche del bene da realizzare.
rendendo di fatto impossibile contestare le

18 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

prescrizioni elevate dagli organismi di vigilanza in pianificazione dei lavori all’atto della progettazione
seguito ad una violazione, altrettanto ha impedito lo dell’opera hanno influito su più della metà degli
stabilirsi di una corretta e salutare dialettica profes- infortuni del lavoro nei cantieri nella Comunità”.
sionale tra professionista e ispettore. Analogamente, la norma sottolinea la pericolosità
Con l’introduzione della disciplina regolamentata connaturata alla presenza simultanea o successiva di
dal D.Lgs. n. 231/2001 sulla responsabilità ammini- imprese differenti nello stesso cantiere:
strativa delle persone giuridiche, è diventata poi “Considerando che, all’atto della realizzazione di
consuetudine l’allargamento del numero degli inda- un’opera, una carenza di coordinamento in partico-
gati per processi relativi ad incidenti sui cantieri, il lare dovuta alla presenza simultanea o successiva di
che ha portato ad un ulteriore fattore di complica- imprese differenti su uno stesso cantiere temporaneo
zione, che rende sempre più necessario il rivolgersi a o mobile può comportare un numero elevato di
tecnici in possesso di solide professionalità ed espe- infortuni del lavoro”.
rienza. La conseguenza è stata che spesso l’indagine, Per questi motivi, la nuova normativa andrà ad inci-
ovvero l’attività sistematica volta ad appurare la dere sul coordinamento dei veri operatori, fin
verità intorno a determinati fatti, si è spostata sempre dall’elaborazione del progetto:
più dalla polizia giudiziaria alla magistratura “Considerando che risulta pertanto necessario un
giudicante. rafforzamento del coordinamento fra i vari operatori
fin dall’elaborazione del progetto e altresì all’atto
Principali caratteristiche della Direttiva 92/ della realizzazione dell’opera”.
57/CEE Contrariamente a quanto siamo abituati, siamo di
Le norme di legge sono documenti che dicono molto fronte ad una esplicita e chiara dichiarazione
più di quello che normalmente, superficialmente, di intenti di un processo ben strutturato:
leggiamo. Una delle cose più importanti che ci spie- 1) ci siamo impegnati a migliorare le condizioni
gano, spesso, è il motivo per cui sono state scritte: di salute e sicurezza sul lavoro e i cantieri edili devono
nelle Direttive Europee è il testo prima dell’artico- avere un’attenzione particolare perché sono luoghi
lato, i cosiddetti “considerando”. I motivi per cui la pericolosi;
Direttiva 92/67/CE è stata scritta, e quindi i motivi 2) gran parte degli incidenti nei cantieri sono dovuti
per i quali si presume debba essere applicata, sono a carenze progettuali e/o di pianificazione;
elencati in bella mostra. I primi quattro considerando 3) una condizione critica tipica dei cantieri, come la
sono dichiarazioni di principio che hanno rilevanza presenza in contemporanea o in successione di più
politica, non tanto tecnica, e possono essere rappre- imprese, è un ulteriore fattore critico;
sentati dal primo di essi: 4) di conseguenza valutiamo sia necessario il raffor-
“Considerando che l’articolo 118 A del trattato pre- zamento del coordinamento tra i vari operatori già in
vede che il Consigli adotti, mediante direttiva, pre- fase di elaborazione del progetto, per non dire durante
scrizioni minime per promuovere il miglioramento in la sua realizzazione.
particolare dell’ambiente di lavoro, per garantire un Si può forse dire altrettanto dei vari recepimenti
più elevato livello di protezione della sicurezza e della italiani di questa Direttiva, incluso l’ultimo? Dal
salute dei lavoratori”. momento che uno dei momenti critici del processo
La prima considerazione di carattere tecnico è il edilizio è stato individuato nella fase delle scelte
considerando numero 5. I cantieri sono luoghi parti- progettuali, possiamo dire che vent’anni di applica-
colarmente pericolosi: zione di questa norma in Italia ha portato a cambia-
“Considerando che i cantieri temporanei o mobili menti radicali in quest’ambito?
costituiscono un settore di attività che espone
i lavoratori a rischi particolarmente elevati”. Un esame comparato
Ma è a partire dal considerando numero 6 che si inizia La distanza tra le intenzioni del legislatore europeo e
a delineare la ratio della nuova norma: una parte la concreta applicazione della norma in Italia è leg-
rilevante degli incidenti sono attribuibili a scelte gibile già a questo livello: da una parte una dichiara-
architettoniche e/o organizzative non adeguate o ad zione di principi e di obiettivi, dall’altra nulla. Il solco
una carente pianificazione all’atto della progetta- si allarga procedendo con la lettura di quanto in
zione dell’opera: concreto viene organizzato dalla Direttiva, in paral-
“Considerando che le scelte architettoniche e/o lelo con come la prescrizione è stata recepita in Italia.
organizzative non adeguate o una carente Il responsabile dei lavori:

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 19


Approfondimenti

— Direttiva 92/57/CE: Qualsiasi persona fisica o Al contrario, il legislatore europeo ha compreso come
giuridica incaricata della progettazione e/o dell’ese- il processo edilizio sia divenuto troppo complesso e
cuzione e/o del controllo dell’esecuzione dell’opera pericoloso per lasciare che venga gestito da persone
per conto del committente; inesperte, e va ad agire sui ruoli che ne hanno fatto
— D.Lgs. n. 81/2008: Soggetto che può essere inca- una professione. Al legislatore italiano veniva richie-
ricato dal committente per svolgere i compiti ad esso sto di superare la tradizionale bipartizione dei ruoli:
attribuiti dal presente decreto. da una parte il committente, dall’altra l’impresa, in
favore del tipico, innovativo rapporto comunitario in
Tra le due definizioni la differenza è abissale. In Italia il responsabile
cui è al produttore professionale di beni e servizi, che
dei lavori è un ruolo facoltativo (può essere incaricato), una persona di volta in volta è il progettista, l’impresa esecutrice o,
fisica vicaria rispetto al committente, il cui campo d’azione è volendo, il direttore dei lavori, cui è fatto l’obbligo di
strettamente definito e, cosa fondamentale, oggetto di un incarico
che deve essere esplicitamente affidato. tutelare il consumatore. Gli esiti sono sotto gli occhi
di tutti.

La Direttiva 92/57/CE prevede che possa essere sia Il coordinamento in fase di progettazione
una persona fisica che un’organizzazione, e che sia un Come si è visto, secondo la Direttiva europea i
ruolo individuato per mezzo dell’attività che svolge progettisti, nella loro veste di responsabili dei lavori,
all’interno del processo edilizio, piuttosto che oggetto hanno l’obbligo di assoggettare la propria attività alle
di una nomina precisa. Un poco come vengono misure generali di tutela. Il coordinatore in fase di
definiti i ruoli della linea dell’organigramma nel progettazione ha invece i seguenti compiti:
Titolo I del D.Lgs. n. 81/2008: se ti comporti da — coordina appunto l’applicazione di tali misure,
preposto, o hai le prerogative del preposto, sei un agendo su come si relazionano tra di loro i differenti
preposto anche in assenza di un incarico formale e progettisti e le varie parti del progetto;
devi sottometterti alle relative responsabilità. — elabora o fa elaborare un piano di sicurezza e salute
Cosa cambia, all’atto pratico? L’integrazione coatta e appronta un fascicolo, documenti sui quali
di due figure, che la norma italiana considera diffe- torneremo.
rentemente o non considera affatto, nei processi Nel recepimento italiano la gerarchia di questi obbli-
definiti dal coordinamento della sicurezza. ghi è significativamente ribaltata, il che dà la misura
Chi è la persona fisica o giuridica incaricata della della persistenza del fraintendimento del legislatore,
progettazione dell’opera, se non il progettista? già avvertita con la definizione di responsabile dei
È costui che diventa responsabile in prima persona lavori. Il coordinatore ha la responsabilità principale
delle scelte architettoniche e organizzative, nell’ot- di redigere il piano ed il fascicolo, che saranno
tica della pianificazione del cantiere (art. 4: “… i oggetto di un esame in seguito.
principi generali di prevenzione in materia di sicu- Solo al terzo posto, introdotto nel 2009, dopo un
rezza e di salute previsti dalla 89/391/CEE sono presi anno dalla edizione originale del Testo Unico, all’art.
in considerazione dal responsabile dei lavori e, se del 91 comma 1, lettera b-bis viene inserito un riferi-
caso, dal committente”). È importante osservare che mento ad un’attività di coordinamento:
la Direttiva 89/391/CEE è stata recepita in Italia con “Coordina l’applicazione delle disposizioni di cui
il D.Lgs. n. 626/1994 ed oggi i principi generali di all’articolo 90, comma 1”
prevenzione sono quelli elencati all’art. 15 del D.Lgs. che fa riferimento all’obbligo del committente o del
n. 81/2008 sotto il titolo “Misure generali di tutela”. responsabile dei lavori, secondo la definizione ita-
E così ragionando, quale può essere la persona giuridica liana, di attenersi alle misure generali di tutela al
incaricata dell’esecuzione dell’opera, se non l’impresa momento delle scelte architettoniche, tecniche ed
esecutrice? In sintesi, la definizione italiana di respon- organizzative.
sabile dei lavori introduce un ruolo passivo, direi quasi C’è da osservare che, dal momento che il responsabile
notarile, che fa solo finta di governare un processo dei lavori italiano è il committente o un suo incari-
dinamico, lasciando la responsabilità delle scelte criti- cato, necessariamente l’ambito di azione di questo è
che al committente, che può essere completamente differente da quello del progettista dell’opera e, senza
incompetente sotto il profilo tecnico e gestionale, e dubbio, meno efficace rispetto a quanto previsto dal
che salvo casi di organizzazioni che professionalmente legislatore europeo. A questo livello le scelte al mas-
gestiscono un patrimonio costruito, è tale. simo potranno essere efficaci a livello di politica, ma

20 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

mancheranno totalmente dell’aspetto tecnico, che è da quanto valutato per il resto del progetto, per
quello individuato come carente dai “considerando”. almeno due buoni motivi:
— il piano di sicurezza e salute è costituito in gran
Il piano di coordinamento parte da indicazioni procedurali (regole) e non dalla
Il PSC è definito dal D.Lgs. n. 81/2008 con l’art. 100, prescrizione di forniture di beni o di servizi, per cui
comma 1, che rimanda all’allegato XV, il quale a sua fare il calcolo dell’eventuale aggravio economico di
volta ne dettaglia specificatamente i contenuti. Qui tali procedure è un esercizio in ogni caso difficile e di
sono introdotti gli oneri della sicurezza, che l’Europa scarso costrutto. Tanto più se i lavori vengono affidati
intera ci invidia. La Direttiva 92/57/CE, molto più a corpo o, addirittura, chiavi in mano;
semplicemente, individua tre requisiti per il piano di — il responsabile dell’organizzazione dell’ambiente
sicurezza e salute: di lavoro con criteri di sicurezza ed igiene è, per ogni
1) precisare le regole applicabili al cantiere tipo di industria e di servizio, il datore di lavoro
interessato; interessato e tale rimane nell’edilizia. Questo, a
2) tenere conto, se necessario, delle attività che si scanso di equivoci, è affermato esplicitamente all’art.
svolgono sul luogo; 7, comma 2 della Direttiva. Non si capisce perché
3) contenere misure specifiche per i lavori che rien- spetti ad un soggetto esterno all’organizzazione azien-
trano in una o più categorie dell’allegato II. dale (il committente) individuare come questi debba
Per comprendere pienamente le aspettative suscitate adempiere alla norma e riconoscergliene il costo.
dal primo punto di questo elenco è necessario scorrere
la norma per farsi un’idea dell’organizzazione gene- Il mancato assoggettamento di una voce di capitolato all’eventuale
rale del cantiere che la Direttiva sottende. ribasso d’asta è un nonsenso: non si capisce perché un commit-
tente sia obbligato a riconoscere un prezzo maggiorato rispetto a
Se, infatti, andiamo all’art. 9 della Direttiva, sco- quanto un’impresa riesce a offrire, a parità di prestazione. Il pro-
priamo che sono i datori di lavoro ad essere responsa- blema in cantiere, per la sicurezza come per l’opera, è sempre e
fondamentalmente la prestazione: se qualcuno è stato superficiale
bilizzati al mantenimento in cantiere di adeguate o ha messo in programma di fare il furbo, mal gliene incolga.
condizioni di sicurezza ed igiene del lavoro, come già
previsto dall’art. 6 della Direttiva 89/391/CEE in
quanto l’applicazione della direttiva cantieri, “lascia Il secondo punto (“tenere conto, se necessario, delle
impregiudicato il principio della responsabilità dei attività che si svolgono sul luogo“) ha una effettiva
datori di lavoro prevista dalla direttiva 89/391/CEE.” corrispondenza con il punto 2.2.1 dell’allegato XV al
Ne deriva che quello che è parte rilevante del conte- D.Lgs. n. 81/2008, quando parla del contenuto
nuto del PSC, così come trasposto nella normativa minimo del PSC in relazione all’area di cantiere.
italiana, specialmente in materia di definizione dei È da sottolineare come il dettato della Direttiva
servizi logistici e assistenziali per i lavoratori, organiz- europea sia però più esplicito. Questa torna a staccarsi
zazione del layout del cantiere, gestione di attrezzature e decisamente dal suo recepimento italiano quando si
mezzi, nella concezione originale della direttiva can- riflette sul terzo punto di questo elenco, le misure
tieri è responsabilità degli appaltatori. La conseguenza specifiche per i lavori che rientrano in una o più
è che le regole applicabili al cantiere interessato, che categorie dell’allegato II. L’allegato alla Direttiva
costituiscono una delle componenti del piano di sicu- contiene l’elenco non esauriente dei lavori compor-
rezza e salute nella concezione della Direttiva, saranno tanti rischi particolari per la sicurezza e la salute dei
effettivamente regole, ovvero definizioni di modalità lavoratori, che è stato recepito dalla norma italiana
di azione e limiti operativi, piuttosto che prescrizioni con l’allegato XI. La Direttiva richiede di definire nel
relative alla fornitura di attrezzature e di servizi, così piano di sicurezza e salute misure specifiche, ovvero
come è venuto a configurarsi nel recepimento italiano. indicazioni operative su come dovranno essere ese-
Una delle ricadute di questo ennesimo malinteso nel guiti i lavori; il D.Lgs. n. 81/2008 inserisce invece un
recepimento della norma ha favorito la nascita degli richiamo a questi rischi particolari, all’art. 100,
oneri della sicurezza, con l’ipocrisia della proibizione comma 1, anche se in termini piuttosto confusi. Si
del loro assoggettamento al ribasso d’asta, sottinten- parla infatti di prescrizioni correlate alla complessità
dendo che sulla sicurezza non si fanno sconti. Gli dell’opera da realizzare ed alle eventuali fasi critiche
oneri della sicurezza non sono stati previsti nella del processo di costruzione, atte a prevenire o ridurre i
Direttiva originale, non è stata prevista nessuna rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi
valutazione economica delle prestazioni richieste compresi i rischi particolari di cui all’allegato XI, che
dal piano di sicurezza e salute, tanto meno separata sembra individuare la richiesta di una prestazione

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 21


Approfondimenti

decisamente inferiore rispetto alle misure specifiche all’“organizzazione del cantiere” (D.Lgs. n. 81/2008,
richieste dalla direttiva. All. XV, § 2.2.2), dove in alcune parti si ribalta
singolarmente la responsabilità dell’organizzazione
Il coordinatore in fase di esecuzione della logistica dell’impianto produttivo dal datore
Anche l’attività del coordinatore in fase di esecu- di lavoro dell’impresa esecutrice al committente;
zione differisce molto in Italia da quanto originaria- ben più ostica è la parte “contenuto del PSC in
mente previsto nella Direttiva 92/57/CEE. riferimento alle lavorazioni” (D.Lgs. n. 81/2008,
Innanzitutto nella Direttiva europea il coordinatore All. XV, § 2.2.3) con la sua bizzarra distinzione dei
è chiamato così perché appunto gli viene richiesta rischi specifici propri dell’attività dell’impresa, senza
una azione di coordinamento e non un surrettizio che al momento della sua redazione possa essere dato
controllo, come nel testo unico. Inoltre è rilevante il a sapere come effettivamente saranno affidati i lavori.
fatto che il PSC ha contenuti diversi dal piano di
sicurezza e salute della Direttiva e che la verifica della Alcune riflessioni sui documenti previsti
sua applicazione presuppone una attività più impe- da norme
gnativa rispetto al mero coordinamento dell’applica- Nel ragionare su come impostare per la prima volta
zione di un documento dai contenuti più limitati. un documento previsto da una norma, nel nostro caso
il D.Lgs. n. 81/2008 agli art.100 e allegato XV,
Come strutturare un PSC occorre fare alcune riflessioni preliminari che, al
Un approccio ragionato alla normativa italiana solito, possono essere banali, ma che spesso diven-
tano fonte di problemi, quando trascurate.
Il coordinamento della sicurezza nei cantieri, in fase di La legge è scritta sin dai tempi di Hammurabi (Meso-
progettazione come in fase di esecuzione, è previsto da potamia, circa XIX secolo a.C.) per fare in modo che
una legge dello stato italiano ormai da più di ven- ciascuno possa avere un chiaro quadro delle proprie
t’anni: il modo in cui questo ha recepito la Direttiva responsabilità. La sua applicazione deve essere lette-
europea presenta diverse differenze dal dettato comu- rale, secondo quanto fatto palese dal significato pro-
nitario. Questa impostazione di base, che si distaccava prio delle parole secondo la connessione di esse
dalla Direttiva in maniera abbastanza accentuata, (Preleggi, art. 12). In più, nessuna prestazione perso-
negli anni è stata modificata passo passo per ricondurla nale o patrimoniale può essere imposta se non in base
di più secondo le intenzioni della Direttiva. alla legge (Costituzione della Repubblica Italiana,
art. 23). Ciò per dire che l’ambito di azione previsto
Restano comunque numerose incoerenze nell’applicazione della
normativa italiana, che a volte sono anche rilevanti. Il fatto che in per coordinatore in fase di progettazione, che redige il
questi anni ci si è concentrati nella vigilanza sulle condizioni dei suo PSC, è quello definito letteralmente dall’art. 100
cantieri, non affrontando affatto un qualsiasi tipo di valutazione
sistemica sugli strumenti e sugli obiettivi dell’applicazione della e dall’allegato XV e nulla più.
norma, anche se ciò può essere giustificato dalla situazione di Il ruolo di chi redige un documento per soddisfare un
allarme sociale a causa dell’elevato numero di infortuni nel settore,
a poco è servito per strappare l’edilizia da condizioni di assoluta obbligo legale è quello di rispettare la legge. Qualsiasi
arretratezza culturale. integrazione o aggiunta deve essere valutata con pon-
derazione, per essere sicuri che si tratti effettivamente
È comunque importante riferirsi alla Direttiva 92/57/ di una modifica in positivo e sincerarsi che non venga
CEE per la semplice considerazione che questa norma modificato il profilo di responsabilità dell’estensore. Il
è coordinata e strutturata per un programma ed un coordinamento è una professione: il mondo si cambia
obiettivo, che sono chiaramente esplicitati nei “con- nel tempo libero. Il D.Lgs. n. 81/2008 ha per la prima
siderando” e nell’articolato. Questo torna sempre volta introdotto l’art. 299 dal significativo titolo
utile quando ci si va ad imbattere nelle contraddizioni “Esercizio di fatto di poteri direttivi”, che non ha
e nei vuoti che si trovano nel testo italiano, anche a fatto altro che mettere per iscritto un principio giuri-
causa della sua continua riscrittura. sprudenziale ben noto: se si esercita fattivamente un
Ciò non toglie che nell’applicazione quotidiana del ruolo che non compete, si dovrà comunque farlo
Titolo IV del D.Lgs. n. 81/2008, e anche nel provve- secondo i requisiti di legge, altrimenti se ne risponderà
dimento stesso, è possibile imbattersi in contraddi- come se quel ruolo effettivamente fosse il proprio.
zioni ed illogicità che molto spesso sono solo però un Questo per dire che se nel PSC, nell’ansia di gestire
escamotage per potere andare avanti. un particolare processo, si esorbita dal ruolo previsto
Possono essere problematiche le parti del PSC indi- dalla norma per il coordinatore, andando ad invadere il
viduate come “contenuto del PSC in riferimento campo di azione del datore di lavoro, in caso di

22 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

incidente il coordinatore ne risponderà appunto come Tabella 1 - Struttura PSC: primo livello
se fosse stato quest’ultimo: quanti processi a coordina-
tori per l’esecuzione si sarebbero potuti evitare se il 1. Relazione tecnica
coordinatore per la progettazione fosse stato un poco 2. Stima dei costi della sicurezza
più … misurato nelle sue asserzioni. 3. Tavole esplicative di progetto
Una delle destinazioni del PSC è la verifica della sua
3.1.Planimetria sull’organizzazione del cantiere
conformità alla norma, probabilmente alla ricerca di
qualche errore od omissione, possibilmente con 3.2.Tavola tecnica sugli scavi
atteggiamento inquisitorio. È importante che questa
conformità sia palese e di immediata verificabilità. Il
D.Lgs. n. 81/2008, allegato XV, è organizzato come L’art. 100, fa poi riferimento per i dettagli all’al-
un indice: il modo migliore per ottenere il risultato legato XV, che è strutturato come un elenco
voluto è strutturare il nostro documento letteral- strutturato, con il paragrafo 1.1 che contiene le
mente secondo questo indice. definizioni di riferimento per il documento.
È necessario curare anche l’aspetto estetico del docu- Magari questo allegato avrebbe meritato una ulte-
mento: sciatto è peggio che sbagliato, perché dà imme- riore revisione, prima della sua pubblicazione:
diatamente la misura di quanto poco lavoro e nulla da dire sui contenuti, se non che la loro
attenzione siano stato dedicati per redigerlo. La cura indicizzazione è un poco confusa. Occorre qualche
deve essere per la sua apparenza e per la sostanza: per lettura per comprendere, infatti, che il capitolo
documentare un percorso tecnico in conformità a 2.1 mischia alcuni elementi oggettivi del PSC,
quanto stabilito dalle regole occorre munirsi di pazienza come la descrizione e l’identificazione dell’opera o
per spiegarsi. Ciò serve principalmente per tutelarsi in le misure di coordinamento per l’utilizzo di even-
caso di contestazione: per confutare un’asserzione è tuali servizi comuni, con altri che sono invece
sufficiente un’altra asserzione. Per contestare una spie- criteri di approfondimento delle analisi richieste
gazione è necessaria un’altra spiegazione, che deve in seguito, come la durata delle fasi o le procedure
essere migliore. complementari e di dettaglio da richiedere con il
POS delle imprese esecutrici.
Il contenuto reale e strutturato del PSC parte dal
La struttura capitolo 2.2 dell’allegato XV (Tabella 2).
Il contenuto del PSC è definito dall’art. 100 del D. I capitoli da 2.2.1 a 2.2.3 ci consentono di definire il
Lgs. n. 81/2008: contenuto della relazione tecnica con maggiore det-
“1. Il piano è costituito da una relazione tecnica e taglio (Tabella 3).
prescrizioni correlate alla complessità dell’opera da La voce prevista al capitolo 1.3 ha bisogno di una
realizzare ed alle eventuali fasi critiche del processo di spiegazione: le lavorazioni previste devono essere
costruzione, atte a prevenire o ridurre i rischi per la scomposte in fasi, e - dice la norma - quando
sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i rischi necessario in sottofasi, e per ciascuna di queste
particolari di cui all’Allegato XI, con specifico rife- occorre la valutazione dei relativi rischi. L’elenco
rimento ai rischi derivanti dal possibile rinveni- dei controlli previsti dalla norma, quindi, deve
mento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri essere ripetuto per ogni fase che viene definita.
interessati da attività di scavo, nonché la stima dei
costi di cui al punto 4 dell’Allegato XV. Il piano di Tabella 2 - Struttura PSC: secondo livello
sicurezza e coordinamento (PSC) è corredato da
tavole esplicative di progetto, relative agli aspetti 1. Relazione tecnica
della sicurezza, comprendenti almeno una planime- 1.1. Contenuto del PSC in riferimento all’area di cantiere
tria sull’organizzazione del cantiere e, ove la partico- 1.2. Contenuto del PSC in riferimento all’organizzazione del cantiere
larità dell’opera lo richieda, una tavola tecnica sugli
1.3. Contenuto del PSC in riferimento alle lavorazioni
scavi. I contenuti minimi del piano di sicurezza e di
coordinamento e l’indicazione della stima dei costi 2. Stima dei costi della sicurezza
della sicurezza sono definiti all’Allegato XV”. 3. Tavole esplicative di progetto
Abbiamo qui tre elementi, uno dei quali - le
Planimetria sull’organizzazione del cantiere
tavole - già con una articolazione minima
(Tabella 1). Tavola tecnica sugli scavi

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 23


Approfondimenti

Oltre a questo occorre inserire il controllo previsto dal seguenti. Occorre quindi inserire le informazioni
capitolo 2.3, ovvero la gestione delle interferenze tra le ancora mancanti.
lavorazioni. L’analisi del rischio di interferenza e le In Tabella 5 è l’elenco di quanto previsto dal capitolo
conseguenti prescrizioni operative per lo sfasamento 2.1, il testo barrato indica se si tratta di voci che sono
spaziale o temporale delle lavorazioni interferenti, le state riprese e ampliate nei capitoli successivi dell’al-
modalità di verifica del rispetto di tali prescrizioni e gli legato XV.
eventuali accorgimenti per gestire il rischio residuo è Così facendo saremo sicuri che la struttura del
opportuno vengano eseguiti fase per fase. documento rispecchi perfettamente il contenuto
Per i contenuti dei capitoli 1.1 e 1.2 probabilmente minimo previsto dalla norma. Non si tratta di una
occorrerà comportarsi in maniera analoga, in caso di operazione così diretta come sarebbe stato auspi-
progetti multi sito, come possono essere i cantieri di cabile perché le leggi sono prodotti collettivi,
grandi infrastrutture. frutto di compromessi e di approssimazioni. Que-
Con esclusione del contenuto del capitolo 1.2 perché sto ha come conseguenza che il testo possa non
tratta di apprestamenti logistici, di ciascuna delle essere coerente e sia comunque necessario uno
voci individuate in questo passo, la norma ricorda sforzo per interpretare e riordinare le cose. L’im-
come sia necessario definire: portante è che questo sforzo sia ridotto al minimo
— la valutazione dei rischi; e sia sempre indirizzato a raggiungere una solu-
— le scelte progettuali ed organizzative; zione chiara del problema, e non la sua compli-
— le procedure; cazione. Questo perché ogni scostamento da come
— le misure preventive e protettive e, quando neces- la legge articola i suoi requisiti, sia nel testo delle
sario produrre tavole o disegni tecnici esplicativi. parole che vengono utilizzate, sia nell’ordine in
La voce valutazione dei rischi, intesa come almeno la cui il contenuto è organizzato, può avere conse-
descrizione del pericolo ed una quantificazione del guenze imprevedibili quando viene messo alla
possibile esito non voluto, non è esplicitamente prova dei fatti reali, e ci si accorge che inavver-
richiesta dalla norma ma è comunque opportuno titamente sono stati introdotti fattori anomali,
inserirla, per quanto appunto ricordato sopra: è che hanno allontanato il nostro lavoro dal
opportuno documentare pazientemente il percorso senso palese del significato proprio delle parole
tecnico che viene seguito, in conformità a quanto secondo la connessione di esse, e dalla intenzione
stabilito dalle regole. del legislatore.
A questo punto la struttura del nostro documento è Il lavoro per produrre un documento professionale,
diventata quella in Tabella 4. però, non è ancora terminato. È consigliabile inte-
grare il PSC con queste informazioni:
Integrazioni — scopo;
Qui è necessario tornare al contenuto del capitolo 2.1 — riferimenti;
dell’allegato XV che definisce i contenuti minimi del — definizioni.
PSC. Questo presenta un elenco di requisiti, dei quali Il nostro documento diventerà quindi come in
solo alcuni sono stati approfonditi nei capitoli Tabella 6.

Tabella 3 - Struttura PSC: terzo e quarto livello

1. Relazione tecnica

1.1. Contenuto del PSC in riferimento all’area di cantiere

1.1.1. Caratteristiche dell’area di cantiere, con particolare attenzione alla presenza nell’area di cantiere di linee aeree e condutture interrate

1.1.2. Lavori stradali ed autostradali al fine di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori impiegati nei confronti dei rischi derivanti dal traffico
circostante

1.1.3. Rischio di annegamento

1.1.4. Eventuali rischi che le lavorazioni di cantiere possono comportare per l’area circostante

1.2. Contenuto del PSC in riferimento all’organizzazione del cantiere

1.2.1. Modalità da seguire per la recinzione del cantiere, gli accessi e le segnalazioni

24 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

1.2.2. Servizi igienico-assistenziali

1.2.3. Viabilità principale di cantiere

1.2.4. Impianti di alimentazione e reti principali di elettricità, acqua, gas ed energia di qualsiasi tipo

1.2.5. Impianti di terra e di protezione contro le scariche atmosferiche

1.2.6. Disposizioni per dare attuazione a quanto previsto dall’art. 102 (consultazione degli RLS)

1.2.7. Disposizioni per dare attuazione a quanto previsto dall’art. 92, comma 1, lettera c) (organizzazione tra i datori di lavoro, ivi compresi i
lavoratori autonomi, la cooperazione ed il coordinamento delle attività nonché la loro reciproca informazione)

1.2.8. Eventuali modalità di accesso dei mezzi di fornitura dei materiali

1.2.9. Dislocazione degli impianti di cantiere

1.2.10. Dislocazione delle zone di carico e scarico

1.2.11. Zone di deposito attrezzature e di stoccaggio materiali e dei rifiuti

1.2.12. Eventuali zone di deposito dei materiali con pericolo d’incendio o di esplosione

1.3. Contenuto del PSC in riferimento alle lavorazioni

Fase (per ogni fase)

1.3.1.1. Analisi delle interferenze con altre fasi

1.3.1.1.1. Valutazione del rischio

1.3.1.1.2. Prescrizioni operative per lo sfalsamento spaziale o temporale delle lavorazioni

1.3.1.1.3. Modalità di verifica

1.3.1.1.4. Gestione del rischio residuo di interferenze

1.3.1.2. Rischio di investimento da veicoli circolanti nell’area di cantiere

1.3.1.3. Rischio di seppellimento negli scavi

1.3.1.4. Rischio di esplosione derivante dall’innesco accidentale di un ordigno bellico inesploso rinvenuto durante le attività di scavo

1.3.1.5. Rischio di caduta dall’alto

1.3.1.6. Rischio di insalubrità dell’aria nei lavori in galleria

1.3.1.7. Rischio di instabilità delle pareti e della volta nei lavori in galleria

1.3.1.8. Rischi derivanti da estese demolizioni o manutenzioni, ove le modalità tecniche di attuazione siano definite in fase di progetto

1.3.1.9. Rischi di incendio o esplosione connessi con lavorazioni e materiali pericolosi utilizzati in cantiere

1.3.1.10. Rischi derivanti da sbalzi eccessivi di temperatura

1.3.1.11. Rischio di elettrocuzione

1.3.1.12. Rischio rumore

1.3.1.13. Rischio dall’uso di sostanze chimiche

2. Stima dei costi della sicurezza

3. Tavole esplicative di progetto

3.1. Planimetria sull’organizzazione del cantiere

3.2.Tavola tecnica sugli scavi

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 25


Approfondimenti

Tabella 4 - Struttura PSC: quinto livello

1. Relazione tecnica

1.1. Contenuto del PSC in riferimento all’area di cantiere

1.1.1. Caratteristiche dell’area di cantiere, con particolare attenzione alla presenza nell’area di cantiere di linee aeree e condutture interrate

1.1.1.1. Valutazione dei rischi

1.1.1.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.1.1.3. Procedure

1.1.1.4 Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.1.2. Lavori stradali ed autostradali al fine di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori impiegati nei confronti dei rischi derivanti dal traffico
circostante

1.1.2.1. Valutazione dei rischi

1.1.2.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.1.2.3. Procedure

1.1.2.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.1.3. Rischio di annegamento

1.1.3.1. Valutazione dei rischi

1.1.3.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.1.3.3. Procedure

1.1.3.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.1.4. Eventuali rischi che le lavorazioni di cantiere possono comportare per l’area circostante

1.1.4.1. Valutazione dei rischi

1.1.4.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.1.4.3. Procedure

1.1.4.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.2. Contenuto del PSC in riferimento all’organizzazione del cantiere

1.2.1. Modalità da seguire per la recinzione del cantiere, gli accessi e le segnalazioni

1.2.2. Servizi igienico-assistenziali

1.2.3. Viabilità principale di cantiere

1.2.4. Impianti di alimentazione e reti principali di elettricità, acqua, gas ed energia di qualsiasi tipo

1.2.5. Impianti di terra e di protezione contro le scariche atmosferiche

1.2.6. Disposizioni per dare attuazione a quanto previsto dall’art. 102 (consultazione degli RLS)

1.2.7. Disposizioni per dare attuazione a quanto previsto dall’art. 92, comma 1, lettera c) (organizzazione tra i datori di lavoro, ivi compresi i
lavoratori autonomi, la cooperazione ed il coordinamento delle attività nonché la loro reciproca informazione)

1.2.8. Eventuali modalità di accesso dei mezzi di fornitura dei materiali

1.2.9. Dislocazione degli impianti di cantiere

1.2.10. Dislocazione delle zone di carico e scarico

1.2.11. Zone di deposito attrezzature e di stoccaggio materiali e dei rifiuti

1.2.12. Eventuali zone di deposito dei materiali con pericolo d’incendio o di esplosione

1.3. Contenuto del PSC in riferimento alle lavorazioni

1.3.1. Fase (per ogni fase)

1.3.1.1. Analisi delle interferenze con altre fasi

26 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

1.3.1.1.1. Valutazione del rischio

1.3.1.1.2. Prescrizioni operative per lo sfalsamento spaziale o temporale delle lavorazioni

1.3.1.1.3. Modalità di verifica

1.3.1.1.4. Gestione del rischio residuo di interferenze

1.3.1.2. Rischio di investimento da veicoli circolanti nell’area di cantiere

1.3.1.2.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.2.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.2.3. Procedure

1.3.1.2.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.3. Rischio di seppellimento negli scavi

1.3.1.3.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.3.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.3.3. Procedure

1.3.1.3.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.4. Rischio di esplosione derivante dall’innesco accidentale di un ordigno bellico inesploso rinvenuto durante le attività di scavo

1.3.1.4.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.4.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.4.3. Procedure

1.3.1.4.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.5. Rischio di caduta dall’alto

1.3.1.5.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.5.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.5.3. Procedure

1.3.1.5.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.6. Rischio di insalubrità dell’aria nei lavori in galleria

1.3.1.6.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.6.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.6.3. Procedure

1.3.1.6.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.7. Rischio di instabilità delle pareti e della volta nei lavori in galleria

1.3.1.7.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.7.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.7.3. Procedure

1.3.1.7.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.8. Rischi derivanti da estese demolizioni o manutenzioni, ove le modalità tecniche di attuazione siano definite in fase di progetto

1.3.1.8.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.8.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.8.3. Procedure

1.3.1.8.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.9. Rischi di incendio o esplosione connessi con lavorazioni e materiali pericolosi utilizzati in cantiere

1.3.1.9.1. Valutazione dei rischi

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 27


Approfondimenti

1.3.1.9.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.9.3. Procedure

1.3.1.9.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.10. Rischi derivanti da sbalzi eccessivi di temperatura

1.3.1.10.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.10.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.10.3. Procedure

1.3.1.10.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.11. Rischio di elettrocuzione

1.3.1.11.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.11.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.11.3. Procedure

1.3.1.11.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.12. Rischio rumore

1.3.1.12.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.12.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.12.3. Procedure

1.3.1.12.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

1.3.1.13. Rischio dall’uso di sostanze chimiche

1.3.1.13.1. Valutazione dei rischi

1.3.1.13.2. Scelte progettuali ed organizzative

1.3.1.13.3. Procedure

1.3.1.13.4. Misure preventive e protettive, quando necessario con tavole o disegni tecnici esplicativi

2. Stima dei costi della sicurezza

3. Tavole esplicative di progetto

3.1. Planimetria sull’organizzazione del cantiere

3.1. Tavola tecnica sugli scavi

Tabella 5 - Contenuti minimi del PSC (allegato XV, capitolo 2.1)

— Identificazione e descrizione dell’opera

Indirizzo del cantiere

Descrizione del contesto in cui è collocata l’area di cantiere

Descrizione sintetica dell’opera, con particolare riferimento alle scelte progettuali, architettoniche, strutturali e tecnologiche

— Individuazione dei soggetti con compiti di sicurezza

Nominativo del responsabile dei lavori

Nominativo del coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione

Nominativo del coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione (se nominato)

Nominativi dei datori di lavoro delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi (una volta selezionati)

— Relazione concernente l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi concreti, con riferimento all’area ed alla organizzazione del
cantiere, alle lavorazioni ed alle loro interferenze

28 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

Scelte progettuali ed organizzative, le procedure, le misure preventive e protettive

Prescrizioni operative, le misure preventive e protettive ed i dispositivi di protezione individuale, in riferimento alle interferenze tra le lavorazioni

— Misure di coordinamento relative all’uso comune da parte di più imprese e lavoratori autonomi, come scelta di pianificazione lavori finalizzata
alla sicurezza, di apprestamenti, attrezzature, infrastrutture, mezzi e servizi di protezione collettiva

— Modalità organizzative della cooperazione e del coordinamento, nonché della reciproca informazione, fra i datori di lavoro e tra questi ed i
lavoratori autonomi

— Organizzazione prevista per il servizio di pronto soccorso, antincendio ed evacuazione dei lavoratori, nel caso in cui il servizio di gestione delle
emergenze é di tipo comune, nonché nel caso di cui all’art. 94, comma 4; il PSC contiene anche i riferimenti telefonici delle strutture previste sul
territorio al servizio del pronto soccorso e della prevenzione incendi

— Durata prevista delle lavorazioni, delle fasi di lavoro e, quando la complessità dell’opera lo richieda, delle sottofasi di lavoro, che costituiscono
il cronoprogramma dei lavori, nonché l’entità presunta del cantiere espressa in uomini-giorno

— Tipo di procedure complementari e di dettaglio al PSC stesso e connesse alle scelte autonome dell’impresa esecutrice, da esplicitare
nel POS.

Tabella 6 - Struttura PSC dopo integrazioni

1. Scopo

2. Riferimenti

3. Definizioni

4. Piano di Sicurezza e Coordinamento

4.1. Identificazione e descrizione dell’opera

4.1.1. Indirizzo del cantiere

4.1.2. Descrizione del contesto in cui è collocata l’area di cantiere

4.1.3. Descrizione sintetica dell’opera, con particolare riferimento alle scelte progettuali, architettoniche, strutturali e tecnologiche

4.2. Individuazione dei soggetti con compiti di sicurezza

4.2.1. Nominativo del responsabile dei lavori

4.2.2. Nominativo del coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione

4.2.3. Nominativo del coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione (se nominato)

4.2.4. Nominativi dei datori di lavoro delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi (una volta selezionati)

4.3. Misure di coordinamento relative all’uso comune da parte di più imprese e lavoratori autonomi, come scelta di pianificazione lavori
finalizzata alla sicurezza, di apprestamenti, attrezzature, infrastrutture, mezzi e servizi di protezione collettiva

4.4. Modalità organizzative della cooperazione e del coordinamento, nonché della reciproca informazione, fra i datori di lavoro e tra questi ed i
lavoratori autonomi

4.5. Organizzazione prevista per il servizio di pronto soccorso, antincendio ed evacuazione dei lavoratori, nel caso in cui il servizio di gestione
delle emergenze è di tipo comune, nonché nel caso di cui all’art. 94, comma 4; il PSC contiene anche i riferimenti telefonici delle strutture
previste sul territorio al servizio del pronto soccorso e della prevenzione incendi

4.6. Durata prevista delle lavorazioni, delle fasi di lavoro e, quando la complessità dell’opera lo richieda, delle sottofasi di lavoro, che
costituiscono il cronoprogramma dei lavori, nonché l’entità presunta del cantiere espressa in uomini-giorno

4.7. Tipo di procedure complementari e di dettaglio al PSC stesso e connesse alle scelte autonome dell’impresa esecutrice, da esplicitare
nel POS

5. Relazione concernente l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi concreti, con riferimento all’area ed alla organizzazione del
cantiere, alle lavorazioni ed alle loro interferenze

5.1. Contenuto del PSC in riferimento all’area di cantiere … in seguito come sopra.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 29


Approfondimenti

Servizio di prevenzione e protezione

RLS: ruolo, funzioni e azione


nel sistema di organizzazione
aziendale della prevenzione
Pierguido Soprani - Avvocato
La disciplina normativa Accanto al RLS aziendale, il D.Lgs. n. 81/2008 ha
La figura del rappresentante dei lavoratori per la introdotto le figure del RLS territoriale (con riferi-
sicurezza (RLS) - al pari del responsabile del servizio mento a tutte le aziende o unità produttive del terri-
di prevenzione e protezione e del medico competente torio o del comparto di competenza nelle quali non
- è stata introdotta ex novo dal D.Lgs. n. 626/1994. sia stato eletto o designato il rappresentante dei
Unitamente al datore di lavoro e al RSPP, compone lavoratori per la sicurezza) e il RLS di sito produttivo
quella che, con formula sintetica ed efficace, si può (operante in contesti produttivi caratterizzati dalla
definire la “triade gestionale” della sicurezza compresenza di più aziende o cantieri, indicati ex
aziendale. lege).
Il RLS è figura di tale importanza nel sistema della Il RLS riceve le informazioni e la documentazione
sicurezza, che il legislatore ne ha previsto la costituzione aziendale per il proficuo espletamento dell’incarico,
in tutte le aziende, disciplinandone al tempo stesso le secondo quanto dispone l’art. 50 del D.Lgs. n. 81/
attribuzioni, fin nel dettaglio, direttamente nel Testo 2008, nonché copia del DVR. Il RLS è consultato nei
Unico della sicurezza sul lavoro (art. 50 del D.Lgs. n. 81/ casi previsti dalla normativa, e può avvalersi di
2008, già art. 19 del D.Lgs. n. 626/1994: v. Tabella 1). esperti individuati dagli organismi paritetici ai
Secondo quanto dispone l’art. 15 del D.Lgs. n. 81/ sensi dell’art. 5 del D.Lgs. n. 25/2007; della consulta-
2008, la consultazione del RLS rientra tra le misure zione deve essere redatto processo verbale, sotto-
generali di tutela della salute e della sicurezza dei scritto dal RLS per conferma dell’avvenuta
lavoratori; compito essenziale del RLS è di filtrare le consultazione (Accordo interconfederale CON-
istanze provenienti dalla base dei lavoratori per poi FAPI 22 luglio 2009).
veicolarle sui vertici direttivi e gestionali dell’im- Sotto il profilo della tutela giudiziaria, le RSU dei
presa, a fini di dialogo e di confronto. lavoratori sono legittimate ex art. 9, legge n. 300/
Nelle aziende che occupano fino a 15 dipendenti, il 1970 e il RLS è legittimato ex art. 19, comma 1, lett.
RLS è eletto direttamente dai lavoratori al loro o), D.Lgs. n. 626/1994 a proporre azione diretta
interno; nelle realtà di maggiori dimensioni, l’ele- davanti al giudice per accertare la sussistenza di
zione (o la designazione) deve avvenire di regola - condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro
dando così vita ad una sorta di “sindacalizzazione” (1). Per altro verso, gli strumenti di repressione della
della sicurezza - nell’ambito delle rappresentanze condotta antisindacale predisposti dall’art. 28 della
sindacali aziendali. legge 20 maggio 1970, n. 300 non si applicano al
L’elezione dei RLS avviene di norma in corrispon- comportamento del datore di lavoro limitativo del-
denza della giornata nazionale per la salute e sicurezza l’attività del RLS (2).
sul lavoro, individuata, nell’ambito della settimana
Il ruolo funzionale
europea per la salute e sicurezza sul lavoro, con
decreto del Ministro del lavoro. Si tratta del c.d. Il datore di lavoro ha per definizione la titolarità dei
election day. poteri decisionali e patrimoniali e le responsabilità

(1) Trib. Firenze, 10 novembre 2006 (ord.), Bennati e altri (2) Nella specie, rifiuto di accesso ai documenti sulla sicurezza:
c. Ministero della Giustizia, Comune di Firenze. Trib. civ. Belluno, 23 ottobre 2002, Att. Amm. Interno e Colp.
Polfer Venezia - Conv. - S.I.A.P.

30 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

Tabella 1 - RLS nel TUSL e nel D.Lgs. n. 626/1994

D.Lgs. n. 81/2008 D.Lgs. n. 626/1994

Art. 50. Attribuzioni del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Art. 19. Attribuzioni del rappresentante per la sicurezza

1. Fatto salvo quanto stabilito in sede di contrattazione collettiva, il 1. Il rappresentante per la sicurezza:
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza:

a) accede ai luoghi di lavoro in cui si svolgono le lavorazioni; a) accede ai luoghi di lavoro in cui si svolgono le lavorazioni;
b) è consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla b) è consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla
valutazione dei rischi, alla individuazione, programmazione, realizza- valutazione dei rischi, alla individuazione, programmazione, realizza-
zione e verifica della prevenzione nella azienda o unità produttiva; zione e verifica della prevenzione nell’azienda ovvero unità produttiva;
c) è consultato sulla designazione del responsabile e degli addetti al c) è consultato sulla designazione degli addetti al servizio di preven-
servizio di prevenzione, alla attività di prevenzione incendi, al primo zione, all’attività di prevenzione incendi, al pronto soccorso, alla
soccorso, alla evacuazione dei luoghi di lavoro e del medico evacuazione dei lavoratori;
competente; d) è consultato in merito all’organizzazione della formazione di cui
d) è consultato in merito all’organizzazione della formazione di cui all’art. 22, comma 5;
all’art. 37; e) riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente la
e) riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente alla valutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative, nonché
valutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative, nonché quelle inerenti le sostanze e i preparati pericolosi, le macchine, gli
quelle inerenti alle sostanze ed ai preparati pericolosi, alle macchine, impianti, l’organizzazione e gli ambienti di lavoro, gli infortuni e le
agli impianti, alla organizzazione e agli ambienti di lavoro, agli infortuni malattie professionali;
ed alle malattie professionali; f) riceve le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza;
f) riceve le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza; g) riceve una formazione adeguata, comunque non inferiore a quella
g) riceve una formazione adeguata e, comunque, non inferiore a prevista dall’art. 22;
quella prevista dall’art. 37; h) promuove l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle
h) promuove l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei
misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei lavoratori;
lavoratori; i) formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate
i) formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate dalle autorità competenti;
dalle autorità competenti, dalle quali è, di norma, sentito; l) partecipa alla riunione periodica di cui all’art. 11;
l) partecipa alla riunione periodica di cui all’art. 35; m) fa proposte in merito all’attività di prevenzione;
m) fa proposte in merito alla attività di prevenzione; n) avverte il responsabile dell’azienda dei rischi individuati nel corso
n) avverte il responsabile della azienda dei rischi individuati nel corso della sua attività;
della sua attività; o) può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le
o) può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di
misure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di lavoro e i mezzi impiegati per attuarle non sono idonei a garantire la
lavoro o dai dirigenti e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a sicurezza e la salute durante il lavoro.
garantire la sicurezza e la salute durante il lavoro.

2. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza deve disporre del 2. Il rappresentante per la sicurezza deve disporre del tempo neces-
tempo necessario allo svolgimento dell’incarico senza perdita di sario allo svolgimento dell’incarico senza perdita di retribuzione,
retribuzione, nonché dei mezzi e degli spazi necessari per l’esercizio nonché dei mezzi necessari per l’esercizio delle funzioni e delle
delle funzioni e delle facoltà riconosciutegli, anche tramite l’accesso facoltà riconosciutegli.
ai dati, di cui all’articolo 18, comma 1, lettera r), contenuti in applica-
zioni informatiche. Non può subire pregiudizio alcuno a causa dello
svolgimento della propria attività e nei suoi confronti si applicano le
stesse tutele previste dalla legge per le rappresentanze sindacali.

3. Le modalità per l’esercizio delle funzioni di cui al comma 1 sono 3. Le modalità per l’esercizio delle funzioni di cui al comma 1 sono
stabilite in sede di contrattazione collettiva nazionale. stabilite in sede di contrattazione collettiva nazionale.

4. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su sua richiesta e 4. Il rappresentante per la sicurezza non può subire pregiudizio alcuno
per l’espletamento della sua funzione, riceve copia del documento di a causa dello svolgimento della propria attività e nei suoi confronti si
cui all’articolo 17, comma 1, lettera a). applicano le stesse tutele previste dalla legge per le rappresentanze
sindacali.

5. I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dei lavoratori 5. Il rappresentante per la sicurezza ha accesso, per l’espletamento
rispettivamente del datore di lavoro committente e delle imprese della sua funzione, al documento di cui all’art. 4, commi 2 e 3, nonché
appaltatrici, su loro richiesta e per l’espletamento della loro funzione, al registro degli infortuni sul lavoro di cui all’art. 4, comma 5, lettera o).
ricevono copia del documento di valutazione dei rischi di cui all’arti-
colo 26, comma 3.

6. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza é tenuto al rispetto


delle disposizioni di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 e
del segreto industriale relativamente alle informazioni contenute nel
documento di valutazione dei rischi e nel documento di valutazione
dei rischi di cui all’articolo 26, comma 3, nonché al segreto in ordine ai
processi lavorativi di cui vengono a conoscenza nell’esercizio delle
funzioni.

7. L’esercizio delle funzioni di rappresentante dei lavoratori per la


sicurezza é incompatibile con la nomina di responsabile o addetto al
servizio di prevenzione e protezione.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 31


Approfondimenti

connesse alla conduzione dell’impresa. Il RSPP ha documentali, di contesti situazionali) ha un’esten-


compiti la cui valenza è tendenzialmente collabora- sione molto ampia, e finalità prodromiche all’eserci-
tiva con il primo, avuto riguardo alla valutazione dei zio dell’attività di consulenza. Solo in quanto posto in
rischi e alla redazione del relativo documento. grado di conoscere appieno la realtà aziendale, il RLS
L’azione del RLS, invece, si caratterizza per l’apporto può offrire al datore di lavoro una consulenza, quali-
di consulenza che è in grado di offrire, in ragione del ficata e critica, sui temi e sulle scelte inerenti alla
suo essere rappresentativa di tutti i lavoratori. Come sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro.
detto, la consultazione del RLS si inserisce tra le
misure generali di tutela della salute e della sicurezza Formazione
dei lavoratori: e - si badi - tale consulenza non deve La formazione del RLS è regolata, nel contenuto e
essere intesa in senso necessariamente collaborativo, negli obiettivi, in particolare dall’art. 37, commi 10 e
bensì quale obbligatoria espressione di un parere, che 11 del D.Lgs. n. 81/2008, e presenta le caratteristiche
può assumere i contenuti più vari, e dunque anche fondamentali della specificità e del contenuto anche
toni di aspra critica e di contrasto alle scelte dei normativo e relazionale. La formazione del RLS è
vertici aziendali. funzionale a gran parte della sua attività: la quale non
Come quella del RSPP, anche la figura del RLS è è soltanto di controllo e di critica delle scelte azien-
funzionale al confronto e al dialogo con le altre dali in tema di sicurezza e di salute (art. 50, comma 1,
componenti aziendali: e suo compito prioritario è lett. i ed o), ma è anche azione di segnalazione, di
quello di catalizzare, filtrare e veicolare le istanze promozione e propositiva (art. 50, comma 1, lett. h, l,
dei lavoratori, facendosi cerniera di raccordo tra la m, n), nonché di valutazione della qualità dell’orga-
collettività dei lavoratori ed i vertici direttivi e nizzazione della formazione altrui (art. 19, comma 1,
gestionali che compongono la piramide aziendale. lett. d). Di qui l’importanza che il legislatore delegato
Circa il numero dei RLS, esso può variare da una assegna a questo aspetto.
unità al limite massimo eventualmente stabilito dalla
contrattazione collettiva. Il D.Lgs. n. 81/2008 indi- Consultazione
vidua al riguardo tre fasce dimensionali, definite La consultazione del RLS è il momento di maggiore
secondo la Tabella 2 (3). valorizzazione, sul piano operativo, di tale figura
professionale. Nei casi previsti, essa è sempre obbli-
L’azione del RLS gatoria, anche se in nessun caso vincolante per il
Come detto, il Testo Unico della sicurezza sul lavoro datore di lavoro. L’obbligo di consultazione gravante
disciplina in maniera dettagliata le attribuzioni del sul datore di lavoro è reso efficace dalla previsione
RLS. Tali attribuzioni possono essere ricondotte a della sanzione penale in caso di inosservanza (artt. 18,
quattro aspetti fondamentali. comma 1, lett, s; 55, comma 5, lett. e).

Informazione Accesso
L’informazione che il RLS ha diritto di ricevere Il diritto di accesso riconosciuto al RLS tanto sul
(intesa come complesso di notizie verbali, di dati piano documentale (art. 18, comma 1, lettera o) e p);

Tabella 2 - N. di RLS secondo le dimensioni aziendali

Aziende (unità produttive)

Numero dipendenti Numero minimo RLS

sino a 200 1

da 201 a 1.000 3

oltre 1.000 6

(3) Alla luce del contesto definitorio dell’art. 2 del D.Lgs. n. 81/ sono species del genus “lavoratori”. Quanto alle realtà aziendali
2008, è discutibile se il numero dei dipendenti debba essere strutturalmente articolate in più unità produttive, il limite deve
calcolato tenendo conto anche dei dirigenti e dei preposti: pro- essere poi riferito al numero di dipendenti addetti alla singola unità
pendiamo per la soluzione positiva, sia in quanto più garantista, sia produttiva, non a quello dei lavoratori complessivamente occu-
in ragione del fatto che e definizioni di “dirigente” e di “preposto” pati. La definizione di unità produttiva di cui all’art. 2, comma 1,

32 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

art. 50, commi 4 e 5) quanto su quello dell’accesso “in materiale consegna del documento al RLS, “potrà
loco” (art. 50, comma 1, lett. a), si apprezza per la assicurare altrimenti il diritto di accesso, mediante
valenza strumentale che esso assume rispetto a tutte forme e modalità che consentano comunque la messa
le altre attribuzioni previste dal decreto. Potere acce- a disposizione del documento di valutazione del
dere ai documenti custoditi presso l’azienda nonché rischio”. Tali indicazioni hanno poi trovato ricono-
ai luoghi di lavoro è infatti condizione essenziale per scimento normativo esplicito prima nelle disposi-
ricevere un’adeguata informazione e formazione e per zioni della legge n. 123/2007, e successivamente
potere compiutamente interloquire (con istanze con- nelle attuali previsioni del D.Lgs. n. 81/2008.
sultive, di promozione e propositive) sui temi della Va da sé poi che il diritto di accesso ai luoghi di lavoro
sicurezza e della salute con gli altri soggetti dell’orga- si esercita nel rispetto delle esigenze produttive,
nizzazione aziendale. Resta fermo, ovviamente, l’ob- segnalando preventivamente al datore di lavoro la
bligo del segreto professionale sugli aspetti relativi ai visita agli ambienti di lavoro, che può svolgersi anche
“processi lavorativi” aziendali, e agli obblighi in tema congiuntamente al RSPP o ad un addetto da questi
di riservatezza e di segreto industriale. È chiaro, incaricato, e non deve in nessun caso intralciare il
quindi, che le informazioni e la documentazione normale svolgimento delle attività produttive.
fornite o date in visione al rappresentante dei lavo-
ratori per la sicurezza hanno carattere assolutamente
Profili di incompatibilità funzionale
riservato ed esclusivamente connesso alla funzione
esercitata (Accordo interconfederale 5 ottobre Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
1995). aziendale (non quello territoriale o di sito produt-
Circa i contenuti e l’estensione del diritto di tivo), contrariamente al RSPP, non può essere per-
accesso, si rimanda alle indicazioni contenute sona esterna all’organizzazione aziendale. Tale
nelle circolari del Ministero del lavoro 16 giugno divieto si ricava direttamente dal Testo Unico,
2000, n. 40 e 3 ottobre 2000, n. 68. La prima per l’ipotesi di elezione diretta ad opera dei lavora-
stabilisce che, indipendentemente da eventuali pre- tori (art. 47, comma 3 del D.Lgs. n. 81/2008); ove
visioni in tal senso stabilite in sede di contrattazione poi l’elezione o designazione avvenga nell’ambito
collettiva, è interesse e dovere del datore di lavoro delle rappresentanze sindacali in azienda, è la giuri-
agevolare comunque l’esercizio del diritto di sprudenza di legittimità ad avere affermato senza
accesso, “senza irragionevoli limitazioni di spazio o riserve il principio per cui della RSA non possono
di tempo, fornendo luoghi idonei e concordando fare parte persone non appartenenti all’organizza-
orari di consultazione. Tenuto poi conto della cir- zione aziendale (4). Dunque in tal caso il RLS deve
costanza che il RLS ha diritto di ricevere tutte le essere egli stesso un lavoratore dipendente: nono-
informazioni e la documentazione aziendale ine- stante l’assenza di esplicito divieto, si ritiene poi che
rente la valutazione dei rischi, si ritiene che la egli non possa essere eletto, designato o individuato
consegna del documento di cui all’art. 4, comma 2 neppure tra i preposti, e ciò in relazione ad aspetti di
del D.Lgs. n. 626/1994 - ove obiettive esigenze palese inconciliabilità dell’esercizio delle funzioni
tecniche, organizzative, di sicurezza o particolari di RLS con taluni obblighi di sicurezza propri dei
oneri di riproduzione, non la rendano praticabile - preposti (si pensi all’obbligo di cui all’art. 19,
costituisca la migliore espressione del principio di comma 1, lettera a, ovvero a quello di cui all’art.
collaborazione fra le parti, cui è impostato il nuovo 20, comma 2, lettera a, entrambi penalmente san-
sistema di gestione della sicurezza sul lavoro”. zionati). Si valuti in secondo luogo che il preposto è
La seconda circolare ha precisato che il diritto di l’organo di vigilanza e di sovrintendimento della
accesso al documento di valutazione del rischio deve condotta dei lavoratori, affinché le disposizioni
essere in ogni caso assicurato “mediante la materiale impartite dal datore di lavoro in tema di sicurezza
consegna del documento”, e che solo in via eccezio- e di salute ricevano da questi concreta attuazione e
nale, qualora obiettive esigenze di segretezza azien- osservanza; ora, tale ruolo di garante dell’esecuzione
dale legate a ragioni di sicurezza o particolari oneri di della politica della sicurezza aziendale potrebbe
riproduzione non rendano praticabile tale consegna, entrare in conflitto con le valutazioni e le posizioni
il datore di lavoro, sempre che dimostri la sussistenza da prendere, in qualità di RLS, a tutela degli inte-
dei presupposti di fatto che non consentono la ressi dei lavoratori.

lettera t) del D.Lgs. n. 81/2008 non consente il riferimento a valori (4) Cass. civ., Sez. lav., 5 dicembre 1980, Delpero c. Soc. Alfa
occupazionali “assoluti”. Romeo; Cass. Civ., sez. lav., 27 marzo 1982, n. 1906.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 33


Approfondimenti

Le indicazioni della giurisprudenza autorità competenti qualora ritenga che le misure


Cass. civ., sez. lav., 15 settembre 2006, n. 19965
di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal
datore di lavoro e i mezzi impiegati per attuarle non
In una vicenda giudiziaria relativa al licenziamento di sono idonei a garantire la sicurezza e la salute durante
un RSL, la giurisprudenza di merito aveva ritenuto il lavoro (oltre a fruire delle stesse tutele previste dalla
giustificato il rifiuto del lavoratore di svolgere le legge per le rappresentanze sindacali)”.
funzioni di responsabile del servizio di prevenzione La valutazione conclusiva della Cassazione era che
e protezione dai rischi, affidategli dal datore di lavoro, concentrare nella stessa persona le funzioni di due
atteso che tali mansioni erano incompatibili con figure cui il legislatore ha attribuito ruoli così diversi,
quelle di rappresentante dei lavoratori per la sicu- ancorché finalizzati al comune obiettivo della sicu-
rezza. In particolare i giudici avevano ritenuto che il rezza del lavoro, “significa eliminare ogni controllo da
datore di lavoro non potesse far venir meno la desi- parte dei lavoratori, atteso che il controllato ed il
gnazione operata dai lavoratori, imponendo al pro- controllante coinciderebbero. È come se, nei casi in
prio dipendente di accettare una mansione ictu oculi cui può svolgere direttamente i compiti propri del
incompatibile con quella di RLS. servizio di prevenzione e protezione dai rischi, il
Di fronte all’argomentazione difensiva che nessuna datore di lavoro fosse eletto dai lavoratori come
norma vieta il cumulo delle due funzioni, per cui ben loro RLS”.
potrebbe il RLS, eletto dai lavoratori, continuare a La Suprema Corte ebbe quindi a ritenere che nel
godere della loro fiducia pur dopo essere stato desi- sistema di organizzazione aziendale della sicurezza
gnato dal datore di lavoro come RSPP, la Corte di sul lavoro, la funzione di RSPP, designato dal
cassazione ha osservato che il responsabile del servi- datore di lavoro, e quella di RLS, eletto dai
zio di prevenzione e protezione è un soggetto che lavoratori, non sono cumulabili in capo alla stessa
rappresenta il datore di lavoro nell’espletamento di persona, atteso che la ratio legis richiede che
un’attività che questi, in determinati casi, potrebbe entrambe le figure siano e rimangano distinte,
svolgere personalmente: egli esercita quindi preroga- onde poter imporre alla parte datoriale il perse-
tive proprie del datore di lavoro in tema di sicurezza guimento di una azione di prevenzione costante-
del lavoro, contribuendo a determinare gli oneri mente controllata dai lavoratori.
economici che il datore di lavoro deve sopportare Opportunamente, poi, il legislatore, recependo le
perché il lavoro in azienda sia e rimanga sicuro, atteso indicazioni della giurisprudenza formatasi sul D.Lgs.
che le misure relative alla sicurezza, all’igiene ed alla n. 626/1994, ha sancito espressamente, sul piano
salute durante il lavoro non devono in nessun caso normativo, l’incompatibilità tra l’esercizio delle fun-
comportare oneri finanziari per i lavoratori (art. 3, zioni di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e
comma 2 del D.Lgs. n. 626/1994 - attuale art. 15, la nomina quale responsabile o addetto al servizio di
comma 2 del D.Lgs. n. 81/2008). Al contrario - prevenzione e protezione.
scrivevano i giudici di legittimità - il rappresentante
dei lavoratori per la sicurezza è “chiamato a svolgere Cass. pen., 19 ottobre 2017, n. 48286
una funzione di consultazione e di controllo circa le Il datore di lavoro di una impresa subiva condanna in
iniziative assunte dall’azienda nel settore della sicu- relazione a due infortuni, avvenuti con modalità
rezza; deve essere consultato dal datore di lavoro sulla analoghe nell’arco di due mesi, dei quali erano rimasti
designazione delle persone addette all’espletamento vittima due dipendenti facenti parte della stessa
dei compiti del servizio di prevenzione e protezione, squadra di lavoro. Prima l’uno, poi l’altro lavoratore,
fra cui il responsabile del servizio; deve essere con- nel sollevare un manufatto metallico con l’ausilio di
sultato in ordine alla valutazione dei rischi, alla un paranco, collegato con catene ad una gru a ban-
individuazione, programmazione, realizzazione e diera, causa lo stacco del paranco dal gancio facente
verifica della prevenzione nell’azienda, nonché parte del sistema di sollevamento, subivano gravi
sulla designazione degli addetti all’attività di preven- lesioni agli arti inferiori.
zione incendi, al pronto soccorso, all’evacuazione dei Oltre ad aver messo a disposizione un’attrezzatura di
lavoratori, e sull’organizzazione della formazione di lavoro inidonea, in quanto gli uncini dei paranchi su
tali addetti; svolge tutta una serie di funzioni ... che cui agganciare le catene della gru a bandiera risulta-
possono, in sintesi, definirsi di costante controllo vano privi di elementi di chiusura dell’imbocco, si
dell’attività svolta, in materia di sicurezza, dal datore contestava al datore di lavoro di aver svolto una
di lavoro e dal servizio di prevenzione da questi insufficiente attività di elaborazione delle procedure
istituito, compresa la facoltà di fare ricorso alle

34 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Approfondimenti

di sicurezza, nonché di formazione professionale degli concernente i rischi specifici esistenti negli ambiti
infortunati. in cui esercita la propria rappresentanza, tale da
Il datore di lavoro sosteneva però che, siccome uno assicurargli adeguate competenze sulle principali tec-
dei componenti della squadra di lavoro, delegato ad niche di controllo e prevenzione dei rischi stessi”
addestrare l’altro, era un operaio esperto e rivestiva (comma 10) e che tale formazione deve avere i
altresì la qualifica di rappresentante dei lavori per la seguenti “contenuti minimi:
sicurezza, l’onere formativo gravava sul medesimo, a) principi giuridici comunitari e nazionali;
giacché nessun obbligo di formazione poteva pro- b) legislazione generale e speciale in materia di salute
spettarsi nei confronti di chi doveva reputarsi già e sicurezza sul lavoro;
particolarmente formato. c) principali soggetti coinvolti e i relativi obblighi;
In merito all’assolvimento dell’obbligo formativo, d) definizione e individuazione dei fattori di rischio;
i giudici di merito hanno disatteso l’assunto difen- e) valutazione dei rischi;
sivo, precisando che le funzioni e le attribuzioni f) individuazione delle misure tecniche, organizza-
proprie del rappresentante dei lavoratori per la tive e procedurali di prevenzione e protezione;
sicurezza, analiticamente indicate nell’art. 50, g) aspetti normativi dell’attività di rappresentanza
comma 1 del D.Lgs. n. 81/2008, rendono “asso- dei lavoratori;
lutamente chiaro” che il RLS è chiamato a svol- h) nozioni di tecnica della comunicazione”
gere, essenzialmente, una funzione di (comma 11).
consultazione e di controllo circa le iniziative Peraltro entrambi i lavoratori avevano dichiarato di
assunte dall’azienda nel settore della sicurezza, e non aver seguito alcun corso di formazione specifico
che non gli competono certamente quella di per l’uso di quella attrezzatura di lavoro, bensì solo
valutazione dei rischi e di adozione delle oppor- corsi di formazione di carattere generale. In questo
tune misure per prevenirli e neppure quella di quadro fattuale, nel quale la formazione dei lavoratori
formazione dei lavoratori, funzioni che restano era affidata allo spontaneo attivarsi degli stessi, il che
entrambe appannaggio esclusivo del datore di impediva il formarsi di procedure codificate su cui
lavoro. Non a caso la normativa parla di “attri- fare affidamento, la Corte di cassazione altro non ha
buzioni” del RLS, laddove per il datore di lavoro fatto che confermare la condanna del datore di
si parla di “obblighi”. lavoro.
Per quanto riguarda poi gli “obblighi” di informa-
zione, formazione e addestramento (artt. 36 e 37 Conclusioni
TUSL), la Corte d’Appello ha precisato che essi
competono in via esclusiva al datore di lavoro e ai Il nuovo modello di impresa sicura che ci è stato
dirigenti (come dispone espressamente l’art. 18, consegnato dal recepimento delle direttive comuni-
comma 1, lettera i) del D.Lgs. n. 81/2008) e questi tarie, codificato dapprima nel D.Lgs. n. 626/1994, e
precisi obblighi non possono essere, neppure in ora confermato dal D.Lgs. n. 81/2008, si presenta
astratto, oggetto di delega al rappresentante dei lavo- fortemente innovato rispetto al passato, primaria-
ratori per la sicurezza perché, altrimenti, “si verifi- mente in termini di “valori” e di “filosofia” della
cherebbe una commistione di funzioni tra di loro tutela. Si tratta invero di un modello sinergico e
inconciliabili (essendo alla figura prevista dall’arti- compartecipativo tra i vari soggetti direttamente
colo 50 affidate funzioni di controllo sull’adempi- investiti, a vario titolo e con aree di responsabilità
mento degli obblighi datoriali) che negherebbe il differenziate, dei problemi connessi alla sicurezza e
sistema stesso delineato nella vigente normativa alla salute sul luogo di lavoro (datore di lavoro,
antinfortunistica (tanto che lo stesso articolo 50, lavoratori e loro rappresentanze, medico compe-
comma 7 prevede che ‘L’esercizio delle funzioni di tente, servizi di prevenzione). Esso tuttavia può fun-
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è zionare solo sul presupposto della collaborazione per
incompatibile con la nomina di responsabile o il raggiungimento di quell’obiettivo, innegabilmente
addetto al servizio di prevenzione e protezione’)”. comune e condiviso, costituito dal miglioramento
I giudici di secondo grado hanno aggiunto che l’art. delle condizioni di sicurezza e di salubrità durante il
50 del D.Lgs. n. 81/2008, nel prevedere i requisiti lavoro, e non ammette né la confusione tra i ruoli, né
formativi che devono contraddistinguere il RLS, deleghe improprie rivolte ad aggirare le posizioni di
dispone che lo stesso “ha diritto ad una formazione garanzia rigidamente (e inderogabilmente) delineate
particolare in materia di salute e sicurezza dal legislatore.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 35


Approfondimenti

Quanto al problema relativo all’esposizione del RLS consegue che, ove egli contravvenga colposamente
a profili di responsabilità penale, ai sensi degli a tale obbligo, evidentemente deputato alla tutela
artt. 589 e 590 cod. pen., in caso di infortunio sul della sicurezza e della salute dei lavoratori, è lecito
lavoro o di malattia professionale, si può ricordare ipotizzare in capo al RLS la sussistenza di un profilo
che, in base a quanto dispone l’art. 50, comma 1, di responsabilità (autonoma ovvero concorrente
lettera n) del D.Lgs. n. 81/2008, egli ha l’obbligo di con quella di altri soggetti) dipendente e ricondu-
avvertire “... il responsabile della azienda dei rischi cibile, sotto il profilo della causalità giuridica, all’e-
individuati nel corso della sua attività”. Da ciò vento dannoso verificatosi.

36 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


ISL Igiene & Sicurezza del Lavoro n: 1 Gennaio 2018

Rivista mensile Anno XXII – Gennaio 2018 – Direzione


e Redazione Via dei Missaglia n. 97 Edificio B3 - 20142 Milano 1/2018

L’APPLICAZIONE
DELLA NORMATIVA
ANTINFORTUNISTICA
AI CONTRATTI DI LAVORO
Marco Grandi
Sommario
Premessa............................................................................................................................................... III

Normativa principale........................................................................................................................... III

Il concetto di lavoratore ...................................................................................................................... IV

Lavoratore a tempo determinato ...................................................................................................... IV

Lavoratore a tempo parziale .............................................................................................................. V

Lavoratore intermittente.................................................................................................................... V

Lavoratore somministrato .................................................................................................................. V

Lavoratore apprendista ....................................................................................................................... VI

Lavoratore distaccato.......................................................................................................................... VI

Prestatore occasionale ........................................................................................................................ VII

Lavoratore a progetto ......................................................................................................................... VIII

Lavoratore associato in partecipazione con apporto di lavoro ....................................................... VIII

Lavoratore a domicilio o con contratto collettivo dei proprietari di fabbricati ............................ VIII

Telelavoratore...................................................................................................................................... IX

Socio di cooperative o di società ........................................................................................................ X

Lavoratore autonomo ......................................................................................................................... X

Componenti di impresa famigliare..................................................................................................... XI

Lavoratori volontari............................................................................................................................. XII

Allievi degli istituti di istruzione ed universitari e soggetti beneficiari delle iniziative di tirocini
formativi................................................................................................................................................ XIII

Lavoro autonomo non imprenditoriale e lavoro agile...................................................................... XIII

Personale appartenente a organizzazioni particolari....................................................................... XIV

MILANO, via dei Missaglia 97, Edificio B3, Tel. 02.824761


Inserto

L’applicazione della normativa


antinfortunistica ai diversi rapporti
di lavoro
Marco Grandi - Ingegnere, funzionario ispettivo presso l’Ispettorato del Lavoro di
Imperia (*)

Premessa rischi particolari, come quelli “connessi alla specifica


tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la presta-
È noto come molti infortuni sul lavoro sono addebitabili a zione di lavoro”.
comportamenti errati e manovre non corrette degli opera- Il legislatore ha voluto quindi stabilire che le modalità e gli
tori, spesso dovute alla ridotta attenzione o alla stanchezza obblighi per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori
causata da orari e ritmi di lavoro eccessivi. Più in generale debbano variare in funzione delle tipologie di rapporti di
la tutela della salute e sicurezza sul lavoro è compromessa lavoro che vengono contratti.
quando i lavoratori sono impiegati irregolarmente e si Come la normativa prevenzionistica venga declinata in
trovano in condizione di ricattabilità, e nell’impossibilità funzione delle diverse tipologie contrattuali è l’oggetto del
di opporsi alle richieste aziendali se non mettendo a rischio presente lavoro.
il proprio posto di lavoro.
Il lavoro irregolare, quindi, non costituisce soltanto una
violazione della norma contrattuale e dei diritti alla per- Normativa principale
sona, nonché elemento di grave alterazione della concor- Come noto, la tutela della salute e sicurezza sul lavoro è
renza per le imprese che operano nel rispetto delle regole, principalmente disciplinata dal D.Lgs. n. 81/2008 “Attua-
ma è anche fonte di incidenti sul lavoro. zione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123 in
Non a caso, con l’art. 14 del D.Lgs. n. 81/2008 e smi il materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di
legislatore ha esplicitato il forte legame esistente tra il lavoro” e s.mi, di seguito anche “TUSL”.
lavoro sommerso, la violazione delle norme in materia Nel suo art. 3, commi 4 e 8 viene stabilito che esso “si applica
di tempi di lavoro e gli infortuni sul lavoro, stabilendo che a tutti i lavoratori e lavoratrici, subordinati e autonomi,
venga adottato un provvedimento cautelativo di sospen- nonché ai soggetti ad essi equiparati, fermo restando quanto
sione dell’attività imprenditoriale, non solo in presenza di previsto dai commi successivi ...”, mentre “sono comunque
gravi e reiterate violazioni in materia di tutela della salute e esclusi dall’applicazione delle disposizioni di cui al ...
sicurezza sul lavoro, ma anche qualora sia riscontrato decreto e delle altre norme speciali vigenti in materia di
l’impiego di personale “in nero” in misura pari o superiore tutela della salute e sicurezza dei lavoratori i piccoli lavori
al 20% del totale dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro. domestici a carattere straordinario, compresi l’insegna-
Assodato questo legame inscindibile tra regolarità nel mento privato supplementare e l’assistenza domiciliare ai
rapporto di lavoro e sicurezza dei lavoratori, i livelli di bambini, agli anziani, agli ammalati e ai disabili”.
rischio e le relative modalità di tutela dipendano anche Per i rapporti di lavoro, invece, il principale testo norma-
dalla tipologia di rapporto di lavoro instaurato. Ciò è tivo di riferimento è il D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81
evidenziato, tra l’altro, nell’art. 28, comma 1 del TUSL “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione
ove si dispone che la valutazione dei rischi debba riguar- della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo
dare anche i rischi riguardanti gruppi di lavoratori esposti a 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183” (1).

(*) Master in Ingegneria della Sicurezza e Analisi dei Rischi e intervento sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non hanno
Master in Tutela dei Rapporti di lavoro. Ai sensi della circolare MLPS carattere in alcun modo impegnativo per l’Amministrazione.
n.1921 del 31 marzo 2014, le considerazioni contenute nel presente (1) Pubblicato sulla GU 24 giugno 2015 n.144, Suppl. Ordinario
n. 34, è entrato in vigore il 25 giugno 2015.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 III


Inserto

Tabella 1 - Definizione di lavoratore art. 2, comma 1, Si rileva come, già prima dell’entrata in vigore del D.Lgs.
lett. a), D.Lgs. n. 81/2008 n. 81/2008, la Suprema Corte (2) aveva affermato il prin-
cipio secondo cui, ai fini della tutela della salute e della
“Persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, sicurezza nei luoghi di lavoro:
svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un — un rapporto di lavoro subordinato deve essere conside-
datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche rato non già in relazione alla qualifica formale assunta dal
al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, medesimo, ma in riferimento all’assenza di autonomia del
esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così
definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperativa o di società, lavoratore nella prestazione dell’attività lavorativa;
anche di fatto, che presta la sua attività per conto delle società e — sono considerati lavoratori subordinati tutti coloro che,
dell’ente stesso; l’associato in partecipazione di cui all’articolo indipendentemente dalla continuità e dall’onerosità del
2549, e seguenti del Codice civile; il soggetto beneficiario delle rapporto prestano la loro attività fuori del proprio domi-
iniziative di tirocini formativi e di orientamento di cui all’articolo 18
della legge 24 giugno 1997, n. 196, e di cui a specifiche disposizioni
cilio alle dipendenze e sotto la direzione altrui, anche se
delle leggi regionali promosse al fine di realizzare momenti di l’attività è prestata a mero titolo di favore.
alternanza tra studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali Fatta questa premessa, secondo il primo articolo del D.Lgs.
mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro; l’allievo degli 15 giugno 2015, n. 81, il contratto di lavoro subordinato a
istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di tempo indeterminato costituisce la forma comune di rap-
formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori,
attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi porto di lavoro.
comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitata- Come abbiamo visto nella definizione di cui all’art. 2,
mente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008, questo prestatore
strumentazioni o ai laboratori in questione; i volontari del Corpo di lavoro, per la normativa antinfortunistica è un “lavora-
nazionale dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile; il lavoratore di
cui al decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468, e successive
tore” e, quindi, titolare delle svariate tutele e obblighi
modificazioni”. individuati nel TUSL.

Lavoratore a tempo determinato


Nella sezione II, Capo III del D.Lgs. n. 81/2015, viene
Altra norma che regolamenta i rapporti di lavoro è il D.Lgs. stabilito che un lavoratore a tempo determinato è colui che
10 settembre 2003, n. 276 “Attuazione delle deleghe in ha stipulato un contratto di lavoro subordinato nel quale è
materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla stato apposto un termine di durata, che non può essere
legge 14 febbraio 2003, n. 30.” (GU n. 235 del 9 ottobre superiore a 36 mesi.
2003 - Suppl. Ordinario n. 159) che, nonostante sia stato in Tranne nel caso di rapporti di lavoro aventi durata non
molte parti abrogata, riporta alcune disposizioni ancora superiore a 12 giorni, l’apposizione del termine al contratto
oggi in vigore. Numerosi sono poi di decreti attuativi, gli è priva di effetto se non risulta, direttamente o indiretta-
accordi in Conferenza Stato-Regioni, le circolari e gli mente, da atto scritto, una copia del quale deve essere
interpelli che completano il quadro normativo e interpre- consegnata dal datore di lavoro al lavoratore entro cinque
tativo inerente la disciplina in parola. giorni lavorativi dall’inizio della prestazione.
Il termine del contratto a tempo determinato può essere
Il concetto di lavoratore prorogato, con il consenso del lavoratore, solo quando la
durata iniziale del contratto sia inferiore a 36 mesi, e,
La definizione di “lavoratore” (Tabella 1) fornita dall’art. comunque, per un massimo di cinque volte nell’arco di
2, comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008, fa leva sullo 36 mesi a prescindere dal numero dei contratti. Qualora il
svolgimento dell’attività lavorativa nell’ambito dell’orga- numero delle proroghe sia superiore, il contratto si trasforma
nizzazione del datore di lavoro indipendentemente dalla in contratto a tempo indeterminato dalla data di decorrenza
tipologia contrattuale ed è definizione più ampia di quelle della sesta proroga. Salvo alcune deroghe, qualora il lavo-
che l’hanno preceduta, che facevano riferimento, invece, ratore sia riassunto a tempo determinato entro dieci giorni
al “lavoratore subordinato” (art. 3, D.P.R. n. 547/1955) e dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a sei
alla “persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di mesi, ovvero 20 giorni dalla data di scadenza di un contratto
un datore di lavoro” (art. 2, comma 1, lett. a, D.Lgs. n. 626/ di durata superiore a sei mesi, il secondo contratto si tra-
1994). sforma in contratto a tempo indeterminato.
Tale definizione rende quindi evidente che la normativa Salvo diversa disposizione dei contratti collettivi ed alcune
prevenzionistica intende tutelare non solamente il “lavo- esclusioni (per es. nelle start-up, nelle attività stagionali, nel
ratore subordinato”, definito all’art. 2094 del Codice settore dello spettacolo, ecc.), non possono essere assunti
civile, cioè “chi si obbliga mediante retribuzione a colla- lavoratori a tempo determinato in misura superiore al 20%
borare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellet- del numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza al
tuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione 1° gennaio dell’anno di assunzione, con un arrotondamento
dell’imprenditore” e che deve “osservare le disposizioni del decimale all’unità superiore qualora esso sia eguale o
per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro impartite superiore a 0,5. Nel caso di inizio dell’attività nel corso
dall’imprenditore e dai collaboratori di questo dai quali dell’anno, il limite percentuale si computa sul numero dei
gerarchicamente dipende”. lavoratori a tempo indeterminato in forza al momento
dell’assunzione. Per i datori di lavoro che occupano fino

(2) Cass. pen., sez. IV, 29 gennaio 2008, n. 12348.

IV Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Inserto

a cinque dipendenti è comunque sempre possibile stipulare Lavoratore intermittente


un contratto di lavoro a tempo determinato.
Salvo che sia diversamente disposto, ai fini dell’applica- Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. n. 81/2015, un contratto di
zione di qualsiasi disciplina di fonte legale o contrattuale lavoro intermittente è il contratto, da stipulare in forma
per la quale sia rilevante il computo dei dipendenti del scritta ai fini della prova, anche a tempo determinato,
datore di lavoro, si tiene conto del numero medio mensile mediante il quale un lavoratore si pone a disposizione di
di lavoratori a tempo determinato, compresi i dirigenti, un datore di lavoro che ne può utilizzare la prestazione
impiegati negli ultimi due anni, sulla base dell’effettiva lavorativa in modo discontinuo o, appunto, intermittente
durata dei loro rapporti di lavoro. secondo le esigenze individuate dai contratti collettivi,
Per quanto concerne la normativa antinfortunistica, anche anche con riferimento alla possibilità di svolgere le pre-
il lavoratore a tempo determinato è “lavoratore” come stazioni in periodi predeterminati nell’arco della setti-
definito nell’art. 2, comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008. mana, del mese o dell’anno. In mancanza di contratto
collettivo, i casi di utilizzo del lavoro intermittente sono
individuati con decreto del Ministro del lavoro e delle
Lavoratore a tempo parziale politiche sociali.
In un rapporto di lavoro subordinato, anche a tempo Questo contratto può in ogni caso essere concluso con
determinato, l’assunzione può avvenire anche a tempo soggetti con meno di 24 anni di età, purché le prestazioni
parziale, il cosiddetto part-time. lavorative siano svolte entro il venticinquesimo anno, e
Secondo quanto previsto nel Capo II, Sez. I, D.Lgs. n. 81/ con più di 55 anni.
2015, il contratto di lavoro a tempo parziale deve essere In ogni caso, con l’eccezione dei settori del turismo, dei
stipulato in forma scritta ai fini della prova e in tale pubblici esercizi e dello spettacolo, il contratto di lavoro
contratto è contenuta puntuale indicazione della durata intermittente è ammesso, per ciascun lavoratore con il mede-
della prestazione lavorativa e della collocazione temporale simo datore di lavoro, per un periodo complessivamente non
dell’orario con riferimento al giorno, alla settimana, al superiore a 400 giornate di effettivo lavoro nell’arco di tre
mese e all’anno. Qualora l’organizzazione del lavoro sia anni solari. In caso di superamento del predetto periodo il
articolata in turni, la suddetta indicazione può avvenire relativo rapporto si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo
anche mediante rinvio a turni programmati di lavoro arti- pieno e indeterminato. Nei periodi in cui non ne viene
colati su fasce orarie prestabilite. utilizzata la prestazione il lavoratore intermittente non
Il lavoratore a tempo parziale non deve ricevere un tratta- matura alcun trattamento economico e normativo, salvo
mento meno favorevole rispetto al lavoratore a tempo che abbia garantito al datore di lavoro la propria disponibilità
pieno di pari inquadramento e gode dei medesimi diritti a rispondere alle chiamate, nel qual caso gli spetta la cosid-
di un lavoratore a tempo pieno comparabile. Inoltre il suo detta indennità di disponibilità.
trattamento economico e normativo è proporzionato in Prima dell’inizio della prestazione lavorativa o di un ciclo
ragione della ridotta entità della prestazione lavorativa. I integrato di prestazioni di durata non superiore a 30 giorni,
contratti collettivi possono modulare la durata del periodo il datore di lavoro è tenuto a comunicarne la durata all’I-
di prova, del periodo di preavviso in caso di licenziamento spettorato territoriale del lavoro competente per territorio,
o dimissioni e quella del periodo di conservazione del secondo le modalità definite dal decreto interministeriale
posto di lavoro in caso di malattia e infortunio in relazione 27 marzo 2013 e dalla successive circolari esplicative (3).
all’articolazione dell’orario di lavoro. Ai fini dell’applicazione di qualsiasi disciplina di fonte
Ai fini della applicazione di qualsiasi disciplina di fonte legale o contrattuale per la quale sia rilevante il computo
legale o contrattuale per la quale sia rilevante il computo dei dipendenti del datore di lavoro, il lavoratore intermit-
dei dipendenti del datore di lavoro, i lavoratori a tempo tente è computato nell’organico dell’impresa in propor-
parziale sono computati in proporzione all’orario svolto, zione all’orario di lavoro effettivamente svolto nell’arco di
rapportato al tempo pieno. A tal fine, l’arrotondamento ciascun semestre.
opera per le frazioni di orario che eccedono la somma degli Dal punto di vista del TUSL, anche i lavoratori intermit-
orari a tempo parziale corrispondente a unità intere di tenti rientrano nel novero dei “lavoratori” come definiti
orario a tempo pieno. nell’art. 2, comma 1, lett. a) del D.Lgs. n. 81/2008.
La retribuzione dei lavoratori a tempo parziale a valere ai
fini dell’assicurazione INAIL è uguale alla retribuzione Lavoratore somministrato
tabellare prevista dalla contrattazione collettiva per il
corrispondente rapporto di lavoro a tempo pieno, la Il contratto di somministrazione di lavoro, il cosiddetto
quale è determinata su base oraria in relazione alla durata “lavoro interinale” è il contratto, stipulato in forma scritta,
normale annua della prestazione di lavoro espressa in ore. a tempo indeterminato o determinato, con il quale un’a-
Essendo quindi il lavoratore a tempo parziale un lavoratore genzia di somministrazione autorizzata, ai sensi del D.Lgs.
subordinato a tutti gli effetti, ai fini prevenzionistici rientra n. 276/2003, mette a disposizione di un utilizzatore uno o
a pieno titolo nelle definizioni di “lavoratore” (art. 2, più lavoratori suoi dipendenti, i quali, per tutta la durata
comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008 e smi). della missione, svolgono la propria attività nell’interesse e
sotto la direzione e il controllo dell’utilizzatore.

(3) Attraverso apposito servizio informatico “Cliclavoro”, tra- “UNI intermittente”, oppure tramite smartphone o tablet con
mite email a specifico indirizzo PEC dopo aver scaricato il modello l’App “Lavoro Intermittente”.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 V


Inserto

Salvo diversa previsione dei contratti collettivi applicati L’utilizzatore osserva nei confronti dei lavoratori sommi-
dall’utilizzatore, il numero dei lavoratori somministrati nistrati gli obblighi di prevenzione e protezione cui è
con contratto di somministrazione di lavoro a tempo inde- tenuto, per legge e contratto collettivo, nei confronti dei
terminato non può eccedere il 20% del numero dei lavo- propri dipendenti.
ratori a tempo indeterminato in forza presso l’utilizzatore
al 1° gennaio dell’anno di stipula del predetto contratto, Lavoratore apprendista
con un arrotondamento del decimale all’unità superiore
qualora esso sia eguale o superiore a 0,5. Nel caso di inizio L’apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeter-
dell’attività nel corso dell’anno, il limite percentuale si minato, stipulato in forma scritta ai fini della prova, fina-
computa sul numero dei lavoratori a tempo indeterminato lizzato alla formazione e alla occupazione dei giovani.
in forza al momento della stipula del contratto di sommi- Esso si articola nelle seguenti tipologie:
nistrazione di lavoro a tempo indeterminato. Possono a) apprendistato per la qualifica e il diploma professionale,
essere somministrati a tempo indeterminato esclusiva- il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato
mente i lavoratori assunti dal somministratore a tempo di specializzazione tecnica superiore;
indeterminato. b) apprendistato professionalizzante;
La somministrazione di lavoro a tempo determinato è c) apprendistato di alta formazione e ricerca.
utilizzata nei limiti quantitativi individuati dai contratti Il contratto di apprendistato contiene, in forma sintetica, il
collettivi applicati dall’utilizzatore. piano formativo individuale definito anche sulla base di
I lavoratori somministrati non sono computati moduli e formulari stabiliti dalla contrattazione collettiva o
nell’organico dell’utilizzatore ai fini dell’applicazione dagli enti bilaterali. Nell’apprendistato per la qualifica e il
di normative di legge o di contratto collettivo, fatta diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria
eccezione per quelle relative alla tutela della salute e superiore e il certificato di specializzazione tecnica supe-
della sicurezza sul lavoro. riore e nell’apprendistato di alta formazione e ricerca, il
Per tutta la durata della missione presso l’utilizzatore, i piano formativo individuale è predisposto dalla istituzione
lavoratori del somministratore hanno diritto, a parità di formativa con il coinvolgimento dell’impresa.
mansioni svolte, a condizioni economiche e normative Per gli apprendisti l’applicazione delle norme sulla previ-
complessivamente non inferiori a quelle dei dipendenti denza e assistenza sociale obbligatoria si estende, tra
di pari livello dell’utilizzatore. Inoltre l’utilizzatore è l’altro, all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e
obbligato in solido con il somministratore a corrispondere le malattie professionali, quella contro le malattie e contro
ai lavoratori i trattamenti retributivi e a versare i relativi l’invalidità e vecchiaia.
contributi previdenziali, salvo il diritto di rivalsa verso il Anche l’apprendista è “lavoratore” come definito nell’art.
somministratore. 2, comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008.
Ai fini dell’esercizio del potere disciplinare, che è riservato
al somministratore, l’utilizzatore comunica al sommini-
stratore gli elementi che formeranno oggetto della conte- Lavoratore distaccato
stazione ai sensi dell’art. 7, legge n. 300/1970. L’art. 30 del D.Lgs. n. 276/2003 stabilisce che si configura
L’utilizzatore risponde nei confronti dei terzi dei danni a l’ipotesi del distacco quando un datore di lavoro, per
essi arrecati dal lavoratore nello svolgimento delle sue soddisfare un proprio interesse, pone temporaneamente
mansioni. uno o più lavoratori a disposizione di altro soggetto per
Gli oneri contributivi, previdenziali, assicurativi ed assi- l’esecuzione di una determinata attività lavorativa.
stenziali, previsti dalle vigenti disposizioni legislative, In caso di distacco il datore di lavoro rimane comunque
sono a carico del somministratore. In particolare gli obbli- responsabile del trattamento economico e normativo a
ghi dell’assicurazione INAIL sono determinati in rela- favore del lavoratore. Ovviamente il distacco che comporti
zione al tipo e al rischio delle lavorazioni svolte. I premi un mutamento di mansioni deve avvenire con il consenso
e i contributi sono determinati in relazione al tasso medio o del lavoratore interessato.
medio ponderato, stabilito per l’attività svolta dall’impresa Va notato che quando comporti un trasferimento a una
utilizzatrice, nella quale sono inquadrabili le lavorazioni unità produttiva sita a più di 50 km da quella in cui il
svolte dai lavoratori somministrati, ovvero in base al tasso lavoratore è adibito, il distacco può avvenire soltanto per
medio o medio ponderato della voce di tariffa corrispon- comprovate ragioni tecniche, organizzative, produttive o
dente alla lavorazione effettivamente prestata dal lavora- sostitutive.
tore somministrato, ove presso l’impresa utilizzatrice la I requisiti di legittimità del distacco ai sensi dell’art. 30, D.
stessa non sia già assicurata. Lgs. n. 276/2003, così come precisato nella circolare del
Nell’art. 35, comma 4, D.Lgs. n. 81/2015 viene stabilito Ministero del Lavoro 15 gennaio 2004, n. 3 e da ultimo con
che, per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori la risposta a interpello n. 1/2011, sono:
somministrati, il somministratore informa i lavoratori sui — l’interesse del distaccante: deve essere specifico, rile-
rischi per la sicurezza e la salute connessi alle attività vante, concreto e persistente, da accertare caso per caso, in
produttive e li forma e addestra all’uso delle attrezzature base alla natura dell’attività espletata e non semplicemente
di lavoro necessarie allo svolgimento dell’attività lavora- in relazione all’oggetto sociale dell’impresa. Può trattarsi
tiva per la quale essi vengono assunti, in conformità al di qualsiasi interesse produttivo del distaccante, anche di
D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81. carattere non economico, che tuttavia non può mai coinci-
Il contratto di somministrazione può prevedere che tale dere con l’interesse lucrativo connesso alla mera sommi-
obbligo sia adempiuto dall’utilizzatore. nistrazione di lavoro;

VI Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Inserto

— la temporaneità del distacco: il distacco deve essere Prestatore occasionale


necessariamente temporaneo. Tale previsione non incide
sulla durata del distacco, breve o lunga che sia, ma sul Le prestazioni di lavoro occasionali, secondo quanto
presupposto che, qualunque sia la durata del distacco, non disposto dal D.L. 24 aprile 2017, n. 50, convertito con
può trattarsi di passaggio definitivo; modificazioni dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 (5) sono le
— lo svolgimento di una determinata attività lavora- attività lavorative che danno luogo, nel corso di un anno
tiva: il lavoratore distaccato deve essere adibito ad civile:
attività specifiche e funzionali al soddisfacimento del- a) per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli
l’interesse proprio del distaccante. Ne consegue che il utilizzatori, a compensi di importo complessivamente non
provvedimento di distacco non può risolversi in una superiore a 5.000 euro;
messa a disposizione del proprio personale in maniera b) per ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei
generica e, quindi, senza predeterminazione di prestatori, a compensi di importo complessivamente non
mansioni. superiore a 5.000 euro;
In assenza di tali requisiti di legittimità, il lavoratore c) per le prestazioni complessivamente rese da ogni pre-
interessato può fare ricorso in giudizio per la costituzione statore in favore del medesimo utilizzatore, a compensi di
di un rapporto di lavoro con il soggetto che ne ha utilizzato importo non superiore a 2.500 euro.
la prestazione, cioè il datore di lavoro presso cui è stato Il prestatore ha diritto all’assicurazione per l’invalidità, la
distaccato. vecchiaia e i superstiti, con iscrizione alla Gestione sepa-
Come chiarito nella risposta all’interpello n. 8/2016, ai rata, e all’assicurazione INAIL. Il prestatore ha diritto al
sensi dell’art. 3, comma 6, D.Lgs. n. 81/2008, nell’ipotesi riposo giornaliero, alle pause e ai riposi settimanali.
di distacco sul distaccante grava l’obbligo di “informare e Alle prestazioni di lavoro occasionali possono fare ricorso:
formare il lavoratore sui rischi tipici generalmente con- a) le persone fisiche, non nell’esercizio dell’attività pro-
nessi allo svolgimento delle mansioni per le quali egli fessionale o d’impresa, per il ricorso a prestazioni occa-
viene distaccato”, mentre al distaccatario spetta l’onere sionali mediante il cosiddetto “Libretto Famiglia”;
di ottemperare a tutti gli altri obblighi in materia di salute e b) gli altri utilizzatori, per l’acquisizione di prestazioni di
sicurezza sul lavoro inclusa, tra gli altri, la sorveglianza lavoro mediante il contratto di prestazione occasionale.
sanitaria. Per l’accesso alle prestazioni, gli utilizzatori e i prestatori
Il distacco può avvenire tra due imprese con sede in sono tenuti a registrarsi e a svolgere i relativi adempimenti,
Italia, oppure può realizzarsi travalicando i confini all’interno di un’apposita piattaforma informatica deno-
nazionali, il cosiddetto “distacco trasnazionale”, minata “piattaforma informatica INPS”, che supporta le
quando un’impresa con sede in un altro Stato membro operazioni di erogazione e di accreditamento dei compensi
dell’Unione europea o in uno Stato fuori dall’Unione e di valorizzazione della posizione contributiva dei pre-
europea distacca in Italia uno o più lavoratori in favore statori attraverso un sistema di pagamento elettronico.
di un’altra impresa, di una propria filiale/unità produt- Occorre evidenziare che è vietato il ricorso al contratto di
tiva, o di un altro destinatario. prestazione occasionale:
Per tutta la durata del distacco, il rapporto di lavoro deve a) da parte degli utilizzatori che hanno alle proprie dipen-
continuare a intercorrere tra il lavoratore distaccato e denze più di cinque lavoratori subordinati a tempo
l’impresa straniera distaccante. La prestazione lavorativa indeterminato;
svolta in Italia deve necessariamente avere durata limitata b) da parte delle imprese del settore agricolo, salvo che per
ed essere espletata nell’interesse e per conto dell’impresa le attività lavorative rese da particolari soggetti (tra cui
distaccante, sulla quale continuano a gravare i tipici obbli- pensionati, disoccupati, giovani, ecc.), purché non iscritti
ghi del datore di lavoro, ossia la responsabilità in materia di nell’anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavora-
assunzione, la gestione del rapporto, i connessi adempi- tori agricoli;
menti retributivi e previdenziali, nonché il potere disci- c) da parte delle imprese dell’edilizia e di settori affini,
plinare e di licenziamento. delle imprese esercenti l’attività di escavazione o lavora-
Il D.Lgs. n. 136/2016 fornisce particolari indicazioni per il zione di materiale lapideo, delle imprese del settore delle
distacco transnazionale comunitario, recependo la Diret- miniere, cave e torbiere;
tiva 2014/67/UE. La norma interessa anche le agenzie di d) nell’ambito dell’esecuzione di appalti di opere o servizi.
somministrazione stabilite in un altro Stato membro che All’art. 54-bis, comma 3, D.L. 24 aprile 2017, n. 50 e smi è
distacchino dei lavoratori presso imprese utilizzatrici ope- stato stabilito che ai fini della tutela della salute e della
rative in Italia. sicurezza del prestatore, si applica l’art. 3, comma 8, D.
Il D.M. 10 agosto 2016 ha definito gli standard operativi e Lgs. n. 81/2008 e smi, pertanto le disposizioni di cui allo
le modalità di trasmissione della comunicazione obbliga- stesso D.Lgs. n. 81/2008 e le altre norme speciali vigenti in
toria (4). materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori si
Il modello deve essere inviato entro le ore 24 del giorno applicano nei casi in cui la prestazione sia svolta a favore di
precedente l’inizio del periodo di distacco e ogni varia- un committente imprenditore o professionista. Negli altri
zione successiva dovrà essere trasmessa entro 5 giorni dal casi si applicano esclusivamente le disposizioni di cui
verificarsi dell’evento modificativo. all’art. 21 del TUSL. In quest’ultimo caso, quindi, il
prestatore deve adempiere agli stessi obblighi dei

(4) Essa dovrà avvenire tramite il modello UNI_DISTACCO_UE. (5) In GU 23 giugno 2017, n. 144, S.O. n. 31.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 VII


Inserto

componenti dell’impresa familiare di cui all’art. 230-bis progetto, il cui contratto era già in atto al 25 giugno 2015,
del Codice civile e dei lavoratori autonomi: qualora la prestazione lavorativa si svolga nei luoghi di
a) utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle dispo- lavoro del committente.
sizioni di cui al Titolo III del TUSL;
b) munirsi di dispositivi di protezione individuale ed Lavoratore associato in partecipazione con
utilizzarli conformemente alle disposizioni di cui al Titolo apporto di lavoro
III del TUSL;
c) munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredata Il contratto di associazione in partecipazione stabilisce che
di fotografia, contenente le proprie generalità, qualora la all’associato viene attribuita dall’associante una parteci-
loro prestazione si svolga in un luogo di lavoro nel quale si pazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari, in
svolgano attività in regime di appalto o subappalto. funzione dell’apporto dato, mentre normalmente partecipa
Inoltre, i prestatori occasionali in favore di committenti alle perdite nella stessa misura in cui partecipa agli utili, ma
non imprenditori né professionisti hanno facoltà di: le perdite che colpiscono l’associato non possono superare
a) beneficiare della sorveglianza sanitaria secondo le pre- il valore del suo apporto.
visioni di cui all’art. 41 del TUSL, fermi restando gli Nel contratto può essere determinato quale controllo possa
obblighi previsti da norme speciali; esercitare l’associato sull’impresa o sullo svolgimento
b) partecipare a corsi di formazione specifici in materia di dell’affare per cui l’associazione è stata contratta.
salute e sicurezza sul lavoro, incentrati sui rischi propri Inoltre, salvo patto contrario, l’associante non può attri-
delle attività svolte, secondo le previsioni di cui all’art. 37 buire partecipazioni per la stessa impresa o per lo stesso
del TUSL, fermi restando gli obblighi previsti da norme affare ad altre persone senza il consenso dei precedenti
speciali. associati.
Si può osservare come le prestazioni occasionali, pagate La gestione dell’impresa o dell’affare spetta all’associante
con i cosiddetti voucher utilizzati prima dell’emanazione che ha in esclusiva gli obblighi e i diritti verso i terzi.
del D.Lgs. n. 50/2017, siano state abrogate dal D.L. 17 In ogni caso l’associato ha diritto al rendiconto dell’affare
marzo 2017, n. 25, convertito con la legge 20 aprile 2017, compiuto o a quello annuale della gestione se questa si
n. 49, il quale ha disposto (con l’art. 1, comma 2) che “I protrae per più di un anno.
buoni per prestazioni di lavoro accessorio richiesti alla Secondo l’art. 2549 del codice civile, come modificato
data di entrata in vigore del presente decreto possono dall’art. 53, D.Lgs. n. 81/2015 “Superamento dell’asso-
essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017”. Anche nel ciazione in partecipazione con apporto di lavoro”, nel caso
caso di pagamento delle prestazioni tramite i vecchi vou- in cui l’associato in partecipazione sia una persona fisica, il
cher, l’art. 48, comma 6, D.Lgs. n. 81/2015 vietava le suo apporto non può consistere, nemmeno in parte, in una
prestazioni di lavoro accessorio nell’ambito dell’esecu- prestazione di lavoro.
zione di appalti di opere o servizi, fatte salve le specifiche Il secondo comma dell’art. 53 ha però stabilito transito-
ipotesi individuate con decreto del Ministero del lavoro e riamente che i contratti di associazione in partecipazione in
delle politiche sociali, sentite le parti sociali, da adottare atto al 25 giugno 2015, nei quali l’apporto dell’associato
entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente persona fisica consiste, in tutto o in parte, in una presta-
decreto. zione di lavoro, sono fatti salvi fino alla loro cessazione.
Pertanto per quei prestatori di lavoro è ancora possibile
Lavoratore a progetto applicare quanto stabilito dall’art. 2, comma 1, lett. a),
D.Lgs. n. 81/2008, secondo cui “…al lavoratore è equipa-
Il lavoro a progetto, disciplinato dagli artt. da 61 a 69-bis, rato: ... l’associato in partecipazione”.
D.Lgs. n. 276/2003 è un rapporto di collaborazione coor-
dinata e continuativa prevalentemente personale e senza Lavoratore a domicilio o con contratto
vincolo di subordinazione, riconducibile a uno o più pro-
getti specifici determinati dal committente e gestiti auto- collettivo dei proprietari di fabbricati
nomamente dal collaboratore. Il progetto deve essere Ai sensi della legge n. 877/1973 “Nuove norme per la
funzionalmente collegato a un determinato risultato finale tutela del lavoro a domicilio” (GU n. 5 del 5 gennaio
e non può consistere in una mera riproposizione dell’og- 1974) e smi, un lavoratore a domicilio è colui che, con
getto sociale del committente, avuto riguardo al coordina- vincolo di subordinazione, esegue nel proprio domicilio o
mento con l’organizzazione del committente e in locale di cui abbia disponibilità, anche con l’aiuto
indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione accessorio di membri della sua famiglia conviventi e a
dell’attività lavorativa. Inoltre il progetto non può com- carico, ma con esclusione di manodopera salariata e di
portare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi e apprendisti, lavoro retribuito per conto di uno o più
ripetitivi. imprenditori, utilizzando materie prime o accessorie e
Ora, l’art. 52, D.Lgs. n. 81/2015 “Superamento del contratto attrezzature proprie o dello stesso imprenditore, anche se
a progetto” ha stabilito che le disposizioni relative al lavoro fornite per il tramite di terzi.
a progetto sono abrogate, ma continuano ad applicarsi La suddetta subordinazione ricorre quando il lavoratore a
ancora per la regolazione dei contratti, che dovevano essere domicilio è tenuto ad osservare le direttive dell’imprendi-
stipulati in forma scritta, già in atto alla data di entrata in tore circa le modalità di esecuzione, le caratteristiche e i
vigore dello stesso decreto (avvenuta il 25 giugno 2015). requisiti del lavoro da svolgere nella esecuzione parziale,
Ai sensi dell’art. 3, comma 7, D.Lgs. n. 81/2008, si appli- nel completamento o nell’intera lavorazione di prodotti
cano tutte le disposizioni del TUSL per quei lavoratori a oggetto dell’attività dell’imprenditore committente.

VIII Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Inserto

Ai lavoratori a domicilio si applicano le norme vigenti per i Il telelavoro può essere pattuito al momento dell’assun-
lavoratori subordinati in materia di assicurazioni sociali e zione ma anche successivamente, ed è una prestazione
di assegni familiari, fatta eccezione di quelle in materia di lavorativa resa da un lavoratore regolarmente al di fuori
integrazione salariale. della sede di lavoro, con il prevalente supporto di tecno-
I lavoratori che rientrano nel contratto collettivo dei pro- logie dell’informazione e della comunicazione (ICT).
prietari di fabbricati sono principalmente: Qualora nel corso del rapporto di lavoro la proposta del
• gli addetti alla vigilanza, custodia, pulizia e mansioni telelavoro venisse rifiutata dal lavoratore, tale circostanza
accessorie degli stabili adibiti ad uso di abitazione o ad altri non potrebbe costituire motivo di sanzione disciplinare.
usi (tipicamente i portieri); Inoltre se il telelavoro non è ricompreso nella descrizione
• gli addetti alla pulizia e/o alla manutenzione degli iniziale della prestazione lavorativa, il lavoratore può
immobili, dei relativi impianti ed apparecchiature e/o decidere di ritornare all’attività lavorativa nei locali del
alla conduzione di impianti sportivi, spazi a verde, in datore di lavoro, anche su richiesta di quest’ultimo.
quanto pertinenza di immobili e/o complessi immobiliari Nelle imprese private il telelavoro “costituisce una forma
adibiti ad uso di abitazione o ad altri usi (operai addetti alle di organizzazione e/o di svolgimento del lavoro che si
pulizie, manutenzioni, conduzione impianti); avvale delle tecnologie dell’informazione nell’ambito di
• quadri e impiegati con funzioni amministrative per un contratto o di un rapporto di lavoro, in cui l’attività
l’attuazione degli obiettivi della proprietà, in amministra- lavorativa, che potrebbe anche essere svolta nei locali
zioni di adeguate dimensioni, con struttura operativa anche dell’impresa, viene regolarmente svolta al di fuori dei
decentrata. locali della stessa”.
In riferimento alla salute e sicurezza sul lavoro i datori di Nelle P.A. il telelavoro è “la prestazione di lavoro eseguita
lavoro devono: dal dipendente di una delle amministrazioni pubbliche, in
• non assegnare lavorazioni che comportino l’impiego di qualsiasi luogo ritenuto idoneo, collocato al di fuori della
sostanze o materiali nocivi o pericolosi per la salute o la sede di lavoro, dove la prestazione sia tecnicamente pos-
incolumità sia del lavoratore che dei suoi familiari (legge n. sibile, con il prevalente supporto di tecnologie dell’infor-
877/1973, art. 2); mazione e della comunicazione, che consentano il
• fornire i necessari dispositivi di protezione individuali in collegamento con l’amministrazione cui la prestazione
relazione alle effettive mansioni assegnate al lavoratore stessa inerisce”.
(D.Lgs. n. 81/2008, art. 3, comma 9); Il telelavoratore beneficia degli stessi diritti, garantiti dalla
• fornire una adeguata informazione: legislazione e dal contratto collettivo applicato, previsti
a) sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro connessi alla per i lavoratori che svolgono attività nei locali
attività della impresa in generale; dell’impresa.
b) sui rischi specifici cui è esposto in relazione all’attività Ai sensi dell’art. 3, comma 10, TUSL, a tutti i lavoratori
svolta, le normative di sicurezza e le disposizioni aziendali subordinati che svolgono una prestazione continuativa di
in materia; lavoro a distanza, mediante collegamento informatico e
c) sulle misure e le attività di protezione e prevenzione telematico, comprese le pubbliche amministrazioni, e di
adottate (D.Lgs. n. 81/2008, art. 36, comma 3); cui all’Accordo Quadro Europeo sul telelavoro concluso il
• assicurare una formazione sufficiente ed adeguata in 16 luglio 2002, si applicano le disposizioni di cui al Titolo
materia di salute e sicurezza nel rispetto di quanto previsto VII “Attrezzature munite di videoterminali”, indipenden-
dall’accordo Stato Regioni 21 dicembre 2011 (D.Lgs. temente dall’ambito in cui si svolge la prestazione stessa.
n. 81/2008, art. 37); Nell’ipotesi in cui il datore di lavoro fornisca attrezzature
• nel caso in cui fornisca le attrezzature, deve verificare che proprie, o per il tramite di terzi, tali attrezzature devono
esse siano conformi alle previsioni del Titolo III del TUSL. essere conformi alle disposizioni di cui al Titolo III “Uso
In risposta all’interpello 24 ottobre 2013, n. 13, la Com- delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione
missione ha chiarito che nel lavoro a domicilio l’impren- individuale”.
ditore committente non è tenuto alla formazione specifica I lavoratori a distanza sono informati dal datore di lavoro
inerente al primo soccorso e all’antincendio e che il domi- circa le politiche aziendali in materia di salute e sicurezza
cilio del lavoratore non è da considerare “luogo di lavoro” sul lavoro, in particolare in ordine alle esigenze relative ai
ai sensi dell’art. 62 del TUSL e, pertanto, ad esso non si videoterminali ed applicano correttamente le direttive
applicano le disposizioni di cui al Titolo II del TUSL. aziendali di sicurezza.
Inoltre al fine di verificare la corretta attuazione della
Telelavoratore normativa in materia di tutela della salute e sicurezza da
parte del lavoratore a distanza, il datore di lavoro, le
Il telelavoro non è un contratto atipico ma una tipologia di rappresentanze dei lavoratori e le autorità competenti
svolgimento della prestazione lavorativa, sia per il settore hanno accesso al luogo in cui viene svolto il lavoro nei
pubblico che per quello privato, unicamente per i contratti limiti della normativa nazionale e dei contratti collettivi,
di lavoro subordinato. dovendo tale accesso essere subordinato al preavviso e al
Istituito con Accordo Quadro europeo concluso il 16 luglio consenso del lavoratore qualora la prestazione sia svolta
2002, in Italia il telelavoro è stato recepito attraverso presso il suo domicilio. Anche il lavoratore a distanza può
Accordo interconfederale 20 gennaio 2004 che ne richiedere le ispezioni.
regolamenta lo svolgimento nel settore privato, mentre Il datore di lavoro dovrà infine adottare le misure dirette a
nella pubblica amministrazione è stato regolamentato dal prevenire l’isolamento del lavoratore a distanza rispetto
D.P.R. 8 marzo 1999, n. 70. agli altri lavoratori interni all’azienda, permettendogli di

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 IX


Inserto

incontrarsi con i colleghi e di accedere alle informazioni alla realizzazione dell’opera senza vincolo di
dell’azienda, nel rispetto di regolamenti o accordi subordinazione”.
aziendali. Si può notare come la suddetta definizione si discosta
evidentemente da quella già riportata di lavoratore, cioè
Socio di cooperative o di società persona che, indipendentemente dalla tipologia contrat-
tuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’orga-
Come descritto nel Codice civile (art. 2247 e segg.), con il nizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o
contratto di società due o più persone conferiscono beni o senza retribuzione.
servizi per l’esercizio in comune di una attività economica In considerazione dell’autonomia del soggetto, il TUSL
allo scopo di dividerne gli utili. semplifica, riducendoli drasticamente, gli obblighi in
Il Codice civile distingue i diversi tipi di Società in: carico a questo lavoratore. Infatti all’art. 3, comma 11, il
• Società semplici - S.s. (artt. 2251-2290); TUSL si limita a statuire che “Nei confronti dei lavoratori
• Società in nome collettivo - S.n.c. (artt. 2291-2312); autonomi di cui all’articolo 2222 del Codice civile si
• Società in accomandita semplice - S.a.s. (artt. 2313- applicano le disposizioni di cui agli articoli 21 e 26”.
2324); Oltre all’art. 21, già commentato in riferimento ai presta-
• Società per azioni - S.p.a. (artt. 2325-2451); tori occasionali, l’art. 26 statuisce gli “obblighi connessi ai
• Società in accomandita per azioni - S.a.p.a. (artt. 2452- contratti d’appalto o d’opera o di somministrazione”, nel
2461); caso in cui un datore di lavoro affidi lavori, servizi e
• Società a responsabilità limitata - S.r.l. (artt. 2462-2483). forniture all’impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi
Una Cooperativa, secondo il Codice civile (art. 2501 e all’interno della propria azienda, o di una singola unità
segg.) è una società a capitale variabile con scopo mutua- produttiva della stessa, nonché nell’ambito dell’intero
listico iscritta presso l’albo delle società cooperative. ciclo produttivo dell’azienda medesima, sempre che
La cooperativa deve costituirsi con un atto pubblico, che abbia la disponibilità giuridica dei luoghi in cui si svolge
stabilisce le regole per lo svolgimento dell’attività mutua- l’appalto o la prestazione di lavoro autonomo.
listica e può prevedere che la società svolga la propria I lavoratori autonomi che esercitano la propria attività nei
attività anche con terzi. Lo statuto contenente le norme cantieri temporanei e mobili, come definiti nel Titolo IV
relative al funzionamento della società, anche se forma del TUSL hanno l’ulteriore obbligo stabilito nell’art. 94,
oggetto di atto separato, si considera parte integrante che consiste nell’adeguarsi alle indicazioni fornite dal
dell’atto costitutivo. coordinatore per l’esecuzione dei lavori, ai fini della
I rapporti tra la società e i soci possono essere disciplinati sicurezza.
da regolamenti che determinano i criteri e le regole inerenti Come finalmente chiarito nella risposta all’interpello n. 7/
allo svolgimento dell’attività mutualistica tra la società e i 2013 i lavoratori autonomi operanti nei cantieri edili, al
soci. fine di dimostrare la propria idoneità tecnico-professionale
Per costituire una società cooperativa è necessario che i di cui all’allegato XVII del TUSL ai committenti, ai
soci siano almeno nove. responsabili dei lavori o alle imprese affidatarie, non
Può essere costituita una società cooperativa da almeno tre hanno l’obbligo di esibire gli attestanti inerenti la propria
soci quando i medesimi sono persone fisiche e la società formazione e l’idoneità sanitaria.
adotta le norme della società a responsabilità limitata. Tale obbligo sussiste, invece, per l’attività lavorativa nel
A seconda della natura dei soci e delle finalità che gli stessi settore degli ambienti sospetti di inquinamento o confinati.
intendono perseguire si possono avere differenti tipologie Infatti, ai sensi del D.P.R. n. 177/2011, qualsiasi attività
di cooperative, tra le quali le Cooperative di produzione e lavorativa nel settore degli ambienti sospetti di inquina-
lavoro, aventi lo scopo di procurare lavoro alle migliori mento o confinati può essere svolta unicamente da imprese
condizioni possibili per i propri soci-lavoratori. In queste o lavoratori autonomi qualificati in ragione del possesso di
cooperative il rapporto fra socio e cooperativa è regolato particolari requisiti, tra i quali l’integrale e vincolante
dal regolamento interno. applicazione anche del comma 2, art. 21 del TUSL riguar-
L’art. 2, comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008 stabilisce che dante, appunto, la formazione e la sorveglianza sanitaria.
“...al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavo- Una situazione da considerare è che talvolta i lavoratori
ratore di cooperativa o di società, anche di fatto, che presta autonomi vengano impropriamente impiegati da commit-
la sua attività per conto delle società e dell’ente stesso...”. tenti o da imprese esecutrici che li utilizzano quali “pre-
statori di manodopera”.
A questo proposito il Ministero del Lavoro e delle Politiche
Lavoratore autonomo Sociali ha emanato la circolare 4 luglio 2012, n. 16 “Lavo-
Nel Titolo III “Del lavoro autonomo”, Capo I “Disposi- ratori autonomi - attività in cantiere - indicazioni operative
zioni generali” del Codice civile, all’art. 2222 viene sta- per il personale ispettivo”, nella quale ha rilevato che nel
bilito che si ha un “Contratto d’opera” “Quando una settore edile è frequente riscontrare l’utilizzo improprio di
persona si obbliga a compiere verso un corrispettivo un’o- lavoratori autonomi, che operano inseriti nel ciclo produt-
pera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e tivo delle imprese esecutrici e svolgono sostanzialmente la
senza vincolo di subordinazione nei confronti del commit- medesima attività del personale dipendente delle imprese
tente ...”. stesse, oppure che ricorrono a formule “aggregative” di
Anche il D.Lgs. n. 81/2008 e smi all’art. 89 comma 1, lett. dubbia legittimità, costituite da associazioni temporanee di
d) fornisce una definizione di “lavoratore autonomo” come lavoratori autonomi ai quali viene affidata, da parte di
“persona fisica la cui attività professionale contribuisce committenti privati l’esecuzione di intere opere edili.

X Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Inserto

Per verificare l’effettiva autonomia del lavoratore ope- dipendenti oppure quando avesse partecipato da solo
rante in cantiere la circolare ha indicato innanzitutto di all’attività di cantiere.
constatare il possesso e la disponibilità di una consistente
dotazione strumentale, rappresentata da macchine e attrez- Componenti di impresa famigliare
zature (risultante dal registro dei beni ammortizzabili), da
cui sia possibile evincere una effettiva, piena ed autonoma La ditta individuale può assumere la forma di impresa
capacità organizzativa e realizzativa delle intere opere da familiare ai sensi dell’art. 230-bis cod. civ. Secondo questo
eseguire, mentre non può essere considerata idonea a articolo impresa familiare è “quell’impresa in cui colla-
dimostrare l’esistenza di un’autonoma attività imprendi- borano in maniera continuativa il coniuge, i parenti entro il
toriale la mera proprietà o possesso di attrezzatura, né la terzo grado (fino ai nipoti), gli affini entro il secondo (fino
disponibilità delle macchine e attrezzature specifiche per ai cognati) dell’imprenditore”.
la realizzazione dei lavori data dall’impresa esecutrice o Inoltre lo stesso articolo stabilisce che: “salvo che sia
dal committente. configurabile un diverso rapporto, il familiare che presta
La conclusione che viene tratta nella circolare è che vanno in modo continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia
considerate subordinate nei confronti del reale beneficia- o nell’impresa familiare ha diritto al mantenimento
rio delle stesse le prestazioni dei lavoratori, pur se iscritti secondo la condizione patrimoniale della famiglia e par-
nel Registro delle Imprese o all’Albo delle imprese arti- tecipa agli utili dell’impresa familiare ed ai beni acquistati
giane, adibiti alle attività di manovalanza, muratura, car- con essi nonché agli incrementi dell’azienda, anche in
penteria, rimozione amianto, posizionamento di ferri e ordine all’avviamento, in proporzione alla quantità e alla
ponti, e addetti a macchine edili fornite dall’impresa qualità del lavoro prestato …”.
Committente o appaltatore, “ove non emergano fenomeni Il legislatore ha quindi voluto introdurre una figura di
di conclamata sussistenza di un’effettiva organizzazione impresa familiare fondata sulla “solidarietà familiare” e
aziendale rappresentata da significativi capitali investiti in non su un rapporto contrattuale. Pertanto secondo quanto
attrezzature e dotazioni strumentali e non vi sia nemmeno chiarito nella risposta all’interpello n. 9/2013 è possibile
un’inequivocabile situazione di pluricommittenza”. costituire, ai sensi dell’art. 230-bis del Codice civile,
Questo anche perché l’attività svolta prevalentemente un’impresa familiare senza la necessità di uno specifico
come lavoratore autonomo non esclude che in specifici atto notarile, una sorta di “impresa familiare di fatto”.
cantieri vi sia l’instaurazione di un rapporto di lavoro L’art. 3, comma 12, TUSL stabilisce che “Nei confronti dei
subordinato. componenti dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-
Si può rilevare che già la nota del M.L.P.S. n. 418/2001 bis del Codice civile ... si applicano le disposizioni di cui
aveva ricordato che nei cantieri temporanei e mobili “... il all’articolo 21.”, già riportate.
lavoratore autonomo non deve essere conteggiato nel Le imprese famigliari che operano nei cantieri devono
numero delle imprese presenti in cantiere”. Infatti, tale ottemperare anche agli obblighi di cui agli artt. 96 e 100,
scelta, peraltro, trova un preciso riscontro nelle direttive comma 3, TUSL.
comunitarie. Infatti in base alle indicazioni della Direttiva L’art. 96 del TUSL dispone che: “I datori di lavoro delle
comunitaria n. 92/57/CEE il lavoratore autonomo è qual- imprese affidatarie e delle imprese esecutrici, anche nel
siasi persona diversa da quelle di cui alla lett. a) e b) della caso in cui nel cantiere operi una unica impresa, anche
Direttiva 89/391/CEE la cui attività professionale, con- familiare o con meno di dieci addetti:
corre alla realizzazione dell’opera. A sua volta l’art. 3 della a) adottano le misure conformi alle prescrizioni di cui
Direttiva comunitaria 89/391/CEE alle lett. a) e b), defini- all’allegato XIII;
sce il lavoratore subordinato ed il datore di lavoro rispetti- b) predispongono l’accesso e la recinzione del cantiere con
vamente come: a) lavoratore: “qualsiasi persona impiegata modalità chiaramente visibili e individuabili;
da un datore di lavoro, compresi i tirocinanti e gli appren- c) curano la disposizione o l’accatastamento di materiali o
disti ad esclusione dei domestici”, b) datore di lavoro: attrezzature in modo da evitarne il crollo o il ribaltamento;
“qualsiasi persona fisica o giuridica che sia titolare del d) curano la protezione dei lavoratori contro le influenze
rapporto di lavoro con il lavoratore e abbia la responsabi- atmosferiche che possono compromettere la loro sicurezza
lità dell’impresa e/o dello stabilimento”. Mettendo dunque e la loro salute;
a confronto le definizioni di “lavoratore subordinato”, di e) curano le condizioni di rimozione dei materiali perico-
“datore di lavoro” e di “lavoratore autonomo” che sono losi, previo, se del caso, coordinamento con il committente
contenute nelle Direttive comunitarie 89/391/CEE e 92/ o il responsabile dei lavori;
57/CEE (e che risultano tra loro assolutamente antiteti- f) curano che lo stoccaggio e l’evacuazione dei detriti e
che), possiamo affermare che la nozione di “lavoratore delle macerie avvengano correttamente;
autonomo” va tenuta distinta tanto dalla nozione di “lavo- g) redigono il piano operativo di sicurezza di cui all’arti-
ratore subordinato”, quanto dalla nozione di “datore di colo 89, comma 1, lettera h).
lavoro”. 1-bis. La previsione di cui al comma 1, lettera g), non si
La nota concludeva che, facendo ricorso alla sostanzialità applica alle mere forniture di materiali o attrezzature. In
della nozione di impresa (quale area datoriale di lavoro), si tali casi trovano comunque applicazione le disposizioni di
dovesse escludere da essa l’area del lavoro autonomo. cui all’articolo 26.
Pertanto l’imprenditore si sarebbe potuto definire 2. L’accettazione da parte di ciascun datore di lavoro delle
“impresa” quando avesse avuto dipendenti e rispetto ad imprese del piano di sicurezza e di coordinamento di cui
essi si fosse posto quale “datore di lavoro”, mentre sarebbe all’articolo 100, nonché la redazione del piano operativo di
stato “lavoratore autonomo” quando non avesse avuto sicurezza costituiscono, limitatamente al singolo cantiere

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 XI


Inserto

interessato, adempimento alle disposizioni di cui all’arti- attività. Egli è altresì tenuto ad adottare le misure utili a
colo 17 comma 1, lettera a), all’articolo 26, commi 1, eliminare o, ove ciò non sia possibile, a ridurre al minimo i
lettera b), 2, 3, e 5, e all’articolo 29, comma 3”. rischi da interferenze tra la prestazione del soggetto e altre
L’art. 100, comma 3, stabilisce che “I datori di lavoro delle attività che si svolgano nell’ambito della medesima
imprese esecutrici e i lavoratori autonomi sono tenuti ad organizzazione”.
attuare quanto previsto nel piano di cui al comma 1 e nel Per comprendere a quali soggetti si applica il suddetto
piano operativo di sicurezza”. comma occorre sapere che il D.Lgs. 3 luglio 2017, n. 117
L’interpello n. 3/2015 ha chiarito che i titolari delle “Codice del Terzo settore”, ha abrogato la legge n. 266/
imprese familiari che operano nei cantieri temporanei o 1991 “Legge quadro sul volontariato”, e la legge 7 dicem-
mobili devono redigere il POS e che “Tale piano deve bre 2000, n. 383 “Disciplina delle associazioni di promo-
riportare tutti i punti dell’allegato XV, ad eccezione dei zione sociale”. All’art. 17 il citato decreto legislativo
punti i cui obblighi non trovano applicazione nella fatti- indica che il volontario è una persona che, per sua libera
specie delle imprese familiari. A titolo meramente esem- scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene
plificativo e non esaustivo, nei POS delle imprese familiari comune, anche per il tramite di un ente del “terzo settore”,
non potrà essere indicata la figura del responsabile del mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie
servizio di prevenzione e protezione, i nominativi degli capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone
addetti al primo soccorso, ecc.”. e delle comunità beneficiarie della sua azione, in modo
Se all’interno dell’impresa sono presenti collaboratori personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, nean-
familiari iscritti alla gestione separata INPS e non c’è la che indiretti, ed esclusivamente per fini di solidarietà.
C.O., quindi, non assunti con contratto di lavoro dipen- Inoltre l’attività del volontario non può essere retribuita in
dente agli stessi saranno applicati solo i suddetti precetti. alcun modo nemmeno dal beneficiario, mentre possono
Se, invece, questi coadiuvanti familiari hanno sottoscritto essere rimborsate dall’ente del terzo settore tramite il quale
un contratto di lavoro subordinato col titolare dell’impresa svolge l’attività le spese effettivamente sostenute e docu-
familiare devono essere inquadrati a tutti gli effetti tra i mentate per l’attività prestata, entro i limiti massimi e alle
dipendenti, e a questi devono essere applicati, al pari degli condizioni preventivamente stabilite dall’ente medesimo.
altri lavoratori, tutte le tutele e i rispettivi obblighi, come Sono in ogni caso vietati rimborsi spese di tipo forfetario.
confermato dallo stesso Ministero del Lavoro con circolare La norma stabilisce anche che la qualità di volontario è
n. 30/1998, la quale ha stabilito che “Il vincolo di subordi- incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro
nazione tra familiari esiste sicuramente nell’ipotesi di subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di lavoro
formale assunzione con contratto del familiare”. retribuito con l’ente di cui il volontario è socio o associato o
Infine se il titolare dell’impresa familiare ha personale tramite il quale svolge la propria attività volontaria.
dipendente non iscritto né inquadrabile come collabora- Ai sensi dell’art. 35, D.Lgs. n. 117/2017 le associazioni di
tore familiare acquisisce nei suoi confronti tutti gli obbli- promozione sociale sono enti del terzo settore costituiti in
ghi di un normale datore di lavoro in quanto non è presente forma di associazione, riconosciuta o non riconosciuta, da
alcuna diversa indicazione né deroga all’interno del D.Lgs. un numero non inferiore a sette persone fisiche o a tre
n. 81/2008. associazioni di promozione sociale per lo svolgimento in
favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi di una
Lavoratori volontari o più attività di interesse generale, avvalendosi in modo
prevalente dell’attività di volontariato dei propri associati.
L’art. 3, comma 12-bis, D.Lgs. n. 81/2008 stabilisce che La denominazione sociale deve contenere l’indicazione di
“Nei confronti dei volontari di cui alla legge 11 agosto associazione di promozione sociale o l’acronimo APS.
1991, n. 266, dei volontari che effettuano servizio civile, Le associazioni sportive dilettantistiche sono quelle asso-
dei soggetti che svolgono attività di volontariato in favore ciazioni che svolgono attività sportive ritenute dilettanti-
delle associazioni di promozione sociale di cui alla legge 7 stiche dai regolamenti del CONI, e che vengono registrate
dicembre 2000, n. 383, delle associazioni sportive dilet- nell’apposito albo tenuto dal CONI. Infatti, per beneficiare
tantistiche di cui alla legge 16 dicembre 1991, n. 39, e della legislazione fiscale di favore prevista per tali enti, è
all’articolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e delle necessario l’iscrizione alla Federazione Sportiva di riferi-
associazioni religiose, dei volontari accolti nell’ambito dei mento (o in alternativa ad un Ente di Promozione Spor-
programmi internazionali di educazione non formale, non- tiva), e successivamente all’albo del CONI.
ché nei confronti di tutti i soggetti di cui all’articolo 67, Infine l’art. 67, comma 1, lett. m), D.P.R. n. 917/1996 cita,
comma 1, lettera m), del testo unico di cui al D.P.R. 22 tra gli altri, i direttori artistici, i collaboratori tecnici per
dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, si prestazioni di natura non professionale da parte di cori,
applicano le disposizioni di cui all’articolo 21 del presente bande musicali e filodrammatiche che perseguono finalità
decreto ...” e che “…Con accordi tra i soggetti e le asso- dilettantistiche.
ciazioni o gli enti di servizio civile possono essere indivi- La Commissione per gli interpelli, con la risposta n. 8/2014
duate le modalità di attuazione della tutela di cui al primo ha ritenuto che il regime applicabile ai soggetti che pre-
periodo. Ove uno dei soggetti di cui al primo periodo stano la propria attività volontariamente e a titolo gratuito
svolga la sua prestazione nell’ambito di un’organizzazione (o con mero rimborso spese) per le associazioni sportive
di un datore di lavoro, questi è tenuto a fornire al soggetto dilettantistiche, sia quello previsto per i lavoratori auto-
dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti negli nomi di cui all’art. 2222 cod. civ., per i quali l’art. 3,
ambienti nei quali è chiamato ad operare e sulle misure di comma 11, D.Lgs. n. 81/2008 dispone l’applicazione
prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla sua dell’art. 21.

XII Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Inserto

Inoltre, la Commissione ha chiarito che occorre conside- biologici con la frequentazione di laboratori apposita-
rare i principi generali di diritto i quali impongono al mente attrezzati, dall’altro esclude qualsiasi deroga nel-
responsabile dell’impianto o dell’associazione sportiva l’applicazione delle norme prevenzionali, comprese, per
dilettantistica che di esso abbia la disponibilità di predi- esempio, quelle relative alla sorveglianza sanitaria e alla
sporre adeguate misure di tutela nei confronti di chi venga formazione, quando gli allievi acquisiscano la parifica-
chiamato ad operare nell’ambito delle attività di riferi- zione allo stato di “lavoratore”.
mento dell’associazione sportiva dilettantistica e che, per- Il datore di lavoro per le scuole cattoliche è quello identi-
tanto, ne sanciscono la responsabilità secondo i principi ficato dall’art. 8, D.M. 29 settembre 1998, n. 382 che
comuni civili e penali nel caso di danni causati a terzi da specifica “Ai predetti fini per datore di lavoro si intende
cose in disponibilità. il soggetto gestore di cui al titolo VII, articoli 345 e 353 del
testo unico approvato con D.Lgs. 16 aprile 1994, n. 297.
Allievi degli istituti di istruzione Ove il soggetto sia una persona giuridica, per datore di
ed universitari e soggetti beneficiari lavoro si intende il rappresentante legale dell’ente ai sensi
del comma 2 del predetto articolo 353”. La suddetta
delle iniziative di tirocini formativi individuazione del datore di lavoro deve comunque rispet-
Come ben chiarito nella risposta all’interpello n. 1/2014, tare quanto previsto dall’art. 2, comma 1, lett. b), D.Lgs.
l’art. 2 del TUSL prevede che al lavoratore è equiparato n. 81/2008 che lo definisce come “il soggetto titolare del
“l’allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il sog-
partecipante ai corsi di formazione professionale nei getto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione
quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la
genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità pro-
apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai duttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa”.
periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla Riguardo ai soggetti beneficiari delle iniziative di tirocini
strumentazioni o ai laboratori in questione ...”. formativi, l’art. 18, legge n. 196/1997 ha previsto l’ema-
Inoltre, fino all’emanazione del decreto di cui all’art. nazione del D.M. 25 marzo 1998, n. 142 al fine di realiz-
3, comma 2, D.Lgs. n. 81/2008, l’equiparazione del- zare momenti di alternanza tra studio e lavoro e di
l’alunno al lavoratore deve intendersi nei termini fis- agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza
sati dal D.M. 29 settembre 1998, n. 382, “Regolamento diretta del mondo del lavoro, attraverso iniziative di tiro-
recante norme per l’individuazione delle particolari cini pratici e stage a favore di soggetti che hanno già
esigenze degli istituti di istruzione ed educazione di assolto l’obbligo scolastico.
ogni ordine e grado” che all’art. 1, comma 2, espres- Più recentemente l’alternanza scuola-lavoro si è inserita
samente prevede che sono equiparati ai lavoratori, ai nel quadro del più ampio progetto denominato “La Buona
sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a), del D.Lgs. scuola”, regolato dalla legge 13 luglio 2015, n. 107.
n. 626/1994, gli allievi delle istituzioni scolastiche ed L’alternanza scuola-lavoro è una metodologia didattica,
educative nelle quali i programmi e le attività di che si svolge sotto la responsabilità dell’istituzione scola-
insegnamento prevedano espressamente la frequenza stica, nell’ambito della quale i giovani che partecipano a
e l’uso di laboratori appositamente attrezzati, con pos- tale particolare esperienza formativa non mutano la loro
sibile esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici, posizione giuridica, confermando quella di studente. Al
l’uso di macchine, apparecchi e strumenti di lavoro in contempo, però, visto il loro concreto impiego nell’attività
genere ivi comprese le apparecchiature fornite di lavorativa, non quindi da meri visitatori delle strutture
videoterminali. L’equiparazione opera nei periodi in ospitanti, è riconosciuta a loro la piena equiparazione ai
cui gli allievi siano effettivamente applicati alle stru- lavoratori, la quale trova la propria base giuridica nel
mentazioni o ai laboratori in questione. I predetti TUSL che, in modo chiaro, all’art. 2, comma 1, lett. a),
allievi non sono comunque computati, ai sensi del precisa come “... al lavoratore è equiparato ... il soggetto
D.Lgs. n. 626/1994, ai fini della determinazione del beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orien-
numero dei lavoratori dal quale il medesimo decreto fa tamento di cui all’articolo 18 della legge 24 giugno 1997,
discendere particolari obblighi. In tali ipotesi le attività n. 196”.
svolte nei laboratori o comunque nelle strutture di cui
sopra hanno istituzionalmente carattere dimostrativo Lavoro autonomo non imprenditoriale
didattico. e lavoro agile
Pertanto, poiché gli allievi degli istituti di istruzione e
universitari e i partecipanti ai corsi di formazione profes- La legge 22 maggio 2017, n. 81 “Misure per la tutela del
sionale sono equiparati ai lavoratori unicamente nei casi e lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a
per il tempo in cui “si faccia uso di laboratori, attrezzature favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi
di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi del lavoro subordinato”, entrata in vigore il 14 giugno 2017
comprese le attrezzature munite di videoterminali”, il è divisa in due Capi, il primo dedicato al lavoro autonomo
TUSL da un lato esclude l’applicazione delle norme spe- non imprenditoriale e il secondo al lavoro agile (o smart
cifiche di salute e sicurezza sul lavoro in tutti i periodi ed in working).
tutti i casi in cui gli allievi siano applicati in attività La prima parte (Capo I) della legge si applica ai “rapporti di
scolastiche ed educative nelle quali i programmi di inse- lavoro autonomo di cui al titolo III del libro V del codice
gnamento e formazione non prevedano l’uso di attrezza- civile, ivi inclusi i rapporti di lavoro autonomo che hanno
ture di lavoro e l’esposizione ad agenti chimici, fisici e una disciplina particolare ai sensi dell’articolo 2222 del

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 XIII


Inserto

Codice civile, mentre sono esclusi gli imprenditori, ivi un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi
compresi i piccoli imprenditori di cui all’articolo 2083 generali e i rischi specifici connessi alla particolare moda-
c.c.”. lità di esecuzione del rapporto di lavoro.
All’art. 11 è previsto che il Governo adotti, entro un anno Da parte sua il lavoratore deve cooperare all’attuazione
dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti delle misure di prevenzione predisposte dal datore di
legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in lavoro per fronteggiare i rischi connessi all’esecuzione
materia di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori della prestazione all’esterno dei locali aziendali.
applicabili agli studi professionali, nel rispetto dei seguenti
principi e criteri direttivi: Personale appartenente a organizzazioni
a) individuazione di specifiche misure di prevenzione e particolari
protezione idonee a garantire la tutela della salute e della
sicurezza delle persone che svolgono attività lavorativa Si intendono gli appartenenti a Forze armate, Vigili del
negli studi professionali, con o senza retribuzione e anche Fuoco, istituti di istruzione universitaria, Cooperative
al fine di apprendere un’arte, un mestiere o una sociali, volontari della Protezione Civile, Croce Rossa,
professione; Soccorso Alpino, imprese agricole, ecc.
b) determinazione di misure tecniche ed amministrative di L’art. 3 ai commi 2, 3-bis, stabilisce che le disposizioni del
prevenzione compatibili con le caratteristiche gestionali TUSL siano applicate tenendo conto delle particolari esi-
ed organizzative degli studi professionali; genze connesse al servizio espletato o alle modalità di
c) semplificazione degli adempimenti meramente formali svolgimento delle rispettive attività, prevedendo l’emana-
in materia di salute e sicurezza negli studi professionali, zione di specifici decreti applicativi, alcuni dei quali già
anche per mezzo di forme di unificazione documentale; pubblicati.
d) riformulazione e razionalizzazione dell’apparato san- Fino all’emanazione dei suddetti decreti, sono in vigore
zionatorio, amministrativo e penale, per la violazione delle ancora le disposizioni attuative dell’art. 1, comma 2, D.Lgs.
norme vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro n. 626/1994, nonché le disposizioni di cui al D.Lgs. n. 271/
negli studi professionali, avuto riguardo ai poteri del 1999 “Adeguamento della normativa sulla sicurezza e
soggetto contravventore e alla natura sostanziale o formale salute dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili
della violazione. da pesca nazionali, a norma della legge 31 dicembre 1998, n.
Nel Capo II della legge in parola, con lavoro agile o smart 485”, al D.Lgs. n. 272/1999 “Adeguamento della normativa
working si intende, non una nuova tipologia contrattuale, sulla sicurezza e salute dei lavoratori nell’espletamento di
ma una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro operazioni e servizi portuali, nonché di operazioni di manu-
subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche tenzione, riparazione e trasformazione delle navi in ambito
con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e portuale, a norma della legge 31 dicembre 1998, n. 485”, al
senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il D.Lgs. n. 298/1999 “Attuazione della Direttiva 93/103/CE
possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgi- relativa alle prescrizioni minime di sicurezza e di salute per
mento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa il lavoro a bordo delle navi da pesca”, e le disposizioni
viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in tecniche del D.P.R. n. 547/1955, e del D.P.R. n. 164/1956,
parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli richiamate dalla legge n. 191/1974 “Prevenzione degli
limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e infortuni sul lavoro nei servizi e negli impianti gestiti
settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione dall’Azienda autonoma delle ferrovie dello Stato”, e dai
collettiva”. Riguarda anche i rapporti di lavoro alle dipen- relativi Decreti di attuazione.
denze delle amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, Le organizzazioni ed istituzioni che prevedono particolari
comma 2, D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165. applicazioni del TUSL e i relativi decreti sono:
Il lavoratore ha diritto alla tutela contro gli infortuni sul • le Forze armate e di Polizia, del Dipartimento dei Vigili
lavoro e le malattie professionali dipendenti da rischi del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, dei
connessi alla prestazione lavorativa resa all’esterno dei servizi di Protezione Civile, nonché nell’ambito delle
locali aziendali e alla tutela contro gli infortuni sul lavoro strutture giudiziarie, penitenziarie, di quelle destinate
occorsi durante il normale percorso di andata e ritorno dal per finalità istituzionali alle attività degli organi con com-
luogo di abitazione a quello prescelto per lo svolgimento piti in materia di ordine e sicurezza pubblica;
della prestazione lavorativa all’esterno dei locali aziendali, • università, degli istituti di istruzione universitaria, delle
nei limiti e alle condizioni di cui al terzo comma dell’art. 2, istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica, degli
D.P.R. n. 1124/1965, quando la scelta del luogo della istituti di istruzione ed educazione di ogni ordine e grado;
prestazione sia dettata da esigenze connesse alla presta- • uffici all’estero di cui all’art. 30. D.P.R. 5 gennaio 1967,
zione stessa o dalla necessità del lavoratore di conciliare le n. 18, e dei mezzi di trasporto aerei e marittimi;
esigenze di vita con quelle lavorative e risponda a criteri di • archivi, le biblioteche e i musei solo nel caso siano
ragionevolezza. sottoposti a particolari vincoli di tutela dei beni artistici
Il datore di lavoro è responsabile della sicurezza e del buon storici e culturali;
funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al • attività lavorative a bordo delle navi, di cui al D.Lgs. 27
lavoratore per lo svolgimento dell’attività lavorativa e luglio 1999, n. 271, in ambito portuale, di cui al D.Lgs. 27
garantisce la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge luglio 1999, n. 272, e per il settore delle navi da pesca, di cui
la prestazione in modalità di lavoro agile e a tal fine al D.Lgs. 17 agosto 1999, n. 298;
consegna al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori • trasporto ferroviario contenuta nella legge 26 aprile
per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, 1974, n. 191, e relativi decreti di attuazione;

XIV Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Inserto

• cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, luoghi di lavoro”, che riguarda l’applicazione del TUSL
n. 381; tenendo conto delle particolari esigenze che caratterizzano
• organizzazioni di volontariato della Protezione Civile, le attività e gli interventi svolti dai volontari della Prote-
ivi compresi i volontari della Croce Rossa Italiana e del zione Civile, dai volontari della Croce Rossa Italiana e del
Corpo Nazionale soccorso alpino e speleologico, e i volon- Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico e dai
tari dei vigili del fuoco. volontari dei vigili del fuoco;
Al momento i decreti di attuazione che sono stati già • D.P.C.M. 28 novembre 2011, n. 231 “Regolamento di
emanati sono: attuazione dell’articolo 3, comma 2, del D.Lgs. 9 aprile
• D.P.R. 15 marzo 2010, n. 90 “Testo unico delle 2008, n. 81, recante ‘Attuazione dell’articolo 1 della legge
disposizioni regolamentari in materia di ordinamento 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e
militare, a norma dell’articolo 14 della legge 28 della sicurezza nei luoghi di lavoro’, relativamente all’in-
novembre 2005, n. 246”. Esso riguarda l’applicazione dividuazione delle particolari esigenze connesse all’esple-
della normativa in materia di sicurezza, tenuto conto tamento delle attività del Dipartimento della protezione
dei principi, delle peculiarità organizzative e delle civile, nel conseguimento delle finalità proprie dei servizi
particolari esigenze connesse al servizio espletato di protezione civile”;
dalle Forze armate, disciplina l’organizzazione e le • Decreto interministeriale 16 febbraio 2012, n. 51 “Rego-
attività dirette ad assicurare la tutela della salute e lamento recante disposizioni in materia di tutela della
sicurezza del personale militare e civile negli ambienti salute e della sicurezza degli uffici all’estero ai sensi
di lavoro e durante le attività dell’Amministrazione dell’articolo 3, comma 2, del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81”;
della difesa, in territorio nazionale o all’estero; • Decreto interministeriale 18 novembre 2014, n. 201
• Decreto interministeriale 13 aprile 2011 “Disposizioni in “Regolamento recante norme per l’applicazione, nell’am-
attuazione dell’articolo 3, comma 3-bis, del D.Lgs. 9 aprile bito dell’amministrazione della giustizia, delle disposi-
2008, n. 81, come modificato ed integrato dal D.Lgs. 3 zioni in materia di sicurezza e salute dei lavoratori nei
agosto 2009, n. 106, in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Tabella 2 - Schema di sintesi

Tipologia di rapporto di lavoro - rif. normativo Disposizioni in materia di SSL applicabili

Lavoratore subordinato a tempo indeterminato full-time - art. 1, Tutte le misure di tutela e gli obblighi previsti per il “lavoratore” ex art. 2,
D.Lgs. n. 81/2015 e smi comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008 e smi

Lavoratore subordinato a tempo indeterminato part-time - art. 4,


D.Lgs. n. 81/2015 e smi

Lavoratore subordinato a tempo determinato - art. 19, D.Lgs. n.


81/2015 e smi

Lavoratore intermittente - art. 13, D.Lgs. n. 81/2015 e smi

Lavoratore apprendista - art. 41, D.Lgs. n. 81/2015 e smi

Socio di cooperative o di società - art. 2247 cod. civ. e segg.

Soggetti beneficiari delle iniziative di tirocini formativi - art. 18,


Legge n. 196/1997

Lavoratore somministrato - art. 30, D.Lgs. n. 81/2015 e smi Il somministratore informa i lavoratori sui rischi per la sicurezza e la salute
connessi alle attività produttive e li forma e addestra all’uso delle attrez-
zature di lavoro necessarie allo svolgimento dell’attività lavorativa per la
quale essi vengono assunti. Il contratto di somministrazione può prevedere
che tale obbligo sia adempiuto dall’utilizzatore.
L’utilizzatore osserva nei confronti dei lavoratori somministrati gli obblighi di
prevenzione e protezione cui è tenuto, per legge e contratto collettivo, nei
confronti dei propri dipendenti.

Lavoratore distaccato - art. 30, D.Lgs. n. 276/2003 e smi Il distaccante ha l’obbligo di informare e formare il lavoratore sui rischi tipici
generalmente connessi allo svolgimento delle mansioni per le quali egli
viene distaccato.
Al distaccatario spetta l’onere di ottemperare a tutti gli altri obblighi in
materia di salute e sicurezza sul lavoro inclusa, tra gli altri, la sorveglianza
sanitaria.

Prestatore occasionale - art. 54-bis, D.L. 24 aprile 2017, n. 50, Le disposizioni vigenti in materia di tutela della salute e sicurezza si appli-
convertito con modificazioni dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 cano nei casi in cui la prestazione sia svolta a favore di un committente
imprenditore o professionista. Negli altri casi si applicano esclusivamente le
disposizioni di cui all’art. 21 TUSL.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 XV


Inserto

Lavoratore a progetto - artt. da 61 a 69-bis, D.Lgs. n. 276/2003 Tutte le disposizioni del TUSL si applicano per quei lavoratori a progetto, il
e smi cui contratto era già in atto al 25 giugno 2015, qualora la prestazione
lavorativa si svolge nei luoghi di lavoro del committente.

Associato in partecipazione con apporto di lavoro - art. 2549, Tutte le misure di tutela e gli obblighi previsti per il “lavoratore” ex art. 2,
cod. civ., come modificato dall’art. 53, D.Lgs. n. 81/2015 comma 1, lett. a) D.Lgs. n. 81/2008 e smi si applicano per gli associati in
partecipazione con apporto di lavoro, il cui contratto era già in atto al 25
giugno 2015.

Lavoratore a domicilio o che rientra nel campo di applicazione Il datore di lavoro deve:
del contratto collettivo dei proprietari di fabbricati - legge n. 877/ • non assegnare lavorazioni che comportino l’impiego di sostanze o
1973 materiali nocivi o pericolosi per la salute o la incolumità sia del lavoratore che
dei suoi familiari;
• fornire i necessari dispositivi di protezione individuali in relazione alle
effettive mansioni assegnate al lavoratore;
• fornire una adeguata informazione:
a) sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro connessi alla attività della
impresa in generale;
b) sui rischi specifici cui è esposto in relazione all’attività svolta, le normative
di sicurezza e le disposizioni aziendali in materia;
c) sulle misure e le attività di protezione e prevenzione adottate;
• assicurare una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e
sicurezza;
• nel caso in cui fornisca le attrezzature, deve verificare che esse siano
conformi alle previsioni del Titolo III del TUSL.

Telelavoratore - Accordo europeo 2002, Accordo interconfe- Si devono applicare le disposizioni di cui al Titolo VII del TUSL.
derale 2004 e D.P.R. n. 70/1999 Le attrezzature fornite devono essere conformi alle disposizioni di cui al
Titolo III del TUSL.
I lavoratori a distanza sono informati dal datore di lavoro circa le politiche
aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in particolare in ordine
alle esigenze relative ai videoterminali ed applicano correttamente le
Direttive aziendali di sicurezza.
Si dovranno adottare le misure dirette a prevenire l’isolamento del lavora-
tore a distanza rispetto agli altri lavoratori interni all’azienda.

Lavoratore autonomo - art. 2222 cod. civ. Si applicano le disposizioni di cui agli artt. 21, 26, 94, TUSL

Componenti di impresa famigliare - art. 230-bis, cod. civ. Si applicano le disposizioni di cui agli artt. 21, 96 e 100, comma 3, TUSL

Lavoratori volontari - D.Lgs. n. 117/2017; legge n. 398/1991; art. Si applicano le disposizioni di cui all’art. 21, TUSL.
90, legge n. 289/2002; art. 67, comma 1, lett. m), D.P.R. n. 917/ Con accordi tra i soggetti e le associazioni o gli enti di servizio civile possono
1986 essere individuate le modalità di attuazione della suddetta tutela.
Ove uno dei volontari svolga la sua prestazione nell’ambito di un’organiz-
zazione di un datore di lavoro, questi è tenuto a fornire al soggetto detta-
gliate informazioni sui rischi specifici esistenti negli ambienti nei quali è
chiamato ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate
in relazione alla sua attività. Egli è altresì tenuto ad adottare le misure utili a
eliminare o, ove ciò non sia possibile, a ridurre al minimo i rischi da
interferenze tra la prestazione del soggetto e altre attività che si svolgano
nell’ambito della medesima organizzazione.

Allievi degli istituti di istruzione ed universitari - D.M. n. 382/1998 Le misure di tutela e gli obblighi previsti per il “lavoratore” ex art. 2, comma
1, lett. a), D.Lgs. n. 81/2008 e smi si applicano qualora si faccia uso di
laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici,
ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai
periodi in cui sia effettivamente applicato alla strumentazioni o ai laboratori
in questione.

Lavoratore “agile” - art. 18, D.Lgs. n. 81/2017 Il datore di lavoro è responsabile della sicurezza degli strumenti tecnologici
assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell’attività lavorativa e garanti-
sce la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in
modalità di lavoro agile e a tal fine consegna al lavoratore e al rappresen-
tante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un’in-
formativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi
specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di
lavoro.
Il lavoratore deve cooperare all’attuazione delle misure di prevenzione
predisposte dal datore di lavoro per fronteggiare i rischi connessi all’ese-
cuzione della prestazione all’esterno dei locali aziendali.

Personale appartenente a organizzazioni particolari (Forze Le disposizioni del TUSL siano applicate tenendo conto delle particolari
armate, Vigli del Fuoco, istituti di istruzione universitaria, Coo- esigenze connesse al servizio espletato o alle modalità di svolgimento delle
perative sociali, volontari della Protezione Civile, Croce Rossa, rispettive attività, secondo quanto previsto in specifici decreti applicativi.
Soccorso Alpino, imprese agricole, ecc.)

XVI Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


VDR in pratica

Prevenzione incendi

Progettazione antincendi:
un caso pratico con una soluzione
molto avanzata
Antonio Cappa - Ingegnere, Consulente per la sicurezza
Progettazione basata sul Codice Soluzioni alternative (S.4.4.3)
di Prevenzione Incendi Sono ammesse soluzioni alternative per tutti i livelli
Il progetto riguarda una attività soggetta a prevenzione di prestazione. Al fine di dimostrare il raggiungi-
incendi, per la quale però non ci interesseremo della mento del collegato livello di prestazione, il progetti-
parte prettamente produttiva, ma degli uffici annessi sta deve impiegare uno dei metodi di cui al
(e connessi) alla produzione stessa. Progettiamo col paragrafo G.2.6.
Codice di Prevenzione Incendi (D.M. 3 agosto 2015).
L’attività produttiva riguarda poliuretani e presenta Metodi ordinari di progettazione
circa 1.000 mq di superficie, a piano terra e a tutta della sicurezza antincendio (G.2.6)
altezza. L’ambiente prevede una porta di comunica- La tabella G.2-1 elenca i metodi per la progettazione
zione, al piano terra, la quale immette al piede del vano della sicurezza antincendio impiegabili per:
scala che porta agli uffici, ubicati al piano primo. a) la verifica delle soluzioni alternative al fine di
Sempre al piede del vano scala abbiamo anche una dimostrare il raggiungimento del collegato livello
uscita di emergenza che immette direttamente in di prestazione;
esterno, a servizio degli uffici. Il compartimento uffici, b) la verifica del livello di prestazione attribuito alle
di superficie pari a 109 mq, è separato alla produzione misure antincendio al fine di dimostrare il raggiungi-
con elementi portanti e separanti R/EI 120. mento dei pertinenti obiettivi di sicurezza antincendio.
Esodo (S4) Premessa (S.4.1)
Tabella 2 - Metodi ordinari di progettazione
La procedura per l’esodo sarà esodo simultaneo. della sicurezza antincendio (G.2-1)
Tabella 1 - Livelli di prestazione (S.4.2) Metodi Descrizione e limiti di applicazione

Livello di prestazione Descrizione Applicazione Il progettista applica norme o documenti tecnici


di norme o adottati da organismi europei o internazionali,
Esodo degli occupanti verso documenti riconosciuti nel settore della sicurezza
I
luogo sicuro tecnici antincendio.
Nel caso in esame norma BS 9999:2017: Fire
Livello di prestazione Criteri di attribuzione (S.4.3) safety in the design, management and use of
buildings. Code of practice.
I Tutte le attività Tale applicazione, fatti salvi gli obblighi connessi
all’impiego di prodotti soggetti a normativa
Soluzioni conformi per il livello di prestazione comunitaria di armonizzazione e alla regolamen-
tazione nazionale, è attuata nella sua comple-
I (S.4.4.1) tezza, ricorrendo a soluzioni, configurazioni e
componenti richiamati nelle norme o nei docu-
Il sistema d’esodo è progettato nel rispetto di quanto menti tecnici impiegati, evidenziandone specifi-
previsto al paragrafo S.4.5 e successivi. catamente l’idoneità, per ciascuna
Un singolo punto (larghezza della scala interna da configurazione considerata, in relazione ai profili
di rischio dell’attività.
piano primo uffici a piano terra in esterno) non potrà
essere rispettato; si procede comunque, per comple-
tezza e chiarezza a illustrare la rispondenza di tutti gli Luogo sicuro (S.4.5.1)
altri punti, ma a seguire si applicherà la soluzione 1) Il luogo sicuro è idoneo a contenere gli occupanti
alternativa come segue. che lo impiegano durante l’esodo.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 37


VDR in pratica

2) Si considera luogo sicuro per l’attività la pub- Tabella 3 - Caratteristiche porte (S.4-3)
blica via.
3) Il luogo sicuro sarà contrassegnato con cartello Caratteristiche porta
Caratteristi-
UNI EN ISO 7010-E007 o equivalente. che locale Occupanti Verso Dispositivo
serviti di apertura di apertura
Vie d’esodo (S.4.5.3) 9<n≤25
Locale non UNI EN 179
occupanti
1) L’altezza minima delle vie di esodo è pari a 2 metri. aperto al pub-
blico - produ-
2) Non sono presenti: zione e ufficio
n>25
UNI EN 1125
occupanti
a) scale portatili ed alla marinara;
b) ascensori; n<10 Nel verso
UNI EN 179
occupanti dell’esodo
c) rampe con pendenza superiore all’8%; Locale aperto
al pubblico n≥10
d) scale e marciapiedi mobili. UNI EN 1125
occupanti
3) Gli occupanti hanno familiarità con l’attività.
4) Tutte le superfici di calpestio delle vie d’esodo Area a rischio n>5
UNI EN 1125
specifico occupanti
sono non sdrucciolevoli.
Secondo risultanze dell’analisi
5) Il fumo ed il calore dell’incendio smaltiti o eva- Altri casi - Ufficio del rischio, come per
cuati dall’attività non interferiscono con il sistema produzione
delle vie d’esodo.
M001 o equivalente, riportante il messaggio “Uscita
Via d’esodo protetta S.4.5.3.1 di emergenza, lasciare libero il passaggio”.
1) Per il piano primo ad uso ufficio, presente vano
scala d’esodo protetto (il vano scala è completamente Segnaletica d’esodo ed orientamento S.4.5.8
sgombero). 1) Il sistema d’esodo sarà facilmente riconosciuto ed
2) La scala d’esodo protetta conduce in luogo sicuro impiegato dagli occupanti grazie ad apposita segnaletica
direttamente (porta verso esterno). di sicurezza anche per la corretta identificazione dire-
zionale, tipo UNI EN ISO 7010 o equivalente.
Porte lungo le vie d’esodo S.4.5.6 2) La segnaletica d’esodo sarà adeguata alla comples-
1) Le porte installate lungo le vie d’esodo saranno sità dell’attività e consentire l’orientamento degli
facilmente identificabili ed apribili da parte di tutti occupanti (way finding). A tal fine:
gli occupanti. a) saranno installate in ogni compartimento dell’at-
2) L’apertura delle porte non ostacolerà il deflusso tività apposite planimetrie semplificate, corretta-
degli occupanti lungo le vie d’esodo. mente orientate, in cui sia indicata la posizione del
3) Le porte si apriranno su aree facilmente praticabili, lettore ed il layout del sistema d’esodo.
di profondità almeno pari alla larghezza complessiva Illuminazione di sicurezza S.4.5.9
del varco.
4) Le porte avranno i requisiti di cui alla tabella S.4-3 1) Sarà installato impianto di illuminazione di sicu-
in funzione delle caratteristiche del locale e del rezza lungo tutto il sistema delle vie d’esodo fino a
numero di occupanti che impiega ciascuna porta. luogo sicuro.
La produzione presenterà, per ogni uscita di emer- 2) L’impianto di illuminazione di sicurezza assicurerà
genza, porta apribile nel verso dell’esodo, dotata di livello di illuminamento sufficiente a garantire
maniglione antipanico ai sensi delle citate norme l’esodo degli occupanti, conformemente alle indica-
UNI, debitamente segnalata e illuminata. zioni della norma UNI EN 1838 o equivalente.
Layout dei posti a sedere fissi e mobili S.4.5.10
Uscite finali S.4.5.7 Questa disposizione riguarda le sale auditorium,
1) Le uscite finali verso luogo sicuro avranno le quindi non si applica al caso in esame.
seguenti caratteristiche:
a) posizionate in modo da garantire l’evacuazione Profilo di rischio Rvita di riferimento S.4.6.1
rapida degli occupanti verso luogo sicuro; 1) Ciascun componente del sistema d’esodo è
b) sempre disponibili, anche durante un incendio in dimensionato in funzione del più gravoso, ai fini
attività limitrofe. dell’esodo, dei profili di rischio Rvita dei comparti-
2) Le uscite finali saranno contrassegnate sul lato menti serviti. Nel caso in esame, A4 produzione e
verso luogo sicuro con cartello UNI EN ISO 7010- A2 ufficio.

38 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


VDR in pratica

Affollamento S.4.6.2 Tabella 5 - Numero minimo di vie d’esodo


1) Il responsabile dell’attività dichiara un valore
dell’affollamento inferiore a quello determinato Rvita Affollamento Numero minimo

come previsto al comma 1. Il valore previsto al Qualsiasi ≤ 50 occupanti


comma 1 è pari a 109 m2 x 0,1 persone/m2 = 11 A1, A2, Ci1, Ci2, Ci3 ≤ 100 occupanti
1 [1]

persone per ufficio, l’affollamento reale però è pari al


≤ 500 occupanti 2
massimo a 10 persone (si fornirà dichiarazione
all’atto della SCIA), pari per produzione a 12 persone Qualsiasi ≤ 1000 occupanti 3
(non prevista densità nella tabella a seguire). > 1000 occupanti 4
2) Il responsabile dell’attività si impegna a rispettare [1] Sia comunque rispettata la massima lunghezza del corridoio
l’affollamento e la densità d’affollamento massimi cieco di cui al paragrafo S.4.8.2
dichiarati per ogni ambito ed in ogni condizione
d’esercizio dell’attività. tabella S.4-10 in funzione del profilo di rischio Rvita di
riferimento (A2, valore massimo pari a 25 metri).
Tabella 4 - Densità di affollamento massimo Presenti 15,5 m di percorso al piano primo, due rampe
da 3,5 m, ballatoio per uscire al piano terra, per un
Densità di affollamento
Tipologia di attività
o criteri totale di 15,5 + 3,5 + 3,5 + 1 = 23,5 m.
10 persone totali effettive, Tabella 6 - Massima lunghezza d’esodo e corridoio
Uffici non aperti al pubblico densità 0,1 persone/m2 cieco
massimo
Max lunghezza
Altre attività - produzione Numero massimo presenti 12 Max lunghezza
Rvita corridoio cieco
d’esodo Les [m]
Lcc [m]

A2 60 25
Numero minimo di vie d’esodo ed uscite
A4 30 15
indipendenti S.4.8.1
1) Vie d’esodo o uscite sono ritenute indipendenti
quando sia minimizzata la probabilità che possano Calcolo della larghezza minima
essere contemporaneamente rese indisponibili dagli delle vie d’esodo orizzontali S.4.8.3
effetti dell’incendio. 1) La larghezza minima delle vie d’esodo orizzontali
2) Si considerano indipendenti coppie di vie d’esodo Lo, che consente il regolare esodo degli occupanti che
orizzontali che conducono verso uscite distinte, per le la impiegano, è calcolata come segue:
quali l’angolo formato dai percorsi rettilinei sia supe- S.4-1
riore a 45°. È il caso delle uscite della produzione. Per Lo = Lu • no = 12,3 mm/persona * 12 persone = 148
gli uffici è presente una unica via di fuga (vano scala mm teorici produzione
protetto), con lunghezza del percorso cieco inferiore Lo = Lu • no = 3,8 mm/persona * 10 persone = 38 mm
al successivo capoverso. teorici uffici
3) In funzione del profilo di rischio Rvita (A4 per con:
produzione e A2 per ufficio) e dell’affollamento (10 Lo larghezza minima delle vie d’esodo orizzon-
persone in ufficio, 12 in produzione), nella tabella tali [mm];
S.4-8 è riportato il numero minimo di vie di esodo Lu larghezza unitaria per le vie d’esodo orizzontali
indipendenti. determinata dalla tabella S.4-11 in funzione del pro-
4) Nell’edificio è esercita una sola attività afferente a filo di rischio Rvita di riferimento (secondo paragrafo
un singolo titolare. S.4.6.1); [mm/persona];
no numero totale degli occupanti che impiegano tale
Lunghezze d’esodo e dei corridoi ciechi S.4.8.2 via d’esodo orizzontale.
1) Almeno una delle lunghezze d’esodo determinate Tabella 7 - Larghezza unitaria per le vie d’esodo
da qualsiasi punto dell’attività non supera i valori orizzontali
massimi della tabella S.4-10 in funzione del profilo di
Larghezza unitaria [mm/
rischio Rvita di riferimento (A4, Les 30 m; tutte le Rvita
persona]
lunghezze d’esodo in produzione sono inferiori a 30).
A2 3,8
2) La lunghezza dell’unico corridoio cieco dell’atti-
vità (in ufficio) non supera i valori massimi della A4 12,30

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 39


VDR in pratica

2) La larghezza Lo può essere suddivisa tra più per- Lv = Lu • nv = 4,55 * 10 = 46 mm teorici


corsi. Sono comunque rispettati i seguenti criteri per con:
le larghezze minime di ciascun percorso: Lv larghezza minima della via d’esodo verticale [mm];
a) la larghezza (di porte, di uscite, di corridoi) non Lu larghezza unitaria determinata da tabella S.4-12 in
sarà inferiore a 900 mm, per consentire l’esodo anche funzione del profilo di rischio Rvita di riferimento
ad occupanti che impiegano ausili per il movimento, (secondo paragrafo S.4.6.1 - A2 4,55 mm/persona)
ad eccezione degli uffici piano primo (800 mm); e del numero totale dei piani serviti dalla via d’esodo
b) il compartimento produzione, con più di due verticale (uno solo, piano primo) [mm/persona];
uscite, presenta due di esse con larghezza non infe- nv numero totale degli occupanti che impiegano tale
riore a 1200 mm; via d’esodo verticale, provenienti da tutti i piani serviti.
c) è ammessa larghezza non inferiore a 800 mm per le
porte di locali con affollamento non superiore a 10 Verifica della ridondanza delle vie d’esodo
persone (ufficio). verticali S.4.8.7
Verifica di ridondanza delle vie d’esodo 3) Nella verifica di ridondanza non è necessario
orizzontali S.4.8.4 procedere ad ulteriore verifica delle lunghezze
d’esodo e dei corridoi ciechi.
1) Se un compartimento, un piano, un soppalco o un
locale ha più di una via d’esodo orizzontale si suppone Calcolo della larghezza minima delle uscite
che l’incendio possa renderne una indisponibile. finali S.4.8.8
2) Ai fini della verifica di ridondanza, resa indisponibile
1) La larghezza minima dell’uscita finale LP, che
una via d’esodo orizzontale alla volta, è verificato che le
consente il regolare esodo degli occupanti che la
restanti vie d’esodo indipendenti da questa abbiano
impiegano, provenienti da vie d’esodo orizzontali, è
larghezza complessiva sufficiente a garantire l’esodo
calcolata come segue (S.4-4):
degli occupanti.
3) Nella verifica di ridondanza non è necessario
procedere ad ulteriore verifica delle lunghezze
d’esodo e dei corridoi ciechi.
Calcolo della larghezza minima delle vie con:
d’esodo verticali (unica via dall’ufficio piano LF larghezza minima dell’uscita finale [mm] = 25 mm
primo) S.4.8.6 teorici.
2) La larghezza LF è in unico varco. Sono comunque
1) In funzione della procedura d’esodo adottata (para- essere rispettati i seguenti criteri per le larghezze
grafo S.4.2 - esodo simultaneo), la larghezza minima minime:
della via d’esodo verticale Lv, che consente il regolare b) è ammessa larghezza non inferiore a 800 mm per le
esodo degli occupanti che la impiegano, è calcolata uscite finali impiegate da non più di 10 persone
come specificato nei paragrafi S.4.8.6.1. (ufficio).
2) La larghezza Lv è per unico percorso. Si rispetta il 3) Assente convergenza dei flussi di occupanti dalle
seguente criterio per le larghezze minime di ciascun vie d’esodo orizzontali rispetto alla verticale verso
percorso: l’uscita finale.
a) la larghezza non può essere inferiore a 1200 mm.
Nel caso in esame sarà pari a 1000 mm per lo stato Esodo in presenza di occupanti con
della struttura oggi esistente. Si procede quindi a disabilità S.4.9
illustrare la rispondenza di tutti gli altri punti, ma a Non sono presenti disabili.
seguire si applicherà la norma inglese
BS9999:2017. Progettazione basata sul BS 9999:2017
Calcolo in caso di esodo simultaneo S.4.8.6.1 Vie di fuga orizzontali
1) Si applica la procedura di esodo simultaneo, la via Una via di fuga semplice (16.3.3) dovrebbe essere
d’esodo verticale è in grado di consentire l’evacua- presente solo quando una stanza, livello o piano può
zione contemporanea di tutti gli occupanti in eva- ospitare fino a 60 persone e la distanza limite di spo-
cuazione da tutti i piani (piano primo). stamento in una sola direzione non è superata (16.4).
2) La larghezza Lv è calcolata come segue: Nel caso in esame, presenza massima di 10 persone in
S.4-2 ufficio piano primo.

40 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


VDR in pratica

Distanza di spostamento (16.4) a) dove la scala è la sola a servizio di un edificio (o di


La distanza di spostamento in genere non dovrebbe parte dell’edificio) che ha più di un piano sopra o
superare il valore indicato nella Tabella 11 del BS sotto terra;
per il profilo di rischio adeguato; tuttavia, se sono b) dove la scala è a servizio di qualunque piano ad
presenti misure aggiuntive di protezione dal fuoco un’altezza superiore a 8 metri;
la distanza di spostamento può essere superiore, c) dove l’edificio è progettato per l’evacuazione a fasi;
entro certi limiti. d) in un edificio dove l’ampiezza della scala non è
Nel caso in esame, la massima distanza da percorrere, calcolata escludendo una scala.
per personale che conosce il sito, profilo di rischio A2 Non è il caso in esame, poiché non vi sono livelli oltre
e percorso cieco, è pari a 22 metri, fino all’uscita di il primo né interrati, l’edificio è più basso di 18 metri,
piano (storey exit). In questo caso essa si configura l’evacuazione è simultanea e non per fasi, ed essen-
anche come luogo sicuro temporaneo, poiché l’uscita doci una scala sola non si deve applicare la verifica
di piano è costituita da porta tagliafuoco e quindi la della ridondanza delle vie di esodo orizzontali o
scala è protetta. verticali per il compartimento ufficio.
Per distanza di spostamento (3.119) si intende la Ogni scala protetta dovrebbe sbarcare direttamente
distanza effettiva che deve essere percorsa da qualsiasi su un’uscita esterna o attraverso un passaggio protetto
punto entro un edificio fino all’uscita di piano più verso un’uscita esterna.
vicina, tenendo presenti la disposizione dei muri, Nel caso in esame la scala adduce direttamente in
delle divisioni e delle suppellettili esterno in luogo sicuro.
Dove due scalinate protette sono adiacenti, ciascuna
Vie di fuga verticali (17) di esse ed ogni passaggio protetto che le conduce
Le gradinate e i pianerottoli delle scale di emergenza all’uscita esterna dovrebbero essere protette dal
dovrebbero essere in materiali a bassa combustibilità. fuoco; in caso contrario entrambe le scale dovrebbero
Nel caso in esame la scala che dall’ufficio piano primo essere escluse da tutti i calcoli.
porta direttamente in esterno in luogo sicuro è incom- Nel caso in esame non vi sono scale adiacenti né
bustibile e priva di oggetti combustibili all’interno. alcuna commistione con alcuna via di fuga.
Tutte le scale di emergenza interne dovrebbero essere La via di uscita da una scala dovrebbe essere larga
protette (vale a dire all’interno di una delimitazione almeno quanto la scala stessa.
resistente al fuoco). Tuttavia, una scala non protetta Nel caso in esame l’uscita al piede della scala sarà
può fare parte di una via interna verso un’uscita di larga 100 cm.
piano o un’uscita finale, sempre che questo risulti da Dove una via di fuga da una scala costituisce anche la
una valutazione del rischio appropriata. via di fuga dai piani terra e/o interrato, l’ampiezza
È il caso in esame: la scala è parte del percorso d’esodo della via di fuga potrebbe dover essere aumentata di
monodirezionale, di lunghezza inferiore a 25 metri, conseguenza.
che porta dagli uffici a un luogo sicuro, ed è parte di un Nel caso in esame la via di fuga verticale non serve
compartimento che comprende gli uffici ed è distinto alcun altro compartimento.
dalla produzione. Ogni scala protetta dovrebbe sbarcare direttamente
Quando una scala protetta è protrusa esternamente, è su un’uscita esterna.
rientrata o in qualunque modo forma un angolo Nel caso in esame la via di fuga immette direttamente
interno con il muro confinante con l’esterno o l’edi- in luogo sicuro.
ficio non superiore a 135°, allora la distanza tra le aree Gradini singoli possono provocare cadute e dovreb-
non protette nei recinti esterni e ogni area non bero essere evitati nelle vie di fuga.
protetta nel perimetro delle scale dovrebbe essere Gradini singoli non presenti nel caso in esame.
almeno di 1800 millimetri. Scale elicoidali o a spirale facenti parte di una via di
Non si tratta del caso in esame, dove la scala è fuga dovrebbero essere disegnate secondo il BS 5395-
completamente interna al compartimento, nessuna 2. Questo tipo di scale non dovrebbero essere usate
sua parte sborda o è oltre il muro perimetrale come sole vie di fuga.
dell’edificio. Nel caso in esame, scale elicoidali, piè d’oca o a
Una scala di emergenza dovrebbe essere dotata di uno spirale non presenti.
sbarco protetto o di un corridoio protetto, oppure di Il numero di scale di emergenza necessarie in un
un sistema di pressione differenziale in uno di questi edificio (o parte di esso) dovrebbe essere definito
casi (in alternativa): dai seguenti valori e/o criteri:

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 41


VDR in pratica

a) limiti imposti dalla Clause 16 alla progettazione dipende dal numero di persone che usano la scala a
delle vie di fuga orizzontali (la distanza limite per ciascun piano. In un edificio progettato per l’evacua-
percorsi di esodo ciechi e classe di rischio A2 è pari a zione simultanea, le scale di sicurezza dovrebbero
22 metri; nel caso in esame è di a 20,8 metri dal fondo essere abbastanza ampie da consentire l’evacuazione
dell’ultimo ufficio); a tutti i piani simultaneamente e da permettere alle
b) accettabilità di una scala singola (una scala singola persone che si trovano al piano interessato dall’in-
è accettabile, a seguire); cendio di lasciare il piano velocemente. L’evacua-
c) necessità di scale indipendenti in edifici a utilizzo zione simultanea può avvenire in tutti gli edifici o
promiscuo (l’edificio in esame non presenta utilizzo parti di edificio, ma dovrebbe essere attuata sempre
promiscuo); per tutte le scale a servizio di piani interrati.
d) larghezza adeguata della via di fuga, consen- Nel caso in esame, esodo simultaneo, la scala ha
tendo contemporaneamente la possibilità di larghezza sufficiente per l’affollamento massimo
escludere dal calcolo una scala a causa del degli uffici.
fuoco o del fumo (nel caso in esame, la verifica La larghezza delle scale di emergenza per l’evacua-
di ridondanza non è richiesta e larghezza minima zione simultanea non dovrebbe essere inferiore a:
scala è pari a 1000 millimetri come richiesto per a) dimensioni Tavola 17.4.1 (scala pari a 1000 mm);
esodo verso il basso). b) dimensioni Tavola 13 per il profilo di rischio e il
Sempre che vie di fuga indipendenti non siano neces- numero di piani relativi al caso in esame (Nel caso in
sarie in aree adibite a uso diverso, un edificio (o parte esame, 10 persone in ufficio al piano primo, fornisce
di esso) può essere servito da una sola scala di emer- 4,5 x 10 = 45 mm. La scala presenta 1000 mm di
genza nelle situazioni seguenti: larghezza). Non è prevista l’evacuazione per fasi.
a) piano interrato con una sola via d’uscita (secondo Nell’edificio vi sono unica attività e titolare.
le previsioni del par. 16.3.3); Se una scala di sicurezza fa parte della sola via di fuga
b) edificio con nessun piano sopra gli 11 metri dal da un piano superiore di un edificio (o parte di esso)
livello del suolo e con ogni piano dotato di via di fuga non dovrebbe proseguire verso il basso a servizio di un
singola (secondo le previsioni del par. 16.3.3.). piano interrato.
Il numero minimo di vie di fuga è 1 in caso di 60 Nel caso in esame la scala non serve alcun altro locale
persone al massimo, 2 fino a 600 e 3 con più di 600 o compartimento, immettendo direttamente in
occupanti. luogo sicuro.
Nel caso in esame l’affollamento è fortemente infe- Le scale usate come vie di fuga dovrebbero essere
riore a 60 persone e non vi sono livelli oltre 11 metri. libere da potenziali sorgenti di incendio.
Nel caso di edifici a uso promiscuo (anche solo parti Nel caso in esame le scale sono completamente vuote
di piani), va tenuto in conto l’effetto di un rischio e incombustibili. Non sono presenti scale di emer-
sull’altro. genza esterne.
Nel caso in esame l’edificio ha un unico utilizzatore e Vie di fuga verticali per disabili: nel caso in
un’unica attività. esame, non è prevista la presenza di disabili. Per
L’ampiezza delle scale di emergenza: completezza di trattazione però si illustra anche il
a) non dovrebbe essere inferiore a quella di qualun- paragrafo 17.8 che fa riferimento al trasporto sulle
que uscita che vi dà accesso (Nel caso in esame, la scale di emergenza di una persona a mobilità
scala è più larga della porta di accesso alla stessa a limitata. I mezzi di fuga per disabili possono
partire dagli uffici piano primo); comprendere una combinazione di dotazioni
b) non dovrebbe essere ridotta in nessun punto del strutturali e procedure organizzative (esodo
percorso verso un’uscita esterna (Nel caso in esame, assistito).
la scala non presenta restringimenti); Dovrebbe essere prevista una strategia di risposta
c) non dovrebbe essere larga meno di 1000 millimetri flessibile a diverse situazioni. Nel caso in esame,
in discesa e 1200 millimetri in salita (Nel caso in esame, non è presente l’ascensore, quindi non va considerato
per esodo verso il basso, la scala è larga 1000 mm: questo come eventuale via di fuga.
è il passaggio critico che consente 1000 mm verso il Dovrebbe essere individuato e addestrato il personale
basso, e non 1200 mm come per il Codice italiano). adibito al trasporto di disabili lungo la scala di emer-
Ogni scala di sicurezza dovrebbe essere abbastanza genza. Nel piano di emergenza ed evacuazione del
ampia da accogliere il numero di persone che la caso in esame, saranno individuati addetti, debita-
dovrebbero usare in caso di emergenza; tale ampiezza mente formati, per assistenza.

42 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


VDR in pratica

Sostanze pericolose

Prevenzione dei rischi chimici


nelle attività di asfaltatura
Giuseppina Paolantonio - Consulente e formatrice (*)
Caratterizzazione del comparto alla richiesta. Gli impianti moderni per la produzione
Le lavorazioni di asfaltatura fanno parte del settore di asfalto per strade e marciapiedi possono essere
dell’edilizia stradale, che comprende un ambito gestiti da sole due persone: un addetto al controllo
molto ampio di attività produttive. In questo con- del processo produttivo automatico (situato in
tributo si esaminano le lavorazioni tipiche dell’asfal- cabina centralizzata di comando) ed un addetto al
tatura, tralasciando invece quelle attività che carico dei predosatori con pala meccanica.
possono essere preliminari o collaterali e che fanno Asfaltatura di strade
più propriamente parte della predisposizione del can-
tiere stradale. L’asfaltatura di strade inizia con l’allestimento del
Il processo di lavoro del comparto asfaltatura può cantiere stradale, quindi il processo di lavoro si diffe-
essere variamente organizzato; una delle variabili renzia a seconda che l’opera riguardi il rifacimento di
che maggiormente incidono sull’organizzazione del una pavimentazione stradale già esistente oppure la
lavoro e, dunque, sulle modalità con cui i rischi si creazione di una nuova pavimentazione stradale:
presentano è il contesto in cui si svolge l’asfaltatura. Il infatti nel primo caso è necessario rimuovere preli-
rischio chimico, infatti, è notevolmente influenzato minarmente lo strato superficiale della pavimenta-
dai parametri ambientali, tra cui rivestono impor- zione (“strato di usura”) mediante fresatura
tanza fondamentale la ventilazione e le condizioni (macchine scarificatrici) seguita dall’asportazione
climatiche; tuttavia è certo che nelle attività di del materiale fresato (macchine spazzatrici). Le
asfaltatura non si possa prescindere dall’utilizzo di superfici da asfaltare (già esistenti o nuove in toto)
materiali che possiedono determinate caratteristiche vengono quindi preparate per favorire l’adesione del
di pericolosità e dal ricorso a modalità operative tappeto di copertura mediante applicazione a spruzzo
comuni che determinano l’entità dell’esposizione. di emulsione bituminosa, che può avvenire a caldo o a
Dunque è possibile in questa sede tracciare un profilo freddo, manualmente o per mezzo di macchine.
di rischio esaustivo, che andrà però di volta in volta Quindi mediante macchine vibrofinitrici si effettua
contestualizzato alla concreta fattispecie. la stesa di più strati di conglomerato bituminoso;
Le attività lavorative di produzione di asfalti (o occorre anche considerare che esistono differenti
meglio conglomerati bituminosi) e di asfaltatura si tipologie di asfalto, che necessitano anche di diverse
differenziano nei materiali utilizzati e nelle modalità modalità operative nella stesa e comportano diffe-
operative ed attrezzature in uso. renti livelli di rischio espositivo, ed in particolare:
— i conglomerati a caldo, tutt’ora gli asfalti più
utilizzati in Italia, devono essere mantenuti a tempe-
Produzione di asfalti
rature tra i 120°C ed i 160°C anche durante la messa
La produzione di asfalti (conglomerati bituminosi) in opera;
consiste essenzialmente nella dosatura e miscelazione — i conglomerati a freddo, la cui temperatura di
dei diversi costituenti (bitume, materiali litici, addi- messa in opera è intorno ai 60-70°C.
tivi), che avviene a caldo; successivamente il pro- Il nuovo strato viene infine compattato mediante
dotto finito può essere trasferito dal mescolatore ai rulli compattatori e piastre vibranti.
mezzi che lo trasporteranno al luogo di utilizzo, Le squadre possono variare da un minimo di 3 ad un
oppure stoccato in serbatoi di acciaio riscaldati e massimo di 10 componenti, impegnati in vari compiti
provvisti di pareti isolanti, ed ivi conservato fino (asfaltatore manuale, addetto al rullo, addetto alla

(*) giuseppina.paolantonio@fastwebnet.it.

Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018 43


VDR in pratica

vibrofinitrice, autista di camion per il trasporto asfaltatura è però di complessa attuazione ed oggetto
dell’asfalto). nel corso degli anni di numerosi studi, anche con esiti
contraddittori, come anche è accaduto nel caso dei
Asfaltatura di marciapiedi progetti di indagine regionali svolti in Italia (1);
L’asfaltatura di marciapiedi è un processo più sem- come si è detto, nella caratterizzazione dell’esposi-
plice dell’asfaltatura di strade, sia nelle modalità zione incidono grandemente gli elementi del
operative, sia nelle componenti tecnologiche: contesto.
avviene esclusivamente per via manuale e consiste
nel prelevare tramite carriola l’asfalto colato (più Caratteristiche dei materiali in uso
plastico di quello stradale) dal veicolo cisterna, ove Prima di addentrarsi negli specifici elementi di
viene conservato a 230-260 °C, e nel rovesciarlo sul rischio, è bene fornire alcune definizioni preliminari:
marciapiede: la sua distribuzione ed il livellamento nel linguaggio comune infatti i termini bitume,
avvengono quindi manualmente, per mezzo di lun- asfalto, catrame, probabilmente a causa dell’origine
ghe spatole di legno manovrate dagli operatori in simile e dell’utilizzo comune, sono tutti indifferente-
stazione eretta. Il materiale viene poi cosparso di mente utilizzati ad indicare lo stesso prodotto, mentre
sabbia e talvolta, per favorirne il raffreddamento, di corrispondono a materiali molto diversi nell’origine e
acqua. nella composizione chimica, e di conseguenza nel
comportamento tossicologico e nel tipo e nel livello
Profilo specifico di rischio chimico di rischio chimico a cui sono esposti gli addetti.
e cancerogeno-mutageno
Il comparto asfaltatura è da tempo indagato per lo Bitume
sviluppo di sostanze chimiche potenzialmente pre- Il bitume, il principale materiale in uso nelle attività
occupanti durante il riscaldamento delle materie di lavoro in esame, è una miscela complessa derivata
prime nelle diverse fasi di lavoro. dalla distillazione del petrolio, la cui composizione
La prima valutazione dedicata di cancerogenicità può essere differente a seconda del petrolio di prove-
della’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Can- nienza e di tipologia e condizioni di distillazione che
cro (IARC) è del 1985 e concludeva per un’insuffi- vengono operate per separare il bitume propriamente
ciente evidenza di cancerogenicità verso l’uomo dei detto. Attualmente l’esposizione occupazionale a
bitumi per asfaltatura; il successivo aggiornamento bitumi per asfaltatura è ritenuta possibile cancero-
del 2013 pone invece nel gruppo di rischio 2B (pos- gena dalla IARC (gruppo 2B) mentre il bitume non è
sibile cancerogeno) l’esposizione professionale a fumi classificato come prodotto pericoloso in UE, a diffe-
di bitume sviluppati nelle lavorazioni di asfaltatura. renza del catrame - un materiale che deriva dalla
La caratterizzazione quali-quantitativa del rischio distillazione distruttiva del carbone fossile o, meno
chimico e cancerogeno mutageno nel comparto frequentemente, di lignite, torba, scisto, legno - la cui

Tabella 1 - Differenze di pericolosità verso la salute tra bitume e catrame

Nome ufficiale e n. Cas N. Index (allegato VI Regola- Altre classificazioni


mento Clp n. 1272/2008) e
corrispondente classifica-
zione EU

bitume n.a. IARC: gruppo 2B (Monographs vol. 103, 2013)


(8052-42-4, 64741-56-6) (non classificato come
pericoloso)

catrame di carbone 648-055-00-5 IARC: gruppo 1 (Monographs vol. 100F, 2012)


(65996-93-2) Carc. 1 A (H350), Muta 1B
(H340), Repr. 1B (H360FD)

(1) In particolare, ci si riferisce al progetto di indagine “Progetto contenute, i cui esiti erano però contraddetti da analoghi progetti
Operativo Protezione Asfaltatori (POPA)” della Regione Lombar- di indagine regionali (es. Emilia Romagna); ed alle successive
dia (aa. 2003-2004) che attestava esposizioni a IPA molto campagne svolte sempre in Regione Lombardia di cui la più

44 Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018


VDR in pratica

composizione originaria, già ricca in idrocarburi poli- adatte ad impieghi di manutenzione preventiva e
ciclici aromatici cancerogeni, ne fa un prodotto di curativa delle strade, alla realizzazione di una
pericolosità rilevante: è infatti identificato dalla nuova pavimentazione o al consolidamento strut-
Comunità Europea come “cancerogeno 1B” (sono turale di pavimentazioni già esistenti.
emersi elementi sufficienti per ritenere probabile lo
sviluppo di tumori nell’uomo a seguito di esposi- Emulsioni bituminose
zione), ed è considerato dalla IARC un cancerogeno Per quanto concerne infine le emulsioni bituminose,
accertato (gruppo 1). Il catrame è stato molto utiliz- che vengono usate per preparare il fondo in tutte le
zato per le pavimentazioni stradali in Gran Bretagna, applicazioni di stesa, in commercio esistono diverse
mentre in Italia il suo uso non si è mai realmente formulazioni a seconda del processo tecnologico di
affermato. asfaltatura, delle tempistiche utili, del tipo di sotto-
fondo su cui intervenire, dalle caratteristiche di resi-
Asfalto stenza che la pavimentazione finita dovrà possedere.
L’asfalto o conglomerato bituminoso è invece un Sono tutte caratterizzate dalla presenza di bitume in
derivato tecnologico del bitume, originato dalla percentuali elevate (dal 50% al 70%), mantenuto
sua miscelazione con materiale litico quale pie- allo stato fluido attraverso oli (fluidificanti), solventi
trisco, pietrischetto, graniglia, sabbia, polveri di varia natura o acqua e tensioattivi (emulsionanti);
minerali ed altri additivi che vi apportano parti- le caratteristiche di pericolosità dipendono dunque
colari caratteristiche tecnologiche (es. gomme o dall’effettiva composizione, per cui si dovrà fare rife-
polimeri che ne aumentano l’elasticità): si rimento alla scheda di sicurezza (SDS) del fornitore.
ottiene così un materiale adatto ad essere steso A causa della migliore adesione su strati polverosi
sulla superficie stradale grazie alle proprietà di sono maggiormente diffuse le emulsioni cationiche o
duttilità, adesività ed impermeabilità proprie acide, i cui emulsionanti sono costituiti da ammine
del bitume e dalla resistenza all’usura conferitagli alifatiche o sali organici di ammonio quaternario.
dal materiale lapideo. L’aggiunta nella formula-
zione di specifici additivi (generalmente in Attività con uso di bitume
misura massima del 2%) è inoltre in grado di Per quanto anzidetto, è innanzitutto necessario
conferirgli particolari requisiti prestazionali comprendere la composizione del prodotto (princi-
(colorazione, aumento della duttilità, aumento palmente facendo riferimento alle SDS del forni-
della resistenza, potere drenante, fonoassorbenza, tore) e quindi analizzare quali componenti
ecc.). Anche l’asfalto in sé non risulta classificato pericolosi risultino effettivamente biodisponibili
come pericoloso; il rischio nelle attività di asfal- nelle diverse condizioni operative riscontrate.
tatura è determinato dalle modalità operative ed Occorre anche considerare che nei processi lavora-
in particolare dal riscaldamento del materiale, tivi in esame il prodotto è soggetto a ripetute sol-
che può determinare la formazione ed emissione lecitazioni termiche che gradualmente ne alterano
di composti pericolosi. In questo senso andranno la composizione originaria, con esiti difficilmente
il più possibile identificati quei componenti della prevedibili: ciò introduce un’ulteriore difficoltà
miscela che possono deteriorarsi sotto l’effetto nello stabilire a che cosa esattamente gli operatori
della temperatura ed originare l’emissione di siano esposti e nel discuterne le caratteristiche
composti pericolosi. tossicologiche.
Malte bituminose Esposizione a idrocarburi policiclici aromatici
Negli ultimi anni sono entrate in uso anche La principale problematica che il bitume pone
formulazioni fluide da posare a freddo in strato rispetto alla salute occupazionale riguarda la possibile
sottile, chiamate “malte bituminose” o slurry seal esposizione a idrocarburi policiclici aromatici (IPA),
o microtappeti: si tratta di miscele di aggregati una vasta classe di composti organici complessi a più
solidi di dimensioni inferiori a 10 mm, cemento, nuclei aromatici condensati che sono da molto
emulsioni di bitume e lattice, acqua o altri sol- tempo studiati per le proprietà cancerogene sospette
venti, eventualmente fibre. Sono maggiormente e, in diversi casi, accertate.

recente sul cantiere BRE-BE-MI (materiali su https://www.ats- del primo report, confermando la variabilità delle esposizioni nel
brescia.it/bin/index.php?id=731) contraddice nettamente gli esiti comparto.

Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018 45


VDR in pratica

Tabella 2 - Sintesi delle evidenze di cancerogenicità* per gli IPA di maggiore diffusione

Nome e numero CAS Evidenze di cancerogenicità emerse

acenaftene (83-32-9) non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
non classificato da EPA
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

acenaftilene (208-96-8) non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
categoria D EPA (non classificabile come cancerogeno per l’uomo
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

antracene (120-12-7) non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
categoria D EPA (non classificabile come cancerogeno per l’uomo
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

benzo(a)antracene (56- Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-033-00-9)


55-3) gruppo 2B IARC (possibile cancerogeno per l’uomo)
categoria B2 EPA (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria A2 ACGIH (sospetto cancerogeno per l’uomo)

benzo(a)pirene (50-32-8) Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-032-00-3)


gruppo 1 IARC (cancerogeno accertato per l’uomo)
categoria B2 EPA (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria A2 ACGIH (sospetto cancerogeno per l’uomo)

benzo(e)pirene (192-97-2) Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-049-00-6)


gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
non classificato da EPA
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

benzo(b)fluorantene (205- Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-034-00-4)


99-2) gruppo 2B IARC (possibile cancerogeno per l’uomo)
categoria B2 EPA (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria A2 ACGIH (sospetto cancerogeno per l’uomo)

benzo(k)fluorantene (207- Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-036-00-5)


08-9) gruppo 2B IARC (possibile cancerogeno per l’uomo)
categoria B2 EPA (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
non classificato da ACGIH

benzo(j)fluorantene (205- Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-036-00-5)


82-3) gruppo 2B IARC (possibile cancerogeno per l’uomo)
non classificato da EPA
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria A1 ACGIH (cancerogeno riconosciuto per l’uomo)

benzo(g,h,i)perilene (191- non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


24-2) gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
categoria D EPA (non classificabile come cancerogeno per l’uomo
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

crisene (218-01-9) Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-048-00-0)


gruppo 2B IARC (possibile cancerogeno per l’uomo)
categoria B2 EPA (probabile cancerogeno per l’uomo)
non classificato da NTP
categoria A3 ACGIH (cancerogeno riconosciuto per l’animale, non noto per l’uomo)

dibenzo(a,h)antracene (53- Carc. 1B UE All. VI CLP (Index 601-041-00-2)


70-3) gruppo 2A IARC (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria B2 EPA (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
non classificato da ACGIH

fenantrene (85-01-8) non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)

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VDR in pratica

Nome e numero CAS Evidenze di cancerogenicità emerse

gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)


categoria D EPA (non classificabile come cancerogeno per l’uomo
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

fluorantene (206-44-0) non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
categoria D EPA (non classificabile come cancerogeno per l’uomo
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

fluorene (86-73-7) non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
categoria D EPA (non classificabile come cancerogeno per l’uomo
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

indeno(1,2,3-c,d)pirene non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


(193-39-5) gruppo 2B IARC (possibile cancerogeno per l’uomo)
categoria B2 EPA (probabile cancerogeno per l’uomo)
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
non classificato da ACGIH

naftalene (91-20-3) Carc. 2 UE All. VI CLP (Index 601-052-00-2)


gruppo 2B IARC (possibile cancerogeno per l’uomo)
categoria C EPA (possibile cancerogeno per l’uomo)
categoria R NTP (probabile cancerogeno per l’uomo)
non classificato da ACGIH

pirene (129-00-0) non classificato in UE (non presente in All. VI CLP)


gruppo 3 IARC (non classificabile come cancerogeno per l’uomo)
categoria D EPA (non classificabile come cancerogeno per l’uomo
non classificato da NTP
non classificato da ACGIH

* CLP = Regolamento UE n. 1272/2008 e s.m.i.; IARC = International Agency for Research on Cancer; EPA = US Environmental Protection
Agency; NTP = US National Toxicology Program

In sé, il bitume ottenuto industrialmente dal petrolio ed applicazione dei materiali contenenti bitume. Gli
ha, a causa del processo di distillazione, un contenuto studi di monitoraggio dell’esposizione condotti in
in IPA che sembra essere sempre attestato a livelli varie regioni italiane, inoltre, chiariscono la presenza
molto bassi; questo aspetto differenzierebbe notevol- di IPA considerati cancerogeni o sospetti tali sia nei
mente i diversi bitumi per asfaltatura dai bitumi materiali originari che nei fumi emessi - pur in basse
ossidati utilizzati nelle impermeabilizzazioni la cui concentrazioni (tra i vari studi sussistono tuttavia
composizione, a causa del differente processo di pro- alcune importanti differenze nei livelli espositivi
duzione, presenta invece in partenza un discreto rilevati).
contenuto in IPA e ne fa un materiale considerato I fumi caldi emanati dai conglomerati bituminosi
da IARC un probabile cancerogeno (gruppo 2A). hanno un comportamento complesso nella
È però assodato che il bitume (tal quale o com- matrice aeriforme, in quanto in parte condensano
preso in formulazioni), in seguito a processi di al contatto con l’aria - risultando così distribuiti
riscaldamento, incorra in processi di cracking ter- nell’aria sia sotto forma di vapori, sia adsorbiti sul
mico delle complesse molecole organiche costi- particolato solido: ciò rende anche più complicata
tuenti e successivo riaccorpamento dei frammenti, una misura significativa delle concentrazioni
generando così fumi ed aerosol con presenza di aerodisperse. Lo stato fisico aeriforme dei fumi
idrocarburi aromatici tra i quali gli IPA spiccano determina la possibilità di ingresso dei composti
in quantità notevolmente superiore a quella in essi veicolati, che in seguito grazie ad intera-
originaria. zioni di tipo chimico-fisico possono venire assor-
Nelle attività di asfaltatura vi è dunque un’indubbia biti dai tessuti del corpo umano attraverso le vie
esposizione a IPA, dal momento che il riscaldamento di esposizione pertinenti in ambito professionale:
è una condizione non solo ricorrente ma general- cutanea, inalatoria, orale. La via inalatoria è
mente necessaria a garantire un’efficace produzione rilevante per l’assorbimento dei composti

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VDR in pratica

aromatici, e risulta infatti anche essere la via di Studi su animali dimostrano che una quota di
ingresso ad oggi maggiormente indagata; risulta idrogeno solfuro viene assorbita anche attraverso
certamente pertinente anche la deposizione cuta- la cute intatta ed il tratto gastrointestinale; trat-
nea di particolato, con conseguente possibilità di tandosi di un gas l’ultimo aspetto è poco rile-
ingresso dei composti lipofili come gli IPA. L’as- vante, mentre l’assorbimento percutaneo ha
sorbimento per via orale è poco indagato nelle interesse quando sono esposte vaste porzioni di
attività in esame, ma si deve ritenere pertinente cute - come può verificarsi, a causa delle condi-
sia a causa della deposizione nel tratto orofaringeo zioni climatiche, per il vestiario spesso in uso nei
del particolato grossolano inalato, sia per le cantieri stradali di asfaltatura.
carenti misure igieniche osservabili in queste
lavorazioni; per gli IPA risulta generalmente ele- Cracking termico
vato nell’uomo a causa della loro affinità per i Nel caso siano in uso le malte bituminose il cracking
lipidi e della somiglianza strutturale con alcune termico con formazione di composti pericolosi non è
macromolecole di nutrienti, come confermato da pertinente. Il rischio espositivo può consistere nel-
diversi studi sperimentali condotti su matrici con- l’inalazione di vapori di componenti volatili emessi
tenenti differenti IPA. durante la stesa a temperatura ambiente (entità del
rischio influenzata dalle condizioni ambientali più
Emissione di idrogeno solfuro che dalle variabili tecnologiche) e nel contatto con le
Dal bitume, sempre a causa del surriscaldamento, formulazioni in uso, che sia esso accidentale o deter-
si può inoltre verificare l’emissione di idrogeno minato da carenti norme igieniche.
solfuro, gas estremamente irritante per i tessuti
Emulsione bituminosa
oculari e le mucose delle vie respiratorie e asfis-
siante chimico di elevata tossicità acuta con Un rischio peculiare è rappresentato dall’emulsione
rapidi effetti sul sistema nervoso centrale e sul- bituminosa, anche per le modalità operative neces-
l’apparato respiratorio. L’assorbimento per via sarie che ne prevedono la distribuzione a spruzzo e,
inalatoria è molto rapido anche a elevate concen- per alcune formulazioni, il mantenimento in tempe-
trazioni; gli effetti subentrano in pochi minuti e ratura per favorire la miscelazione omogenea dei
possono sfociare nella perdita di coscienza, nel- componenti; i rischi sono specialmente derivanti
l’insorgenza di coma e nella morte per arresto dall’inalazione di vapori e particolato liquido aerodi-
cardiorespiratorio. sperso (con una piccola quota assorbita per

Tabella 3 - Sintesi degli effetti tossicologici indotti dall’esposizione a idrogeno solfuro

Concentrazione di idro- Effetti fisiologici


geno solfuro

0,0047 ppm soglia olfattiva: il 50% degli esseri umani può percepire il caratteristico odore del solfuro di idrogeno,
normalmente descritto come “odore di uova marce”

5 ppm (7 mg/m3) TLV-TWA (allegato XXXVIII D.Lgs. n. 81/2008): valore limite di esposizione ponderato su 8 ore al giorno, 40 ore
settimanali

10÷20 ppm irritazione oculare


3
10 ppm (14 mg/m ) TLV-STEL (allegato XXXVIII D.Lgs. n. 81/2008): valore limite di esposizione che può essere raggiunto per non più
di 4 volte di 15’ ciascuna su un’esposizione quotidiana di 8 ore all’interno del TLV-TWA

50÷100 ppm danno oculare

100 ppm IDLH: limite di concentrazione immediatamente pericolosa per la vita umana

100÷150 ppm paralisi del nervo olfattivo: l’odore non può più essere percepito e dunque non è più possibile riconoscere il
pericolo

320÷530 ppm edema polmonare con elevato rischio di morte

530÷1.000 ppm iperventilazione respiratoria, che conduce a maggior inalazione di gas

800 ppm DL50 per l’uomo: concentrazione mortale per il 50% degli esseri umani in seguito a 5 minuti di esposizione

48 Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018


VDR in pratica

conseguente via orale) e dall’imbrattamento del contenuto in ossidi di zolfo e di azoto ad azione
corpo con contaminazione della cute. caustica sulle mucose delle vie respiratorie; inoltre
può contenere idrocarburi incombusti e materiale
Esposizione a polveri e silice libera particellare (fumo nero) che lo rendono temibile
cristallina anche rispetto agli effetti tossicologici cronici. Il
I comparti “produzione conglomerati bituminosi” ed fumo di combustione emesso dai motori diesel è
“asfaltatura” sono poi entrambi interessati da una infatti stato classificato come cancerogeno accertato
problematica importante come l’esposizione a parti- dalla IARC (gruppo 1), mentre quello dei motori a
colato solido; la frazione respirabile del particolato, benzina viene ritenuto un possibile cancerogeno
essendo capace di raggiungere agevolmente gli (gruppo 2B).
alveoli, è quella maggiormente imputata di generare
disturbi cronici degenerativi, quali bronchite cronica Attività di manutenzione
e broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma bron- Nelle operazioni di manutenzione dei macchinari
chiale, enfisema polmonare, alterazioni fibrotiche sono impiegati piccoli quantitativi di oli lubrificanti
del parenchima polmonare; si sospetta inoltre che e per comandi oleodinamici che, pur non classificati
abbia un ruolo determinante come causa o concausa come pericolosi nelle normali condizioni di impiego,
della comparsa di tumori polmonari. possono prevedere nella propria composizione la
È inoltre da rilevare la possibile presenza nel parti- presenza di ingredienti etichettati come fortemente
colato solido di silice libera cristallina (SLC), a causa irritanti per gli occhi e la cute: questi agenti possono,
dell’inclusione di materiali quarziferi - prevalente- nel tempo, determinare dermatiti ed eczemi ed in
mente scarti della lavorazione del porfido o del caso di contatto prolungato con la pelle (ad es. tute
basalto - nell’asfalto allo scopo di aumentarne la sporche di olio, stracci sporchi tenuti in tasca) origi-
resistenza all’usura ed il potere drenante (pratica nare forti e diffuse infiammazioni dovute alla pene-
diffusasi nell’ultimo trentennio soprattutto nel trazione degli oli minerali nei follicoli sebacei. Il
nord Italia, dapprima solo in tratti autostradali ma ricambio degli oli esausti espone invece gli addetti
poi anche su strade statali o regionali). La lesione ad un rischio di maggior rilievo: infatti, a causa delle
caratteristica dell’esposizione a silice cristallina, la sollecitazioni termiche a cui sono sottoposti, questi
silicosi - una fibrosi polmonare evolutiva - non solo è prodotti si arricchiscono in misura variabile ma non
una delle malattie professionali più antiche, ma rap- indifferente di diversi componenti cancerogeni tra
presenta ancora oggi un problema di salute rilevante a cui i già visti IPA; il rischio è pertinente per contatto
livello mondiale; inoltre secondo la IARC la SLC è cutaneo e dunque generalmente a causa di carenze
anche, quando proveniente da particelle neoformate, nelle procedure, nelle attrezzature o nei dispositivi di
un cancerogeno accertato (gruppo 1): rispetto ai protezione oppure in seguito a inosservanza delle
comparti in esame questo aspetto è particolarmente norme igieniche.
preoccupante, dal momento che nell’asfaltatura delle Bisogna inoltre considerare che nelle operazioni di
pavimentazioni esistenti la fresatura preliminare del pulizia quotidiana di parti operative dei mezzi sono in
manto stradale a base di asfalto contenente quarzo uso solventi di varia pericolosità, ed in particolare è
produce certamente polveri di silice libera cristallina tuttora utilizzato gasolio; si tratta di un prodotto
“fresche” e quindi altamente reattive in senso combustibile, i cui vapori miscelati con l’aria possono
cancerogeno. formare miscele esplosive sotto l’azione di un innesco
efficace; può inoltre essere classificato come sospetto
Esposizione a inquinanti dal traffico cancerogeno a causa della presenza di alcuni compo-
veicolare sti aromatici, ma su questo aspetto occorrerà verifi-
Nelle attività di asfaltatura l’esposizione a fumi di care la SDS del proprio fornitore.
combustione esausti, pur essendo un rischio generico
del contesto, diviene un precipuo rischio lavorativo Elementi basilari di prevenzione
in quanto è fortemente influenzato da scelte organiz- e protezione
zative (es. cantiere diurno o notturno con conse- In linea generale, valgono le consuete considerazioni
guente differenza nei livelli espositivi; possibilità di di prevenzione e protezione dai rischi chimici che
chiudere al traffico la sede delle attività; ecc.). seguono la gerarchia delle generali misure di preven-
Il gas di scarico tipico di un motore diesel è forte- zione e protezione definita sia all’art. 15 che all’art.
mente irritante per le vie respiratorie, a causa del 224 (artt. 235 e 237 per i rischi di natura

Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018 49


VDR in pratica

cancerogena) del D. Lgs. n. 81/2008, che non ver- alimentazione degli inerti al miscelatore dovrebbe
ranno qui riprese. essere confinato, in modo da contenere l’emissione
Fondamentale il rispetto delle precauzioni di igiene, diffusa di polveri particolarmente rilevante per l’ope-
qui particolarmente importanti considerando la già ratore addetto al carico dei predosatori.
esaminata affinità di alcuni contaminanti dei fumi di Una periodica ed accurata attività di controllo e
asfalto con i grassi contenuti negli alimenti, che manutenzione degli impianti, con particolare riferi-
fungono così da veicolo per l’ingresso dei composti mento alle possibili sorgenti di emissione (nastri
depositatisi sulla cute se non pulita prima del con- trasportatori, bocchette di prelievo, giunti e guarni-
sumo del cibo: deve essere tassativo il divieto di zioni dei silos, ecc.), consentirà di prevenire feno-
fumare, bere o mangiare nei luoghi di lavoro e meni di dispersione di contaminanti e conseguente
vanno ideate e disposte opportunamente le aree diffusione nell’ambiente circostante, nonché situa-
dedicate ai momenti voluttuari (quali aree break, zioni di emergenza. Inoltre è necessario adottare un
aree fumo, ecc.) lontano dalle situazioni espositive; rigoroso programma di misure igieniche e di pulizia
le parti esposte (mani, avambracci, volto, ecc.) quotidiana dell’impianto, al fine di evitare la conta-
devono essere lavate dopo ogni attività con agenti minazione diffusa ed incontrollata proveniente dalle
chimici, anche se svolta con l’uso di DPI, e a fine emissioni delle zone sporche di residui o da piccole
lavoro; gli indumenti civili e quelli di lavoro, che ma costanti fuoriuscite.
dovranno essere puliti a cura del datore di lavoro,
devono essere conservati separatamente. Esposizione a particolato nella fresatura
In aggiunta a queste considerazioni di prevenzione di di asfalti
ordine generale, fase per fase dovranno poi essere La riduzione del rischio espositivo prevede in primo
adottate misure specifiche in funzione degli esiti luogo la caratterizzazione della composizione dell’a-
della VdR. sfalto da fresare, soprattutto al fine di individuare
l’eventuale presenza di silice libera cristallina. A tale
Misure specifiche di prevenzione scopo possono essere utili documenti e mappature
e protezione ufficiali che abbiano rilevato il tipo di materiale litico
Stoccaggio delle materie e dei rifiuti impiegato nella costituzione dell’asfalto; tuttavia si
Grande rilevanza assume la valutazione preliminare tratta di fonti di scarsa reperibilità. In caso negativo,
dell’incompatibilità chimica in tutte le fasi di stoc- occorre procedere ad un campionamento della
caggio anche di quantitativi limitati, attraverso matrice e ad una successiva determinazione analitica.
l’analisi preliminare della sezione 10 delle SDS e la Nel caso la composizione non evidenzi presenza di
ricerca eventuale su fonti complementari. È come silice o di altri materiali pericolosi, il rischio verrà
sempre opportuno instaurare una procedura che pre- gestito come di consueto per il rischio di inalazione di
veda l’acquisizione delle informazioni rilevanti prima particolato inerte: in particolare attraverso la bagna-
dell’acquisto dei prodotti, in modo da poter pianifi- tura del materiale da fresare e la dotazione di aspira-
care la loro corretta allocazione. tori o cabine o tettoie ventilate per la protezione
Lo stoccaggio degli scarti di natura chimica deve dell’operatore a bordo macchina. Interventi organiz-
avvenire in contenitori adeguati, a tenuta, adegua- zativi dovrebbero inoltre limitare la presenza in zona
tamente contrassegnati e collocati in zona dedicata e di personale non direttamente necessario alle atti-
protetta da sollecitazioni (urti, fonti di calore, agenti vità, date le caratteristiche di estrema disperdibilità
chimici), eventualmente dotata di bacino di rac- in aria del particolato prodotto - oltretutto estrema-
colta. Da ricordare che per la raccolta e lo stoccaggio mente variabili in funzione delle condizioni climati-
degli oli esausti sono previste particolari prescrizioni. che e metereologiche. In presenza di silice cristallina
nella matrice che verrà fresata originando quindi
Esposizione a particolato nella produzione polveri neoformate, stante la gravità del rischio e
di asfalti l’impossibilità di intervenire efficacemente alla
Se l’alimentazione di inerti avviene manualmente, si fonte del rischio o sulla sua diffusione in aria,
deve prevedere un idoneo impianto di aspirazione dovranno essere adottate misure specifiche special-
polveri con filtrazione di efficacia minima 99,5% mente riferite alla protezione personale delle vie
sulla mandata. Eventuali prescrizioni più specifiche respiratorie: sono indicate maschere a pieno facciale
possono essere previste da regolamenti ed autorizza- filtranti con potere di ritenzione delle polveri di
zioni locali. In ogni caso l’intero circuito di diametro 1 μm non inferiore al 95%, o isolanti (si

50 Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018


VDR in pratica

rimanda anche all’ultimo punto del presente con questi materiali richiede altresì una grande atten-
contributo). zione alla loro composizione, dal momento che i
componenti caratterizzanti di questi preparati pos-
Esposizione a particolato nella stesa di asfalti sono apportare altri rischi di tipo chimico che devono
È auspicabile che le macchine vibrofinitrici siano essere preventivamente valutati in modo che sia
dotate di cabine o tettoie ventilate atte a proteggere possibile scegliere la migliore alternativa ai prodotti
l’operatore a bordo dall’inalazione del materiale par- in uso.
ticellare solido o liquido aerodisperso durante la Per quanto riguarda gli interventi sulle attrezza-
compattazione dell’asfalto steso. ture, sebbene l’attività di asfaltatura avvenga
Per gli addetti su strada impegnati nelle opera- all’aperto, le modalità operative espongono gli
zioni manuali valgono le stesse considerazioni del operatori a bordo macchine ed a terra a quantità
punto precedente, particolarmente rispetto alla di fumi non trascurabili. Il banco di stesa
necessità di utilizzo di idonea protezione delle dovrebbe essere quindi dotato di appositi pannelli
vie respiratorie; un’appropriata organizzazione protettivi, con possibilità di inserimento di con-
del lavoro dovrà evitare il lavoro protratto in dotti di aspirazione immediatamente sul punto di
queste condizioni, a causa della difficoltà di uti- emissione per allontanare i fumi prodotti dalla
lizzo continuato di questo tipo di protezioni spe- lavorazione. Dal punto di vista tecnico, la pro-
cialmente nei lavori ad elevato impegno fisico o gettazione di un tale sistema non risulta di sem-
muscolare. plice attuazione: le maggiori difficoltà sono legate
alla difficile determinazione della portata aspi-
Esposizione a vapori e aerosol nella rante per garantirne l’efficacia sui fumi caldi e
spruzzatura dell’emulsione bituminosa pesanti sviluppati; inoltre è da valutare l’efficacia
Oltre agli interventi di protezione già richiamati, si dell’intervento anche in termini di ricaduta del
dovrebbero adottare alcune cautele: specialmente particolato al suolo. Le “bonze” in uso per la stesa
nelle lavorazioni entro ambienti chiusi (gallerie, dell’asfalto colato per marciapiedi dovrebbero
ecc.) devono essere utilizzati opportuni sistemi di essere provviste di bocche di scarico a ghigliottina
estrazione (aspirazione) oppure di diluizione dell’aria (comandate a distanza tramite leve) ed è oppor-
(ventilazione forzata). Preferibilmente, per la spruz- tuno disporre di evitare il completo riempimento
zatura dell’emulsione bituminosa deve essere evitata delle carriole per il trasporto della massa fusa.
la modalità manuale - che comporta una maggior Sono poi possibili interventi di protezione personale:
esposizione dell’operatore - e prediletto l’uso di appo- in base agli esiti dei monitoraggi effettuati dai pro-
siti macchinari o di erogatori a spruzzo automatici getti regionali - pur dovendo sottolineare alcune
montati su mezzo d’opera. Sono in ogni caso necessari criticità soprattutto inerenti la variabilità quali-
appropriati indumenti e DPI a protezione delle vie quantitativa dell’esposizione in funzione dei parame-
respiratorie. tri di processo, organizzativi e climatici - per l’espo-
sizione a IPA le concentrazioni riscontrate non
Esposizione a IPA evidenziano un livello di rischio superiore a quello
Nella produzione di asfalti la miscelazione dei costi- del fondo generale. Questa informazione deve tutta-
tuenti a caldo in genere avviene in serbatoi chiusi. via sempre essere verificata nello specifico contesto
Nella stesa di asfalti a caldo una serie di interventi ed in alcuni casi - ad esempio lavori in galleria - può
possono garantire le migliori condizioni di tutela essere opportuno utilizzare una protezione delle vie
della salute degli addetti. respiratorie, per i quali si rimanda al punto specifico.
Tra gli interventi sulle procedure e sui materiali, è
necessario porre particolare attenzione alla tempera- Esposizione a idrogeno solfuro
tura di stesa, che non dovrà mai superare i 160°C in Nella produzione di asfalti la miscelazione dei costi-
modo da limitare le emissioni sia di idrogeno solfuro tuenti a caldo in genere avviene in serbatoi chiusi.
che di IPA. La stesa deve avvenire il più possibile Particolare cautela, attraverso la messa a punto di
sopra vento, in modo da non dirigere i fumi sugli procedure specifiche con specifico permesso di lavoro
addetti. Ove possibile, l’utilizzo di conglomerati bitu- e formazione e addestramento del personale, è richie-
minosi a freddo (malte bituminose) consente tempe- sta per la pulizia periodica dei serbatoi di stoccaggio
rature di stesa intorno ai 60-70°C; ma occorre del bitume e quelli di miscelazione, che costituiscono
ricordare che la sostituzione degli asfalti tradizionali ambienti confinati a rischio di inquinamento.

Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018 51


VDR in pratica

Stante la presenza di composti solforati nel bitume, Un’ulteriore possibilità di intervento organizzativo
nella stesa di asfalti la formazione di idrogeno solfuro nel merito è data dalla riduzione della durata dell’e-
non può essere completamente scongiurata, ma deve sposizione, attraverso la messa a punto di turni ridotti
essere tenuta sotto controllo attraverso il controllo nelle attività o negli orari a maggior rischio. Prelimi-
delle condizioni operative: come già visto la tempera- narmente, è anche da valutarsi il contributo di questa
tura di riscaldamento e stesa, in particolare, risulta esposizione occupazionale rispetto al “fondo” a cui è
fondamentale per evitare un surriscaldamento dell’a- esposta la popolazione generale. Per questo aspetto
sfalto, e non dovrebbe superare i 160°C. Occorrerà sono utili i database predisposti dagli enti territoriali
rifarsi alle indicazioni del proprio fornitore (SDS e in conseguenza delle rilevazioni obbligatorie dei
scheda tecnica) per la temperatura di lavoro più oppor- livelli di inquinanti atmosferici, i cui dati dovranno
tuna a garantire una buona lavorabilità dell’asfalto essere calibrati opportunamente per considerare la
contenendo la formazione di composti pericolosi. durata delle attività svolte dagli operatori di asfalta-
Anche se le lavorazioni vengono svolte general- tura. Il medico competente dovrebbe fornire il pro-
mente all’aperto e in condizioni di buona ventila- prio contributo nell’interpretazione dei dati e nel
zione, deve essere sempre svolta un’attenta analisi fornire indicazioni sulla durata espositiva ammissi-
delle condizioni ambientali e dell’organizzazione pro- bile per raffronto con la popolazione generale, non-
duttiva per poter escludere ragionevolmente il ché nell’eventuale messa a punto di protocolli di
rischio di accumulo dell’idrogeno solfuro sviluppatosi sorveglianza mirati.
e del raggiungimento delle concentrazioni pericolose
(es. lavori in galleria). In caso di dubbi in merito, data Misure specifiche: rischi di incendio
l’estrema pericolosità di questo gas, potrebbe essere ed esplosione nella stesa di asfalti
opportuno procedere a campionamenti ambientali. Mentre l’asfalto è da ritenersi un materiale fonda-
Può inoltre essere necessaria la messa a punto di una mentalmente non combustibile, l’emulsione bitumi-
procedura per la segnalazione degli eventi che com- nosa spruzzata prima della colata può invece risultare
portano sovraesposizione e la conseguente osserva- combustibile - seppur a basso rischio, in quanto può
zione medica sotto riposo (rischio di edema formare miscela infiammabile solo quando riscaldata
polmonare ritardato). a temperatura superiore al punto di infiammabilità
La misura di protezione efficace, dato il contesto di (maggiore di 200-250°C). I fusti di emulsione bitu-
lavoro, risulta l’utilizzo di appropriati DPI e, in parti- minosa dovranno essere stoccati come di consueto in
colari condizioni di rischio aumentato, nella venti- zone fresche e ventilate, lontano da sorgenti di inne-
lazione artificiale (es. lavori in galleria). sco; in zona dovranno essere presenti estintori porta-
Particolare attenzione deve essere rivolta alla tili in numero adeguato (le caratteristiche dell’agente
cisterna o bonza dell’asfalto in cui il gas può accumu- estinguente dipendono dalla specifica composizione
larsi in misura considerevole: necessaria dunque la dell’emulsione, si faccia dunque riferimento alle SDS
messa a punto di una procedura con specifico per- del fornitore). È bene evitare l’introduzione di inne-
messo di lavoro per le operazioni di pulizia e manu- schi efficaci in zona di lavoro durante e dopo la
tenzione che risultassero necessarie, nonché nebulizzazione dell’emulsione.
formazione e addestramento dei lavoratori coinvolti. Su diversi macchinari possono essere presenti
impianti di gas combustibile a servizio dei sistemi
Esposizione a inquinanti dal traffico veicolare di riscaldamento per il mantenimento dei prodotti
nella stesa di asfalti alle temperatura di lavoro: il rischio derivante deve
L’unico versante che può risultare efficace nella essere gestito con le consuete procedure rivolte in
gestione di questo rischio originato dal contesto è particolare al controllo di inneschi e condizioni che
quello organizzativo, e in particolare riguarda l’oppor- inneschino reazioni pericolose. Particolare atten-
tuna scelta del periodo temporale in cui svolgere le zione deve essere posta all’eventuale presenza di
attività di asfaltatura. In genere, le ore notturne sono bombole.
maggiormente indicate in molti contesti stradali -
anche se per ragioni di quiete pubblica questa scelta Misure specifiche: attività di manutenzione
non sempre è possibile- ma possono così essere intro- L’utilizzo di solventi deve essere limitato all’effettiva
dotte altre problematiche di rischio occupazionale, ad necessità e nei quantitativi strettamente attinenti
esempio relativamente al rischio infortunistico, che alle operazioni di pulizia e manutenzione delle parti
andranno adeguatamente considerate e calibrate. meccaniche. Andrà comunque garantita una buona

52 Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018


VDR in pratica

ventilazione generale e, ove del caso, un’aspirazione dalla deposizione cutanea del particolato, dei vapori e
localizzata (ad esempio nei bagni di pulizia o nelle dei fumi - specialmente in quelle fasi del processo
applicazioni manuali a distanza ravvicinata dal punto lavorativo dove non sia tecnicamente possibile adot-
di emissione). Devono essere vietati gli inneschi ed tare presidi di protezione collettiva o questi non
eventualmente andrà effettuata una specifica valu- risulterebbero efficaci. In tabella 4 si individuano i
tazione AtEx; importanti anche le misure di preven- DPI suggeriti per le diverse lavorazioni.
zione contro la formazione di scariche elettrostatiche
nell’utilizzo di solventi apolari. Riferimenti bibliografici
Stante la presenza di misure collettive per la — AA.VV. (2002), Protezione da agenti chimici. Linee
riduzione del rischio espositivo da inalazione di guida, Coordinamento Tecnico delle regioni e pro-
vapori o nebbie, la protezione personale consiste vince autonome.
soprattutto nell’adozione di guanti in materiale — AA.VV. (2002), Protezione da agenti cancerogeni e/
appropriato (per una migliore definizione del o mutageni. Linee guida, Coordinamento Tecnico
materiale più appropriato allo specifico solvente delle regioni e province autonome.
in uso deve essere consultata la SDS del proprio — AA.VV. (2006; aggiornamento 2011), Vademe-
fornitore). cum per il miglioramento della sicurezza e della salute dei
lavoratori nelle opere di asfaltatura, Regione
Protezione individuale Lombardia.
Gli interventi individuali ad integrazione delle — AA.VV (2012), Criteri e strumenti per la valutazione e
misure di tipo collettivo saranno indirizzati alla scelta la gestione del rischio chimico negli ambienti di lavoro ai sensi
opportuna ed all’uso puntuale di indumenti di lavoro del D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i. (Titolo IX, Capo I “Pro-
a copertura del corpo e di dispositivi di protezione tezione da Agenti Chimici” e Capo II “Protezione da Agenti
individuale per mani, corpo e vie respiratorie, al fine Cancerogeni e Mutageni”), alla luce delle ricadute del
di elevare il livello di protezione dall’inalazione e Regolamento (CE) n. 1907/2006 (Registration Evaluation

Tabella 4 - DPI indicati per le diverse lavorazioni di asfaltatura

Lavorazione Tipo di DPI specifici per il rischio chimico e livello minimo di protezione

produzione di conglo-
merati bituminosi • protezione delle vie respiratorie da particolato aerodisperso: facciale filtrante antipolvere almeno di classe 2, a
seconda della concentrazione riscontrata
— occhiali a tenuta contro l’ingresso di polveri
— guanti
— indumenti di lavoro e calzature per la protezione dagli altri rischi del cantiere

fresatura e spazzatura di
asfalti • protezione delle vie respiratorie da particolato aerodisperso: facciale filtrante antipolvere almeno di classe 2, a
seconda della concentrazione riscontrata; in presenza di SLC: autorespiratore o facciale filtrante di classe 1
— occhiali a tenuta contro l’ingresso di polveri
— guanti
— indumenti di lavoro e calzature per la protezione dagli altri rischi del cantiere

nebulizzazione dell’e-
mulsione bituminosa • protezione delle vie respiratorie da particolato aerodisperso e vapori aromatici e acidi: facciale filtrante
combinato di tipo ABEK-P almeno di classe 2, a seconda della concentrazione riscontrata
— guanti in gomma o nitrile di grado 6
— tuta monouso in TNT

asfaltatura di strade e
marciapiedi • protezione delle vie respiratorie da particolato aerodisperso e vapori aromatici: facciale filtrante combinato di
tipo ABEK-P almeno di classe 2, a seconda della concentrazione riscontrata
— protezione degli occhi: se riscontrata o sospettata la presenza di idrogeno solfuro in concentrazioni tra 50 e
100 ppm, tali da poter provocare gravi lesioni oculari, è consigliato l’utilizzo di un dispositivo stagno alla
penetrazione di gas; diversamente, sono appropriati occhiali a tenuta contro l’ingresso di particolato solido
(polveri e fumi)
— guanti in gomma o nitrile di grado 6
— per la protezione del corpo: indumenti di lavoro coprenti
— calzature appropriate alla protezione dagli altri rischi del cantiere

manutenzione di
macchinari • guanti lunghi in nitrile o gomma butilica di grado 6
— attività con uso di solventi: in assenza di appropriati presidi, facciale filtrante di tipo A e di classe 2
— tuta ed eventuale grembiule in gomma per le operazioni con oli

Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018 53


VDR in pratica

Authorisation Restriction of Chemicals - REACH), del — AA.VV. (2013), Bitumens and Bitumen Emissions,
Regolamento (CE) n. 1272/2008 (Classification Labelling and Some N- and S-Heterocyclic Polycyclic Aromatic
Packaging - CLP) e del Regolamento (UE) n. 453/2010 Hydrocarbons, IARC Monographs on the Evaluation
(recante modifiche all’Allegato II del Regolamento CE of Carcinogenic Risks to Humans, vol. 103, IARC.
1907/2006 e concernente le disposizioni sulle schede di — AA.VV. (2014), Diesel and Gasoline Engine
dati di sicurezza), Commissione Consultiva Permanente Exhausts and Some Nitroarenes, IARC Monographs
per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, Comitato 9 - on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans,
Sottogruppo “Agenti Chimici”. vol. 105, IARC.
— AA.VV. (2012), Arsenic, Metals, Fibres, and — AA.VV. (2015), I profili di rischio nei comparti
Dusts, IARC Monographs on the Evaluation of Car- produttivi dell’artigianato, delle piccole e medie industrie
cinogenic Risks to Humans, vol. 100C, IARC. e pubblici esercizi: Asfaltatori, INAIL.
— AA.VV. (2012), Chemical Agents and Related — European Chemical Agency, portale e-Chem
Occupations, IARC Monographs on the Evaluation (www.echemportal.org/echemportal/substancesearch/
of Carcinogenic Risks to Humans, vol. 100F, IARC. page.action?pageID=0).

54 Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1/2018


Giurisprudenza

Rassegna della Cassazione


penale
a cura di Raffaele Guariniello

31 OTTOBRE - 23 NOVEMBRE 2017 Repertorio, Ipsoa, 1994, 157 s., nonché Cass. 16 aprile 1999
n. 4877, in ISL, 1999, 10, p. 599).

IL DIRETTORE DI MINIERA TRA TUSL E INADEGUATA RISTRUTTURAZIONE POST-


CODICE DELLE MINIERE TERREMOTO DI CAPANNONE INDUSTRIALE
Cassazione penale, sez. IV, 31 ottobre 2017 (u.p. 4 ottobre IN EMILIA
2017), n. 50023 - Pres. Blaiotta - Est. Pezzella - P.M. (Conf.)
Cassazione penale, sez. IV, 9 novembre 2017 (c.c. 24 otto-
Spinaci - Ric. M.
bre 2017), n. 51285 - Pres. Blaiotta - Est. Cappello - P.M.
(Conf.) Cardia - Ric. P.M. in c. P.
Per un duplice infortunio accaduto durante la costruzione di
un’armatura metallica in un tratto di galleria, fu condannato il
Dopo il terremoto dell’Aquila, entrano nella giurisprudenza
direttore della miniera di una s.p.a.
anche gli eventi sismici avvenuti in Emilia nel 2012 (circa i
Nel confermare la condanna, la Sez. IV insegna che “nel
terremoti v. l’e-book Guariniello, I terremoti: obblighi e respon-
settore minerario si applica la generale disciplina antinfortu-
sabilità, Gli insegnamenti della Cassazione, 2016, Wolters
nistica, ma la stessa è accompagnata dalle norme specifiche,
Kluwer; nonché Guariniello, Il T.U. Sicurezza sul lavoro com-
tuttora vigenti, previste dal D.P.R. n. 128/1959 che prevede
mentato con la giurisprudenza, nona edizione, Wolters Klu-
un rafforzamento degli obblighi e dei poteri del direttore della
wer, 2017, pp. 121 s. e 593 s.).
miniera” (in argomento v. già Cass. 21 aprile 2016, n. 16620:
Nel caso ora esaminato dalla Corte Suprema, si addebitò il
“la peculiarità del lavoro svolto nelle cave e nelle miniere, che
delitto di omicidio colposo plurimo al proprietario di un immo-
giustifica, con criterio di specialità, la previsione di specifiche
bile, legale rappresentante e responsabile del servizio preven-
norme antinfortunistiche attinenti alle modalità di svolgi-
zione e protezione di una s.r.l., perché nel corso dell’evento
mento di quel particolare lavoro, non esclude l’identità della
sismico verificatosi la mattina del 29 maggio 2012 concorreva
materia con quella oggetto in genere della più generale
a cagionare la morte di tre persone per politrauma da schiac-
disciplina antinfortunistica”). Osserva, inoltre, che, “anche
ciamento presso il capannone industriale sede della s.r.l.,
ad ammettere che l’art. 17, comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 81/
gravemente danneggiata a seguito degli eventi sismici del
2008, in punto non delegabilità da parte del datore di lavoro
precedente 20 maggio 2012. Colpa contestata: “avere, dap-
dell’obbligo di valutazione del rischio, non possa essere
prima (il 21-23 maggio) effettuato opere di rinforzo (consistite
derogato dalla disciplina speciale concernente il settore
in lavori di consolidamento svolti personalmente in economia,
minerario (art. 6 D.P.R. n. 128/1959), resta il fatto che nella
anziché previa progettazione di un tecnico abilitato, preceduto
specie ciò che si contesta più specificamente all’imputato,
dal deposito del progetto esecutivo e seguiti dalla valutazione
nella sua veste di direttore della miniera, è di non aver
di sicurezza dell’edificio ad opera di collaudatore nominato a
approntato, con riguardo alle operazione di posa in opera
tale fine) del tutto abusive, risultate insufficienti e incomplete,
dei rocprop in gallerie sprovviste di tavolato alle pareti, appro-
ove non addirittura controproducenti; avere poi acquisito da
priate e dettagliate istruzioni operative volte a prescrivere la
parte di un geometra, privo delle competenze specifiche in
necessità di ancoraggio, anche in tale situazione, dei puntelli
ambito di progettazione e sicurezza sismica delle costruzioni,
alle pareti laterali”. E pertanto conclude che, “indipendente-
un certificato di riscontrata idoneità statica e agibilità dell’im-
mente dall’individuazione di chi avesse dovuto cautelare il
mobile già gravemente lesionato; infine, avere disposto, sulla
rischio, lo stesso non era stato governato in concreto”, “e
scorta di quello, la ripresa dell’attività lavorativa con accesso
tale compito è espressamente assegnato al direttore della
dei lavoratori e di un tecnico in azienda, in condizioni di persi-
miniera non solo dall’art. 6, comma 1, D.P.R. cit. (secondo cui
stente pericolo di ulteriori crolli”.
i luoghi di lavoro ricadono costantemente sotto la responsa-
Solo che il GUP del Tribunale di Modena pronunciò nei con-
bilità di tale figura apicale aziendale), ma anche dallo stesso
fronti dell’imputato sentenza di non doversi procedere perché
documento di valutazione del rischio della s.p.a. che stabili-
il fatto non costituisce reato.
sce espressamente che ‘le armature per il sostegno delle
Nell’annullare con rinvio questa sentenza, la Sez. IV rim-
gallerie, dei cantieri e di ogni altro scavo, devono essere
provera, in particolare, al GUP di aver “contestato l’accusa,
realizzate in conformità a specifiche istruzioni del direttore
ritenendo che l’imputato avesse eseguito gli interventi
responsabile’”.
edilizi a regola d’arte, del tutto obliterando la ben più
(Circa la sicurezza del lavoro nelle industrie estrattive v. Gua-
ampia portata dell’imputazione, con la quale si contesta -
riniello, Il T.U. Sicurezza sul lavoro commentato con la giuri-
anche - l’insufficienza e incompletezza degli interventi
sprudenza, nona edizione, Wolters Kluwer, 2017, 196 s., cui
eseguiti in economia da parte di soggetto le cui compe-
aggiungi Cass. 5 giugno 2013, n. 24764. Per la giurisprudenza
tenze tecniche non sono state neppure spiegate, ma solo
meno recente Guariniello, Sicurezza del lavoro e Cassazione - Il
apoditticamente enunciate mediante un rinvio all’oggetto

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 55


Giurisprudenza

sociale dell’impresa da quegli condotta, operante in un della capacità patrimoniale, non occorrendo la presenza di
campo del tutto diverso dall’edilizia antisismica”. entrambi i requisiti oggettivo e soggettivo”.
(Circa il sequestro conservativo di beni del datore di lavoro v.
INFORTUNIO SUL LAVORO E SEQUESTRO Guariniello, Il T.U. Sicurezza sul lavoro commentato con la
CONSERVATIVO DEI BENI DEL DATORE DI giurisprudenza, nona edizione, Wolters Kluwer, 2017,
pp. 748 s.).
LAVORO
Cassazione penale, sez. IV, 15 novembre 2017 (c.c. 17 LA DELEGA DI FUNZIONI
ottobre 2017), n. 52157 - Pres. Piccialli - Est. Pezzella - ANTINFORTUNISTICHE E AMBIENTALI
P.M. (Conf.) Viola - Ric. F.
Cassazione penale, sez. III, 20 novembre 2017 (u.p. 15
giugno 2017), n. 52636 - Pres. Amoresano - Est. Macrì -
Nell’ambito di un procedimento penale per il reato di lesioni P.M. (Diff.) Spinaci - Ric. R.
personali colpose in conseguenza di un infortunio sul lavoro, fu
disposto il sequestro conservativo dei beni mobili e immobili
dell’imputato fino alla concorrenza di 400.000 euro in favore Sul n. 8-9 di questa Rivista (p. 460), in nota a Cass. 24 giugno
dell’infortunato. 2016, n. 26434, abbiamo segnalato che, contrariamente a
Nell’eccepire l’insussistenza del periculum in mora, l’imputato quanto si pensa abitualmente, malgrado decenni e decenni
osserva che “il presupposto cautelare deve contenere la di elaborazione giurisprudenziale, un istituto tradizionale come
valutazione della probabile futura lesione della situazione giu- la delega di funzioni è ancora oggi caratterizzato da contrasti
ridica di svantaggio oggetto del processo, derivante da un’at- interpretativi destinati a pesare negativamente sui comporta-
tuale, e non solo ipotetica, esposizione ad un pericolo”, e che menti delle imprese e degli operatori, e che, tra le criticità,
“il periculum in mora non può essere un mero timore sogget- fanno spicco le divergenze originate dalla presenza nel settore
tivo, ma deve essere oggettivato, ossia fondato su elementi della sicurezza sul lavoro e dall’assenza in altri settori quali
precisi univoci e concordanti”. Lamenta che “il giudice del quelli ambientale e alimentare di una norma, l’art. 16, D.Lgs. n.
gravame cautelare, senza valutare l’attualità, avrebbe ritenuto 81/2008, che per la prima volta disciplina esplicitamente i
sufficiente l’avvenuta cessione, sei mesi dopo l’infortunio, di requisiti di ammissibilità della delega (e della subdelega) di
quote della società alla moglie e ai figli, nonché l’esercizio dei funzioni antinfortunistiche.
propri diritti di difesa, nell’ambito del giudizio revocatorio di tale Queste divergenze ricompaiono nella vicenda esaminata dalla
cessione”. Aggiunge che “il reale presupposto da accertare, ai sentenza qui presentata. Il direttore tecnico con delega in
fini dell’imposizione della misura cautelare, consisterebbe materia ambientale presso l’insediamento produttivo di una
nell’accertamento della mancanza di garanzie del credito, s.p.a. esercente la produzione e la lavorazione di laminati piani
non essendo necessario il contestuale pericolo di depaupera- a caldo, a freddo e rivestiti, nonché le lavorazioni metalliche in
mento del patrimonio”, e richiama sul punto l’insegnamento genere e la lavorazione di prodotti siderurgici od affini, fu
impartito da SS.UU., 11 dicembre 2014, n. 51660 (in Corso, condannato per il reato di cui all’art. 29-quattuordecies,
Codice di procedura penale annotato con la giurisprudenza, comma 3, D.Lgs. n. 152/2006, perché, in concorso con altra
2016, p. 1142). persona, non aveva osservato le prescrizioni imposte dalla
La Sez. IV disattende queste argomentazioni. Prende atto che, Provincia con l’autorizzazione integrata ambientale (AIA).
nel caso di specie, si è “ritenuto sussistente il periculum in Nell’annullare con rinvio la condanna, la Sez. III rimprovera al
mora, rappresentato dal rischio che l’imputato potesse volon- tribunale di non aver “fatto buon governo dei principi conso-
tariamente cercare di sottrarre le garanzie esistenti al soddi- lidati nella giurisprudenza di legittimità secondo cui il criterio
sfacimento della pretesa risarcitoria della parte lesa”, sul oggettivo dimensionale che giustifica la delega non va inteso
presupposto che “l’avvenuto tentativo, perpetrato sei mesi in senso quantitativo bensì qualitativo, avuto riguardo alla
dopo l’incidente, di trasferire il 100% delle quote sociali, poi complessità degli impegni e compiti da assolvere”. Richiama,
vanificato dall’azione revocatoria espletata dall’infortunato, è in particolare, Cass. 2 luglio 2015, n. 27862, “secondo cui,
stato ritenuto indice di tale volontà, laddove la quota sociale addirittura, in tema di reati ambientali, non è più richiesto, per la
rappresenta la principale garanzia patrimoniale dell’imputato”. validità e l’efficacia della delega di funzioni, che il trasferimento
Ritiene inconferente “il richiamo al dictum di questa Corte di delle stesse sia reso necessario dalle dimensioni dell’impresa
legittimità a Sezioni Unite, 11 dicembre 2014 n. 51660, in o, quanto meno, dalle esigenze organizzative della medesima,
quanto il principio affermato dalla stessa, secondo cui ‘per attesa l’esigenza di evitare asimmetrie con la disciplina in
l’adozione del sequestro conservativo è sufficiente che vi sia il materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro, la quale, a
fondato motivo per ritenere che manchino le garanzie del seguito della entrata in vigore dell’art. 16 del d.Lgs. n. 81/2008,
credito, ossia che il patrimonio del debitore sia attualmente non contempla più tra i requisiti richiesti per una delega valida
insufficiente per l’adempimento delle obbligazioni di cui all’art. ed efficace quello delle ‘necessità’” (su questa sentenza v.,
316, commi 1 e 2, c.p.p., non occorrendo invece che sia ampiamente, la nota relativa alla sopra citata Cass. 24 giugno
simultaneamente configurabile un futuro depauperamento 2016, n. 26434). Rileva che “tale più recente orientamento
del debitore’, non esclude che il sequestro si possa disporre abbia ormai superato la precedente impostazione della stessa
allorquando si verifichi la concreta possibilità che le garanzie Sezione III che con sentenza n. 46710/13 aveva affermato, in
possano venir meno per un’ipotizzabile futuro depaupera- tema di disciplina penale dei prodotti alimentari, che la delega
mento”. Spiega che, secondo la citata sentenza delle Sezioni di funzioni poteva operare quale limite della responsabilità
Unite, “il sequestro conservativo può essere disposto o con- penale del legale rappresentante della impresa solo laddove
fermato sia per l’esistenza di motivi oggettivi, ossia l’inade- le dimensioni aziendali fossero state tali da giustificare la
guatezza del patrimonio rispetto all’entità del diritto che si può necessità di decentrare compiti e responsabilità, ma non
far valere, sia per l’esistenza di motivi soggettivi, ossia per il anche in caso di organizzazione a struttura semplice”. Inoltre,
fondato convincimento della possibile volontaria dispersione considera “dubbia la valutazione compiuta in concreto sul

56 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Giurisprudenza

requisito dimensionale dal tribunale, il quale sembra aver attività; di curare, se necessario, anche l’intervento dei suoi
omesso di considerare che il fatto si è verificato in uno stabi- operai adeguatamente formati, nonché il coordinamento con il
limento di circa 800 dipendenti ed esteso per quasi un milione personale della ditta appaltatrice”.
di metri quadrati”, e irrilevante che “si tratti di un ramo E) “Il committente non poteva esimersi da responsabilità
d’azienda o di una società del gruppo, perché la valutazione deducendo che i lavori di scarico erano di competenza della
deve essere condotta in concreto sulle esigenze organizzative s.r.l. alle cui dipendenze lavorava la persona offesa, in quanto,
dell’impresa, intese per giunta secondo un’accezione qualita- anche a prescindere dal fatto che il contratto di appalto aveva
tiva e non quantitativa”. Prende atto che il tribunale “adombra ad oggetto le ‘pulizie industriali’, le attività contestate si svol-
la possibilità di un divieto di subdelega che non si riscontra nella gevano all’interno di spazi della committente, che era interes-
normativa che ha ritenuto di applicare analogicamente, perché sata alle stesse e che le controllava, con l’intervento di
il comma 3 bis dell’art. 16 D.Lgs. n. 81/2008 ammette espres- personale comune, in un contesto di lavoro in cui vi era quindi
samente la sub-delega”. ingerenza della committente e che non rientrava, quanto alle
modalità di esecuzione, nella esclusiva specifica attività
OBBLIGHI E RESPONSABILITÀ DI discrezionale dell’impresa appaltatrice dei lavori di pulizia
COMMITTENTE E APPALTATORE NEI LAVORI industriale.
F) “Proprio perché l’impresa era (non già mera proprietaria del
INTERNI capannone, ma) committente dei lavori, il titolare della stessa
Cassazione penale, sez. IV, 22 novembre 2017 (u.p. 26 era responsabile di aver omesso l’adozione di quelle misure
ottobre 2017), n. 53157 - Pres. Romis - Est. Gianniti - P.M. organizzative e di coordinamento con le imprese appaltatrici
(Conf.) Di Stabile - Ric. L. e altro dirette alla prevenzione degli infortuni; dette misure compe-
tevano unicamente allo stesso titolare dell’impresa commit-
tente, nei cui locali e nel cui interesse si svolgevano le
Con questa elaborata sentenza, la Sez. IV fornisce indicazioni lavorazioni. Costui, nell’ambito della sua posizione di vertice
illuminanti in ordine alla disciplina dettata dall’art. 26, D.Lgs n. nella piramide gerarchica aziendale, doveva garantire la sicu-
81/2008 in ordine ai c.d. appalti intra-aziendali (su questa rezza di tutti i lavoratori adibiti alle relative mansioni (nonché
disciplina v. Guariniello, Il T.U. Sicurezza sul lavoro commen- ovviamente dei terzi eventualmente esposti a rischio), com-
tato con la giurisprudenza, nona edizione, Wolters Kluwer, presi quelli aventi posizione intermedia e comunque subordi-
2017, pp. 427 s.). nata nella scala gerarchica (quali i capi squadra). Per tale
Nel corso di lavori di pulizia industriale appaltati da una s.r.l. ad ragione non poteva affatto ravvisarsi: né un esonero di respon-
altra s.r.l. ed eseguiti all’interno dell’azienda committente, sabilità del datore di lavoro committente nella qualifica (di capo
s’infortuna un dipendente dell’impresa appaltatrice, capo- squadra) rivestita dalla persona offesa e neppure una colpa
squadra addetto alla sicurezza. Vengono condannati per concorrente di quest’ultima, trattandosi della omessa ado-
lesione personale colposa sia il direttore dello stabilimento zione di misure organizzative prevenzionistiche che compete-
della s.r.l. committente (esercente la termovalorizzazione di vano, ‘a monte’, al committente per l’appunto”.
rifiuti), sia il datore di lavoro di una terza s.r.l. appaltatrice G) Quanto poi alla posizione del datore di lavoro dell’impresa
(esercente il trasporto di rifiuti, tramite mezzi dotati di un appaltatrice esercente il trasporto di rifiuti, questi non aveva
piano mobile installato nel cassone posteriore, su incarico di adempiuto l’obbligo di informazione della committente circa il
terzi, titolari, a loro volta, di un accordo di conferimento con la s. fatto che non poteva adeguatamente garantire le misure di
r.l committente). sicurezza prevenzionistiche (e, quindi, non aveva sollecitato
La Sez. III ne trae spunto per impartire alcuni insegnamenti: una comune e concertata risoluzione della questione); e l’ob-
A) “L’iniziativa del coordinamento tra più imprese a norma bligo di garantire che le attività connesse al trasporto dei rifiuti
dell’art. 26 D.Lgs n. 81/2008 spetta al committente, ma non si svolgessero in condizioni di sicurezza (nella specie lo scarico
esime certo l’appaltatore dall’obbligo di informare l’altro della delle balle di rifiuti) competeva anche alla ditta utilizzatrice
situazione di carente sicurezza e della propria impossibilità di dell’automezzo, conformemente alle istruzioni del manuale
garantire il controllo della zona di lavorazione, e, quindi, dal- d’uso. Se l’autista del mezzo era impossibilitato ad esercitare
l’obbligo di sollecitare l’intervento del committente e di fare in tale vigilanza nella fase di scarico, l’imputato doveva assumere
modo che venissero adottate di comune concerto quelle l’iniziativa di sollecitare la committente ad adottare le neces-
misure di sicurezza necessarie a fini prevenzionistici”. sarie misure di sicurezza nell’ambito di una attività coordinata
B) Sussiste “il nesso di causalità causale tra la omessa previ- tra le due imprese nello svolgimento di attività interferenti, e, in
sione del rischio in esame nel DUVRI e l’infortunio, perché, se difetto, avrebbe dovuto rifiutarsi di svolgere tali attività in
fossero state adottate le necessarie misure di sicurezza e ne condizioni di evidente carenza di sufficiente sicurezza”.
fosse stato imposto adeguatamente il rispetto, certamente
l’infortunio non si sarebbe verificato”. RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA E
C) “Non si trattava di rischio specifico proprio delle ditte VALUTAZIONE DEI RISCHI
appaltatrici, essendo il pericolo derivante dalla mancata pro-
tezione dell’ambiente di lavoro (nella fattispecie durante l’ese- Cassazione penale, sez. IV, 23 novembre 2017 (u.p. 10
cuzione delle rischiose attività di scarico delle balle) ottobre 2017), n. 53285 - Pres. Blaiotta - Est. Cappello -
riconoscibile da chiunque, senza necessità di alcuna specifica P.M. (Conf.) Romano - Ric. P. e altro
competenza tecnica settoriale”.
D) “Il datore di lavoro committente, in occasione di lavori
interni, ha l’obbligo: di assicurare all’interno dell’azienda le L’ascesa della responsabilità amministrativa nel settore della
migliori e più sicure condizioni di lavoro per chiunque vi si sicurezza sul lavoro traspare dalle sentenze della Suprema
trovi ad operare; di avvalersi di un’impresa che disponga dei Corte (v. Guariniello, Il T.U. Sicurezza sul lavoro commentato
mezzi e del personale adeguato allo scopo, e che di tali perso- con la giurisprudenza, nona edizione, Wolters Kluwer, 2017,
nale e mezzi essa realmente si serva nell’esercizio delle pp. 606 s. e 1187 s., cui aggiungi Cass. 7 settembre 2017, in

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 57


Giurisprudenza

ISL, 2017, 12, 621; Cass. 14 giugno 2017, ibid., 2017, 8-9, dell’interesse una valutazione del reato di tipo teleologico,
p. 453). apprezzabile ex ante, al momento cioè del fatto secondo un
Nel caso esaminato dalla presente sentenza, il datore di lavoro giudizio soggettivo e avendo, invece, quello del vantaggio
e il preposto di una s.p.a. furono dichiarati colpevoli del reato di una connotazione eminentemente oggettiva, valutabile ex
lesione personale colposa in danno di un dipendente adibito a post, sulla base degli effetti derivati dalla realizzazione del-
un macchinario: il primo per “non aver provveduto a predi- l’illecito”. Aggiunge che “si è riconosciuto l’interesse del-
sporre un documento di valutazione dei rischi che recasse l’ente nel caso in cui l’omessa predisposizione dei sistemi di
l’individuazione della procedura per attuare le misure di sicu- sicurezza determini un risparmio di spesa, laddove si confi-
rezza, ad adottare adeguate misure tecniche e organizzative e gura il vantaggio qualora la mancata osservanza della norma-
a procedere alla formazione e informazione del lavoratore in tiva cautelare consenta un aumento della produttività”.
ordine ai rischi connessi alle operazioni di smontaggio del Ribadisce che “la responsabilità dell’ente non può essere
sollevatore”, e il secondo per “non avere controllato che esclusa in considerazione dell’esiguità del vantaggio o della
l’uso del macchinario fosse riservato a lavoratori dotati di scarsa consistenza dell’interesse perseguito, in quanto
informazione, formazione e addestramento adeguati”. Fu anche la mancata adozione di cautele comportanti limitati
dichiarata responsabile anche la s.p.a. per l’illecito ammini- risparmi di spesa può essere causa di lesioni personali gravi”.
strativo dipendente dal reato di lesione. Rileva che, “nel caso di specie, i giudici di merito hanno
A propria difesa, la s.p.a. nega l’esistenza di “un rapporto di ricollegato la responsabilità amministrativa dell’ente alla ini-
causalità tra la politica aziendale in materia di prevenzione doneità del documento di valutazione dei rischi predisposto e
antinfortunistica ed il fatto reato”, sul presupposto “l’azienda alla inadeguatezza dell’attività di formazione e informazione
aveva messo a disposizione del lavoratore gli apparati di sicu- del lavoratore, entrambi causa dell’infortunio, laddove, con
rezza per evitare ogni rischio di lavorazione e aveva investito in riferimento al vantaggio/interesse dell’ente, hanno eviden-
sicurezza, destinando un lavoratore esperto alla formazione ziato l’incidenza della scorretta prassi aziendale accertata sul
dell’infortunato per due/tre anni”. rapporto spesa-guadagno”. Conclude che “incombe, in ogni
La Sez. IV ribatte, “quanto ai presupposti della responsabilità caso, sull’ente l’onere - con effetti liberatori - di dimostrare
amministrativa dell’ente introdotta con il D.Lgs. n. 231/ l’idoneità dei modelli di organizzazione e gestione adottati a
2001”, che “i criteri di imputazione oggettiva di cui al riferi- prevenire reati della specie di quello verificatosi”, “onere che
mento contenuto nell’art. 5 del D.Lgs. n. 231/2001 (interesse non può certamente considerarsi assolto attraverso la sola
o vantaggio dell’ente), sono riferibili alla condotta e non circostanza dell’esistenza di un documento, ritenuto inido-
all’evento”, e che, “in caso di reati colposi di evento, essi neo dai giudici di merito e di meri richiami verbali, ritenuti
sono alternativi e concorrenti tra di loro, esprimendo il criterio parimenti inadeguati”.

58 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Finanziamenti
19 aprile al 31 maggio 2018

Finanziamenti per la sicurezza


a cura di Bruno Pagamici - Studio Pagamici, Macerata (*)

Nazionale
INAIL “Avviso pubblico ISI 2017 - Incentivi alle imprese per la realizzazione di interventi in materia di salute e sicurezza
sul lavoro”, Gazzetta Ufficiale 20 dicembre 2017, n. 296; Avvisi pubblici regionali/provinciali

Il bando INAIL ISI 2017


ITALIA - Presentazione domande: dal 19 aprile al 31 maggio 2018
Il 20 dicembre 2017, l’INAIL ha pubblicato il bando ISI 2017 a sostegno di progetti per il miglioramento dei livelli di salute
e sicurezza sul lavoro.
La dotazione finanziaria complessiva disponibile è pari a 249.406.358 euro, ripartiti nei seguenti 5 Assi di finanziamento:
• Asse di finanziamento 1: progetti di investimento e per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale
(dotazione finanziaria pari a 100 milioni di euro);
• Asse di finanziamento 2: progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi (dotazione
finanziaria pari a 44.406.358 euro);
• Asse di finanziamento 3: progetti di bonifica da materiali contenenti amianto (dotazione finanziaria pari a 60 milioni di
euro);
• Asse di finanziamento 4: progetti di micro e piccole imprese operanti nei settori del legno e della ceramica (dotazione
finanziaria pari a 10 milioni di euro);
• Asse di finanziamento 5: progetti di micro e piccole imprese che operano nel settore della produzione agricola primaria
dei prodotti agricoli (dotazione finanziaria pari a 35 milioni di euro: 30 milioni per la generalità delle imprese agricole e 5
milioni riservati ai giovani agricoltori).
Spese ammissibili
Per tutti gli Assi di finanziamento, saranno ritenute ammissibili le spese riferite a progetti non realizzati e non in corso di
realizzazione alla data del 31 maggio 2018. Per “progetto in corso di realizzazione” si intende un progetto per la
realizzazione del quale siano stati assunti da parte dell’impresa/ente richiedente, in data anteriore al 1° giugno 2018,
obbligazioni contrattuali con il soggetto terzo che dovrà operare per realizzarlo (la firma del preventivo per accettazione
non costituisce obbligo contrattuale). Per i progetti di bonifica da materiali contenenti amianto la data di presentazione
del piano di lavoro potrà essere antecedente al 1° giugno 2018.
I progetti dovranno essere realizzati (e rendicontati) entro 365 giorni decorrenti dalla data di ricezione della comunica-
zione di ammissibilità al contributo da parte dell’INAIL (in tale termine sono ricompresi i tempi necessari per
l’ottenimento delle autorizzazioni o certificazioni richieste ed è prorogabile, su richiesta motivata, per un periodo
non superiore a 6 mesi). Per i finanziamenti di cui all’Asse 5, nel caso di acquisto tramite noleggio con patto di acquisto,
entro il suddetto termine di 365 giorni dovrà avvenire il trasferimento della proprietà all’impresa/ente richiedente.
Presentazione domande
La procedura di presentazione delle domande si articola nelle seguenti fasi:
• inserimento online della domanda: a partire dal 19 aprile 2018 e fino alle ore 18 del 31 maggio 2018 le
imprese avranno a disposizione una procedura informatica (disponibile sul sito internet www.inail.it), che
consentirà loro, attraverso un percorso guidato, di inserire la domanda di finanziamento. Per accedere alla
sezione l’impresa dovrà essere in possesso delle credenziali di accesso ai servizi online, che potranno essere
ottenute effettuando la registrazione sul portale dell’INAIL almeno 2 giorni lavorativi prima della chiusura della
procedura informatica per la compilazione della domanda;
• acquisizione codice identificativo per l’inoltro online: dal 7 giugno 2018 le imprese i cui progetti avranno raggiunto o
superato la soglia minima di ammissibilità (pari a 120 punti) potranno accedere all’interno della procedura informatica ed
effettuare il download del proprio codice, che le identificherà in maniera univoca in occasione del “click day” dedicato
all’inoltro online delle domande di ammissione al finanziamento;
• invio della domanda online: l’invio delle domande inserite potrà avvenire nei termini che saranno fissati dall’INAIL. I
giorni e gli orari di apertura dello sportello informatico saranno comunicati sul sito INAIL a partire dal 7 giugno 2018. Gli
elenchi in ordine cronologico di tutte domande inoltrate, con evidenza di quelle in posizione utile per essere ammesse al

(*) Bruno Pagamici è Dottore commercialista, Revisore contabile e Pubblicista.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 59


Finanziamenti
19 aprile al 31 maggio 2018

contributo (ovvero fino ad esaurimento dei fondi stanziati in ciascuna regione), saranno pubblicati entro 14 giorni
dall’ultimazione della fase di invio del codice identificativo;
• invio della documentazione a completamento della domanda: le imprese collocate in posizione utile per il finanzia-
mento dovranno far pervenire all’INAIL, entro e non oltre il termine di 30 giorni decorrente dal giorno successivo a quello
di perfezionamento della formale comunicazione degli elenchi cronologici, la copia della domanda telematica generata
dal sistema e tutti gli altri documenti richiesti, per la specifica tipologia di progetto.

Asse di finanziamento 1
L’accesso a tale Asse di finanziamento è aperto alle imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale
iscritte al Registro delle imprese o all’Albo delle imprese artigiane.
Saranno escluse:
• le micro e piccole imprese, anche individuali, che svolgono attività classificate con uno dei seguenti codici ATECO
2007: C16, C23.2, C23.3, C23.4 alle quali è riservata la partecipazione all’Asse di finanziamento 4);
• le micro e piccole imprese, comprese quelle individuali, operanti nel settore della produzione agricola primaria dei
prodotti agricoli, alle quali è riservata la partecipazione all’Asse di finanziamento 5).
Inoltre, relativamente ai progetti di cui al successivo punto 2 (progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di
responsabilità sociale), non saranno ammesse le imprese senza dipendenti o che annoverano tra i dipendenti
esclusivamente il datore di lavoro e/o i soci.
Nell’ambito di tale Asse di finanziamento potranno essere proposte le seguenti tipologie di progetti:
1) progetti di investimento: saranno ritenuti ammissibili esclusivamente i progetti di miglioramento delle condizioni di
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro relativi ad una delle seguenti tipologie di intervento:
1.1) riduzione del rischio chimico: saranno finanziabili progetti di:
— riduzione del rischio legato agli “agenti cancerogeni e mutageni” presenti nel luogo di lavoro;
— riduzione del rischio legato agli “agenti chimici pericolosi” solo se, in relazione al tipo e alle quantità di un agente
chimico pericoloso e alle modalità e frequenza di esposizione a tale agente presente sul luogo di lavoro, la valutazione del
rischio abbia dimostrato che nello stato ante operam il rischio è “non basso per la sicurezza” e/o “non irrilevante per la
salute dei lavoratori” (artt. 223 e 236, D.Lgs. n. 81/2008);
1.2) riduzione del rischio rumore mediante la realizzazione di interventi ambientali: progetti di riduzione del rischio legato
alla propagazione del rumore solo se la valutazione del rischio dimostra che i valori di esposizione iniziale sono superiori
al valore inferiore di azione, come definito dall’art. 189, D.Lgs. n. 81/2008;
1.3) riduzione del rischio rumore mediante la sostituzione di trattori agricoli o forestali e di macchine: progetti di riduzione
del rischio mediante la sostituzione di trattori agricoli o forestali e/o macchine che possono essere fisse, portatili tenute
e/o condotte a mano, mobili e semoventi ad esclusione di quelle destinate ad essere collegate/agganciate ai trattori
agricoli o forestali tramite presa di forza o altro;
1.4) riduzione del rischio derivante da vibrazioni meccaniche: progetti di riduzione del rischio mediante la sostituzione di
macchine conformi alle rispettive direttive di prodotto di riferimento;
1.5) riduzione del rischio biologico: progetti di riduzione del rischio derivante da esposizione ad agenti biologici mediante
la realizzazione di una o più delle seguenti misure:
• misure di contenimento:
— ristrutturazione e/o modifica degli ambienti di lavoro al fine di separare le zone in cui è previsto l’uso di agenti biologici,
inclusa la predisposizione di aree di deposito e di aree di decontaminazione del personale;
— installazione e/o modifica di impianti di aspirazione o di immissione forzata dell’aria, volti a determinare una differenza
di pressione tra gli ambienti di lavoro per il contenimento degli agenti biologici;
— realizzazione di superfici idrorepellenti, resistenti agli acidi, agli alcali, ai solventi, ai disinfettanti e agli agenti
decontaminanti, negli ambienti di lavoro in cui si effettuano lavorazioni che comportano il rischio di contaminazione;
— acquisto di cabine di sicurezza/box per la manipolazione dei materiali infetti;
• misure di prevenzione:
— acquisto di dispositivi per svolgere in ciclo chiuso attività a rischio di esposizione per via aerea;
— acquisto di dispositivi per automatizzare attività a rischio di esposizione per via parenterale e per contatto;
— acquisto e/o modifica di sistemi di aspirazione localizzata per la captazione di aerosol contaminati;
— acquisto di dispositivi per la disinfezione e/o sterilizzazione dell’aria negli ambienti in cui si svolgono attività che
comportano il rischio di contaminazione;
— modifica di impianti dell’acqua sanitaria e/o aeraulici centralizzati esistenti, al fine di prevenire la contaminazione e la
diffusione di legionelle, mediante acquisto e installazione di sistemi di filtrazione e/o trattamento chimico/fisico
dell’acqua;
1.6) riduzione del rischio di caduta dall’alto: progetti di riduzione del rischio mediante l’acquisto e installazione
permanente di ancoraggi destinati e progettati per ospitare uno o più utenti collegati contemporaneamente e per
agganciare i componenti di sistemi anticaduta anche quando questi ultimi sono progettati per l’uso in trattenuta;
1.7) riduzione del rischio infortunistico mediante la sostituzione di trattori agricoli o forestali e di macchine. Saranno
finanziabili i progetti che soddisfano le seguenti condizioni:
— le macchine di cui è prevista la sostituzione devono essere state immesse sul mercato antecedentemente alle
specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento della specifica Direttiva comunitaria (98/37/CE ex 89/
392/CEE);
— i trattori agricoli o forestali di cui è prevista la sostituzione devono essere stati immessi per la prima volta sul mercato
prima del 1° gennaio 1998;

60 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Finanziamenti
19 aprile al 31 maggio 2018

— le macchine e i trattori agricoli e forestali sostituite/i devono essere alienate/i dall’impresa ed esclusivamente tramite
rottamazione;
1.8) riduzione del rischio sismico: progetti di riduzione del rischio sismico da caduta di materiale, che prevedono
l’acquisto e la posa in opera di scaffalature antisismiche. Saranno ammissibili gli interventi realizzati nei siti produttivi
ricadenti in zona sismica 1, 2 o 3 secondo la classificazione prevista dalla normativa regionale di recepimento dell’O.P.C.
M. n. 3274/2003. Non saranno ammessi l’adeguamento di scaffalature esistenti e l’acquisto di scaffalature anti-
sismiche usate. Le scaffalature sostituite dovranno essere alienate dall’impresa;
2) progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale: saranno finanziati esclusivamente i progetti
di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che ricadono all’interno di una delle seguenti
tipologie di intervento:
• adozione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro certificato BS OHSAS 18001:07;
• adozione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro di settore previsto da accordi INAIL-Parti Sociali;
• adozione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro non rientrante nei casi precedenti;
• adozione di un modello organizzativo e gestionale di cui all’art. 30, D.Lgs. n. 81/2008 asseverato;
• adozione di un modello organizzativo e gestionale di cui all’art. 30, D.Lgs. n. 81/2008 non asseverato. Tale tipologia di
intervento potrà essere richiesta solo se l’impresa non dispone già di un sistema di gestione certificato OHSAS 18001;
• adozione di un sistema di responsabilità sociale certificato SA 8000;
• modalità di rendicontazione sociale asseverata da parte terza indipendente.
Il contributo viene erogato in conto capitale e sarà pari al 65% dell’importo del progetto, con un minimo di 5.000 euro ed
un massimo di 130.000 euro.
Per i progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale (di cui al punto 2) non è fissato il limite
minimo di finanziamento per le imprese fino a 50 dipendenti.

Asse di finanziamento 2
Per tale Asse di finanziamento, le domande potranno essere presentate:
• da imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte al Registro delle Imprese o all’Albo delle
imprese artigiane;
• dai seguenti enti del Terzo settore iscritti nel Registro unico nazionale del Terzo settore ai sensi del D.Lgs. n. 117/2017:
— organizzazioni di volontariato (ODV);
— associazioni di promozioni sociali (APS);
— enti del terzo settore di natura non commerciale già Onlus;
— cooperative sociali e consorzi costituiti interamente da cooperative sociali;
— imprese sociali di cui al D.Lgs. n.112/2017.
Nelle more dell’operatività del Registro unico nazionale del Terzo settore e ai sensi dell’art. 101, comma 2, D.Lgs. n. 117/
2017, il requisito dell’iscrizione al Registro unico nazionale del terzo settore deve intendersi soddisfatto da parte degli
enti attraverso la loro iscrizione alla data di chiusura della procedura informatica per la compilazione delle domande (31
maggio 2018) ad uno dei registri attualmente previsti dalle normative di settore, e precisamente i registri delle
associazioni di promozione sociale nazionale, regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano e i registri
delle organizzazioni di volontariato delle regioni e delle province autonome; per gli enti del terzo settore di natura non
commerciale già Onlus il requisito si intende soddisfatto attraverso l’iscrizione all’anagrafe delle Organizzazioni non
lucrative di utilità sociale (Onlus).
Per le imprese sociali, ai sensi dell’art. 11, D.Lgs. n. 117/2017, l’iscrizione al Registro delle imprese soddisfa il requisito
dell’iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore.
Per le cooperative sociali e consorzi costituiti interamente da cooperative sociali, il requisito è soddisfatto con l’iscrizione
nell’apposito Albo delle società cooperative presso il Registro delle Imprese.
Il possesso del requisito dell’iscrizione ai registri dovrà essere mantenuto anche successivamente alla presentazione
della domanda di contributo fino alla realizzazione del progetto ed alla sua rendicontazione.
Saranno escluse:
• le micro e piccole imprese, anche individuali, che svolgono attività classificate con uno dei seguenti codici ATECO
2007: C16, C23.2, C23.3, C23.4 alle quali è riservata la partecipazione all’Asse di finanziamento 4);
• le micro e piccole imprese, comprese quelle individuali, operanti nel settore della produzione agricola primaria dei
prodotti agricoli, alle quali è riservata la partecipazione all’Asse di finanziamento 5).
Potranno essere proposti progetti di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che ricadono
all’interno di una delle seguenti tipologie di intervento:
• riduzione del rischio da movimentazione manuale dei pazienti: progetti che migliorano le modalità di movimentazione
dei pazienti mediante la modifica delle strutture murarie volte ad ampliare le aree di ingresso e gli spazi di manovra e/o
l’acquisto dei seguenti dispositivi medici e/o dei relativi accessori che consentono di spostare più facilmente il paziente
riducendo le sollecitazioni meccaniche per il rachide dell’operatore: letti e/o attrezzature idonei al sollevamento di
pazienti; teli ad alto scorrimento; tavole di scorrimento; assi in materiale rigido; cinture ergonomiche; carrozzine; ausili
specifici per grandi obesi;
• riduzione del rischio legato ad attività di sollevamento, abbassamento e trasporto di carichi: progetti di riduzione del
rischio legato alle operazioni manuali di sollevamento, abbassamento e trasporto di oggetti di massa uguale o superiore
a 3 kg, da realizzarsi mediante l’acquisto dei seguenti tipi di macchine: manipolatori, robot e robot collaborativi aventi un
carico massimo di utilizzazione non superiore a 500 kg; piattaforme aventi un carico massimo di utilizzazione non
superiore a 500 kg; carrelli aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 2000 kg; argani, paranchi e sistemi di

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 61


Finanziamenti
19 aprile al 31 maggio 2018

gru leggeri/gru a struttura limitata aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 500 kg; sistemi automatici di
alimentazione;
• riduzione del rischio legato ad attività di traino e spinta di carichi: progetti di riduzione del rischio dovuto alla
movimentazione manuale svolta come attività di traino e spinta di carichi, da realizzarsi mediante l’acquisto dei seguenti
tipi di macchine: manipolatori, robot e robot collaborativi aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 500
kg; carrelli aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 2000 kg; argani aventi un carico massimo di
utilizzazione non superiore a 500 kg; sistemi automatici di alimentazione;
• riduzione del rischio legato ad attività di movimentazione di oggetti leggeri ad alta frequenza mediante l’automazione
completa o parziale di fasi del ciclo produttivo che prevedono tale movimentazione.
Il contributo concedibile sarà pari al 65% del costo complessivo dell’investimento e sarà compreso tra un minimo di
5.000 euro ed un massimo di 130.000 euro.

Asse di finanziamento 3
A valere su tale Asse di finanziamento potranno presentare domanda le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il
territorio nazionale iscritte al Registro delle imprese o all’Albo delle imprese artigiane, ad esclusione delle micro e
piccole imprese, comprese quelle individuali, operanti nel settore della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli,
alle quali è riservata la partecipazione all’Asse di finanziamento 5.
Saranno agevolati progetti di bonifica da materiali contenenti amianto. Saranno ritenuti ammissibili esclusivamente
interventi relativi alla rimozione con successivo trasporto e smaltimento, anche previo trattamento in impianto auto-
rizzato, in discarica autorizzata. Non saranno invece agevolati gli interventi di rimozione non comprendenti lo smalti-
mento, quelli di incapsulamento o confinamento e, infine, il mero smaltimento di materiali contenenti amianto già
rimossi.
È previsto un contributo pari al 65% della spesa complessiva ammissibile, con un minimo di 5.000 euro ed un massimo
di 130.000 euro.
Asse di finanziamento 4
Tale Asse di finanziamento è riservato alle micro e piccole imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio
nazionale iscritte alla CCIAA, che svolgono attività classificate con uno dei seguenti codici ATECO 2007: C16, C23.2,
C23.3, C23.4.
Saranno finanziati progetti di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che ricadono
all’interno di una delle seguenti tipologie di intervento:
A) per il settore Legno (codice ATECO C16):
• riduzione del rischio da polveri di legno: progetti di riduzione del rischio incendio, esplosione e da inalazione di polveri di
legno mediante acquisto e installazione di sistemi fissi di aspirazione, filtrazione e stoccaggio delle polveri prodotte
durante le lavorazioni del legno;
• riduzione del rischio infortunistico-meccanico: progetti di riduzione del rischio infortunistico-meccanico mediante la
sostituzione dei seguenti tipi di macchine: centri lavoro CNC per foratura, fresatura, scanalatura per la lavorazione di
pannelli; bordatrici; seghe squadratrici; fresatrici monoalbero ad asse verticale; seghe a nastro da falegnameria a tavola
fissa o inclinabile; piallatrici a filo e/o a spessore;
B) per il settore Materiali ceramici (codici ATECO C23.2, C23.3, C23.4):
• riduzione del rischio di esposizione a polveri mediante acquisto e installazione di sistemi di abbattimento, aspirazione
e filtrazione delle polveri prodotte durante le lavorazioni;
• riduzione del rischio infortunistico-meccanico mediante la sostituzione delle macchine utilizzate nel ciclo di
produzione;
• del rischio da movimentazione manuale dei carichi: progetti di riduzione del rischio dovuto alla movimentazione
manuale svolta come attività di sollevamento, abbassamento e trasporto e/o di spinta e traino di materiali, da realizzarsi
mediante l’acquisto dei seguenti tipi di macchine:
— per le operazioni di sollevamento, abbassamento e trasporto di carichi: manipolatori, robot e robot collaborativi aventi
un carico massimo di utilizzazione non superiore a 500 kg; piattaforme aventi un carico massimo di utilizzazione non
superiore a 500 kg; carrelli aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 2000 kg; argani, paranchi e sistemi di
gru leggeri/gru a struttura limitata aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 500 kg; sistemi automatici di
alimentazione;
— per le operazioni di spinta e traino di carichi: manipolatori, robot e robot collaborativi aventi un carico massimo di
utilizzazione non superiore a 500 kg; carrelli aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 2000 kg; argani
aventi un carico massimo di utilizzazione non superiore a 500 kg; sistemi automatici di alimentazione.
Il contributo dell’INAIL sarà pari al 65% delle spese sostenute, con un minimo di 2.000 euro ed un massimo di 50.000
euro.
Asse di finanziamento 5
A valere su tale Asse di finanziamento, potranno presentare domanda le micro e piccole imprese, operanti nel settore
della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli, iscritte nella sezione speciale (imprenditori agricoli, coltivatori
diretti, imprese agricole) del Registro delle Imprese o all’Albo delle società cooperative di lavoro agricolo, in possesso
della qualifica di imprenditore agricolo di cui all’art. 2135 cod. civ. e titolari di partita IVA in campo agricolo, qualificate
come: impresa individuale; società agricola; società cooperativa.
Sarà agevolato l’acquisto o il noleggio con patto di acquisto di trattori agricoli o forestali e/o di macchine agricole o
forestali. L’investimento dovrà finalizzato alla riduzione dei seguenti rischi:

62 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Finanziamenti
19 aprile al 31 maggio 2018

• infortuni causati da trattori agricoli o forestali o da macchine agricole o forestali obsoleti;


• rumore;
• operazioni manuali.
Il contributo, compreso tra un minimo di 1.000 euro ed un massimo di 60.000 euro, sarà pari:
• al 50% per i giovani agricoltori. Rientrano in tale categoria le imprese che hanno al loro interno la presenza di giovani
agricoltori come di seguito indicato:
— in caso di impresa individuale: il titolare dovrà possedere la qualifica di imprenditore agricolo ed un’età non superiore
ai 40 anni alla data di chiusura della procedura informatica per la compilazione delle domande (31 maggio 2018);
— in caso di società semplici, in nome collettivo e cooperative: almeno i due terzi dei soci dovranno possedere la
qualifica di imprenditore agricolo e un’età non superiore ai 40 anni alla data di chiusura della procedura informatica per la
compilazione delle domande (31 maggio 2018). Per le società in accomandita semplice la qualifica di imprenditore
agricolo e un’età non superiore ai 40 anni potrà essere posseduta anche dal solo socio accomandatario (in caso di due o
più soci accomandatari si applica il criterio dei due terzi);
• al 40% per la generalità delle imprese agricole.

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 63


Norme UNI

Ottobre-dicembre 2017

Norme UNI
Ottobre 2017

13.040.20 - Atmosfere ambiente

UNI EN 16516 Prodotti da costruzione - Valutazione del rilascio di sostanze pericolose - Determinazione delle
emissioni in ambiente interno

13.040.30 - Atmosfere nell'ambiente di lavoro

UNI EN 16897 Esposizione negli ambienti di lavoro - Caratterizzazione di aerosol e nano-aerosol ultra-fini - Deter-
minazione del “numero di concentrazione” mediante l’uso del contatore di particelle a
condensazione

13.110 - Sicurezza del macchinario

UNI EN ISO 19085-1 Macchine per la lavorazione del legno - Sicurezza - Parte 1: Requisiti comuni

UNI EN ISO 19085-2 Macchine per la lavorazione del legno - Sicurezza - Parte 2: Sezionatrici orizzontali per pannelli con barra di
pressione

UNI EN ISO 19085-5 Sicurezza delle macchine per la lavorazione del legno - Sicurezza - Parte 5: Squadratrici

13.220.20 - Protezione al fuoco

UNI EN 16750 Installazione fisse antincendio - Sistemi a riduzione di ossigeno - Progettazione, installazione,
pianificazione e manutenzione

23.100.60 - Filtri, guarnizioni e contaminazione dei fluidi

UNI ISO 2941 Oleoidraulica - Elementi filtranti - Verifica del valore di pressione di collasso/scoppio

UNI ISO 2943 Oleoidraulica - Elementi filtranti - Verifica della compatibilità del materiale coi fluidi

UNI ISO 11500 Oleoidraulica - Determinazione del livello di contaminazione da particolato di un campione di liquido
mediante conteggio automatico delle particelle utilizzando il principio di estinzione della luce

UNI ISO 11170 Oleoidraulica - Sequenza dei metodi di prova per verificare le caratteristiche prestazionali degli
elementi filtranti

UNI ISO 11171 Oleoidraulica - Calibrazione dei contatori automatici di particelle per liquidi

UNI ISO 11943 Oleoidraulica - Sistemi in linea di conteggio automatico delle particelle per liquidi - Metodi di
calibrazione e validazione

UNI ISO 12829 Oleoidraulica - Sequenza dei metodi di prova per verificare le caratteristiche prestazionali degli
elementi filtranti

UNI ISO 16431 Oleoidraulica - Procedure per la pulizia dei sistemi idraulici e per la verifica del livello di pulizia dei
sistemi idraulici assemblati

UNI ISO 16889 Oleoidraulica - Filtri - Metodo Multi-pass per la valutazione delle prestazioni di filtrazione di un
elemento filtrante

UNI ISO 16908 Metodi di prova per elementi filtranti idraulici - ondizionamento termico e simulazione di partenza a
freddo

UNI ISO 18413 Oleoidraulica - Pulizia dei componenti - Documento di controllo e principi relativi all’estrazione e
all’analisi del contaminante e a come presentare i risultati

UNI ISO 23181 Oleoidraulica - Elementi filtranti - Determinazione della resistenza alla fatica da flusso mediante fluido
ad alta viscosità

UNI ISO 27407 Oleoidraulica - Marcatura delle caratteristiche di prestazione su filtri oleoidraulici

64 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


Norme UNI

25.080.01 - Macchine utesili in generale

UNI EN ISO 16093 Macchine utensili - Sicurezza - Segatrici per il taglio dei metalli a freddo

25.080.60 - Macchine per segare

UNI EN ISO 16093 Macchine utensili - Sicurezza - Segatrici per il taglio dei metalli a freddo

53.060 - Carrelli industriali

UNI EN 1459-1 Carrelli elevatori fuoristrada - Requisiti di sicurezza e verifiche - Parte 1: Carrelli a braccio telescopico

Novembre 2017

13.140 - Rumore in relazione agli esseri umani

UNI/TR 11694 Linea guida per la progettazione, l'installazione, la messa in servizio, la verifica funzionale, l'esercizio e la
manutenzione dei sistemi di rivelazione fumo ad aspirazione

13.180 - Ergonomia

UNI EN ISO 7243 Ergonomia degli ambienti termici - Valutazione dello stress da calore utilizzando l’indice WBGT (temperatura
globo del bulbo bagnato)

UNI EN ISO 7250-1 Dimensioni del corpo umano da utilizzare la progettazione tecnologica - Parte 1: Definizioni delle dimensioni del
corpo umano e dei punti di repere anatomico

13.280 - Protezione dalle radiazioni

UNI EN ISO 15382 Radioprotezione - Procedure per il monitoraggio della dose al cristallino, alla pelle e delle estremità

UNI EN ISO 17099 Protezione dalle radiazioni - Criteri di prestazione per i laboratori che utilizzano la tecnica del micronucleo con
blocco della citochinesi (CBMN) in linfociti umani di sangue periferico per dosimetria biologica

UNI EN ISO 19238 Protezione dalle radiazioni - Criteri di prestazione per i laboratori di citogenetica per dosimetria biologica

UNI EN ISO 20553 Protezione dalle radiazioni - Monitoraggio dei lavoratori esposti per motivi professionali al rischio di contami-
nazione interna da materiale radioattivo

UNI EN ISO 20785-1 Dosimetria per esposizioni a radiazione cosmica in aerei per uso civile - Parte 1: Basi concettuali per le misure

UNI EN ISO 20785-2 Dosimetria per l'esposizione ai raggi cosmici nell'aviazione civile - Parte 2: Caratterizzazione della risposta degli
strumenti

UNI EN ISO 20785-3 Dosimetria per esposizioni a radiazione cosmica in aerei per uso civile - Parte 3: Misure alle altitudini di volo

UNI EN ISO 29661 Fasci di radiazione di riferimento per radioprotezione - Definizioni e concetti fondamentali

13.320 - Sistemi di allarme e avvertimento

UNI/TR 11694 Linea guida per la progettazione, l'installazione, la messa in servizio, la verifica funzionale, l'esercizio e la
manutenzione dei sistemi di rivelazione fumo ad aspirazione

13.340.20 - Attrezzature di protezione della testa

UNI EN 13911 Indumenti di protezione per vigili del fuoco - Requisiti e metodi di prova per cappucci di protezione contro il fuoco
per vigili del fuoco

13.340.50 - Calzature di protezione

UNI EN ISO 20349-1 Dispositivi di protezione individuale - Calzature di protezione contro i rischi presenti nelle fonderie e nelle
operazioni di saldatura - Parte 1: Requisiti e metodo di prova per la protezione contro i rischi presenti nelle
fonderie

UNI EN ISO 20349-2 Dispositivi di protezione individuale - Calzature di protezione contro i rischi presenti nelle fonderie e nelle
operazioni di saldatura - Parte 2: Requisiti e metodi di prova per la protezione contro i rischi presenti nelle
operazioni di saldatura e nei procedimenti connessi

17.240 - Misurazione delle radiazioni

UNI EN ISO 16638-1 Protezione dalle radiazioni - Monitoraggio e dosimetria interna per materiali specifici - Parte 1: Inalazione di
composti di uranio

UNI EN ISO 18589-2

Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018 65


Norme UNI

Misurazione della radioattività nell'ambiente - Suolo - Parte 2: Guida per la selezione della strategia di
campionamento, campionamento e pretrattamento dei campioni

UNI EN ISO 18589-3 Misurazione della radioattività nell'ambiente - Suolo - Parte 3: Misurazione di radionuclidi gamma emettitori
mediante spettrometria a raggi gamma

UNI EN ISO 19017 Linee guida per misure di spettrometria gamma su rifiuti radioattivi

UNI EN ISO 19238 Protezione dalle radiazioni - Criteri di prestazione per i laboratori di citogenetica per dosimetria biologica

91.140.90 - Ascensori. Scale mobili

UNI EN 115-1 Sicurezza delle scale mobili e dei marciapiedi mobili - Parte 1: Costruzione e installazione

Dicembre 2017

13.040.40 - Emissioni da fonte fissa

UNI EN 13284-1 Emissioni da sorgente fissa - Determinazione della concentrazione in massa di polveri in basse concentrazioni -
Parte 1: Metodo manuale gravimetrico

UNI EN 13284-2 Emissioni da sorgente fissa - Determinazione della concentrazione in massa di polveri in basse concentrazioni -
Parte 2: Controllo di qualità dei sistemi di misurazione automatici

13.300 - Protezione contro le sostanze pericolose

UNI EN 15507 Imballaggi - Imballaggi per il trasporto di merci pericolose - Prove comparative di vari gradi di polietilene

17.180.20 - Colori e misurazione della luce

UNI EN 13032-2 Luce e illuminazione - Misurazione e presentazione dei dati fotometrici di lampade e apparecchi di illuminazione -
Parte 2: Presentazione dei dati per posti di lavoro in interno e in esterno

19.100 - Prove non distruttive

UNI EN ISO 16371-2 Prove non distruttive - Radiografia industriale computerizzata mediante l’impiego di schermi ai fosfori - Parte 2:
Principi generali per l’esame dei materiali metallici utilizzando raggi X e raggi gamma

23.020.30 - Recipienti a pressione, bombole per gas

UNI EN 13445-3 Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 3: Progettazione

25.160.30 - Apparecchiatur per saldatura

UNI EN ISO 22829 Attrezzatura per la saldatura a resistenza - Trasformatori - Trasformatore-raddrizzatore incorporati per pinze di
saldatura operanti ad una frequenza di 1 000 Hz

66 Igiene & Sicurezza del Lavoro 1/2018


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