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Leopardi è considerato il maggior rappresentante del Romanticismo, anche se lui era molto più vicino al

romanticismo europeo. La sua infatti è una poesia soggettiva, in cui esprime le sue riflessioni sul senso
della vita e sull'esistenza. Inoltre la produzione poetica ha un significato universale perché è slegata dal
contesto, è una poesia decontestualizzabile.

Confronto tra Manzoni e Leo

Sia Manzoni che Leopardi vivono nello stesso periodo storico, ossia nella prima metà dell'800, ma nascono
in 2 città diversissime. Manzoni nasce a Milano, considerato il centro culturale più progressista di tutta
l'Italia, Leopardi invece nasce a Recanati, nello stato pontificio, ossia il luogo più conservativo di tutte le
altre regioni italiane; infatti il settore economico principale era l'agricoltura, basata su un sistema
latifondista. Entrambi
nascono da una famiglia aristocratica, anche se completamente diverse tra loro. Manzoni nasce in una
famiglia aristocratica progressista, mentre Leopardi nasce in una famiglia aristocratica terriera e
conservatrice; il padre fu il conte Monaldo, mentre la madre fu Adelaide Antici.
Leopardi attraversa un periodo economico e finanziario di profondo dissesto. Il padre era un accademico
che aveva messo in piedi una biblioteca prestigiosissima, la madre viene descritta, invece, come una donna
fredda ed anaffettiva. Il poeta nasce con problemi fisici, tra cui il rachitismo che lo porterà alla curvatura
della colonna vertebrale.

FASI DELLA SUA VITA LETTERARIA

1. Come tutti i nobili aristocratici, la sua prima educazione viene effettuata da maestri ecclesiastici.
2. Egli però rifiuterà questa educazione e passerà alla fase dello “studio matto e disperatissimo” da
autodidatta. Egli approfondisce lo studio della lingua Latina, dell’ebraico e del greco. Questo primo
periodo viene descritto come "produzione erudita" dove scrive una storia dell'astronomia, un saggio
e traduce varie opere epiche. In una delle sue opere di questo periodo, “Agli italiani per la
liberazione del Piceno”, rivela le sue tendenze politiche, infatti esalta il suo dispotismo illuminato.
3. Dal 1815 avviene il passaggio dall'erudizione al bello poetico, infatti inizia a scrivere e leggere testi
poetici a lui contemporanei. In particolare egli si schiera a favore dei classicisti perchè non era
d'accordo ad un'innovazione delle forme. Importante in questo periodo il contatto con Pietro
Giordani, un tradizionalista dal punto di vista letterario ma era di idee politiche democratiche e
laiche. Il sodalizio che si creerà sarà un sodalizio amichevole, con un continuo scambio di epistole e
fu grazie a  questa amicizia che Leopardi fu incoraggiato, successivamente, a continuare avanti nella
sua produzione poetica.

Leopardi avvertiva il desiderio di uscire fuori dalla sua Recanati definita un borgo primitivo e selvaggio, così
come vuole allontanarsi da quelle persone del paese definite “rozze”. Voleva fuggire dalle leggi ferree che
vivevano all'interno della sua famiglia. Tentò dunque la fuga nel 1819, la quale però non andò a buon fine.

4. Si ha il passaggio nel 1819 dal bello poetico al vero poetico. Si ebbe dunque un passaggio da una
poesia di sentimento ad una poesia di riflessione.

Nel 1822 ebbe il permesso di andarsene dalla sua Recanati e venne ospitato nella casa dello zio Carlo Antici
a Roma. Leopardi era animato da una grande fiducia nel trasferimento nella città più importante dello Stato
Pontificio, però quella stessa fiducia fu subito deposta perchè tutte le sue speranze finirono per tramontare
nel momento in cui trovò lì a Roma ambienti ancora più eruditi di quelli che aveva appena lasciato.
Nel 1825 gli viene proposto un lavoro da parte dell'editore Stella. Egli effettuerà dei saggi in cui commentò
le opere di Cicerone, ed fece un commento sulle opere del Petrarca. Sarà successivamente inviato a
Firenze, dallo stesso editore, dove entrerà a contatto con gli intellettuali che scrivono su un periodico
letterario di nome "Antologia". In lui ritorna l'ispirazione poetica

5. Gli anni che vanno dal 1828 al 1831, sono gli anni della stagione dei “Grandi Idilli”. Il primo idillio
sarà chiamato “Risorgimento”, in merito proprio alla sua nuova espirazione poetica, seguirà poi “A
Silvia”. Si ritirerà, poi, di nuovo a Recanati a causa di un problema agli occhi.

In questo periodo si innamora di Fanny, ma questo non fu un amore corrisposto, quindi questa sua
delusione lo porterà a comporre un nuovo ciclo di canti "Il ciclo di Aspasia".
Viene ospitato, poi, da Antonio Ranieri a Napoli, prima, e poi a Torre del Greco dove scriverà i suoi ultimi
canti “La luna” e “Ginestre”. Muore a Napoli il 14 giugno del 1837.

IL PENSIERO

Leopardi viene considerato in qualsiasi libro di testo come un autore pessimista. Tale pessimismo, che si
acuisce in maniera sempre più progressiva nel tempo, viene suddiviso in 3 fasi:

1. Pessimismo biografico, caratterizzato da un pessimismo personale


2. Pessimismo storico
3. Pessimismo cosmico.

Questa concezione, però, non è del tutto veritiera perché possiamo definire il suo pessimismo come
perennemente “cosmico”, perchè le sue riflessioni sono votate a questo tipo di pessimismo.
Leopardi, poeta-filosofo, effettua una riflessione approfondita e personale di quella che la condizione
esistenziale dell'uomo. Giunge ad esporre una tesi non pessimistica ma realistica. Quindi più che di
pessimismo si potrebbe parlare di realismo.
Il suo pensiero lo possiamo trarre nello "Zibaldone", dove viene espressa la “teoria del piacere”. Leopardi
segue il pensiero sensistico del ‘700, ossia che la conoscenza deriva dalle sensazioni, ed afferma che ogni
uomo è sempre alla ricerca della felicità ed identifica la felicità con il raggiungimento di un piacere.
L'infelicità dell'uomo nasce dall'ipotesi che si stabilisce tra l'idea del piacere (idea astratta che si identifica
con un piacere che è infinito nello spazio e nel tempo) e il piacere stesso (piacere materiale, contingente e
finito nel tempo e nello spazio).
Per Leopardi l'uomo e necessariamente infelice per sua costituzione. Da ciò possiamo ancora più dedurre di
trovarci davanti ad un pessimismo cosmico, pessimismo che troviamo fin dall’inizio delle sue scritture nel
1820. Quello
che evolve in Leopardi, quindi, non è il concetto di pessimismo ma il concetto di natura, il rapporto tra
uomo e natura. In un primo momento il conflitto si stabilisce tra natura e ragione, conflitto che nasce da
una concezione benevola della natura. La natura, in un primo momento, si è mostrata benevola nei
confronti dell'uomo perchè ha donato a quest'ultimo la concezione della fantasia e dell'immaginazione, in
modo che l'uomo si possa illudere della felicità. L'uomo però, sviluppando la sua posizione razionale, si è
man mano allontanato da quello che è il suo stato naturale, in cui prevale la fantasia sulla ragione, e si è
condannato ad un'infelicità perpetua. (Questo viene definito pessimismo storico perchè c'è un'opposizione
tra le cosiddette età dell'uomo). Però qui abbiamo già il pessimismo cosmico perchè l'uomo fin da subito è
infelice e può solo illudersi della felicità; felicità che comunque non corrisponde al vero.
Il passaggio dalla concezione di una natura benevola ad una natura matrigna, ossia una natura che non
opera a favore dell'uomo ma che è del tutto indifferente della condizione di quest’ultimo, e che quindi si
interessa solo del proprio ecosistema, si ha nelle “Operette morali” del 1823 e nei “Grandi Idilli”.
Man mano che questo concetto della natura evolve, abbiamo anche un atteggiamento di Leopardi diverso
nei confronti della vita. Questo perché in un primo momento del conflitto natura-ragione (periodo in cui
scrive i “Piccoli Idilli” e le “Canzoni Civili”), abbiamo un atteggiamento titanico, il poeta che si ribella di
fronte a questa condizione di infelicità.
Quando si arriva al concetto di natura matrigna, troviamo un Leopardi più distaccato nei confronti di questa
condizione di infelicità dell'esistenza dell'uomo, riesce a raggiungere un equilibrio interiore, assume un
atteggiamento stoico di imperturbabilità nei confronti del male. Egli non l'accetta con rassegnazione ma c'è
un'accettazione per distacco (lo troviamo negli “Idilli”)
Nell'ultima produzione abbiamo una sorta di svolta del suo atteggiamento. Infatti, mentre all'inizio abbiamo
un atteggiamento di chiusura, a riflettere sulla condizione sua e dell'uomo, egli poi si apre e cerca la
solidarietà dell'uomo in modo che tutti si possano alleare per combattere la natura. E creare una società
dove non ci siano violenze.
Nessuno può sottrarre la nostra dignità e noi non rinunceremo mai alla lotta anche contro un nemico che
non si può sconfiggere, come la natura.

La poetica di Leopardi

Viene definita poetica del Vago e Dell'indefinito e poetica della rimembranza, del ricordo. In effetti anche le
caratteristiche della sua poetica, le troviamo espresse nelle pagine dello Zibaldone. Infatti dopo
l'illustrazione della teoria del piacere, seguono pagine in cui viene espressa la sua poetica; per esprimere ciò
egli parte sempre dallo.stesso concetto, ossia che l'uomo è connaturato alla infelicità perenne perchè
quest'ultimo desidera raggiungere un piacere infinito irraggiungibile. Partendo da questa considerazione
afferma che se nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l'uomo può costruirsi dei piaceri infiniti
mediante l'immaginazione e la fantasia. Da queste ultime derivano la speranza e le illusioni. L'uomo tramite
l'immaginazione può.costruirsi una realtà parallela.

Leopardi si chiede "che cosa è che può stimolare nell'uomo l'immaginazione e la fantasia?"; egli afferma ce
tutto ciò che è vago ed indefinito, tutto ciò che è lontano ed ignoto, possiede questa forza di mettere in
moto il meccanismo dell'immaginazione e della fantasia. Perchè? Questo perchè difronte a ciò che è
indefinito succede che al posto della ragione che interviene per conoscere ciò che è definito, subentra
l'immaginazione perchè si suppone ciò che può essere. Leopardi elabora la teoria della visione e del suono.

"Il piacevole per le idee vaghe ed indefinite che suscita.."


È buono che ci siano delle situazioni che determinano una conoscenza vaga ed indefinita. Per la teoria della
visione è determinante l'ostacolo alla vista es siepe dell'Infinito

Nella prima parte dell'infinito abbiamo espressa la teoria della visione e nella second parte abbiamo
la.teoria del suono

Teoria del suono, ci sono una serie di suoni che sono suggestivi e vaghi tipo il muggito delle vacche e
mammt oppure e pert dei contadini.

La poesia consiste nella rappresentazione di queste immagini vaghe ed indefinite. Questo per leo è il bello
poetico.

Per quanto riguarda la poesia dell rimembranza, il ricordo assume un ruolo importante perché il ricordo
permette il persistere dell'illusione anche nell'età adulta.

Quindi siamo in grado di far rivivere i ricordi dell'infanzia grazie al ricordo; riusciamo a recuperare le
illusioni.

Le illusioni sono degli ameni inganni. Sono inganni perchè le illusioni non appartengono alla realtà, però è
un inganno ameno, bellissimo, senza dei quali non si potrebbe fare a meno.

In uno straccio dello zibaldone Leo afferma che attraverso il ricordo, qualsiasi cosa viene resa più bella.
Perchè il ricordo rende sempre più bello un oggetto.

Quanto più lontano è il ricordo più bello è il ricordo stesso.

GLI IDILLI

I piccoli idilli furono scritti tra il 1819 e il 1821.Tra questi abbiamo L'Infinito, la sera del di di festa, il sogno,
lo spavento notturno. Furono pubblicati per la prima volta sul Ricoglitore, nel 1825, poi nel 1826 e poi infine
ricompaiono nei Canti Leopardiani nel 1831.
Leopardi in età giovanile aveva tradotto molto idilli di Mosco, per cui quando inizia lui a comporli si rifà
proprio a questi idilli, anche se ci sono alcune differenze.

L'idillio si presenta come un componimento breve e a sfondo bucolico (vita di campagna=vita serena).

L'idillio di Leopardi invece si presenta come poesia lirica, ossia poesia soggettiva in cui il poeta esprime le
sue meditazioni e i suoi pensieri. Per chi anche se c'è la rappresentazione di una realtà esterna,
quest'ultima è rappresentata in chiave soggettiva in quanto l'intento di Leo è dare una rappresentazione
della sua vita interiore.

Tra i piccoli idilli riveste un ruolo importante l'Infinito

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