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Egli vive una fase precritica e critica, quando Kant esce dal suo “sonno dogmatico” da lì inizia la sua fase
critica. Quando Kant passa la sua fase precritica egli è razionalista. Per quanto riguarda invece la sua fase
critica, egli cerca molte soluzioni.
Per Kant la conoscenza è per un certo senso passiva, in quanto si basa sui dati sensibili che noi acquisiamo
passivamente; per un certo verso è anche attiva, poiché siamo dotati di “funzioni trascendentali”, che si
attivano nel momento stesso in cui riceviamo i dati sensibili.
• ESTETICA TRASCENDENTALE che studia le forme a priori delle sensazioni; indaga sulle intuizioni
pure: tempo e spazio
.2. La DIALETTICA di base, le forme a priori della ragione, ovvero le 3 idee di anima, mondo e Dio
ETICA TRASCENDENTALE
Per Kant tempo e spazio sono forme a PRIORI delle sensazioni
• SPAZIO: è la forma del SENSO ESTERNO, rappresenta gli oggetti fuori di noi, attraverso il quale
organizzo le mie esperienze
• TEMPO: è la forma del SENSO INTERNO ed è dato dalle vicende che custodisco dentro di me;
l’animo intuisce i suoi stati interni
IL GIUDIZIO
Per Kant conoscere è giudicare. Egli distingue 2 tipi di giudizi:
• ANALITICI: privilegiati dalla TRADIZIONE RAZIONALISTA, per la loro validità A PRIORI ovvero il
predicato non aggiunge nulla di nuovo al soggetto. Ad esempio “il tutto è maggiore della parte”= l’essere
maggiore è compreso nel concetto di tutto.
• SINTETICI: privilegiati dagli EMPIRISTI perché derivano dall’esperienza personale. “Il cielo è
azzurro” è un'espressione sintetica perché aggiunge una conoscenza nuova che proviene dall’esperienza.
Sono quindi A POSTERIORI
Kant però ritiene che alla base della scienza vi siano i GIUDIZI SINTETICI A PRIORI, ossia come quelli analitici
(universali e necessari), e come quelli sintetici a posteriori (estensivi del sapere).
RIVOLUZIONE COPERNICANA
Kant paragona il suo metodo a quello di Copernico. Così come Copernico, con la sua RIVOLUZIONE
ASTRONOMICA ha invertito il rapporto tra Terra e Sole spostando l’attenzione verso quest’ultimo, così
Kant attua una rivoluzione spostando l’attenzione dal SOGGETTO all’OGGETTO. Egli ipotizza che siano
proprio gli oggetti a regolarsi sulla nostra coscienza.
• NOUMENO: è solo pensato, non conosciuto. Solo quando la scienza si sarà spinta oltre ciò che già si
conosceNOUNOMENICA
NESSO DI CAUSALITA’
Categoria: modi in cui opera l’intelletto, ovvero le forme del giudizio.
Hume: il nesso causale non è conoscibile a priori ma consiste in un processo associativo fondato
sull’abitudine.
Kant: il nesso causale è un legame necessario, ed è fondato su una funzione a priori dell’intelletto, e non ha
origine empirica.
LE CATEGORIE
LEGES MENTIS o GIUDIZI PURI, svolgono una funzione trascendentale di ordinamento dei fenomeni.
Le categorie sono forme A PRIORI, quindi precedenti ad ogni esperienza ed acquisiscono significato solo
quando si applicano all’esperienza stessa. Da sole non ci danno la conoscenza. Esse ricevono i dati che
tempo e spazio hanno organizzato, infatti una volta che ricevono questi dati non saranno più giudizi primi.
In questo caso si tratta di forma+contenuto, per cui L’INTELLETTO GIUDICA e LA RAGIONE SILLOGIZZA.
Quando ciò avviene, l’intelletto è in grado di esprimere giudizi CONSECUTIVI. Tra le categorie dell’intelletto,
l’importante è la causalità: il concetti causa-effetto di Hume sveglia Kant dal “sonno dogmatico” e supera la
sua critica, in questo momento quindi ritroviamo il superamento kantiano dell’empirismo scettico di Hume.
Il nesso di causalità è una forma a priori presente nel mondo, e quando esprimo un giudizio, secondo tale
nesso, è un giudizio universale, oggettivo, necessario e fecondo, per cui un giudizio inconfutabile.
L’IO PENSO
L’io penso è una forma a priori che Kant definisce appercezione trascendentale o suprema unità
fondatrice della conoscenza . L’Appercezione per Leibnitz è concetto di consapevolezza. Per Kant, invece,
è una struttura mentale che è superiore alle categorie, al tempo e allo spazio. L’io penso mette in moto le
categorie che a loro volta ricevono i dati dal tempo e dallo spazio. Kant individua un intermediario tra la
realtà intellettiva e sensibile quale il tempo, che è in grado di mettere in comunicazione le forme a priori
della realtà sensibile con le forme a priori dell’intelletto. Si parla dunque di DEDUZIONE TRASCENDENTALE.
Il tempo, inoltre è anche l’intermediario fra l’esperienza e le categorie. In questo modo posso
rappresentarmi in oggetto anche senza vederlo. L’intermediario è proprio il tempo perché una dimensione
interiore come le categorie. Se non ci fosse il tempo i sensi sarebbero completamente indipendenti
dall’intelletto
SCHEMATISMO TRASCENDENTALE
Mentre Kant e ci presenta la deduzione trascendentale per passare dai dati molteplici all’unità del giudizio,
l’io penso permette di fare ciò attraverso le categorie. Quando parliamo di schematismo trascendentale
parliamo di quello schema a priori che permette alle categorie di agire su dati che provengono dai livelli
diversi di conoscenza. Il tempo fa da mediatore su questi due livelli di conoscenza.
DIALETTICA
La DIALETTICA TRASCENDENTALE studia le forme a priori della ragione, ovvero le idee di ANIMA, MONDO
e DIO. Kant afferma che nel momento in cui vuole fare Luce su queste idee, la ragione indaga sul noumeno.
Afferma quindi che tali idee varcano i limiti della conoscenza del mondo fenomenico, accedendo all’ambito
della metafisica [critica all’ILLUSIONE (?)]
Per Kant la METAFISICA non è una scienza, ma un’ESIGENZA CONNATURATA NELL’ESSERE UMANO, il
quale tende sempre verso l’IGNOTO; tende dunque alla CONOSCENZA. Non è una scienza perché può
contare solo su forme a priori ma non sui dati sensibili.
L’ERRORE DELLA PSICOLOGIA sta nell’elevare l’anima ad un’entità sostanziale. Per Kant la sostanza è una
categoria quindi una forma a priori di cui non si hanno dati provenienti dall’esperienza (questo errore è
stato commesso anche da Cartesio trasformando il cogito in res cogitans). Tali errori della psicologia sono
definiti paralogismi, ovvero sillogismi errati in cui il termine medio ha doppio significato.
2. E’ divisibile all’infinito
1. - PROVA ONTOLOGICA: Dio esiste perché è perfettissimo. Sant’Anselmo afferma che la perfezione
ammette l’esistenza. Questa tesi viene respinta da Kant perché l’esistenza non può essere preceduta
dall’esperienza.
2. - PROVA COSMOLOGICA: pone il fondamento del mondo in un essere necessario. Ci deve essere
qualcuno che ha posto l’essere nel mondo. Secondo San Tommaso tutto esiste grazie a un essere
necessario, Dio. Kant afferma che tale rapporto di causa effetto viene usato per parlare di qualcosa che non
è esperibile (Dio: causa) per arrivare a qualcosa che è spedibile (uomo: effetto). E’ usato dunque
erroneamente perché il nesso causa effetto deve poggiare su dati provenienti dai sensi.
3. - PROVA TELEOLOGICA: pone l’accento sul fatto che Dio è il fine ultimo. Anche essa poggia sul
nesso causa effetto, per cui non possiamo porre Dio (non meno) nella causa o nell’effetto.
Nella prima critica si evince che la conoscenza umana non può avvenire senza esperienza e si ferma al
fenomeno. Condizione di necessità: per conoscere non sono libero ma necessitato, laddove ho esperienza
ho conoscenza.
Affinché la morale sia autonoma (da autos: se stesso e nomos : luce) deve poggiare su un fondamento che
dentro di noi. In questa critica Kant si interroga se sia possibile una morale priva di contenuto, quindi che
precede l’esperienza. Vuole proprio dimostrare che l’uomo è in grado di giungere ad una morale priva di
contenuto che non deriva dall’esperienza. È quindi possibile obbedire ad una legge solo formale? (ossia una
legge che descrive solo la forma, cioè come agire, ed è priva del contenuto dell’azione) La risposta è sì. In
questa critica l’uomo è libero dall’esperienza, a differenza della prima critica. Innanzitutto Kant fa una
distinzione tra MASSIME ed IMPERATIVI
• MASSIMA: soggettiva. E’ una regola morale che do a me stesso in vista di un risultato, uno scopo da
raggiungere
• IMPERATIVO: oggettivo. Sono delle obbligazioni e valgono per tutti gli esseri pensanti. Lo stesso
Kant attua una distinzione tra 2 tipi di imperativo
.1. IMPERATIVO IPOTETICO: dettato della ragione la cui forma è DEVI SE VUOI. Non è un imperativo
formale perché contiene una finalità. Quindi è un comando finalizzato ad un obiettivo. È soggettivo.
.2. IMPERATIVO CATEGORICO: dettato della ragione la cui forma è DEVI PERCHÈ DEVI. È la vera legge
morale che risiede nell’uomo che non riguarda i contenuti dell’azione, non c’è nessuna finalità quindi deriva
dalla ragione ed è esclusivamente formale. Ha i caratteri: universalità e necessità.
2."agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come
fine e mai semplicemente come mezzo" cioè rispetta la dignità umana, sia in tè che negli altri, evitando di
ridurre il prossimo o te medesimo a semplice mezzo del tuo egoismo e delle tue passioni. Secondo Kant,
la morale istituisce un “regno dei fini”, ossia una comunità ideale di libere persone, che vivono secondo le
leggi della morale e si riconoscono dignità a vicenda. Ci si può collegare al concetto di vita autentica
(quando vedo nell’altro me stesso) ed inautentica (chi usa gli altri per il raggiungimento di uno scopo
personale, chi si perde dietro cose inutili) di Heidegger, filosofo dell’esistenzialismo.
3.«la volontà in base alla massima possa considerare contemporaneamente se stessa come universalmente
legislatrice» agisci in modo che il tuo comportamento possa essere preso d’esempio. Vi è una differenza
con la prima in cui Kant puntualizza soprattutto la legge, nella terza formula evidenzia l’autonomia della
volontà, chiarendo che il comando morale non è il frutto di un imperativo, ma il risultato spontaneo della
volontà razionale cui sottomettendoci non facciamo altro che obbedire a noi stessi.