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Hegel speec

Hegel nacque a Stoccarda nel 1770 da una famiglia benestante e conformista. Seguì i


corsi di filosofia e teologia all’Università di Tubinga, dove strinse amicizia con il
filosofo idealista Schelling. Hegel è autore di una delle linee di pensiero più profonde
e complesse della tradizione occidentale; la sua riflessione filosofica influenzerà gran
parte del pensiero successivo. Egli è stato uno dei filosofi, accademici e poeti più
rilevante dell’ Idealismo tedesco: una corrente filosofica che, a seguito delle critiche
kantiane e superando i limiti conoscitivi imposti da kant(limiti della ragione. Metafisica
psicologia e teologia), sviluppa la teoria della conoscenza. È considerata l’incarnazione filosofica
del romanticismo, che inaugura una nuova metafisica dell’infinito. In questa corrente si nega
l’autonomia della realtà che ci appare (fenomenica) ma si concepisce (la realtà) come il riflesso, un
momento, una creazione del soggetto, dello Spirito, dunque dell’uomo.

Hegel ha una grande rilevanza poiché la sua filosofia segna una svolta importante
all’interno della storia della filosofia stessa. Egli esamina, riformula e supera alcuni
aspetti della filosofia, come il binomio mente-natura, soggetto-oggetto, ma anche i
temi relativi al diritto, alla moralità, all’eticità, allo stato. Inoltre è data maggiore
importanza a temi tradizionalmente non facenti parte della filosofia come
arte, religione, storia. Filosofia in primis e, in seconda battuta, religione e, infine l'arte, sono tre
momenti dello Spirito assoluto dopo lo Spirito soggettivo e quello oggettivo (con l'eticità che costituisce la
sintesi della moralità e del diritto; quest'ultimo è il più astratto).  L’argomento religioso
appare fin
da subito negli scritti hegeliani: non caso gli scritti giovanili riguardano proprio
quest’attante.

In particolare, negli scritti giovanili “Vita di Gesù” e “positività della religione


cristiana” Hegel effettua un confronto tra religione greca e religione ebraica: La
religione dei greci è politeista e antropomorfa(dio e uomo avevano le stesse sembianze, le
stesse fattezze), e inoltre gli dei non si curano delle vicende umane, non intervengono
nella vita degli uomini ; Mentre nella religione ebraica dio javè è giudice, lontano
dalle esigenze degli uomini ed lontano ad amarli. Da questo confronto si ottiene che
la religione per eccellenza è il cristianesimo che attraverso la figura di Gesù ha
superato i limiti delle precedenti religioni.   il cristianesimo è visto come “religione assoluta”
che, in una dimensione rappresentativa, realizza nella figura della Trinità il proprio concetto dialettico
dell’assoluto: Dio prima della creazione (quindi Padre e, in corrispondenza alle fasi della dialettica
corrispondente alla tesi ), la sua estrinsecazione materiale (quindi il Figlio che si estrinseca nella natura) e il
suo ricongiungimento con sé (lo Spirito Santo).  Il dio della religione cristiana è dio
amore, che
perdona, ed più che esprimere giudizi è un dio provvidenza, che intervie nella vita
degli uomini senza privarli del libero arbitrio. È un dio che, per amore nei confronti
egli uomini,ha mandato sulla terra il suo unico figlio che ha effettuato il sacrificio
sulla croce per liberare l’uomo dal peccato originale. L’amore è ciò che unisce, ed è
ciò che spinge dio a mandare suo figlio in terra, il quale eleva gli uomini peccatori
alla salvezza. Negli scritti giovanili Hegel vuole rappresentare il grande valore del
cristianesimo che poggia sulla figura di Gesù e sul concetto dell’amore. Questi elementi
possono essere posti in relazione al movimento dialettico la rel greca = tesi, ebraica corrisponde
antitesi, e cattolica sintesi.

In questi scritti sosterrà l’aspetto positivo del cristianesimo il quale intravede un


grande valore nel messaggio di Cristo che è riuscito a ricondurre all’unità l’uomo con
l’uomo e Dio con l’uomo.   il messaggio di Cristo riesce proprio a superare la
lacerazione tra uomo e Dio, e la lacerazione fra singolo individuo e collettività

Per aspetto positivo si intende il risolversi del cristianesimo in una serie di dogmi che
asseriscono delle verità oggettive limitandosi a dei precetti esteriori . Egli intende superare le verità
meravigliose e miracolose della dottrina cristiana riscoprendone l’idealità, la
soggettività, l’interiorità da cui traggono necessariamente origine. Gli stessi eventi
del Vangelo non sono altro che la rappresentazione oggettiva ed esteriore della
soggettività che nella sua forma di concetto è raggiungibile solo dalla filosofia. Infatti
egli affermava che religione e filosofia presentassero gli stessi contenuti e le stesse
argomentazioni, ma che la religione fosse una disciplina ad un livello inferiore, in
quanto non era in grado esprimere in maniera appropriata i concetti presentati, a
differenza della filosofia.

l’intento di Hegel è di ritrovare nel discorso religioso un rinnovamento della cultura


e della filosofia, caratterizzate da aspetti dualistici come il rapporto tra finito ed
infinito o uomo e Dio. Infatti, gli scritti giovanili sono animati proprio dal tentativo di comprendere il
nesso tra il finito e l’infinito.  Hegel afferma che le spiegazioni teologiche non bastano per
superare gli aspetti dualistici. solo la filosofia rappresenta la via per raggiungere
l’unione.
Secondo Hegel non si può giungere ad una conoscenza assoluta senza porre in
essere un’indagine filosofia basata sulla dialettica.
dialettica
La dialettica  può intesa come procedura innovativa nell’argomentazione filosofica
ma in questo caso è la scoperta delle connessioni interne alla realtà (la cosa in se) e
al suo movimento.
Il movimento dialettico della ragione è triadico , ossia composto da tre fasi che si
rinnovano al’infinito, per rappresentarlo potremo usare una spirale con centri
concentrici che vanno ad allagarsi, ciò va ad simboleggiare la nostra conoscenza che
si amplia sempre di più. il pensiero dialettico è composto da tre elementi, quindi:
tesi, antitesi, sintesi o speculativo. Per hegel il pensare filosofico
ha un’intrinseca struttura dialettica. 

Durante la fase della tesi, astratto o intellettivo il principio è in se; La tesi si


identifica con l'intelletto, che produce idee e concetti; ciononostante è considerato
come una facoltà debole, poiché si irrigidisce nel momento in cui astrae i particolari
e non sa andare oltre. Per Hegel se non si riesce a mettere in relazione un
particolare con un altro particolare non si riesce a collegare la totalità. 
Durante la fase dell’antitesi o negativamente razionale il principio si manifesta,
esce da se e si fa altro da sè e si nega; ossia entra in gioco la ragione e le rigidezze
provocate dall'intelletto vengono superate grazie alle contraddizioni che l'antitesi
manifesta verso i concetti prodotti dalla tesi; infatti, qui ogni idea o concetto si
rovescia in quella contraria. La ragione rende fluido ciò che l’intelletto astrae, essa
nega dialetticamente ciò che l’intelletto ha precedentemente astratto . la ragione
nega l’operato dell’intelletto. In questa fase la ragione libera il particolare irrigidito
dall’intelletto in modo tale che possa unirsi con gli altri particolari e quindi
successivamente, nella fase dello speculativo, arrivare alla conoscenza.
Infine, abbiamo la sintesi o speculativo o positivamente razionale ,  nella quale si
realizza l'unità delle idee contrapposte, incontrate nella tesi e nell'antitesi.
L’elemento speculativo consiste nella riaffermazione della tesi passando per la
negazione. Speculativo in tedesco significa togliere e conservare
contemporaneamente, in questo momento lo speculativo si nega e si conserva
contemporaneamente. In questa fase è presente la negazione del negativo della tesi
e la riaffermazione del positivo della tesi. Il principio è “in se e per se”.  Contiene in
se sia il primo che il secondo momento, riafferma il positivo e nega il negativo.  Si
arriva alla conoscenza poiché avviene la sintesi tra i particolari.

 Questi tre momenti non possono essere scissi, contengono la realtà.


Per hegel la dialettica non deve concepire la risoluzione del dualismo solo come
unificazione di un elemento positivo e di uno negativo, bensì la deve concepire
come una sintesi dell’unificazione e della distinzione.

Il pensiero è strettamente collegato alla realtà e tale collegamento detto è


“isomorfismo di parmenide” secondo il quale ciò che esiste può essere oggetto di
pensiero; a messo che pensiero e realtà che coincidono.
Egli sosteneva che la realtà è pienamente conosciuta. tutto ciò che” è”, è
conoscibile. 
Una massima che permettere di comprendere lo stampo idealistico della filosofia di
Hegel è il suo famoso panlogismo: “ciò che è razionale è reale; ciò che è reale è
razionale”.
Ritornando ora all’opera “LA VITA DI GESÙ”, HEGEL presenta una religione che
contrappone un vero senso morale all’esteriorità della religione positiva. In tal
modo, il Cristo di Hegel professa una religione fondata sull’etica razionale, infatti
viene privilegiato l’insegnamento morale.

Proprio i concetti/principi di morale ed etica sono presentati nell’opera “FILOSOFIA


DELLE SCIENZE” e in particolare nella fase filosofia dello spirito, nella fase dello
spirito oggettivo. Tale fase prende in considerazione come tesi il diritto (astratto) ,
che nasce dalla relazione tra soggetto ed oggetto, durante tale fase si ha la
manifestazione della volontà di libertà del singolo individuo, ossia nella sua capacità
esteriore di compiere atti corretti;

seguito dalla fase della morale, è necessario ricordare che la morale non è comune a
tutti gli individui.

morale
: durante tale fase lo spirito raggiunger la consapevolezza di essere libero. Infatti la
volontà di libertà per essere tale deve concretizzarsi e prendere consapevolezza.

ETICA: hegel ritiene che la morale divenga etica del costume quando le regole e il
bene si realizzano in istituzioni come la famiglia, la società e lo stato. Il passaggio a
queste tre fasi è in relazione con la crescita dell’individuo.

La FAMIGLIA che a sua volta si articola in matrimonio, durante il quale due diventa
uno, patrimonio in cui c’è la comunione dei beni, educazione dei figli nel momento
in cui i figli escono dalla famiglia divengono esseri per se.

SOCIETà CIVILE si articola in sistema dei bisogni, durante la quale l’individuo è un


soggetto con bisogni che devono essere soddisfatti, dall’altra parte è visto come
soggetto dotato di capacità che riescono a soddisfare i bisogni altrui;

amministrazione della giustizia , riguarda la sfera delle leggi e la loro tutela,

politica e corporazione : il primo provvede alla sicurezza sociale, mentre le


corporazioni sono quelle che appartengono mestieri che attuano una sorta di unità
tra la volontà del singolo e quella della categoria cui egli appartiene.

Così prende corpo la divisione in classi sociali. Nel sistema hegeliano le corporazioni
prefigurano il momento dell’universalità statale, fungendo da punto di raccordo tra
società civile e stato.
Lo STATO rappresenta il momento culminante dell’etica (etos=insieme dei valori di
un popolo). Egli presenta la sua concezione organicistica dello stato : Lo stato
hegeliano è assolutamente sovrano, ma non dispotico, perché deve operare solo
mediante le leggi: si configura come uno stato di diritto fondato sul rispetto delle
leggi. Egli ritiene che la costituzione scaturisca necessariamente dalla volontà
collettiva, sotto la pressione degli eventi storici
Questa concezione dello stato si distacca da quella liberale di Kant, Locke (gloriosa
rivoluzione, receduto da Hobbes vissuto al tempo della decapitazione)Fichte e
Humboldt, che erano volte a garantire i diritti e la libertà di ciascuno, secondo tali
filosofi le istituzioni politiche sono considerate legittime se create e approvate
dall’accordo razionale di individui liberi ed indipendenti. Per questa concezione
vengono presentati due aspetti fondamentali :Lo Stato di Natura, che è la situazione
di partenza in cui si trovano collocati gli individui e il Contratto vero e proprio, cioè le
regole secondo le quali gli individui si accordano.
In definitiva la concezione hegeliana è quella dello stato di diritto, cioè fondato sulle
leggi, è fonte di libertà e norma etica per il singolo. È uno stato
monolitico(atteggiamento risoluto) che intende il popolo come un’unità e non
ammette le minoranze. Il popolo al di fuori dello stato è soltanto una moltitudine
informe. Lo stato non si fonda sugli individui, ma gli individui sullo stato. Lo Stato per
Hegel è l’ingresso dell’idea, cioè dello spirito, nel mondo. Quindi, lo stato è un
momento di oggettivazione che è quindi spirito oggettivo.

come qualsiasi altra cosa lo Stato, vive solo se segue i tre momenti
della dialettica hegeliana.
In conclusione si può affermare che la religione, in quanto tale, non può condurre
ad una vera sintesi o ad una conoscenza assoluta, perché questo è il ruolo che spetta
alla filosofia.

Questa concezione è presente soprattutto all’interno dell’opera più importante di


Hegel, ovvero l’Enciclopedia delle scienze. All'interno della terza sezione di
quest’opera, e in particolare nel terzo momento della filosofia dello spirito, ovvero
lo spirito assoluto, riaffiora il concetto di religione, concetto che, così come era stato
dimostrato all’interno degli scritti giovanili, è incapace di condurre l’uomo alla
conoscenza dell’assoluto. la trattazione filosofica è l’unica in grado di risolvere
qualsiasi soluzione dualistica,: non a caso la religione è ora posta in momento di
antitesi mentre invece è la filosofia rappresenta lo speculativo.
CRITICA FICTE SHELLING
Il metodo dialettico, secondo Hegel, è l’unico che può porre in essere l’assoluto:
proprio questa considerazione è la base della critica che Hegel muove sia a Fichte
che a Schelling. Per quanto riguarda Fichte, secondo Hegel la sua filosofia contiene
ancora un aspetto dualistico, sintetizzato nel contrasto fra l’io e il non-io. Infatti il
non-io, non compenetrando l’io, a differenza del momento di negazione di cui ci
parla Hegel nella dialettica, rimane un orizzonte astratto mai superato del tutto. Il
processo di risoluzione del non-io nella filosofia di Fichte non giunge mai a
compimento nel momento speculativo, dunque Hegel dice che si tratta di un
“cattivo infinito”, ossia di una tensione infinita perennemente irrisolta e che non
giunge mai a compimento. 
La critica di Hegel investe anche la filosofia di Schelling, il cui assoluto è definito “la
notte in cui tutte le vacche sono nere”. Infatti, Schelling, pur accogliendo l’idea
hegeliana di un’unificazione dei dualismi filosofici, in questo caso del finito e
dell’infinito, non presenta alcun tipo di mediazione concettuale, che per Hegel
èinvece necessaria per parlare dell’assoluto in un discorso filosofico. Dunque,
l’assoluto schellinghiano finisce per essere un’unità indifferenziata. Da questa critica,
possiamo quindi già cogliere secondo Hegel il nesso fra finito e infinito: il filosofo
tedesco afferma infatti che il finito non è pensabile come esistente al di là
dell’infinito ma che sia una sua particolare estrazione. La formula, che presenta al
meglio lo spirito idealistico della filosofia hegeliana, in cui è racchiuso questo
pensiero è “il finito è ideale”. 
In un certo senso si può attribuire a Hegel un percorso teorico inverso rispetto a
quello compiuto da Fichte e Schelling. Se questi ultimi hanno avviato la propria
ricerca assegnando il ruolo centrale alla filosofia, per poi considerare nell’ultima
parte del proprio percorso teoretico il problema religioso, Hegel lascia maturare
proprio da una giovanile propensione agli argomenti teologici l’idea della superiorità
della filosofia quale espressione scientifica dell’assoluto. 
Dunque, si può subito comprendere che uno degli obiettivi principali della filosofia
hegeliana, e dal quale prende anche le mosse, è il superamento di tutte le soluzioni
dualistiche: si tratta di un’istanza verso l’unità che rivela perfettamente il carattere
romantico della filosofia hegeliana.

Fenomenologia dello spirito


La Fenomenologia dello spirito di Friedrich Hegel ritrova come protagonista è
lo spirito che arriva alla consapevolezza di essere tutta la realtà.
Con Spirito, Hegel intende l’Assoluto, l’Infinito, chiamato anche Ragione, Dio o Idea,
tale infinito non è una realtà statica, ma si configura come un processo che si realizza
con gradualità e che solo nell’uomo (spirito) acquista piena consapevolezza di sé.
Hegel critica Schelling dicendo che il suo infinito è “la notte in cui tutte le vacche
sono nere” cioè è un assoluto a dialettico in cui non si capiscono le differenze tra le
varie parti che lo compongono. Per Hegel la sovrapposizione non è un fattore di
accrescimento, poiché per il filosofo le determinazioni si possono comprendere solo
se distinte.
nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel ripercorre il cammino dello Spirito,
attraverso la coscienza umana, ha compiuto per uscire dalla sua individualità e
riconoscersi come il tutto, unità di soggetto (uomo) e oggetto (le cose del mondo),
finito e infinito, interno ed esterno.

Essa tratta del movimento della coscienza dal suo livello di conoscenza più distante dal sapere assoluto fino
al conseguimento di quest’ultimo. Parafrasando le parole del filosofo Nietzsche, la Fenomenologia dello
spirito di Hegel è la storia di come si diventa ciò che si è.Hegel vuole ripercorrere la storia culturale
dell’umanità (come maturazione globale e non solo per quanto riguarda l’aspetto conoscitivo) in cui ciascun
individuo può al tempo stesso riconoscersi.
Ciò avviene tramite un percorso articolato in triadi dialettiche, in cui il punto di arrivo di ciascuna triade
costituisce il punto di partenza della successiva.

Coscienza:
l’attenzione è completamente rivolta verso l’oggetto, l’esterno La coscienza
secondo Hegel è la prima tappa dello spirito ed è la forma basilare del rapporto
dell’uomo con la realtà: consiste nella sua capacità di concepire l’esterno come
mondo separato da sé.   Si suddivide in tre fasi :
Certezza sensibile in cui l’uomo percepisce l’oggetto qui e ora;
Percezione in cui si passa da un sapere immediato a uno mediato (dalla mia mente).
L’oggetto smette di essere qualcosa d’indefinito ma associo a esso una serie
di qualità.
Intelletto in cui l’oggetto è percepito come fenomeno riconducibile ad una legge
fisica. Hegel fa notare che la nostra mente immagazzina e comprende i fenomeni
percepiti attraverso delle leggi da noi fissate. Così, con l’intelletto, si arriva a un
primo superamento dell’opposizione soggetto-oggetto, non c’è più un soggetto che
conosce e un oggetto che gli è esterno, non si tratta più di due realtà opposte. La
coscienza dell’oggetto esterno, nel momento in cui l’intelletto risolve il fenomeno
nelle leggi da lui stesso stabilite, diventa coscienza di sé, cioè autocoscienza.

Autocoscienza:
predomina l’attenzione verso il soggetto, l’interno. Con la tappa dell’autocoscienza
siamo ancora in una forma embrionale di conoscenza di sé. Per tracciare il percorso
di consapevolezza della coscienza, ora, Hegel, si allontana dall’ambito gnoseologico
(conoscitivo) per abbracciare una prospettiva storica che riguarda le più svariate
esperienze umane (la società, la storia della filosofia, la religione).
Anche l’autocoscienza si divide in tre momenti:
Dialettica del servo-padrone in cui un’autocoscienza decide di servirsi di un’altra
autocoscienza per arrivare al riconoscimento di sé. Avviene il rovesciamento
dialettico nel rapporto fra il servo e il padrone, inizia a maturare in se stessa l’idea di
libertà, la quale deve attraversare un ulteriore momento triadico per potersi
affermare. Segue
Stoicismo e scetticismo sono il momento in cui l’autocoscienza raggiunge
autosufficienza nei confronti delle cose. Nella fase del stoicismo, il saggio si professa
apparentemente libero dai condizionamenti del mondo esterno (ricchezza, passioni
ecc.) che però, nella realtà, restano immutati. Lo scettico, invece, sospende il suo
giudizio sulla realtà o irrealtà di ciò che vede, dunque, si professa indipendente dal
mondo esterno.
Coscienza infelice è il momento in cui la coscienza dubita di tutto, anche di se stessa.
Ma queste fasi non sono sufficienti per il raggiungimento della conoscenza, poiche
serve anche la fase di sintesi tra coscienza ed autocoscienza.

Ragione
: si compie la sintesi tra soggetto e oggetto, interno ed esterno. La ragione è“la
certezza di essere ogni realtà”: l’uomo, dal Medioevo  al  Rinascimento, ha acquisito
la consapevolezza di essere il tutto e ha superato la scissione soggetto/oggetto. Ora
la ragione ricerca se stessa nella realtà. 
Anche la ragione si divide in tre momenti:
Ragione osservativa, la ragione, fissando le leggi, cerca di riconoscersi nella realtà
oggettiva che le si presenta davanti, osserva la natura alla ricerca delle sue leggi. È il
momento dello sviluppo della scienza moderna.
Ragione attiva, la ragione stessa cerca di imporsi alla realtà: dall’osservazione
oggettiva si passa all’azione soggettiva. È in questa fase che la ragione comprende
come l’unità di soggetto-oggetto deve essere realizzata.
Individualità in sé e per sé è l’ultimo momento, in cui Hegel dimostra come
l’individuo, pur nel momento in cui ricerca in se stesso delle leggi che risultino valide
per tutti o si pone nella condizione di giudicarne la presunta bontà, non riuscirà mai
ad elevarsi all’universalità.
L’universalità si realizza nella fase dello spirito. La piena e totale coscienza di sé come
Spirito, il superamento definitivo delle scissioni e la sperimentazione dell’Assoluto
sopraggiungono nei due momenti finali.

L'Enciclopedia delle scienze


L'opera analizza l'intero sistema di pensiero hegeliano, che parte dal concetto che la
totalità della realtà deve essere intesa come ragione assoluta e infinita. L’individuo
viene plasmato dalla realtà storico-sociale e non viceversa. La realtà storico-sociale,
lo Stato, è superiore all’individuo e lo sostanzia. L’individuo è condannato a non
raggiungere l’universalità, semmai l’universalità si può conoscere nei suoi
particolari. Al massimo l’artista o il filosofo riescono ad abbracciare l’Assoluto.
La sua partizione è: logica, filosofia della natura e filosofia dello spirito.

La logica

Nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche tutta la logica è riproposta come primo


momento del sistema , che si articola in tre sezioni:
logica è presentato come sviluppo del risultato cui si è pervenuti con la Fenomenologia, il cui punto d’arrivo
coincide con il passaggio dalla coscienza comune alla coscienza filosofica, ovvero il passaggio dal modo
ingenuo, proprio dell’uomo comune, al modo filosofico di guardare il mondo . Per Aristotele la logica
è lo studio delle leggi del pensiero e si fonda su due pilastri fondamentali:
principio d’identità, secondo cui A è uguale a A;
principio di non contraddizione, secondo cui se A è uguale a A allora non è B.
Hegel non è d’accordo con questi principi perché crede che A non sia sempre uguale
a A, dal momento in cui cambia il suo stato, quindi, di conseguenza, A potrebbe
essere B. Ogni cosa è sillogismo perché ogni cosa è razionale. Il concetto come
oggettività costituisce le categorie fondamentali della natura: meccanismo,
chimismo e teleologia.

Filosofia della natura


Hegel definisce la natura come pattumiera del sistema e decadimento dell’idea da se
stessa. Definiamo la natura, il decadimento di se stessa perché, essendo la natura il
momento dell’antitesi, in cui il principio si aliena, diventa necessario il momento di
negatività per far divenire il principio in natura. La natura appare come un momento
di negazione, quindi di decadimento. Inoltre è definita pattumiera dell’umanità
perché è un momento di negatività e irrazionalità o comunque un’apparente
irrazionalità siccome c’è un’intima razionalità. In effetti, Hegel ci parla di storia come
teodicea (cioè giustificazione del male), secondo Hegel esiste una giustificazione
dietro ogni cosa, anche gli eventi negativi, ad esempio una guerra è male solo
apparentemente, poiché dietro di essa vi è una logica che giustifica gli Stati
interessati.
In Hegel a natura è definita come “L’Idea nella forma dell’essere altro”, si tratta
dell’Idea che esce fuori da sé, che si aliena per diventare altro. La filosofia della
natura si divide in:
Meccanica, lo studio della materia mossa da cause efficienti, senza la presenza di
nessuno scopo e di nessun impulso vitalistico;
Fisica, lo studio della natura che agisce, che è soggetto come avviene nelle reazioni
chimiche o nei fenomeni elettrici o magnetici;
Organica, lo studio dell’organismo vivente, dal quale emerge la coscienza; questa è
la parte in cui si pongono le premesse per il passaggio alla Filosofia dello Spirito
(ritorno al principio con un livello di consapevolezza più alta.
L’Idea, alienandosi nella natura, si spazializza, per cui i diversi momenti che la
caratterizzano si presentano come esterni, separati l’uno dall’altro; le forme reali
che la natura assume risultano fisse, non si evolvono le une nelle altre, come per le
figure della Fenomenologia. La natura rappresenta un momento fondamentale dello
sviluppo dell’Idea in quanto attraverso i vari gradi essa produce organismi sempre
più complessi, fino all’uomo, mediante il quale l’Idea ritorna in sé diventando spirito.
Lo Spirito “è la verità e lo scopo finale della natura, ed è la vera realtà dell’Idea”

Filosofia dello spirito


Segue la logica e la filosofia della natura la filosofia dello spirito che si suddivide
come già detto precedentemente in spirito soggettivo, oggettivo e assoluto.

Lo spirito soggettivo è lo spirito del singolo, ancora legato al Finito, è un


momento dell’astrazione prodotto di quella natura che ormai si è
manifestata,studiato secondo la tripartizione, da antropologia, fenomenologia e
psicologia.

Lo Spirito Oggettivo si articola in diritto astratto, moralità ed etica .


durante la fase del diritto si ha la manifestazione della volontà di libertà del singolo
individuo, ossia nella sua capacità esteriore di compiere atti corretti;

Assoluto I momenti dello spirito assoluto sono: arte, religione e filosofia dove
l’arte intuisce, la religione rappresenta e la filosofia concettualizza, se
concettualizza allora è scienza.

la cui trattazione è portata avanti da Hegel attraverso la figura del servo-padrone,


quando avviene il rovesciamento dialettico nel rapporto fra il servo e il padrone,
inizia a maturare in se stessa l’idea di libertà, la quale deve attraversare un ulteriore
momento triadico per potersi affermare. In particolar modo, l’argomento religioso si
insinua nel terzo momento dell’idea di libertà, ovvero quello della coscienza infelice,
rappresentata emblematicamente dalla religiosità medievale. In quest’ambito,
Hegel rimette in gioco le proprie riflessioni giovanili sulla “scissione” in ambito
religioso, indicando nella separazione tra uomo e Dio l’origine di una soluzione
infelice dell’autocoscienza, quella cioè dell’ascetismo, come tentativo da parte del
soggetto di unirsi all’oggetto (Dio). 

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