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Le origini medievali della scienza moderna

(The Foundations of Modern Science in the Middle Ages, 1996)

Capita, a volte, di imbattersi in un libro la cui lettura ti colpisce come la luce abbagliante all'uscita di
un tunnel, ti penetra fin nelle midolla, sconvolge i tuoi schemi mentali, ti spinge a radicali
cambiamenti di rotta. È quello che mi è accaduto con Le origini medievali della scienza moderna di
Edward Grant. Per chi non lo sapesse, l'Autore è docente di Storia e Filosofia delle Scienze all'Indiana
University e ha al suo attivo diversi saggi sulla scienza e la filosofia naturale del Medioevo, uno dei
quali pubblicato in Italia dal Mulino con il titolo La scienza nel Medioevo. La tesi di Grant è, in
estrema sintesi, la seguente: se nel tardo Medioevo, a partire cioè dal secolo XII, non ci fosse stata,
in Europa, la diffusione della filosofia naturale, a cui contribuì fattivamente la Chiesa cattolica, non ci
sarebbe stata nessuna Rivoluzione scientifica nel secolo XVII.

La tesi è senz'altro rivoluzionaria, perché abbatte il secolare pregiudizio secondo cui il Medioevo
sarebbe un periodo di buio e di oscurantismo per la civiltà umana, un periodo in cui - come è stato
scritto - «oggetto del sapere non è l'uomo, né il mondo, ma ciò che "sta scritto" in certe pagine
sull'uomo e sul mondo; scopo del sapere non è una formazione umana, una liberazione umana, ma
l'acquisizione di tecniche [...]. L'aggancio originario con la realtà, con la res del mondo, con
l'esperienza, si fa sempre più lontano, sempre più convenzionale».

Da ammirare sono soprattutto il coraggio e l'onestà intellettuale dell'Autore, che non esita a
confessare, nell'introduzione, di essere stato pure lui vittima della leggenda nera sul Medioevo:
«Quando scrissi La scienza nel Medioevo ero convinto che questa interpretazione fosse
essenzialmente corretta, e che il Medioevo non avesse fornito alcun contributo significativo alla
Rivoluzione scientifica del secolo XVII. [...] Il mio atteggiamento cambiò radicalmente quando, alcuni
anni fa, mi chiesi se una rivoluzione scientifica avrebbe potuto aver luogo nel secolo XVII qualora il
livello della scienza nell'Europa occidentale fosse rimasto immutato rispetto a quello raggiunto nella
prima metà del secolo XII. In altre parole, una rivoluzione scientifica sarebbe mai potuta avvenire nel
secolo XVII sec, in precedenza, le opere di scienza e di filosofia naturale greco-arabe non fossero
state massicciamente tradotte in latino? La risposta sembrava ovvia: no, essa non sarebbe potuta
avvenire» (pp.5-6).

Al pari di Edward Grant, anch'io debbo confessare di aver nutrito grossi preconcetti nei confronti del
Medioevo, come testimoniano diversi miei interventi, tra cui il primo che mi viene in mente è
l'editoriale Medievalismo e fantascienza, apparso sul n.4 (nuova serie) di "Future Shock". Ma, dopo
la lettura dell'illuminante e ben documentato saggio di Grant, non posso non ammettere, per onestà
intellettuale, di essere caduto in errore. Naturalmente, ciò non significa che io accetti la posizione
degli autori di fantasy, heroic fantasy, sword and sorcery et similia, che danno del Medioevo un'idea
distorta.

Il Medioevo non è solo ed esclusivamente l'epoca dei cavalieri della Tavola Rotonda, dei paladini di
Carlo Magno, delle Crociate, dello schiaffo di Anagni... Il Medioevo è anche e soprattutto l'epoca in
cui il Cristianesimo forgia l'identità europea. I greci prima e i romani dopo non si sentivano europei.
Prima del formidabile risveglio culturale medievale in cui i filosofi teologico-naturali, tra cui S.
Alberto Magno e il suo illustre discepolo San Tommaso d'Aquino, accolsero, meditarono e
rielaborarono il pensiero del grande Stagirita e le dottrine dei suoi commentatori islamici: Avicenna,
Avempace, Averroè, l'Europa era una pura e semplice espressione geografica. Invece dunque di
sottacere, nel "Preambolo" della Costituzione europea, il doveroso riferimento al fattore cristiano
dell'identità europea, tutti i capi di governo europei dovrebbero ripetere, parafrasando una famosa
frase di Benedetto Croce, «non possiamo non dirci cristiani».

Ma vediamo più in dettaglio la tesi che Edward Grant porta avanti nel suo libro. Da premettere che
nel secolo XII si accende un vivo interesse per lo studio della natura, interesse che nei secoli
precedenti era stato acceso e alimentato dai commentari cristiani al racconto dei sei giorni
contenuto nella Genesi.

Perché l'interesse si concentrò sulla filosofia naturale di Aristotele? Perché in essa gli uomini colti del
Medioevo trovarono una spiegazione soddisfacente del funzionamento di quella che ora veniva
chiamata la macchina del mondo. Poiché i testi aristotelici erano scritti in greco, che i latini non
sapevano più leggere, si ricorse alle traduzioni dall'arabo, lingua in cui Aristotele era stato tradotto e
commentato dai filosofi naturali islamici.

Per Grant, le traduzioni furono uno dei tre prerequisiti che consentirono lo sviluppo, nel secolo XVII,
della Rivoluzione scientifica galileiana. Ben più importanti, tuttavia, furono gli altri due prerequisiti:
la creazione delle università medievali e l'emergere di filosofi teologico-naturali. Sul sorgere e
l'affermarsi di entrambi, la Chiesa cattolica esercitò un influsso positivo, nel senso che non ostacolò
l'autonomia della nascente istituzione universitaria e permise non solo che i suoi teologi studiassero
la filosofia naturale di Aristotele, ma che quest'ultima assumesse un ruolo di primo piano nel
processo educativo. L'atteggiamento non teocratico della Chiesa, che affonda le sue radici nella
celebre pagina evangelica del tributo, spiega perché la scienza moderna si sviluppò nell'Europa
occidentale, mentre non riuscì a decollare nel mondo islamico, che pur aveva raggiunto, nel campo
delle scienze esatte, un progresso di gran lunga superiore a quello dei latini.

Perché dunque si formò la leggenda nera attorno al Medioevo? La maggiore responsabilità, secondo
Grant, è da attribuirsi all'eccessiva polemica in cui si lasciò trascinare, a causa del suo carattere,
Galileo, il quale «con il suo genio letterario e artistico, [...] creò una potente caricatura che fu estesa
a tutti i filosofi naturali aristotelici: non solo a quelli del secolo XVII, ma - retroattivamente - anche a
quelli vissuti nel Medioevo. La devastante critica galileiana fu rafforzata da altri autori. Verso la fine
del secolo XVII, il grande filosofo inglese John Locke, che aveva studiato la filosofia medievale, definì
lo scolasticismo poco più che una vana ginnastica mentale. Nel suo Saggio sull’intelletto umano
(1690), Locke definì “gli uomini delle Scuole” e i metafisici “i grandi maestri di Zecca”, coniatori di
parole vuote. Quella che essi volevano spacciare per “sottigliezza” e acutezza non era “altro che un
buon espediente per coprire la loro ignoranza”» (pp.303-304).
A questo punto, credo che sia chiaro come la luce del sole che omettere, dall'attuale "Preambolo"
della Costituzione europea, le precise radici cristiane del nostro Continente sia una decisione assurda
e ridicola. Ma c'è un rischio ben peggiore: è la laicità stessa, che è frutto del Cristianesimo, ad essere
minacciata, come dimostrano i fondamentalismi che turbano, oggi, i nostri sonni e come hanno
tragicamente dimostrato le grandi dittature, dal nazismo allo stalinismo, che sono nati proprio
quando gli uomini hanno schiodato Dio dal cielo della trascendenza e l'hanno dissolto
nell'immanenza: ecco allora, come scrive il filosofo Nicola Abbagnano, «che ogni freno è caduto e
che si è aperto il varco all'irrompere nella storia di ogni ignominia» (la cit. è in p. Ildebrando A.
Santangelo, Il senso dell’esistenza, p.119) .

DESCRIZIONE:

Commento dell'editore:

Un libro che è al tempo stesso una completa introduzione alla storia della filosofia e della scienza nel
Medioevo e un significativo riesame dell'inesauribile dibattito relativo alle continuità e fratture che
hanno accompagnato lo sviluppo del pensiero occidentale. Edward Grant presenta il risultato delle
sue lunghe ricerche in un saggio sintetico ed esauriente che offre un significativo apporto alla storia
della cultura scientifica occidentale.

Contrariamente all'opinione diffusa, le radici della scienza moderna affondano nel terreno del
mondo medievale, dove attecchirono assai prima della cosiddetta «rivoluzione scientifica». Quattro
furono i fattori che permisero all'Europa medievale di aprire il cammino alla nuova scienza: le
traduzioni latine dei testi scientifici di Greci e Arabi (quasi tutte portate a termine fra XII e XIII
secolo); lo sviluppo delle università (fatto esclusivamente occidentale); il binomio sempre più
marcato di sapere e Cristianesimo e l'imporsi, previe alcune essenziali modifiche, del pensiero
aristotelico in materia di filosofia della scienza. Lo studio di Grant, che per il suo linguaggio chiaro e il
taglio interpretativo si rivolge sia agli specialisti sia a un pubblico più vasto, ricostruisce le complesse
dinamiche del conflitto fra tradizione teologica e nuovo spirito scientifico esaminando l'apporto
specifico dei più fondamentali testi filosofici e naturalistici del Medioevo.

Quarta di copertina:

Secondo l'opinione più diffusa fino a qualche anno or sono anche tra medievisti e storici della
scienza, un indiscutibile iato divide definitivamente la cultura medievale, nutrita di teologia e
aristotelismo, e il nuovo spirito conoscitivo venuto alla luce alla fine del secolo XVI. In realtà, come
Grant si propone di illustrare in questo libro, che riprende e capovolge le tesi contenute in un suo
precedente lavoro, le radici della scienza moderna affondano nel terreno del mondo medievale,
dove attecchirono assai prima della cosiddetta Rivoluzione scientifica. Secondo tale prospettiva,
Galilei, Copernico, Keplero, Cartesio e Newton costituirebbero l'estensione e la rielaborazione delle
idee fisiche e cosmologiche formulate in primo luogo dai maestri parigini o dai filosofi naturali della
scolastica. Quattro furono i fattori che permisero all'Europa medievale di inaugurare il cammino
della nuova scienza: le traduzioni dei testi scientifici del mondo greco e arabo del XII e XIII secolo; lo
sviluppo delle università, fenomeno esclusivo dell'Occidente europeo, che utilizzarono le traduzioni
come base essenziale del curriculum scolastico; l'adeguamento del cristianesimo ai saperi del mondo
antico; l'eredità del pensiero di Aristotele e le sostanziali trasformazioni a cui sarebbe stata
sottoposta, nel Medioevo, la filosofia naturale aristotelica. Passando in rassegna con stile chiaro e
sintetico le conquiste della scienza medievale nei campi della teoria del moto, della matematica,
della medicina e di altre discipline, Le origini medievali della scienza moderna costituisce un
significativo contributo al dibattito storico-culturale concernente l'idea di continuità e rottura nel
processo di sviluppo del pensiero occidentale.

Indice:

pag. 3 Prefazione

8 I. L'impero romano e i primi secoli del cristianesimo

10 1. Cristianesimo e cultura pagana

14 2. La letteratura sui "sei giorni" della creazione: i commentari cristiani al racconto contenuto nella
Genesi

17 3. Cristianesimo e cultura greco-romana

20 4. Lo stato della scienza e della filosofia naturale nei primi sei secoli del cristianesimo

28 5. Le sette arti liberali

32 II. Il nuovo inizio: l'età delle traduzioni (secoli XII e XIII)

36 1. Istruzione e insegnamento nel XII secolo

38 2. Le traduzioni in lingua latina dall'arabo e dal greco

43 3. La traduzione delle opere di Aristotele

45 4. Diffusione e assimilazione della filosofia naturale aristotelica

46 4.1. I contributi dei commentatori greci

48 4.2. I contributi dei commentatori islamici

50 4.3. Le opere pseudoaristoteliche

51 5. Quale accoglienza ebbero le traduzioni

53 III. L'università medievale

60 1. Studenti e maestri

62 2. L'insegnamento nella facoltà delle arti

67 3. Il curriculum della facoltà delle arti

68 3.1. La logica

69 3.2. Il quadrivium

73 3.3. Le tre filosofie

74 4. Le facoltà superiori di teologia e di medicina

75 5. Il ruolo sociale e intellettuale delle università


79 6. La cultura manoscritta del Medioevo

83 IV. Che cosa il Medioevo ereditò da Aristotele

85 1. La regione terrestre: un regno di incessanti cambiamenti

90 1.1. Il moto nella fisica aristotelica

90 Il moto naturale dei corpi sublunari

94 I moti violenti, o innaturali

97 2. La regione celeste: incorruttibile e immutabile

107 V. La recezione della dottrina aristotelica e la sua influenza. La reazione della Chiesa e dei suoi
teologi

107 1. La Condanna del 1277

113 2. L'eternità del mondo

117 3. La dottrina della doppia verità

118 4. I limiti della potenza assoluta di Dio

122 5. I due tipi di ragionamento ipotetico nella filosofia naturale del Medioevo

127 6. I filosofi teologico-naturali

131 VI. Che cosa fece il Medioevo dell'eredità aristotelica

133 1. La regione terrestre

135 1.1. Le cause del moto

136 Resistenza interna e moto naturale nel vuoto

142 Il moto violento nel vuoto e la teoria dell'impetus

150 1.2. La cinematica del moto

150 Il moto come quantificazione di una qualità: l'intensione e remissione delle forme

158 2. La regione celeste

159 2.1. Il compromesso delle tre sfere

162 2.2. Il numero delle sfere totali

164 2.3. Incorruttibilità e mutamento delle sfere celesti

166 2.4. Le cause del moto celeste

167 I motori esterni

168 I motori interni

169 La combinazione di motori interni e di motori esterni

169 2.5. La Terra possiede un moto giornaliero di rotazione intorno al suo asse?
175 3. Il mondo come un tutto, e che cosa può esistere al di là di esso

176 3.1. Il mondo è stato creato o è eterno?

180 3.2. Sulla possibile esistenza di altri mondi

183 3.3. Esiste lo spazio o esiste il vuoto al di là del nostro mondo?

191 VII. La filosofia naturale del Medioevo, gli aristotelici e l'aristotelismo

191 1. La letteratura delle questiones del tardo Medioevo

197 2. La filosofia naturale in altre forme di espressione letteraria

200 3. Il cosmo come argomento di studio della filosofia naturale

200 3.1. Il grande quadro

202 3.2. Le attività particolari del cosmo

203 4. Che cos'è la filosofia naturale?

205 5. Le questioni nella filosofia naturale

212 6. Le tecniche e le metodologie della filosofia naturale

212 6.1. La metodologia astratta

216 6.2. Le metodologie usate in concreto

222 7. Il ruolo della matematica nella filosofia naturale

228 8. L'uso della filosofia naturale in altre discipline

228 8.1. La teologia

234 8.2. La medicina

236 8.3. La musica

237 9. Caratteristiche della filosofia naturale del Medioevo

242 10. Gli aristotelici e l'aristotelismo

252 VIII. Come nel Medioevo furono gettate le basi della scienza della prima età moderna

256 1. I prerequisiti contestuali che resero possibile la Rivoluzione scientifica

257 1.1. Le traduzioni

257 1.2. Le università

261 1.3. I filosofi teologico-naturali

263 Religione e filosofia naturale nell'Islam medievale

272 Un confronto tra la filosofia naturale dell'Islam e quella dell'Occidente cristiano

278 L'altra Cristianità: scienza e filosofia naturale nell'impero bizantino

286 2. I prerequisiti sostanziali che resero possibile la Rivoluzione scientifica


286 2.1. Le scienze esatte

287 2.2. La filosofia naturale: la madre di tutte le scienze

295 2.3. La filosofia naturale del Medioevo e il linguaggio scientifico

296 2.4. La filosofia naturale del Medioevo e i problemi della scienza

297 2.5. Libertà di indagine e autonomia della ragione

302 3. Sul rapporto fra scienza medievale e scienza della prima età moderna

306 4. Sul rapporto fra la scienza dei primi secoli del Medioevo e quella del tardo Medioevo

306 5. La scienza greco-arabo-latina: un trionfo di tre civiltà

309 Bibliografia

341 Indice analitico.

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