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STORICA

35-36, 2006

Storica
Primo piano
Sidlia altomedicvalc G
di Annlicsc Nef e Vivien Prigent
3,
Filo rosso
Repiibblica e ttmanesimo civile
di Laurent Baggiom
Nt'potismo papale
di Francesco Benigno
Benjamin c il XIX secolo
di Michèle Riot-Sarcey
Storiografia isracliana
di Bruna Soravia
Questîoni
AnstocraZia e Stato
di AIcssîo Fiore
Tommaso cta Celano bîografo
di Chiara Frugoni

La giterra al tempo dell'atomii'.i


di Fabio Bettanin
Contrappuntî
(Jenova e il marc
Pacinî let;gc Kirk

Modernità c corpi
Favino legge P
Le cose
Liiudani Icgge Ago
Controllare la mobllha
Zaug;; leggc Sicgcrc
Stato c società civile nclla 'l'oscana prcnnit.it t,t
Menggi legge Chiavistcllî
Le arti c le élites
Fazio leggc Laudani
llgovcrno délia ginstizia
35 V»
200(.
35-36 rivista quadrimestrale

Anno XII, 2006

Scalisi legge Fosi


Tu te blu SICILIA ALTOMEDIEVALE
Accorncro leggc Sangiovanni
BENJAMIN E LA STORIA
Impero sovietico
Benvcnuti Icggc Bettanin
ISBNO'/IHtlHl ni ">'•"
STORIOGRAFIA ISRAELIANA

TERZO MONDO E GUERRA FREDDA

€ 36,00
Per una nuova stona
dell'alto medioevo sicïliano*
di Annliese Nef e Vivien Prigenc

1. Introduzione. Problemi comuni

Se la dominazione normanna in Sicilia ha potuto benefi-


ciare nel corso degli ultimi decenni di ncerche abbondanti, i
secoli précèdent! (dal VI all'XI) non sono stati altrettanto
fortunati. Vale la pena dunque di interrogarsi sulla situazio-
ne attuale degli studi sulla Sicilia intesa corne parte dell'im-
pero bizantino e poi del dâr aï-islam. Il periodo bizantino e
quello islamico délia storia délia Sicilia saranno trattati qui in
parallelo poiché sollevano questioni convergenti. Nell'im-
maginario collettivo înfatti1, che spesso prévale sul discorso
storiografico, l'uno e l'altro si integrano nella lunga catena
délie cosiddette «dominazioni straniere» dello spazio insula-
re. L'uno e l'altro spingono dunque a interrogarsi sul rap-
porto délia Sicilia con un centro politico esterno e sulle mo-
dalità délia sua mtegrazione m uno spazio connotato da una
Hngua ufficiale e da pratiche culturali diverse da quelle do-

* E nostro dcsiderio ringraziarc E. Igor Mîneo pcr avcrci indotto a preci-


sarc îl nostro punto di vista sui problcmi affrontât! in questo saggio, e anche
pcr la sua apertura alla discussîonc su terni e periodi lontani dal suo campo di
indagine.

1 Bisogna ammctterc tuttavia che da questo punto di vista i bizantini sem-


brano mcno «popolari» dei saraccni. Lo prova lo scarso numéro di studi dedi-
cati alla Sicilia nel volume che raccoglie i contribua délia tavola rotonda su
«L'Italia bizantina» tenutasi a Parigi nel 2001 in occasîonc dei XX Congrcsso
internazionalc di studi bizantini (Histoire et culture dans l'Italie byzantine, a
cura di A. Jacob, J.-M. Martin e G. Noyé, Ecole Française de Rome, Roma
2006). E neccssano, inoltre, considerarc che l'intéresse per i saraceni si riferisce
soprattutto alla cornponentc più mediatizzata degli arabo-musulmani, e che
prende in particolarc la forma di un'csaltazionc délia Palcrmo arabo-norman-
na. Cfr. A. Nef, Palerme arabo-normandc: de la ville absente à la ville mythi-
que, in Retrouver Palerme, numéro spéciale di «La Pensée de Midi», 8, 2002,
pp. 110-4.
10 l'i'lnio pinno Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 11

minanti nell'isola f i n o alla conquisUt. Si comprende iacil- aveva, ed ha, corne oggetto più l'Italia che la Sicilia. Le con-
mcntc corne tali terni siano ,stati gravati dal peso di una tra- seguenze di una taie situazione, perô, non sono state le stes-
dizione storiografica, risalcntc al Risorgimento c all'unifica- se per i due periodi in questione.
zione italiana, scarsamentc messa in dlscussione fino ad oggi. È stata, in particolare, l'evoluzione délia Sicilia bizantina
Disarticolarla è l'obiettivo che gli storîci dovrcbbcro, ades- ad essere letta alla luce di quella délia Penisola. Un'imposta-
so, proporsi. zione priva di gmstificazioni evidenti, che ha avuto conse-
Questi cinque secoli sollevano innanzitutto il problema guenze néfaste sull'analisi délia presenza bizantina nell'isola.
del passaggio dalla Sicilia antica alla Sicilia médiévale e délia Trattare la sua storia da un punto di vista «italiano» ha con-
sua cronologia. Pur senza mai affrontarla di petto, gli storicî
tribuito, infatti, a contrassegnare il période bizantino corne
sembrano percepire la dominazione islamica corne una rot-
una fase di «dominazione straniera», awertita corne taie dal-
tura che segna il vero mizio del medioevo isolano, il che
la popolazione locale. Benché le posizioni estreme di un
spiega corne mai il période bizantino e quello islamico non
erudito corne Biagio Pace non siano più apertamente all'or-
vengano mai considerati m parallèle. Ora, taie questione, se
la conquista arabo-musulmana costituisca o meno una di- dme del giorno, le opère di riferimento su quei secoli op-
scontinuità rispetto al mondo antico, ha suscitato discussio- pongono ancora troppo spesso «siciliani» e «bizantini» e i
ni animate nell'analisi délie altre regiom divenute, dopo le presupposti délia storiografia nata durante il Risorgimento
conquiste musulmane, parti del dâr aï-islam. In sintesi, sono restano le guide non dichiarate di moite anahsi. Il modello
emerse due posizionî: la prima difende l'idea di una tarda polîtico soggiacente è fondato su una rappresentazione di ti-
antichità che si prolunga anche in ambiente islamico, mentre po coloniale: Costantînopoli avrebbe inviato dei funzionari
la seconda tende a vedere nelPaffermazione dell'islam la fine «parassiti»4 per sfruttare le risorse dell'isola; a taie polhica il
tout court dell'antichità2. In ogni caso, affrontare i due perio- popolo siciliano avrebbe opposto una resistenza, che, non
di, bizantino e islamico, all'interno dello stesso discorso potendo essere documentata, non ha potuto essere qualifica-
consente di integrare la Sicilia in un dibattito da cui è stata ta se non come «passiva»!5 La questione sollevata è infatti se
rigorosamente esclusa3. Inoltre, provare a ripensare i secoli questa provincîa occidentale possedesse una vera «identità
VI-XI non è senza interesse per gli specialisti dei secoli suc- bizantina»; problema affrontato, con lo sguardo rivolto in
cessivi, acclimatât! a un medioevo più classicamente «lati- générale all'Itaha - scelta che in se è già una presa di posizio-
no». Trascurare quei secoli significa in effetti ignorare i pro- ne - da André Guillou nella célèbre demanda: «Italie byzan-
blemi relativi a una fase di genesi e dî transizione dall'anti- tine ou Byzantins en Italie?»'1, e, più recentemente, in modo
chità al medioevo, ma anche l'esatta natura di alcune specifi- assai pertinente, da Michael McCormick7.
cità deU'isola che si conservano al di là dei periodi bizantino Ora, le fonti non giustificano affatto la possibilità che
e islamico. alla Sicilia vengano applicati modelli che appaiono molto
L'assenza délia Sicilia nei dibattiti che si sono sviluppati più plausibili per l'Italia esarcale o per il tkéma di Longo-
negli ultimi decenni spiega perché alcune posizioni storio- bardia8. Le forze fondamentali alFopera nell'Italîa bizanti-
grafiche appaiano oggi fossilizzate. Commciamo dunque col
ricostruire il quadro di una produzione storiografica lunga J L. Cracco Ruggini, La Sicilia fra Rama e Bisanzio, in Storia délia Sicilia, a

più di un secolo e troppo poco contestata. cura di R. Romeo, Socierà ed. Storia di Napolî e délia Sicilia, Napoli 1980, m,
pp. 1-96.
Il primo punto che deve essere sottolineato apparirà for- 5 B. Pace, Arte e riviltà délia. Sidlia antica, IV, Barbari e Bizantini, SA édi-
se un po' provocatorio: la stona di questi secoli, in un modo trice Dante, Milano 1949, p. 122.
o nell'altro, è sempre stato il terreno di una storiografia che '• A. Guillou, Italie méridionale byzantine ou Byzantins en Italie méridio-
nale?, in «Byzantïon», 44,1974, pp. 152-90.
7 M. Me Cormick, The Impérial Edge: Italo-Byzantine idcntity, Afovement
and Intégration, A. D. 650-950, in Stadies in thé internai diaspora of thé By-
- Su qucsto tema, cfr. l'articolo bibliografico di A. Papaconstancinou, Con- zantine Empire, a cura di H. Ahrweiler e A.E. Laiou, Dumbarcon Oaks-Wa-
frontation, interaction and thé formation of thé early îslamic oikoumene, in shington DC 1998, pp. 17-52.
«Revue des Etudes Byzantines», 63,2005, pp. 167-83. " I due studi alla base di tutta la produzione relativa alla Sicilia sono ancora:
3 Problema comune, in générale, a tutto l'Occtdcntc musulmano, ma anche
A. Guillou, La Sicile byzantine: état des recherches, in «Byzantinische For-
all'Egitto, corne ha ben mostrato Papaconstantinou, ibid. schungen», 5, 1977, pp. 95-145 e Cracco Ruggini, La Sicilia cit., pp. 1-96.
12 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 13

na dei secolî VII-VIII si possono identificare agevolmente sulla Sicilia puô essere meglio percepita se la si paragona allé
grazie agli studi, imprescindîbili, di Thomas S. Brown: ra- altre storiografie consimili, quelle relative allé région! attra-
pida flessione dell'immigrazione proveniente dalle altre re- versate da evoluzioni più o meno comparabili. In effetti, le
gioni dell'impero, frazionamento del territorio e délie co- più autorevol! storie di al-Andalus sono state scritte da sto-
munîcazioni, disintegrazione précoce del sistema délia mi- rici non spagnoli14, beneficiando cioè di una distanza che in-
litia stîpendiata, sia civile che militare, declassamento délie vece per la Sicilia non si è determinata. Reinart Dozy e Eva-
élites locali prive di accesso allé digmtà palatine, cnsi eco- riste Levi-Provençal riflettevano owiamente le problemati-
nomica. Sono tutti fenomem di cui non sapremmo trovare che e i punti di vista délia loro epoca, ma attribuivano scarsa
l'équivalente in Sicilia''. Per quanto nguarda il théma di
importanza alla questione nazionale. Lo stesso non puô dirsi
Longobardia, ad esempîo, le specificità locali non consen-
per Michèle Amari15 e per i suoi successori, i quali, senza es-
tono (dal punto di vista délia Hngua corne del diritto) di ri-
portare questa regione al modello délie province orientai! serne sempre consapevoli, furono segnati da una preconcetta
deU'impero bizantino 10 . Si tratta perô, m questo caso, di posizione favorevole al valore dell'unità nazionale clic li
una provincia riconquistata dopo due secoli di dominazio- spingeva a considerare moderato, e dunque facilmente «su-
ne longobarda, e non, corne la Sicilia, di un territorio pas- perabile», l'impatto délia dominazione islamica sull'isola11'.
sato dall'autorità di Roma a quella di Costantinopoli quasi La storia délia Sicilia islamica praticata successivamente è
senza soluzione di contmuità. Infatti i cmquanta anm di stata sempre più ritagliata in senso régionale17, circostanza
dominio dei re goti non videro fenomem significativi di m-
sediamento di comunità barbare nell'isola, la quale godette torno in Sicilia. Dopo alcuni anni di impcgno politico, torna a dcdîcarsi agli
studi. La sua opéra più nota è la Storia dei Musulman! di Sicilia, nuova éd. rivi-
di un amplissimo margine di autonomia, taie da indurre i sta di C.A. Nallino, Catania 1933-39 (rist. anast. Dafni, Catania 1991), nclla
re a tacciare di ingratitudine gli abitanti, quando essi ab- quale discgna il quadro di una Sicilia islamica che sarcbbe opportune oggï
sinon tare intcramcntc nonostantc la notevolc qualità per l'cpoca (si vcda più
bracciarono di colpo la causa impériale11. avanti, nota 16). Su Amari si veda il Dizionario biograjïco c/cgli Italiani, il, pp.
In qualche modo, il discorso storiografico sul période se- 636-54. Cfr. A. Nef, Jalons pour des nouvelles interrogations sur l'histoire de ta
guente si è sviluppato in senso diametralmente opposto. Sul- Sicile islamique; les sources écrites, in La Sicile islumiaiie. Questions de méthode
et renouvellement récent des problématiques, in «Mélanges de l'Ecole Française
la Sicilia islamica, infatti, è stato impossibile proiettare un de Rome. Moyen Âge», a cura di A. Molinari c A. Nef, 116/1,2004, pp. 7-17.
inesistente modello italiano'2. Tuttavîa, di fronte ai problemi 14 R. Dozy, Histoire des musulmans d'Espagne jusqu'à la conquête de l'An-

generali sollevati dalla dominazione musulmana dell'isola, e dalousie par les Almoravides 711-1110, éd. rivista a cura di E. Lévi-Provcnçal,
Brill, Leydc 1932, e E. Levi-Provençal, Histoire de l'Espagne musulmane, Mai-
anzi in modo ancora più évidente, la storiografia non è an- sonncuve, Paris 1950-53.
data molto oltre le proposte elaborate nel corso del XIX se- 15 SulFcvoluzionc délia posizione politica di Amari, da «sicilianîsta» a fau-
tore dell'unità nazionale italîana, cfr. l'introduzione di G. Giarri/.y.o alla ricdi-
colo: owiamente è il nome di Michèle Amari quello che ri- zione délia Storia dei Mmulmani di Sicilia, Le Monnicr, Fîrenzc 2002, pp. xix-
corre immediatamente13. Ora, la specificità délia storiografia XXXVII c A. Nef, Fortitna e sfortiina di un tema: la Sicilia mitllicultitrale, în
Rappresentazioni c immagini délia Sîcilia tra storia e storiografia, Attî del con-
vegno di studi, a cura di F. Benigno c C. Torrisi, Salvatorc Sciascia Editorc,
'' T.S. Brown, Gentlemen and Officers: Impérial Administration and Ari- Caltanissetta-Roma 2003, pp. 149-70.
stocratie Power in Byzantine haly A. D. 554-900, Britisli School at Rome, Lon- "' Non c certo un caso se, dopo i lavori di M. Amari, ipochi tcntativi di sin-
don 1984. Certamente lo scoppio délie guerre musulmane mette rapîdamente in tesi (il libro, poco fortunato, di A. Ahmad, A History oj Islamic Siàly, Edin-
discussionc questo schéma. burgh U.P., Edïnburgh 1975) c di rinnovamento (cfr., oltrc a M. Talbi, L'émi-
10 J.-M. Martin, La Poiiille du VIe ait XII'' siècle. Ecole Française de Rome, rat aghlahide. Histoire politique, Librairie Maisonncuve, Paris 1966, pp. 380-
Roma 1993. 536; la tesi incdita di L. Chiarelli, Sicily diiring thé Fatimid Age, Univcrsity of
" Procopio, vu 16, 14-21; si vcda, tra gli altri, B. Saitta, La Sicilia Ira. incur- Utah, 1986 e quella di W. Granara, Political Icgitimacy and jibad in Muslim Si-
sioni vandalichc e dominazione ostrogotica, in «Quaderni Catanesi di studi cily 217/827-445/1053, University of Pennsylvania, 1986} si devono a studiosi
classici e medievali», 9, 1987, pp. 363-417. provenîenti da altri orizzonti storiografici.
'; La tcndenza è piuttosto ad accentuarc una divisione tra isola c tcrraferma 17 Questa tendcnza alla régionalizzazionc c generalmentc diffusa in Italia e
che avrebbe caratterizzato tutto taie penodo, anche se, corne vedrcmo, qucsia ha importanti ricadute, poichc fa si che gli spcciaîisti del Nord e del Centre dél-
îdea deve essere rîvista. ia Penisola abbiano, il pîù délie voltc, idce piuttosto vaghe délia storia méridio-
" Michèle Arnari (1806-1889), grande figura di politico italiano del XIX sc- nale, e in particolare siciliana, mentre il contrario è un po' mcno vcro, probabil-
colo, dapprima di oriemamento sicilianîsta, e costretto all'esilio a Parigî a causa mentc perché le occasion! di rinnovamento storiografico riguardanti Palto me-
del succcsso del suo La gucna delvespro sîcilîano, convinto poî délia nécessita dioevo sono state più numcrose per le rcgioni centro-settcntrionali che per il
délia costnizione nazionale. Dal 1859 è chiamato da Garibaldl c nel 1860 fa ri- Mezzogiorno.
14 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 15

che ha indotto gli studiosi a trascurare îl confronte con altre raie, la Sicilia bizantina e islamica è finita ai margini dei prin-
aree geografiche. AlPepoca di Michèle Amari sviluppare un cipali percorsi dell'innovazione storiografica. Una délie ra-
approccio comparative non era certo agevole, dal momento gîoni di taie ritardo - senza mettere in discussione gli appor-
che la gran parte dei manoscrittî era ancora inedita e gli dé- ti che le dobbiamo - è ascrivibile al predominio délia filolo-
menti utili a un confronte mal noti, ma bisogna pure ricono- gia, a partire dalla seconda meta del XX secolo. Sul versante
scere che la situazione da allora non è molto migliorata, no- bizantino, ciô ha determinato una concentrazionc délie ri-
nostante i progressi compiuti nel campo defPedizione dei te- cerche sui testi agiografici (che in effctti si sono enormemen-
sti e, in générale, nella storiografia sul mondo islarm'co. Inol- te sviluppate)-0; su quelle islamico invece., una convergenza
tre, anche quando questo tipo di raffronto viene tentato, es- degli sforzi nell'edizione e nella traduzione dei testi21. Corne
so consiste ancora una volta nell'applicazione alla Sicilia di in una sorta di circolo vizioso, la tendenza alla separazione
modelli elaborati per altri contesti. Al-Andalus in particola- tra le discipline ha facilitât© il riprodursi di vecchie rappre-
re è stato assai sovente chiamato m causa da questo punto di sentazioni, e quando nuove scoperte in campo filologico so-
vista, non solo in ragione délia sua posizione occidentale e no state possibili, il più délie volte esse sono state ignorate
del carattere temporaneo délia sua presenza entro il dâr aï- dagli storici, fermi nell'idea che niente di nuovo fosse possi-
islam, fattori che lo rendono accostabile alla Sicilia, ma an- bile aggiungere al patrimonio già noto. Ciô spiega in parte
che per l'abbondanza di studî sulla penisola iberica e per la perché la Sicilia, considerata sia dai bizantinisti che dagli
ricchezza dei modelli interpretativi proposti nspetto ad altre islamisti corne una periferia marginale illuminata da fonti
aree corne, ad esempio, il Maghreb médiévale, dove gli stori- poco numerose (questione sulla quale avremo modo di tor-
ci faticano a rinnovare le problematiche e le ricerche archeo- narc), non abbia riccvuto tutta Fattenzione che mérita.
logiche18. D'altra parte, occorre evitare di cadere in un nuovo crro-
La storia délia Sicilia islamica è dunque vittima dî una du- re, quello cioè di consicferare questi due periodi corne equi-
plice difficoltà: da un lato, gli specialisti dell'islam la conside- valenti. Dato che, comunque, i problemi che si pongono so-
rano priva di interesse, perché frutto di una presenza musul- no spesso identici, essi saranno qui affrontati in maniera di-
mana dalla durata limitata a non più di due secoli, il che n- stinta, ma parallela: i terni privilégiât! saranno gli stessi, cosî
duce in proporzione il volume délie fond disponibili; dall'al- che Panalisi di un periodo possa riflettersi in quella dcll'al-
tro, gli storici di un medioevo più tardo non ritengono utile tro. Le questîoni prese in considerazione permetteranno di
dotarsi délie conoscenze e délie competenze indispensabiH al passare in rassegna le fonti disponibili e soprattutto di ri-
suo studio. Allé difficoltà di tipo linguistico si somma cosî il mettere in discussione la lettura che ne è stata data fino a og-
fatto che gli studi più stimolanti sulla Sicilia médiévale si so- gi. In particolare verra ripresa la tematica délia posizione
no concentrai recentemente soprattutto sulPevoluzione po- mediterranea délia Sicilia, percepita, insieme, corne periferica
litica e istituzionale fra il XIV e il XV secolo. in rapporte agli imperi cui l'isola apparteneva (una presunta
È necessario, dunque, insistera sul fatto che la Sicilia isla- posizione marginale che dériva direttamente, nella mente di
mica non è più stata studiata seriamente dopo i lavori di Mi- quanti l'hanno immaginata, dalla mancanza di autonomia
chèle Amari, quasi che agli occhi degli storici le fonti note politica - luogo comune délia storiografia nazionalisûca) ma
avessero già dato tutto quel che potevano dare19. Più in gene-
anche come centrale nel conteste del Méditerranée. Arrive-
remo cosî a interrogarci sui legami tra la Sicilia e l'Italia
'" I dcbiti dovutî al modcllo di al-Andalus riguardano in particolare l'orga-
nizzazioric del popolamento nel période islamico (cfr. F. Maurîci, Castellî me- (questione fondamentale per gli storici del XIX secolo e che
dicvali in Sicilia. Dai Bizantini ai Normanni, Sellcrio, Palcrmo 1992, pp. 84-8).
Lungi da noi, peraltro, l'idca che non si faccia nulla nel campo délia storia del
;û La récente sintcsi offerta da D. Motta, Percorsi delt'agiografia. Sodetà c
Magnreb, ma le ricerche maricano di coordînamento c, nel scttore archcologico,
di rigore. caltttra nella Sidlia tardoantica c bizantina, Edizioni del Prisma, Catania 2003
w L'intéresse si c dunquc spostato verso l'eccczionale documentazionc m
(Testi c studi di storia antica, 4), illustra al mcglio lo sforzo consentito in questo
arabo del période normanno; cfr. J. Johns, Arabie Administration in Norman campo. Non manchcremo di noiare, tutcavia, che uno dei testi più ricchi, La vi-
Sidly. The Royal Divan, Cambridge U.P., Cambridge 2002 e A. Metcalfe, Mu- ta di san Pancrazio di Taormina, rimane in larga parte inédite. La sua cdizionc
slims and Cbristians in Norman Sidly. Arabie Speakers and thé End of Islam, nspondcrebbe, invece, a un desideratum pressante.
J1 Cfr. infra.
Routlcdgc-Curzon, London-New York 2003.
16 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 17

da allora è stata raramente affrontata di petto). Infme, non forti competiton economici). Le fonti matenah (sigilli,
potremo evitare - le due dimensioni sono infattî connesse - monete, materiale fittile) riflettono direttamente questa
la questione dcllc trasformaziom determinate dalle grandi prosperità. Al contrario l'impero attraversava allora un pe-
transizioni politiche e dai cambi di dommazione, la loro fi- riodo di grande crisi e la produzione letteraria ne risente.
sionomia, la loro natura, la loro cronologia22. Tra la fine délia tradizione storiografica antica e la rinascka
delFepoca macedone (alla fine del IX secolo), i secoli che
vedono l'apogée délia Sicilia bizantina ci sono trasmessi
2. Sicilia bizantina solo da due cronache - quella del patriarca Niceforo e
quella di Teofane il Confessore - prodotte a Costantmopo-
2.1. La questione dette fonti li ed essenzialmente mcentrate sugH accadimenti nella capi-
Lo studio délia Sicilia bizantina soffre fondarnentalmente tale. Non è molto, eppure queste fonti sono più ncche di
délie lacune délie fonti letterarie23. Ora, è appunto questa tî- informazioni di tutta la produzione letteraria successiva,
pologia documentaria che costituisce tradizionalmente la sebbene quest'ultima si sviluppi in un'epoca m cm le guer-
materia prima dello storico, specie alPepoca dei padn fonda- re arabo-bizantine avrebbero potuto fornire abbondanza
tori délia stonografia nazionalista del XIX secolo. Questa di materiali ai cromsti. Purtroppo perô, alla fine del IX se-
povertà spiega bene il ricorso ai modelli preconcetti apphcati colo, l'evoluzione dei rapporti di forza politici ed econo-
abusivamente all'isola, dei quah abbiamo già detto e sui qua- mici nel Méditerranée avrebbe reso marginale la Sicilia, pcr
li torneremo. Le fonti greche si rivelano, dunque, scarse e i cui gli auton non saranno quasi più interessati a una pro-
bizantinisti poco interessati a rimetterle in discussione. Vice- vincia divenuta secondaria nell'agenda di Costantinopoli.
versa i modelli generali adottati di volta in volta offrono un A quest'epoca essa offriva tutt'al più qualche pretesto per
quadro générale falsato e provocano difficoltà nell'înterpre- criticare vivacemente il potere impériale2'1. Questa penuna
tazione dei dati sparsi offerti dalle fonti cosiddette «ausilîa- di fonti letterarie greche non puô certo dirsi compcnsata
rie» - fra le quali, considerando la questione dal punto di vi- dal solo Liber pontificalis, nonostante la straordinaria im-
sta dello storico, ci permetteremo di collocare anche l'ar- portanza di alcuni dei suoi passaggi relativi alla Sicilia; pe-
cheologîa. È, tuttavia, proprio m questo ambito «ausiliario» raltro la sottrazione dell'isola al dominio romano (trasferi-
che la documentazione si dimostra più ncca e che si gioca la mento a Costantinopoli dei dintti giurisdizionah dei pon-
possibilità di una diversa conoscenza délie realtà délia Sicilia tefici e confisca dei loro béni) segna per noi la fine di que-
bizantma. sta manna dalla meta dell'VIII secolo.
Questa sfasatura si spiega in realtà con il décalage cro- È dunque necessano insistere con forza su questo punto:
nologico che caratterizza l'evoluzione dell'isola rispetto al le evoluziom stonche contrapposte dell'impero e délia sua
resto del Méditerranée. L'acmé délia Sicilia bizantina fu provincia occidentale, la non coincidenza délie fasi di decli-
précoce. Già nei secoli VII e VIII la sua prosperità si di- no e di prosperità spiegano il debole interesse délie cronache
stingueva nettamente dalla cnsi che colpiva le regioni cir- bizantine per l'isola, ma questo silenzio nasconde l'impor-
costanti (grazie anche ai flussi migraton c alla scomparsa di tanza di quest'ultima durante i «Dark Ages» del resto
deirimpero. È pertanto dalle fonti «ausiliarie» che deve ve-
" È opportune tenere présente che V. Prigent basa la sua riflessionc su nire la salvezza. Queste saranno prese m considerazione di
un'ampia tes! di dottorato su La Sicile byzantine (VI''-X' siècle), claborata pres-
so l'Università di Parigi iv souo la direzionc dî J.-C. Cheynet c appcna discussa
seguko in tre tempi: dapprima le fonti archeologiche, quindi
(dicembre 2006), memre A. Nef, che ha sostenuto una tcsi sulla Sicilia norman- il materiale sfragistico e mfme quelle numismatico.
na, concentra da qualche tempo le sue ricerche sulla Sicilia islamica c raccoglie
qui alcunc riflessîoni preliminari fondatc su alcune spccifiche verifiche che sa-
ranno citate nel corso del testo.
!* Si vedano, ad cscmpio, le fonti relative alla perdita di Siracusa c dî Taor-
" Si dispone, bcnintcso, dell'imponeme Rcgistrum délie lettere di Gregorio
Magno, ma la sua tcstimonianza, per quanco importante, resta limitata; e trop- mina che mettono in evidenza l'impiego da parte ai Basilio I e di Leone VI délia
po spcsso gli storici tendono a ridurre i quattro secoli di dominazione bizantina flotta ncî lavori di edilizia rehgiosa, nel momento stesso in cui le città sicilianc
in Sicilia ai quattordicî anni di pontificato di Gregorio. sono minacciate dalle forzc dclTlslam.
18 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedie'ua.le 19

2.2 Ilproblema dell'archeologia posslbile împatto che ebbero sulla structura dell'habîtat la ri-
In conclusione del suo «état des recherches» sulla Sicilia conquista e î'integrazione delPisola nelPimpero d'Orienté. È
bizantina, già André Guillou sottolineava che «l'historien urgente perciô affinare la cronologia délie testimonianze di
dépend à présent de l'archéologue»25. Purtroppo, le acquisi- cultura materiale capaci di onentare la nostra nflessione sul-
ziom delFarcheologia in Sicilia non sono oggi realmente in le trasformazioni socio-economiche, cosi corne è indispen-
grado di cornpensare la mancanza di fonti letterarie. Corne sabile l'esplorazione di nuovi siti. Nello stesso tempo è ne-
evidenziava nel 1998 Ferdinando Maurici cessario riconsiderare sistematicamente i contnbuti più anti-
chi, allô scopo di verifîcare î criterî di datazione impiegati
le conosccnzc [in materia di oreficena] d'età bizantina în Sicilia
[sono] cssenzialmcnte quasi ferme aï lavori di P. Orsi ed a quelli di alPepoca in cui furono scntti, anche alla luce dei risultati più
G. Agnelle. Una constatazione analoga, sempre con alcune mérite- recenti degli studi ceramologici. La rivalutazione del mate-
volissime eccezioni, potrebbe del resto csscr farta un po' pcr tutta riale già depositato nei magazzini délie soprmtendenze, me-
l'archcologia bizantina in Sicilia. Si è a lungo vissuto ai rendita sul no costosa di nuovi scavi, permetterebbe già significativi
patrimonio lasciato dai due studiosi-''.
progressi29. Questo riesame dovrebbe nguardare ugualmente
Questo relative ritardo dell'archeologia bizantina in Sici- i siti esterni alPisola: sarebbe, ad esempio, del più alto inte-
ha (se la si confronta, ad esempio, ai progressi straordinari resse cominciare a identificare con maggior precisione le ti-
realizzati in Calabria nel corso degH ultimi dieci o quindici pologie di anfore succedute allé Keay LIP° nella zona dello
anni)27 costituisce uno dei prmcipali ostacoli allô sviluppo stretto di Messina e a verifîcare la presenza di questi modelli
délie nostre conoscenze; circostanza ancor più negativa se fra le anfore tardive indivîduate a Costantinopoli sul sito di
confrontata alla situazione delPimmediato dopoguerra, Saraçhane31.
quando l'isola godeva invece, da questo punto di vista, di un
vantaggio rispetto allé altre province dell'impero. -'' Prcndiamo ad csempio il sito délia contrada Cignaga, nci prcssi di Naro
La nozione fluida di «tardoantico», sviluppata dopo la (G. Fîorcntini, Attività di indagini archeologîcbe delta soprintendenza béni cnl-
titraiï c ambicntali di Agrigcnto, in "Kokalos», 39-40, ll-l, 1993-94, pp. 728-9),
stagione che aveva visto impegnati i due padri dell'archeolo- abbondantcmcntc dcprcdato da scavi clandestin! condotti con mczzi importan-
gia sîciliana moderna, costituisce uno dei principali proble- ti, comprcsi dei macchinari a motorc, fatto qucsto che tcsiimonïa, più di ognî
altro indizio, dctla sua ricciiczza. I mosaicî indichcrcbbcro una villa, apparentc-
mi con cui deve confrontarsi lo storico. Indubbiamente alla mencc edificata intorno al III sccolo. Dopo una prima fasc dî modinche dclla
moda, taie nozione si trova in realtà applkata a tutta una dimora, il sito sembra conoscere una notevolc crcscita c occupnrc gran parte del
gamma di prodotti e riflessi délia cultura materiale, spesso pcndio sud-occidentale délia collîna su cui fu cdîficata la villa. Questa rase cor-
rispondcrcbbc ai sccoli V-VI- Si rileva, tuttavia, la presenza di Haycs 104. Ora,
senza sufficiente attenzione alla periodizzazione, cosicché messo da parte il sottotipo Al, attcstato a cl-Mahrinc dal 450-460, questa forma
vediamo gh stessi siti o i medesimi oggetti passare allegra- si ricollega al VI secolo, con i sottotîpi A3 e C che arrivano fino alla meta del
mente da un congresso sulla Sicilia «paleocristiana» a un col- secolo segucncc. Si notera anche che imitaziom di Hayes 104 sono statc portare
alla lucc sul sito di produzione di anfore Keay LU a Naxos. Non è pertanto im-
loquio sulla Sicilia «bizantina», «altomedicvale» o «tardoan- possibile che l'abbandono dei forni ncl sito sia postcriorc al V sccolo. In tal ca-
tica», giustificando in definitiva la notazione di Anna Maria so, le înfrastrutturc di produzione di questo contenitore, ritrovatc ncll'cntro-
tcrra di Reggio (a Lazzaro, a Pellaro c, forse, a San Lorcnzo Marina: cfr. F. Pa-
Prestiani Giallombardo che ha defmito Pepoca tardoantica, cetti, La questions dcllc Kcay LU nell'amhito dclla produzione anforica in Ita-
almeno per gli studi sulla Sicilia, corne una «terra di nessu- lia, in La ccramica in Italia, VI-VII sec., Atti del convcgno in onore di J.
no»2s. Questo problema, che non si limita solo al campo Hayes, British School-American Academy, Roma, 11-13 maggio 1995, a cura
dî L. Sagui, All'Insegna del Giglio, Fircnze 1998, p. 193), potrcbbcro csscre sta-
dell'archeologia, pregiudica anche la possibilità di studiare il te abbandonate prima di quelle sîcilianc, il che rimetterebbe in dîscussionc la
teoria di Pacetli, che suppone un trasfcrimento dei centri di produzione di que-
ste anfore dalia Sicilia alla Calabria, evoluzionc che, considerate le condizioni
!S Guillou, La Sicile byzantine cit., p. 144. relative di sicurezza délie duc rive dcllo stretto, sarebbe assai stupefaccnte.
î(>F. Maurici, Nuovi orecchini a ccstello d'età bizantina dalla Sicilia, in J0 Tra altri si vedano: G. Di Gangi, C.M. Lebolc, Anfore Keay LU c altri
«Jahrbuch der Ôsterrcichischcn Byx.antinistik», 48, 1998, p. 293. materiali ceramici da constesti di scavo délia. Calabria ccntro-mcridionale (V-
27 Sî vedano, ad esempio, gli atri délia tavola rotonda sulla Calabria bizanti- VIII sec.), in La ccramica in Italia cit., p. 763 e carta p. 764; D. Romei, Produ-
na in «Mélanges de l'Écofc Française de Rome. Moven Âge», 103, 1991, oppurc zione e cirœlazione dei manufatti ceramici a Roma nell'alto medioevo, in Roma
la sintesi offerts da G. Noyé, Économie et société dans la Calabre byzantine, in dall'antichità al medioevo II, contesti tardoantichi c altomcdievali, a cura di L.
«Journal des savants», juillet-décembre 2000, pp. 209-80. Paroli e L. Vendittelli, Electa, Milano 2004, pp. 279-82.
;a A.M. Prcstianni Giallombardi, Recuperi epigrafid Alesini, in «Kokalos», J 'J.W. Haycs, Excavations at Saraçbane in Istanbul, 2, The Pottery, Prince-
34-35,1,1988-89, pp. 362-5. ton U.P., Princeton 1992; Id.,^4 Seventh-Century pottcry group, in appendice a
20 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 21

Un'altra importante porzione délia ricerca archeologica archeologico si potrebbe, infatti, distinguere un villaggio di
in Sîcilia è costituita dai famosî surueys, cari alla scuola ar- piccoli proprietari terrieri da un epoikion di tenutari? La po-
cheologica anglosassone, ma sovente ridotti nell'isola alla lisemia stessa del termine cbôrion (indifférentemente villag-
collazione di notizie desunte dai vecchi scavi. Nel caso dei gio o tenuta) è, in questo senso, rivelatrice38. Infine, in ragio-
veri e propri surveys, poi, non si puo che deplorare la ten- ne del metodo che guida i surveys, sono soprattutto le dina-
denza a rimandare all'infinito la pubblicazîone dei risultati32. miche commercial! a dehneare lo schéma délie fluttuazioni
Peraltro, questi lavori sembrano dipendere ancora troppo da dell'habitat. Ma allora, corne è possibile accertare, ad esem-
quella che David Mattingly chiama «thé art of putting dots pio, se la moltiplicazione dei siti nella piana di Lentini nel
on impressive-looking maps»33. Troppo spesso, infatti, basso impero3'' rifletta un accrescimento délia popolazione,
l'identificazione délia natura dei siti recensiti è problematica, una modifîca délie strutture produttive con connessa disper-
e ciô impedisce una riflessione veramente approfondira34. E sione délia mano d'opéra in umtà agricole autonome (secon-
fino a quando non sarà risolta la questione délia moItipKca- de un modello caro a Domenico Vera)'10, oppure, più sempli-
zîone o l'eventuale contrazione dei siti alla fine dell'antichità cemente, un'accresciuta specializzazione cerealicola a scapi-
non puo fornirci nessuna informazione circa l'evoluzione
to délia coltura delPulivo, taie da provocare un aumento dcl-
demografica dell'isola. Il criterio dell'evoluzione délia su-
le importazioni di olio e dunque la moltiplicazione dei ritro-
perficie complessiva dei siti identificati, già più efficace35,
vamenti di frammenti di anfore africane (di fréquente alla
non è generalmente utilizzato nelle pubblicazioni recenti. E
ancora, troppo spesso si tende a istituire un nesso significati- base dell'identificazione dei siti tardoantichi)?41
ve tra concentrazione dell'habitat e concentrazione fondia- Da questo punto di vista, il récente contnbuto di Ales-
ria36. Ora, in nessun caso la forma dell'habitat, cosi corne es- sandra Molinari e Irène Neri si awicina a un possibile mo-
sa puo essere rivelata dalle tecniche del «fîeld survey», ha dello di riferimento42, dal momento che le autrici si preoccu-
una relazione obbligata con la struttura del possesso fondia-
rio37: ad esempio sulla base di quale criterio specificatamente dal Structures, in Theory and l'ractice in Late Antique Archaeology, a cura di
L. Lavan e W. Bowdcn, Brill, Leydc 2003, pp. 25-56 e più rccentcmente C.
Wickham, The Development of villages in wc West, 300-900, in Les •villages
R.M. Harrîsson, N. Firatli, Excavations at Saraçhane in Istanbul: fifth prelimi- dans l'Empire byzantin (IV'-XV' siècle), a cura di J. Lcfort, C. Morrisson e J.-P.
nary report, m «Dumbarton Oaks Papcrs», 22, 1968, pp. 203-16. Sodini, P. Lethicllcux, Paris 2Q05, pp. 57-8.
" Più in générale, si deve cffcttivamente ammetterc che l'espressione «mi ri- H M. Kaplan, Les hommes et la terre à Byzance du VIr au XI' siècle: pro-
servo di trattare dell'argomento in altra sede» segna il più sovente la fine délie priété et exploitation du sol, Publications de la Sorbonnc, Paris 1992, pp. 95-101.
speranzc di vedere cffettivamente trattare «l'argomento». 3* F. Valcnti, Note preliminari per lo studio dcgli inscdiamcnti ai ctà roma-
" D. Mattingly, Understanding Roman Landscapcs, in «Journal of Roman ?ia a sud délia Piana di Catania, in «Kokalos», 43-44, 1997-98, pp. 233-74.
Archcology», 6, 1993, pp. 359-66 (rccensione di Roman Landscapcs, a cura di 4' Si vcda il classico D. Vcra, Forme efiinzione délia rcndita fondiaria nella
G. Barker e J. Lloyd, The Brïcish School at Rome, London 1991, in particolare tarda antichità, in Socictà romana e impero tardo-antico, l, Istitnzioni, ceti, éco-
p. 359. nomie, a cura di A. Giardina, Laterza, Roma-Bari 1986, pp. 367-448 c più re-
" Considerazionc, quesca, che potrebbc estendersi ad altri aspetti dello stu- centemente D, Vera, Forme del lavoro rurale: aspetti délia trasformazionc
dio délie forme di insediamento. Non è, infatti, possibile seguire A. Messîna dcll'Eitropa romana fra tarda antichità e alto medioevo, in Morfoloeie sociali e
nella sua identificazionc di piccole fattorie fortificate con i kastellia citati ncllc cidturali. XLV Settimana di studio del Centra italiano di studi siiU'alto mcdioe-
fond senza farsi un'idea totalmcnte falsata délie condizioni délia rcsîstenza bi- vo. 3-9 aprile 1997, Spoleto 1998, pp. 293-342 le cui conclusion] pcrô sono par-
zantma all'avanzata musulmana (Id-, La fattoria bizantina di contrada Costa zialmentc discutibili.
net Ragusano, in Byzantino-Sicula III. Miscellanea di scrittî in mcmoria di Bru- " Si vedano in questo senso le riflcssioni di G.D.R. Sandcrs, Problème in
no Lavagnini, Istituto siciliano di studi bizantini e ncocllenici, Palermo 2000, p. Interpreting Rural and Urhan Settlement m Southern Greece AD 365-700, in
213). Sui kastellia cfr. Martin, La Fouille cit., pp. 266-8. Landscapes of Change. Rural Evolutions in Late Antiquity and thé Early
3S Si vcda, ad esempio, D. Baird, Seulement Expansion on thé Konya Plain, Middlc Ages, a cura di N. Christic, Ashgatc, Aldershot-Burlington (Vt.) 2004,
Anatolia: 5'''-7'l! Centuries A.D., in Récent Research on thé Late Antique Coun- pp. 163-8.
tryside, a cura di W. Bowdcn, L. Lavan e C. Machado, Brill, Leyde-Boston " Se si fa eccczione pcr alcuni presuppostî che lasciano perplessi, corne in
2004, pp.231-2. particolare l'idca deU'esistenza di forcificazioni pnvatc nel monde bizantino.
" Ipotesi difesa ancora da un studioso autorevole corne O. Belvédère, Cio vale, evidentemcnte, pcr l'epoca qui considcrata, antécédente dunque a fe-
L'evoluzione storica del territorio imerese dalla fondazîone délia colonîa alpe- nomcni complessi, e in ogni caso di ampiezza limitata, osservabili nel corso
riodo tardo-antico, in O. Belvédère, A. Bertini, G. Boschian, A. Burgio, A. dcll'XI sccolo, di dclega di alcunc fortezze a membri délia grande aristocrazia.
Continue, R. M. Cucco, D. Lauro, Himem III, prospezionc archeologica ncl Cfr. N. Oikonomidès, The Donations of Castle in thé Last Quarter ofthe llth
territorio, L'Erma dj Brctschneider, Roma 2002, pp. 393-5. Centnry, in Polychronion. Festschrift F. Dôlgcr, a cura dî P. Wirth, C. Winter,
17 Si vcdano più in générale J.-P. Sodini, Archaeology and Latc Antique So- Heidelberg 1966, pp. 413-17 c più rccentemente lo studio comparative di M.
22 Primo piano Nef e Pngent, Sicilia a-ltomedievale 23

pano di mettere in relazione il numéro e la natura dei siti processo il loro carattere di dimore di lusso47. Anche la
con le tipologie di importazioni attestate nella zona43. La re- scomparsa délie ricche partes urbanae délie villae siciliane,
gione di Calatafimi testimonierebbe, allora, lo sviluppo del indissolubilmente legate all'esercizio del patronato da parte
villaggio corne forma di habitat prédominante, il che ricon- délie élites locali"1, puô trovare qui un fattore di spiegazione
durrebbe l'isola al modello più diffuso nelle province orien- îndipendente dalla congiuntura economica4'.
tah dell'impero44, ma contrasterebbe viceversa con quanto è A prescindere da questi problemi specifici, è imperativo
possibile osservare parallelamente in Afnca45. Questa diffe- in ogni caso evitare di proiettare sulle poche vestigia isolate
renza potrebbe risultare significativa per capire le relative dagh archeologi i modelli teorici costruitî dagh storici sulla
capacità di resistenza délie due province imperiali di fronte base di fonti troppo rare, poiché si finirebbe per ricavare
all'avanzata musulmans.. dall'archeologia una nduttiva conferma di tali modelli, chiu-
La questioné délia sopravvivenza délie villae è ugual- dendo cosi l'analisi storica all'interno di un circolo vizioso50.
mente ambigua. Ad eccezione di Piazza Armerina, le grandi Non possedendo una formazione specrficatamente archeo-
villae siciliane del basso impero non sono state oggetto di logica, non insisteremo oltre. Ci Hmiteremo solamente a sot-
scavi approfonditi e siamo ancora costretti a registrare la no- tolineare ancora corne agli occhi dello storico appaia difficile
tizia che il materiale (segnatamente numismatico) è «in cor- fondare sulla base dei dati archeologici attualmente disponi-
so di studio», talora anche parecchi decenm dopo gli scavi. bili un ragionamento sufficientemente argomentato.
Qualcosa è perô possibile dire. Innanzitutto, tali insedia- NeU'immenso cantiere in corso d'opéra, non si puô fare al-
menti sembrano essere soprawissuti fino ad un'età assai tar- tro dunque che contînuare a ripetere le conclusion! formula-
da, al prezzo, tuttavia, di un sicuro impovenmento délie lo- te da André Guillou una trentina di anni fa.
ro strutture. È possibile anche percepire il grado di evolu-
zione comune in questo tipo di siti (apparizione di necropo- 2.3. Sigilli e monete
H, suddivisione di spazi preesistenti, adattamento di zone un Conviene insistere sulla ricchezza del materiale sfragisti-
tempo abitative a funzioni produttive)46. Malgrado tutto, è co per lo storico délia Sicilia bizantina. I sigilli di piombo
perô forse imprudente desumere da tali dati un'immagme costituiscono una fonte carattenstica del mondo bizantino
complessiva di impoverimento. Owiamente, la crisi généra- che esige una specifica formazione tecnica non impartita in
le dell'economia antica non poteva risparmiare le zone più Italia, il che spiega perché questa documentazione resti lar-
privilegiate del Mediterraneo. Andrebbe comunque tenuto gamente trascurata. Il suo apporte è stato tuttavia messo in
présente (e sembra che ci sia ampio consenso su questo) che luce già a partire dal 1966 da VitaKan Laurent, conservatore
il trasferimento massiccio dei diritti fondiari dall'aristocra-
zia, m particolar modo sénatoriale, agli enti ecclesiastici pre- " Si veda in panicolare D. Vcra, Massa fimdoriim. Forme délia grande pro-
suppone che parecchie tenute perdessero nel corso di questo jmctà e poteri délia città in ïtaliafra Costantino e Gregorio Magno, in «Mélan-
ges de l'École Française de Rome. Antiquité», 111/2,1999, pp. 991-1025.
4S C. Sfameni, Rcsidential Villas in Late Antique Italy: Contimiity and
Whittow, Rural Fortifications in Western Europe and Byzantium, Tenth to Change, m Récent Research cit., pp. 347-9.
T-ivelfth Centitry, in «Byzantinische Forschungen», 21, 1995, pp. 57-74. *'' Si vedano le riflessioni in proposito di Wickham, The Development of
" A. Molinari, I. Neri, Ddll'età tardo-imperialc al XIII sccolo: i risitltati l'illages cit., pp. 58, 60, 63, per il caso da manualc costituito dal bacino parigino
délie ricognizionî di superficie nel terriîorio di Calatafimi/Scgesta (1995-1999), in cui l'impoverimento délie strutture insedîative avviene in una zona carattc-
in La Sicile islamique cit., pp. 109-27. ri/./ata da una forte prosperîtà agricola e commerciale e da una forte influenza
44 Wickham, The Development of villages cit., p. 57, proponc di colîocare la (lell'aristocrazia.
«frontiera» dell'inscdïamento sparso, tipico dell'Occidcnte romano, lungo la " Si veda, ad esempio, in un lavoro minuzioso qualc c Belvédère, L'evolit-
Dalmazia e la Circnaica: la Sicilia formerebbe, dunquc, un «cunco» încassato in /.ione storica. del territorio imercse cit., p. 395, l'affcrmazionc seguentc: «in età
questo spazio occidentale. i.irdoantica il paesaggio dell'area in questionc si présenta quindi corne un susse-
45 Su questo punto si veda, da ultimo, con la bibliografia précédente, S.P. l^iirsi di fattoric piccole e grandi, intorno a una villa monumentale, in una suc-
Ellis, Byzantine villages in Nortb Africa, in Les villages dans l'Empire byzantin l'fssîone di fondi probabilmcnte diversificati anche daï punto di vista economi-
cit., pp. 89-100. co»; ma in realtà solo la villa c stata effettivamente ritrovaca. Questa afferrna-
16 Da ultimo, su queste evoluzioni, con biblîografia, A. Chavarria Arnau, /.ionc rîmanda al modello di sfruttamento délie campagne siciliane del basso
Interpreting thé Transformations of Late Roman Villas: The Case of Hispania, impero stabilito da D. Vera (si veda la nota 40). Tuttavia, si potrebbe contestare
in Landscapes of Change cit., pp. 75-85. l.i validità di taie modello.
24 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 25

del Medaghere del Vaticano51, mentre il primo progetto di (che non conosciamo sempre con precisione), le cui relazîo-
un vasto corpus complessivo di sigilli bizantini vide la luce m possono formre indicaziom preziose. Facciamo alcuni ra-
propno m Siciha per imziatîva di Antonino Salinas alla fine pidi esempi: le liste di precedenze attribuiscono al governa-
del XIX secolo52. L'isola dispone, infatti, délia più importan- tore délia Sicilia - che svolge la funzione di stratega - un
te raccolta di bolle di tutte le province delPimpero. Solo i rango subalterne. Tuttavia, Pesame dei sigilli ci mostra come
matenali relativi a Cipro53 e a Cartagme54 sono equîvalenti, i titolari di questa funzione godessero di norma délie più alte
ma coprono un arco cronologico meno ampio, perché que- dignità. Gli strateghi dell'isola (individualmente e in quanto
ste due regiom uscirono dall'orbita bizantma molto prima categoria) occupano dunque i primissimi ranghi dello Stato.
délia Sicilia55. Emerge qui in realtà Popposizione fra la vocazione maritti-
Uapporto dei sigîlli è notevole, dato che essi riflettono da ma del théma57 di Sicilia - il comando délia flotta essendo
vicino l'organigramma delPamministrazione bizantina e of- considerato subalterne alPomologa funzione nell'esercito
frono cosi un'immagine che si puô confrontare con quanto terrestre - e Pimportanza economica e diplomatica di questa
espongono le opère normative redatte presso la corte impé- provincia che détermina un reclutamento dei suoi governa-
riale - i famosi taktika. Diventa dunque possibile cogliere le tori m seno a\Y élite più vicina al potere. In ugual modo si
fluttuaziom rispetto a questo modello normative, indîvidua- pue leggere anche la progressiva disaffezione del potere cen-
re le crédita dei periodi précèdent! e le forme di adattamento trale nei confronti dell'isola nella rarefazione progressiva de-
del governo centrale allé esigenze locaK e allé responsabilità gh strateghi siciliam nel novero délie alte dignità.
specifiche attribuite ai governatori. Questa analisi nécessita, Un'altra informazione si puô dedurre dal fatto che di-
tuttavia, che i pezzî siano letti, datati e interprétât! corretta- gnità e funzioni si divîdono - nonostante alcuni accavalla-
mente nel loro conteste. Servirsene come banale corredo per mentî - fra beneficiari eunuchi e «barbuti». La preponderan-
proposizioni pîù generali équivale a privarli del loro poten- za degli eunuchi fra gli strateghi siciliani dell'VIII secolo per-
mette di relativizzare molto la portata délia rottura general-
ziale apporte.
mente attribuita alla fondazione del théma rispetto al sistema
I titoli nportati sui sigilli distmguono frequentemente
amministrativo organizzato sotto Giustiniano (527-565).
due elementi, la dignità del possessore e la sua funzione5''. In
L'origine degli strateghi, a partire da questa data, perpétua in
modo schematico, la prima registra il suo rango sociale, la
effetti il legame pnvilegiato del governatore dell'isola con il
seconda le sue attribuzioni effettive in seno alla macchina
principe, legame convahdato da Giustiniano (cfr. la novella
statale. I due terminî fanno riferimento a gerarchie précise
104 datata 537), dal momento che gli eunuchi in questione
erano precedentemente al servizîo délia Caméra imperialeSB.
51 V._Laurent, Une source peu étudiée de l'histoire de la Sicile au haut Ultimo tema, caro alla storiografia sulla Sicilia bizantina,
Moyen-Age: La sigillographie byzantine, Byzantino-Sicitla, Tipografia Edito- quelle deî funzîonari bizantini «parassiti» inviati da Costan-
rîajfe E. Mori, Païenne 1966 («Quadcrni dell'Isdtuto Slcîliano dî Smdi Bizantini
e Ncoellenici», 2), pp. 22-50. tinopoli per sfruttare la provincia. È possibile - non ci di-
î! Si vedano 1 suoi articoli preliminari: A. Salinas, Piombi bizantini rinvenn- lungheremo su questo aspetto - misurare le dignità in fun-
ti în Reggio Calabrîa, in «Notizïe degli Scavi di antichità, Atti délia Realc Ac- zione del loro rango gerarchico. Di conseguenza, si puô «va-
cademia dei Lincei», 1894, pp. 409-27; Id., Sigilli diplomatici italo-grcci, in «Pc-
riodico di numismatica e srragistica per la storia d'Italia», 4, 1872, pp. 265-68; lutare», per cosî dire, il corpo dei titolari di una data carica,
Id-, Sigilli diplomatici îtalo-greci, in «Periodico dî numismatica e sfragistica per stabilendo un legame tra la gerarchia délie dignità e quella
la storia d'Italia», 6,1874, pp. 96-8 c 216-8.
" D.M. Metcalf, Byzantine lead scals from Cyprus, Cyprus rcsearch Cen- délie funzioni e, m un certo modo, determinando «la dignità
tre, Nicosia 2004 (Texts and studies of thé history of Cyprus, 47). média idéale» connessa a una data carica ammmistrativa. Di-
54 Di récente in K.J. Zografopoulos, Byzantinîschcn Bleisiegel ans
Karthago, in «Studies în Byzantine Sigillography», 9, a cura dî J.-C. Cheynet e
sponiamo in parallèle dei sigilli di semplici dignitari, ossia di
C. Sodé, K.G. Saur Vcrlag, Munich-Leipzig 2006, pp. 81-8.
" A Cipro si trovano sigilli di tutte le epoche, ma il «vuoto» è nondîmcno 57 Termine che désigna al contempo la circoscrizionc amministrativa e il
évidente per î secolî VIII-X. corpo di armata che vi è acquartierato. Ritorneremo più avanti sulla questione.
w Sî veda l'introduzionc di N. Oikonomïdcs, Les listes de préséance byzan- ss N. Tamassia, La novella. giustinîanca «De Practore Siciliae». Studio stori-
tines des IX' et X' siècles, Editions du Centre national de la recherche scientifi- co e gùi-ridico, in Centenario délia nascita di Michèle Amari, Socictà siciliana per
que, Paris 1972. la storia patria, Palcrmo 1910, pp. 304-31.
26 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 27

individui che non esercitano funzioni nella macchina statale. che questo atelier soprawisse alla grande riforma degli anni
Poîché la circolazione deî sigilli awiene m média su distanze 629-630, che vide la chiusura délie zecche provinciali in
assai brevi, questî esemplari appartengono in maggioranza a Oriente62, e si affermé rapidamente corne il più importante
esponenti delParistocrazia locale. È cosî possibile «valutare» d'Occidente. Purtroppo, lo studio délia sua attività si è ge-
anche il dignitario siciliano «medio». Ora, se poniamo que- neralmente limitato alPanalisi délia tipologia délie emissio-
sto «aristocratie© medio» a confronte con i titolari délie ni63. Non diversamente, i pochi articoli dedicati alla circola-
funzioni più alte delFamministrazione provinciale, consta- zione monetaria in Sicilia (che prendono perciô in conside-
tiamo che il rango del primo non ha niente da invidiare a razione Pinsieme délie monete che circolano a livello locale e
quello del seconde. Le élites locali non avevano cioè diffi- non le sole emissioni di Catania e poi di Siracusa) si limitano
coltà a ragghmgere gli onon dispensât! dallo Stato e trattava- troppo spesso a stabilire liste di reperti che, per quanto utili,
no su un piano di parità con i grandi funzîonari. In definiti- non sono in grado di esaurire Pargomento''4. Menzioniamo,
va, se sî tîene conto del fatto che il servizio pubblico era il tuttavia, lo scrupolo con cui Ewald Kislinger ha ricondotto
canale di accesso privilegiato a queste dignità, è logico im- tali reperti a un conteste storico précise'* e il tentativo di
maginare che questa élite locale debba identificarsi in realtà Castrizio di confrontare la circolazione monetaria in diffé-
con la sfera degli stessi amministratori imperiali. Questa rent! zone delPisola66. Disponiamo, inoltre, di un importante
constatazione è certamente una délie chiavi - assieme alla vi- studio sulla diffusione délie monete siciliane al di fuori
talità delPeconomia monetaria che assicurava la continuità dell'isola''7, che permette di comprendere le rcti di scambio
del modello sociale dell'aristocrazia di funzione59 - che per- in cui era inserita Peconomia siciKana, una volta distinte le
mette di comprendere la naturale délia fedeltà délia provin- logiche politiche e commercial! che presiedevano a taie dif-
cîa nei confronti di Costantmopoh. E m effetti, constatiamo fusione68.
che nell'Italia penisulare queste dignità cessarono presto di Si tratta dunque di un campe di indagine immense nel
essere attribuite all'élite che scelse Pautonomia da Bisanzio''0. quale è urgente uno spoglio il più complète possibile délie
Ci fermeremo qui per quanto nguarda il contnbuto dei
raccolte numismatiche delPisola e délie pubblicazioni di ar-
sigilli: apparirà, infatti, ormai chiara la nécessita di pubblica-
gomento archeologico, un lavoro tanto più ingrate in quan-
re quanto prima le ricche colleziom dell'isola. Nel parlare
délie dignità dell'aristocrazia locale, abbiamo accennato di
" Su questo fenomcno M. Hendy, On thé Administrative Basîs of thé By-
passaggio alla vitalità delPeconomia monetaria. Analizzare il zantine Coinage c, 400-900 and thé Reforms of Heradius, in «Univcrsïty of
contributo offerte dalle fonti numismatiche alla storia délia Birmingham Historical Journal», 12/2, 1970, pp. 129-54 {rist. in M. Hendy,
Sicilia bizantina permette di ritornare proprio su quest'ulti- The Economy, Fiscal Administration and Coinage of Byzantiitm, Variorum Rc-
prînts, Northampton 1989).
mo argomento. '•' Da uhimî W. Hahn, Moncta Imperii Byzantini, 1-3, Verlag d. Ôsterr.
Uno dei segni più evidenti délia vitalità economica AkademicdcrWisscnschaftcn, Wicn 1973-81 fino al 720, poi Ph. Gricrson, Ca-
dell'isola risiede in effetti nel mantenimento di una zecca talogue of Byzantine Coins m thé Dumharton Oaks Collection and in thé
Wbittemorc Collection, ll-lll, Dumbarton Oaks Research Library and Collec-
dalla meta del VI secolo fin verso il 900 circa61. Lo studio tion, Dumbarton Oaks-Washington DC 1968-1973 e C. Morrisson, Catalogue
délia sua produzione è reso tanto più importante dal fatto des monnaies byzantines de la Bibliothèque Nationale, n-n, Bibliothèque natio-
nale, Paris 1970.
' * Si veda, ad esempio, A.M. Fallico, G. Guzzetta, Recenti. apporti allé tesli-
w Sulla natura dell'aristocrazia bizantina, cfr. J.-C. Cheynet, L'aristocratie
monianzc sitg/i abitati délia Sicilia orientale, Byzantino-Sicttla IV, Istituto sici-
byzantine (VHI'-XIII* siècles), in «Journal des savants», juillet-décembre 2000, liano di studi bîzantini c neoellenici, Palermo 2002, pp. 687-744.
I|S E. Kislinger, Byzantinischc Ktipfermiïnzen ans Sizilicn (7.-9. Jh.) im hi-
pp.281-322.
<a Da leggcrc in proposito le analisi di Brown, Gentlemen and Qfficcrs cit., storischen Kontext (mît cîncr Tafcl), in «Jahrbuch der Ôsterrcichischen Byzan-
pp. 130-5. tinistik», 45, 1995, pp. 25-36.
'•' Tenendo conto del trasferimento delFatclïer a Reggio Calabria negli uhi- "' D. Castrizio, La circolazione monetaria bizantina nella Sicilia orientale,
mi anni, cfr. D. Castrizio, La zccca di Reggio dopo la conqnîsta araha di Siracu- in «Sicilia Archcologica", 76-77,1991, pp. 67-76.
sa, in XII. Intcrnationaler Niimismatischer Kongress, Berlin i 997, Aktcn - Pro- ' 7 C. Morrisson, La Sicile byzantine: une lueur dans les siècles obscurs, in
ceedings - Actes, Kluge, Bernd & Weîsser, Bcrnhard (Hrsg.), Berlin 2000, pp. «Quadernî ticîncsi di numismatica e antichità classiche», 27, 1998, pp. 307-34.
f's Su questo punto Id., La diffusion des monnaies de Constantinople: routes
859-61; Id., / Ripostigtï di Via Gîulia (RC) e del Kastron di Calanna e la zecca
bizantina, di Reggio sotto Basilio le Leone Vf, in «Revue Numismatique», 155, commerciales on routes politiques?, in Constantinople and iîs Hinterland, a cura
2000, pp. 209-19. di C. Mango c G. Dagron, Variorum, Aldershot 1995, pp. 77-90.
28 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 29

to si scontra non di rado - va ancora una volta ricordato - le norme in vigore in Oriente, in rottura, sembra, con la po-
con lapidarie formule destinate ad awertire che il materiale litica précédente che legava le emissioni italiane alla metrolo-
«è tuttora in corso di studio». Il modello da seguire è quello gia dell'Itaha. Uallontanamento progressive tra Sicilia e Co-
del répertorie relative allé scoperte di monete altomedievali stantmopoh, nspetto alla metrologia e al titolo délie monete,
in Italia ideato da Ermanno Arslan, che offre un primo cen- offre ugualmente un punto di osservazione priviïegiato per
simento dei reperti sicilianï69. studiare l'evoluzione dei legami tra l'isola e la capitale impé-
È opportuno, anzitutto, determinare con precisione quali riale. Basandosi su questi indizi, si è potuto cosï riaprire il
emissioni possano essere attribuite ai primi decenni di atti- dossier relative al fenomeno délie monete contromarcate
vità délia zecca siciliana. Nella seconda meta del VI secolo, che circolavano m Sicilia sotto Eraclio (610-641), con im-
infatti, sono attive in Italia diverse zecche le cui produzioni portanti conseguenze per la stona economica delPisola e il
sono assai simili a quelle siciliane e prive di marchi distintivi. suo ruolo all'interno dello Stato impériale71.
La localizzazione dei reperti è dunque déterminante per ri- Le fluttuaziom nell'mtensità délie emissioni e l'evoluzio-
partire i tipi monetari attestati tra Ravenna, Roma e la Sici- ne dei tassi di fino costituiscono un indice importante délia
lia. Il carattere assai aperto dell'economia insulare rapprc- prospentà dell'economia locale e dei mezzi finanziari di cui
senta tuttavia un ostacolo, dal momento che monete stranie- dispongono le autorità imperiali. Permettono, inoltre, utili
re erano suscettibili di circolarvi ampiamente. Conviene, confronti con quanto già si sa délie zecche longobarde gra-
dunque, tenere conto non solo del numéro di monete di zie ai lavori di Arslan e di Oddy7-. Le difficoltà da superare
questo o quel tipo, ma anche dell'entità dei différent! siti di variano a seconda délia natura délie emissioni, se in oro o in
reperti, e confrontare questi dati con quelli disponibili per le bronzo. Per queste ultime è in effetti possibile tracciare una
regioni di Ravenna e di Roma, sedi délie due altre grandi curva sulla base dei reperti fortuiti accumulatisi nelle raccol-
zecche italiane70. te numismatiche, facendo ncorso alla stessa base documen-
Per quanto possa apparire faticosa, questa anahsi costi- taria utilizzata per Pidentrficazione délie emissioni siciliane.
tuisce un preliminare indispensable allô studio délia diffu-
Dato il valore relativamente debole di queste monete, le flut-
sione délie monete lungo le strade commerciali. Permette tuaziom registrate dalla curva possono considerarsi corne un
inoltre di valutare, alPinterno délia massa monetaria in cir-
riflesso globalmente attendibile dell'evoluzione délia massa
colazione nelFisola, la parte dei conii locali e quella délie
monetaria sotto questo o quell'imperatore73. Fino alla meta
specie monetarie originarie délie altre province dell'impero e del VII secolo, occorre basarsi non sul numéro délie monete,
anche di ripercorrere la loro evoluzione nel tempo (data la
ma sul loro valore cumulato in nummi (in qualche modo
tendenza générale alla costituzione a lungo termine di una
zona monetaria autonoma). Infine, questo esame dà la possi-
bilità di dedicarsi allé evoluzioni metrologiche conosciute 71 Su questo punto cfr. nota 101.
'- Fra altri si vedano: E.A. Arslan, Scqucnze dei conii e valiitazioni quanti-
dalla moneta e puô informare pure sugli assi di scambio che tative délie monetazioni argentca c aitrea di Bcncvento longobarda, in Rythmes
le autorità imperiali desideravano favorire. Si osserva cosî de la production monétaire de l'Antiquité à nos jours, a cura di G. Depeyrot, T.
sotto Maurizio (582-602) un allineamento délia metrologia Hackens e Gh. Moucharte, Collège Érasme, Louvain-la-Neuve 1987, pp. 387-
409; W.A. Oddy, Analyses of Lombardic Tremisses by thé Specific-Gravity
délie piccole specie monetarie di bronzo battute m Sicilia al- Mcthod, in «Numismatic Chroniclc», 12, 1972, pp. 193-215; Id., The Dcbase-
ment of thé provincial byzantine gold coinage from thé Sevcnth to thé Nînth
Centitry, in Studîes in Early Byzantine Gold Coinage, a cura di W. Hahn e
'•' Un'edizione cartacea di questo répertorie, aggiornato su Internet, è di- W.E. Mctcalf, American Numismatic Society, New York 1988, pp. 135-42;
sponibile da poco: E.A. Arslan, Répertoria dei ritrovamentî di moneta altomc- W.A. Oddy, Analysis ofthe Gold coinage of Benevcntum, in "Numismatic Ch-
dievale in Italia (489-1002), Centre italiano di studi sull'alto mediocvo, Spolcto roniclc», 14, 1974, pp. 78-109; C. Morrisson, J.-N. Barrandon, J. Poirier, Nou-
2005. Questo sostituîsce, dunque, al meglio le liste apparse in Id., La circolazio- velles recherches sur l'histoire monétaire byzantine: évolution comparée de la
nc monetaria (secoli V-VJII), in La storîa dell'alto mediocvo italiano (VI-X sc- monnaie d'or à Constantinople et dans les provinces d'Afrique et de Sicile, m
colo) alla lace dell'archeologia médiévale, a cura di R. Francovich e G. Noyé, "Jahrbuch dcr Ôstcrreichiscnen Byzantinistik», 33,1983, pp. 267-86; W. Hahn,
All'Inscgna del Gïglio, Fircnze 1994, pp. 497-519. Microchcmical Analysis ofthe Métal Content of Some Eîght-Century Coins of
70 Per uno studio di questo tipo, pur non condividcndone le conclusioni, si
Rome and Ravenna, in Studîes in Early Byzantine cit., pp. 131-3.
vcda B. Calleghcr, Da Ravenna alla. Sicilia, da Giustiniano a Gitistîno II: alcit- 71 Su tali qucstioni cfr. C. Morrisson, Trouvailles isolées et trésors: reflets de
ne considéraiioni sut decanummio MIBE, 238''', in «Nea Rhômc», 1, 2004, pp. la production monétaire à Byzance?, in Rîtrovamenti monetali nel mondo anîi-
101-19. co:problemi e metodi, a cura di G. Gorini, Esedra, Padova 2002, pp. 235-45.
30 Primo piano Nef e Prigent, Sicilîa altomedievale 31

l'unità di conto del bronzo all'epoca), in modo da tenere meno il principale desideratum délia ricerca numismatica
conto délie conseguenze dell'inflazione nominale. Questa si sulla Sicilîa bizantma.
nflette in effetti sul livello medio délie monete di bronzo in Questa panoramica puô essere sufficiente per mettere in
circolazione, poiché l'innalzarsi dei prezzi provoca l'interna- luce la straordinaria quantità e qualità del materiale disponi-
zione délia comazione di piccole specie monetarie dal potere bile. Quattro ambiti di lavoro appaiono dunque essenziali:
di acquisto divenuto trascurabile74. Questo tipo di studi for- affinare, con l'archeologia, la nostra conoscenza délia natura
nirà preziose mformazioni sulPeconomia dell'isola, nono- e délia gerarchia degli insediamenti; pubblicare un corpus dei
stante la difficoltà che comporta a una riflessione storica sigilli bizantini siciliani; analizzare i dati sulla circolazione
fondata su soli indizi numismatici e in assenza di testimo- délie monete in bronzo resi disponibîli dal répertorie dî Ar-
nianze letterarie con cui incrociarli. slan; condurre a buon fine uno studio délie emissioni in oro
La stima délie emissioni in oro, in ogm caso indispensa- délia zecca isolana. Potrebbe essere questa una buona base
bile per interpretare la politica impériale (giacché la loro per il rinnovamento profonde délia storia siciliana, a condi-
fluttuazione nflette meglio di quella relativa allé emissioni in zione perô che, interpretando i nuovi datî, siano messi in di-
bronzo le vicende délia situazione politica e militare), urta scussione gli a.-priori délia storiografia tradizionale.
invece con problemi tecnici difficilmente superabili. Il sem-
2.4. La Sicilia, l'Italia e Costantmopoli: superare l'ipoteca
plice conto délie monete conservate non offrirebbe che indi-
italiana
zi fragili75. Solo uno studio complète dei conii (non fosse che
per i regni chiave di Costante II [641-668], Giustiniano II NelFintroduzione abbiamo sottolineato, in modo un po'
[685-695 e 705-711], Leone m [711-741] eTeofilo [829-842]) provocatorio, il problema délia presunta «italiamtà» délia Si-
potrebbe rispondere allé nostre demande; ma questa proce- cilia nelFalto medioevo e la ricorrente tentazione di applica-
dura76 richiede molto tempo e presuppone un accesso agevo- re all'isola lo schéma di evoluzione storica costruito per la
le allé collezioni dei grandi musei77. Taie stima resta nondi- Penisola, il cui tratto saliente è il rifiuto progressive délia tu-
tela impériale. L'accoglienza riservata nel 535 dalle città
" C. Morrisson, Monnaie et prix à Byzance du V'' au VII' siècle, in Hom- dell'isola allé truppe imperiali indica chiarameme la loro
mes et richesses dans l'Empire byzantin, IV'-VII'' siècle, P. Lethielleux, Paris lealtà all'impero, indipendentemente da quale fosse la sede
1989, pp. 239-64; Id., Carwage, production et circulation du bronze à l'époque
byzantine d'après les trouvailles et les fouilles, in «Bulletin de la Société Natio- di governo. La vera questione è quella, in realtà, dell'evolu-
nale des Antiquaires de France», 1988, pp. 239-53. zione successiva, e qui ci scontriamo nuovamente contro i
" II conto délie monete pone infatti diversi problemi. Tl più évidente c quel- présupposa che giustificherebbero la definizione délia Siciha
le délia sovrarappresentazionc, nellc collezioni dei musei, délie emissioni degli
irnperatori che abbiano coniato un gran numéro di tipi monetari distinti, dato corne una «provincia riottosa» alla stregua dell'ltaha
che i dircttori dei musei sono cssenzîalmcnte préoccupât) di complétant le série. dell'VIH secolo. I motori di questa evoluzione sono identifi-
Cosieché un imperatorc che abbia deciso coniazioni quantïtativarncnte ridottc
seconde tipi rmnovati annualmente — ossia una politica monctana che potrem- cati proiettando appunto sul caso siciliano il modello
mo definire di prcstigio, rivolta esscnzialmencc a fini di propaganda - vcdrà i! dell'Italia esarcale: «pressione fiscale», divergenze dottnnah,
suo regno meglio rapprcsentato nelle collezioni di quelle di un altro imperatore «distanza psicologica»; il loro effetto si lascerebbe percepire
che aboia ordinato coniazioni massiccc seconde un tipo unico e scmplice man-
tenuto per anm. Ugualmentc, un grande tcsoro di monete appcna coniate (per nei movimenti secessionisti che agitano l'isola. E tuttavia
ipotesi, il deposito dei monetari bizantini di Siracusa al momcnto délia caduta d'obbligo constatare, se si seguono da vicino le fonti, che tali
délia città) condurrebbe, specie se il tcsoro in questione si è in seguito sparso in
diverse collezioni, a una soprarappresentazionc dcl tipo di monete coniate movimenti appartengono alla sfera dell'immaginazione. Dal
all'epoca dcl sotterramento. In realtà, se consideriamo cnc un medcsimo com'o 530 all'827, infatti, sono identificabili cinque momenti di cri-
serve a battere più o meno lo stcsso numéro di monctc, solo lo studio, seconde si politica. Limitiamoci qui ai casi ritenuti più rappresentati-
un modello stacistico preciso, del rapporte tra il numéro di monete conservate
e il numéro dei conii utihzzati per produrlc (quel che si chiama, appunto, lo vi del contraste tra l'isola e Fimpero e vediamo di che tipo di
studio dei conii) permettercbbe una valutazione attendibilc délie flutmazioni crisi si tratta78.
délia produzionc monctana.
"' Si vcda la nota précédente.
11 Per uno studio di questo tipo su vasta scala cfr. F. Fiïcg, Die Solidtts-Au- '" Riassumiamo brevementc le altre due. Nel 717-8, lo stratcga dell'isola,
sgaben 720-797 in Konstantinopel, in «Revue suisse de numismatique», 70, 1991, pcrsuaso che Costantinopoli sia caduta in mani arabe, organizza un «împero m
pp. 35-74; Id., Vom Umgang mit Zitfall imd Wabrschcinlichkeit in der nnmi- esilio". Tuttavia la sola lettura di una lettera dell'imperatore Icgittimo che an-
smatischen Foschung, in «Revue suisse de numismatique», 76,1997, pp. 135-62. nuncia allé truppe locali l'csito favorevole dell'asscdio basta a porrc fine all'effi-
32 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 33

Nel 668, Fimperatore Costante II viene ucciso a Siracusa: tuali mire sowersive di Antioco". Anche la presunta dimen-
il suo assassine proviene dai circolî più ristretti dei potere sione religiosa délia rivolta andrebbe rifiutata. Corne ritene-
costantmopohtano; l'uccisione dei sovrano giovo al coman- re possibile, infatti, che l'imperatore avesse aflidato le più al-
dante dell'esercito impériale, di ongini armene, le cui basi si te responsabilità di governo a individui ostih allé sue posi-
trovavano nell'Asia minore nord-occidentale. Nessun ele- zioni in campo religioso? Lo stesso Antioco gestiva in Italia
mento permette, dunque, di définira questa corne una vicen- le relazioni, quantomeno burrascose, deil'impero con il pa-
da specificamente locale79. Si dovrà ugualmente scartare l'idea pato, ragion per cui la sua fedeltà allé posizioni dogmatiche
di una translatio imperii a Siracusa che, per quanto gratifi- ufficiali deve essere presupposta. La Vita di loannikios rife-
risce, dei resto, che gli Excubiti ncevevano una formazione
cante per l'isola, non ha alcun fondamento reale nelle fonti.
religiosa specifica allô scopo di inculcare loro l'ortodossia
Il caso dei patrizio Ântioco, dal canto suo, è particolar-
iconoclasta: dobbiamo perciô supporre che proprio il loro
mente sintomatico dei presuppostl storiografici che condi-
comandante sia stato un fedele dei culto délie immagini?
zionano le analisi relative alla Sicilia bizantma. Nel 765, que-
Quanto al logoteta dei Dromo, il terzo congiurato, egli si
sto stratega di Sicilia viene giustiziato a Costantinopoli e le trovava per le sue stesse funzioni in prima fila nella lotta
fonti iconodule associano la sua esecuzione alla condanna a contre gli individui che rifiutavano il nuovo dogma imposto
morte di santo Stefano il Giovane. Antioco è quindi corren- dalla dinasûa isaurica. La coincidenza cronologica fra il
temente rappresentato corne l'esponente di punta degli complotto e la morte di santo Stefano il Giovane non deve
orientamenti mdipendentisti délia provincia, fondât! sul ri- perciô essere carkata di un eccessivo valore. E opportune ri-
fiuto délie posizioni religiose dell'«Oriente»83. Tuttavia, con cordare, infatti, che al momento délia condanna dei rîbelli
Ântioco, muoiono, fra i tanti, anche il comandante delPeser- l'accusa di iconodulia costituiva un elemento aggravante, su-
cito di Tracia, quello degli Excubiti, uno dei corpi scelti délia scettibile di essere impugnato da un potere iconoclasta.
guarnigîone di Costantinopoli, e il responsable délie poste e Questo episodio si rivela pertanto particolarmente emble-
délia «sicurezza interna»81, L'associazione di questi perso- matico délie dérive storiografiche che colpiscono lo studio
naggi è sufficiente a negare ogni dimensione locale allé even- délia Sicilia bizantina.
Concentriamoci, per concludere, sull'episodio più im-
mero governo di Basilio-Tiberio (S. Caruso, Sitlla rivolta in Sicilia dello strate- portante e più frequentemente chiamato m causa per giusti-
go Sergio, in Byzantina Mcdiolanensia, a cura dî F. Conca, Rubbettino, Soveria ficare l'immagine di una Sicilia assetata di libertà: la rivolta
Mannclli 1996, pp. 87-95). Nel 781, uno stratega compromesso ncî complotti
orditî a Costantinopoli contre Costantino vj in favore dei figli di Costantino V di Eufemio, il ribelle che conduce le forze aghlabiti
rifiuta di consegnarsi prigioniero e résiste ncll'isola prima di darsi alla fuga. Ri- nelî'isola83, Citiamo qui Biagio Face:
fugiatosi presse gli arabi d'ifrîqiya, avrebbc rivestito la porpora: dccisione fata-
le, acta ad aumentare il proprio valorc politico agli occhi dei musulmani, che Anche questa rivolta ripcte dunque il motivo degli altri movi-
non fu mcssa in pratica se non dopo il suo allontanamcnto dalla Sicilia. Lo stes- menti politici délia Sicilia in questa ultima fasc dcl dominio bizan-
so personaggio riappare poi sulla fronticra orientale. Lo stratega, dunque, non cino; è una nuova manifestazione délia profonda divergenza degli
ha preso l'iniziativa délia rivolta c la sua caduta c originata dalla sua implicazio- interessi dell'Isola e deil'impero. Per ragioni che non è possibile
nc negli intrighi costantinopolitani (E. Kislinger, Elpidios (781/2) - cin Usurpa- precisare anche questo tentative, al pan dei précèdent!, non ebbe
tor zitr Unzeit, in Byzantino-Sicitia III. Mïsccllanca di scritti in memoria di forza di pervenire a quella costituzione di un stato autonome, me-
Bruno Lavagnini, Istituto siciliano di studi bîzantini e neoellcnici, Palermo
2000, pp. 193-202). ta évidente di queste rîbellioni ed msicme loro alimente ch consen-
™ Cosl, malgrado la précisa conoscenza délie fonti disponibili, le conclusio- so popolare; ma la ribellione di Eufemio [...] operava comunque
ni di D, Motta, Politica ainastica e tensioni sociali nella Sicilia bizantina: da Co- quella frattura dalla lontana dipendenza impériale, fondamento dei
stante II a, Costantino IV, in «Méditerranée Antico», 1, 1998, pp. 659-83, ci malcssere sicihanoM.
paiono troppo timide, largamentc segnatc corne sono dalla preoccupazione di
rispettare il peso délie «autorità» tradixionali.
K" Su questo punco si vcda U. Cnscuolo, L'Italia c la Sicilia nella crisi icono- ": M. Nichanian, V. Prigent, Les stratèges de Sicile. De la naissance du thème
clastica, in Sorictà miclticidtnralî nei sccoli V-IX, scontri, convivenza, integra- ,in règne de Léon V, in "Revue des Etudes Byzantines», 61,2003, pp. 107-14.
zione nel Méditerranée occidentale, a cura di M. Rotili, Artc tipografica, Napoli HJ Per la posizione tradiziorialc si veda Cracco Ruggini, La Sicilia cit., pp.

2001, p. 156, che riafferma tuttavia l'iconodulia dei personaggio, e parimcnti 47-9; per il sigillé impériale di Euphcmios, cfr. V. Prigent, La carrière du tour-
Motta, Percorsi dell'agiagmfia cit., p. 213. marque Eiiphèmios, basileus des Romains, in Histoire et culture dans l'Italie
SL Rispettivamente stratega di Tracia, conte degli Excubiti, logotcta dei byzantine, pp. 279-317.
Dromo. M Pace, Barhari e Bizantini cit., p. 130.
34 Prirno piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 35

Le ambizioni séparatiste di Eufemîo troverebbero la loro converrebbe affrontare non solo attraverso îl fattore lingui-
espressione nel sigillo, vîsto da Salinas ma disgrazîatamente stico (una diffusione del greco più larga che non nella Peni-
perduto, di un EUFHMIUS REX85. Questo pezzo fornireb- sola), ma anche dal punto di vista, ad esempio, delForigine e
be in effetti una prova inconfutabile dl tali aspirazioni sépa- délia struttura delParistocrazia locale, e anche délia sua inte-
ratiste, dato il valore attribuito al tîtolo rex nel mondo bî- grazione nelle élites imperiali, in particolare per mezzo délie
zantino. Tuttavia, il sigillo resta introvabile. Al contrario, il collazioni di dignité (punto sul quale abbiamo già preceden-
museo di Palermo conserva dawero un sigillo del ribelle, la temente insistito per illustrare l'importanza délie fonti sfra-
cui legenda è perô del tutto bizantina e proclama Eufemio gistiche); délie tradizioni amministrative propne dell'isola;
basilem ton Rhômaiôn^. Ora, ricordiamo che è proprio que- délia potenza del potere pubblico locale; e délia forza, infme,
sto il titolo specifico che era appena stato rifiutato a Carlo- delPeconomia monetaria, necessaria alla soprawivenza del
magno: îl sovrano franco, infatti, poteva essere pure impera- modello sociale di un'aristocrazia di funzione. Ora, i presup-
tore/basileu-s, ma l'associazione di questo titolo con il popo- posti délia storiografia risorgimentale hanno svolto un ruolo
lo romano doveva restare appannaggio esclusivo di Costan- fondamentale nelPoccultare tutti questi piani problematici*''.
tinopoli1'7. Adottando taie titolo, dunque, Eufemio dichiara- Mérita di essere riesaminato anche un altro motivo caro a
va apertamente le sue intenzioni: marciare sulla capitale e taie storiografia e che contribuisce a delineare l'immagine di
impadronirsi del potere supremo seconde lo schéma tipico un'isola periferica e di un debole sistema di relazionî con
délie usurpazioni bizantine. Tutt'al più possiamo sottolinea- Costantinopoli. Si tratta délia presunta disaffezione da parte
re che Eufemio pone sul recto del suo sigillo Pimmagine dél- dell'impero, nell'VIII secolo, verso i suoi possessi occidenta-
ia Vergine, in rottura con le scelte iconodule di Michèle II, li, un atteggiamento che avrebbe relegato l'isola alla sola
ma quale nbelle non agirebbe cosî per attirarsi il consenso funzione di terra di esilio (un punto sul quale torneremo più
degli scontenti? Possiamo realmente trarne délie conclusioni oltre). Questa posizione, présente nella produzione storio-
in merito alla sua religiosité personale? Tanto più che le tap- grafica italiana, è diffusa anche fra i bizantinisti, ma appare
pe precedenti délia sua carriera mostrano che egli fu inizial- fondata su falsi presuppostî empîrici: i dati di cui dispoma-
mente un sostenitore di quello stesso Michèle II di cui arrivé ino, per quanto scarsi, tracciano infatti il quadro di una poli-
poi a sfidare l'autorità. tica consapevole di rafforzamento dell'azione di intervento
Nessun awenimento politico permette dunque di corro- in Sicilia, finalizzata a ristabilirvi l'autorità impériale. Cardi-
borare la tesi che awalora le aspirazioni secessioniste sicilia- ni di questa politica erano: la modifica délie gmnsdizioni ec-
ne. È évidente, al contrario, che l'isola non seguï affatto la clesiastîche - a partire dal trasferimento deU'autorità sull'Ita-
Penisola nel rifiuto, più o meno esplicito, deU'autorità impé- lia méridionale al patriarcato di Costantinopoli -, la fonda-
riale, rifiuto che si manifestô nel corso deî secoli VII-VIII, zione di vescovadi fortificati90, una nforma monetaria che
nella stessa fase in cm i famosi contrasti fiscali e religiosi ave- portasse alla restaurazione del titolo délia moneta aurea e al-
vano énorme importanza 88 . È vîceversa proprio questa la taratura del solidus siciliano su quello di Costantinopoli, il
straordmana fedeltà, unica nelle province d'Occidente, che rilancio dell'esazione fiscale, la confisca dei possessi délie
dovrebbe costituire un oggetto di studio privilegiato, che Chiesa di Roma", lo sviluppo dello stolu-s Siciliae - nel qua-
dro générale di una ricomposizione del disposîtivo navale
S5 Ivi, p. 131 nota 2.
™ Prigent, La carrière dit tourmarque Eiiphèmios cit., cfr. nota 22. "'' Su questo argomento si leggono con interesse le pagine di S. Cosentino,
" E.K. Chrysos, The title hasileits in Early Byzantine International Rela- l.a pcrcezione délia storia bizantina nella medievistica îtaliana Ira, Ottoccnto e
tions, in «Dumbarton Oaks Papers», 32, 1978, pp. 52-9;_J.-M. Sansterre, A pro- seconda dopoguerra; alcitne tcstimonianze, m «Studi Medievali», 39, 1998, pp.
pos des titres d'empereur et de roi dans le Haut Moyen Age, in «Byzantion», 61, 889-909.
1991, pp.15-43.
1)3 Si veda per la Calabria (integrata al théma di Sicilia), V. Prigent, Les évé-
K!t Ci rifenamo evid ornemente alla crisi dccisiva del seconde quarto del se-
cbcs byzantins de la Calabre septentrionale, in "Mélanges de l'Ecole Française
colo VIII, anche se in talc occasione la fedeltà délia provincia non fa che confer- île Rome. Moyen Âge», 114/2,2002, pp. 931-53.
mare una Hnea già manifesta în occasione délie proteste suscitatc în Italia dal '" Id-, Les empereurs isaiiriens et la confiscation des patrimoines pontificaux
tentato arresto di papa Sergio e quindi dall'avvento di Filippico, partigiano del d'Italie du Sud, in «Mélanges de l'École Française de Rome. Moyen Age»,
monotelismo.
116/2,2004, pp. 557-94.
36 Primo piano Nef e Pngent, Sicilia altomedievale 37

impériale - e di un esercito scelto in grado di operare lonta- no la Sicilia corne base per la riaffermazione del controllo
no dalle proprie basi92. Sono queste le riforme che permisero impériale sull'Italia, permettono di comprendere meglio il
agli strateghi di sviluppare nella seconda meta dcl secolo au- peso simbolico rappresentato dalla città di Roma. Quest'ul-
daci politiche di contrapposizione al papato o alla monar- tima notazione impone, d'altro canto, di sfumare il giudizio
chia carolingia. Valutare l'ostinazione degli imperatori isau- relative a un presunto npiego sulle province greche favorite
rici a partire dall'esito finale, fallimentare, délie loro politi- da un relative disinteresse per la culla dell'impero. Da que-
che sarebbe corne negare il genio tattico di Annibale sulla sto punto di vista la contmuità con l'epoca giustmianea è
base délia battaglia di Zama. Ë una miopia che dériva proba- perfetta.
bilmente, corne abbiamo già detto, dalla struttura délie fonti Concepire la Sicilia corne una provincîa anzitutto «italia-
relative all'isola e dalla loro cronologia. na» e pcnsarc la sua storia presupponendo una divisione
Viceversa, vi è un aspetto che è stato sistematicamente nord-sud del Méditerranée sulle linee di demarcazione fra
trascurato da parte degli storici moderni, influenzati dalla cristianità e islam nasconde dunque una realtà molto più
storiografia tradizionale e dalle conseguenze indirette délia complessa: è una prospettiva che ratifica gli assunti a priori
periodizzazione: l'accanimento dimostrato dalla dinastia tratti dalle fonti letterarie redatte, per le più, tardi (IX-X se-
isaurica nel voler restaurare il potere bizantino in Italia e che colo), in un'epoca in cui gli autori non potevano più interro-
comporté l'abbandono delFAfrica. Quando, infatti, i sovra- garsî sul senso délie scelte strategiche di uno-due secoli pri-
m di questa dinastia arrivano al potere, nel seconde quarto ma. Essi percepivano e presentavano, in effetti, l'azione degli
dell'VIII secofo, la conquista araba è ancora récente, essendo imperatori isaurici alla luce distorta délia eresia iconoclasta -
awenuta una trentina di anni prima, e la sua fragilità è am- che imponeva necessanamente la condanna globale délia lo-
piamente dimostrata dall'anarchia che caratterîzza la provin- ro azione - e non intravedevano quanto di vantaggioso sa-
cia nel corso di tutta la seconda meta del secolo. Leone III rebbe potuto venire dalla riconquista delFAfrica nelFVIII
(717-741) e i suoi successori perô non desiderano all'appa- secolo. In conclusîone, non solo la Sicilia non aveva alcuna
renza contrattaccare su questo fronte: acquista un valore vocazione a divenire una provincia italiana: tutta la sua evo-
simbolico, in questo senso, la decisione presa dal fondatore luzione storica nel corso del période bizantino awenne m
délia dinastia di chiudere la zecca di Sardegna, che prosegui- sostanziale contraste con quella délia Penisola1'"1.
va le emissioni dell'esarcato d'Africa e che gli imperatori
precedenti avevano invece, con ogni sforzo, cercato di man- 2.5. La Sicilia, centra operiferia?
tenere in vita, proprio per la funzione ideologica attrîbuita Un problema di analoga natura si pone a proposito délia
alla moneta. Gli isaurici fecero dunque la scelta deliberata «cosiddetta centralità mediterranea» délia Sicilia, spesso con-
dell'Italia, nonostante la ricchezza certamente superiore trapposta alla sua situazione di «terra di confine» dell'impe-
dell'Africa, segnando cosï una frattura con la polhica dei lo- ro per non dire, con la straordinaria formula di N. Tamassia,
ro predecessori. La dimensione strategica dell'isola, sotto di «Siberia dell'impero». È usuale in effetti sia sottolineare la
Costante II (641-668) in un primo momento, quindi sotto posizione centrale delPïsola nel Méditerranée sia identificar-
Giustiniano II (6S5-695)93, era emersa in effetti non in rea- la corne un avamposto lontano dell'impero. Tuttavia, la cen-
zione alla minaccia longobarda, in verità non particolarmen- tralità puramente «spaziale» délia Sicilia su scala mediterra-
te temibile per l'impero, ma in risposta all'avanzata musul- nea è quasi priva di senso da un punto di vista storico. La
mana verso i granai d'Occidente. Le scelte politiche di segno centralità di una regione, infatti, deve essere valutata, princi-
opposto di Leone III e Costantino v (741-775), che utilizza- palmente, in funzione di due fattori. Per prima cosa è op-
portuno interrogarsi sulla posizione délia provincia alFmter-
" Id., Note sur le topotèrètès de cité en Italie méridionale durant les siècles
obscurs, in «Studics in Byzantine Sigillography», a cura di J.-C. Cheynet e C.
Sodé, 9,2006, pp. 145-58. '" Abbiamo qui insisdto sull'aspctto politico, ma lo stcsso accndc dal punto
B E a questo rcgno che data la fondazione del théma di Sicilia, cfr. N. di vista délia demografia (contrasscgnata da un sicuro dinamismo grazie all'ap-
Oikonornîdès, Une liste arabe des stratèges byzantins du VIP siècle et les origi- porto rcgolarc di rifugiati fino alla prima meta del IX secolo) o dcll'economia
nes du thème de Sicile, in «Rivista di Studi Bizantini c Ncocllcnici», n.s., 1, (l'isola rimane a lungo prospéra, non fosse altro che in rapporte al cedirnento
1964, pp. 121-30. dclle rcgioni vicine).
38 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 39

no delPorganismo politico di cm è parte, sulla duphce base gherebbe nel ntenere a priori che l'istituzione del sîstema dei
dell'intensità del controllo esercitato dal centro (e quindi tbémata (considerato corne un processo di regionahzzazio-
délia capacita délia provîncia di servire corne base d'appog- ne militare e percio di decentralizzazione dell'autorità) aves-
gio per l'ulteriore proiezione di questa stessa autontà cen- se messo fine a queste relazioni prîvilegiate. Soprattutto il
trale) e delPimportanza economica e strategica che la pro- reclutamento dei governaton dell'isola (eunuchi del cubicu-
vincia riveste nello Stato nel suo complesso. L'altro fattore è lum, m seguito favonti e membri délia famiglia impériale)
quello délia posizione délia Sicilia all'interno délia rete dî co- continuava ad garantira la stretta tutela di Costantinopoli e
municazioni interrégional?5, una posizione che non puô ov- m cambio (fatto questo essenziale per comprendere l'attac-
viamente essere immagmata corne immutabile, e le cui vana- camento délia provincia all'impero) l'agevole accesso délie
zioni potevano incidere, anche con effetti di margmahzza- élites locah all'autontà suprema.
zione, sulla funzione di una provîncia che era stata un croce- Il ruolo dell'isola quale terra d'esilio, sul quale si insiste
via degll scambi mediterranei. Alla meta del VII secolo, ad frequentemente, è ugualmente frainteso sulla base di una vi-
esempio, un'epidemia di peste sviluppatasi in Egitto rag- sîone ristretta délia geografia corne scienza délie distanze.
giunge Costantinopoli attraverso l'Afnca settentnonale, la Ora, non si esiliano necessariamente gli oppositori nel posto
più lontano, ma piuttosto là dove h si potrà meglio control-
Sicilia e la Grecia, mentre non avanza verso nord oltre la Si-
lare, propno m ragione délia pregnanza dell'autontà pubbli-
ria, la Mesopotamia e l'Armenia%. Un itinerario, questo, det-
ca. Da questo punto di vista la Sicilia segue il modello délia
tato dall'intensità relativa dei flussi commercial!, che pone
Cappadocia, relative a un'età précédente9". La deportazione
l'isola al centro délie relazioni tra Costantinopoli e il mondo
nell'isola dei soldati ribelli del tbéma Armeniaco, spesso ci-
islamico a dispetto del suo posizionamento spaziale. Invece
tata, cornsponde senza dubbio più a un'esigenza militare
di invocare in maniera astratta la «centrahtà» délia Sicilia,
che non a una semplice misura disciplinare: taie deportazio-
occorre dunque accertare l'evoluzione del suo peso pohtico,
ne awiene, infatti, dopo che un décennie di conflitti ha im-
diplomatico ed economico non solo nell'ambito dell'impero
poverito i contingenti siciliani e in un contesto di crescita del
- e più tardi dell'emirato aghlabîta e del califfato fatimide -,
pencolo carolîngio in Italia méridionale. La misura percio
ma anche nel contesto più ampio del Méditerranée.
non è tanto strettamente repressiva, quanto un atto di sana
Di fatto, uno deglî aspetti più important! délia storia dél-
ammmistrazione délie forze armate dell'impero. Un'ultima
ia Sicilia bizantina risiede nella sua progressiva marginaliz-
considerazione per tentare di convincere il lettore. Una ge-
zazione tanto all'interno dell'impero quanto su scala medi- nerazione dopo, m una situazione difficile, gli imperatori
terranea, fenomeni che si alimentano l'un l'altro. Situata ai nominarono a capo dell'isola un discendente del générale
confim occidentali di Bisanzio, la Sicilia occupa nondimeno che i soldati deportati avevano tentato di innalzare al trono'w.
una posizione «centrale» nell'impero deî secoli VII-VIII. Dobbiamo vedervi una banale comcidenza o non piuttosto
Anzitutto perché la pregnanza dell'autontà di Costantino- desumerne l'importanza che questo corpo di truppe trapian-
poli sembra essere stata qui più forte che altrove. L'uscita tate dai confini anatolici aveva acquisito in Sicilia?100
dell'isola dal sistema prefettizio97 le assicurava, infatti, legami L'importanza dell'isola e la preoccupazione di controllar-
con la capitale più stretti rispetto ad altre province e si sba- la il più strettamente possibile denvano m ultima analisi dal
suo peso nelle finanze impenah e dal ruolo délie sue campa-
1)5 II récente volume di M. McCormick offre in proposito un modcllo écla-
tante: Origîns of thé Eitropean Economy. Communications and Commerce, A.
D. 300-900, Cambridge U.P., Cambridge 2001. ™ S. Métivier, La Cappadoce (IVc-VIr siècle). Une histoire provinciale de
% D. Stathakopoulos, Famine and Pestilence in thé Late Roman and Early
l'Empire romain d'Orient, Publications de la Sorbonnc, Paris 2005, p. 404.
Byzantine Empire. A Systematic Survey of Subsistance Crises and Epidémies, *' Si veda A. Mousele in Prosopograpbie der mittclbyzantinischcn Zeit, a
Ashgate, Aldcrshot-Burlington (Vt.) 2004, pp. 379-86. cura di F. Winkelmann, de Gruytcr, Berlin 2000, 195.
1M Rammentiamo che sono noti casi di unità militari che hanno conscrvato
'" Le province del tardo impero romano erano raggruppate in vaste circo-
scrizioni amministratîve soggette ai prefetti del prctorio. La Sicilia, invece, fu la loro îdentità nel corso di secoli, talora dal basso impero fino al X secolo; in
posta direttamcmc sotto Pautorità del principe c dei servizi ccntrali del questo- proposito sî veda J. Haldon, Theory and Practice in X'1' Centitry Military Ad-
re e délia comitiva finanziaria del patrimonium per ïtaliam che, pur gestendo ministration: Chapters II, 44 and 45 ofthe Book of Cérémonies, in «Travaux et
béni italiani, dipendono dal modcllo dei servizi finanziari centrali. Mémoires du Centre d'histoire et de civilisation de Byzance», 13, 2000, p. 217.
40 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 41

gne nelPapprowigionamento di Costantinopoli nella secon- (legato all'affermazione del potere franco), unito allô svilup-
da meta del VII secolo, un fenomeno che possiamo, oggi, po délia potenza commerciale veneziana e alla stabilizzazio-
non solo ipotizzare, corne tante volte si è fatto, ma anche in ne dei Balcani, dove dal caos délia «Sklaviniae» emergono
larga misura documentare101. Cosî la venuta di Costante II dei veri e propri Stati, ben presto cnstianizzati, provoca un
non corrisponderebbe a un ripiego strategico102 (senza nem- spostamento dell'asse diplomatico-economico fondamentale
meno parlare délia fantomatica translatif) imperii a Siracusa), dal Tirreno verso FAdriatico. Un seconde fenomeno raffor-
ma alFimpegno diretto dell'imperatore sul fronte più delica- za poi questa marginalizzazione: lo stabilizzarsi dei fronti
to, un imperatore preoccupato di sventare la mutata strate- balcanico e anatolico dalFinizio del IX secolo (poiché la ca-
gia navale araba che, aU'indomam del fallito assalto contre duta dî Amorion costituisce in realtà il canto del cigno délie
Costantinopoli, si rivolge appunto contro le basi annonarie grandi offensive califfali) rende nuovamente sicuro lo sfrut-
délia capitale103. Parallelamente, l'anarchia che régna nei Bal- tamento dei due grandi bacini agncoh nelle immédiate vici-
cani e il conseguente, anche se parziale, ridimensionamento nanze di Costantinopoli, la Bitinia - e più in générale il lito-
délie comunicazioni nell'Adriatico colloca la Sîcilia in una rale egeo delPAsia Minore - e la Tracia.
posizione di controllo degli scambi tra Oriente e Occidente, La Sicilia, fino ad allora principale porta di Bisanzio in
ossia su «thé ancient trunk road from Italy to Aegean»104. Occidente e granaio délia capitale, perde la «centralità» ca-
L'isola si afferma, dunque, corne un polo di potere essenzia- ratteristica dei secoli VII e VIII. La diminuzione dello status
le, un elemento appunto «centrale» dello Stato impériale, in- dei suoi governatori, la rarefazione délie dignità sui sigilli
sieme fonte di ricchezza e base di irradiazione délia potenza non appartenenti a funzionari e, infine, Fmstabilità délie
bizantma. emissioni monetarie sono segm délia disaffezione del potere
Occorre, inoltre, tenere ben présente questa posizione centrale, che parallelamente preferisce investire nelle regioni
istituzionale e questo ruolo economico per valutare se sia centro-orientali deU'impero, con la fondazione dei terni del
pertinente estendere alFintero territorio deU'impero la situa- Péloponnèse, di Durazzo, di Nicopoli, di Longobardia e
zione osservabile nell'îsola e in particolare le informazioni con una politica attiva nei confronti dei Dalmati e di
formte dal Liber pontificahs a proposito délia fiscalità délia Venezia106. Il successivo passaggio, nella prima meta del IX
fine del VII secolo, senza dubbio in parte soprawalutate nei secolo, sotto la dorninazione musulmana probabilmente non
lavori recenti di J. Haldon, W. Brandes o C. Zuckerman105. assegno alFisola una posizione del tutto équivalente all'in-
Viceversa, nella seconda meta deirVIII secolo, lo sposta- terno dell'emirato aghlabita e a fortiori entro il dâr aï-islam.
mento a nord del bancentro politico délia Penisola italiana Le condizioni iniziali délia conquista107, la difficoltà, sottoli-
neata di récente, a riconoscere Fidentità, in particolare triba-
1=1 V. Prigem, Le rôle des provinces d'Occident dans l'approvisionnement de
Constantinoplc (618-717), in «Mélanges de l'École Française de Rome. Moyen le, dei conquistatori delFisola, m contraste con la preoccu-
Âge», 118/2,2006. pazione tradizionale dei cronisti arabi di identificare chiara-
IK Analisi giustamcnte contestata, alla lucc délia concemporanca politica
caucasica dell'imperatore, da C. Zuckerman, Leaminv from thc Ennemy and
mente le filiazioni e le appartenenze etmche dei gruppi di
more: Sttidies in «Dark Centuries» Byzantîum, in «Millenium», 1,2006, p. 79. combattenti deijibâd1™, mettono in evidenza corne la con-
10! Sullo spostamento a ovest délia minaccia délie flotte musumane, cfr. quista delFisola funzionasse quale valvola di sfogo per gli
W.E. Kacgi, The Interrclationship of Seventh-Centnry Muslim Raids into Ana-
tolia ivith thé Struggle for Norw Afrîca, in «Byzantiniscbe Forschungen», 28, elementi più turbolenti delFlfrîqiya durante i primi decenni
2004, pp. 21-43. délia conquista. DalFinizio del secolo seguente, Fintegrazio-
:w Me Cormick, Origins ofthc European Economy cit., pp. 502-8.
ne delFisola nella rete commerciale creata dalla conquista fa-
'" L'intera biblîografia c citata ncll'opera, di estrema denshà, di W. Bran-
dés, Finanzverwaltung in Krisenzcitcn. Untersachitngen ziir byzantîniscbcn
Administration im 6.-9. Jahrtmndert, Lôwenklau, Frankfurt am Main 2002 e ia' J. Osbornc, Politics, diplomacy and thé cuit of relies m Venice and thé
Zuckerman, Learnine from thé Ennemy cit., pp. 79-135; si tracta in questo caso, northern Adriatic in thc first naïf of thé nîntb century, in «Early Médiéval Eu-
pur non condividcndo le conclusioni dcll'autore, di un articolo fondamentale, rope», 8/3,1999, pp. 341-68.
notevole per la sua capachà di affrontare l'inerzia délia storiografia. Prcfcriamo 107 Su questo punto si vcda V. Prigent, nota 83.
pcrô porci, con alcune sfumaturc, sulla îinea espressa da M. McCormick, Ba- lClt A. Nef, La conquête ara.bo-mustilma.nc de la Sicile (IX'-X' siècle): quel-
teaux de vie, bateaux de mort. Maladie, commerce, transports annonaires et le ques précisions sur la composition des troupes, di prossima pubblicazionc in
passage économique dit Bas-Empire an Moyen Age, in Morfologie soctali e cul- Guerre et société en Orient et en Occident (IX'-XIHr siècle} a cura di J.-C.
titraliât., pp. 35-119 (che si serve degli stessi passi del Liberpontificalis). C lie y ne t.
42 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 43

timide dell'Egitto e la sua funzione strategica rispetto allé del rapporte del soldato con la terra1". Ci vuole prudenza,
ambizioni degli Ommeyadi di Spagna invertono senza dub- allora, nel postulare in Sicilia distribuzioni di terre imperiali
bio la tendenza1M. quale mezzo di finanziamento dell'apparato militare, oppu-
Gli elementi fin qui raccolti mostrano certo tutto il loro re la tendenza da parte impériale a favorire una classe di
schématisme, giacché non è certo questa la sede per svilup- «soldati-contadini» contre i «grandi proprietari terrien», il
parli compiutamente110. È bene, tuttavia, insistere su un pun- tutto dalla meta del VII secolo. La comparsa di un vincolo
to: sul fatto, cioè, che la storiografia fa fatica a riconoscere fi- costitutivo tra lo stratiota e la sua terra, come anche le politi-
no a che punto l'evoluzione dei Balcani tra il VI e il IX seco- che imperiali di tutela délia piccola proprietà, sono infatti
lo sia stata déterminante per la storia délia Sicilia. Il grado di posteriori - senza dubbio quasi di un secolo per il primo e
stabilità di quella regîone influisce infatti direttamente sul di due per le seconde - alla fondazione del théma di Sicilia e
valore strategico dell'isola in quanto cardine délie relazioni non dovrebbero dunque più figurare tra le chiavi interpréta-
est-ovest nel Méditerranée. Un'altra ragione per fare délia tive dell'evoluzione socio-economica deH'isola"2.
«centralità mediterranea» délia Sicilia un oggetto di studio Lo stesso puô dirsi a proposito délia visione «nera»
piuttosto che un presupposto dell'analisi storica. dell'amministrazione bizantina: per quale ragione l'esazione
2.6. Di alcune difficoltà merenti alla conoscenza délia Sicilia délie imposte svolta da agenti statali avrebbe dovuto essere
bizantina meno efficace?"3 Per quale oscura ragione l'esattore bizanti-
no dovrebbe essere più corrotto dei suoi omologhi occidcn-
Non sono solo i pochi esempi di impasse concettuali sui
tali o musulmani? Perché tacciare d'oppressione fiscale il so-
quali ci siamo soffermati a {renare i progressi délia ricerca
lo Stato cristiano dell'alto medioevo in grado di mettere a
sulla Sicilia bizantina. Occorre, più in générale, allargare lo
sguardo: per poter valutare in maniera appropriata la posi- punto un sistema di imposta progressiva? Per quale motivo
zione dell'isola neU'ambito dell'impero e l'evoluzione deî una società capace di mettere alla propria guida un soldato
suoi legami con Costantmopoli è necessario un aggiorna- armeno o slavo avrebbe dovuto considerare i siciliani una
mento délie conoscenze relative allé altre realtà più specifi- popolazione di seconda categoria da sfruttare e mantenere in
camente bizantine. uno stato di soggezione?
Cosï è indispensabile, ad esempio, che gli specialisti délia Ancora, come ogni caricatura, anche quella del bizantino
storia d'ïtalia che affrontano quella délia Sicilia maturino ossessionato dai titoli e dalle gerarchie contiene una qualche
una migliore conoscenza del sistema bizantino dei tbémata. elemento di veridicità, che costituisce, nondimeno, un van-
Prédomina, infatti, ancora un'immagine stereotipata e larga- taggio che lo storico non dovrebbe trascurare. Facciamo al-
mente sorpassata di questo sistema amministrativo che rima- cuni rapidi esempi: l'iscrizione che conserva il ricordo délia
ne peraltro oggetto di discussione anche fra gli stessi bizan- rifondazione di Castel Mola ne attribuisce il merito a un cer-
tmisti. Il théma «classico» (intendendo con questo la sua to Costantino, stratega e patrizio. Perché ostinarsi a identifi-
forma compiuta osservabile nel IX secolo), circoscrizione care questo individuo con lo stratega Costantino Karamal-
amministrativa derivata dalla zona di acquartieramento di los in carica alla fine del IX secolo?"4 In realtà fra tutti gli
un corpo di armata il cui finanziamento riposa in larga parte omonimi noti che hanno esercitato questa carica solo quelle
sulla proprietà fondiana dei soldati e su cui si esercita l'auto- in carica nei primi anni del IX secolo portava unicamente il
ntà di uno stratega con competenze militari e civili, fu senza
111 Si veda da ultimo Zuckerman, Learning from thé Ennemy cit., pp. 79-
dubbio il risultato di un lungo processo di riforme di cui ri- 135.
mangono oscuri molti aspetti e in particolare l'evoluzione '" Citiamo, fra gli altri, Motta, Percersi dcll'agiografia cit., p. 17, nota 28:
-Décisive ai fini di periodizzazionc, che stabilisca quando si sia verificato per
l,i Sicilia il passagio fra tarda antichità c alto medioevo, è ntcnuto il fenomeno
'"' Cfr. infra. délia progressiva ruralizzazione dclPcsercito, culminato ncll'ordinamento te-
113 Sarebbe necessario, in particolare, prcndcrc in considcrazîonc il Icgamc iiuUico».
tra ï tentativi bîzantini di riconquista, l'arfermazione dcgli amalfitani e l'inde- 111 ]ohns, Arabie Administration cit., p. 23.
bolimcnto délia presenza puglicsc nell'impero, mînaca dal gioco diplomatico 111 A. Guillou, Recueil des inscriptions grecques médiévales d'Italie, Ecole
dei prîncipi longobardi c dalle ambizioni ottonianc. Française de Rome, Roma 1996, n. 185.
44 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 45

tîtolo di patrizio. In tutti gli altri casi questa dignità si arric- bre «apologia» délie tesi pontificie e il tema délia fedeltà a
chiva anche di quella di protospatario o di antipato115. Se vo- Roma, attribuite ai testi agiografici siciliani (con Peccezione
lessîmo dawero riconoscere ai bizantini le virtù dei loro vi- délia Vita di Gregorio di Agrigento redatta in ambiente ro-
mano) che valorizzano la figura di san Pietro, devono pro-
zi, dovrernmo dunque anticipare di quasi un secolo il nfaci-
babilmente essere ridimensionate. Ad esempio, anche la Pas-
mento délia cittadella di Taormina mettendola in relazione
sio Sancti Apollinaris vede nel proprio protagonista un di-
non con le guerre musulmane, ma pmttosto con il timoré di
un'offensiva carolingia. Prendiamo un seconde esempio, as- scepolo diretto dei capo degli apostoli anche se il testo (pur
ispirandosi a motivi anteriori, forse legati al rifiuto délia tu-
sai tipîco. Jeremy Johns, nella sua analisi délie tradizione
tela dî Milano) mira a esaltare l'autonomia délia chiesa di
amministrativa musulmana nel regno normanno, menziona
di sfuggita Peredità bizantîna e colloca all'interno dell'am- Ilavenna nei confronti di Roma118.
Non ci accaniremo ulteriormente a evidenziare quali
mmistrazione provinciale bizantina dei logothetai tou stra-
problemi ponga una conoscenza superficiale délie realtà
tiotikou, incaricatî dei «fmancial accounts» e dei «provincial
dell'impero bizantino da parte dî coloro che studiano una
catastral registers»"6. Tuttavia, neirambito delPamministra-
délie sue province. Del resto chi mai accorderebbe crédite
zione provinciale bizantina, non vi sono mai stati logoteti
allé analisî di un bizantinista che si occupî délia Quarta cro-
dei génère, mentre i chartoularioi tou stratiotikou tenevano
ciata ostinandosi a presentare i franchi sotto i tratti di un'or-
aggiornati i ruoli militari. L'errore m questo caso non è gra-
da di barbari irsuti e analfabeti, assetati di sangue e d'oro?
ve, ma testimonia délia propensione generalizzata a conside-
Non è necessario dunque moltiplicare gli esempi. Basterà ri-
rare i titoli imperiali corne più o meno intercambiabili, men-
hadire che, per essere utile, il superamento délie posizioni
tre lo stonco non dovrebbe farsi ingannare dalla tendenza
preconcette ereditate dalla storiografia risorgimentale non
dei bizantini a perdersi in sottigliezze di nomenclatura prive
puô essere solo un auspicio e che l'unione successîva délia
di reale sostanza. E potremmo aggiungere la confusîone tra
Sicilia all'Italia e alla crîstianità latina non puô giustificare
cartarii e chartutari che ha falsato l'interpretazione di alcune
uno studio délia fase bizantina délia sua storia che non sia
lettere di Gregorio Magno.
ilawero fondato su una conoscenza specifica délia civiltà cui
Infine, sarebbe opportune smettere di vedere tanto nel
l'isola apparteneva allora.
monotelismo quanto nell'iconoclasmo il riflesso di ipoteti-
che «sensibilità orientali» rispetto allé quali sarebbe stata im-
permeabile la sana e vigorosa cristîanità d'Occidente (a cui 3. La Sicilia islamîca
sarebbe appartenuta la Sicilia). Qualificare l'iconodulia sici-
Hana corne «più o meno sotterranea» significa dettare allé La storia délia Sicilia islamica è oggi segnata da numerosi
nostre fonti ciô che ci si aspetta da esse"7. Parimenti, la cele- rîtardi e lacune, motivati tanto dai condizionamenti - anche
i]iii - di una storiografia superata, quanto dalla moltephcità
"s Nîchaman, Prigent, Les stratèges de Sicile cit., pp. 128-9. Benintcso un Qelle piste di ricerca rimaste ancora da esplorare. La Sicilia
altro omonimo pue essere rimasto sotto silenzio nelle fonti; si traita solo di at-
tirare l'attenzione sull'ipotcsi più probabile, che non è quella dcll'attribuzione islamica ha sofferto di un disinteresse che ha favorito il con-
dei lavori di Castcl Mêla a Costantino Caramallo. rentrarsi délie ricerche sull'epoca normanna e in particolare
'"' Johns, Arabie Administration cit., p. 23.
"' Criscuolo, L'Italia e la Sicîlia nella crîsi îconoclastîca cit., p. 156: «da al- Milla situazione dei musulmani sotto il dominîo normanno.
cuni indizi è dcsumibile che anch'cssa (la Sicilîa) abbia mantenuto un attcggia- A tal punto che il termine «islamico» è passato a indicare il
mcnto iconodulo più o meno sotterraneo». Gli indizi in qucstione sono l'ico- |>iù délie volte i secoli XI-XIII e non quelli precedenti!"9 Un
noduha affcrrnata dcgli stratcghï Antioco e Nîceta. Quest'uhimo perô era in
carica sotto Irène e dopo il seconde concilie di Nicea, non si puô dunque trarrc m.issiccia di vescovi siciliani al seconde concilie dî Nicea, questa non rivela che
nessuna lezionc dal suo caso. Scgue poi la menzione dei martirio dcl vescovo l.i loro subordinazione al potcre politico.
Giacomo di Catama, nato da un crrorc commesso dai compilatori di liste epi- "H Bihliotheca sanctorum, 2, Città dcl Vaticano 1962, pp. 239-46.
scopali, corne ha dîmostrato D.G. Lancia di Erolo, Storia aella chîesa in Sîcilia "'' Assai rivelatore da questo punto di vista il volume Dei mtovo sulla Sicilia
nei dieci primi sccoli dcl Cristianesimo, Palermo 1884, p. 210. I rifcrimcnti al musulmana. Giornata di Studio (Roma, 3 maggio 1993), Accadcmia nazionale
«silenzio» délie Vite dei santi monaci siculo-calabrcsi non aggiungono niente, ilrl Lincei, Roma 1995, peraltro estrcmamcntc intéressante, in cui un solo arti-
perché questi appartengono in maggioranza a un periodo successive al trionfo ' u l t ) (qucllo di A.L. Udovitch sui document! délia Gheniza) risale fmo alla fine
dell'ortodossia; il nmando alla Vita di Leone di Catania è ancor più singolare, • li-l X secolo.
poichc c probabile che questo prelato fosse iconoclasta. Quanto alla presenza
46 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 47

certo numéro di considerazioni di carattere générale fatte a difficoltà dériva dal fatto che le fonti già note, forse proprio
proposito délia Sicilia bizantina sono valide anche per la Si- in ragione délia loro apparente familîarità, non sono state
cilia islamica, e pertanto non le ripeteremo. Concentriamoci sottoposte a un riesame come invece accade di solîto in altri
piuttosto sui problemi spécifiai di questo période. settori délia ricerca storica, meglio dotati in termini di volu-
3.1. La questions délie fonti me documentario. Cosî, il più délie volte, ai grandi testi ara-
Due preconcetti gravano sulla comprensione délie fonti bi che trattano délia Sicilia, siano essi délie cronache (Ibn al-
letterarie relative alla Sicilia islamica. Il primo consiste nel ri- Athîr, al-Nuwayrî, ecc.) o délie descrizioni geografiche (Ibn
tenere il corpus dîsponibile corne un insieme chiuso, inesten- Hawqal, al-Idrîsî, ecc.), non è stata rivolta la stessa attenzio-
dibile, il che spiega come mai fonti indubbiamente nuove ue dedicata ad altri testi importanti délia storiografia islami-
non siano sempre prese in considerazione come avrebbero ca, ciô che ha impcdito, in particolare, di mettere in evidenza
dovuto: è questo il caso, fra tanti, dei documenti délia Ghe- il modo, spesso preconcetto, con cui la storia siciliana è in
niza120 e délie fonti arabe pro-fatimidi, che permettono di essi presentata. Sarebbe importante, infatti, analizzare come
gettare uno sguardo diverse sulla Sicilia a partire dal X seco- i modelli letterari elaborati in Oriente abbiano condizionato
lo'2!. Altre fonti, meno nuove, ma di natura più specifica, co- le descrizioni délia Sicilia realizzate dagli autori arabi12"1. Un
me le fatiuas, o consultazioni giuridiche, non sono invece tema, questo, tanto più delicato, in quanto non si sono con-
studîate per niente oppure solo in maniera occasionale122; co- servate opère provenienti direttamente dalla Sicilia islamica,
sï, ad esempio, il célèbre Hbro giuridico di al-Dawûdî sullo .ul eccezione probabilmente dei testo, pervenutoci in arabo e
statuto fiscale délia Sicilia nel secolo X è stato sottoposto a in greco, delTanonima Cronaca di Cambridge^ e dell'opera
una vera e propria analisi solo recentemente123. La seconda ili lahn al-'amma, ossia «correzione délia lingua» di Ibn
Makkî (XI secolo)12''.
1:3 Cosî per le fonti délia Ghcniza che sono state sfruttatc da H. Bresc, Ara- Un atteggiamento dei génère impedisce anche di cogliere,
bes de langue, juifs de religion. L'évolution du judaïsme sicilien dans ['environ- in alcuni di questi testi, la complessità délie implicazioni e
nement latin, xir-XY siècles, Boucherie, Paris 2001, e da Johns, Arabie Admini-
stration cit., in maniera meno sistematica. Fino ad allora, solo gli spccialïsd dél- tleî significati, che certo oltrepassano il semplice quadro sici-
ia Ghcniza !c avcvano prese in considerazione. Per un nuovo approccio, cfr. A. liano, ma che modellano nondimeno la maniera in cui l'au-
Nef, La Sicile dans la documentation de la Gcniza cairote (fin x"-Xfir): les ré-
seaux attestés et leur nature, in corso di srampa. Cfr., per una traduzîonc dî mrc richiama la storia dell'isola. Cosi, la straordinaria im-
questi documenti, tra gli altri, S. Sîmonsohn, The Jews in Sicily, BrîII, Lcyde- portanza délia lotta condotta in Sicilia dagli arabo-musulma-
New York-KÔln 1997, vol. 1:383-1300.
121 La Vie de l'Ustadb Jaudhar (contenant sermons, lettres et rcscrits des pre-
M : d'Ifrîqiya contre i bizantini e quindî dai musulmani di Si-
miers califes fâtîmides) écrit par Mansùr le secrétaire, trad. di M. Canard, Publi- rilia contre i «franchi» nella cronaca di Ibn al-Athîr (1160-
cations de l'Institut d'Études orientales de la Faculté de Lettres d'Alger, Alger 1233) rivela il suo significato solo se quest'ultima viene ri-
1958, non c ancora stata fat ta oggetto di una lettura attenta. Colpiscc ancor di
più la sorte riservata allé opère, fondamental!, di Qâdî Nu'mân, sul quale si puô
vcderc A. Pellittcri, The Historical-ideological Framework of Islamic Fatîmid • i|'l',i numerosc cdizioni che sottolineano la rilevanza dcl tcsto, anche se esse
Sicily (Fourth/Tenth centitry) ivhh référence to thé works of thé Qâdî Nu'mân, n u n incttono a confronto îl manoscritto dell'Escurial (l'unico adopcrato
in «al-Masaq», 7, 1994, pp. 111-63. in HViiizionc dcl 1962) e quelle di Rabat; cfr. al-Dawûdî, Kitâb al-Amwâl, a cu-
'" Queste lo sono soprattutto per il période normanno. Lefatwas maghré- i . i di A. Sharfuddin, s.l. 1998 per il primo, c a cura di R.M.S. Shahâda, Rabat
bine nguardanti la Sicilia, che attestano l'intcgrazionc dell'isola in uno spazio l'iHfi, per il seconde.
ïslamico, e le question! sollcvatc dalla sua conquista da parte dei cristiani alla '•'' La questionc si pone owiamcntc per l'insieme dcll'Occidente musul-
meta dei XII secolo, sono state tradottc in appendice a A. Nef, L'élément isla-
mique dans la Sicile normande: identités culturelles et construction d'une nou- '•"' Per la vcrsione araba si veda M. Arnari, Biblioteca arabo-siciila, éd.
velle royauté (XI'-XH' siècles), Nanterre 2001 tesi di dottorato inedita, e costî- H V I M . I a cura di U. Rizzitano, Accademia Nazionale di Scîenze Lettere c Arti,
tuiranno l'argument» di un prossimo articolo. l'.tli'i-mo 1988 (Edizione nazionalc délie opère di Michèle Amari - Série
131 H.H. Abdul Wahab, F. Dachraoui, Le régime foncier en Sicile au Moyen n.iltistica), vol. 1, pp. 190-203 e per le version! greche P. Schrcmer, Die
Age (IXe et X' siècle), in Etudes d'orientalisme dédiées à la mémoire de E. Levi- l-\;;iiitimschen Kleinchroniken, vol. 1, Eînleitung und Texte, Ôsterreichischen
Provençal, G.P. Maisonneuvc et Larosc, Paris 1962, pp. 401-44. li tcsto non c A k.ulemie der Wisscnschaften, Wien 1975, pp. 326-340.
stato realmente sfruttato che a partire dagli anni novanta; Chiarelli l'ha fatto '•''' Mi permetto di rinviare, per le difficoltà di intcrpretazione di questo tê-
nella sua tesi citata alla nota 16; cfr. Johns, Arabie Administration cit., p. 25e A. tu c la bibliografïa più récente, a A. Nef, Analyse dit Tathqîf al-Lisân d'Ibn
Nef, La fiscalité islamique en Sicile des origines à la fin du XII' siècle di prossi- I l.ii'L'i et intérêt pour la connaissance de la variante sicilienne de l'arabe: pro-
ma pubblicazione m Fiscalidad y sociedad en cl Méditerranée Bajomedieval >•!. mes méthodologiques, in «Oriente Moderno», n.s., 16, 1997, pp. 1-17 (ma
(Colloque de Malaga, maggio 2006), a cura di A. Galan. Si osservi che esistono .l'iursoncl 1999).
48 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altomedievate 49

collocata nel conteste in cui fu composta, un contesto carat- tico délie fonti ibadite, in parte manoscritte, dal momento
terizzato dalle tensioni che agitavano il Levante tra la secon- che i primi elementi resi disponibih promettono bene131.
da meta del XII secolo e l'inizio di quello successivo. La Si- La penuria di fonti scritte riguardanti la Sicilia islamica
cilia, ormai perduta, è agli occhi del cronista uno dei luoghi certo non puô essere negata, anche se, nel contempo, non
decisivi délia lotta tra musulmani e cristiam, che ora prose- deve essere neppure enfatizzata, dato che, da questo punto
gué in Oriente, contrassegnata in quella fase, da una con-
di vista, i bizantinisti sono m condizioni ancora più precane.
giuntura favorevole agli arabo-musulmani127. Quasi che la Si-
In ogni caso, questa penuria fa délia ricerca archeologica,
cilia, malgrado l'esito del rapporte di forza tra musulmani e
esattamente corne per l'epoca bizantma, uno strumento po-
cnstiani, avesse acquisito valore di esempio.
Un altro grave limite nell'approccio générale a queste tenzialmente efficace per la ricostruzione délia storia
fonti scritte dériva dal fatto che la Siciha non occupa il più dell'isola durante il période islamico13'. Questo anche per-
délie volte che una parte relativamente lirnitata délie opère ché, non essendosî preservata alcuna testimonianza architet-
da cui sono estratti i passi che la riguardano, cosicché gli sto- tonica risalente all'epoca islamica, l'attenzione si è dovuta
rici tendono per comodità a fare ricorso all'antologia realiz- concentrare su ciô che è potenzialmente nascosto133. Tutta-
zata da Michèle Amari128, anche se poi, citando il testo arabo,
Ibn Qalâf/is, trad. di Al-Zabr al-bâsim wa-l-'arf ai-nâsim ft madîb al-ajall
fanno riferimento allé edizioni più recenti. Questo modo di Abû-l-Qàsim, a cura di A. De Simone, Rubbettino, Sovcria Mannclli 1996. As-
procedere frena la scoperta di testi nuovi, passât! finora inos- sai recentemente un nuovo rnanoscritto ar.ibo di cosmografia, contencnte un
servati pur trovandosi all'mterno di opère già note129. Infine, passaggïo sulla Sicilia, è stato portato alla luce da Jeœmy Johns, che lo data
.ill'XI secolo, période per cui le fonti sono particolarmcnte avare: J. Johns, Una
è stato dimostrato, anche assai recentemente, che è possibile iinova fonte per la geografia e la storia délia Sicilia nell'XI secolo: il Kitâb
reperire ancora nuovi manoscntti nguardanti la Siciha130. Da gharâ'ÏD al-funûn wa mulali al-'uyûn, in La Sicile islamique cit., pp. 409-49.
111 Semprc L. Chiarelli, nella sua tcsi, ha sfruttato le fonti ibadite tanto cditc
questo punto di vista attendiamo ancora uno studio sistema- quanto manoscritte traendone délie informazioni e délie ipotcsi stimolanti.
l): L'ultima sintesi c quella dirctta da U. Scerrato, Gli Arabi in fta/ia. Cul-
l/tra, contatti e tradizioni, a cura di F. Gabrieli e U. Scerrato, Garzanti
'" Pcr una rilettura dei testi sulla conquîsta délia Sicilia, cfr. Nef, La con- Scheîwillcr, Milano 1993, ma si tratta soprattutto di un'opera di storia dell'arte;
quête arabo-musitl?nane de la Sicile cit. il cornpcndio proposto da J.-M. Pesez, R.P. Gayraud, L'Islam sicilien: les té-
123 Citata alla nota 125. moins matériels, in Colloque international d'archéologie islamique, Instinct
'-' A. De Simone ha cosî îndividuato e tradotto una biografia di Giorgio di français d'Archéologie Orientale, Le Caire, 3-7 Février 1993, Publications de
Antiochia (prima meta del secolo XII) dovuta a al-Maqrîzî: A. De Simone, // l'Il-'AO, Paris 1998, pp. 277-88 è troppo sintctico per essere veramcntc utile.
Mezzogiorno norrnanno-svevo visto dall'Isiam africano, in // Mezzogiorno '" Su questo tcma si puo vcdere l'ironico, ma salutare articolo di E. Galdie-
normanno-svevo visto dall'Europa e dal monda mediterraneo (XIII giornate fi, SuU'arcbitetttira islamica in Sicilia. Lamenta di un architeuo ignorante sopra
normanno-svcve, Bari, 71-24 oit. 1997), Dedalo, Roma-Bari 1999, pp. 261-93 e, una architettura incsistcnte, in «Rivista di Studi Oricntali», 74/1-4, 2001, pp.
per una versione leggermentc diversa, Johns, Arabie Administration cit., pp. 80- • I I -72. Alcune riccrche hanno mostrato che lo studio di monumenti più recenti
2. Infine, c stata anche ritrovata una nuova biografia del gcografo al-Idrîsî in mm è privo dï intéresse per la conoscenza dcU'architcttura di cpoca islamica:
un'opcra di al-Safadî, cfr. A. Amara, A. Nef, Al-Idrîsî et les Hammndites de Si- i Ir. R. Di Libcrto, // castello di Calatubo. Gcnesi e caratteri di un incdito im-
cile: nouvelles données biographiques sur l'auteur du Livre de Roger, in «Arabi- l'ianto forùficato siciliano fra l'XI e il XII secolo, in La Sicile des émirs aux ba-
ca», 48/1, 2001, pp. 121-7; per un'intcrpretazione différente, cfr. Johns, Arabie nnis: châteaux et formes de pouvoir, in «Mélanges de l'École Française de Ro-
Administration cit., p. 236. Questi duc csempi si rifcriscono al période nor- me. Moyen Âge», 110/2, 1998, pp. 607-63 e Id., L'apporta dcU'architcttura nor-
manno, ma nîcnte împcdisce di pcnsare che altri ritrovamcntï di tal génère, rela- iiitinna alla conoscenza dell'ws fortificatoria islamica in Sicilia: il contnbuto
tîvi al période précédente, siano possibili. ili'H'unalisi stratigrafica délie miirature, in La Sicile islamique cit., pp. 319-50.
'" Dobbiamo esscny.ialmcntc a U. Rizzitano, prima, e A. de Simone, poi, Kii'ordiamo qui che, al contrario di quanto continua a essere ripetuto, l'cdificio
questo «dissodamento» di nuovi testi. Ne citiamo le principali scopcrte, che si lit-Ile terme di Cefalà non è di epoca islamica, ma normanna, il che non impedi-
devono aggiungcre aile fonti citate aile note 125 c 129, per offrire un'idea di co- M'L1 di porre la questions del suo legame con la tradizionc costruttiva, e perfino
rne è cambiato il panorama délie fonti da M. Amari in poi. Cfr. U. Rizzitano, uni l'epoca, islamiche; cfr. A. Bagncra, L'islam e le terme di Cefalà Diana.
Akhbâr 'an ba'd Muslimî Siqilliyya, in «Hawliyyât Kuliyyac al-adàb», 3, 1955, Nuovi dati archeologici e questioni aperte, in Studi in onore di Umberto Scerra-
pp. 49-112 (éd. délie para de! Mtt'jam al-safar d'al-Silafï che si rifcriscono alla ln jier il suo settantacinqiiesimo compleanno, a cura di M. V. Fontana e B. Geni-
Sicilia); Nitove fonti arabe per la storia dei musulmani di Sicilia, in «Rivista dc- io, Università dcgli Studi di Napoli r«Orientalc», Napolî 2003, pp. 35-76. Inol-
gli Studi orienta!!», 32, 1957, pp. 531-55 c Un compendio dell'antologia dipoeti i t i 1 , ricordîamo che le ipotesi di A. Messina nguardanti tre moschee rupcstn a
arabo-sidliani intitolata al-Durra al-khatîra min shu'arâ' al-jazîra dï Ibn al- ( i.ihabcllotta, Romctta e Sperlinga (cfr. A. Mcssîna, Le chicse rupcstri del Val
Qattâ' il sidlîano (433-515 £g.j, in «Atti dcll'Accademia Nationale dei Lmcei, Dtmone e del Val di Mazara, Istituto siciliano di Studi bizantim e neoellenici,
Mcmorie, Classe di scienze morali, storiche e fîlologiche», s. VIII, 8, 1958, pp. l'.ilurmo 2001, rispcttivamentc pp. 51-2, 96-9 e 111-3) non possono essere ac-
335-78 (éd. c trad. di frammcnti dclPopera). A. De Simone, dal canto suo, ha i n l t e in asscnza di uno studio rigoroso e sistematico. L'autorc, prolifico, ha
tradotto c commentato una raccolta ai pocsia araba composta in Sicilîa alla .iv.mzato una quantità di altrc ipotcsi su présume tracce délia presenza musul-
meta del XII secolo: Ibn Qalâqis, Splcnaori c mistcri di Sicilia in un'opcra di in,ma m Sicilia, ma nessuna appare fondata su uno studio sufficientcmentc rigo-
Primo piano Nef e Prigent, Sicilia. altomedievale 51
50

via, Parcheologia del période islamico si è fino ad oggi inte- ticolazione, allô scopo di stabilire délie griglie cronologiche
ressata soprattutto alla questione délia continuità di uno più dettagliate, e di potere utilizzare la ceramica corne un
stesso insediamento attraverso le différerai domînazioni. Un fossile guida per una datazione più précisa délia stratigrafia
approccio che riflette in realtà il fatto che la maggior parte degli scavi siciliani139. Ora, la nostra conoscenza délia cera-
degli scavi di regola non sono centrati sull'epoca islamica (e mica dell'Ifrîqiya, che potrebbe fornire un'importante con-
spesso neppure su quella médiévale)134. Oltre a questo primo tributo da questo punto di vista, è allô stato attuale délie ri-
ostacolo, che potrebbe essere agevolmente superato grazie a cerche insufficiente cosi corne quella del Maghreb centrale,
una programmazione accorta, le potenzialità dell'indagine soprattutto per il période che ci intéressa, ossia i secoli IX-
archeologica sono limitate anche dalla condizione générale XI. Manchiamo inoltre purtroppo di conoscenze circa le
in cui si trova l'archeologia islamica, e non solo m Sicilia135. differenti zone di produzione all'interno dell'ambito insula-
Qui in particolare il suo sviluppo récente soffre délia man- re. Recentemente, perô, un certo numéro di studi ha fatto
progredire l'archeologia di quei materiali che ci informano
canza di archeologi con una formazione specifica136: un limi-
te che ha favorito la pratica délie prospezioni, basate per lo sull'evoluzione délia produzione e degli scambi140; infine,
più su indizi toponimici'37 - il che moltipHca gli ostacoli me- una migliore conoscenza délie ceramiche ritrovate in Egitto
potrebbe essere d'aiuto.
todologîci -, piuttosto che l'esecuzîone e la pubbKcazione
L'evoluzione délie strutture di popolamento è ugualmen-
sistematica di scavi13*. Sarebbe necessario, in effetti, migliora-
re la conoscenza délie produzioni ceramiche e délia loro ar- tc poco conosciuta. Gli scavi e le prospezioni cui abbiamo
or ora fatto riferimento hanno, infatti, contribuito soprattut-
roso. I resti di un monumc-nto di epoca islamica sarebbero stati identificati a
to alla conoscenza dell'habitat fortificato, che è menzionato
Mineo, ma anche in questo caso l'analisi richicderebbc di essere riprcsa: R. più spesso dalle fonti ed è più facilmente identificabile sul
Campailla, The Qubba of thé Rabbato at Mineo in Sicily, in «al-Masâq», 8, tcrreno. Qui, corne per la Sicilia bizantina, mancano nuovi
1995, pp. 1-20 c Un ribat islamico in Sicilia orientale, in La Rabita en Islam:
estudios interdisciplinares, a cura di F. Franco Sanchez e M. de Epalza, Publica- cantieri, ma si potrebbe cominciare con uno sfruttamento si-
cioncs de la Univcrsidad de Alïcante, Institut d'Estudis Rapitencs, Sant Caries Stematico degli scavi del passato, non progettati per fare luce
de la Rapità 2004, pp. 299-308, clic non è stato pcrô possibilc consultarc. .sulla Sicilia islamica, cosï da riesaminare una parte dei dati
111 È îl caso del sito di Monte lato, scavato da H.P. Isler, ma anche d'Entcl-
la, cfr. A. Corretti, M. Gargini, C. Michelini, M.A. Vaggioli, Tra Arabi, Berbcri già registrati (ma non sempre compresi, sul momento)141.
e Normanni: Entella ed il sito terrhorio dalla tarda Antichità alla fine dcll'epoca A livello générale i corpus più «tecnici» sono in crisi da
sveva, in La Sicile islamique cit., pp. 145-90, pcr non citarc che i casi più cono-
sciuti.
lunghissimo tempo142. La pubbKcazione di un vero e proprio
1J5 Per una riflcssione di carattere gcneralc, cfr. A. Molînari, La Sicilia isla- corpus epigrafico, capace di accogliere tanto le iscrizioni su
mica: rifîessioni sul passato e su! fitturo délia rîcerca in campo archcologico, in pictra (più spesso, è vero, di epoca normanna che non isla-
La Sicile islamique cit., pp. 19-46 al qualc rimandiamo pcr la bibliografia sui siti
scavati. Un sito molto promettentc c quello di Milocca, ma gli scavi mîzîati non mica) 143 quanto quelle su piccoli oggetti144 e altri amuleti o si-
sono stati proseguiti; cfr., per una prima sintcsi, Dalle capanne allé Robbe. La
storia lunga di Milocca-Milena, La Rosa cd. Pro loco Milena, Milcna 1997. m Per i progressi in questo campo, e i loro limiti, rimando all'articolo di
'" Alcssandra Bagncra è una délie rarissime archeologhe che opéra in Sicilia Mi il mari, LaSidlia islamica cit.
a potersi awalerc di questa formazione. '" L. Arcifa, Niiovi dati rigitardanti la ceramica di etâ islamica nella Sicilia
'" Oltrc all'articolo di Molinari e Ncri Dall'età tardo-imperiale al XIII se- mtntale, in La Sicile islamique cit., pp. 205-30 e F. Ardizzone, in Qualchc con-
colo cit., uno dei risultad più complet! è stato raggmnto da M.S. Rizzo, L'inse- vilrrazionc suite «matrici cultitrali» ai alcune proditzioni ceramiche délia Sicilia
diamento médiévale nella voile dei Platani, L'Erma di Bretschncidcr, Roma ni tidentaie islamica, ivi, pp. 191-204.
2004, în cui l'autore sintctizza e approfondisce lavori iniziati già da annî. La 111 Uno degli indizi délia presenza di una popolazionc musulmana risicdc
sttrvey che aveva condotto J. Johns non è stata pubblicata c probabilmente non iirlk- sepolture di tipo îslamico, anche se, in assenza di corredo fimcrario, quc-
10 sarà mai per ammissîone del suo stesso promotore. Vi sono altre prospezioni •ic sono di difficile datazione e dunquc probabilmente di epoca normanna. Cfr.
11 cui intéresse primario non era il pcriodo médiévale, ma che hanno prodotto \. Bagnera, E. Pezzîni, / cimitcrî di rito musulmane nella Sicilia médiévale.
risultati importanti: Himera III cit. 1 tcrritori di Troina c di Morgantina sono I >,iti cproblemi, in La Sicile islamique cit., pp. 231-302.
attualmente l'ambito di prospezioni sistcmatiche. "' L'abitudine di ripubblîcare le fonti secondo la loro prima edîzîonc (op-
I!S Da questo punto dî vista, non possiamo che rimpïangcre che il sottosuo-
l ' i i r c m una assai poco rivista) per renderc omaggio alla fatica di Michèle Amarî
lo di Palermo, che nasconde importanti informazioni, non sia scavato pm siste- i ha ccrto aiutatoda questo punto di vista.
rnaticamentc e che gli scavi effettuati non siano pubblicati m maniera più siste- 111 V. Grassi è l'autore di una tesi di dottorato suH'argomcnto ancora inedita:
matica. Cfr. F. Spatafora, Nitovi dati preliminari sulla topografia di Palermo in \taterialiper un corpus délie iscrizioni arabe in Italia. Iscrizioni edili efunerarie,
età médiévale, in La Sicile islamique cit., pp. 47-78 e Da Panormas a Balarm. I i-,i dl dottorato in Studi sul Vicino Oriente e Maghreb, III Ciclo, Napoli 1993.
Nitove ricerche di archeologia urbana (catalogo dclla mostra, Palermo, giugno- '" Non pretendïamo anche qui di csscrc esaustivi. Si puô pcnsare all'impor-
dicembrc 2005), Soprintendenza dî Palermo, Palermo 2005.
52 Primo piano
Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 53
gilli145 e rispondente ai criteri scientîfici attuali, attende anco-
ra di vedere la luce1'". Solo questo lavoro preliminare, tutta- mente, sui ritardi délia storiografia su questi terni, ha sugge-
via, consentirebbe di ricollocare la SiciHa nel conteste più rito corne gli aghlabiti si fossero ispirati al tremissis bizanti-
ampio del dâr aï-islam e di mettere in luce la diffusîone sia no per coniare il quarto di dinar (rubaî} e l'avessero fatto
di pratiche che dî précise influenze stilistiche. Converrebbe, proprio in Sicilia, nella zecca di Siracusa'4S. La questione dei
inoltre, condurre uno studio approfondito sulle monete ara- gettoni di vetro!49 e di altri pesi150 islamici rimane ugualmente
bo-musulmane scoperte in Sicilia o provcmcnti daU'isola147 aperta, m Sicilia corne altrove.
in modo da verificare quanto suggeriscono i documenta délia Da una parte, le fonti scritte già note raramente vengono
Gheniza a proposito del commercio sicihano di età fatimide, rilette criticamente, e dunque difficilmente possono suscita-
e in modo anche da introdurre qualche spunto di riflessione re interpretazioni innovatrici (e in questo senso, gli storici
rîguardo al période précédente non documentato dalle fond brillano per la loro assenza). Dall'altra parte le ricerche ar-
scritte. Rimane aperta, ad esempio, la questione del signifi- cheologiche, epigrafiche o numismatiche non permettono di
cato da dare alla diffusione dei quarti di dinar (rubaî., tâ'i) in compensare il ritardo che, nonostante Pabbondanza dei ma-
Sicilia: è il scgno di un'economia fortemente monetaria o icriali a disposizione, caratterizza nel suo complesso la sto-
piuttosto délia preponderanza di scarnbi di modesto valore ria délia Sicilia islamica e che tocca anche le demande e la
globale (un'ipotesi non escludendo l'altra)? L'ultime tentati- definizione dei temi délia ricerca151.
vo in ordine di tempo di rinnovare le interpretazioni classi- 3.2. La Sicilia fra Bisanzio e l'Islam
che riguardanti le monete arabo-musulmane in Sicilia è ré-
La specializzazione disciplinare degli storici, divisi netta-
cente: M.L. Bâtes, in un articolo in oui insiste, opportuna-
mente fra période bizantino e islamico, spiega perché la
questione délia transizione da una fase all'altra sia raramente
tamc collczionc di cofanetti conservata ne! tcsoro delta Cappella palatina di Pa-
lermo (cfr. L'età normanna c sveva m Sîcilia, catalogo dclla mostra, Palermo .ilfrontata. Anche se la conquista arabo-musulmana è stata
1994), ma anche ai cristalli di rocca e aile altre piètre prcziosc conservât! per lo o^getto di due nuove analisi15-, numerosi permangono gli
più nei tesori ecclcsiastici e corredati di iscrizioni, che sono stati pubblicati m .ispetti insufficientemente trattati. Appare persistente, infat-
occasionc di alcune mostre (ad cscmpio Federico e la. Sicilia dalla terra alla co-
rona. II: Arti figurative e arii suntuarie, Palermo 1995, nuova éd. Arnaldo ( i, il caractère dell'isola corne area di frontiera, dato che il val
Lombardi, Sîracusa 2000). Questo fenomcno, peraltro bcn studiato (cfr. A. 1 >cmone resta a lungo più legato alla Calabria e alla sfera
Shalem, Islam christianized - Islamic portable Objects in thé Médiéval Cburch
Treasitries ofthe Latin West, nuova éd. rivista da P. Lang, Frankfurt am Main- d'influenza bizantina, e dunque scarsamente integrato nello
New York 1998), potrebbe costituirc l'oggetto di una ricerca sistematica in Si- spazio controllato dal governo musulmane 1 ". Questa di-
cilia e rivelerebbe di certo numerosi inediti, nonostante che la gran parte di mcnsione, pero, è poco considerata, anche se fino alPawen-
questi oggetti sîa generalmcntc datata a un période post-islamico.
H5 La bibliografia è estrcmamentc dispersa, ecconc qualche esempio: per i in dei fatimidi (che completano la conquista del val Demo-
talisman! si consultera A.M. De Luca, Taasmam con iscrizioni arabe rinvcnuti iu') è innegabile. Sembra che, in générale, Faffermarsi délia
in Sicilia, in La Sicile islamique cit., pp. 303-17, che contienc una bibliografia
aggiornata per la Sicilia; per Fultimo stato délie ricerchc sui sigilli identirîcati,
corne quclli portât! dai abimmi per atcestare i loro versamenti delk gizia, cfr. "! M.L. Bâtes, The introduction of thc Quarter-dînar by thé Agblabids in
Ead, Reperti inediti con iscrizioni in arabo rinvenitti nei sîto arcbeologico di '<••! H. (A.D. 878) and its dérivation from thé Byzantine tremissis, in «Rivista
Milena: i sigilli e le monete, in Stttdi in onore di Umberto Scerrato cit., vol. 1, n.ili.uia di numismatica c science affini», 103,2002, pp. ] 15-28.
pp. 231-59. "'' Duc articoli recenti danno la bibliografia per la Sicilia: F. d'Angelo, Ai-
lifl Siamo ancora fcrmi a M. Amari, Le epigrafi arabicbe di Sicilia, trascritte, . uni aspetti dei pesi monetali islamici in vetro, in Stitdi in onore di Umberto
tradottc e illttstrate, Palermo 1875, nuova éd. rivista da F. Gabricli, Flaccovio, '« rmrjo cit., vol. 1, pp. 225-30 e Id., Analisi economicbc e chimiche dei peu mo-
Palermo 1971; montre la tes! di dottorato di V. Grassl resta médita; cfr. perô inijli in vetro dclla Sicilia, in «Rivista délia Stazîonc Spcrimentale del Vetro»,
Ead., Le stèle fitncrarie islamiche di Sicilia: provenienze e problemï apc-rtî, in La '..Ï005, pp. 29-35.
Sicile islamique cit., pp. 351-65, con bibliografia. ''' H.P. Islcr, Pesi di bronza islamici dagli scavi di Monte lato (Sicilia), in
'" Se una parte délia collczione délia Biblioteca Comunale di Palermo c sta- i .iii.iderni ticmesi di Numismatica e antichità classichc», 27,1998, pp. 345-69.
ta oggctto di un'cdizione degna di questo nome (cfr. A.M. De Luca, Le monete m Una dimensionc ben sottolineata da D. Valérian nella sua rccensionc dî
con legenda araba délia Biblioteca Comunale di Palermo, Parte 1, Palermo / . 1 Sicile islamique, in «Bulletin Critique des Annales islamologiqucs», 21,
1998), manca ancora uno studio complessivo sulla questione. L'ultimo studio 'iiDS.pp. 55-6.
comprcnsivo c dcttagliato è qucllo di P. Balog in Gli Arabi in ftalia cit. Più re- "' Cfr. Prigent, La carrière du toumarque cit. c Nef, La conquête arabo-
centemcnte, Ph. Grierson c L. Travaini, Médiéval European carnage. With a ca- l'iiiMihnanc de la Sicile cit.
talogue ofthe coins m thé Fitzwilliam Muséum. 14. Italy; 3. Souw Italy, Sicilia ' •' V. Prigent, La présence byzantine en Sicile au X' siècle, di prossima pub-
andSarainîa, Cambridge U.P., Cambridge 1998, pp. 73-5. Mil ,i/ione in Guerre et société en Orient et en Occident cit., che confcrma que-
54 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia. altomedievale 55

dinastia ismailita segni un'accentuazione dei tratti îslamici che taie relazîone fosse debole. Seconde Aman, a caratteriz-
délia società; ciô indurrebbe a spostare in avanti la fase di zare la Sicilia islamica era soprattutto l'autonomia di cui
pm intensa islamizzazîone dell'isola (concepîta corne un avrebbe goduto sotto la dinastia dei kalbiti, al potere a parti-
evoluzione multiforme e larga, di cui parleremo in seguito), ré dal 948, un'autonomia rafforzata dallo spostamento
verso la prima meta del X secolo. Tenderebbero a confer- dall'Ifrîqiya al Cairo del centro politico da cui dipendeva
marlo altri due indizi, entrambi relativi all'azione di governo l'isola. Questa lettura è général mente accettata, ma non è co-
califfo fatimita al-Mu'izz: la celebrazione per cosî dire di sî scontata. Primo indizio di una maggiore complessità è il
massa'54 del rito délia circoncisione, imposta nel 962, e il cé- fatto che, corne nel caso délia Sicilia bizantina, l'isola sembra
lèbre rescritto del 967, con cui venne ordinato un piano di controllata da vicino: in effetti sono inviati a combattere in
fortificazione générale, e che prevedeva la costruzione di Sicilia personaggi di alto rango politico, perfino dei membri
una moschea in ogni città fortificata155. dclla dinastia che régna in Ifrîqiya o in Egitto158. Inoltre, la
Gli ultimi due quarti del IX secolo, che si potrebbero al- rcpressione degli episodi di ribellione in Sicilia è per lo più
lora qualificare corne «proto-islamici», pongono il problema rapida e efficace, anche perché, corne nel période preceden-
delFinterazione tra una popolazione da poco conquistata e i le, queste rivolte non mirano a promuovere un'autonomia
portatori di una cultura nuova, arabo-musulmana, e quello ivgionale. Infine, l'ascesa al potere dei kalbiti stessi puô esse-
délie modalità di reciproca rappresentazione dei due gruppi iv Ictta in maniera opposta all'interpretazione tradizionale,
a confronto. La dimensione militare è certo l'aspetto meglio poiché la loro fedeltà all'Egitto fatimide è înnegabile. Da un
documentato, ma non ci si puô Hmitare ad essa. È évidente punto di vista politico, dunque, sembra necessario sfumare
l.i lettura usuale délie fonti, dato che la Sicilia non puô non
che per affrontare tali questioni occorre una padronanza del
.IVIT costituito una posta in gioco strategica per i fatimidi di
ereco e delParabo insieme, o almeno una collaborazione (.
tra
honte allé pretese califfali di Cordova. Ciô spiega perché,
gli specialisti, cosî da far uscire questo momento di passag-
> i mie già avevano fatto per il Maghreb, al momento délia lo-
gio dalle nebbie che lo awolgono. Si è visto sopra corne l'ar-
1 1 1 partenza per l'Egitto, con i ziridi d'Ifrîqiya, i fatimidi si
cheologia abbia molto da dire sui fattori di continuità e di
Iti'.sero preoccupati di delegare Pautorità sull'isola a una di-
evoluzione, e in effetti questo IX secolo, a lungo considerato
n.istia appositamente designata, i kalbiti159.
corne un buco nero dal punto di vista degH indicatori mate- Da un'ottica economica, al di là dell'importanza, ben no-
riali, comincia invece a essere conosciuto un po' meglio156. i . i , délia produzione agricola siciliana, in particolare cereali-
3.3. La Sicilia, il mondo islamico e il Méditerranée tra il IX e • iil.i, c dell'introduzione di nuove colture (canna da zucche-
l'XI secolo fO, alberi da frutta ecc.) che tutti i geografi arabi sottolinea-
Spesso la storiografia del XIX secolo ha affrontato que- ii""', insieme al suo commercio fiorente, i documenti délia
1 îlit-niza mostrano l'integrazione dell'isola in uno spazio
stioni fondamental!, ma lo ha fatto in una maniera che ci ap-
• nmmcrciale triangolare con Egitto e Ifrîqiya. A questi tre
pare oggi sorpassata. Fra queste vi è anche quella relativa alla
I ' n i MIT possono aggiungersi altre zone del Maghreb e di al-
natura e aU'intensità dei rapport! che, attraverso i secoli, le-
Anil.ilus, almeno a partire dal X secolo e fino alla meta di
gano la Sicilia a un centro politico esterno ad essa'57. Per
quanto riguarda il période islamico, Michèle Amari riteneva
Si vcda ancora Nef, La conquête arabo-mustdmane de ta Sicile cit.
I -,i bibliografia récente sui Fatimïdi, e in particolare sui loro esordi, c ab-
151 In ultime luogo, Johns, Arable Administration cit., p. 25. ' I mie, anche se non aggiunge mente di nuovo sulla Sicilia, accontentandosi
'" Questo testo ha fatto versarc fiumi di inchiustro: cfr. H. Brcsc, Terre e I M '.i .1 M. Amari: H. Halm, The Empire of'thc Mahdi - The Rise oftbe Fa-
castelli: le fortificazioni ndla Sicilia araba c normanna, in Castelli. Storia- e ar- ./•. M,ut. ïng. di Id., DasRcich des Mahdi. DerAufstieg der Fatimiden, Brill,
cheologia, a cura di R. Comba e A. Scttia, Turingraf, Torino 1984, pp. 73-87, lu m li I .ndcn-New York-Colonia 1996, M. Brctt, Thc Rise of thé Fatïmids -
specialmentc p. 75 c Metcalfe, Miislims and Christian! cit., p. 21. I I : ,
\\'">tii oj tbe Mediterranean and thé Middle East in thé Tenth Century
'"• Cfr. Arcifa, Nnovi dati cit. ' '
M n l l , I.eiden-Kôln-Boston 2001; PelHttcri, anche se non si traita del tema
'" La conquista è imrapresa dalla dinastia aghlabita d'Ifrîqiya nell'827. ' I i luilo, condivide questo punto di vista, cfr. Id., Thc Historical-ideolo-
Qucsta c rovesciata dalla dinastia sciha dei Fatimidi, giunta al pocerc nel 909 in
Ifrîqiya, ma che nel 969 si trasferisce in Egitto dove edifica îl Cairo comc sua 1,1 ricchczza ben sottolineata dalle Condusioni di H. Brcsc a La Sicile
nuova capitale.
Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 57
56 Primo piano
colo, date che in questa prima fase la cultura, le modalità di
quello successive: il che delinea una rete di traffici mediter- governo e altri fattori caratterizzanti la nuova presenza non
ranei che coinvolge autorità politiche diverse, e che, corne i crano che in via di formazione (il che non è più vero già alla
testi délia Gheniza ben documentano, riflette bene gli inte- meta del IX secolo). Inoltre, gli arabo-musulmani sono a
ressi in gioco. questa data molto meglio conosciuti rispetto alFinizio délia
Dal punto di vista culturale, infine, se inizialmente i dotti loro espansione da coloro contro i quali combattono e che
siciliani si formano viaggîando, secondo un costume abituale cventualmente conquistano, e in particolare dai bizantini.
nel mondo islamico1''1, e cioè in Oriente e in Ifrîqiya, a parti- Ciô detto, da un lato il fenomeno dell'islamizzazione ri-
ré dall'XI secolo, invece, si moltiplicano i centri di legittima- manda alla sfera culturale e dunque alla lingua e alla religio-
zione del sapere interni allô spazio insulare162. E possibile, ne, e m particolare alla soprawivenza o alla scomparsa di
dunque, distinguere, di nuovo, diverse fasi nelFintegrazione };ruppi non musulmani in un contesto islamico165, ma anche
délia Sicilia nella koinè e nello spazio culturale del dàr aï- allé pratkhe artistiche e alla cultura materiale. Dall'altro,
islam. Sarebbe utile, per rafforzare questa prima impressio- (|uesto processo rimanda alla sfera socio-economica: e in
ne, condurre un'analisi sistematica délia produzione deglî particolare alPintroduzione di nuove colture - per cui sa-
autori siciliani attraverso le voci dei dizionari biografici e gli rebbero auspîcabili in Sicilia lo studio archeologico dei si-
estratti citati nelle antologie, al fine di collocare gli autori .stemi di irrigazione e délie ricerche bio-archeologiche -,
stessî nel loro conteste storico e di mettere in luce le loro re- l'attivazione di una fiscaHtà rispettosa délie norme islami-
lazioni con la corte kalbita di Palermo1"3. che, la diffusione di un diritto musulmano, l'evoluzione
Già la formulazione di questi terni, che certo richiedono ilclla struttura fondiana e délie campagne, e delFhabitat nel
ricerche più approfondîte, suggensce dunque che la Sicilia suo complesso (e quindi anche délie città, indagine
non fu affatto cosï periferica nello spazio islamico corne si i|uest'ultima tanto più difficile da condurre in quanto la re-
era orientati a credere. Anche che questo stesso spazio, m- it1 urbana evolve poco nelle sue linee generali sotto la domi-
fatti, tende a frantumarsi précisamente a partire dal X seco- nazione musulmana e dopo). Un processo cosî complesso
lo, data in cui emergono califfati concorrenti: un'evoluzione non puô non assumere forme spécificité a seconda dell'area
annunciata dallo sviluppo di potenti emirati regionali nel se- presa in considerazione: ma queste distinzioni devono an-
colo précédente. a>ra essere messe m luce per la Sicilia.
Il tema délia collocazione dell'isola nello spazio islamico La questione deH'islainizzazione rientra in quella più va-
è collegato, nelle sue différent! declinazioni, a quello délie sta délie evoluzioni (termine da preferire a quelli di «rottu-
modalità e délia profondità delFislamizzazione"''' tra IX e IM» e di «continuità», corne la storiografia su al-Andalus ha
XI secolo. Si tratta di un problema complesso che non è ilcfinitivamente dimostrato)"" che accompagnarono i cam-
mai stato affrontato in ambito siciliano corne meriterebbe. biamenrj di dommazione. L'archeologia di al-Andalus inse-
Solleva, infatti, questioni che si scostano da quelle poste |-,na appunto che le continuità dicono spesso, sulle trasfor-
dalle conquiste musulmane del VII e degli inizi dell'VIII se- mazioni di una società, tanto quanto le rotture167, anche se
"•' H. Touaci, Islam et voyage an Moyen Âge, Seuil, Paris 2000. '" Talc questionc è oggetto di un articolo di A. Nef, L'histoire des «moza-
'" A. Nef, Les élites savantes urbaines dans la Sicile islamique d'après les ftffes» de Sicile: bilan provisoire et nouveaux matériaux, di prossima pubblica-
dictionnaires biographiques arabes, in La Sicile islamique cit., pp. 451-70. W. /innc negh atti del convegno Quelle identité mozarabe?, a cura di C. Aillet, M.
Granara, specialista défia Sicilia e délia sua storia culturale, ha rccentemcntc IVuelas e P. Roissc, Madrid (Casa de Velazquez).
pubblicato: Islam éducation and thé transmission of knoivledge in Muslim "''' Si vcda, tra i tantî, il titolo del convegno récente Ai-Âudalus, espaça de
Sicily, in Law and Education in Médiéval Islam, Stttdies in meinory of Pr. G. iniidança. Balança de 25 anos de histôria e arqiteologia medievais. Homenagem
Makdisî, a cura di J.E. Lowry, D.J. Stewart c S.M. Toorawa, Gîbb Mémorial • > /iiiiu Zozaya, Mcrcola, 26 maio 2006.
Trust, Cambridge 2004, pp. 150-73. '" S. Guticrrez, La cora de Tudmîr de la Antigiiedad tardia al mitndo islâ-
"J Non mancano in effetti le analisi letteraric o, più csattameme le tradu- iniiit - Poblamiento y ailtura material, Casa de Velazquez e Diputaciôn pro-
zioni e akre antologie, mancano invece gli studi di caratterc storico. vincial de Aiicante, Madrid-Alicantc 1996. Questo punto c ben sottolineato da
IH Nel senso di una integrazionc in una sorta dï koinè culturale islamica, T. Ardizzone in Qiialcbe considerazione mile «matrici cidtttrali» di alcunc pro-
che non puo essere définira unicamentc dalla rcligione musulmana e dalla lin- ilit/.ioni ceramicbe délia Sicilia occidentale islamica, in La Sicile islamique cit.,
gua araba, poiché la divcrsità prévale sia dal punto di vista linguistico che rdi- |i|). 191-204, in particolare 193-4.
gioso.
58 Primo piano
Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 59
conviene non cadere nell'eccesso inverso. Gli studi in mate-
na non sono che all'inizio, ma hanno gîà mostrato come qiya, solleva, anche per la Sicilia, tutta una série di demande,
l'islamizzazione délia cultura materiale, nel senso dî un'inte- ancora molto aperte171. Si tratta di un problema fondamenta-
grazione in una koinè di forme e di decoraziom, fosse perce- le perché legato allé modalità dell'islamizzazione. Come in-
pibile, per quanto riguarda la ceramica, perfino nelle piccole terpretare quest'ultima? Fu effetto di un'immigrazione mas-
località"'* e questo nonostante il mantenimento parallèle di siccia oppure di una lenta trasformazione délie forme cultu-
forme ceramiche precedenti a questo sviluppo. rali délia popolazione locale? Fu determinata dall'azione
L'evoluzione socio-economica appare tuttavia più lenta. collettiva di ampie compagini claniche oppure dalFarnvo di
La fiscalità, per fare un esempio, non sembra aver seguito al- sîngoli individui e di famiglie? L'importanza dei berberi po-
la lettera, in Sicilia come in altre regioni, i principi islamici169. irebbe avère imphcazioni non solo per la lingua, ma anche
Se le trasformazioni del popolamento sono lungi dall'essere nel campo dei rapporti etnico-politici, per quanto riguarda,
note con precisione, quelle délie strutture fondiarie riman- m particolare, le tensioni con i gruppi che si defimscono co-
gono un tema di ricerca largamente aperto, anche se le prati- me arabi; e infine, soprattutto, nelFambito délie pratiche re-
che fiscali suggeriscono délie continuità, in particolare per ligiose, dato che certe correnti considerate eterodosse m
ciô che riguarda la natura statuale dei prehevi e dunque an- quanto non sunnite (e segnatamente quella degli khraijiti
che di parte délie concessioni fondiarie. Nondimeno la que- ihaditi) erano particolarmente importanti m ambiente ber-
stione è delicata perché i prelievi stessi sono retti da regole bère. Difficilmente le demande a proposito dei berberi tro-
che nsalgono m parte alPepoca bizantina. Michèle Aman ha veranno, sulla base délie fonti disponibili, risposte certe172,
suggerko che durante il periodo islamico i latifundia bizan- nia certo meritano di essere nuovamente formulate 173 . Si
tini avrebbero ceduto il posto a proprîetà più piccole. Una puo, infatti, ipotizzare che, dati i suoi legami con l'Ifrîqiya,
taie asserzione tuttavia, per mancaza di fonti, non puô essere l.i Sicilia fosse stata oggctto di massicci insediamenti di po-
dimostrata, oltre al fatto che le strutture fondiarie d'epoca polazione berbera. Tuttavia, le fonti non lo lasciano intrave-
bizantina non erano cosî monolitiche come credeva Amari dcrc inentre la presenza massiccia a Païenne di nisbasm, che
stesso, che percepiva i bizantini come il simbolo esecrabile linviano a gruppi arabi, o che si defîniscono come tah, po-
delPoscurantismo religioso e dell'oppressione politica. Al i ivbbe suggenre una penetrazione araba specificamente più
contrario pare certo che almeno in una parte delPisola (se- lurte nel governo e nelPamministrazionel7S: caratteristica che
gnatamente la zona di Monreale, meglio documentata) siano i iiroviamo nella composizione del comando dell'armata che
state effettuate, dopo 1*827, concessioni fondiarie riferibili a
un modello islamico (del tipo dell'iqtâ') e non feudale o pro- '•'' Per una Sicilia poco berbera si veda la posizione, su cui è opportuno ri-
ii'inarc, dî Metcalfe, Miislims and Cbristîans cit., pp. 62-7. L'autore insiste a
to-feudale170. I'.INMO titolo sul décalage tra la probabile importanza délia popolaxionc berbera
Direttamente legato a quest'ultimo tema, quello rclativo MI Sicilia e l'esiguità dcgli elcmcnti attestants il bcrbero come lingua usata
alla realtà tribale e berbera, owiamente importante in Ifrî- nill'isola.
"J Questione che si pone anche per al-Andalus, dovc perô la maggiore ab-
bnndanza di fonti permette di essere più affermativi, cfr. P. Guichard, Stritctu-
n • un-laïcs "orientales» et "occidentales» in l'Espagne musulmane, Mouton, Pa-
Arcifa, Nitovî dati cit.
lfi<î M , / l , a Haye 1977. Per una rilettura délia qucstionc si veda E. Manzano, Con-
"'' Primi elcmcnti in A. Nef, Conquêtes et reconquêtes médiévales: une ré- tHUtitdores, emiresy califas. Los Omeyasy la formation de al-Andalits, Cn'tica,
duction en servitude généralisée? (Al-Andalits, Sicile et Orient latin), in Les for- h.M ( cloua 2006, pp. 166-86.
mes de la servitude: esclavages et servages de la fin de l'Antiquité ait monde I '' Anche su talc questione restiamo ancora tributari délia vulgata amariana,
moderne (Actes de la table ronde de Nanterre, 12-13 décembre 1997), in "Mé- " M i n l i cui 1 berberi sarebbero stati particolarmente prescnti nei dîntorni di
langes de l'École Française de Rome. Moyen Âge», 112/2, 2000, pp. 579-607, \\\\, un'idea che non si capiscc bene su cosa sia fondata
approfondki in Ead., La fiscalité islamique en Sicile des origines à la fin du XII' I I Ricordiamo che il nome proprio in arabo puo essere composte di parée-
siècle, cfr. nota 123. • lu clcmenti (di cui non citiamo qui che alcum esernpi): la kunya (la forma «pa-
'" L'iqtâ' è una concessione di natura fiscale che consiste nel rcndere un in- ' l i ' d i " , abfi) che puo essere un soprannome e non rimandare a una filiazione
dividuo bencficiarîo dclle entratc dcll'irnposta che pesa su una comunità rurale. n île, l'/sm o parte intima del nome, il nasab (la forma «figlio di», biri) c la nisba
Questo tipo di concessione, finalizzata a finanziare l'armamcnto dei combat- • i .il'j'rttivo cfi relazione, che termina in «î» e che rinvia sia a una provenienza
tent!, non aliéna, m ceoria, le cntrate dello Stato, perché c temporanea e non Bini'.i.ilica sia a una tribu o ancora, ma più raramente, a un mestiere. In propo-
porta a una privatizzazionc; nella pratîca, perô, le cose sono più complesse. • nn, i-lr. J. Sublct, Le voile du nom, Puf, Paris 199].
1 ' Cfr. Nef, La conquête arcibo-mumlmane de la Sicile cit.
60 Primo piano Nef e Prigent, Sicilia altom.edieva.le 61

aveva assaltato la Sicilia176. Vi sono perô due indizi che obbli- si possono individuare all'interno délia cultura materiale a
gano a non essere troppo categorici: in primo luogo, se è ve- seconda délie regioni interne"". Corne è awenuto nel caso
ro che anche nelle fonti maghrébine, che sono anzitutto fon- délia penîsola iberica, conviene in ogni caso proseguire le ri-
ti arabe, l'elemento berbero è largarnente sottorappresenta- cerche al fine di mettere in evîdenza la prevalente tipologia
to, non dovrebbe stupire che in Sicilia accada altrettanto; in d'islamizzazione insieme ai probabiH elementi di continuità
seconde luogo, i nomi tribali che rinviano ai berberi sono osservabili sul terreno, variabili, questi ultimi, in rapporte ai
sufficientemente numerosi in ambito siciliano per essere te- caratteri délia zona presa in esame e allé sue relaziom con i
nuti in débita considerazione177. centri di potere (urbanî e non solo) attivi a livello régionale
Quanto al carattere tribale17" délia popolazione sîciliana, (insulare) e microregionale1^.
non solo délia parte berbera, spesso dato per scontato a par-
tire da Michèle Amari, le fonti non lo mettono affatto in lu-
ce: né i testi che fanno riferimento agli attori délia conqui- 4. In condusione: perché conviene non trascurare
sta'79 né quelli relativi allé fasi posteriori délia storia délia Si- la Sicilia bizantina e islamica
ciha islamica. È invece la suddivisione in clan famihan che
sembra corrispondere meglio allé strutture délia popolazio- Ci auguriamo di aver mostrato che senso abbia affronta-
ne arabo-musulmana dell'isola180. rc insieme l'epoca bizantina e quella islamica, caratterizzate
Ancora una puntualizzazione: è évidente, ma troppo cntrambe non solo da legami con l'Ainca (e poi con l'Ifrî-
spesso trascurato, che Pinsieme di tah question! esige ormai qiya) ma anche da uno forte peso dell'Onente. Le question!
un approccio più analîtico dello spazio, perfmo di tipo mi- sollevate dal volume, la natura e l'uso di fonti adoperate
cro-régionale, piuttosto che una prospettiva costantemente all'interno di discipline différend, ma complementari, sono
aperta sulFintera Sicilia. Infatti, per limitarci a una distinzio- spesso analoghe; ma queste consideraziom non sono suffi-
ne sommana ma évidente a tutti, è împensabile che la Sicilia cicnti. Se c'è infatti una continuità che segna la storia
orientale e la Sicilia occidentale abbiano conosciuto un'evo- ilell'isola nell'alto medioevo, questa puo essere ben rappre-
luzione perfettamente identica. Allô stesso modo, le aree sentata dall'immagine di uno spazio penfenco m rapporte
prossime a Palermo, cioè a una capitale formalmente istitm- .igli imperi da cui dipende, ma, al contempo, tutt'altro che
ta, non possono essere analizzate alla stessa maniera délie periferico all'interno délia rete economica e politica, alla
zone più lontane dal principale centre di potere. Lucia Arci- quale, nelle sue diverse configuraziom, appartiene. Una rap-
fa ha cosî tentato di mostrare, ad esempio, le differenze che presentazione, questa, che potrebbe essere quasi rovesciata
M' ci si sposta in età normanna: l'isola raggmngerà allora
17(1Cfr. Id., La fiscalité islamique en Sicile cit. l'autonomia politica, ma nello stesso tempo comincerà il
177 E quanto mostra m partiœlare lo studio di nisbas tribali: A. Nef, Pre- processo délia sua marginalizzazîone all'interno del mondo
mières réflexions sur l'emploi et la place de la nisba tribale dans les dénomina-
tions individuelles en Sicile (IX'-Xll1 siècle), ncgli AcCcs de la table ronde 'Des mcditerraneo,
noms et des hommes', in «Sources et travaux historiques», 45-46, 1996, pp. 71-8 È necessario, inoltre, abbattere un'altra barnera cronolo-
(ma pubblicato ncl 1998).
"* La tribu araba non è certo facile da defînirc. Segucndo Guichard, Structures C.ica, quella che divide i secolî VI-XI da un lato e il periodo
sociales "Orientales" cit., si puô proporre che si tram di «raggruppamenti socio- normanno-svevo dall'altro, per non correre il nschio di sot-
policici non stamalî», la cui coesione riposa su una parcntcla patrîlineare instimare la specificità sicihana nel corso del periodo (due
roclamata, se non reale, e che c divisa in sottogruppi, che arrivano fino al nucleo
E imiliare, aventi cîascuno un referente eponimo. Ciô che la consolida c la
'asabiyya, tcorizzata da Ibn Khaldûn, lo «spirito di corpo» di nature difcnsiva c
st-coli almeno) che fa seguito alla fine del periodo islamico -
offcnsiva, che la spinge alla coesione di fronrc ad altri gruppi délia stessa natura.
Per una rcvisionc di qucsta concezione segmentaria si veda E. Manzano, |:'' Arcîfa, Nitovi dati cit.
Conquistadores, cmiras y callfas, pp. 129-46. lh: Cfr. L. Arcîfa, A. Nef, Les dynamiques entre villes et châteaux dans les
""' Cfr. A. Nef, citato alla nota 108. ii nitoircs de Nota et Lentini (val de Nota, Sicile sud-orientale), di prossima
'*: Questo almcno c quanto apparc dalla leitura dei documcnri di età nor- pubblicazione negli atti di Castmm VIII, c A. Nef, Les monts péloritains et les
rnanna, che citano i legami di parentela ira padrc e figlio, tra fratelli c anche ira rifbrodes orientales de la domination islamique à l'époque des Hautcville, in
suoceri e genen corne legami di riferimento. Questo aspetto si potrcbbc anche / .1 v,dle d'Agrô. Un territorio, una storia, un destina, a cura di C. Biondi, Offi-
mettcrc în relazione conïa forte présenta del darb in una citcà quale Palermo. « ma di Studi Medievali, Palermo 2005, pp. 19-38.
Nef e Prigent, Sicilia altomedievale 63
62 Primo piano
guarda quelle con la Calabna184, ma pure quelle con la costa
ma il problema è ancora più complesso, se pensiamo al tema amalfitana185. Si tratta di una tematica essenziale, perché con-
dell'eredità greca e islamica m Sicilia (in particolare attraver- sente di comprendere non solo le differenze subregionali tra
so le comunità ebraiche arabofone) fino al XV secolo. la Sicilia orientale e quella occidentale, ma anche, per un'epo-
Del primo blocco temporale deve anche essere perfezio- ca posteriore, ciô che accomuna la Calabria e la Sicilia.
nata la periodizzazione interna, cosî da poter decifrare me- Il terzo si rifensce al problema délia «scomparsa» dei
glio il passaggio tra antichità e medioevo. A questo scopo le musulman! di Sicilia. Se una parte di essi emigro verso il dâr
fonti dovrebbero essere sottoposte a una venfica intensiva, aï-islam, e un'altra venne deportata a Lucera in Puglia da
fondata anche sui nuovi interrogativi emersi dallo studio di Federico II, rimane ancora da verificare cosa accadde degli
altre regionî mediterranee, bizantine e poi arabo-musulma- altri. L'ipotesi più fondata è che la loro integrazione nel tés-
ne. E tempo ormai, insomma, non solo di riannodare il lega- su to sociale delPisola abbia reso graduai mente impercettibîli
me tra la prima e la seconda parte del medioevo siciliano, ma divers! nuclei di popolazione.
anche di reintegrare la Sicilia nella storia delPimpero bizant!- Infine, le relazioni tra Sicilia e Bisanzio da una parte, e tra
no prima, e del dâr aï-islam poi, Sicilia e mondo islamico dalPaltra, dovrebbero essere studia-
In conclusione, una mighore conoscenza délia storia dél- le m modo approfondito anche al di là délia meta del XIII
ia Sicilia altomedievale non è fine a se stessa: serve, invece, .secolo; dovrebbe cioè essere messa m discussione un'altra
ad arricchire il panorama délia storia del mondo islamico tra soglia periodizzante, quella che generalmente (fatto salvo il
IX e XI secolo e serve a migliorare la nostra cognizione délia urina délie relazioni commercial!) tende a leggere il regno di
storia posteriore dell'isola. Molti délie questîoni poste m Federico II corne la stagione conclusiva di tutta un'epoca.
queste pagine si ncollegano infatti a problemi important! an-
che per gli speciahsti délia storia bassomedievale. È possibi-
le, da questo punto di vista, delineare nuove vie di ricerca,
anche se in modo necessariamente prowisorio dato il carat-
tere aperto e instabile del cantiere che si sta aprendo. Ci so-
no perô alcuni nodi tematici fondamental! la cui nlevanza
per le ncerche future è, ci sembra, abbastanza certa.
Il primo concerne il ruolo dello Stato nell'organizzazione
socio-economica, almeno fino alla meta del XIII secolo. In
effetti, le specificità délia feudalizzazione dell'isola, e soprat-
tutto i suoi limiti"13, sembrano derivare in parte dall'esperien-
za bizantina e poi islamica, ma anche dalla forma peculiare di
statualità che matura al suo interne.
Il seconde si nferisce allé relazioni dell'isola con Fltaha.
Si sono mantenute nel corso del période islamico? A quanto
pare la risposta deve essere positiva, almeno per quanto ri-

LHJ In effetti, da questo punto di vista, si tende spcsso a proicttare la realtà


pcninsulare sulla Sicilia. Per un approccio différente, cfr. H. Bresc, En Sicile, du
don gratuit à la structuration de l'Etat, in Fiefs et féodalité dans l'Europe méri- KI 'iit-inoria di Léon-Robert Ménager, a cura di E. Cuozzo e J.-M. Martin,
dionale (Italie, France du Midi, Péninsule ibérique) du X' ait XIII' siècle, a cura 1 . 1 . M , Koma-Bari 1998, pp. 90-117.
dî P. Bonnassic, CN11S Université Toulouse-Lé Mirail, Toulouse 2002, pp. 75- ( '.if. ad cscmpio F. Ardizzonc, Rapporti commcràali tra la Sicilia occi-
92 c G. Petralia, La «signoria» nclla Sicilia normanna c sveva: verso nnovi sce- "i il,- i' // Tirreno centro-meridionale nelt'alto medioevo alla litce del rinveni-
nari?, in La signoria rurale in Italia nel medioevo, Ed. ETS, Pisa 2004, pp. 218- 'ii" ili iilcmii contenitori da traspono, in n Congrcsso nazionale dî archcolo-
54. ilicv.ile, Brcscia, 28 scttembre-1 ottobrc 2000), All'insegna del Giglio, Fi-
1S1 Cfr. La veille d'Agrô cit. c G. Noyé, La Calabre entre Byzantins, Sarra- *. '(100, pp. 402-7.
sins et Normands, in Cavalieri alla conquista del Sud. Studi siiU'Italia norman-

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