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Le maledizioni nel mondo antico

di Vito Foschi (3391644127)

Nel mondo antico greco-romano erano diffuse varie pratiche magiche, tra le quali le cosiddette
defixiones che hanno avuto una diffusione temporale piuttosto ampia dal V secolo avanti Cristo al V
secolo dell'era volgare. Il nome deriva dal verbo defigere che significa letteralmente legare, fissare,
infiggere ed erano una sorta di maledizione scritta. Lo scopo di tale pratica magica era nella
maggior parte dei casi quella di nuocer ad un avversario e pertanto lo studioso Allondet le ha
classificate in base all'oggetto del contendere in 5 tipi: giuridiche, erotiche, commerciali,
agonistiche, e contro i ladri e le maldicenze. Eccetto l'ultimo gruppo più generico di protezione
contro i ladri, tali maledizioni mirano a rendere inoffensivo un avversario in una qualche disputa,
sia che si tratti di un concorrente commerciale, un testimone in tribunale, un corteggiatore o
addirittura un marito di una donna o un concorrente in una contesa sportiva.
La maledizione è innanzitutto un rito ed esistono dei papiri che lo descrivono in maniera
particolareggiata nelle sue diverse varianti risultando a volte anche di una certa complessità. Nella
sua essenza il rito consiste nel trascrivere una formula di maledizione su un supporto poi da
seppellire in un luogo apposito. La formula va recitata mentre si incide, e l'incisione sembra quasi
un rafforzamento per assicurarne l'efficacia. Quelle che sono pervenute fino a noi sono delle
iscrizioni su lamine di piombo, ma potevano essere su papiro o cera, materiali che non
sopravvivono al tempo.
Nelle iscrizioni il termine legare è accompagnato dall'aggettivo "in basso" che ha lo scopo di
rafforzare il verbo indicando l'atto di immobilizzare, chiedendo per esempio di immobilizzare la
lingua di un testimone o le membra di un atleta, ma a questo significato si accompagna il concetto
di "dedicare" ovvero l'invocazione di una divinità affinché agisca contro l'avversario. L'utilizzo di
tale termine non è casuale perché le divinità a cui si rivolge il rito sono quelle sotterranee. Nella
magia c'è un rovesciamento del senso comune, così come la religione si rivolge agli dei del cielo
così la magia si rivolge alle potenze infere.
Da ciò l'importanza del nascondimento della lamina che normalmente veniva nascosta in tombe,
pozzi, anfratti, sorgenti o gettata in mare. In poche parole si cercava di portarla più vicino possibile
alle potenze che si evocava in aiuto. Il particolare uso delle tombe per il seppellimento aveva lo
scopo di usare l'anima del morto come messaggero, e si sceglieva un defunto qualsiasi senza
speciali caratteristiche al contrario di altre operazioni magiche ove si cercava la tomba di morti in
maniera violenta o prematuri. I ritrovamenti archeologici di tavolette di defissioni sono state fatte in
varie tombe che non avevano nessun particolare che le rendesse diverse le une dalle altre.
Altro motivo del seppellimento era quello di non farle trovare, perché l'eventuale ritrovamento della
tavoletta e la susseguente distruzione avrebbe causato la perdita di efficacia della maledizione come
leggiamo nella letteratura sui primi santi cristiani che si ritrovano ad avere a che fare ancora con la
magia del mondo pagano.
Alcune defissioni più elaborate hanno traccia di un chiodo che infilzava la lamina a rafforzare il
concetto di legare l'avversario o deformate ad indicare anche fisicamente l'azione a cui doveva
essere sottoposta la vittima della maledizione, il tutto sfruttando il concetto di similia similibus
ovvero il simile richiama il simile.
In un variante del rituale trovato scritto su un papiro sopravvissuto ai secoli si descrive la
costruzione di una statuina su cui incidere la maledizione incidendo su ogni parte del corpo un
nome di un demone specifico che si sarebbe occupato di danneggiare la parte a lui prescritta. Tale
rituale non doveva essere molto diffuso, perché doveva risultare piuttosto costoso. Per la
realizzazione di una maledizione ci si affidava ad un "addetto ai lavori" che chiaramente si faceva
pagare in base alla difficoltà. I ritrovamenti di statuine è più raro rispetto alle tavolette di cui al
contrario si possiede un buon numero.
Per chi volesse visionare alcuni di questi manufatti può visitare la Sezione Epigrafica del Museo
Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano dove sono custoditi i ritrovamenti effettuati
nello scavo della fontana di Anna Perenna, ritrovata nel 1999 durante lo scavo di un parcheggio nel
quartiere Parioli a Roma. Anna Perenna è una antica divinità romana risalente a tempi preistorici di
cui si conosce poco che si festeggiava alle idi di marzo, l'antico capodanno romano. Il suo nome
potrebbe significare nutrimento perenne e probabilmente risulta legata a una qualche forma di culto
agricolo come auspicio di abbondanza. Nella fontana tra tante tavolette, sono state trovate alcune
statuine, e così in una visita si può avere idea completa delle defixiones.

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