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cordata il giovedl, alla sera, nella messa solenne della Cena del Signore.

domenica di Quaresima, la domenica prima di Pasqua, che presenta


11 venerdl si cele brava uno speciale rito liturgico della passione e morte non un ripristino del tempo originario di questa celebrazione, ma i pri-
del Signore nelle ore pomeridiane. Infine, la sera del Sabato santo co- mi passi verso il ripristino del significato originario della processione
minciava la solenne Veglia, che terrninava al mattino seguente nella delle Palme che sara completato dalla riforma postconciliare.
gioia della risurrezione». Poi sottolinea che per varíe ragioni «il tempo
della celebrazione liturgica di questi giorni comincio a essere anticipa-
to a tal punto che - verso la fine del medioevo - tutte queste solennita 2. DüMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
liturgiche erano celebrate nelle ore del mattino, indubbiamente a sea-
pito del significato della liturgia e creando una confusione fra i racconti l. Sfondo storico
evangelici e le rappresentazioni liturgiche relative ad essi».
A partire dal XVII secolo, i giorni del Triduo da sacri e festivi di- Probabilmente in origine a Roma questa domenica era detta do-
vennero feriali, con due gravi conseguenze pastorali. Il decreto sotto- menica di Passione,4 ma nella maggior parte della sua storia e stata
linea che chiamata Domenica delle Palme. 5 L'Ordo di Pio XII del 1956 l'ha
cambiata in Dominica II Passionis seu in Palmis, 6 Seconda domenica
da aflora, la partecipazione dei fedeli a questi sacri riti diminu~ special- di Passione o delle Palme, indicando la domenica precedente come
mente perché la loro celebrazione era stata da molto tempo spostata alle
prima domenica di Passione. Cosl rimane nel MR del 1962. 11 testo
ore del mattino, quando, nei giorni feriali, i fedeli erano, e sono tuttora,
occupati a scuola, al lavoro e in cgni sorta di attivita pubbliche. Infatti, latino delle Norme generali per l'odinamento dell'anno liturgico e del
l'esperienza comune e pressoché universale insegna che questi riti liturgici calendario del1969, al n. 30, la cambia in Dominica in Palmis de Pas-
del sacro Triduo vengono spesso celebrati da! clero con la navata delta sione Domini, riunendo i due nomi latini ripresi dal vecchio Gelasia-
chiesa praticamente deserta. no, risalente al VII secolo ( Ge V 329).
La liturgia di questo primo giorno della Settimana santa e campo-
Il nuovo Ordo della Settimana santa riguarda principalmente, an-
sita, come indica il titolo attuale. Comprende due partí chiaramente
che se non esclusivamente, i tempi nei quali devono essere celebrate le
distinguibili: la processione con i rami di palma, seguita dalla messa
liturgie di questa settimana, specialmente quelle del Triduo. Con gran-
incentrata sulla passione del Signore. Ogni parte ha avuto un'origine
de magnanimita, esso soddisfa i desideri di innumerevoli sacerdoti e
indipendente, pressappoco nello stesso tempo, ma in luoghi diversi
vescovi che, nel corso degli anni, avevano chiesto che «i riti liturgici
del mondo cristiano antico: la processione a Gerusalemme, la messa
del sacro Triduo fossero riportati nelle ore dopo mezzogiorno, come
a Roma. L'unione delle due partí avvenne in Spagna, Gallia e altro-
avveniva in passato, in modo che tutti i fedeli potessero piu facilmente
parteciparvi». ve nel Nord Europa a partire dalla fine dell'VIII o dall'inizio del IX
secolo. La fusione e completa alla meta del X secolo, come dimostra
Il libro liturgico che contiene queste liturgie ripristinate e l' Ordo
il Pontificale Romano-germanico, compilato nel 950 a Magonza, nel
Hebdomadae Sanctae Instauratus, publicato nel1956 e qui indicato con
quale la processione a Gerusalemme costituisce il preludio della mes-
la sigla O HS. I1 Messale Romano del 1962, o forma straordinaria, lo
riprende alla lettera, senza cambiare nulla. Percio qui mi limito a pre-
sentare le liturgie della Settimana santa com'erano prima del1956, il-
lustrando a volte illoro sviluppo, e a descrivere le modifiche introdotte precedenti, cf. P. TURNER, Glory in the Cross: Holy Week in. the Third Edition of The
nell'Ordo di Pio XII e riprese tali e quali nella forma straordinaria. In- Roman Missal, Liturgical Press, Collegeville, MN 2011.
4
A. CHAVASSE, Le Sacramentaire Gélasien (Vaticanus Reginensis 316): Sacramen-
fine, presentero altri cambiamenti introdotti, dopo il concilio Vaticano taire presbytéral en usage dans les titres romains au VIl siecle< Desclée & Co., Tournai
II, nel Messale di Paolo VI, la forma ordinaria. 3 Partiamo dalla sesta 1958, 234-235; M. RrGHETII, L'anno liturgico. Il Breviario, Ancora, Milano 31969, II,
184; P. JouNEL, in A.G. MARTIMORT, La Chiesa in preghiera, IV: La liturgia e il tempo,
Queriniana, Brescia 1984, 91.
5
3
Cf. BRUYLANTS I, n. 83.
Per un'esposizione documentata e chiara delle Iiturgie della Settimana santa nel- 6 L'espressione si trova gia nel documento del16 novembre 1955, Decreto generale

la terza edizione tipica del Messale di Paolo VI, con riferimenti ai libri e alle horme II, 4, e Istruzione II, b.

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(
l!
1

1 sa romana. 7 Dalla Germanía, il rito venne portato a Roma, dove com- La messa romana. Nell'antica Roma, la celebrazione di questo
pare nel Pontificale Romano del XII secolo8 e, in se guito, nel Messale giorno era completamente diversa da quella di Gerusalemme sia per
Romano del1570. Consideriamo ora piu in dettaglio ciascuna parte. il contenuto sia per il contesto. Il contenuto e la Passione. Il contesto
1

ela messa; Papa Leone Magno (440-461) predico otto sermoni in que-
La processione a Gerusalemme. Egeria, che visito la Citta santa dal sta occasione. 12 Riguardano tutti la Passione. I primi lezionari ripor-
1

381 al 384, 9 ci offre una realistica descrizione della processione delle tano come letture della messa !'originario inno cristologico su Gesu
Palme. La comunita si raccoglie in cima al monte degli Ulivi nel tardo che svuota se stesso e poi viene esaltato, citato da Paolo in Fil 2,5-11,
pome~gg~o. ~geria scrive: «Quando inizia l'ora undecima [cinque del e la Passione secondo Matteo, partendo da Mt 26,2. Il vecchio Gela-
pomenggw] s1legge quel passo del vangelo in cuí i bambini con rami e siano ( Ge V 329) e 1' Hadrianum (H 312) hanno la stessa colletta, che
palme andarono incontro al Signore dicendo: Benedetto colui che viec si trova ancora nel MR 1962 e nelle tre edizioni del Messale di Pao-
ne nel nome del Signore». E continua:
lo VI. Dopo aver ricordato che Dio ha voluto che il nostro Salvatore
E subito il vescovo si alza e tutto il popo lo con lui e allora dalla cima del prendesse carne e accettasse la morte in croce come un esempio che il
monte degli Ulivi ci si muove tutti a pie di. Tutto il popolo cammina davanti genere umano deve imitare, chiede che noi possiamo partecipare non
al vescovo fra inni e antifone e rispondendo sempre: Benedetto colui che solo alla sua sofferenza, ma anche alla sua risurrezione. In breve, a
viene_n_el nom~ d~l Sign~re. E quanti sano i bambini in quei luoghi, anche Roma, la messa della domenica prima di Pasqua commemora la pas-
quellz zn~apacz dz ca:nmznare, perché troppo piccini, e che i loro genitori sione di Cristo senza alcun riferimento al suo ingresso in Gerusalem-
p_ortano zn col!~, tuttz tengo no in mano rami, chi di palme, chi di olivo; casi me. La messa resta sorprendentemente stabile dall'inizio fino al Mes-
sz accomp~gna zl vescovo nel modo in cui allora fu accompagnato il Signo-
re. Dalla czma della montagna fino alZa cittd e di li all'Anastasi, sale di Paolo VI. Invece i riti medievali che circondano la processione
vengono sempre piu ampliati e alcuni ne distorcono il significato.
la rotonda costruita sul sepolcro di Gesu, dove si celebra la preghiera
della sera. 10 Sviluppi medievali. Nel corso del medioevo, a nord delle Alpi, la
In questo racconto di una testimone oculare appare chiaramente la comunita o si raduna fuori citta e si reca in processione con rami alla
struttura del rito. Scollegato dalla celebrazione eucarística del mattino chiesa principale entro le mura cittadine per la messa, oppure inizia
ess? comincia con ~n raduno pomeridiano sul monte degli Ulivi. Si Ieg~ la processione in una chiesa e si reca perla messa in un'altra. In en-
?e il p~sso evangehco su Gesu che di li entra nella CiWt santa. Segue trambi i casi, il luogo del raduno rappresenta il monte degli Ulivi e
1mmed1atame~te la pr_ocessione, che riproduce l'avvenimento appena la chiesa in cuí si celebra la messa rappresenta Gerusalemme. Questi
proclamato. V1 partec1pano tutti i presentí: il vescovo, il clero e i Iaici sono legittimi adattamenti del contesto originale a nuove condizioni
uomini e donne, giovani e anziani. Lungo il percorso la folla tiene ~ topografiche. Ma si aggiungono anche altri elementi.
mano rami di palme o di ulivo e canta salmi e antifone. 11 I rami non Come indica il Pontificale Romano-germanico, il vangelo e prece-
vengon? benedett~ o distribuiti in forma rituale, ma vengono porta ti in duto da una lettura di Es 15,27-16,10, sugli israeliti che si accampano
processwne perche, secondo il vangelo appena letto, e cos! che Gesu fu a Elim, dove vi sono settanta alberi di palma, seguita da un lungo
accolto. Infine, non si parla della passione del Signare. A Gerusalem- responsorio: Collegerunt pontifices, tratto da Gv 9,47-49.50.53, o In
me la sua commemorazione avviene piu avanti nella settimana. Monte Oliveti, tratto da Mt 26,39.41. Poi il vescovo o sacerdote puo
tenere un'omelia. Cos!la lettura del vangelo, che al tempo di Egeria
forniva la giustificazione evangelica della processione, si trasforma in
7
Cf. PRG XCIX, 162-193. una vera e propria liturgia della Parola.
: Cf. Roman Pontifical ofthe Twelfth Century XXIX, in PRMA I, 210-214.
S~condo_Pa.ul Devos. Cf. J. WILKINSON, Egeria's Travels to the Holy Land, rev.
ed,, Anel Publishing House, Jerusalem 1981,237-239. ,
:~ EGER_IA, Diario di viaggio 31,2-4 (Edizioni Paoline, Torino 2006, 77-78).
. Egena afferma che il popolo npeteva: «Benedetto colui che viene nel nome del
s.1gnore» dal Sal 118,26. 11 Lezionario armeno, n. 34, riporta il Sal 118 per la proces- 12
LEONE MAGNO, Discorsi durante l'anno liturgico: Passione- Pasqua- Ascensione
swne.
- Pentecoste e altre solennita, Sodalizio Edizioni Cantagalli, Siena 1941, 5-95.

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Un'altra aggiunta, con spiacevoli conseguenze, e la benedizione Ulteriori modifiche. Un altro cambiamento - molto spiacevole -
dei rami, che vengono aspersi con acqua benedetta, incensati e distri- , la riduzione e poi la clericalizzazione della processione. Il Messa-
buiti ai ministri e al popolo dopo il vangelo o l'omelia. Il Pontificale fe Romano del 1570 afferma che il sacerdote, indossando un _piv~ale
Romano-germanico contiene ben dodici diverse preghiere per la be- viola benedice le palme a un tavolo pasto al centro del presblteno ~ .
nedizione dei rami: alcune per rami di palma, altre per rami di ulivo, allat~ dell'epistola. E scomparso il raduno fuori citta o ~lmeno fuo~1
altre per i fiori, altre ancora per tutti insieme. Alcune sano esorcismi. dalla chiesa, per cui si e persa il significato del,la processwne c~me_ r~­
Una, intitolata Prefatio, comincia con V ere dignum e assume la forma petizione dell'ingresso di G~su a_<J:e~usalem~e dal monte degh Uh~~­
di un prefazio. Sano tutte típicamente gallicane per lo stile e sano Da aliara in poi, la processwne m1zm e termma nello stesso pasto. 11
piuttosto lunghe. presbiterio. . .
Oltre all'inno classico Gloria, laus et honor (Gloria, lode e ano- Inizialmente, puo dars1 che la processwne percorresse un br~ve
re), composto da Teodolfo d'Orléans, uno dei principali collaborato- tragitto all'esterno, per poi ritornare in chiesa, perché una rubnca
ri di Cario Magno, viene offerto un vasto assortimento di antifone parla del canto di Gloria, laus et honor alle por~e «quando la proces-
alcune con versetti di salmi, per il canto all'inizio del rito, durante 1~ sione ritorna>>P Ma, nel XX secolo, la processwne va normalmente
distribuzione dei rami e specialmente durante la processione. Molte dal presbiterio al vestibolo e ritorna al pres?iteri~, con il Gloria, laus
sano ancora nei messali attuali e sano molto belle. Infine, la liturgia et honor cantata alla porta della chiesa, fra 11 vest1bolo e la navata.
e costellata da varíe orazioni: all'inizio, dopo l'aspersione e l'incensa- Per quanto riguarda la clericalizzazione della proce~sio_ne, _le ru-
zione dei rami, dopo la loro distribuzione, al termine della processio- briche del Messale 1570 prescrivono che il sacerdote d1stnbll:1sca 1~
ne. Normalmente i rituali medievali prescrivono che ognuno tenga in palme prima ai membri del clero, poi ai laici, e _indica~o l'ordme del
partecipanti alla processione: sacerdote, can ton e. altn. ~ In un Mes-
1
mano le palme fino al termine della messa, collegando casi la proces-
sione con la celebrazione eucarística. sale pubblicato nel 1920 si precrive che la processwne sm aperta d~~
Questa compilazione germanica viene portata a Roma sull'onda turiferario, se guito dal suddiacono, che porta la croce fra d~e ~ccohtl
dei movimenti di riforma dell'XI secolo e li subisce ulteriori modifi- con le candele accese, dal clero e, infine, dal celebrante con il diacono
che. N el Pontificale Romano del XII secolo, il Prefatio perla benedi- alla sua sinistra. I laici non sano piu coinvolti, in netto contrasto con il
zione dei rami e preceduto dal dialogo con cuí comincia la preghiera racconto di Egeria di cio che avveniva a Gerusalemme. . .
eucarística. Dopo il prefazio il coro canta il Sanctus. Insieme con le Con la riduzione e la clericalizzazione della process10ne, 11 punto
due letture e il responsorio, questa parte del rito somiglia a una messa focal e del rito si sposta su una lunga, complessa benedizione e distri-
senza consacrazione. buzione dei rami, preceduta da una liturgia della Parola. Come ~atto­
Lo stesso Pontificale prescrive che, quando la processione rag- linea Hansj6rg Auf der Maur, la drammatizzazione di un_ avvem~en­
giunge le porte della citta o, se non e cominciata fuori citta, le por- to decisivo della storia della salvezza cede il passo a un ~lto destmato
te della chiesa, due cantori si rechino all'interno e cantina i versetti alla produzione di oggetti sacri, le palme benedetteY E questo che
del Gloria, laus et honor. Clero e fedeli, ancora all'esterno, canta- Pio XII riforma nel1956.
no il ritornello. Al termine, la processione entra in chiesa, mentre
si canta il responsorio Ingrediente Domino: «Quando nostro Signare '1
entro nella citta santa, i bambini ebrei, affermando la risurrezione
della vita con rami di palme, gridarono: Osanna nell'alto dei cieli».
Probabilmente questo rito di ingresso e stato motivato dal Sal117 ,19,
«Apritemi le porte della giustizia», perché le acclamazioni «Üsanna»
e «Benedetto colui che viene nel nome del Signare» provengono dai
suoi versetti 25 e 26. 13 MR 1570, n. 1091.
14 Cf. MR 1570, nn. 1079 e 1091. .
1s H. A uF DER MAuR, Le celebrazioni nel ritmo del tempo, 1: Peste del Stgnore nella
settimana e nell'anno, Elledici, Leumann 1990, 158.

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2. L'Ordo dell956 cristologico. Essi accentuano fortemente il tema della regalita sottoli-
neato dall'Ordo di Pio XII.
La processione. 11 principale obiettivo di Pio XII, nel1956, era il 11 rito riformato elimina la lettura dallibro dell'Esodo e il relativo
ripristino della processione nella sua forma precedente e la parteci- responsori?, mantenendo solo il vang~lo, come ne!la ~erusal~mme
pazione attiva dei fedeli alla liturgia. Questo risulta chiaramente dal- di Egeria. E stato scelto Mt 21,1-9, l'umco vangelo smottlco che mter-
l'istruzione pastorale che segue il decreto generale del 16 novembre preta l'ingresso di Gesu a Geru~alemm~ i~ gr?p?a ~ un asino come
1955: «1 fedeli devono essere invitati a radunarsi in maggior numero compimento della profezia relativa alla flgha di Swn m Zc 9,9: «E eco,
perla solenne processione delle Palme, per rendere una testimonian- il tuo re viene a te, mansueto: cavalca un' asina e un asinello, puledro
za pubblica di amore e gratitudine a Cristo Re» (I, 2, a). di una bestia da soma». Una felice conseguenza dello spostamento
L'interpretazione della processione come «testimonianza pubbli- della benedizione delle palme all'inizio della liturgia: e che essa co- :1
ca di amore e gratitudine a Cristo Re» ricorre nel titolo posto per la mincia subito dopo la lettura del vangelo, realizzando cosi cio che e
prima volta in testa alla celebrazione del giorno: «Solenne processio- stato appena proclamato. 11 diacono la introduce con l'ammoniz_ion~:
ne delle Palme in onore di Cristo Re». 11 tema risuona in molti testi «Avviamoci in pace», alla quale tutti rispondono: «Nel nome di Cn- :¡

liturgici, a cominciare dall'antifona di apertura, tratta da Mt 21,9, che sto. Amen».


comprende l'espressione «Re di Israele»: «Üsanna al Figlio di Davi- 11 principale difetto del rito del1956, e quindi ~ell~ for~a straor-
de. Benedetto colui che viene nel nome del Signore e il Re di Israele! dinaria e che normalmente si continuano a benedire I rami nel pre-
Osanna nell'alto dei cieli!». Per accentuare l'aspetto regale, Pio XII sbiteri~, come nel Messale del1570, per cui anche la processione ini-
prescrisse l'uso di paramenti rossi, non viola, perla benedizione delle zia e termina li. La rubrica 17 dell' O HS afferma che nulla vieta di be-
palme e la processione. nedire le palme in una chiesa e poi portarle in processione alla chiesa
Per far risaltare la processione, la benedizione delle palmee ridot- principale per la messa. E una proposta seducente, ma difficilmente
ta all'essenziale. Vengono eliminati il prefazio e altre sei preghiere praticabile nelle parrocchie della meta del XX secolo. Inoltre, tutte
del MR 1570, lasciando solo la settima che, diversamente dalle altre, le rubriche da 1 a 16 dell'OHS suppongono che la benedizione abbia
e molto breve e diretta. Inoltre, la processione viene collocata subito luogo nella stessa chiesa in cui si celebra la messa. La rubrica 17 affer-
dopo la succitata antifona introduttiva. Cosi i rami non vengono piu ma anche che, quando e possibile, la processione oltrepassi la porta
benedetti dopo la lettura del vangelo, ma all'inizio del rito e con una della chiesa. Questo e assolutamente desiderabile, perché altrimenti
sola breve invocazione. come potrebbe l'intera assemblea parteciparvi e come potrebbe esse-
L'istruzione del 16 novembre 1955 previde due modalita per la re una «testimonianza pubblica di amore e gratitudine a Cristo Re»,
distribuzione dei rami: «Questi rami, secondo le abitudini dei vari come chiede l'introduzione?
luoghi, sono o preparati dagli stessi fedeli e portati alla chiesa o di- Come canti durante la processione, l'Ordo di Pio XII offre una ¡,

stribuiti ai fedeli al termine del rito della benedizione» (II, b, 7). Se i scelta di otto antifone, che riproducono in un modo o in un altro il Sal
rami vengono distribuiti in forma rituale, si cantano due antifone che 117,25-26, le grida della folla quando Gesu entro in Gerusalemme:
cominciano con Pueri Hebraeorum: la prima con versetti tratti dal «Üsanna al Figlio di Davide: benedetto colui che viene nel nome del
Sal 23, la seconda con versetti tratti dal Sal 46. 11 Sal 23 e un canto Signore». La quarta antifona cita Le 19,38, ricordando C~isto come
processionale, che celebra l'ascesa del Re della gloria nel suo tempio. re: «Sia benedetto colui che viene, e il Re nel nome del Signore». E
11 dialogo, nei vv. 5-7, puo riferirsi al trasferimento dell'arca di Dio aggiunge: «Sia pace dal cielo sulla terra e gloria all'Altissimo Dio!»,
dalla casa di Obed-Edom alla cittadella di Davide, descritto in 2Sam che ricorda, ovviamente, il canto della moltitudine dell'esercito cele-
6,12-15. 11 Sal 46, come i salmi 92-99, e un salmo regale che invita ste in Le 2,14, collegando cosi l'ingresso di Gesu nella Citta santa con
tutti i popoli a battere le mani in onore dell' Altissimo, poiché egli e il suo ingresso nel mondo a Betlemme. Anche la settima antifona ac-
re di tutto il mondo. Questi salmi non si trovavano nel MR 1570, ma clama Cristo come re: «Salute, o Re nostro, Figlio di Davide e Reden-
vennero aggiunti nel 1956 e vanno ovviamente interpretati in senso tore del mondo intero». La quinta antífona deve essere cantata con

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il Sal147, che comincia con queste
Signare, lada, Sion, il tuo Dio» parole: «Gerusalemme, celebra il Croce, come durante tutto il tempo di Passione; l'epistola e Fil2,5-17;
Il rito riformato del1956 eli~. 1 i1 tratto e il Sal 21; il vangelo e la Passione secando Matteo, a partire
della chiesa dopo il ritorno d 11 ma a pa~te che si svolgeva alla porta non da 26,2, come negli antichi lezionari e nel MR 1570, ma da 26,36,
h onor come' uno dei canti d 11 e a processwne. , e usa I·1 Glo na,. l
aus et la preghiera nel Getsemani, fino a 26,60 invece che a 26,66. A parte
e a processwne Un sott ti"t 1 1 .
un «I nno a Cristo Re»· in re lt' 1 . . o o o o chiama la riduzione del racconto della Passione e l'omissione di entrambe
R . ' a a, ne testo latmo e · t , h"
ex nel ntornello dell'assembl ns o e e Iamato le preghiere ai piedi dell'altare e dell'ultimo vangelo, Pio XII non
ti cantati dal coro. N ella stes fa, co~e pur~ quattro volte nei verset- ha apportato cambiamenti alla messa. Dopo la recita della preghiera
~<Nulla vieta che i fedeli can:i:~~~:~~ ~~r~ca 20 ~e~l'OHS aggiunge: che conclude la processione, il sacerdote e gli altri ministri depongo-
m onore di Cristo Re>· Qu d 1 ns_tus vmczt o un altro inno . no i paramenti rossi e indossano quelli viola, poi inizia la messa con
'· an o a process ·
canta il responsorio tradizio 1 . 1 . Ione nentra in chiesa, si !'introito come se nulla l'avesse preceduta. C'e quindi una netta se-
L b . na e. ngredzente Domino
a ru nca 22 prescrive che giunto all' 1 . . parazione fra la processione in onore di Cristo Re e l'eucaristia che
versus populum «rivolto al , 1 16 a tare, Il sacerdote reciti la segue. Invece, come ora vedremo, il Messale di Paolo VI collega
. , popo O» una preghie 1 .
non SI trova nel MR del 1570· «Si ' , ~a conc usiva che strettamente processione e messa.
redentore, a noi che portand . g~ore _Ges~ Cnsto, nostro re e
lode in tuo onore conced· b o ~uesti rami abb~amo cantata inni di
zione scenda dov~nque q~est~mgn~ che la grazia della tua benedi- 3. Messale di Paolo VI
tt 1" I rami saranno portar L .
so o mea che le palme che i fedeli I». a preghiera
hanno portato in processione N 1 portano a casa sano quelle che Preliminari. N el Messale di Paolo VI, la prima parte della liturgia
d 1 . e corso dell'anno le 1 . della Domenica delle Palme segna un importante progresso rispet-
eranno oro la processione eh 1'" t . , pa me ncor-
indica come «una testimonianz e Isb~~~IOn~ del16 novembre 1955 to a quella del Messale che l'ha predeceduto in tre sensi: anzitutto,
Cristo Re». Questo magnif a hu Ica di amare e gratitudine a· sostituisce il titolo «Solenne processione in onore di Cristo Re» con
la devozione privata non e~cao co ~~~men~o fra l'azione liturgica e «Commemorazione dell'ingresso del Signare a Gerusalemme»; in se-
XII, quando le palme benedetfossi I e pnma della riforma di Pio cando luogo, richiede la commemorazione a tutte le messe, non solo
dai fedeli come intrise di un f e eran? _spesso cercate e conserva te a quella principale; in terzo luogo, offre tre diverse modalita. Riflet-
d d 1 a orza spmtuale ma 1 . tiamo anzitutto sulle implicazioni del nuovo titolo.
o e la processione nella quale le , senza a cun ncor-
fanno parte della processione a tal ~:~:ano porta~e. ~ra le palme Secando l'istruzione del 16 novembre 1955, lo scopo della pro-
K
dall~ ~acra congregazione dei riti 1 o f ~~e ~na dirett~va emanata cessione e fondamentalmente morale e onorifico: «Rendere una te-
nedizwne delle palme la D '. e raw 1957, VIetaya la be- stimonianza pubblica di amare e gratitudine a Cristo Re» (1, 2, a).
. ' omemca delle Palme 1
swne e la messa. 17 La riforma del M . , senza a proces- . La regalita di Cristo e ovviamente un'affermazione dottrinale. Pur
ulteriormente questo legame. essale di Paolo VI rafforzera essendo espressa con esuberanza nella processione della Domenica
delle Palme non si limita ad essa. La manifestazione dell'amore e del-
La messa. Le preghiere presiden . r la gratitudine verso il suo Re da parte della Chiesa compare in molti
rio di papa Adriano (H312 313 31:)I~.I sano t:at,te dal Sacramenta- altri madi e in altre fes te, specialmente l'Epifania, 1' Ascensione e, so-
, e , Il prefazw e quello della santa prattutto, Cristo Re.
11 Messale di Paolo VI sposta la dimensione cristologica della
16L' . processione dalla concezione astratta e statica della regalita di Cristo
_espresswne versus populum si tro .
cel~brazwne, prescrive che i ministri restin~a. an~h~n~lla ru!mca 5, che, all'inizio del!a a un avvenimento storico particolare del suo ministero: l'ingresso a
ste e palme «rivolti verso il popolo>> In ~pi~ letro il tavolo su! quale sono p~­ Gerusalemme per compiere il disegno del Padre per la salvezza del
una ~elle caratteristiche piu comuni dellas~~:;:bo, ~ messa ve:s~s populum e diventata
. Cf. Dzrectives and Declarations Conc _razwne eucansbca postconciliare. genere umano. Questo cambia il carattere della processione. Intro-
S m F. McMANus, Rites of Holy Week L"t ermng_the ~esto red Order of Holy Week II ducendo la liturgia, anzitutto il sacerdote ricorda che Cristo entro a
, I erary Licensmg, LLC 2011, 145. ,
Gerusalemme per compiervi il mistero pasquale; poi ne trae la con-
126
127
~
' !

seguenza: «Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore Questa concezione permise al Messale di Paolo VI di collega-
nel suo ingresso nella Cittl:t santa». Il latino ha Memoriam agentes re processione e messa, in passato semplicemente giustapposte e
huius salutiferi ingressus, sequamur Dominum, letteralmente: «Fa- nell'Ordo XII fortemente contrapposte.
c~ndo memoria di questo ingresso che dona la salvezza, seguiamo il La rubrica 3 prescrive paramenti rossi sia per la processione sia
Signare». Dopo la lettura del vangelo, la processione comincia con perla m~ssa e, durante la pr~cessi?ne, permette al sacerdote e. al dia-
l'esortazione: «lmitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, cono di mdossare «paramentl ross1 come alla messa». Inoltre, 1l Mes-
che acclamarono Gesu Re e Signare, e avviamoci in pace». 18 Qui i sale postconciliare collega le due parti della celebrazione, consideran-
d~e co~c~tti c~iave sano «memoria» e «imitazione», corrispondenti do come destinazione di Cristo non solo la citta di Gerusalemme, ma
m term1m grec1 anamnesis e mimesis. anche la passione che vi avrebbe sublto e allargando la comprensione
Da morale e onorifica la processione e diventata inequivocabil- della passione dai soli tormenti fisici alla dimensione vivifican te dimo-
mente anamnestica e mimetica. L'avvenimento originario e procla- strata nelle prime ore del mattino del primo giorno della settimana.
mato dal vangelo, poi realizzato sul piano rituale dai fedeli riuniti In breve, la liturgia della Domenica delle Palme colloca sia l'ingresso
i quali sperano che ora lo scopo originario della salvezza umana sÍ di Gesu a Gerusalemme sia la sua passione nel quadro piu ampio del
rea~izzi in loro. Mediant~ l'imitazione anamnestica, i fedeli partecipa- mistero pasquale e presenta gia il suo ingresso nella Citta santa come
no m qualche modo all'mgresso dello stesso Signare, o, meglio, l'at- l'ingresso nella sua passione. Questa visione e espressa sinteticamen-
to liturgico della Chiesa realizza lo scopo ultimo del suo ingresso, la te nelle Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del ca-
nostra salvezza, che ha raggiunto la pienezza escatologica nella sua lendario: «La Settimana santa ha per scopo la venerazione della pas-
passione e glorificazione.
sione di Cristo dal suo ingresso messianico in Gerusalemme» (n. 31).
E certamente cosl che i fedeli comprendevano la processione e le La rubrica 1 della messa della Domenica delle Palme lo ripete in altri
altre azioni liturgiche a Gerusalemme al tempo di Egeria.1 9 Ad esem- termini:· «In questo giorno, la Chiesa commemora l'ingresso di Cristo
pio, commentando i riti del battesimo, Cirillo, vescovo di Gerusalem- Signare a Gerusalemme per compiere il suo mistero pasquale».
me dal350 al387, esclama:
Poiché la Passione culmina nella vittoria della vita, la liturgia con-
O strana e inconcepibile cosa! Noi non siamo realmente morti noi non
sidera le acclamazioni rivolte a Cristo in occasione del suo ingresso a
siamo stati realmente sepolti, non siamo stati realmente crocifisst e risorti; Gerusalemme un'anticipazione inconsapevole e involontaria del suo
ma.la nost~a im.itazione [mimesis, in greco] fu in figura, e la nostra salvez- trionfo, manifestato in seguito pubblicamente nelle sue apparizioni
z~ m ~ealta. Cnsto fu realmente crocifisso e realmente sepolto e realmente come Risorto. Ingrediente Domino canta: «Mentre il Cristo entrava
rz.suscztato; e tutte queste cose egli ci ha liberamente donato, perché, parte- nella citta santa, la folla degli ebrei, preannunciando la risurrezione
czpando alle sue sofferenze per imitazione, potessimo ottenere la salvezza del Signare della vita, agitava rami di palma e acclamava: Osanna
in realtd. 20
nell'alto dei cieli». Quindi la liturgia di questo giorno non solo com-
memora l'ingresso storico del Signare nella Gerusalemme terrena,
ma celebra anche il suo regno in quella celeste, al quale tutti gli uo-
18
N ella traduzione inglese della rubrican. 8 si dice: <<Come le folle che acclamarono mini sano chiamati. Una strofa del Gloria, laus et honor si rivolge a
Ges,u a .Gerusalemme, avviamoci in pace», una traduzione sorprendentemente pavera Cristo in questi termini: «Tutto il popolo ebreo recava a te incontro le
dell ~mltemur turbas acclamantes lesum, et procedamus in pace. Sarebbe stato molto
me~ho tr~durre: <<l~itiamo le folle che acclamavano Gesu e procediamo in pace>>. Tale palme, 1 or con preghiere e voti, canti eleviamo a te». 21 La preghiera
era mfatti la traduzrone dr ICEL sottoposta alla Santa Sede dalle Conferenze dei vesco- della benedizione dei rami dice: «Concedi a noi, tuoi fedeli, che ac-
vi di li.n~ua inglese di tutto ~ mondo,.poi cambi~ta, secando relazioni degne di fede, da
lfn officrale della S:oi_tgre~azwn~ per rl c~lto drvmo e un gruppetto di suoi collaboratori.
compagniamo esultanti il Cristo, nostro Re e Signare, di giungere con
E UI_tO. delle cei_thD:ara dr cambramenti mtrodotti arbitrariamente da quel gruppo, se lui alla Gerusalemme del cielo». Attraverso l'imitazione anamnestica
le mre
19
mformazwnr sono corrette, senza consultazione o persino senza notificazione.
Per una recente espos.iz.ione di questa visione basata su una frase di Egeria, cf.
M.M. MoROZOWICH, <<Hrstoncrsm and Egeria: Implications of in eo typo>> in Ecclesia
Orans 27(2010), 169-182. ' 21
2 La quinta strofa dello stesso .inno canta: <<A te che andavi a morte levavano il
°CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesis XX: PG 33. canto di lode, 1 ora te nostro re, tutti cantiamo in coro>>.

128
129
la processione delle Palme permette ai Ú:deli di partecipare fin d'ora rala messa, ma in un altro luogo adatto. Solo grazie a questa con-
alla loro sorte futura e dona loro la grazia per poterlo poi fare real- cessione la processione riacquista finalmente la sua integrita come
mente e pienamente. iroitazione anamnestica dell'ingresso di Gesu in Gerusalemme dal
Tutto questo e magníficamente espresso nelle esortazioni iniziali monte degli Ulivi, cioe del suo ingresso in una citta nella quale non
del sacerdote: era ancora stato.
Qui dobbiamo ricordare che per i sinottici, specialmente Matteo,
Quest'assemblea liturgica epreludio alZa Pasqua del Signare, alZa qua/e ci Gesu e un galileo. Cresce a Nazaret, trascorre la sua vita da adulto
stiamo preparando con la penitenza e le opere di carita fin dall'inizio della
Quaresima. Gesu entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero predicando, guarendo e cacciando demoni in var~ villaggi ~ttorno a~
della sua morte e risurrezione. Accompagniamo con Jede e devozione il lago di Galilea, soprattutto a Cafarnao e, a prescmdere dm raccontl
nostro Salvatore nel suo ingresso nella citta santa, e chiediamo la grazia di dell'infanzia, si reca a Gerusalemme, dove verra messo a morte, una
seguirlo fino alZa croce, per essere partecipi della risurrezione. sola volta. Luca, che descrivera due volte l'ascensione di Gesu al cielo
- in Le 24,50-53 e in At 1,6-11 - sottolinea fortemente questo viaggio
La lettera circolare Paschalis sollemnitatis del16 gennaio 1988 af- di Gesu da 9,51 a 18,14, introducendolo solennemente, in 9,51, con
ferma: «Nella celebrazione e nella catechesi di questo giorno venga l'espressione «essere elevato in alto». E questo fondamento bíblico
messo in luce l'uno e l'altro aspetto del mistero pasquale» (n. 28). a permettere al Messale di considerare l'ingresso del Signore in Ge-
I1 Messale prescrive che la commemorazione dell'ingresso del Si- rusalemme come il suo ingresso nel mistero pasquale, che e «la sua
gnare a Gerusalemme sia fatta a tutte le messe, usando una delle tre
passione e risurrezione». . . . . .
forme: la processione, l'ingresso solenne o l'ingresso semplice. Le ulti- Il rito di Pio XII comincia con la bened1Z1one de1 ram1. Immedm-
me due sono chiaramente presentate nei nn. 12-15 e 16-17, per cui non tamente dopo l'antifona di apertura inserisce una preghiera, sotto il
richiedono ulteriori spiegazioni.22 Limito le mie osservazioni alla prima titolo «benedizione dei rami»: «Benedici, ti preghiamo, Signore, que-
forma, quella tradizionale, che comporta una processione con i rami. sti rami di palma». Il Messale di Paolo VI non contiene questo titolo.
Dopo il segno della croce,24 il saluto e l'esortazione iniziale, la rubrica
La processione. Nella rubrica 2 notiamo un profondo cambia- prescrive che il sacerdote «a maní giunte dica una delle orazioni che
mento: «All'ora stabilita, i fedeli si radunano in una chiesa succur- seguono». 25 Nessuna viene chiamata benedizione. La prima chiede a
sale o in altro luogo adatto, fuori dalla chiesa verso la quale dovra Dio: «Benedici questi rami». 26 La seconda prega non per i rami, ma per
dirigersi la processione» (corsivo mio). N el 1956, 1' Ordo di Pi o XII coloro che li portano. Secando Paul Turner, «ha il sapore di una pre-
permetteva il raduno preliminare solo in un'altra chiesa. A distanza ghiera sul popolo». 27 Dice: «Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te,
di circa un anno, il1 o febbraio 1957, la Sacra congregazione dei riti e concedí a noi tuoi fedeli, che rechiamo questi rami in onore di Cristo
stabill che «dove non esiste una seconda chiesa, la benedizione dei trionfante, di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone».
rami puo essere fatta in altro luogo adatto, anzi anche all'aria aper- La benedizione dei rami, che nei rituali medievali e nel Messale
ta. purché la processione si rechi di n alla chiesa per la celebrazio-
o o
del 1570 aveva assunto proporzioni enormi, nella riforma postcon-
ne della messa». 23 Questa concessione, accolta con favore in molti ciliare e stata ridotta a «benedici questi rami» in una sola delle due
luoghi, non e inclusa nel Messale del 1962. Ma la sua introduzione
nella prima forma della commemorazione dell'ingresso di Gesu a
Gerusalemme del Messale di Paolo VI significa che, quando viene 24
Aggiunto alla rubrica 5 nella terza edizione tipica. .
scelta, la celebrazione non comincia nella chiesa in cui si celebre- 25
Per le fonti di queste due preghiere, ~onché delle pregh~er~ della mess~, e~. C.
JoHNSON- A. WARD, «Sources of the Oratwns for Holy Week m the 2000 Mrssa-
le Romanum"», in EL 123(2009), 314-327. Solo perle preghiere della messa, _cf. A.
22
WARD, «The Palm Sunday Mass Formulary in the 2000 "Missale Romanum"», m No-
Per commenti, cf. P. TURNER, Glory in the Cross: Holy Week in the Third Edition titiae 46(2009), 396-428. . . . . .
o[The Roman Missal, Liturgical Press, Collegeville, MN 2011,11-14. 2
6 La traduzione precedente era piu diretta. Chiedeva aDro: <<benedrcr questr ramr
23
Cf. Directives and Declarations Concerning the Restored Order of Holy Week Il, e santificali».
6, in McMANus, Rites of Holy Week, 14. 2
7 TURNER, Glory, 6.

130 131
orazioni. 28 Ovviamente l'accento e spostato dalla benedizione dei postconciliare riguarda il vangelo proclamato prima della processio-
rami al portarli in processione. N ella seconda forma, i rami non sono ne delle Palme. Si utilizza il racconto dell'ingresso di Gesu in Gerusa-
benedetti nel senso abituale del termine, anche se, essendo aspersi lemme fatto dai quattro evangelisti: nell'anno A, Mt 21,1-11, con due
con l'acqua santa e portati in processione, sono comunque santificati versetti in piu rispetto aquello precedente; nell'anno B, Me 11,1-10 o
!, 1 come lo sarebbero se si recitasse su di essi la prima preghiera. Gv 12,12-16; nell'anno C, Le 19,28-40.
1 Bisogna sottolineare che il Messale di Paolo VI non e affatto cae- La versione di Giovanni e particolarmente preziosa, perché, oltre
rente nel suo uso dei termini, perché, mentre elimina il titolo «bene- a citare Zc 9,9 come fa Matteo, indica anche il giorno esatto in cui
dizione dei rami» sopra le due orazioni, quando descrive la seconda Gesu entro in Gerusalemme e sottolinea che le folle gli andarono in-
forma, l'ingresso solenne, la rubrica dice: «Mentre il sacerdote si avvi- contra portando rami di palma: «Sei giorni prima della Pasqua, Gesu
cina a! luogo ~ndicato, si canta l'antifona Osanna o un altro canto ap- ando a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai
propnato. POI ha luogo la benedizione dei rami e la proclamazione del roorti» (Gv 12,1); «11 giorno seguente, la grande folla che era venuta
Vangelo dell'ingresso del Signore in Gerusalemme» (corsivo mio). per la festa, udito che Gesu veniva a Gerusalemme, prese dei rami
Qui cío che veramente importa e la ragione della presenza dei di palmee uscl incontro a luí» (Gv 12,12-13). Poiché in questo van-
rami in questa liturgia. Lo scopo principale della loro presenza non e gelo Pasqua e venerdl, giorno della morte di Gesu, sei giorni prima e
quello di essere benedetti e portati a casa, bensl, benedetti o meno sabato e il giorno seguente domenica, o, in base al computo bíblico,
di essere portati in processione, imitando le folle che accolsero Ges~ il primo giorno della settimana. Percio, le indicazioni cronologiche
in quel modo e chiedendo - secando le parole dell'esortazíone ini- nel racconto dell'ingresso di Gesu in Gerusalemme fatto da Giovanni
ziale del sacerdote - «la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere evocano decisamente sia la Passione del venerdl sia le apparizioni del
partecipi della risurrezione». 11 n. 29 della lettera circolare Paschalis Risorto la domenica seguente, collegamenti che il Messale di Paolo
sollemnitatis del16 gennaio 1988 e chiaro e preciso: «La benedizione VI vuole sottolineare.
delle palme o dei rami si fa per portarli in processione. Conservate Secoli fa un autore anonimo compase un'antifona, parafrasando
nelle case, le palme richiamano alla mente dei fedeli la vittoria di Gv 12,1 e 12,12-13. Cantata come terza antífona durante la proces-
Cristo celebrata con la stessa processione». Le palme sono cosl stret- sione nel MR 1570, venne eliminata dalla riforma di Pío XII, ma ora
tamente collegate alla processione che, nella descrizione della terza costituisce l'antifona di ingresso della terza forma di commemorazio-
f~rma di commemorazione dell'ingresso del Signare a Gerusalemme, ne dell'ingresso di Gesu in Gerusalemme, l'ingresso semplice, che ha
l'mgresso semplice, l'edizione inglese 2011 del Messale Romano non luogo nelle messe senza processione o ingresso solenne. Dice: «Sei
le ricorda in 16-17, perché non considera l'andata del sacerdote all'al- giorni prima di Pasqua, mentre il Signare entrava nella citta di Ge-
tare una processione. rusalemme, i bambini gli corsero incontro; nelle loro mani portavano
Pio XII permetteva che i rami fossero o portati dai fedeli o distri- rami di palma».
buiti loro dopo essere stati benedetti. 11 Messale di Paolo VI, avendo Purtroppo i redattori del Lezionario non imitarono l'a11tifona e
abolito la benedizione dei rami nella forma precedentemente in tesa e inserirono Gv 12,1 prima di 12,12, che e dove inizia attualmente la pe-
pr~ticata, abolisce anche la distribuzione dei rami. Dopo aver indica- ricope. Se lo avessero fatto, il passo sarebbe stato letto cosl: «Sei gior-
to Illuogo del raduno preliminare, la rubrica aggiunge: «1 fedeli por- ni prima della Pasqua, Gesu ando a Betania, dove si trovava Lazzaro,
t~no_in ~ano i_rami di ~livo o d~ pal~a». Non c'e piu l'opzione della che egli aveva risuscitato dai morti. 11 giorno seguente, la grande folla
d1stnbuzwne ntuale. Cw che pnma s1 cantava durante la distribuzio- che era venuta per la festa, udito che Gesu veniva a Gerusalemme,
ne, ora si canta durante la processione. Un'altra caratteristica del rito prese dei rami di palmee uscl incontro a luí». Sia come sia, nell'anno
B, quando la scelta e fra Giovanni e Marco, la lettura di Giovanni e
preferibile a causa della sua menzione del giorno dell'avvenimento e
28
C' e qualcosa di sirnile il Mercoledi delle Ceneri. Delle due orazioni sotto il titolo
della folla che portava rami di palme.
«benedizione e distribuzione delle ceneri», solo la seconda chiede a Dio di benedirle La rubrica 8 dice: «Dopo il Vangelo, si puo tenere una breve ame-
La prima gli chiede di benedire coloro che sono segnati con esse. · lía». E una scelta molto rischiosa. Se non viene propqsta con estrema
132
133
1

perizia, un'omelia aquesto punto, anche breve, puo affossare la cele- terza edizione típica afferma: «Quando il sacerdote giunge all'altare,
brazione prima che cominci. In linea di principio la processione do- lo bacia e, se appropriato, lo incensa. Poi va alla sedia». E continua:
vrebbe cominciare appena terminata la lettura del vangelo, perché e «Omettendo gli altd riti introduttivi della messa e, se appropriato, il
l'imitazione anamnestica di cio che estato. appena letto: la Parola prati- Kyrie (Signare, pieta), recita la colletta della messa».
cata dopo la Parola proclamata. Un'omelia dopo la lettura puo semina- , La possibilita di non omettere il Kyrie e gli altri riti di introduzione
re zizzania fra le due. Bisogna prestare la massima attenzione per evi- eun'opzione introdotta nel Messale Romano del2002 e dovrebbe es-
tare che il raduno fuori della chiesa ritorni alla liturgia medievale della sere valutata attentamente. L'arrivo del sacerdote alla sedia pone fine
Parola abolita da Pio XII. Percio si dovrebbe omettere l'incensazione alla processione e quindi alla mimesis anamnestica dell'ingresso del Si-
del libro del vangelo, permessa dalla rubrica 7. La commemorazione gnare in Gerusalemme. Aquesto punto, il canto del Kyrie non aggiun-
dell'ingresso del Signare in Gerusalemme non mira alla lettura, alla ge nulla all'atto commemorativo, mentre rischia di indebolire illegame
conversazione o alla riflessione, ma all'azione. L'atto commemorativo fra la processione e la messa, che il Messale postconciliare cerca invece
e la processione, il camminare, naturalmente con i rami in mano. La di rafforzare. La versione di questa rubrica nelle prime due edizioni .1

lettura mostra il prototipo evangelico di cui e la mimesi liturgica. del Messale di Paolo VI diceva che il sacerdote, dopo essere andato 1'1
!
Fra i due inviti proposti nella rubrica 8 a iniziare la processione, alla sedia, «recita subito la preghiera di apertura della messa, che con-
il secando: «Avviamoci in pace», e lo stesso dell'Ordo del 1956, al elude la processione». Questa e ancora la soluzione migliore. Mentre
quale l'assemblea risponde: «Nel nome di Cristo. Amen». Eliminato nell'Ordo del1956la processione aveva la propria preghiera conclusiva
nel MR 1970, ma ripristinato nella terza edizione típica del 2002, non e la messa aveva il sub canto di ingresso e la sua colletta, nél Messale
contiene nulla di specifico. 11 primo e preferibile. Dice: «Imitiamo, riformato si considera la processione con i rarni come processione di
fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesu, e ingresso della messa e, preferibilmente senza interporre nulla, giunge
avviamoci in pace», anche se il sacerdote ha giádetto: «Fratelli caris- alla sua grande conclusione con la colletta del giorno. 29
simi» nell'esortazione iniziale, per cui non si dovrebbe ripetere. La
concisione e essenziale in questo tipo di formula. Questo invito non La messa. L'Ordo del1956 modifico la prima parte della liturgia '1
comporta una risposta da parte dell'assemblea. della Domenica delle Palme, specialmente con la benedizione e la
Dopo !'invito, la rubrica 9 e praticamente la stessa del succitato distribuzione dei rami, ma lascio la seconda parte, la messa, com'era
Messale Tridentino del1920, a parte l'aggiunta, dopo !'elenco dei mi- nel Messale Romano del1570. 11 Messale di Paolo VI, oltre a rifinire
nistri che prendono parte alla processione- turiferario, crucífero, ac- la prima parte, ha introdotto alcune modifiche anche nella parte eu-
coliti, diacono, sacerdote-, di «e tutti i fedeli che portano rami». Cosi carística. Presenta Is 50,4-7, il terzo canto del Servo sofferente, come
pone fine alla clericalizzazione della processione. Poiché la distribu- lettura dell' Antico Testamento e usa il Sal 21, il tratto precedente,
zione rituale dei rami e stata abolita, la stessa rubrica prescrive che come salmo responsoriale, con il ritornello: ((Dio mio, Dio mio, per-
i salmi 23 e 46, cantati durante la distribuzione nell'Ordo di Pio XII, ché mi hai abbandonato?», le parole pronunciate da Gesu morente
siano cantati durante la processione. Ricordando illoro contenuto gia sulla croce in Mt 27,46 e Me 15,34. Sarebbe stato bene inserire un
presentato sopra, questa posizione e molto migliore. L'inno Gloria, altro ritornello da usare nell'anno C, quando si legge Luca, perché
laus et honor e ancora intitolato «<nno a Cristo re». in quel vangelo le ultime parole di Gesu non sano prese dal Sal21,1,
Nell'Ordo di Pio XII e nel Messale del1962, al termine della pro- bensi dal Sal 30,6: ((Padre, nelle tue mani consegno il mio spirit9».
cessione il sacerdote, versus populum, nell'orazione chiede a Cristo Ora la seconda lettura e il celebre inno di Fil 2,6-11, importante per
che «ovunque sono porta te queste palme, discenda la grazia della tua collocare la Passione nel contesto teologico piu ampio dell'esistenza
benedizione». Dopo il ritorno deíministri in presbiterio e la sostitu-
zione dei paramenti rossi con quelli viola, la messa comincia con il
canto dell'antifona di introito, seguita dal Kyrie e dalla recita della 29
Sulla relazione fra la colletta e la processione di ingresso in generale, cf. P. RE-
colletta da parte del sacerdote. Nel Messale di Paolo VI, la proces- GAN, <<The Collect in Context», in J.G. LEACHMAN- D.P. McCARTHY ( edd.), Appreciat-
ing the Collect.· An Irenic Methodology, St. Michael's Abbey Press, Farnborough 2008,
sione termina in modo completamente diverso. La rubrica 11 nella 83-99, specialmente 96-99.

134 135
divina di Cristo, della sua discesa kenotica e della conseguente rice- una preghiera sulle offerte tratta dalla raccolta delle messe papali di
zione, una volta glorificato, del nome al di sopra di ogni altro nome Verona, V 628, facendola precedere dall'espressione per Unigeniti tui
conferito a lui da Dio, per aver accettato di svuotare se stesso ed es~. passionem, per cui dice: «La passione del tuo unico Figlio affretti il
sere obbediente fino alla morte in croce, capovolgendo cosi l'orgoglio giorno del tuo perdono». Il postcommunio e sostituito con l'unione
e la disobbedienza del primo Adamo. 11 nocciolo di questo passo, vv. di due preghiere della Domenica delle Palme e della Passione del
8-9, e anche l'acclamazione al vangelo di questa domenica. Gelasianum vetus. La prima parte proviene da GeV332 e la seconda,
I racconti della Passione dei tre sinottici sono letti nel ciclo di tre che ricorda la morte e la risurrezione di Cristo, da Ge V 330: «Ü Pa-
anni e sono piu lunghi di quelli dell'Ordo 1956, pur non raggiungen- dre, che [... ] con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui
do, tranne Marco, la stessa lunghezza che avevano nel Messale del crediamo, fa' che perla sua risurrezione possiamo giungere alla meta
1570. Ora non cominciano con la preghiera nell'orto degli Ulivi, ma della nostra speranza».
molto prima. Nell'anno A, la Passione di Matteo comincia a 2614 Mentre il Messale Romano del1570 e 1' Ordo di Pio XII prescrivo-
invece che a 26,36; nell'anno B, la Passione di Marco comincia a l4l no per questa domenica il prefazio della santa Croce, come per tutti
invece che a 14,32; nell'anno C, la Passione di Luca comincia a 22 Ú i giorni del tempo di Passione, il Messale di Paolo VI offre un prefa-
invece che a 22,39. La maggiore estensione e dovuta probabilme~te zio proprio, ripreso in parte da uno dei supplementi carolingi al Sa-
alla volonta di includere l'Ultima cena, che riveste un'importanza ca- cramentario di papa Adriano (Sup 1585). Ricorda che «egli [Cristo],
pitale a livello teologico a causa del collegamento fra il cenacolo e la che era senza peccato, accetto la passione per noi peccatori e, conse-
croce nella concezione cattolica del sacrificio e quindi dell'eucaristia. gnandosi a un'ingiusta condanna, porto il peccato dei nostri peccati.
Ma ci si puo chiedere se l'allungamento di queste letture gia lunghe Con la sua morte lavo le nostre colpe e con la sua risurrezione ci ac-
non oltrepassi la capacita di attenzione di molti ascoltatori, special- quisto la salvezza». La preghiera sul popolo, usata il mercoledi della
mente il Venerdi santo quando il racconto della Passione di Giovanni Settimana santa nell'Hadrianum (H 327), si trova ancora li nel MR
comincia ancora una volta dopo la cena. 1570, nell'OHS 1956 e nel Messale del1962. La terza edizione típica
Riguardo alle preghiere presidenziali, il Messale di Paolo VI con- del Messale di Paolo VI la sposta dal mercoledi alla Domenica delle
serva la colletta del MR 1570 e dell'Ordo di Pio XII. Presente in H Palme, dove, come ultima preghiera della messa, esprime in modo
312 e in GeV 329, essa prega: «Dio onnipotente ed eterno, che hai eloquente la liberta sovrana dimostrata dal Signore nell'accettazione
dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, della sua passione e quindi, potremmo aggiungere, nel suo ingresso
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sem- nella Citta santa: «Guarda, ti preghiamo, Signore, questa tua famiglia,
pre presente il grande insegnamento della sua passione, per parteci- perla quale il nostro Signore Gesu Cristo non esito a consegnarsi nel-
pare alla gloria della risurrezione». 11 testo latino ha ad imitandum le mani del malfattori e subire l'agonia della croce»
humilitatis exemplum. 11 tema dell'imitazione o mimesis, cosi fonda-
mentale perla processione delle Palme, continua in quest'espressione
Conclusione. Nella domenica prima di Pasqua, nella Gerusalem-
della colletta e stabilisce un ulteriore legame fra le due parti della li-
me del IV secolo, la comunita cristiana si riuniva sul monte degli Uli-
turgia del giorno. La liturgia ci chiama a imitare non solo l'ingresso di
vi, poi si recava in processione all'Anastasis, portando rami di palme
Gesu in Gerusalemme, ma anche cio a cui esso tende, la croce, perché
per imitare l'ingresso di Gesu in citta. Nell'Occidente medievale, que-
i due avvenimenti sono inseparabili.
sto venne anteposto a una messa che era sorta a Roma e nella quale
La secreta e il postcommunio del Messale del 1570, conserva ti da
si leggeva la Passione secondo Matteo. Ma con l'andare del tempo, la
Pio XII, sono tratti rispettivamente da H 313 e 314. Non ricordano la
benedizione e la distribuzione delle palme, inserita prima della pro-
Passione e non ricorrono solo nella Domenica delle Palme, ma anche
cessione, assunse un'importanza sempre maggiore e, alla fine, ridusse
in altre occasioni. 30 11 Messale di Paolo VI sostituisce la secreta con
la processione al breve percorso del sacerdote e dei ministri dal pre-
sbiterio, dove erano benedette e distribuite le palme, alla porta della
chiesa con ritorno al presbiterio.
°Cf. BRUYLANTS Il, nn. 132 e 813.
3

136 137
Nel1956, Pio XII cerco di ripristinare l'integrita della processio-
ne, definendola una dimostrazione pubblica di onore e gratitudine a za nell'OHS e la loro lunghezza: avendo notevolmente accorc~ato la
Cristo Re, incoraggiando i laici a prendervi parte, riducendo la bene- Passione secondo Matteo la domenica, fa lo_st~sso con quelle di ~ar­
dizione delle palme a una semplice orazione e non esigendo piu che co e di Luca. Ora la Passione di Marco commc1a a 14,32: la preghiera
fossero distribuite durante il rito. Tuttavia la processione continuo a nel Getsemani, invece che a 14,1. Analogamente, la Pa~s10?~ ~econdo
iniziare e terminare nel presbiterio, come avviene ancora nel Messale Luca comincia con. la preghiera di Gesu al monte ~egh Uhvim 22,~9,
de11962, la forma straordinaria. La messa, celebrata con paramenti mentre prima cominciava in 22,1. Anche la P~ss10_n~ secon~o ~Io­
viola e incentrata sulla Passione, era in netto contrasto con la proces- vanni, il Venerdi santo, comincia nell'orto degh Uhvi dopo 1 Ultima
sione, che testimoniava pubblicamente la regalita di Cristo e durante cena. Ricordando che, in base al cambiamento ef~ettuato n_el1956, la
la quale i niinistri indossavano paramenti rossi. Passione secondo Matteo comincia nel Getseman_I, ora _tutti e quattro
· racconti della Passione cominciano con avvemmenti che seguono
~mmediatamente
Solo con il Messale postconciliare, la forma ordinaria, si raggiun-
ge pienamente l'obiettivo perseguito dall'Ordo de11956. Li, perla la cena e terminano con !'arresto di Gesu. A parte
prima volta, il rito che apre la liturgia viene correttamente indicato questa riduzione dei due racconti della Passione, le letture nell'OHS
come una commemorazione dell'ingresso del Signore in Gerusalem- sono le stesse che si trovavano nel Messale del1570. .
me, una commemorazione da effettuare a tutte le messe in una delle II vangelo dellunedi della Settimana santa e Gv 12,1-9, la cena ~n
tre modalita previste. La prima e la processione con le palme che, casa di Lazzaro «sei giorni prima di Pasqua», durante la quale ~a~Ia
come sottolinea il Messale, deve iniziare fuori dalla chiesa e termi- unge i piedi di Gesu con unguento profumato, un ge~to che Ge~u m-
nare al suo interno con la recita della colletta della messa. Poiché la terpreta come anticipazione della sua sepoltura. L'epistola del g10rno
rubrica n. 5 della terza edizione tipica richiede che il rito cominci con e Is 50,5-10, il terzo canto del Servo sofferente. L'epistola del marted~
il segno della croce e il saluto, come avviene in ogni ~elebrazione eu- e Ger 11,18-20. I1 profeta afferma di fronte a coloro che tramano di
carística, si potrebbe affermare che la processione non precede piula ucciderlo: «lo ero come un agnello mansueto che viene portato alma-
messa, mala inizia. Percio, in vece di contrapporre il rito di ingresso e cello, non sapevo che tramavano contra di me». Il mercoledi vi sono
il resto della messa, il Messale di Paolo VI Ji collega. Prescrive para- due letture prima del vangelo. La prima e ~s 62;11-6~,?, ~ella quale
mentí rossi per entrambi e chiede al sacerdote di spiegare che Cristo il Signare, sanguinante per aver calpest~to_ I sum_ nemici, SI paragona
entro a Gerusalemme per offrire la sua vita e risuscitare perla nostra a uno che pigia nel torchio, con le vesti tinte di rosso. La se~onda,
salvezza, poi chiede che questo scopo si compia nell'assemblea riuni- Is 53,1-12, e il quarto canto del Servo soffe_re?te, nel ~uale ntorna
ta tramite l'esecuzione mimetica di quell'avvenimento originario e la l'immagine dell'agnello, ricordata da Geremia 11 marted1. Il passo af-
sua celebrazione nell'eucaristia nella quale viene proclamata lapas- ferma: «Come un agnello che viene portato al macello», «come un
sione salvífica del Signore. agnello muto davanti a chi lo tosa», cosi il Servo «non ha aperto la
Termínate le nostre riflessioni sulprimo giorno della Settimana sua bocea».
santa, rivolgiamo ora la nostra attenzione ai tre giorni successivi.
Le preghiere. Nell'Ordo di Pio XII, tutte le preghiere p_er qu~s~i
tre giorni sono le stesse del Messale del1570 e provengono m defmi-
3. LUNEDI, MARTEDI E MERCOLEDI DELLA SETTIMANA SANTA tiva dal Sacramentario di papa Adriano (H 315-327). Le collette del
lunedi e del martedi e tutte le cinque preghiere del mercoledi ricor-
l. L'Ordo di Pio XII dano la passione, la croce o la morte di Cristo. Il mercoledi ~a ci~que
preghiere invece di quattro, perché, oltre alla colletta, ha un oraz10ne
Le letture. La caratteristica principale dellunedi, martedi e mer- dopo la prima lettura dell' Antico Testamento.
coledi della Settimana santa nell'Ordo de11956 e la lettura della Pas-
sione secondo Marco il martedi, e di quella secondo Luca il merco-
ledi. Questi erano i vangeli nel Messale del 1570. L'unica differen-

138
139
~··

2. Il Messale di Paolo VI La terza edizione típica sostituisce anche la preghiera sul popolo,
illunedi. Comprende una richiesta generale, tratta da V 940, e una
Le letture. Come abbiamo gia sottolineato, il Lezionario postcon- frase particolare, tratta da GeV 265: volgendo lo sguardo al Triduo,
ciliare prescrive per la Domenica delle Palme la lettura di tutti e tre chiede che i fedeli «possano celebrare le feste pasquali non solo con
i racconti della Passione dei sinottici nel ciclo dei tre anni e li riporta mortificazione corporale, ma soprattutto con la purezza della men-
alla lunghezza che ave vano prima della riduzione operata da Pío XII. te». Quella del martedi e la stessa dell'Ordo: chiede a Dio di purifica-
Conserva l'unzione di Betania come vangelo dellunedi, ma sostitui- re il suo popolo «dalle seduzioni della vita passata e renderli capaci di
sce i racconti della Passione di Marco e di Luca il martedi e il mer- una nuova vita santa». A vendo spostató la preghiera sul popolo del
coledi. Per il martedi, sceglie il passo di Gv 13,21-33.36-38, nel quale mercoledi alla Domenica delle Palme e della Passione, la terza edi-
Gesu, a cena con i Dodici, intinge un boccone di pane nel piatto e lo zione típica colloca al suo posto una bella formula, tratta da Ge V 343,
porge al suo traditore, poi dice a Pietro: «Non cantera il gallo, prima nella quale si menzionano i sacramenti pasquali e la rinascita: «Con-
che tu mi abbia rinnegato tre volte». Per il mercoledi, sceglie il passo cedí ai tuoi fedeli, Signare, di partecipare sempre ai misteri pasquali
di Mt 26,14-25, nel quale Giuda accetta di tradire Gesu per trenta mo- e attendere ardentemente i doni futuri, affinché, perseverando nei
nete d'argento e i discepoli fanno i preparativi perla cena di Pasqua. sacramenti della loro rinascita, possano essere condotti dalle opere
Come prima lettura, il Lezionario sposta il quarto canto del Servo della quaresima a novita di vita».
dal mercoledi al Venerdi santo e lo sostituisce con il terzo canto del 11 Prefazio I della Passione e stato usato durante la quinta setti-
Servo, letto in precedenza illunedi. Al suo posto, illunedi, c'e il pri- mana di Quaresima. 11 Prefazio II della Passione e prescritto per il
mo canto del Servo, Is 42,1-7. 11 martedi si legge il secondo canto del lunedi, il martedi e il mercoledi di questa settimana. Tratto dal Sup-
Servo, Is 49,1-6. Cosi tutti e quattro i canti del Servo vengono letti in plemento all'Hadrianum (Sup 1584), afferma: «Contempliamo ormai
successione durante la Settimana santa: il primo illunedi, il secondo vicini i giorni della sua [di Cristo] Pasqua di morte e risurrezione, che
il martedi, il terzo il mercoledi, il quarto il venerdi. 11 terzo e anche la segna la sconfitta dell'antico avversario e !'evento stupendo della no-
lettura dell' Antico Testamento della Domenica delle Palme, anche se stra redenzione».
li i versetti sono leggermente diversi: Is 50,5-10, invece di 50,4-9 come L'espressione «l'evento stupendo della nostra redenzione», no-
il mercoledi. strae redemptionis mysterium, ricorda il titolo del documento del 16
novembre 1955, nel quale si annunciava la riforma della Settimana
Le preghiere. 11 Messale di Paolo VI conserva tutte le preghiere santa, Maxima redemptionis nostrae mysteria.
dell'Ordo del1956 che fanno riferimento alla Passione tranne la col- La magnifica antífona di introito del mercoledi della Settimana
letta del mercoledi, dove mantiene invece l'orazione dopo la prima santa nel MR 1570 e nell'OHS si trova in cinque dei sei manoscritti
lettura: «Padre misercordioso, tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio piu antichi dell' Antifonale Romano (AMS 76) ed e ancora nel Messa-
subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del ne- le di Paolo VI. Una parafrasi di Fil2,10.8.11 dice: «Nel nome di Gesu
mico; donaci di giungere alla gloria della risurrezione». 31 ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sottoterra, perché Gesu si e
Diversamente dalle collette, le secrete e le preghiere dopo la co- fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce: per questo Gesu
munione dellunedi e del martedi nell'Ordo di Pío XII non fanno al- Cristo e il Signare, a gloria di Dio Padre».
cun riferimento allá Passione e hanno un contenuto generico. 11 Mes-
sale postconciliare le sostituisce con altre preghiere, ugualmente ge-
neriche e senza riferimento alla Passione. 4. ÜIOVEDI DELLA SETTIMANA SANTA:
MESSA CRISMALE E BENEDIZIONE DEGLI OLI

Preliminari. Nell'Ordo di Pío XII del 1956, nonché nel Messale


31
Perle fonti di queste preghiere, cf. C. JoHNSON- A. WARD, <<Sources of the Romano del1962, il Giovedi santo, chiamato Feria V in Cena Domi-
Orations for Holy Week in the 2002 "Missale Romanum"», in EL 123(2009), 327-346. ni, o Giovedi della Cena del Signare, e il primo giorno del Triduo sa-

140 141
ero. N el Messale di Paolo VI, in base al n. 19 delle Norme generali per roessa ( Ge V 349-351, 369-374) e priva di titolo. Copia un ordo perla
l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario, il Triduo inizia con· riconciliazione dei penitenti, probabilmente per permettere ai pre-
la messa vespertina della Cena del Signore. La parte del giorno che la sbiteri nei tituli romani di riconciliare i penitenti sul letto di morte,
precede fa parte della Quaresima ed e chiamata Feria V Hebdomadae usando le orazioni nella sezione Reconciliatio paenitentis ad mortem
Sanctae, o Giovedi della Settimana santa. Il n. 31 delle Norme gene- (GeV 364-368). Nella Roma del VII secolo era tutto cio che restava
rali afferma: «ll giovedi della Settimana santa, al mattino, il vescovo, della penitenza canonica. 34 La terza niessa ( GeV 391-394) e destinata
concelebrando la messa con il suo presbiterio, benedice gli oli santi e alla celebrazione vespertina, ad uesperum. Il suo prefazio ( Ge V 392)
consacra il crisma». In tutti questi documenti, l'azione liturgica prin- contrappone le azioni di Giuda e di Gesu nell'Ultima cena e le loro
cipale, il giovedl mattina, e la Messa crismale in cattedrale, durante la rispettive conseguenze.
quale il vescovo, insieme con i sacerdoti della sua diocesi, consacra il La seconda messa (GeV 375-390) e quella che qui ci interessa.
crisma e benedice l'olio dei catecumeni e l'olio degli infermi. Si indos- Contiene preghiere che i presbiteri erano autorizzati a recitare per
sano paramenti bianchi e si canta il Gloria. benedire l'olio degli infermi (GeV 381-382) e l'olio dei catecumeni
Queste benedizioni non sono necessariamente collegate con !'Ul- (GeV 384), per usarlo nelle chiese titolari. In seguito, probabilmen- i' 1

tima cena o istituzione dell'eucaristia. La motivazione originaria per te in Gallia, vennero inseriti un esorcismo gallicano ( Ge V 385) e un '·.· ,¡1

la loro collocazione al Giovedi santo era essenzialmente pratica: di- breve prefazio ( Ge V 390), finalizzati entrambi alla consacrazione del
spone di nuovo crisma per l'unzione postbattesimale e la conferma- crisma, un rito riservato ai vescovi. Piu tardi ancora, probabilmente
zione dei battezzati nella Veglia pasquale. La lettera circolare Pa- sempre in Gallia, furono aggiunti un prefazio romano (GeV 378) e
schalis sollemnitatis (16 gennaio 1988) lo riconosce al n. 35. Ricor- una lunga formula per la confezione del crisma; aHora venne aggiun-
dando che il giovedi della Settimana santa e il giorno tradizionale ta l'espressione Missa chrismalis al titolo romano originario: Item in
della Messa crismale, aggiunge: «ll nuovo crisma e il nuovo olio dei quinta feria. 35
catecumeni devano essere adoperati nella notte della Veglia pasqua- Si continuano a copiare questi tre formulari- tutti di origine pre-
le». Quando si diffuse la pratica dell'amministrazione del battesimo sbiterale - nei sacramentari gelasiani franchi della fine dell'VIII se-
in altri tempi liturgici dell'anno e si indeboli illegame fra la consa- colo, ma poi vengono emarginati dall'inesorabile avanzata di un altro
crazione del crisma al Giovedi santo e la sua utilizzazione alla Veglia tipo di liturgia del Giovedi santo, quello papale. Le prime testimo-
d~l ~abat? santo, autori medievali e anche moderni addussero ragio- nianze di questa liturgia si trovano in un Ordo del Laterano del VII
m srmbohche e teologiche per la scelta del Giovedi santo. Annibale secolo, edito da Antaine Chavasse. 36 Contiene una sola messa per
Bugnini, ad esempio, scrive: «I sacramenti per la cui amministrazio- questo giorno, come anche il Sacramentario di papa Adriano (H 329-
ne sono necessari gli oli santi sono frutto della Pasqua, anzi rendono 337). In essa, intitolata Oratio in cena Domini ad missam nell'Hadria-
l'uomo partecipe del mistero di Cristo». 32 Questa ragione aveva un num, il papa con i presbiteri della citta consacra il crisma e benedice
qualche fondamento finché il Giovedi santo faceva parte del Triduo, gli altri oli. L'Ordo del Laterano fissa l'inizio di questa messa all'o- 'i
come lo e tuttora nella sua forma straordinaria, ma perde malta della
:, 1'
ra sesta, mezzogiorno, al termine della quale i presbiteri ritornano
sua forza persuasiva nel momento in cui, come nella forma ordinaria ai loro tituli a celebrare un'altra messa: quella che corrisponderebbe
il Triduo pasquale comincia il Giovedi sera e gli oli vengono benedet~ alla terza messa, la missa ad uesperum, nel vecchio Gelasiano ( Ge V
ti durante la Quaresima. · 391-394). .
Il vecchio Gelasiano contiene tre formulari di messa per quello
che chiama giovedi della sesta settimana di Quaresima. 33 La prima

34
32
Cf. B. PoscHMANN, Penance and the Anointing of the Sick, Herder, Freiburg
A BUGNINI, La riforma liturgica (1948-1975) CVL-Edizioni Liturgiche Roma 1964,104-109.
1997, 773. , , 35
33
CHAVASSE, Gélasien, 133-135.
Per un'analisi magistrale della loro formazione e utilizzazione cf. CHAVASSE 36
<<A Rome, le Jeudi-saint, au Vlle siecle, d'apres un vieil Ordo>>, in Revue
Gélasien, 126-139. ' ' d'histoire ecclésiastique 50(1955), 21-35.

142 143
1

n Pontificale Romano-germanico della meta del X secolo colloca Le benedizioni hanno luogo a una lunga tavola collocata in mezzo
la messa in cena Domini del giovedl all'ora terza, o nove del mattino, 37 al presbiterio. Il faldistorio del vescovo e collocato al centro, di fronte
grosso modo alla stessa ora in cui in epoca moderna si cele brava nelle all'altare. Su ogni lato sono seduti sei sacerdoti che rappresentano gli
cattedrali la messa del Giovedi santo, nella quale venivano benedetti apostoli. La disposizione ricorda !'Ultima cena. Si benedice anzitutto
il crisma e altri oli. !'olio degli infermi. La benedizione avviene verso la fine del canone,
Testi e rubriche per la benedizione degli oli, pur facendo parte dopo la preghiera Nobis quoque peccatoribus e prima di Per quem
della Missa chrismalis nel vecchio Gelasiano e della messa in cena haec omniaY Una rubrica nell'Hadrianum (H 333) dice: «Prima di
Domini nell'Hadrianum, sono tratti da messali successivi e inseriti pronunciare le parole Per quem haec omnia, si levano in alto le ampol-
nella terza parte del Pontificale Romano, pubblicato nel 1595-1596 le dell'olio offerte dal popolo e il signor papa e tutti i presbiteri le be-
e riutilizzato senza modifiche da Giovanni XXIII nel1961-1962. 38 La nedicono». E un prezioso riferimento all'usanza antica, quando la be-
rubrica 1 nella Messa crismale delle liturgie della Settimana santa ri- nedizione era effettuata congiuntamente dal vescovo e dai presbiteri.
formata del 1956, ripetuta nel Messale 962, afferma che gli oli sono La preghiera, tratta da GeV 382 (= H 334) si apre con un'epi-
benedetti e il sacro crisma e confezionato secondo l'ordo del Pon- clesi: «Manda dal cielo, ti preghiamo, Signore, il tuo Spirito Santo,
tificale. Nelle sezioni che seguono compareremo e contrapporremo il tuo Paradito, su questo olio, frutto dell'olivo. Fa' che tutti coloro
questi riti nei pontificali prima e dopo il concilio Vaticano II, poi trat- che saranno unti con questo unguento di guarigione celeste trovino
teremo della fo.rmazione della Messa crismale del 1956 e della sua in esso protezione della mente e del corpo e siano liberati da ogni
sostituzione nel Messale di Paolo VL sofferenza, debolezza, malattia della mente e del corpo». Al tempo
in cui venne composta questa preghiera, l'olio era destinato eviden-
temente ai malati, non ai moribondi, come nei secoli successivi, e lo
l. Benedizione degli oli nel Pontifica/e Romano de/1596 scopo dell'unzione era il ristabilimento della salute. Queste unzioni
non erano riservate ai ministri ordinati, ma erano compiute anche dai
Cosi come viene presentata in questo Pontificale, la benedizione fedeli. 42 Dopo essere stato benedetto, l'olio degli infermi viene por-
degli oli e un rito decisamente solenne e pomposo. Il vescovo e assistito tato in sacrestia e il vescovo torna all'altare per terminare il canone.
da dodici sacerdoti, sette diaconi e sette suddiaconi. Pierre de Puniet La consacrazione del crisma e la benedizione dell'olio dei catecu-
osserva che il coinvolgimento di un numero cosi elevato di ministri di meni avvengono dopo che i ministri hanno ricevuto la comunione. 43 Il
vari ordini «e una traccia autentica dell'antica liturgia pontificale, nella Pontificale non parla della ricezione della comunione da parte di altri
quale il papa officiava circondato da tutto il clero di Roma». 39 Il Pon- e Pio XII l'ha vietata. 44 Il balsamo, il crisma e !'olio dei catecumeni
tificale chiama i sacerdoti assistenti testes e cooperatores: «testimoni» sono portati dalla sacrestia in presbiterio con una solenne processio-
dell'azione del vescovo e «collaboratori» con lui in questo ministero. 40 ne, durante la quale i cantori cantano l'inno O Redemptor, sume car-
Il termine «collaboratori» ha indotto molti a ritenere che il vescovo e i men. Il ritornello e: «Ü Redentore, accogli il canto di coloro che ti
dodici presbiteri concelebrassero la consacrazione del crisma. acclamano». Uno dei versi dice: «L'Albero fecondato dalla santa luce

37
PRG XCIX, 252, in VoGEL-ELZE II, 67. 41
PR 1962, nn. 966-970.
38
M. Sonr- A. ToNrow (edd.), Pontifica/e Romanum: Editio Typica 1961-1962, 42
A.G. MARTIMORT, La Chiesa in preghiera, 1!1: 1 sacramenti, Queriniana, Brescia
(Monumenta Liturgica Piana 3), Librería Editrice Vaticana, Citta del Vaticano 2008. 1987, 142, scrive: «Una volta benedetto da! vescovo o dai sacerdoti, esso [l'olio] puo
Testi delle benedizioni sano ai nn. 961-997. In seguito, si rinvia a quest'opera con la essere messo a disposizione dell'infermo, che lo utilizzera come medicina o ad esso sara
sigla PR 1962, applicato da coloro che lo curano; esso e lenimento, unguento, ma si scorge pure che
39
<<Concélébration liturgique>>, in DACL, III/2, 2481. Molto ricchi di informazioni puo essere bevuto>>.
son o i disegni inclusi da M. So m- A.M. TRIACCA (edd. ), Pontifica/e Romanum: Editio 43
Testi in PR 1962, nn. 972-997.
Princeps (1595-1596) (Monumenta Liturgica Concilii Tridentini 1), Librería Editrice 44
In OHS, verso la fine della Messa crismale, la rubrica 14 dice: In hac missa sa-
Vaticana, Citta del Vaticano 1997, 575.577.580.586. cram communionem distribuere non licet, «in questa messa non e permesso distribuire
40
PR 1962, n. 976. la comunione>>.

144 145
1produsse l'olio che sara consacrato 1lo presenta il popolo riunito 1al Segue l'esorcismo e la benedizione dell'olio dei catecumeni. Il ve-
Salvatore del mondo». Il verso finale prega: «Re della nostra patria scovo e i dodici sacerdoti soffiano sull'ampolla contenente questo terzo
eterna/ degnati di consacrare questo olio 1come segno attivo 1contra olio, come hanno fatto su quella del crisma. La preghiera di esorcismo,
ogni pretesa del demonio». aggiunta al vecchio Gelasiano in Gallia (GeV389) e mancante nell'Ha-
Dopo la benedizione del balsamo, il vescovo soffia tre volte in drianum, chiede che ogni spirito cattivo esca dall'olio in modo che i
forma di croe(: sull'apertura dell'ampolla che contiene il crisma. I corpi unti con esso «possano essere santificati ricevendo la grazia spiri-
suoi dodici testimonie collaboratori fanno lo stesso, uno dopo l'altro. tuale». La preghiera di benedizione ( Ge V 384 = H 336) chiede che, se
Questi soffi, con significato esorcistico - Rabotin li chiama «esorcismi dovesse rimanere qualche traccia del nemico in coloro che si avvicina-
in atto» - sfociano in una preghiera di esorcismo sul crisma. Dopo no al «lavacro della santa rigenerazione, scompaia al contatto con que-
questi preliminari si giunge al culmine di questa liturgia: la consacra- sto olio santificato. Non resti in loro alcuna debolezza spirituale, alcuna
zione del crisma. La preghiera ( Ge V 385-388 = H 335), cantata, assu- opportunita di fuga dalla virtu, nessuna possibilita per le insidie del
me la forma di un magnifico prefazio. Comincia con il dialogo abitua- male». Al contrario, la preghiera chiede: «Questo unguento confezio-
le e comprende una sezione anamnestica e una sezione epicletica, con nato li aiuti ad avanzare verso la salvezza che essi riceveranno median-
la prima che pone le basi per le richieste della seconda. L' anamnesis te la nascita della rigenerazione celeste nel sacramento del battesimo».
ricorda che le olive, creature di Dio spremute per ricavarne olio e Poi il vescovo e i dodici sacerdoti salutano l'olio dei catecumeni
usate per ungere un tempo sacerdoti e re, preannunciano realta fu- nello stesso modo in cui hanno fatto per il crisma, in questo caso can-
ture, specialmente l'unzione di Gesu con lo Spirito al suo battesimo, tandoAve, sanctum oleum, «Ave, olio santo!». Al termine, le ampolle
che fa di lui il Cristo, l'Unto del Signore. L'epiclesis chiede al Padre di del crisma e dell'olio dei catecumeni vengono portate in processione
santificare il crisma mediante la sua benedizione e «impregnarlo della alla sacrestia, mentre i cantori cantano gli altri versi di O Redemptor,
forza dello Spirito Santo e della potenza che emana dal Cristo, dal cui sume carmen. I1 vescovo ritorna all'altare e conclude la messa.
nome e chiamato crisma[ ... ], confermarlo come segno sacramentale
di salvezza per i suoi figli rinati nellavacro spirituale del battesimo e
farli partecipare alla vita eterna». 2. Il rito riformato della benedizione degli oli
Dopo aver mescolato il balsamo con l'olio consacrato, il vesco-
vo rivolge un saluto al sacro crisma, cantando A ve, sanctum chrisma, Dopo il concilio Vaticano II, la riforma della benedizione degli oli
«Salve, santo crisma» tre volte, ogni volta alzando il tono della voce, e della consacrazione del crisma cerco principalmente di eliminare gli
poi bacía l'orlo dell'ampolla. I dodici sacerdoti fanno lo stesso, genu- esorcismi e ridurre le numerose cerimonie che si erano accumulate in
flettendosi tre volte davanti all'ampolla e cantando ogni volta Ave, epoca medievale a nord delle Alpi, per recuperare la forza della tra-
sanctum chrisma con un tono di voce piu alto, poi, come il vescovo, dizione romana originaria presente nella purezza ed eloquenza delle
baciano l'orlo dell'ampolla. Si possono comprendere piu facilmente stesse preghiere. 46 Il rito postconciliare venne promulgato dalla Sacra
queste ricche effusioni di onore se si ricorda l'insegnamento di Ciril- congregazione per il culto divino il 3 dicembre 1970. 47 L'introduzio-
lo di Gerusalemme, secondo il quale, mediante l'invocazione dello ne, al n. 1, afferma: «La Messa crismale [... ]e considerata una delle
Spirito Santo, l'olio consacrato subisce una trasformazione simile a
quella del pane eucarístico. Ammonisce: «Guai a supporre che que-
sto sia un semplice unguento, perché, come il pane eucarístico, dopo traduzioni. ~~lla traduzione di_Edwar? Hamilton Gifford (in NPNF, VII, 150), !'olio
l'invocazione dello Spirito Santo, non e piu pane, ma corpo di Cristo, e
cons~crato <<.e Il dono della grazia di Cnsto e, con la venuta dello Spirito Santo, in gra-
do di confenre la su.a natura divina». N ella traduzione di McCauley e Stephenson (in
cosi qtiesto santo unguento non e piu semplice unguento». 45 FC 63, 170), esso <<diventa il dono gratuito di Cristo e dello Spirito Santo, che produce
la venuta [presenza?] della sua divinita>>.
46
Perle tappe che conducono alla promulgazione dei riti riformati cf. BUGNINI La
riforma liturgica (1948-1975), 770-771. ' '
• • ~ 1 te~t~ della bell:edizione degli oli si trovano inEV~/2854-2867 ene 1 praenotanda dei
4
45 CrRILLO DI GERUSALEMME, Catechesis XXI (Terza catechesi sui misteri) 3: PG 33.

L'interpretazione del seguito di questa frase in greco e controversa e cio si riflette nelle hbn hturgzcz, a cura di L.F. CoNTI- G.M. CoMPAGNONI, Ancora, Milano 2009,1325-1333.

146 147
principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e E quello scelto dal santo padre ogni anno a San Giovanni in La-
un segno della stretta unione dei presbiteri con lui». Pi u avanti, il n. 14 terano. Altrimenti, l'olio degli infermi, benché meno importante, sa-
chiama i sacerdoti che concelebrano con il vescovo «suoi testimoni e rebbe benedetto, nella messa, in un momento piu importante rispetto
collaboratori nel ministero del sacro crisma» - espressioni riprese dal a quello del crisma. Inoltre, le benedizioni compiute dopo la preghie-
Pontificale Romano del1595-1596. ra dopo la comunione per ragioni pratiche sono benedizioni compiute
Il n. 2 dell'introduzione, dopo aver ricordato che «la liturgia cri- dopo la messa. Il vescovo benedice gli oli alla tavola posta al centro
stiana ha fatto suo l'uso dell'Antico Testamento - venivano infatti del presbiterio con i concelebranti disposti a semicerchio attorno a lui
consacrati con l'unzione i re, i sacerdoti e i profeti; essi erano casi (n. 21), con il vescovo rivolto verso il popolo (n. 22), non verso l'altare
figura di Cristo, il cui nome significa Unto del Signare»-, insegna che come avveniva in precedenza.
«l'unzione con il sacro crisma dimostra nel segno che i cristiani, inse- Vi sano ancora due grandi processioni. Nella prima, descritta in
riti per mezzo del battesimo nel mistero pasquale di Cristo, con lui dettaglio ai nn. 16-18, il balsamo e gli oli sano portati con il pane e il
morti, sepolti e risuscitati, partecipano al suo sacerdozio regale e pro- vino durante la preparazione dei doni, identificati a voce alta e passati
fetico e ricevono per mezzo della confermazione l'unzione spirituale al vescovo. Nella seconda, descritta nel n. 27, gli oli vengono portati,
dello Spirito Santo che viene loro dato». Il n. 2 aggiunge che «all'un- preceduti dal turibolo e dalla croce, in sacrestia dopo la benedizione
zione con !'olio dei catecumeni viene esteso l'effetto degli esorcismi: i finale. L'inno scelto per le due processioni e il tradizionale O Redem-
battezzandi ne ricevono vigore per rinunciare al diavolo e al peccato, ptor, sume carmen. In molti luoghi, gli oli sano portati dal decano o da
prima di appressarsi al fonte e rinascervi a vita nuova». rappresentanti laici, idealmente candidati al battesimo e alla confer-
I1 nuovo rito non insiste piu sul balsamo, ma permette l'uso di mazione, che li consegnano alle parrocchie o almeno li portano in un
«aromi o sostanze profumate» (n. 4). «La preparazione del crisma si luogo adattodove i pastori o i loro delegati possono prenderli.
puo fare privatamente prima della benedizione o anche dal vescovo Riguardo alle preghiere, tutti gli esorcismi del rito precedente
durante l'azione liturgica» (n. 5). La seconda opZione e decisament~ sano stati eliminati. Il nucleo centrale della benedizione dell'olio de-
migliore. Poiché il profumo e cio che distingue il crisma dagli altri gli infermi (n. 20) resta, come prima, l'epiclesi di GeV 382 eH 334,
oli, e altamente desiderabile che tutta l'assemblea lo veda, ascolti e Emitte Spiritum tuum Sanctum Paraclitum. Precedentemente, la pre-
lo odori quando viene versato nell'olio, specialmente se si sceglie la ghiera cominciava con questa richiesta. La versione del1970 la intro-
seconda preghiera consacratoria che fa riferimento a «questa mesco- duce con «Ü Dio, Padre di consolazione, che per mezzo del tuo Figlio
lanza di olio e profumo» (n. 25). hai voluta recare sollievo alle sofferenze degli infermi». Il testo latino
· L'olio degli infermi puo essere benedetto ancora, come in passato, per «Ü Dio, padre di consolazione» e Deus, totius consolationis Pater,
prima della fine della preghiera eucarística - qualunque pteghiera si un ovvio riferimento a 2Cor 1,3, molto adatto in questa preghiera. La
scelga- e gli altri oli dopo la comunione (n. 11), specialmente «dopo preghiera mira ancora al recupero della salute da parte di coloro che
la, preghiera dopo la comunione» (n. 21). L'introduzione aggiunge: sano unti con questo olio, chiedendo che «quanti riceveranno l'un-
«E tuttavia consentito, per ragioni pastorali, compiere tutto il rito di zione ottengano conforto nel carpo, nell'anima e nello spirito, e siano
benedizione dopo la liturgia della parola» (n. 12). Paul Turner nota: liberati da ogni malattia, angoscia e dolare».
Nel rito riformato, gli oli sano benedetti in ordine di importanza
La soluzione tradizionale sembra quasi illogica a coloro che conoscono ascendente. Percio, l'olio dei catecumeni, che tradizionalmente era
bene i riti del battesimo, della confermazione, dell'ordinazione, del matri-
benedetto per ultimo, ora viene benedetto dopo l'olio degli infermi
monio e dell'unzione degli infermi riformati dopo il concilio Vaticano JI.
In ogni caso, il rito riformato ha luogo dopo la liturgia della Parola. Per (n. 21). L'introduzione, n. 2, insegna che questo olio infonde vigore
questo ora le rubriche permettono che le preghiere sugli oli seguano quel nei candidati al battesimo per rinunciare al diavolo e al peccato prima
~~~~ . di recarsi al fonte e rinascervi a vita nuova.
La benedizione degli oli culmina nella consacrazione del crisma.
Dopo aver versato il balsamo o altra sostanza profumata nell'olio (n.
48
TURNER, Glory, 33. 23), il vescovo chiede a tutti di pregare perché Dio benedica questo

148 149
olio, affinché tutti coloro che saranno unti con esso possano essere no sacramentale della tua benedizione; effondi i doni dello Spirito
seg . d .
trasformati interiormente e partecipare alla salvezza eterna (n. 24). Santo sui nostri fratelli che riceveranno 1_'un~wne e1 cnsma».
Questo solenne invito, un elemento nuovo, coinvolge tutta l'as- La prima preghiera, composta secoh pnma che f~sse ~dottata 1~
semblea nell'azione liturgica che' segue. Poi il vescovo puo «soffiare formula di confermazione attuale, non afferma che 1 unzi~ne con d
sull'apertura dell'ampolla del crisma» (n. 25), ma non piu tre volte in crisma da parte del vescovo conferisce lo Spirito San~~- <?hi~de s~m-
forma di croce, come si faceva in precedenza. E, dopo l'eliminazione licemente: «Ouest'olio sia crisma di salvezza per tuttii nnatl dall ac-
degli esorcismi, il soffio non ha piu un significato esorcistico, ma epi- ~ua e dalla Spirito Santo». La preghiera termina_ con queste parole:
cletico, ricordando il gesto del Signare risorto in Gv 20,22: «Soffio e «li renda partecipi della vita eterna e commensah al banchetto della
disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo"». tua gloria». La seconda preghiera termina con una visi~ne escat?~o­
11 rituale del1970 permette la scelta fra due preghiere successive gica molto piu elaborata: «Dio di eterna _luce [... ]:con 11 tuo Sp~nto
(n. 25). 49 La prima e praticamente la stessa di quella del Pontificale del operante nel mistero dell'unzione es~andi ~ pe~fezwna la ~ua Chie_sa,
1596, tratta da Ge V 385-388 e H 335. La differenza principale e che finché raggiunga la pienezza della misura di Cnsto e tu, tnno e umco
non ha piu la forma di un prefazio, per cui inizia diversamente e non Signare sarai tutto in tutti nei secoli dei secoli». , .,
ha il dialogo introduttivo. La seconda formula e una composizione Pur essendo entrambe eccellenti, la seconda puo essere pm adatta
nuova. 50 Entrambe le preghiere hanno una parte anamnestica seguita a essere usata nella Chiesa, oggi.
da una parte epicletica che comincia con «ora ... ». Aquesto punto in
entrambe le preghiere «tutti i celebranti stendono la mano destra ver-
so il crisma, senza dir nulla, fino al termine della preghiera» (n. 25). 3. La Messa crismale del1956
Mentre la sezione anamnestica della prima preghiera comprende
varie figure dell'Antico Testamento, la sua contraparte nella nuova Fino al ripristino della Settimana s~nta_ da parte di Pi~ ~.II, an~
preghiera si concentra quasi esclusivmente sull'opera salvífica di Cri- nunciata il16 novembre 1955 ed entrata m VIgore nel1956, 1 oho degh
sto. Entrambe le preghiere ricürdano che, attraverso l'unzione con infermi e l'olio dei catecumeni erano benedetti e il crisma confezio-
il crisma, ai neobattezzati viene concessa la partecipazione alla mis- nato in cattedrale dal vescovo durante la messa in Cena Domini, o
sione regale, sacerdotale e profetica di Cristo. Questo riflette, ovvia- messa della cena del Signare, celebrata ovunque al mattino del Gio-
mente, il significato della prima unzione postbattesimale, prima della vedl santo. Pío XII decreto che da aHora in poi la messa della Cena
quale il vescovo o il sacerdote prega: «Dio onnipotente e Padre di del Signare fosse celebrata la sera e si contin~asse a ben~dire gli oli al
nostro Signare Gesu Cristo ti ha liberato dal peccato e fatto rinascere mattino non piu alla messa della Cena del Signare, ma m una messa
celebra;a appositamente per quello: la Messa crismale. La colletta~
51
mediante l'acqua e lo Spirito Santo. Ora ti unge con il crisma della
salvezza, affinché, unito al suo popolo, resti per sempre un membro la secreta e il prefazio furono tratti da una Missa chrismalis, da secoh
di Cristo che e sacerdote, profeta e re». caduta in disuso del vecchio Gelasiano ( GeV 375, 377, 378). La col-
La nuova preghiera, oltre a menzionare la mescolanza della so- letta, che provie~e del nucleo gelasiano originario, prima dell'aggi~n­
stanza profumata con l'olio, esprime piu chiaramente la teologia ta delle preghiere perla consacrazione del crisma, incentra l'att~nzio­
postconciliare della confermazione come sacramento che trasmette ne sul ruolo che i sacerdoti giocano nel sacramento del battesrmo e
il dono dello Spirito Santo. Essa dice: «Üra ti preghiamo, o Padre, fa' chiama i fedeli un popolo consacrato, alludendo forse ~Es 19,6 e 1P~
che quest'olio misto a profumo diventi con la tua forza santificatrice 2,9. Prega: «Ü Dio, nostro Signare, che per rigenerare d tuo popolo ~I
serví del ministero di vescovi, concedí a noi di perseverare nel servi-
zio secando la tua volanta; e cosl con il dono della tua grazia, anche ai
nostri giorni il popolo a te consacrato crescera in meriti e in numero».
49
Perle loro fonti cf. A. WARD, <<Sources of the Postconciliar Blessings of the Holy
Oils and the Chrism», in EL 125(2011), 190-233.
50
Per i commenti teologici su questo cf. G. FERRARO, «La seconda formula della
Consacrazione del Crisma>>, in EL 125(2011), 129-141. 51 I testi della messa si trovano in OHS, 61-66.

151
150
. Il prefazio, inse~ito nel for~ulario gelasiano in Gallia con la pre- sare che la messa di questa «festa sacerdotale» debba celebrare il
ghiera per la confez10ne del cnsma, esalta la forza spirituale di questa pen
sacerdozio regale di. tutti. 1. b attezzat"1. E cos1, e, m
. reaIta' .
mes~olanza di olio di oliva e balsamo. Al contrario, la secreta non
cor;ttie?e nulla che riguardi uno qualsiasi degli oli o dei sacramenti.
Pmche la messa gelasiana manca di una preghiera dopo la comunio- 4. La Messa crismale postconciliare
ne, se ne e scelta una dal Veronense (V 245) per riempire il vuoto
nell'OHS. Alle preghiere sono state aggiunte due letture. L'epistola Le preghiere e le formule recitate restan? im~utate in tutte e tre
er~ Gc 5,1~-1?. _Essa raccomanda agli anziani della Chiesa che «pre- le edizioni del Messale di Paolo VI. Le rubnche_ mvece son? ~u~en­
ghmo su ~IlUI [Il malato], ungendolo con olio nel nome del Signore: tate. La rubrica 4 nel Messale del 2002 era l'umca nel~e ediZIOlll del
e la preghwra della fede salvera l'infermo, e il Signore gli dara sollie- 1970 e 1975. Ritorneremo su questo fra breve. Le rubnc~e 1, 2, 3 e?
vo». Il vangelo, Me 6,7-13, riferisce che i Dodici «scacciarono molti 8000 state aggiunte alla terza edizione tipica. Tranne la pnma, esse n-
demoni e, ungendo con olio molti infermi, li guarirono». L'antifona guardano tutte il tempo della benedizione degli o~i _e provengono dal
alla comunione e formata da due versetti tratti dalla stessa pericope: Rito della benedizione degli oli, nn. 9-12 nel Pontlficale ~o~ano. L~
Me 6,12-13. rubrica 5, corrispondente ai nn. 11-12 nel rito dell~ benedizion~ ~egh
. I r~sponsabil~ della riforma del Messale Romano, dopo il conci- oli afferma: «<n conformita con la tradizione latma, la bened1z10ne
lio Vaticano II, ntennero non coerente la Messa crismale di Pio XII. deli'olio degli infermi si fa prima della conclusio~e della ~reghi~ra
La colletta ricorda il ruolo svolto dai sacerdoti nella consacrazione eucarística; la benedizione dell'olio _ciei catecumem e del cnsma ~~ f~
del popolo a Dio attraverso il battesimo; entrambe le letture riguar- dopo la comunione». E aggiunge: «E tuttavia consentito~ per _ragiOm
dano l'unzione degli infermi; il prefazio esalta l'efficacia del crisma pastorali, compiere tutto il rito di benedizione dopo la hturg~a della
per produrre la rinascita spirituale che avviene al fonte battesimale- Parola». Perle ragioni gia indicate, questa e certamente l'opz10ne da
~'antif~na alla comunione, tratta dal vangelo, ricorda l'unzione degli preferire. · ,
mferm1. La secreta e la preghiera dopo la comunione non fanno alcun L'antifona d'ingresso; tratta dalla seconda lettura, e una commo-
riferimento né agli oli né ai sacramenti dell'iniziazione. vente acclamazione da parte di tutti i battezzati: «Gesu Cristo ha fat-
. ~ riformatori cercarono quindi di trovare un tema o un'immagine to di noi un regno e ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e Padre»
umficante per _la scelta e la disposizione di can ti, letture e preghiere (Ap 1,6). La magnifica nuova colletta amplia l'antifo~a di i_ngre_ss_o,
della _Messa cnsmale postconciliare. Secondo Annibale Bugnini, «l'i- affermando che Dio ha permesso a quest'assemblea del fedeh -laici e
dea di trasformare la "messa del crisma" in una "festa sacerdotale" fu ministri ordinati- di condividere la stessa consacrazione con la quale
un'intuizione del papa [Paolo VI]». 52 Poiché questa e la messa nella consacro il Figlio suo quando, ungendolo con il suo Spirito, lo risu-
quale si benedice l'olio dei catecumeni e si consacra il sacro crisma scito dai morti e «lo ha costituito Messia e Signare». 54 Qui viyne ben
oli usa ti nel battesimo e nella confermazione, e poiché la costituzion~ espressa la dimensione trinitaria del ~i~tero ~as_quale. 55 . .
dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa del concilio Vaticano II, al n. I1 Lezionario postconciliare sostitmsce 1 ep1stola e Il vangelo d1
10, basa il sacerdozio universale su questi due sacramenti, 53 e ovvio Pio XII con tre letture strettamente collegate fra loro e molto appro-
!s
priate per il tema mutato della messa. La prima e 61,1-3~.6a.8b-9.
Inizia con queste parole: «LO spirito del Signore DIO e su di ~e, per-
52
ché il Signore mi ha consacrato con l'unzione>:- ~a for~a. di qu_esto
BUGNINI, La riforma liturgica (1948-1975) 128 .
spirito spinge il profeta a intraprendere una missiOne di hberaz10ne
La c~stituzione dogm~t.ica Lume'! gentiu:n ~ulla Chiesa insegna: <<Per la rigene-
53

r~zwne e ~ ~nz10ne dello Spmto Santo 1 battezzatr vengono consacrati a formare una
d_rmor~ spmtu~le e un s~cerdozio santo» (n. 10). Ricordiamo anche che il n. 2 della suc-
cr~ata mt_roduzwne al Rito della benedizione degli oli afferma: <<L'unzione con il sacro 54 Per le fonti del! e preghiere della Messa crismale cf. C. J OHNSON - A. ~ ARD,
cnsma drmostra nel segno che i cristiani, inseriti per mezzo del battesimo nel mistero <<Sources of the Orations for Holy Week in the 2000 "Missale Romanum"», m EL
pasquale dr C~isto, con lui morti, sepolti e risuscitati, partecipano al suo sacerdozio 123(2009), 347-353. . . . . T · ·e
regale e profetrco». s5 Cf. CCC 648, sotto il titolo <<La Rrsurrezwne- opera della Santrssuna nm a>>.

152 153
r

che conduce alla restaurazione di Sion, i cui futuri abitanti saranno si realizzo quando la costituzione Sacrosanctum concilium sulla sacra
«chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio». liturgia del Vaticano 11, promulgata il4 dicembre 1963, chiese che si
La seconda lettura e Ap 1,5-8. Al centro e' e l'intera dossologia da permettesse la «concelebrazione, con la quale si manifesta bene l'u-
cui e tratta !'antífona di ingresso: «A Colui che ci ama e ci ha liberati nita del sacerdozio», in alcuni casi, anzitutto «al Giovedl santo, sia
dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sa- nella Messa crismale che nella messa vespertina» (n. 57, la). Anniba-
cerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei le Bugnini nota che solo a distanza di due anni, nel1965, essa «dopo
secoli». N el saluto prima della dossologia Gesu Cristo e detto «il testi- Iunga preparazione e dieci mesi di esperimenti, proprio nel giorno
mone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra» dell'istituzione dell'eucaristia e del sacerdozio avrebbe cominciato il
tre titoli che «evocano la passione, la risurrezione e la glorificazion~ suo cammino radioso nella prassi liturgica della Chiesa»Y
di Cristo» -in altri termini, il mistero pasquale nella sua pienezza. Qui troviamo le prime espressioni di idee che, in seguito, saran-
Il vangelo, Le 4,16-21, e la perfetta contraparte della prima let- no spesso ripetute: il Giovedl della Cena del Signare e l'anniversario
t~ra. Gesu, proprio all'inizio del suo ministero pubblico, entra nella dell'istituzione del sacerdozio ministeriale e dell'eucaristia, per cui e
smagoga d~ Nazaret, le~ge Is 61,1-2 e dichiara: «Oggi si e compiuta sommamente opportuno che in quel giorno il vescovo e i presbiteri
q~esta Scnttura che VOl avete ascoltato». Gesu e quindi l'Unto del concelebrino, sia alla Messa crismale sia alla messa vespertina, come
S1gnore - «Messia» in ebraico, «Cristo» in greco. Il Padre, risuscitan- espressione dell'unita del sacerdozio. Coslla Messa crismale, fino ad
dolo dai morti, effonde su tutti i credenti lo stesso Spirita con cui unse aHora in ter amente legata al battesimo e alla confermazione, stabilisce
Gesu, rendendoli cosl, secando le parole della colletta, «partecipi del- legami con gli ordini sacri, e la festa del sacerdozio di Paolo VI, oltre
la sua consacrazione». a celebrare il sacerdozio di tutti i battezzati, diventa un'occasione per
L'antifona di ingresso, la colletta e tutte e tre le letture di questa sottolineare l'unicita e la differenza essenziale del sacerdozio dei mi-
celebrazione eucarística sano straordinariamente ben coordinate e nistri ordinati.
dopol'omelia, potrebbero culminare nella benedizione degli oli. M~ Un secando caso di intrusione presbiterale nella Messa crismale
noh lo fanno. Esse conducono invece alla rinnovazione delle promes- e la rinnovazione delle promesse sacerdotali dopo l'omelia. Il desi-
se sacerdotali, il secando dei tre casi di quella che potrebbe essere derio di una tale rinnovazione espresso da alcuni autori fu accolto
chiamata l'intrusione presbiterale nella Messa crismale. perla prima volta da Paolo VI nell'enciclica Sacerdotalis caelibatus,
pubblicata il25 giugno 1967. N el n. 82, il papa suggerisce: «Ügnuno di
voi si proponga di rinnovare ogni anno, nel primo anniversario della
5. L'intrusione presbiterale rispettiva sacra ordinazione, ovvero tutti insieme spiritualmente nel
Giovedl santo, il giorno misterioso dell'istituzione del sacerdozio, la
Il primo caso di questa intrusione e la concelebrazione. In un ar- dedizione totale e fiduciosa a Cristo Signore». 58 L'espressione e molto
ticolo del 1961 in La Maison-Dieu, Pierre Jounel esprimeva il suo generica. Il4 novembre 1969, la Sacra congregazione per il clero pre-
disappunto nei riguardi della Messa crismale di Pio XII e afferma- ciso questo suggerimento in una lettera circolare indirizzata ai presi-
va: «~ssa d~ventera la manifestazione piu solenne ed espressiva del- denti delle Conferenze episcopali sull'istruzione e formazione per-
1~ C:hl~sa diocesana solo a condizione che», fra le altre cose, «venga manente del clero, specialmente di quello giovane. N el n. 9 si legge:
npnstmata la concelebrazione». 56 Collocando quest'affermazione nel «Per confermare questa vita spirituale e la coscienza del sacerdozio,
contesto storico, egli e altri autori esprimevano il desiderio che alla e auspicabile che la mattina del Giovedl santo ogni sacerdote - par-
Messa crismale, i sacerdoti concelebrassero con il vescovo non' solo tecipi o no alla Messa crismale- rinnovi l'atto con cui si e consacrato
la consacrazione del crisma, ma anche l'eucaristia. Illoro desiderio

57
56 BuGNINI, La riforma liturgica (1948-1975), 128.
P. JouNEL, <<Le jeudi saint, 11: La tradition de l'Eglise» in La Maison-Dieu 58
PAoLO VI, enciclica Sacerdotalis caelibatus sul celibato sacerdotale (25 giugno
68(1961),25. , 1967): EV2!1496. .

154 155
~1 Cristo, con cui ha promesso di adempiere gli obblighi sacerdotali, che tratte, come abbiamo visto, dal Rito per la benedizione degli oli.
m particolare di osservare il sacro celibato e di prestare obbedienza Nel Messale del2002la rubrica relativa all'omelia e la numero 8. Non
al vescovo (o al superiore religioso)». 59 Qui l'accento e stato spostato si trova piu all'inizio della messa, ma, un po' ampliata, sopra la rinno-
sul celibato e sull'obbedienza. vazione delle promesse sacerdotali. Dopo la presentazione di questi
A distanza di appena quattro mesi avvenne lo sviluppo decisivo. 11 tre casi di intrusione presbiterale nella Messa crismale - concelebra-
6 marzo 1970, la Congregazione per il culto divino pubblico i testi per zione, rinnovazione delle promesse sacerdotali, prefazio - sono op-
la ri~novazione dell'impegno sacerdotale chiesti dalla Congregazione portune alcune osservazioni critiche.
per rl clero, nei quali incluse anche un nuovo prefazio non richiesto da
quest'ultima. Il prefazio e il terzo caso di intrusione presbiterale nella
~ess~ cri~male. Il documento della Congregazione per il culto divino
smtetrzza rl contenuto delle promesse e del prefazio e annuncia che si 6. Osservazioni critiche
tr~veranno ~el ~essale riformato di Paolo VI, che verra usato perla
pnma volta rl Gwvedi santo di quell'anno, 26 marzo 1970. Riguardo a. La manifestazione della comunione fra sacerdoti e vescovo
alle promesse, afferma: «Come i religiosi rinnovano ogni anno i voti
della loro professione, cosi e opportuno che i sacerdoti rinnovino le La prima rubrica nel documento della Congregazione per il culto
promesse fatte al vescovo al momento della loro ordinazione. Il ve- divino (6 marzo 1970), diventata rubrica 4 nella Messa crismale del
scovo chiede all'assemblea dei fedeli di pregare per i suoi sacerdoti Messale del 2002, afferma: «Questa messa, che il vescovo concelebra
e. per lui;~· ~ig~ardo al prefazio,. il d?c~me~to afferma: «Il prefazio con i suoi presbiteri, deve essere la manifestazione della comunione
nco.rda lrstrtuzrone del sacerdozro mrmstenale al di sopra del sacer- dei presbiteri cm~ illoro vescovo». Nello stesso documento, la rubri-
dozro regale del popolo dei redenti, e ne elenca i doveri: offrire il sa- ca relativa all'omelia chiede al vescovo di «esortare i suoi presbiteri
crifi~io; annunc~are il messaggio della salvezza; santificare il popolo a rimanere fedeli al loro ministero». Modificata e diventata rubrica
con 1 sacramentr; essere di esempio nella virtií.». 8 nel Messale del 2002, essa afferma che il vescovo «parla al popolo
Poi il documento presenta i tes ti integrali delle due rubriche, delle e ai suoi presbiteri dell'unzione sacerdotale, esortando i presbiteri a
promesse e del prefazio. La prima rubrica afferma: «<l vescovo conce- rimanere fedeli al loro ministero» (corsivi miei). Sono degni di nota i
lebra questa messa con i suoi presbiteri e durante la messa benedice pronomi possessivi «SUO» e «loro», usati in relazione a presbiteri e ve-
gli oli. La messa deve essere la manifestazione della comunione dei scovo. I presbiteri sono «i suoi presbiteri». Il vescovo e il «loro vesco- '1
presbiteri con il loro vescovo; tutti vi partecipano; se non possono vo». Questo non viene detto dei battezzati. La rubrica 8, nel Messale
concelebrare, vi ricevono la comunione sotto le due specie». La se- del2002, qualifica i fedeli riuniti attorno al vescovo come «il popolo»,
canda rubrica riguarda l'omelia: «Nell'omelia il vescovo esorti i suoi non il suo popolo. L'accentuazione dellegame fra il vescovo e i sa-
presbiteri a rimanere fedeli al loro ministero e li inviti a rinnovare cerdoti nella Messa crismale comporta un rischio: nella formulazione
pubblicamente le promesse sacerdotali». 60 Nelle edizioni del 1970 e della rubrica 4, la «manifestazione della comunione dei presbiteri con
del1975 del Missale Romanum di Paolo VI queste due rubriche sono illoro vescovo» puo nascondere lo scopo primario di quest'azione
:iprodotte insieme all'inizio della Messa crismale, sopra l'antifona di liturgica: la benedizione degli oli per essere usati specialmente nei
mgresso. Nell'edizione del 2002, la rubrica 1 e diventata rubrica 4. sacramenti dell'iniziazione alla Veglia pasquale.
Compare sopra l'antifona di ingresso, insieme ad altre quattro rubri- Questo puo accadere piu facilmente quando il numero dei con-
celebranti e lo spazio loro riservato sono sproporzionati rispetto al
resto dell'assemblea. Benché nel Messale del2002la rubrica 4 della
,. S Messa crismale riconosca la concelebrazione come una manifesta-
. . AC~ CONGREGAZIONE PER IL CLERO, De permanenti cleri institutione et forma-
twne, rstr~zwne e formazione perrnamente del clero, 9: EV 3/1759. In Glory, 36, P. zione della comunione fra i sacerdoti e il vescovo, essa non preve-
TuR:'ER r~cor~~ che aHora era prefetto della Congregazione il cardinale John Wright
degh Stat1 Umtr. de che ogni sacerdote presente concelebri. Distingue piuttosto fra
60
11 testo latino del documento si trova in Notitiae 6(1970), 86-87. sacerdoti partecipanti e sacerdoti concelebranti. Tutti partecipano,

156
157
1 ¡1
n solo alcuni concelebrano. Afferma: «E desiderabile che tutti i pre- al sacerdozio gerarchico o a entr~mbi. 61 :uo ~ignificare che il v~sco~~
1

11

sbiteri partecipino ad essa [la Messa crismale], per quanto possibile dovrebbe cominciare la sua omeha co~ 1u?Z1?~e s~cer~ota~e d1 tutt11
e durante la celebrazione ricevano la comunione sotto le due specie: battezzati, poi passare ai doveri propn del mm1stn ordmatl e con~lu­
1

Per manifestare l'unita dei presbiteri della diocesi, i presbiteri che dere invitando i sacerdoti a rinnovare le loro «promesse sacerdotali».
concelebrano con il vescovo dovrebbero provenire da di verse partí La rubrica 8 si aspetta che il vescovo prenda spunto per la sua
della diocesi». .
oro elia dal «testo delle letture proclamate nella liturgia. . della Paro-
Questa parte di quena che ora e la rubrica 4 e una riformulazione cosa di per sé lodevole, in questo caso costltmsce una. vera
1a». La ' 1
di cio che si affermava nel documento della Congregazione per il cul- sfida, perché, come abbiamo visto, le tre letture della_Mes~~ cnsm_a_ e
to divino. Prevedendo che il numero dei concelebranti possa essere esprimono magníficamente il carattere sacerdotale d1_ t~tt11 fed~h m
molto elevato, il documento afferma: «Se il numero dei presbiteri non forza del loro battesimo, ma non fanno neppure la m1_mma alluswne
e troppo grande, tutti possono concelebrare con il vescovo; altrimenti al roinistero speciale, ai sacri doveri o all'imp~gno c~e 11 v~scov? deve
i concelebranti devono essere scelti o dalle diverse partí della diocesi chiedere ai «suoi sacerdoti» di rinnovare e, d1 fatto, 11 L~zw~an~ non
o fra i diversi responsabili dei programmi diocesani». Come la rubri- evede l'uso di nessuna di queste letture alla messa d1 ordmazwne.
ca 4, aggiunge: «E bene che coloro che non concelebrano ricevano la
comunione sotto le due specie, anche se hanno gia celebrato la messa
f~oltre, nessuna delle immagini cristologiche nella ~innovazione delle
promesse sacerdotali- Cristo capo e pastore, Cnsto sommo sacer-
per i loro fedeli o lo faranno in seguito». Naturalmente il documento dote Cristo maestro e servo di tutti - si trova nelle letture e nessun~
non indica alcun criterio per stabilire quando il numero dei concele- dell; immagini della seconda lettura - Cristo il test~mon~ fed~le, 11
branti e troppo elevato.
primogenito dei morti, il s?vrano ?ei
re della terra, 11 trafltto, 1 ~lf~
e l'Omega _ ricorre nella nnnovazwne del~e prom~sse sacerdotah. S1
b. L'omelia puo solo concludere che la formula della nnnovazwne del1970 ven-
ne composta indipendentemente dalle lettur~. P~rcio o~corre _m_olta
N el documento della Congregazione per il culto divino del6 mar- abilita al vescovo per giungere, nella sua omeha, m doven del mmlste-
zo 1970 la rubrica relativa all'omelia afferma: «Nell'omelia il vescovo ro presbiterale, se deve «prendere lo spunto dal testo delle letture», i 1

esortii suoi presbiteri a rimanere fedeli al loro ministero e li inviti a come si aspetta la rubrica 8.
1

rinnovare pubblicamente le promesse sacerdotali». L'omelia e quindi


rivolta ai sacerdoti e ha lo scopo di incoraggiare alla fedelta. Non e c. Il giorno in cuí Cristo condivise il suo sacerdozio
rivolta a tutta l'assemblea dei fedeli; e piuttosto qualcosa che avviene
fra il vesvovo e i suoi sacerdoti, un'ulteriore espressione dellegame La rubrica 9 prescrive che il vescovo, dopo l'omelia, invit~ i sa- 11

esistente fra loro. La rubrica viene ripresa tale e quale nei messali del cerdoti a rinnovare le loro promesse sacerdotali nell'anniversano del
1970 e del1975.
Pur conservando l'esortazione alla fedelta nella sua forma origina- 11

ria, nel Messale del 2002 la rubrica 8 amplia notevolmente la prima 61 Nella nota 53 abbiamo gia citato il n. 10 dell~ costituzione dogm~tica Lu'!len
parte del testo: «Dopo la lettura del vangelo, il vescovo tiene l'omelia, gentium sulla Chiesa del concilio Vaticano 11, dove s1 msegna che «per la ngener~z10ne
nella quale, prendendo spunto dal testo delle letture proclamate nella e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacratl a formare una dn~ora
s irituale e un sacerdozio santo>>. Anche il n. 2 del decreto Presby_terorurr: ordzm~ su
liturg~a della Parola, parla al popolo e ai suoi presbiteri dell'unzione Jiinistero e vita dei presbiteri del concilio Vaticano 11, senza me_nz10nare _11 battesnno
sacerdotale, esortando i presbiteri a essere fedeli al loro ministero e in- e la confermazione, afferma che il Signare Gesu «r~nde partec1pe tutto 1~ suo _corp~
vitandoli a rinnovare pubblicamente le promesse sacerdotali». Ora l'o- mistico di quell'unzione dello Spirito con la quale e stato unto: m esso, ~fattl, tutt~
i fedeli formano un sacerdozio santo e regale». Ma s~mpre al n. 2, a~cum 12ara~rafl
melia non e rivolta solo ai sacerdoti, ma anche al popolo. Questo e ma- dopo, lo stesso documento appli~a l'illll?ag_ine de~l'unz10ne a_l sacerdoz10 nn_mstenale~
gnifico, ma vi sono altri problemi. L' «unzione sacerdotale» di cui deve affermando che «il sacerdozio de1 presblten [... ] ~lene contento _da quel parttcolare sa.
parlare il vescovo e ambigua. Potrebbe riferirsi al sacerdozio comune, cramento per il quale i presbiteri, in virtu dell'unz10ne dello Spmto Santo, sono se~n~tl
da uno speciale carattere che li configura a Cnsto sacerdote, m modo da poter ag1re m
nome e nella persona di Cristo capo».

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159
giorno in cui Cristo nostro Signare conferi il suo sacerdozio ai suoi Il documento del 6 marzo 1970, promulgafo dalla Congregazione
apostoli e a noi. La traduzione precedente era pi u coraggiosa. Faceva per il culto divino, nel suo ~ommario delle «promesse di impegno» e
dire al vescovo: «Oggi noi celebriamo la memoria della prima eucari- addirittura piu esplicito: «E opportuno che i sacerdoti rinnovino le
stía, nella quale il nostro Signare Gesu Cristo comunico agli apostoli promesse fatte al vescovo alla loro ordinazione». Notiamo che in tutti
e a noi il suo sacerdozio». questi casi il termine e sempre al plurale: «promesse». Ma all'ordina-
L'evidente incongruenza di quest'affermazione e che la messa zione il sacerdote fa una sola promessa: rispettare e obbedire al suo
nella quale i sacerdoti rinnovano la loro promessa non e quella che vescovo. Gli vengono poste altre D.omande, ma illoro scopo e quel-
commemora !'Ultima cena, nella quale furono istituiti l'eucaristia e il lo di accertare la sua disponibilita ad assumere l'ufficio. Non sono
sacerdozio ministeriale, cioe la messa in Cena Domini. 62 E il giorno promesse.
non e piu neppure Feria V in Cena Domini, giovedi della cena del Naturalmente gli aspiranti al sacerdozio promettono di restare ce-
Signare, com'era prima delle modifiche apportate al calendario nel libi, ma non lo fanno alla loro ordinazione sacerdotale, bensi prima di
1969. Lo diventa solo all'inizio della messa vespertina. Quando ven- essere ordinati diaconi. Come abbiamo visto, celibato e obbedienza
gano benedetti gli oli e Feria V Hebdomadae Sanctae, giovedi della erano in primo piano nella lettera della Congregazione per il clero del
Settimana santa, o un giorno vicino ad essa, e la messa e la Missa 4 novembre 1969 che, facendo eco al suggerimento di Paolo VI nel-
chrismatis, che non ha nulla a che vedere con !'Ultima cena o con l'Í- la sua encíclica sul celibato sacerdotale, affermava: «... e auspicabile
stituzione dell'eucaristia e del sacerdozio ministeriale, ma solo con gli che la mattina del Giovedi santo, ogni sacerdote - partecipi o no alla
oli usa ti nei sacramenti dell'iniziazione. Messa crismale- rinnovi l'atto con cui si e consacrato al Cristo, con
cui ha promesso di adempiere gli obblighi sacerdotali, in particolare
d. Le promesse sacerdotali di osservare il sacro celibato e di prestare obbedienza al vescovo». 63
Questa e la Iettera che indusse la Congregazione per il culto di-
L'atto di rinnovazione che i sacerdoti fanno alla Messa crismale vino a emanare, il 6 marzo 1970, i testi da usare per questa rinnova-
e chiamato «rinnovazione delle promesse sacerdotali». L'espressione zione durante la Messa crismale. Ma la formula per la rinnovazione,
«promesse sacerdotali» ricorre anche nella rubrica 8 di questa mes- nonostante la sua lunghezza e verbosita, non ricorda né il celibato né
sa. Essa afferma che il vescovo, nella sua omelia, deve invitare i sa- l'obbedienza. Se, negli anni turbolenti seguiti al concilio Vaticano II,
cerdoti a «rinnovare pubblicamente le loro promesse sacerdotali». II il motivo reale per l'introduzione di questa rinnovazione fu quello di
termine «promesse» ritorna nelle prime due domande che'il vescovo ottenere dai sacerdoti una rinnovazione annuale del loro impegno
rivolge ai sacerdoti e si specifica che esse furono fatte alla loro ordi- di celibato e di obbedienza, non sarebbe stato meglio porre una sola
nazione. Nella prima domanda, il vescovo chiede: «Volete rinnova- domanda incentrata direttamente su questo? Basandosi sulla lettera
re le promesse che al momento dell'ordinazione avete fatto davanti della Congregazione per il clero, la domanda poteva essere: «Volete
al vostro vescovo e al popolo santo di Dio?». Nella seconda chiede: rinnovare l'atto mediante il quale vi siete dedicati a Cristo e avete
«Volete unirvi íntimamente al Signare Gesu, modello del nostro sa- promesso di assolvere i vostri obblighi sacerdotali, in particolare di
cerdozio, rinunciando a voi stessi e confermando i sacri impegni che, osservare il celibato e obbedire al vostro vescovo?».
spinti dall'amore di Cristo, avete assunto liberamente verso la sua Infine, il documento della Congregazione per il culto divino com-
Chiesa?». para la rinnovazione delle promesse sacerdotali alla Messa crisma-
le alla rinnovazione annuale dei voti da parte dei religiosi. Afferma,
come abbiamo visto: «Come i religiosi rinnovano ogni anno i voti
della loro professione, cosi e opportuno che i sacerdoti rinnovino le
62
Riguardo alla messa vespertina, la lettera circolare Paschalis sollemnitatis
(1988), n. 45, dichiara: «Tutta l'attenzione del!' anima deve rivolgersi ai misteri che in
questa messa soprattutto vengono ricordati: cioe l'istituzione dell'eucaristia l'istituzio-
ne dell'ordine sacerdotale, il comando del Signare sulla carita fraterna: tutt~ cio venga 63
SACRA CONGREGAZIONE PER IL CLERO, lettera circolare Jnter ea sul!'istruzione e
spiegato nell'omelia» (EV 11/56). formazione permamente del clero (EV 3/1745-1788), n. 10: EV 3/1759.

160 161
promesse fatte al vescovo al momento della loro ordinazione». E dif. · La preghiera sottolinea giustamente che il gesto es~enziale_ nel
ficile spiegare il fondamento di questa comparazione. L'emissione onferimento degli ordini sacri e l'imposizione delle mam. L'unzwne
. ~elle maní del presbítero o del capo de_l ves?ov~ con il cr~sma sono
dei voti e l'atto essenziale della professione religiosa. La promessa
di obbedienza e solo un preliminare all'ordinazione, il cui atto essen.
riti esplicativi. 64 Invece nella confermazwne d cnsm~ apphcat? s~lla
ziale e l'imposizione delle maní e la preghiera del vescovo. E, in ogni
tronte e la stessa materia sacramentale. Il sacro cnsma e qu_mdl_la
caso, come abbiamo gia sottolineato, alla Messa crismale i sacerdoti
Messa crismale riguardano soprattutto l'iniziazione, n_on l'~rd~nazw­
non rinnovano né la promessa di obbedienza fatta al vescovo né la ne. La ragione per cui si consacra il crisma in questo gwved1 o m pre-
loro promessa di restare celibi, perlomeno non in modo esplicito. Tra
parentesi, la lettera circolare della Congregazione per il culto divi- eedenza nella settimana non e perché Gesu ha detto o. fatto , qualcosa
.
all'Ultima cena, ma perché il Triduo pasquale culmmera ~e1 sacra-
no, Paschalis sollemnitatis, del16 gennaio 1988, nella sua trattazione
mentí dell'iniziazione nella grande Veglia durante la quale d vescov~
della Messa crismale non dice nulla riguardo alla rinnovazione delle
in cattedrale o i sacerdoti nelle parrocchie segneranno la fro~te ~~~
promesse sacerdotali. E tuttavia fu proprio questa Congregazione a
nuovi battezzati con questa unzione odorosa, dicendo: «N., ncev1 d
emanare i testi per la rinnovazione delle promesse, il 6 marzo 1970.
sigillo dello Spirito Santo, che ti e dato in do~o>~. . . . ..
e. Il prefazio La terza parte del prefazio riassume i pnnc1pah dove~1 de1 ~~n_l­
stri ordinati: sostenere i loro fratelli e le loro sorelle con d sacnf1c10
eucarístico e altri sacramenti, con l'insegnamento e con la testimo-
Il prefazio della Messa crismale di Pio XII, tratto dal vecchio Sa-
nianza di una vita esemplare. Come c'era da aspettarsi, questi costi-
cramentario gelasiano (GeV 378), e interamente incentrato sull'effi-
tuiscono in senso lato un parallelismo con i doveri espressi nella terza
cacia dell'unzione. Chiede a Dio: «Rendí questo crisma, tua creatura,
domanda della rinnovazione delle promesse sacerdotali. Il sottotitolo
un segno efficace di vita e salvezza per coloro che diventano creature
del prefazio e scelto con cura: «ll sacerdozio di Cristo e il_ ministero
nuove nel sacro lavacro del battesimo». Alludendo alla sostanza pro-
dei sacerdoti», intendendo i sacerdoti ordinati. Il compendiO del pre-
fumata mescolata con l'olio, chiede che «ognuno di loro, santificato
fazio nel documento della Congregazione per il culto divino e molto
da questa unzione, emani come tempio santo il puro adore di una vita
esplicito: «Il prefazio ricorda l'istituzione del sacerdozi~ min~sterial~,
a te gradita». E conclude con un riferimento al sacerdozio regale con-
al di sopra del sacerdozio regale dei credenti, ed elenca 1 suo~ doven>~
ferito nel battesimo e alla veste candida: «Rivestiti della dignita di re,
(corsivo mio). Questo prefazio e ideale per l'ordinazio~e d1 VeSCOVl
sacerdote e profeta mediante il sacro rito che tu hai istituito portino
con il tuo dono, la veste dell'immortalita». ' ' e sacerdoti ma senza alcun rapporto con le altre pregh1ere e con le
letture della Messa crismale, che riguardano tutte il sacerdozio dei
Il prefazio pubblicato dalla Congregazione per il culto divino in-
fedeli.
sieme ai testi da usare per la rinnovazione delle promesse sacerdotali
Se non si vuole recuperare il prefazio della Messa crismale di Pio
e completamente diverso. Inizia sottolineando che esiste un solo sa- XII una scelta molto migliore in questo caso sarebbe il Prefazio I del-
le d~meniche del Tempo ordinario, che afferma: «Mirabile e l'opera
cerdozio nella Chiesa e che esso si identifica con la persona di Cristo:
«Con l'unzione dello Spirito Santo hai cóstituito il Cristo tuo Figlio
da lui [Cristo] compiuta nel mistero pasquale: egli ?i h~ fatti passar~
pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluta che il suo unico
sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa». dalla schiavitu del peccato e della morte alla glona d1 proclamare!
Ricordando solo di sfuggita il sacerdozio regale di tutti i redenti,
la seconda parte del prefazio ritorna rapidamente ai ministri ordina- 64 Anche il Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti considera l'unzione postb_atte:
ti, affermando che Cristo non solo «comunica il sacerdozio regale a sirnale della croce sul capo con il crisma un rito esplicati_vo e lo permette ~ol_o ne1 cas1
tutto il popolo dei redenti [1Pt 2,9]», ma «con affetto di predilezione in cui la confermazione e separata dal battes1mo. Moltl sono sconce~tatl d1 fronte a
questa limitazione, perché la preghiera prima dell'unzione chiede che 11 neobattez~at~
sceglie alcuni fra i fratelli che mediante l'imposizione delle mani fa «possa restare per sempre un mem~ro di Cristo, che e_sacerdote, profeta e re». Pmche
partecipi del suo ministero di salvezza». questa unzione significa qualcosa d1 completamente d1verso dal segno della croce_ con
il crisma sul capo da parte del vescovo perdonare lo S{Jirito_Santo, per quale_ rag~one
ne dovrebbero essere privati coloro che sono confermatl sublto dopo 11 battes1mo ·
162
163
r
1
stirpe eletta, regale sacerdozio, gente santa, popolo di sua conquist .
per annunciar~ al mo~d? la tua potenza, o Padre». Questa descrizi~
Riconoscere la presenza dei candidati alla confermazione e as-
loro posti di onore. Questa messa riguarda soprattutto loro.
1 ne della vocazwn~ cns_tlana, tratta direttamente da 1Pt 2,9, che cita la possibilita di inserirli tutti, o almeno alcuni, nella pro-
Es 19,5-6, echegg1a ch1aramente l'antifona di ingresso, la colletta e cessione di ingresso. · . .
la .seconda
M
lettura, e anche le due preghiere per la consacrazione de1 Prestare molta attenzione a ció che i documentl affermano nguar-
cnsma. Ascoltare ~~cora una volta queste espressioni nel prefazio do ai concelebranti. Se non si puó limitarne il numero, sistemarli in
c~lle-?.her~bbe_ magmficamente liturgia della Parola, benedizione de- modo che non abbiano la prevalenza sul resto dell'assemblea.
gh olu e liturgia eucarística in questa «festa del sacerdozio».
Concludiamo con alcuni suggerimenti per una prossima revisione b. La rinnovazione delle promesse sacerdotali
del Messale Romano.
Abbreviare la formula- una sola domanda- e chiarirne lo scopo.
Se e una rinnovazione della dedizione al ministero sacerdotale, usare
7. Suggerimenti la terza domanda. Se e una rinnovazione dell'obbedienza e del celi-
bato, usare la domanda basata sulla lettera della Congregazione per
a. Lamessa il clero del1970. La rubrica 9 afferma: «Dopo l'omelia, il vescovo si
rivolge ai sacerdoti con queste o altre analoghe parole». Percio, non e
Permettere ai ministri di indossare par amen ti viola ed ·eliminare costretto a usare il testo stampato nel Messale.
il Gloria. Questo mostrerebbe piu chiaramente che la Messa crismale La soluzione ideale sarebbe quella di togliere la rinnovazione del-
viene celebrata nell'ultimo giorno di Quaresima, non il Giovedi della le promesse sacerdotali dalla Messa crismale e farla al termine di un
Cena de_l Signare. I paramenti bianchi e il Gloria sono probabilmente ritiro annuale o in occasione di un altro importante raduno del clero.
sopravviVenze del tempo in cui gli oli erano benedetti alla messa in Altrimenti, rinviarla a dopo la comunione, se tutti e tre gli oli vengo-
Cena Domini e l'intero giovedi era Feria V in Cena Domini. no benedetti dopo l'omelia. ·
Comunque cantare l'antifona di ingresso presente nel Messale 66 Cambiare l'espressione «Rinnovazione delle promesse sacerdota-
non un altro inno o canto, e trovare una melodía che renda la pote~a li» in «Rinnovazione dell'impegno sacerdotale».
del testo. Questo da il tono a tutto ció c4e segue. Trasferire le preghiere per i sacerdoti e il vescovo dall'atto di rin-
Per l'atto penitenziale, comporre acclamazioni cristologiche che novazione alla preghiera dei fedeli.
comprendano immagini tratte dalla seconda lettura_67 Questo unifi-
chera i riti introduttivi, collegando la processione di ingresso con la c. Il prefazio
colletta e spianando la strada alle letture. Evitare il Confiteor.
Ripristinare il prefazio della Messa crismale di Pio XII o altrimen-
ti usare il Prefazio I delle domeniche del Tempo ordinario.
5
~ La prima preghiera chiede che <<~ttraverso questo segno del crisma>> Dio conce-
da «1 ?noreregale, sacerdotale e profetico» a coloro che sono un ti con esso. La seconda
pregh1era .nco.rda che attraverso l'unzione con il sacro crisma Dio trasforma coloro
che sono nnat1 nel battes1mo «a immagine di Cristo» e li fa «partecipare alla sua opera
regale, sacerdotale e profetica» ..
O almeno la. sua pri~a parte: «Gesu Cristo ha fatto di noi un regno e ci ha costi-
66
• •
tmti sacerdoti per 11 suo DIO e Padre». Aquesto si potrebbe aggiungere: «A lui gloria
per sempre».
67
. Ad esempio:. «Tu sei .il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano
de1 re della .terra: .s1~nore, ~Iet.a. Tu hai fatto di noi un regno, sacerdoti per il tuo Dio
e.P~dre: Cnsto, p1eta.Tu v1ern con le nubi e ogni occhio ti vedra, anche quelli che ti
traf1ssero: S1gnore, pieta».

164 165
Il Triduo pasquale

1. SETIIMANA SANTA E TRIDUO

L'enciclica Mediator Dei sulla sacra liturgia, pubblicata da Pio XII


nel1947, fa una descrizione molto eloquente del modo in cuila Set-
timana santa era compresa all'epoca: «Nel sacro tempo nel quale la
liturgia ci propone gli atroci dolori di Gesu Cristo, la Chiesa ci invita
al calvario, per seguire le arme sanguinose del divino Redentore, af-
finché portiamo volentieri la croce con lui, abbiamo in noi gli stessi
sentimenti di espiazione e di propiziazione e perché insieme moriamo
tutti con lui». 1 La settimana, senza menzione di un Triduo, e intera-
mente incentrata sul carattere espiatorio delle sofferenze fisiche di
Cristo Gesu, definite «atroci». Le osservazioni sulla risurrezione sano
riservate al prossimo capitolo sul tempo pasquale.
Il documento Maxima redemptionis nostrae mysteria del 16 no-
vembre 1955 - il decreto e l'istruzione che annunciano il ripristino
delle liturgie della Settimana santa2 - accenna di sfuggita all'origine di
questa settimana. Spiega che in un lantano passato la domenica prima
di Pasqua venne consacrata alla celebrazione dell'ingresso di Gesu
in Gerusalemme e casi «ebbe origine una settimana liturgica specia-
le che, a causa dell'eccellenza dei misteri celebrati, venne chiamata
"santa" e arricchita di riti veramente splendidi e sacri». Qui, come
nella Mediator Dei, l'unita fondamentale ela settimana. La Settimana
santa ela sesta e ultima settimana di Quaresima e l'istruzione afferma
che va dalla «seconda domenica di Passione, o Domenica delle Pal-
me, alla messa della Veglia pasquale inclusa» (II, 6).

1
Pro XII, enciclica Mediator Dei sulla sacra liturgia: EE 6/581.
2
Testo latino in Ordo hebdomadae sanctae instauratus, Editio juxta typicam Vati-
canam, Sumptibus et Typis Friderici Pustet, Ratisbonae 1956, 5-7 (Decretum) e 8-12
(Instructio ).

167
Ma, diversamente dall'enciclica, l'originalita del documento del . Come possiamo vedere, ora il Triduo viene chiamato Triduo pa-
1955 consiste nel suo riferimento al Triduo. Indicato sempre con · squale o, piu spesso sacro Tridu? _P_asquale, 4 c~e celebra il mis_tero
l'espressione «Triduo sacro», comprende gli ultimi tre giorni della pasquale, inteso come la morte v1v1f1can~e d~l S1gnore e la_ s~~ nsur-
Settimana santa e quindi gli ultimi tre giorni della Quaresima. Il de- rezione, che si estende a tutta la domemca di Pasqua, ma llliZia solo
creto generale li chiama «Giovedi della Cena del Signare, V enerdi il giovedisera con la messa della Cena del Signare. Di co~seguenza,
della Passione e Morte del Signare, Sabato santo» (II, 5). Le rubriche le ore diurne del Giovedi santo appartengono alla Quaresima e__?O~
generali del Messale Romano del 1962, al n. 75, dicono sostanzial- sano ancora il Triduo. Da parte sua, il Triduo non comprende pn~ gl~
mente la stessa cosa: «La settimana che va dalla seconda domenica di ultimi tre giorni di Quaresima. Quaresima e Triduo sano due penodi
Passione o delle Palme al Sabato santo incluso e chiamata Settimana distinti. Questo ha un impatto importante sulla Settimana santa, per-
santa; gli ultimi tre giorni della stessa sano designati con l'espressione ché ora essa e divisa in due partí: i primi cinque giorni appartengono
Triduo sacro» (corsivo nell'originale). La domenica di Pasqua non fa alla Quaresima e gli ultimi due al Triduo. E, alla luce del pasto eleva-
parte del Triduo. Essa comincia con la messa della V eglia di Pasqua, toche il n. 18 delle Norme generali attribuisce al Triduo come «ver-
nel momento in cuí finiscono la Quaresima, la Settimana santa e il tice dell'anno liturgico», gli ultimi due giorni della settimaha sano di
Triduo sacro. A partire perlomeno dal IX secolo, il Triduo era costi- gran lunga piu importanti dei primi cin~ue. Di cons~g_ue_nza, _la set-
tuito dai tre giorni trascorsi da Gesu nel sepolcro ed era caratterizza- timana come tale occupa un pasto infenore come umta hturgica nel
to da tristezza, lutto e afflizione, 3 e rappresentava il punto piu basso Messale di Paolo VI rispetto a quello che aveva nell' Ordo di Pio XII
degli «atroci dolori di Gesu Cristo», espressi durante la settimana e e ora e un po' oscurata dai due periodi molto piu centrali della Qua-
trasformati la domenica di Pasqua in una gioia incontenibile per la resima e del Triduo.
risurrezione.
I nn. 18 e 19 delle Norme generali appena citati contengono en-
Le Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del ca- trambi l'espressione «Triduo pasquale della passione e risurre_zion_e .
lendario del 1969 introducono importanti cambiamenti nel calcolo del Signare». Bisogna fare malta attenzione a non pe~sare che I~ Tn-
e nel contenuto del Triduo, facendone un'entita autonoma indipen- duo celebri la passione e la risurrezione del Signare m success10ne,
dente sia dalla Quaresima sia dalla Settimana santa e considerandolo cioe l'una dopo l'altra, cominciando con la passione il Venerdi san~o
l'apice dell'anno liturgico. Inseriscono la morte e risurrezione di Cri- e terminando con la risurrezione la domenica di Pasqua, con la Vegha
sto in un quadro piu ampio della celebrazione del mistero pasquale, come momento di passaggio dall'una all'altra. Infatti, le liturgie di
rinnovando casi la comprensione della loro relazione nell'economia tutti e tre i giorni comprendono entrambi gli aspe~ti dell'unico mis~e­
della salvezza. Il n. 18 enuncia il principio teologico: «ll Triduo della ro pasquale. Questa e una visione radicalmente diversa della relazlO- 1

passione e della risurrezione del Signare risplende al vertice dell'an- ne fra la morte e la risurrezione di Cristo rispetto a quella contenuta
no liturgico, poiché l'opera della redenzione umana e della perfet- nell'enciclica Mediator Dei di Pio XII e anche in Maxima redemptio-
¡1

ta glorificazione di Dio e stata compiuta da Cristo specialmente per nis nostrae mysteria.
mezzo del mistero pasquale, con il quale, morendo, ha distrutto la
nostra morte, e, risorgendo, ci ha ridonato la vita». Il n. 19 presenta il
Puo essere utile chiarire un po' questo aspetto. I termini «pasqua»
e «pasquale» derivano dalla forma aramaica del termine ebraico pe-
1 i
nuovo computo del Triduo: «ll Triduo pasquale della passione e della sach, reso in greco e in latino con pascha. Christine Mo~rmann ha
risurrezione del Signare ha inizio dalla messa in Cena Domini, ha il dimostrato che, nei primi secoli, i cristiani usavano il termme pascha
suo fulcro nella V eglia pasquale, e termina con i Vespri della dome- in due sensi: passio e transitus, «passione» e «passaggio». 5
nica di Risurrezione».

• Nell'espressione <<sacro Triduo pasquale», l'aggettivo <<sacro», rimast? da! J?Od?


in cui era indicato al!' epoca di Pio XII, non aggiunge nulla al contenuto de1 tre gwrm.
3
Cf. P. REGAN, <<Holy Thursday Reservation: From Confusion to Clarity», in Wor- Percio preferisco parlare di <<Triduo pasquale>>, cmpe nelle Norme Ffenerah, n., 1_9.
ship 81(2007), 98-120, qui 104-105. s c. MoHRMANN, Pascha, Passio, Transitus (Etudes sur le latm des chretlens I),
Edizioni di storia e letteratura, Roma 1961, 205-222. Cf. anche R. CANTALAMESSA, East-

168
169
Il fondamento biblico per pascha come passio e l'immolazione roa molti, individualmente o in gruppi, si recavano durante il giorno,
dell'agnello pasquale, descritta in Es 12, ma interpretata in senso cri- especialmente nelle prime ore della sera, ad adorare il Santissimo Sa-
stologico da Paolo, il quale scrive ai corinzi: Pascha nostrum immola- cramento conservato in un luogo riccamente decorato fino al mattino
tus est Christus, «C~isto, n?str~ Pasqua, e stato immolato» (1Cor 5,7). seguente, il V enerdi santo.
Pascha come transztus denva mvece dal passaggio di Israele attraver- Il decreto generale del 16 novembre 1955 stabiliva che questa
so il Mar Rosso, raccontato in Es 14,15-31. Agostino sintetizza questi messa doveva essere celebrata la sera: «ll Giovedi santo, la Messa
due significati, rinviando a Gv 13,1, per affermare che la vera passio- crismale si celebra dopo Terza, ma la messa della Cena del Signare
ne di Cristo e il suo passaggio da questo mondo al Padre e che attra- deve essere celebrata la sera, nell'ora piu adatta; tuttavia, non prima
verso la fede e i sacramenti i cristiani lo raggiungono in entrambi. delle 17, né dopo le 20» (II, 7). Oltre a far coincidere grosso modo la
La qualifica del Triduo come pasquale sottolinea che esso celebra celebrazione con l'ora in cui Gesu sedette a tavola per !'Ultima cena,
contemporaneamente entrambi gli aspetti del misten) della redenzio- si sperava anche in una maggiore partecipazione dei fedeli, e anche
ne: la passione del Signare, comprendente la sua discesa kenotica dal in una maggiore ricezione della comunione, dopo le ore dellavoro e
seno del Padre alle profondita degli inferi, e il suo glorioso passaggio della scuola. La loro risposta supero di gran lunga le aspettative. 6
~a sottoterra al di sopra dei cieli, culminante nell'effusione dello Spi- Ma lo spostamento dell'ora della messa ridusse drasticamente
nto Santo, per permettere al resto dell'umanita di partecipare alla anche il tempo riservato all'adorazione. In realta, Pio XII sposto il
sua nuova esistenza oltre la morte. Questo significa che la pascha di centro del Giovedi santo dalla devozione personale alla celebrazio-
Cristo si realizza pienamente solo se si realizza nella Chiesa, nei suoi ne sacramentale, dall'eucaristia come oggetto adorato all'eucaristia
fratelli e nelle sue sorelle, con i quali egli, in virtu dell'incarnazio- come cena condivisa. Questo corrispondeva pienamente a un princi-
ne,,forma un'unica sostanza. Inoltre, Dio ha creato !'universo in vista pio espresso nel settimo paragrafo del decreto generale: «I riti litur-
di questa realizzazione. Percio, allivello piu profondo e meno noto, gici della Settimana santa possiedono non solo una dignita speciale,
il Triduo celebra questa realta, la pascha di Cristo attualizzata nella roa anche una forza ed efficacia particolare per alimentare la vita cri-
Chiesa come la perfezione della salvezza e lo scopo della creazione. stiana; e questi riti non possono essere sufficientemente compensati
N elle pagine che seguono cercheremo di mostrare il modo in cui, nel- da quegli esercizi di pieta che sano detti abitualmente extraliturgici
le liturgie di ciascuno dei tre giorni, Cristo si rende simbolicamente e che sano compiuti durante il sacro Triduo nelle ore pomeridiane».
o sacramentalmente presente, per permettere ai fedeli riuniti di par- Un'altra novita fu l'autorizzazione a fare la lavanda dei piedi du-
tecipare alla sua passione e al suo passaggio, alla sua morte e alla sua rante la messa vespertina. Secando l'istruzione del16 novembre 1955,
risurrezione, e cosi portare a compimento la sua pascha. questo voleva «manifestare il comandamento dell'amore fraterno del
Signare» e incoraggiare i fedeli «a essere generosi nelle opere del-
la carita cristiana in questo giorno» (I, 2, b ). In breve, il rito della
2. MESSA VESPERTINA DELLA CENA DEL SIGNORE lavanda dei piedi quella sera doveva servire a ricordare ai fedeli le
dimensioni sociali della celebrazione eucaristica e della presenza del
l. L 'Ordo di Pio XII Signare non solo nel pane consacrato, ma anche nel prossimo, spe-
cialmente nei bisognosi.
Preliminari. Fino al1956, il Giovedi santo la messa era celebrata
nelle parrocchie nell'orario abituale delle messe feriali: attorno alle
sette o sette e mezzo del mattino. Pochi fedeli erano presenti a questa 6 Il vescovo Edwin V. O'Hara di Kansas City, MO, a un congresso internazionale

commemorazione dell'Ultima cena e dell'istituzione dell'eucaristia, sulla liturgia pastorale, tenuto dal18 al 22 settembre 1956 ad Assisi, riferiva che «la
Settimana santa, celebrata con i1 nuovo Ordo, era stata di gran lunga la piu riuscita
sia come numero di fedeli intervenuti sia come partecipanti alla santa comunione».
Ammetteva di aver incontrato spesso persone che si erano lamentate per l'eccessivo
affollamento e per non essere riuscite a entrare in chiesa perla messa e la comunione il
er. i'! the E~rly Church, Liturgical Press, Collegeville, MN 1993, 1-23; P. REGAN, <<Paschal Giovedi santo e il Venerdi santo. Cf. E. V. O'HARA, <<The Assisi Report on Holy Week
V1gil: Passwn and Passage>>, in Worship 79(2005), 98-130, qui 101-109. in the United States in 1956>>, in Worship 30(1956), 548-555, qui 550.

170 171
Le preghiere: L_e orazio?i, le_ letture e i canti della messa vesper- ·a ·n Mt 26 ' 26 Gesu dice riguardo al pane: «Questo e il mio corpo»,.
Sl 1
tina dell'Ordo ~~ Pt~ XII, nprest nel Messale del1962, sono gli stessi. menzionare il fatto di essere dato. Lo stesso nel testo preconct-
del Messale Tndentmo del1570. Le tre preghiere presidenziali si tro- liare del Canone romano, nel quale Gesu dichiara: !-!oc est enim _cor-
vano per la prima volta nel Sacramentario di papa Adriano (H 328 . us meum. Ma l'affermazione «che sara dato per VOl», dalla ver~wne
329, 337). Fra queste solo la secreta ricorda !'eucaristía. Richiaman~ fatina di 1Cor 11,23, e aggiunta ~lle parol~ d_i Gesu sul pa~~ ~e1 rac-
do il comando di Cristo risuonato nell'epistola, prega: «Ti sia gradito conti della cena di tutte le preghtere eucansttche postconcthan, com-
q~esto nostro sacrificio» per Cristo, «che, consegnandolo oggi ai suoi preso il Canone romano, ora Preghiera eucarística l. Cosi attualmente
dtscepoli, insegno loro a farlo in sua memoria». Ilpostcommunio con- vi sono due versioni del racconto della cena nel Canone romano: una
tiene una richiesta generale: « ... concedí a noi di ottenere per questo nella forma ordinaria, l'altra nella forma straordinaria. Quella n~l­
sacramento di immortalita cio che celebriamo nella nostra esistenza la forma ordinaria contiene riguardo al corpo il «Sara dato per Vot»,
mortale». La colletta, ripresa dalla prima lettura del Venerdl santo accentuando cosi il carattere sacrificale della morte di Gesu e quindi
contrappone la sorte di Giuda e quella del buon ladrone. Entrambi anche dell'eucaristia. Quella nella forma straordinaria non lo fa.
fecero cio che e male. Ma il buon ladrone si e pentito e «ha ricevuto i1 La Preghiera eucarística III introduce il racconto dell'istituzione
premio della sua fede», Giuda non si e pentito e «ha ricevuto la pena dell'eucaristia con la menzione di Giuda che consegna Gesu e di Gesu
del suo delitto». La preghiera chiede: «Come da Gesu Cristo, nostro che consegna se stesso espressa nelle sue parole sul pane. Il Canone
Signare, nella sua passione fu data a quelli, secando i meriti, diversa romano ha un proprio communicantes e un proprio Hanc igitur da
ricompensa, cosl, distrutto in noi l'errore del peccato, ci sia data la usare nella messa vespertina del Giovedl santo. Il communicantes lo
grazia della sua risurrezione». chiama «il giorno santissimo nel quale Gesu Cristo nostro Signare fu
consegnato alla morte per noi [pro nobis est traditus~», mentre l'Ifanc
Le letture. La menzione di Giuda nella colletta conduce diretta- igitur lo presenta come il giorno nel quale «Gesu Cnsto nostro Stgno-
mente al modo in cui Paolo, nell'epistola 1Cor 11,20-32, apre il suo re affido [tradidit] ai suoi discepoli il mistero del suo Corpo e del suo
racconto dell'istituzione dell'eucaristia: «ll Signare Gesu, nella notte Sangue, perché lo celebrassero in sua memoria~>. . .
in cui veniva tradito [in qua nocte tradebatur] ... ». Ovviamente, l'a- Tutti e tre. i significati di tradere si intrecctano nella hturgta del
postolo non dice di quale notte si trattava, ma noi lo sappiamo dai Giovedi santo per affermare che nella notte in cui Gesu fu conse-
vangeli sinottici, che inseriscono l'istituzione dell'eucaristia nei loro gnato da Giuda, consegno se stesso in oblazione al Pa?re e ~onsegno
racconti della Passione, rendendola cosi pasquale. Una traduzione agli apostoli la forma sacramentale nella qu_ale l'_oblazwne_ vtene resa
letterale del testo latino di questa parte dell'epistola sarebbe questa: presente per sempre nella Chiesa. Alla radtce d1 q~este -~IVerse con-
«!o ho ricevuto dal Signare cio che ho trasmesso [tradidi] a voi, che il notazioni del verbo tradere c'e una corrente teologtca pm profonda:
Stgnore Gesu nella notte in cui veniva tradito [tradebatur] prese del la presentazione di Gesu sia come vittima passiva, c~nsegnata e ?iu-
pane, e, dopo aver reso grazie, lo spezzo e disse: "Prendete e mangia- stiziata da malfattori, sia come sacerdote e re che s1 consegna hbe- 1'

te: questo e il mio corpo, che sara dato [tradetur] per voi"». Notiamo ramente a colui dal quale viene eternamente come Figlio e al quale
che qui ricorre tre volte, ogni volta in un senso diverso, lo stesso ver~ ritorna nella morte che e la sua glorificazione e la sua vittoria sul prín-
bo latín~, tradere, che normalmente significa «trasmettere» o «conse- cipe di questo mondo. . , . 1
gnare». E usato anzitutto nel senso di «trasmettere» o di «tramanda- Il vangelo e Gv 13,1-15, la scen:a che apre tl racconto dell UltlUla
re», poi nel senso di «tradire» e infine nel senso di «consegnarsi» o di cena nel Vangelo di Giovanni, il racconto piu lungo dei quattro van-
«arrendersi». ·
geli. Comincia con la lavanda dei piedi, continua con il discor~o di ad~
Nella versione latina di 1Cor 11,23 Gesu identifica il pane con il dio e culmina nella preghiera di Gesu. Ma, diversamente dm vangeh
SUO Cürpo, «Che Sara dato per VOÍ», quod pro vobis tradetur, ma Íll sinottici, qui Gesu non fa alcun gesto sul pane e sul vino e non parla
greco non c'e alcun verbo. Dice: «che e per voi». E cio che si trova nei del suo corpo e del suo sangue. E questa cena non e neppure una cena
lezionari postconciliari, che contengono traduzioni del Nuovo Testa- pasquale, come nei sinottici, perché Giovanni identifi_ca la ~asqua ~on
mento greco e non di quello latino. Come contrasto, sia in Me 14,22 la morte di Gesu il venerdi pomeriggio, mentre gh altn vangeh la
172 173
identificano con la cena del giovedi sera, ciascuno in base alle proprie segue, anticipa e spiega tutto cio che la Passione significa e com-
motivazioni teologiche: Giovanni per attribuire una valenza pasquale . Giuda viene menzionato varíe volte. 11 tradimento e imminente
alla morte di Gesu; i sinottici per attribuirla all'eucaristia. e Gesu lo sa. Ma prendendo l'iniziativa di depone le vestí, chinarsi
Pur in contraddizione sul piano storico, Giovanni e sinottici coin•. e compiere l'atto servile della lavanda dei piedi dei discepoli e dei
cidono sul piano teologico, perché la cena eucarística e la forma sa. · serví, il Signare e Maestro rivela il paradosso della croce, il fatto che
cramentale nella quale sussiste la morte vivificante di Cristo. Percio la Passione che segue, lungi dall'essere una tragica conseguenza del
Paolo puo scrivere in 1Cor 11,26: «Ogni volta che mangiate questo tradimento di Giuda, e abbracciata liberamente come il disegno del
pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signare, finché Padre di ricondurre il mondo a sé, che la sua vita non e presa ma do-
egli venga». L'eucaristia e la croce sono due forme dello stesso evento nata e che, in realta, la sua partenza e un ritorno a colui che egli non
pasquale. Giovanni Paolo II afferma addirittura che l'eucaristia «del ha mai lasciato. E, in altre parole, la piena attualizzazione umana di
mistero pasquale e il sacramento per eccellenza»,7 e Benedetto XVI un vincolo di comunione ininterrotto, il cui scopo e quello di prepa-
scrive: «Anche se questo convivio di Gesu con i dodici non e stato una rarci un posta, in modo che possiamo seguirlo la dove egli e andato
cena pasquale secando le prescrizioni rituali del giudaismo, in retro. (cf. Gv 14,2-3).
spettiva si e resa evidente la connessione interiore dell'insieme con la
morte e risurrezione di Gesu: era la Pasqua di Gesu». 8 Il rito della lavanda dei piedi. L'episodio evangelico termina con
11 vangelo della messa vespertina del Giovedi santo si apre con Gesu che ritorna a tavola e dice ai suoi discepoli: «Se io, il Signare e
quest'espressione: «Prima della festa di Pasqua, Gesu, sapendo che il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli
era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate
amato i suoi che erano nel mondo, li amo fino alla fine» (Gv 13,1). come io ho fatto a voi» (Gv 13,14-15). Forse per questo la lavanda ri-
Quest'affermazione, il testo fondamentale dell'interpretazione ago· tuale dei piedi in questo giorno, cominciata in Spagna nel VII secolo,
stiniana della Pascha, si applica non solo alla lavanda dei piedi, ma si diffuse praticamente ovunque. 10 Ma, prima della riforma di Pio XII,
anche a tutto cio che la segue. In altri termini, l'intera Passione e l'o- era riservata ai vescovi e ai prelati, che la effettuavano non durante la
ra di Gesu, il tempo stabilito nel piano di salvezza di Dio, nel quale messa del mattino, ma piu tardi nel corso del pomeriggio o della sera,
l'umanita debole, corruttibile, mortale che egli assunse incarnando- di solito in cattedrale o, nel caso dei religiosi, nella chiesa collegiata.
si e completamente trasformata e resa splendente dal suo ritorno al La prima antífona cantata durante il rito, tratta da Gv 13,34, inizia
Padre. Quest'ora dura eternamente e non e seguita da nessun'altra. con queste parole: «Vi do un comandamento nuovo [Mandatum no-
Percio Gesu esiste per sempre nella morte che e la sua vita, nell'obla- vum do vobis]: che vi amia te gli uni gli altri». Dalla prima parola del
zione che e la sua glorificazione, nello svuotamento di sé che e la sua testo latino dell'antifona, il rito della lavanda dei piedi e chiamato
esaltazione. 9 comunemente il mandato e, in alcuni luoghi, il giorno e chiamato Gio-
Come atto di umilta che purifica e dona la comunione, il gesto vedi del mandato (in inglese, Maundy Thursday).
della lavanda dei piedi, associato con il discorso e la preghiera che L' Ordo di Pio XII ha spostato, per ragioni pastorali, la lavanda dei
piedi nella messa vespertina e l'ha permessa a ogni sacerdote che ce-
7
lebra quella messa. Benché il Messale Tridentino, che contiene i testi
GrovANNI PAoLO II, iettera enciciica Ecclesia de Eucharistia, Libreria Editrice
Vaticana, Citta del Vaticano 2003, n. 3: EV22/213-225. per il rito della lavanda dei piedi al termine di quelli della messa, non
8
BENEDEITO XVI, Gesu di Nazaret, 2: Dall'ingresso in Gerusalemme fino alZa Ri- specifichi il numero di coloro ai quali lavare i piedi, le rubriche 16, 17
surrezione, Libreria Editrice Vaticana, Citta del Vaticano 2011, 131. Benedetto XVI e 20 nell'Ordo di Pio XII del1956 ricordano quattro volte che sono
continua: <<In cio Paoio concorda perfettamente con la descrizione giovannea degii
avvenimenti. Per iui morte e risurrezione di Cristo sono diventate cosi la Pasqua che
perdura. In base a cio si puo capire come !'ultima Cena di Gesu, che non era solo un
preannuncio, ma nei doni eucaristici comprendeva anche un'anticipazione di croce e 10
Sulla storia liturgica della lavanda dei piedi, del suo significato, della discus-
risurrezione, ben presto venisse considerata come Pasqua - come la sua Pasqua. E lo sione in corso sulla lavanda dei piedi delle donne, cf. P. JEFFERY, <<Mandatum Novum
era veramente» (pp. 131-132, corsivo neli'oñginale). Do Vobis: Toward a Renewal of the Holy Thursday Footwashing Rite», in Worship
9
Cf. CCC, soprattutto nn. 730 e 1085, ma anche nn. 2746-2749. 64(1990),107-141.

174 175
dodici uomini, duodecim viri. Questo rende il rito piu esplicitamen- un'orazione conclusiva. Questi risalgono a un'epoca nella quale il
te mimetico: una mimesis rituale del racconto evangelico. Il modo rito era compiuto al di fuori della messa. Il Messale di Paolo VI li ha
migliore di comprenderlo e quindi quello di considerarlo, come nel eliminati.
caso della processione delle Palme, un'anamnesi tradotta in pratica:
le antifone cantate raccontano l'avvenimento bíblico, mentre viene Reposizione. Nel1956, oltre alla lavanda dei piedi il Giovedi santo, e
compiuto nella liturgia. Percio sarebbe meglio compiere la lavanda stata introdotta un'altra novita ancor piu importante: la comunione per
dei pie di subito dopo il vangelo, senza interpone fra i due l' omelia. i fedeli nella liturgia del Venerdi santo. Come mostreremo nella pros-
Il n. I, 2, b dell'istruzione del 16 novembre 1955 e il contenuto sima sezione, a partire dall'inizio del XIII secolo solo il sacerdote pote-
dell'omelia raccomandato nella rubrica 13 dell'OHS presentano il si- va comunicarsi. Percio nella messa del giovedi mattina consacrava due :1
gnificato del mandato principalmente in termini morali: un richiamo ostie grandi. Ne consumava una e portava l'altra, dopo la messa, con
del dovere della carita scambievole implícito nella celebrazione euca- una processione prescritta nei minimi particolari, all'altare della reposi-
rística. Questo viene rafforzato dal canto Ubi caritas verso la fine del- zione, dove, come abbiamo gia ricordato, veniva adorata per il resto del-
la lavanda dei piedi, nonché dal communio tratto da Gv 13,12-13.15 la giornata. Dal punto di vista dei fedeli, era la cosa peggiore che potesse
che termina con queste parole: «Vi ho dato un esempio, perché anche capitare loro: restare in adorazione davanti a un'ostia che non avrebbe-
voi facciate lo stesso». Questo dovere di amarsi gli uni gli altri, e di ro mairicevuto. In alcuni luoghi, si credeva che l'altare della reposizione
amare specialmente i poveri, e molto importante e non deve essere rappresentasse il sepolcro, nel quale Gesu era stato deposto: la chiusura
mai sottovalutato. Ma, oltre aquesto, il rito della lavanda dei piedi, della sua porta ricordava la chiusura del sepolcro e chi pregava davanti
come quello originario nella sala al piana superiore, ha un signifi- ad esso imitava le donne che osservavano il sepolcro. La processione : 1

cato cristologico, perché esprime attraverso un gesto la verita della all'altare della reposizione si era trasformata in una drammatizzazione
persona e della missione di Gesu. E ha anche un significato sacra- del funerale del Signare. La lettera circolare Paschalis sollemnitatis, al
mentale, non nel senso di rinviare a specifici sacramenti - benché in n. 55, afferma: «ll tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un
quanto lavacro con l'acqua abbia inequivocabili connotazioni batte- sepolcro. Si eviti il termine stesso di "sepolcro": infatti la cappella della
simali- ma nel senso di esprimere simbolicamente il paradosso della reposizione viene allestita non per rappresentare "la sepoltura del Si-
vita cristiana, in realta dell'intera esistenza umana: attraverso l'amore gnare", ma per custodire il pane eucarístico perla comunione, che verra
disinteressato del prossimo e il generoso servizio degli altri, noi, come distribuita il venerdi nella passione del Signare». 1 1

Cristo nel quale e nascosta la nostra vita, ci immergiamo sempre piu La possibilita per i fedeli di ricevere la comunione il Venerdi san-
profondamente nel mistero della comunione trinitaria. O piuttosto to cambio profondamente il carattere della reposizione del Giovedi
nell'amore disinteressato scambievole si manifesta, nel tempo e nello santo. Apparve subito evidente che cio che si portava in processione
spazio di questo mondo, riempiendo cosi il creato di santita divina, e si conservava non era piu un'unica ostia destinata a essere consuma-
!'eterno e infinito amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. ta l'indomani dal sacerdote, ma era una quantita di pane consacrato
Mase questo amore apre sull'eternita e sull'infinita di Dio, allora sufficiente per essere distribuito a tutta l'assemblea il Venerdi santo.
i limiti temporali e spaziali, compreso illimite ultimo, la morte, sono In altri termini, la reposizione - purificata dal simbolismo funerario -
stati oltrepassati e coloro che amano in questo modo sono gia entrati conservava le ostie consacrate perla comunione della comunita.U
nella vita eterna. In breve, attraverso la lavanda dei piedi, la sera del Il carattere unico della reposizione del Giovedi santo e il suo le-
Giovedl santo, noi manifestiamo la convinzione che, imitando l'esem- game inseparabile con il banchetto eucarístico. Cio che si conserva
pio del nostro Signare e Maestro e osservando il suo comandamento proviene dalla comunione comunitaria del giovedl sera e servira per
di lavarci scambievolmente i piedi - cioe di servire le persone piu bi- la comunione della comunita il venerdl pomeriggio. Una volta porta-
sognose - partecipiamo realmente alla sua ora e passiamo con lui da
questo mondo al Padre.
Nell'Ordo di Pio XII il mandato termina con la recita da parte 11 Per un'esposizione piu dettagliata di questo tema, d REGAN, «Holy Thursday

del sacerdote del Padre nostro, di alcuni versetti e responsori e di Reservation», nota 3.

176 177
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~'
'
' .

to all'altare della reposizione viene brevemente adorato da tutta l'as-


semblea e poi, per periodi piu lunghi, da singole persone e gruppi. Ma
i paramenti, ritorna nel presbiterio e compie l'atto conclusivo della
sera, la altarium denudatio, o spoliazione degli altari, durante la quale
il corpo del Signare viene conservato non per essere adorato, bensi si recita il Sal 21 con il v. 19 come antífona: «Si dividono i miei indu-
per essere ricevuto. La reposizione del Giovedi santo e la comunio- roenti, la tunica tirano a sorte». Allora la cerimonia simboleggiava
ne del V enerdi santo sono i richiami annuali di verita dimenticate Gesu spogliato delle sue vesti. Nel Messale postconciliare la spolia-
per secoli e sempre a rischio di scomparire dalla coscienza. L'ultima zione dell'altare non fa piu parte della celebrazione liturgica. La ru-
rubrica della sera del Giovedl santo, nella terza edizione tipica del brica 41, che ripete la rubrica 19 nel MR 1970, dice semplicemente:
Messale di Paolo VI, contiene un'affermazione breve ma teologica- «In un momento opportuno si procede alla spoliazione dell'altare».
mente importante: «Se la celebrazione della Passione del Signare il
V enerdl seguente non ha luogo nella stessa chiesa, la messa termina
1'
nel modo abituale e il Santissimo Sacramento viene posto nel taber- 2. Il Messale di Paolo VI 1

nacolo». Niente processione. Questo dimostra ancora una volta che


lo scopo del trasferimento del Sacramento in processione il Giovedi e Rito di ingresso. N el Messale di Paolo VI la messa vespertina del
per la comunione del V enerdl. Giovedl santo inaugura il Triduo pasquale, l'apice dell'anno liturgico.
La processione all'altare della reposizione, dopo la messa della La processione di ingresso dovrebbe essere messa particolarmente in
Cena del Signare, e completamente diversa da altre processioni con risalto ed essere preceduta dall'incenso, dalla croce e dalle candele,
il Santissimo Sacramento. Cío che si trasporta il Giovedi santo e una forse sei. Si dovrebbero suonare le campane e i campanelli piu a lun-
pisside piena di ostie consacrate che continua a far parte dell'azione go del solito e il preludio dell'organo dovrebbe essere piu solenne,
eucarística piu ampia e non una singola ostia, non spezzata, collocata perché quel rito di ingresso e un rito di passaggio che chiude la Qua-
al centro dell'attenzione in quello che viene chiamato a volte il «culto resima e inizia i tre giorni ai quali essa prepara. In questo momento
dell'eucaristia al di fuori della messa». Inoltre, cío che viene portato cambia anche il nome del giorno: da giovedi della Settimana santa a
in processione, conservato e adorato il Giovedi santo, resta velato e giovedl della Cena del Signare.
nascosto finché non viene portato all'altare per essere distribuito du- L'antifona d'ingresso, Nos autem, ripresa dal MR 1962, e ispirata
rante la comunione. Negli altri casi, l'ostia viene esposta in un osten- da Gal6,14 ed e una magnifica apertura sucio che si celebra non solo
sorio, adorata, poi riposta nel tabernacolo senza essere ricevuta. Se in questa messa, ma nel corso del Triduo. Dice: «Di null'altro mai ci
viene esposta in forma perp'etua, la sua origine e il suo destino non glorieremo se non della croce di Gesu Cristo, nostro Signare: egli e la
rivestono alcun interesse per coloro che pregano davanti ad essa. nostra salvezza, vitae risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati
L'esposizione di un'ostia non spezzata in un ostensorio prolunga e liberati». A vendo in mente queste parole di Paolo, Cirillo di Geru-
indefinitamente l'elevazione dell'ostia alla messa, introdotta a Parigi salemme esclama: «La Chiesa cattolica si gloria di ogni azione di Cri-
nel1210, ma la reposizione del Giovedl santo precede quella pratica sto, rna la sua gloria delle glorie e la croce»P N el Messale Tridentino,
di almeno cinque secoli e deriva non dall'elevazione dell'ostia, ma la stessa antífona di ingresso, Nos autem, compare anche il martedl
dalla comunione. In realta, la messa vespertina della Cena del Signo- della Settimana santa. L' Ordo di Pio XII la conserva, per cui il Messa-
re e una messa con due comunioni: una in quella sera, l'altra nel po- le del1962 fa lo stesso. Ma il Messale di Paolo VI la sostituisce con un
meriggio successivo. Giovedl santo e Venerdl santo vanno quindi di altro testo il martedi, lasciandola cosi solo nella messa vespertina del
pari passo, esattamente come cenacolo e croce. Il dono di sé fatto da giovedl; il Nos autem viene cantata inoltre nella festa dell'esaltazione
Gesu nel cenacolo anticipa il dono di sé fatto sulla croce e gli confe- della santa Croce.
risce una forza redentrice. La croce attualizza corporalmente e rende
eternamente permanente il dono di sé espresso da Gesu nel cenacolo
e n configurato in forma rituale.
L'Ordo del1956 termina affermando che, dopo l'adorazione si-
lenziosa del Santissimo Sacramento, il celebrante, con ancora indosso 12 CrRILLO m GERUSALEMME, Catechesis XIII, 1: PG 33.

178 179
' Le letture. Il ricordo paolino dell'istituzione dell'eucaristia ·
1Cor 11,23-26 e il ~acconto giovanneo della lavanda dei piedi con~
~uano ~- essere let~I nella messa postconciliare in Cena Do mini. Forse
Il cambwme~to pn) notevole e l'aggiunta, come prima lettura, di Es
questa messa. Stabilendo un parallelismo f~a la Cen_a del Sig~or~ ce-
lebrata ora in terra e il banchetto escatolog1co che CI attende m cielo,
la preghiera dopo la comunione, basata su un'orazione che si trova
nel Mis sale Gothicum ( Go 214), chiede: «Padre onnipotente, che nel-
12,1-8.11-1~, I1 testo che fonda la pascha come passio. N el Messale del la vita terrena ci nutri alla cena del tuo Figlio, accoglici come tuoi
1570 ~ nell ?HS quest~ passo e la seconda lettura del Venerdi santo. commensali al banchetto glorioso del cielo».
I~ Lezwnano la trasfensce alla messa vespertina del Giovedi santo e Anche la colletta, di nuova composizione, usa il termine «cena».
gmstamente. Essa racconta l'origine della Pasqua e quindi l'origine Prega: «Ü Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena, nella
~el~a Cena nel~a quale Gesu, secando i vangeli sinottici, istitui l'euca- quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affido alla
nstla. Ma con I1 cambiame~to del giorno il Lezionario cambia anche Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del tuo amore, fa'
la lunghezza della lettura e Il suo punto focale. Quando era al Vener- che dalla partecipazione a cosi grande mistero attingiamo pienezza di
~i sa~~o termin~va in ~s 12,11 e il p~nto focale era ilparallelismo fra carita e di vita».
1 uccisiOne degh agnelh e la morte di Gesu, che Giovanni fa coincide- Ispirata forse dal n. 47 della costituzione Sacrosanctum concilium
re con l'!mmol~zione degli agnelli nel recinto del tempio, presentan- sulla sacra liturgia, essa costituisce una sintesi dottrinale molto conci-
dala cosi come I1 compimento della pasqua di Israele. sa e profonda, affermando che l'eucaristia e «la santa Cena», affida-
Trasferit~ a~ Giovedi santo, il passo e stato prolungato fino a Es ta alla Chiesa da Cristo, inseparabile dalla consegna di se stesso alla
~2,14, dove si drce: «Questo giorno sara per voi un memoriale». Ora morte, che e il suo sacrificio e banchetto; e che la partecipazione ad
Il punt~ focale e il parallelismo fra l'aspetto anamnestico della Pa- esso dona amare evita, si potrebbe dire vita che consiste nell'amore.
squa e Il comandall!ento di Gesu, che risuonera due volte nella se- La colletta e un magnifico esempio di teologia pregata. Molto del suo
canda lettu:a: «Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,24-25). La contenuto viene sviluppato piu ampiamente dall'esortazione aposto-
Cena, che fmo ad aHora era la commemorazione del sacrificio della lica Sacramentum caritatis di Benedetto XVI, in seguito al sinodo dei
Pasqua ebraica (Es 12,26-27), diventa una eommemorazione di Gesu vescovi sull'eucaristia dell'ottobre del2005.
e del suo sacrificio. Benedetto XVI scrive: «Istituendo il sacramento La preghiera sulle offerte e tratta dalla IX domenica dopo Pen-
dell'eucaristia, Gesu anticipa e implica il sacrificio della croce e la tecoste nel Messale Tridentino ed e molto antica, poiché risale alla
vittoria ?ella risurrezione. Al tempo stesso egli si rivela come il vera collezione di Verona delle Messe papali (V 93) e al vecchio Gelasia-
agnello Immolato, previsto nel disegno del Padre fin dalla fondazione no (GeV 170 e 1186). Anch'essa esprime un punto dottrinale fonda-
del mondo» .U mentale: «Ügni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio
del Signare, si compie l'opera della nostra redenzione». Percio l'eu-
Le Freg~ie~e. ~1 Messale di Paolo VI sostituisce le tre preghie- caristia non si limita ad applicare gli effetti dell'opera redentrice di
re presidenziah e Il prefazio dell'OHS del1956. 14 Ricordando che il Cristo, ma la rende anche presente o piuttosto rende presente Cristo
d!
n?me qu~sta messa e «messa della Cena del Signore» e il nome del nella sua azione redentrice. Quindi l'azione liturgica della Chiesa e
?Iorno _e «ÜIOvedi della Cena del Signare», e significativo notare che l'azione redentrice di Cristo sano la stessa cosa. I1 termine «memoria-
Il termm~ «cena» compare s_ia nella colletta sia nella preghiera dopo le» nella preghiera e molto significativo, perché ricorda l'affermazio-
la comumone. Queste preghiere sano state ovviamente formulate per ne nella prima lettura sulla Pasqua come «Un memoriale» (Es 12,14)
e il comandamento nuovo di Gesu nella seconda lettura: «Fate questo
in memoria di me» (1Cor 11,24-25). Purtroppo questa preghiera non
BE~EJ?ETIO ~VI, esor_ta~ione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, Li-
13

brena Edrtnce Vaticana, C!tta del Vaticano 2007 n 10 (corsivo nell'originale)· EV


viene usata solo nella messa vespertina del Giovedi santo, ma anche
24/105-126. , . . nella seconda domenica del tempo ordinario e nella messa votiva di
14
Pe:, le _loro fonti, cf. A. WARD, «Euchology for the Mass "In Cena Domini" of Cristo sommo sacerdote. Questo puo indurre a chiedersi perché non
the ~002 Mrssale Romanum"», in Notitiae 45(2008), 611-632, e In., <<Sources of the
Oratlons for the Mass "In Cena Dornini" of the 2002 "Missale Romanum"» in EL si sia conservata la secreta della messa in Cena Domini di Pio XII,
123(2009), 105-128. , tratta da H 329. In questo giorno, la menzione di Cristo che comanda

180 181
ai suoi discepoli di «fare questo in memoria di lui» non potrebbe es- · rnento nuovo», tratto da Gv 13,34. Dal1970 il Lezionario usa questo
sere piu appropriata. stesso testo come acclamazione al vangelo, una scelta eccellente an-
,. !1 c~mand_o di Gesu di «~are quest?». e inserito nei racconti del- che se queste parole di Gesu non vengono ascoltate nel passo che si
lis~ItuziOne d1 tutte le pregh1ere eucanstiche postconciliari, compre- sta per leggere, perché termina a 13,15. Il Messale di Paolo VI cambia
so Il ~anone romano: «Fate questo in memoria di me». II n. 72 dell'I- l'ordine delle antifone cantate durante la lavanda dei piedi. N el nuo-
struziOne_ gen~rale del Messale Romano rinvia ad esso per giustificare vo ordine, Mandatum novum do vobis non e piu al primo posto. N elle
la sua sp1egaz10ne della struttura della cena eucarística. Ma il testo prime due edizioni era al quinto, nella terza e al sesto. Poiché il rito
receptus del Canone romano ha una formulazione diversa. Non e un della lavanda dei piedi, come la processione delle Palme, e considera-
comando, ma una dichiarazion~. Nel Messale del 1962 dice: «Ügni to una messa in pratica anamnestica del vangelo appena proclamato,
volta eh~ fate questo, lo farete m memoria di me». Qui l'espressio- sarebbe preferibile usare le parole che ricorrono prima della lettura
ne «ogm v~lta che», quotiescumque, e simile a «ogni volta», quoties,
1

anche all'inizio della sua messa in pratica e sarebbe pure preferibile 11

?ella pregh1era sulle offerte appena ricordata. Ma una cosa molto piu che quest'ultima seguisse direttamente il vangelo e non fosse rinviata
i~portante da notare e che nel Canone romano della forma ordina- a dopo l'om~lia. Il Messale riformato non specifica il numero delle
na e della forma straordinaria sono diverse non solo le parole dette persone alle quali lavare i piedi, tornando cosi alla situazione esisten-
d~ Gesu sul pane, ma anche quelle che seguono le parole dette sul te prima dell956. Ovviamente l'aspetto mimetico del rito e decisa-
vmo.lf.n'~ltr~ differenza e che nella forma ordinaria, dopo il raccon- mente piu chiaro ed evidente se sono dodici.
to dellistltuziOne, nella Preghiera eucarística I il Canone romano ha Il Messale postconciliare cambia posto al canto dell'inno Ubi ca-
un'acclamazione introdotta da «Mistero della fede», mentre nella ritas. Non viene piu cantato verso la fine della lavanda dei piedi, ma
f?rma strao_rdinaria non c'e, e l'espressione mysterium fidei, pur non durante la processione delle offerte, che ovviamente non esisteva al
ncorrendo m nessuno dei racconti biblici, e inserita in cio che Gesu tempo di Pio XII. L'edizione del Messale del2002 contiene una ver-
dice sul calice. sione riveduta dell'antifona: invece di Ubi caritas et amor, Deus ibi
. L'O:do di ~io XII,_ come il Messale Romano del 1570, assegna al est, si canta Ubi caritas est vera, Deus ibi est, «Dove c'e vera carita, li
G10ved1 santo Il prefaz10 della santa Croce, usato in tutte le messe du- c'e Dio».
rante le ultime due settimane di Quaresima. Il Messale di Paolo VI lo Nell'Ordo di Pío XII, come nel Messale Tridentino, il graduale,
sostituisce con il Préfazio I della santissima eucaristía una revisione a cantato dopo l'epistola, e il magnifico inno Christus factus est di Fil
opera di p. Anselmo Lentini, nel1964, del prefazio pe~ il Giovedi san- 2,8-9, «Cristo si fece obbediente per noi fino alla morte: per questo
to del Messale di Parigi del1738, esso stesso basato su fonti preceden- Dio lo esalto». Il Lezionario sposta questo canto alla Domenica delle
ti.15 Per il contenuto e la fraseo logia e molto simile alla preghiera sulle Palme e al Venerdi santo, come preludio al racconto della Passione
offerte, poiché afferma che Cristo «sacerdote vero ed eterno istitui il in entrambi i casi. Al suo posto, nella messa vespertina del Giovedi
rito del sacrificio perenne; a te per primo si offri vittima di salvezza e c'e un salmo responsoriale comprendente versetti del Salll5 e paro-
comando a noi di perpetuare l'offerta in sua memoria». ' le di ICor 10,16 come ritornello: «Il calice della benedizione che noi
benediciamo non e forse comunione con il sangue di Cristo?», testi
1 ~anti. Abbia~o gia notato che l'antifona d'ingresso della ce- ovviamente eucaristici.
lebrazwne vespertma del Giovedi e la stessa nell'Ordo di Pio XII Nell'Ordo di Pío XII, il communio, anch'esso tratto dal Messale
e nel Messale di Paolo VI. Ma altri canti sono diversi e dobbiamo Tridentino, e Gv 13,12-13.15. Riprende cío che Gesu disse agli apo-
annotarlo. stoli dopo aver lavato loro i piedi: «lo vi ho dato l'esempio perché
Nell'Ordo dell956la prima antífona cantata durante il rito della facciate cosi anche voi». Le prime due edizioni del Messale di Paolo
lavanda dei piedi e Mandatum novum do vobis, «Vi do un comanda- VI lo omettono totalmente. La terza edizione lo recupera, facendone
la seconda antífona cantata durante la lavanda dei piedi. Per questo vi
sono sette antifone nella terza edizione e «lo vi do un comandamento
15
Cf. WARD, «Euch<_>logy for the Mass "In Cena Don'úni">>, 621-630. nuovo», Mandatum novum do vobis, e la sesta, mentre nelle due edi-

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rr,
zioni precedenti c'erano solo sei antifone e «Vi do un comandamen- stico esplicito. Le tre nuove preghiere presidenziali hanno un conte-
tó nuovo» era la quinta. Nel Messale di Paolo VI, la riuova antifona nuto fortemente dottrinale: presentano l'eucaristia come dono fatto
alla comunione, non tratta dal vangelo, compendia il racconto pao- da Cristo alla Chiesa, memoriale del suo sacrificio, banchetto del suo
lino dell'istituzione ascoltato nella seconda lettura, accentuando cosi amore, attualizzazione dell'opera della nostra redenzione, fonte di
il punto focale eucarístico della messa. Nell'antifona ritorna il verbo carita e di vita e pregustazione nel tempo presente della beatitudine
tradere, poiché in essa Gesu dichiara che il suo carpo «sara dato per eterna. 11 prefazio, da parte sua, presenta Cristo come sacerdote e vit-
voi», quod pro vobis tradetur. Dopo aver affermato che il calice e la tima al tempo stesso e l'eucaristia come il modello di un sacrificio pe-
nuova alleanza nel suo sangue, egli enuncia il comando espresso in renne, che egli ci comando di offrire in memoria di lui, aggiungendo
1Cor 11,25: «Fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me>> .. che mangiare la sua carne ci fortifica e bere il suo sangue ci purifica.
Il salmo responsoriale, con il suo ritornello, e la nuova antifona alla
comunione sono esplicitamente eucaristici. 11 graduale e il commu-
3. Conclusione nio che hanno sostituito non lo erano. L'aggiunta di Es 12,1-8.11-14
come lettura dell' Antico Testamento e molto opportuna, perché col-
Nell'Ordo del1956, il contenuto tematico di questa messa e sfac- lega questo memoriale dell'Ultima cena con l'istituzione dell~ ~asqua
cettato e diffuso. Tre testi ricordano la croce. L'introito ci esorta a ebraica, evidenziando cosila dimensione pasquale dell'eucar1stla, che
gloriarci <<nella croce del nostro Signare Gesu Cristo»; il graduale ti- manca nell'OHS del1956 ma occupa un pasto preminente nei docu-
corda che Cristo si fece obbediente fino alla morte, «alla morte di menti del magistero degli ultimi quarant'anni. Inoltre, poiché ora il
croce», e il prefazio della santa Croce ringrazia Dio per aver stabilito Triduo e qualificato come pasquale- non lo era prima della pubbli-
che il genere umano fosse salvato «dallegno della croce». La collet- cazione delle Norme generali del1969 - il passo e stato inclpso nella
ta ricorda che Cristo nella sua passione diede a Giuda «la pena del liturgia della Parola di questa messa che ha letture che esprimono
suo delitto» e al buon ladrone «il premio della sua fede». 11 vangelo entrambi i significati della pascha: Pasqua come passione nella lettura
narra !'episodio della lavanda dei piedi, le cui parole conclusive sono dell'Esodo sull'immolazione dell'agnello e sulla spalmatura del suo
ripetute nel communio: «Vi ho dato l'esempio, perché anche voi fac- sangue sugli stipiti e sull'architrave della casa; Pasqua come passaggio
ciate lo stesso». A parte gli inserimenti propri del giorno nel Canone nelle prime righe del vangelo, dove Gesu dichiara che per lui e venuta
romano, solo due testi fanno riferimento all'eucaristia: l'epistola e la l'ora di passare da questo mondo al Padre.
secreta. La messa preconciliare in Cena Domini si colloca in gran par-
te nella scia degli altri giorni della Settimana santa, dai quali riprende
alcuni dei suoi testi. L'int~oito, ad esempio, e ripreso dal mercoledi e 3. VENERDI DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
la colletta dal Venerdi santo. L'istituzione dell'eucaristia e solo uno
dei vari fili tematici e, nel formulario globalmente considerato, occu- l. Nome, tempo e colore
pa un pasto piuttosto modesto nel quadro molto piu ampio del miste-
ro della croce. 11 contenuto dottrinale si limita all'inno Pange lingua, 11 Messale del 1570 chiama il Venerdi santo Feria VI in Para-
cantata durante la processione alluogo della reposizione. Lo stesso sceve. 11 termine non comune parasceve deriva da un verbo greco
inno accompagna la processione del Corpus Domini, ma, tranne que- che significa «ordinare» o «preparare», per cui significa «giorno di
sto inno e parte dell'epistola, la messa del Giovedi santo non ha nulla preparazione». 16 1 vangeli sinottici lo usano in riferimento al giorno,
in comune con quella del Corpus Domini, che e ricca di insegnamenti venerdi, della morte di Gesu e lo spiegano nel senso di preparazione
eucaristici, specialmente nella sequenza Lauda, Sion. del sabato, il giorno in cui non era permesso alcun lavoro (Me 15,42;
Al contrario, il formulario postconciliare e decisamente incen-
trato sull'eucaristia, anzi quasi in modo esclusivo. Solo l'antifona di
ingresso, il vangelo e i canti della lavanda dei piedi - e tutto cio che 16 W.F. ARNDT- F.W. GrNGRICH, <<paraskeué», in A Greek-English Lexicon of the

rimane del formulario precedente - non hanno un contenuto eucari- New Testament, The University of Chicago Press, Chicago 1957,627.

185
184

Mt 27,62; Le 23,54). Per loro la Pasqua comincia il giovedl sera, la sera Nelle Norme generali del 1969, al n. 20, scompare la menzio_ne
dell'Ultima cena. Giovanni usa il termine tre volte, sempre nel suo della morte dal nome del giorno, che diventa «Vene~dl della Pa~siO-
racconto della Passione (19,14.31.42). Anche per lui, il termine indica del Signare». 11 Messale di Paolo VI fa lo stesso nguardo al tüolo
ne . d 1 s·
il venerdl nel quale Gesu muore, ma, diversamente dagli altri vangeli, della liturgia, che diventa «Celebrazione della Pass10ne e Ignore»;
per lui quel venerdl sera segna l'inizio della Pasqua. Di conseguenza, espressione ripetuta nelle rubriche 2 _e 4. Ora, basa~a sul Van_gelo d1
spiega il significato del termine come «giorno di preparazione del- Giovanni, la liturgia incentra l'attenzwne sulla Passwne, cons_Ideran-
la Pasqua» (19,14). Puo essere una sottolineatura ironica: Giovanni dola un unico complesso, che comincia nel cenacolo e termma sul-
riduce tutto il significato della Pasqua ebraica a preparazione della la croce. E l'ora di Gesu. Ovviamente comprende la sua morte, m~
Pasqua inaugurata dalla morte di Cristo. quest'ultima viene intesa come la sua esaltazione, il momento cul¡_nl-
N el MR 1570 il sacerdote e i ministri indossano paramenti neri, in- nante del suo passaggio vittorioso da questo mondo al Padre. Scnv~
dossati anche alle messe da requiem e ai funerali, rafforzando cosl il Bruce Vawter: «La Passione in Giovanni fa parte di un ?ran:~ma ~~
carattere funebre della liturgia. A partire dall'inizio del IX secolo il Tri- trionfo nel quale si possono gia discernere i frutti della vlttona assl-
curata ~er sempre attraverso la morte e la glorificazione di G~s~»-
18

duo, comprendente Giovedl santo, Venerdl santo e Sabato santo, ven-


ne considerato una commemorazione dei tre giorni trascorsi dal Signo- Questa visione del Venerdl santo si riflette ne~la ~~ov~ pres~nzwne
re nel sepolcro e la processione del Giovedl santo all'altare della repo- in materia di vestí da indossare: il sacerdote e 1 m1mstn non mdossa-
sizione con !'ostia consacrata un carteo funebre al sepolcro di Gesu.U no piu paramenti neri, ma rossi, ~1 col~re d~l martirio, e li indossano
11 decreto generale, l'istruzione del 16 novembre 1955 e l'Ordo dall'inizio alla fine della celebrazwne hturg1ca.
Hebdomadae Sanctae restauratus del1956 cambiano il nome del gior-
no in «Venerdl della passione e della morte del Signare». 11 decreto
generale annunciava anche lo spostamento dell'orario della celebra- 2. Rito di inizio
zione dal mattino al pomeriggio «e dopo le ore quindici» (11, 8). I due
cambiamenti si riflettono nel nuovo titolo della liturgia del giorno: Nel Messale del 1570, la celebrazione inizia con il sacerd?te e i
«Solenne azione liturgica pomeridiana della passione e della morte ministri che si recano all'altare e si prostrano davanti ad es~o m P,re-
del Signare». ghiera. Nel frattempo, gli accoliti stendono una sola tovagha sull al-
Perla prima volta l'Ordo di Pio XII divide la liturgia in quattro tare. Poi il sacerdote e i ministri salgono all'altare, collocat? normal-
parti numerate: l. Letture; II. Orazioni solenni; III. Adorazione della mente sopra tre gradini, e lo baciano, quind~ il_sa~~rdote s1 ~p~st~ a~
Croce; IV. Comunione. Nella prima parte, il sacerdote e il diacono lato dell'epistola, dove legge sottovoce i pass1 b1bhc1 che altn m1mstn
indossano stole nere (n. 3). N ella seconda il sacerdote indossa un pi- leggono ad alta voce all'assemblea. ..
viale nero, il diacono una dalmatica nera e il suddiacono una tunica L'Ordo di Pio XII del1956 e molto diverso. Spec1flca che l'alta~e
nera (n. 12). N ella terza depongono i paramenti esterni (n. 14). N ella e completamente spoglio: senza croce, senza candele, s~nza tovag~¡a
quarta, il sacerdote e il diacono depongono le stole nere e indossano (n. 1). 11 celebrante, il diacono e il suddiacono si recano_m pr?cessw-
paramenti viola: il sacerdote stola e pianeta, il diacono stola e dal- ne all'altare attraversando la navata. Dopo la prostrazw_ne, 11 sa~er­
matica. 11 suddiacono indossa una tunica viola (n. 22). I paramenti dote in piedi davanti ai gradini dell'altare recit_a ~n'?~azwne, pm va
neri conferiscono un tono lugubre alle prime tre partí e accentuano la alla sedia (sedilia). Non deve piu leggere i pass1 b1bhc1 sottovoce per
seconda parte del titolo, la morte del Signare. Solo nel rito della co- se stesso, ma si siede e ascolta, insieme a tutta l'assemblea, la parola
munione, con il passaggio dai paramenti neri a quelli viola, si allevia di Dio che viene proclamata da un leggio (nn. 7 e 9). L'altare comple-
un po' il peso del dolare e dellutto. Ma questa visione opprimente tamente spoglio, la processione di ingresso, il sacerdote seduto dopo
e dolorosa del Venerdl santo ha poco fondamento nei testi liturgici.

17 Cf. REGAN, «Holy Thursday Reservation>>, 104-109. 1s B. VAWTER, <<The Gospel According to John», iniBC 63,136.
1!

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un~ ~reghi~ra di al?ertura, la proclamazione delle letture dal leggio ghiere di apertura, a Cristo che «in~ugur~ nel suo s~ng_ue il mi~tero
ant1c1pano 1 dettagh dell'Ordo della messa postconciliare. pasquale» e una preziosa formulaz10ne d1 una convmz10ne basllare
Uno dei rari cambiamenti nei testi della liturgia apportati da Pio dei quartodecimani ed e particolarmente sorprendente come una del-
XII e stata l'aggiunta di una preghiera di apertura. L'orazione e tratta le prime espressioni pronunciate in ~uesta liturgia, p~rché sotto~nea
dal Venerdi santo nel vecchio Gelasiano ( Ge V 398), dove era reci- l'inequivocabile carattere pasquale d1 questo V ~nerd1 ~ella P~ss10ne:
tata dopo la prima lettura. Ricorda che Cristo, mediante la sua Pas- il primo giorno intero del Triduo pasquale. Pnma de1 cambm~ent~
sione, ci ha liberati dalla morte, eredita dell'antico peccato, e prega: apportati al calendario nel1969, Pascha ~ra limitat~ alla domemca d1
«... come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l'immagine Pasqua e riferita unicamente alla risurrez10ne. Il Tnduo, non essendo
dell'uomo terreno, cosi, per l'azione del tuo Spirito, fa' che portiamo pasquale, era chiamato sacro. . . .
l'immagine dell'uomo celeste». Diversamente dall'Ordo di Pio XII, il Messale d1 Paolo VI num-
Il Messale di Paolo VI apporta una leggera modifica all'inizio del- sce preghiere solenni e letture sotto il titolo «Liturgia della P~r?la»,
la celebrazione. In base alla rubrica 6, dopo la prostrazione il sacer- per cui ora la celebrazione della Passione co_mprende tre partl mve-
dote si reca alla sedia, non ai piedi dell'altare, e 11, rivolto verso il po- ce di quattro: Liturgia della Parola; Adoraz10ne della Croce; Santa
polo, recita la preghiera di apertura. Il Messale permette di scegliere comunione.
fra due orazioni. La seconda e quella introdotta nell' Ordo di Pio XII.
La prima, molto superiore ad essa, era la terza delle tre preghiere da
recitare dopo la comunione nell'OHS. Presa dal lunedi della sesta 3. Liturgia della Paro/a
settimana di Quaresima nel vecchio Gelasiano ( Ge V 334), essa affer-
mache Cristo «inaugurO nel suo sangue il mistero pasquale». Perle Nell'Ordo di Pio XII, le letture sono le stesse del 'Messale del
persone abituate a identificare Pascha con la risurrezione di Cristo e 1570. La prima e Os 6,1-6, nella quale i membri di un popolo infedele
quindi con la Pasqua, questo puo apparire sorprendente. Ma serv~ a si esortano a vicenda a pentirsi, confidando di essere guariti, ristabiliti
ricordare che, sia per Giovanni sia per Paolo, la Pasqua ebraica trova e perdonati da un Dio che li ama. Si dicono l'un l'altro: «Dopo due
il suo compimento nella morte di Cristo. E cio che intende mostrare giorni ci rendera la vita: il terzo giorno ci fara risorgere». Pur no~ es-
il quarto vangelo facendo coincidere la morte di Gesu con l'immola- senda citate in nessun testo del Nu ovo Testamento, nel contesto htur-
zione degli agnelli pasquali. E cio che intende Paolo, quando dice ai gico queste parole sarebbero un annuncio profetico della ri~urre~ione
corinzi: «Cristo, nostra Pasqua, e stato immolato» (1Cor 5,7). di Cristo al terzo giorno (1Cor 15,4; Le 24,7.45). Al tempo m cm ven-
A causa del legame fra crocifissione e Pasqua, i cristiani prove- ne scelto questo passo, la domenica di Pasqua poteva essere anc~ra il
nienti dal giudaismo comprendevano Pascha nel senso di passione terzo giorno del Triduo comprendente venerdi, sabato e domemca e
di Gesu e, nei secoli II e III, la celebravano lo stesso giorno della non giovedi, venerdi e sabato.
Pasqua ebraica, non la domenica successiva, come facevano altri cri- La lettura di Osea conduce a un canto tolto dal libro di Abacuc
stiani e come poi divenne pratica corrente. Poiché la Pasqua ebrai- (Ab 3), detto «tratto» nel Messale del 1570. L'Ordo di Pio X~I ne
ca coincideva con la quattordicesima notte del mese lunare di ni- cambia il nome in «responsorio», facendo un passo verso la designa-
san, la notte del plenilunio, i cristiani che la celebravano in quella zione postconciliare di «salmo responsoriale». Il canto e seguito da
notte, indipendentemente dal giorno della settimana in cui cadeva, una preghiera nella quale si parla di Giuda che viene punito perla sua
erano detti quartodecimani, da quartodecima, il termine latino per colpa e del buon ladrone che viene premiato per la sua fede: ~ la stes-
«quattordicesimo». 19 Percio il riferimento, nella prima delle due pre- sa preghiera usata come colletta della messa della Cena del S1gn~re.
Anche la seconda lettura e tratta dall'Antico Testamento: contiene
le informazioni e istruzioni in Es 12,1-11 relative alle origini della Pa-
Per maggiori det~agli su questo, cf. P.A. BRADSHAW- C. J OHNSON, «The Quarto-
19
.
decl_man Cel~bration», m Ion., The Origins of Feasts, Fasts and Seasons in Early Chris-
squa, all'immolazione dell'agnello, alla spalmatura del suo sangue sugli
tlan!tY (Alcum Club Collections 86), Liturgical Press, Collegeville, MN 2011, 39-47, e il stipiti e l'architrave della casa e alla manducazione della sua carnear-
capitolo seguente, «The Date of the Festival», 48-59. rostita. Ora viene letta alla messa vespertina del Giovedi santo. La sua

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ut~izz_azione al Venerdi santo in antichi lezionari puo essere un'ulteri _ che di molti altri, cioe di tutti í popoli. Carroll Stuhlmueller afferma:
re mdicazione dell'inizio in quel giorno della celebrazione dei tre gio~ «I cristiani convertiti hanno buone ragioni per proclamare questa su-
della Pasqua portata a compimento in Cristo. La lettura e seguita da un blime rivelazione dell'Antico Testamento da 53,1 in avanti».Z1 .
canto tratto dal Sal 139,2-10.14; la riforma di Pio XII ne cambia il nom Usando il termine «molti», Gesu si identifica due volte con 11 Ser-
da «~ratt~» a ;<responsorio». L'OHS 1956, n. 9, afferma che questi du: vo sofferente. In Mt 20,28 afferma: «Come il Figlio dell'u~mo; c~e
~assi dell A~tico Testam~nto sano letti da un leggio pasto nel presbite- non e venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propna vita m
no e ~he tutt~, coi?pre~o il sacerdote, li ascoltano seduti: segni di quella riscatto per molti». Ancor piu specifica e la sua dichiarazione in Mt
che diVentera la liturgia della Parola dopo il concilio Vaticano II.
26,28, quando porge il calice ai suoi apostoli all'Ultim~ cen~: «Questo
~1 L~zionario di Paolo VI sostituisce entrambe queste letture e il mio sangue dell'alleanza, che e versato per molti per 11 perdono
d~II ~nti_co Te_stamento. A vendo assegnato i primi tre canti del Servo dei peccati». Qui, Gesu interpreta la sua morte imminent~ nel senso
di Isma nspe~ti~amente allunedi, martedi e mercoledi della Settima- di un sacrificio che otterra, come la sofferenza del Servo, 11 perdono
na santa, sostitmsce la lettura di Osea con il quarto canto del Servo Is dei peccati per tutti. 22
52,13-5~,12. II Messale Tridentino usava una forma leggermente ~iu Paolo usa il termine «molti» in Rm 5,18-19, dove contrappone
?reve di questo passo come seconda lettura dell'Antico Testamento Cristo ad Adamo e le conseguenze delle loro azioni sul resto dell'u-
Il_I_Dercoledi della Settimana santa. II Venerdi santo e un giorno malta manita. «Come dunque per la caduta di uno solo si e riversata su tutti
pm adatto per !a sua proclamazione, perché racconta come, nell'im- gli uomini la condanna, casi anche per !'opera gius~a di uno_ solo si
perscrutabile disegno divino, la sofferenza di un innocente, consape- riversa su tutti gli uomíni la giustificazione, che da v1ta. Infatti, come
v~lmente ac~et~ata, ~eca salvezza, prosperita e lunga vita non solo a per la disobbedienza di un s?lo uoll_lo tutti sano st~ti costituiti p~cc~~
lm, ma a tutti gh altn, compresi i suoi persecutori.Carroll Stuhlmuel- tori, casi anche per l'obbed1enza di uno solo tutt1 saran~o costl~mtl
ler afferma: «La dottrina della sofferenza espiatrice trova la sua su- giusti». Per l'apostolo, il fatto che a causa della disobbed1e~za di un
prema espressione in queste righe».zo
solo uomo molti furono resi peccatori non implica che alcum non fu-
n_ pa,sso Cüll_lprende quattro partí. Nella prima, 52,13-15, Dio an- rano resi peccatori. E il fatto che a causa dell'obbedie~za di un solo
nu~cia 1 esaltaz10ne del suo Servo: «Ecco, il mio servo avra successo, uomo molti saranno resi giusti non implica che alcum non saranno
sara onorato, esaltato e innalzato grandemente». N ella seconda 53 1- resi giusti. Qui, come altrove, «molti» significa «tu~ti». Come salm?
6, colo~o che lo torm~ntav_ano si stupiscono per questo improvvi,so ~a­
responsoriale, dopo la prima lettura, vi sano :ers_etti ~e.l Sal 30, con 11
povolgimento della SituaziOne, perché si rendono canto che colui che ritornello: «Padre, nelle tue mani consegno 11 m1o spmto», le parole
hanno tormentato non ha fatto alcun male, che i colpevoli sano loro di Gesu morente in Le 23,46.
che sano loro ad aver meritato la punizione che gli hanno inflitto ~
A vendo spostato le informazioni e istruzioni rela~ive al!a Pa~qu~
che, par~dossalmente; le sue ferite li haimo guariti. N ella terz<J. parte, di Es 12 1-11 alla messa in Cena Domini del giovedi, 11 Lez10nano d1
53,7-10, Il profeta aggmnge che tutto questo era avvenuto secando la
Paolo VI sceglie come seconda lettura del Venerdi santo un i~segna­
vol~nta del Signor_e, che considera la morte del Servo un'espiazione mento sul sacerdozio di Cristo di Eb 4,14-16; 5,7-9. II prefaz10 della
per Il peccato da ncompensare con lunghezza di giorni. Infine, nella
q_uar!~ part,e, 53,~1-12, Dio r~prende la parola: «ll giusto mio servo
gmstifichera molt1. .. ha spoghato se stesso fino all.a m arte ed e stato
annoverato fr~ gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e in-
21 STUHLMUELLER <<Deutero-Isaiah», 43. N ella stessa sezione l'autore presenta pas-
tercedeva per I colpevoli». Qui il termine chiave e «molti». Quest'ulti- si del Nuovo Testam~nto che identificano Gesu come il Servo soffere~te. . .
m~ parte del passo afferma che la sofferenza del Servo ha un'efficacia 22 Questa dichiarazione, leggermente modificata, e cio che Gesu dice sul cahce ne1

umversale, cancellando la colpa non solo di un popolo, il suo, ma an- racconti dell'istituzione delle preghiere eucaristiche romane. Nel2006, Ben~~etto XVI
stabill. che multis nel testo latino fosse tradotto con «molti>>, ass1curando cos1l uso d,ello
stesso termine nel canto del Servo di Isaia, in Mt 20,28, nel racconto matteano dell Ul-
tima cena e nelle preghiere eucaristiche. Cf. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E ~A
20
C. STUHLMUELLER, «Deutero-lsaiah», in JBC 22, 43. DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Elementi perla catechesi circa la traduzwne dt «pro multts>>
nelle varíe lingue: EV24/1094-1100.
190
191
1:
messa vespertina del Giovedi acclama Cristo come «vera ed eterno .
sacerdote». Questa lettura amplia il tema. lo stesso piano. 23 Qui attiriamo l'attenzione s~ alcuni ~p~sodi pro~ri di
Come il quarto canto del Servo inizia annunciando l'esaltazione uesto vangelo. Dopo la cena, Gesu e i su~1 apostoh_ s1 recano m un
di col U:~ che e colpito e ~t_niliato, casi questo passo si apre con la pro- qiardino (18,1), ma }'evangelista non descnv~ l'agoma: _nessuna pre~
~lam_a~w.ne della condlZlon~ attuale di Gesu come colui che, dopo ghiera perché passi il calice, nessun sudare d1 sa~gue, n~ente apos~oh
1 ~mihazw~e della sua passwne, ora e innalzato fino alla dimora di !ddormentati. Riso luto, Gesu dice a Pietro: «Il cahce che 11 Padre m1 ha
Dw: «Abb1amo un sommo sacerdote grande, che e passato attra- dato, non dovro berlo?» (18,11). Allo stesso m~~o, dopo essere ~nt~ato
verso i cieli». L'autore lo ripete due volte, dicendo in 8,1 che noi · Gerusalemme aveva detto ad Andrea e Flhppo: «Adesso 1 amma
a~b,iam~ un sommo sacerdote che, secando le parole del Sal109,1, m_ e' turbata· che cosa diro? Padre, salvami da quest'ora? Ma pro-
mm ' sano giunto a quest'ora! Padre, g1on·f·1ca 1·1 t uo n~me»
«~1 e ass1so alla ~estra del trono della Maesta nei cieli», e in 9,24 che rio per questo
«e entrato nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in fl2,27). E aveva aggiunto: «Ora il príncipe di questo_mo?-do s~a get-
nostro favore». Lo stesso tema risuonava nel primo paragrafo della tato fuori. E io, quando saro innalzato da terra, att_rre~o tutt1. a me»
letter~,. se~pre co~ riferimento al Sal109,1: «Dopo aver compiuto (12,31-32). L'evangelista nota: «Diceva questo p~r md1care d1 quale
la punficazwne de1 peccati, sedette alla destra della Maesta nell'alto roorte doveva morire» (12,33), rivelando per la p~1ma volta che 1~ cro-
dei cieli». ifissione sara un'esaltazione, in realta un'ascenswne, un passaggw da
I1 fatto che Gesu, dopo aver versato il suo sangue, ora sieda in ~uesto mondo al Padre (13,1), e che, quando ~ara ~n~t~ Padr~
al nella
trono in cielo e al centro di tutta l'argomentazione della lettera per- sua morte, attirera ogni cosa a sé, cosl come m pnnc1p10 tutto e stato
ché dimostra che il suo sacrifiCio, diversamente dagli altri, pos~iede fatto per mezzo di lui (1,3). . .
un'efficacia assolutam_ente unica, cioe purifica realmente dal peccato, Quando Giuda e i soldati, con il comandan~e _e le guard1e, gi~n­
rende veramente sanh, conduce veramente all'unione con Dio. Gesu gono al giardino e cerc~no Gesu di Nazaret, egh nsponde: _«Sano lO>:
e una cosa sola non solo con il Padre, ma anche con noi. La Iettura del (18,6); essi «indietreggmrono e caddero a ~erra» (18,6). B1sogna _no
Venerdi santo afferma: «Non abbiamo un sommo sacerdote che non tare che qui sia il testo greco sia quello latmo non hanno «Sano lO»,
sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso e stato messo ma «lo sono». Per comprendere la reazione di c~l?ro che ascoltano
~l~a pro:a in ogni cosa come noi, esclusa il peccato» (4,15). Percio egli queste parole, dobbiamo ricordare che «lo sano» e 11 nome perso~ale
e ll med1atore perfetto (8,6; 9,15), l'unico pontefice in grado di colma- di Dio rivelato a Mase al roveto ardente (Es 3,14). <?uan~o Gesu 1?
re il baratro fra Dio e gli uomini, fra il cielo e la terra. E rimanendo pronuncia, essi scoprono che egli e col~i che porta e nv~la 11 _n~me di,-
per sempre, come Melchisedek, il suo sacerdozio e il suo sacrificio vino.z4 Nella discussione precedente nguard~ al~a ~ua id~ntlta. Gesu
rendono obsoleti tutti gli altri. aveva dichiarato: «Quando avrete innalzato 11 Figho dell uomo, a~lo­
Come canto al vangelo, il Lezionario prescrive il magnifico Chri- ra conoscerete che lo sano» (8,28). Anche qui il testo gr~co e l~h~o
stus factus est, che era in precedenza il graduale della messa vesperti- non hanno «sano io», ma «<o sano». Come l'autor~velazi?ne d,i Dw
na del giovedi, cantata dopo il racconto dell'istituzione fatto da Pao- raggiunge il culmine al roveto ardente, cosll'esaltazwne di Gesu ra?-
lo. Il te~to ~ Fil ~,~-9, la parte c~ntrale di un antico inno cristologico: giunge il culmine sulla croe~, che e, _come q~ella, una ~era ~ propna
«Per no1 Cnsto SI e fatto obbed1ente fino alla morte e a una morte di teofania. La scena nel giardmo termma con 1 arresto di Gesu ~18,12),
cro~e. Per questo Dio lo esalto e gli dono il nome che e al di sopra di ma, in realta, e lui stesso ad arrendersi, a offrirsi: a consegna~si, come
ogm nome». N ella sua nuova posizione, esso compendia in un'unica abbiamo sottolineato a proposito di tradere. Dice a proposlto della
frase ció che celebra la liturgia di questo giorno: la passione del Si- vita: «Nessuno me la toglie; io la do da me stesso» (10,18).
gnare, sia come umiliazione sia come esaltazione.
Al Ve~erdi s~~to, il ~ulmine della liturgia della Parola, sia prima
che dopo 11 CüllCilio Vaticano Il, e la lettura della Passione secando 23 lnsuperato, al riguardo, e ancora R. BROWN, <<The Passion ~c_cording to John>>
in Worship 49(1975), 126-134, ristampato in lo., A Crucified Chrzst zn Holy Week, L!-
Giovanni. Occorre assolutamente rendersi canto della differenza fra turgical Press Collegeville, MN 1986, 57-71. . . . .
questa Passione e quella dei vangeli sinottici ed evitare di pode sul- z• Quest~ tema era stato sviluppato nel corso del Vangelo d1 Gwvanm ne11a sene
dei detti «lo sano»; cf. VAWTER, «The Gospel According to John>>, 94 e 158.
192
193 ¡ 1

1
! 1
1

11 \

Nel processo davanti a Pilato e' e una grande differenza fra il Van- cío che segue subito dopo: «Uno dei soldati con una lancia gli colpi il
gelo di Giovanni e i vangeli sinottici. In questi ultimi, Pilato chiede a fianco, e subito ne usci sangue e acqua» (19,34). Sangue e acqua sono
Gesu: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesu risponde: «Tu lo dici» (Me 15 2· entrambi simboli di vita. Raymond Brown spiega:
Mt 27,11; Le 23,3), poi resta in silenzio. Questo richiama alla me~t~
cio che si dice del Servo sofferente: «Maltrattato si lascio umiliare Gli altri vangeli sottolineano la morte di Gesu con segni miracolosi ac-
,l ' e caduti nei dintorni - il velo del tempio si squarcia; i sepolcri si aprono e
non apn a s~a bocea;_ era ~ome agnello condotto al macello, come pe-
ne escono i corpi dei santi; il centurione romano dichiara la sua Jede -,
cara muta d1 fronte al suo1 tosatori, e non apri la sua bocea» (Is 53,7). mentre il quarto vangelo scopre il segno nel carpo stesso di Gesu: quando
Invece nel qu~rto vangelo, Gesu, il Verbo fatto carne (1,14), dialoga viene colpito il suo flanco, ne escono sangue e acqua (19,34). In Gv 7,38-
a lungo con Pllato. 39 avevamo sentito: «Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva»,
. ~chivando la domanda di Pilato sul suo essere o meno re, Gesu con la spiegazione che l'acqua simboleggiava lo Spirito che sarebbe sta-
d1ch1ara: «Per questo io son o nato e per questo sono venuto nel mon- to dato quando Gesu sarebbe stato glorificato. Ora questo si e compiuto,
d~: per dare testimonianza alla verita». Al che Pilato si fa beffe di perché la mescolanza di sangue e acqua e il segno che Gesu e passato da
questo mondo al Padre ed estato glorificato (12,23; 13,1). 26
lm: «Che cos'e la verita?» (18,37-38). Nonostante queste evidente di-
sl;>rezz~ della verit_a, Pi~ato _confessa la verita della regalita universale
~~ Gesu. Qu~nd? 1 c~p1 de1 sacerdoti dei giudei obiettano all'espres- In breve, il Vangelo di Giovanni si distingue dai vangeli sinottici,
swne «Re ~el Gmdei» che Pilato ha fatto apporre sulla croce e chie- perché afferma che Gesu, nella sua morte, vive e dona la vita.
dono che s1a corretta in «Costui ha detto: lo sono il re dei Giudei» Poiché la lettura della Passione e stata lunga e l'assemblea l'ha
egli ~ispon~e: «Quel che ho scritto, ho scritto» (19,19-22). La scritta i~ ascoltata in piedi, un intermezzo corale potrebbe offrire un momento
ebralc~, latmo e greco (19,20) suggerisce che Gesu e il re universale. di sollievo prima dell'omelia. Sarebbe difficile trovare un testo piu
Com_e 11 Servo sofferente ha reso giusti molti e ha portato i peccati di· adatto di questi versi tratti da un inno di Prudenzio:
mol~1 (!s ,53:11-12), cosi Cristo, con il suo sangue, riscatta «Uomini di Per breve tempo colui che conduce alta salvezza 1 si econsegnato alta mor-
ogm tnbu, lmgua, ~op?lo e n~zione» (Ap 5,9) e riceve i loro omaggi. te. Casi dopo aver spezzato le catene degli antichi peccati, 1 avrebbe aperto
Nel Vangelo d1 Gwvanm, Gesu, al momento della morte non la via del ritorno 1 a quanti erano morti e gia sepolti [. .. ]. Poi vinta la morte
dice: «Dio ~io, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», tratto d~l Sal e restituito l'uomo alta vita, / il Vincitore e salita all'alto seggio del Padre
21,1, come m Me 15,34 e Mt 27,46, e neppure: «Padre, nelle tue mani divino, 1 portando in cielo !'ínclita gloria delta passione. 1 Gloria a te, giu-
c<?nsegn~ il mio spirito», tratto dal Sal 30,5, come in Le 23,46, ma: dice dei morti, 1 lode al re dei viventi! 1 Lassu alta destra del Padre, 1 rifulgi
nelle tue virtu. 1 E di li tornerai, come giusto 1 vendicatore di tutte le colpe. 27
«E: com~mto», (?v 19,30). Queste parole richiamano quelle della pre-
~hlera d1 Ges~ m. 17,4-5: «lo ti ho glorificato sulla terra, compiendo
1 opera che m1 ~al dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te Per non prolungare ulteriormente questa sezione, tratteremo del-
con quella glona che io avevo presso di te prima che il mondo fosse». la preghiera universale sotto un nuovo punto, pur sapendo che il Mes-
l~nalzato da tena (12,32), santificato (17,19) e abilitato a donare la sale di Paolo VI la include nella liturgia della Parola.
vlta eterna (17,2), alla fine Gesu dice: «E compiuto».
Aquesto punto i vangeli sinottici affermano che Gesu «spin)» (Me
15,37; Mt 27,50; Le 27,46). Giovanni invece in 19 30 scrive: «Conse- 4. La preghiera universale
gno lo spirito». L'evangelista vuole che «Ú letto~e ~ensi allo Spiri-
to che ~!ene .do~ato co~e fru~to della glorificazione di Gesu (7,39; L'unita fondamentale di queste preghiere e costituita da un invi-
20,23)». Qumd1, per Gwvanm, la crocifissione non e solo l'ascensio- tatorio che enuncia l'intenzione, un breve momento di preghiera in
ne di Gesu, ma anche l'effusione dello Spirito Santo, come dimostra
1

26
BROWN,
27 P¡mDENZIO,
A Crucified Christ, 66-67.
J 1

25 Gli inni quotidia'ni. Le corone dei martiri, Citta Nuova, Roma 2009, !
V A WTER, «The Gospel According to J ohm>, 171. 114-115.

194 195
r
w

silenzio e l'orazione. Il Messale Tridentino del1570 contiene una se- 0 alla sedia o all'altare. La terza edizione típica autorizza le Confe-
rie di nove preghiere. Non hanno titolo, non sono numerate e non renze episcopali a «formulare altri invitatori .come introduzione alla
hanno sottotitoli. Il sacerdote, all'altare dal lato dell'epistola, recita preghiera del sacerdote», ma nulla dice riguardo alle acclamazioni_ del
sia l'invitatorio sia l'orazione. I testi provengono dal Sacramentario di popolo prima della preghiera e alla scelta nell'elenco delle pregh1ere
papa Adriano (H 338-355). Il vecchio Gelasiano contiene la stessa se- di quelle piu adatte alle situazioni locali. Entrambe le cose erano per-
rie (GeV 400-417) con formulazioni leggermente diverse. Una rubrica roesse nelle edizioni tipiche del1970 e del1975. Secando Paul Tumer,
introduttiva (GeV 399) presenta la serie come «orazioni solenni». Lo «l'acclamazione e stata soppressa». 28 In assenza di un diacono, !'ulti-
stesso sacramentario afferma che, dopo l'invitatorio, il diacono dice ma edizione tipica permette la lettura degli invitatori a un rninistro
Flectamus genua, «lnginocchiamoci», poiLevate, «Alzatevi», indican- laico. Questo e fondamentale dal punto di vista pastorale, perché il
do cosi che fra l'invitatorio e l'orazione ognuno pregava in silenzio in cambiamento delle voci, come quello delle posizioni, aiuta a distin-
ginocchio. La struttura basilare delle preghiere e rimasta la stessa fino guere fra invitatorio e preghiera. ·
ai nostri giomi. Ma i dettagli sono cambiati nell'Ordo di Pio XII del Il Messale postconciliare continua a enumerare le preghiere e a
1956 e in ciascuna delle tre edizioni del Messale di Paolo VI. indicare i sottotitoli. Conserva sette delle nove preghiere dell'Ordo
Nell'Ordo di Pio XII, le preghiere costituiscono la seconda parte di Pio XII, ma dopo le prime tre cambia l'ordine. Presenta un nuovo
dell'azione liturgica del Venerdi santo e recano il titolo «Ürazioni so- sottotitolo, invitatorio e preghiera per gli ebrei, riconoscendo che il
lenni», ripreso da GeV399, al quale viene aggiunto «dette anche pre- Signare «li scelse per primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua
ghiere dei fedeli». I1 sacerdote continua a recitare sia l'invitatorio che parola» e chiedendo che li aiuti a raggiungere la pienezza della reden-
l'orazione, malo fa al centro dell'altare. Ogni preghiera e numerata zione, Elimina le formule per eretici e scismatici e per la conversione
e reca un sottotitolo. Vi sono nove preghiere e i testi sono gli stessi di degli infedeli, sostituendole con tre nuove preghiere: per l'unita dei
quelli del MR 1570, eccetto per la quarta, che prega per tutti coloro cristiani, basata sull'unico battesimo; per coloro che non credono in
che detengono uffici pubblici, invece che per l'imperatore. Il titolo Cristo; per coloro che non credono in Dio, raggiungendo cosi il nu-
della settima, «Per l'unita della.Chiesa», puo essere un po' fuorvian- mero di dieci.
te. Immutata rispetto al MR 1570 e a H 350 e 351, e, in realta, una Mentre le orazioni trasmesse al Messale Tridentino dall'Hadria-
preghiera per «eretici e scismatici». Nell'invitatorio si chiede «Dio num riflettono la situazione del cristianesiino nei secoli VI o VII, nei
nostro Signare, li liberi da tutti i loro errori». L'orazione chiede a Di~ quali il mondo era govemato da un imperatore cristiano e le preoccu-
di volgere lo sguardo sulle «anime ingannate e fuorviate dal diavolo, pazioni principali- sia religiose che politiche - erano la sottomissione
perché possano scacciare il male della loro eresia e con vero penti- dei barbari, la conversione degli ebrei e dei pagani, la rinuncia agli
mento per i loro errori ritornare all'unita della verita». idoli, il ritomo degli eretici e degli scismatici, le preghiere del Messa-
Il Messale di Paolo VI cambia il nome delle preghiere in Ora- le di Paolo VI riflettono la situazione di un mondo postcristiano, nel
tia universalis, reso con Preghiera universale, e non la considera piu quale una Chiesa decisamente piu modesta valorizza la liberta di co-
una parte indipendente della celebrazione, ma la conclusione della scienza, la liberta religiosa, l'ecumenismo e il dialogo inter·religioso.
liturgia della Parola. I fedeli possono ancora inginocchiarsi per la Le orazioni solenni del Messale Romano del 1962 sono ovvia-
preghiera dopo l'invitatorio tradizionale e poi rialzarsi per la pre- mente le stesse dell'Ordo del1956, comprese quelle per la conver-
ghiera, ma possono anche «restare o in ginocchio o in piedi duran- sione degli eretici e degli scismatici, degli ebrei e dei pagani, a parte
te tutta la preghiera universale». Diversamente dalla forma litanica l'eliminazione dell'aggettivo «perfidi» in quella per gli ebrei. Quan-
della preghiera dei fedeli abituale, la partecipazione dell'assemblea do, nel2007, Benedetto XVI ne permise l'uso come forma straordi-
alla preghiera u'niversale del Venerdi santo e piu fisica che verbale. naria del Rito romano, insistette sulla sostituzione dell'invitatorio
Senza cambiare posizione fra l'invitatorio e la preghiera, queste pre-
ghiere possono diventare facilmente una lunga e noiosa catena di
parole. L'edizione tipica del1975 permette al diacono di leggere gli 28
P. TuRNER, Glory in the Cross: Holy Week in the Third Edition of The Roman
invitatori dalleggio, ma riserva la recita delle preghiere al sacerdote Missal, Liturgical Press, Collegeville, MN 2011, 87. ·

196 197
e dell'orazione per gli ebrei, ma, nel2008, non vennero sostituiti con ti adorano la santa Croce e ricevono la comunione» (GeV 418). Qui
quelli del Messale di Paolo VI, bensl con nuove composizioni. 29 Que- ritroviamo la successione delle partí tuttora esistenti: letture bibliche,
ste ultime sono state molto criticate, perché, ad esempio, l'invitatorio preghiera universale, adorazione della Croce, comunione. . . .
chiede a Dio di «illuminare i loro cuori, perché riconoscano Gesu Cri- A partire dalla fine dell'VIII secolo, a nord delle Alp1, 11 nto
sto salvatore di tutti gli uomini». 30 dell'adorazione romana della Croce piuttosto spoglio viene progres-
sivamente arricchito con canti e gesti di omaggio. Uno dei canti piu
antichi e l'antifona Ecce lignum crucis, «Beco illegno della croce, al
5. Adorazione delta Croce quale fu appeso il Cristo, Salvatore del ~ond~. Veni~e, adoriam~».
Inizialmente era cantata durante l'adoraz10ne, m segmto durante 1 e-
L'esposizione e adorazione della Croce il Venerdl santo, come la sposizione della croce: Il testo contiene espressioni che ricordan_o for~
processione delle Palme nella domenica precedente, ha avuto origi- temente vari racconti del ritrovamento della vera Croce. Paohno d1
ne a Gerusalemme, da dove si e diffusa nelle altre Chiese. 31 Oggetto Nola, ad esempio, afferma: «Quando osservi illegno al quale fu aP_-
dell'adorazione e la vera Croce ritrovata dall'imperatrice Elena, ma- pesa con i chiodi la nostra salvezza, il Signare della Maesta, mentre 11
4
dre di Costantino, all'inizio del IV secolo. Egeria racconta che il ve- mondo tremava, anche tu devi tremare, ma devi anche rallegrarti».3
nerdl mattina, verso le 8, illegno della croce viene estratto dalla sua Un altro testo adatto e quello di Rufino, il quale riferisce che, cercan-
· custodia in oro e argento e collocato davanti al vescovo su un tavolo do la croce, Elena prego Dio di rivelarle «il sacro legno da! qua/e pen-
sul Golgota. Riferisce: «Venendo a uno a uno, tutto il popolo, sia fe- dette la nostra salvezza». 35 Il canto Ecce lignum crucis e altri analoghi
deli che catecumeni, chinandosi sul tavolo, baciano illegno santo e suppongono l'esposizione e l'adorazione di una reliquia della vera
passano oltre». 32 croce, o almeno di una croce.
Nella liturgia papale romana di fine VII-inizio VIII secolo, si an- L'Ordo XXXI, risalente alla seconda meta del IX secolo, e par-
dava in processione dal Laterano alla vicina basílica della Santa Cro- ticolarmente interessante, perché dimostra che l'esposizione del sa-
ce, con inizio alle 14: il diacono portava illegno prezioso in un reli- cro legno si e trasformata in una teofania, perfettamente in linea con
quiario d'oro, preceduto dal papa con il turibolo dell'incenso; tutti la concezione giovannea della crocifissione come rivelazione della
i ministri erano scalzi; durante la processione si cantava il Sal 118. gloria divina. La croce, coperta con un velo, viene portata d~vanti
Giunti alla basílica verso le 15, il diacono collocava la croce sull'al- all'altare da due accoliti. Lungo il tragitto, fauno tre soste. Ogm volta
tare, il papa si prostrava davanti ad essa in preghiera, poi tutti la ba- i cantori si inchinano e cantano in greco: «Hagios o Theos, Hagios
ciavano. Seguivano le letture e le preghiere di intercessione. 33 Nelle ischiros, hagios athanatos eleison himas». Il coro risponde con le stes-
chiese romane servite dai presbiteri non e' era processione. Alle 15, si se parole in latino. Dopo la terza volta, il vescovo scopre interamente
collocava la croce sull'altare. Secando il vecchio Gelasiano, dopo le la croce e proclama a voce alta: Ecce lignum crucis, «Ecco il legno
letture, le preghiere di intercessione e la recita del Padre nostro, «tut- della croce». 36
Qui la croce e considerata la rivelazione di Dio stesso, la manife-
stazione della sua presenza e della sua potenza salvífica. Percio la sua
29
Perle fonti, cf. A. WARD, «Sources of the New Good Friday Intercession for the comparsa richiede il potente Trisagion. Anche l'usanza menzionata
Jews in the 1962 "Missale Romanum"», in EL 122(2008), 250-255.
30
nel Pontificale Romano-germanico37 della genuflessione o addirittura
Per una critica recente, cf. R. FERRONE, «Anti-Jewish Elements in the Extraor-
dinary Form», in Worship 84(2010), 498-513. Ancor piu recente, B. LEVEN, <<The Good
della prostrazione davanti al sacro legno e in linea con questa con-
Friday Prayer for Jews: A "Borderline Case" of Christian Prayer>>, in Studia Liturgica cezione. Lo Pseudo-Alcuino commenta: «Quando adoriamo questa
41(2011), 78-91. Perla nuova formulazione e un commento di Gianfranco Ravasi, cf.
Regno-Doc. 5(2008), 129-131.
31
Cf. P. REGAN, <<Veneration of the Cross>>, in Worship 52(1978), 2-13, ristampato
in M.E. JoHNSON (ed.), Between Memory and Hope, Liturgical Press, Collegeville, MN 34 PAOLINO DI N oLA, Epistula 31,1 (corsivo mio).
2000, 143-153. 35 RuFINO, Historia ecclesiastica I, 7: PL 21,476C (corsivo mio).
32
EGERlA, Diario di viaggio 37,2 (Paoline, Torino 2006, 83). 36 Ordo XXXI, 46-47, in OR, III, 498.
33
Ordo XXIII, 9-21, in OR, III, 270-272. 37 PRO XCIX, 331-333.

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1

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r 1!

croce, tutto il nostro corpo aderisce alla terra; e colui che noi ado- · Giosue (Gs 5,15) alla presenza del Santo e nel Trisagion implora mi- i¡lli
riamo lo vediamo mentalmente appeso ad essa». 38 Questo passo puo sericordia. Il fatto che il pontefice porti l'incenso davanti alla reliquia 11

dipendere dalla descrizione del viaggio di Paola a Gerusalemme fatta della croce nell'antico rito papale puo evocare l'azione del sommo 1'
da Girolamo: «Prostrata davanti alla croce, ella adorava colui che ve- · sacerdote nel giorno dell'Espiazione. 11¡
deva come appeso ad essa». 39 In base a questi testi, il corpo del Cro- Anche i riti medievali prescrivono il canto dell'inno Pange !in-
cifisso non e attaccato alla croce, ma immaginato solo mentalmente. gua, con il suo ritornello Crux fidelis, durante l'adorazione o duran- 11

Normalmente il Trisagion non viene cantata durante l'esposizio- te la comunione. 41 Questo magnifico inno fu composto da Venanzio
ne della croce, come nell'Ordo XXXI, ma con la prima parte degli Fortunato nel 569 per l'accoglienza di una reliquia della vera Croce
Improperia, o Improperi, la cui strofa iniziale e tratta da Mi 6,3-4 e la inviata alla regina Radegonda a Poitiers dall'imperatore bizantino
11

terza daIs 5,1-4. Il genere dell'improperio affonda le radici nei profe- Giuliano II. Con la sua comparsa illegno della croce spinge a raccon-
ti di Israele. Hansjorg Auf der Maur sottolinea che gli improperi del tare il modo in cui Cristo, nella pienezza dei tempi, assunse la nostra 1 1

Venerdi santo non dovrebbero essere considerati lamenti dell'Uomo carne mortale e redense il genere umano con la sua morte sullegno,
111'
dei dolori, ma del Kyrios innalzato sulla croce. Nota anche che essi ristabilendo cosi il creato mediante lo stesso materiale che ne aveva
vogliono ricordare che nel corso della storia umana le iniziative gra- causato la caduta. Il prezioso legno e quindi un segno di vittoria, un ¡1
tuite di un Dio d'amore si sono scontrate con il rifiuto del suo popolo trofeo. Questo inno, come il Vexilla regís, composto da Fortunato per
ingrato, sia ebraico che cristiano. 40 . la stessa occasione, e un magnifico esempio del modo in .cui la croce
L'aspetto teofanico dello svelamento della croce induce a consi- era compresa in Occidente e del tipo di risposta che essa suscitava. 11'

derarla un trono regale dal quale la divina presenza governa le vicen- E un eccellente commento non solo dell'adorazione della Croce, ma
de umane. Nel deserto, il Signare chiese a Mose di costruire un'arca dell'intera liturgia del Venerdi santo.
di legno, sormontata da un coperchio, chiamato propiziatorio o trono Nel corso dei secoli XI e XII, le usanze franche e germaniche
della misericordia, con ai lati figure alate o cherubini. Promise: «lo ti giunsero a Roma e assunsero una nuova forma nel Pontificale Roma-
dan) convegno in quelluogo: parlero con te da sopra il propiziatorio» no del XII secolo. In base a questo documento, il papa si toglieva le
(Es 25,22). Ogni anno, nel giorno dell'Espiazione, il sommo sacer- scarpe e si prostrava tre volte davanti alla croce, che era coperta con
dote doveva aspergere con il sangue degli animali sacrificati il pro- un velo. Poi intonava tre volte Ecce lignum crucis, scoprendo ogni
piziatorio e bruciare su di esso incenso (Lv 16,11-16) per ottenere il volta parte della croce. Gli Improperi con il Trisagion, il Pange lingua
perdono. Questo e lo sfondo dell'insegnamento offerto dalla seconda e altri inni venivano cantati durante l'adorazione. 42 Questo e essen-
lettura del Venerdi santo, tratta dalla Lettera agli Ebrei, secando cui zialmente il rito trasmesso ai secoli successivi attraverso il Messale
il Cristo, con il versamento del suo sangue, compi una volta per tutte Tridentino, a parte il fatto che il sacerdote prima espone la croce e poi
cio che tutti i sacrifici precedenti non erano riusciti a fare, perché egli si toglie le scarpe, si prostra e la bacía.
e «fonte di eterna salvezza» (Eb 5,9) e illegno della sua croce sosti- Pur preservando la struttura fondamentale, i testi e i gesti del
tuisce il precedente trono della misericordia come luogo di incontro MR 1570, l'Ordo di Pio XII introduce alcuni dettagli che non si tro-
fra il Signare degli eserciti e gli uomini. Pensando a questo, il popolo vano in nessun libro liturgico precedente. Prescrive la presenza del
,l
della nuova alleanza si toglie le scarpe come fecero Mose (Es 3,5) e Crocifisso sulla croce (n. 14), il bacio dei suoi piedi anzitutto da par-
te del sacerdote, dopo aver tolto il velo dalla croce (n. 17), poi da
parte dei fedeli, prima gli uomini, poi le donne (n. 18). Per fortuna,
38
PSEUDO-ALCUINO, De divinis officiis liber XVIII: PL 101,1210C. tutte queste prescrizioni sono state eliminate dalla prima edizione
39
GrROLAMO, Epistola 108,9: PL 22,883.
40
H. A uF DER MAUR, Le celebrazioni nel ritmo del tempo, 1: Feste del Signare nella del Messale postconciliare del 1970 e non sono piu ricomparse. Ma
settimana e nell'anno, Elledici, Leumann (TO) 1990, 173-174. In queste pagine, !'autore
e consapevole ~el.fatt? che al~uni .considerano gli lmproperia anti-semitici e auspica-
no che srano ehmmatJ dalla liturgra. Ma, a suo avviso, le radici veterotestamentarie
dell'improperio e il suo stretto legame con la tradizione ebraica e con la tradizione 41
Cf. Ordo XXXI, 50, in OR, III, 498, e PRG XCIX, 334, in VoGEL- ELZE II, 92.
cristiana dovrebbero dissuadere da! trarre questa conclusione. 42
Ordo XXXI, 7-9, in PRMA I, 236.

200 201
si _trovano ancora nel MR 1962, quindi nella forma straordinaria del Il canto dello Stabat Mater «O altro canto adatto in ricordo del-
Rito romano. .la sofferenza della beata Ve"rgine Maria», permesso alla fine del n. 20
1
i
Un elemento originale nel Messale di Paolo VI e quello delle du nella terza edizione del Messale di Paolo VI, ma non nelle prime due
l ~o~alita di. es~osizione della croce. Entrambe comportano proces~ edizioni, contraddice cío che si afferma nella lettera circolare Paschalis
Siom, forse Ispirate dalla pratica papale dei secoli VII o VIII. Nell sollemnitatis, n. 72: «L'orario dei pii esercizi ["memoria dei dolori della
prima modalita, si porta una croce velata dalla sacrestia attraverso laa beata Vergine Maria e altre devozioni del genere"] e quello della ce-
navata fi no al centro del presbiterio, dove, come in passato, viene sve- , lebrazione liturgica siano composti in modo tale che l'azione liturgica
lata in tre fasi successive. Ogni volta si canta: «Ecco illegno della ero- risulti di gran lunga superiore per sua natura a tutti questi esercizi».
ce» e tutti rispondono: «Venite, adoriamo», poi si inginocchiano per
u~ momento di adorazione in silenzio. La seconda modalita e nuova.
SI port~ una croce non velata dalla porta della chiesa al presbiterio. 6. Comunione eucarística
Lungo Il percorso viene alzata tre volte, acclamata e adorata, come
ne_lla prima modalita. Come nel caso delle specie eucaristiche, la ru- Nella descrizione della liturgia papale di fine VII-inizio VIII se-
bnca 18 afferma che il gesto preferibile per l'adorazione della Croce colo nella basílica della Santa Croce, il Venerdi santo, si afferma che
e una semplice genuflessione, pur permettendo ancora un bacio o un il pontefice e i diaconi non ricevono la comunione, ma, dopo la loro
altro segno in uso nelluogo. La stessa rubrica afferma che il sacerdote partenza, chi lo desidera puo riceverla grazie al pane consacrato mes-
si avvicina alla croce per primo, «togliendosi la pianeta e le scarpe, se so da parte al termine della messa del Giovedi santo o altrimenti an-
opport~no». ~~ul Turner nota: «Le rubriche non hanno mai suggeri- dare a riceverla in una delle chiese titolari. 44 Il vecchio Gelasiano, in
to che I fedeh SI tolgano le scarpe in questo momento, ma nulla vieta uso nelle chiese titolari, afferma che, dopo le orazioni solenni, «tutti
loro di farlo, se lo ritengono opportuno».43 adorano la santa croce e ricevono la comunione» ( Ge V 418). Percio la
La rubrica 19 sottolinea giustamente che «si deve presentare all'a- ricezione della comunione il V enerdi santo e dipesa non dal papa, ma
dorazione una sola croce» e se il numero dei fedeli non permette l'a- dagli stessi fedeli e attesta illoro profondo desiderio di unirsi sacra-
dorazione individuale della Croce, «il sacerdote, dopo che alcuni mi- mentalmente con il Signare vivente nel giorno in cui si commemora
nistri e fedeli ~'hanno adorata», in piedi davanti all'altare, «invita il po- la sua morte.
polo con brevi parole ad adorare la santa croce», poi la tiene sollevata Poiché a nord delle Alpi si diffonde la forma presbiterale della
per un momento, perché i fedeli «la adorino in silenzio». L'intenzione liturgia del Venerdi santo, e non quella papale, le rubriche nei sacra-
di questa direttiva efondamentalmente corretta, ma si potrebbe obiet- mentari e negli ordines franchi affermano concordemente che, dopo
tare su tre dettagli. Anzitutto, se tutti non possono adorare singolar- l'adorazione della Croce, ognuno riceve la comunione. Tuttavia cio
mente, sarebbe meglio non permettere a nessuno di farlo e lasciare che si copia nei libri liturgici non sempre corrisponde alla pratica rea-
che tutti facciano mi atto di adorazione collettivo. In secando luogo, le. E ampiamente noto che, nel medioevo, la maggior parte dei bat- 1¡

l'assemblea e gia stata invitata tre volte all'adorazione mentre si e mo- tezzati riceveva molto raramente la éomunione. 45 Il Pontificale del-
strata la ~roce. La raccomandazione che il sacerdote inviti «il popolo la Curia romana, compilato durante il pontificato di Innocenzo III ¡1,
con breVI parole ad adorare la santa croce» dopo che alcuni lo hanno (1198-1216), afferma che il Venerdi santo solo il pontefice riceve la
gia fatto e superflua, interrompe il flusso dell'azione e rischia di cau- comunione. 46 Ma questa dichiarazione era intesa come un divieto per
sare un'inutile distrazione. In terzo luogo, l'adorazione in silenzio e cui, con poche eccezioni, nei secoli successivi solo il sacerdote riceve- 1

sempre encomiabile, ma in questo caso, dopo l'adorazione in silenzio, va la comunione e i fedeli ne erano esclusi.
sarebbero altamente desiderabili i canti del Trisagion e di alcuni versi 1

dell'inno Pange lingua. Si potrebbe anche incensare la croce.


44
Ordo XXIII, 22, in OR III, 272.
45 Cf. J.A. JuNGMANN, Missarum sollemnia. Origini, liturgia, storia e teologia della
43
Messa romana, 2 voll., Marietti, Torino 1953-1954.
TURNER, Glory, 99. 46
XLIII, 15 colonna a sinistra, 18 colonna adestra, in PRMA, Il, 469.
1'

202 203 1 i
L'istruzione del16 novembre 1955 permette nuovamente ai fed li · questi cambiamenti mirano a rafforz.are 1~ c?munione: .comu-
di riceve~e 1~ com.union~ il ~enerdl santo (I, 2, e). Malo fa insiemee a nione nella Parola; comunione nella pregh1era; mfme, comumone al
osservazrom relatrve al srgmfrcato del resto della liturgia specialm carpo di Cristo. · . , .
, d · ' en-
te de11 a ora~wne della Croce. Anzitutto, afferma che, dopo le lettu- Un altro cambiamento riguarda la process1one, dopo l adoraz1o:r:e
re e le preghr~re di intercessione, «la santa croce, trofeo della nostra della Croce, per portare dalluogo, della re_ro~izione all'~lt~re le ,~stre
redenzwne, vrene adorata molto devotamente dalla famiglia di Cri- da consumare alla comunione. L Ordo di P10 XII sostitmsce lmno
sto, clero e popolo» (I, 2, e). La menzione dell'adorazione della Cro- del MR 1570, Vexilla regis, con tre brevi antifone. La prima e la terza,
ce da parte
. . del clero e del popolo prepara l'affermazione success·IVa come l'Agnus Dei alla messa, sano rivolte a Cristo e conten~o~o af-
s~ll a ncez1one della comunione da parte di tutta l'assemblea. L'istru- fermazioni sulla sua presenza reale nel pane consacrato: «NOI ti ado-
zw~e prosegue: «Com~ si e fatto per molti secoli, tutti coloro che lo riamo, Cristo, e ti benediciamo» e «Salvaci, Salvatore del mondo».
des1derano e. sono debitamente preparati possono anche ricevere 1a Inoltre, tutte e tre comprendono un riferimento alla sua ~pera re~en­
san t a comumone, soprattutto con questa intenzione: che, ricevend trice, suggerendo che Cristo e presente non in ~orma stat1ca m~ dma-
devotamente il corpo di Cristo, offerto per tutti in questo giorno po ~ mica nell'atto stesso di redimere il mondo. Infme, tutte e tre ncorda-
sano ott~?ere pi~ abb~nda~t~mente i frutti della redenzione» (I,'2, e). 1;
no croce, collegando coslle ultime due partidella liturgia: adora-
Perc1o, nel gwrno m cm SI commemora la morte redentrice di Cri- zione della Croce e comunione. D'altra parte, il Messale di Paolo ~1
sto per tutti, tutti- non solo il sacerdote- hanno accesso al suo corpo prescrive che le ostie consacrate siano l?ortate dal.l~ogo ~el~a reposi~
sacramentale, anche se ognuno, clero e popolo, adora la sua santa zione all'altare perla via piu breve e diretta poss1bile, ehmman~o di
croce. ?ltre a fondare la comunione generale sull'universalita della fatto la processione. Una felice conseguenza e che cosi la comu~uo~~
redenz1one, l'istruzione ripristina il suo stretto legame con l'adorazio- segue immediatamente l'adorazione della Croce e rafforza qm~dr Il
n.e della Croce. Quest'ultima e un omaggio reso al trofeo della reden- legame tra loro. Ma purtroppo costringe a omettere le tre antlfone
zwne; la prima el'unione sacramentale con la persona del Redentore introdotte da Pio XII.
Cosl tor~a a risplender~ !'intimo legame fra queste due partí dell~ Nel Messale del1570, dopo che il sacerdote ha ricevuto la com_u-
celebraz1one del Venerd1 santo, che era assolutamente ovvio nel vec- nione si reca subito in silenzio, insieme agli altri ministri, in sacres tia.
c~io Gelasiano e in altre fonti antiche. In questo contesto dobbiamo L'Ordo di Pio XII aggiunge la recita di tre preghiere, tratte dal vec-
ncordare anche che la primalettura dell'Ordo di Pio XII eEs 12,1-11 chio Gelasiano, dopo che tutti hanno ricevuto la comunione: Super
che comand~ agli israeliti di mangiare la carne dell'agnello arrostit~ populum tuum ( Ge V 219), Omnipotens et misericors Deus ( Ge V 344):
con pane azz1mo ed erbe amare. Percio, il ripristino della comunione Reminiscere miserationum tuarum ( Ge V 334). Il testo della terza si
gene~ale ~ermette nuovamente ai fedeli di mangiare la carne di colui trova tale e quale nel vecchio Gelasiano. Alle altre due inv~~e so~o
la cm passwne porta a compimento tutto cio che era prefigurato nella state fatte aggiunte per adeguarle maggiormente alla lo:o ~trhzzaz~o­
Pasqua di Israele. ne al Venerdi santo. La prima comincia chiedendo a Dio di benedrre
L:O!fS introduce varíe modifiche rituali degne di nota. Anzitut- il suo popolo, cui segue l'aggiunta della frase relativa: «che ha. c~m­
to, ehmma tutte le aggiunte fatte alla comunione del sacerdote che memorato con cuore devoto la passione e la morte del tuo Frgho».
le ha~n~ c~nferito l'aspetto di una messa senza preghiera eucari~tica, La seconda si apre con l'invocazione: «Dio onnip~ten~e .e miser.icor-
e la npnstma nella sua integrita originaria come rito di comunione dioso», cui viene aggiunta la frase relativa: <<che CI har ~mnovatr.co~
preparato dalla recita del Padre nostro e del suo embolismo. Un det~ la passione e la morte del tuo Cristo». Qui dobbiamo nco~dare ~1 ti-
taglio importante e la recita del Padre nostro ad alta voce non solo tolo della celebrazione nell'Ordo di Pio XII: «Solenne azione htur-
da P~~te ~el sacerdote, ma anche da parte di «tutti i presentí», come gica pomeridiana della Passione e Morte del Signar~». N~tia~o c~e
specifica. Il n. 26. So~:>ra abbiamo visto che, nella prima parte della l'aggiunta delle parole «Passione e Marte» nelle fras1 relative mser~te
celebrazwne, le rubnche 7 e 9 stabiliscono che tutti siedono e ascol- nelle prime due preghiere e pienamente in linea con la ~omprenslO­
ta~o le lett~re e i~ sac~rdote non legge piu sottovoce per sé, in piedi ne della celebrazione come commemorazione della passione e della
all altare, gh stess1 testi che vengono proclamati a voce alta ai fedeli. morte del Signare, espressa nel titolo.

204 205
r
1:,

11 Messale di Paolo VI cambia la posizione e la funzione di queste l'inizio della Pasqua, il Venerdl santo non era consi~erat? pa~quale.
tre preghiere. Fa della terza, Reminiscere, la prima delle due preghie. piií. di ogni altra cosa, il fatto di indossare paramentl nen e d1 mclu-
re di apertura a scelta, quella preferita in quanto afferma che Cristo dere la morte del Signore nel nome del giorno e nel titolo della ce-
«inauguro nel suo sangue il mistero pasquale». Usa la seconda come lebrazione rendevano la liturgia profondamente dolorosa, lugubre e
preghiera dopo la comunione, cambiando l'invocazione da Omnipo. funerea, nascondendo ai partecipanti il carattere trionfale e vivifican-
tens et misericors Deus, «Dio onnipotente e misericordioso», a Om. te della passione di Cristo espresso nel vangelo, nei canti durante l'e-
nipotens sempiterne Deus, «Dio onnipotente ed eterno», che e quel- sposizione e l'adorazione della Croce e nelle preghiere, specialmente
la che si trova in Ge V 344. Infine, fa della prima preghiera dopo la le tre preghiere dopo la comunione.
comunione di Pio XII una preghiera sopra il popolo, recitata con le Le Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del ca-
mani stese su di esso. lendario del 1969 impressero un nuovo orientamento, cambiando il
Ma, cosa piií. importante, cambia il dettato delle due frasi rela- nome del giorno in «Venerdl della Passione del Signore» e confe_ren-
tive inserite nelle preghiere nel 1956 per adeguarle al nuovo nome dogli un carattere pasquale mediante un nuovo c~lcol? del T_nduo
del giorno, «Venerdl della Passione del Signare», e al nuovo titolo e la sua presentazione come celebrazione di tre ~1orn1 ?el m1ster?
della celebrazione, «Celebrazione della Passione del Signore»: non pasquale, inteso al tempo stesso _come, passi~ne e nsurr.~zwne del Sl-
piií. passione e morte. La seconda preghiera di Pío XII, ora preghiera gnore. 11 Messale di Paolo VI svlluppo ultenormente c10 che le fo!or-
dopo la comunione, non dice piií. «che ci hai rinnovati con la passio- me universali avevano cominciato a fare, chiamando la celebrazwne
ne e la morte del tuo Cristo», ma «che hai rinnovato il mondo con la «Celebrazione della passione del Signore», cambiando il colore dei
gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo» (corsivo mio). Analo- paramenti da nero a rosso e introducendo una preghiera di apertura
gamente, la nuova preghiera sopra il popolo, in precedenza la prima su Cristo che «inauguro nel suo sangue il mistero pasquale». 11 Le-
preghiera dopo la comunione, non invoca piií. la benedizione divina zionario sostituisce la prima lettura del 1956 con il quarto canto del
sul popolo «che con cuore devoto ha commemorato la passione e la Servo, un'ovvia prefigurazione della passione, e la seconda con un
morte del tuo Figlio», ma su «questo popolo, che ha commemorato la passo della Lettera agli Ebrei sulla sofferenza di Cristo liberamente
morte del tuo Figlio nella speranza di risorgere con lui» (corsivo mio), accettata, che e l'atto di «un grande sommo sacerdote che ha attraver-
omettendo «con cuore devoto». sato i cieli» (Eb 4,14). Aggiunge anche come acclamazione al vangelo
Queste modifiche nelle due preghiere finali della celebrazione Christus factus est, che termina con il sublime propter quod et Deus
- che rischiano di pass are facilmente inosservate - sono in linea con exaltavit illum, «per questo Dio lo esalto grandemente». Percio tutte
l'interpretazione di tutta la liturgia del Venerdl santo nel Messale e e tre le letture, ciascuna a suo modo, presentano la passione di Gesií.
nel Lezionario di Paolo VI e indicano, in breve, che il Venerdl della come una glorificazione, un'esaltazione, un'ascensione, e prepa~ano
Passione del Signore non commemora piií. un'ignominiosa passione lastrada all'elevazione dellegno della croce e alla sua acclamazwne
che termina con la morte, ma una passione gloriosa coronata dalla da parte dei cantori: «Ür piega i tuoi rami frondosi 1 distendí le rigid~
risurrezione. fibre, 1s'allieti quel rígido legno 1che porti_con t~ par na~~ra; 1 accogl~
su un morbido tronco 1 le membra del Cnsto S1gnore», al che tutti
aggiungono: «0 croce di nostra salvezza, 1 albero tanto glorioso, 1 un
7. Conclusione altro non v'e nella selva, 1 di rami e di fronde a te uguale>>.
11 pane consacrato distribuito il pomeriggio del Venerdl della
L'ora pomeridiana, la Passione secondo Giovanni, la preghiera Passione proviene dalla messa in Cena Domini della sera prec_ede~te
universale, l'adorazione della Croce e la comunione sono comuni alla ed esprime illegame inseparabile che esiste fra queste due hturg1e.
liturgia del Venerdl santo nell' Ordo di Pio XII e nel Messale di Paolo Senza comunione al venerdl, la conservazione del pane consacrato
VI. Ma, nel1956, il giorno faceva parte della Quaresima. Nonostan-
te la prima lettura di Es 12 sulle origini della Pasqua e nonostante la
Passione secondo Giovanni, che fa coincidere la morte di Gesií. con 47 Nona strofa dell'inno Pange lingua, cantata durante l'adorazione della Croce.

206 207
il giovedi non avrebbe alcuno scopo. II motivo per cui si con paolo VI si trovano non nelle letture, preghiere e rubriche - anche se
non e, 1' ad orazwne
. . ne11e ore successive della notte ma la comu serva
· anch'esse contengono alcune differenze- ma nel giorno, nel tempo e
- · . mone
I1gwrno seguente. Questa pratlca rappresenta l'ostinata continu · nella struttura della celebrazione.
ne e il ~i~onosci~~~to ~fficiale al Venerdi santo di una corrente~~~:
la tradizione pnmitlva mcentrata su cio che Paul Bradshaw h" Giorno. Quando venne annunciato il ripristino della Veglia il 9
«nu~r~r~ con Ges~ che da la vita» piu che sulla celebrazione de~ s~a:~ ·. febbraio 1951, i cambiamenti apportati alla celebrazione com'era esi-
sacnfiCIO. stita fino ad aHora nel Missale Romanum furono pubblicati in Acta
. E. contmua:
. «Questo accento
. dominante spiega la .ragwne
·
per cm 1a ncezwne della comumone separata dall'azione eucari"st· Apostolicae Sedis sotto il titolo Rubricae Sabbato Sancto Servandae
. [ ] Ica si Vigilia Paschalis Instaurata Peragitur (Rubriche da osservare il Sa-
vera e p:opn~ . . . emerse molto presto nella vita della Chiesa e si dif-
fuse cos~ ampi_a~ente: e~si [i f~d~li] av_evano bisogno non di celebrare bato santo se si segue la Veglia pasquale ripristinata). 49 Qui il mes-
spesso 1 eucanstla, madi nutnrsi contmuamente di Cristo».4s saggio essenziale e che la Veglia .rappresenta un carribiamento delle
Nella rubriche relative al Sabato santo. Il titolo del libro della celebrazio-
. comunione
. del
. Venerdi santo, Cristo viene ricevuto non
come visse m passato, m una lontana epoca storica ma come vive pe ne, pubblicato dal Vaticano per essere usato nella Veglia del1951, e
. ' r praticamente lo stesso: Ordo Sabbati Sancti Quando Vigilia Paschalis
~empre ~e 11a ~Ienezza esc~~ologica, come la vittima vittoriosa, la cui
Immolazwne e la SUa glonficazione, la cui passione e il passaggio da Instaurata Peragitur.
~u~sto ~ond~ al ~adre. Detto piu semplicemente, nella comunione Cinque anni dopo, nell'Ordo Hebdomadae Sanctae Instauratus
SI r~ceve 11 Cnsto nsorto, anticipazione e garanzia della nostra risur- del 1956, i testi della Veglia sano ancora sotto il titolo Sabbato San-
rezwne, perch~ egli promise: «Chi mangia la mia carne e beve il mio cto. Percio Pio XII, pur avendo spostato la celebrazione dal sabato
sangue ha _l_a VIta ete:na e io lo risuscitero nell'ultimo giorno» (Gv mattina al sabato notte e ripristinato il suo vecchio nome, Veglia pa-
6,54). Percw la preghiera dopo la comunione del Venerdi santo com- squale, abbandonato dai sacramentari e messali fin dall'VIII secolo,50
pre_nde la_ menzione sia della morte sia della risurrezione di Cristo: · non cambio il giorno. La V eglia era celebrata ancora il Sabato santo
«_DIO onmpote_nte ed_eterno, che hai rinnovato il mondo con la glo- en la mantiene il MR 1962.
nosa ~arte e nsurrezwne del tuo Cristo, conserva in noi !'opera della La prima edizione del Messale di Paolo VI cambia il giorno. Col-
tua misericordia». loca la Veglia dopo il Sabbato Sancto sotto un nuovo titolo: Domini-
Q~indi _la comunione, forse in modo pi u esplicito che in altre parti ca Paschae in Resurrectione Domini. La seconda e la terza edizione
dell~ hturgi~ del Venerdi santo, sottolinea il ruolo della risurrezione tipica mantiene questo titolo e questa collocazione. Percio, dal 1970
nell econo~w della salvezza e assicura che in quel pomeriggio, come la Veglia viene celebrata la «Domenica di Pasqua della Risurrezione
~ella V_egh~ pasquale, si celebrano i due aspetti della pascha: la pas- del Signare», come recita ora il suo titolo. Per distinguerla da quella
swne di Cnsto e il suo passaggio al Padre. che nel MR 1570 e l'unica messa della domenica di Pasqua, il Messale
la chiama «Veglia pasquale nella Settimana santa» e chiama l'altra
«Messa del giorno». Ora vi sano due messe della domenica di Pasqua.
4. DOMENICA DI PASQUA, RISURREZIONE DEL SIGNORE: Secando la designazione dei nn. 4 e 5 dell'Istruzione sulla Veglia, la
VEGLIA PASQUALE prima e «messa della Veglia» o «messa della notte», la seconda «mes-
sa del giorno».
l. Sguardo genera/e

Le differenze piu significative fra la Veglia pasquale dell'Ordo 49 SACRA coNGREGAZIONE DEI RITI, <<Decretum de solemni vigilia paschali instauran-
di Pio XII, ripresa tale e quale nel MR 1962, e quella del Messale di da», in AAS 42(1951), 130-137. I paragrafi non sono numerati. Per informazioni sulla
formazione di questo documento, cf. N. GrAMPIETRO, Development of the Liturgical
Reform, 35-56, e, piu recentemente, ID., <<Ricordando il nuovo Ordo Instauratus della
Veglia Pasquale: febbraio 1951», in Notitiae 48(2011), 33-63.
48 5°Cf. BRUYLANTS, l, n. 89.
P. BRADSHAW, <<The Eucharistic Sayings of Jesus», in Studia Liturgica 35(2005), 11.

208 209
Tempo. Il decreto del 9 febbraio 1951, annunciando il ripristino Al contrario, il Messale di Paolo VI estende talmente la corni-
della Veglia, ricorda anzitutto che, nei tempi antichi, questa veglia ce temporale della Veglia da rendere priva di importanza la mez-
aveva luogo durante le ore della notte quae Domini praecedunt Re- zanotte. Il n. 3 dell'istruzione sotto il titolo «Veglia pas~uale nella
surrectionem, «che precedono la risurrezione del Signore». Poi osser- notte santa» afferma: «L'intera celebrazione della ~ eg~m pasqual~
va che ora:, in seguito a ricerche storiche, si e avvertito un grande deve aver luogo durante la notte, in modo da commc1are dopo Il
desiderio di ripristinare la Veglia nel suo tempo originario, durante le tramonto e terminare prima dell'alba della domenica»Y Il n. _4 con~
ore della notte quae dominicam Resurrectionis antecedunt, «che pre- tinua: «La messa della Veglia, anche se viene celebrata pnma ~1
cedono la Domenica di Risurrezione». Aggiunge che molti vescovi mezzanotte, e una messa pasquale [Missa paschalis] della domem-
e superiori religiosi hannÓ chiesto il permesso di celebrare la V eglia ca della Risurrezione». 54 Ora cio che importa non e la mezzanot_te,
durante la notte ínter sabbatum sanctum et dominicam Resurrectionis roa semplicemente la notte. Liturgicamente parlando: 1~ domem~~
«fra il Sabato santo e la Domenica di Risurrezione». Qui vediamo eh~ di Pasqua non comincia piu a mezzanotte, ma a qua~s1as1 ora ~e~l_l­
la risurrezione del Signore viene identificata con la domenica di Pa- nizio della Veglia. E la celebrazione della risurre~wne n~~ m1z1~
squa. La V eglia del sabato notte non e ancora Pasqua, ma la precede piu con la messa della Veglia, ma con la_ stessa _Yegha. P~r~1~ non s1
e vi conduce. trascorre piu la Veglia in attesa della nsurrezwne, che m1z1ereb?e
La prima rubrica della Veglia sia nell'articolo degli Acta Apostoli- con la messa, ma si celebra la risurrezione durante tutta la Vegha.
cae Sedis sia nellibro della celebrazione dell'Ordo Sabbati Sancti, en- Proprio per questo i ministri indossano p~ra~enti _bianc_hi fin d~ll'i­
trambi del1951, specifica che la Veglia dovrebbe cominciare a un' ora nizio e tutti restano in piedi durante le Lltame de1 santl. Il penodo
«che permetta l'inizio della solenne messa della Veglia pasquale at- di attesa non si estende alla Veglia che precede la messa, ma com-
torno a mezzanotte», quae permittat incipere missam solemnem vi- prende tutte le ore del Sabato santo che precedono la Veg~ia. Il pri-
giliae paschalis circa mediam noctem. 51 Cinque anni dopo, il n. 9 del mo paragrafo dell'istruzione relativa al Sabato santo, pnma della
decreto generale del16 novembre 1955, annunciando la riforma della domenica di Pasqua, nel Messale attuale afferma: «Il Sabato santo,
Settimana santa, ripete questa richiesta: «La solenne Veglia pasquale la Chiesa veglia al sepolcro in preghiera e digiuno, meditando sulla
deve essere celebrata all'ora adeguata, cioe in un tempo che consenta sua passione e morte e sulla sua discesa agli inferi, e attendendo la
l'inizio della solenne messa della Veglia attorno alla mezzanotte che sua risurrezione». 55
cade fra il Sabato santo e la Domenica di Pasqua». L'istruzione che Un'altra indicazione riguardo al tempo in cui inizia la domenica
accompagna il decreto afferma: «La sacra Veglia termina con la mes- di Pasqua e, quindi, la celebrazione della risurr~zion~ ~_una picc?la
sa solenne della Risurrezione» (I, 2 d). In questi testi emergono tre modifica della formulazione del n. 2 nell'istruzwne llllZlale relativa
punti: 1) la Veglia e la messa sono due realta distinte; 2) la Veglia ha alla Veglia nella terza edizione típica del Messale di Paolo VI. Nel~e
luogo il Sabato santo, la messa la domenica di Pasqua; 3) la mezzanot- prime due edizioni si affermava che nella seconda part~ della Veg~m
te segna il passaggio dall'uno all'altra. Percio la mezzanotte, potrem- nascono nuovi membri della Chiesa appropinquante dre resurrectw-
mo aggiungere, segna anche il passaggio dalla Quaresima alla Pasqua, nis, «mentre si avvicina il giorno della risurrezione» (MR 1975), il che
dai quaranta giorni di obbligatorio al tempo della gioia. In realta, fu
proprio il ripristino della Veglia per la Chiesa universale a indurre
Pío XII, nel decreto del 16 novembre 1955, a estendere il digiuno '' n decreto generale dell'll febbr~io 1?55 per~e~t~va, per ragi~mi pastorali e ~on
quaresimale fino alla mezzanotte del Sabato santo. 52 il permesso del!' ordinario delluogo, d1 antlc1pare 1 !lllZIO della vegha, ma non «pnma
del crepuscolo, e certamente non prima del tramonto del sole» (II, 9). .
54 Sarebbe meglio rendere l'espressione Miss~ pachalzs con ~Mess~ d~ Pasq~a».
Infatti la rubrica afferma che la messa della Vegba, anche se puo commcmre pnJ:?a
della mezzanotte, e considerata una messa di Pasqua, cioe una messa della domemca
Nell'articolo AAS questo e titulus II, caput I, 1, p. 131.
51
di Pasqua. . .
Il decreto generale afferma: <<L'astinenza e il digiuno prescritti perla Quaresi-
52 55 Questo testo modifica cio che si diceva nell'!struz10ne del 16 nov~mbre 1955,

ma, che fin ora cessavano il Sabato santo dopci mezzogiorno, in base al can. 1252, par. 4, cioe che il Sabato santo «e un giorno di massima tristezza, nel quale la Chiesa resta al
cesseranno in avvenire a mezzanotte dello stesso Sabato santO>> (III, 10). sepolcro del Signare, meditando sulla sua passione e morte» (I, 2, d).

210 211
si~ni~ic~ che «il giorno della risurrezione» o domenica di Pasqua co- in excelsis Deo, si suonano le campane56 e si scoprono la statue e J
mmcia m un qualche momento dopo il rito del battesimo. N ella terz crocifissi, coperti durante il tempo di Passione con un velo viola. E
edizione si afferma che i nuovi membri nascono appropinquante di a mezzanotte. E giunta la domenica di Pasqua. 11lutto per la morte del
«mentre . si. avvicina
. . il. giorno»
. (MR 2002). Eliminando il termine re~ e Signare cede il passo alla gioia della celebrazione della risurrezione.
surrectwms, I revisan nconoscono che il giorno della risurrezione no La colletta, risalente a GeV 454 eH 377, quando i catecumeni erano
. . . n
commcm m un qualche momento dopo il rito del battesimo ma con ancora battezzati durante la Veglia, prega: «Ü Dio, che fai risplende-
l'inizio della Veglia. ' re questa santissima notte con la gioia della risurrezione del Signare,
Tornia~o ora alla breve istruzione relativa al Sabato santo, prima conserva nei nuovi figli della tua famiglia lo spirito di adozione». Le
della Vegha nel Messale attuale. Li si afferma che la Veglia solen- altre parti della messa seguono l'ordine abituale: epístola e vangelo,
ne e «l'antici~~ione nella notte della risurrezione, quando giunge il offertorio, prefazio, canone e comunione.
tempo della g101a pasquale». Questa dichiarazione, gia presente nella Se, nella celebrazione di Pio XII, mezzanotte e il momento tem-
prima edizione típica del1970, e tratta dall'istruzione del16 febbraio porale del passaggio dalla veglia alla messa, dal sabato alla dome-
1955, secando la quale il Sabato santo, «dopo la Veglia solenne 0 at- nica, dalla Quaresima alla Pasqua, dal digiuno alla festa, il Gloria
tesa notturna della risurrezione», la Chiesa «lasciail pasto alla gioia e il momento liturgico. Ma la Veglia postconciliare dissolve questo
pasquale» (I, 2, d). Quando venne scritto la prima volta, questo era momento. La struttura della Veglia nel Messale di Paolo VI com-
vero :- ~ lo e ancora nella forma straordinaria. Ma e sorpassáto da cio prende quattro parti, ciascuna delle quali con un proprio nome e nu-
che SI dice altrove nel Messale di Paolo VI. La conservazione di que- mero: 1) «Solenne inizio della Veglia o "Lucernario"»; 2) «Liturgia
sto testo superato nella terza edizione típica e sconcertante. della Parola»; 3) «Liturgia battesimale»; 4) «Liturgia eucaristica». 57
In questa struttura non c'e piu distinzione fra la Veglia e lá messa
Struttura. Oltre a modificare il giorno e ampliare la cornice tem- della Veglia. Vediamo ancora una volta quanto sia sorpassato il n.
porale della Veglia, il Messale di Paolo VI ne cambia anche la strut- 2 dell'istruzione sul Sabato santo, redatto originariamente nel1955:
tura. Come abbiamo visto, l'Ordo Sabbati Sancti del1951 e l'Ordo «La Chiesa si astiene dal sacrificio della messa, con l'altare lasciato
Hebdomadae Sanctae Instauratus del1956 distinguevano nettamente spoglio, fin dopo la Veglia solenne». Questo era vero per l'Ordo
fra la Veglia e la messa della Veglia e fissavano alla mezzanotte il di Pio XII e lo e ancora nella forma straordinaria, ma nel Messale
passaggio dall'una all'altra. Ora vedremo che il Gloria della messa postconciliare l'eucaristia non segue la Veglia mane costituisce la
doveva coincidere, nelle intenzioni, con la mezzanotte. parte terminal e e culminante. 11 sacerdote ·non, indossa una pianeta
La Veglia di Pio XII comprende riti di apertura attorno al cero perla Veglia e un'altra perla messa. 11 n. 6 afferma che il sacerdote
pasquale, quattro letture dell' Antico Testamento, con i loro can ti e il diacono indossano fin dall'inizio della Veglia paramenti bianchi,
e_ preghiere, e la benedizione dell'acqua battesimale, seguita dalla «come alla messa». E quindi insostenibile e anacronistico considera-
nnnovazione delle promesse del battesimo e dall'aspersione dell'as- re il Gloria il punto di passaggio dalla Veglia alla messa, dall'attesa
semblea. La Veglia appartiene ancora interamente alla Quaresima. della risurrezione alla sua celebrazione.
I ministri indossano paramenti viola, tranne il diacono che indossa 11 Gloria non segna neppure la fine della Quaresima o la fine del
paramenti bianchi per il canto dell' Exsultet e il sacerdote che indos- Triduo. In base al calendario del 1969 la Quaresima termina con la
sa la stola e la pianeta bianca prima della rinnovazione delle pro- messa vespertina del Giovedi santo e il Triduo continua fino ai Vespri
messe battesimali.
Durante la seconda parte delle litanie dei santi, verso la fine della
V~glia, i ministri si recano in sacrestia e indossano i paramenti bian- 56 L'istruzione del 16 novembre 1955 afferma: <<Nei luoghi in cui vi sono diverse
chL Nel frattempo, si prepara l'altare, si accendono le candele e si chiese, sia che i sacri riti vengano celebrati in tutte nel!o stesso tempo o in tempi diver-
dispongono i fiori. Al ritorno dei ministri, inizia la messa con il can- si, le campane di tutte le chiese devono essere suonate insieme con quelle della chiesa
t~ d~l Kyrie e l'incensazione dell'altare. Si omettono le preghiere ai cattedrale» (25, b ).
57 11 n. 2 dell'istruzione sulla Veglia spiega la progressione dall'una all'altra, come
pied¡ dell'altare. Quando il sacerdote intona solennemente Gloria fa il n. 81 del!a lettera circolare Paschalis sollemnitatis: EV 11192.

212
213
della dom~nic~ d~ P~s~ua. Infine, la Veglia non pone piu termine ai buon mattino, il primo giorno della settimana» (Me 16,2) era il com-
quaran~a gwrm di digmno obbligatorio. A partire dalla costituzi . • .
pimento sacramentale di questa speranza: u~a parusia ant~c~pata. . .
59

a~o~t?lica Pae~itemi~i, dell'll febbraio 1966, vi sano solo due gi~r~~ Il titolo della prima parte della Vegha e Sollemne Imtzum Vzgz-
?I digi~no obbhgatono- _Merco_ledi delle Ceneri e Venerdi santo_ e liae seu Lucernarium, «Solenne inizio della Veglia o "Lucernario"».
m ogm caso, le Norme umversalz per l'anno liturgico e il calendario d l II termine latino lucernarium deriva da lucerna, che significa «lam-
1~69, al n. ~7, pres_entano la Quaresima non come un periodo di d~­ pada», e rinvia all'antica pratica di accender~ lamp~de a oli~. nelle
gmno, ben~I com~ Il tempo ch_e «ha lo scopo di preparare la Pasqua». case e nelle chiese al cadere della notte. Abbiamo VIsto che lmtro-
~ome ah?mmo VIsto, la Vegha non segna necessariamente neppure duzione alla V eglia descrive i fedeli riuniti, «portando lampade ac-
~l passaggw dal sabato alla ?omenica. Tutte queste considerazioni ci cese, lucernas ardentes, nelle loro maní». Il termine lucernarium non
mdu~ono a propone una remterpretazione di cio che si celebra nella ricorre solo nel titolo, ma anche nel n. 2 dell'istruzione, nel quale
Vegha. Ma anzitutto dobbiamo comparare tutte le parti della Ve r si dice che la prima parte della veglia comprende «il lucernarium e
del Messale_ attuale con le parti corrispondenti nell'Ordo di Pio 1I~~ l'annuncio pasquale>>. ·
Questo eqmvale a comparare la forma ordinaria della V eglia con 1 I testi e le rubriche dellucernarium compaiono sotto tre sottotito-
forma straordinaria della stessa. a li: «Benedizione del fuoco e preparazione del cera>>, «Processione>>,
«Annuncio pasquale (Exsultet)>>. I titoli corrispondenti nell'Ordo
di Pio XII sano: «Benedizione del fuoco nuovo>>, «Benedizione del
2. Le singole parti
cero pasquale>>, «Processione e annuncio pasquale>>. La differenza
principale fra i due e che 1' O HS unisce la processione con 1' Exsultet
a. Prima parte: solenne inizio o Lucernario sotto il terzo titolo, mentre il Messale di Paolo VI lo distingue come
secando titolo, indicando casi che la processione collega la prepa-
. Il Messale di_Paolo ~I, diversamente dall'OHS di Pio XII, con- razione del cero fuori dalla chiesa e l'annuncio pasquale all'interno
tiene una breve mtrod~zwne alla V eglia, nella quale si sottolinea il della stessa. Questa maggiore attenzione a raggruppare e identifica-
s~~ carattere e~catologico. Nel n. 1 sottolinea: «Per antichissima tra- re il materiale riflette la struttura tripartita dellucernarium pasquale
dlZlon~ questa e "la notte di veglia in onore del Signare" (Es 12 42) nella Gerusalemme della met~ del V secolo, dove comincio questa
I fedeh, portando in mano - secando l'annotazione del vangelo' (u; parte della Veglia. U, i fedeli si riunivano anzitutto nella rotunda sul
1~,35- 37) -la lampada accesa, assomigliano a coloro che attendono il sepolcro di Gesu, dove si accendevano e distribuivano le candele.
S~g~10re_ al s~o rit?rno, in modo che, quando egli verra, li trovi ancora Poi, con le candele accese in mano, attraversavano in processione il
VIgllan_ti e h faceta sedere alla sua mensa». Questo paragrafo allude cortile ed entravano nella basílica, dove si proclamavano le dodici
alla pnma fase della celebrazione della Pascha da parte dei cristiani, letture della V eglia, ognuna delle quali era se guita dalla preghiera
che celebravano la !esta non nello stesso giorno della Pasqua ebrai- in ginocchio. 60
ca, come, fa~evano I quartodecimani, ma nella domenica successiva. La terza edizione tipica del Messale di Paolo VI fa alcune aggiunte
I_l ve~erdi e Il sabato che precedevano questa domenica non avevano all'inizio della V eglia. Prescrive che la celebrazione cominci, come ogni
l~turgte, ma erano giorni di digiuno stretto nei quali si commemorava eucaristía, con il segno della croce e che il sacerdote saluti l'assemblea.
! ass~nza del!o Sposo (Me 2,19-~0) e si esprimeva la speranza del suo Segue la breve esortazione (n. 9) risalente al1970: «Fratelli, in questa
Immme~t~ ntorno (~v 16,16). E detto digiuno pasquale ed e distin-
to dal digmno quaresimale. 58 L' eucaristía al termine della Veglia «di
era finalizzato alla comunione nella Veglia pasquale, per ripristinare la sua integrita
alcuni vogliono eliminare la comunione al Venerdi santo. Cf. P. REGAN, <<The Good
~
8

S Il n: 110 de!~ad~ostituzione Sacrosanctum concilium sulla sacra liturgia afferma· Friday Communion Debate», in Worship 81(2007), 2-23.
1
; ~ra te~o s~_cro 1 1gmno pasqu_ale, da celebrarsi ovunque il venerdi della passion~ 59 Cf. P. REGAN, <<The ThreeDays and the Forty Days», in Worship 54(1980)2, 3-4.
. or e e Ignore e da protrars1, se possibile, anche al Sabato santO>>. II testo viene 60
Per ulteriori dettagli cf. P. REGAN, <<Paschal Lucernarium: Structure and Symbol-
npreso anche dal n. 20 delle N arme generali del1969. Poiché in origine questo digiuno ism», in Worship 82(2008), 98-118, specialmente 101-107.

214
215
santissima notte [... ] rivivremo la Pasqua del Signare nell'ascolto della b. Seconda parte: liturgia della Parola
Pa~ola e nella par!eci~azione ai sacramenti [... ] nella speranza di par-
tecipare alla sua v1ttona sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre» I1 numero delle letture alla V eglia e la loro enumerazione variano
Qui il termine «sacramenti» si riferisce al battesimo e all'eucari- nei libri liturgici. I1 vecchio Gelasiano contiene dieci letture dell' Anti-
stia. L'esortazione esprime una verita importante: lo scopo principale co Testamento, ciascuna delle quali seguita da un'orazione ( GeV 431-
della Veglia non e quello di commemorare la vittoria del Signare sul- 441). Aggiungendo l'epistola e il vangelo della messa, si raggiunge il
la morte nel passato, ma di partecipare sacramentalmente alla stessa numero di dodici letture. Il Sacramentario di papa Adriano contiene
nel presente. Il memoriale della Pascha del Signare consiste nell'at- solo quattro letture dell' Antico Testamento durante la Veglia (H 362, ·
tualizzarlo nella Chiesa e cosi renderlo completo. 364, 366, 368), seguite da due letture del Nuovo Testamento della
Diversamente dall'OSH, il Messale postconciliare non richiede messa per un totale di sei letture. Ma poiché ciascuna veniva letta sia
piu l'uso della selce per sprigionare la fiamma e attizzare i carboni. La in latino sia in greco, il numero totale delle letture e ancora dodici. Il
rubrica 8 dice di «preparare un fuoco splendente». Percio viene elimi- Messale Tridentino del1570 presenta un ulteriore sviluppo. Le lettu-
nata dalla preghiera perla benedizione del fuoco l'espressione «fuo- re della messa restano due, l'epistola e il vangelo, ma il numero delle
co nuovo sprigionato dalla selce». Il n. 82 della lettera circolare Pa- letture dell' Antico Testamento che le precedano durante la Veglia e
schalis sollemnitatis dice, riguardo al fuoco, che la sua «fiamma deve elevato a dodici. 61 In tutte le fonti, un'orazione accompagna ogni let-
essere tale da dissipare veramente le tenebre e illuminare la notte». tura dell' Antico Testamento, applicandone il contenuto al battesimo
Altre modifiche nel rito del Lucernario sono: eliminazione della ero- o all'opera redentrice di Cristo. Forse per questo le letture della ve-
ce nella processione; eliminazione dell'aspersione o dell'incensazione glia sono chiamate «profezie» nel Messale Tridentino.
del fuoco nuovo dopo essere stato benedetto; trasformazione da ob- L'Ordo di Pio XII, seguendo certamente l'Hadriqnum, riduce a
bligatorio in facoltativo dell'inserimento di cinque grani di incenso quattro il numero delle letture dell' Antico Testamento e delle relati-
nel cero pasquale; eliminazione della preghiera per la benedizione ve orazioni, conservando la prima, la quarta, l'ottava e l'undicesima
del cero, Veniat, usata nel Messale del1570 per benedire i cinque gra- del MR 1570. Ciascuna delle ultime tre sfocia in un cantico. La pri-
ni di incenso. Percio il titolo «Benedizione del cero pasquale» e stato ma lettura e il racconto sacerdotale della creazione in Gen 1,1-2,2.
sostituito con «Preparazione del cero». Durante la processione all'in- La seconda e la traversata del mare in Es 14,24-15,1, con il cantico
terno della chiesa non e' e pi u la genuflessione quando si risponde alla del mare. La terza e la promessa del Signare in Is 4,2-6 di lavare le
tríplice acclamazione del cero come «Luce di Cristo». Infine, in caso brutture delle figlie di Sion e di Gerusalemme e di stabilire li la sua
di necessita, un laico puo cantare 1' Exsultet. presenza. Essa sfocia nel canto della vigna. La quarta e l'istruzione fi-
Vediamo quindi che il Messale di Paolo VI continua la semplifica- nale data a Mose in Dt 31,22-30, che sfocia nel cantico che egli affida
zione di questi riti di apertura della V eglia iniziata da Pio XII e mette a tutto Israele.
ancor piu in primo piano il cero pasquale: la sua preparazione con L'OHS di Pio XII, come gia il Messale Tridentino, prescrive che,
l'iscrizione e la decorazione, la sua accensione attingendo al fuoco dopo ogni lettura e, dove e possible, il cantico che la segue, tutti si
nuovo, il suo trasferimento in processione dall'esterno della chiesa al alzino in piedi quando il sacerdote dice Oremus, si inginocchino per
suo interno, la sua acclamazione come «Luce di Cristo», la condivi- pregare in silenzio quando il diacono dice Flectamus genuf!: e si rialzi-
sione della sua fiamma con tutti i presentí, infine la sua incensazione no quando dice Levate. Poi il sacerdote recita l'orazione. E cio che si
dopo essere stato sollevato e collocato sul supporto dal quale diffon- osserva nelle preghiere di intercessione del V enerdi santo. Poiché la
dera la sua luce gioiosa sul mondo per i successivi cinquanta giorni. V eglia di Pio XII ha luogo ancora in Quaresima, si chiede di assume-
L'annuncio pasquale racconta tutte le opere salvifiche compiute da
Dio di notte. Cantata di preferenza alla luce delle candele, conclude
il rito del Lucernario.
61 Per i dettagli sul numero delle letture, cf. A. CHAVASSE, Le Sacramentaire _Gé-

lasien (Vaticanas Reginensis 316): Sacramentaire presbytéral en usage dans les tltres
romains au VII siecle, Desclée & Co., Tournai 1958, 107-126.

216 217
re un atteggiamento penitenziale durante la preghiera. Nella Veglia Messale, come pure una rubrica all'inizio della Veglia ?-el Lez~onario
preconciliare le letture dell'Antico Testamento non erano seguite da permetteva due letture dell' Antico Testamento in casi urgentl e non
quelle del Nuovo Testamento, ma dalla benedizione dell'acqua bat- richiedeva che fossero tratte dalla Legge e dai Profeti. Non si deve
tesimale. L'epistola e il vangelo non facevano parte della veglia, ma roai omettere la lettura del passaggio del mare di Es 14 e il suo can~o.
della messa, che cominciava solo dopo la rinnovazione delle promes- Il n. 23 afferma che, alla fine di ogni lettura e salmo responsona-
se battesimali da parte dell'assemblea e la sua aspersione con l'acqua le <<tutti si alzan o in piedi, il sacerdote dice "preghiamo", e dopo _che
santa. tdtti hanno pregato per un mo~ento in silenzio.', recita 1~ preghier~
Come abbiamo gia notato, il Messale di Paolo VI modifica la corrispondente alla lettura». Diversamente da cw_ che chiedevan_o t1
struttura della Veglia unendo le due letture del Nuovo Testamento MR 1570 e l'OHS, i fedeli non si inginocchiano pru perla preghiera
con quelle dell' Antico Testamento per formare la sua seconda parte, dopo le letture, per cui il diacono non dice piií. Flectamus genua e L~­
la liturgia della Parola, e la sua terza parte, la liturgia battesimale, vate. La ragione e che la Veglia postconcilia_re e cel~brata durante~
dopo l'omelia. Come aveva offerto una breve esortazione ad uso del tempo di Pasqua, non pi u durante il tempo di Quares1ma, e durante 11
sacerdote per introdurre la Veglia nel suo complesso, ora ne offre una tempo pasquale e vietato sia inginocchiarsi sia digiunare, per mostra-
per introdurre le letture e le preghiere. Il sacerdote dice: «Meditiamo re che siamo <<risorti con Cristo» (Col 3,1). Questo dovrebbe essere
come nell'antica alleanza Dio salvo il suo popolo e nella pienezza applicato anche álla preghiera euc~ristic~. .
dei tempi ha inviato il suo Figlio per la nostra redenzione. Preghia- Comparando le letture del Lez10nano con quelle delle fontl pre-
mo perché Dio nostro Padre conduca a compimento quest'opera di cedenti notiamo che la prima lettura e ancora quella del MR 1570 e
salvezza incominciata con la Pasqua». Dice, in realta, che tutte le me- dell'Ordo di Pio XII: il racconto sacerdotale della creazione di Gen
raviglie raccontate in entrambi i Testamenti sono solo l'inizio delle 1,1-2,2. Il Lezionario presenta anche una forma piu breve di_ questa
meravigliose realta che giungono a compimento solo nei sacramenti lettura: Gen 1,1.26-31a, limitata alla creazione dell'uomo. SI racco-
che si stanno per celebrare. Cio significa che nelle azioni sacramentali manda la forma lunga, a causa dei numerosi parallelismi con la ter-
della Chiesa Dio porta a compimento le opere redentrici proclamate za lettura la traversata del mare. 64 La preghiera corrispondente alla
nelle Scritture. prima let;ura, tratta da GeV 433, chiede a Dio: «l~~u~~na i figli ~a te
Il Lezionario postconciliare presenta nove letture per la Veglia redenti perché comprendano che, ~e fu grand_e alli~lZIO ~a creaz10ne
- sette tratte dall'Antico Testamento e due dal Nuovo- ciascuna se- del mondo, ben piu grande, nella ptenezza de1 temp1, fu 1 opera della
guita da un salmo responsoriale o cantico e da una preghiera. 62 Lá nostraredenzione nel sacrificio pasquale di Cristo».
terza edizione del Messale, al n. 20, raccomanda che tutte (<dovreb- La preghiera stabilisce una contrapposizi?ne fra la fine del tem-
bero essere lette quando e possible, in modo da preservare il caratte- po e il suo inizio, fra la redenzione e l.a creaz10ne, p~r affer~~re eh~
re della Veglia, che richiede un tempo prolungato». 63 Ma il numero l'azione creativa di Dio termina in un modo ancor piií. mervighoso d1
delle letture dell' Antico Testamento puo essere ridotto quando ra- come era iniziata. E meglio recitare la preghiera alternativa, tratta
gioni pastorali lo richiedono. Comunque il n. 21 della terza edizione da H 363 e recitata dopo la prima lettura nel MR 1570 e nell'OHS,
prescrive che «si leggano álmeno tre letture dall' Antico Testamen- quando si sceglie la forma breve, perché non menziona la creazione
to, sia dalla Legge che dai Profeti, e si cantino i loro rispettivi salmi del mondo, ma solo quella del genere umano. .
responsoriali». Questo cambiamento e basato sul n. 85 della lettera La seconda lettura, Gen 22,1-18, racconta il sacrificio di Isacco, 11
circolare Paschalis sollemnitatis del 1988. Le prime due edizioni del suo unico figlio, da parte di Abramo. Anche in questo ~aso il Lezio~
nario presenta una forma breve. N~lla _preg~i~r~ cornspon?ente. SI
afferma che Dio, <<estendendo a tutti gh uomim 11 dono dell adoz10~
62
Per la scelta e le fonti di queste preghiere cf. A. W ARD, <<The Orations after ne filiale adempie la promessa fatta ad Abramo di tenderlo padre di
the Readings at the Easter Vigil in the 2002 "Missale Romanum">>, in EL 123(2009),
460-507.
63
La lettera circolare Paschalis sollemnitatis (1988) 85 (EV 11/96), dice la stessa
cosa. 64 Cf. sotto, p. 235.

218 219
tutte le nazioni». La terza lettura e il passaggio di Israele attraverso ritorna alla sua integrita per mezzo del Cristo». ~a pr_eghiera alterna-
il mare, corrispondente alla seconda lettura nella Veglia di Pio XII e tiva, molto opportuna dopo !'ultima lettura dell Antico Testam~nto,
alla quarta nel MR 1570. Il testo proposto e quasi il doppio di quello esprime il principio ermeneutico che sottende tutte q~est~ pr~ghiere:
precedente, perché ora comincia in Es 14,15 invece che in Es 14,21 e <<nelle pagine dell'Antico e Nuovo Testamento tu [DIO] CI hm prepa-
sfocia sempre nel canto del mare, comprendente anch'esso piu ver- rati a celebrare il mistero pasquale».
setti rispetto a prima. La prima delle due preghiere corrispondenti a La rubrica 31 dice: «Dopo !'ultima lettura dell' Antico Testamento
questa lettura e la stessa in tutte e tre le fonti qui considerate e si tro- con il suo salmo responsoriale e la sua preghiera, si ac_cendono le c_an-
v~ sia ne~,vecchio Ge_lasiano (?eV 435) sia nell'Hadrianum (H 365). dele dell'altare, il sacerdote intona il Gloria in excelszs De_o (Glona a
Dice: «CIO che tu [DIO] facestl con la tua mano potente per liberare Dio nell'alto dei cieli), che viene ripreso da tutti, mentre SI suonano le
un solo popolo dall'oppressione del faraone, ora lo compi attraverso campane». L'accensione delle candele dell'al~a~e in questo mo~ento
l'acqua del battesimo perla salvezza di tutti i popoli». La preghiera sembra un resto della configurazione preconcihare nella qua!e Il Gl_o-
alternativa, tratta da Ge V 620, afferma: «<l Mar Rosso e l'immagine ria segnava la fine della Veglia e l'inizio della mes~a. Dopo Il Glona,
del fonte battesimale e il popolo liberato dalla schiavitu e un símbolo il sacerdote recita la colletta, la stessa dell'OHS, nsalente a GeV 454
del popolo cristiano». Qui terminano le letture tratte dalla Legge. Le e H 377: «Ü Dio [... ] ravviva nella tu a famiglia lo s~irito ?i adozione,
quattro successive sano tratte dai Profeti. perché tutti i tuoi figli, rinnovati nel carpo e nell'amma, sm~,o sempre
La quarta lettura e Is 54,5-14, che non si trova né nel MR 1570 né fedeli al tuo servizio». Segue la lettura dall'apostolo, non pm Col3,1-
nell'OHS. In essa, il Santo di Israele afferma che il suo amare e eter- 4 come in passato, ma Rm 6,3-11, che prepara la liturgia batte~imale
no e irrevocabile. La preghiera corrispondente, tratta da Ge V 436, che sta per iniziare. La rubrica 14 dice: «Dopo la lettura dell'epistola,
prega: «Ü Dio, moltiplica a gloria del tuo nome la discendenza pro- tutti si alzano in piedi, poi il sacerdote intona solennemente tre volte
messa alla fede dei patriarchi e aumenta il numero dei suoi figli». La 1' Alleluia elevando ogni volta il tono della voce». Segue la proclama-
quinta lettura e Is 55,1-11, che e anche la quinta lettura nel MR 1570, zione del,vangelo: Mt 28,1-10 nell'anno A; Me 16,1-7 nell'~nno _B; Le
ma ora inizia in Is 54,17 invece che in 55,1. Oltre a invitare tutti colo- 24 1-12 nell'anno C. Prima dell'entrata in vigore del LeziOnano del
ro che hanno sete a «venire all'acqua» e lasciarsi rinnovare come un 1970, si leggeva sempre Mt 28,1-7, come avviene ancor_a_ nella for~a
libero dono dell'amore divino, essa afferma che la Parola del Signare straordinaria. La seconda parte della V eglia postconcllmre termma
compie effettivamente cio per cui l'ha mandata. La preghiera corri- con l'omelia, che, come dice la rubrica 36, «anche se breve, non deve
spondente, tratta da GeV 441, vede «preannunciati con il messaggio essere omessa».
dei profeti i misteri che oggi si compiono», cioe i sacramenti dell'ini-
ziazione. La sesta lettura, Bar 3,9-15.31-4,4, sesta lettura anche nel c. Terza parte: liturgia battesimale
MR 1570, ma comprendente 3,9-38, e un pressante invito a osservare
i comandamenti della vita e imparare la sapienza. La preghiera cor- In base agli scritti di Tertulliano dell'inizio del I!I secolo 1~ ben~­
rispondente, tratta da H 369, chiede a Dio di proteggere coloro che dizione dell'acqua era gia una componente essenzmle d_ella h~urgm
purifica nell'acqua del battesimo. battesimale, insieme con la rinuncia a Satana, la professiOne di fede
Nella settima lettura, Ez 36,16-17a.18-28, non presente nel MR
squa rappresenta il giorno piu solenne per Il battesimo». 6 Gm molti
e l'immersione.6s Egli e anche uno dei prim~ ad affe~mare ~he_~<la Pa~
1570 e nell'OHS, il Signare promette: «Vi aspergero con acqua pura ...
vi daro un cuore nuovo ... mettero dentro di voi uno spirito nuovo».
La preghiera corrispondente ha un contenuto molto profondo, per-
ché pone l'accento sulla Chiesa, sull'universalita del suo respiro e sul 65 Testi in E. C. WHITAKER, Documents of the Baptismal Liturgy, SPCK, London
ruolo di Cristo sia nella redenzione sia nella creazione. Alludendo a 2
1970,7-10. . 1 f PF B
un tema ricorrente nella Lettera agli Efesini, ma espresso sintetica- 66 TERTULLIANO, De baptismo 20. Sul battes1m0 pa~qua e _e: · · _RAJ?SHA':",
<<"Diem baptismo sollemniorem": Initiation and Easter _m Chnstlan Antlq~nty», m
mente in 1,10, chiede che «tutto il mondo veda e riconosca che cio che M.E. JoHNSON (ed.), Living Water, Sealing Spirit, Liturg1cal Press, Collegeville, MN
e distrutto si ricostruisce, che cio che e invecchiato si rinnova e tutto 1995, 137-147.

220 221
s~coli prima della pubblicazione del Messale Romano del1570 no e nel canto, elevando ogni volta il tono della voce, del «Discenda in
si amministrava piu il battesimo la mattina del Sabato santo ma ~ quest'acqua la potenza dello Spirito Santo». Poi, soffiando tre volte
· ' a b enedire
contm_uo_ · l'acqua durante la celebrazione e a usarla ' perSIi
sull'acqua- nella forma della lettera greca psi, specifica un messale
battesimi nel corso dell'anno, conservando casi un collegamento f del1920- aggiunge: «e rendila idonea a produrre la rigenerazione».
·1 b · ra
I. attes~m_o e la Pasqua. Con la promulgazione del Rito dell'inizia- Subito dopo il sacerdote asperge il popolo con l'acqua benedetta. N el
z!one crzst~ana degli adu_Zti, chiesto dal concilio Vaticano II, il batte- frattempo, un altro ministro attinge un po' d'acqua dal fonte da usare
~Imo torno _a far parte mtegrante della Veglia pasquale. Un passo per la benedizione delle case e di altri luoghi. .
Impo~tante lll questa direzione e l'Ordo Sabbati Sancti (1951) di Pio Ritornato al fonte battesimale dopo l'aspersione, il sacerdote pn-
XII, npreso nel suo Ordo Hebdomadae Sanctae Instauratus del1956 roa versa l'olio dei catecumeni, poi il sacro crisma, infine entrambi
c~e in~r.odusse l~ rinnovazione delle promesse battesimali da part~ insieme nell'acqua, mentre canta le preghiere prescritte. Poi l'assem-
di tuttii_presenti_durante la celebrazione. Nei paragrafi che seguo- blea si inginocchia e si cantano le litanie dei santi. N el frattempo si ac-
no esannneremo Il MR del 1570, i due Ordo di Pio XII e il Messale cendono le candele attorno all'altare e i ministri si recano in sacrestia,
postconciliare, per mostrare che il battesimo assume progressiva- dove cambiano i paramenti viola con quelli bianchi. Durante il canto
mente un ruolo sempre piu preminente nella Veglia. L'impresa e del Kyrie, ritornano nel presbiterio e inizia la messa. Il MR 1570 am-
complessa.' ~~, per non ~~r~erci nei dettagli e nelle molteplici scelte roette la possibilita di amministrare il battesimo aquesta celebrazione
offerte dm nti postconcll1an, terremo presenti le due azioni comu- del mattino del Sabato santo, ma e improbabile che questo avvenga.
ni a tutti questi documenti: la benedizione dell'acqua e l'aspersione
dell'assemblea. Riforma di Pio Xll. La Veglia del Sabato santo ripristinata nel
1951 divide le litanie dei san ti in due parti. La prima parte, nella qua-
Messale Romano de/1570. N el Messale Tridentino, l'acqua viene le si invocano le tre persone della ss.ma Trinita e i nomi dei santi,
benedetta al fonte battesimale, ovunque si trovi. Dopo la dodicesima inizia dopo l'ultima lettura dell'Antico Testamento con il suo cantico
l~ttura del_l'An~ico_T_est~m_ento, il sacerdote, rivestito di una pianeta e l'orazione corrispondente. Il resto viene cantata dopo l'aspersione
vwla, e gh ~ltn mmistn SI recano in processione dal presbiterio al dell'assemblea con l'acqua benedetta. Cosa piu importante, Pio XII
fonte battesimale. Durante la processione si canta il Sal412-4 Sicut prescrive che l'acqua sia benedetta non al fonte battesimale, ma nel
cervus, riportato come ultimo dei quattro cantici dell'Antico Testa- presbiterio, dove i fedeli possono vederla. 11 testo, la melodia e i ge-
mento in uno degli Antifonali antichi (AMS 79a-b ). Comincia con sti della benedizione sono gli stessi del MR 1570, ma ora il sacerdote
q~este parole: «Come la cerva anela alle fonti dell'acqua, casi l'anima recita la benedizione rivolto verso il popolo. Al termine, si mette da
mia anela a te, o Dio». Il termine «fonti» traduce fontes latino che parte un po' d'acqua per l'aspersione dell'assemblea. Dopo l'aggiun-
evoca ovviamente il fonte battesimale. Giunti al fonte il sacerdo¡e re- ta degli oli, il resto viene portato in processione al fonte battesima-
cit~ un'orazione basata su un'interpretazione battesi~ale del salmo. le. Durante la processione si canta Sicut cervus; dopo il versamento
Chiede a Dio: «Guarda il tuo popolo che sta per rinascere, il quale dell'acqua nel fonte si recita la preghiera che lo accompagna.
come cerva anela alla fonte della tua acqua: e concedi benigno che la Nella Veglia di Pio XII e piu probabile rispetto a prima che si am-
sete della sua fede possa santificare, attraverso il sacramento del bat- ministri il battesimo, ma in pratica lo si fa solo nei luoghi in cui il mo-
tesimo, l'anima e il carpo». I1 salmo e annotato e il testo dell'orazione vimento liturgico della prima meta del XX secolo e particolarmente
presente sia nel vecchio Gelasiano (GeV 442) sia nell'Hadrianum (H vivo, cosa non molto diffusa. Consapevole del fatto che in molti luoghi
370, 372). non si amministrera alcun battesimo, Pio XII fa quanto di meglio si
La lu~ga preg~iera di benedizione, esistente tale e quale anche pote va fare in questo caso. Chiede che, dopo il ritorno dei ministri dal
nel :ec~hio G~las_1ano (GeV 445-448) e nell'Hadrianum (H 374a-c), fonte battesimale al presbiterio, tutta l'assemblea, tenendo in mano
commcia ~on 11 dialogo del prefazio e viene cantata con il tono del le candele accese al cero pasquale, rinnovi le promesse battesimali e
prefazio. E interrotta varie volte da gesti simbolici e culmina nella tri- non in latino, ma, secando l'espressione del numero 26 dell'OHS, in
plice immersione da parte del sacerdote del cero pasquale nell'acqua lingua vernacula, <<nella lingua del pdpolo». Quest'autorizzazione, gia

222 223
inclusa nella Veglia del1951, ha rappresentato una pietra miliare per dopo la benedizione: «Sorg~nti delle acque,_bene~ite il_Signore: loda-
l'introduzione delle lingue moderne nel Rito romano. telo ed esaltatelo nei secoli», dal cantico de1 tre gwvam nella fornace
Dopo aver indossato stola e pianeta bianca, nell'imminenza della ardente (Dn 3,77). Non si mescolano piu gli olí con l'acqua.
mezzanotte, il sacerdote introduce quest'atto liturgico senza prece- Poi con le formule del Rituale romano, i candidati «rinunciano a
' • 68 .
denti, dicendo: «Ora, al termine del cammino penitenziale della Qua- Satana» fanno la professione di fede, vengono battezzati, ncevono
resima, rinnoviamo le promesse del nostro battesimo, con le quali un la veste' bianca69 e una candela accesa al cero pasquale.70 Infine, la
giorno abbiamo rinunciato a Satana e alle sue opere e ci siamo impe- rubrica 53 nella traduzione inglese del 2011 aggiunge: «Se sono stati
gnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica». Dopo battezzati adulti, il vescovo o, in sua assenza, il sacerdote che ha am-
una tríplice domanda sulla rinuncia a Satana, la professione di fede e ministrato il battesimo, deve amministrare loro subito il sacramento
la preghiera conclusiva, il sacerdote asperge l'assemblea con l'acqua della confermazione nel presbiterio». Paul Turner, un'autorita in ma-
messa da parte per questo prima dell'aggiunta degli oli. AHora si can- teria di confermazione, dice che «quest'informazione e nuova nella
ta la seconda parte delle litanie, iniziando da Propitius esto. I fedeli si terza edizione del Messale». 71 La rubrica 44 della traduzione del1985
inginocchiano, i ministri si recano in sacrestia, all'altare si accendono diceva: «Gli adulti sono confermati immediatamente dopo il battesi-
le candele e si dispongo no i fiori. Durante il K yrie, i ministri ritornano mo se e presente un vescovo o un sacerdote con la facolta di confer-
con i paramenti bianchi. E mezzanotte. E cominciata la messa. Le pe- mare». Il Messale non menziona la possibilita di differire la confer-
nitenze della Qilaresima lasciano il posto alle gioie della Pasqua con mazione, come fa il RICA. 72
l'intonazione del Gloria e il suono delle campane. Terminati i riti del battesimo e della confermazione, i fedeli rin-
novano le loro promesse battesimali- pratica introdotta ne11956- e
Sviluppi postconciliari. Un importante passo avanti nel Messale vengono aspersi con l'acqua benedetta.73 Una novita nel Messale _d~
di Paolo VI, insieme con il Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, Paolo VI e che i fedeli, durante l'aspersione dell'acqua, cantano Vzdz
e il battesimo alla Veglia pasquale, considerato non una possibilita, aquam, «Vidi l'acqua sgorgare dal tempio, dal suo lato destro, al~e­
come in precedenza, ma una cosa normale e attesa. Percio, una Ve- luia; e tutti coloro ai quali giungeva erano salvatí e diranno: Allelma,
glia senza battesimo non e completa, e un'eccezione. Questo risulta alleluia».
chiaramente dal titolo della terza parte della celebrazione: «Liturgia Oppure, come dice il n. 56, possono cantare «Un altro canto di
battesimale». Questa parte inizia non dopo le letture dell' Antico Te- carattere battesimale». Introducendo la rinnovazione delle promesse
stamento, ma dopo il vangelo e l'omelia, che concludono la seconda battesimali, il sacerdote dice cio che diceva nell'OHS, «Ora al ter-
parte della Veglia, la liturgia della Parola, e ha luogo al fonte battesi-
male, se e visibile da parte dei fedeli, altrimenti nel presbiterio, dove
e stata collocata una grande bacinella piena d'acqua. Dopo la pre- 68 SACRA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Ordo initiationis christianae adu/-
torum, Typis Polyglottis Vaticanis, 1972, emendato nel 1~74. 11 Rito _dell'iniziazione
sentazione dei candidati, si cantano tutte le litanie dei santi, durante cristiana degli adulti (RICA) prevede la scelta fra immersmne e mfusmne (~. 32: EV
le quali, come prescrive la rubrica 41, «tutti restano in piedi, perché 4/1380). 11 testo ]atino-italiano dell'Ordo initiationis christianae adultorum SI trova m
e il tempo di Pasqua». Poi il sacerdote benedice l'acqua, recitando EV 411346-1515.
69 Dopo il battesimo si da a ogní neobattezzato una veste bianca (RICA, n. 33: EV
una preghiera piu breve di quella tradizionale ampiamente riveduta. 67 411381). ., . . .
Sono stati eliminati sia il dialogo del prefazio, sia tutti i gesti simboli- 10 La terza edizione, nn. 48-51, spiega tutto questo molto pm m detta~li_o ~Isp_e~to
all'unico paragrafo, n. 44, delle prime due ~dizioni, dimostrando che ora I ntl diilllZia-
ci, tranne l'immersione del cero pasquale nell'acqua, che e comunque zione hanno assunto un post o molto maggmre nella Vegha. ., .
facoltativa. Una novita e un'acclamazione da parte dell'assemblea n TuRNER, Glory, 154. Sarebbe saggio considerare attentamente tutto cm che egli
dice riguardo alla terza parte della Veglia alle pp. 145-160. . . , . .
n RICA, n. 56: «In alcuni casi, il conferimento de~la confermazi?ne s~ puo nnVIare
verso la fine del tempo della mistagogia, per esempm alla domemca di Pentecoste>>
67
(EV 4/1408). Cf. anchen. 237 (EV 4(14?6)_. .
Sulle differenze fra la versione postconciliare di questa benedizione e quella 73 Qualora non vi fossero battesimi e Il fonte battesimale non fosse sta!o ?enedet-
che si trova in fonti preceden ti cf. D. SERRA, <<The Blessing of Baptismal Water at the to, ¡¡sacerdote benedice l'acqua, usando la form~la indicata nel n. 54, che e diversa da
Paschal Vigil: Ancient Texts and Modern Revisions>>, in Worship 64(1990), 142-156. quella usata perla benedizione dell'acqua battesimale.

224 225
messa del giorno: «Cristo, nostra Pasqua, e stato immolato» (1Cor
1

mine del cammino penitenziale della Quaresima ... ». Questo da l'im-


pression~ c~e la Quaresima sia appena terminata, come avveniva al 5,7-8);75 introduce una benedizione solenne, pur potendo usare anche
tempo ?I P10 XI~. In realta, ora la Quaresima termina con la messa la benedizione conclusiva della liturgia battesimale; permette la scel-
vespert~na del Gwvedi santo. Poiché queste parole possono perpe- ta fra due formule di congedo.
tuare l'1dea errata che la Quaresima termini in un qualche momento La secreta e il postcommunio, come anche il prefazio, i1 communi-
durante la Veglia, sarebbe meglio riformularle o ometterle. cantes e 1' Hanc igitur propri dell' O HS 1956 sono gli stessi di quelli del
~a _terza parte della V eglia termina qua~do i neofiti vengono con- Messale Tridentino e provengono dal Sacramentario di papa Adria-
do~ti m lo:o posti fra i fedeli e il sacerdote, alla sedia, introduce la pre- no (H 378-382). Di questi solo il postcommunio manca dalla messa
ghiera umversale alla quale i neobattezzati partecipano per la prima nel vecchio Gelasiano. Gli altri sano GeV 455, 458, 459, 460. Il Mes-
v_olta. La rubrica 57 prescrive che «se la benedizione dell'acqua batte- sale di Paolo VI conserva tutte queste preghiere.76 Percio, insieme
Simale non ha avuto luogo al fonte battesimale, il diacono e i ministri con la colletta, il formulario della messa e straordinariamente stabile.
portano la bacinella dell'acqua al fonte». Ma non si canta Sicut cervus Nella preghiera sulle offerte si chiede: «questo santo mistero, gioio-
né si recita la preghiera che lo accompagna. Per fortuna questo bel so inizio della celebrazione pasquale, ci ottenga la forza per giunge-
test? non e scomparso dalla Veglia. E il salmo responsoriale dopo la re alla vita eterna». Dom Bernard Botte lo interpreta come riferito
settlma lettura, Ez 36,16-17a.18-28, nel quale il Signare promette di al sacrificio di Cristo, reso presente nella celebrazione eucaristica. 77
asp~rgere con acqua pura il suo popolo e di dargli un cuore nuovo. Anche la preghiera dopo la comunione fa rife:dmento all'eucaristia:
I,l n~ornel~o e il Sal 41,2: «Come la cerva anela ai corsi d'acqua, casi «... nutriti con i sacramenti pasquali, viviamo concordi nel vinco lo
l amma mia anela a te, o Dio». 74 del tuo amare». L'Hanc igitur proprio del Canone romano prega per
coloro che Dio «Si e degnato di far rinascere dall'acqua e dalla Spirito
d. Quarta parte: liturgia eucarística Santo, accordando loro il perdono di tutti i peccati».
Gia nel1970 la prima edizione típica del Messale di Paolo VI af-
Nell'Ordo di Pio XII l'aspersione dell'assemblea con l'acqua be- fermava nella rubrica 51, a proposito della preparazione delle offer-
nedetta dopo la rinnovazione delle promesse battesimali conclude te: «E opportuno che il pane e il vino siano portati dai neobattezza-
la Veglia e, nel momento piu vicino possibile a mezzanotte, inizia la ti». A questo la terza edizione típica aggiunge, nella rubrica 60: «Se
messa, che comincia con il Kyrie e il Gloria e continua come al solito sano bambini», le offerte sano portate «dai loro genitori o padrini».
con_l'epistola e il vangelo. Segue l'offertorio, anche se in questa not- L'ultima edizione del Messale aggiunge altre tre rubriche che non
te SI omette il canto all'offertorio, come anche l'Agnus Dei e il gesto si trovavano nelle prime due edizioni. Nessuna di queste rubriche e
della pace. Dopo la comunione, si canta una forma breve delle Lodi nuova. Sano riprese dal Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, nn.
della domenica di Pasqua e si aggiungono due alleluia alla formula 241-243. Mala loro inclusione nella quarta parte della Veglia pasqua-
abituale del congedo, /te, missa est, e alla sua risposta, Deo gratias. le illustra il carattere unico e postbattesimale di questa liturgia. La 1

Il ~essale di Paolo VI, ripetiamolo ancora una volta, associa Gloria, rubrica 63 specifica che «si fa una commemorazione dei battezzati
ep1stola e vangelo alle letture dell' Antico Testamento formando la 11

liturgia della Parola. Essa e seguita dalla liturgia battesimale. Per- 75


Questa e l'antifona di comunione presente nella prima edizione típica del Mes-
cio la quart~ parte della V eglia, la liturgia eucarística, comincia con sale postconciliare del 1970. 11 n. 91 della lettera circolare Paschalis sollemnitatis del
la preparazwne delle offerte. Il Messale di Paolo VI apporta alcu- 1988 suggerisce ,un' alternativa: <<Alla comunione e opportuno cantare il salmo 117 con
ni cambiamenti dopo il Padre nostro. Ripristina il gesto della pace e l'antifona "Cristo nostra Pasqua" o il salmo 93 con l'antifona "alleluia, alleluia, alle-
luia", o un altro canto di giubilo pasquale» (EV 11/102). 11 tríplice alleluia faceva parte
l'Agnus Dei; sostituisce le Lodi con l'antifona alla comunione della delle Lodi, che il Messale ha eliminato. 11 suo canto, il Sal 33, non e mai stato inserito
nel Messale di Paolo VI, mala terza edizione típica afferma che con l'antifona tratta da
1Cor 5,7-8 «pub essere opportunamente cantato il Sal117».
76
Per queste fonti, cf. A. WARD, «The Easter Mass Formularies for the Vigil Mass
_Nel Lezionario un_a nota dopo il salmo dice che, quando e ce lebrato il battesimo,
74
• and the Mass "in die" in the 2002 "Missale Romanum">>, in EL 124(2010), 90-128.
77
SI usa Il salmo responsonale che segue la quinta lettura, o altrimenti il Sal 50. B. BorrE, «Paschalibus initiata mysteriis», ih EL 61(1947), 77-87.

226 227
e dei loro padrini e madrine» in tutte le preghiere eucaristiche in un roa straordinaria non si spinge oltre l'Ordo di Pio XII del 1956.
modo proprio a ciascuna preghiera. La rubrica 64 afferma che, prima Giunti al termine di questa lunga comparazione, possiamo finalmente
d~U'invito alla _co_munione, «il sacerdote puo brevemente rivolgersi procedere a un'interpretazione teologica della Veglia postconciliare.
m neobattezzati cuca la loro prima ricezione della comunione e l'ec-
cellenza di questo grande mistero, che e il vertice dell'iniziazione e il
centro di tutta la vita cristiana». Infine, la rubrica 65 incoraggia la co- 3. lnterpretazione teologica
munione sotto le due specie, spingendosi fino a elencare tutti coloro
che dovrebbero riceverla in questo modo: «E desiderabile che i neo- Preliminari. Tutte e tre le edizioni del Messale di Paolo VI eolio-
battezzati ricevano la santa comunione sotto le due specie, insieme cano la Veglia nella notte sotto il tito lo generale di Dominica Paschae
con i loro padri~i, madrine e genitori e sposi cattolici, nonché i loro in Resurrectione Domini, «Domenica di Pasqua della Risurrezione
catechisti laici. E anche opportuno che, con il consenso del vescovo del Signore». Percio, dal punto di vista del tempo liturgico, la Veglia
diocesano, quando l'occasione lo suggerisce, tutti i fedeli siano am- non fa piu parte del Sabato santo, come al tempo in cui Pío XII la ri-
messi alla comunione sotto le due specie». pristino nel 1951. Ora appartiene alla dom~nica d~ Pasqua, a_l giorno
. Da molti punti di vista queste direttive sono il culmine del ripristi- che il Messale qualifica subito come «la nsurrezwne del S1gnore»,
no della dimensione sacramentale della Veglia iniziata nel1951 quan- considerando percio sinonimi Pasqua e risurrezione del Signore. Na-
do Pio XII introdusse la rinnovazione delle promesse battesimali da turalmente, la Veglia celebra la risurrezione del Signore. Ma celebra
parte dall'assemblea dopo la benedizione dell'acqua. I1 battesimo as- ben piu di questo. Celebra anche la sua passione e, soprattutto, la no-
sunse un posto molto piu eminente nel1970, quando la prima edizio- stra partecipazione ad entrambe, che comincia con il battesimo e con-
ne del Messale di Paolo VIne fece la terza parte della Veglia. AHora tinua in ogni celebrazione eucaristica. 78 Fin dal suo ripristino nel1951,
l'amministrazione del sacramento era solo una possibilita. E signifi- la Veglia e stata comunemente chiamata V eglia di Pasqua e cosi e
cativo che la prima rubrica di questa sezione, n. 37, affermasse: «Se chiamata ancora nella terza edizione típica del Messale Romano. Ma
vi sono candidati al battesimo, vengono invitati a farsi avanti». Nel a causa dell'identificazionefra la Pasqua e la risurrezione del' Signo-
Messale non c'era ancora nulla riguardo alla prima comunione dei re, questo esprime solo la meta di cio che si celebra in questa notte.
neobattezzati. Nella terza edizione tipica del2002l'amministrazione I1 nome latirto della celebrazione e Vigilia Paschalis, «Veglia pasqua-
del battesimo non e piu una semplice possibilita, ma una cosa che ci le». Quest'espressione e molto piu soddisfacente per i nostri scopi,
si aspetta. Ora la rubrica 37 afferma: «Dopo l'omelia inizia la liturgia perché indica che la V eglia, come gli altri giorni del Triduo, celebra
battesimale».
entrambi gli aspetti della Pascha, la passio e il transitus, la passione
Questi cambiamenti mostrano chiaramente che la Veglia non vivificante del Signore e il suo passaggio dall'umiliazione alla gloria. 79
e una mera commemorazione della risurrezione di Gesu, ma l'at- Ora vogliamo riflettere sulle quattro parti della Veglia e mostrare
tualizzazione sacramentale nella Chiesa di tutto il mistero pasqua- che Cristo, nell'azione liturgica di ciascuna di esse, si rende presente
1~: la passione e il passaggio del Signore. La Veglia riguarda prin- in modo tale da far partecipare i fedeli riuniti sia alla sua passione sia
cipalmente l'iniziazione cristiana. Ma l'aggiunta delle rubriche al suo passaggio, portando cosi a compimento in loro il piano di sal-
63, 64 e 65 nel Messale del 2002 sottolinea che l'iniziazione non
culmina nel battesimo o anche nella confermazione bensi nel-
la comunione; che anche l'eucaristia e un sacramento 'di iniziazio-
ne e che nella Veglia pasquale gli eletti non sono solo battezzati 7
8
Cf. P. REGAN, <<Paschal Vigil: Passion and Passage>>, in Worship 79(2005), 98-130.
e confermati, ma i neobattezzati e neoconfermati partecipano an- 79
Vigilia Paschalis e stato tradotto <<Paschal Vigil>> nei testi sottoposti a~ Vatican()
dalle Conferenze episcopali di lingua inglese. Un officiale della S:on~regaziOne p~~ 11
che per la prima volta, con il resto dei fedeli, all'eucaristia e rice- culto divino, assistito da un gruppetto di collaboratori, lo ha cambmto m <<Easter V1gil>>
vono, insieme a loro, il corpo e il sangue di Cristo. Percio questo sia nelle N arme universali sia nel Messale, insieme a centinaia di altre modifiche. Ma e ¡l
e uno degli aspetti piu sorprendenti della terza edizione tipica del sfuggita loro una frase nelle N arme universali, al n. 28, nel quale si afferma: <<Dall'inizio
della Quaresima. fino alla Paschal Vigil, non si dice Alleluia>>. Cf. anche sopra, c. 4, p. l¡
Messale di Paolo VI, la forma ordinaria del Rito romano. La for- 128 nota 18. 1

228
229
vezza, conducendo la storia alla pienezza escatologica e realizzando Questo ricorda pascha come passio. Con questi ornamenti, il cero
pienamente lo scopo per il quale il mondo fu creato. pasquale viene trasfor~ato in u~'imma?ine. di Gesu che,. la sera de~
primo giorno della settlmana e d1 ott~ g1?r~1 dopo, stette m mezzo a1
a. Prima parte: solenne inizio della V eglia o Lucernario suoi discepoli e «mostro loro le mame 11 fmnco» (Gv 20,20). Come
l'Agnello e in piedi nella sua immolazion~ (Ap 5,6), cosl il ~1"iv~nte
La prima parte della Veglia e costituita dalla preparazione e accen- (Le 24,5; Ap 1,18) vive nella sua morte. Il fmnc? trafitto no~ s1 c~m~e
sione del cero pasquale dal nuovo fuoco fuori della chiesa, dalla pro- mai. Le ferite non guariscono mai. Sono i segm attraverso 1 quah d o-
cessione di ingresso in chiesa e, dopo che tutti si sono riuniti, dal canto ra in poi Cristo, glorificato sulla croce, si identifica -la prova che nel-
dell' Exsultet. La Veglia deve iniziare dopo il tramonto del sole e termi- la sua umiliazione possiede ogni potere in cielo e in terra (Mt 28,18),
nare prima dell'alba. E una Veglia nella notte, perché, come sottolinea che nel suo abbassamento e altamente esaltato (Fil2,9) e che proprio
l'introduzione alla celebrazione, la prima pasqua avvenne durante la attraverso la sua passione passa da questo mondo al Padre (Gv 13,1).
notte (Es 12,42) e anche perché il Signare disse ai suoi discepoli di at- · Il punto culminante di questi riti introduttivi e l'accensione del
tendere la sua venuta «con le lampade accese» (Le 12,35-37). cero pasquale con il fuoco nuovo. Mentre lo fa, il sacerdote dice: «La
La V eglia ha quin di una dimensione anamnestica ed epicletica. luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e
Mentre richiama alla mente avvenimenti passati, prega che giungano dello spirito». Infatti, l'accensione del cero e un'attualizzazione si~­
quelli futuri. In essa si congiungono l'alba della creazione e l'alba del- bolica della sua risurrezione. Ma colui che «risorge glorioso» conti-
la consumazione finale. Genesi e parusia si incontrano nel presente nua a mostrare le sue ferite, anch'esse «gloriase», vulnera gloriosa. La
duraturo del Cristo pasquale. preparazione e accensione del cero e seguita dalla processione all'in-
Il cero che brucia gia evoca il sacrificio, perché illumina consu- terno della chiesa, durante la quale il cero viene levato in alto tre
mandosi. L'iscrizione e i cinque segni nella cera, insieme con 1' Exsul- voltee acclamato: «Lumen Christi» o «Cristo, luce del mondo», a cuí
tet, storicizzano il suo significato, trasformandolo in cero pasquale e tutti rispondono: «Deo gratias» o «Rendiamo grazie a Dio». N~l frat-
'1
permettendo alla sua luce di diventare la luce di Cristo. tempo, tutti accendono le loro candele al ceropasquale, partec1pando
Dopo la benedizione del fuoco, il sacerdote con uno stilo incide cosl alla sua luce. E importante notare il valore simbolico non solo 1

sul cero una croce, la prima el'ultima lettera dell'alfabeto greco e del cero, come oggetto visibile, ma anche della sua luce, specialmente
l'anno in corso, dicendo: «ll Cristo ieri e oggi 1Principio e Fine 1Alfa della condivisione della sua luce. 11
1 e Omega. 1 A lui appartengono il tempo e i secoli. 1A luí la gloria e Cristo come luce e un tema fondamentale del Vangelo di Giovan-
il potere 1per tutti i secoli in eterno». ni. Dopo essere stato designato gia dal prologo come «la luce :era»
L'iscrizione richiama la pascha come transitus. Nell' Apocalisse, (Gv 1,9), Gesu stesso proclama di essere «la luce del mondo» m Gv
Alfa e Omega, il Principio e la Fine, il Primo e l'Ultimo, sono tutti 8,12 e 9,5. Quando la Pasqua dei giudei si avvicinava (Gv 11,55), e con
titoli di colui che siede sul trono (Ap 1,4.17; 21,6; 22,13), «colui che essa l'ora d~lla sua passione e del suo passaggio, Gesu dichiara: «An-
e, che era e che viene» (Ap 1,4.8; 4,8; 11,17; 16,5). Amplificazioni del cora per poco la luce e tra voi» (Gv 12,35). All'Ultima cena, appena
nome divino «lo sono>>, rivelato a Mose al roveto ardente (Es 3,4), il traditore ebbe preso il boccone di pane, «Satana entro in lui» (Gv
essi esprimono l'eternita, l'onnipotenza e l'unicita dell' «Onnipotente» 13,27) ed egli lascio la sala. Giovanni aggiunge: «Ed era notte» (Gv
(Ap 1,8). Applicati a Cristo, sottolineano che egli, raggiunta la meta 13,30). Percio la luce appena accesa simboleggiata dal cero pasquale,
del suo passaggio, condivide il dominio universale del Pantocrator. la luce del Cristo «che risorge glorioso», ha un significato esc,atolo-
L'incisione dell'anno in corso sul cero inserisce il nostro momento gico. E luce che viene da oltre il mondo, da oltre la morte. E luce
passeggero della storia nell'attualita duraturadi colui che «e lo stesso increata e quindi senza fine. Soprattutto, e luce che risplende nelle te-
ieri e oggi e per sempre» (Eb 13,8) e cosllo consacra. nebre (Gv 1,5), tenebre che non possono vincerla, ma anche tenebre
Poi il sacerdote infigge nel cero, in forma di croce, cinque grani di che, come ben sanno i mistici, la luce non riesce a scacciare.
incenso, dicendo: «Per mezzo delle sue sante piaghe gloriase ci pro- Come la risurrezione del Crocifisso non chiude il suo fianco aper-
tegga e ci custodisca il Cristo Signare». to e non guarisce le sue maní e i suoi piedi, coslla luce non elimina

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le tenebre nelle quali risplende; permette solo di poter essere vista in Ma queste opere sono solo prefigurazioni di una pascha ancora
esse: rend~ndole cos'i luminose, come il passaggio rende gloriosa la maggiore «in cui e ucciso il vero Agnello, 1che con il suo sangue con-
J?asswne. E questa !a luce accesa, acclamata e condivisa nella Veglia. sacra le case dei fedeli». La pascha compiuta dalla passione vittoriosa
E la luce che «segUI~mo» ~Gv 8,12) e nella quale «camminiamo» (Gv e dal passaggio di Cristo continua a compiersi nei sacramenti della
12,35) nella processwne. E la luce che illuminera coloro che saranno Chiesa. Il diacono esclama:
battezzati e li rendera «figli della luce» (Gv 12,36).
La processione dall'esterno all'interno della chiesa, dallo spazio Questa e la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla
naturale aquello costruito dall'uomo, e un'anamnesi tradotta in azio- schiavitil dell' Egitto, e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso [ ...1
Questa ela notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall'oscurita
ne del passaggo dal caos al cosmos, «in principio» (Gen 1,1), e del
del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all'amore del Padre
pas~ag_gi~ ~torico di Israele fuori dall'Egitto attraverso il mare ~epi­ e 'li unisce nella comunione dei santi. Questa e la notte in cui Cristo, spez-
sodi b1bhc1 che saranno ben presto raccontati. Ma essa innalza cia- zando i vincoli della morte, risorse vincitore dal sepolcro.
scu~a di queste due re~lta, creazione e storia, a un livello superiore,
al hvello del loro comp1mento escatologico, perché la luce che guida Percio «questa e una notte veramente beata», vere beata nox.
questa processione non e né quella del sole o della luna o delle stelle L' Exsultet termina con una supplica:
né quella della colonna di fuoco (Es 13,21; 14,19.24), bensi la luce dÍ
colui ~h~ risorge glorioso dalla morte e <~viene nel mondo» (Gv 1,9) Ti preghiamo dunque, Signare, che questo cero, offerto in onore del tuo
come I1 fme del creato e il destino della storia, di cuí e al tempo stesso nome per illuminare l'oscurita di questa notte, risplenda di luce che mai si
spegne [ ...1 Lo trovi acceso la stella del mattino, quella stella che non co-
la sorgente, come attesta l'iscrizione sul cero.
nosce tramonto: Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti fa risplendere
L'accensione del cero, insieme con la processione e l'accensione sugli uomini la sua luce serena.
delle candele da parte dei fedeli, e la parusia nella Chiesa della per-
sona di Cristo nell'atto della sua Pascha, permettendo a coloro che In realta, questa sublime supplica - che costituisce il pendant epi-
~o atte~dono di p~rtecipare alla morte che e la sua vita e di scoprire cletico dell'analisi che la precede, ma senza menzionare lo Spirito
m essa Il senso ultimo della loro esistenza terrena e del loro cammi- Santo - chiede che la stupenda realta che nasce nel corso di questa
no ~~1 tempo. Ricordando i passaggi del passato ed esprimendone notte rimanga e si espanda fino all'alba del giorno in cui colui che ora
altn m corso - il passaggio iniziatico di coloro che stanno per essere si rende presente nel segno apparira in persona.
~attezzati; il passaggio penitenziale dei peccatori al perdono; il con- L'assemblea dei fedeli, che ora e riunita all'interno della chiesa e
tmuo passaggio di ogni credente da se stesso verso una comunione partecipa alla luce di Cristo, e pronta ad ascoltare la parola di Dio,
piu profonda con gli altri - la processione attualizza nella Chiesa il che la sollevera a un altro livello.
passaggio sempre attuale di Cristo. Una volta collocato sul suppor-
to preparato per esso all'ambone o al centro del presbiterio, il cero b. Seconda parte: la liturgia della Parola
pasquale e un asse radioso che definisce il centro dell'universo sim-
bolico che prende progressivamente forma durante la Veglia. Introducendo questa parte della Veglia, il sacerdote esorta anzi-
AHora il diacono canta 1' Exsultet, noto come Praeconium pascha- tutto i fedeli a «meditare come nell'antica alleanza Dio salvo il suo
le, o annuncio pasquale. Dopo aver invitato il coro degli angeli, la ter- popolo e nella pienezza dei tempi ha inviato il suo Figlio perla nostra
ra e la madre Chiesa a unirsi nel canto di lode del cero, cerei laudem redenzione». Poi chiede loro di pregare «perché Dio nostro Padre
il dia~on_o pass~ a una lunga sezione anamnestica che ricorda i prodigi conduca a compimento quest'opera di salvezza incominciata con la
compmti da DIO nel corso della notte, jntroducendo ognuno di essi Pasqua». Percio la liturgia della Parola ha una struttura anamnestica
con l'espressione Haec nox est, «Questa e la notte». Comincia con ed epiclet~ca. Le letture ricordano l'opera salvífica di Dio. Le pre-
la Pasqua e l'esodo dall'Egitto, due avvenimenti fondamentali perla ghiere chiedono che sia condotta a compimento. Come apparira ben
comprensione cristiana della pascha. presto, questo compimento dell'opera della salvezza si realizza sacra-
mentalmente nel battesimo e nell'eucaristia.

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. L'espressione <<conduca a compimento», che rende il perficiat differenze, hanno molto in comune. L'autore di Genesi 1 descrive
latm_o, e fondamentale. Significa che «l'opera pasquale della salvez- l'azione creatrice di Dio come una serie di divisioni, separazioni e
za» mtrapresa dal Redentore non e ancora terminata. Il sacerdote passaggi: luce dalle tenebre (1,4); acque che sano sotto il firmamen-
afferma che «quest'opera pasquale» appartiene agli «ultimi giorni» to dalle acque che sano sopra il firmamento (1,7); .asciutto dal mare
(Eb 1,2), al tempo escatologico, per cui e sempre attuale. Chiede che (1,10); giorno dalla notte (1,14); uccelli dai pesci (1,21); bestiame dai
qu~st'opera ~asqu~le di Cristo, sempre attuale, si realizzi in noi, nella rettili (1,24). Poi crea l'uomo a sua immagine (1,26), ponendolo al di
Ch1esa, e COS1 raggmnga la perfezione, perché e per questo che essa e sopra di tutte le altre creature. Terminata la sua opera, si riposa nel
stata intrapresa.
.
L'azione liturgica non si limita ad applicare i frutti d"1 settimo giorno e lo santifica come giorno di riposo distinto dagli altri
un a':vemmento salvifico gia realizzato pienamente in un altro tem- sei. Poiché santificare qualcosa significa metterlo a parte, vediamo
po e 1~ un altro luogo. L'attualizzazione liturgica e una dimensione che Dio, nel modo in cui crea il mondo, lo santifica.
essenz1ale dello stesso avvenimento salvifico ed e, in realta, la sua Tutti questi passaggi dalla sera alla mattina, da un giorno all'altro,
perfezione. In altri termini, nell'azione liturgica il Redentore rende dal lavoro al riposo, anticipano gia le memorabili divisioni, separa-
pieno il suo atto redentore. zioni e passaggi dell'uscita dall'Egitto. La divisione del mare in Es
Delle sette letture dell'Antico Testamento offerte dal Lezionario 14,16.22 ricorda la divisione delle acque in Gen 1,17. La comparsa
le prime tre sano le piu ricche di significati: la creazione del mond~ dell'asciutto fra i muri d'acqua in Es 14,21-22.29 ricorda Gen 1,10. Il
(Gen ~,1-2,2); il sacrificio di Isacco (Gen 22,1-18); il passaggio attra- passaggio dalla notte in Es 14,20 al giorno in Es 14,24 fa eco al ritor-
verso 11 mare (Es 14,15-15,1), quest'ultimo gia menzionato nell'Exsul- nello «e fu sera e fu mattina» in Gen 1,5.8.13.19.23.31. N el passaggio
tet. I1 sacrificio di Isacco prefigura quello di Cristo e riflette la pascha dalla notte al mattino in Es 14, Israele passa attraverso il mare, coloro
co~e P_assio. G_en 22,12.16 parla di Isacco c<?me «il tuo figlio, il tuo che ripongono la loro fede nel Signare sano separati dai duri di cuore
umgemto», aggmngendo, in 22,2, «che ami». E il modo in cui il Padre che li comb~ttono e i vivi sano separati dai morti (Es 14,30).
designa Gesu al battesimo e alla trasfigurazione. Abramo e Isacco cam- Attraverso queste somiglianze fra l'opera della creazione e l'opera
minano per tre giorni, corrispondenti al tempo che Gesu trascorre «nel della salvezza, gli autori del testo sacro ci dicono che la creazione e
cuore della terra» (Mt 12,40) prima di risorgere «il terzo giorno» (Le orientata alla salvezza e che la salvezza e il coronamento della crea-
24,7.46; At 10,10; 1Cor 15,4) come aveva preannunciato tre volte (Mt zione. Ma c'e di piu. Tutti i passaggi descritti in questi racconti sano
16,21; 17,23; 20,19; 27,64). N el viaggio verso il monte Maria, Isacco por- superati dal passaggio di Cristo, passaggio non da una cosa a un'altra
ta sull~ spalle la legna sulla quale sara legato (Gen 22,6), come Gesu o da un luogo terreno a un altro, ma passaggio escatologico da questo
porta lllegno della croce al monte Calvario (Gv 19,17). Ma, alla fine, mondo al Padre. Percio questo passaggio di Cristo e il compimento de-
Isacco, offerto in obbedienza alla volanta divina, viene liberato dalla finitivo di cio a cui tutti gli altri rinviavano: il riposo alla presenza del
morte dalla stesso Dio che l'aveva decretata. N ella sua oblazione Isac- Santo che, pur totalmente separata dal creato, si dona interamente ad
c?, com~ Gesu, vive. Liberato, Isacco anticipa al tempo dei patriarchi esso nella storia della salvezza per separarlo dal peccato, santificarlo e
c1o che m seguito si verifichera in Egitto, quando tutti i primogeniti di unirlo a sé. Consiste in questo la Passione, il passaggio sempre attua-
lsraele sono risparmiati dall'immolazione di un agnello che «Dio stesso le che raggiunge la perfezione nella sua attualizzazione sacramentale
provvedera» (Gen 22,8). Alla fine della lettura, Dio ripete la sua pro- nella Chiesa in modo che noi, pur vivendo ancora nel creato e nella
messa secando cuí i discendenti di Abramo saranno numerosi «come le storia, possiamo gia comunicare con la loro origine e illoro fine e di-
stelle ?el cielo e come la sabbia che e sullido del mare» (Gen 22,17). La ventare cosl perfetti, o perlomeno avanzare verso la perfezione.
preghiera dopo la lettura vede il compimento di questa promessa nel La preghiera dopo Gen 1 ci invita a comprendere che la redenzio-
P_as~hale sacramentum, cioe nel battesimo, nel quale Dio moltiplica i ne e un'opera ancor piu meravigliosa della creazione e termina citan- ¡!
flgh della promessa «estendendo a tutti gli uomini il dono dell'adozione do 1Cor 5,7, il riferimento piu antico al fatto che la nostra Pascha e il
filiale», rendendo cosl Abramo «padre di tutte le nazioni». Cristo crocifisso: «Dio onnipotente ed eterno, ammirabile in tutte le [1'

La prima e la terza lettura - il racconto della creazione in Geri · opere del tuo amare, illumina i figli da te redenti perché comprenda-
1,1-2,2 e la traversata del mare in Es 14,15-15,1- nonostante ovvie no che, se fu grande all'inizio la creazione del mondo, ben piu grande,

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nella pienezza dei tempi, fu l'opera della nostra redenzione, nel sacri- dove e contrapposta a «spirito da schiavi». Paolo scrive: «Tutti quelli
ficio pasquale di Cristo Signore».
che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi
Qui la menzione dell' «inizio» e della «pienezza dei tempi» ricorda non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma
l'iscrizione sul cero pasquale. La preghiera alternativa che segue la avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi». Concetti analoghi
lettura dell'Esodo afferma che il Mar Rosso e l'immagine del fonte sono espressi in Gal4,4-7. Per l'apostolo, lo Spirito e il principio ge-
battesimale e chiede che tutti gli uomini siano «rigenerati dal dono nerante del Padre mediante il quale ha risuscitato Gesu dai morti e
del tuo Spirito». Le quattro letture che seguono sono tratte dai Profe- lo ha rivelato come Figlio. Qui all'inizio della liturgia battesimale si
ti e praticamente tutte le preghiere che le seguono ricordano il batte- supplica il Padre di mandare lo stesso Spirito vivificante sui ca_ndidati
simo, anche se non usano necessariamente il termine. al battesimo per renderli suoi figli adottivi in Cristo. La stona della
Prima del concilio Vaticano II, l'epistola era Col 3,1-4. Poneva salvezza sta per raggiungere il suo compimento nell'attualizzazione
l'accento su pascha come transitus: «Se siete risorti con Cristo, cerca- sacramentale della pascha sempre attuale di Cristo.
te le cose di lassu». Il Lezionario postconciliare la sostituisce con Rm La preghiera per la benedizione dell'acqua battesimale com-
6,3-11, che contiene un messaggio del tutto diverso, piu in linea con prende una sezione anamnestica e una sezione epi~letica. _La sezione
pascha come passio. Paolo chiede: «Non sapete che quanti siamo stati anamnestica e una lunga invocazione, nella quale ncorre cmque volte
battezzati in Cristo Gesu, siamo stati battezzati nella sua morte?». E il termine Deus, «Dio», seguito ogni volta da una frase relativa che
continua: «Se siamo stati íntimamente uniti a lui a somiglianza del- descrive il modo in cui, nella creazione e nel corso della storia, Dio
la sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione» si serve dell'acqua per realizzare la salvezza. Questo conduce a tre
(Rm 6,5). Ma non ora. Qui, la risurrezione non e ancora avvenuta. richieste nella sezione epicletica nelle quali si chiede a Dio di rea-
Attualmente ci limitiamo a «camminare in una vita nuova» (Rm 6,4). lizzare, con la potenza dello Spirito Santo, in questo momento sa-
Con l'omelia dopo il vangelo termina la seconda parte della Veglia. cramentale il compimento escatologico di tutta la sua opera, appena
Essa e costituita da anamnesi ed epiclesi. Attraverso letture della pa- ricordata nella creazione e nella storia.
rola di Dio accuratamente scelte, ricorda i grandi avvenimenti della La p;eghiera inizia affermando che per mezzo dei segni sacra-
storia della salvezza, prefigurati nella creazione e poi definitivamente mentali la potenza invisibile di Dio opera «le meraviglie della salvez-
realizzati nella passione e nel passaggio di Cristo. Dopo ciascuna let- za». Questo riflette la definizione classica del sacramento come segno
tura, si chiede a Dio di portare a compimento il suo piano di salvezza efficace o segno della grazia. In quanto segni, i sacramenti usano real-
nell'assemblea riunita e, in particolare, in coloro che stanno per esse- ta sensibili - cose che possono essere viste e toccate - per esprime-
re battezzati.
re e realizzare realta spirituali che sfuggono ai sensi. Nel battesimo,
!'elemento sensibile e l'acqua. La seconda riga della benedizione fa
c. Terza parte: la liturgia battesimale
un'affermazione sbalorditiva: «in molti modi, attraverso i tempi, hai
preparato l'acqua, tua creatura, ad essere segno del batt~simo~.. .
Tutto cio per cuila comunita ha pregato nella seconda parte della La sezione anamnestica della benedizione racconta 1 mod1 m cm
Veglia comincia a realizzarsi in questa parte. Qui i riti dell'iniziazione Dio ha preparato l'acqua per questa nobile funzione. Il primo modo,
cristiana e quelli della Veglia si intersecano. La colletta, dopo il Glo- come abbiamo ascoltato nella prima lettura, e che fin dalle origini lo
ria, chiede a Dio: «Ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione». Spirito di Dio «si librava sulle acque perché contenessero in germe la
Prima della benedizione del fonte battesimale, il sacerdote chiede forza di santificare, ut iam tune v{rtutem sanctificandi aquarum natu-
praticamente la stessa cosa: «Manda lo spirito di adozione», spiritum ra conciperet». La preghiera afferma che Dio non solo ha preparato
adoptionis emitte, ma in questo caso lo chiede a favore di coloro che l'acqua, nei principali passaggi della storia della salvezza, per essere
stanno per essere batt.ezzati. Il verbo «mandare» deriva probabilmen- il segno futuro della grazia battesimale, ma l'ha realmente creata per
te dal Sal104,30: «Mandí il tuo spirito, sono create, 1 e rinnovi la fac-· questo, affinché, conducendo i peccatori alla rinascita, la stessa acqua
cia della terra». Ma qui si chiede a Dio di mandare qualcosa di piu raggiungesse tutto cio che si voleva che fosse al momen_to della su~
specifico: «lo spirito di adozione», un'espressione ripresa da Rm 8,15, creazione. Questo significa ancora una volta che la creazwne trova 11
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237
1'
rrr¡·
• 1

''
su? compimento nella salvezza e la salvezza trova la sua perfezio · ¡0 strumento divinamente istituito dell'attualizzazione sacramentale
nei ,sacra~en~i della Chiesa. ~oi la preghiera afferma che Dio pre~ nella Chiesa della Pascha sempre attuale di Cristo. Attraverso la vir-
guro n_el diluviO e ~el passaggw attra:erso il mare la rigenerazione e ü . tus Spiritus Sancti invocata su di essa, l'acqua e resa capace di fare cio
battesimo; che Cnst?: nel suo battesimo nelle acque del Giordano, fu che da sé non puo fare: contenere e conferire lo Spirito, per cui tutti
consacrato dallo Spmto Santo; che, sulla croce, verso dal suo fianco coloro che entrano in essa sono «nati dall'acqua e dallo spirito» (Gv
sangue e acqua; che, dopo la sua risurrezione, comando ai discepoli di 3,5) e resi quindi figli adottivi del Padre. In breve, attraverso la virtus
battezzare tutte le nazioni. Spiritus Sancti l'acqua diventa cio per cui era stata.creata, mache non
_Dopo aver c~ndotto la storia della salvezza al suo termine escato- poteva mai diventare da se stessa; coloro che rinascono in essa sono
logico nella ~as_swne e nel pa_ssaggio_di ~risto, l'anamnesi cede il po- ristabiliti nell'immagine di Dio nella quale erano stati creati; l'econo-
sto alle_ tre _nchieste della sezwne epicletica. La prima e breve. Chie- roia della creazione raggiunge il compimento nella salvezza e la sal-
d~ a Dw di guardare con_amore la sua Chiesa e di «far scaturire per vezza e resa perfetta nell'atto sacramentale della Chiesa.
lei la ,sorgent~ del battesimo». La sec?~da e piu lunga. Chiede che Dopo che i candidati sono stati battezzati e confermati, l'assem-
quest acqua nceva, per opera dello Spmto Santo, la grazia di Cristo blea rinnova la sua fede battesimale e viene aspersa con l'acqua be"
«perché con il sacra~ento del battesimo» l'uomo, fatto a sua immagi~ nedetta, mentre si canta Vidi aquam o altro canto di carattere batte-
ne (Gen 1,~~-27), «Sia lavato dalla macchia del peccato e, dall'acqua siroale. La preghiera universale conclude la terza parte della Veglia.
e_ da~o Spmto Santo, rinasca come nuova creatura», con un ovvio
nfenmento a Gv 3,5. Percio attraverso il battesimo l'uomo diventa d. Quarta parte: la liturgia eucarística
cio per cui e stato creato: immagine di Dio. L'economia sacramentale
La celebrazione dell'eucaristia costituisce il culmine della Veglia,
della Chiesa porta a compimento cio che l'uomo era destinato ad es-
del Triduo e dellungo cammino dell'iniziazione cristiana. Il carattere
sere in forza della sua creazione.
di questa celebrazione e molto diverso da quello della messa in Cena
. Aquesto punto si puo immergere il cero pasquale nell'acqua. Poi Domini, non solo perla presenza e la prima comunione dei neobat-
gmnge la terza richiesta, un'invocazione esplicita dello Spirito Santo
tezzati, ma anche perché e preceduta, al venerdl e idealmente al saba-
r~sa per_sinopiu intensa dall'inserimento del termine quaesumus, eh~ to, dal digiuno pasquale che ricorda la partenza dello sposo (Me 2,19-
1'

ncorda Il «TI preghiamo, dunque, Signare» verso la fine dell' Exsultet. 1

20).80 Questo fa dell'eucaristia alla quale tende il digiuno una sorta di


Il_ sacerdote prega: Descendat, quaesumus, Domine, in hanc plenitu-
banchetto nuziale servito dallo stesso sposo a coloro che attendono il 1

dmem fontis per Filium tuum virtus Spiritus Sancti «Discenda Padre
suo ritorno 81 o qualcosa di simile ai pasti dopo la risurrezione descritti
in quest'acqua, per opera del tuo Figlio, la potenz~ dello Spirito San~
1

nel Nuovo Testamento (Le 24,28-32; Gv 21,9-13; At 10,41), in altri


to». La preghiera specifica subito lo scopo di questa supplica: «Tutti 82
termini una parousia in forma sacramentale.
coloro che in essa riceveranno il battesimo, sepolti insieme con Cri- 11 prefazio afferma che il motivo principale per rendere grazie in
sto nella sua morte [Rm 6,4], con lui risorgano alla vita immortale». questa notte e che Pascha nostrum immolatus est Christus, «Cristo
La cosa sorprende, perché la sezione anamnestica non ha fatto alcun
nostra Pasqua e stato immolato», parole che ritornano nell'antifona
riferimento alla teología paolina del battesimo in Rm 6 3-11 e come alla comunione. Questa citazione diretta di 1Cor 5,7, il fondamento
abbiamo visto, in quella lettera la risurrezione del bat¡ezzato' e una
speranza futura, non una realta presente .
. Attraverso le parole della benedizione, l'acqua da usare per il bat- so Sul digiuno pasquale cf. sopra, p. 214, nota 58. . .
tesi~o, oltre ad essere un símbolo naturale, acquista un significato '1 Dopo il riferimento all' <<ammonimento evan!/!elico» (Le 12,35-37), 11 n. 1 de~l'n~­
troduzione alla Veglia nel Messale presenta i fedeh come <<quelh che aspettano il Sl-
storico mediante la sua utilizzazione nell'economia della salvezza e gnore quando torna, in modo che, al suo ritorno, li trovi ancora svegli e li faccia sedere
un significato escatologico mediante il suo collegamento con la Pa- alla sua tavola».
82 Sulla relazione fra i pasti dopo la risurrezione e l'Ultima cena nello sviluppo
scha di Cristo, l'evento che completa la storia della salvezza e la reo-
della teologia dell'eucaristia, cf. O. CuLLMANN, <<The Meaning of the Lord's Supper
de duratura in eterno. Soprattutto attraverso la virtus Spiritus Sancti in Primitive Christianity>>, in O. CuLLMANN- F.J. LEENHARDT, Essays4 on the Lord's
o «potenza dello Spirito Santo», invocata su di essa, l'acqua divent~ Supper, Ecumenical Studies in Worship 1, John Knox Press, Richmond 1963, 5-23.

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neotestamentario de~lapascha come passio, non lascia alcun dubbio annuale e finalizzata ad avvicinare sempre piu il popolo alla piena
s~l fatto che la Vegha pasquale non celebra solo la risurrezione del realizzazione dello scopo per cuí e stato scelto e redento: l'alleanza
S1gnore, ma anche la sua passione. 11 prefazio continua, affermand con il Signare. Tuttavia, una volta storicizzati, il significato e lo scopo
e~~ Cristo <;e il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo». All'~ dell'attuazione rituale non risultano dalle azioni stesse. Devono esse-
mzw del mmistero di Gesu, Giovanni Battista lo acclama due volt re raccontati, trasmessi a voce di generazione in generazione. Percio
«Agnello di Dio», aggiungendo la prima volta «che toglie il peccat~ Es 12,14 comanda: <<Questo giorno sara per voi un memoriale». Ed
del mondo» (Gv 1,29.35), collegandolo cosi non solo con la vittima Es 12,26-27 aggiunge: <<Quando i vostri figli vi chie_deranno: "Che si-
pasquale, ma anche con il misterioso Servo sofferente che Is 53,7 pre- gnificato ha per voi questo rito?", voi direte loro: "E il sacrificio della
senta c?~Ile «Ul_l agnello condotto al macello». L'immagine dell'agnel- Pasqua per il Signare, il quale e passato oltre le case degli israeliti in 1
1

lo sa.c~Iflc~to ntorna nella Prima lettera di Pietro, ma con l'ulteriore Egitto, quando colpi l'Egitto, e salvo le nostre case"».
specificazwne ?el valor.e espiatorio del suo sangue: «Voí sapete che Diversamente da Giovanni, che fa coincidere la Pasqua con la
non a prezzo d1 cose efflmere, come argento e oro, toste liberati dalla morte di Gesu per presentarlo come il vero agnello pasquale, i van-
v?str~ vuota condotta, ereditata dai padri; ma con il sangue prezioso geli sinottici, specialmente Luca (Le 22,14-15), la fanno coincidere
di Cnsto, agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,18-19). con l'Ultima cena, facendone una cena pasquale, l'anamnesi annuale
Anche 1' Exsultet canta Cristo come «Íl vero Agnello, che con il della redenzione di Israele in vista dell'alleanza. Benedetto XVI scri-
s~o. sangue consacra le case dei fedeli». Questo ci riconduce alle ori- ve che questa cena rituale <<era memoria del passato, ma, nello stesso
gmi ~e~la Pas~ua. Per ~nnumerevoli generazioni prima dell'epoca di tempo, anche memoria profetica, ossia annuncio di una liberazione
Mo~e, I_Pa~ton nomad.I nell~ notte del plenilunio che seguiva l'equi- futura[ ... ]. E in questo contesto che Gesu introduce la novita del suo
nozi·o· d1 pnmavera, pnma d1 spostare le loro greggi in nuovi pascoli, dono. N ella preghiera di lode, la Berakah, egli ringrazia il Padre non
~acnflcavan? un. agnello o un capretto di un anno, poi ne spalmavano solo per i grandi eventi della storia passata, ma anche per la propria
Il sangue sm pah della loro tenda per tenere lontano «lo sterminato- "esaltazione"». 11 papa continua:
re» (Es 12,23) e salvare illoro mondo dal caos circostante. N ella stes-
Istituendo il sacramento delt'eucaristia, Gesu anticipa e implica il sacrificio
sa notte, i P?poli dediti ~ll'agricoltura mangiavano il pane azzimo per
delta croce e la vittoria delta risurrezione. Al tempo stesso, egli si rivela
proteggere 1loro raccolti da organismi nocivi. Questi riti erano colle- come il vero agnello immolato, previsto nel disegno del Padre fin dalla
gati con il ciclo riproduttivo degli animali e con il ciclo della crescita fondazione del mondo [. .. ]. Collocando in questo contesto il suo dono,
delle piante. La loro celebrazione, anno dopo anno, era dettata dalla Gesu manifesta il senso salvifico delta sua morte e risurrezione, mistero
natura e non richiedeva alcun comando. che diviene realta rinnovatrice della storia e del cosmo intero. 84
. In Es 12,~ ~28, i var.i elementi di queste fes te fino ad aHora sepa-
rati .so~o ~us1 m un. umco complesso, anche se i due nomi, Pasqua e Identificando il pane spezzato e il calice condiviso con se stes-
Azz1m1, nflettono Il suo carattere composito. 83 Qui non occorre ri- so nell'atto di offrirsi in sacrificio per inaugurare la nuova alleanza,
prendere i dettagli del racconto. Basti notare che da allora tutte le Gesu trasforma l'anamnesi annuale della redenzione di Israele nella
préscrizioni rituali vengono attribuite al Dio che ha rivelato il suo sua propria anamnesi: il compimento escatologico e l'attualita sem-
nome a Mose (Es 3,14) e costituiscono una commemorazione della pre presente di cio a cui era destinata tutta la storia pass ata e la stessa
sua scelta di Israele come suo popolo e della conseguente liberazio- natura.
ne dalla schiavitu dell'Egitto. Dai materiali grezzi di precedenti te- Percio, nell'eucaristia della Veglia pasquale, i battezzati di ogni
ste della natura e scaturita un'unica festa storica, la cuí ripetizione tempo e di ogni luogo <<fanno» (1Cor 11,24-25; Le 22,19) l'anamnesi
del Signore. Nella potenza dello Spirito Santo- gia invocato sull'ac-
qua del fonte battesimale, ma ora invocato sui doni eucaristici e su se
Un'~sposizione chiara e piuttosto recente de!l'origine e dello sviluppo di queste
83

due feste e quella d1 B.M. BoKSER, <<Unleavened Bread and Passover Feasts of» in
D.N. FREEDMAN (ed.), Anchor Bible Dictionary 6 voll Doubleday N'ew York 19,92
VI, 755-765. ' ., ' ' 84 BENEDETIO XVI, Sacramentum caritatis 10: EV 24/105~226.

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r stessi- essi partecipano alla pascha del Signare nell'ora sempre nuo- stano un nuovo significato dal modo in cui sono usat~ nella storia della
va e senza fine del suo compimento. Questo equivale ad affermare salvezza e raggiungono alla fine la pienez~a escatolog1ca alla quale sano
ancora una ~olta che la salvezza,_ sempre attuale in Cristo, raggiunge destinati, diventando segni o sacr~entl dell~ pasch~ sempre presen-
la sua perfezwne nella sua attuahzzazione sacramentale nella Chiesa. te del Signare attualizzata nella Ch1esa. Perc10, e~~ il pro~~dere dell~
Veglia, si invoca con crescente frequenza e intenslta 1~ ~prr~~o, perche
realizzi questa trasformazione della natura e della sto:m m ~10 che_esse
4. Conclusioni devano essere: manifestazioni della gloria divina dagl~ ess~n umam. .
5. Percio ogni parte della Veglia mira alla partec1pazwne ~cclesia­
l. Tutte le quattro partí della Veglia celebrano una stessa identica le alla pascha del Signore. Si accende il cero pasquale, ~erche da esso
r~alta, la pascha del Signore in tesa sia come passione sia comepassag- i fedeli possano accendere le loro candele e cósi parteCI~ar~ alla luc:
gw. Malo fanno attraverso segni e immagini, parole e gesti, diversi.II del Cristo gloriosamente risorto. Si proclama la pa:ola d1 ~~~, perch~
mistero celebrato rimane costante durante tutta la celebrazione. Solo la sua forza creatrice possa unire i lettori con colm eh~ ne e 11 co~pl­
il modo della sua espressione simbolica cambia. roento. Si benedice l'acqua, perché da essa i peccaton possan? nna-
2. La veglia non presenta uno sviluppo lineare, partendo da un scere nello Spirito vivificante del Cristo crocifisso. Si consacra 11 pane
punto e terminando in un altro. E formata piuttosto da cicli ricorren- e il vino, perché grazie ad essi tutti i presentí, pur essendo ancora nel
ti, che continuano a ruotare su se stessi. Ma il tema non progredisce mondo e nel tempo, possano gia partecipare alla cena delle n?:ze
dall'uno all'altro. Cambia la forma dell'espressione, ma non cambia dell'Agnello. In ogni parte della Veglia, con crescente profond~ta e
il contenuto tematico. Percio, quando si dice che la Veglia celebra la solidita man mano che si passa da una parte all'altra, la salvezza vwne
morte e la risurrezione di Cristo, bisogna fare attenzione a non pen- portata a compimento e la creazione raggiunge il suo scopo.
sare che essa cominci con la morte e termini con la risurrezione e che
a un certo momento si passi dall'una all'altra, com'era il momento del
Gloria nella Veglia di Pio XII. 5. DOMENICA DI PASQUA: MESSA DEL GIORNO
. 3. Nella Veglia non c'e sviluppo tematico, ma c'e uno sviluppo di
un altro genere. Le immagini e i simboli attraverso i quali si rende l. Il Messale del1962
presente l'unico mistero diventano pi u divini, piu densi e piu duraturi
man mano che la celebrazione avanza. Illucernarium e interamente Preliminari. La riforma di Pio XII nel1956 fu una rifarma della
ecclesiastico, cioe di origine umana. Le letture bibliche sono parola Settimana santa. Non comprese la domenica di Pasqua. N el ~essal~
di Dio, ma in quanto parole sono immateriali e svaniscono appena del 1962, la messa di questo giorno e la stessa del Messal~ ~ndentl­
pronuncia te. 11 battesimo e un sacramento divinamente istituito e !'u- no del 1570. Orazioni, prefazio, communicantes e Hanc zgztur pro~
so dell'acqua lo rende concreto e tangibile. Anche !'eucaristía e un vengono dall'Hadrianum (H 383-388). Le_ du~ letture ~o~o ~~atte _da~
1

sacramento ma, diversamente dall'acqua del battesimo, che dona la lezionari piu antichi. I canti si trov~no ne1 se1 mano~_cnttl_ pm ~nt1ch1
1

grazia senza essere cambiata in Cristo, il pane e il vino diventano il dell' Antifonale Romano, anche se m uno mancan o 1 mtrmto e 11 post-
carpo e il sangue del Signare e restano tali anche dopo la fine della communio (AMS 80). La sequenza, Victimae paschali laudes, e opera
di Wipone di Bargogna, morto do~o il1?46. .
85
celebrazione. Percio !'eucaristía e la forma piu sostanziale e piu du- .
ratura della presenza di Cristo nella Chiesa. Gli altri sacramenti sano Negli antichi sacramentad, lezwnan e antlfonah, la messa della
ordinati ad essa, come l'intera Veglia pasquale. domenica di Pasqua segue direttamente quella del Saba~o santo. Non
4. In ogni parte della Veglia e' e anche una progressione verso !'alto cosi nel Messale Romano preconciliare. Nell'editio typzca del1570 e
del simbolismo: dallivello naturale a quello storico a quello escatolo- fino all'edizione del1962, fra la messa del Sabato santo e quella della
gico. Le parole delle preghiere e delle benedizioni che accompagnano
le azioni rituali mostrano che gli elementi del creato (luce, acqua, olio,
pane, vino), che hanno un valore simbolico gia a livello naturale, acqui- ss M.I.J. RoussEAU, «Victimae Paschali Laudes», in NCE, 14, 645.

242 243
1

11

., domenica di Pasqua sono inseriti !'ordinario della messa, i prefazi e il nella morte di Cristo sottende anche la prima parte del Victimae pa-
,1

(;_anon Missae, separando cosi Settimana santa e Pasqua, passione e schali laudes: «Alla vittima pasquale, cristiani, offrite il sacrificio di
nsurrezione. Poiché prima del1956 la celebrazione del Sabato santo Iode. L'Agnello ha redento il suo gregge, l'Innocente ha riconciliato
aveva luogo al mattino presto, alla presenza di uno sparuto numero di i peccatori col Padre». Tutti questi passi collegano la messa della do-
fedeli, la messa della domenica mattina, frequentata da molti fedeli menica di Pasqua con la celebrazione del Venerdi santo. Benché nei
11
venne considerata, e fu in realta, la messa di Pasqua. ' libri liturgici sia separata dalle liturgie della Settimana santa e nono- 1

stante l'impressione offerta dal suo titolo, questa messa riguarda sia
1

Pascha come passaggio. L'espressione Dominica Resurrectionis la passione sia la risurrezione del Signore.
«Domenica di Risurrezione», nel titolo sopra la messa nei messali si~ Abbiamo gia osservato che la colletta non ricorda la risurrezione. 1


del1570 sia del1962 suggerisce che la commemorazione della passio- E neppure le altre due preghiere presidenziali lo fanno. La secreta
ne e della morte del Signore durante la settimana precedente aveva afferma che «la nostra guarigione eterna», riservata per il futuro esca-
lasciato il posto a una celebrazione trionfale della sua risurrezione. tologico, deriva da «questa celebrazione dei misteri pasquali», che
yari testi nel formulario suffragano questo punto di vista. Soprattutto dom Bemard Botte interpreta nel senso di sacrificio di Cristo, il vero
11 vangelo, Me 16,1-7, nel quale un giovane vestito di bianco annuncia agnello pasquale. 86 Il postcommunio afferma che Dio sazia la fame del
alle donne che vanno al sepolcro: «E risorto, non e qui». Il commu- suo popolo «con i sacramenti pasquali, paschalibus sacramentis».
nicantes proprio del Canone romano afferma: «Celebriamo il giomo 1 testi per la messa della domenica di Pasqua nel MR 1962 evi-
santissimo della risurrezione di nostro Signore». denziano quindi un grande equilibrio fra i due significati di pascha
L'introito pone in bocea a Gesu espressioni adattate riprese dal - transitus e passio -,un equilibrio che non ci si aspetterebbe alla luce
Sal 138,18.5-6: Resurrexi et adhuc tecum sum, «Sono risorto e sono del ti tolo Dominica Resurrectionis. Ma questo ti tolo non e antico. Nei
ancora con te». L'offertorio pensa probabilmente al terremoto del sacramentari antichi, i titoli delle messe di questo giomo non concen-
racconto matteano della risurrezione (Mt 28,2) quando canta, con le trano rígidamente l'attenzione sulla risurrezione. Il vecchio Gelasia-
parole d~l S~l 75,9-10: «La terra ebbe timore e tacque, quando Dio no ha Dominicum paschae; l'Hadrianum, Dominica sancta. 81
sorse a gmd1care». Nella seconda parte della Sequenza, Maria Mad-
dalena afferma di aver visto «la tomba del Cristo vivente, la gloria 2. Il Messale di Paolo VI
del Cristo risorto», aggiungendo: «Cristo, mia speranza, e risorto»,
sentendosi rispondere: «Si, ne siamo certi, Cristo e davvero risorto» Le Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del ca-
percio vive per sempre. La colletta e meno diretta, poiché afferma; lendario del1969, al n. 19, presentano la domenica di Risurrezione
«Ü Padre, che in questo giomo, per mezzo del tuo Figlio, hai vinto la come il terzo giomo del Triduo pasquale, legandolo quindi ai due
~orte e ci hai aperto la via dell'etemita». Non dice come e quando e, giomi precedenti per formare un'unita di tre giomi che celebra lapa-
diversamente dalla colletta della Veglia, non parla della risurrezione. scha del Signore nel doppio senso della sua beata passione e del suo
glorioso passaggio dalla morte alla vita. Nel1970, la prima edizione
Pascha come passione. Al contrario, l'epistola, 1Cor 5,7-8, non típica del Messale di Paolo VI colloca la Veglia durante la notte e la
parla affatto della risurrezione di Cristo, ma della sua morte, in partí- messa del giomo sotto un ti tolo comune, la cui prima parte deriva dal
colare del suo valore pasquale - «Cristo, nostra Pasqua, e stato immo- vecchio Gelasiano, Dominica paschae in resutrectione Domini, «Do-
lato» -, portando a compimento la redenzione iniziata con l'immola- menica di Pasqua della Risurrezione del Signore». Da aHora, la Ve-
zione dell'agnello pasquale in Egitto. Ricordiamo che questo testo glia pasquale viene considerata facente parte non piu del Sabato san-
di Paolo, insieme con il racconto giovanneo della Passione, e il fon- to, ma della domenica di Pasqua. Percio, ora la messa che prima era
damento neotestamentario dell'interpretazione cristiana della pascha
come passio. L'affermazione Pascha nostrum immolatus est Christus
ritoma nel versetto dell'Alleluia, nel prefazio e nell'antifona alla co- 86 BorrE, <<Paschalibus initiata mysteriis>>, 87.
munione. L'immagine dell'agnello pasquale realizzata pienamente 87 Cf. BRUYLANTS 1, TI. 90.

244 245
spiega: «Essi lo uccisero appendend?lo a una croce,_ma Di? 1? ~a ri-
detta messa della domenica di Pasqua e la seconda delle due messe di suscitato al terzo giorno». Questo d1scorso pronuncmto a:lllllZl~ del
Pasqua: la prima e celebrata come parte della Veglia, o in vigilia, e la cristianesimo e molto importante, perché afferma che Gesu non ntor~
seconda piu tardi durante il giorno, o in die. no da sé invita, ma fu risuscitato dai morti da Dio,_ cioe d~l Padre. 0~1
siamo al cuore della dimensione trinitaúa ?e!la nsu~r~:1o~e. Sotto ~1
Le preghiere. 11 Messale postconciliare sostituisce la colletta del titolo «La Risurrezione- opera della sant1ss1ma Tnmta», 11 Catechz-
MR 1962 con quella della messa della domenica di Pasqua che si trova
smo delta Chiesa cattolica, al n. 648, spiega:
nel vecchio Gelasiano (GeV 463). 88 In latino, la prima parte della pre-
ghiera s:oincide con quella della preghiera nel MR 1962 tratta da H 383. Essa si ecompiuta perla potenza del Padre che «ha risuscitato Cristo, S~~
Dice: «Ü Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, Figlio, e in questo modo ha introdotto in man!er~ perfetta !~ su~ u:n~~lt~
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna ... ». con il suo carpo nelta Trinita. Gesu viene defi~zttva.rl":ent~ costttu~to Fl-
Mala seconda parte e diversa. Invece di chiedere a Dio di «realiz- glio di Dio con Potenza secando lo Spirito.dz santifz~azwn_e medzante la
risurrezione dai morfi». San Paolo insiste sult_a ."!anife~tazwn_e, delta po-.
zare i nostri desideri», chiede di concedere «a noi, che celebriamo la tenza di Dio per l'opera delta Spirito che ha vzvificato l umamta marta dz
Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinasce-. Gesu e l'ha chiamata alto stato glorioso di Signare.
re nella luce del Signore risorto».
Un'esplicita menzione dell'azione dello Spirito in quella che vie- La lettura dagli Atti degli apostoli afferma che i discepoli hanno
ne detta «la Pasqua di risurrezione» e certamente benvenuta. conosciuto la realta della risurrezione di Cristo, l?erché_ «han~o ~an­
giato e bevuto con lui dopo la sua ri~urrezione dm m~r ~». Le lmphca-
Poiché la secreta e il postcommunio della messa della domenica di
Pasqua nel MR 1962 sono gli stessi della Veglia pasquale, il Messale zioni eucaristiche di quest'affermaz10ne s~no eno~m1. ,
9
di Paolo VI li sostituisce con altre preghiere. Come nuova preghiera La seconda lettura per la messa del g10rno d1 Pasqua e Col 3,1-
sulle offerte, i riformatori hanno scelto la secreta del mercoledi di Pa- 4, letta in precedenza alla Veglia, ma poi sos~ituita co~ Rm 6,3-11.
squa nel MR 1962, tratta da H 409. Anticipando di molti secoli l'inse- Diversamente dal passo tratto dalla Lettera m Romam, questo non
gnamento di Ecclesia de Eucharistia, afferma che, mediante l'offerta ricorda il battesimo o la morte e sepoltura di Cristo. I~c~ntra l'~tten­
del sacrificio eucarístico, «mirabilmente nasce e si edifica sempre la zione sul Cristo «seduto alla destra di Dio» e sul cnstmno «nso~to
tua Chiesa». 89 Anche la nuova preghiera dopo la comunione, tratta con Cristo», che «cerca le cose di lassu» ed e destinato _ad «~ppanre
dal Sacramentario di Bergamo, n. 564, menziona esplicitamente la con lui nella gloria». L'epistola della messa della domemca d1 Pasqua
Chiesa: «Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente, con l'ine- nel MR1962, 1Cor 5,7-8, e conservata come seconda lettura a s~elta ..
sauribile forza del tuo amore, perché, rinnovata dai sacramenti pa- A vendo spostato Me 16,1-7, letto in precedenza nella domem_c~ d1
squali, giunga alla gloria della risurrezione». Quila risurrezione vie- Pasqua nella Veglia pasquale dell'anno B, il Lezionario postcon~1hare
ne presentata come il destino escatologico della Chiesa. I sacramenti deve tr~vare un altro vangelo per la messa in die Pas~hae. Sceghe Gv
sono i mezzi che permettono alla Chiesa pellegrinante di raggiungere 20,1-9, il racconto di Maria Maddalena ~ul corpo del S1g~o~e scor~par­
il suotraguardo celeste e, in realta, di parteciparvi gia in terra. so dalluogo in cui era stato posto, s,egmto dalla corsa d1 Sun?n Pwtro
e dell'altro discepolo al sepolcro.91 E importante notare che m questo
Le letture. 11 Lezionario sceglie At 10,34a.37-43 come prima lettu- passo, diversamente dai vang~li ~ell~ Veglia, non c:e al s~po~cro alcu-
ra, una scelta molto adatta al terzo giorno del Triduo, perché li Pietro na figura angelica che annunct: «E nsorto». Dopo 1 omeha, s1 possono

9o Cf. CuLLMANN, <<The Meaning of the Lord's Supper in Primitive Christianity»,


88
Perle fonti delle preghiere di questa messa, cf. WARD, «The Easter Mass For- 5-23 specialmente 5-16. . · t
mularies for the Vigil Mass and the Mass "in die" in the 2000 "Missale Romanum"», 'g¡ 11 Lezionario permette la lettuni del vangelo della Vegha anche 1~ ques a mes~a:
90-128. A un'eventuale messa vespertina permette, la lettura. di Le ~4,13-35, 11 racconto .:~
discepoli di Emmaus, s~elt.o per mercoled1 della setbmana d1 Pasqua, a causa dell
'1
89
Illatino ha renascitur et nutritur. E cosi che la preghiera si presenta in GeV 470. !1
Ma il testo in H 409 e nascitur et nutritur, «nasce e si nutre», non <<rinasce e si nutre>>. spressione «si fa sera e il g10rno e ormm al tramonto».
N el MR 1962 epascitur et nutritur, <<SÍ alimenta e si nutre». 1 'i

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