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95034 Geiger: Liturgia e Antropologia 5

1.2 Antropologia teologica


• GS 22:
In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo.
Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm5,14) e cioè di Cristo Signore.
Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche piena-
mente l'uomo a sé stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione.
Nessuna meraviglia, quindi, che tutte le verità su esposte in lui trovino la loro sorgente e tocchino il loro vertice.
Egli è « l’immagine dell'invisibile Iddio » (Col 1,15) è l'uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la
somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato.
Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata per ciò stesso essa è stata
anche in noi innalzata a una dignità sublime.
• relazione costitutiva con Dio suo creatore
• “esse coram Deo” (Martin Lutero – Gal 2,12)
• “coesse cum aliis coram Deo” (Greshake)

1.2.1 Aspetti biblici dell’antropologia teologica

Affermazioni antropologiche della Sacra Scrit- Aspetti antropologici


tura
1 Affermazioni fondamentali sull'uomo Immagine di Dio, peccaminosità, chiamata alla
salvezza ecc.
2 La Sacra Scrittura come parola di Dio rivolta L'uomo come soggetto cui Dio può rivolgere la
all'uomo parola e con cui può dialogare
3 La Sacra Scrittura come testimonianza della pa- Approfondimento e cambiamento della conce-
rola di Dio in forma di linguaggio umano e sulla zione che l'uomo ha di sé ad opera della divina ri-
base di esperienze storiche velazione

1.2.2 Aspetti sistematici dell’antropologia teologica4

Definizione teologica dell'uomo affermazione antropologica


Creaturalità dell'uomo Creatura
Definizione amartiologica Peccatore
Definizione soteriologica Redento mediante Cristo
Definizione ecclesiologica Membro della chiesa di Cristo
Definizione escatologica Chiamato alla vita eterna

4
Langemeyer, Georg: Art. Teologia antropologica, in: W. Beinert (ed.): Lessico di teologia sistematica, 27-29, 28.
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1.3 Liturgia e antropologia: Katabasis-Anabasis


1.3.1 Katabasis
▪ SC 2: La liturgia infatti, mediante la quale, specialmente nel divino sacrificio dell'eucaristia, «si
attua l'opera della nostra redenzione», contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella
loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa.
▪ Katabasis: l’iniziativa salvifica divina – καταβαίνω (scendere, discendere)
1.3.2 Anabasis
▪ SC 7: Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio
una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua
sposa amatissima, la quale l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno
Padre. … In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata
in modo proprio a ciascuno di essi…
▪ Anabasis: risposta umana all’opera salvifica - ἀναβαίνω (salire)

1.3.3 Diabasis - διά


• traduzione del ebr. Pèsach (‫ )פסח‬nella LXX:
Filóne di Alessandria: trad. διάβασις; Alessandrini (Clemente, Origene, III sec.): πάσχα = διάβασις,
ὑπέρβασις, διαβατήρια. Girolamo (IV sec.): phase, id est transitus Domini - Vulgata (Es 12,11).
• CCC 1111
L'opera di Cristo nella Liturgia è sacramentale perché il suo Mistero di salvezza vi è reso presente mediante la
potenza del suo Santo Spirito; perché il suo Corpo, che è la Chiesa, è come il sacramento (segno e strumento)
nel quale lo Spirito Santo dispensa il Mistero della salvezza; perché, attraverso le sue azioni liturgiche, la
Chiesa pellegrina nel tempo partecipa già, pregustandola, alla Liturgia celeste.

• Papa Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, 70:


Le parole di san Paolo ai Romani a questo proposito sono la formulazione più sintetica di come l'Eucaristia
trasformi tutta la nostra vita in culto spirituale gradito a Dio: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di
Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale»
(Rm 12,1). In questa esortazione emerge l'immagine del nuovo culto come offerta totale della propria
persona in comunione con tutta la Chiesa. L'insistenza dell'Apostolo sull'offerta dei nostri corpi sottoli-
nea l'umana concretezza di un culto tutt'altro che disincarnato. ()

• L’antropologia liturgica chiede sul “come” della liturgia.


• Il movimento del catabasi-anabasi si realizza attraverso l’umano: attraverso il corpo, il linguaggio,
la cultura, il simbolo, il rito.
• Anche attraverso il nostro essere come immagini di Dio: in comunione, in relazione con gli altri
• Rischio del “sola antropologia”
• J. Ratzinger / Benedetto XVI.: La questione circa la struttura della celebrazione liturgica, OO 11,
441-455, 446s
La comunità diventa comunità non mediante l'interazione, ma per il fatto che essa riceve sé stessa dal Tutto e
si restituisce al Tutto. A partire da questa constatazione si potrebbe ora dimostrare nel dettaglio perché la
liturgia non venga “fatta” ma accolta e, come realtà prestabilita, sempre nuovamente rivitalizzata; si potrebbe
inoltre dimostrare perché la sua universalità si esprima nella sua forma comune alla Chiesa intera, che come
“rito” si impone alla singola comunità. Sviluppare in particolare i diversi punti porterebbe qui troppo lontano.
Il pensiero centrale comunque ormai espresso con quanto detto finora: la liturgia come festa va oltre l'ambito
delle realtà fattibili e fatte; essa introduce nell'ambito di ciò che dato, vivo e che si fa nostro. Per questo, la
crescita organica nell'universalità della tradizione comunitaria stata la legge fondamentale della liturgia, in tutti
i tempi e in tutte le religioni. Persino nella grande svolta dall'Antico al Nuovo Testamento questa regola non
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stata violata e la continuità dello sviluppo liturgico non stata rotta: Gesù aveva inserito le sue parole dell'Ultima
Cena in modo organico nel contesto della liturgia giudaica, nel punto dove essa era aperta per tale intervento,
dove, per così dire, interiormente l’attendeva. La Chiesa nascente ha continuato con cura questo processo
dell'approfondimento interiore, della purificazione e dell'ampliamento dell'eredità veterotestamentaria. Né gli
Apostoli, né i loro successori hanno “fatto” una liturgia cristiana; (…) In questo senso per la singola comunità
e per il singolo liturgo vigeva sempre la non-facoltatività della liturgia. Proprio questo garanzia ed espressione
del fatto che qui avviene qualcosa di più grande, che va al di là di quanto una singola comunità e gli uomini in
genere possano mai fare da sé.

1.3.4 Aspetti sistematici dell’antropologia liturgica

Definizione teologica dell'uomo affermazione antropologica Elementi di una


antropologia liturgica
Creaturalità dell'uomo Creatura corpo, rito, linguaggio,
Definizione amartiologica Peccatore natura, cultura,

Relazione
Dio-uomo
tempo-spazio
Definizione soteriologica Redento mediante Cristo simbolo, rito
“sacramentale”
Definizione ecclesiologica Membro della chiesa di Cristo comunità, personalità
Definizione escatologica Chiamato alla vita eterna festa

▪ Creaturalità:
Cf. Salmo 8,4-5
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, *
il figlio dell'uomo (‫ן־א ָ֗דם‬
ָ֝ ֶ‫ )ּוב‬perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, *


di gloria (‫ כבֹוד‬/ δόξῃ) e di onore lo hai coronato:

▪ Uomo – “fatto”, creatura fisica


▪ ‫( אֱנ֥ ֹוׁש‬enosch): termine collettivo per il genere umano intero; aggettivo: mortale, letale, essere ma-
lato mortalmente → l’uomo come “essere per la morte”
▪ Uomo = “il figlio di Adamo” (Gen 1,26)
▪ dimensione storica: l’uomo si trova dentro una storia di salvezza (la definizione amartiologica)
▪ L’uomo è un “essere per la redenzione”

L’insieme del racconto di Eden (Gn 2,4b-25) e del racconto della caduta (Gn 3):
▪ Dio dà all'uomo un compito: servire il Signore ('abad) e osservare i suoi comandamenti (samar),
anche: “lavorare e custodire il giardino” (Gn 2, 15).
▪ Prima del comando c'è la libertà (Gn 2,17)
▪ L'uomo infrange l'alleanza: mette in dubbio il dono della liberazione (Es 16, 22- 27; 17, 1-7; Nm
11, 4-6); il serpente mette in dubbio il progetto divino (Gn 3, 1.4-5)
▪ Il Signore cerca l'uomo
▪ Dio lascia sempre al popolo la speranza del perdono e del ritorno a Lui (Dt 29-30). Gn 3 fa seguire
al misfatto l’indagine, ma lasciando sempre aperto un orizzonte di speranza e di misericordia.
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Conseguenze per la liturgia (e l’antropologia)


▪ la situazione creaturale (il paradiso) – “la liturgia ideale”
▪ Luogo fatto da Dio – luogo della presenza di Dio (cf. Gn 3,8)
→ «definizione» di Dio: Dio è presente, Dio si prende cura della sua creazione; cfr. Dio giardiniere
▪ Luogo dell’incontro – luogo di libertà (condizione per il culto):
Il comando originario rivolto da Dio al faraone suona così: «Lascia partire il mio popolo, perché possa servirmi
nel deserto!» (Es 7, 16). (…) Israele non parte per essere un popolo come tutti gli altri; parte per servire Dio.
La meta dell'Esodo è il monte di Dio, ancora sconosciuto, lo scopo è il servizio da rendere a Dio. (…) In fondo,
la contrapposizione fra Terra e culto non ha senso: la Terra viene data perché ci sia un luogo d'adorazione del
vero Dio. (Ratzinger, Opera Omnia 11, 29s)

▪ Dio da l’uomo un compito: coltivare e custodire


▪ “Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”
(Gn 2,15).
→ «definizione dell’uomo»: l’uomo è partecipante alla creazione di Dio → partecipazione concreta (ma-
teriale, corporale, fisica).

▪ Salmo 8: Eppure l’hai (1) fatto poco meno degli angeli, * di (2) gloria e di onore lo hai coronato
(1) creato, non indipendente
(2) ‫ כבֹוד‬kabod / greco (LXX) doxa δόξῃ καὶ τιμῇ ἐστεφάνωσας αὐτόν·
→ ‫ כבֹוד‬- termine tecnico per la presenza cultuale di Dio
→ Dio è presente nella doxa della creatura
→ l’uomo coronato di kabod/doxa è luogo della presenza di Dio
→ situazione ideale, dopo la caduta l’uomo ha perso la doxa,
cfr. Rm 3,23 “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” / πάντες γὰρ ἥμαρτον καὶ
ὑστεροῦνται τῆς δόξης τοῦ θεοῦ

▪ L’uomo è luogo della presenza di Dio – l’uomo lodando Dio.


▪ Nel paradiso questo si realizza nell’essere umano
▪ S. Ireneo: “la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio” -
Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei” (Adv. haer. IV, 20, 7)
▪ Visio Dei – “liturgia dell’uomo” – relazione con Dio e il creato
Ratzinger: “soltanto se il rapporto con Dio è giusto, anche tutti gli altri rapporti dell’uomo – le sue relazioni
con gli altri e il suo comportamento verso il creato – possono essere in ordine. (…) l’adorazione, la giusta
modalità del culto, del rapporto con Dio, è costitutiva per la giusta esistenza umana” (Opera Omnia XI, 34).

→l’incontro con Dio e l’esperienza di liberazione

Conseguenze per la liturgia (e antropologia) – una “definizione” derivante dalla teologia della crea-
zione
▪ L’uomo è homo liturgicus – doxa di Dio nella lode / anabasi
▪ Il luogo creato è il mondo: l’uomo non esiste senza il mondo cioè liturgia è liturgia incarnata / dia-
basi → relazione – realtà antropologica
▪ Gesù Cristo come Adamo nuovo – nuovo uomo: partecipazione alla sua opera / catabasi

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