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I

ARO IVIO STORICO .

LOMBARDO

GIORNALE
DELLA

SOCIETÀ STORICA LOMBARDA

SERIE SE C ONDA

VOLUME X - ANNO XX

MILAN 0
SE D 8 1
LIBRERIA
D .
ELLA SOCIETA FRATELLI DUMOLARD
IL.yw
w nu0%. H.
Corso Vittorio Em- ì 91

1 893
ALCUNE RAPPRESENTAZIONI IN ITALIA
NEL SECOLO XV.

A provare come Milano fosse, sino ai nostri giorni, considerata


a torto ultima venuta anche nelle storie del teatro in Italia, come
in altre manifestazioni del pensiero e dell' arte, io dava nel 1887
notizia di parecchie interessanti rappresentazioni datesi nella no_
stra città. nei secoli XIV e XV ( ).
Di queste, l ,illustre professore Alessandro D Ancona fece già
tesoro nell ultima sua pubblicazione (2); ma avendo io avuto
la. fortuna di trovare, dopo di allora, nel nostro Archivio di Stato

notizia di altre rappresentazioni datesi in Milano e in altre città


d Italia nel secolo XV, non reputo inutile di farle conoscere
e d' arricchire cpsi il patrimonio delle nozioni relative alla storia
del teatro in Italia.
La prima di questo fu data sulla piazza del Duomo al tempo
dell Aurea Repubblica Ambrosiana e precisamente nel giorno 12
ottobre 1449, in occasione che si pubblicava la pace e lega con
tratta fra la Signoria di Venezia e la Comunità di Milano ( ).

(l) Trion e rappresentazioni in Milano (sec XIV e XV) in Arch. Sw


rico Lomb., anno XlV. Fase IV, dicembre 1887.
(2) Origini del teatro italiano di Alessandro Ancona, stampato a To
(1

rino nel 1891.


documento che dà. notizia di tale rappresentazione fu stampato
(')
Il

per intero nel 1890 in Pavia dal dott. Girolamo dell Acqua in occasione di
nozze ed in una edizione di soli 50 esemplari. Non potendosi quindi ritenere
questo documento nelle mani del pubblico, reputo opportuno di qui ripor
tarlo, soltanto però nella parte relativa alla data rappresentazione.
ALCUNE RAPPRESENTAZIONI IN ITALIA NEL SECOLO XV.

I capitani e difensori della libertà della illu3tre ed eccelsa Co


munità di Milano, vestiti alcuni di veluto, altri di scarlato,
il Capitano generale Conte Giacomo Piccinino, i signori della
Guerra, i Consultori. i Magistrati e gran quantità di citta
dini notabili e popolari, al suono di trombe e pi eri si recarono in
quella mattina ordinatamente a messa nella Chiesa Maggiore.
Prima del sacri zio il celeberrimo dottore Guarnerio Castigliom'
sale il pergamo e pronunzia, in lode della pace, una eccellente
orazione, durata più di un ora. Dopo, con grande suonare di

trombe e pi 'eri, si pubblica la pace e lega. Terminata poi la


messa, si andò in solenne processione a San Nazzaro in porta
Romana, ritornando per la via dell Albergo del Pozzo, e arrivati
alla Piazza si fece questa rappresentazione.

. . . . . L era congigna to un pozetto coverto de lenzoli al palazo


di Signori cum cordelle che andavano l uno alla porta de la chiesa
magiore l altra a san Techia et la terza ad un tribunale facto in mezo
la piaza alto et cum le scale de asse largo da ogni canto, et per que

ste corde se mandoe prima un Agnolo ala Chiesa majore poi un altro
' Techia: facto questo,
a san. da la Chiesa majere ussi uno che repre
sentava san.t Ambroso vestito in modo de vescovo cum la scuriada
in mane aceupagnato de altri che rapresentavano alcuni sancti et cum
alcun altri che rapresentavano el priore et li signori: de sanLa Techia
nssi uno che rapresentava san Marco acompagnato d altri che pur
rapresentavano alcuni sancti et cum la rapresentatione del detto di
Venixa et de parechi zentilhomeni. E 1 uno da un canto et laltro dal laltro
cum le lor predete compagnie montone sul tribunale et ecco l angelo
fue mandato alor per la corda et qui subito san Marco et santo Am
broso insieme, li sancti cum sancti, al duxe col priore
se abrazono

et zentilhomini cum li signori et poi San Marco andoe verso la Chiesa


major et san Ambroso verso santa Techia. El duxe col priore et Zen
tili homini cum li Signori restono di compagnia et insema venere al
palazo di Signori. Indo se feci intrar in corte tuta la chieresia che fue
al ne della festa, la quale duree n ale XX ore . . . . -. Mediolanî
die XII. Octobris 1449

Archivio di Stato di Milano. Carteggio generale, 12 ottobre 1449. Let


()

-
tera di Vincenzo della Scalona al Marchese di Mantova, in copia uf ciale.
Arrh. Star. Lomb. Anno XX 62
960 VARIETÀ.

Nel mese di giugno 1459, Galeazzo Maria Sforza primogenito


di FrancescoI duca di Milano e suo fratello Filippo Maria
giungevano a Venezia, mandati dal padre a far visita a quella

Signoria, colla quale il duca si trovava allora nei migliori rapporti


politici. I ricevimenti, gli onori e le feste fatte ai due principi, al

primo mettere piede sul territorio della Repubblica e durante il


loro soggiorno in Venezia, furono splendidissimi e quali dovevano
aspettarsii gli del più reputato e potente principe d'Italia.
Tutto quanto si fece in tale circostanza si trova minutamente de

scritto nelle lettere scritte al duca da Galeazzo e dei Consiglieri

che l accompagnavano, e meriterebbero l attenzione di chi vo


lesse meglio con0scere gli usi e costumi principeschi di quel

tempo. Una di queste lettere, cioè quella di Galeazzo al padre del


5 giugno, contenendo curiose notizie di rappresentazioni, pantomine
moresche e giuochi eseguiti in quel giorno nel Palazzo ducale,
entra nella sfera del presente lavoro e perciò la riporto, ma

però soltanto in quella parte che si riferisce all argomento no


stro; eccolo:

El predicto misser Vitale Lando con li soliti compagni mi vene a


togliere et conduxene Pallatio, al intrare del quale, più lonze dala
a

scala che l'altre volte asai, nel cortile trovassemo la serenità del Duce
con la Signoria. qual c era venuto n lì per scontrarme et honorarme

quale posto in mezo tra l antedicto mio fratello et mi ne accompagnò


di sopra mela sala grande, et li assetati ali lati di sua Serenità, se

cundo il consueto, stetemo a vedere una festa facta per nostro rispecto
a nome dela compagnia sollenne, la quale certamente è stata si bella
quante poche che mi vedesse may. Li, ultra le donne che a numero
erano più de sessanta belle et ornatissimamente vestite et azoiate, erano
li compagni quali facevano la festa vestiti tuti ala gallante. con calze
tute a una divisa et recamate di perle che erano una polita cosa da
vedere, et senza el ballare che con summo dilecto si faceva, due belle
moresche in questo modo vi si fecero. L una per alcuni savoiini. al
principio dela quale giunti sopra la festa uno buffone con una strania
fogia in testa, tincto, due orechie de asino. et per tuta la persona
attachate code de foyne et di martiri, dietro al quale ne venere quatro
vestiti di tella morella con certe depincture et alo in modo di maniche
ALCUNE RAPPRESENTAZIONI lN ITALiA NEL SECOLO xv. 961

tochavano la terra, tra li quali vi n era uno. quale con tre cerchi in
una mano, congionti nel modo che la divisa deli diamanti di vostra
exellentia, che a tempo ballando pur ala moresoa. come anche l altri,
havendo da l altra mano una spada, a uno tracto poneva uno brazo.
la testa et una gamba in essi cerchi. che non era se non apta et de
stra cosa. Fornita questa, ala quale pur uno pezo si balloe, non tropo
puoso per principio de 1' altra, quale venetiani fecero, ne vene uno
conzo in modo d'araldo, con duy gioveni inanti et duy a lato, sopra
le cuy spade se veneva aponzando, al quale, havendo luy adimandato
uno salvoconducto et essendoli dal maestro dela festa concesso. se

guiva uno carro tracto per homini. quale essendo facto in quadra
forma havea ordinato di sopra uno capicello, sotto del quale era una
persona conza in modo de Diana. et atorno in cadano canto uno puto
conzo a modo d angelo. quali a uno tracto sonavano una trombeta per
homo, et questo nela parte di sopra; ma in quella di sotto a qualun
cha di canti del carro era legato un homo con una catena d oro,
curti vestiti et molto politi. atomo ali quali stavano quatro conzi in
forma de Nimphe, quali con uno arco in mano per uno, a tempo ti
rando 1 arco si volgevano or qui or la ala morescha. ballando. gi
tando, per la cima dela friza che da l arco non si moveva. uno poche
d acqua. Queste Nymphe. atornegiato uno pezo, con il sono a tempo,
el carro, lassato tale acto. ne priseno uno per qualunche di esse de
quelli che ali canti di esso carro alligati erano, et conductoli dove le
zentildonne sedevano, toltone cosi el presone come la nympha una per
mano, incomenzoreno a ballare, che tute parsi a chi vedeva non me

diocre jucundità et piacere. et in tal modo facto colacione, quanto


splendida dire si possa, si fece ne ala festa. ala quale per ciò che
più numero de done venesse et per majore mio honore, sempre stete
presente la donna del duce, non obstante che vechia asay et in tuto
da tale cosa aliena. Per al quale arto vengo ogni volta accrescendo
1 opinione de l amore et carità di questa illustrissima Signoria verso
vostra excellentia et mi, quale tochato la mano a dieta dona del Duce
et ringratiatela del honore factomi, me parti et fumo accompagnati da
esso Duce non solo n de sotto dal pallatio, ma n ala nave con tuta
la Signoria con tanta humanità et domesticheza, sempre mescolata con
grandissimo honore, che non senza faticha si potria dire; et li lassone
con li compagni usati, quali ne accompagnareno n a caxa, ove cenato
et andato a dormire, altro non si fece. Domane disnato ale XV bere
962 VARIETÀ.

spero partirme de qui et aviarme verso vostra excellentia. ala quale


sempre ma ricomando, Data Venetijs die V. Junij 1459 ( ).

Il fastoso cardinale di S. Sisto, Pietro della Rovere nipote o, come


altri vogliono, glio di Sisto IV, allo scopo di entrare nelle grazie
del popolo romano e anche per dar sfogo alla smania di diver
timenti, aveva fatto fare nel corso del carnevale dell anno 1473
diverse gi0stre (e).
Però, volendo continuare in piaceri anche gli ultimi due giorni
del carnevale Stesso, volle dare, nel giorno di lunedì 1 marzo,
uno splendido banchetto con diverse rappresentazioni seguito, nel
successivo martedì, da un gran torneo.
Giovanni Arcimboldi vescovo di Novara e ambasciatore allora
a Roma per il duca di Milano, e Gi0vanni Andrea Faruf ni altro
agente Sforzesco, nei loro dispacci del 3 e 4 marzo, che si com
pletano a vicenda, danno particolareggiate notizie su quelle feste.
Nelle recenti pubblicazioni del Pastor del prof. D Ancona ( ),
(°)
e
accenna ad alcune di esse notizie. Ma siccome succennati
si

i
dispacci aggiungono altri particolari strani curiosi a quelli già
e

noti, trovo opportuno di qui riprodurre dispacci stessi quelle

in
i

parti però che in qualche modo hanno rapporto a rappresenta


zioni sceniche; eccoli:

(Giovanni Arcimboldi vescovo di Novara duca di Milano)


al

nite che feci fare lo cardinale


le

. . . . . Essendo za giostre, de

Sancto Sixto, come avisai vostra exaellentia, lunidì passato, che fa al

(') Archivio di Stato di Milano


- Potenza Sovrano. - Galeazza Maria
Sforza Viaggio a Venezia.
(') Nell'anno precedente, lo stesso Cardinale fece rappresentare nel giorno
16 luglio 1472 la Storia di Giunone. documento relativo essendo già.
Il

stato pubblicato dall' egregio amico E. Motta a pag. 21 del suo Bollet. Sto
rico della Svizzera Ital., mi limito qui al presente cenno.
Storia dei Papi
(3)

del prof. Lodovico Pastor, traduzione italiana edita


e

Trento nel 1891. Vol. II. pag. 418 419.


e

Origine del teatro italiano di A. D'Ancona. Vol. II. pag, 57.


)
ALCUNE RAPPRESENTAZIONI in ITALIA NEL SECOLO xv. 967

(Giovànni Franceseo Sanseverino e Corradolo Stanga


al duca di Milano.)

. . . . fornito che fu de fare li presenti, fu portato un falcho (palco)


eminente apparato in modo de un hemispero davanti al tribunale dove
erano assetati gli signori, li of tii et la sposa; in mezo del quale erano
Apollo cum certi altri pianeti et in cima era love al quale parlando
Apollo, cum certi versi, gli domandoe la causa perché lli haveva con
ducti in terra. Quale gli rispose, cum altri versi, haverli conducti per
farli vedere la possanza sua quale era da far descendere un mero de
cielo in terra, de ingegno et prudentia divo, a governare le cose ter
restre. Et nito le parole sue, se aperse cl sollaro de la sala cum una
grande luminaria et ornamento quasi celeste et descesero quatro an

geli, in mezo de li quali era un mero inbindatato, cantando alcuni versi


pur in comendatione del moro et per essi fu consignato in terra a le
quatro virtù cardinali le quale ci racolsero cum una canzone ornata
in comendatione del moro et cantata cum bona musica. Et li angeli
che 1 havevano conducto in terra retornarono cum li ordeni sei dove
erano descesi cantando altri versi, de li quali tutti mandiamo copia
alexcellentia vostra perché 1 gli sia noto tutto quello è facto n a

quest hora. Mercordi farasi la giostra de la quale similmente daremo


aviso a quella . . . . (l

Eppure Lodovico il Moro non era peranco duca! Ma tanto poté


1' adulazione verso il sole nascente.
P. Gamzom.

0) Archivio di Stato di Milano. - Potenze Estere - Genova 1490, 13 no


vembre.

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