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Giovanni Paolo II, apostolo mariano degli ultimi tempi

Ha richiamato molto la mia attenzione lungo questi ultimi mesi, nei quali celebriamo le
feste più importanti della nostra famiglia religiosa (Solennità dell’Incarnazione, la Madonna
di Luján, adesso il centessimo della nascita di SGPII), come questi elementi così importanti
per la nostra definizione all’interno della Chiesa, sono in fondo porfondamente collegati.
E penso che il collegamento sia il rilievo che ha il ruolo della Madonna in tutti questi
elementi:
-Abbiamo la Madonna di Luján come patrona.
-«La nostra spiritualità vuole rimanere ancorata al mistero sacrosanto dell’Incarnazione, il
mistero del Verbo fatto carne nel seno della Santissima Vergine Maria».(C 36) E quindi non
possiamo diventare altre incarnazioni del Verbo senza formarci al seno di Maria. Dice
san Luigi nel Trattato: «Per il fatto che la santissima Vergine è necessaria a Dio, di una
necessità detta ipotetica, e cioè derivante dalla sua volontà, bisogna dire che ella è ancor più
necessaria agli uomini per raggiungere il loro ultimo fine.»
-Il nostro diritto proprio è profondamente ispirato al magistero di SGPII. E abbiamo in
comune con lui la devozione a Maria secondo il Montofort.
Queste non solo delle felici coincidenze.
Penso che sia appunto lo sfondo mariano di SGPII ciò che lo ha portato ad essere così
grande. Questa sua devozione mariana attraversa tutta la sua vita e il suo pontificato.
E siccome lui è Padre della nostra famiglia religiosa, noi suoi figli non possiamo essere
diversi in cose essenziali. In modo che possiamo dire che Maria genera un santo come
SGPII, e SGPII genera noi attraverso il suo magistero.
Volevo quindi riferirmi, visto che siamo ancora in questo anno mariano, a questa
devozione mariana di SGPII, mettendolo come essempio di schiavo alla Madonna, e quindi
un nostro modelo.
Da piccolo il Papra imparò la devozione alla Madonna. Lui ricorda come lungo gli anni
dell’infanza si fermava sempre prima di andare a scuola davanti all’icona del perpetuo
soccorro nella chiesa parrochiale di Wadowice, per pregare.
E a dieci anni, un anno dopo della morte di sua madre terrena, ricevette lo scapolare del
carmen.
La sua devozione alla Madonna cresceva, però raggiunge una forza speciale quando legge
il trattato di san Luigi, essendo operaio nella fabbrica Solvay.
«Ero già convinto che Maria ci conduce a Cristo, ma in quel periodo cominciai a capire che
anche Cristo ci conduce a sua Madre(…) Compresi allora perché la Chiesa reciti l'Angelus
tre volte al giorno. Capii quanto cruciali siano le parole di questa preghiera (…) Parole
davvero decisive! Esprimono il nucleo dell'evento più grande che abbia avuto luogo nella
storia dell'umanità.» (Dono e mistero)
Nel Trattato, S. Luigi Maria fa la profezia sugli Apostoli degli ultimi tempi e su come
sarebbero stati formati dalla Vergine Maria, appunto come fu Papa GPII.
P. Buela dice nel suo libro su GPII che tutte queste caratteristiche degli apostoli si trovano
in lui, «l'Altissimo e la sua santa Madre -dice san Luigi- intendono plasmare dei santi così
eccelsi, da superare in santità la maggior parte degli altri santi, quanto i cedri del Libano
sorpassano gli arbusti» (TDV 46).
E questo è stato san Giovanni Paolo II, uno che supera la maggior parte degli altri santi:
«probabilmente il più grande - dopo San Pietro, che ha posseduto i primi frutti dello Spirito
Santo - che la Chiesa abbia conosciuto nei suoi 2000 anni di esistenza.» (p. Buela)
Ci dice san Luigi che dobbiamo fare tutto per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per
Maria:
1) «Bisogna compiere le azioni per mezzo di Maria. Bisogna cioè obbedire in ogni azione e
lasciarsi muovere in ogni azione dal suo spirito, che e il santo Spirito di Dio (…) Bisogna
consegnarsi allo spirito di Maria, per essere mossi e guidati secondo il suo volere. Bisogna
mettersi docilmente fra le sue mani verginali, come uno strumento fra le mani dell'operaio».
Questo lo vediamo chiarissimo quando comiciò il suo pontificato, si presentò al mondo
dicendo dal balcone di San Pietro di aver avuto paura di ricevere la sua nomina, ma di
averla accettata in spirito di obbedienza e con piena fiducia nella sua Madre, la Beata
Vergine.
Già da quando fu ordinato vescovo affidò il suo ministero alla Madonna, mettendo
l’emme nello stema, e prendendo come lema “totus tuus”.
Stanislas Dziwisz, suo segretario privato dice: « E ricordo quel giorno... quando venne alla
finestra ma non poté pronunciare le parole della benedizione, ha preso un foglio di carta e ha
scritto: "Totus tuus". Fu l'ultima frase che scrisse in vita sua...».
2) «Tutto con Maria: agire imitando Maria: (…) agire guardando a Maria come al modello
perfetto di ogni virtù e santità (…) In ogni azione, dunque, dobbiamo chiederci come l'ha
compiuta o la compirebbe Maria se fosse al nostro posto».
A 15 kilometri di Wadowice, il suo paese natale, si trova il santuario di Kalwaria, centro di
pellegrinaggio dedicato al alla passione del Signore e alla sua Beata Madre allo stesso
tempo. È composto da 41 chiese, cappelle e altri luoghi sacri, distribuiti lungo un circuito
circa 8 chilometri. I due itinerari - quello del Figlio e quello della Madre - si svolgono in
direzioni opposte, ma parallele, come per mostrare l'unità dei sentimenti dei loro cuori
per tutta la passione.
Karol, il padre del futuro Papa, portò per la prima volta suo figlio a Kalwaria un anno
dopo la morte della moglie Emilia, il 13 aprile 1929. Da lì in poi, lui ritornava spesso per
capire mentre meditava in questo santuario cóme doveva fare le cose: «fin da bambino, e
più ancora da sacerdote e da vescovo, andava non di rado sui sentieri mariani di Kalwaria
Zebrzydowska. Kalwaria è il principale santuario mariano dell'Arcidiocesi di Cracovia. Mi
recavo lì spesso e camminavo in solitudine per quei sentieri, presentando al Signore nella
preghiera i diversi problemi della Chiesa».
3) «Tutto in Maria: agire intimamente uniti a Maria: (…) bisogna abitare nel bell'interno di
Maria con compiacenza, in esso riposarsi in pace, appoggiarsi con fiducia, nascondersi con
sicurezza e perdersi senza riserva».
GPII si perdeva spesso in preghiera alla Madonna. Monsignore Tran Ngoc Thu, un altro
segretario del papa racconta: «Una volta, verso le 11:30, ci siamo resi conto che il Santo
Padre non era partito per le udienze delle 11:00. Lo trovammo nella sala, con lo sguardo
fisso, le mani incrociate sul petto, di fronte a un'immagine della Madonna sul muro. In quel
momento sembrava un bambino piccolo che guardava con amore la madre. Un'altra volta,
verso le 18.30 di una gelidissima sera di dicembre, abbiamo ricevuto una telefonata da una
persona importante di un governo straniero. Chiedevamo sempre 20 minuti perché il Poe
rispondesse alla chiamata; ma questa volta abbiamo guardato dappertutto e non siamo
riusciti a rintracciarlo. In preda alla disperazione, salii sulla terrazza esterna e lo trovai,
inginocchiato davanti a un piccolo altare con l'immagine della Madonna di Fatima, con la
testa coperta da uno scialle nero. Glielo dissi: "Santità, c'è una chiamata estremamente
importante per lei". Il Papa continuò a pregare - al freddo e al vento. Questi momenti, in cui
il Papa ha un forte bisogno di preghiera, non sono infrequenti. Inoltre, ho visto che quando
scrive encicliche o prediche, c'è sempre una piccola invocazione alla Madre di Dio in uno
dei margini».
Tutti sanno che il motto che ha scelto prima della sua ordinazione episcopale è «Totus
tuus», parole dalla preghiera di san Luigi Maria Grignion de Montfort.
Lui non solo pregava quella preghiera ogni giorno, ma ne scriveva anche un brano in ogni
pagina dei testi autografi delle sue omelie, dei suoi discorsi, delle sue encicliche, in alto a
destra. Nella prima pagina metteva l'inizio della preghiera:
Totus tuus ego sum/ Et omnia mea tua sunt/ Accipio Te in mea omnia/ Praebe mihi cor
tuum.
4) Tutto per Maria: agire al servizio di Maria: (…) bisogna compiere tutte le proprie azioni
per Maria (…) Si deve (…) intraprendere e realizzare cose grandi per questa augusta
sovrana. Bisogna sostenere i suoi privilegi quando sono contestati, difendere la sua gloria
quando viene denigrata, attirare tutti - in quanto è possibile - al suo servizio e a questa vera e
solida devozione».
La grandezza delle opere che ha fatto GPII è evidente. Ha fatto 104 viaggi fuori l’Italia,
visitando 129 paesi, e sempre andando al santuario mariano nazionale.
Con la sua consacrazione del mondo all’Immacolato cuore di Maria ha avuto un ruolo
centrale per la caduta del comunismo. Lo stesso Gorbaciov ha detto: "Tutto ciò che è
accaduto nell'Europa dell'Est negli ultimi anni non sarebbe stato possibile senza la presenza
di questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che ha svolto sulla scena mondiale».
Ha scritto la enciclica Redemptoris Mater, esortazioni come Rosarium Virginis Mariae,
aggiungendo i misteri luminosi al Rosario, tantissime catechesi mariane. Ha messo
l’immagine della Mater Ecclesiae in piazza san Pietro, appunto perché la piazza non era
completa, li mancava la Madonna, celebrò l’anno del Rosario…
In fine, il Papa, come figlio di Maria, morì un giorno di sabato. Per diversi anni, ogni
primo sabato del mese pregava il rosario insieme ai fedeli in Vaticano, e la Madonna li
concesse la grazia di morire in sabato.
Chiediamo alla Madonna la grazia di diventare veri devoti e figli suoi. Che compia in noi,
come fece in san Giovanni Paolo II questa opera di santità. Che ci faccia diventarie
apostoli degli ultimi tempi.
E ringraziamo Dio per il dono di un santo come il Papa GPII, e ringraziamo di averlo
come modelo e Padre della nostra famiglia religiosa.
Chiediamo a san Giovanni Paolo II Magno, come figli suoi, di ereditare il suo spirito
missionario, mariano e magnanimo.
Ed impegnamoci per prendere con serietà il legato che ci ha lasciato, onorando con le
nostre vite la nostra figliazione spirituale di questo grande Papa.

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