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ENRICO V – William Shakespeare

ATTO QUARTO – SCENA TERZA

Entrano Gloucester, Bedford, Clarence, Exeter, Erpingham con tutto l’esercito; Salisbury e
Westmoreland.

GLOUCESTER

Dov’è il Re?

BEDFORD

Il Re è andato a osservar di persona lo schieramento nemico.

WESTMORELAND

Di combattenti ne hanno almeno sessantamda.

EXETER

Son cinque a uno, e per di più truppe fresche.

SALISBURY

La mano di Dio ci aiuti a colpire! Una disparità spaventosa!

Dio vi assista, o principi tutti; io vado al mio posto.

Se non dovessimo più incontrarci, altro che in cielo,

vi dico addio con letizia, mio nobile Duca di Bedford,

mio caro Lord Gloucester, mio buon Lord Exeter,

e voi, mio gentile congiunto, guerrieri tutti: addio!

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BEDFORD

Addio, buon Salisbury, e buona fortuna anche a te!

EXETER

Addio, nobil signore. Battiti da prode, quest’oggi!

Eppure ti faccio torto a incitarti così:

tenace e fedele, tu sei il valore fatto persona.

[Esce Salisbury.]

BEDFORD

Egli è ricco di valore quanto di umanità:

principesco in entrambi.

Entra il Re Enrico.

WESTMORELAND

Oh, se ora avessimo qui

anche solo diecimila di quelli che in Inghilterra

se ne stan oggi con le mani in mano!

ENRICO

Chi è che dice così?

Mio cugino Westmoreland? No, mio caro cugino.

Se destinati a morire, siamo abbastanza numerosi

da costituire una perdita per il nostro paese. Se dobbiamo vivere,

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quanto più in pochi saremo, tanto più degni d’onore.

Per amor di Dio, ti prego, non volere un sol uomo di più.

Per Giove, io son tutt’altro che avido d’oro;

e non m’importa di chi si nutre a mie spese,

né me la prendo se c’è chi indossa i miei panni:

nei miei desideri non trovan posto le cose esteriori.

Ma se è peccaminoso aspirare alla gloria,

io sono il peccatore più inveterato che ci sia al mondo.

No, in fede mia, cugino, non volere un solo inglese di più.

Per la pace di Dio! Non vorrei perdermi un sì grande onore,

che un solo uomo in più vorrebbe, credo, spartire con me,

nemmeno in cambio della mia più grande speranza. Oh, non volere un sol uomo di più!

Proclama piuttosto, Westmoreland, a tutto l’esercito,

che chi non ha abbastanza fegato per questa battaglia

può pure andarsene: noi gli daremo un passaporto,

e nella borsa gli metteremo anche i soldi del viaggio:

noi non vogliamo morire in compagnia di un uomo

che teme di essere nostro compagno nella morte.

Oggi è la festa di San Crispiano:

chi sopravvive a questo giorno per rimpatriar sano e salvo,

s’impennerà sui due piedi solo a sentirlo nominare,

e fremerà al nome di San Crispiano.

Chi vedrà questo giorno e arriverà alla vecchiaia,

ogni anno, alla vigilia, inviterà i suoi vicini a far festa,

dicendo: “Domani è il giorno di San Crispiano!”.

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Poi si rimboccherà la manica e mostrerà le sue cicatrici,

e dirà: “Queste ferite mi son toccate il giorno di San Crispino”.

I vecchi dimenticano; e lui dimenticherà tutto il resto,

eppure ricorderà, con qualche dettaglio di troppo,

le sue prodezze di quel giorno. Saranno allora i nostri nomi

che lui avrà sulle labbra, come persone di famiglia:

Re Enrico, Bedford ed Exeter,

Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester,

saran di bel nuovo evocati fra i calici colmi.

E questa storia il brav’uomo insegnerà a suo figlio;

e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai,

da questo giorno sino alla fine del mondo,

senza che in esso ci si ricordi di noi:

noi i pochi, i pochi eletti, noi fratelli in armi.

Giacché chi oggi versa il suo sangue con me

sarà mio fratello: per quanto di bassi natali,

in questo giorno si farà nobile la sua condizione.

E i gentiluomini che ora, in Inghilterra, si trovano a letto,

si danneranno l’anima per non esserci stati,

e si sentiran menomati, quando prende la parola

un uomo che combatté con noi il giorno di San Crispino.

Entra Salisbury.

SALISBURY

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Mio sovrano e signore, prendete d’urgenza il comando:

i Francesi son già belli e schierati in ordine di battaglia,

e si preparano ad un assalto impetuoso.

ENRICO

Tutto è pronto a riceverli, se i nostri cuori son pronti.

WESTMORELAND

Perisca l’uomo che ora si tira indietro!

ENRICO

Non li vuoi più, cugino, i rinforzi dall’Inghilterra?

WESTMORELAND

Per amor di Dio! Magari, sire, fossimo solo noi due

senz’altro aiuto, a batterci in questo scontro di re!

ENRICO

Ecco, adesso vorresti sottrarmene cinquemila, di uomini:

il che mi garba meglio che volerne uno solo di più.

I vostri posti li conoscete: Dio sia con voi tutti!

Squillo di tromba. Vanno tutti via alla battaglia.

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