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7.1 Trazione
Nd
Deve risultare: σN = ≤fd
A eff
ove Aeff è l’area effettiva.
L’area effettiva coincide con l’area del profilo o con la sua sezione netta An (detratta cioè l’area dei fori,
assumendo come tale quella minima corrispondente o alla sezione netta o al profilo spezzato) quando il
profilo è collegato simmetricamente al suo baricentro. Inoltre :
1.- Nel caso di angolari singoli collegati ad una sola ala (fig. 1.7 a) l’area effettiva può essere assunta pari a:
3A 1
A eff = A 1 + A2
3A 1 + A 2
dove A1 è l’area netta dell’ala collegata e A2 l’area dell’ ala non collegata.
2.- Nel caso di coppie di angolari soggetti a trazione, connessi tra loro almeno ai terzi della lunghezza e
collegati al medesimo lato della piastra (fig. 1.7.b) l’area effettiva di ogni angolare risulta:
5A 1
A eff = A1 + A2
5A1 + A 2
3.- Nel caso di coppie di angolari tesi, connessi almeno ai terzi della lunghezza e collegati ai due lati della
piastra di nodo (fig. 1.7.c) l’area effettiva è pari all’area totale dei due angolari depurata dai fori.
4.- Nel caso di profilati a C, collegati sull’anima e a T (fig. 1.7. d, e, f, g) si applicano i criteri dei punti 2 e
3.
5.- Si deve evitare di regola l’impiego di profilati a I e a C sollecitati prevalentemente a trazione, collegati su
una sola delle ali (fig. 1.7. h,i)
Fig. 1.7
7.3 Flessione
Le tensioni normali negli elementi inflessi si calcolano considerando il momento d’inerzia della sezione
depurata dalla presenza dei fori.
E’ possibile tenere conto di un adattamento plastico ψ ≥ 1 per aumentare il modulo di resistenza.
La norma CNR UNI 10011 propone il seguente calcolo :
definito il momento elastico Me =Wfy (W modulo resistente, fy tensione di snervamento dell’acciaio) si
determina il valore del momento ψMe che produce una freccia residua vr in mezzeria di una trave
semplicemente appoggiata soggetta a flessione uniforme, pari a:
L
vr =
1000
quando la trave viene scaricata.
I valori di ψ dipendono dal tipo di acciaio e dal rapporto L/h tra luca ed altezza.
In base a questa definizione esistono curve di ψ in funzione di h per i diversi tipi di acciaio e per le diverse
forme di sezione (IPE, HE, etc.). Ammettendo una parziale plasticizzazione si ha:
a. per flessione semplice:
M M
σ= y σ max =
ψJ ψW
b. per flessione deviata:
Mx My
σ= y+ x
ψxJx ψyJy
Mx My
σ max = +
ψ x Wx ψ y W y
In via cautelativa ψ può essere posto pari ad 1.
7.4 Taglio
VS
Le tensioni tangenziali sono date da τ =
Jb
Nella pratica progettuale si ignora il contributo delle ali e si assume che il taglio venga assorbito dall’anima
di area Aw valutando una tensione media:
Verifiche di resistenza delle membrature 2
V
τm =
Aw
Quando sono presenti dei fori di bulloni nell’anima la tensione viene moltiplicata per il rapporto tra l’area
lorda e l’area netta dell’anima. La verifica richiede:
fd
τ max ≤
3
7.5 Torsione
T
θ& =
GJ t
e. per sezioni cave a parete sottile:
T T df
τ=
2Ωs
θ& =
4GΩ 2 ∫ s
Tuttavia per sezioni aperte in parete sottile la resistenza è sottovalutata, infatti le sezioni trasversali non si
mantengono piane ma subiscono un ingobbamento che da luogo a flessione orizzontale nelle ali e quindi a
delle tensioni tangenziali nelle ali. Il momento torcente è pertanto equilibrato in parte dalle tensioni
tangenziali di torsione ed in parte dalle tensioni tangenziali di taglio nelle ali.
Fig. 2.7
P P
e
P
e1<e2<e3
f
e=0
e1
e2
e3
Fig. 1.8
f
Sono soggette a sforzi lungo l’asse, senza presentare una eccentricità nota o senza che l’asse presenti una
curvatura prestabilita o sia soggetta ad azioni flettenti. Sono considerate aste compresse quelle che si
scostano dalla configurazione rettilinea di una quantità v0 < 1/1000 della lunghezza di libera inflessione. Se
queste condizioni non sono verificate si tratta di presso flessione.
Possono considerarsi come aste compresse:
- i pilastri di strutture pendolari in cui le azioni orizzontali sono affidate ad elementi di controvento ed i
nodi tra le travi e le colonne sono realizzati a cerniera;
- le aste delle strutture reticolari. Si deve avere cura che le linee d’asse delle aste concorrenti in uno stesso
nodo convergano in uno stesso punto. Il collegamento fra le aste è realizzato con bullonatura o saldatura
pertanto sono presenti dei momenti di continuità che vengono trascurati nelle verifiche in quanto di
modesta importanza (momenti secondari).
Dalla teoria delle aste compresse perfette si ricava la lunghezza di libera inflessione l0 (distanza tra i punti di
flesso della deformata sinusoidale) in funzione delle condizioni di vincolo, la definizione della snellezza
limite λlim che separa il campo delle aste snelle da quello delle aste tozze. Per le aste snelle si può applicare la
formulazione di Eulero che definisce il primo carico critico:
π 2 EJ min π2E
Pcrit = ====> σ crit =
l 02 λ2
Per le aste tozze le tensioni sono comprese tra il limite di proporzionalità e le tensioni di snervamento. La
tensione critica è valutata con la formulazione di Tetmayer, di Enghesser e di Karman.
In figura 2.8 è riportata la relazione tra la σcrit e la snellezza:
Problemi di instabilità 4
σcrit
Enghesser
Karman
Tetmayer
Eulero
Fig. 2.8
λ
λlim
aste tozze aste snelle
Si consideri ora l’effetto delle imperfezioni geometriche sull’asta reale. Partendo da un’asta non
perfettamente rettilinea prima dell’applicazione dei carichi la sollecitazione è di
presso flessione; a causa della deformazione le tensioni pertanto non avranno un
andamento lineare con il carico. Si assume la deformata iniziale di tipo sinusoidale
con equazione
πz
y 0 = a sin
l
La condizione di equilibrio tra il momento esterno e il momento interno porta alla
relazione:
d2y
P (y 0 + y ) = − E J
dz 2
P d2y
P πz
l da cui: y+ 2
+
a sin =0
dz EJ EJ l
Una soluzione particolare dell’equazione differenziale di secondo grado è del tipo:
z πz d2y π2 πz
y = k sin da cui si ricava per derivazione: 2
= − k 2
sin
l dz l l
Sostituendo si ricava:
π2 πz P πz Pa πz
− k 2 sin + k sin + sin =0
l l EJ l EJ l
Fig. 3.8 Semplificando si ottiene:
π 2 EJ
− k 2 + Pk + Pa = 0
l
π 2 EJ Pa
Poichè il carico critico euleriano ha espressione: PE = sostituendo si ricava k =
l 2 PE − P
P πz
La deformata elastica sarà pertanto: y= a sin
PE − P l
P
Lo spostamento y per il carico N, risulta: y= y0
PE − P
Nella sezione di mezzeria il momento sarà pertanto:
P 1
M = P (y + y 0 ) = P 1 + y 0 = M 0
PE − P 1 − P P
E
essendo M0 = P y0 il momento del primo ordine.
Problemi di instabilità 5
La tensione massima risulta pertanto:
P M P M0
σ max = + = +
A W A W 1 − P
PE
La condizione limite per le aste snelle è σ max = σ p ove σp è la tensione di proporzionalità minore di fy.
Sostituendo si ha:
P y0A
σ max = 1 +
A W 1 − P
PE
Ponendo ancora σmedia = P/A= σcrit e σE =PE/A si ricava:
y0
σ p = σ crit 1 +
W σ crit
1 − σ E
A
Fissata la tensione di proporzionalità σp e le caratteristiche geometriche, per un dato valore di λ ricaviamo
π2E
σ E = 2 ed osserviamo che al crescere di y0 diminuisce σcrit per cui è possibile costruire la curva
λ
σcrit - λ che tiene conto dell’imperfezione dell’asta y0.
Ripetendo il calcolo per diversi valori di λ otteniamo la curva delle tensioni critiche σcrit , analoga a quella
dell’instabilità per biforcazione, ma che tengono conto delle piccole imperfezioni geometriche. Con questo
procedimento è possibile tenere conto anche della presenza di stati di coazione che riducono le σp.
Le relazioni σc - λ sono riportate dalla CNR UNI 10011 per diverse forme di sezione(tabella e fig. 5.8.) in
E
funzione dei rapporti σcrit / fy e λ /λcrit . Ove λcrit = π è la snellezza corrispondente al limite di
fy
validità del comportamento in fase elastica dell’asta.
Problemi di instabilità 6
Valori di σcrit / fy
Fig. 4.8
Problemi di instabilità 7
Rapporti σcrit / fy
Fig. 5.8
Problemi di instabilità 8
σ c rit
≥ν
σ
essendo:
- ν = 1.5 per la I condizione di carico
- ν = 1.5 /1,125 per la II condizione di carico
Ovviamente la differenza è dovuta al fatto che le azioni alo stato limite sono considerate con γf > 1, nel
metodo alle tensioni ammissibili sono considerati i carichi di esercizio.
I valori di σc si ricavano in funzione di snervamento fy (prospetto 7.I), in funzione del rapporto λ/λcrit .
Metodo ω
La verifica di sicurezza di un’asta compressa può effettuarsi nell’ipotesi che la sezione trasversale sia
compressa da una forza assiale Nsd maggiorata dal coefficiente ω:
ω N sd
≤ fd
A
I valori di ω sono tabellati in funzione di λ per i vari tipi di acciaio e in funzione della forma della sezione
trasversale (curve a, b, c, d su norma CNR UNI 10011). A titolo di esempio è riportata la tabella dei
coefficienti ω per acciaio Fe 360 aventi sezione quadrata, rettangolare o tonda
Problemi di instabilità 9
8.2 Aste compresse composte
Si tratta di elementi in cui i correnti sono costituiti da profilati (di solito ad L o a C) e sono collegati fra loro
in modo discontinuo mediante tralicci triangolati (aste tralicciate) (Fig. 6.8.a,b) oppure mediante elementi di
lamiera di forma rettangolare (calastrelli) (Fig. 6.8.c) disposti ad interasse costante.
a b c
Fig. 6.8
Ai fini del problema dell’instabilità vengono considerate come aste semplici. Per esse non vale l’ipotesi di
conservazione delle sezioni piane. Tuttavia è possibile ricondurre il caso delle aste composte a quello delle
aste semplici col metodo della snellezza equivalente tenendo conto di una deformazione per flessione come
se si trattasse di un’asta semplice monolitica che ha la stessa sezione trasversale dell’asta composta effettiva
e tenendo inoltre conto della deformazione del collegamento dei correnti a traliccio in modo analogo a quello
di una trave reticolare, mentre nel caso di collegamenti con calastrelli in modo analogo a quello di una trave
Vierendeel (Fig. 7.8).
M
Fig. 7.8
M
a. b.
Problemi di instabilità 10
Problemi di instabilità 11
Problemi di instabilità 12
Problemi di instabilità 13
8.3 Aste compresse a sezioni aperte e chiuse con pareti di piccolo spessore
Per evitare che si manifesti un imbozzamento locale prima che l’elemento abbia esaurito la sua resistenza di insieme
occorre rispettare dei limiti dimensionali (vedere CNR UNI 10011). Tali limiti
b1
dipendono dal materiale. I limiti interessano i rapporti b1/t1:
t1
Problemi di instabilità 14
8.4 Aste pressoinflesse
Considerazioni più dettagliate vanno fatte per momenti variabili lungo l’asta, o per presso flessione deviata (vedere
norme CNR UNI 10011 § 7.4).
Problemi di instabilità 15
8.5 Stabilità dell’anima di elementi strutturali a parete piena
Consideriamo una sezione a doppio T sollecitata da un momento Msd e taglio Vsd. Le tensioni e le isostatiche sono
rappresentate nella figura sottostante.
Il carico critico Euleriano del montante compresso (che consideriamo di larghezza b), tenuto conto che ne è impedita la
dilatazione trasversale risulta (detto ν il coefficiente di Poisson):
π 2 EJ
Q crit =
( )
1 − ν 2 l 02
2
1 3 η π = 186000 N
l0 ≅ Ponendo E 0 =
essendo J =
12
bs e
2
.
(
12 1 − ν 2
) E
mm 2
2
Q cr s
si ricava σ cr = = 4E 0
bs η
Problemi di instabilità 16
La σcr diminuisce in funzione quadratica con la diminuzione del rapporto (s/η) che definisce la “sottigliezza”
dell’anima, e per valori del rapporto η/s maggiori di 70-80 occorre provvedere a rinforzare l’anima con degli
irrigidimenti, costituiti di norma da montanti disposti simmetricamente rispetto all’anima.
In realtà il comportamento del pannello dell’anima di una trave limitata da due sezioni normali all’asse e da due
parallele in corrispondenza dei correnti è condizionato dall’andamento delle tensioni normali σ e tangenziali τ agenti.
I vari parametri che influenzano la resistenza all’imbozzamento dell’anima delle travi sono prese in conto nella
formulazione della norma CNR UNI 10011, la quale suddivide l’anima in campi rettangolari di lunghezza “a” ed
altezza “h”.
Problemi di instabilità 17
Problemi di instabilità 18
Problemi di instabilità 19
La verifica all’imbozzamento dei pannelli d’anima deve essere integrata:
- dalla verifica a carico di punta degli irrigidimenti verticali in corrispondenza degli appoggi e dei
carichi concentrati ,
- dalla verifica della stabilità locale dell’anima sotto l’azion e di eventuali carichi applicati fra due
irrigidimenti trasversali consecutivi.
Per queste verifiche fare riferimento alle disposizioni della norma CNR UNI 10011
Problemi di instabilità 20
9. Composizione strutturale di edifici multipiano e monopiano.
Controventi
Nella prima delle figure sottostanti sono riportati alcuni esempi di sagome di lamiere grecate e nella seconda
è rappresentata una lamiera recata collaborante col calcestruzzo
Composizione strutturale 21
Le azioni verticali ed orizzontali sono applicate ai solai o alle pareti laterali (ad es. l’azione del vento) e
dovranno essere trasferite alle fondazioni tramite il sistema resistente costituito dalle travi e dai pilastri che
saranno pertanto soggetti a sollecitazioni assiali, taglianti e flettenti.
l. Un sistema idoneo a trasmettere queste azioni potrebbe essere costituito da colonne e travi
rigidamente collegate tra loro a formare una struttura intelaiata a molte iperstatiche. Un esempio di
tali collegamenti è riportato qui sotto
tali collegamenti risultano costruttivamente molto impegnativi e costosi e inoltre impegnano in modo
pesante le colonne a sollecitazioni flettenti.
m. E’ possibile progettare una struttura in cui le azioni orizzontali sono trasmesse ad un elemento rigido
incastrato al base, ad es. un nucleo in cemento armato. I pilastri risultano pertanto semplicemente
compressi e le giunzioni trave-colonna trasmettono solo sforzi di taglio
Composizione strutturale 22
Le sollecitazioni flettenti nelle colonne sono molto ridotte, si ha tuttavia un aggravio del sistema
fondazionale che deve fornire le reazioni ai carichi orizzontali concentrati in alcuni elementi e non
distribuiti su tutta la pianta dell’edificio.
n. In alternativa al nucleo di cemento armato gli sforzi orizzontali possono essere trasferiti da un
sistema di controventi realizzati con strutture reticolari in acciaio. Di seguito si riportano alcuni
schemi di controventature
Questi si ripetono per tutti i piani a realizzare elementi di controvento che interessano 2, 3 o più ritti. La
forma è legata spesso ad esigenze architettoniche.
Le colonne ed i traversi di una controventatura verticale in genere hanno il compito di trasferire alle
fondazioni le azioni verticali mentre le aste diagonali sono sollecitate dalle azioni orizzontali.
Il sistema di controventi deve ovviamente equilibrare le azioni orizzontali agenti nelle due direzioni
ortogonali.
Il trasferimento delle forze orizzontali dai loro punti di applicazione alle strutture di controvento avviene
attraverso la rigidità nel proprio piano dei solai, che, nella pratica costruttiva si considera infinita.
Qualora i solai non diano sufficiente garanzia di rigidezza e di buon collegamento con le altre strutture (solai
leggeri, solai metallici in genere) occorre prevedere strutture in acciaio di controventatura orizzontale nel
piano stesso dei singoli solai.
Alcuni esempi:
o. Struttura a telai longitudinali con collegamenti trasversali e solai orditi in senso trasversale. Nella
pianta sono evidenziati gli elementi di controvento verticali ed orizzontali
Composizione strutturale 23
p. Schema statico a telai trasversali con collegamenti longitudinali e solai orditi in senso longitudinale
Composizione strutturale 24
9.2 Edifici monopiano
Consideriamo un edificio industriale monopiano a maglie rettangolari con un lato di dimensioni importanti
(L ≥ 15 m)
Con una copertura che ha per lo più funzione di protezione per il clima. Possono essere inoltre presenti vie
di corsa di carri-ponte
Composizione strutturale 25
Il carico verticale agente in copertura agisce sugli elementi longitudinali (inflessi), quindi su travi principali,
pilastri e fondazioni. Per interassi grandi tra le travi si dispongono travi secondarie e arcarecci.
Gli arcarecci è bene che siano disposti in corrispondenza dei nodi delle travi a formare delle travi continue.
Poiché la lunghezza commerciale dei profilati è di circa 12 metri occorre realizzare delle giunzioni (per lo
più chiodature).
Le travi reticolari possono avere forma diversa e per dimensioni elevate le lunghezze delle aste compresse
può ulteriormente essere divisa (schema sul lato a destra della figura) per ridurre la lunghezza di libera
inflessione
Le varie travi sono collegate dagli arcarecci (o da lamiere grecate) che si comportano come bielle e che non
impediscono uno sbandamento contemporaneo di tutte le travi. E’ pertanto necessario un controvento
trasversale (fig. a). Nella fig. b è presente anche un controvento longitudinale. Gli arcarecci oltre che
trasmettere le forze assiali sono soggetti a flessione che diventa flessione deviata quando le falde sono
inclinate
Le azioni orizzontali sono dovute al vento , allo scorrimento dei carri ponte, alle imperfezioni costruttive,
alle azioni sismiche.
Esse devono essere riportatealle fondazioni tramite una apposita orditura:
q. Telai in ambedue le direzioni (fig. a)
r. Telai in direzione trasversale e controventi con struttura pendolare in direzione longitudinale (fig. b)
s. Struttura pendolare controventata nelle due direzioni (fig. c)
Composizione strutturale 26
Tali soluzioni sono schematizzate nella figura sottostante
Composizione strutturale 27
y. Schema c: la trave si considera incernierata alle estremità e quindi trasmette ai pilastri, oltre alle
forze verticali delle forze orizzontali ma non dei momenti. Con le travi reticolari questa soluzione è
possibile ovalizzando il foro delle giunzioni bullonate (punto A della fig. 1.48) (asola). Infine le
colonne possono presentare forme assai diverse in funzione della presenza o meno delle vie di corsa.
Per carriponte impegnativi si ricorre alle soluzioni c e d della fig. 1.47
Composizione strutturale 28