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L’irrigazione in olivicoltura

L’irrigazione in olivicoltura
L’irrigazione
L’irrigazione rappresenta un’innovazione importante per l’olivicoltura
da olio, ma al pari di altre innovazioni deve essere gestita correttamente in olivicoltura
per poter dare i risultati attesi. La presente pubblicazione si propone
di fornire delle informazioni aggiornate sull’irrigazione localizzata
dell’oliveto sulla base dell’esperienza maturata in campo e dei risultati
disponibili in letteratura.

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Finanziato dalla Comunità Europea


Regolamento (CE) n. 2407/01 A.R.S.I.A. Regione Toscana
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La qualità dell’olio d’oliva • 20


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ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo


e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale
via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze
tel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231
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Coordinamento:
Marco Toma - ARSIA

Ringraziamenti:
si ringraziano il dr. Massimo Niccolai e la d.ssa Virginia Bagnoni per aver
gentilmente concesso le informazioni relative a “I servizi per l’irrigazione
offerti dall’ARSIA” a p. 61.

Cura redazionale, grafica e impaginazione:


LCD srl, Firenze

Stampa: EFFEEMME LITO srl, Firenze

Fuori commercio, vietata la vendita


© Copyright 2003 ARSIA Regione Toscana
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L’irrigazione in olivicoltura

Riccardo Gucci
Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose
Università degli Studi di Pisa

ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione


nel settore Agricolo-forestale, Firenze
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Sommario

Presentazione 7

Premessa 9

1. Esigenze idriche dell’olivo 11


1.1 Caratteristiche morfologiche, anatomiche e fisiologiche 11
1.2 Traspirazione e consumi idrici 15
1.3 Caratteristiche dell’oliveto 18
Perché irrigare l’oliveto? 20

2. Calcolo dei volumi irrigui 23


2.1 Procedura di calcolo 23
2.2 Strumentazione 30
Quando entra in stress l’olivo? 32

3. Sistemi di irrigazione localizzata 33


3.1 Componenti dell’impianto di irrigazione 33
3.2 Sub-irrigazione 39
3.3 Errori più frequenti nella progettazione
e gestione dell’impianto di irrigazione 42
Perché si utilizza la microirrigazione per l’oliveto? 45

4. Effetti dell’irrigazione in olivicoltura 47


4.1 Attività vegetativa 47
4.2 Sviluppo e crescita del frutto 47
4.3 Produzione di olive e di olio 48
4.4 Qualità dell’olio 49
Come influisce l’irrigazione sulla qualità
dell’olio in Italia centrale? 50

5. Impiego di acque saline 53


Come riconoscere i sintomi di stress da salinità? 59
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6. Nuove tendenze per l’irrigazione in olivicoltura 61


6.1 Irrigazione in deficit controllato 61
6.2 Bio-indicatori 65
I servizi per l’irrigazione offerti dall’ARSIA 67

Bibliografia 69
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Presentazione

Ecco un altro volume che si aggiunge alla ormai nutritissima


collana “La qualità dell’olio d’oliva” realizzata dall’ARSIA con il
finanziamento della Comunità Europea tramite il Reg. CE 2407/01.
Si tratta del ventesimo libro di questa serie che ha affrontato,
uno a uno, i vari argomenti relativi alla filiera dell’olivo e dell’olio,
argomenti diversi tra loro ma aventi tutti un comune denominato-
re nella ricerca di un costante miglioramento delle produzioni
olivo-oleicole della Toscana.
Nelle precedenti pubblicazioni sono stati trattati i temi della
potatura, della fertilizzazione, della difesa, della trasformazione e
molti altri ancora. Questo volume è invece dedicato all’irrigazione
dell’olivo, un tema difficile e poco conosciuto.
In effetti in Toscana gli oliveti irrigui non sono molto numerosi e
talvolta la loro gestione è effettuata senza tenere nel dovuto conto le
reali esigenze dell’oliveto in relazione all’ambiente di coltivazione.
Non di meno un ragionato apporto idrico consente di elevare
significativamente le produzioni in termini qualitativi e quantita-
tivi; conseguentemente anche nella nostra regione esistono aree
nelle quali l’irrigazione trova un adeguato impiego.
Per affrontare questo tema l’ARSIA ha conferito l’incarico della
stesura del presente volume a un esperto quale il professor Riccardo
Gucci del Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legno-
se dell’Università di Pisa, che proprio su queste tematiche ha matu-
rato in questi anni una specifica e notevole esperienza, e con il quale
l’Agenzia intrattiene continui e proficui rapporti di collaborazione.
Il volume L’irrigazione in olivicoltura si aggiunge dunque a
pieno titolo alle pubblicazioni già realizzate della collana rispet-
tandone le caratteristiche divulgative e di pronto interesse per i
tecnici e per tutti gli operatori del settore olivicolo.

Maria Grazia Mammuccini


Amministratore ARSIA
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Premessa

In passato l’irrigazione era utilizzata quasi esclusivamente


per l’olivicoltura da mensa, ma negli ultimi anni si è diffusa
anche in oliveti destinati alla produzione di olio. Allo stato
attuale la superficie olivicola irrigata rappresenta una quota non
marginale dell’olivicoltura italiana. Una recente indagine con-
dotta dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria indica che l’o-
livicoltura irrigua si estende su 165.545 ettari nelle regioni meri-
dionali e insulari con un’incidenza sulla superficie olivicola
totale pari al 14,1%, con punte del 23% per la Puglia e del 21%
per la Sardegna (INEA, 2001).
Numerosi sono i motivi per l’espandersi dell’olivicoltura
irrigua in Italia. L’irrigazione dell’oliveto consente un rapido
sviluppo vegetativo durante la fase di allevamento, anticipa
l’entrata in produzione, aumenta la produzione, diminuisce la
variabilità qualitativa dell’olio dovuta ad annate particolarmen-
te siccitose o ad alternanza di produzione, rende possibile l’i-
nerbimento totale o parziale del suolo e la somministrazione
localizzata degli elementi minerali. In breve, l’irrigazione soddi-
sfa le esigenze dell’olivicoltura intensiva e permette notevoli
miglioramenti produttivi anche negli oliveti gestiti secondo tec-
niche tradizionali.
A fronte di questi vantaggi, l’irrigazione comporta dei costi
aggiuntivi sia in termini di spese per la progettazione e la messa
in opera che per la gestione dell’impianto. Né bisogna sottova-
lutare i costi collettivi dovuti allo sfruttamento della risorsa idri-
ca in aree in cui è di solito scarsa. Talvolta, l’impianto irriguo
viene consigliato senza aver verificato la convenienza economi-
ca dell’investimento.
L’irrigazione rappresenta un’innovazione importante per
l’olivicoltura da olio, ma al pari di altre innovazioni deve essere
gestita correttamente per poter dare i risultati attesi. Attualmen-
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te, è spesso gestita in modo empirico. Gli errori più frequenti


consistono nell’interpretazione delle esigenze idriche dell’olivo,
nel calcolo dei volumi di adacquamento, nella scarsa tempesti-
vità degli interventi, nella disuniformità di distribuzione, nel
mancato adeguamento della tecnica colturale all’aumentata
disponibilità idrica per gli alberi, nella carenza di manutenzione
ordinaria e straordinaria degli impianti irrigui.
La presente pubblicazione si propone di fornire delle infor-
mazioni aggiornate sull’irrigazione localizzata dell’oliveto sulla
base dell’esperienza maturata in campo e dei risultati speri-
mentali disponibili in letteratura. Per la progettazione e la rea-
lizzazione dell’impianto irriguo si rimanda ai manuali tecnici
sull’irrigazione.
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1. Esigenze idriche dell’olivo

L’olivo è molto tollerante alla carenza di acqua nel suolo, e


questo spiega perché nel passato sia stato coltivato quasi esclu-
sivamente in asciutto. Questa specie predilige condizioni di ele-
vata radiazione luminosa, bassa umidità atmosferica, tempera-
ture non rigide e terreni di medio impasto, ben drenati, non
soggetti ad asfissia radicale. La resistenza a lunghi periodi di
siccità nonché l’adattamento alle suddette condizioni ambienta-
li sono il risultato di un insieme di fattori morfologici, anatomi-
ci e fisiologici.

1.1 Caratteristiche morfologiche,


anatomiche e fisiologiche

Caratteristiche che conferiscono resistenza alla carenza idrica


sono presenti sia a livello dell’apparato radicale che della chio-
ma. L’apparato radicale è piuttosto superficiale, ma capace di
sviluppare radici esploratrici in grado di espandersi a notevole
distanza dal tronco in condizioni di aridità. In tal modo, l’albero
riesce non solo a captare l’umidità del suolo dovuta a piogge
intermittenti e poco abbondanti, ma anche a sviluppare radici
lunghe e profonde che aumentano notevolmente il volume di
suolo esplorato. In condizioni di carenza idrica il rapporto radi-
ce-chioma dell’albero aumenta, cioè la pianta investe in propor-
zione più nell’apparato radicale che nella parte aerea in modo da
ridurre la superficie traspirante in relazione a quella assorbente.
Le foglie, piccole e rigide, presentano cuticola spessa, cellule
sclerenchimatiche con funzione di sostegno meccanico, mesofil-
lo compatto e stomi solo sulla pagina inferiore della foglia adul-
ta (fig. 1). Gli stomi non sono direttamente esposti sulla superfi-
cie, ma ricoperti da un feltro di tricomi che, oltre a riflettere la
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Fig. 1 - Le foglie piccole, rigide, Fig. 2 - I tricomi, che ricoprono


ricoperte da una spessa cuticola la pagina inferiore delle foglie,
contribuiscono alla resistenza e lo stretto angolo di inserzione
alla carenza idrica dell’olivo con cui queste sono inserite
consentono di sopportare condizioni
di elevata luminosità e temperatura

a) b)

Fig. 3 - Particolare ingrandito della pagina inferiore della foglia prima (a)
e dopo (b) la rimozione dello strato di tricomi. Si noti la variazione
di colore, da argenteo a verde, a seguito della rimozione

luce, filtra la radiazione ultravioletta e mantiene un sottile stra-


to di aria umida a ridosso della superficie fogliare (fig. 2). La
rimozione dei tricomi, che può essere eseguita semplicemente
con del nastro adesivo (fig. 3), determina un aumento del tasso
di traspirazione (E).
Le caratteristiche anatomiche del fusto sono molto impor-
tanti ai fini della resistenza alla siccità. Il legno di olivo presen-
ta vasi distribuiti in modo piuttosto uniforme nell’anello di cre-
scita, scarso parenchima accessorio e abbondanza di fibre. I sin-
goli elementi vasali dello xilema, cioè il tessuto conduttore della
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linfa grezza dall’apparato radicale verso la chioma, sono stretti


e piuttosto brevi. Le piccole dimensioni dei vasi riducono la pro-
babilità che, al diminuire dell’acqua nel suolo, si formino degli
emboli nel loro interno con conseguente interruzione del flusso
della linfa attraverso la pianta. La scarsa vulnerabilità del siste-
ma idraulico alla formazione di emboli si accompagna, però, a
una bassa efficienza nel trasporto della linfa dovuta a elevate
resistenze idrauliche nel fusto e nella radice. Ne deriva che il
rifornimento d’acqua dalla radice verso le foglie e i frutti dell’o-
livo avviene piuttosto lentamente.
La presenza di umidità nel suolo influisce sullo sviluppo dei
tessuti delle radici e sull’assorbimento delle diverse parti del-
l’apparato radicale. In olivi coltivati in asciutto il cilindro corti-
cale è più spesso e i tessuti dell’apice radicale maturano più
rapidamente che in piante irrigate (Fernandez et al., 1994). In
asciutto prevale l’assorbimento da radici profonde; in irriguo o
dopo irrigazione di soccorso sono le radici superficiali ad assor-
bire la maggiore quantità di acqua. In piante irrigate i valori più
elevati di flusso idrico si misurano nella zona esterna del cilin-
dro conduttore della radice, mentre in piante non irrigate in
quella più interna (Fernandez e Moreno, 1999).
I principali meccanismi fisiologici con cui l’olivo risponde al
diminuire dell’acqua nel terreno sono la chiusura parziale o
totale degli stomi, l’aggiustamento osmotico, il mantenimento
di elevate differenze di potenziale idrico tra il suolo e la chioma.
In condizioni di buona disponibilità idrica nel suolo la con-
duttanza stomatica (gs), una misura del grado di permeabilità
della foglia allo scambio dei gas (vapore d’acqua dall’interno
verso l’atmosfera e anidride carbonica dall’atmosfera verso i
tessuti della foglia ove avviene la fotosintesi clorofilliana) pre-
senta valori simili a quelli di altre specie coltivate. Al diminuire
dell’umidità nel suolo la gs dell’olivo si mantiene piuttosto ele-
vata e superiore a quella di altre specie i cui stomi sono più sen-
sibili alla diminuzione di umidità (fig. 4). Gli stomi dell’olivo
rimangono parzialmente aperti anche quando l’albero è sogget-
to a severo deficit idrico, il che consente il mantenimento di una
certa attività fotosintetica e di termoregolazione della chioma.
Col proseguire dello stress gli stomi si chiudono, ma la chiusu-
ra completa avviene a potenziali idrici molto bassi.
Per aggiustamento osmotico si intende la capacità di sintesi
e accumulo di soluti osmoticamente attivi che diminuisce il
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Fig. 4 - La relazione tra conduttanza stomatica (gs) e il potenziale idrico


della foglia (Ψw) misurato al termine del periodo notturno in piante
in vaso di actinidia, albicocco e olivo

potenziale osmotico dei tessuti della pianta. Al diminuire del-


l’acqua nel suolo il potenziale osmotico diminuisce anche di
oltre 1,5 MPa, il che consente all’olivo di ridurre gli effetti sul
turgore cellulare causati dalla diminuzione di potenziale idrico.
Sia l’aggiustamento osmotico che la diminuzione di potenziale
idrico (Ψw) fogliare aumentano la differenza di potenziale tra
chioma e apparato radicale, rendendo possibile l’estrazione di
acqua dal suolo a bassi potenziali del suolo.
Il potenziale idrico fogliare dell’olivo presenta notevoli
variazioni sia su base giornaliera (fig. 5) che stagionale. Nel
corso del giorno gli stomi riescono solo parzialmente a regolare
il tasso di traspirazione, per cui l’andamento giornaliero del
potenziale idrico dell’olivo riflette sia lo stato di idratazione dei
tessuti che la domanda evapotraspirativa dell’ambiente. La
notevole diminuzione giornaliera del potenziale idrico è dovu-
ta alla perdita di acqua dai tessuti, alle elevate resistenze idrau-
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liche nel fusto e nella radice e alla rigidità delle pareti cellulari
della foglia. Il potenziale idrico raggiunge valori prossimi al
punto di perdita di turgore nelle ore più calde del giorno anche
in buone condizioni di umidità del substrato.

1.2 Traspirazione e consumi idrici

La traspirazione consiste nella cessione di acqua dalla pianta


all’atmosfera sotto forma di vapore acqueo. I principali organi

Fig. 5 - Andamento diurno del potenziale idrico fogliare (Ψw) di piante


di olivo (cv. Frantoio e Leccino) misurato il 16 luglio 1999, 10 giorni
dopo l’inizio del periodo di deficit idrico. Le piante stress 50% ricevevano
una quantità di acqua pari al 50% dell’evapotraspirato giornaliero,
quelle stressate non venivano irrigate (da Grimelli, 2000)
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traspiranti sono le foglie. In letteratura sono riportati valori


medi di traspirazione fogliare per l’olivo che variano da 2,6 a 8,0
· 10-5 L m-2 s-1. La traspirazione dei frutti è modesta, intorno al
10% dell’acqua consumata in un albero adulto (Bongi e Palliot-
ti, 1994).
Nel periodo estivo la traspirazione tende a eccedere l’as-
sorbimento dell’acqua da parte delle radici durante le ore del
mattino indipendentemente dallo stato idrico del suolo. Di
conseguenza, i tessuti dell’albero cedono acqua per alimentare
il flusso di traspirazione. Durante il pomeriggio e il periodo
notturno l’albero assorbe più acqua di quanta ne traspira per
cui i tessuti si reidratano. Le variazioni cicliche dello stato idri-
co dell’albero determinano notevoli escursioni giornaliere del
diametro del fusto, che possono essere registrate con appositi
sensori.
L’efficienza di uso dell’acqua (WUE), ovvero la quantità di
assimilazione per unità di traspirazione, è più elevata nell’olivo
che in altre specie coltivate (tab. 1). Ne risulta che l’olivo consu-
ma meno acqua per unità di sostanza secca prodotta. Bongi e
Palliotti (1994) riportano che l’olivo è in grado di produrre 3,17
g di sostanza secca del frutto per kg di acqua traspirata, cioè ha
una maggiore efficienza di conversione di specie appartenenti ai
generi Citrus (agrumi) e Prunus (drupacee). L’elevata efficienza
dell’olivo è anche dovuta alla capacità di continuare ad assimi-
lare anidride carbonica e produrre carboidrati a livelli di deficit
idrico che determinano la completa chiusura stomatica in altre
specie.

Tab. 1 - Efficienza d’uso dell’acqua (WUE)


e rapporto di traspirazione (TR) in alcune colture

Specie WUE TR
(g CO2 /kg H2O) (g H2O /g sostanza secca del frutto)
Olivo 5,5-9,6 315
Vite 3,2-4,4
Pesco 2,3-3,5
Agrumi 406
Prunus spp. 555
Mais 600

Fonte: Bongi e Palliotti, 1994.


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Tab. 2 - Consumi idrici dell’olivo secondo vari autori

Condizioni Consumo idrico Riferimento


(L m-2 d-1) (L m-2 s-1)
Vaso 1,7 Natali et al., 1991
Campo 1,2-1,65 Fernandez e Moreno, 1999
Campo 3,05 · 10-5 Fernandez e Moreno, 1999
Vaso 2,6 · 10-5 Thompson et al., 1983
Campo 2-9 · 10-5 Gucci R., dati non pubblicati

Per calcolare il volume di acqua con cui irrigare bisogna


conoscere i fabbisogni idrici dell’olivo. I consumi variano sia
nel corso del giorno che della stagione e risentono di fattori
ambientali quali la temperatura, l’umidità relativa, la radiazio-
ne solare, il vento, la disponibilità idrica nel suolo. Diversi stru-
menti consentono di stimare il consumo idrico dell’albero in
modo non distruttivo, cioè registrando in continuo l’andamen-
to. Tuttavia questi metodi non sono ancora applicabili a livello
aziendale in quanto richiedono personale specializzato e costo-
si strumenti. Si ricorre, perciò, a metodi empirici per stimare i
consumi idrici in campo. Indicativamente si può considerare
che il consumo medio giornaliero di alberi di olivo in buone
condizioni nutrizionali e sanitarie sia di circa 1-1,2 L di acqua
m-2 di superficie fogliare, un valore non elevato se confrontato
con quello di altre colture. Confrontando stime ottenute da
diversi autori, l’olivo consuma, infatti, da 0,8 a 1,7 L m-2 di area
fogliare al giorno in condizioni ottimali di disponibilità idrica
nel terreno. Fernandez e Moreno (1999) riportano consumi idri-
ci da 1,0 a 1,7 L m-2 al giorno per giovani olivi in vaso, valori
confermati (1,2 L m-2 al giorno) da studi su piante irrigate in
campo usando tecniche non distruttive di misura. Misure effet-
tuate su olivi in pieno campo in Toscana hanno dato stime di
0,072-0,324 L di acqua traspirata per m-2 di superficie fogliare
all’ora (Gucci R., dati non pubblicati). La variabilità nei valori
di traspirazione per unità di superficie fogliare è dovuta a fat-
tori ambientali e non (tab. 2).
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1.3 Caratteristiche dell’oliveto

L’area della superficie traspirante è il principale fattore


endogeno da cui dipendono i consumi idrici dell’albero. Ad
essa si aggiungono l’età della pianta, l’estensione e la densità
dell’apparato radicale, la densità della chioma, lo stadio feno-
logico e il carico di frutti. Caratteristiche dell’oliveto che influi-
scono sui consumi idrici sono la giacitura del terreno, la latitu-
dine, l’altitudine, la densità di impianto, la tecnica e l’intensità
di potatura, la forma di allevamento e l’eventuale inerbimento.
Per esempio, forme di allevamento che espongono una mag-
giore percentuale della superficie fogliare alla luce diretta
determinano consumi idrici maggiori rispetto a forme in cui la
percentuale di foglie esposte al sole è minore. La presenza di un
prato permanente può aumentare il consumo idrico di oltre un
terzo. In impianti intensivi l’evaporazione incide meno della
traspirazione sul consumo idrico della coltura, ma in impianti
tradizionali e ambienti aridi l’evaporazione dalla superficie del
suolo può giungere fino al 50% del consumo complessivo del-
l’oliveto.
L’età influisce sullo sviluppo sia della parte aerea che della
radice. Alberi giovani hanno minore superficie fogliare di albe-
ri adulti, ma è impossibile descrivere quantitativamente l’au-
mento dell’area fogliare nel tempo per un generico oliveto, in
quanto numerosi altri fattori (varietà, fertilità del suolo, tecnica
colturale) agiscono sulla crescita della chioma. La determina-
zione dell’area fogliare in specie sempreverdi come l’olivo non
è facile e richiede investimenti di attrezzature e personale non
alla portata delle aziende. Un metodo utilizzato per fini di ricer-
ca consiste nel fotografare le chiome con una lente emisferica e
di stimare la superficie fogliare mediante l’esame dei chiaroscu-
ri con programmi di analisi di immagine e appositi algoritmi
(fig. 6). Questa tecnica non distruttiva è stata utilizzata per sti-
mare l’indice di area fogliare (LAI) in alcuni oliveti della Tosca-
na occidentale. In un oliveto disetaneo piantato a un sesto di 6
x 6 m in provincia di Grosseto i valori di LAI sono risultati com-
presi tra 0,27 e 1,76 per piante di 1 e 8 anni di età corrisponden-
ti al 34 e al 63% del LAI misurato in modo distruttivo (Gucci et
al., 1999).
La superficie fogliare può essere misurata direttamente (ma
ciò è praticabile solo per piante piccole) o stimata moltiplicando
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a) b)

Fig. 6 - a) Macchina fotografica con lente emisferica per la stima


della percentuale di radiazione intercettata dalla chioma e dell’indice
di area fogliare; b) immagine, ottenuta con lente emisferica,
di un oliveto di 10 anni piantato a un sesto di 6 x 6 m

l’area media di un campione di foglie per il numero di foglie


presenti sull’albero. Entrambi i metodi sono molto laboriosi e
perciò sono pochi i dati disponibili in letteratura sull’evoluzio-
ne dell’area fogliare in olivo. Un’analisi dettagliata è stata com-
piuta in Basilicata su giovani oliveti in irriguo e non della
varietà Coratina, da cui risulta che l’area fogliare per ettaro
aumenta rapidamente nei primi sette anni dall’impianto per sta-
bilizzarsi o quasi una volta completata la struttura dell’albero
(Xiloyannis e Palese, 2002). In tali condizioni l’irrigazione a goc-
cia raddoppia la superficie fogliare a partire dal secondo anno
dall’impianto. Durante la fase di produzione l’area fogliare
varia in funzione del tipo di potatura e del carico dei frutti. Per
oliveti in piena produzione (300 piante ha-1) è stato stimato un
LAI di circa 1,7 (Xiloyannis e Palese, 2002). In un oliveto in pro-
vincia di Grosseto con simile densità di impianto abbiamo rile-
vato valori di LAI di 2,8 misurando l’intera area fogliare di albe-
ri campione di 10 anni di età (Gucci et al., 1999). Sebbene questi
risultati siano validi solo per le condizioni tecniche e ambienta-
li in cui sono stati rilevati, appare evidente che il LAI dell’olive-
to non è elevato.
In impianti giovani l’estensione dell’apparato radicale
aumenta rapidamente nei primi anni; in oliveti adulti non varia
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Perché irrigare l’oliveto?

Se l’oliveto per la produzione di olio non veniva irrigato nel passato perché
bisogna farlo oggi? Questa domanda, non è così banale come potrebbe sem-
brare. Vi è un’ampia sperimentazione, condotta in Italia e all’estero, che
mostra i vantaggi nella produzione sia di olive che di olio in oliveti irrigati. L’in-
cremento percentuale della produzione di olive in irriguo può giungere anche
a oltre il 100% rispetto a oliveti non irrigati (Goldhamer et al., 1994; Pastor
et al., 1998; Patumi et al., 1999), ma l’entità dell’aumento dipende dalle con-
dizioni pedoclimatiche, dalla varietà, dal sesto di impianto e dalla tecnica col-
turale. In Andalusia sono stati stimati incrementi produttivi dovuti all’irriga-
zione compresi tra il 50 e il 100% della produzione di olive a seconda della
densità di piantagione (l’incremento percentuale minore si otteneva per den-
sità di circa 300 piante/ha, quello maggiore per densità di circa 100
piante/ha). In provincia di Benevento l’incremento nella produzione di olive è
stato di oltre il doppio per le varietà Maiatica di Ferrandina e Kalamata, e di
oltre il 50% per la Itrana, la Nocellara del Belice e l’Ascolana Tenera (d’An-
dria et al., 2002). Nel Salento l’aumento della produzione di olio dovuto all’ir-
rigazione è stato di oltre il 40% in tre diverse varietà (Dettori e Russo, 1993).
In Grecia Michelakis (2002) ha riscontrato un incremento del 30 e del 36%
rispettivamente nella produzione di olive e di olio in alberi irrigati della varietà
Koroneiki rispetto ad altri coltivati in asciutto.
Non sempre l’irrigazione determina incrementi di produzione. Prove condot-
te in un oliveto intensivo a Terricciola (PI) hanno mostrato che, nella fase di
entrata in produzione, l’irrigazione aumentava significativamente la produzio-
ne di olive solo in due anni su quattro. In un’altra prova condotta in impianti
intensivi a Bibbona (LI) è risultato un aumento produttivo di circa il 20% nel
2001, ma nessun effetto dell’irrigazione nell’annata 2002, caratterizzata da
abbondanti precipitazioni nel periodo estivo. È evidente che i benefici dell’ir-
rigazione sono tanto maggiori quanto più arido è il clima.
Sulla base della sperimentazione condotta in Toscana l’irrigazione localizzata
è molto utile durante la fase di allevamento, in quanto consente di formare
la struttura scheletrica dell’albero in modo rapido. Invece, non vi sono effet-
ti significativi dell’irrigazione sulla produzione di olio di alberi maturi in aree
con una piovosità di almeno 800 mm all’anno e ciò vale anche per annate
piovose in zone normalmente siccitose. L’irrigazione aumenta la produzione
in aree contraddistinte da periodi di siccità estiva superiori a due mesi, eva-
potraspirazione potenziale superiore a 1100 mm annui e precipitazioni infe-
riori a 700 mm.
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 21

molto e, soprattutto negli impianti intensivi, è contenuta dalla


vicinanza degli apparati limitrofi. La disponibilità idrica influi-
sce sulla densità radicale e viceversa. Un’elevata densità radi-
cale consente di utilizzare sia l’acqua che gli elementi minerali
in maniera efficiente. In oliveti dotati di impianto di irrigazio-
ne localizzata la densità radicale dell’olivo è maggiore nel volu-
me di suolo bagnato dai gocciolatori che nell’interfila o in
profondità.
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2. Calcolo dei volumi irrigui

2.1 Procedura di calcolo

Per calcolare la quantità di acqua da somministrare all’olive-


to bisogna conoscere i fabbisogni idrici della coltura. La proce-
dura di calcolo più utilizzata determina l’evapotraspirazione
(Etc) necessaria per ottenere la massima produzione dell’oliveto
secondo la seguente equazione:

Etc = Et0 · kc · kr [1]

ove Et0 esprime l’evapotraspirazione potenziale, cioè l’insieme


delle perdite di acqua per evaporazione e traspirazione da parte
di un prato uniforme di festuca di 0,08-0,10 m di altezza in
assenza di limitazioni di tipo nutrizionale, idrico o parassitario;
kr indica il coefficiente di copertura del suolo da parte della chio-
ma, che è pari a 1 quando la proiezione della chioma dell’albero
determinata alle ore 12 è superiore al 50% della superficie totale
dell’oliveto. Per calcolare il valore di kr in oliveti con copertura
del suolo inferiore al 50% si ricorre alla seguente espressione
(Orgaz e Fereres, 1997):

kr = 2 · SC/100 [2]

ove SC è la percentuale di superficie coperta del suolo, a sua


volta calcolata in base all’equazione:

SC = 3,142 · D2 · N/400 [3]

D è il diametro della proiezione della chioma e N il numero di


alberi per ettaro. Tali equazioni empiriche non sono specifiche
per l’olivo.
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24 ARSIA

kc indica il coefficiente colturale, che esprime il rapporto tra


l’evapotraspirazione massima dell’oliveto e l’Et0. Il kc è funzione
diretta della superficie traspirante degli alberi e delle variazioni
della conduttanza della chioma indotte da fattori ambientali. In
impianti giovani il kc deve essere modificato di anno in anno e
anche nel corso della stessa stagione di crescita per tener conto
delle variazioni nei consumi idrici dovuti al rapido sviluppo
delle chiome durante la fase di allevamento. In impianti in piena
produzione il kc viene modificato a seconda dello stadio fenolo-
gico e in funzione della intensità di potatura. Le fasi fenologiche
ritenute più sensibili allo stress da carenza idrica sono la fioritu-
ra, l’allegagione e lo sviluppo del frutto nel periodo compreso
tra il completamento dell’indurimento del nocciolo e l’invaiatu-
ra. Il deficit idrico durante la differenziazione a fiore delle
gemme e prima della fioritura è potenzialmente dannoso per la
produzione, ma si verifica assai raramente negli ambienti olivi-
coli toscani. Nei casi in cui il suolo sia gestito mediante inerbi-
mento bisogna aumentare opportunamente il kc per includere i
consumi idrici del prato.
In generale i kc per l’olivo sono bassi rispetto a quelli di altre
colture. In tab. 3 sono riportati i kc utilizzati per l’olivo in alcuni
lavori sperimentali in Italia e all’estero. Oltre a una certa varia-
bilità dovuta alla varietà, alle condizioni ambientali e alla tecni-
ca colturale, si può notare che il kc diminuisce nel periodo estivo
per la parziale chiusura stomatica dovuta a elevata domanda
evapotraspirativa. I valori della tab. 3 sono piuttosto elevati in
quanto gli obiettivi delle sperimentazioni richiedevano il reinte-
gro dell’acqua pari al 100% dell’evapotraspirazione dell’oliveto.
Per la Toscana occidentale sono stati determinati valori di kc
di 0,3 a 0,4 per oliveti irrigati a goccia sulla base di un decennio
(1990-99) di rilevazioni. Tali valori, inferiori a quelli riportati
nella tab. 3, sono al netto dei consumi eccedenti il reale fabbiso-
gno dell’olivo e vengono utilizzati per i servizi di assistenza
all’irrigazione forniti dall’Agenzia Regionale per l’Innovazione
nel Settore Agricolo-forestale (ARSIA) (Giannini e Bagnoni,
2000).
Per stimare l’Et0 si può ricorrere a vari metodi. I metodi diret-
ti sono basati sull’analisi delle componenti del bilancio idrico
nel suolo, in cui le perdite per evapotraspirazione sono pari alla
somma delle precipitazioni (P), degli apporti irrigui o dalla
falda (I), delle perdite per ruscellamento e percolazione (R) e
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 25

Tab. 3 - Coefficienti colturali utilizzati per l’olivo


in diversi lavori sperimentali

Località Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott


Bibbona (LI) 0,55 0,65 0,65
Follonica (GR) 0,50 0,50 0,50
Metaponto (MT) 0,70 0,65 0,60 0,55 0,50 0,50 0,60 0,65
Sassari 0,550 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 0,55
Cordoba 0,65 0,60 0,55 0,55 0,50 0,50 0,55 0,60
Lleida 0,70 0,70 0,70 0,70 0,70 0,70 0,70
California 0,75 0,75 0,75 0,75 0,75 0,75 0,75 0,75
California,
inerbimento 1,05 1,05 1,05 1,00 1,00 1,00 0,95 0,95
Benevento 0,60 0,60 0,60 0,60

della differenza tra il contenuto idrico iniziale e quello finale del


suolo e della vegetazione (D):

Et0 = P + I + R + D [4]

Ciascuno dei termini dell’equazione [4] deve essere misurato


o stimato e ciò richiede l’impiego di lisimetri, che vengono uti-
lizzati anche per la determinazione dei kc. Spesso si ricorre ad
algoritmi e modelli che consentono di effettuare i calcoli senza
dover eseguire le misure, ma questi metodi richiedono comun-
que le competenze di specialisti. Il metodo del bilancio idrico for-
nisce stime attendibili di Et0, ma l’investimento economico e di
personale è notevole e, perciò, è utilizzato per soli fini scientifici
e non per la gestione dell’irrigazione nell’azienda olivicola.
I metodi indiretti per la stima dell’Et0 utilizzano principal-
mente la vasca evaporimetrica di classe A (fig. 7) o modelli basa-
ti sulla misura delle variabili meteorologiche. I costi di investi-
mento e di gestione sono inferiori a quelli sostenuti utilizzando
metodi diretti.
Il metodo della vasca evaporimetrica di classe A è abbastanza
semplice e fornisce risultati piuttosto attendibili. L’Et0 viene cal-
colato moltiplicando l’evaporato dal pelo libero della vasca per
un coefficiente che varia da 0,75 a 0,8 in funzione della velocità
del vento filato e dell’umidità relativa dell’ambiente. In alterna-
tiva, sono stati messi a punto dei semplici modelli che consento-
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26 ARSIA

no di calcolare l’evaporato di vasca a partire da dati climatici e


geografici (vedi manuali tecnici quali Doorenbos e Pruitt, 1977 o
Giannini e Bagnoni, 2000). La gestione della vasca richiede un
certo impegno di personale, non tanto per la determinazione
giornaliera dell’evaporato, oggi rilevabile automaticamente via
computer, ma per le operazioni di manutenzione (rimozione
delle alghe, svuotamento periodico) e di verifica dei dati.
I metodi di stima dell’Et0, basati sulla misura delle variabili
climatiche variano per l’attendibilità dei risultati e il numero di
variabili necessarie per poterli applicare. Nelle zone a clima
mediterraneo ha dato buoni risultati l’equazione di Penman-
FAO (Doorenbos e Pruitt, 1977), che richiede la determinazione
della temperatura, dell’umidità relativa, della velocità del vento
e delle ore di luce giornaliere. A fini sperimentali è utilizzata l’e-
quazione di Penman-Monteith che, in aggiunta ai dati climatici
suddetti, richiede anche una stima della conduttanza della chio-
ma. Una formula di facile applicazione, in quanto richiede solo
i dati medi delle temperature dell’aria (media, minima e massi-
ma), è quella di Hargreaves. Il valore della radiazione solare che
compare in questa espressione è deducibile da apposite tabelle
che tengono conto della latitudine e dell’epoca dell’anno. Le
equazioni e i particolari campi di applicazione di questi metodi
sono riportati nei manuali di agronomia e di tecnica irrigua
(Doorenbos e Pruitt, 1977; Giannini e Bagnoni, 2000). Sono
disponibili dei programmi per personal computer che consento-
no di calcolare l’Et0 in maniera rapida a partire dai dati climati-
ci disponibili (Steduto e Snyder, 1998).
Per semplificare la determinazione dell’evapotraspirazione
in campo sono stati proposti degli strumenti (atmometri), facil-
mente trasportabili e di basso costo, che hanno dato ottimi risul-
tati per i prati e le colture erbacee. In fig. 8 è illustrato un atmo-
metro ETGage, prodotto negli Stati Uniti, attualmente in fase di
collaudo presso il Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle
Specie Legnose dell’Università di Pisa per la stima dell’evapo-
traspirazione nell’oliveto. I valori di evapotraspirazione regi-
strati dall’atmometro sono stati confrontati con i dati ottenuti
dalla vasca evaporimetrica o mediante modelli basati su varia-
bili climatiche (fig. 9).
Un esempio di calcolo dei volumi irrigui da reintegrare men-
silmente in un oliveto adulto è riportato in tab. 4. Di solito il cal-
colo è fatto su base settimanale, in quanto anche con l’irrigazio-
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 27

Fig. 7 - Vasca
evaporimetrica di classe A.
Si notino il pozzetto
all’interno della vasca
per rompere eventuali onde
che potrebbero falsare
la lettura, e la ringhiera
esterna per impedire
l’abbeverarsi degli animali

Fig. 8 - Atmometro
per la stima
dell’evapotraspirazione
delle colture.
Sopra il cilindro vi è la testa
di ceramica porosa
sormontata da una tela
e da bacchette di protezione
dagli uccelli. In basso, legato
al supporto con nastro
adesivo, vi è l’acquisitore
dati automatico.
È possibile anche effettuare
la lettura manuale dei dati
mediante il capillare
graduato esterno al corpo
cilindrico dell’atmometro

ne localizzata si cerca di non irrigare quotidianamente per evi-


tare ristagni idrici. Più raramente si ricorre al calcolo giornalie-
ro o quindicinale.
Il primo passo consiste nella determinazione dell’Et0. Una
volta scelti i coefficienti colturali e di copertura del suolo si cal-
cola l’evapotraspirazione dell’oliveto in base all’equazione [1].
Per stabilire il volume di acqua da reintegrare bisogna sottrarre
la pioggia utile (PU), cioè la frazione di acqua di precipitazione
che riesce a infiltrarsi negli orizzonti di terreno esplorati dalle
radici diventando così disponibile per l’assorbimento. Piogge di
scarsa intensità (inferiori a 2-5 mm) non riescono a penetrare nel
suolo e non ne modificano, quindi, il contenuto di umidità in
modo apprezzabile. Durante lunghi periodi di siccità la soglia di
PU può diventare anche maggiore di 5 mm. La percentuale di
pioggia utile dipende dalle caratteristiche del terreno (tessitura,
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28 ARSIA

Fig. 9 - Atmometro, vasca evaporimetrica di classe A, e centralina


meteorologica (sullo sfondo) presso la Facoltà di Agraria dell’Università
di Pisa. Questi strumenti consentono di stimare l’evapotraspirazione
potenziale secondo diversi metodi

pendenza), dal contenuto idrico del suolo e dalla domanda eva-


potraspirativa dell’ambiente. Nei terreni in pendio con scarsa
capacità di infiltrazione vi sono perdite consistenti di acqua
piovana per ruscellamento superficiale. Nei suoli sabbiosi o in
climi molto aridi l’acqua viene persa per percolazione o per la
rapida evapotraspirazione dall’atmosfera e dagli strati più
superficiali del suolo. I coefficienti utilizzati per la determina-
zione della pioggia utile nell’equazione del bilancio idrico varia-
no da 0,5 a 1, con valori più frequenti di 0,7-0,8. Tali coefficienti
sono approssimativi e vanno verificati a seconda delle condizio-
ni dell’oliveto.
Nell’esempio della tab. 4 si hanno valori negativi di (PU - Etc)
in tutti i mesi tranne settembre. Il deficit idrico può essere col-
mato completamente, somministrando la quantità di acqua pari
a tale differenza, oppure parzialmente. In quest’ultimo caso si
ripristina solo una percentuale del consumo effettivo, consen-
tendo all’albero di utilizzare l’acqua immagazzinata nel terreno
senza eccedere il valore di deficit massimo permissibile, che per
l’olivo è calcolato con la formula seguente:

DP = 0,75 · (CC - PA) · F [5]


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Tab. 4 - Esempio di calcolo dei volumi irrigui da somministrare


a un oliveto nel periodo maggio-novembre

Parametro Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Totale


ET0 (mm) 179 223 236 217 125 103 52 1135
Pioggia (mm) 43 0 10,5 3,5 110,5 55,5 67 290
Pioggia utile (PU) 36 0 8,5 0 99 52 56,5 252
Kc 0,55 0,55 0,50 0,50 0,55 0,60
Etc 98,4 123 11,8 108 68,7 62 34 611
PU- Etc (mm) -62 -123 -109 -108 30 -10 23 -360

Tab. 5 - Contenuto idrico del suolo in funzione della tessitura.


In parentesi l’intervallo di variazione

Tessitura Punto di appassimento Capacità di campo


(cm3 cm-3) (cm3 cm-3)
Sabbioso 0,07 0,15 (0,10-0,20)
Franco-sabbioso 0,09 0,21 (0,15-0,27)
Franco 0,14 0,31 (0,25-0,36)
Franco-argilloso 0,17 0,36 (0,31-0,42)
Argillo-limoso 0,20 0,40 (0,35-0,45)
Argilloso 0,21 0,44 (0,39-0,49)

ove CC indica il contenuto idrico del suolo alla capacità di


campo, PA quello al punto di appassimento e F la profondità
dell’apparato radicale espressa in mm. Il valore 0,75 esprime il
contenuto idrico volumetrico del suolo che l’olivo è in grado di
assorbire. I contenuti idrici del suolo alla capacità di campo e al
punto di appassimento variano in funzione della tessitura del
terreno (tab. 5).
Prima di procedere alla distribuzione dell’acqua bisogna
tener conto che, anche negli impianti più razionali, vi sono delle
perdite che devono essere considerate nel calcolo dei volumi da
somministrare. L’ammontare delle perdite dipende dalle carat-
teristiche dell’impianto irriguo (tab. 6). L’efficienza di distribu-
zione per gli impianti di microirrigazione è elevata, di solito
superiore al 90%. Il volume di acqua da distribuire verrà, per-
tanto, ottenuto dividendo il volume calcolato per l’indice di effi-
cienza di distribuzione (kd):

Vf = V/kd [6]
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 30

30 ARSIA

Tab. 6 - Coefficienti di efficienza di distribuzione dell’acqua stimati


per diversi metodi irrigui (modificata da Beede e Goldhamer, 1994)

Metodo irriguo Coefficiente di efficienza di distribuzione


Aspersione 0,75-0,85
Sommersione 0,65-0,75
Infiltrazione laterale 0,70-0,80
Localizzata a goccia 0,85-0,95
A conche 0,70-0,80

2.2 Strumentazione

Una volta calcolato il volume e i turni di irrigazione è utile


poter seguire l’andamento dei consumi idrici degli alberi e dell’u-
midità nel suolo. Sia il metodo FAO per la determinazione dei fab-
bisogni idrici che il metodo del bilancio idrico nel suolo hanno una
scarsa applicabilità nel monitoraggio in quanto non consentono di
verificare direttamente l’efficacia della programmazione irrigua.
Il metodo più semplice per la misura dell’umidità del terre-
no consiste nel prelievo di campioni di terreno che vengono
pesati prima e dopo l’essiccazione in stufa. Per poter tradurre i
valori di contenuto idrico in valori di potenziale idrico del ter-
reno è indispensabile determinare la curva di ritenzione idrica
del terreno in esame. Tale metodo non è particolarmente labo-
rioso, ma richiede che il campionamento sia fatto con criteri
rigorosi. Come tutti i metodi di misura del potenziale del suolo,
non dà informazioni sullo stato idrico effettivo della pianta.
I tensiometri, cilindri pieni di acqua che presentano un’estre-
mità convessa di ceramica porosa attraverso la quale entrano in
equilibrio con l’umidità del terreno, vengono utilizzati sia per
fini di ricerca che per la gestione dell’irrigazione in azienda (fig.
10). La capsula porosa deve essere sistemata a contatto con il ter-
reno di cui si vuol conoscere il potenziale, e per l’oliveto bisogna
selezionare almeno due profondità, tra 0,2 e 0,5 m e tra 0,5 e 0,8
m. I tensiometri hanno un costo contenuto e sono semplici da
usare, ma presentano due problemi principali: a) sono in grado
di misurare valori minimi di -0,08 MPa e quindi non riescono a
misurare potenziali a cui si trovano di sovente le radici dell’oli-
vo; b) bisogna posizionarne un certo numero per via della varia-
bilità spaziale dell’umidità del suolo.
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 31

Fig. 10 - Tensiometro.
Le variazioni di pressione
all’interno del tubo cilindrico
dovute alle variazioni di umidità
del suolo sono registrate
dal manometro. L’estremità
(bianca) a contatto con il terreno
è di materiale poroso

Fig. 11 - Camera a pressione


per la determinazione
del potenziale idrico della foglia.
La pressurizzazione della foglia
avviene nel cilindro sulla destra
collegato a una bombola di aria
o azoto. Il potenziale idrico viene
letto col manometro sulla sinistra

Per la misura del potenziale del terreno ai fini di program-


mazione irrigua spesso si ricorre a blocchetti di gesso o vetrore-
sina contenenti due elettrodi la cui resistenza diminuisce all’au-
mentare dell’umidità nel suolo. Sono strumenti economici che
misurano entro un ampio intervallo di potenziale, ma richiedo-
no una calibrazione per ciascun tipo di terreno e sono soggetti a
deterioramento.
Strumenti basati sul metodo del dominio di frequenza (TDR)
forniscono dati molto attendibili in tempo reale, ma hanno costi
molto elevati e richiedono personale specializzato. Attualmente,
sono utilizzati solo per scopi di ricerca.
Strumenti che consentono di misurare lo stato idrico della
pianta e il tasso di traspirazione sono:
a) la camera a pressione per la determinazione del potenzia-
le idrico della foglia (fig. 11);
b) i porometri e gli analizzatori di gas portatili per la misura
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 32

32 ARSIA

Quando entra in stress l’olivo?

Come già visto in precedenza l’olivo è una specie resistente al deficit idrico
e riesce a estrarre acqua dal terreno anche a potenziali idrici molto bassi. Sin-
tomi precoci di stress da carenza idrica sono la diminuzione degli scambi
gassosi e della conduttanza stomatica (a potenziali idrici del suolo di -0,08
MPa e di -1,0 MPa della foglia misurato prima dell’alba). A potenziali inferio-
ri si hanno effetti sull’attività vegetativa e riproduttiva dell’albero, ma non si
conoscono i valori soglia del potenziale o del contenuto idrico del terreno al
di sotto dei quali questi parametri subiscono riduzioni significative. Il punto
di appassimento per l’olivo è stimato a -2,5 MPa di potenziale idrico del
suolo, mentre di solito per le specie arboree da frutto si considera un valore
di -1,5 MPa. Di conseguenza, la riserva idrica facilmente utilizzabile e il mas-
simo deficit permissibile nel suolo, variabili utilizzate per il calcolo dei volumi
irrigui, sono maggiori per l’olivo che per altre colture. Si stima che le radici
dell’olivo possano estrarre 70-75 mm di acqua per metro di profondità del
suolo. Ciò spiega perché viene utilizzato il valore 0,75 nell’equazione [5].
Altre specie coltivate riescono a estrarre 60 mm per m di profondità di suolo
per cui, a parità di caratteristiche del terreno e di volume esplorato dalle radi-
ci, un oliveto ha una riserva idrica utile maggiore di quella di altre colture. È
possibile quantificare con dei semplici calcoli la riserva idrica utile del suolo.
Per esempio, la riserva in un suolo franco (CC di 0,31 m3 H2O per m3 di suolo,
vedi tab. 5) per un oliveto che esplora 10.000 m3 ha-1 di terreno è di 2325 m3
ha-1, mentre per un’altra coltura con una simile espansione dell’apparato radi-
cale è di 1860 m3 ha-1. In tal caso, l’oliveto dispone di una maggiore riserva
pari a 465 m3 ha-1. In un suolo argilloso (CC di 0,44 m3 H2O per m3 di suolo)
l’aumento della riserva utile a vantaggio dell’oliveto è di 660 m3 ha-1, in un
suolo sabbioso (CC di 0,15 m3 H2O per m3 di suolo) di 225 m3 ha-1.

del tasso di traspirazione fogliare e della conduttanza stomatica;


c) i sensori per la determinazione delle variazioni del diame-
tro del fusto e per la stima del flusso di linfa xilematica nel fusto.
I metodi che utilizzano a) e b) sono utilizzati solo per motivi
di ricerca, perché richiedono tempo e forniscono misure discon-
tinue. Gli strumenti di tipo c), seppure ancora non diffusi a livel-
lo commerciale per la gestione dell’irrigazione, forniscono in
modo continuo e in tempo reale dati sul tasso di traspirazione
dell’albero senza alterare il microclima della pianta. Sono però
costosi e l’interpretazione dei risultati richiede un certo grado di
perizia (vedi 6.2).
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 33

3. Sistemi di irrigazione localizzata

3.1 Componenti dell’impianto di irrigazione

La microirrigazione o irrigazione localizzata è la tecnica più


efficiente dal punto di vista agronomico e più conveniente eco-
nomicamente. I metodi irrigui localizzati si distinguono in
superficiali (fig. 12) o interrati. Tra quelli superficiali ve ne sono
diversi che si differenziano a seconda del tipo di erogatori.
Gli elementi principali che compongono un impianto di irri-
gazione localizzata sono: il sistema di filtrazione, la pompa di
alimentazione, le valvole (di sicurezza, di isolamento, di sfiato)
il misuratore di flusso idrico, le linee (principali e laterali), gli

Fig. 12 - Linea laterale con gocciolatori autocompensanti in un oliveto


intensivo di due anni
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 34

34 ARSIA

erogatori (gocciolatori, ali gocciolanti, microspruzzatori). Vi


sono poi gli elementi accessori, quali la centralina di controllo, i
manometri e il gruppo per la fertirrigazione. Altri elementi pos-
sono essere inseriti a seconda delle esigenze dell’azienda.
La scelta dalla pompa di alimentazione viene fatta in base al
dislivello tra la fonte dell’acqua e l’oliveto da irrigare, alle
dimensioni dell’impianto e alla potenza disponibile in azienda.
È utile prevedere soluzioni flessibili per far fronte a esigenze
particolari di irrigazione. Inoltre, è importante che la ditta pro-
duttrice abbia propri rappresentanti in zona in modo da riceve-
re pronta assistenza nel caso di malfunzionamento.
Il sistema di filtrazione dell’acqua è indispensabile per l’irri-
gazione localizzata. Numerosi fattori influiscono sulla scelta del
sistema di filtrazione: la qualità e l’origine dell’acqua, il flusso,
il tipo di erogatori, la disponibilità di potenza e il tipo di manu-
tenzione che si è disposti a effettuare.
I principali tipi di sistemi di filtrazione sono: a sabbia, a
dischi, a rete. I primi due sono di solito utilizzati per filtrare
acque raccolte in invasi e acque di torrenti e fiumi. I filtri a sab-
bia danno ottimi risultati nel trattenere i residui presenti nel-
l’acqua. La loro efficienza dipende dalle dimensioni e dalle sfac-
cettature dei granelli di sabbia. I filtri a dischi sono costituiti da
numerosi dischi disposti in serie. L’acqua viene fatta passare
attraverso un labirinto che aiuta a trattenere i materiali in
sospensione. I filtri a dischi (fig. 13) sono più economici da
installare in quanto occupano meno spazio di quelli a sabbia e
sono più facili da pulire. Per questi motivi sono molto utilizzati
per filtrare acque di pozzo o superficiali, che non presentino ele-
vate quantità di residui o alghe. I filtri a rete presentano una rete
fina di acciaio all’interno di una cartuccia. L’acqua passa attra-
verso la cartuccia e i materiali in essa presenti vengono intercet-
tati dalla rete. Siccome il filtraggio a rete è bidimensionale (gli
altri sistemi di filtrazione sono tridimensionali) questo sistema è
adatto solo per acque di pozzo di buona qualità oppure come
filtro supplementare da utilizzare in serie con filtri a sabbia o a
dischi.
Le valvole di sicurezza servono per proteggere l’impianto in
caso di aumento eccessivo della pressione di esercizio. Sono di
costo contenuto e indispensabili in impianti vasti che operano a
pressioni elevate (500 kPa). Le valvole di isolamento o di blocco
servono per dare e togliere l’acqua nei diversi settori dell’olive-
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 35

Fig. 13 - Particolare
della testata di comando
di un impianto di irrigazione.
Si noti il filtro a dischi
al centro e la pompa
di alimentazione
in basso

to in modo da permettere l’eventuale turnazione, oppure per


separare varie parti dell’impianto in modo da poter intervenire
settorialmente in caso di malfunzionamento e manutenzione. Le
valvole di sfiato sono necessarie per far fuoriuscire l’aria che si
può accumulare all’interno dei tubi e che potrebbe causare il
blocco o la rottura delle condutture, e per evitare che si crei il
vuoto all’interno delle tubazioni durante lo svuotamento del-
l’impianto per manutenzione. Di solito vengono installate nei
punti più elevati dell’impianto, nelle intersezioni, al termine
della linea principale e in prossimità del sistema di filtrazione.
I misuratori di flusso servono per poter controllare il corret-
to funzionamento dell’impianto e valutarne l’efficienza. Con tali
dispositivi si possono rilevare perdite, pressioni anomale (flussi
molto elevati), arresto o rottura di una valvola (flussi bassi).
Inoltre, consentono di risparmiare acqua in quanto i volumi
vengono somministrati con precisione. Sono indispensabili per
gli impianti di sub-irrigazione.
La linea principale (di solito in PVC o polietilene) trasporta
l’acqua ai diversi settori dell’impianto. Nella progettazione è
bene prevedere che la linea principale abbia una portata suffi-
ciente per rifornire tutte le piante nell’oliveto. Ciò viene realiz-
zato calcolando la portata in base ai massimi fabbisogni ipotiz-
zabili (vedi § 3.3). Le linee secondarie partono dalla valvola di
blocco (innestata sulla principale) e conducono l’acqua alle linee
laterali o periferiche. Queste ultime (di solito di polietilene)
distribuiscono l’acqua attraverso gli erogatori.
Le linee laterali possono essere posizionate a varie altezze
da terra. Negli oliveti ove si vuole consentire la circolazione dei
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36 ARSIA

Fig. 14 - Olivo allevato a monocono Fig. 15 - Linee gocciolanti


in un impianto intensivo. poggiate sulla superficie
Si noti la linea laterale dell’impianto del suolo
di irrigazione posta a oltre 2 m
da terra per consentire il transito
dei mezzi perpendicolarmente
alla fila

Fig. 16 - Oliveto
intensivo in irriguo.
Si notino i paletti
rompitratta in PVC
per il sostegno
delle ali gocciolanti
poste a 1,10 m
da terra

mezzi anche in senso ortogonale al filare le linee sono a oltre 2


m da terra (fig. 14). Se le linee gocciolanti sono poste diretta-
mente sul terreno (fig. 15) bisognerà ricorrere al diserbo chimi-
co sul filare per il controllo delle infestanti, ma i costi di instal-
lazione sono minori per la mancanza di pali rompitratta e fili di
ferro per il sostegno della linea. Le linee poste a 1-1,3 m da
terra permettono la lavorazione superficiale del suolo sul fila-
re (fig. 16).
In commercio esistono numerose centraline di controllo del-
l’impianto di irrigazione. Un buon sistema di controllo deve
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 37

essere facile da usare, essere programmabile a volume o a tempo


e consentire la fertirrigazione. La centralina deve essere propor-
zionata all’impianto e possibilmente espandibile per soddisfare
eventuali esigenze future.
Gli erogatori sono i dispositivi che distribuiscono l’acqua alle
piante. Ve ne sono di diversi tipi. I più comuni sono i gocciolato-
ri, i microspruzzatori (microjet) e le ali gocciolanti. L’offerta di
prodotti sul mercato è molto ampia e la tecnologia propone
nuovi prodotti di anno in anno. La scelta del tipo di erogatore
dipende da molti fattori e, in particolare, dalla disponibilità idri-
ca, dai volumi di adacquamento, dalla qualità dell’acqua, dal
costo dell’energia, dalle caratteristiche idrologiche del terreno,
dalla tecnica irrigua e dalle condizioni climatiche della zona. La
qualità dell’acqua spesso è il fattore che più di altri condiziona la
scelta degli erogatori e il funzionamento corretto dell’impianto.
In questa sede si danno delle indicazioni generali sui tipi di
erogatori più comuni e adatti per l’olivicoltura, nonché sui loro
principali vantaggi e svantaggi, e si rimanda alla consultazione
di manuali tecnici specializzati per le specifiche esigenze azien-
dali (vedi, per esempio, Bertolacci, 2000).
I gocciolatori sono i dispositivi più diffusi per la microirriga-
zione in olivicoltura. Sono facili da installare, efficienti nella
distribuzione dell’acqua, consentono la fertirrigazione in qual-
siasi circostanza, non stimolano eccessivamente lo sviluppo di
infestanti, si adattano facilmente a seconda dello sviluppo del-
l’albero e non creano ingombri. I tipi più comuni sono quelli
autocompensanti che danno i migliori risultati di uniformità di
distribuzione anche negli oliveti in pendenza (figg. 17 e 18). Esi-
stono, inoltre, in commercio gocciolatori incorporati all’interno
delle tubazioni e perciò adatti anche per essere interrati (fig. 18).
Le ali gocciolanti sono tubi forati che distribuiscono l’acqua
bagnando il filare (fig. 19). Sono semplici da installare, poco
costose e vengono utilizzate soprattutto in oliveti giovani, terre-
ni sabbiosi o pianeggianti. I consumi idrici sono maggiori rispet-
to ai gocciolatori autocompensanti. Per l’allevamento di piante
in vaso in vivaio si ricorre spesso a gocciolatori a spaghetto che
riforniscono ciascun vasetto (figg. 20 e 21).
I microirrigatori a spruzzo (fig. 21) consentono di irrigare la
superficie sottochioma con un effetto anche climatizzante, di
valutare visivamente la superficie bagnata, di irrigare una
superficie piuttosto ampia e variabile di terreno (microjet a dop-
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 38

38 ARSIA

Fig. 17 - Gocciolatore
autocompensante
(sinistra) e aperto
per mostrare
il labirinto (destra)

Fig. 18 - Vari tipi


di gocciolatori
autocompensanti.
Si notino i labirinti
dei gocciolatori

Fig. 19 - Linea gocciolante


utilizzata per l’irrigazione
di un oliveto su terreno
sabbioso in pianura.
La linea bagna una
superficie continua
lungo la fila

pio stadio) in modo da soddisfare le diverse esigenze dell’albe-


ro durante il suo sviluppo. I microirrigatori creano dei vincoli
per la lavorazione del terreno e per la rimozione delle infestan-
ti con mezzi meccanici. Inoltre, l’ampio raggio di bagnatura
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 39

L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 39

Fig. 20 - Gocciolatori a spaghetto Fig. 21 - Microspruzzatore (sinistra)


utilizzati per l’irrigazione in vaso e gocciolatore a spaghetto (destra)

favorisce lo sviluppo di infestanti e le perdite di acqua per effet-


to del vento e dell’elevata evapotraspirazione. Sono utili nei casi
in cui si preveda l’inerbimento perché permettono di irrigare
anche parte dell’interfilare, ma non sono molto adatti per la fer-
tirrigazione in ambienti ventosi. L’efficienza di distribuzione
dell’acqua è del 70-80%.
Il numero, la portata e la distanza dal tronco degli erogatori
sono parametri di progetto di grande importanza. Per ottenere
la massima efficienza di distribuzione dell’acqua al momento
dell’impianto è di solito consigliabile inserire un solo gocciola-
tore per pianta a 0,20-0,35 m dal tronco. In fondo a ogni filare è
utile lasciare circa 1,5 m di tubo in più per poter aggiustare, in
un secondo momento, la distanza dei gocciolatori dalla pianta.
Nel secondo anno si consiglia di aggiungere un altro erogatore
a 1,0 m dal primo e di spostare il tubo in maniera che i due goc-
ciolatori si trovino ai lati della pianta a una distanza di 0,50 m
dal tronco. Negli anni successivi altri gocciolatori (distanziati di
circa un metro) dovranno essere aggiunti fino a interessare, con
l’entrata in piena produzione della pianta, tutto lo spazio lungo
il filare.

3.2 Sub-irrigazione

La sub-irrigazione è una tecnica di irrigazione localizzata che


consiste nell’interramento delle ali laterali e dei dispositivi di
distribuzione dell’acqua. Tale tecnica si sta diffondendo in olivi-
coltura grazie alla meccanizzazione integrale dell’installazione,
allo sviluppo di gocciolatori sempre più protetti dalla penetra-
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 40

40 ARSIA

zione delle radici, ai sistemi di filtraggio sempre più efficienti,


alla possibilità di automatizzare la pulizia dell’impianto e di
monitorare il sistema attraverso l’impiego di misuratori di flus-
so. Oltre ai vantaggi di altri sistemi di irrigazione localizzata,
essa consente un ulteriore risparmio di acqua (soprattutto in
zone ventose o dove l’evaporazione è molto elevata) e una note-
vole uniformità di distribuzione, evita fenomeni di ruscella-
mento ed erosione superficiale e non crea alcun ingombro sulla
superficie del terreno. Questo ultimo aspetto non è di poco
conto in quanto non si creano vincoli esterni per la scuotitura
meccanica dei tronchi, per l’eventuale lavorazione in croce del-
l’oliveto o del suolo sulla fila. Inoltre, la fertirrigazione eseguita
con un sistema di sub-irrigazione assicura il rifornimento di ele-
menti poco mobili nel suolo (per esempio, fosforo e potassio) in
prossimità della parte assorbente dell’apparato radicale.
Gli svantaggi di un sistema di sub-irrigazione sono la mag-
giore attenzione alle operazioni di manutenzione, il maggior
costo degli interventi di riparazione e i rischi di occlusione dei
gocciolatori da parte di radici dell’albero o di erbe infestanti. Il
costo leggermente superiore di installazione dell’impianto in
ambienti collinari per la posa dei tubi e per alcuni elementi
aggiuntivi (contatori, filtri e valvole) è compensato dall’assen-
za di strutture di sostegno per le linee gocciolanti dei singoli
filari.
Un impianto irriguo di sub-irrigazione presenta gli stessi ele-
menti di altri sistemi a goccia. Una cura particolare deve essere
riposta nella filtrazione dell’acqua, per evitare che particelle o
impurità possono ostruire le tubazioni e i gocciolatori o ne ridu-
cano l’efficienza. Sul mercato sono disponibili tubi con gocciola-
tori interni provvisti di meccanismi antisuzione e di barriere
fisiche all’intrusione delle radici. Siccome non è possibile ispe-
zionare la rete di distribuzione interrata, un’eventuale occlusio-
ne o perdita richiede un intervento più oneroso che su impianti
in superficie. Inoltre, è più difficile localizzare il problema e, a
tale scopo, si inseriscono dei contatori che permettano di rileva-
re variazioni di portata. Questi accorgimenti sono tanto più
importanti quanto più esteso è l’impianto irriguo.
L’interramento delle linee principali e secondarie è effettua-
to analogamente a quanto fatto per altri sistemi di irrigazione
localizzata. Le linee gocciolanti sono posizionate con apposite
macchine provviste di un vomere a cui è saldato un tubo guida
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 41

(fig. 22). Il vomere apre il solco, il tubo-guida tira la tubazione


da interrare e poi il solco viene ricoperto. La linea gocciolante
viene di solito interrata tra 0,2 e 0,4 m di profondità (figg. 23 e
24). La maggiore profondità è usata in oliveti adulti o terreni
molto argillosi. Per quanto riguarda la distanza dal filare è con-
sigliabile disporre le linee asimmetricamente rispetto alla fila di
alberi in modo da agevolare la formazione di apparati radicali
più estesi. La distanza varia tra 0,5 e 1,5 m a seconda delle
dimensioni degli alberi e del sesto di impianto, ma normal-
mente oscilla tra 0,7 e 1,2 m. Se le linee sono disposte a oltre 0,5
m dalla pianta sarà necessario irrigare l’impianto nel primo, e
talvolta anche nel secondo anno, con una linea gocciolante
addizionale in superficie. Ciò comporta costi maggiori per la
gestione dell’irrigazione durante la fase di allevamento rispet-
to all’impianto fuori terra. Se i tubi sono posti a meno di 0,7 m
dalla pianta le radici tendono a crescere in un ristretto volume
di suolo, il che può ripercuotersi sull’ancoraggio e sullo svilup-
po dell’albero. Aumentare i volumi di adacquamento può non
essere efficace in suoli sabbiosi e rischia di causare ristagni idri-
ci in terreni argillosi.

Fig. 22 - Macchina
per la posa in opera
di linee per la sub-irrigazione
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 42

42 ARSIA

Fig. 23 - Stesura
delle linee
gocciolanti per la
sub-irrigazione

Fig. 24 - Innesto
di una linea
gocciolante
su quella
principale
in un impianto
per la sub-
irrigazione

3.3 Errori più frequenti nella progettazione


e gestione dell’impianto di irrigazione

Alcuni aspetti sono spesso sottovalutati nell’irrigazione del-


l’oliveto. Data la capacità dell’olivo di produrre anche in asciut-
to, la scelta e la progettazione dell’eventuale impianto di irriga-
zione deve essere basata su una rigorosa analisi costi-benefici
dell’investimento. La convenienza a irrigare sorge quando i
benefici produttivi risultano superiori all’aumento dei costi per
l’ammortamento e la gestione dell’impianto irriguo. In linea
generale, per giustificare l’impianto irriguo, si stima che l’au-
mento produttivo debba essere almeno del 20%.
Un errore da evitare è di sottodimensionare l’impianto di
irrigazione. L’impianto deve essere progettato in modo da sod-
disfare il massimo fabbisogno irriguo del mese con la maggio-
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 43

re evapotraspirazione (luglio in Italia centrale) lavorando per


20 ore al giorno per sei giorni alla settimana. La capacità resi-
dua di lavoro dell’impianto (48 su 168 ore settimanali) serve
per far fronte a situazioni climatiche estreme. È opportuno
disporre di serie storiche di dati climatici almeno mensili (tem-
peratura, precipitazioni e possibilmente anche radiazione lumi-
nosa e velocità del vento filato), della tessitura e stratigrafia del
terreno, e delle analisi fisico-chimiche dell’acqua di irrigazione.
Gli errori di progettazione non sono frequenti in quanto le
aziende si affidano spesso ai tecnici delle stesse ditte fornitrici
dei materiali.
Per la gestione corretta dell’impianto di irrigazione bisogna
eseguire puntualmente la manutenzione ordinaria e straordina-
ria e provvedere tempestivamente ai fabbisogni degli alberi. In
molte zone i dati di Et0 sono oggi forniti direttamente dai servi-
zi regionali di assistenza tecnica. Ove questi non siano disponi-
bili è possibile calcolare l’Et0 con dei semplici programmi per
computer a partire da dati di temperatura e umidità. Accade
spesso che la distribuzione dell’acqua non sia uniforme a causa
di fattori quali la distanza dalla pompa, la pendenza, perdite di
carico e occlusioni parziali o totali. È necessario, pertanto, ese-
guire delle verifiche sulle portate e le quantità di acqua distri-
buite dai gocciolatori nelle varie zone servite dall’impianto irri-
guo. Un metodo semplice per calcolare l’uniformità di distribu-
zione (UD) è dato dalla seguente equazione:

UD = Q/Qt [7]

ove Q è la quantità media di acqua distribuita dai gocciolatori


del quarto inferiore e Qt è la quantità media di acqua distribui-
ta da tutti gli erogatori. Queste misure sono semplici da effet-
tuare e consistono nel raccogliere la quantità di acqua erogata
dai diversi gocciolatori in recipienti graduati. Dato che nessun
impianto irriguo distribuisce l’acqua uniformemente al 100%,
bisognerà prevedere di aumentare il volume di acqua di una
quantità tale da sopperire alle esigenze minime degli alberi
riforniti dagli erogatori con la minor portata (quarto inferiore).
Se i volumi erogati variano molto, la crescita degli alberi nell’o-
liveto sarà disomogenea. L’obiettivo per i sistemi di microirri-
gazione è di ottenere una uniformità di distribuzione di almeno
l’85%.
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44 ARSIA

Fig. 25 - Depositi
di calcare su una
linea gocciolante

La manutenzione (pulizia dell’impianto e ispezione degli


erogatori) deve essere fatta almeno due volte all’anno, all’i-
nizio e alla fine della stagione irrigua (fig. 25). Il lavaggio
delle tubazioni è eseguito con una soluzione moderatamente
acida per dissolvere i precipitati calcarei e ferrosi, che si for-
mano frequentemente se il pH dell’acqua è superiore a 8. La
manutenzione va intensificata se si utilizzano acque saline,
calcaree o reflue e se si utilizza l’impianto per la fertirriga-
zione. L’impianto di irrigazione va svuotato prima del perio-
do invernale per evitare il congelamento dell’acqua nelle
tubazioni.
È fondamentale comprendere che l’irrigazione comporta
degli adeguamenti in altre pratiche colturali, per cui non si può
coltivare in irriguo mantenendo inalterata la tecnica colturale
degli oliveti in asciutto. Dato che l’irrigazione aumenta l’attività
vegetativa non è necessario stimolare il rinnovo della superficie
fruttificante con interventi di potatura severa, a meno che non si
siano raggiunte densità di chioma così elevate da creare proble-
mi di ombreggiamento. In climi soggetti a gelate autunnali e
minime termiche invernali potenzialmente dannose per i tessu-
ti dell’olivo è opportuno anticipare la fine della stagione irrigua
diminuendo gradualmente i volumi già a fine estate per rallen-
tare l’attività vegetativa degli alberi e aumentare la loro resi-
stenza al freddo. Analoghe considerazioni valgono per le conci-
mazioni azotate. L’epoca di raccolta va adeguata all’andamento
della maturazione. L’anticipo o ritardo di maturazione dipende
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 45

L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 45

Perché si utilizza la microirrigazione per l’oliveto?

Per irrigare razionalmente l’oliveto oggi si ricorre quasi esclusivamente ai


metodi localizzati, con i quali l’acqua viene distribuita in piccole quantità, a
bassa pressione e in un ristretto volume di suolo. Con l’irrigazione a goccia
si riescono a contenere le perdite per evaporazione e per percolazione e ad
annullare quelle per ruscellamento superficiale. In particolare, nei primi anni
dall’impianto, si può risparmiare fino all’80-90% dell’acqua distribuita rispet-
to ai metodi che bagnano tutta la superficie del terreno.
Oltre al risparmio di acqua, i principali vantaggi dei metodi localizzati consi-
stono nella riduzione dei costi di gestione, l’elevata uniformità ed efficienza
di distribuzione dell’acqua anche nei terreni in pendio, la facilità di automa-
zione e controllo a distanza, la possibilità di dosare gli elementi nutritivi
mediante la fertirrigazione e di impiegare acque non convenzionali, la facilità
di circolazione delle macchine durante il funzionamento dell’impianto. L’irri-
gazione a goccia risulta il miglior metodo per minimizzare gli eventuali effet-
ti negativi dell’irrigazione sulla struttura del terreno (erosione e compattazio-
ne del suolo). Nel volume di suolo bagnato dal gocciolatore le radici si trova-
no in condizioni ottimali di umidità. L’efficienza di distribuzione dell’acqua con
sistemi localizzati può raggiungere, in condizioni ottimali, valori del 90-95%
contro il 60-75% di altri metodi (tab. 6).
In definitiva, la microirrigazione ha un basso impatto ambientale e consente
notevoli risparmi di acqua rispetto ad altri sistemi di distribuzione, quali la
sommersione o l’aspersione. Questi vantaggi sono particolarmente impor-
tanti negli ambienti di coltivazione dell’olivo, di solito caratterizzati da scarsa
disponibilità idrica, elevata evaporazione e soggetti a rischi di erosione.

dal grado di deficit idrico che gli olivi subiscono nel corso del
periodo estivo e dal carico di frutti.
In zone con scarse precipitazioni o in terreni poco profondi e
con scarsa capacità di ritenzione è utile iniziare a irrigare preco-
cemente, prima che si esaurisca la riserva utile del terreno, in
modo da mantenere un certo grado di umidità in profondità e
lontano dal cono di bagnatura degli erogatori. Così facendo le
radici presenti in tali strati continueranno ad assorbire e ad
accrescersi senza consumare la riserva idrica utile che verrà uti-
lizzata durante il periodo estivo, quando la disponibilità idrica
aziendale è spesso insufficiente (o di qualità insoddisfacente) a
coprire i fabbisogni.
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4. Effetti dell’irrigazione in olivicoltura

4.1 Attività vegetativa

La crescita vegetativa dell’olivo è stimolata dalla disponibità


idrica nel suolo. L’irrigazione aumenta il numero e la lunghezza
dei germogli, il diametro del fusto, la lunghezza e la densità
delle radici. Gli effetti sono più o meno marcati a seconda della
tessitura e fertilità del terreno, della densità di piantagione, del
carico di frutti, della varietà e ovviamente delle condizioni cli-
matiche dell’area. La microirrigazione favorisce lo sviluppo di
un’abbondante rete di radici assorbenti nel cono di suolo bagna-
to dai gocciolatori, ma riduce l’espandersi dell’apparato radica-
le verso l’interfilare o in profondità rispetto a olivi coltivati in
asciutto (Fernandez e Moreno, 1999).

4.2 Sviluppo e crescita del frutto

Lo stato idrico dell’albero influisce sulla crescita e sviluppo


dell’oliva. L’accrescimento dell’oliva in condizioni irrigue ha un
andamento pressocché lineare fino quasi all’invaiatura e poi ral-
lenta, discostandosi così dalla curva a doppia sigmoide descrit-
ta per la coltura in asciutto.
Prove effettuate su alberi maturi in campo delle varietà Fran-
toio e Leccino a Bibbona (LI) hanno mostrato che l’irrigazione
aumenta il volume del frutto, del nocciolo (endocarpo) e della
polpa (mesocarpo) alla raccolta. L’effetto dell’irrigazione si
manifesta prevalentemente sulle dimensioni delle cellule del
mesocarpo, mentre il numero di cellule risulta simile sia nella
tesi irrigata che in quella in asciutto. Simili risultati sul numero
e dimensioni di cellule del frutto erano stati ottenuti in prece-
denti prove di campo a Follonica (GR) (Costagli et al., 2003).
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48 ARSIA

L’effetto del deficit idrico sulla crescita dell’endocarpo sem-


bra più facilmente reversibile rispetto a quello sulla crescita del
mesocarpo. In un esperimento su piante in vaso di Leccino si è
visto che un periodo di deficit idrico tra le 4 e le 9 settimane
dopo la fioritura seguito dal ripristino dell’irrigazione, produce-
va una diminuzione nelle dimensioni del mesocarpo alla raccol-
ta, ma nessun effetto significativo sulle dimensioni dell’endo-
carpo (Gucci et al., 2002).

4.3 Produzione di olive e di olio

L’olivo è in grado di produrre anche solo con 300 mm di pre-


cipitazioni annue, ma incrementi significativi sulla produttività
si hanno con precipitazioni comprese tra 300 e 800 mm. In zone
aride la risposta all’irrigazione è marcata per cui anche un solo
adacquamento può aumentare sensibilmente la produzione. Un
unico intervento di soccorso di 750 m3 ha-1 durante il periodo di
siccità estiva dopo l’indurimento dell’endocarpo era in grado di
raddoppiare la produzione di olive e olio in Israele (Lavee et al.,
1990). Oltre gli 800 mm annui di pioggia l’irrigazione determina
incrementi produttivi modesti. In Italia, i vantaggi produttivi
dell’irrigazione si hanno soprattutto nelle regioni meridionali e
insulari, ove il periodo di siccità estiva dura oltre tre mesi, men-
tre per le regioni centrali l’aridità estiva è più breve e di minore
intensità.
L’irrigazione aumenta il numero di infiorescenze, la percen-
tuale di allegagione e il numero, la pezzatura e il contenuto idri-
co dei frutti e diminuisce l’incidenza dell’aborto dell’ovario e la
cascola dei frutti (Goldhamer et al., 1994; Inglese et al., 1999;
Lavee et al., 1990). Condizioni di deficit idrico tendono ad anti-
cipare la maturazione delle olive, ma l’eventuale effetto sull’e-
poca di maturazione dipende dal carico di frutti, in quanto ele-
vate produzioni per albero riducono l’accrescimento e ritardano
l’invaiatura e la maturazione dell’oliva (Inglese et al., 1999). Di
solito l’irrigazione aumenta il rapporto polpa-nocciolo, ma alcu-
ni studi non hanno mostrato alcun effetto in diverse cultivar
(Lavee et al., 1990; Patumi et al., 1999). Probabilmente tale con-
traddizione deriva dal diverso accrescimento dell’endocarpo e
del mesocarpo in funzione dell’epoca e dell’intensità del deficit
idrico nelle tesi in asciutto.
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 49

Per quanto riguarda l’effetto dell’irrigazione sulla resa in olio


esistono risultati discordanti in letteratura. La resa in olio,
espressa in percentuale di peso fresco, di solito diminuisce se gli
olivi vengono irrigati, ma la quantità di olio per albero o per
unità di superficie tende ad aumentare con l’irrigazione a parità
di altre condizioni. L’effetto dell’irrigazione è molto evidente in
quegli ambienti ove gli alberi coltivati in asciutto subiscono
periodi lunghi di deficit idrico severo (Inglese et al., 1996). L’ef-
fetto del carico di frutti è marcato. In annate di carica l’irriga-
zione aumenta la resa in olio, ma non è chiaro se questo dipen-
da da un maggior consumo idrico dell’albero o dal maggior
dispendio di assimilati per sostenere l’elevata produzione.

4.4 Qualità dell’olio

Le relazioni tra la disponibilità idrica e i principali composti


che caratterizzano qualitativamente l’olio non sono ancora chia-
re. Numerose sono le interazioni tra fattori che possono dar
luogo a risultati talvolta contraddittori. Per esempio, l’irrigazio-
ne modifica l’epoca di maturazione dei frutti, che a sua volta
incide sensibilmente sulle caratteristiche qualitative e organolet-
tiche dell’olio. Pertanto, il confronto dei parametri qualitativi
dell’olio tra alberi in irriguo e in asciutto è corretto solo se effet-
tuato su campioni provenienti da partite di olive allo stesso sta-
dio. Inoltre, poco ancora si sa sull’interazione tra cultivar, irri-
gazione e qualità dell’olio.
L’irrigazione non influisce sull’acidità, il numero di perossi-
di e gli indici spettrofotometrici dell’olio di oliva a parità di sta-
dio di maturazione, tipo di raccolta, conservazione e lavorazio-
ne delle olive. Di solito l’irrigazione non modifica il rapporto tra
gli acidi grassi saturi e quelli insaturi, né aumenta il contenuto
in acido oleico (Alegre, 2001; Inglese et al., 1999; Patumi et al.,
1999). Tuttavia, in climi aridi, sembra che l’irrigazione, anche
solo di soccorso con apporti modesti, possa determinare signifi-
cative variazioni nella composizione acidica dell’olio (Lavee e
Schachtel, 1999).
Il contenuto in polifenoli totali è maggiore nell’olio prodotto
da olivi coltivati in asciutto rispetto ad alberi irrigati, ma i valo-
ri di disponibilità idrica oltre i quali le concentrazioni dei diver-
si composti della frazione fenolica dell’olio iniziano a diminuire
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 50

50 ARSIA

Come influisce l’irrigazione sulla qualità dell’olio


in Italia centrale?

L’olivo è coltivato in climi e suoli molto diversi dell’Italia centrale. La disomo-


geneità del territorio non permette di fare generalizzazioni valide per tutti gli
ambienti, ma oggi è fondamentale capire cosa è lecito aspettarsi in termini di
qualità dell’olio con l’introduzione dell’irrigazione. Le considerazioni che
seguono derivano dai primi risultati ottenuti in Umbria e Toscana. Le prime
indagini sull’effetto della disponibilità idrica sulla qualità dell’olio furono con-
dotte nella seconda metà degli anni ottanta in Umbria, ove furono confronta-
ti i dati di temperatura e precipitazione di 7 anni con quelli dei 46 anni prece-
denti. I risultati di tale lavoro mostrarono che le precipitazioni, e in particolare
quelle da luglio a ottobre, erano più importanti delle temperature ai fini della
qualità dell’olio (Servili e Gucci, 2002). Alcuni composti volatili presentavano
una correlazione positiva con le precipitazioni, mentre i polifenoli totali e i
composti fenolici erano inversamente correlati alla quantità assoluta di piog-
gia. Inoltre, la composizione in sostanze volatili degli oli sembrava correlata
anche con la distribuzione delle precipitazioni (Servili e Gucci, 2002).
Questi risultati sono stati confermati da uno studio in collaborazione tra il Dipar-
timento di Coltivazione e Difesa delle Specie legnose dell’Università di Pisa e il
Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Perugia condotto su
alberi maturi delle varietà Frantoio e Leccino nel 2001 e 2002 allevate in irriguo
o asciutto a Bibbona (LI). In particolare, si è osservato come la disponibilità idri-
ca aumenti la concentrazione di alcuni composti volatili degli oli a impatto sen-
soriale, quali aldeidi e alcoli C6 legati alla sensazione di fruttato erbaceo e alcu-
ni esteri che risultano correlati alla sensazione di floreale. In gran parte delle tesi
si è anche evidenziata una correlazione negativa tra l’irrigazione e la concentra-
zione totale dei fenoli degli oli. Non sono emerse differenze nella composizio-
ne in acidi grassi tra le tesi irrigue e non, confermando i risultati di altri studi.
Va osservato che tali risultati sono legati alle condizioni pedoclimatiche in cui
tali indagini sono state condotte, e cioè Umbria e Toscana, regioni in cui il
deficit idrico estivo non raggiunge i livelli critici che si possono invece osser-
vare in molte zone del Sud Italia o in altre aree del Mediterraneo. Il livello di
stress raggiunto, l’epoca e la durata del periodo di siccità, lo stadio fenologi-
co, il carico di frutti e la varietà sono variabili che possono modificare sensi-
bilmente i risultati di prove di irrigazione sia dal punto di vista della quantità
che della qualità della produzione. La insufficiente determinazione di queste
variabili può spesso spiegare le incongruenze tra i risultati pubblicati di prove
condotte in diversi ambienti e con diverse varietà.
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 51

non sono noti (Alegre, 2001). Recenti ricerche mostrano che l’ir-
rigazione influisce negativamente sui composti fenolici derivati
dell’oleuropeina (composti secoiridoidi), che sono direttamente
responsabili della stabilità all’ossidazione e di alcune compo-
nenti del profilo organolettico dell’olio (Servili M., comunica-
zione personale). Va sottolineato che gli studi sull’effetto dell’ir-
rigazione sulle singole componenti della frazione fenolica del-
l’olio di oliva sono ancora agli inizi.
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5. Impiego di acque saline

L’aumento della concentrazione dei sali nelle acque disponi-


bili per l’irrigazione è un problema di scala globale e minaccia
seriamente l’agricoltura di vaste aree. In Toscana la salinità delle
acque di irrigazione è un problema di minore entità rispetto ad
altre zone del bacino del Mediterraneo (fig. 26). In alcune aree
della fascia costiera toscana le acque per l’irrigazione possono
diventare saline durante il periodo estivo, quando i prelievi per
usi antropici e l’evapotraspirazione aumentano, causando infil-
trazioni dell’acqua di mare nelle falde d’acqua dolce. Problemi
di salinità di origine geologica sono rari nei suoli italiani.
L’impiego di acque saline induce adattamenti fisiologici e
causa effetti tossici diretti all’olivo. Di conseguenza, bisogna

Fig. 26 - Olivi coltivati in condizioni di elevata salinità. Si noti la riduzione


della mole degli alberi, la parziale defogliazione e l’affioramento di sali
sulla superficie del terreno (sinistra)
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54 ARSIA

prevedere alcune modifiche nei volumi irrigui e nel piano di


concimazione nonché adeguamenti nella gestione e manuten-
zione dell’impianto irriguo. Se le dosi di sali apportati al suolo
con le acque di irrigazione sono ingenti, la struttura del terreno
si deteriora, la fertilità chimica peggiora e il potenziale idrico
diminuisce. Per esempio, 2000 m3 per ettaro di acqua a concen-
trazione salina di 2,0 g L-1 apportano annualmente 4 t di sali per
ettaro. Se tale somministrazione fosse ripetuta per più anni, in
mancanza dell’azione dilavante delle piogge, la concentrazione
salina del suolo raggiungerebbe livelli tali da danneggiare sia la
coltura che il suolo stesso.
Prima di procedere alla progettazione dell’impianto di irri-
gazione è, perciò, opportuno conoscere il contenuto di sali e la
composizione sia dell’acqua che del terreno. Se si utilizzano
acque saline l’impianto di irrigazione richiederà maggiore
manutenzione per l’occlusione di gocciolatori e depositi di sali
nelle tubazioni.
Di solito la salinità è dovuta all’elevata concentrazione di
ioni Na+ e Cl-, mentre meno frequenti sono i casi di salinità da
Ca2+, SO42-, Mg2+ e altri ioni. Un indice molto utilizzato per valu-
tare la composizione in cationi dell’acqua d’irrigazione è il rap-
porto di assorbimento del sodio (SAR).

[Na+]
SAR = [7]
√{[Ca2+] + [Mg2+]}/2

Se il SAR dell’acqua è inferiore a 9 non si hanno ripercussio-


ni sulla produzione dell’olivo, mentre acque con SAR maggiore
(fino a 18) debbono essere utilizzate con cautela.
Sulla base della classificazione proposta dalla FAO (Ayers e
Westcot, 1985) l’olivo è una specie di media resistenza alla sali-
nità. Esistono però dei limiti nel grado di salinità oltre i quali
non è opportuno coltivare l’olivo. Non è consigliabile l’impian-
to ove siano prevedibili riduzioni della produzione di olio di
oltre il 10% rispetto ad alberi allevati in assenza di salinità.
Lavori sperimentali hanno evidenziato che questa soglia pro-
duttiva è raggiunta a valori di conducibilità elettrica dell’acqua
di irrigazione (ECiw) compresi tra 4 e 6 dS m-1 (tab. 7) (Bernstein
e Hayward, 1958;) in varietà resistenti (Gucci e Tattini, 1997).
Attualmente sono ancora pochi gli studi che hanno valutato la
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Tab. 7 - Unità di misura utilizzate per esprimere


la salinità dell’acqua di irrigazione*

Indice di salinità Unità Coefficiente di conversione**


Conducibilità elettrica dS m-1; mmho cm-1 1
Concentrazione di NaCl mM; meq L-1 10-12
mg L-1 580-700
Sali solubili totali % ≅ 0,064
ppm ≅ 640
Pressione osmotica MPa 0,036

* Vengono riportati anche i relativi coefficienti di conversione fra le varie unità e la


conducibilità elettrica a 25°C (modificata da Gucci e Tattini, 1997).

** I coefficienti di conversione variano a seconda della composizione in ioni. Per


calcolare la salinità in unità di conducibilità elettrica (EC) bisogna dividere i valori di
salinità per i rispettivi coefficienti di conversione. Per esempio, 10 dS m-1 EC equi-
valgono a 100 mM, 5,8 g L-1 concentrazione di NaCl, 6400 ppm sali totali e 0,36 MPa
di pressione osmotica.

resistenza di varietà italiane di olivo. È noto che la Frantoio è


più resistente di Coratina, Carolea, Maurino e Moraiolo che, a
loro volta, sono più resistenti della Leccino (Gucci e Tattini,
1997), ma è probabile che ve ne siano altre resistenti nell’ampio
patrimonio nazionale. Diverse informazioni sono disponibili
sulla resistenza alla salinità di varietà spagnole (Marin et al.,
1995) e greche (Therios e Misopolinos, 1988). Ai fini commercia-
li è sconsigliabile la coltivazione dell’olivo con salinità dell’ac-
qua superiore a 3-4 dS m-1.
L’età della pianta, le condizioni di crescita e quelle ambien-
tali incidono sul grado di tolleranza. La salinità influisce in
modo più marcato sulla produzione di olive che su quella di
olio. Recenti studi condotti in Spagna su giovani impianti hanno
mostrato che la riduzione di olio per pianta è lineare su un
ampio intervallo di concentrazione salina e pari al 4,7% per dS
m-1 di incremento della concentrazione salina dell’acqua di irri-
gazione (Vega et al., 2001). L’effetto negativo sulla produzione è
dovuto soprattutto alla diminuzione del volume della chioma
delle piante irrigate con acque saline piuttosto che a una mino-
re efficienza produttiva degli alberi. In un terreno poco profon-
do si è visto che la resistenza alla salinità, misurata come cresci-
ta vegetativa e accumulo di Na+ e Cl-, di giovani olivi diminui-
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56 ARSIA

Fig. 27 - Sintomi di disseccamento della parte terminale delle foglie


del germoglio e dell’apice dovuta a elevata salinità nel suolo

sce notevolmente in tre anni a causa del progressivo accumulo


di ioni tossici (Araguez et al., 2002).
Gli alberi adulti sono più resistenti degli olivi giovani. Ridu-
zioni marcate nella crescita di alberi giovani si registrano a con-
centrazioni dell’acqua di irrigazione comprese tra 40 e 100 mM
NaCl a secondo della varietà (Gucci e Tattini, 1997). Essendo l’o-
livo una coltura longeva, è importante considerare gli effetti di
lungo termine dell’irrigazione con acque saline affinché la pro-
duzione sia sostenibile nel tempo. L’effetto dell’irrigazione con
acqua salina è molto diverso a seconda che la salinizzazione
inizi subito dopo l’impianto oppure dopo circa un anno e
mezzo, a causa della maggiore sensibilità allo stress di piante
giovani con un apparato radicale poco sviluppato.
Lo stress salino diminuisce la crescita dell’albero e la produ-
zione di frutti influendo negativamente sull’assorbimento di
acqua dal suolo, sulla nutrizione minerale e sulla fotosintesi. Il
ridotto assorbimento di acqua è di solito una condizione inizia-
le dovuta alla diminuzione del potenziale osmotico del terreno
che riduce il gradiente tra concentrazione della soluzione circo-
lante nel terreno e quella della linfa nelle radici. Col progredire
dello stress l’assorbimento di ioni diminuisce e così anche il
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 57

potenziale osmotico dei tessuti della pianta, ripristinando par-


zialmente il gradiente osmotico tra suolo e radice; in tale fase le
cellule sono in grado di mantenere il turgore e questa condizio-
ne permane fino al momento in cui concentrazioni saline troppo
elevate o stress prolungati non determinano un accumulo di
Na+ e Cl- superiore alle soglie massime tollerabili.
Nell’olivo la capacità di escludere e trattenere ioni Na+ e Cl-
da parte delle cellule dell’apparato radicale e del fusto è il prin-
cipale meccanismo di resistenza alla salinità. In tal modo la radi-
ce riesce a ridurre l’accumulo di ioni Na+ e Cl- nel germoglio e
nelle foglie. All’aumentare della concentrazione salina nel
mezzo esterno o del periodo di salinizzazione avviene la pro-
gressiva saturazione della capacità di esclusione e trattenimen-
to con conseguente accumulo di questi ioni nei tessuti della
chioma. Il grado di esclusione per Na+ e Cl- è maggiore nelle
varietà resistenti che in quelle sensibili. Per esempio, il rapporto
di selettività K+/Na+ è più elevato negli organi della parte aerea
della varietà Frantoio che in quelli della Leccino, che presenta
un minore grado di esclusione del Na+ della prima (Gucci e Tat-
tini, 1997).
A causa dell’antagonismo nell’assorbimento di Na+, Cl- e
altri ioni la salinità produce squilibri nello stato nutrizionale
dell’olivo. Le concentrazioni di K+ e Ca2+ nelle radici, nelle foglie
e nei frutti diminuiscono, per cui somministrazioni di questi ele-
menti anche per via fogliare sono utili. L’accumulo di Na+ e la
diminuzione di K+ nel frutto sono di entità inferiore rispetto alle
variazioni nella foglia (Gucci e Tattini, 1997). La somministra-
zione di K+ aumenta la concentrazione di questo elemento nel
frutto e anticipa l’invaiatura. L’aggiunta di concimi potassici e
ammendanti a base di calcio (gesso) serve a ridurre i problemi
di tipo nutrizionale per gli oliveti in condizioni di salinità. In
coltura idroponica si è anche misurato un abbassamento del
contenuto di ioni fosfato e solfato nelle radici a causa dell’eleva-
ta concentrazione di cloro della soluzione esterna (Tattini et al.,
1995).
La gestione di terreni con problemi di salinità richiede l’ero-
gazione di volumi di acqua tali da consentire la lisciviazione dei
sali in eccesso dagli orizzonti esplorati dalle radici verso strati
profondi del terreno e un efficiente drenaggio che allontani le
acque reflue. La quantità di acqua da somministrare viene cal-
colata mediante la seguente formula:
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58 ARSIA

Tab. 8 - Fabbisogno di lisciviazione per l’impiego di acque saline


(modificata da Ayers e Westcot, 1985)

ECiw ECe Produzione Fabbisogno


(dS/m) (dS/m) frutti (%) di lisciviazione (%)
1,8 2,7 100 6
2,6 3,9 90 9
5,6 8,4 50 20

Volume = Fabbisogno idrico/(1-LR) [8]

ove LR è il rapporto di lisciviazione, che a sua volta è dato da:

LR = ECiw / 2 max ECe [9]

e max ECe indica la massima conducibilità elettrica misurata sul-


l’estratto saturo di suolo per l’olivo (Ayers e Westcot, 1985).
La tab. 8 riporta alcuni valori del fabbisogno di lisciviazione
in funzione della concentrazione di sali dell’acqua di irrigazio-
ne (ECiw) e di quella dell’estratto saturo del terreno (ECe), calco-
lato secondo il metodo FAO.
La lisciviazione dei sali non deve essere eseguita a ogni adac-
quamento, ma solo periodicamente quando si superano certe
concentrazioni nel suolo, in modo da evitare condizioni di asfis-
sia radicale. È necessario prevedere periodiche analisi del terre-
no per verificare l’eventuale aumento della concentrazione di
sali. La lisciviazione va fatta con acqua a concentrazione infe-
riore a quella del suolo e preferibilmente quando l’evapotraspi-
razione non è elevata. Presenza di una falda superficiale, terreni
argillosi con bassa velocità di infiltrazione e climi aridi rendono
difficile l’impiego di acque saline in quanto aumentano i rischi
di ristagno idrico e il fabbisogno di lisciviazione e riducono l’ef-
ficacia della lisciviazione. In tali casi bisogna ricorrere al dre-
naggio artificiale.
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 59

Come riconoscere i sintomi di stress da salinità?

Lo stress da salinità nel terreno si manifesta con ingiallimento parziale o tota-


le della superficie delle foglie, disseccamento della parte distale delle foglie,
necrosi delle radici e degli organi del fiore. Il numero di fiori perfetti per infio-
rescenza, la percentuale di allegagione e la pezzatura dei frutti diminuiscono.
Nei casi più gravi si notano disseccamenti dell’apice dei germogli e defo-
gliazione (figg. 26 e 27). La perdita delle foglie rappresenta un estremo mec-
canismo di difesa da parte della pianta che sacrifica parte della propria super-
ficie fotosintetica per diminuire la traspirazione e il carico complessivo di ioni
tossici. La caduta delle foglie inizia a partire dalle foglie più vecchie e ormai
prossime alla senescenza; se lo stress permane la defogliazione può esten-
dersi alle foglie sui rami di un anno e procedere lungo il germoglio verso
quelle più giovani. In alberi esposti a venti provenienti dal mare si possono
osservare necrosi riguardanti solo le punte delle foglie e avvizzimenti dei
fiori, con danni seri all’allegagione.
A livello di intera pianta condizioni di salinità riducono la crescita e il volume
della chioma, la lunghezza degli internodi e le dimensioni delle foglie. Lo
stress salino influenza negativamente sia la crescita della parte epigea che
quella dell’apparato radicale, ma il rapporto radice-chioma aumenta.
La comparsa dei sintomi in piante di olivo può non essere rapida, ma avve-
nire dopo molto tempo dall’inizio della somministrazione di acque saline. I
danni da salinità possono manifestarsi negli anni successivi all’impianto,
senza che clorosi, defogliazione e deperimento siano riconducibili a una
causa apparente. Tale periodo di latenza tende a essere più lungo in alberi
adulti che in piante giovani o con ridotta espansione dell’apparato radicale.
Se la salinità è dovuta a un’elevata concentrazione di sali in uno strato o oriz-
zonte del terreno, la pianta non mostrerà alcun sintomo fino a quando l’ap-
parato radicale non inizierà a esplorare quello strato e quindi ad assorbire ioni
in elevata quantità.
La comparsa di sintomi di stress è un metodo spesso insoddisfacente dal
punto di vista diagnostico in quanto questi si presentano quando il danno è
ormai compiuto. I danni da salinità sono facilmente confondibili con quelli
causati da carenze nutrizionali o da altri stress, per cui per una diagnosi sicu-
ra bisogna ricorrere all’analisi fogliare.
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6. Nuove tendenze per l’irrigazione


in olivicoltura

Attualmente vi è l’imperativo di risparmiare acqua. Tra le


priorità della ricerca in olivicoltura vi sono: a) la messa a punto
di strategie di somministrazione di volumi di acqua inferiori al
consumo effettivo dell’albero; b) lo sviluppo di tecniche di
misura dei consumi idrici che possano servire a dosare l’acqua
con maggiore precisione rispetto agli standard odierni.

6.1 Irrigazione in deficit controllato

L’irrigazione in deficit controllato (RDI) è una modalità di


gestione dell’acqua per cui non vengono completamente soddi-
sfatti i fabbisogni idrici dell’albero durante la stagione di cresci-
ta. Essa trae origine dal fatto che l’olivo si adatta bene a diverse
condizioni di disponibilità idrica e che i processi alla base dello
sviluppo dei vari organi non sono influenzati alla stessa manie-
ra dalla carenza idrica. Inoltre, come visto nel paragrafo 4.2, è
possibile agire selettivamente sullo sviluppo dei diversi tessuti
del frutto attraverso il dosaggio dell’acqua. Strategie di RDI pos-
sono essere attuate limitando la distribuzione dell’acqua in alcu-
ni periodi fino a un certo livello di deficit idrico (Alegre, 2001)
oppure riducendo di una percentuale prefissata la quantità di
acqua per tutta la stagione irrigua (Patumi et al., 1999; Solè,
1990). In entrambi i casi l’oliveto utilizzerà la riserva idrica
disponibile del suolo almeno parzialmente per sopperire alle
proprie esigenze. È importante evitare che il deficit diventi
eccessivo o troppo prolungato perché ciò potrebbe influire non
solo sullo sviluppo del frutto e sull’accumulo di olio ma anche
sul ripristino della riserva del suolo.
Il vantaggio principale dell’RDI in olivicoltura è dato dal
risparmio di acqua. Prove sperimentali condotte in oliveti irri-
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62 ARSIA

Tab. 9 - Effetto di diversi trattamenti di irrigazione in deficit


controllato su alcuni parametri produttivi dell’olivo (cv. Arbequina)*

Tesi Irrigazione Peso frutto Produzione Produzione


(mm/anno) (g) (kg olive /ha) (kg olio/ha)
100 ET0 152 1,24 a 7612 a 1163 b
RDI-75 116 1,21 a 7900 a 1263 ab
RDI-50 99 1,20 ab 8055 a 1307 a
RDI-25 80 1,15 b 6736 b 1119 b

* Lettere diverse all’interno di ciascuna colonna indicano differenze minime


significative (modificata da Alegre, 2001).

gui in California mostrano che si possono ridurre gli apporti


irrigui fino al 25% rispetto al fabbisogno, senza effetti negativi
sulla quantità e qualità della produzione (Goldhamer, 1999).
Esperimenti effettuati in Spagna in un oliveto precedentemente
coltivato in asciutto hanno mostrato che l’irrigazione in deficit
con volumi pari al 50% e al 75% della tesi pienamente irrigata
(100% Et0) durante il periodo di accrescimento del frutto (da tre
settimane dopo l’allegagione a prima dell’inizio dell’invaiatura)
non diminuiva la produzione in olive o in olio e che era, quindi,
possibile risparmiare fino al 35% dell’acqua data nel corso del-
l’intera stagione irrigua. Nel caso della tesi 25% dell’Et0 si aveva
una diminuzione di produzione dovuta a minore accrescimento
della chioma (tab. 9). Per quanto riguarda l’accrescimento di
piante giovani, strategie di RDI producono una riduzione di cre-
scita proporzionale alla minore disponibilità idrica rispetto alle
piante pienamente irrigate (Alegre, 2001), per cui non sono con-
sigliabili se non in casi molto particolari.
La riduzione dei volumi idrici determina anche alcuni bene-
fici dal punto di vista dell’equilibrio vegeto-riproduttivo dell’al-
bero. Con l’RDI si ha un miglior controllo della crescita vegetati-
va della chioma e un più equilibrato sviluppo dell’apparato
radicale che tende ad approfondirsi ed espandersi lateralmente.
Un apparato radicale esteso offre vantaggi sia dal punto di vista
dell’assorbimento degli elementi minerali e dell’acqua che in
termini di ancoraggio dell’albero.
L’irrigazione in deficit non deprime l’accumulo di olio e la
quantità di olio nella drupa (tab. 9). Inoltre, riducendo gli apporti
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 63

irrigui si aumenta l’estraibilità dell’olio in fase di trasformazione


(Girona, 2002). Per quanto riguarda l’effetto sulla qualità dell’olio
non vi sono studi che abbiano affrontato esplicitamente questo
argomento, ma da indagini preliminari appare probabile che
modesti periodi di deficit durante la fase di inoliazione aumenti-
no l’accumulo di componenti minori responsabili della qualità.
Data la scarsità dell’acqua nelle zone di coltivazione dell’oli-
vo, non è difficile prevedere sia l’aumento del prezzo dell’acqua
che delle misure restrittive al suo utilizzo anche in aree attual-
mente esenti da problemi gravi di carenza. Questi cambiamenti
presumibilmente costringeranno molti olivicoltori a utilizzare
strategie di RDI nel prossimo futuro.
Molte sono le strategie RDI che si possono attuare. Attual-
mente la fase dell’indurimento dell’endocarpo è la più utilizza-
ta come periodo di restrizione o interruzione dell’offerta idrica.
Tuttavia, le conoscenze fisiologiche sui processi di sviluppo del
frutto in funzione della disponibilità idrica sono ancora molto
limitate. Nei terreni profondi dell’Andalusia l’impiego di strate-
gie RDI con utilizzazione della riserva idrica del suolo ha dato

Fig. 28 - Sensore
per la determinazione
del flusso di linfa nel fusto
con il metodo del bilancio
termico. Il flusso della
linfa è positivamente
correlato con la
traspirazione della pianta
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64 ARSIA

Fig. 29 - Distribuzione delle stazioni del servizio meteorologico dell’ARSIA


in Toscana

risultati produttivi (sia di olive che di olio) paragonabili a quel-


li di alberi irrigati secondo il metodo FAO (Girona, 2002).
Indipendentemente dai volumi e dai periodi di restrizione
l’adozione dell’irrigazione in deficit controllato richiede che: a)
l’uniformità di distribuzione dell’acqua sia elevata; b) l’operato-
re abbia notevole sensibilità nell’interpretare lo stato idrico del-
l’albero, in quanto è più probabile che l’albero soffra in annate
siccitose o che esaurisca la riserva di acqua nel suolo; c) l’opera-
tore comprenda i principi della strategia in deficit e sia in grado
di agire tempestivamente per adeguare eventualmente la tecni-
ca colturale; d) che si valuti periodicamente lo stato idrico del-
l’albero anche attraverso il monitoraggio del potenziale del
suolo o di bio-indicatori.
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L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 65

Fig. 30 - Mappa delle precipitazioni annuali della Toscana

6.2 Bio-indicatori

Per poter attuare un’olivicoltura irrigua, di precisione, soste-


nibile nel tempo è necessario disporre di indicatori affidabili che
consentano di individuare il momento in cui l’olivo entra in
stress. Molto importante è, per esempio, evitare anche brevi
periodi di deficit durante la fase di allevamento per costruire la
struttura dell’albero nel più breve tempo possibile.
Sono stati finora proposti diversi parametri. Nelle drupacee
il potenziale idrico del fusto è risultato il miglior bioindicatore
di deficit idrico ed è stato utilizzato per la programmazione irri-
gua di frutteti in California (Shackel et al., 1997). Il limite princi-
pale della misura del potenziale idrico del fusto, effettuata con
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66 ARSIA

Fig. 31 - Mappa dell’evapotraspirazione potenziale annua della Toscana

la camera a pressione (fig. 11), è che richiede tempo e non è auto-


matizzabile. Misure di fotosintesi o conduttanza della foglia non
sono adatte in quanto richiedono apparecchiature costose, ope-
ratori esperti, campionamenti frequenti e sono poco tempestive
nel segnalare l’entrata in stress dell’albero.
Esistono, invece, dei metodi per la misura del flusso della
linfa nel fusto che è direttamente correlato con la traspirazione
dell’albero. Sebbene tali metodi siano ancora da collaudare nel
trasferimento a livello commerciale per le aziende olivicole,
vengono già impiegati da alcune aziende viticole e frutticole
all’avanguardia. Tra i vantaggi vi sono la possibilità di automa-
zione, il costo contenuto, l’interpretazione dei risultati non
molto laboriosa. I tipi più comuni sono a impulso di calore
L'irrigazione book 20 16-04-2003 9:43 Pagina 67

L’ I R R I G A Z I O N E I N O L I V I C O LT U R A 67

oppure si basano sulla misura del bilancio del calore nella sezio-
ne (fig. 28). La registrazione dei dati avviene grazie a un acqui-
sitore dati che agisce anche da centralina di controllo.
Di recente sono stati sviluppati dei trasduttori differenziali
di misura lineare che misurano in continuo le variazioni di dia-
metro del fusto, a loro volta correlate con le variazioni di traspi-
razione indotte dall’insorgere di deficit idrico o re-idratazione.
In particolare, il parametro più sensibile nel rilevare stati inizia-
li di deficit idrico in olivo è risultato il tasso di crescita del fusto,
assai migliore del potenziale idrico fogliare, del tasso di fotosin-
tesi o della conduttanza stomatica (Moriana e Fereres, 2002). Il
limite di questi sensori è che danno risposte affidabili su piante
giovani, ma non su alberi adulti.

I servizi per l’irrigazione offerti dall’ARSIA

In Toscana l’ARSIA fornisce alcuni importanti servizi in materia di assistenza


ai programmi di irrigazione. L’ARSIA dispone di una rete di 120 stazioni di rile-
vamento automatico ubicate in tutte le province toscane (fig. 29), i cui dati
sono inviati via radio al centro di acquisizione di Pisa. La dotazione base di
ciascuna stazione comprende i seguenti sensori: gonio-anemometro, baro-
metro, pluviometro, radiometro, igrometro, termometri per la temperatura
dell’aria e per quella del suolo (quest’ultima a 0,2 e 0,4 m di profondità). È
possibile sapere via computer la dotazione strumentale e le coordinate geo-
grafiche di ogni singola stazione. Inoltre, i servizi meteorologici e per l’irriga-
zione dell’ARSIA forniscono mappe regionali della distribuzione annuale delle
precipitazioni (fig. 30) e dell’Et0 (fig. 31) e, dalla primavera 2003, anche valo-
ri di Et0 per l’intero territorio toscano su base giornaliera.
È possibile ricevere via Internet un servizio personalizzato per la program-
mazione irrigua dell’oliveto in funzione dello stadio fenologico e delle carat-
teristiche dell’azienda. La determinazione dei volumi è effettuata utilizzando
il metodo del bilancio idrico (Giannini e Bagnoni, 2000).
Per l’accesso al servizio è necessario disporre di un computer con proces-
sore Pentium, di una linea telefonica, di un modem, di un programma di
comunicazione via Internet31 e di essere registrati presso un qualsiasi pro-
vider. L’indirizzo del sito è www.arsia.toscana.it/.
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Finito di stampare
nell’aprile 2003
da EFFEEMME LITO srl
a Firenze
per conto di
ARSIA • Regione Toscana
L’irrigazione in olivicoltura

L’irrigazione in olivicoltura
L’irrigazione
L’irrigazione rappresenta un’innovazione importante per l’olivicoltura
da olio, ma al pari di altre innovazioni deve essere gestita correttamente in olivicoltura
per poter dare i risultati attesi. La presente pubblicazione si propone
di fornire delle informazioni aggiornate sull’irrigazione localizzata
dell’oliveto sulla base dell’esperienza maturata in campo e dei risultati
disponibili in letteratura.

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Finanziato dalla Comunità Europea


Regolamento (CE) n. 2407/01 A.R.S.I.A. Regione Toscana

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