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LA FILOSOFIA

NELLE UNIVERS ITA


SECOLI XIII-X1V
CAPITOLO VIII

radicalmente dí fronte a ogni altro essere, è l'infinità . L'ínfi- ~x


nítà caratterizza l'essere e l'agire divino, eccedendo ogni par-
IL CREATORE E LE CREATURE .
teci~abílità e decidendo dell'inviolabile singolarità dell'essen-
za divina. Anche Guglielmo di Ockham colloca gli attributi FRA TEOLOGIA . E METAFISICA
divini all'ambito delle verità credibili, non conoscibili scienti- di Andrea Tabar~°oni
ficamente ma argomentabili in modo persuasivo o probabile .
Ockham però sí spinge oltre, affermando che, propríam.ente
parlando, in Dio non vi sono attributi ma solo nomi, che in
modi distinti fanno riferimento alla stessa, identica e indivisi-
bile realtà : essi si distinguono solo per ragione .

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Proceedings of the eighth international congress of medieval zioné che ha impegnato quasi tutti í maggiori pensatori
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tura medievale . Roma: Storia e Letteratura . comprendere appieno le tappe di questo sviluppo occorre
Síleo, L . 1984 . Teoria della scienza teologica . Roma : PAA, Edizioni dunque in via preliminare ricapitolare brevemente i capisaldi
Antoníanum . dell'ontologia aristotelica e neoplatonica, per poi soffermarsi
in particolare sui contributi specifici forniti in questo ambito
da quelle opere la cui traduzione in latino diede l'avvio a una
nuova fase della storia del pensiero ontologico occidentale,

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CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

vale a dire il Liber de caus~s pseudoaristotelíco, la Metafisica di del contrasto tra Parmenide ed Eraclíto, cioè nel dilemma tra
Avicenna e íl commento dí Averroè alla Metafisica di Ari- chi nega la realtà del mutamento e chi l'assolutízza come
stotele, oltre che ín primo luogo, owaamente, la stessa Me- unica realtà inafferrabile . Occorre infatti postulare un sostrato
tafisica di Aristotele, íl cui testo completo fu diffuso negli am- permanente del mutamento, qualcosa che permanga immuta-
bienti dí studio universitario soltanto a partire dal 1230 to durante tutto il processo, al fine di non assimilare íl muta-
circa . mento sostanziale al mero e miracoloso avvicendarsi di una
sostanza all'altra . Ma, d'altro canto, il soggetto del mutamento
sostanziale non può essere un oggetto indipendente, cioè una
L'EREDITA DÉLL'ONTOLOGIA ANTICA sostanza, perché ciò renderebbe tutte le altre sostanze a loro
volta dei semplici accidenti .
Per Aristotele íl mondo è un sistema globalmente ordinato e Aristotele pone dunque alla base della generazione e
coordinato in cui tuttavia è possibile distinguere due parti della correzione un sostrato comune, la materia prima, che
nettamente separate, una delle quali è sottoposta al mutamen- non è dotata di realtà autosufficiente, ma che, unendosi alle
to per generazione e corruzione, mentre l'altra non lo è (cfr . diverse forme, dà vita alle diverse sostanze . L'unione dí mate-
cap . x, 1 .1) . La generazione e la corruzione sono le due forme ria e forma rappresenta quindi la caratteristica costitutiva
speculari e contrapposte del mutamento che avviene per alte- della sostanza che per questo viene detta composta e che
razione sostanziale, quando cioè come risultato del mutamen- popola la parte del mondo soggetta alla generazione e alla
to una nuova sostanza comincia a essere o una vecchia cessa corruzione . Per converso, la parte ingenerabile e incorruttibi-
di essere . Poiché tuttavia oltre a1 mutamento per alterazione le sarà invece abitata da sostanze eterne e immutabili, i corpi
sostanziale vi sono anche íl mutamento per alterazione quali- celesti e le intelligenze che li muovono, í quali sono sottoposti
tativa, quello locale e quello per aumento o diminuzione, al massimo a quel tipo perfetto di movimento che è il moto
occorre che questi ultimi siano distinti dal primo tipo proprio circolare, e sono pertanto privi dí materia e dí composizione .
per il fatto che essi non comportano la distruzione o la nascita Sostanza e accidente, materia e forma sono dunque, in-
delle sostanze interessate, ma soltanto l'acquisizione o la per- sieme a potenza e atto, le coppie concettuali fondamentali del-
dita dí determinati accidenti da parte di queste sostanze . Così l'ontología aristotelica . In particolare, nella generazione delle
un uomo è per Aristotele una sostanza soggetta a generazione sostanze composte, la forma unendosi alla materia prima in-
e corruzione, cioè alla nascita e alla morte, ma che può subire differenziata le conferisce una determinazione specifica, e in
diversi tipi dí mutamento, come la crescita o l'invecchiamento tal modo essa costituisce íl fondamento, per la nuova sostanza,
o l'incanutimento o la dislocazione da un luogo all'altro, senza del suo essere specifico, cioè del suo essere una sostanza dí un
perdere le proprie caratteristiche sostanziali . Un uomo può determinato tipo, ad esemplo un uomo . D'altra parte, nem-
infatti cominciare a essere alto 1,80 rn o cessare dí avere 20 meno la forma può sussistere di per sé separatamente dalla
anni o cessare di avere í capelli scuri o cominciare a essere in materia e solo dall'unione con questa essa riceve a sua volta
piazza, senza per questo cominciare o cessare dí essere uomo . quella concretizzazione da cui scaturisce il carattere individua-
In questo modo, attraverso la distinzione tra sostanze e le della nuova sostanza, il suo essere un caso particolare della
accidenti, cioè grosso modo tra oggetti indipendenti e oggetti sua natura specifica, ad esempio il suo essere quest'uomo par-
non indipendenti, Aristotele è in grado dí spiegare í tre tipi di ticolare . Di qui l'interrogativo, che si pone Aristotele (Metaph .
mutamento nοη sostanziale come tre variazioni di un unico VIII, 1, 1042a, 27-32), se nella costituzione della sostanza com-
schema : qualcosa dí permanente che funge da soggetto del posta occorre assegnare la preminenza alla sola forma o
mutamento (1a sostanza) acquisisce o perde qualcosa che in- all'unione di materia e forma . La risposta di Aristotele oscilla
trattiene con esso un rapporto solamente temporaneo (l'ac- nei diversi contesti, ma in definitiva pare propendere per il
cidente) . Lo stesso schema, tuttavia, non può essere applicato secondo corno dell'alternativa . In ogni caso, tutta la teoria
al mutamento sostanziale, sotto pena dí ricadere nell'aporia riposa implicitamente sulla distinzione tra la natura specifica

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CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE: FRS TEOLOGIA E METAFISICA

della nuova sostanza, che le deriva direttamente dalla forma, e gica o metafisica, dei secondi la scienza fisica e dei terzi la
il suo carattere individuale, che è conseguente all'unione della scienza matematica . A questi tre livelli sí aggiunge poi la vasta
forma con la materia . Si delinea così una distinzione fonda- sfera degli enti che non hanno sussistenza autonoma, cioè
mentale tra la sostanza individuale e la sua natura specifica, tra degli enti accidentali, dei quali non si occupa in maniera
l'ente e la sua essenza (cfr . Metaph . ~~I, 6, 1031a, 15 ss .) . diretta nessuna scienza, proprio a causa del loro carattere dí
Nello stesso tempo Aristotele riconosce che non di ogni aleatorietà . Perché vi sia scienza di un determinato genere di
cosa si può dire illo stesso modo che è un ente, e che non cose, infatti, secondo Aristotele, occorre che sia possibile rin-
rispetto a ogni cosa cí si può interrogare nello stesso senso tracciare tra le cose di quel genere dei nessi causali universali
sulla sua essenza . Con questo egli í>~tende dire che, se ci si e necessari . È qui che propriamente sí può riconoscere il
chiede rispetto a ogni possibile oggetto dí conoscenza che carattere necessítaristico della filosofia aristotelica che, ãh~~e-
tipo dí cosa esso sia, si potranno sempre trovare risposte cor- no per quar~tó riguarda il mondo sottoposto alla generazione
rette che siano classificabili secondo un livello di crescente e alla corruzione, ηοn sí manifesta tanto a livello degli enti
generalità (ad esemplo, rispetto a un uomo particolare si individuali e delle loro vicissitudini, tanto è vero che Ari-
potrà dire che esso è appunto un uomo e che è un ánímale e stotele assegna al caso un posto rilevante nella sua fisica, bensì
che è un corpo e che è una sostanza composita), e che sempre risulta evidente a livello delle essenze . Per lo Stagiríta infatti è
ΙΊι

sí giungerà a una risposta al dí sopra della quale ηοn ve ne contraddittorio pensare alla possibilità di specie che non
saranno altre più generali (nel caso dell'uomo questa risposta siano realmente esemplificate in natura da . almeno un indivi-
è che esso è una sostanza), ma che tuttavia non sarà mai possi- duo . Tutto ciò che può esistere deve potersi prima o poi effetti-
bile che questa risposta più generale, il «predicabile sommo» vamente incontrare in natura . La ricostruíbílità razionale del-
come lo definisce Aristotele, sia la stessa per ogni genere di l'ord~ne del mondo, seppure dí quello imperfetto del mondo su-
oggetto di conoscenza . Questo perché, secondo Aristotele, blunare, impone di considerare come stabile e predeterminata
non si può dire che una sostanza è nello stesso senso in cui si la struttura ontologica dell'universo che si esprime nella gerar-
dice che un accidente è, dato che tra essere una sostanza ed chia delle specie naturali .
essere un accidente cade una differenza ontologica fondamen- Questo esito necessitaristico della speculazione ontolo-
tale . Dunque il termine "essere" o "ente" non può essere quel gica è ancor più evidente nel pensiero neoplatonico, ove l'uni-
predicabile sommo che costituisce la risposta più generale alla verso sí costituisce come una gerarchia di forme ordinate
domanda sull'essenza di una cosa qualsiasi . Il concetto di secondo una scala di perfezione che conduce dal mondo sen-
ente, secondo Aristotele, non è univoco : non si predica allo sibile a quello sovrasensibile, e poi alle realtà più alte costitui-
stesso modo di ogni cosa di cui può essere predicato . D'altra te dalle ipostasi intelligibili, sino a giungere al primo princí-
parte, tuttavia, sí può sostenere, ín maniera conforme aí prín- pío, sommamente uno e trascendente ogni perfezione, ivi
cípi dell'ontologia aristotelica, che essere una sostanza è per compresa la perfezione dell'essere . Lo schema fortemente uni-
una sostanza la stessa cosa che essere un accidente è per un ac- tario e coeso del cosmo neoplatonico e soprattutto la conce-
cidente, dunque in questo senso c'è un fondo comune che giu- zione della causalità come emanazione dei livelli gerarchici
stifica la predicazione di un termine come "essere" o "ente" ri- inferiori dalla pienezza della perfezione di quelli superiori
spetto a ogni cosa, e quindi il concetto di ente non è nemmeno restituiscono il senso di un legame necessario che stringe in sé
puramente equivoco . la molteplicità degli esseri e del mutamento .
Dunque per Aristotele l'essere si dice in molti modi e Paradigmatico è il sistema costruito da Proclo nei suoi
nella sua concezione ontologica c'è posto per almeno tre Elementi di teologia : il cosmo è una struttura gerarchicamente
i

distinti livelli dí esseri : gli enti immutabili e immateriali del ordinata che procede dalla Causa Prima e da un pantheon di
mondo sopralunare, gli enti materiali e mutevoli del mondo enadi o ipostasi secondo una serie di principi metafisici che
sublunare e quegli enti immutabili ma non indipendenti che possono essere ricondotti ai due seguenti assiomi. . Ogni molte-
sono gli enti matematici . Dei primi sí occupa la scienza teolo- plicità deriva causalmente da un'unità, che deve essere consí-

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CAPITOLO ΙΧ
IL ORLATORE L LE ORLATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

derata come un tutto (prop . 21) ; ogni cosa derivata (causata) è


partecipe di ciò da cui deriva (prop . 28) . Ví è dunque un'unità facilitati in questo dal precedente costituito dall'opera del
demiurgo nel Timeo di Platone . Chi invece si sentiva
impartecipata che viene prima del molteplice e un'unità parte-
maggiormente legato alla purezza degli ideali religiosi tendeva
cipata che è nel molteplice . Nella misura in cui un effetto è
a respingere in blocco le concezioni emanatíste, per esaltare dí
identico alla sua causa, rimane presso di essa, mentre in q~~an-
contro l'assoluta libertà dell'atto divino della creazione e l'in-
to ne differisce, procede da essa . Ogni effetto rimane presso la
finita distanza tra Dio e la sua opera, rischiando tuttavia in tal
sua causa, procede da essa e ritorna a essa, soltanto la Causa
modo di mettere seriamente a repentaglio qualsiasi possibilità
Prima, che è assolutamente semplice e identica a se stessa, non
dí dare un fondamento razionale al concetto dí causalità e
procede e non ritorna ed è eterna . Tra le ipostasi, le più eleva-
quindi a ogni tipo di spiegazione scientifica dei fenomeni . Per
te nell'ordine gerarchico sono l'Essere, la Víta e l'Intelligenza :
molti secoli, l'obiettivo dí coloro che si proponevano di trovare
esse sono le prime cause partecí~ate ; al di sopra dí esse c'è
un fondamento filosofico alla possibilità dí ~~na scienza che
solo il Bene o l'Uno o la Causa Prima, infinitamente trascen-
fosse ín armonia con la fede (ivi compresa la possibilità di fon-
dente e comunicantesi a tutto l'universo . Sí noti dunque che
per Proclo anché l'essere nοη è se non un'energia, un atto 0 dare scientificamente la teologia stessa) fu proprio quello di
trovare, per così dire, una terza via che superasse l'apparente
una perfezione che si manifesta in infinite variazioni nella mol-
opposizione tra il cosmo necessario e tendenzialmente imma-
teplicità delle forme, ma pur sempre preservando intatta l'unità
nente degli antichi e l'orizzonte infinitamente dipendente da
che gli deriva dalla sua origine trascendente . Esso infatti fluisce
Dío proposto dalla Rivelazione . Sí deve soprattutto all'eredità
incessantemente dalla Causa Prima e attraverso l'Intelletto rice-
della metafisica antica se questi sforzi speculativi si concentra-
ve una specificazione, una determinazione nella molteplicità
rono ín primo luogo sulla questione dell'essere .
ordinata delle Forme intelligibili, quindi di nuovo procede o
emana sino a giungere al livello degli enti individuali sottoposti
al divenire, che possiedono un'unità soltanto relativa e un essere
2. BOEZIO, LO PSEUDO-DIONIGI, IL LIBER DE CAUSIS,
finito e determinato (cfr . Booth 1983 : 45-49) .
AVICENNA E AVERROÈ
Dal punto di vista delle grandi religioni monoteiste, che
storicamente giunsero a scalzare il monopolio culturale della
Sin dal primo tentativo latino di importare nell'ambito della
Grecia classica alla fine dell'epoca antica in Oriente come in
teologia cristiana 1e nozioni principali dell'ontologia neoplato-
Occidente, la grandiosa sintesi aristotelica e neoplatonica, se
nica, operato da Severino Boezío (morto nel 525) principal-
da un lato possedeva l'indubbio vantaggio di fornire una soli-
mente nel suo De hebdomadibus, il fulcro della discussione si
da base ontologica per qualsiasi progetto scientifico di rico-
íncentpa sul concetto di essere . Scopo dell'opuscolo boeziano
struzione razionale del mondo, presentava tuttavia íl grave
è dí rispondere alla domanda circa la possibilità che le cose
difetto di presupporre un legame troppo rigido e unitario tra
che sono siano anche buone proprio perché sono, benché in
il principio trascendente, ben presto identificato con íl Dio
esse essere e essere buone non siano la stessa cosa (ciò che è
unico e infinitamente perfetto della Rivelazione, e la natura
vero solo dí Dio) . I1 filosofo romano prende le mosse da una
che da Lui dipendeva . Sin dai primi momenti del confronto
distinzione che sarà alla base di tutti i futuri sviluppi della
tra le due grandi tradizioni culturali, il contrasto teorico si
metafisica occidentale, quella tra l'essere (esse) e ciò che è (id
imperniò sull'idea di Creazione e sulle concezioni che ne con-
quod est), cioè l'ente . L'essere e l'ente sono distinti perché il
seguivano del rapporto tra Dio e mondo . Coloro che più sí
primo è la causa dell'essere del secondo, è ciò che lo fa essere .
mostravano sensibili all'influenza greca, e in particolare neo-
Dunque l'ente è per partecipazione dell'essere, e sulla base
platonica, in filosofia (e in prima linea tra costoro sono da
del suo essere riceve tutte le sue ulteriori determinazioni . Al
annoverare gli stessi traduttori dei testi greci ín siriaco, ín
contrario, l'essere, che Boezio definisce come ipsum esse (çioè
arabo e in latino) proposero dí interpretare l'idea religiosa di
l'essere stesso o l'essere in sé), non è, e perciò non partecipa
creazione come una metafora dell'emanazione neoplatonica,
di nulla, ma è partecipato da tutto ciò che è, e quindi non

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CAPITOLO IX IL CREATORE L LE CREATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

possiede alcuna determinazione, è infinito e inconoscibile . senso monoteista dell'ontologia neoplatonica . Attraverso .la
Soltanto in Dío, che è assolutamente semplice, l'essere e ciò concezione di un Dio che è, nello stesso tempo, infinitamente
che è coincidono, ín tutti gli altri enti essi sono distinti . Su trascendente la sua Creazione, ma anche direttamente legato a
questa base, per rispondere alla domanda metafisica di par- essa dal punto di vista del rapporto causa-effetto, si delinea
tenza, Boezio argomenta così : ogni ente (composto) è diverso l'orizzonte teorico entro il quale può essere propriamente di-
dall'essere e ogni ente desidera il bene, ma l'essere ín sé e il scussa e superata l'alternativa tra l'ideale necessitaristíco della
bene coincidono (dal punto dí vista neoplatonico, ma con una scienza antica e il contingentismo radicale proprio delle religio-
significativa correzione rispetto alla concezione dí Plotino e dí ni del Libro .
Proclo, secondo cui il Bene è al dí sopra dell'essere) ; dunque L'opera dello pseudo-Díonigí trovò una posterità dap-
ogni ente (composto) desidera qualcosa che è diverso da sé . prima in ambiente siriaco e quindi arabo (esso fu tradotto in
Ma secondo íl principio platonico soltanto il simile desidera il siriaco a più riprese nel VI e nell'v~~~ secolo), e poi, a partire
simile, dunque se ogni ente desidera l'essere e il bene, ciò dal ~~ secolo con la traduzione di Giovanni Scoto Eríugena,
significa che nella sua natura esso è simile al bene, e quindi anche nel mondo latino . Tracce della sua influenza sono ri-
ogni ente è buono in quanto è, pur non essendo sostanzial- scontrabílí anche in alcune forme della ricezione araba delle
mente buono, cioè pur non essendo il bene ín sé (cfr. Hadot principali opere del pensiero neoplatonico . Sía la Theologia
1963 ) . Aristotelis, una parafrasi dell'edizione porfiriana delle ultime
L'innovazione introdotta da Boezio, probabilmente sulla tre Enneadi di Plotino, sia il Liber de caus~'s, a sua volta tratto
scorta dí Porfirio, nella concezione neoplatonica dell'essere liberamente dagli Elementi di teologia di Proclo, mostrano
puro, che risulta ora posto allo stesso livello supremo dell'Uno infatti in alcuni non secondari adattamenti dottrinali e termino-
o del Bene, viene nello stesso periodo fatta propria, con carat- logici di tener conto (anche se forse soltanto indirettamente)
teri dí originalità e con un risultato che produrrà un'eco dura- della lezione dello pseudo-Díonigí . In particolare, nel De cau-
tura nella metafisica e nella teologia occidentàli, dallo pseudo- sis si riscontra nuovamente la compresenza di due tratti carat-
Díonigi l'Areopagita, un autore di lingua greca e dí religione teristici della sintesi díonisiana : l'identificazione del primo
cristiana attivo forse in Siria tra il v e ~l v~ secolo . Nel su.o De principio con l'essere puro e la contemporanea caratterizza-
divinis nominibus, infatti, l'essere puro viene decisamente zione del primo principio come privo di ogni forma . «La
identificato con Dio, e Dio viene definito come Colui che for- causa prima non ha determinatezza formale» dice la proposi-
nisce la sostanza a ogni ente, che da Lui riceve l'esistenza, che zione 8(9) del De caus~'s, e poi prosegue «perché è soltanto
ín Luí preesiste, che di Lui partecipa e dí Cuí è esemplare . Píù essere» . Sulla base di questa innovazione rilevante del tradi-
precisamente, lo pseudo-Díonígi presenta Dío come íl príncí- zionale principio neoplatonico della trascendenza del Primo
pio che trascende infinitamente ogni essere e che nello stesso sí inserisce un'interpretazione, altrettanto importante, della
tempo è la fonte, per causazione, dí ogni essere determinato e dottrina dell'influenza causale universale in senso creazioni-
finito, ponendo così le basi per una concordanza della teologia stíco . La causa prima è detta infatti creatrice di tutte le cose,
negativa e della teologia affermativa riguardo al problema dei attraverso la mediazione delle cause secondarie, che sono, in
nomi divini : Dío è contemporaneamente «al dí sopra del- primo luogo, le due ipostasi dell'Intelletto e dell'Anima del
l'Essere» e «l'Essere sommo», così come Egli è nello stesso mondo, tuttavia essa è direttamente causa dell'Intelletto per
tempo «al di sopra della Bontà» e «principio dí ogni Bontà» . creazione . Se dunque l'Intelletto, che è il primo effetto crea-
La contraddizione tra queste antitetiche denominazioni viene to, è l'essere limitato e determinato che contiene in sé in po-
superata facendo appello alla distinzione neoplatonica tra tenza la molteplicità di tutte le forme intelligibili, allora la
l'Essere impartecipabile e l'Essere partecipato, tra la Bontà causa prima sarà a sua volta essere,_~r~a in modo trascendente :
ímpartecípabíle e la Bontà partecipata . Lo pseudo-Dionigi cioè al di là di ogni possibile limitazione e determinazione
ottiene in questo modo un risultato della massima importanza formale (cfr . D'Ancona 1990) . In questo modo nel De caus~s
nella storia della metafisica occidentale ; la trasformazione ín sí tenta la conciliazione tra í principi fondamentali della teo-

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CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

logia filosofica greca e le esigenze delle concezioni monoteiste gente è la sua natura, íl suo contenuto oggettivo, ín una parola
e creazíoníste. la sua essenza, se essa sia tale cioè da rendere contraddittoria o
Su questa linea si sviluppa, in forme sempre più com- meno la possibilità della sua esistenza . È chiaro allora che di
plesse e complicate da una progressiva riscoperta e approfon- fronte a un ente composto (e quindi non necessario) noi siamo
dimento del senso autentico della filosofia aristotelica al di là ín grado di ricondurre íl suo carattere contingente alla sua
delle incrostazioni neoplatoniche, tutta la successiva vicenda essenza, che sarà tale da renderlo non autocontraddittorio, e
teoretica della metafisica araba da al-Kíndí (~~ secolo) ad dall'altro lato di far risalire ~l suo carattere reale alla causa che
Averroè (~~~ secolo) . In questo percorso un ruolo fondamen- gli ha darto l'esistenza, cioè a un altro ente, diverso dal primo .
tale, anche dal punto di vista dell'influenza sulle fasi successi- Soltanto nell'Ente necessario, cioè in Dio, essenza ed esistenza
ve del pensiero latino occidentale, è quello giocato da Avi- coincidono, o meglio, come afferma lo stesso Avicenna richia-
cenna (morto nel 1037) . Caratteristico del filosofo persiano è mandosi alla Theologia Ar~stotehs, l'essenza non è altro che
l'aver affrontato la questione ín maniera diretta ed esplicita l'essere puro, privo di determinazione formale . Da questo
nei termini dell'opposizione tra ciò che è necessario e ciò che punto dí vista si può affermare nello stesso tempo che ogni
è contingente . Avicenna fonda la sua metafisica su di una ver- ente è necessario o in sé o in relazione alla sua causa, ma anche
. sine originale della prova cosmologica dell'esistenza di Dío, che al di là dell'unico Ente necessario, ogni altro ente è in sé
che si basa non, come quella tradizionale, sull'evidenza del pienamente contingente . Ecco dunque raggiunta, almeno su dí
movimento, bensì direttamente sull'evidenza dell'esistenza . Il un plano logico-metafisico, una conciliazione tra íl necessitari-
suo ragionamento è il seguente : mentre non occorre ricercare smo della scienza, pienamente salvaguardato nel primato con-
una causa di ciò che esiste necessariamente, poiché in quanto ferito alla relazione causale, e il contingentísmo della religione,
tale sarebbe contraddittorio pensare la sua non esistenza, al di cui è soddisfatta l'esigenza dí non porre vincoli al libero
contrario di ciò che esiste in modo contingente bisogna postu- agire divino (cfr. Goodman 1995 : 69-136) .
lare una causa separata dí esistenza . Ora, la causa di ciò che La distinzione avicenniana tra essenza ed esistenza intro-
esiste in modo contingente, a sua volta, o esiste ín modo ne- duce una fondamentale integrazione nell'ambito della me-
cessario o in modo contingente . Se vale la prima ipotesi, allora tafisica di tradizione aristotelica . Non che Aristotele stesso non
abbiamo raggiunto la dimostrazione della necessità del- avesse ben presente la differenza che intercorre tra íl riflettere
l'esistenza di un ente necessario ; se invece vale la seconda ipote- su ciò che una cosa è e l'appurare se quella cosa esiste : egli per
si, allora dí nuovo di questa causa contingente dovrà esistere primo anzi l'aveva posta in rilievo nei suoi Analitici posteriori
un'ulteriore causa separata, la quale a sua volta dovrà essere o (~~, 1-6) . 1Vla Aristotele poneva entrambe queste operazioni
necessaria o contingente, e così via sino a raggiungere una cognitive a livello delle specie, non degli individui : è la natura
causa necessaria che sta alla base dell'esistenza di tutti í possibi- specifica di una cosa infatti che la determina nel suo proprio
li effetti contingenti . essere e la questione dell'esistenza si pone dal punto di vista
A proposito dí questa linea di pensiero sí possono fare della specie, essa cioè indaga la possibilità che esista qualcosa
alcune considerazioni . Anzitutto occorre sottolineare che ._sia-:_ __ che appartiene a una determinata specie, come ad esempio se
mö in presenza di una prova cosmologica dell'esistenza di Dio esista qualcosa come un uomo . Su questa base, per Aristotele,
e non dí una prova ontologica . Che sí dia un ente che esiste fedele alla sua concezione dell'essere come una determinazio-
necessariamente è qui dimostrato a partire dal fatto empirico r~e che si dice in molti modi, nón c'è distinzione tra essenza ed
dell'esistenza di enti che esistono non necessariamente . Non sí éssere : l'essenza è ciò che fà~`sì che ogni cosa sia quello che è,
ricerca invece una dimostrazione autosufficiente e a priori essa quindi non è nient'altro che una specificazione dell'essere
dell'esistenza dell'ente necessario . In secondo luogo, un argo- in relazione al genere cui quella cosa appartiene (sostanza,
mento di tal genere presuppone una distinzione tra l'essenza qualità, quantità ecc .) . Per Avicenna invece la distinzione in
di un ente e la sua esistenza . Ciò che infatti permette dí carat- questione riguarda ogni ente sia a livello delle specie sia a livel-
terizzare un ente come esistente ín modo necessario o contin- lo degli individui e presuppone quello svíncolamento operato

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CAPITOLO LX IL CREATORE E LL CREATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

dal neoplatonismo tra l'essere e la forma o essenza . Ciò che sulla separazione tra essenza ed esistenza, e propone di ritor-
determina la natura di una cosa è la sua essenza, ma ciò che ne nare alla tradizionale concezione aristotelica che vede nella
determina l'esistenza in atto è la partecipazione alla perfezione realtà del movimento il punto di partenza per la dimostrazio-
',1 dell'essere attraverso l'azione della causa universale . ne dell'esistenza di Dio come Pruno Motore . Ne consegue
Da questo punto di vista si comprende come la novità che, per Averroè, è nella fisica che il filosofo si occupa di
avicenníana abbia precise conseguenze anche per quanto con- dimöstrarë l'esistenza dí Dio e quindi egli non vede nessun
cerne la questione dell'oggetto della metafisica . Aristotele particolare impedimento nel considerare la sostanza in gene-
infatti, nella sua Metafisica, si era espresso in maniera ambigua ; raie, e in particolare la sostanza più nobile di tutte, cioè Dio,
su questo punto, giacché nel IV libro aveva indicato come come il soggetto proprio della metafisica, anche qui in opposi-
oggetto della filosofia prima lo studio dell'essere ín quanto zione ad Avicenna (cfr . Leaman 1988) .
essere, mentre nel v~ aveva identificato la filosofia prima con
la scienza divina che studia le sostanze più nobili, cioè le
sostanze separate e immobili del mondo sopralunaré . Dí fron- 3. LA RINASCITA DELLA METAFISICA IN OCCIDENTE:
te a questa alternativa Avicenna prende decisamente posizione ALBERTO E TOMMASO
a favore della prima soluzione, anche a motivo del fatto che
egli ritiene di aver scoperto una dimostrazione metafisica del- Tra le opere sin qui menzionate, nelle quali si è cercato dí
l'esistenza di Dio . Dunque, se ciò è vero, dato che secondo i seguire lo sviluppo di un tema, quello del rapporto tra il mon-
principi dell'epistemologia aristotelica nessuna scienza è in do e la sua Causa nell'ambito di una concezione generale del-
;grado di dimostrare da sola l'esistenza del proprio oggetto, ne l'essere, che ha segnato a lungo il percorso della metafisica oc-
::consegue che l'oggetto della metafisica non può essere Dío, cidentale - tra le opere sin qui menzionate, si diceva, soltanto
'bensì appunto l'essere in quanto essere . Nello stesso tempo è gli opuscoli boezianí e il corpus pseudo-díonisíanó (a partire
evidente che in Avicenna la concezione dell'essere è ormai dalla traduzione di Scoto Eriugena nel ~~ secolo) fecero parte
diversa da quella propria dí Aristotele : l'essere è la prima ín maniera stabile e duratura delle fonti del pensiero filosofico
determinazione presente in ogni cosa e comunicata diretta- nel mondo latino prima dell'inizio - del x~~~ secolo, 1 generale
mente da Dio attraverso la creazione, ma è anche qualcosa di movimento di apertura culturale che caratterizzò il SII secolo
separato dall'essenza che, di per sé, è indifferente all'esistenza come "l'età delle traduzioni" (con una significativa appendice
e alla non esistenza, così come è indifferente alle determina- fin nell'inoltrato secolo successivo) portò gradualmente con
zioni dell'individualità o dell'universalità che le sono perti- sé, in quest'ambito, dapprima la traduzione della parte dedica-
nenti solo in quanto, rispettivamente, si trovi concretízzata ta alla Metafisica del Liber de sufficientia, la grande enciclope-
negli individui o presente noetícamente ín un soggetto cono- dia filosofica di Avicenna, condotta a Toledo da Domenico
scente. Gundissalvi prima del 1180, poi la traduzione del Liber de
Proprio questa concezione dell'essere come qualcosa c~usis a opera di Gerardo da Cremona, prima del 1187, quindi
che sí aggiunge all'essenza dall'esterno viene fatto oggetto nella terza decade del ~~~I secolo, la traduzione di Michele
della critica del maggiore tra i successori di Avicenna nella Scoto del grande commento di Averroè alla Metafisica di Ari-
vicenda del perípatetismo arabo : Averroè (1120-87) (cfr . stotele, e con esso íl primo testo (quasi) completo della Me-
Burrell 1993) . Questi infatti rimprovera il suo predecessore di tafisica stessa, in precedenza tradotta dal greco una prima vol-
aver trattato l'essere alla stregua di un accidente, dato che ta, ma ín maniera incompleta, da Giacomo da Venezia nella
tutto ciò che non fa parte dell'essenza di una cosa e tuttavia si prima metà del ~ll secolo, e poi di nuovo dal greco nello stes-
predica di essa, deve per forza avere le caratteristiche di un so secolo da un traduttore anonimo che mise a disposizione
accidente della cosa in questione, secondo il punto dí vista un testo (la cosiddetta translatio ñzedia) che conobbe una dif-
aristotelico . Nello stesso senso, Averroè respinge anche l'argo- fusione in ambiente universitario solamente dopo la traduzio-
mento avícenniano dell'esistenza dí Dío, che si basa appunto ne araba (cfr. cap . I, 3 .2),
CAPITOLO IX IL CREATORE L LE CREATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

Questa serie progressiva di traduzioni rese disponibile, contenute nel nuovi testi . Tipico tra questi è Ruggero Bacone
in un tempo relativamente breve, ai pensatori cristiani del x~II (morto nel 1294), in seguito anch'egli entrato nell'ordine fran-
secolo un panorama di posizioni e di soluzioni soltanto par- cescano, che fu tra i primi a Parigi a commentare la Metafisica
zialmente convergenti - e per di più oscurate dai numerosi e íl De causis, considerato da lui (come da tutti í maestri di
strati di opacità semantica indotti dalla distanza storica, cultu- filosofia latini fino al 1272, anno in cui fu composto il com-
rale e linguistica che si frapponeva tra gli autori greci o arabi e mento di Tommaso) nient'altro che l'ultimo libro della stessa
i loro lettori di lingua latina -, ma che contribuivano tutte a Metafisica di Aristotele . Nella sua esegesi dell'opera pseudo-
delineare í confini di un compito teorico ben preciso : quello aristotelíca il filosofo inglese sí richiama ai principi dell'ile-
dí armonizzare i risultati dell'ontologia aristotelica e neoplato- morfismo propugnati nel Fons vitae dí Avícebron, íl mistico e
níca per metterli al servizio di una comprensione razionale del poeta ebraico Ibn Gebírol (morto nel 1051), che aveva tentato
mondo alla luce del dato della Rivelazione cristiana . I primi una grandiosa sintesi di platonismo e aristotelismo interpretan-
ad affrontare questi testi così densi e disparati tra di loro, pur do mediante í concetti aristotelici di materia e forma i principi
se, come si è visto, accomunati da un medesimo orizzonte ι
platonici dell'Identico e del Diverso, che sono alla base della
problematico, furono non già i filosofi, bensì i teologi, come composizione di ogni essere . Secondo la concezione gebirolia-
Guglielmo d'Auxerre (morto nel 1231), Filippo il Cancelliere na, largamente accolta in questo periodo a motivo della sua
(morto nel 1236) e Guglielmo d'Auvergne (morto nel 1249), e funzionalità rispetto al compito dí spiegare l'assoluta semplicità
subito dopo i francescani Alessandro di Hales e Giovanni de divina, la materia universale è il principio unitario e potenziale
La Rochelle . Dalle loro opere, appartenenti al genere delle Som- che sta al fondo di ogni cosa e ne costituisce il sostrato comune
me teologiche, sí evince nel complesso lo sforzo di desumere di intelligibilità, mentre la forma universale è il principio diver-
dal nuovi testi rappresentativi del perípatetismo, e in partico- síficatore che specifica di volta in volta la materia dando vita
lare di quello arabo, soprattutto quegli elementi più facilmen- alle diverse specie dí enti . Bacone utilizza questa concezione
te assimilabili alla tradizione agostiniana e boeziana che aveva per interpretare le intelligenze dí cui parla l'autore del De causis
caratterizzato la teologia del x~I secolo . Così, ad esempio, con come sostanze composte di materia e forma, conformemente al
Filippo il Cancelliere nella Summa de boro vediamo recepita principio secondo cui l'unico essere assolutamente privo di
in maniera originale l'equiparazione proposta da Avicenna e ogni composizione è Dio . Un'eccezione ín questo senso è rap-
da Averroè tra l'essere e l'uno all'interno di una formulazione presentata invece da un autore anonimo, lo pseudo-Adamo di
della dottrina dei termini trascendentali (quali appunto uno, Buckfeld, che compone anch'egli un commento letterale al De
essere, bene e vero, che sono tutti predicabili di ogni cosa e ~ausis e che di fronte al problema della composizione delle
quindi coestensivi tra dí loro) elaborata allo scopo dí fondare sostanze separate si richiama invece ai principi di virtù e sostan-
(in funzione anticatara) la tesi boeziana della bontà di ogni za o dio potenza e atto, anticipando così in maniera originale
ente in quanto è . Così ancora in Guglielmo d'Auvergne, dap- futuri sviluppi (cfr. D'Ancona 1991) .
prima come Filippo cancelliere dell'università dí Parígí e poi Intorno alla metà del XIII secolo si può considerare con-
vescovo della stessa città, sí può riscontrare il tentativo di fon- clusa la prima fase, quella maggiormente dedicata all'assimila-
dere lo schema neoplatonico della gerarchia delle forme, nella zione e alla comprensione delle dottrine più che alla loro rie-
sua versione avícenniana, con la poetica agostiniana dell'illu- laborázíone, della ricezione dell'ontologia del perípatetismo
minazione per dar vita a una sintesi di ontologia e gnoseologia greco e arabo nell'Occidente latino . A inaugurare la nuova
su cui fondare la teologia razionale . fase sono due opere di due autori molto vicini tra dí loro,
Píù specifico, anche se cronológicamente posteriore, legati anzi da un rapporto di maestro e allievo : íl commento al
nella direzione qui particolarmente esaminata del rapporto De divinis nominibus del domenicano Alberto Magno (morto
ontologico tra Dío e mondo appare il contributo fornito dai nel 1280) e íl trattato De ente et esse~atia del domenicano Tom-
filosofi che per primi si accinsero al compito dí insegnare, maso d'Aquino (1224-1274) . In entrambi questi testi si assiste
anche con uno sforzo di interpretazione letterale, le dottrine al tentativo di far compiere un decisivo passo avanti al proget-

252 253
CAPITOLO ZX IL CREATORE E LE CREATURE : FRA TEOLOGIA E Mlï l'~~ISI~~

to di integrazione del nuovo orizzonte aristotelico in funzione Come si vede, si tratta di una costruzione in grado cli
della costruzione di ~~na teologia razionale cristiana . Ancora rendere conto della costituzione metafisica del reale, e insic~~,e •
una volta, il perno della speculazione è costituito dalla nozio- della sua relazione con la struttura logica del pensiero, acfra
ne dell'essere . Nell'opera di Alberto per la prima volta si pone verso la determinazione nei vari livelli dí realtà dei diversi
in rilievo, in un contesto ormai compiutamente aristotelico, modi in cui si debbono assumere i predicati logici . Ciò che ~~iì~
l'importanza della correzione apportata dallo pseudo-Dionígi conta tuttavia, dal presente punto dí vista, è che questo rísul[a
allo schema ontologico di Proclo, vale a dire l'identificazione to viene ottenuto sulla base principalmente dí una distinzione,
dell'essere puro con Dio e la concezione di Dio come Colui quella tra essenza ed essere, che si pone come il naturale pui~ o
che dà l'essere e 1a sostanza a ogni ente . Ma è nel breve tratta- di arrivo di tutta l'evoluzione sin qui esaminata a riguardo dei
tello di Tommaso che la questione di fondo viene affrontata tentativi di armonizzazione della metafisica greca con le esi-
nella maniera più diretta e spregiudicata . genze delle religioni monoteiste e creazioniste . Non solo infa~-
Il De ente si propone un fine modestamente terminologi- ti, come è evidente, la distinzione utilizzata da Tommaso ri-
co nel voler fornire una spiegazione di che cosa significano due chiama (del resto in modo esplicito) quella avícenniana tra
termini fondamentali della metafisica come "ente" ed "essenza" essenza ed esistenza e quella boezíana tra essere ed ente, ma,
e un'indagine delle loro relazioni con i predicati logici come soprattutto, essa mette in campo una concezione dell'essere c{í
"genere", "specie" e "differenza" . 1 risultato che tuttavia Tom- derivazione pseudo-dionísiana, secondo cui l'essere è una per-
maso ottiene alla fine del suo lavoro è quello di delineare in mo- fezione (o un atto, come preferisce dire Tommaso) liberamen-
do schematico, ma sorprendentemente chiaro, un vero e pro- te comunicata a ogni ente dalla Causa Prima con la creazione,
prio sistema di ontologia aristotelica integrata secondo il pento Componendosi in ciascun ente con il contenuto oggettivo che
di vista della relazione tra un Ente creatore e gli enti creati . In- fa dí quel particolare ente ciò che esso propriamente è, vale a
vestigando infatti il significato di "ente" e di "essenza" nei dire con la sua essenza, tale perfezione riceve quindi una
diversi livelli di realtà (nelle sostanze composte sensibili, nelle determinazione, cioè un contenuto, e dunque una limitazione
sostanze composte separate, nell'unica sostanza semplice - Dío della sua intrinseca infinità, e nello stesso tempo conferisce
- e infine negli accidenti), il pensatore domenicano giunge a realtà, cioè attualizzazione, a ciò che è dï per sé, secondo l'idea
enucleare le seguenti tesi . In Dio essenza ed essere coincidono ; avícenniana, indifferente all'essere come al non essere . Tom-
poiché Egli non ha altra essenza che il Suo essere puro, privo di maso compendia questa concezione indicando nel rapporto
qualsiasi determinazione, perciò non sí può collocare in alcun tra l'atto e la potenza il modello secondo cui si può compren-
genere ; nello stesso tempo l'impartecípabilità o incomunicabi- dere la composizione tra essere ed essenza . Ma questo modello
lità del Suo essere garantisce della Sua unicità . Nelle sostanze concettuale può essere utilizzato soltanto con una cautela fon-
separate - le intelligenze angeliche - l'essenza è diversa damentale : che cioè non se ne tragga spunto per derivare l'i-
dall'essere e coincide con la forma ; in esse la differenza specifica dea che all'essenza, prima della sua unione con l'atto dell'esse-
è tratta dai diversi gradi di perfezione nel ricevere l'essere, men- re, possa venire attribuita una sorta di esistenza potenziale, che
tre il genere è tratto dal loro essere prive di materia ; inoltre tra la costituirebbe come un'entità autonoma, seppur non indi-
di esse ogni sostanza costituisce una specie a sé, individuata pendente, e che di fatto introdurrebbe una duplicità all'ínter-
dalla stessa forma . Nelle sostanze sensibili, infine, l'essenza è no del concetto dell'essere, affiancando un modo dí essere
diversa dall'essere ed è composta dí materia e forma ; in esse il proprio dell'essenza, sia pure in senso secondario e derivato, a
genere è tratto dalla materia e la differenza specifica dalla quello principale che è íl modo proprio dell'ente (cfr . Porro
forma; l'individuazione (cioè la costituzione dí diversi individui 1995 : 200) .
all'interno della stessa specie) si deve alla materia determinata Un altro possibile fraintendimento cui si espone la con-
nelle tre dimensioni secondo la quantità . Quanto infine agli cezione di Tommaso, e che lo stesso teologo domenicano si
accidenti, essi hanno un'essenza soltanto incompleta e relativa e preoccupa più volte dí scongiurare, è quello dí considerare
ín essi ~l genere sí ricava dai modi di essere del soggetto . l'essere così concettualmente isolato alla stessa stregua di un'es-

254 ~55
CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

senza, seppur di tipo affatto peculiare . Se infatti caratteristica l'essenza, ma mai abbandonata nemmeno nelle grandi opere
tipica dell'essenza secondo la concezione avicenniana (che della maturità, Tommaso sviluppa anche una soluzione al pro-
Tommaso come quasi tutti í pensatori suoi contemporanei blema dell'oggetto della metafisica, che lo vede prender posi-
accoglie pienamente) è di poter essere considerata in sé, con zione a fianco dí Avícenna e contro Averroè nel considerare
riguardo solamente al proprio contenuto e quindi ín modo l'essere in quanto essere l'oggetto proprio della metafisica e
del tutto indipendente da eventuali caratteristiche aggiuntive compito del metafisico sviluppare prove razionali dell'esisten-
che le possono derivare dalle modalità particolari della sua za dí Dío . Nel compiere la sua indagine incentrata sul concet-
attualizzazione, come l'esistenza o 1a non esistenza, l'uni~ersa- to di essere, ma svíluppantesí ín maniera per così dire trasver-
lità o l'individualità ecc . - se questa, si diceva, è la caratteristi- sale rispetto ai diversi livelli di enti indicati nel De e~ate, il
ca tipica dell'essenza da Avícer~na ín poi, allora sí potrebbe m~etafisíco dovrà poi tener conto principalmente del fatto che
pensare che anche l'essere che secondo Tommaso si deve non solo, come ha insegnato Aristotele, l'essere si dice ín
attribuire a ogni ente non sia che un'essenza, per così dire, molti modi rispetto alle dieci categorie (una quantità non è un
"svuotata" dí contenuto, in cui cioè sí prescinde dalla consi- ente nello stesso modo in cui lo è ~~na sostanza, anzi può esse-
derazione di qualsiasi contenuto positivo per isolare invece re detta in qualche modo un ente precisamente in virtù del
solamente la caratteristica formale dell'attualità, índípenden- rapporto che la lega con 1a sostanza dí cui è un accidente) .
temente da ogni altra determinazione aggiuntiva . Sí cadrebbe Egli dovrà inoltre tener presente che l'essere si dice ín molti
ín tal modo, come avverte esplicitamente Tommaso, nella con- modi anche rispetto alla gerarchia delle sostanze (sensibili,
cezione erronea, e già espressamente condannata dalla Chiesa, separate e assolutamente semplice, quella divina), giacché cia-
del panteismo formale, proprio di alcuni pensatori dell'inizio scuna di esse partecipa dell'essere in maniera diversa . Lo
del ~~~~ secolo, come Davide dí Dinant e Amalrico di Bene, i schema della partecipazione dell'essere, che Tommaso inter-
quali sotto l'influenza di un avícennísmo condotto agli estremi preta secondo il modello della partecipazione dell'effetto nella
sostennero che Dío è l'essere comune ín virtù del quale esisto- propria causa, rappresenta dunque la struttura portante della
no tutte le cose . Occorre invece distinguere secondo costruzione metafisica del teologo domenicano, e da essa di-
Tommaso l'essere comune, cioè quello appunto il cui concetto scende anche quella peculiare dottrina dell'analogia dell'ente
prescinde da qualsiasi ulteriore specificazione dí contenuto con cui egli intende dar conto dal punto dí vista logico e poeti-
oggettivo, pur senza escluderla, giacché anzi esso ne costitui- co della fondatezza dell'attribuzione dell'essere alle diverse
sce íl presupposto, dall'essere puro, ciò che è soltanto essere, categorie di enti . Ciascun ente infatti, secondo Tommaso, può
che non solo è privo di specificazione, ma è incompatibile con essere definito tale proprio e soltanto a causa del fatto che, e
qualsiasi specificazione, dato che le riassume tutte virtualmen- nella misura in cui, esso partecipa, nella sua natura di effetto, dí
te ín sé secondo un grado trascendente dí perfezione (cfr. quel principio che si trova realizzato nella sua assoluta e infíníta
Kenny 1980 : 50-89) . purezza soltanto nella Causa Prima, universale e libera, cioè in
L'essere puro secondo Tommaso sí identifica con Dío Dio (cfr. Wippel 1993) .
proprio perché è la somma infíníta e trascendente dí ogni per-
fezione, e per questo in Dío essere ed essenza coincidono e di
qui sí trae la necessità della sua unicità : non ci possono essere 4. DOPO TOMMASO : IL PROBLEMA DELLA DISTINZIONE
più enti in cui. l'essere assume queste caratteristiche . Nello
stesso tempo appare chiaro che l'essere a sua volta non è un Il grado di efficacia raggiunto dalla soluzione fornita da Tom-
contenuto quidditativo, non è una formalità, bensì è un prín- maso d'Aquino al problema di interpretare l'evento rivelato
cípio intrinseco dell'ente, e quindi sulla base del coincidere in della, creazione con le categorie razionali elaborate dalla tradi-
Dio dell'essere con l'essenza non sí può derivare alcun argo- zïone della metafisica aristotelica la pone da subito come nuo-
mento ontologico . Da una simile concezione dell'essere, sche- vo punto dí riferimento della speculazione dei magistri. Dí
matica~nente delineata nell'opuscolo giovanile sull'ente e fronte alla sintesi tomista si delineano sostanzialmente due tipi

25G 257
CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE: FFA TEOLOGIA E METAFISICA

di reazione. Una è quella, più diffusa tra í maestri della facoltà di Dio, l'essere viene conferito ín maniera immediata a ogni
delle Arti, che tende ad accentuarne i caratteri più propria- creatura, che quindi dipende per íl proprio essere direttamen-
mente filosofici e in linea con l'ispirazione orginariamente ari- te da Dio . Tale conferimento di essere inoltre avviene iti
stotelica, ponendo l'accento ad esempio sul carattere di dipen- maniera uniforme, ínvariante per ogni creatura, mentre la
denza nell'essere che lega le creature al loro Creatore, al punto molteplicità e la variazione si debbono all'azione diversificar
che, sulla scia dei peripatetici arabi, si giunge a sostenere che la te degli agenti secondi e, in ultima analisi, alla diversa capacità .
fede nella creazione non è incompatibile con l'ammissibilità delle essenze di ricevere l'essere . Secondo questa concezione,
filosofica della tesi dell'eternità del mondo . La reazione oppo- dunque, l'essere non è che il correlato oggettivo della creazio-
sta, mossa da preoccupazioni maggiormente legate all'ortodos- ne nella creatura o meglio, come sí esprime Egidio, nella crea-
sia religiosa e più comune tra í maestri dí teologia, appare inve- tura essere e creazione sono la stessa cosa . Ne risulta un reso-
ce desiderosa di salvaguardare le prerogative dí gratuità e di conto della creazione come un processo razionalmente inter-
imperscrutabilità dell'azione divina, anche a scapito delle esi- pretabile ín termini di causazione, senza alcun riferimento a1
genze razionalistiche . Frutto concreto e culturalmente rilevan- ruolo della volontà divina, ma considerato da un punto d~
te dí questo secondo atteggiamento sono gli interventi vista esclusivamente metafisico, come pura comunicazione.
dell'autorità religiosa competente ín materia dí insegnamento dell'essere . Ne risulta soprattutto una notevole accentuazione .
universitario, il vescovo dí Parigi, che nel 1277 condanna oltre della distinzione che separa nella creatura l'essere dall'essen-
200 tesi filosofiche come contrarie o pericolose ín relazione za, a tal punto che come segno caratteristico della posizione
all'insegnamento della Chiesa, tra le quali non poche sono egidiana viene subito assunta la tesi della distinzione reale tra
quelle che hanno per oggetto l'azione divina e la concezione essenza ed essere, cioè la posízíone secondo cui essere ec
del rapporto tra Dío e le creature . Nella stessa occasione ven- essenza si compongono nella creatura come due realtà distinte :
gono sottoposte a censura anche alcune posizioni espresse da e autonome . Egidio giunge sino ad accostare la composizioni
un giovane teologo dell'ordine agostiniano, Egidio Romano tra essenza ed essere a quella tra materia e forma, risuscitando
(morto nel 1316), che si era mostrato incline a voler procedere quindi in qualche modo íl punto di vista dell'ilemorfísmo gi .~i
senza pregiudizi lungo la via indicata da Tommaso dell'utiliz- respinto da Tommaso, o perlomeno fornendo spunti rilevanti
zazione piena e fiduciosa delle risorse della ragione filosofica in questo senso per un'opera come il De ~^eru~n principio del
nell'interpretazione delle Scritture (cfr . cap . ~~, 1 .3) . A partire francescano Vitale du Four, che alla fine del XIII secolo tent~~
da questi awerimenä, di natura essenzialmente disciplinare, appunto una ripresa dell'ilemorfismo .
ma gravidi di conseguenze culturali, le ultime decadi del XI~~ Tenace avversario dí Egidio, e rappresentante dí mag-
secolo divengono testimoni di un acceso dibattito tra lo stesso gior spicco della tendenza comune tra í maestri dí teologia,
Egidio e íl suo principale oppositore, quell'Enrico di Gand volta a una difesa attenta delle prerogative divine di fronte
(morto nel 1296) che aveva avuto un ruolo non secondario all'intraprendenza razionalistica dei filosofi, Enrico di Gand s~
nella formulazione delle condanne episcopali, circa l'interpre- oppone soprattutto al tentativo di considerare l'atto della crea-
tazione filosofica della creazione e la connessa questione della zione esclusivamente nei termini metafisici della relazione
relazione tra essenza ed essere . causale, in maniera dunque svincolata dal riferimento alla
La posízíone dí Egidio rappresenta per molti aspetti una volontà divina e senza richiamo al suo orizzonte specificame~i-
ripresa di quella di Tommaso da un punto di vista più radical- te temporale . Proprio facendo leva su quest'ultimo elemento,
mente coerente con i suoi presupposti neoplatonici . Il mae- egli nega l'identificazione egidiana tra essere e creazione nella
stro agostiniano pone infatti l'accento sull'uniformità e sul creatura, sottolineando che l'essere è il termine, cioè ~l punti
carattere immediato dell'azione divina nella creazione . L'esse- di arrivo, del processo istantaneo, ma pur sempre temporale,
re è secondo Egidio l'effetto proprio di Dío, che solo è in gra- della creazione . Nella creazíoiîe infatti, secondo Enrico, ~ie •r
do dí causarlo dal nulla, mentre tutti gli altri agenti lo presup- un libero atto della sua volontà, Dio conferisce l'esistenz~~ a~
pongono e lo specificano . In quanto effetto proprio e diretto tuale a un contenuto oggettivo, un'essenza, che in sé ha na~~~

258 ,~n

CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE : FRA TEOLOGIA E METAFISICA

ra esclusivamente potenziale, cioè chê possiede l'esistenza gníficare . Nello stesso senso, anche l'agostiniano Giacomo da
solamente in potenza, e che tuttavia può essere autonoma- Viterbo assimila la distinzione tra essenza ed esistenza a quella
mente isolato anche prima della sua attualizzazione, almeno che sussiste tra due termini che significano la stessa cosa :
da un punto di vista noetíco, grazie alla sua condizione di "essenza" è come un termine astratto che significa esclusiva-
oggetto secondario ed eterno della conoscenza divina . In altri mente la forma, mentre "esistenza" è come il corrispondente
termini, ciò che garantisce un'essenza della sua propria natu- termine concreto che significa in primo luogo la forma e in
ra, e quindi anche della sua apertura potenziale a essere attua- secondo luogo anche qualcosa con cui la forma intrattiene
lizzata in un individuo esistente nel tempo, è la sua condizio- una relazione fondamentale, vale a dire il soggetto cui la
ne di essere oggetto secondarlo della conoscenza di Dio, íl forma inerisce . Nel caso particolare di "esistenza", il significa-
quale, conoscendo in primo luogo Sé stesso, si conosce anche to secondario ín questione sí riferirebbe all'azione divina
in maniera derivata secondo ogni possibile relazione di imíta- come causa efficiente dell'attualizzazione dell'essenza (cfr.
bilità di Sé da parte di un altro ente, e in tal modo conferisce Wíppel 1982) .
contenuto oggettivo e consistenza ontologica a tutte le possi- Come sí vede, dopo la prima sistemazione teoretica rag-
bili essenze . Per definire questa condizione ontologica specifi- giunta da Tommaso a proposito del rapporto tra l'ente infini-
ca dell'essenza, indipendente dalla sua concretizzazione nel- to e finito nell'ambito della creazione, la discussione in campo
l'individuo o dalla sua rappresentazione nell'intelletto umano, metafisico sí incentra soprattutto sul problema della distinzio-
Enrico parla dell'uessere dell'essenza» (esse essenti~~e), inte- ne tra essere ed essenza come riflesso del modo di concepire
grando così ín maniera significativa lo schema avicenniano l'azione divina di conferimento dell'essere all'ente . Tuttavia,
della triplice modalità di considerazione delle essenze (ín sé, entro questa cornice viene gradualmente posto ín pruno
nelle cose e nella mente), secondo cui a esse si poteva attribui- piano un nuovo tema di discussione che sfocia infine nella
re l'essere solo in quanto considerate nelle cose o nella mente . teorízzazione dí un nuovo concetto di ente e in una riformula-
Da questo punto dí vista Enrico respinge anche la tesi egidía- zione complessiva delle categorie metafisiche . Se sí considera-
na della distinzione reale tra essenza ed esistenza, a motivo del no le diverse posizioni sin qui brevemente tratteggiate, infatti,
fatto che essa minerebbe l'idea della creazione dal nulla (la sí può forse rilevare come tutte introducano, per un verso 0
creazione ínfattí risulterebbe dall'unione di due res, ín modo per un altro e in misura più o meno esplicita, una tensione
simile alla generazione ín cui si uniscono materia e forma) . Al all'interno del modello tomista dell'analogia dell'essere come
suo posto viene invece affermata una distinzione solamente correlato logico e gnoseologico dello schema della partecipa-
intenzionale tra essenza ed esistenza : ciò che l'attualízzazíone zione . Se Egidio, da un lato, oppone essere ed essenza come
di fatto aggiunge al contenuto oggettivo dell'essenza è la rela- due res, e con questo sembra presupporre che il concetto di
zione di dipendenza attuale da Dio come causa efficiente, cosa sia più generale di quello dí essere, dall'altro lato Enrico
relazione che tuttavia non è solamente frutto dell'attività del- dí Gand propone di duplicare il concetto dí essere, attribuen-
l'intelletto umano, ma si fonda, . u11a realtà storica e metafisica do un essere all'essenza oltre che all'ente, e in tal modo pare
della creazione (cfr . Porro 199Ö) ß ~ ~<,=
postulare un senso più generale di "essere" rispetto a quello
Tra le due posizioni estreme costituite dalle concezioni cui fa riferimento ad esempio Tommaso . Si fa strada così, per
di Egidio Romano e dí Enrico di Gand si possono inoltre gradi, un'accentuazione del carattere formale e trascendentale
annoverare, nel periodo che immediatamente precede la fine del concetto di ente, in modo tale da poter fornire un quadro
del x~~~ secolo, alcuni tentativi di percorrere strade interme- categoriale entro cui sia possibile ricomprendere entrambi i
die . È il caso di Goffredo di Fontaines, che sí oppone sia alla termini dí cui si teorizza íl grado di distinzione . Ma il nuovo
distinzione reale sia alla distinzione intenzionale tra essenza concetto dí ente, per la sua natura formale, mal si concilia con
ed esistenza, e ammette soltanto una distinzione di ragione l'idea dell'analogia, che sí fonda sostanzialmente su di-una
analoga a quella che sussiste tra due termini che significano concezione gerarchica, e quindi contenutistica, dei vari signi-
una medesima realtà, ma attraverso due distinti modi di sí- ficati dell'essere . Sí giunge quindi per questa via, sul volgere

2 60 261

CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE : FRA TEOLOGIA L MEl'APISÍ~A

del x~~~ secolo, all'abbandono di uno deí capisaldi della meta- proprietà in diverse classi di compossibilità, il che significa ín
fisica di tradizione aristotelica, quello della molteplicità deí diversi alternativi "mondi possibili" . Infine nel terzo istante di
sensi dell'essere, in favore di quella tesi dell'univocità che natura la volontà divina sceglie dí attualizzare mediante la
inaugura, secondo alcuni interpreti, l'epoca della metafisica potenza divina uno dei diversi mondi possibili, conferendo in
moderna . L'autore di questa svolta è il teologo francescano tal modo l'essere reale ai soggetti che lo abitano .
Giovanni Duns Scoto (morto nel 1308), con il quale sí apre È evidente che ín uno schema di questo tipo il cõncetto
l'orizzonte che segna il dibattito metafisico nel xl~ secolo . dí essere subisce una reinterpretazione, rispetto alla tradizione
precedente, in senso logico e formale . La sequenza degli istan-
ti di natura proposta da Scoto ha infatti la duplice funzione di
5. LA RIFONDAZIONE LOGICA DELLA METAFISICA: isolare come primario un concetto di ente puramente autono-
UNIVOCITA DELL'ESSERE E ONNIPOTENZA DIVINA mo (l'essere intelligibile, tutto ciò che può essere pensato da
un intelletto infinito senza cadere in contraddizione) e, in
Il punto di partenza di Scoto è costituito dal confronto con la secondo luogo, di sottolineare come il dominio del possibile
posizione dí Enrico di Gand, presa owíamente in considera- sia assai più ampio della sfera dí ciò che prima o poi perviene
zione sullo sfondo dell'intero dibattito lungamente sviluppa- ad attualizzazíone nella storia del mondo reale, e comprenda
tosi intorno al problema della creazione e della distinzione tra invece anche tutti gli enti possibili non attualizzati, i quali a
essenza ed essere . Ciò che Scoto rimprovera a Enrico, in so- loro volta sono diversamente classificabili a seconda delle re-
stanza, è di aver inutilmente reduplicato íl concetto di essere ciproche relazioni dí compossibilítà . Quanto al primo punto,
affiancando all'essere dell'ente, o esistenza, l'essere dell'essen- relativo al carattere autonomo dell'essere intellígíbíle, Scoto lo
za, con preciso riferimento al contenuto oggettivo che ogni mette audacemente in rilievo sottolineando che, benché la sua
cosa, per poter essere (nel senso puramente ontologico), deve origine ontologica abbia luogo all'interno dell'intelletto dívi-
possedere . Per dí più Enrico aveva reso dipendente questa no, come aveva indicato Enrico di Gand a proposito dell'esse
modalità di essere dall'infinita attività dí Dio che pensa la pro- essentiae, tuttavia a rigore esso non dipende da Dio per la sua
pria Essenza secondo le infinite possibili relazioni di imítabi- definizione . Ciò a cui si può attribuire l'essere intelligibile non
lità di Sé da parte di un altro ente . Scoto intende ristabilire è tale a causa del suo essere oggetto del pensiero di Dio, bensì
quello che egli considera il corretto ordine di priorità ontolo- al contrario Dio lo pensa perché è intelligibile, e tale sarebbe
gica e, a tal fine, utilizza in maniera originale il tradizionale anche se pe~~ impossibile non cí fosse alcun Dío . Quindi ciò
linguaggio teologico dei "segni" o "istanti di natura" per de- che definisce propriamente un essere così inteso è un criterio
scrivere la dinamica della costituzione ontologica del mondo puramente intrinseco e formale : il puro essere esente dalla con-
da parte di Dío . Nel primo istante di natura - primo owía- traddizione o, come si esprime Scoto, essere «ciò a cui non
mente all'interno di una serie che non ha nulla a che fare con ripugna l'essere» .
una successione cronologica, bensì designa soltanto una scan- Una volta raggiunta una simile ridefinizione dell'essere,
sione di priorità ontologica e concettuale -, ogni cosa riceve il sí mostra agevole per Scoto indicare come esso sí ponga a un
suo essere intelligibile nell'intelletto divino ; poi, nel secondo livello più fondamentale rispetto all'essere di cui comunemen-
istante dí natura, ogni cosa che ha l'essere intelligibile (cioè te, nella tradizione aristotelica, si è soliti dichiarare la struttura
che può essere conosciuta in senso assoluto) riceve anche l'es- analogica (cfr . Boulnois 1989) . Se è vero infatti che, da un
sere possibile in quanto viene intesa come il correlato inten- punto dí vista aristotelico, non si può predicare l'essere di una
zionale della potenza e della volontà divina . In questo ambito, sostanza nello stesso senso ín cui lo sí può predicare di un
ogni possibile soggetto si costituisce come sostrato di ogni accidente, tuttavia sostanza e accidente non potrebbero nem-
possibile proprietà, male proprietà possibili non sempre sono meno essere accostati nel paragone su-qui si fonda la predica-
anche compossibilí, possono essere anche reciprocamente zione analogica se non fosse comune a entrambi un contenuto
esclusive, e quindi in tal modo si delinea una ripartizione delle concettuale che li costituisce come oggetti del discorso e in

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CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATllRE : FRA TEOLOGIA E 1VIETA~ISICA

generale come correlati possibili di un atto dí intellezíone . una risorsa metodologica di primaria importanza per stabilire
Questo contenuto concettuale è appunti la compatibilità con lo statuto ontologico di un concetto in maniera genuinamente
l'essere, il poter-essere-indicati-come-un-qualcosa nel presen- trascendentale . Se ne puõ portare un esempio particolarmente
te stato di cose o in un altro possibile, anche se non realizzato, significativo esaminando brevemente íl modo in cui viene ~ro-
stato di cose . Su questo nuovo concetto di ente si fonda dun- vata la tesi dell'univocità dell'essere negli autori ímmedíata-
que la tesi dell'univocità, che di per sé rende in qualche modo mente successivi a Scoto . Guglielmo di Ockham (morto nel
superato íl dibattito sulla distinzione tra essenza ed esistenza, 1347), ad esempio, e più ancora dí lui Giovanni Buridano
giacché evidentemente esclude come insostenibile qualsiasi (morto nel 1358} fanno riferimento proprio alla categoria dí
posizione dí una distinzione reale tra i due elementi . Nello ciò che è possibile de potenti absoluta per dimostrare l'unïvo-
stesso tempo, ed è questo íl secondo punto messo in luce dalla cità della predícazíane dí "ente" rispetto alle sostanze e agli
ricostruzione di Scoto della serie degli istanti dí natura, il con- accidenti . Se infatti, essi argomentano, attraverso il miracolo
cetto del possibile viene allargato fino a comprendere tutto eucaristico è possibile avere la prova che Dio puô de potentia
ciò che, pur non trovandosi mai realizzato in natura, tuttavia absoluta far sussistere un accidente senza che inerisca ad alcu-
nnn è autocontraddittorio, e quindi come tale potrebbe trova- na particolare sostanza, allora occorre ammettere che c'è al-
re la sua realizzazione ín un altro mondo possibile . Di qui una meno un senso del termine "ente", quello di ente potenzial-
ridefinizione di evento contingente non come ciò che non mente indipendente, che è comune sia alla sostanza sia all'ac-
accade sempre o invariabilmente, bensì come ciò il cui oppo- cidente .
sto sarebbe potuto accadere nello stesso momento in cui esso In generale, comunque, è tipico della metafisica nomi-
accade (cfr. Knuuttíla 1993) . nalista inaug~~rata da Ockham operare nel senso di una rídu- C

Con S,coto dunque la tensione di fondo tra l'impianto zíone del numero delle categorie ontologiche fondamentali
necessítaristico della metafisica greca e l'aspirazione contín- attraverso il ricorso all'ipotesi della separabìlítà de potentia
gentísta del monoteismo religioso conosce υnα ridefinizione absolut~ delle varie categorie dí oggetti, come dimostrazione
dei suoi termini attraverso una nuova fondaziórιe logica e_for- della loro indipendenza ontologica . Il principale argomento
male del concetto dí essere e, ín maniera correlata, delle mo- che Ockham mette ín campo infatti contro tutte le sfumature
dálíta del contingente e del necessario . Ne risulta una ripresa del realismo nell'ambito della teoria degli universali è proprio
e un'accentuazione dell'antico tema teologico déll'onnipoten- quello dell'impossibilità di un'esistenza separata degli univer-
zá, divina che diviene ora il fulcro dell'attenzione pèr chi si sali, così formulato nella Summa logicae : «se un universale
pone il compito di riflettere sullo statuto ontologico della fosse una sostanza, esistente nelle sostanze singolari ma distin-
creazione . È infatti la potenza divina ín quanto ordinata, cioè ta da queste ultime, seguirebbe che potrebbe esistere senza dí
in quanto considerata in ordine alla scelta compiuta dalla esse, poiché ín virtù della potenza divina ogni cosa che è natu-
volontà divina, che va considerata come il principio causale ralmente anteriore rispetto a un'altra può esistere senza que-
cui si deve l'attualizzazione di questo particolare insieme di st'ultima, ma ciò che consegue ê assurdo» (Summa logicae ~,
possibilità compossíbilí che costituisce il mondo reale . Ed è la 16, ed, Boehner et al., p . 109) . In questo modo, il novero delle
stessa potenza divina in quanto assoluta, cioè considerata in sê categorie dí oggetti dotati dí esistenza índ~pendente viene
e in quanto limitata solamente dal principio dì non contraddi- ridotto da Ockham a due soltanto : gli individui appartenenti
zione, che garantisce della possibilità di corsi dí eventi alter- alla categoria dí sostanza e quelli appartenenti alla categoria
nativi- a quello reale e quindi della genuina contingenza dí dí qualità, la cui possibile sussistenza autonoma è dimostrata
questo corso di eventi, In senso ancor più fondamentale, il appunto dal caso de p~tentia Dei absoluta che sí manifesta nel
ricorso alla distinzione tra ciò che è possibile de potenti o~^di- miracolo eucaristico . La metafisica nominalista si costruisce in
nata (cioè è compossibíle con questo corso degli eventi} e ciò tal modo come una metafisica del singolare e íl concetto dí
che è possibile de potenti ábsoluta (cioè è compossibile con ente subisce di conseguenza un'ulteriore ridefinizione í~~ sen-
almeno un corso degli eventi alternativo a questo) fornisce so logico, che per certi versi completa quella già operata da Sco-

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CAPITOLO IX IL CREATORE E LE CREATURE: FRA TEOLOGIA E ~IE'~APISZCA

to . Per Ockham infatti "ente" è íl nome del concetto che può RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
essere predicato in modo vero e univoco del pronome dimo-
strativo che sia riferito a un qualsiasi oggetto del discorso : una Booth, E . 1983 . Aristotelian Ontology in Islamic and Christia~x
definizione che sí avvicina molto (nello spirito, se non nell'equi- Thinkers . Cambridge : Cambridge Universíty Press .
valenza formale) a quella proposta nei termini della moderna Boulnoís, O . 1989 . Analogie et univocité selon Duns Scot: la double
destruction . «Les Etudes phílosoUhíques», 3/4 : 347-369 .
teoria della quantificazione dal logico contemporaneo Willard Burrell, D .B . 1993 . Aquinas and Islamic and Jewish thinkers . In N .
V O . Quine, secondo cui «essere è essere il significato dí un Kretzmann e E . Stump (a cura di) . The Cambridge Companion
nome (o di una costante logica) che può comparire come sostí- to Aquinas . Cambridge : Cambridge University Press : 60-84 .
tuzíone lecita di una variabile vincolata in una funzione propo- D'Ancona, C . 1990 . «Cause prime non est yliathim» . «Liber de
sízionale» (Quine 1953 : 76) . Cause's», prop . (8]9 : le fonti e la dottrina . «Documenti e studi
Sí giunge ín tal modo, con la prospettiva nominalista sulla tradizione filosofica medievale», I, 2 : 327-352 .
che condiziona ampiamente il dibattito ontologico nel xw D'Ancona, C . 1991 . «Philosophus in libro De Causes» . La selezione
secolo, a proporre una soluzione al problema della distinzione del «Liber de Cause's» come opera aristotelica nei co~nme~~ti di
tra íl Creatore e le sue creature che prescinde dal postulato di Ruggero Bacone, dello ps. Enrico di Gand e dello ps . Adamo di
Bocfeld . «Documenti e studi sulla tradizione filosofica medie-
una differenziazione all'interno della sfera dell'essere per col-
vale», ~, 2 : 611-652 .
locare invece la frattura - infinita - nell'ordine dei contenuti Goodman, L .E . 1995 . L'universo di Avicenna . Genova : ECG (Nuova
oggettivi dell'essere, in cui l'Ente infinitamente semplice, Atlantide) (ed . orig . 1992 . Avicenna . London - New York :
necessario e onnipotente sí distingue nettamente dagli enti Routledge) .
finiti, composti e contingenti . Si completa così, almeno per Hadot, P . 1963 . La distinction de l'être et de l'étant daps le «De heb-
quanto riguarda la considerazione storica della sua fase me- domadibus» de Boèce. In P . Wilpert e W .P . Eckert (a cura di) .
dievale latina, il percorso che il concetto di essere aveva inau- Die Metaphysik i~~~ Mittelalter. Ihr Ursprung and ihre Be-
gurato con la prospettiva mistica e neoplatonica dello pseudo- deutung . Berlin - New York : De Gruyter : 147-1 .53 .
Díonígi, che per primo aveva sostenuto che l'essere può esse- Kenny, A. 1980 . Tommαso d'Aquino . Mίlano : Dall'Oglio (ed, orig .
~' re predicato, seppure ín maniera infinitamente trascendente, 1980 . Aquinas . Oxford : Oxford University Press) .
Knuuttíla, S . 1993 . Modalities in Medieval Philosophy . London -
anche di Dio . A1 termine di questo percorso, si trova che íl New York : Routledge .
concetto di essere ha subito una sublimazione in senso Leaman, O . 1988 . Enrico di G~~zd. La via delle proposizioni universa-
formale, ma soprattutto una separazione dei suoi aspetti for- li. Bari : Levante .
mali o trascendentali rispetto a quelli positivi e oggettivi, per i Porro, P . 1995 . «Appendice ~~. Qualche riferimento storiografico sulla
quali in precedenza sí era fatto ricorso al concetto di essenza . distinzione di essere ed essenza» . In Tommaso d'Aquino .
L'abolizione della distinzione tra essere ed éssenza e l'afferma- L'ente e l'essenza . Intr ., trad ., note e apparati dí P . Porro .
zione della tesi dell'univocità dell'ente significano soprattutto Milano : Rusconi : 283-215 .
questo . Ed è sotto il segno dí una concezione dell'essere orien- Quíne, W .V .O . 1953 . From a Logical Pont of View . Cambridge
tata in senso trascendentale e di una ridefinizione dei concetti (Ma .) : Harvad Universíty Press .
di necessità e contingenza in relazione a un nuovo modello di Wíppel, J .F . 1982 . Essence and existence . In N . Kretzmann, A .
Kenny, J . Pínborg e E . Stump (a cura dí) . The Cambridge
possibilità logica che la scienza medievale cerca dí percorrere il
History of Later Medieval Philosophy . From the Red~'scwery of
proprio cammino, avviandosi verso la scoperta che íl suo ten- Aristotle to the Disintegration of Scholaticírm : 1100-1600 .
tativo di riservare al Dio di Mosè il posto nel mondo che Gli Cambridge - London - New York : Cambridge University
compete l'aveva, tra l'altro, condotta anche a riconoscere il Press : 385-410 .
valore epistemologico incondizionato del principio di non con- Wippel, J .F . 1993 . Metaphysics . In N . Kretzmann e E . Stump (a
traddizione . cura dí) . The Cambridge Comp~~ni~n to Aqui~~as . Cambridge :
Cambridge Üníversíty Press : 85-127 .

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