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VI,4_KObfA

INIZIATIVA EDITORIALE
Sczioncn. 14

In seguito alle richieste di molti lettori, per dissipare l'eventuale dub-


bio, incertezza o smarrimento che il più delle volte insorge nei casi di
malattia e per dare quel senso di certezza e conferma che generalmen-
te cerca il malato, deluso da quello che ha fatto fino al momento in
cui ha deciso di affidarsi alle Leggi della Natura, poiché in essa ha
scoperto l'ultima spiaggia o l'ancora di salvezza, avendo da tempo co.!o
in prima persona l'importanza del pensiero e degli insegnamenti iie;-
l'Autore, in particolare per la specificità del suo "approccio culture-
le", piir nella rigorosa scientificità, al tema della prevenzione, che
diventa "scelta di vita", riteniamo doveroso fornit'e informazioni sii
alcune realtà scaturite dall'opera dell'Autore, L. Costacurta Iridolo-
o Naturopata, fondatore, tra l'altro, della Sciiola di Iridologia e Na-
iropatia per medici di Conegliano, dell'Accademia di Scienze Igieniche
Naturali G . Galilei di Trento, e, soprattutto, ispiratore, fondatore e
guida, fino alla sua scomparsa dell'ACNIN, Associazione Ciilturale
Nazionale Discipline Igienistiche Naturali, con l'annessa Scuola interna
er Idrologi Naturopati NON medici.
iiportiamo, quindi una presentazione dell'Associazione ACNIN, a cu-
ra della stessa, in cui l'autore ha fermamente recepito e trasfuso il de-
siderio e la volontà di tanti ex ammalati di approfondire e soprattutto
far conoscere a tutti la vitale importanza, per il recupero ed il mante-
nimento della salute, della conoscenza ed il rispetto delle immutabili
Leggi della Natura.
ci.c.n.i.n.
ASSOCIAZIONE CULTURALE NAZIONALE
DISCIPLINE IGIENISTICHE NATURALI
CODICE FISCALE 91003340261 - C C P 16832313
,
L'AC.N.1.N. è una associazione voluta da n ammalati. da persone che hanno sperimentato su di
loro gli inregnamenti e le metodiche di M . Lezaeta e L. Costacuna.
Si bara sul principio della mutualità e non ha alcun scopo di Iiicro.
Potrehhe siihito soqere una domanda:

Rrch6 una aswciazionc cullunle sul Iems salute?


La ricvoyra a oueta domanda s i vub trovare in orni libro. in nani . vagina
. . delle owre di L. Costacuna.
~nche molte Conferenze da lui tenute in tutta l t i l i a partivano dal concetto "LA MALATTIA CO-
hlE FATTO CtiI.TURALE':
Qiie\to perche alla base di tutto C'$ un atteggiamento di fondo che pub nscre la consueta delega
..
dclla noara salute ad altra oersona (medico) opaure la aaneciaazione diretta e completa alla cono-
scenm dclla propria saline e delle Leggi Natiirali che ci consentono di mantenerla o recuperarla.

C'è. quindi un ssprnn di CULTLIRA pemnalc. di conownza.


I n questo ambito. I'A.C.N.1.N. s i propone ed attua un programma esclusivamente nattiralistico per
. -
la orevenzione e la normalimarione delle condizioni di salutc: vroeramma che scaturisce direttamen-
re ed ecclusivamentc dagli insegnamenti Lezaeta - Costacuniani.
I n sinte<i. I'azione normalizzante C rivolta verro due direzioni:
1) dlsintoslarionr d q l i organi inltrni (sangue. intestino. polmoni. ecc.) eliminando le impiiritA che
li avvelenano:
2) rivitalizzarione dei slstemi di difesa (sistema nervoso, linfatico. ecc.) affincht possano a g i r con
erfii:icia. con le metodiche igienisiiche naturali.
Rr purilicare gli organi interni e rivitalizzare le d i f m organiche le mnodologie applicate consistono in:
-una comtta alimentazione che tanga conto dell'cffetto che il cibo produce nel nostro organismo;
-applicazioni di acqiia fredda. frizioni e fango rulla pelle, p r risvegliare la indispensabile atti\,itQ
circolatoria epirmnica e nervosa.
L'A.C.N.I.N. opera su tutto il territorio nazionale con 18 sezioni provinciali. L'attività dcll'Associa-
zione, pur con i m e n i dei soli soci. ma saldamente ancorata ai principi ed obiettivi statutari. s i è
concrtiuata in panicolar in due impananti realizzazioni:
I ) la scuola interna p r Naturopati e iridologi fondata nel 1985 da L. Costacuna (del quale conserva
il nome). che ha formato i discepoli del hlacstro. sicuri e fedeli continuatori del pensiero leraeta-
costaeuniano e attuali docenti della Scuola.
2) L'Accademia G. Galilei fondata anchcssa per wlontA ddlo staso L. Costacuna nl isuoi piu stmti
collaboratori. ha come scow la formazione di ovcratori simili agli Heilpraktikerr della Germania
che possano seguire ed aiutare le persone che a loro s i rivolgano per ponarle gradiialmente alla
ialutc e all'autogc~tionedella stessa.
L'importanza dell'A.C.N.1.N. sotto I'aspe<to del rappono personale con le Metodiche Igicnistiche Na-
turali evidentemente nella necessiti che s i avverte d i un continuo scambio c confronto con le espe-
rienze di altri nel momento in coi s i dccide di incamminarsi sulla strada della salute intma come \fODO
D I VIVERE e come SCE1.TA D I VITA I N SINTONIA CON L A NATURA, INTESA CO\IE AR-
MONIA. CONOSCENZA E D USO RISPETTOSO DEGLI ELMENTI N T U R A L I D I CC1 POS-
SIASIO DISPORRE (aria. acqua. terra. ccc.).
Luigi Costacurta

LA NUOVA DIETETICA
Trattato di trofologia. trofoterapia, prandiologia e trofogastronomia con 115
tabelle nelle quali vengono riportati di massima. i valori degli elementi che costi-
tuiscono gli alimenti.
In appendice. la casistica di alcuni casi di normalizzazione.

La vita dipende dall'equilibrio microorganico.


L'equilibrio microorganico e dato dalla corretta
associazione delle sostanze regolate dall'equili-
brio termico dell'ambienre.
L'alterazione della vira e la risultanza della muta-
zione morfologica del microorganismo in "micro-
battere': il quale e conseguente all'errata associa-
zione delle sostanze che, con il loro processo di
frasformazione. alferano l'equilibrio rermico del-
l'ambiente, originando in questo caso il processo
della morfogenesi microba!terio parologica.
L'AUTORE

IL CONCETTO,
della nuova dietetica non ha bibliografia. ma conoscenze che si relazionano.
C'P anche un aspelln di cultura SOC1AI.E. non meno importante e vilale.
Finora la ~ccltadella Xledicina Naiilrale e stato iin fatto personale. a proprin riqchio e spese. espo-
\io. pcinltro. al giudizio poco incorappianle della opinione corrente.
Ultiniamritte I'atie?pianieiito pcncrnli,,nto \.erro I'imieme delle cociddette medicine alternative
è dei.i,;imenie caml.i.iio.
I n r,icestu :iinliito e ili \ irale importanla l'azione di una a~~ociazione come I'A.C.N.I.N. per ct~pe-
rare r:ipid:inieiite I':%trtinlefaw che poqriamo definire di "~impatia" per tutle le co?e "diverie",
al fine <lico<iriiire i i n ampio mo\.imcnio ciilttiralc aricntato al riqpetto ed alla dignità delle x-elre
per<onnli nell'amhiio della salute. wnza alcuna preiaricnzionc <licomodo dell:i integriti della
pcrwnn.
I . quindi ntolioe~identel'importanza di essere in tanti. in un momento in ciii le voci di conitirione
\orici niolte e qita'i mai di<intcrcs<ate.per poter incidere faiorevolmente s i i decicioni che ripilardn-
no l:, ' i l l ~ t t C~ la IihcrtA iiiviolahile della perqona in qtieito delicato n<pettodella vita iimunn. nel
rirpctto delle immiitahili ed inviolabili Leggi della Naiiira.
Tiir!i zoloro che l'nq<cro intere\snti 3<1 i%crl\er'i powono compilare e <pedire il modello incltiso
al lihro c vcrsnre In qomma per l'anno in corw <i11 conto correnie po<tnle riportato qui 5otto.
Si risnrda che I'i<crilione da diritto a freqiicntnre le serioni A.C.X.I.N. C ricevere pratititamente
il periodo iniormari\.o "VIVI CON Gl.1 ,\GENTI NATL'RALI"
La sede centrale A.C.S.I.S. -
e i n Via Carpenè. 12 31015 Conealiano (TV), telefono
013(1:370155 (il ?iovedi porneriaaio). Sumero di c.c.~. 16832313.

A CHI CHIEDERE INFORMAZIONI


Scrivendo o telefonnndo alla sepreteria (il piowdi panerigpio) al n. 0438/?70155 s i potranno ave-
re notizie appiornate <till'atti<,itidelle selioni nazionali n \tille disponihiliià dei tecnici iridologi
interni dcll'iicrocin~ione.
I tecnici sono diqcepoli di Liiipi Co<tacurta. formatisi alla sciiola interna A.C.N.I.N. di iridolosia
e n~tiiroiplcnotrotopatiasotto l'attenta guida dell'illiistre maestro.
Cili opcrnno r\sliisivamente come <In qtatiito A.C.N.I.N. c venpono riconfermati anniial-
mente con [?\<era di ricono~cimento.

L'IGIENE NATURALE nelle sue varie metodiche: combinazioni alimentari, idro-


termofangoterapia (Digiuni-Equilibrio Termico). esercizi di Igiene fisica. ecc., N O N
P u ò ESSERE PRATICATA d a persone che non siano culturalmente preparate
attraverso la nostra letteratura (riportata in bibliografia), nonchb i seminari e d in-
contri periodici di studio tenuti presso la Sede e le Sezioni.
Si ribadisce che l'IGIENE NATURALE non diagnostica malattie. non d a medicine.
n6 tantomeno cura. L'IGIENISMO insegna i modi semplici e NATURALI di vivere
che. normalizzando l e funzioni dell'organismo. favoriscono il recupero della buo-
na salute e d il suo mantenimento.

Riportiamo inoltre. ad uso dei lettori. il recapito dell'lstituto "Palatini" presso il quale ci si potrh
rivolgere per avere informazioni riguardanti i medici che hanno partecipato e concluso i corsi
tenuti da L u i g ~Costacurta.
A questo proposito. e correilo e doveroso ricordare che il medico pub operare come meglio
crede in relaztone alla sua visione delle cose anche se ha integrato le sue conoscenze rnedi-
che con gli insegnamenti dell'Autore.
Per ~viinrcnrolr~iico erl eventuali recriminazioni. la persona che s i rivolge ad uno di questi medici
per avere indicarioni e con5ipli in <inconia con cio che ha letto sui lihri di L. Costaciirta. deve
richiedere ecprewamente che gli i,ensa l'atto un esame iridolopico e che gli vengano inipartiri qola-
pii! confacenti

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~ ~ -~~- - - p ~ - -~ . ~~

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. -.K i i .i=.
??? - SALTANO (VE) - Tel. 041i574510S

L~ ~~ p~
LA NUOVA DIETETICA. e la principale realta
medico biofisiologica preventiva e curativa che si proiet-
ta nel presente e futuro della specie umana.
L 'Aurore
Proprieta riservata:
viene vietata qualsiasi
riproduzione o imitazione

@ Copyright by
Luigi Costacurta. 1982

L'opera viene autenticata


I .a edizione 1982 con la finna autografa dell'autore
2.a edizione 1983
3.a edizione 1985
4.a edizione 1986
5.a edizione 1987
6.a edizione 1989
7.a edizione 199 1
8.a edizione 1992
9.a edizione 1995

ATTENZIONE!
I suggerimenti i~ienisficiesposti nei testi che compongono lo nostra biblioteca d i
medtcino naturale, non precludono lo consulrozione medico, la quale P bene sia
condorto da un medico del1'A.N.I.M.I.N.. poiche questo si formato presso lo
Scuolo d i Iridologio e Naruropotio L. Costocurro.
Questo consiglio viene esteso in particolor modo o quel lettore che, isolafo dai
decenrromenti A.C.N.I. N,, non si sente psicologicornente e mlturdrnente preporofo
od autopestire lo propria salute.

@z) nwmo

Riconoximenmpar I'amviM adi(oriale


relativa all'aufogesflone della salute
Stnmpata dalla LITOCENTER - LIMENA (PD) con gli elementi natumll.
PRESENTAZIONE DELLA I a EDIZIONE

Considerate l'occhio con quanta arte sia costruito


e con quanta mirabile finezza il corpo abbia impresso
la propria anatomia nella sua immagine.
Paracelso

Un vecchio adagio cinese dice: "se la vita viene dallo stomaco, la malattia
non può non venire dallo stomaco".
L'alimentazione è il tema che assilla l'umanità; C? il tema di primaria
importanza su cui vi ?. stata elaborata la più sconclusionato letteratura. Tanto
è vero che i mezzi di divulgazione culturale hanno propagandato questa capitale
disciplina alitnentare inehelendoci e suggestionandoci con le più eccitanti
ricette, idonee solamente a travagliare l'autogestione della nostra salute.
La medicina naturale rivela al mondo la filosofia del vivere secondo
Natura, sostiene l'insigne Autore. Infatli, il Costacurta, con questo suo lavoro,
valorizza l'importanza dell'alitnento, riferito alle varie fiinzioni organiche,
nonché si riporla anche alla struttura tessutale delI'alimento con qiiella del
nostro corpo; guidandoci nella scelta ed alla eventuale elaborazione gastro-
nomica del cibo più appropriato alle necessità fisiologiche. favorendo, in tal
senso, anche la presa di coscienza per ciò che P riferito all'igiene dieletica.
Da quanto abbiamo letto e meditato, notiamo con evidente chiarezza
l'enorme importanza di questo lavoro che vuole. unicamente, indicarci cosa
e come si deve mangiare per nutrirci secondo le necessitàfisiologiche dell'or-
ganismo. intese quest 'ultime a rispettare tina disciplina normalizzatrice delle
necessità biochimiche dell'armonia cellulare.
Per concludere. diremo che, con il poderoso lavoro del Costacurta,
abbiamo l'esempio migliore di come si possa ritiscire, con scienza e coscienza.
a difendere il valore della propria salute.
Pescara, 10 febbraio 1982.

RENATODELUCA
Addetto al Controllo Tecnologico
c / o il Centro Intern. di Ricerca
sul Cancro dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità
PRESENTAZIONE DELLA I l a EDIZIONE
"Il mondo nutrizionale fmgivoro da all'organismo
umano una organizzazione dietetica adeguata.
Questo e molto importante. perche l'alimentazione di
questo settore possiede la piu altaorganizzazione bioener-
getica. che sia conosciuta dalla scienza".
(Bircher-Benner)

Nelle vesti di dietofarmacologo, devo rallegrarmi con l'amico Costacurta per


il meritato successo della sua opera, che vede la ristampa a poco più da un anno
dalla prima edizione. I problemi nutrizionali di oggi si fanno sempre più pressanti
erichiedono l'impegno sempre più alacre di quanti ci occupiamo di dietetica;e
Costacurta ha il duplice merito di essere uomo di scienza e di divulgazione.
L'omeostasi da raggiungere attraverso la concomitanza degli equilibri
alimentari. termici ed ecologici, sta alla base della suadottrina ai fini di inculcare i
principi regolatori degli indirizzi dietetici secondo l'adagio che "l'uomo e fatto di
ciò che mangia" e che: "il miglior farmacoè il giustoalimento". Lanaturopatia ha
fatto passi da giganti in questo ultimo decennio e si puo registrare con sod-
disfazione come i l suo messaggio venga raccolto con crescente fiducia da sempre
piu numerosi seguaci.
La medicina integrata. poi. e il miglior esempio di quanto la dietetica possa
interagire con I'alimentazione secondo i concetti espressi da Costacurta e da vane
altre scuole. che hanno come scopo di diffondere principi che sono insieme
improntati alla farmacologia e alla filosofia.
La bioenergetica, la ingegneria genetica, l'ecologia, l'igiene sono di grande
suffragio ai concetti esposti nel libro e perciò bisogna trarre e applicare gli
insegnamenti per l'orientamento quotidiano nella scelta dei cibi secondo le
tabelle e gli schemi cosi ben delineati nei capitoli, ai fini di raggiungere I'eutrofia.
l'equilibrio salutare e il mantenimento di un "optimum" di rivitalizzazione
eubiotica. A

ilfila~io,I3 settembre 1983

Prof Carmelo RICCOBONO


Docente di Dietofarmacologia
e di Medicina Magnetica
PREFAZIONE

La ricerca è la componente intrinseca del pensiero la quale viene avallata


dalle esperienze.
Come in tutti i campi della scienza in genere, si può dire che tuno ciò che 6
più attinente con la vita, per una tergiversazione evolutiva del sistema economico
sociale, è stato alterato nei suoi valori.
Il grande boom economico. sprezzante nei confronti delle leggi e necessità
fisiologiche del nostro organismo, impostando una falsa. indiscriminata e sugge-
stiva propaganda tendente solo ad incrementare il suo processo industriale, ha
condizionato la mente umana.
Con tale condizionamento I'uomo ha perso il concetto dei suoi valori sensi-
tivi che, per il nostro specifico caso, rispondono al visivo, I'olfanivo ed il gusta-
tivo.
Noncurante ed ignaro, rassicurato poi dall'etichetta che porta scritto:
confezionato in conformità alle norme di legge, I'uomo della strada, già vittima
dell'inconscia suggestione degenerativa e psichica, ritiene utile, necessario ed
indispensabile quanto gli viene indiscriminatamente proposto ed offerto.
Oggi sono la scienza ed il progresso che valgono... I valori istintivi, il buon
senso, le esperienze passate non servono più, il tutto è passato di moda. L'anti-
quato si deve accantonare, no... si deve dimenticare, perché altrimenti non si è
moderni e non si corre con i tempi.
La cecità prodotta dalla suggestionante presentazione dell'elaborato, ossia
del prodotto della tecnologia scientifica moderna, coinvolge l'ignaro che, incon-
sciamente si trasforma, in sostenitore di quelle forze o poteri che ci portano
all'autodistnizione.
Prescindendo dall'intossicazione chimica che all'origine riceve l'alimento
come prodotto di coltivazione e poi come prodotto di conservazione, ancor
peggio se viene spogliato o privato della sua veste protettiva (questo per i cerea-
li), diviene maggiormente inadeguato e nocivo alle necessita fisiologiche del
nostro organismo.
Perché non dire poi delle elaborazioni e miscelazioni che i vari alimenti
subiscono per essere offerti alla consumazione, siano esse di ordine industriale
che casalinghe le quali, oltre alle esigenze di conservazione - per cui diviene
d'obbligo l'additivo conservante - per rendere il cibo più appetibile, non si lesi-
na I'agiunta delle sostanze coloranti di ordine inorganico (orgoglio di quella
scienza chimica a cui maggiormente oggi si può imputare la responsabilith del
processo degenerativo del genere umano).
Posso dire apertamente che il cibo alterato all'origine, alterato nella
conservazione ed alterato nell'elaborazione e miscelazione, è micidiale.
I miei 25 anni di ricerche ed esperienze dirette mi consentono di definire il
cibo inadeguato come causa dei mali dell'umanita.
Lo scopo di questo mio libro è quello di dare una delucidazione completa
sulle vere necessità tisiologiche dell'organismo e dire quali sostanze si devono
somministrare e come somministrarle, affinché una persona possa vivere in
piena salute e, talvolta, recuperarla se l'ha perduta.
Lo dedico a tutti coloro che in questi miei 25 anni di intenso lavoro mi
hanno seguito e a coloro che ancora danno un valore alla salute del proprio orga-
nismo e che, per mancanza di notizie, stanno vagando nei meandri di una
scienza che con una sapiente ignoranza pretende di vantare il diritto e la supre-
mazia nella salvaguardia della salute pubblica.
Forse i primi capitoli di questo libro appariranno ostici a più di qualche let-
tore, in special modo a quella persona che è solo interessata a prepararsi
qualche piano per la colazione, per il pranzo e per la cena. Capisco, ma, oltre
alla ricetta culinaria e gastronomica, questo mio lavoro ha uno scopo ben pre-
ciso e cioè quello di dare delle nozioni sul perché dell'alimentazione, di far
conoscere nel modo più semplice, evitando formule ed espressioni chimiche che
a dire il vero a ben poco o nulla servirebbero nella preparazione del cibo, a cono-
scere un pochino che cos'è il sangue. la linfa, la digestione, i vari elementi o s+
stanze contenute in un determinato alimento ed il loro valore per l'apporto
diretto a sopperire le necessità ed esigenze nutrizionali del nostro corpo. Credo
che questo oggi sia più che d'obbligo. Va bene credere e fare quello che consi-
glio di mangiare (sono lusingato), ma è ancor meglio rendersi edotti del perché.
Pertanto, a quella persona alla quale proprio non interessano certe nozioni dico:
sia indulgente nei miei confronti e si attenga al ricettario trofoterapico, ossia cu-
rativo, se deve normalizzare la funzionalità organica, oppure al ricenario
trofodietetico prandiologico per cib che è riferito all'arte gastronomica culinaria
per una normale e sana alimentazione vegetariana.

Perb, in modo particolare dedico questo lavoro alla mia cara ed amata
consorte e compagna Fanny, insostituibile collaborairice che, con la sua
modesta saggezza, vigilando nei miei momenti di euforico entusiasmo ed anche
di amarezza, ha sempre saputo consigliarmi.
L'AUTORE
CAPITOLO I
INTRODUZIONE

Che cos'è I'alirnenro o il cibo

Prima di iniziarci all'interessante studio delle materie in titolo di copertina,


& bene spendere qualche parola per sapere cos'e l'alimento.
Per alimento si intende definire quell'elemento o sostanza che, introdotta
nell'organismo vivente, sopperisce al dispendio di energie, fornendo i materiali
indispensabili alla reintegrazione, all'accrescimento ed allo svolgimento di tutte
le funzioni biofisiologiche fondamentali per la vita della specie organica quale
essa sia. Ciò vuol dire nutrizione. In effetti, nell'alimento sono presenti sostan-
ze plastiche indispensabili all'accrescimento ed all'usura dei tessuti e sostanze
energetiche interessate allo svolgimento dei processi biologici, all'attivita psico-
fisica, ossia al lavoro ed alla produzione di calore.
Tutti questi elementi, in origine. appartenevano al mondo vegetale. ma per
una circostanziale ed estrema necessita, condizionata dalle tramutazioni geofisi-
che ambientali che si succedettero nell'arco delle ere e poi per il processo
degenerativo della mente umana, vengono attinti anche dal mondo animale.
Gli alimenti si distinguono in alimenti naturali ed industriali. I naturali sono
quelli che per essere utilizzati ed approfittati dall'organismo non necessitano di
ulteriori trasformazioni merceologiche; invece l'alimento industriale e il prodot-
to risultante dai processi di elaborazione industriale. Pero. a mio awiso, non
dobbiamo dimenticare che come elemento o cibo naturale. in primo ordine e nel
senso più lato, vanno annoverati: l'aria. l'acqua e la luce solare. In effetti; qual-
siasi elemento utilizzato come cibo. oltre alle sostanze che più avanti citeremo, è
composto principalmente di acqua, di aria (ossigeno, idrogeno, azoto) e di
sostanze derivate dai processi di fotosintesi che si realizzano nell'organismo
vivente per l'influenza della luce solare.
L'alimento naturale e un composto di sostanze vive la cui presenza, quali-
tativamente e quantitativamente, non è sempre la stessa, ad eccezione dell'ossi-
geno, dell'idrogeno e del carbonio, che in parti maggiori o minori sono sempre
presenti in tutti gli alimenti.
Come già detto, vi sono alimenti che più o meno hanno le stesse sostanze,
altri invece possono essere carenti di alcuna come pure possono difettare di più
di una di esse, come non averne alcuna traccia.
La sostanza viva si differenzia dalla sostanza di sintesi prodotta in l a b
ratorio. Sta il fatto che la combinazione degli elementi biochimici nell'organi-
smo si realizza ben diversamente da quella che si pretende produrre in laborato-
no.
La sostanza viva è tutto un sistema eterogeneo costituito da diversi
aggregati molecolari, i quali sono soggetti alle leggi dello stato colloidale. Ab-
biamo degli elementi come lo iodio, l'arsenico. il manganese, il fluoro e la silice
che sono presenti in determinati alimenti, mentre invece il carbonio. indistin-
tamente, e presente in tutti, tanto che siano di ordine vegetale quanto animale.\
La presenza nell'organismo delle varie sostanze che formano l'alimento può
essere isolata ed associata, e da qui nasce la vera classificazione biochimica per
cui dette sostanze vengono denominate: minerali, idrati di carbonio (o glicidi),
grassi (o lipidi e lipoidi), proteine (o protidi) ed in prodotti di residuo della de-
composizione dei composti citati.
Infine, abbiamo l'utilizzazione di tutte queste sostanze, la quale è la somma
di tutti i processi fisici e biochimici con i quali si produce, si mantiene e decom-
pone la sostanza vivente.
Tale processo viene chiamato metabolismo il quale può essere costruttivo di
assimilazione (o anabolismo) e distruttivo, ossia di dissimilazione (o catabolisrno).
Orbene, dopo questa breve ma sufticiente presentazione dell'alimento. par-
leremo della sua utilizzazione secondo I'ottica della medicina naturale.

Principi e logica concettuale della dietetica


(visti con l'ottica della medicina naturale)
(alimento cotto ed alimento crudo)

La dietetica è una disciplina scientifica il cui compito è quello di studiare la


composizione dei cibi nella loro generalità per una razionale alimentazione con-
facente alle necessità fisiologiche dell'organismo.
Purtroppo. anche questa disciplina e stata condizionata dal moderno pro-
cesso evolutivo della scienza merceologica. Il problema dell'alimentazione è
stato infocato con un'ottica ben differente alle necessità fisiologiche dell'organi-
smo. di conseguenza anche le proprietà biochimiche fisiologiche del cibo stesso
hanno subito I'analoga considerazione.
La preponderante insorgenza della chimica ha circoscritto il concetto biofi-
siologico delle essenze naturali, misurando l'organico comparatamente all'incr-
Introduzione 13

ganico. dimenticando in tal modo la componente dell'essenza infinitesimale p r o


pria dell'elemento organico tuttora sconosciuta alla scienza biochimica.?
I ricercatori del mondo biofisiologico, suggestionati dalle scoperte di que-
sta nuova e sedicente scienza chimica, abbandonarono definitivamente I'analo-
gica relazione degli elementi che formano il mondo organico.
Il corpo animale viene analizzato secondo le basi concettuali della chimica
inorganica. cosi pure gli elementi del mondo vegetale.
Oltre a questo madornale errore concettuale, dobbiamo considerare
la produzione del farmaco di sintesi inorganica (orgoglio della chimica far-
maceutica). la cui utilizzazione ha alterato la biofisiologia cellulare dell'orga-
nismo in se: analogamente possiamo chiamare in causa anche l'utilizzazione
dei prodotti chimici nella produzione di coltivazione. elaborazione e conser-
vazione del cibo in genere, il quale. oltre a presentarsi alterato nei suoi elemen-
ti, viene trasformato in veleno.
Quanto asserisco è evidenziato dai fenomeni patologici e dai processi
tumorali e cancerogeni che quotidianamente si manifestano negli individui della
collettività umana ed animale del mondo civilizzato. come pure nel mondo vege-
tale controllato dall'uomo.
Non è di meno una considerazione sull'arte culinaria. Oltre a quanto si è
detto per ciò che concerne l'orientamento scientifico ufficiale. il quale si è
indirizzato su una direttrice errata. viene messo in risalto dalla medicina natura-
le anche il problema dell'arte culinaria e gastronomica.
La dottrina dell'equilibrio termico delle temperature interna ed esterna del
corpo e la prandiologia hanno scoperto e dimostrato che. con la cottura e I'erra-
ta miscelazione degli alimenti, si prepara il terreno ed il coltivo di tutti gli stati
patologici e di vinilenza batterica.
E' risaputo che con la cottura vengono distmtte, se non tutte. almeno 1'80%
delle sostanze del cibo ed il restante 20% viene trasformato.
Oltre a questa rilevante carenza di sostanze del cibo cotto in relazione ai
valori nutrizionali. c'è un altro fattore di capitale importanza biochimica da non
sottovalutare in quanto, la sua incidenza nell'origine dello stato di malattia puo
essere valutata al 70% ed è rappresentato dalla sconsiderata miscelazione ed
elaborazione congiunta di più specie di cibo che comunemente si utilizzano per
preparare succulente pietanze e deliziosi dolci.
Abbiamo detto che la disciplina dietetica è stata condizionata dal processo
evolutivo. In effetti, non basta studiare e stabilire qualitativamente e quantitati-
vamente le sostanze di base contenute in un determinato elemento, dimentican-
do o ignorando la vera essenza infinitesimale contenuta o presente nell'elemen-
to naturale vivo, ossia in quel cibo che ci proviene dal mondo vegetale e da
qualche prodotto del mondo animale.
14 Capitolo I

Partendo con questa base, vuol dire ignorare la fisiologia cellulare del
nostro corpo, di conseguenza anche la fisiologia del processo digestivo, pertan-
to tutta la fisiologia del processo nutrizionale.
A nulla serve conoscere e sapere che l'organismo ha bisogno di elementi
biogeni di ordine minerale (quali zinco, rame, ferro, magnesio, oro, argento,
cobalto, ecc.) di elementi plastici di basso peso atomico come l'idrogeno, l'ossi-
geno, il carbonio, I'azoto; degli elementi alcalini quali sodio, potassio, magne-
sio, calcio, ecc. che. in concomitanza del cloro, concorrono nei fenomeni di idra-
tazione delle stnitture viventi.
A nulla serve parlare di glicidi (idrati di carbonio o carboidrati), di lipidi (o
grassi), di protidi o proteine, di vitamine. di enzimi, di oligoelementi, di am-
minoacidi, ecc. quando si ignora la dinamica della loro approfittazione da parte
dell'organismo. Quando si ignora che un processo di fermentazione, per essere
realmente sano, deve awenire alla normale temperatura di 37" e non oltre,
come per il 99% awiene nel nostro corpo, a nulla servono queste conoscenze.
Quanto affermo viene convalidato dal quotidiano moltiplicarsi degli stati di
malattie che la patologia definisce in psichiche, organiche, acute e croniche e
dalla quotidiana ed indiscriminata prescrizione di tranquillanti, di antibiotici. di
cortisonici, di sulfamidici, di vitamine ricostituenti e di farmaci d'ogni specie.
La fisiologia organica è sorretta dalla fisiologia della funzione digerente e
questa dall'equilibno termico fra le due temperature (interna ed esterna del
corpo).
In poche parole, tutto ciò che è fisiologia, in organica è una funzione unica,
pertanto non può essere vista separatamente.
Dell'organismo nulla deve essere scisso poichk, quelle singole funzioni
fisiologiche, viste con i crismi dell'ottica medica ufficiale, sono correlazionate
l'una con l'altra e sono dipendenti esclusivamente dalla funzione digerente, la
quale è condizionata dall'ambiente che, per il nostro caso, è tutto l'apparato
digerente il quale deve trovarsi in pieno equilibrio termico; ciò che non potrà mai
sussistere finche l'alimento che deve elaborare non sarà adeguato alle sue neces-
sità biofisiologiche.
Abbiamo detto, alimento adeguato. In effetti, la dinamica fisiologica del-
l'equilibrio termico, fulcro basilare di tutta la biofisiologia della vita organica,
pertanto della salute integrale, (prescindendo dalla tranquillità psichica che in
ogni caso deve sempre esistere), è condizionata unicamente ed esclusivamente
dall'alimento e dal suo stato di elaborazione e miscelazione.
Distinguendo, debbo dire che esistono due specie di alimenti; gli uni febbri-
citanti, gli altri invece sono rinfrescanti.
L'alimento febbricitante generalmente è dato dal cibo cotto e dall'errata
combinazione. Già è risaputo che con la cottura, il cibo perde quasi tutte le sue
sostanze nobili, le vitamine, gli enzimi ed anche certi oligoelementi, quando non
si trasformano.
Introduzione 15

Un cibo di questa specie. si può paragonare ad una cosa senza vita, quindi
sarebbe come ingerire della stoppa. L'altro fattore che rende l'alimento febbrici-
tante. come già accennato, è l'errata combinazione e miscelazione dei vari cibi
che si utilizzano per elaborare una pietanza.
L'alimento rinfrescante invece. è il cibo cmdo ed in special modo quello del
mondo vegetale. Il cibo cmdo è una cosa viva e le sue sostanze rimangono
inalterate in special modo se viene utilizzato appena raccolto (questo per la frut-
ta ed ortaggi in genere). logico che le sementi ed i cereali generalmente si utiliz-
zano a maturazione. ossia dopo I'essicamento. (Fanno eccezione certe terapie
dietetiche, in cui per casi specifici si prescrive l'utilizzazione del cereale verde,
ossia in germoglio).
Certo, non mancheranno quelli che mi diranno: ma non siamo mica dei
conigli o delle capre.
A costoro dico: quando mai un animale. sia esso fmgivoro o erbivoro ed
anche carnivoro. specie se si trova allo stato libero. si seme di cibo cotto?
La cottura e la miscelazione dei vari cibi e la risultante del degenerativo
processo di evoluzione della mente umana che con questo mezzo intende soddi-
sfare il gusto del palato, il piacere della buona tavola. come si suo1 dire. LU(F
mo, inconsciamente ignaro, non sa che appagando il gusto di questi sensi.
conclude prematuramente la sua esistenza.
Somministrare al proprio corpo cibi cotti e per di più biochimicamente
incompatibili fra di loro, (questo verrà dettagliatamente spiegato nei capitoli che
seguiranno), vuol dire ritardare il processo digestivo. vuol dire rompere I'equili-
brio termico, il che significa mettere tutto l'organismo sul sentiero o peggio an-
cora sull'autostrada della malattia in genere.
Orbene, per chiarificare il pensiero della vera dietetica. disciplina fonda-
mentale della medicina naturale, è bene spendere qualche parola per presentare
il dottrinale concetto dell'equilibrio termico del corpo, poiché solo con esso,
ossia con i suoi principi, si può esporre e dimostrare maggiormente la dinamica
biofisiologica del processo digestivo nutrizionale.
Il corpo umano è un tutto indivisibile. 11 binomio "Io e materia" è I'essen-
za organica inscindibile pertanto, pretendere di dividere in tante e singole parti
la sua complessità, è il madornale errore che la scienza convenzionale può com-
mettere.
La correlazione intrinseca tra il pensiero e la cellula. inconfutabilmente
stabilisce l'unicità della dinamica biofisiologica del nostro organismo che incon-
tra la sua fonte di vita nel fluido vitale "il sangue", il quale è il prodotto della nu-
trizione.
Poiche la salute del nostro corpo è condizionata esclusivamente dallospo--
di purezza del sangue, è più che logico dedurre che. se all'organismo~vie~é.f 'i:!',
,;, \
. .
somministrato un sangue puro, avremo la salute perfetta, altrimenti sussisleraii?j"~,,~ ...,
esso lo stato di malattia. l
. .. .
'.
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. ,?
16 Capitolo I

E' da ricordare che il sangue è il prodotto della nutrizione e questa è I'ef-


fetto del processo della funzione digerente. la quale è subordinata e condizionata
dall'alimento con cui ci cibiamo.
In precedenza abbiamo detto che esistono due specie di alimenti, cotti e
cmdi, gli uni febbricitanti cioè indigesti, gli altri invece rinfrescanti, cioè di fa-
cile digestione. I primi li abbiamo definiti cibo morto. gli altri invece cibo vivo.
In effetti sono vivi perche. non subendo alcun trattamento di cottura. le loro
sostanze rimangono integerrime. Queste sostanze sono conosciute con i nomi di
vitamine, proteine. enzimi. oligoelementi, sali: ecc.
Dalla qualitativa e quantitativa somministrazione degli alimenti dipende
tutto il processo della funzione digerente.)
Tale funzione è condizionata dal processo di fermentazione che si origina
nello stomaco, duodeno ed intestino tenue. poi con la miscelazione, scomposi-
zione e tramutazione degli elementi del cibo ingerito sotto forma di alimento.
Lo stomaco, come disse Cervantes, è la fucina del nostro corpo: in esso
viene elaborato il bolo alimentare già preparato con la funzione di masticazione
ed insalivazione.
L'elaborazione che lo stomaco esegue per portare il bolo alimentare al pun-
to d'essere bolo digerente, ossia "chimo". e una funzione meccanica e chimica
ed è definita "lavoro organico".
Come tutto il lavoro meccanico o di azione fisica produce calore, cosi
anche nello stomaco si produce calore e, presupposto che un lavoro richieda una
forza motrice proporzionata all'entità e complessità del lavoro stesso, pure lo
stomaco necessita di una forza motrice. Detta forza motrice gli viene data dal
sangue e dall'intrinseca correlazione nervosa. Ne consegue dunque che, più
indigesto sarà il cibo, maggiore sarà il lavoro dello stomaco. pertanto maggiore
sara in esso l'afflusso del sangue e, per conseguenza. il calore prodotto interna-
mente.
E' da ricordare che tutta la vita organica del nostro corpo è fondata nel pro-
cesso fermentativo il quale è governato da ben precise leggi: chimiche. termiche,
biofisiologiche.
Sappiamo pure che la temperatura ideale del nostro corpo è di 37" gradi
centigradi e che, per essere normale, deve essere uniforme tanto all'interno
quanto all'esterno, ossia sulla pelle.
L'alterazione di tale status quo fisiologico viene a definire lo squilibrio ter-
mico fra le temperature (interna ed esterna) ed è indice o condizione propria
dell'anormalita funzionale dell'organismo.
Abbiamo detto che il lavoro fisico produce calore quindi anche I'elabora-
zione dell'alimento che awiene nello stomaco produce calore.
Abbiamo anche detto che. più indigesto è il cibo. maggiore e prolungato
sara il lavoro dello stomaco e, quanto maggiore sarà detto lavoro, magiore sarà
il calore prodotto internamente, come maggiore e prolungato sarà I'af?ìusso del
sangue in detta zona, il quale nene a definire lo stato pletonw.,\
La pletora sanguigna formatasi internamente (condizione specifica del-
l'anormale processo di fermentazione dell'alimento) per conseguenza di tale
lavoro, pregiudica I'imgazione circolatoria del sangue nella pelle che, in detta
circostanza. viene a trovarsi in uno stato di anemicità per tutto il periodo della
digestione.
In precedenza, abbiamo anche premesso che la nutrizione digerente è data
da un processo fermentativo il quale, per essere veramente sano, dovrebbe
awenire a 37" gradi centigradi; però, se tale processo awiene oltre questi 37". si
trasforma in un processo di fermentazione putrida e tossica, condizione propria
della tanto deprecata febbre gastrointestinale, originatasi per il prolungato lavc-
ro imposto allo stomaco per elaborare un cibo indigesto od inadeguato.
Come già detto, il cibo rinfrescante e di facile digestione, è il cibo crudo e
piu precisamente quello che ci offre la Natura del mondo vegetale.
Non dobbiamo credere che il cibo naturale vegetale sia carente delle sc-
stanze o elementi riconosciuti indispensabili alla nutrizione del nostro corpo.
No ..., nel cibo naturale sono proporzionalmente contenuti tutti gli elementi cc-
nosciuti ed anche quelli non ancora conosciuti, la cui struttura biofisiologica va
oltre alle radicali chimiche.
Non è da dar credito ai sostenitori dell'alimentazione carnea i quali sosten-
gono che solo con l'apporto della carne si possono dare determinati amminoa-
cidi. determinate sostanze nutrizionali che l'alimento vegetale è ritenuto inca-
pace di dare. (Questo dal loro punto di vista dietetico).
A questi ignoranti ed accaniti sostenitori chiedo cosa mangia un wniglio,
un agnello, ecc. Loro non sanno perche nella carne e nel sangue dell'animale
sono presenti quelle sostanze carenti nella struttura cellulare dell'uomo della
strada che si dichiara vegetariano ed anche in quello che si dice onnivoro.
L'animale pascendo l'erba o le sementi o la frutta, ecc. riesce a metaboliz-
zare queste sostanze credute esclusiva assoluta della carne; il perche è presto
detto: l'animale non mangia un cocktail di alimenti, ma mangia una qualità per
volta. Orbene se anche l'uomo rispettasse tale condizione, metterebbe l'organi-
smo in grado di trasformare, produrre ed approfittare di quelle presunte carenti
sostanze.
Stiamo pur certi che una saggia alimentazione, trofologicamente studiata
nei suoi minimi particolari con i quali vengono posti in risalto i valori della com-
binazione qualitativa e quantitativa dei cibi di ordine vegetale al cmdo, ricchi di
sostanze ed enzimi vivi, in concomitanza combinata con certi cibi di origine ani-
male, quali possono essere le uova sode, la ricotta, i formaggi freschi (non
fermentati), lo yogurt ed il miele, rende più facile il lavoro dello stomaco, ed il
tempo di digestione si riduce ad un'ora e mezza, al massimo due. In tale
condizione la digestione avviene alla temperatura corporea di 37" centigradi, la
richiesta interna di sangue è limitata al minimo, di conseguenza la funzione
18 Capitolo I

circolatoria del sangue stesso non subisce alcuna alterazione poiché tutto
awiene in perfetto equilibrio termico.
Con l'equilibrio termico fra le temperature interna ed esterna del corpo, non
può aver atto alcuno sviluppo congestivo interno, tanto meno la febbre dige-
stionale, dato che la fermentazione del bolo alimentare, sia chimo che chilo,
awiene in perfetta armonia fisiologica.
Con tale armonia, non sussisterà il processo fermentativo putrido, focolaio
e vivaio di tutti gli stati patologici che fanno impaurire la scienza convenzionale
che, (asservendo gli interessi della tecnica chimico farmaceutica), con I'ausilio
delle leggi b uscita dal seminato della Natura, considerando l'individuo in genere
un oggetto, una macchina da smontare o una cavia da esperimento.
Avallano quanto asserisco le singole e frazionate esperienze vissute
nell'arco di 100 anni da una miriade di ricercatori, molti dei quali provengono
dalla scuola della medicina accademica, la quale li ripudiò poiché la semplicisti-
ca dei loro concetti non collimava e si contrapponeva ai suoi crismi consacrati
tabù.
Facendo tesoro di tali conoscenze e richiamandomi al principio dottrinale
dell'equilibrio termico del corpo di Manuel Lezaeta Acharan, con questo libro,
frutto di lavoro delle mie ulteriori ed ampliate ricerche ed accorgimenti che da
ben 25 anni conduco nel campo della trofologia e prandiologia con i quali
migliaia di persone, osservando le mie prescrizioni dietetiche riacquistarono
quel bene che e la salute fino allora a loro preclusa da quella medicina che non
sa altro che sommini3ware vitamine in pastiglie, antibiotici, sulfamidici, cortiso-
nici. ecc.. intendo rendere di pubblico dominio quella tanto necessaria cono-
scenza fino ad ora partecipata individualmente da una limitata entità numerica
di individui i quali, molti di questi, riportando su riviste ed elargendo
- magari
- a ti-
tolo divulgativo, fanno propri i miei consigli.
Dato che in tema abbiamo l'alimento, e poiché abbiamo anche detto che
per avere una digestione perfetta. oltre a ridurre la somministrazione dei cibi
cotti bisogna curare la loro combinazione biochimica nel processo di alimenta-
zione, per stimolarvi maggiormente allo studio di questo testo, anticipo qualche
cenno di quanto più avanti verrà dettagliatamente spiegato.

l o - Per una buona nutrizione, e per evitare errori dietetici, come prima
cosa consiglio una alimentazione il più possibile dissociata, ossia
mangiare una specie di cibo per volta e, qualora si voglia cambiare
specie, attendere almeno un'ora o mezza prima di servirsi un cibo
diverso.
2" - Una perfetta associazione si ha servendosi una insalata mista al crudo
accompagnata da cereali, o da formaggi freschi non fermentati o da
uova sode o in frittata preparata senza olio. o da noci o nocciole o
mandorle dolci, ecc.
3" - Non mangiare mai due specie di proteine congiuntamente, es. pasta o
riso con formaggi, con uova, ecc., oppure formaggio e uova, uova e
noci o mandorle dolci o viceversa.
La proteina della carne, del pesce, ecc. viene bandita dall'alimenta-
zione trofoterapica, pertanto quello che nel cono di questo studio
verrà detto. sarà come esposizione per ciò che concerne la sua
tossicità nei confronti del nostro organismo.
4" - Non mangiare mai associatamente patate con cereali in genere ed ali-
menti di indole acida e basica.
Il mio auspicio è che quanto ho accennato serva da stimolo per
studiare questo libro i cui insegnamenti sono la vera base per
l'autogestione della salute individuale e collettiva.
CENNI DI FISIOLOGIA

Per comprendere più specificatamente l'alto valore della dietetica quale di-
sciplina terapeutica o curativa le cui conoscenze sono indispensabili per il man-
tenimento del nostro corpo, è bene prendere in considerazione, per quanto som-
mariamente, alcune nozioni capitali.
Questo libro non ha alcuna pretesa di svelare al lettore gli intricati misteri
della fisiologia e biologia organica (Dio me ne guardi). ma di fargli capire con
parole accessibili, almeno che relazione vi è fra i valori e la dinamica fisiologica
degli elementi vitali del nostro organismo, quali il sangue generalizzato nel
plasma e la linfa, con la fisiologia della digestione e la fisiologia dell'alimento;
sempre contenendoci a quelle conoscenze scientifiche il cui gergo esprime
logicamente un valore comparabile e puramente attinente che,comunque, riflet-
te sempre la nostra limitata conoscenza di quel mondo organico che gelosamen-
te custodisce i suoi segreti ed i suoi misteri.
La struiiura di questi due elementi fondamentali ed essenziali per la vita del
nostro corpo, quali sono il sangue e la linfa, è strettamente relazionata anzi, è la
risultante del processo digestivo del cibo somministrato al nostro corpo sotto
forma di alimento.
Con l'informativa, i nomi di determinate sostanze, quali possono essere i
sali minerali, le proteine, gli amminoacidi, le vitamine, gli oligoelementi, gli
enzimi, gli ormoni, ecc., oggi sono di dominio del frasario comune, ma purtrop
po, il più della gente in realth non sa che cosa essi siano, a che servano, non sa
che tutte queste sostanze esistono in natura ed in quali alimenti siano presenti e,
quello che più conta, non sa come utilizzarle.
Con il concorso degli agenti atmosferici approfittati per le vie respiratorie,
cutanea e presenti nel cibo stesso che noi somministriamo al nostro corpo
tramite la via del tubo digerente, vero e proprio laboratorio chimico, poiché in
esso awengono le principali elaborazioni di trasformazione e trasmutazione di
tutti gli elementi, siano solidi come il cibo, liquidi come le bevande e gassosi
come gli elementi dell'aria, si producono quelle sostanze che formano e manten-
gono in vita tutto il sistema cellulare del fluido vitale (il sangue e la linfa) le quali
sono poi le stesse che formano la complessith organica cellulare del nostro
corpo.
Cenni di fisiologia 21

Poichk il fluido vitale è la risultante della elaborazione delle varie sostanze


(proteiche, vitaminiche, ormonali e minerali), diviene logico curare l'apporto e
la somministrazione equilibrata degli elementi che più le contengono e che più
facilitano i processi biochimicofisiologici dell'organismo stesso.

A tale proposito, per rendere più chiaro e comprensibile il valore di questa


disciplina normalizzatrice delle necessità biochimiche per lo sviluppo e man-
tenimento organico del nostro corpo in relazione al più completo svolgimento di
tutte le sue funzioni fisiologiche, riportiamo una tavola ( l ) in cui sono espressi in
modo approssimato ed elementare i valori degli elementi organici ed inorganici
che formano la composizione del corpo umano. (Certo, questa è relazionata alle
attuali cognizioni le quali, nel corso dei tempi che seguiranno, subiranno delle
variazioni per conseguenza del progredire della ricerca. Oggi come oggi, quello
che si conosce dell'organica non è poi tuno, la Natura custodisce gelosamente i
suoi misteri).

Elcmenti organici
Sigla Elemento Percentuale
O ossigeno 65'00 La composizione riferita agli elementi orpanici 6 data
C carhonio 18.50 da un 96. 54"h circa. di cui analiticamente ri~pondca i
H idrogeno 10.00 seguenti valori
N azoto 3.10

Elementi inorganici

Ca. calcio 1.50


P. fosforo 1 .MI Invece il tasso degli elementi inorganici complessi-
vamente k di circa il 3.46% suddiviso come segue:
K. poiassio 0.20+0,35
Na. sodio
CI. cloro
S. zolfo
Mg. magnesio
Si. silicio
Fe. ferro
Zn. zinco
Cu. ranic
I. iodio
Mn. manganese -
22 Canitolo ZI

I L SANGUE

Il sangue è quel liquido rosso che s c o m per il complesso sistema vasco-


lare del corpo il quale è formato da vasi artenosi o arterie, dai capillan e dalle
vene.
Nei vasi sanguigni artenosi, scorre un sangue rosso scarlatto brillante, il
che vuol dire ricco di ossigeno, mentre quello che scorre nelle vene, lo notiamo
di colore rosso cupo, ciò vuol dire che si trova sovraccarico di anidride carbo-
nica e di vari residui della combustione organica, ossia della funzione metabo-
lica.
Con il processo di capillarizzazione bronco alveolare, il quale awiene nei
polmoni, in parte il sangue si depura di certe sostanze, in special modo si libera
dell'anidride carbonica.
Cosi rinnovato nei polmoni, e passando poi per quella pompa che noi
chiamiamo cuore, il sangue ritorna nel sistema arterioso per continuare la sua
funzione vitale.
La quantita del sangue del corpo umano si può dire che comsponda a 1/12
del peso corporeo.
Abbiamo detto che il sangue 6 un liquido ed il suo volume o struttura si
generalizza nel plasma per il 55%, il restante valore quantitativo, cioè il 45%
del suo volume, viene rappresentato da elementi figurati ( o parte wrpuscolata)
sempre sospesi nel plasma.
Questi elementi figurati, vengono contraddistinti in globuli rossi, globuli
bianchi e piastrine che poi, a loro volta, la fisiologia classifica in altri svariati o
diversi elementi che enunceremo nel corso di questa esposizione.

I L PLASMA

Il 55% della totalità del sangue è rappresentata dal plasma, ossia da


quella parte liquida e gialla riconoscibile anche ad occhio nudo, composta per
il 90% di acqua, mentre nel restante 10% sono presenti elementi proteici,
organici ed inorganici.
Per quanto sommariamente, dobbiamo enunciarli poichk i loro nomi, nel
wrso dello studio della dietetica, li ritroviamo chiamati in causa anche se non
tutti, comunque li ritroveremo come elementi o sostanze proprie del cibo che
utilizziamo per alimentarci o come effetto delle reazioni biochimiche fisiole
giche del processo digestivo degli alimenti stessi.
Inizieremo citando gli elementi proteici, poichk la loro incidenza si può dire
che sia di 7 grammi di proteine in 100 cm3 di plasma. Queste proteine sono di
vario tipo: le albumine, le globuline o il fibrinogeno ed i polipeptidi. La loro dif-
ferenziazione viene evidenziata con il procedimento di elettroforesi (che vuol
Cenni di fisioloeia 23

dire spostamento della sostanza granulare in sospensione cristallina verso


elettrodi sia positivi che negativi), il quale è dato da quel principio che si basa
sulla diversità dimensionale delle molecole le quali, per l'innata diversità di cari-
ca elettrica, si spostano in un campo elettrico con differente velocità. Questo
procedimento ci consente di stabilire che la principale proteina del sangue è
l'albumina (principio elementare delle sostanze animali e vegetali) la quale in
100 cm3 di sangue si evidenzia con un peso di 3,s + 5.5 grammi.
In secondo ordine, abbiamo le globuline, ossia quelle sostanze proteiche
semplici coagulabili al calore (contenute principalmente negli elementi vegetali
e presenti negli animali), evidenziate da un peso pari a 1,s + 3 grammi le quali, a
loro volta, si contraddistinguono in quattro frazioni: alfa 1 - alfa 2 - beta e gam-
ma.
In terzo ordine, abbiamo il fibronogeno, ossia quella sostanza presente nel
sangue circolante la quale, per effetto della coagulazione, precipita formando la
fibnna, che viene rappresentata dal peso pari a 1,s i 3 grammi per cm3 di
sangue.
Queste proteine vengono chiamate anche proteine plasmatiche e le loro
funzioni nel complesso organico sono molteplici; ad esempio, le albumine eser-
citano la maggiore pressione oncotica (ossia acconsentono alle micelle colloi-
dali, le quali non sono altro che raggruppamenti delle più piccole molecole
organiche, di ritenere nell'organismo l'acqua assorbita). Le globuline hanno
funzione immunitaria o di difesa. Fra i polipeptidi, ed in particolare in quelli
della frazione tromboplasmiogena, è compreso il fattore ottavo, ossia la globuli-
na antiemofiliaca, la quale è di essenziale importanza per il normale processo di
coagulazione del sangue, ossia della trasformazione del fibrinogeno in fibnna, la
cui carenza dà origine a quella malattia che, se trasmessa ereditariamente, viene
chiamata emofilia ossia.. .per dirlo in parole semplici, vuol dire predisposizione
alle emorragie interne o esterne di non facile coagulazione. Per ultimo, abbiamo
- che è quella proteina la quale, trasformandosi in fibnna, concorre
il fibrinoaeno
per il normale processo di coagulazione del sangue. (Generalmente tutte queste
sostanze si realizzano biochimicamente, in modo particolare cibandosi di ele-
menti vegetali).
All'inizio di questo paragrafo abbiamo detto che nel plasma, oltre agli
elementi proteici, sono presenti anche altri elementi organici ed inorganici.
"Definizione quest'ultima non appropriata, in quanto tutto cib che è presente e
proprio di un organismo vivente integro, è organico". Il fattore infinitesimale,
prerogativa dell'elemento del mondo organico, non esiste in un corpo morto
senza vita. Che nel mondo organico siano presenti elementi derivati da c o m p
nenti o composti inorganici, non giustifica la terminologia inorganico la quale,
purtroppo, condiziona il pensiero sviando la concettualita del terapeuta, il quale
viene orientato da un'oitica diversa". (Il fatto viene evidenziato dalla sfrenata
prescrizione di vitamine e ricostituenti di sintesi preparati chimicamente nei
24 Capitolo 11

laboratori farmaceutici).
A prescindere da questo commento, gli elementi o sostanze di ordine
inorganico riscontrate sono: sodio, calcio, cloro, potassio, magnesio, fosforo,
ferro, ecc.
Fra gli elementi organici invece possiamo annoverare composti azototi non
proteici (azoto residuo, azoto ureico, amminoacidi, creatina, creatinina); altre
sostanze organiche non azotate (glucosio); sostanze grasse (fosfatidi, coleste
rina); vitamine (A, B, PP, C, E); ormoni e fermenti, antigeni e anticorpi
(agressine, ecc.) tutti elementi soggetti a modificazione qualitativa e quantita-
tiva per conseguenza dell'errata ed inadeguata alimentazione e, pertanto, di una
deficiente digestione. (Tutto ciò lo vedremo studiando i capitoli inerenti la
dieta). ,

GLOBULI ROSSI
Dopo la sommaria esposizione sul plasma sanguigno, cercheremo di spen-
dere qualche parola sugli albi elementi che formano il sangue, cioè gli elementi
figurati o corpuscolari che biofisiologicamente per ora, sono stati studiati in un
sangue nello stato di piena normalità (il che è soggettivo poiché gli esami sono
stati effettuati su soggetti onnivori).
Inizieremo con i globuli rossi i quali vengono anche chiamati emazie o
eritrociti, la cui presenza quantitativa, nella condizione di normale funzionalith
organica, è di 5.000.000 per mm3 dell'uomo e di 4.500.000 nella donna. (Nel
neonato, i globuli rossi sono circa 5.000.000. Fra il terzo e quinto giorno si
riducono di un terzo circa. Dalla fine del primo mese, incominciano nuovamente
ad aumentare, amvando progressivamente a 4.500.000 all'amo di vita).
Gli eritrociti sono cellule di dimensioni molto piccole, il loro diametro mi-
sura 7,5 micron I( circa e, nel sangue in movimento, sono prive di nucleo,
contrariamente a quanto si riscontra nel momento della loro formazione che
awiene nel midollo rosso delle ossa dopo la nascita dell'individuo.
Nello stato embnonale i globuli rossi si presentano in colonie di nuclei cel-
lulari e, nello stato fetale, essi si producono anche nel fegato e nella milza,
contrariamente a quanto awiene dopo la nascita dell'individuo poiché, proprio
nel fegato, dopo un determinato tempo vengono distrutti.
La loro formazione viene caratterizzata da un processo di evoluzione e di
maturazione contraddistinto da quattro fasi che iniziano in alcune cellule diffe-
renziate dette eritroblasti. Nella seconda tappa evolutiva, queste cellule veng*
no chiamate normoblasti, nella terza tappa reticolociti e per ultimo eritrociti,
nome con il quale vengono contraddistinti.
Cenni di fisiologia 25

Nell'assenza di nucleo, ossia quando i globuli rossi si trovano in sospen-


sione nel torrente sanguigno circolante, la loro forma si evidenzia in dischetti
piatti molto elastici, prerogativa anatomica molto importante in quanto questa
caratteristica in primo luogo consente loro di modificare la propria forma per
poter passare anche nella rete dei capillari, svolgendo in tal modo la loro azione
di ossigenazione completa del sistema vasale sanguigno distribuito nel corpo.
Inoltre, con questa forma a dischetto, i globuli rossi in sospensione consumano
meno ossigeno delle altre cellule prowiste di nucleo.
Il compito dei globuli rossi è la funzione di trasporto dell'ossigeno nel si-
stema arterioso; questa attività viene svolta con in concorso dell'emoglobina, la
quale è costituita da una proteina detta globina e da un pigmento contenente
ferro, detto emocromogeno Eme.
Con l'associazione fra globina ed eme, si forma I'emoglobina che a livello
polmonare lega l'ossigeno formando un composto molto labile e passeggero che
si chiama ossiemoglobina, il cui compito è quello di cedere ai tessuti l'ossigeno
trasportato.
La vita dei globuli rossi ha un decorso che si evolve in 120 giorni circa e la
loro distnizione, come gia accennato, awiene nel fegato. In questo processo di
distruzione I'emoglobina si separa dalla cellula la quale, secondo la dinamica
biofisiologica, concorre come elemento indispensabile alla formazione dei pig-
menti biliari. ossia della bile.

GLOBULI BIANCHI
I globuli bianchi vengono definiti anche con un altro nome generico (leu-
cociti) e la loro forma o struttura e ben differenziata da quella dei globuli rossi.
Presentano forme diverse e, generalmente, più grandi. La loro struttura cellulare
è incolore ed è prowista di movimenti ameboidi, cioè si muovono come il
verme, specie quando aderiscono ai vasi sanguigni o al tessuto endoteliale in
genere dal quale, in seguito ad uno stato di infiammazione e di lesione del tes-
suto stesso, possono anche fuoriuscire.
Nell'equilibrio funzionale del tessuto in genere, ossia in piena normalità
organica, quantitativamente il loro numero e di gran lunga inferiore rispetto ai
globuli rossi. In effetti in un mm3 se ne calcolano da 5.000 5 8.000 nelle perso-
ne adulte: sono più numerosi nel neonato e durante la digestione e I'ingestione di
alcune sostanze.
Poc'anzi abbiamo detto che le cellule dei globuli bianchi sono incolori ed e
per questo che vengono chiamati cosi. Abbiamo pure detto che si evidenziano
con forme diverse poiché diversa è la loro origine; in effetti, se al microscopio l i
esaminiamo utilizzando diverse sostanze coloranti di azione elettiva, si lasciano
classificare in un certo numero di varieth di forme e dimensioni, le quali sono
relazionate indubbiamente in rapporto alla loro provenienza ed alle loro
differenti funzioni.
Dall'esame microscopico possiamo notare globuli bianchi estremamente
piccoli, di forma quasi rotonda, muniti di un nucleo semplice, grosso e poco
colorato. Questo tipo di globuli prendono il nome di linfociti; si possono sco-
pnre poi cellule più numerose, grosse, a contorni irregolari, munite di un gruppo
unico fortemente colorato dal quale prendono il nome di mononucleati o
monociti, come pure, e frequentemente, si nota un nucleo contorto e spezzettato
al quale viene dato il nome di polinucleati ed infine incontriamo nel protopla-
sma delle fini granulazioni le quali vengono classificate con il nome di
granuloeiti.
Dette granulazioni si colorano in modo diverso, secondo afti~~ith diverse,
per effetto della sostanza colorante utilizzata nell'esame. Ad esempio quando le
granulazioni si colorano in rosso vivo con i colori acidi di anelina, vengono
chiamate acidofile o eosinofile, nome questo con cui vengono poi definite le cel-
lule. Dicasi cosi per le colorazioni di violetto delle piccole granulazioni pla-
smatiche chiamate neutrofili e delle colorazioni bleu-nero dei basofili, che as-
sumono solamente le sostanze dei coloranti basici.
Altri granulociti si evidenziano perché assumono solo coloranti acidi e per
questo vengono definiti acidofili o eosinofili, proprio perche prendono il colore
dell'eosina, sostanza colorante utilizzata in microscopia per colorare i preparati
del sangue.
Fino ad ora le esperienze di laboratorio ci consentono di distinguere i glo-
buli bianchi in cinque tipi: neutmfili, eosinofili, basofili, linfociti e rnonociti.
Da cib la biofisiologia ha azzardato stabilire che su di una totale complessità, in
una persona adulta in perfetto equilibrio organico, si riscontra la presenza di
5.000 + 8.000 globuli bianchi in un mm3 di tessuto cellulare, la cui divisione in
percentuale secondo la specie, viene espressa con i valori della seguente formula
leucocitaria:
55 + 60% di granulociti neutrofili
2 + 4% di granulociti eosinofili
0.5 + 1% di granulociti basofili
20 + 25% di linfociti
2 + 4% di granulociti
I leucociti neutrofili, eosinofili e basofili sono detti anche granulociti e ge-
neralmente hanno un nucleo lobato. La loro origine è data dai mieloblasti che si
incontrano fuori del tessuto vascolare, ossia dai vasi del sangue, nel midollo
rosso delle ossa. I linfociti, i quali sono dotati di un grosso nucleo e di poco
citoplasma, si formano dai linfoblasti nel tessuto della linfa e nella milza.
Si suppone che l'origine dei monociti. globuli rappresentati con un grosso nu-
Cenni di firiologia 27

cleo sferico a forma di ferro di cavallo, si inconiri nel reticolo endoteliale dis-
seminato in tutto l'organismo, ossia in quel tessuto cellulare che ricopre la su-
perficie interna dei vasi del cuore e nella superficie esterna chiamata anche
membrana, che ricopre lo stomaco e che fa parte del peritoneo.
La vita media dei globuli bianchi è molto inferiore a quella dei globuli rossi,
in effetti un globulo granulocita, mediamente vive circa due settimane; lo stesso
dicasi per i monociti, mentre i linfociti vivono due o tre giorni. Essi non vengono
distrutti nel fegato e nella milza come i globuli rossi, ma invecchiano e muoiono
quando si trovano ancora in circolo. I loro frammenti trasportati poi dal torrente
sanguigno vengono riassorbiti e distrutti completamente dalle cellule del sistema
reticolo-endoteliale.
La funzione dei globuli bianchi si può dire che abbia un molo di primo pia-
no nella difesa organica. Sono come la sentinella, la truppa d'assalto ed infine
come le truppe d'assedio che, dopo aver dato l'allarme ed attaccato il nemico, lo
prendono d'assedio fino ad annientarlo. In effetti la loro funzione 15 quella di
fagocitare il microbo, il battere, come il portare in rigetto un corpo estraneo./\

PIASTRINE
A prescindere che ancor oggi si sta discutendo sulla veridicità della loro
natura e finzione. diciamo che la fisiologia ha definito lepiastrine come I'ul-
timo tipo o specie di cellule figurate. Esse vengono chiamate trombociti, i quali
non sono altro che piccoli corpuscoli privi di nucleo e di svariata forma, il cui
diametro medio misura 3 millesimi di millimetro.
Il loro conteggio è più difficile in quanto tendono ad agglutinarsi ossia in-
collarsi fra di loro, come pure a frammentarsi.
Riferendosi ad un soggetto normale, enfaticamente la fisiobiologia afferma
che la quantità di piastrine riscontrata in un mm3 di sangue, vari dalle 150.000
alle 500.000 unità.
E' stato affermato che le piastrine concorrono a facilitare e promuovere il
processo di coagulazione del sangue in caso di rottura di qualche vaso, in quanto
tendono a liberare determinate sostanze fra le quali la rromboplastino, che è
l'elemento indispensabile all'awio del fenomeno di coagulazione.

LINFA

La bnfa è il secondo fluido vitale del nostro organismo, poichk solo con
essa si completa il vero processo biofisiologico del tessuto cellulare organico, e
solo dalla sua normalità dipende la vita del corpo.
La sua struttura cellulare si evidenzia con un liquido gialliccio biancastro.
Nella linfa sono presenti considerevoli sostanze proteiche e sali minerali,
però in quantità minore del sangue, eccezion fatta per la concentrazione di clo-
28 Capitolo I1

mro di sodio, la quale è stimata superiore a quella del sangue stesso. Inoltre,
nella linfa sono presenti elementi liberi come i linfociri. il cui numero può vana-
re da 10.000 a 20.000 unità per mm3, in special modo quando proviene
dall'intestino.
Il liquido o tessuto linfatico, la cui quantità nel corpo umano stata valutata
in 4 o 5 litri, scorre in un proprio sistema vascolare, indipendente da quello
circolatono del sangue, in quanto non passa per il cuore, ma viene promosso per
effetto degli impulsi meccanici del sistema circolatono stesso del sangue, ed in
special modo dal movimento dei muscoli, della respirazione e dai massaggi.
11 sistema vascolare linfatico è distribuito in tutto il corpo, innanzi tutto da
una intricatissima rete di piccolissimi vasi detti capillari che, a loro volta, con-
fluiscono in vasi più grandi, molti dei quali sono anche contrattili.
Questo meraviglioso sistema, che è anche la vera sentinella e guardia
dell'organismo, è dotato di valvole unidirezionali, il che vuol dire che il fluido
linfatico è costretto a scorrere in un senso unico e, precisamente, dal basso verso
l'alto.
I vasi linfatici provenienti dalle estremità inferiori e dall'addome conflui-
scono nella cisterna o ampolla di Pecquet, situata più o meno nella parte alta del
ventre e, da qui, nel dono toracico che, unendosi ai vasi provenienti dalla parte
superiore del corpo, sbocca nella regione succlavia sinistra contigua alla
giugulare. Invece, i vasi provenienti dalla parte superiore destra del corpo, de-
terminano ed originano la grande vena linfatica che fa capo nel punto d'unione
delle vene succlavie e della giugulare destra.
La anatomofisiologia del sistema linfatico si completa con la presenza dei
linfonodi o gangli linfatici, la cui grandezza nello stato di normalità fisiologica è
comparabile alla variabile dimensione che puo esservi fra il granello di riso e un
grosso fagiolo.
Questi linfonodi sono distribuiti abbondantemente in tutto il corpo, perb i
più grossi sono situati nel collo, nelle ascelle, nell'intestino e nella regione del-
l'inguine. La loro funzione, oltre a quella di filtro, è quella di accumulatore o
magazzino adibito ad imprigionare non solo i batteri, ma anche i prodotti di di-
sgregazione cellulare delle sostanze estranee; di qui il loro ingrossamento si evi-
denzia in certi stati di intossicazione (i quali possono essere di ordine alimen-
tare, quanto medicamentoso, ossia per abuso di farmaci, come pure per effetto
accidentale, es. tagli con ferri arrugginiti o con corpi metallici in lega, allumi-
nio, ottone, come anche con punte o scaglie di legno).
La linfa ha il compito di raccogliere i materiali accumulati in certe parti del-
l'organismo, e precisamente dal sangue, dal chilo (ossia dall'intestino) e dai
tessuti.
Analogamente, come il sangue trasporta ai tessuti i principi o sostanze di
ordine alimentare e ossigeno attraverso le pareti dei vasi capillari e, poiche
l'agente intermedio fra il sangue ed i tessuti è il liquido in cui i tessuti stessi sono
Cenni di fisiologia 29

immersi, vi è un passaggio di sostanze dal sangue al liquido dei tessuti e vicever-


sa, dai tessuti al sangue, ossia lo scambio dei matenali elaborati dai tessuti stes-
si.
Infatti. l'attività vitale dei tessuti non si manifesta soltanto con I'assorbi-
mento di sostanze utili, ma anche con la produzione di materiali di dissimilazio-
ne. ci& con la scomposizione di tutti i matenali risultanti dalla combustione o
consumo organico, generalizzati in quelle sostanze che devono essere eliminate
dall'organismo.
Queste sostanze o matenali di rifiuto possono prendere due vie: ritornare
direttamente nel torrente sanguineo per essere portate da questo ai vari organi
emuntori, oppure possono anche riversarsi nel sistema dei vasi linfatici, sotto
forma di linfa.
Oltre a questa funzione protettiva, il sistema linfatico, valendosi della pro-
pria rete vascolare, compie un altro miracoloso processo fisiologico evidenziato
con il recupero delle importantissime proteine di cui è fatto il nostro organismo.
tutto materiale prezioso che altrimenti andrebbe perduto.
Tale processo si realizza come già si è descritto, cioè sotto la spinta del
cuore, i liquidi filtrano attraverso le porose pareti dei capillari, portando nel con-
tempo nutrimento ai tessuti e riassorbendo le scorie. Questi liquidi, che non
sono altro che molecole di proteine, sali ed acqua, rientrano in circolo, in parte
attraverso il sistema venoso ed in pane attraverso quello linfatico. Se le proteine
si accumulano, la concentrazione superflua può dannegiare i tessuti circostan-
ti, però l'azione assorbente dei vasi linfatici provvede a ridimensionare questo
sovraccarico, distribuendole dove ce n'è più bisogno, ossia agli organi più defici-
tali.
In quasi tutti i testi di alimentazione non si fa cenno alla linfa. E' stata t r o p
po sottovalutata l'importanza di questo silenzioso torrente di vita, tant'è vero
che la presenza di grossi noduli o linfogranulomi (in medicina tradizionale)
viene combattuta con gli antibiotici. con la chemioterapia. con I'estirpazione,
con la radiumterapia. con la cobaltoterapia ed ora. per ultimo. con la laser te-
rapia .
Il voler operare un linfopanuloma o qualsiasi processo neoplastico, vuol
dire rompere la bamera naturale del processo fagocitario, il che significa: met-
tere in circolo ciò che la natura saggiamente ha circoscritto.
Si rischia I'asportazione del neoplasma solamente quando la sua presenza
impedisce il passaggio degli alimenti e la funzione digerente o, le vie ed organi
incaricati alla eliminazione dei prodotti di rifiuto. In tutti i casi, dopo l'opera-
zione, se il tumore è maligno, il processo è irreversibile ed al portatore rimango-
no da 3 a 6 mesi di vita.
Dobbiamo pensare che anche la linfa è un prodotto della nutrizione la
quale, come il sangue, innanzitutto è condizionata dalla normalità fisiologica
della funzione digerente che, a sua volta, è subordinata alla specie di cibo che
30 Capitolo II

somministriamo al nostro organismo e dall'indiscusso equilibrio tennico gene-


ralizzato fra la temperatura interna ed esterna del corpo.
Tutto ciò lo scopriremo nel corso di questo studio.

Riassumendo:
Iniziando questo capitolo, dissi che per comprendere il valore della diete-
tica, per quanto vagamente, bisogna almeno avere un'idea dei p ~ c i p a i mezzi,
i
organi o sistemi che concorrono in maniera determinante ai salubre processo nu-
trizionale dell'organismo. Ho lasciato a parte tutti gli organi che in fisiologia
vengono considerati come centri e laboratori o produttori, o filtri di certe sostan-
ze, maho solamente ricordato w m e gli elementi ed organi base il fluido vitale, (il
sangue generalizzato nel plasma e la linfa).
L'ho fatto di proposito, poiche solo con la normalità di questi due elementi
(sangue e linfa), possiamo garantire la normalitb funzionale organica di tutto il
complesso sistema organico del nostro corpo. Tutti gli altri organi, benchè a p
parentemente vengano considerati elementi indispensabili (poiché realmente lo
sono), dobbiamo dire che la loro salubre funzionalità k condizionata dalla
wmposizione biochimica del sangue e della linfa i quali, a loro volta, sono la
risultante del perfetto od imperfetto equilibrio della funzione digerente che, a
sua volta, è subordinata alla perfetta ed armoniosa o no, somministrazione del
cibo come alimento.

CENNI D I FISIOLOGIA DELL'APPARATO DIGERENTE

Sappiamo che l'organismo 6 un tutto indivisibile e che la corretta norma-


lità e funzionalità di tutti gli organi, (sistemi ed apparati fisiologici che lo com-
pongono) è relazionata alla normalità funzionale di ognuno di essi.
Tutta questa armonia funzionale è dipendente dalla funzione di nutrizione
la quale, ed innanzitutto, è condizionata dagli elementi (aria e cibo) e dal si-
stema della funzione digerente che, oltre a vedere interessato il processo di
assorbimento, vede cointeressato anche il processo di eliminazione, in quanto
non può esservi nutrizione senza eliminazione.
Fino ad ora abbiamo parlato dei fluidi vitali (sangue generalizzato nel pla-
sma e linfa), in quanto sono i due torrenti essenziali che mantengono in vita
l'organismo: però non dobbiamo dimenticare che tutte le sostanze ed umori che
compongono i loro fluidi sono la risultante del processo di nutrizione.
Quindi, prima di procedere allo svolgimento del tema dietetico attinente al
cibo, in relazione alle sue proprietà ed alle sue compatibilità ed incompatibilità,
nelle eventuali, per non dire abituali, miscelazioni ed associazioni imposte o
suggerite dall'arte culinaria, diviene d'obbligo, per quanto genericamente, spen-
Cenni di fisiologia 31

dere qualche parola nei confronti dell'apparato digerente e della sua capitale ed
edificatrice funzione, poiché solo dalla normalità del suo processo funzionale
(prescindendo sempre dalla purezza della qualità e specie di cibo), dipende tutta
la vita del nostro corpo.

L'APPARATO DIGERENTE

L'apparato digerente si può paragonare ad un dono, cioè ad un tubo di varie


dimensioni e formazioni, poiche nella sua lunghezza presenta rigonfiamenti e re-
stringimenti, oppure possiamo paragonarlo ad un torrente il cui letto si allarga e
restringe producendo insenature e, nel contempo, riceve qualche amuente.
Infatti, nel tubo digerente, tramite la connessione di tubicini o piccoli dotti.
vengono immessi gli umori di ghiandole a se stanti quali il fegato che secerne la
bile raccolta nella colecisti, ed il pancreas che versa i suoi enzimi e di altre
ghiandole. Ad ogni modo, il funzionamento di tutto l'apparato digerente, in
parte ci è ancora sconosciuto.
Anatomicamente, l'apertura iniziale parte dalla bocca, la quale anterior-
mente è definita dalle labbra e posteriormente, attraverso l'istmo delle fauci,
comunica con la faringe, la quale a sua volta comunica con il primo tratto del
vero tubo digerente, I'esofago, la cui lunghezza è di 25 centimetri circa. Nell'e-
stremità inferiore dell'esofago si trova il cardias, ossia la valvola d'unione dell'e-
sofago con lo stomaco. ( A questo punto d'unione è statodato il nome di cardias in
relazione alla sua vicinanza con la regione cardiaca).
Lo stomaco rappresenta la maggiore ed irregolare deformazione di tutto il
tubo digerente ed è paragonabile all'otre gonfio della cornamusa. All'uscita
dello stomaco troviamo ubicato il piloro, ossia quella valvola che è il punto di
unione con il duodeno, il quale è la prima porzione dell'intestino tenue, la cui
lunghezza è di circa 25 centimetri. Nel duodeno si versano gli umori e le sc-
stanze secrete da due importanti ghiandole annesse, cio* quelli del pancreas e
del fegato in concomitanza a quelli di altre numerose ghiandole inferiori. Dopo i
primi 25 centimetri di intestino chiamato duodeno, abbiamo la seconda
porzione conosciuta con il nome di digiuno ed infine la terza parte o I'ileo, nome
derivato dalla conseguente prossimità della regione ilea o del bacino. L'intesti-
no tenue termina il suo tratto di percorso con la valvola ileocecale, la quale è il
punto d'unione con l'intestino crasso. (La lunghezza dell'intestino tenue è di cir-
ca 6 metri e 80 centimetri).
L'intestino crasso, detto anche colon, la cui lunghezza totale è di circa 1
metro e 80 centimetri, inizia nella già citata regione cecale, la cui estremità si
conclude con l'appendice vermiforme. Detto tratto intestinale è stato diviso in
tre perti principali. m i a h &n esmrdente per la pmte che cbncemt il lato
destro, trasverso per quella parte che attraversa il corpo e discendente quella
ofo ali-
**-- -- -

!i

Organi dell'apparato digerente interessati alla digestione degli alimenti,


1 Cenni di fisiologia 33

I porzione ubicata nel lato sinistro. Quest'ultima porzione di intestino crasso è


stata ulteriormente suddivisa in parte iliaca ed in rettale la quale termina con gli
sfinteri rettale ed anale, quest'ultimo per la porzione finale che si conclude pro-
l prio con esso.

LA DIGESTIONE DEGLI ALIMENTI

L'apparato digerente è la meraviglia del wrpo umano. In pieno stato di nor-


malità funzionale. dispone di tutti i mezzi meccanici, chimici ed elettrici per la
trasformazione e tramutazione del cibo ingerito in sostanze vitali per il manteni-
mento e sviluppo delle cellule d'origine.
La sua azione inizia in bocca con la triturazione degli alimenti prodotta dai
denti e poi con l'impasto del cibo grazie all'apporto della saliva ed al ripetuto ri-
mescolamento da parte della lingua.
In bocca o cavo orale inizia il primo atto della digestione. Ciò è dato dal-
l'apporto enzimatico della saliva. la quale viene prodotta da determinate ghian-
dole le quali, per la maggior parte, sono rappresentate dalle parotidi, dalle sott*
linguali e dalle sottomascellari.
La saliva è costituita essenzialmente per il 98.7% da acqua, per lo 0.8% da
sostanze inorganiche e per lo 0.5% da sostanze organiche. Nelle sostanze inor-
ganiche si annoverano i clomri, i bicarbonati, i solfati ed i fosfati. I clomri sono
attivatori dell'amilasi, mentre i bicarbonati, i solfati ed i fosfati costituiscono un
sistema tampone per mantenere il pH (grado di acidità) salivare vicino alla neu-
tralità. Invece, tra i costituenti organici troviamo la mucina, indizi di albumina e
numerosi enzimi, dei quali il più importante è rappresentato dalla ptialina.
La mucina ha una proprietà saponificahice e lubrificante e, data questa
caratteristica, agevola lo scommento del bolo alimentare, inoltre agisce come
protettore della mucosa gastrica dall'eventuale eccedenza di acido cloridrico e
di pepsina, che potrebbero attaccarla. Ragion per cui, se vogliamo evitare certe
ulcere allo stomaco, è consigliabile insalivare molto il cibo masticato. Invece la
ptialina, che è il più importante enzima salivare. ha la proprietà di aggredire
l'amido e di trasformarlo in destrina e maltosio. La sua azione continua nello
stomaco finché non viene inattivata dall'acido cloridrico.
Come già detto, il pH (grado di acidità) della ptialina è pressoché neutro,
per tale ragione la sua azione si esplica felicemente sull'amido convertendolo in
zucchero.
L'amido contenuto nelle patate, nel pane, nella pasta, nel riso, non può
venire utilizzato dall'organismo se prima non viene elaborato dalla ptialina. Per
tale ragione, oltre a quella enunciata, si consiglia di masticare ed insalivare mol-
to il cibo che si introduce in bocca: provate a masticare per un minuto un pezzo
34 Capitolo II

di pane e sentirete che incomincia a diventare dolce. (Sostanze, cibi o bevande


acide. ostacolano ed impediscono momentaneamente la secrezione salivare).

Tutti gli alimenti che ingeriamo devono essere ben masticati ed insalivati.
poiche solo il primo apporto enzimatico della saliva consente il loro processo di-
gestivo il quale, secondo la specie di cibo. si realizza nei vari stadi o livelli del
tubo digerente poiche. per ogni specie di cibo. la Natura ha provveduto il succo
digestivo o I'enzima specifico. Il completamento ed approfittamento poi.
avvengono nell'intestino tenue. Possono fare eccezione certi liquidi (che comun-
que consiglio di trattenere in bocca per qualche frazione di tempo). ripeto. certi
liquidi. l'acqua. i sali minerali. le vitamine ed il glucosio, ossia la parte
zuccherina dell'uva e di certa frutta in genere e del miele. in quanto sono capaci
di attraversare la mucosa intestinale senza subire lo specifico processo digesti-
vo.
Durante un pasto, consiglio di non bere bevande. nemmeno l'acqua. poiché
la loro presenza nello stomaco diluisce i succhi gastrici ed altera il processo
digestivo del bolo alimentare quale esso sia. poiche la presenza della bevanda
laverebbe l'alimento in piena elaborazione digerente. Invece. consiglio di
somministrarsi i sali minerali e le vitamine congiuntamente durante i l pasto
poiche in tale circostanza la loro approfittazione da parte dell'organismo è più
completa. inoltre la loro presenza viene ad esercitare un'azione catali7zatrice
nello specifico processo digestivo del cibo ingerito durantc il pasto stesso.
(Per sali minerali e vitamine. mi riferisco solo ai prodotti naturali quali pos-
sono essere le alghe marine in polvere o in compresse ed il lievito di hirra. ma
mai i prodotti di sintesi chimic~famacologica).

LA DIGESTIONE GASTRICA

Dopo aver subito in bocca la prima elaborazione con il movimento di deglu-


tizione coadiuvato dalla lingua, il cibo viene spinto ncll'esofago il quale. come
già detto in precedenza. è quel tratto di tubo digerente che unisce la bocca con lo
stomaco. Le sue pareti sono costituite da due strati di Iibre muscolari liscie la cui
funzione e quella di produrre movimenti peristaltici per spingere nello stomaco il
bolo alimentare ingoiato.
Lo stomaco può ricevere più o meno un litro o litro e mezm di cibo solido,
mentre come gia detto in precedenza. l'acqua e gli altri liquidi lo attraversano. si
puij dire. appena inghiottiti.
Nello stomaco si realizzano varie funzioni. scnza le quali non si vcrifichc-
rebbe il processo nutritivo. La prima funzione e il rimescolamento desli alimen-
ti e la liquefazione degli stessi. tutto questo grazic alle contrazioni niuscolnri del-
lo stomaco che. in un minuto. si ripetono per ben tre volte.
Cenni di fisiolo~ia 35

Questa prima funzione, ossia il rimescolamento del cibo, è coadiuvata da


una seconda funzione che simultaneamente inizia non appena il bolo alimen-
tare è entrato nello stomaco. Essa è data dalla secrezione dei succhi gastrici, la
quale è prodotta da quei 35 milioni circa di ghiandole, quante approssimativa-
mente ne sono state contate.
Ognuno di questi succhi gastrici è relativamente specifico al cibo ingerito.
Di essi, data la primaria funzione, è bene citarne il nome:
la pepsina, la quale è un enzima incaricato alla demolizione delle sostanze
proteiche insolubili, trasformandole in sostanze solubili;
la reunina o chimosina, la quale è un enzima che realizza la coagulazione del
latte permettendogli in tal modo una maggiore permanenza nello stomaco affin-
ché le sue proteine possano venire attaccate alla pepsina:
legastmlipasi, che scinde i lipidi in acidi grassi e glicerina:
Ibrido cloridriro, che. oltre ad essere un attivatore. è uno dei componenti prin-
cipali del succo gastrico in quanto impariisce e regola nell'ambiente dello sto-
maco quell'acidita essenziale e necessaria all'azione della pepsina, inoltre serve
a sterilizzare la massa alimentare.
Da ricordare e anche la mucina, poiché, oltre alla sua azione lubrificante
del chimo, cioè dell'impasto di cibo awenuto nello stomaco. svolge un'azione
protettiva della mucosa gastrica dall'azione dell'acido cloridrico e da quella
della pepsina che. per la loro natura detersiva e corrosiva, potrebbero digerire lo
stomaco stesso. Infine, va ricordato anche un ormone: la secretina gasrrica, la
quale viene liberata dalla mucosa pilorica quando questa viene a contatto con il
chimo gastrico acido.
La produzione del succo gastrico non è continua, ma inizia con l'assunzio-
ne del cibo per reazione dei meccanismi nervosi dipendenti dai nervi vaghi, i
quali sono in grado di regolare anche una secrezione gastrica soggettiva. cioè
quando noi vediamo un cibo che si appetisce o ricordandone con gradimento
I'odore ed il sapore.
Nell'elaborazione gastrica, abbiamo una prima digestione che awiene
nello stomaco. il cui tempo di elaborazione è condizionato dalle specie di cibo,
es.: se trattasi di fmtta o verdure ed ortaggi al cmdo. si può dire che lo stomaco
si svuoti in un'ora od ora e mezza. Se invece questo cibo lo somministriamo
cotto, possiamo dire che il tempo di digestione si raddoppi: tale tempo puo
considerarsi valido per la digestione dei cereali (in forma di fiocchi se sommini-
strati al cmdo ed in grano se cotti). Invece,la digestione di una pietanza associa-
ta i cui elementi sono chimicamente incompatibili fra di loro e, se per di più sono
stati elaborati secondo i dettami dell'arte culinaria, stiamo pur certi che il
periodo di giacenza nello stomaco si protrae oltre le sei ore. Il che vuol dire:
digestione diflicile e ritardata, pertanto origine della febbre gastrointestinale.
Ad ogni modo. sempre per restare in tema. quando il cibo è stato trasforma-
to in una poltiglia biancastra (chiamata chimo), per reazione chimico nervosa. si
intensifica l'azione peristaltica dell'antro e inizia lo svuotamento per l'apertura
pilorica che, dilatandosi, ne consente il passaggio all'intestino tenue.

DIGESTIONE INTESTINALE
All'inizio di questo interessante capitolo della digestione degli alimenti
abbiamo detto che l'apparato digerente è una delle meraviglie del corpo. In ef-
fetti. se la digestione gastrica, ossia l'elaborazione dello stomaco effettua una
parziale scissione di alcune sostanze proteiche in albuminose e peptoni. la lique-
fazione dei grassi. la sterilizzazione e la coagulazione del latte trasformandolo in
caseina. realizzando in tal modo un primo ed iniziale assorbimento dei cibi, nel-
l'intestino tenue si compie la fase fondamentale del processo digestivo, cioè la
completa scissione e tramutazione degli alimenti nei loro componenti più
semplici ed il loro passaggio nel sangue e nella linfa, i quali sono i torrenti della
vita cellulare dell'organismo.
Questo processo si realizza per la presenza di tutti gli enzimi che nell'inte-
stino tenue sono presenti, sia propri del detto tratto di tubo digerente cioè pro-
dotti dalle ghiandole del suo tessuto, come di quelli che in esso vengono immessi
dai dotti del fegato e dal pancreas.
La digestione è la risultante della complessa funzione del tessuto inte-
stinale del tenue, la cui superficie tessutale è costituita dalle duplicature della
mucosa (pieghe). dai suoi villi i quali si evidenziano sotto forma di piccoli e
spessi filamenti, tanto che in un centimetro quadrato se ne possono contare
mille, questo per il primo tratto o porzione di intestino. poiché man mano che si
va raggiungendo l'intestino crasso, vanno sempre piu diradandosi.
Osni villo è costituito da cellule epiteliali o esterne e da un tessuto retico-
lare contenente elementi contrattili in cui sono presenti vasi sanguigni, linfatici e
fibre nervose. Inoltre, in detto tessuto sono presenti anche una miriade di ghian-
dole che secernono muco e succo enterico, ossia enzimi che associati a quelli
prodotti dal pancreas e dal fegato, nella funzione di mescolanza della chilifi-
cazione, completano il meraviglioso processo di digestione: il chilo.
Una volta che il prodotto dell'elaborazione dello stomaco, ossia il chimo,
ha raggiunto il duodeno, si incorpora con la bile che, data la sua natura alcalina,
ne neutralizza l'acidità, caratteristica propria del prodotto chimifero. Oltre a
questa funzione di regolazione ed all'azione antiputrida ed eccitatrice della peri-
stalsi intestinale, la funzione principale della bile è quella di emulsionare i gras-
si per facilitare l'attacco da parte della lipasi, ossia da quel processo enzimatico
che promuove e catalizza la scissione dei gliceridi superiori in acidi grassi e
glicerina.
Il prodotto chimifero, già in via di chilificazione, si incorpora con il succo
pancreatico nel quale sono presenti tre enzimi importanti: 1" la amilasi o ami-
loprina che trasforma l'amido in maltosio, il quale verrà poi trasformato in
Cenni di fisiologia 37

glucosio; 2" la lipasi che scinde in grassi e glicerina e acidi grassi, come già
accennato; 3" la tripsina che è elaborata dal pancreas sotto forma di tripsino-
geno, si trasforma in tripsina per effetto dell'azione dell'enteroehimosi la quale e
un enzima presente nella mucosa intestinale e nel succo enterico.
Il succo enterico o intestinale, proprio del tratto di tubo dell'intestino tenue.
è dato dalla erepsina che, insieme alla tripsina, completa la digestione delle so-
stanze proteiche portandole alla natura di amminoacidi. Gli altri enzimi del
succo enterico sono la maltasi, la invertasi e la lattasi,'le quali completano la
scissione dei glucidi. trasformandoli in glucosio.
Nell'intestino tenue si realizza anche parecchio sapone, il quale è per
favorire la combinazione delle sostanze alcaline con gli acidi grassi.
L'azione schiumogena di questo sapone rende spumoso il cibo che in tale
condizione presenta una maggiore superticie di assorbimento, facilitando in tal
modo il processo digestivo.
Orbene, dopo aver subito il travaglio gastrico, ossia quello nello stomaco e
quello non meno laborioso e complesso enterico, gli alimenti vengono trasfor-
mati in glucosio, amminoacidi. acidi grassi e glicerina, sostanze queste tutte es-
senziali alla vita del tessuto cellulare del corpo.
Gli acidi e la glicerina, per la via dei villi intestinali vengono assorbiti ed
immessi nel sistema dei vasi linfatici. Il glucosio e gli amminoacidi, che filtrano
attraverso la parete intestinale, vengono raccolti nel circolo sanguigno e portati
al fegato.
Gli amminoacidi immessi nel torrente sanguigno vengono captati dalle
cellule dell'organismo secondo la loro necessità. Ogni specifica combinazione di
amminoacidi serve alla fabbricazione di tutti i tessuti organici. siano essi della
pelle, delle ossa, dei reni, del sistema nervoso, ecc. Ogni cellula del complesso
organico conosce la propria necessita pertanto, con una infallibile scelta, coglie
la precisa combinazione di amminoacidi necessaria alla propria esistenza.

INTESTINO CRASSO
Man mano che procede l'assorbimento delle sostanze vitali del chilo. tutto
il contenuto intestinale si impoverisce, perde la sua schiumosità ed assume un
aspetto più consistente che, avanzando sotto la spinta dell'azione peristaltica,
raggiunge l'intestino crasso. Questo awiene dopo le 4 o 6 ore della sua entrata
nel duodeno.
Nell'intestino crasso la digestione è nulla poiche la mucosa non produce
enzimi, però in esso awiene l'assorbimento dell'acqua per cui, la massa ulterior-
mente disidratata, ricca di sostanze non digerite e di prodotti provenienti dal
disfacimento della mucosa intestinale. dà origine alle feci.
Nell'intestino crasso avvengono solo processi fermentativi e putrefattivi do-
vuti all'azione della flora battenca ivi presente.
38 Capitolo II

La condizione di detta flora è relazionata alla specie di alimento. Più rafi-


nato è questo alimento, peggiore è l'insorgenza batterica. Tant'è vero che in que-
sti ultimi anni un gmppo di ricercatori americani è riuscito a scoprire quanto la
medicina naturale ha sempre asserito.
E' stato scoperto che l'assenza di fibre vegetali grezze nell'alimentazione,
origina nel colon l'insorgenza di due batteri i quali sono stati denominati batte-
midi e bifodobatten. Tali insorgenze sono la risultante della conversione degli
acidi biliari (colico e deossicolico) incorporati nel bolo fecale che, per l'effetto
dello squilibrio termico ed il concorso di altre sostanze in decomposizione lun-
gamente trattenute nell'intestino stesso, originano composti come l'acido a p c e
lico ed il 3 metil-colantrene, i quali sono due potentissimi cancerogeni.
I miei 25 anni di esperienze cliniche nel campo della malattia, o per meglio
dire della salute, mi consentono di definire che tutti i processi patologici sono
una conseguenza della funzione digerente del corpo, in special modo della stiti-
chezza
Benché la medicina tradizionale non lo voglia ammettere e continui ad
investigare e ricercare nell'ombra della sua sapiente ignoranza, asserisce che
questi stati si iniziano ancora nei primi anni di vita del soggetto, in special modo
quando questo, per il fattore ereditario, ha acquisito una deficiente costituzione
organica le cui difese vitali non presentano e non hanno quella possibilità di
ripresa e di reazione propria dell'organismo sano.
La stitichezza, in medicina naturale, è stata definita la madre di tutti i mali.
Dalle malattie delle vie respiratorie, delle vie urinarie, del sangue, delle affezi*
ni o disturbi cardiaci, della vista, delle turbe nervose le quali si palesano con
stati di epilessia, alle disfunzioni o carenze ormonali, generalizzate con la man-
canza o sospensione del ciclo mestruale nelle ragazze e nelle donne, oppure con
l'impotenza nel maschio (indipendentemente dal fattore emozionale, ecc.).
Sta il fatto che alcuni di questi mali si riscontrano ancora in tenera età, altri
invece prendono sviluppo e consistenza nel periodo della giovinezza ed in piena
età. In effetti, non sono più gli anziani o i vecchi ad essere colpiti dagli infarti,
dall'arterio sclerosi o da sclerosi generalizzate, dalle affezioni coronariche, dalle
embolie, dalle vene varicose, dalla flebite, per non dire poi delle affezioni
proprie dell'intestino crasso, che si iniziano con la colite, con l'appendicite, per
degenerare in stati emorroidali, con l'insorgenza di polipi rettali, con la diverti-
colosi intestinale, per concludersi con il cancro del colon e del retto.
Purtroppo tutti questi mali non sono altro che l'effetto presente o postumo
dell'alterazione funzionale dell'intestino crasso per conseguenza dell'inadegua-
ta funzione nutrizionale, la cui origine si riscontra nell'utilizzazione e sommini-
strazione dell'alirnento sofisticato.
Data tale condizione, si precisa l'evacuazione dell'intestino almeno una
volta ogni 24 ore, ma I'optimum fisiologico è fra le 12 e le 8 ore.
Non verificandosi quanto ho precisato, stiamo pur certi che l'organismo si
Cenni di fisiologia 39

trova già in uno stato di anormalità fisiologica, la quale tardi o tosto non man-
cherà di manifestarsi con degli stati di malattia che, il più delle volte. possono
dar atto a processi patologici complessi e letali, contrariamente a quanto i g n e
rantemente pensa la maggioranza dei tutori ufficiali della salute pubblica.
CAPITOLO III'

I PRINCIPI ALIMENTARI ED I L LORO VALORE

La letteratura che si è andata creando nell'ambito dell'alimentazione si pub


paragonare ad una giungla. Autori e dietologi si sono improwisamente prolife-
rati approfittando della generale psicosi, quale essa sia, attiva o passiva, che si è
generata sull'alimentazione in questo moderno processo evolutivo.
Ognuno dice la sua, ognuno consiglia, chi più ne ha più ne metta, come si
suo1 dire.
Quotidianamente nelle riviste, nei periodici informativi di associazioni cul-
turali. nei quotidiani stessi, l'uomo della strada legge trafiletti giornalistici nei
quali si danno i più disparati consigli che, il più delle volte, sono stati scritti da
incompetenti e per riempire la pagina del giornale.
L'alimentazione è una cosa seria e non puo essere tutelata ed imposta dalla
propaganda quale essa sia poiche, sotto sotto, è condizionata da interessi speci-
fici e personali.
Il risultato lo vediamo quotidianamente dal proliferarsi degli stati di malat-
tia. La gente del mondo civilizzato è sempre più ammalata e la sua costituzione
è un continuo declino degenerativo.
Non è polemica questa, ma una realtà.
A prescindere dallo stress quotidiano di questa estenuante vita che psicolo-
@mente condiziona l'individuo e, a prescindere dall'inquinamento dell'am-
biente, i cui valori negativi hanno già oltrepassato i livelli di guardia i quali in-
fluiscono in maniera determinante nei confronti della salute psicofisica dell'in-
dividuo, devo dire che. a completare questo quadro di alterazione psicofisica del-
l'individuo, la maggior componente è data dall'errata alimentazione.
Tuni sappiamo che l'organismo vive perche lo cibiamo, ma C'& modo e
modo di vivere, come c'è modo e modo di mangiare.
Con la scoperta del microscopio inzia la storia del mondo infinitesimale e,
con il progredirsi dei mezzi, ha preso vita anche la scienza biochimica che, w n il
metro di misura della chimica inorganica, ha voluto e pretende di wmparare a
questa tutti i valori sia qualitativi che quantitativi del tessuto organico in gene-
re, pur sapendo che la sostanza infinitesimale presente nella massa organica e
negli elementi che la mantengono in vita le sono tuttavia sconosciuti.
I principi alimentari e d il loro valore 41

Si permette di suddividere il cibo secondo l'apparente costituzione del sog-


getto, dalla specie di lavoro, dall'ambiente geografico, ecc. dimenticando che
l'organismo umano è sempre quello di 10.000 anni orsono. Ceno, si e un po'
modificato perché I'habitat e l'evoluzione sociopolitico culturale ha concorso a
modificare la struttura psicofisica del soggetto, ma gli enzimi, le proteine, i
grassi, i carboidrati, le vitamine, i sali minerali, sono sempre esistiti e, da che
mondo è mondo, I'uomo se ne è sempre servito, come pure il suo organismo li ha
sempre prodotti (logicamente in quantità relativa ai propri bisogni).
Certo, mi si dira che un tempo I'uomo non ha potuto avere tutti gli alimenti
che oggi ci offre la natura del mondo agricolo ed ortofnitticolo. D'accordo, non
avrà avuto tutta la varietà di specie di cui oggi disponiamo, sia essa di produzio-
ne propria ambientale di stagione, quanto di importazione da altre latitudini.
Con tutto ciò affermo che all'uomo di qualsiasi latitudine non è mai mancato un
cereale, l'ortaggio o meglio l'erba e la radice. il frutto e la semente, magari di
origine spontanea. (Escludo l'abitante delle zone glaciali artiche che però non è
originario di tali latitudini). Comunque in queste zone I'uomo si ciba con licheni
ed erbe che concorrono in parte alla sua soprawivenza; è owio che le proteine le
acquisisce dalla carne e dal pesce, in tutti i casi è l'unico essere umano che vive
in precarie condizioni nutrizionali. Fanno eccezione le tribù nomadi di certe re-
gioni dell'Africa e dell'Asia.
Volendo continuare con questa apparente divagazione invito il lettore a
dedicare la sua attenzione a due specie di animali che sono sempre stati
maggiormente vicini all'uomo e che soggiogatamente tuttora gli offrono i loro
prodotti ed i loro servigi. dai quali non può prescindere.
Come primo esempio consideriamo la mucca. Sin dai remoti tempi. la
mucca ha dato all'uomo il latte e, nel contempo, lo ha servito nel lavoro della
terra. trainando l'aratro, l'erpice, il carro, ecc.
Con l'esperienza acquisita nel suo processo evolutivo, I'uomo dal latte è
riuscito a produrre il burro, il formaggio, la panna ed un sottoprodono che è la ri-
cotta, la quale non è affatto un sottoprodotto in quanto il suo valore nutrizionale
è maggiore del formaggio stagionato, inoltre nell'organismo svolge una azione
decongestionante e cicatrizzante. Un altro prodotto che I'uomo è riuscito a pro-
durre dal latte è lo yogurt il quale, oltre ad essere un alimento di primaria impor-
tanza, non presenta nell'organismo gli inconvenienti del latte stesso.
Caro lettore. Ti sei mai chiesto che cibo mangia la mucca? Solo l'erba.
tranne qualche specie di verdure quando le è consentito e, qualche manciata di
sale marino grezzo che I'uomo con la sua sapienza le somministra per integrare
l'alimentazione quando il foraggio è poverodi sostanze, oppure quando è costret-
to a darle del fieno o comunque delle erbe essiccate.
Certo, mi si dirà che il paragone non regge. ma a questo contesto: la strut-
tura biofisiologica della mucca le consente di trasformare tutte quelle essenze
racchiuse nelle foglie, nei fuscelli, nelle erbe, in sostanze proteiche, in ammino-
acidi, in carboidrati, in grassi, ecc., tutte sostanze che consentono di mantenersi
in vita, inoltre sono quelle sostanze che le permettono di offrirci il meraviglioso
siero. il latte che, stando alla moderna biochimica, è considerato un alimento
completo, inoltre tutte quelle sostanze che le permettono di espletare anche un
lavoro alla mercè dell'uomo e, per ultimo, accettare il sacrificio estremo per of-
frirgli la sua carne.
Gli elementi di base che formano la cellula dell'organismo umano sono gli
stessi che formano la cellula dell'animale (considerato inferiore) solo che nel-
l'uno quanto nell'altro vi sono autonomie differenti per la trasformazione ed
approfittazione delle sostanze dell'alimento che, all'origine, sono le stesse. Ciò
dicasi per il cavallo, in quanto dal punto di vista di lavoro. è I'animale che più ha
servito e serve I'uomo. E' il vero compagno di lavoro, ma di un lavoro più este-
nuante ed inoltre lo diverte anche poiche I'uomo utilizza il cavallo per I'equita-
zione, per le corse, ecc. Dimmi di che cosa si ciba il cavallo? La stessa erba e gli
stessi elementi con cui si ciba la mucca, solo che per sfmttarne meglio le possibi-
lità. l'uomo gli somministra una determinata quantità di avena e questo è tutto.
Orbene. se questi animali. malgrado lo sfmttamento da parte dell'uomo,
riescono a completare il loro ciclo di vita (quando consentito) in piena salute,
come non lo puoi fare Tu. anziché crepare prematuramente per mangiare troppo
e male?
L'animale, evolutivamente, diciamo che è rimasto lo stesso, invece I'uomo si
è andato modificando, non tanto come struttura organica, ma come dimensione
psichica. L'uomo di un tempo, e non occorre andare molti anni addietro, re-
stando nel tempo di quella stona che tutti conosciamo, la greca, la romana e
quella dell'era moderna, possiamo dire che le popolazioni di allora raggiunge-
vano una tarda età: la longevità era di gran lunga superiore alla nostra. Anche
allora esistevano le malattie e proliferavano le mortalità infantili. certo, ma
quelli che restavano e vivevano secondo i dettami di madre Natura, oltrepassa-
vano di tanto i cento anni.
In tutte quelle ère. e più precisamente in quella greca e romana, sono esistiti
gli atleti: anzi lo sport, la ginnastica erano un culto. Sono esistiti i gladiatori. i gran-
di lottatori, sonoesistiti gli intellettuali. gli uomini di cultura in generedalle arti alle
scienze. precursori che hanno dettato le basi di tutto ciò che oggi vanta la nostra
società.
Ancora possiamo contare qualche rudere del tardo ottocento, però questo
non lo possiamo chiamare fmtto dell'evoluzione medico socio culturale moder-
na. bensi sono i resti di generazioni che. conoscendo solo la fmgalità. la sempli-
cità dei costumi, l'alimentazione dissociata e non I'intmglio di miscugli che abi-
tualmente ci propone l'arte culinaria moderna. hanno potuto conservare l'origi-
naria robustezza psicofisica del loro meraviglioso organismo.
Tutta questa gente è vissuta senza conoscere i sinonimi vitamine. proteine,
carboidrati. lipidi. ecc.. è vissuta soltanto con quella+ sagacità
- ~ --di ~
~
pensiero
.- - -
che, ri-
flettendo un pochino. ci dà molto da pensare.
I orincioi alimentari ed il loro valore 43

Le malattie in quelle epoche non proliferavano come succede ora; saranno


esistite le epidemie, ma queste le dobbiamo imputare alla mancata igiene che
cominciò a migliorare grazie all'insorgenza tecnologica di questo ultimo secolo.
Ma per ciò che è malattia vera e propria. credetemi. è stato l'evento della chi-
mica e delle discipline ad essa affiliate e l'evoluzione tecnico medicesocio
culturale a portarci in questo mare di degradazione.
La dissertazione su questo pensiero non intende menomare od escludere il
valore di certe esperienze e scoperte della scienza biochimica, ma di portare il
lettore in condizione di riflettere un pochino e di analizzare obiettivamente su
quello che è stato o è il suo modo di alimentarsi e di metterlo in condizione tale
di saper trarre il più possibile quei benefici per il bene della sua salute; oggetto
prefisso di quanto vi è esposto in questo libro, benché apparentemente dia
l'impressione di essere polemico, ma che in realtà non è altro che un'asser-
zione analitica e veridica dell'errato modo di vivere dell'uomo moderno.
Con lo studio della fisiologia della digestione, abbiamo capito che la nutri-
zione si realizza non tanto per il cibo che ci somministriamo, ma per il discipli-
nato apporto delle sostanze in esso racchiuse e per la loro conseguente normale
trasformazione e tramutazione in sostanze vitali: glucosio, amminoacidi, acidi
grassi, glicerina ed in tutte quelle essenze che ancora non conosciamo, ma che
senza la loro presenza non esisterebbe, ne salute, ne vita della nostra struttura
cellulare.,

GLI ENZIMI
Contrariamente all'abituale modo di presentare le cose. comune alla
maggioranza degli autori, ho ritenuto opportuno iniziare questo paragrafo ci-
tando gli enzimi.
Il loro meritato posto sarebbe più appropriato nella fisiologia dell'apparato
digerente per quelli che interessano la digestione, ma I'enzima è anche una s e
stanza propria dell'elemento cibo e, poiche per dena scienza fisiologica I'enzi-
ma è solo un fermento, più saggio ed onesto sarebbe dire che, malgrado
l'apporto della biochimica, non si e ancora riusciti a svelarne la complessa natu-
ra e la conseguente composizione strutturale; insomma e ancora un tabù.
Per ora limitiamoci ad immaginare I'enzima una sostanza indefinibile alle
nostre attuali conoscenze (forse, con il tempo, si riuscirà a venirne a capo) ed
accontentiamoci di chiamarla essenza di vita.
Obiettivamente, diciamo che in laboratorio è stata comprovata la impossibili-
th di realizzare una trasformazione e tramutazione artificiale o di sintesi di un
corpo organico. Tuno ciò è stato dimostrato con la prova di digestione arti-
ficiale, facendo bollire un pezzo di carne in acido concentrato per quasi una
giornata. Il risultato è stato inconcludente o nullo.
Grazie all'apporto enzimatico, se cosi vogliamo chiamarlo, nell'apparato
44 Capitolo 111

digerente lo stesso processo (dissociato) di demolizione. innanzi tutto awiene


ad una temperatura di 37 + 42" C al massimo (non in ebollizione) ed in un
tempo più breve, ossia dalle 3 + 5 ore, con la sola differenza che il pezzo di car-
ne bollito in acido per una giornata non viene digerito, ossia trasformato in so-
stanze vitali, ma rimane una materia morta.
Digerito vuol dire approfittazione di tutte le sostanze conseguenti al com-
plesso processo di trasformazione e tramutazione di un determinato cibo in s e
stanze specifiche all'essenziale processo vitale (vedi prove di Lazzaro Spallan-
zani).

Generalmente nella letteratura dietetica, gli enzimi vengono poco citati od


ignorati. Se fosse stato dato risalto alla loro specifica ed essenziale natura e fun-
zionalità, almeno per quel poco che di loro conosciamo, tutte le ricette di arte
culinaria citate nell'esistente miriade di libri, verrebbero messe al bando.
Gli enzimi (per quanto è dato conoscere) sono sostanze molecolatiprotei-
che di natura colloidale presenti in tuno il mondo organico vivente, dal fuscello
d'erba all'ortaggio, ecc. dall'insetto al pachiderma, dal grosso cetaceo all'uomo.
Senza la loro presenza non esisterebbe la vita quindi, per il nostro caso, dobbia-
mo dire che sono elementi propri del nostro organismo e del cibo stesso allo
stato naturale, pertanto dobbiamo citarli con priorità, quali principi nutrizionali
di primaria ed essenziale importanza.
Per la loro natura. non sono resistenti al calore; le temperature basse li inat-
tivano, mentre quelle alte li distruggono.
La temperatura ideale & di 37 gradi, però sopportano discretamente anche i
45" C.
L'azione degli enzimi multipla. Sono biocatalizzatori, ossia acceleratori
di un processo biochimico. però sono ben differenti dai catalizzatori inorganici
poiche esercitano il loro intervento senza subire alcuna deteriorazione o alte-
razione in quanto, a fine reazione, la loro siruttura rimane immutata. Si disirug-
gono solamente per conseguenza di un processo di avvelenamento o, come già
citato, per elevate temperaiure.
Un enzima inserendosi in una specifica molecola, la spezza e si stacca per
ripetere all'infinito la stessa operazione, senza rimanere incorporato nel pro-
dotto finale.
Quasi simultaneamente, gli enzimi compiono strabilianti trasformazioni
chimiche. la cui realizzazione in laboratorio sarebbe impossibile. Come spezza-
no o scindono detc jostanze, dopo il processo di assimilazione, dal tor-
rente sanguineo le o per la ricostmzione del tessuto deteriorato che le
necessita.
Nel processo digestivo, l'azione dell'enzima k specifica quindi, un enzima
che concorre nella scissione delle proteine della carne, non può partecipare alla
1 principi alimenrari ed il loro valore 45

scissione delle proteine del formaggio o dell'uovo o del carboidrato in genere.


Ciò avalla il conceno delle tavole della combinazione degli alimenti ed il con-
ceno sull'alimentazione dissociata della dieta trofoterapica. ossia della dieta
terapeutica.
La Natura ha fornito gli organismi di tale prowidenza (gli enzimi) i quali,
se non esistessero. renderebbero vano tuno il nostro mangiare. Ci si potrebbe in-
gozzare di cibo e comunque morire di fame, oppure morire avvelenati. perché
nella reazione di digestione di un qualsiasi pezzo di carne, si potrebbe liberare
tanta di quella ammoniaca che, senza il loro controllo, in poco tempo potrebbe
ammazzarci. Quindi, terminiamo di abusare del nostro organismo. in special
modo dell'apparato digerente. perché anche lui e come una macchina che si
deteriora, che si consuma. Se l'organismo perde la sua vitalità. si rende dificile
il ripristino e talvolta anche impossibile. Il voler emarginarsi nella malattia e la
più grande offesa al Creatore.

LE PROTEINE
Che cosa sono le proteine o protidil - Sono la struttura cellulare e tessu-
tale dell'elemento organico, sia esso proveniente dal mondo animale quanto
vegetale. che quotidianamente vengono assunte dal nostro organismo per il so-
stentamento del suo ciclo vitale.
Generalmente il pubblico le conosce sono forma di cibo specifico e questo
perché la propaganda - da qualsiasi lato provenga - le caratterizza in carne,
pesce, uova, formaggi e latte; mentre quelle considerate più nobili perché esenti
da sostanze o tracce di sostanze tossiche (rispetto a quelle della carne e del pe-
sce), pertanto più indicate per il salubre processo nutrizionale del nostro corpo,
quali possono essere le noci, le nocciole, le mandorle dolci, i pinoli, tutta la gam-
ma delle sementi conosciute con il nome di cereali (benche questi ultimi,la br*
matologia li classifichi fra i carboidrati per il loro contenuto di amido). i legumi
in genere, le olive. le pere avocado, ecc., sono poco, per non dire sconosciute
come proteine, in quanto di esse, poco si sente parlare.
Come gii detto, comunemente per proteine vengono sottintesi gli alimenti
specifici, mentre invece esse sono la risultante delle loro sostanze, le quali sono
composti di carbonio. ossigeno, idrogeno, azoto, talvolta anche zolfo. fosforo,
ferro, ecc.. che, scisse ed associate poi ad altre grazie all'apporto enzimatico, sia
dell'elemento stesso che proprio dell'organismo. il quale le secerne nel meravi-
glioso processo digestivo, si trasformano in vere e proprie proteine.
Nel sangue, nella pelle, nei muscoli, in qualsiasi struttura del corpo esisto-
no le proteine. Biofisiologicamente, esse vengono divise in tre categorie:
1" - Proteine complere - perche contengono hitti gli amminoacidi essenzia-
li i quali vengono definiti le pietre angolari dell'ediiicio proteico.
Bramatologicamente. sono state classificate quelle derivate dalla
carne, dal pesce, dai prodotti casean e dalle uova.
2" - Proteine panialmente complete - anche queste proteine contengono
gli amminoacidi essenziali, però non alquanto equilibrati come nelle
precedenti. Le loro sostanze possono mantenere in vita l'organismo,
ma non sono sufficienti a d assicurare lo sviluppo pertanto, per una più
completa nutrizione è bene che la loro assunzione venga integrata con
qualcuna delle precedenti.
La specie di proteine parzialmente complete, la troviamo nella gamma
dei cereali, nei loro derivati e nelle alghe manne.
3" - Proteine incomplete - vengono cosi chiamate perché la loro struitura
cellulare manca d i qualche amminoacido, pertanto d a sole si conside-
rano insufficienti a mantenere il completo equilibrio proteico dell'or-
ganismo. Queste proteine si possono chiamare le proteine delle
leguminose; in effetti, sono presenti in tutti i legumi, però non sono d a
sottovalutare quelle dei funghi.
L'insufficiente somministrazione nei bambini produce un ritardo psicofisi-
co, nell'adulto invece, I'afllosciamento dei tessuti, in special modo di quelli mu-
scolari e una scarsa resistenza alla fatica, ecc.
L'eccessiva somministrazione è pregiudiziale alla salute del corpo; in
effetti. può dar luogo a malattie del fegato, dei reni, al sangue, alle articolazioni,
ecc., inoltre anticipa la vecchiaia. Tutti dobbiamo assumerle, però in modo equi-
librato in quanto la loro eccedenza fissandosi nei tessuti d a origine allo stato di
intossicazione. *,

Nota: Poiché l'elaborazione delle proteine richiede succhi gastroenterici differenti.


ossia quelli che l'organismo seceme al momento che il cibo entra nello stomaco e nell'in-
testin& e poiché ogni proteina generalmente necessita un succo specifico che per la sua
..
natura wtrebbe essere acido o basico. dieteticamente si oDwneono. - Ouindi e consielia-
bile evcare la loro simultnnes assunzikne, ossia non 6 consigliabile mànejare in un ;sto
carne e uova contemporaneamente. come pure carne e formaggio o formaggio e uova,
poiché questa duplice e differente presenza proteica ne ritarderebbe la loro digestione.
compromettendo in tal modo tutta la salubrita del processo digestivo e, pertanto, il fine
della nutrizione. -,
In via ecceziohale, e per certi casi, e tollerata nella normale alimentazione, I'assun-
zione associata degli alimenti classificati nel secondo e terzo gruppo proteico. mentre in-
vece nella dieta terapica o curativa, viene completamente esclusa.
(Citiamo 12 proteine di capitale importanza per il processo nutrizionale, la cui pre-
senza concorre alla formazione dei protidi semplici e dei protidi composti. Biochimi-
camente rispondono ai seguenti nomi: edestina, fibrina. caseina, gelatina, gliadina, glute-
lina, emocianina, emoglobina, ovoalbumina, sieroalbumina, sieroglobulina e zeina).
Per una maggior guida nella somministrazione proteica, riportiamo i valori delle ra-
dicali organiche presenti nelle proteine i quali, se comparati a quelli che costituiscono la
composizione organica del nostro corpo esposti nella tavola I. a pag. 21, ci consentono
maggiormente una saggia elezione dietetico prandiologica, in special modo per cio che ri-
guarda il valore dell'azoto, la cui eccedenza e pregiudiziale all'organismo..,
I principi alimentari ed il loro valore 47

O = ossigeno da 19 '25%
C = carbonio da 5 0 ' 55%
H = idrogeno da 6 + 8%
N = azoto da 15 t 19%
S = zolfo da 0.3 s 2.4% queste componenti non sono presenti in
P = foiforo da 0,4 0.9% tutte le proteine

I GRASSI (detti anche lipidi)

I lipidi sono elementi composti da un complesso gruppo di sostanze, le


quali si caratterizzano per I'insolubiitAinacqua e la solubilità in solventi or-
ganici come l'etere, il tetraclomro di carbonio, il benzolo e l'alcool.
In essi si riscontra la tipica presenza di acidi grassi nei quali si annoverano
catene di quattro o più atomi di carbonio con la funzione acida - C OOH, (car-
b o n i ~ ossigeno,
, idrogeno) che si sposa felicemente con aicooli (provvisti di -
OH), con la quale dà origine a quei composti chiamati esteri.
I lipidi si distinguono in due specie: lipidi semplici e lipidi complessi.
l o - I lipidi semplici i quali,sono gli esteri di acidi grassi con la glicerina ed
appartengono al gmppo di sostanze comunemente chiamate: olio, burro, sego o
grasso di bue, stmtto, ecc..
In relazione agli acidi che partecipano alla esterificazione ossia al proces-
so chimico di trasformazione, i grassi risultanti sono: I'oleina, sostanza tipica
dell'olio (liquida a temperatura ambiente), la palmitina, la quale è il principio at-
tivo dell'olio di palma e la stearina solida, la quale è conosciuta come sostanza
indispensabile per la fabbricazione delle candele steariche.
I grassi naturali sono costituiti da una miscela di queste tre sostanze ed il
loro stato fisico è relazionato alla loro percentuale presente nel composto.
2' - Ilipidicomplessi sono costituiti da un gmppo di sostanze chimiche ete-
rogenee, pertanto differenti da quelle presenti nei lipidi semplici. pero le loro
proprietà fisiche si caratterizzano comunque per I'insolubilità in acqua e la
solubilità nei solventi organici. Sono importanti perche annoverano la presenza
di fosfolipidi come la lecitina che è presente nel tuorlo d'uovo, nel cervello, nel
fegato, nelle leguminose, ecc. per la presenza di steroidi come il colesterolo e dei
carotenoidi rappresentati dalla carotina e dalla xantofilla, sostanze proprie degli
elementi vegetali.
In relazione alla loro particolare atomicità, (ossia alla caratteristica possi-
bilità che hanno gli atomi dei vari corpi semplici a unirsi con uno o più atomi di
idrogeno) i lipidi sono stati contraddistinti in: acidigrassi insaruri e sattrri.
Questa suddivisione è relazionata in prevalenza dalla diversità quantitati-
va degli atomi presenti in ogni specie con quelli dell'idrogeno d'unione per i
quali si evidenziano le differenze di sapore, di consistenza e di colore.
48 Capitolo III I
Gli acidi grassi insaturi, chiamati anche essenziali, non vengono costruiti
nell'organismo, pertanto dobbiamo somministrarli con gli alimenti, certo con
accuratezza. il meno possibile cotti ed osservando quanto si dice nelle tavole
della combinazione e compatibilità degli alimenti.
I grassi sono alimenti nutrizionali che necessitano di un controllo accurato
nella loro somministrazione. Quanto sono necessariamente indispensabili ed es-
senziali al fabbisogno organico. tanto possono essere pregiudiziali alla salute del
corpo. se assunti smoderatamente e senza alcun controllo.
La loro funzione può essere contraddistinta da tre necessità fisiologiche di
primaria importanza. La prima concerne la plasticità tessutale dell'involucro
del nostro corpo, ossia la consistenza strutturale della pelle in modo generico. la
quale oltre a rispondere alle necessità fisiologiche, viene vista sotto un'altra otti-
ca. la bellezza, ]'armoniosa f a m a delle fattene anatomiche del corpo, senza di-
menticare poi,che il grasso esercita pure un'azione termodinamogena, in quanto
protegge il corpo dal freddo. La seconda funzione si caratterizza per I'importan-
tissima azione di cuscinetto e sostenimento degli organi interni, sempre se la
quantità di prassi non eccede alle necessità; la terza funzione è quella di riserva
o di magazzino, per cui l'organismo può attingere nei casi di alimentazione
insufticiente o quando vi e richiesto un maggiore apporto di energia.
In effettiil rapportocalorico fra grassi(proteine e g1icidi)è piu che doppio.
E' stato dimostrato che fra gli alimenti. a parità di peso, i grassi forniscono
una maggiore quantità di calorie; bruciando le proteine ed i glicidi si sviluppano
circa 4 calorie per grammo. mentre i grassi ne sviluppano 9: pero non bisogna
suggestionarci da questi sorprendenti valori e trascendere abusando con il som-
ministrarci quantità di grassi senza controllo.
I1 nostro organismo non è in grado di ossidarli tutti ed allora la loro con-
seguente ritenzione comporterebbe un danno alla salute che, a lungo andare. si
puo manifestare con quegli stati patologici che fanno concludere prematura-
mente la nostra esistenza.
I grassi ritardano la secrezione dell'acido cloridrico, la loro presenza ridu-
ce notevolmente l'azione dei movimenti dello stomaco, provocano una diversa
stimolazione del flusso della bile nel duodeno e provocano un grande ritardo nel
processo digestivo. (Un pasto medio, preparato secondo le regole della tradizie
nale arte culinaria, la quale contempla l'utilizzazione dei grassi cotti, rimane
nello stomaco per un periodo non inferiore alle 6 o 8 ore, il che è in piena
opposizione alla normale funzione fisiologica dello stomaco).
Nel succo gastrico e presente una lipasi la cui azione nel processo digesti-
vo dei grassi è alquanto limitata; potrebbe essere incrementata con l'assunzione
di qualche piccola dose di alcoole. ma questo comprometterebbe il processo di-
gestivo delle altre sostanze che abitualmente sono state assunte prima o che c e
munque vengono ingerite congiuntamente.
I orincioi alimentari ed il loro valore 49

I fisiologi hanno stabilito che, per soddisfare il fabbisogno giornaliero del


corpo, si dovrebbero ingerire 1 gr. di grassi per ogni Kg. di peso corporeo. ( A
mio avviso è un po' troppo se consideriamo che l'organismo è in grado di pro-
durre più di 213 dei grassi necessari alla sua economia; direi che la dose può
essere più che dimezzata, tanto più che ancora non si conoscono i motivi fisiol*
gici oltre a quelli già citati in precedenza, per cui i'organismo debba ossidare o
bruciare anche dei grassi per poter soddisfare le sue esigenze fisiologiche).
Forse sarà perché in alcuni di essi sono presenti quantità considerevoli di vita-
mine liposolubili quali la A, la D, la E, la F e la K., comunque queste sostanze
le riscontriamo in quasi tuni gli alimenti vegetali, se non in vitamine proprie
bensi in sostanze provitaminiche, in caroteni, ecc.
Oltre all'apporto vitaminico, il valore e l'importanza dei lipidi sono dati
dalla presenza di determinati acidi grassi insaturi, fra i quali i più importanti
sono l'acido linoleico, i'acido linolenico e i'acido arachidonico in quanto, stando
al concetto della biochimica, la loro presenza benché in quantità minima - direi
infinitesimale - è indispensabile alla sintesi metabolica dei grassi nel processo
nutrizionale. In medicina tradizionale vengono somministrati come vitamina F.
L'alimentazione latto-ovovegetariana è la più indicata per l'apporto nutri-
zionale dei grassi però. perché questo apporto sia tale, ci si deve attenere alle
prescrizioni dietetiche del ricenario esposto nel presente testo.
In maniera categorica sconsiglio I'utilizzazione dei grassi di produzione
industriale poiché con la trasformazione dell'olio in grasso tramite il processo di
idrogenazione, la linoleina e I'inolenina si convertono in oleina ed in estearina
perdendo in tal modo le loro proprietà che per il processo nutrizionale sono di
capitale importanza.
A prescindere da questo fattore, dobbiamo sapere che i grassi industriali
poi, quali possono essere il burro, la margarina e certi strutti, i'olio di semi vari,
ecc., contengono additivi e conservanti chimici-che ad enumerarli ci vorrebbe
una pagina C più, però, sappiate che queste sostanze sono cancerogene.
In questo trust industriale in cui i valori etici, i'onestà e la responsabilità
sono sconosciuti, mi è difficile consigliare il prodotto più genuino, ad ogni modo
per gli oli, anche se un po' costosi, consiglio: 1" Olio di oliva di prima spremi-
tura a freddo - 2" con molta riserva, olio di germe di mais, di soia e di ara-
chide. - 3" il burro casereccio, la ricotta, la mozzarella, i formaggi freschi.
Ci sarebbe molto di più da dire sui grassi (lipidi) però quanto ho esposto è
più che sufficiente a chi è realmente intenzionato alla confezione dei menu
secondo la mia tavola delle combinazioni alimentari e a chi finalmente ha capito
il valore della nutrizione quale primo elemento indispensabile per il recupero ed
il mantenimento della propria salute.
I GLICIDI O CARBOIDRATi

Veramente il termine carboidrati con il progredire della biochimica è


passato di moda, in quanto alla semplice ed iniziale considerazione atomica
delle radicali C - carbonio, H - idrogeno ed O - ossigeno, è stata considerata
anche la presenza molecolare di gmppi: alcoolici (- C H 2 0 H . CH-OH) ed
aldeidici (C:), o di gruppi alcoolici e chetonici (CO).
A prescindere da questa precisazione, diciamo che i glicidi al confronto dei
lipidi sono realmente sostanze di cui l'organismo non può fare a meno. Essi ven-
gono contraddistinti in glicidi diretti ed indiretti.
Glicidi diretti sono gli zuccheri semplici e di facile digestione od assimila-
zione, più precisamente quelli che non subiscono il processo metabolico di
trasformazione e vengono comunque utilizzati dall'organismo.
Glicidi indiretti invece sono le sostanze derivate dai farinacei ed amidacei.
la cui struttura viene sintetizzata da una varieta molecolare.
Quindi per glicidi si intendono tutti gli zuccheri e gli amidi, siano essi so-
stanze intrinseche, ossia proprie del cibo o alimento stesso allo stato naturale,
come pure quelli derivati dal totale processo di idrolisi che si origina nell'organi-
smo. Biofisiologicamente, essi sono sostanze indispensabili al fabbisogno ed
all'economia del corpo.
In effetti la loro principale funzione è quella di fornire ali'organismo Sener-
gia (pertanto sono chiamati anche sostanze energetiche) aifinche esso possa
espletare o compiere tutte le sue attività, sia le intrinseche, ossia quelle che con-
corrono al suo mantenimento in vita. quanto quelle manifestate dal pensiero e
dall'azione o movimento fisico.
A prescindere da quelle sostanze costruite nel nostro organismo che, grazie
al suo chimismo può trasformare o tramutare in zuccheri ed in grassi. la maggi*
ranza di esse. le si può definire sostanze od elementi intrinseci del cibo stesso
allo stato naturale. La loro maggiore prevalenza la troviamo nella frutta, in ceni
ortaggi. nei legumi e nei cereali in genere. Di questi ultimi poi, con I'elabora-
zione in alimento da conservazione, prodotto con la trasformazione industriale,
quale può essere quella conserviera per le marmellate e confetture. dei biscotti-
fici C pastifici, si può dire che il loro tenore zuccherino viene ad aumentare.
In ragione della loro natura. la cui struttura chimica è comunque formata
dal carbonio. dall'idrogeno e dall'ossigeno, gli zuccheri vengono definiti carbo-
idrati o glicidi. Come già deno. ad essi appartengono tutti gli alimenti ad alto
tenore zuccherino e quelli a tenore amidaceo.
In relazione a tale natura (questo è riferito per quelle sostanze che interes-
sano l'alimentazione), i glicidi sono stati suddivisi in tre gruppi: monosac-
caridi, disaccaridi e polisaccaridi.
I" - Nei monosaccaridi i costituenti principali sono dati dal glucosio, il
quale in molta quantita e presente nella frutta matura, soprattutto nell'uva. ed il
I orinci~ialimentari ed il loro valore 51

fmttosio, che pure abbonda nella frutta, ma la sua maggiore prevalenza si trova
nel miele.
2" - Nei disaccaridi gli elementi di maggiore rilievo in relazione alla loro
presenza qualitativa e quantitativa sono il saccarosio, il quale è il comune zuc-
chero da tavola ed il lattosio che è il costituente zuccherino contenuto nel latte.
I costituenti di questi due primi gruppi cioè il glucosio, il fmttosio, il sacca-
rosio ed il lattosio non richiedono grande lavoro all'apparato digerente. Il loro
processo di digestione si può dire che sia rapido, in special modo, i primi tre ele-
menti rimangono nello stomaco per pochi minuti.
Dopo il processo di assimilazione che sempre avviene ad opera del tessuto
dell'intestino tenue,questi elementi circolando nel sangue, si trasformano in
glicogeno. il quale viene raccolto ed immagazzinato nel fegato e nei muscoli.
Le sostanze zuccherine entrate nel fegato effettuano un'azione protettiva e
ricostituente nei suoi confronti; invece quelle passate nei fasci muscolari tonifi-
cano il sistema e gli consentono di espletare più felicemente la sua funzione.
3" - Dei polisaccaridi invece dobbiamo dire che, secondo la specie, sono
costituiti da un complesso di sostanze che si differenziano dagli zuccheri che.
per la loro struttura molecolare, sono insolubili in acqua e non cristallizzano.
Fra i glicidi che costituiscono questo terzo gruppo, i più importanti sono:
I'amido che in origine è caratterizzato nel seme delle piante, in tutta la specie dei
cereali, nei tuberi, come le patate, nei legumi, ecc., dal quale, con il parziale pro-
cesso di idrolisi, si ottengono le destrine. Abbiamo poi il glicogeno il quale,
come già detto. è una sostanza presente nel fegato e nei muscoli, il quale costi-
tuisce anche il materiale di riserva di tutta la struttura tessutale animale. quindi
anche della carne che utilizziamo come cibo.
Con il totale processo di idrolisi che avviene nell'apparato digerente. il gli-
cogeno si trasforma in glucosio. Gli altri elementi riscontrabili nel gruppo dei
polisaccaridi, dato il loro irrilevante valore nutrizionale, non meritano menzio-
ne.
. t * *

I glicidi ( o i carboidrati), per il loro alto valore nutrizionale. ci consentono


una retta alimentare nutrizionale completa, in special modo se associati a
verdure ed ortaggi (prescindendo dalle proteine della carne e dei suoi grassi).
Certo, perche ciò sia tale, i cibi, in special modo i cereali. devono venire uti-
lizzati allo stato integrale e non brillati o devitalizzati inoltre, ci si deve accer-
tare che la loro natura sia da coltivazioni esenti da trattamenti chimici di ogni
specie.
Poiché il tema trattato è relativo ai glicidi. quanto ho poc'anzi detto per i
cereali vale anche per lo zucchero. il quale non deve mai venire servito alla n+
stra mensa se raffinato.
(Vedi tavole di comparazione)
52 Capitolo ZII

LE VITAMINE

Le vitamine sono sostanze intrinseche del cibo allo stato naturale ed inte-
grale nel vero senso della parola.
Da che mondo e mondo sono sempre esistite: fanno parte della struttura
atomo molecolo cellulare di tutti i prodotti vegetali e racchiudono in loro I'es-
senza infinitesimale che dà vita alla materia, la quale tuttavia è ancora occulta
alle conoscenze microscopiche della biochimica. Parte di esse sono presenti
anche nella carne e in determinati prodotti di ordine animale perb. se analiz-
ziamo a fondo, possiamo dire che in questo caso sono la risultante del processo
metabolico delle sostanze nutrizionali dell'alimento con cui si è cihato I'anima-
le le quali, a ragion veduta. sono ancora sconosciute alla biochimica benchè
abbia azzardato a dare un nome a determinate sostanze che ha creduto di isolare
nei suoi processi di analisi di laboratorio.
L'interessamento della biochimica nei confronti delle vitamine è iniziato
successivamente alla casuale prima scoperta. fatta nell'ambito della medicina
convenzionale ad opera di un medico olandese Eijkman che. nel 1897, 82 anni
orsono. si trovava nelle prigioni di Giava per curare gli ammalati di beriberi,i
quali accusavano polineuriti paralizzanti e spesso mortali.
La scoperta consistette nella somministrazione di riso integrale, cioè non
brillato e di crusca, a delle galline affette da beri-beri le quali. dopo tale som-
ministrazione guarirono dalla malattia.
Tale scoperta per la medicina naturale non è stata una novità.
La medicina naturale, sorretta dal pensiero filosofico che vede l'esistenza
organica con un'ottica dimensionale ben differente da quella della scienza con-
venzionale. la quale pretende misurare. catalogare e dare un nome a tutto cib
che le sue conoscenze non relazionate le suggeriscono, esulando dagli intrinse-
chi valori dell'organicità. dove il tutto viene misurato con il metro dell'inorgani-
co, come ripeto, la medicina naturale, ferma nel suo logico pensiero il quale
considera l'intimo ed intrinseco rapporto dell'unicità organica in genere, ha
sempre dato risalto a queste sostanze o valori indipendentemente dal loro nome.
anche se sconosciuti.
Operando nell'ambito della natura, utilizzando sapientemente tutti i suoi
elementi, pertanto anche le vitamine (ignorate fino al 1897). ha sempre dimo-
strato la validità e gli effetti dei suoi sistemi terapeutici, i quali furono conosciu-
ti in tutto il mondo civile cento anni prima della scoperta di Eijkman.
Solo che alla medicina naturale non è mai stato dato credito. come non lo si
vuole dare ora, malgrado l'evidenza dei fatti, tutto perche la sua semplicistica
logica differisce da quello che oggi suggestionatamente e consacrato tecnici-
smo scientifico, dimenticando che scienza è tutto ciò che e relazionato e d i m e
strato dai fatti che evidenziano l'utilità ed il bene collettivo apportato da un
jeterminato sistema.
I ~ r i n c i alimentari
~i ed il loro valore 53

E' dimostrato che l'interessamento della biochimica non è valso un granche


nei confronti della salute poiche, come già detto, la scienza chimica, misurando
le cose con il suo metro, orientò i suoi studi e ricerche nella produzione di sin-
tesi delle vitamine, ossia quella produzione artificiale che, dimenticando od
ignorando i valori degli elementi o sostanze vive, pretende costniirle con
elementi o sostanze inorganiche perche anch'esse contengono nei loro composti
le radicali chimiche conosciute con le quali si intende definire l'esistenza della
vita.
Per quanto ci si ammattisca, in laboratorio non si potrà mai produrre un
processo di sintesi del cibo, poichk il laboratorio non è i'ambiente organico cioè
il corpo che, con il concorso di una componente psichica, cede parte di sè, ossia
che congiuntamente all'elemento in elaborazione secerne umori o sostanze,
entità magnetiche ed elettriche di qualità e quantità indecifrabili, prerogativa
enigmatica del mistero della vita organica. (Per ora ci limitiamo a pensare e
supporre su quanto ci è consentito dall'espenenza).
Le vitamine o sostanze infinitesimali e sconosciute vanno ben oltre alle
radicali e composti presunti, tant'è vero che. malgrado l'apparizione e la scom-
misurata somminisbazione di queste sostanze artificiali denominate vitamine, le
malattie, anche le meno impensate proliferano quotidianamente, fabbricando
una società di malati cronici, quando non mietono morti a non finire. Contraria-
mente a quanto disse Paul de Kruif che, esaltando la nuova scienza della nutri-
zione allopatica, nata con la scoperta delle vitamine sintetiche, ha proclamato il
trionfo della medicina accademica sulla malattia originata dalla loro carenza.
Le vitamine artificiali servono momentaneamente a tappare un buco come
si suo1 dire; l'organismo ha ben altre esigenze.
Data la sua natura, la quale è unica ed inscindibile, l'organismo non accet-
ta sostanze di sintesi, bensi necessita di quelle sostanze che solo la natura gli
può proporzionare, le quali devono essere somministrate allo stato naturale in
quanto, grazie alle sue risorse biochimicofisiologiche, solo lui è in grado di tra-
sformare in veri elementi di vita per il suo reale fabbisogno.
Le vitamine, come gli elementi dei sali minerali, sono l'essenza della mate-
ria. Un cibo privato delle sue sostanze è una cosa morta. Ci si può rimpinzare
dei più appetitosi piatti, però se gli alimenti sono denaturalizzati, come lo sono
per conseguenza dell'elaborazione industriale e culinaria, stiamo pur certi che
questi alimenti non ci potranno mai nutrire e comunque saremo costretti a farci
portare in tavola i composti vitaminici e dei sali minerali di sintesi chimica per
poter apparentemente soddisfare le necessità dell'organismo.
Quanto affermo è stata una mia prima esperienza vissuta 28 anni orsono
nell'ambito della medicina naturale, la quale ha radicalmente cambiato il mio
modo di pensare ed il mio fino allora abituale modo di vivere che per nulla si dif-
ferenziava da quello che abitualmente vive la maggioranza della gente del
mondo socialmente e culturalmente sviluppato.
54 Capitolo III

Nel già lontano 1943 mi trovavo, prestando servizio militare, a Vugliacme-


ni (lo scrivo come si pronuncia), località situata sul mare a 15 Km. circa da Ate-
ne. Per la cronaca. il 18 Settembre di quell'anno il governo di Badoglio che de-
stitui quello fascista, incondizionatamente firmò w n gli alleati il trattatodi pace.
In quella circostanza fui fatto prigioniero dalle forze tedesche che, come noi, si
trovavano a presidiare in quelle regioni.
Qualche giorno dopo i tedeschi mi deportarono in Polonia che raggiunsi
dopo 27 giorni di viaggio in carro bestiame. Se ben ricordo, era il 15 Ottobre. La
differenza climatica che esiste fra Atene e Sudauen (località della Polonia nord
occidentale ove era ubicato il campo di concentramento nel quale fui rinchiuso)
e rilevante; in effetti, dai 40" C di calore all'ombra riscontrati in quell'anno ad
Atene, in pochi giorni mi trovai in un ambiente dove la temperatura era di
3 t 4" C sopra lo zero.
Per il colmo dei mali, l'inverno con i suoi 18 gradi e più sotto lo zero si fece
sentire antetempo, cogliendomi prima di tutto senza un vestiario appropriato per
quei rigori invernali in quanto vestivo l'uniforme leggera, per non dire poi della
alimentazione incompleta composta da un mestolo di brodaglia e 150 gr. di
pane, che ha concorso rapidamente ad alterare la mia salute che non era delle
migliori.
Fui colto da una polinevrite alle braccia, spalle, collo e testa, tale fu la dia-
gnosi dei medici militari che mi visitarono qualche mese dopo il mio rientro in
patria a fine guerra.
Era l'ottobre del 1945, mi furono prescritte iniezioni di vitamine del com-
plesso B. Ne feci un'infinità. ma il mio male non accennava a sparire. Nel 1949
per ragioni di lavoro andai a Santiago del Chile: nel frattempo, il male apparen-
temente stazionario, sotto sotto continuava la sua opera distnittrice, in effetti nel
settembre del 1951, con esattezza non ricordo il giorno, notai un annebbia-
mento della vista, ricordo solo che, guardando i raggi solari. li intrawedevo
appena. Allarmato, immediatamente consultai un amico medico, il Dott. Luigi
Bellolio, il quale non sapendosi spiegare la natura del fenomeno, mi mando da
uno specialista in oculistica che fu suo professore all'llniversità il quale, dopo
avermi visitato sommariamente, senza ulteriori spiegazioni, mi prescrisse I'im-
mediato ricovero all'ospedale San Borja.
L'attenzione dei medici fu delle più lodevoli. Cinque luminari dell'oculisti-
ca, wadiuvati da radiologi e laboratoristi, per più di una settimana mi esamina-
rono come più non potevano. Le opinioni sull'origine del male furono le più
diverse (come ordinariamente awiene in medicina tradizionale). furono chiama-
ti in causa vinis, la tbc.. ecc., però gli esami risultavano tutti negativi.
La conclusione diagnostica fu: neurite ottica con emorragie nel bulbo ocu-
are sinistro. La cura terapica fu a base di iniezioni di vaccini per produrre la
'ebbre, di antibiotici, di cortisone (a quel tempo costosissimi) e vitamine a non
inire.
I principi alimentari ed il loro valore 55

Il risultato Fu che l'occhio sinistro rimase cieco ed anche strabico e la p


linevrite non volle andarsene.
Disilluso da tali cure, circa un anno dopo volli provare con la medicina
naturale. Andai dall'allora famoso naturalista Manuel Lezaeta Acharan, il
quale fu il famoso formulatore del rivoluzionario concetto dottrinale sull'equili-
brio termico fra le temperature interna ed esterna del corpo: concetto o principio
basilare su cui oggi si erge la medicina naturale moderna. D a Lui fui consigliato
di osservare l'igiene naturale i cui mezzi terapici sono: come prima cosa la diete
terapia. poi la idroterapia e la fangoterapia, ecc.
Osservando il più possibile la dietoterapia (che non ho più abbandonato) e
praticando parzialmente alcune delle altre discipline naturali, oggi 28 anni dopo,
posso accertare che in me non v'è rimasta alcuna vestigia di tale malattia. Sono
28 anni che non prendo più una pastiglia per i dolori in genere, quindi cosa
debbo dire? N o alle vitamine artificiali, no ai farmaci. La stessa cosa dicono
quelle migliaia di ex ammalati che, seguendo le mie prescrizioni dietetiche ed os-
servando in parte I'igienista naturale hanno posto riparo ai loro mali.
Le uniche vitamine e gli unici farmaci che portano alla normalità il preca-
rio stato di salute allontanando la malattia, sono i prodotti del mondo vegetale
allo stato integrale saggiamente somministrati congiuntamente al lievito di birra
dietetico, alle alghe marine, in concomitanza di alcuni prodotti di ordine ani-
male quali l'uovo sodo, il tuorlo d'uovo fresco, il formaggio fresco, la ricotta. lo
yogurt ed il miele.
Orbene, dopo questa narrativa che evidenzia il valore e l'effetto delle (chia-
miamole) vitamine naturali nei confronti di quelle artificiali, per restare in tema
e senza utilizzare le espressioni della biochimica che, per la maggioranza dei let-
tori sarebbe un linguaggio di formule astruse, cercherò di ricordare ciò che
suggestivamente questa scienza afferma, attenendomi comunque ad una intendi-
bilità alquanto descrittiva.
Il nome vitamina etimologicamente deriva dall'associazione del sinonimo
"amina" con l'aggettivo "vitale".
Stando alla biochimica cioè, (alla chimica vitale), la m i n a è un composto
chimico derivato dall'ammoniaca per sostituzione di uno, due o tre atomi di
idrogeno con altrettanti composti o sostanze chimicamente definite radicali
alchilici o arilici e, pertanto, da tale relazione viene definita in m i n a primaria,
secondaria e terziaria.
Però, per I'organicità riferita all'essere animale, tutte queste definizioni evi-
denziano una futile presunzione di sapere, in quanto il metro o il mezzo con cui
esse vengono definite e stabilite non è appropriato poiché il tutto è visto e com-
parato con l'ottica di quella scienza chimica che pretende stabilire qualitativa-
mente e quantitativamente la reciprocità di un elemento morto all'elemento vi-
vente.
L'elemento vivo è formato da una miriade di composti che, oltre ad essere
56 Capitolo III

organici sono anche di ordine inorganico i quali sono dotati di un potenziale elet-
trico e magnetico. E' da ricordare poi che l'utilizzazione e I'approfittazione
dell'elemento vivo da parte del c o m . .. awiene in un laboratorio chimico natu-
rale. Tale laboratorio chimico è il suo apparato digerente nel quale per produrre
il processo di trasformazione e tramutazione chimica dell'elemento. concorre la
secrezione e somministrazione di sostanze e umori organici propri, w m e già ci-
tato in precedenza e che, purtroppo, non si potranno mai produrre in un labora-
torio chimico tradizionale.
Ad ogni modo, per quanto concerne le attuali conoscenze della biochimica
e per ciò che potrh interessare il lettore, mi limiterò a ricordare che le vitamine
sono state suddivise in due principali gnippi: liposolubili, ossia quelle che si
sciolgono nei grassi e idmsolubili invece quelle che si sciolgono nell'acqua.
* * L
\
i Seguendo l'ordine abbiamo:

VITAMINE LIPOSOLUBILI (primo gruppo)


Vitamina A o provitamina A o (favorisce la vista e
p = betacarotene axeroftolo e retinolo I'accrescimento)
Vitamina D = -
D2 Ereocalciferolo 1

J
provitamina Ergosterolo
(antirachitica)
D3 Colecalciferolo
provitamina 7 - Deidmcolasterol
Vitamina E o a = Alfa Tocoferolo (controlla ed agisce sul processo della fecondazione)
Vitamina F - Acido linoleico. linolenico e arachidonico (gruppo degli insaturi)
(antidematosa)
Vitamina K o a = Alfa - Fillochinone (antiernorragica)

VITAMINE IDROSOLUBILI (secondo gmppo)


Vitamine del gruppo B
B1 - Aneurina e Tiamina (antineuritica e antiberiberica)
B2 - Lattoflavina, Riboflavina (partecipa nella nutrizione)
B3 o PP - Niacina o amido nicotinico (antipellagrosa)
B5 - Acido pantotenico (protegge la sirumira cellulare organica)
86 - Piridoxina o Adennina (tonica della sbuttura cellulare e del si-
stema nervoso)
88 - Vitamina H o Biotina (antisebomica)
I orincioi alimentari ed il loro valore 57

B9 o Fattore V o Vitamina M e Bc - Acido folico (agisce sul metabolismo)


B12 - Cianocobalamina (antianemica)

Altre vitamine idrosolubili che esulano dal gmppo B


C - Acido ascorbiw (alcalinante ed antiscorbuto)
C2 o Vitamina P - Rutina. Citrina. Catechina (alcalinante, antiemorragica. antiscor-
buto)

Tutte queste vitamine citate sono ciò che più frequentemente viene
presentato al pubblico e. ad alcuno forse, sembrerà strana la loro elencazione o
classificazione, specie per quelle idrosolubili. Però sta di fatto che, dalla loro
scoperta ad oggi, più volte il loro nome è stato cambiato in quanto la fisiobiochi-
mica ha riscontrato che molte di esse non erano sole, bensi si trovavano associa-
te ad altre che ancora non avevano rivelato il loro connubio, successivamente
dimostrato dalle analoghe proprietà esistenziali, principalmente presenti nell'e-
lemento naturale specialmente se questo è di ordine vegetale.
Purtroppo, questa è la realtà della ricerca scientifica di laboratorio, la quale
oggi può smentire quanto fino a ieri era stato creduto una cosa certa!!! Dirò di
più, tutte le sostanze che si sviluppano o realizzano nel nostro corpo per conse-
guenza delle reazioni dei processi biochimici, sia nella specifica funzione meta-
bolica quanto in quella endocrina a carico delle ghiandole a secrezione interna
che. oltre a seguire una legge fisico-chimica-biologica, sono condizionate dal-
l'azione psico emozionale per cui possono venir eccitate od inibite nella loro
particolare funzione, sono vitamine o enzimi ed ormoni ( o come si vogliono
chiamare) i quali, date le nostre limitate conoscenze, non sono tutti ben defini-
bili e tanto meno controllabili.
Sta il fano che tutte queste sostanze esistono negli elementi del mondo
vegetale ed in parte anche in certi elementi di ordine animale e la loro approfit-
tazione da parte dell'organismo viene dimostrata dalla diretta assunzione dell'e-
lemento cibo allo stato naturale, seguendo la metodica scientifica dei principi
della compatibilità ed incompatibilità degli alimenti con la quale vengono
stabilite le combinazioni biochimiche dell'alimento stesso in relazione alla biofi-
siologia dalla funzione digestiva del nostro apparato digerente.
Orbene, solo se controllate in tal modo, possiamo star certi che esse svolge-
ranno il loro compito. Tutte le carenze dell'organismo verranno soddisfatte
secondo i dettami dell'equilibrio biofisiologico dell'organismo stesso.
Generalmente lo stato di malattia, a prescindere dal fattore dell'equilibrio
termico delle temperature, che poi non è altro che una conseguenza, evidenzia
sempre una carenza vitaminica. Quindi. carenze ad avitaminosi sono le cause
responsabili di tutta la disarmonia biochimica della struttura cellulare organica
del corpo.
La moderna biochimica illusoriamente pretende di produrre per sintesi la
vitamina ossia quelle vane sostanze la cui microscopica struttura cellulare e pre-
sente in quantità infinitesimale in qualsiasi fibra grezza che costituisce I'ele-
mento classificato come cibo.
Credetemi. nessuna vitamina di sintesi chimica è completa. mentre quella
che assumiamo con l'alimento, specie se questo e di origine integrale biologica o
biodinamica, e veramente la vitamina viva. E' il vero farmaco.
Non avendo un metro che ci consenta di stabilire quali siano i componenti
di tutte le sostanze che costituiscono un determinato alimento. è impossibile
scinderli e, non scindendoli, non si può elaborare per sintesi una vitamina
completa.
Le vitamine prodotte per sintesi, ossia artificialmente, non possono venire
approfittate dall'organismo. Tutto ci6 viene evidenziato a seguito di una loro
somministrazione in quanto nel nostro corpo vanno ad originarsi o prendere vita
nuovi processi collaterali di malattia. quanto meno si possono evidenziare sulla
pelle delle manifestazioni foruncolose. eritemi, ascessi. ecc.; se poi vengono as-
sunte in forti dosi, la loro azione può manifestarsi letale per il soggetto.
Quanto affermo è stato confermato nel mondo dello sport specie in questi
ultimi anni. Dopo la somrninistrazione di forti dosi di vitamine come "doping",
più di qualche atleta ci ha rimesso la vita. Questo non accadrà mai alimentando
il nostro corpo con cibi di ordine vegetale in special modo, ripeto. se sono stati
prodotti in forma biologica o biodinamica. ossia totalmente esenti da tratta-
menti chimici di qualsiasi natura, tanto nella loro produzione quanto nella con-
servazione.
Con quanto ho esposto non e che non voglia dar credito a ciò che quoti-
dianamente la scienza scopre, solo che il mio punto di vista, che poi e comune a
quello di tanti altri colleghi e di tutti i benpensanti, e che se realmente si wo-
le sconfiggere o debellare la malattia, dobbiamo convincerci una volta per tutte
di una cosa sola: abbandonare I'artificialismo ritornando alla Natura; nutrirci
frugalmente e razionalmente con i suoi prodotti il piu possibile allo stato natu-
rale, dimenticando quanto ci propone la scienza convenzionale e l'arte culina-
ria.
Poiché nel capitolo 4" vengono esposti secondo il concetto trofologico tutti
i prodotti alimentari che comunemente utilizziamo nella nostra alimentazione e
che il commercio ci propone, nel cenno particolareggiato che segue sulle vita-
mine mi sono limitato a richiamare solo la loro provenienza. (E' prodotto dal
corpo, e presente anche nei vegetali).
I principi alimentari ed il loro valore 59

VITAMINE LIPOSOLUBILI

l
A = Axeroftolo retinolo
Provitamina A "antixeroftalmica"
p = Betacarotene
(viene prodotta dal corpo ed e presente nei vegetali)

Funzione biologica : protezione delle mucose epiteliari e dei tessuti ghiando-


lari; protezione della porpora visiva.
Svolge azione antirachitica, favorendo lo sviluppo del-
l'organismo, in particolar modo partecipa nella funzio-
ne retinica.
La sua carenza : provoca emeralopia ossia scarso adattamento alla luce
corpuscolare, indurimento ed opacità della cornea, arre-
sto dell'accrescimento, essicamento ed esquamazione
della pelle, fragilità delle unghie, disturbi mestmali,
indurimento doloroso del seno, magrezza eccessiva, ecc.

Attenzione!! - L'ipervitaminosi, ossia l'eccedenza eccessiva produce intossica-


zioni gravi i cui sintomi sono paragonabili a quelli di un tumore cerebrale.
La quantità giornaliera e calcolata in 5000 unità internazionali, ossia in 2
rng. (milligrammi) per ambo i sessi.

D = D2 - Ergocalciferolo

I
Provitamina Ergosterolo
"antirachitica"
D3 - Colecalciferolo
Provitamina 7 - Deidrocolasterolo
(viene prodotta dal corpo ed e presente nei vegetali)

Funzione biologica : regola il metabolismo calciofosforico, ossia fissa nell'or-


ganismo i minerali in special modo regolando il m e t a b
lismo del calcio e del fosforo.
La sua carenza : concorre alla demineralizzazione, pertanto è causa di
rachitismo il quale si presenta con deformazioni schele-
triche e dentali; alterazioni delle articolazioni; anemia,
tubercolosi, ecc. I1 rachitismo nei bambini lo notiamo
per la loro evidente debolezza e fragilità, la quale è
concomitante alla deformazione toracica la cui stmttu-
ra si evidenzia come il petto di gallina o come la carena
di una barca: dal rigonfiamento del ventre che si presen-
ta voluminoso, come pure per la struttura ossea degli arti
inferiori che si notano divergenti generalmente dal gi-
nocchio in giù e dalla tibia a forma di lama.
La quantità quotidiana presunta è stata calcolata in 400 unita internazio-
nali a 2.5 mcg. = millesimi di mg. per ambo i sessi.

E = a - Alfa o Tocoferolo "vitamina della riproduzione"


(non è prodotta dal corpo: e presente nei vegetali e nel polline)

Funzione biologicn : controlla ed agisce sul processo della fecondazione; è


protettrice degli epiteli. in particolare dell'apparato ge-
nitale. Esercita una protezione ormonica (progesterone).
La sua carenza : viene evidenziata da alterazioni nell'ambito degli organi
della riproduzione: nella struttura cellulare della pelle.
nel sistema cardiovascolare. nella fisiologia del sistema
neuro-muscolare, nella deficienza metabolica dei grassi.
Pertanto, possiamo dire che la carenza della vitamina
"E" partecipa in vari stati patologici quali possono es-
sere le alterazioni del miocardio, I'angina pectoris, I'ar-
teriosclerosi, gli eczemi. ulcerazioni. sclerosi a placche,
pero quello che piu e certo sono: ritardi della pubertà. i
mestrui dolorosi, i processi infiammatori vaginali. I'atro-
fia dei testicoli. delle ovaie. dell'utero. l'impotenza e la
sterilità.
La quantità quotidiana presunta per soddisfare il fahbisogno giornaliero è
stata stabilita in 10 - 25 mg. al giorno per ambo i sessi.

F = acido linoleico, linolenico, arachidonico "antidermatosa"


(non viene prodotta dal corpo, e presente nella composizione di alcuni vegetali)

Flinzione biologica : indispensabile alla sintesi metabolica dei grassi che


esercita in concomitanza alla presenza delle covitamine
B6 ed E.
La sua carenza : alla sua carenza sono imputabili: processi esantemici.
screpolature, ragadi, I'arteriosclerosi, le trombosi, I'ar-
trite. la flebite. l'angina pectoris. vari disturbi epatici e
del sistema nervoso.
I ~ r i n c i o ialimentari ed il loro valore 61

La quantità presunta come dose e data in 2.4 gr. di acido linoleico per opti
1.000caloric della razione che comunque deve essere ingerita con i grassi degli
alimenti.

K = cr Alfa Fillochinone "antiemorragica"


(viene prodotta dal corpo. sintetizzata dalla flora intestinale normale però e
presente nei prodotti vegetali).

Funzione biologica : si trasforma nel fegato in protrombina. La sua azione e


antiemorragica.
La sua carenza : viene evidenziata dalle emorragie spontanee, in diversi
disturbi del fegato (itterizia. epatiti varie, coliti, ecc.) in
disturbi circolatori (geloni. orticane); dopo forti tratta-
menti di antibiotici, per cui l'armonia della flora batteri-
ca intestinale viene alterata.
La quantità quotidiana necessaria al fabbisogno organico non è stata preci-
sata.

\TTAMINE IDROSOLUBILI

(La maggioranza di queste è data dal gmppo B formato dalla B1 - B2 - B3 -


R5 - B h - BR- BQ-B12).
BI = Aneurina - Tiamina "antineuritica - antiberiberica"
( e prodotta dal corpo, e presente nei vegetali)

Funzione biologica : regolatnce dell'equilibrio nervoso, regola le funzioni


intestinali che tonifica. E' una indispensabile regolatri-
ce del metabolismo degli zuccheri (agisce come pirofo-
sfato o Co-Carbossilasi).
La sua carenza : e indice di nevriti, stanchezza fisica, male di testa, perdi-
ta di memoria, alterazioni cardiache e circolatone.
affanno, vertigini, inappetenza, ulcere allo stomaco. agli
arti; ecc.

La quantità quotidiana consigliata come dose può essere di 2 i3 mg. al


giorno per ambo i sessi.
62 Capitolo 111

:: B2 = Lattoflavina - Riboflavina "interessata nella nutrizione"


(e prodotta dal corpo, è presente nei vegetali)

Ftinzionebiologica : è un fattore dell'accrescimento. è indispensabile per


l'attività enzimatica, opera nel metabolismo degli zuc-
cheri, dei grassi e dei protidi.
La sua carenza : si riscontra con la denutrizione dei laitanti nutriti con
latte artificiale: provoca frastorni gastro-intestinali e
stipsi; lesioni oculari e disturbi visivi, cataratte, ecc.
ragadi sulle giunture, atrofia delle papille linguali, delle
unghie; con la denutrizione dei capelli che si presentano
fragili ed opachi, con l'insorgenza di crampi muscolari,
con persistenti emicranie e con deficienza respiratoria
(bronchiti asmatiche).
La quantità quotidiana consigliata come dose è di 1.5 + 2 mg. al giorno per
ambo i sessi.

B3 o PP = Niacina o amido nicotinico "antipellagrosa"


(è prodotta dal corpo, è presente nei vegetali e nel polline)

Funzionebiologica : importantissima per il metabolismo dei corpi grassi e


degli zuccheri e per il mantenimento e la ricostruzione
tessutale in genere.
La sua carenza : innanzitutto causa la pellagra; si manifesta anche con di-
sturbi all'apparato digerente, può dar adito a processi di
dermatosi, a disturbi circolatori periferici, a stati di psi-
cosi depressiva, ecc.
La quantità consigliata come dose giornaliera e di 20 mg. al di per ambo i
sessi.

B5 = o Acido pantotenico "protettore della struttura cellulare organica"


(è prodotta dal corpo. e presente nei vegetali' nel polline e pappa reale)

Funzione biolorica : svolge un'azione protettiva delle cellule in special modo


di quelle epatiche. inoltre partecipa all'assimilazione
delle sostanze grasse.
I pn'ncipi alimentari ed il loro i-alore 63

La stia carenza : si manifesta con lesioni e disturbi del fegato: come pure
può dar atto a processi infiammatori delle mucose delle
vie respiratorie e di quelle dell'apparato digerente: con
manifestazioni esantemiche della pelle: come può dar
atto a stati depressivi e malattie della psiche. Anche la
caduta dei capelli è indice di carenza della vitamina B5.

La quantità quotidiana ritenuta utile come dose è di 10 mg. al ~ i o r n oper


ambo i sessi.

il6 = o Piridoxina o adermina "emoglobinica e antipellagrosa"


(è prodotta dal corpo. è presente nei vegetali. nel polline, ecc.)

Funzione biologica : favorisce la transaminasi, partecipr! alla formazione


dell'emoglobina svolgendo un'importante funzione nel
metabolismo dei grassi e degli amminoacidi: protegge il
processo urinario dalla concentrazione dell'acido os-
snlico nelle urine: svolge un'azione importante nel p r e
cesso della crescenza.\
La s u a carenza : viene riscontrata dai vari stati di dermatite nei lattanri e
di malattie della cute in genere: da alcuni processi di
anemia: dai frequenti crampi muscolari: dalla presenza
dcll'acido ossalico nelle urine: in certi casi di arterio-
sclerosi C per la presenza di tumori benigni di forma ci-
stica. i quali possono essere unici o multipli presenti nel
ctroio capellufo delle persone anziane.

La quantita quotidiana consigliata come doie è di 2 4 4 mg. al giorno per


ambo i sessi.

i38 = vitamina H o Riotina "antiseborroica"


( è prodotta da1 corpo. e presente nei vegetali)

Funzione hio1o:iea : è riscontrata la partecipazione nel metnholismo dei glici-


di. dei protidi e dei grassi. Svolee un'azione protettrice
della pelle e delle mucose. Aciscc sull'accrescimento e
sulla respirazione delle cellule.
64 Capitolo III

La sua carenza : generalmente si evidenzia con la diminuzione del tasso


dell'emoglobina: con manifestazioni di dermatosi e sec- i
chezze della pelle; con mancanza di forze, con altera-
zioni di ordine psichico, ecc.
i
La quantita consigliata al giorno come dose non è stata ancora accertata,
però una equilibrata dieta vegetariana addizionata con il lievito dietetico e più I
che sufficiente al fabbisogno organico. I

B9 = Acido folico
viene chiamata anche fattore V "antianemica"
o vitamina M e Bc
(è prodotta dal corpo, e presente nei vegetali)

Funzionebiologica : con la sua presenza concorre al processo metabolico


degli amminoacidi derivati da componenti proteici.
La sua carenza : concorre nei processi di anemia macrocitica ed eviden-
zia lo squilibrio digestivo ed i frastorni gastroenterici.
La quantità quotidiana ritenuta utile come dose oscilla fra 0.1 i 1 ,O mg. al
fiorno.

B12 = Cianocobalamina "antianemica"


(è prodotta dal corpo ed è presente nei vegetali, nel lievito e nelle alghe)

Funzione biologica : partecipa alla produzione dei globuli rossi.


Partecipa nel metabolismo di alcuni amminoacidi
La sua carenza : produce grande anemia accompagnata da frastorni alla
vista, mal di testa; frastorni digestivi, frastorni psichici,
ecc.
La quantita quotidiana ritenuta utile come dose oscilla all'incirca tra lo
0,05 + 0.8 mg. al giorno.

COLINA = è un idrossido di trimetiletanolammonio. il quale è una sostanza


che viene prodotta anche dal corpo se questo si trova in piena nor-
malità biofisiologica. E' presente pure negli elementi vegetali so-
prattutto in combinazione con altre sostanze.
I principi alimentari ed il loro valore 65

Funzione hiologica : esercita importanti azioni nel metabolismo dei grassi e


nel funzionamento del sistema nervoso.
L a s u a cnrenza : si ritiene che la sua carenza nell'organismo provochi
l'infiltrazione dei grassi nei tessuti del fegato: come puo
provocare o dare origine ad emorragie renali.
L a quantità ritenuta indispensabile a1 fabbisogno giornaliero non e stata
ancora precisata.

C = Acido aqcorbico "alcalinante. antiscorbuto"


(non e prodotta dal corpo, è presente nei vegetali)

Funzione h i o l o ~ i c a : importantissima nei processi di ossidoriduzione, fluidifi-


cn il sangue. regolarizza i l tasso del colesterolo. parteci-
pa all'utilizzazione del ferro. antiemorragica. Attivatri-
cc del sistema endocrino. in quanto agisce su tutte le
~hiandole:antiseptica. rinforzante di tutti i vasi del si-
stema circolatorio del sangue e della linfa.
La stra carenza : determina emorragie dei capillari: mancanza di resisten-
za al lavoro ed alle fatiche sia fisiche che intellcttuali:
facilit:i la predisposizione agli stati influenzali, ai raf-
freddori: predispone l'organismo all'aneriosclerosi. alle
artriti, al reumatismo. agli edemi: concorre nella dccalci-
ficazione delle ossa.
La quantità si pui, dire varia. il tutto e condizionato alle esigenze or-
ganiche. peri, in via di mantenimento, sono più che suficienti 100 mg. al giorno.

C2 o Vitamina P = Rutina. Citrina. Catcchina "alcalinante. antiemorragica,


antiscorbuto"
(non è prodotta dal corpo, e presente nei vegetali)

F1ot:ione hiologica : analoga a quella della vitamina C. la quale vienc raffor-


zata e complementata dalla vitamina C2 le cui soctanze
sono cpeciiiche deeli agmmi. del pomodori. del pepere
ne. del mirtillo ed anche del grano saraceno.
L a s u a corcnza : detcrmina le anomalie orgnnichc già citate nella vita-
mina C.
66 Ca~iroloIII

La quantità di somministrazione come dose giornaliera non e stata accer-


tata, però asserisce che, alla persona che osserva una dieta vegetariana equili-
brata, basta il succo di due limoni, addizionato dal succo di due arance o di un
pompelmo.

Nota: La biochimica ha stabilito quale vitamina resiste al calore o quale no e quale


si ossida.
Per chi non lo sa. devo dire che tutte le vitamine non resistono oltre i 45' C e tutte le
vitamine si ossidano. Ben inteso. mi riferisco ai prodotti naturali vivi tolti dal loro
ambiente. ossia quelli che comperiamo in negozio. Ciò e presto detto: prendiamo un
pesce vivo o un granchio o qualche animale vivo che si possa cuocere in un pentola nor-
male, vedremo che prima che l'acqua di cottura abbia raggiunto il punto di ebollizione
l'animale e gih morto. Cio dicasi anche per i prodotti del mondo vegetale anz.i, questi non
necessita sottoporli a cottura, basta lasciarli per qualche ora in acqua a temperatura
ambiente perchc il loro potenziale vitaminico venga dimezzato; dir6 di piu. un prodotto
vegetale quale puo essere l'ortaggio e la fmtta fresca, se lo utilizziamo 3 giorni dopo la
sua raccolta. possiamo star certi che utilizzeremo da un 20 + 30% in meno delle sue vi-
tamine.
Per ciò che si riferisce all'ossidazione o resistenza all'aria, posso dire che su un
pezzo di carne esposto a contatto dell'aria, dopo qualche ora sulla sua superficie esposta,
noteremo un colore ruggine, mentre sulla parte che aderisce al piano di appoggio, non si
notera alcun cambio cromatico, tun'al piu un imbianchimento del tessuto per il deflusso
del sangue dalla zona di contatto per effetto della pressione statica esercitata dal suo
peso.
Invece, per la fmtta e gli ortaggi in genere. una volta tolta la buccia o la pellicina,
bastano pochi minuti perche la superficie decorticata prenda tale colore, il che vuol dire
ossidazione, pertanto mancata resistenza agli agenti atmosferici.
Il concetto biochimico e limitato alle radicali chimiche, ossia alla struttura espressa
in atomi di carhonio. idrogeno. ossigeno. azoto addizionata da qualche componente
minerale. pero nella sua asserzione non considera l'esistenza delle sostanze inlinitesi-
mali organiche di vita, associate alle radicali che, purtroppo, non trovandosi piu in
condizione ambientale cessano di vivere.
Se poi l'indagine viene effettuata prelevando porzioni di bolo alimentare in fase di di-
gestione metabolica. oppure di tessuti cellulari organici, propri di un organismo il cui
apparato digerente non si trovi in pieno equilibrio termico, devo dire che i risultati ed i
valori di detta indagine non sono attendibili: i l che C dimostrato dagli sconcenanti risul-
tati della somministrazione di vitamine di sintesi, le quali non risolvono per nulla il p r e
cesso patologico latente, bensi danno origine a nuove insorgenze che, a breve scadenza.
al massimo nel giro di due o tre anni. degenerano in altri stati di malattia.

Altre vitamine sono state scoperte, perb il loro apporto o valore nutrizio-
nale non è ancora ben definito. Altre se ne scopriranno nel lungo cammino della
vita, m a la conclusione è che il mondo organico d a cui noi attingiamo gli ele-
menti per il nostro sostentamento e nutrimento costituisce una fonte inesauribi-
le di sostanze vitali che neppure immaginiamo, il cui apporto ed effetto sul
I principi alimentari ed il loro valore 67

nostro organismo lo riscontriamo solamente quando tralasciamo di assumere


questo o quell'alimento, il che è dimostrato dall'insorgenza dello stato di malat-
tia.

I MiNERALI E GLI OLIGOELEMENTI

Quanto si è detto per le vitamine e per gli enzimi vale anche per i minerali
ed in special modo per quelle sostanze considerate oligo-elementi le quali, per la
biochimica, specificamente sono la frazione gamma dei minerali, mentre invece
intuitivamente, per la medicina naturale essi non sono altro che elementi facenti
parte a quel tutto dell'essenza infinitesimale della struttura cellulare organica.
In effetti la parola oligo (dal greco oligos, vuol dire poco) ed in linguistica è
il primo elemento di parole composte dalla terminologia scientifica espressa-
mente utilizzate ad indicare quantità selettive, assolute, limitate, quindi per
oligoelementi sono da considerare anche le vitamine. gli enzimi e tutte quelle so-
stanze ancora sconosciute che, in rapporto infinitesimale, formano o parteci-
pano nella costituzione di una determinata struttura fisica che, per il nostro
caso, è tutta la struttura cellulare del tessuto organico.
Nel corso di questo studio sulla fisiologia abbiamo visto che anche le vita-
mine e gli enzimi concorrono nei processi di catalisi (sempre che il concetto
della biochimica non sia sventato) quindi l'informazione che espressamente con
la parola oligoelementi intende definire la specifica presenza infinitesimale degli
elementi minerali è errata.
Piu appropriato sarebbe dire che alla gamma degli oligoelementi fanno
parte anche le entità minerali che nel corso delle ricerche sono state scoperte e
quelle (minerali o no) che con il tempo si scopriranno come elementi costituenti
la struttura del tessuto organico.
Dopo questa parentesi di precisazione, dobbiamo dire che finalmente la
biochimica ha ammesso la presenza di altri elementi che formano l'integrazione
cellulare.
Ha scoperto che l'elaborazione biofisiologica della materia organica in
protidi, lipidi e glicidi, va oltre alle radicali chimiche. Studiando le diastasi, ha
scoperto che il processo di scissione e di integrazione avviene solamente per
I'apporto di costituenti minori delle sostanze stesse, presenti in bassa concen-
trazione, ma più che sufficienti per esercitare un'azione catalitica.
Per rendere più chiaro il concetto trofologico, trofoterapico e prandiolo-
gico esposto nei capitoli che seguiranno, è bene spendere qualche parola sul si-
gnificato di alcuni nomi della terminologia biochimica: su quella confusionaria
terminologia che fa impazzire perfino gli stessi inventori.
CATÀLISI, con questa parola viene definito il fenomeno che evidenzia la
velocità di alcune reazioni chimiche nel processo di scomposizione o composi-
68 Capitolo 111

zione di uno o più componenti per effetto della presenza di altre sostanze.
La catalisi pub essere omogenea e questo avviene quando la sostanza che
ha agito da catalizzatore e le sostanze reagenti risultanti dalla reazione formano
un sistema omogeneo; eterogenea invece si ha quando si verifica il contrario,
cioè quando la sostanza catalizzatrice rimane inalterata o non subisce modifica-
zione.
DIASTASI, vuol dire processo di separazione dei vari composti di un
elemento organico che, per conseguenza della scissione o scomposizione catali-
tica viene definito substrato.
Sostituendo la desinenza (asi) al nome foneticamente modificato del sub-
strato o sostanza sulla quale opera una diastasi, si avrà la definizione specifica
del nome. Ad esempio: si chiama proteasi quella sostanza che agisce sulle
proteine: lipasi invece quella che opera sui grassi, I'amilasi che scinde l'amido,
la saccarasi che interviene nella scissione del saccarosio, la lattasi che parte-
cipa nella scissione del lattosio, ecc.
Per regola generale, ogni diastasi opera specificamente su una specie sola
di sostanze, pertanto la lipasi non pub operare sugli zuccheri, come la proteasi
non ha alcuna influenza catalitica sui glicidi o carboidrati ecc.
Vi sono poi delle sostanze che, non solo attivano l'azione delle diastasi o
dei fermenti, bensi la loro presenza k necessaria all'azione stessa del fermento.
Dovrei parlare dei cofermenti o coenzimi, dei profermenti o proenzimi,
ecc., ma è sufficiente sapere che queste sostanze, oltre ad essere presenti nel-
I'elemento stesso, vengono anche secrete dal sistema cellulare dell'organismo,
come già accennato nei capitoli precedenti. Per rendere più chiara l'idea,
prendiamo in considerazione il tripsogeno, il quale è un fermento che viene
secreto dalle cellule pancreatiche che. per poter esercitare la sua azione sulle
proteine, necessita il concorso o la partecipazione del cofermento presente nel
succo intestinale chiamato enterochimasi.
Ricapitolando, diciamo che per oligwlementi si devono intendere tune le
sostanze di ordine infinitesimale, le quali concorrono nella funzione delle diasta-
si (siano esse conosciute o no) sempreche costituiscano la struttura molecolare
del tessuto organico, le quali in medicina naturale vengono definite sostanze
vitali.
Orbene, anche le sostanze minerali preponderatamente ritenute di quantità
minore, la cui totalità costituisce i due millesimi di quel quid che risponde al
99.98% di quelle sostanze minerali di origine organica che molto tempo fa sono
state considerate gli unici elementi del genere costituenti la complessiva econo-
mia organica, sono oligoelementi.
* a *

Segue l'elenco degli elementi un tempo creduti gli unici costituenti la mate-
ria vivente, i quali furono definiti plastici; questo per dare la possibilità di con-
I principi alimentari ed il loro valore 69

fronto con quello che analogamente oggi ci propone la fisiologia, sia esso rife-
rito al corpo, quanto all'alimento visto dal concetto trofologico esposto nel
capitolo IV.

I componenti che un tempo sono stati Componenti ultenomente scoperti


considerati plastici nella struttura organica vivente
C = Carbonio As =Arsenico
O =Ossigeno
H =Idrogeno
N = Azoto
Ca =Calcio

Mg
K
Magnesio
Potassio
B
Br
F
I

Al
Co
=Baro
= Bromo
=Fluoro
=Iodio

=Alluminio
= Cobalto
l Metalloidi

S Zolfo Cu =Rame
Fe Ferro Sn =Stagno
P Fosforo Mo = Molibdeno
Na Sodio Mn = Manganese ,Metalli
CI Cloro Ni =Nickel
Si Silice Pb =Piombo
Ti = Titanio
Zn = Zinco
Ag =Argento
Au =Oro

La biochimica ci insegna che alcuni minerali danno origine a sostanze aci-


de, altri invece stimolano sostanze basiche; quindi. per la salute integrale del
corpo si precisa I'indispensabilità dell'equilibrio acido-basico, il quale potrà
essere regolato solamente con l'equilibrato apporto degli alimenti in relazione
alla loro compatibilità esposta nella mia tavola delle combinazioni alimentari.
E' da tener sempre presente che, un eccessivo apporto di sostanze acide
ostacola i processi di ossidazione che awengono sia a livello della funzione
metabolica digerente, quanto a livello ematico del sangue il cui pH (grado di aci-
ditàl non deve mai superare il valore massimo di 7.35 a 37" C.

Per una maggiore esemplificazione, a titolo informativo. presento una


tabella in cui genericamente vengono riportate le specie di alimenti acidificanti
ed alcalinizzanti.
Alimenti acidilicanti Alimenti alcalini7zanti
Carni in genere

I
Frutta fresca, acidula
di ordine Pesci in genere e zuccherina (pmgne
animale Uova di ordine escluse)
Formaggi vegetale Ortaggi freschi
Legumi vcrdi
Patate
di ordine
vegetale
I Cereali e derivati
Legumi secchi
Fnitta oleosa
di ordine
animale
I
Castagne
Miele
Latte
Yosurt

A completamento di questo importante capitolo, per quanto genericamen-


te. elencheremo in ordine alfabctico tutti i minerali ritenuti componenti organici
che. a prescindere dal loro valore quantitativo. hanno una incidenza sia nella
composizione di tutta la struttura costituzionale organica, quanto nella partcci-
pazione come elementi di mantenimento e di cura.

L 'ALLUMINIO - Gli studi su questo elemento che f presente nella stnit-


tura organica. non hanno progredito un granchè. sappiamo che agisce sui centri
nervosi. che partecipa nella regolazione del sonno e nelle funzioni della mente.
E' presente nei prodotti vegetali.
L'ARGENTO - la sua presenza nell'organismo svolge un'azione batteri-
cida: la sua prescrizione in terapia è consigliata nelle affezioni influenzali,
quando si riscontrano compromesse le vie respiratorie. e piu precisamente i
polmoni: nei processi infiammatori intestinali e renali. E' presente nei prodotti
vegetali.
L'ARSENICO - svolge un'azione tonica e ricostituente. E' uno stimola-
tore dell'appetito ed un attivatore degli scambi nutritivi. pertanto concorre nelle
respirazione e nella protezione della pelle. In natura. è presente negli alimenti
vegetali (cereali ed ortaggi).
IL BORO - per quanto la sua presenza nell'organismo sia infinitesimale.
si puo dire che partecipa nel metabolismo del fosforo. quindi è un elemento che
interessa tutta l'economia dalla struttura ossea alle funzioni mentali. E' pre-
sente nei vesetali.
IL BRO.4fO - si puo dire che la sua azione sull'organismo è preminen-
temente sedativa: agisce sul sistema nervoso. E' presente negli alimenti di
ordine vegetale.
I principi alimentari ed il loro valore 71

IL CALCIO - è uno degli elementi di primaria importanza per la struttura


organica. Indispensabile all'equilibrio del fluido vitale ed è il componente prin-
cipale della struttura ossea. La presenza del calcio nella struttura corporea è
pari a11'1,50% del peso del corpo, dalla cui percentuale il 98.5% circa lo trovia-
mo come costituente la struttura scheletrica e nei denti. Il suo fissaggio nei tes-
suti e condizionato da diversi fattori; necessita di un concomitante apporto di
minerali quali il fosforo, il magnesio, il rame e della presenza dell'ergocalci-
ferolo o vitamina D2 e dell'acido ascorbico della vitamina C, inoltre, e non da
escludersi, la sua migliore approfittazione ci viene data con la pratica nudista. I
bagni di sole, di luce e di aria a corpo nudo sono gli elementi indispensabili per il
fissaggio del calcio.~Innatura. il calcio ci viene fornito da molti vegetali e dal
polline.
IL COBALTO - benche nell'organismo sia presente in quantità intinitesi-
male, dobbiamo dire che una sua carenza altera l'equilibrio nervoso del simpa-
tico e parasimpatico e condiziona l'organismo allo stato di anemia. Anche il
cobalto è presente negli alimenti del mondo vegetale.
IL FERRO - la sua presenza nell'organismo è a livello millesimale; in ef-
fetti il suo tasso in un corpo che pesa 70 Kg. è pari a 3.50 gr. circa. La sua
importanza biofisiologica è rilevante ed indispensabile al composto globulinico
della cellula ematica (il sangue); partecipa in determinati processi enzimatici e
la sua carenza denuncia stati di anemia grave. E' presente nei prodotti della
natura vegetale.
IL FLUORO - è un elemento importante per il metabolismo del calcio;
svolge una azione proteiirice dei denti e dei legamenti muscolari; con tutto cio si
consiglia di assumerlo solamente con il cibo, in effetti è presente nei cereali, in
certi fmtti ed in determinati ortaggi. Il fluoro di sintesi chimica è tossico.
IL FOSFORO - è ritenuto un elemento plastico; nella struttura organica
partecipa all'equilibrio del plasma sanguigno. al fissaggio del calcio nelle ossa; e
un regolatore del sistema nervoso e muscolare, stimola e tonifica le cellule
cerebrali e l'energia intellettuale. E' presente nei vegetali e nel polline.
L O IODIO - nell'organismo la presenza dello iodio concorre all'equi-
librio della funzione tiroidea: partecipa come vaso dilatatore in special modo nei
grossi vasi; svolge un'attivita antisclerotica pertanto,viene consigliato quando il
tasso di colesterolo nel sangue è alto, nei disturbi circolatori, ipertensione. ecc.
E' presente nei vegetali, specialmente nelle alghe marine.
IL LITI0 - è considerato come elemento depuratore poiché la sua azione
concorre nella funzione emuntoria. in special modo nella renale e cutanea. E'
anche un regolatore delle funzioni psico somatiche. E' presente nel mondo
vegetale.
L'ORO - è un oligoelemento dalla funzione protettiva; in effetti. la sua
azione viene evidenziata come antiinfettivo ed antiinfiammatorio. In terapeu-
tica, associato al rame ed all'argento, viene utilizzato nelle affezioni degenera-
tive, nella foruncolosi, nella presenza di stafilococchi, nella tubercolosi. nelle
suppurazioni ossee, nel reumatismo articolare, ecc.
IL MAGNESIO - è un elemento importante nel metabolismo del calcio:
concorre come equilibratore del sistema nervoso simpatico e parasimpatico;
svolge un'azione tonica in generale; è purificatore del fegato in quanto aumenta
la secrezione biliare. E' presente nei cereali, in gran pane dei prodotti vegetali e
nel polline.
IL MANGANESE - benché la sua presenza nell'organismo sia a livello
infinitesimale, possiamo dire che sia di capitale importanza per l'economia
organica, poiche è un costituente di diversi sistemi enzimatici; attiva il metaboli-
smo degli zuccheri, dei protidi e dei grassi, inoltre è un regolatore della crescen-
za. E' presente nella maggioranza dei prodotti vegetali e nel polline.
IL NICKEL - è stato scoperto che anche il nickel è un regolatore del
tasso glicemico del sangue, poiche svolge un'azione attivante e stimolante le se-
crezioni pancreatiche. E' presente nella frutta ed ortaggi.
IL POTASSIO - è uno degli elementi biogeni alcalini e, preponderata-
mente, concorre nel metabolismo dell'acqua regolando l'apporto idrico nei
tessuti: concorre nella regolazione della funzione delle ghiandole surrcnali. E'
presente nei vegetali. dal cereale alla frutta, come pure nel polline.
IL RAME - benchè la sua presenza nell'organismo sia di ordine infinitesi-
male, dobbiamo dire che svolge un'importante funzione biologica. In effetti.
concorre nel fissaggio del ferro ed alla costituzione emoglobinica; è indispensa-
bile alla formazione delle ossa. Svolge pure un'attivita antiinfettiva. antivirale,
antiinfiammatoria, ecc. E' presente nei vcgetali e nel polline.
LA SILICE - come il potassio è uno degli elementi biogeni della struttura
vivente; la sua presenza e interessata nella formazione ossea, nel sistema vasco-
lare, nel sistema nervoso, muscolare e respiratorio, pertanto è consigliata come
rimineralizzante. E' presente nei vegetali, e precisamente nella crusca dei cerea-
li, nella buccia dei legumi, della frutta, dei tuben e nelle verdure; è pure pre-
sente nel polline.
IL SODI0 - anche il sodio e un elemento biogeno alcalino dei centri
umorali. E' il sale marino allo stato naturale (non raffinato), la cui assunzione è
consigliabile venga contenuta nei limiti della degustazione del cibo il quale, allo
stato naturale, non ne è sprowisto. In effetti, il sodio è uno dei componenti base
dei prodotti vegetali.
LO ZINCO - elemento di valore oligodinamico. E' interessato nella
struttura cellulare del sangue; nella funzione endocrina dell'ipofisi. della tiroi-
de, del pancreas e delle ghiandole genitali. Partecipa in diverqi processi enzi-
matici. E' presente nei ve~etali,dai cereali alla frutta.
I ~ r i n c i alimentari
~i ed il loro ilalore 73

LO ZOLFO - è un elemento biogeno la cui presenza nell'organismo è di


capitale importanza: in effetti, la sua presenza interessa alla struttura ossea, alle
articolazioni e loro formazioni tendinee, alla struttura cutanea e più precisamen-
te alle fanere (ossia alle insorgenze della pelle). E' presente nei vegetali e nel
polline.

Per quanto concisa sia stata I'elencazione dei minerali conosciuti e ritenuti
costituenti la struttura vivente, l'esposizione proposta e più che sufficiente a
dare l'idea ed il valore dell'alimentazione naturale, se consideriamo che la loro
presenza. in quantità più o meno rilevante, forma la struttura e le fibre del tes-
suto dell'elemento vegetale che noi ci somministriamo come cibo.
Di proposito ho ignorato l'elemento di ordine animale citando la presenza
dei minerali che formano il cibo.
E' evidente che nella carne, nel pesce e prodotti derivati essi siano presenti,
però mai come nel cibo allo stato naturale. E' già risaputo che I'integrità dei mi-
nerali, per conseguenza della funzione metabolica dell'organismo animale.
viene trasformata. Tant'è vero che, con la somministrazione di una alimentazio-
ne camea, per sopperire le eventuali carenze minerali, si prescrive una integra-
zione a base di sali minerali di sintesi chimica: con tutto ciò nessuno è mai
riuscito a risolvere il problema della salute o a guarire dai propri mali che a
lunso andare si cronicizzano, quando poi non degenerano in stati patologici tal-
volta letali. Mentre invece, con il prodotto di ordine vegetale allo stato integra-
le, si risolve qualsiasi stato patologico. cancro compreso (sempre se l'organismo
possiede le sue possibilità di ripresa vitale). Comunque è ovvio dire chc il risul-
tato della dieta naturale e condizionato dalla concomitanza delle altre discipli-
ne igienistiche consigliate dalla medicina naturale.

Orbene. per concludere questa panoramica sulla fisiologia dell'alimento


riferito ai minerali. ritengo opportuno riportare alcune esperienze e conside-
razioni su di essi e più precisamente sui sali minerali. eseguite da studiosi e
ricercatori del tardo ottocento. Premetto che i sali minerali sono la risultante
metabolica degli umori assorbiti dalla terra dalle piante stesse che. con tale pro-
cesso, ce li propongono sotto forma di sali quali elementi componenti la loro
Struttura organica.

Virchow disse: "La malattia del corpo è sempre malattia della cellula".
E. Moleschott aggiunse: "La malattia della cellula insorge per la perdita di
sali minerali".
74 Capitolo 111

(1821-1898) Wilhelm Schlusser mette a punto la biochimica terapeutica


della cellula, legando le due premesse. "Integrando la perdita dei sali, si guari-
sce la cellula e con essa l'organismo umano".
(Però aggiungo: solo assumendo cibo integrale di ordine vegetale al crudo si
potrà raggiungere tale condizione).
La cellula è il primordiale organo elementare della vita dell'organismo.
In essa il vero protagonista è il protoplasma. il quale è costituito da sostan-
ze organiche (proteine, glicidi, lipidi e da una sostanza inorganica cioè l'acqua in
cui si trovano in soluzione sali di carbonio, magnesio, sodio. ferro. fluoro di cal-
cio, acido salicilico. ecc. (sostanze indispensabili per conservare l'equilibrio fra
acidi e basi di conseguenza della pressione osmotica del sangue, la cui deficien-
za dà atto all'insorgenza della malattia).
Questo e quanto afferma anche Schlusser. però la sola diversità di pen-
siero che si differenzia dalla medicina naturale è che lui prevede la reintegrazio-
ne con prodotti di sintesi, anziche utilizzare il cibo vegetale. A continuazione
presentiamo gli undici sali di Schlusser:
I" - CalciojTrrorico - è presente in tutte le cellule. nei tessuti e nei liquidi
organici. Oltre ad essere I'elemento indispensabile
per la formazione e mantenimento di tutta la strut-
tura ossea e dei denti. è un potente battericida, os-
sia un regolatore della flora intestinale. Inoltre, la
sua azione e orientata a salvaguardare I'elasticità di
tutto il tessuto muscolare dell'organismo.
2" - Calcio.fosforico - questo è il principale elemento componente per la
costituzione delle ossa. La formazione e trasforma-
zione delle proteine è condizionata dalla sua pre-
senza, quindi una sua carenza o mancanza dà atto a
lesioni organiche.
3" - Ferro fosforico - e il principale elemento componente I'emoglobina
quindi, senza la presenza del ferro, non vi sono
globuli rossi, pertanto non può esservi ossigenazin-
ne del sangue; inoltre. con In sua presenza rafforza
la difesa organica contro le infezioni.
La sua carenza o mancanza è letale per I'organi-
smo.
4" - Potassio clorato : è il sale imputato al mantenimento e formazione del
tessuto muscolare e della membrana sierosa. La
sua presenza stimola il metabolismo delle cellule e,
nelle malattie catarrali. agisce come dissolvente
degli essudati contenenti fibrina.
I principi alimentari ed il loro valore 75

5" - Potnssio fosforico - viene denominato il sale delle cellule. La sua carat-
teristica componente è necessaria alla formazione
del nucleo cellulare in quanto seme alla regola-
zione idrica fra cellula e cellula. Lo incontriamo nei
tessuti "duri" (cervello. midollo spinale. nervi) e la
sua presenza garantisce le contrazioni muscolari.
Una sua carenza o mancanza produce I'indeboli-
mento di tutto il sistema nervoso e pub dar atto alla
predisposizione d'infarto ...
6' - Porassio soliorico - è una delle componenti del ricambio. per questo
viene denominato sale metaholico. La sua dinami-
ca azione nell'organismo e fisica. specie sull'epi-
dermide ed epitelio. In concomitanza del ferro,
contribuisce al trasporto dell'ossigeno nelle cel-
lule. E' presente in ogni cellula e. se sussiste una
sua mancama. non si verificherebbe ne divisione
ne rinnovamento cellulare.
7" - hfnynesio fo.~/iorico -per l'organismo è un sale essenziale e. in caso di
carenza. non pu« essere sostituito da nessun altro
sale. E' i l sale che pii1 interessa i nervi. in quanto
acconsente i l movimento autonomo di tutte le cellu-
le. nel contempo mette gli organi in grado di elimi-
nare tutti i loro tessuti necrotici ed impedisce la
necrosi del muscolo miocardio. La sua carenza dà
adito alla calcificazione del sistema vascolare. in
special modo dei vasi del sistema urinario. La sua
totale m:inc;!nz,i provoca insorgenze tumorali.
8" - Sodio cloraio - è detto snlc proteico in quanto agisce come rego-
latore eatraccllulare. E' presente in tutti i tessuti del
corpo in spccial modo in quelli liquidi. Congiunta-
mente al potasiio fosforico. concorrc nell'ingrandi-
mento. nella divisione e proliferazione delle cellule.
E' uno stimolante nella funzione metabolica.
9- - Sodio,fos/3rico - C il sale che maggiormente interessa le ghiandole
del sistema linfatico. E' aniiurico perche la sua pre-
senza nell'organismo stimola l'eliminazione del-
l'acido urico: t ~ c lcontempo svolge un'altra funzio-
ne in quanto promuove la scissione dell'acido latti-
co che si va formando nei fasci muscolari durante
lo sforzo, riditcendolo a biossido di cnrbonio ed ac-
76 Caoirolo III

qua. Nel processo digestivo concorre alla saponi-


ficazione degli acidi grassi ed agisce contro i di-
sturbi della digestione.
10" - Sodio solforico - è la sentinella dell'equilibrio molecolare delle cellu-
le, inoltre attiva l'eliminazione dei residui metabo-
lici, agendo nelle funzioni epatiche. Una sua assen-
za provoca nell'organismo un aumento d'acqua
dando atto ad una invasione di sostanze decompo-
ste nel sangue.
I l " - Silicea - è il sale indispensabile per la normale funzione
delle cellule. La sua presenza concorre a mante-
nere compatti tutti i tessuti connettivi come pure
interstiziali; svolge anche il compito di disintossi-
cante e, nel contempo, controlla la condizione dei
globuli bianchi.

Anche Sclusser conclude il suo pensiero dicendo: "se uno di questi undici
sali risulta carente nell'organismo, stiamo pur certi che si avrà una insorgenza di
malattia e, qualora ne dovesse mancare anche uno solo, sopravverrebbe la mor-
te".

Congiuntamente a Schlusser, Gabriel Bertrand, considerando l'impor-


tanza dei minerali per6,esulando da quelli considerati sostanze biogene (macro
elementi), indirizzò i suoi studi sugli elementi "traccia", cioè su determinati ele-
menti minerali la cui presenza in quantita pur minima, concorre nello svolgi-
mento delle funzioni biologiche. A lui seguirono poi altri studiosi come Raulin,
Javiller. Sebatier, Senderens, ecc. i quali, approfondendo gli studi sulla presen-
za dei minerali e richiamandosi alle di lui esperienze, riuscirono a formulare il
concetto delle bio-catalisi.
Però, chi diede impulso a questo pensiero concettuale fu Jacques Mene-
trier che, connettendo le loro esperienze. riusci ad ordinare e catalogare le fun-
zioni e disfunzioni relative alla presenza o no di queste sostanze minerali di
quantità infinitesimale, determinando gli stati di malattia, la diaresi. che in paro-
le semplici vuole dire: stato di squilibrio sia fisico che psichico.
Nelle diatesi Menetrier vede tutte le malattie le quali, collegandole ad una
deficienza di oligoelementi, non potranno che verificarsi in funzione delle even-
tuali combinazioni fra una acidità ed una alcalinità, oppure fra una ossidazione
ed una riduzione.
Poichc tali combinazioni sono quattro, abbiamo le quattro possibilità di
diatesi.
I arinci~ialimentari ed il loro i'alore 77

I o - Diatesi allergica ( o del manganese) la quale si evidenzia con lo stato artri-


tic0 e con quello delle allergie classificate dalla patologia ufliciale.

2" - Diatesi iposrenica ( o del manganese rame) la quale annovera l'evolversi di


un'associazione di stati di malattia, dall'artritismo alle malattie tubercolari.

3" - Diatesi disronica (o del manganese cobalto) la quale e generalizzata da


disturbi neurovegetativi e circolatori: inizia con squilibri delle funzioni, per
concludersi con le lesioni degli organi.

4" - Diatesi anerxica ( o del rame-argento-oro) la quale significa "cess3zione di


energia". E' I'evidenziazione dello stato della malattia degenerativa.

Fisiologicamente in via generale il passaggio graduale delle diatesi si mani-


festa dall'acidità (diatesi 1 "): - con la neutr3lità (diatesi 2'): - poi dall'al-
calosi (diatesi 3"); - ed infine per eretto degenerativo si arriva all'ossida7ione
ed all'invecchiamento (diatesi 4'). Oggi però, abbiamo anche un'altra diatesi se
cosi vogliamo definirla ed e quella dello stress che, oltre a promuovere lo squili-
brio dello spirito, ci porta a conseguenze peggiori di alterazione psicofisica in
quanto compromette tutto l'equilibrio organico in special modo quello endo-
crino, dall'ipofisi alle gonadi.
Con la scoperta degli oligoelementi la medicina tradizionale dovrebbe rav-
vedere la sua concettualita sulla malattia e riconoscere il grande principio
naturale che consiste nell'autodifesa dell'organismo (sempre se aiutato con una
dieta trofoterapica coadiuvata poi dalle discipline idrotermo terapiche e fangote-
rapiche e, non martoriato ed intossicato dal farmaco e da quei mezzi terapici che
essa esalta).ma purtroppo, la sua sapiente ignoranza non le permette ne di vede-
re né di sentire.

SPECCHIO DEGLI ELEMENTI BIOGENI

Zn =Zinco
Cu =Rame oligodinamici o elementi rari che influiscono sulla
Fe =Ferro vita della cellula, anche se presenti in scarse tracce
Mn = Manganese

H =Idrogeno
O
C
N
=Ossigeno
= Carbonio
=Azoto l i quattro elementi fondamentali detti plastici poiche
sono i maggiori costituenti del protoplasma
Si
P
S
= Silicio
=Fosforo
=Zolfo l - il silicio, nella colonna del carboni0 partecipa
alla formazione delle stnitture viventi
- il fosforo nella colonna dell'azoto si comporta
in maniera diversa perché ha un peso atomico
più alto ed è sempre combinato con l'ossigeno
- lo zolfo e i'ossigeno hanno la principale funzio-
ne di formare ponti d'unione fra le molecole, per
costruire stnitture molecolari più complesse.

Na = Sodio
K =Potassio
) elementi alcalini
Per la loro capacità di dare
ioni. questi elementi insieme
Mg =Magnesio con il cloro, intervengononei
Ca =Calcio elementi alcalini fenomeni di idratazionedelle
C1 = Cloro terrosi strutture viventi.

L'idrogeno ha grande importanza per il suo grande potere di combinazione


con altri elementi: infine, il rame, lo zinco, il ferro ed il manganese, sono impor-
tanti perché favoriscono alcuni processi vitali, fra i quali la respirazione.

G L I AMMINOACIDI

I1 concetto biochimico sulla fisiologia dell'alimento si conclude con gli am-


minoacidi, i quali sono ritenuti la risultante di tutto il complicato processo bio-
chimico-fisiologico nutrizionale della struttura organica.
Nel corso riassuntivo della fisiologia degli alimenti, più volte ho richiama-
to il pensiero della medicina naturale il quale esula completamente dall'in-
tricato concetto della biochimica, la cui astnisa ottica impernia la natura organi-
ca esclusivamente sulle radicali chimiche, ignorando I'apporto ed il valore del-
l'essenza vitale con la quale i composti ed i derivati delle radicali chimiche non
prenderebbero vita.
La materia è materia; e una cosa morta senza vita, ma le reazioni che av-
vengono tramite Sassociazione e la dissociazione dei suoi composti definiti dal-
le quattro radicali non avrebbero atto se non vi fosse l'apporto di quel quid es-
senziale tuttora sconosciuto.
Quello che si conosce negli amminoacidi sono tre condizioni: l'acida,
la base e la neutra. Pero, oltre aqueste condizioni abbiamo un altro fattore da non
sottovalutare: "il calore", che ci dà la condizione termica, ossia l'ambiente del
quale ci sono ancora sconosciute la maggioranza delle sue forze, il che è dim*
strato dalla risultante dei composti. In effetti, la biochimica questo lo sa.
I principi alimentari ed il loro valore 79

Un composto preparato in laboratorio non è analogo a quello che avviene


in un organismo vivente in quanto, all'analisi, in quest'ultimo si riscontrano pre-
senze di sostanze definite tracce. poiché non le si conosce e non si ha (come si
suo1 dire) il metro per determinare la loro presenza ed identificazione.
Orbene, dopo questa precisazione, per quanto succintamente, con qualche
parola cercheremo di illustrare il concetto biochimico sugli amminoacidi.
Gli amminoacidi sono composti organici che contengono 13 funzione acida
e la funzione aminica, data dalle radicali (NH2) azoto e idrogeno, derivate
dall'ammoniaca per eliminazione di un atomo di idrogeno, i quali vengono a
formare la struttura molecolare dei protidi. (In organica si ottengono per la scis-
sione biochimica dei protidi).
Invece. le piante li sintetizzano dall'associazione delle sostanze contenute
nell'aria e nel suolo, mentre invece gli animali (uomo compreso), li traggono dai
protidi contenuti negli alimenti. ossia dalla struttura tessutale delle piante con
cui si cibano, come pure dalle carni e dai prodotti di ordine animale nella con-
dizione naturale.
Gli amminoacidi vengono contraddistinti da due specie, ciclica ed acicli-
ca. La serie ciclica è detta quando gli atomi di carbonio sono disposti ad anello,
alla quale si dà il nome di monociclica se gli atomi dell'anello sono tutti uguali,
oppure eterociclica se gli atomi sono diversi. Aciclica invece, si dice quando il lo-
ro composto è la risultante di una catena aperta di atomi di carbonio, la quale può
contenere una o più amine (NH,), unite all'acido per sostituzione di un atomo di
idrogeno e uno di carbonio non carbossilico il quale viene contraddistinto come
l'atomo cr = alfa di carbonio da cui prendono il nome cr = alfa amminoacidi.
Generalmente. a loro volta, sono gruppi ammoniacali sostituiti, e funzioni
acide carbossiliche, la cui caratteristica formula viene espressa come segue:
NH2

La proprietà caratteristica degli amminoacidi viene evidenziata da due spe-


cifiche condizioni funzionali. Vengono detti amminoacidi anfoten perché pos-
sono agire come acidi su una base e viceversa: anfoliti perché possiedono anche
una proprieta ionizzante con la quale, per quanto leggermente, possono agire in
ambe le condizioni citate.
Le proteine trattate con una sostanza alcale non poiarizzano la luce. come
non provocano alcuna reazione patologica detta anajilassi, che si realizza
quando nell'organismo vengono introdotte per via inalatona, cutanea ed e n d e
venosa, proteine di sintesi chimica; inoltre possiamo dire che sono più resistenti
all'azione dei fermenti.
80 Capitolo III

La biochimica sostiene di avere isolato circa 30 amminoacidi. fra i quali,


8 di essi. l i ritiene essenziali ed improducibili dall'organismo pertanto, stan-
do a questo concetto, l'organismo l i deve assumere dai prodotti di ordine ani-
male.
Pero, la scienza trofologica e trofoterapica, illuminata dalla prandiologia,
definisce questa asserzione incoerente nei confronti di quel principio che la stes-
sa biochimica definisce come fondamento che esalta le radicali chimiche quali
pietre angolari di tutta la struttura organica della vita. E' un'asserzione ventilata
gratuitamente, con la quale mantiene in atto una psicosi collettiva.
Ora analizziamo con un po' di raziocinio quanto ho esposto: la carne, le
uova ed il latte sono le sostanze ed i prodotti di struttura cellulare di un organi-
smo che. per mantenersi in vita e riprodursi, si ciba e metabolizza i prodotti della
terra, ossia i prodotti del mondo vegetale.
Orbene, perché si persiste nel dire che l'organismo umano non può pro-
durre le stesse sostanze?
Per quanto apparentemente il metabolismo dell'animale erbivoro risulti dif-
ferente da quello dell'uomo. il quale per mantenersi in vita, stando alla biochi-
mica, deve cibarsi esclusivamente con prodotti di ordine vegetale e come con-
cessione accetta la somministrazione di alcuni prodotti di ordine animale, però
in confomità alle sue regole, diciamo che fra i due processi metabolici non vi è
alcuna differenza. bensi una modificazione motivata da principi costituzionali
fisiologici. ma il risultato finale C io stesso.
Le proteine presenti nella carne dell'animale sono le stesse che formano la
struttura cellulare del tessuto umano. (La biochimica dimentica l'azione e I'im-
portanza o incidenza del fattore psichico nel processo nutrizionale).
Certo che per una comparazione analitica, non dobbiamo fare il confronto
analizzando il tessuto carneo dell'uomo che si ciba con l'elaborato della cucina
gastronomica tradizionale, bensi con i tessuti dell'uomo frugivoro, del vegeta-
riano che, oltre al pmdotto vegetale (generalmente assunto allo stato crudo),
non assume altro cibo e come bevanda non beve altro che acqua naturale viva,
decotti ed infusi di erbe e, per ultimo, che vive secondo i dettami delle leggi
naturali.
Stiamo pur certi che, tra le due strutture tessutali, cioè fra quella della carne
dell'animale e quella di quest'uomo, non vi è alcuna differenza proteica, il che
vuol dire: errato è il sostenere che per sopperire ai nostri fabbisogni nutrizionali
per cio che ad amminoacidi essenziali ci si riferisce, bisogna cibarsi con la carne
e dei suoi derivati. (La carne è tossica, e di questo parleremo nei capitoli che se-
guono).
O il pensiero sulla trasmutazione biofisico-chimica degli alimenti è una
realta, oppure sono asserzioni avventate gratuitamente.
Il nostro organismo, se mantenuto in pieno equilibrio biotermico-fisiolo-
gico secondo i dettami delle leggi naturali e cibato o nutrito con i prodotti di or-
I principi alimentari e d il loro valore 81
1
dine vegetale, somministrati secondo le compatibilità biochimiche date nella
mia tavola delle combinazioni degli alimenti, è in grado di metabolizzare tutte le
sostanze necessarie al suo fabbisogno organico, anche quelle ritenute impossi-
bili dalla biochimica.
Quanto affermo è suffragato dalle migliaia di casi di guarigione effettuati o
realizzati in soggetti che seguendo i miei consigli e prescrizioni igienicediete-
tico-terapiche, hanno riacquistato quel bene che si chiama salute psicofisica.
A titolo informativo trascrivo I'elenco degli amminoacidi ritenuti da Rose
essenziali, precisando però che la ricerca e la sperimentazione è stata realizzata
con l'ottica terapeutica su topi, ratti. cani, pulcini ecc. e su soggetti umani di
ambo i sessi il cui stato costituzionale non è confrontabile con le condizioni fisi-
che del soggetto da me considerato nel corso di questa trattazione; pertanto, a
mio avviso. tutto il concetto che definisce la loro improduttivita organica, richia-
mandomi a quanto ho esposto, è discutibile in quanto viene smentito dai risul-
tati clinici della medicina naturale o naturopatia.

Amminoacido Fabbisogno giornaliero Ori~ineo prol~enienza


presunto

I1 Triptofano
l minimo g. 0,25 e
consigliato g. 0.50 1 nei prodotti di ordine animale, nei
vegetali e nel polline

La Lisina
I minimo g. 0,80 e
consigliato g. 1-60 I nei prodotti di ordine animale, nei
vegetali e nel polline

La Fenilalanina
I minimo g. 1.10 e
consigliato g. 2,20 1 nei prodotti di ordine animale, nei
vegetali e nel polline

La Leucina
l minimo g. 1,10 e
consigliato g. 2.20 I nei prodotti di ordine animale, nei
vegetali e nel polline .

La Isoleucina
l minimo g. 0.70 e
consigliato g. 1.40 1 nei prodotti di ordine animale, nei
vegetali e nel polline .

La Treonina
l minimo g. 0,50 e
consigliato 1.O0 I nei prodotti di ordine animale, nei
vegetali e nel polline .

La Valina
I minimo g. 0,80 e
consigliato g. 1,60 I nei prodotti di ordine animale, nei
vegetali e nel polline

La 1 minimo g. 1.10 e
consigiato g. O
nei prodotti di ordine animale, nel
polline e vegetali
CAPITOLO IV

LA TROFOLOGIA

Che cos'b la trofologia

Con la parola trofologia, la cui terminologia deriva dal greco (tmpho, che
vuol dire nutrire e Logia. che vuol dire studio scientifico) si intende definire la
vera scienza della nutrizione.
La trofologia e eubiotica, calobiotica e bromatologia nel vero senso della
parola e,non dal punto di vista merceologico commerciale.
In effetti, nel limite delle conoscenze, la trofologia è quella scienza che
cataloga e classifica i prodotti alimentari ali'origine in relazione ai valori delle
sostanze nutrizionali in essi contenute; siano esse definite enzimi, proteine,
grassi o lipidi, carboidrati o glicidi e minerali, ecc..
La trofologia è quella scienza che più valorizza l'importanza dell'alimento,
sia esso visto con l'ottica della nutrizione per ciò che si riferisce a sostenta-
mento, quanto come prevenzione della salute del corpo, però ciò che più mette
in luce il valore di questa scienza è il suo orientamento terapeutico, poichk I'ali-
mento somministrato con la sua sapiente guida funge da farmaco, cioè oltre che
nutrire, nel contempo svolge nell'organisrno anche un'azione curativa, ristabi-
lendo in tal modo l'equilibrio funzionale, ossia biologico del corpo. ( F a scompa-
rire la malattia).
Conoscendo il valore e l'importanza nutrizionale deli'alimento, maggiore
valore si darà alle nozioni esposte nei capitoli precedenti con i quali, per quanto
genericamente, e stata trattata la fisiologia delle varie funzioni organiche. Essi
sono più che sufficienti per far capire il valore e i'importanza della nutrizione e
la relazione che vi è fra la struttura tessutale dell'alimento con quella del corpo.
la quale ci potrà guidare nella scelta ed alla eventuale elaborazione gastrono-
mica del cibo più appropriato alle nostre necessità fisiologiche.
Il rispetto del proprio corpo vuol dire presa di coscienza per ciò che è riferi-
to all'igiene dietetica.
Igiene non vuol dire solamente lavarsi la pelle o fare il bagno, per igiene e
sottointeso anche non inquinare e tenere pulito l'apparato digerente, evitando di
introdurre in esso sostanze inquinanti, sostanze che a lungo andare vanno
intasando e vanno alterando tutta la sua integrità organica e, di conseguenza,
anche la sua funzione nutrizionale.
La trofologia, mettendo in evidenza l'apporto ed il valore dell'alimenta-
zione naturale del mondo vegetale e di alcuni prodotti di origine animale, de-
nuncia la criminosita della scienza chimica che, con il pretesto di incrementare
la produzione e di migliorare la qualità (che non è vero), offre al mondo ignaro i
suoi micidiali prodotti i quali, innanzitutto, hanno distmtto l'ambiente ecolo-
gico e, nel contempo. hanno dato vita ad un alimento devitalizzato ed intossica-
to nei suoi componenti stmtturali che, anziché nutrirci. lentamente ci intossica-
no trasformandoci in soggetti patologici, portatori dei meno impensati processi
batterici, i quali sono I'evidenziazione dello stato degenerativo della specie uma-
na.
La trofologia condanna anche la merceologia, la quale è la scienza che si
erge per il suffragio delle leggi che essa stessa invoca e provoca. per poter
svolgere la sua tendenziosa azione nei confronti della salute pubblica. Essa lo
sa: però, per sopperire alla carenza delle sostanze nutrizionali di un qualsiasi
prodotto devitalizzato all'origine per effetto dei trattamenti chimici applicati al
terreno, alle piante ed ai prodotti stessi. oppure per sopperire la devitalizzazio-
ne o denaturazione conseguente ai processi industriali di elaborazione e trasfor-
mazione e di conservazione dell'alimento suggerisce, anzi, impone I'utilizzazio-
ne degli additivi chimici. delle vitamine, dei minerali, delle proteine, degli ammi-
noacidi di sintesi chimica, i quali non hanno nulla da invidiare alle sostanze
chimiche utilizzate nell'agricoltura, poiché anche questi sono sostanze che asso-
ciate all'alimento denaturalizzato, maggiormente lo trasformano in vero tossico.
A nulla servono i congressi contro i tumori, il cancro, le malattie circola-
torie del sangue ecc. , a nulla, proprio a nulla servono in quanto il 99% delle
popolazioni si cibano con questi veleni, (prodotti dalla chimica, suggeriti ed
impostati dalla merceologia con il suffragio delle leggi approvate dai ministeri
della sanità in generale, i quali dovrebbero essere i veri tutori della salute
pubblica).
La moderna trofologia, cosciente della sua missione, oltre ad offrire al
singolo le sue conoscenze, i suoi insegnamenti, i quali sono il fmtto risultante
delle esperienze ispirate e guidate da un razionale pensiero nell'arco dei tempi,
come ripeto, oltre ad offrire gli insegnamenti base dell'autogestione della salu-
te, intende svegliarlo da quell'assopimento mentale che lo condiziona ad
accettare con passiva rassegnazione il processo distmttivo della Natura in atto,
di quella Natura che, malgrado lo scempio che di essa si faccia, & ancora
benevola nei nostri confronti.
Caro lettore, se dopo aver letto questo libro, ed avere approfittato degli
insegnamenti in esso esposti, noterai un beneficio nei confronti della tua salute,
84 Capitolo IV

(come di certo avverrà), spero che non resterai sordo ed indifferente all'invito
che ti viene rivolto dal movimento che è nato per la difesa della Natura, di quel-
la Natura che è poi la tua e dei tuoi cari.

Inizieremo ora lo studio specifico dei prodckti alimentari che come ripeto,
sono reperibili nel nostro mercato. L'elencazione viene esposta in ordine alfa-
betico ed e riferita ai prodotti vegetali e ad alcuni di ordine animale secondo la
loro classificazione in quanto, in questo trattato, si rispecchia fedelmente l'afe
rismo Ippocratico il quale dice: "Che il tuo alimento sia la tua medicina, e la tua
medicina sia il tuo alimento".

LA FRUTTA - GLI ORTAGGI -I CEREALI

Tutti gli alimenti vengono suddivisi o classificati in relazione alle loro ca-
ratteristiche fisiche e bio-chimiche. la cui elencazione e di capitale importanza
per la corretta assunzione poiche, se vogliamo che il loro apporto sia realmente
salubre alle specifiche necessita organiche del corpo, dobbiamo saperli utilizza-
re.
Parlando della fisiologia della digestione, abbiamo detto che ogni alimento
necessita di determinati succhi gastrici, i quali non possono simultaneamente
esercitare la loro azione su differenti sostanze le quali, purtroppo. sono il fatto-
re predominante di ogni specie di cibo.
Stando a questo concetto, gli alimenti sono stati classificati in: acidi, semi-
acidi, zuccherini, amidacei e grassi o oleosi.
A ragione di tale classificazione ed all'importanza inerente al loro processo
digestivo, anche la frutta e stata suddivisa in:
acida, semiacida, dolce ed oleosa.

Perfnitra acida, si intende quella il cui componente in vitamina C. in rela-


zione a 100 gr. (grammi) di parte commestibile. risponde ad un valore non
inferiore ai 30 mg. (milligrammi). Invece. per fmtra semiacida. viene annove-
rata quella il cui valore C contenuto fra i 29 + 10 mg. per ogni 100 gr. di parte
edibile.
Per fmlta dolce, si intende tutta la fnitta fresca e secca. il cui tasso in vita-
mina C è al di sotto dei 10 mg. per ogni 100 gr. di prodotto commestibile.
Per fmtta oleosa invece. si considera quella la cui componente nutrizie
nale è prevalentemente data dalla presenza del tasso dei lipidi espressi in gr., e
dal valore calorico sempre riferito per ogni 100 gr. di prodotto edibilc.
LA FRUTTA A C D A

Nell'arco degli anni, sulla fmna acida ne sono state dette di cotte e di cmde;
più volte le è stato fatto il processo se cosi vogliamo chiamarlo però, sin dalle
prime esperienze della cosiddetta terapeutica empirica, se percorriamo a ritroso
il tempo, troviamo la fmtta acida ed in special modo il limone, come primo ele-
mento della farmacopea familiare.
In effetti, l'istinto ha una radice saggia, ciò è confermato dalle ulteriori sco-
perte scientifiche relative all'esistenza analogica della biofisiologia degli ele-
menti minerali, delle vitamine, delle proteine ecc., costituenti l'elemento
organico, ossia è stato scoperto che i componenti essenziali, costituenti la strut-
tura del nostro corpo, sono gli stessi che costituiscono un fmtto, un seme, una
radice od una foglia. Però ciò che non dobbiamo dimenticare, è che tutto quello
che biochimicamente conosciamo non è il tutto dell'entità organica in quanto.
nell'elemento naturale esistono una infinità di sostanze che tuttavia non cono-
sciamo. ma che purtroppo la loro presenza è certa in quanto.ciò che affermo ci b
stato convalidato dai risultati positivi delle terapie dietetico naturali. Queste
sostanze possiamo chiamarle essenza vitale.
Seguendo l'evoluzione della ricerca, dal '900 in poi, nella fmna acida,
come del resto in tuttci prodotti vegetali di interesse alimentare (per il nostro
caso), sono stati isolati i minerali. le vitamine, le proteine, i lipidi, i glicidi. gli
acidi, ecc.. stabilendo perfino i valori calorici, (ben inteso secondo le supposte
conoscenze che sono tutte discutibili) quindi, a ragion del vero, tutto ciò
conferma la veridicità del pensiero curativo della millenaria medicina naturale
che vanta la sua esistenza sin dalla presenza del primo uomo sulla terra.
Come l'uomo, di pari passo. anche la medicina naturale si è evoluta ed
oggi, restando sempre nell'ambito delle leggi naturali, ci propone le sue
esperienze curative o meglio dietetico-terapiche, le quali non sono esperienze di
laboratorio (tutte discutibili dato il concetto della metodica con cui si svol-
gono), bensì di scienza applicata e non vestita dal suggestionante abbigliamento
fantascientifico, ma dall'umile e francescano saio che ne personalizza I'immen-
sa grandezza.
Come g i B più volte ho detto, razione terapeutico curativa non si realizza
con l'elaborato e sofisticato prodotto di sintesi chimica (la cui pregiudiziale è
quella di fabbricare il malato farmacologico, il malato legalizzato) bensi del-
l'elemento vegetale in pieno stato di integrità biofisiologica naturale. (ben
inteso. non devitalizzato e denaturato dai trattamenti con prodotti di sintesi chi-
mica ne con la cottura).
Ecco che anche la fmtta acida, come del resto tutti gli elementi vegetali dei
quali per la maggioranza se ne conoscono i componenti costituenti. vengono
utilizzati non solo come alimenti, ma se assunti secondo il concetto trofoterapi-
86 Capitolo IV

co insegnato in quest'opera, si possono considerare come tanti farmaci, la cui


azione sull'organismo ammalato. con certezza si può definire realmente curativa
ed equilibratrice.
Da qui viene l'importanza della fmtta acida. poiche nella sua struttura
biofisiologica, le sostanze di maggior rilievo e valore terapeutico, sono da-
te dalla vitamina C (o acido ascorbico), dalla vitamina C2 o P (Acido citri-
co) e dagli acidi ossalico e malico; infine, dalle sostanze aromatiche estratte
dalla buccia e dalla polpa stessa e, come ripeto, dalle sostanze non ancora
conosciute, le cui virtù terapeutiche sono altrettanto indiscusse. (Se credete
nell'esistenza di Dio, dovete credere anche nell'esistenza di questi elemen-
ti).
Molti siamo i sostenitori dell'importanza e valore terapeutico della frutta
acida e, non altrettanti, ma diversi sono anche gli oppositori.
A questi, dico che la loro obiezione nei confronti della fmtta acida, non ha
ne elementi, ne forma di base in quanto, le loro esperienze cliniche (se ne hanno)
non sono state condotte con la specifica metodica la quale, a seconda dei casi,
viene applicata in relazione alle esigenze fisiologiche del soggetto.
Le nostre esperienze tmfoterapiche, ci hanno dimostrato invece che la
fmtta acida, cioè quella da me catalogata in questo capitolo, (sono prodotti
catalogati dalla merceologia, per tanto reperibili nel commercio), svolgono nel-
l'organismo una plurima ma concomitante azione curativa.
In effetti, possiamo dire che l'azione della vitamina C, congiuntamente alle
altre sostanze conosciute ed a quelle non ancora scoperte, si svolge a livello
cellulare ematico, nervoso, endocrino ed epiteliale in genere. Tutto cib viene
avallato dai risultati.
Possiamo dire che la fmtta acida, se assunta secondo la metodica fitotera-
pica, è ben lungi dal produrre gli stati di acidosi come comunemente ed ignoran-
temente si crede.
La fmtta acida alcalinante del sangue, lo disintossica combattendo e dis-
solvendo gli acidi urici (ai quali noi imputiamo le cosiddette malattie sociali), il
reumatismo. l'artrite, la calcolosi, le malattie della circolazione ecc. Nel
processo di disintossicazione della vitamina C, il sangue si fluidifica, quindi
anche le malattie, quali le embolie, gli infarti, l'angina pectoris e tutte le malat-
tie vascolari, trovano in essa il loro peggiore nemico.
La vitamina C, concorre nell'approfittazione e fissaggio del calcio nei tes-
suti ossei, ed in concomitanza delle vitamine del gmppo B, agisce sul sistema
nervoso, pertanto possiamo definirla come una componente equilibratrice della
funzione digerente. Svolge pure un'azione antibanerica, è disinfettante e cica-
trizzante. Per ultimo, sempre se assunta secondo i nostri insegnamenti, la fmtta
acida possiamo definirla anche regolatrice del metabolismo in genere.
Quanto affermo, è suffragato da milioni di casi annoverati nella casistica
clinica della medicina naturale, praticati da una miriade di colleghi che, come
me, sia pure con metodiche differenti pero aventi per base il principio dietetico
naturale, hanno dedicato la loro esistenza per il bene di tutti coloro che hanno
chiesto e chiedono ausilio.

LE CALORIE
L'uomo della strada, suggestionato dalle parole proteine, grassi, zuccheri, o
carboidrati, minerali, vitamine e calorie, crede di soddisfare le sue necessith bio-
fisiologiche solo se si ciba con alimenti ricchi di tali sostanze componenti. Pur-
troppo non bastano queste parole a soddisfare le esigenze organiche, in special
modo per ciò che si riferisce a calorie, ad ogni modo, prima di inoltrarci nello
studio particolareggiato degli alimenti, è bene spendere qualche riga su questo
assillante tema.
La trasformazione degli alimenti ingeriti, impropriamente viene chiamata
combustione e, la fisica, ci insegna che ogni combustione genera dell'energia la
quale viene calcolata e definita come energia calorica la cui unità di misura
adottata si esprime con la parola calorie.
Più volte nel corso di questo studio abbiamo detto che il nutrimento del
corpo awiene con la trasformazione dell'alimento ingerito associato agli ele-
menti dell'aria che respiriamo (ossigeno, idrogeno, azoto ecc.). Orbene, da
questo processo biochimico si originano delle forze le cui funzioni sono ben
distinte e specifiche però, biofisiologicamente correlazionate. I residui della
impropria combustione sono sostanze di rifiuto di ordine organico e non inorga-
nico; come generalmente lo sono i prodotti residui della combustione propria-
mente detta.
Queste forze possiamo chiamarle energie, e sono: energia chimica, elettrica
e meccanica. L'energia chimica partecipa alla formazione e nutrizione della
cellula organica in genere; l'energia elettrica serve all'armonia ed all'eccita-
zione della struttura del complesso sistema nervoso che governa l'organismo;
l'energia meccanica associata alle precedenti energie serve alla motilità, ossia al
movimento di tutti gli organi e funzioni organiche del corpo.
Gli elementi indicati dalla biochimica come produttori di energia sono le
proteine, i grassi e gli zuccheri o carboidrati ed il loro valore calorico è stato
stabilito secondo le esperienze di Berthelot il quale, utilizzando il suo stm-
mento di misurazione "la bomba calorimeirica", riusci a formulare dei valori
quantitativi che la scienza ufficiale ritenne validi.
Purtroppo, per l'organica. diciamo che i valori risultati dalla bruciatura di
determinate sostanze in un'atmosfera di ossigeno compresso non sono relazi*
nabili al processo biochimico organico e, quanto affermo, viene confermato
dalla realtà delle divergenze e discordanze tutt'ora esistenti nell'ambito concet-
tuale delle calorie, pienamente smentito dalle mie prescrizioni dietetiche con-
validate dai risultati clinici. Non & la quantità, ma la qualitii dell'alimento che dà
l'energia.
Certo, l'organismo per mantenersi in vita ed in piena e normale attivith bio-
psicofisiologica, necessita di una determinata e specifica quantità di sostanze, la
quale non può venir stabilita secondo i dettami della fisica e chimica inorganica
bensi dalle singole esigenze fisiologiche del soggetto (ben inteso, sempre che
questi non sia condizionato e suggestionato dai principi della scienza allopa-
tica).
Studiando i miei menu dietetici sia di ordine terapeutico quanto di manteni-
mento, si potrà constatare che i presunti valori calorici quantitativi ritenuti ne-
cessari secondo le differenti anivita, sono errati. Ad ogni modo per acconten-
tare il lettore, nelle singole tabelle degli elementi costituenti lo specifico ali-
mento, ho riportato anche il numero delle calorie che esso sviluppa secondo il
concetto della fisica, (escludendo le frazioni risultanti dal calcolo in relazione ai
coeficienti fissi stabiliti) i quali rispondono a:
7 calorie per ogni gr. di alcool
4.2 calorie per ogni gr. di zucchero o carboidrati
4.3 calorie per ogni gr. di proteine
9.1 calorie per ogni gr. di grassi
Comunque sia, tutti i valori riportati nelle tabelle sono da ritenersi pu-
ramente indicativi. Solo l'interessato, dopo aver studiato quanto gli viene e s p e
sto in questo libro, intelligentemente regolerà la propria dieta secondo le esigen-
ze del proprio corpo, tenendo presente che dovrà somministrarsi fmtta. verdura
ed ortaggi, cereali e, con moderazione, anche qualche proteina di ordine
animale. Su questo tema, ne riparleremo piu avanti.

ACTINIDIA
(A. chinensis Planchon - A. Kolomikta Maxim - A. Arguta o Volubilis)
Famiglia delle Actinidiacee.

La reperibilità in commercio di questa bacca frutto la quale ha preso il


nome della pianta e denominata anche Kiwi, e sporadica per non dire rara e, di
tanto in tanto, la si può trovare in qualche negozio di fmtta e verdura, grazie
all'interessamento del proprietario che intende offrire al pubblico la novità, la
primizia, per tanto presumo che la maggioranza della gente non la conosca,
quindi e bene che ne faccia la sua presentazione.
L'actinidia pianta, è un arbusto rampicante perenne, che predilige i terre-
ni umidi. Questa pianta fu introdotta in Europa circa 6 0 + 7 0 anni orsono; ini-
zialmente fu vista dall'ottica ornamentale per le sue foglie talvolta colorate in
alcune specie e per i suoi profumati fiori. L'utilizzo della sua bacca che ne ha
preso il nome, da parte delle popolazioni delle regioni di cui essa è originaria. ha
spronato l'interesse di Schubert Ivanov il quale, studiandola. nel 1937 s c o
pn nei suoi costituenti una elevata presenza $i vitamina C. il cui rapporto prc-
ponionale all'incirca, risponde ad un valore di 5 + 1 rispetto al limone.
Questa bacca possiamo chiamarla frutto; la sua forma oblunga è paragona-
bile a quella dell'uovo ed il suo peso si aggira fra i 10 e 30 grammi. La dimensic-
ne può variare a seconda della specie che è varia.
Oltre ad essere di forma come gih detto, la sua superficie esterna o pelle è
data da un pericarpo irsuto di peli bmno-rossastri, il quale racchiude una polpa
verdastra molto zuccherina di gradevole sapore acidulo, in cui sono presenti i
piccoli e teneri semi di colore nero.
L'actinidia è una pianta originaria delle regioni asiatico orientali; in effetti
la sua coltivazione si estende dall'isola di Sachalin a 50 gradi latitudine nord,
ali'isola di Giava a 8" gradi di latitudine sud e dall'tiimalaya. attraversando la
Cina, raggiunge le coste orientali del Giappone.
Per l'alto valore nutrizionale deli'actinidia, possiamo dire che la sua
coltivazione si è estesa in Russia, Giappone, Nuova Zelanda, negli Stati Uniti
d'America. in Francia, in Spagna e, da 10 anni circa, anche in Italia.
11vantaggio di questa pianta è dato dalla sua grande facilità di proliferazic-
ne, dalla grande quantità di frutta che produce e, quello che è piu importante.
non necessita di alcun trattamento chimico (però non si sa fino a quando); ad
ogni modo, per ora i suoi frutti sono indenni da tossici chimici ed e ciò che più
conta ai fini nutrizionali e terapeutici di ordine naturale, pertanto ne consiglio
I'utilizzazione.
Dobbiamo considerare che in relazione al rapporto peso, è l'unico fmtto i!
quale, con un peso di 20 gr. ci fornisce 60 mg. di acido ascorbico, coprendo i n
tal modo il presunto fabbisogno giornaliero di vitamina C che dovrebbe utilizza-
re l'organismo umano.

Riporto una tabella relativa ai valori di alcuni componenti fino ad ora isola-
ti dalla sostanza del fmtto. Detti valori rispondono alla media generale delle va-
rie analisi effettuate da più ricercatori sulle specie coltivate.
I valori vengono espressi in mg. e percentuale per ogni 100 gr. di polpa edu-
le.
Composizione

Acido ascorbico ........ 186.5 mg.


Zuccheri riducenti % a , . . 7.5 mg. La percentuale % a degli zuccheri
Proteine % ........... 0.95 mg. riducenti, è stata determinata dopo
Acidità titolabile % b ... 1.42 mg. 70 giorni di conservazione con il
Calorie x 100 gr.. ....... 35, mg. metodo Feheling.

Elementi minerali

Ca - Calcio ........... 30,8 mg.


P - Fosforo .......... 29.3 mg. La % b viene espressa in acido
Mg - Magnesio ........ 15.7 mg. malico.
K - Potassio ........ 294, mg.
Vitamine
Sulla presenza delle vitamine, poco è da segnalare, in quanto possiamo dire
che sono presenti in scarsissima quantità alcune vitamine del gruppo B. però la
sostanza organica che dà pregio all'actinidia. è l'elevata presenza della vitamina
C la quale supera almeno 5 volte quella di tutta la frutta acida.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Le funzioni biologiche sull'organismo, sono analoghe a quelle del limone.


* * *
ANANAS
(ananas sativus) Famiglia delle Bromeliacee.

ANANASSO, pianta della famiglia delle Bromeliacee, il cui germoglio


viene trasformato in un frutto di gradevole sapore, chiamato ananas che tutti
conosciamo, il quale ci dà un succo acidulo zuccherino.
Il suo apporto di vitamina C non e elevato, comunque entra nei valori limi-
te della specie degli agrumi.
Nel suo succo ha la prevalenza il tasso dell'acido citrico, perb è anche dc-
tato della presenza di un albuminoide detto anche fermento.. (la . bromalina) il
quale ha la caratteristica proprietà di dissociare le molecole di alcune sostanze
proteiche, tanto è vero che in pochi minuti può far digerire mille volte il suo peso
L a trofologia 91

in proteine. La struttura biochimica della bromalina, per analogia è paragona-


bile a quella della pepsina e della papaina (derivata dalla papaia, la quale è
anche questa un frutto esotico delle zone calde, non ancora introdotto nel nostrc
commercio).
La pianta dell'ananasso è originaria dell'America tropicale, però la trovia-
mo ben insediata anche in zone non tropicali, comunque sempre calde. Vi sonc
piantagioni nelle Azzorre, nel Natal. in Malesia, in Australia, nelle Antille e
nelle Hawai.

DATI ANALITICI COSTITUENTI IL FRUTTO

Poiché dalle varie analisi i valori non sono tutti concordanti, riportiamo i
valori medi espressi in percentuale % gr. ed in mg. per ogni 100 gr. di prodotto
edibile.

Composizione 06 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 83.19 Ca - Calcio 16 A 200 U.I.
Protidi 0.40 P - Fosforo 10 B1 0.08
Lipidi 0.20 K - Potassio 210 B2 0.09
Glicidi 3.00 Na - Sodio 03 B3 o PP 0.30
Saccarosio 10.50 Mg - Magnesio 17 C 45.00
Cellulosa 2.40 Mn - Manganese 01 C2 1-60
Ceneri 0.31 Fe - Ferro 03
S - Zolfo 30
Calorie x 100 gr. = 53 CI - Clero 20

La prevalenza degli acidi organici è data dall'acido citrico, mentre per I'esi-
guità dei loro valori, passano in secondo ordine I'acido malico e quello ossalico.
quest'ultimo poi in quantità meno rilevante. Nel succo è solo presente l'acido
citrico.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Le caratteristiche biologiche dell'ananas o pigna americana. sono piu o


meno analoghe a quelle di tutta la fmtta acida. pertanto viene indicato come
rimineralizzante negli stati di anemia. come diuretico e disintossicante in quanto
combatte gli acidi urici e le sostanze di residuo rimaste in circolo. Si addice
92 Capitolo IV

quindi, per gli stati di reumatismo, di artrite, di artenosclerosi e per tutte le affe-
zioni vascolari.
Data la speciale caratteristica della presenza di bromalina la quale, come
già detto. è un fermento dalle particolari proprietà digestive, viene indicata la
sua assunzione 2 t 3 ore dopo i pasti o comunque quando si manifestano stati di
acidità dello stomaco o dispepsia.

ARANCIA
Citrus Aurantium. L. = arance amare
Citrus Sinensis Osb = arance dolci
Famiglia delle Rutaceae.

L'arancio è una pianta della tribu delle Aurantieae, appartenente alla fami-
glia delle Rutaceae, di origine molto discussa: si suppone orignaria della Cina e
del Giappone. La sua struttura le consente di proliferare in qualsiasi regione cli-
matica mite ed è per questo che la sua coltivazione si è diffusa un po' dovunque
in tutti i continenti.
Si conoscono oggi circa un centinaio e più di specie, dall'arancio originario
all'ibrido o di incrocio, quest'ultimo di produzione americana. ma per non allun-
gare di troppo l'argomentazione, mi limiterò con il ricordare solo le zone di pro-
duzione italiana.
Contrariamente a quanto si crede, I'arancia non è solo siciliana, benche in
Sicilia prevalga la maggior produzione; le arance si producono in Campania,
Puglia, Lazio e Sardegna. Le varietà delle arance italiane, a prescindere dai vari
nomi, è data da due specie, I'arancia bionda e I'arancia sanguigna.
Stando alla tradizionale gastronomia. I'arancia è considerata come un
frutto da tavola, cioè frutto da assumere a fine pasto (madornale errore dieteti-
co).
L'arancia, come tutti gli agrumi e la frutta in genere, non è da consumarsi
durante un pasto, poiché nella frutta sono presenti delle sostanze che biochimi-
camente non si combinano con quelle dei vari alimenti che comunemente
vengono assunti ed ingeriti prima.
Su questo tema. parlerò più dettagliatamente nel capitolo delle compatibili-
tà alimentari. per ora mi limito a dire che gli agrumi. generalmente C prefe-
ribile assumerli al mattino a digiuno allo stato integrale (logico senza buccia) o
sotto forma di succo, cioè spremuti. però sappiate che. in quest'ultimo caso,
vengono privati di alcune loro sostanze le quali rimangono presenti nel tessuto
eccedente la spremitura.
Per una dieta di mantenimento. possiamo assumere da 2 i 4 aranci allo
stato integrale o spremuti, mentre invece in terapia se ne possono consumare di
più (vedi capitolo trofoterapia).

DATI ANALITICI

Tenendo presenti le diversita delle analisi le quali sono state effettuate con
criteri differenti su diverse specie. la tavola dei dati analitici che qui riporto, e
contenuta nei valori medi ed il loro rapporto e dato in percentuale 96 gr. e mg. in
relazione a 100 g. di prodotto commestibile.

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine me.


Acqua 86 Ca - Calcio 47 A 120 U.I.
Protidi 0.8 K - Potassio 302 Caroten e 0.14
Lipidi 0,3 Na - Sodio 3 I31 0.08
Glicidi 8 P - Fosforo 23 B2 0.07
Zuccheri totali 2,9 Mg - Magnesio 11.4 83 o PP 0.10
Cellulosa 1.6 Mn - Manganese 0.03 R5 0.50
Ceneri 0.4 Fe - Ferro 0.57 R6 0.20
CI - Cloro 4 C 50.00
Calorie x 100 gr. = 51 - Zolfo 9 C2 1.30

La prevalenza degli altri acidi organici è data dall'acido malico con 100
mg. e dall'ossalico con 24 mg.
E' da tener presente che quanto più maturo sara il frutto. maggiore sari il
tasso zuccherino e minore quello dell'acido citrico e di tutti gli altri acidi orga-
nici.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Considerato come frutto fresco di stagione. diciamo che e un frutto di buon


valore vitaminico ed anche mineralizzante, per tanto viene indicato a supplire le
varie carenze nei casi generalizzati di anemia: come tonico del sistema nervoso
e muscolare: come disintossicante data la presenza naturale della rutina e
dell'acido citrico: come anti-infettivo ecc.
L'arancio puo essere consumato allo stato integrale (esclusa la buccia che
può essere utilizzata per preparare te digestivi). oppure assunto sotto forma di
succo, il quale si associa bene con tutti gli agrumi e la frutta acida.
94 Capitolo IV

CEDRO
Citms medica .L,) Famiglia delle Rutacee
---
Il nome di cedro, oppure di cedrato, viene dato alla pianta ed ai fmni stessi.
La pianta è caratterizzata da un alberello sempreverde, il quale si ritiene
originario delle Indie Orientali. La sua condizione morfologica e fisiologica, ne
consente la coltivazione e sviluppo in regioni temperate; in effetti le sue culture
le troviamo nel bacino mediterraneo e la sua importazione o diffusione in Sici-
lia, la dobbiamo alle popolazioni arabe del X" secolo. Da tempi non lontani. la
sua coltivazione è stata introdotta anche in Califomia, in Giappone ecc.
I fmtti sono caratterizzati da una buccia molto spessa, rugosa o butterel-
lata se vogliamo, e la loro forma vana secondo le cultivars, la quale può essere
ovale appuntita oppure mammellonata; in effetti la sua estremità inferiore termi-
na con un bottone paragonabile al capezzolo della mammella.
La quantità di buccia o pericarpio, dato il grande spessore, raggiunge il 60
+ 70% del peso totale del fmtto stesso. L'endocarpo, ossia la parte polposa e
sugosa è costituito da un corpo formato da 9 + 10 spicchi o logge. Il succo non
abbondante è acido, però meno del limone, per questo si consiglia di consumar-
lo allo stato integrale.
Il cedro non è mai stato considerato medicinale, a mio awiso ciò & impu-
tabile alla sua scarsa reperibilità nel commercio al dettaglio la quale si giustifi-
ca con la poca quantità di succo in relazione alla sua grandezza, però ad esso si
sono interessate l'industria confetturiera che lo trasforma in fmtto candito, e
l'industria cosmetologica, per il suo delicato aroma e per le sue proprietà,
diciamole famacologiche d'insieme.
Contrariamente a quanto affermano vari autori della dietetica e terapeuti-
ca convenzionale conservatrice, devo dire che il cedro contiene virtù terapeu-
tiche non indifferenti, le quali possiamo definirle maggiori di quelle del limone e,
per accertarsi di ciò, basta comparare i valori dei dati analitici dei due fmtti (ciò
con l'ottica della biochimica).
Come ripeto, il costo elevato di questo fmtto nei confronti del limone, che
in rapporto offre maggiore quantità di prodono edibile, e di conseguenza la sua
non reperibilità al dettaglio, sono ciò che hanno condizionato l'utilizzazione in
campo terapeutico però, non considerando il problema economico, od avendo la
possibilità di reperire il cedro alle condizioni di prezzo del limone, consiglio di
utilizzarlo con maggiore tranquillità e fiducia.

DATI ANALITICI

Anche questi valori sono da considerarsi come la media delle varie culti-
vars e delle diverse metodiche di indagine le quali però, sono tutte riferite a 100
gr. di parte edibile.

Cornpoiizione "o gr. Vitamine rng.


Acqua 89 Ca - Calcio A (provitam.) 0.015
Protidi 0.7 0.05
Lipidi 0.6 0.02
Glicidi 6.36 Na Sodio
- B3 o PP 0.20
Zucchcro invert. 2.- Fc Ferro
- 50.-
Celliilosa I.- M8 Magnerio
-
Ccncri 0.34 Mn Mansanese
- 0.040
Zolfo
-
Calorie x 100 gr. = 42
CI Cloro
-
F Fluoro
- 0.010
- Iodio 0.070

Come acidi organici e presente l'acido citrico in rapporto di 6 mg. per 100
gr. di parte edibile: nel flavedo ossia nella buccia gialla, caratteristica generale
d e ~ l agrumi.
i (cedro. limone. pompelmo. aranci, mandaranci ecc.) e presente la
cssen7.a la qualc è contenuta nel liquido che ne fuoriesce quando si schiaccia
piceando un po' di buccia. Questa essenza e data da un odore e sapore grade-
volc al palato. henche in bocca dia un senso di bruciore.
Dcllc sostan7e presenti in questa essenza. quelle che si sono potute isolare
wno: il limonenc. il fcllandrene. i l canfene. il pinene. il citrene e sostanze inter-
iiicdic o aldcidi: \,e ne sono molte altre ma per ora non abbiamo le conoscenze
.;irflicienti per isolarle.
Nel succo. oltre allc sostanze riportate in tabella. sono presenti sostanze
pcctiche. mucillagginose e tracce di essenze.

F U N Z I O N I BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE
Il suo valore biologico viene riscontrato negli stati febbrili, nella disidra-
tazione conseguente ai processi di gastroenterocolite, nelle diarree, (pero non
dohhiamo pensare che produca stitichezza) nel colera. nelle malattie della circo-
Imione in genere. nella litiasi biliare. nellc malattie del sistema nervoso: e un por-
tcncoso risolutore d e ~ lacidi
i urici. quindi indicato nei reumatismi, nella artrosi ed
artrite: è un Iirsatore del calcio: e una panacea in tutti i processi di intossicazio-
ne. Concorre ad equilibrare la struttura della cellula ematica e la pressione arte-
rioia. * * *
LA F R A G O L A
(Fragaria Vcsca .L,) Famiglia delle Rosacee.
Sia la pianta quanto il frutto vengono denominati con questo nome.
Della famiglia delle Rosacee. e una pianta di origine spontanea ed il suo
habitat (riferito alla specie silvestre), è il sottobosco delle zone temperate, però
la esperimentazione ortofrutticola e riuscita a proporci un frutto il quale C un
ibrido prodotto dall'incrocio fra due specie di piante americane. e propriamente
dalla Fragaria Chiloensis. originaria del Chile. e dalla Fragaria Virginia. origi-
naria degli Stati Uniti e del Canada.
Il frutto risultante da questa ibridazione, benche sia caratterizzato da forme
e colori che richiamano il nostro interesse o la nostra attenzione. non ha nulla a
che vedere con il frutto della pianta spontanea del bosco. molto piu aromatico e
fragrante il cui sapore è una vera delizia del palato.
Questa differenza evidenzia eloquentemente la qualità del prodotto natura-
le. germogliato. sviluppato e maturato su di un terreno le cui caratteristiche
biologiche sono integerrime, contrariamente al prodotto delle cultivars. in cui il
terreno, quanto le piante, vengono trattate chimicamente e forzate dall'artificia-
lismo delle serre.
Non considerando l'incidenza delle sostanze tossiche che potrebbero far
parte componente della struttura del frutto di coltivazione artificiale, dobbiamo
dire che la fragola e un alimento molto nutriente ed il suo valore calorico e
maggiore di quello della mela e. come valore terapeutico. puo essere comparata
agli agrumi in genere.

D A T I ANALITICI

Come nei precedenti. anche qui i valori sono riferiti a 100 gr. di prodotto
edibile ed espressi in Oh gr.. mg.

Composizione "o gr. Elementi minerali ma. Vitamine mg.


Acqua 80.63 Ca - Calcio 50 A provitamina 0.05
Protidi 0.80 P - Focforo 54 RI 0.03
Lipicli 0.40 Na - Sodio 3 R2 0.07
Glicidi 8.- K - Potassio 197 B3 o PP 0.03
Zuccliero inven. 5.10 ML(- Magnesio 26 C 60.--
Saccarosio 1.10 Mn - Manganese 0.03
Acidita 1.80 Fc - Ferro 0.9
Tannino 0.40 CI - Cloro 22
Ccllulosa 1.40 S - Zolfo 17
Ceneri 0.37 Zn - Zinco 0.06
F - Fluoro 0.004
Calorie x 100 gr. = 54 Cu - Rame n.0n5
Al - Alluminio 0.00 1
I - Jodio Tracce
La presenza degli acidi organici non è molto rilevante: abbiamo: l'acido
malico con 0.1 I mg.. I'acido citrico con 0.67 e l'acido tartarico con 1.37.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Osservando i dati dei valori dell'analisi. possiamo dire che. oltre ad essere
nutritiva e tonica. la fragola e rimineralizzante. rinfrescante. diuretica. depura-
trice ed antiurica, per tanto disintossicante. Ipotensiva. stimola le difese natu-
rali. e una regolatrice delle funzioni epato-biliari, delle ghiandole endocrine e del
sistema nervoso. E' lassativa e battericida. Si può assumere da sola come prima
colazione o associata agli agrumi.
* * *
IL LIMONE
(Citrus Limonia Osbeck o Citrus Limonum Risso) Famiglia delle Rutacee.

Come l'arancio ed il cedro. anche il limone annovera la sua origine orien-


tale. Pianta dell'habitat mite. il suo maggiore sviluppo in Italia lo troviamo nelle
regioni del bacjno mediterraneo, in cui I'agrumicoltura si è realmente svilup
pata: per tale scopo. ricordiamo la Sicilia. la Calabria, la Piana di Metaponto. la
penisola Sorrentina e d infine il circondano del lago di Garda.
Come il cedro, con il nome limone si definisce sia la pianta quanto i frutti.
La pianta è data da un alherello della famiglia delle Rutacee. il quale talvolta
raggiunge anche i 6 metri di altezza: generalmente nelle cultivars e di altezza
media. non è molto longeva, in via di massima la sua vita si aggira fra i 70 80
anni. I suoi frutti sono ovali ed anche tondeggianti. lisci o un po' butterellati con
proniinenze basali ed apicali dalle quali vengono caratterizzate le culti\,ars. e la
relativa contraddistinzione in specie o varietn da cui il frutto prende il nome di:
Cocuzzato, Lunario, Femminello ovale. Monachello. Cappuccio, Interdonato
ecc.
Parlando del frutto, diciamo che la buccia è meno spessa di quella del ce-
dro, però le essenze da essa ricavate sono analoghe a quelle gia citate del cedro.
La polpa invece è molto piu sugosa di quella del cedro. però dalle analisi eviden-
zia una carenza nei confronti della struttura di composizione. come pure in
quella degli elementi minerali: contrariamente invece. nella composizione degli
acidi organici. notiamo la forte presenza dell'acido malico. il quale e assente nel
cedro ed appena presente in altri agrumi.
L'azione biochimica dell'acido malico nell'organismo è polivalente in effet-
ti, oltre a partecipare nei processi ossidoriduttivi biolofici. agisce come veicolo
trasportatore di idrogeno e prende parte ai processi chimici del metabolismo li-
pidico e proteico; associato alla'concomitante presenza dell'acido citrico. il qua-
98 Capitolo IV

le ha una preponderante partecipazione nei processi biochimici vitali, dà al li-


mone un alto valore nutrizionale e maggiormente terapeutico, per questo nelle
mie prescrizioni terapeutiche tiene un posto di privilegio.
L'acido citrico del limone, contrariamente a quanto si crede, non acidifica il
sangue, ma lo alcalinizza in quanto nel processo di digestione si trasforma in ci-
trati e carbonati i quali sono sali alcalini perfettamente assimilabili che, una
volta raggiunto il torrente sanguineo, stimolano il metabolismo dei minerali.
Oltre a queste importanti funzioni, ne svolge un'altra di pari importanza, cioè
stimola e regolarizza la secrezione delle ghiandole endocrine, in special modo
quelle surrenali. Non produce stitichezza.
Il limone può essere consumato allo stato integrale od in forma di succo,
però in questo caso si rende conveniente la sua diluzione al 50% circa con del-
l'acqua oppure con l'aggiunta del succo di altri agrumi i quali possono essere gli
aranci, i mandarini, i pompelmi; questo è per mitigare un po' la sua acidità
talvolta non gradevole al palato, la quale erroneamente ci induce a dolcificarlo
con lo zucchero o con il miele (ciò non si deve fare).
Non si deve mai dolcificare il succo di limone e degli agrumi in genere,
poiché gli zuccheri ed il miele ne alterano il valore biologico che in questo caso
può dar luogo a reazioni dannose per l'organismo in quanto non può assimilare
gli elementi acidi del limone, costringendo l'organismo stesso ad una maggiore
secrezione di acido cloridrico la quale sarebbe realmente pregiudiziale alla
salute organica ed in special modo a quella dello stomaco che a lungo andare
può venir colpito da insorgenze di ulcera.

DATI ANALITICI

I sottoelencati dati sono riferiti a 100 g. di prodotto edibile e vengono


espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 86,3 Ca - Calcio 102 A 0.06
Protidi 6,7 P - Fosforo 22 BI 0.04
Lipidi 0.4 Na - Sodio 8 B2 0.03
Zuccheri totali 2.5 K - Potassio 240 B3 o PP 0.10
Cellulosa 3.7 Mg - Magnesio 12,2 C. xla polpa 50
Ceneri 0,4 Mn - Manganese 0.03 C. x buccia 152
Fe - Ferro 0.6 C2 o P 6 U.I.
Calorie x 100 gr. = 42.5 Cu - Rame 0.06
Zn - Zinco 0.10
CI - Cloro 4
S - Zolfo Il,-
I - Jodio 0,Ol
La presenza di aliri acidi organici è data dall'acido citrico con 6 gr. e
dall'acido malico con 300 mg.

Il limone dal punto di vista clinico ha avuto e tutt'ora ha una schiera di so-
stenitori, i quali non prescrivono alcuna terapia senza l'inclusione del limone fra
i quali. vi è anche l'autore di questo libro pero. purtroppo, vi sono molti opposi-
tori alla terapia del limone dei quali, alcuni si annoverano tra le file dei naturisti e
vegetariani.
I risultati ottenuti con il limone mi autorizzano a dire che questi terapeuti
non hanno mai provato a somministrarlo o, se lo hanno fatto, lo hanno fatto
male.
Esiste una incompatibilità al limone, ma questa è molto rara e, talvolta, è
condizionata da una componente psichica.
Nel caso di incompatibilità, (come di certo per tutti gli altri alimenti di
ordine vegetale) si comincia con la somministrazione in piccolissime dosi, ini-
ziando con un cucchiaino di succo per arrivare alla somministrazione di uno o
più limoni contemporaneamente, una volta che nell'organismo sia awenuta la
modificazione di adattamento. (Per evitare l'azione negativa dell'acido del limo-
ne sullo smalto dei denti, è conveniente bere il succo con una cannuccia.
11 limone, sia allo stato integrale quanto sotto forma di succo, si deve
somministrare sempre a digiuno o comunque almeno 3 ore dopo aver consumato
un pasto e mai poco prima o dopo qualsiasi cibo, sempreché non si tratti di semi
di albero, quali le noci, le nocciole, le mandorle dolci ecc. Ciò verrà spiegato più
dettagliatamente nel capitolo della Trofoterapia e delle compatibilità fra gli
alimenti.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Perchk dire, il limone, sia solo che associato ad altri agmmi, possiamo de-
finirlo il farmaco universale: non v'è male che attaccato dal limone non rimanga
insensibile e, se ciò non awiene, è perché nell'organismo non vi rimane neanche
il minimo briciolo di forza vitale; però, se nell'organismo vi è alcuna possibilità
di ripresa da parte della forza vitale, stiamo pur certi che se verrà sommini-
strato secondo gli insegnamenti trofoterapici, i suoi effetti non tarderanno a far-
si conoscere, tanto che si tratti di un semplice raffreddore quanto di uno stato di
intossicazione; per tanto, il suo valore terapeutico viene riscontrato: negli stati
febbrili, nella disidratazione conseguente ai processi di gastroenterite e gastrw
enterocolite, nelle diarree, nel colera, nelle malattie della circolazione in gene-
re, nella litiasi biliare, nell'insufficienza epatica e renale, nelle malattie del siste-
ma nervoso. E' un portentoso risolutore del colesterolo e degli acidi urici, per-
tanto viene indicato nel reumatismo in genere, nell'artrosi e nell'artrite: previene
pli infarti e la trombosi: è un fissatore del calcio in quanto concorre nel metaboli-
smo dei minerali ed in genere, per tanto concorre ad equilibrare la struttura della
cellula ematica e la pressione arteriosa. E' I'antiscorbuto per eccellenza, inoltre,
la sua presenza nell'organismo concorre nella guarigione delle malattie della
pelle.
* + *
I L MANDARINO

(Citrus Nobilis Laur o Citrus Deliciosa) - Famiglia delle Rutacee,

Anche il mandarino, come l'arancio ed il pompelmo, e oriundo della Cina


Meridionale e. tanto alla pianta quanto ai frutti, viene dato tale nome.
L'albero puo raggiungere un'altezza dai 3 agli 8 metri al massimo ed il suo
habitat f quello delle zone temperate. per tanto le regioni del bacino Mediter-
raneo sono le più indicate per la sua coltivazione. Inizialmente in Italia fu intro-
dotto come pianta ornamentale da giardino. in quanto e della specie semprever-
de, abbellita dai fmtti di gradevole profumo ai quali con il progredire delle espe-
rienze venne data importanza alimentare: da qui nacque l'interesse ortofrutti-
colo che comincio a curarne la coltivazione.
Il frutto mandarino si presenta di forma tondeggiante, un po' schiacciata e
rientrante nelle sue due estremite: è un po' come il globo terrestre schiacciato ai
poli. La sua buccia fine e quasi staccata dalla polpa. e profumatissima. ricca di
essenze e di olio essenziale con il quale si elaborano sciroppi e profumi. La pol-
pa carnosa e sugosa. deliziosa al palato, e composta a seconda della specie da 8
a 15 spicchi o logge. E' un frutto molto nutriente e gradevole. poiche il tasso di
vitamina C e dell'acido citrico. è al limite dei valori che contraddistinguono la
frutta acida: inoltre è un frutto che si addice alle persone dal sistema nervoso un
po' esaurito. C questo è per la conseguente caratteristica presenza del bromo nei
suoi componenti.

DATI ANALITICI

Anche qui i valori riportati rispondono alla media delle varie analisi e sono
I
riferiti a 100 gr. di parte commestibile.
Composizione 46 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.
Acqua 85 Ca - Calcio 35 A provitamina 0.35
Protidi 0.7 P - Fosforo 20 BI 0.06
Lipidi 0.37 K - Potassio 150 B2 0.03
Glicidi 10,90 Na - Sodio 2.5 5B3 o PP 0.20
Zucchero inven. 1.70 Fe - Ferro 0.4 C 35
Cellulosa 1.10 Mg - Magnesio .
10.05
Ceneri 0.23 Mn - Manganese 0.048
S - Zolfo 10
Calorie x 100 gr. = 55
CI - Cloro 2
Br - Bromo 0.002

Fra gli acidi organici la prevalenza è data dalla presenza dell'acido citrico
con 0.50 mg., degli altri acidi esiste una parvenza di minime tracce.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

In relazione ai valori analitici esposti, dobbiamo dire che il mandarino par-


tecipa un po' in tutto il processo nutrizionale e di mantenimento del metaboli-
smo in genere, svolgendo una azione di prevenzione ed equilibrio pero, nei con-
fronti degli altri agrumi, esercita una specifica azione sedativa sul sistema
nervoso. conciliando anche il sonno.

IL POMPELMO
(Grapefmit) (Citnis grandis .L. - Citrus decumana)
Famiglia delle Rutacee.

In italiano, sia alla pianta quanto al suo frutto si dà lo stesso nome.


Originario della Cina, i cui abitanti ancora anticamente seppero considera-
re le virtù nutrizionali e terapeutiche di questo meraviglioso frutto. diciamo che
in Occidente i primi a capirne l'importanza furono gli americani. poi anche in
Europa venne stimato come pianta da agrumicoltura.
Come tutti gli agrumi. anche questa pianta che, al massimo sviluppo (se-
condo la specie). può raggiungere dai 3 + 9 metri, vegeta felicemente nelle zone
più o meno temperate; in effetti nel bacino del Mediterraneo si annovera la sua
coltivazione. La maggior produzione l'abbiamo in Israele. poi in Spagna e. per
ultimo, in Italia della quale la Sicilia vanta il primato, seguita dalla Rasilicata
con la provincia di Matera, e la Calabria poi con Cosenza.
102 Capitolo N

Il pompelmo è un fmno di forma tondeggiante e, come il mandarino, 6


schiacciato nelle sue estremitk come dimensione possiamo dire che talvolta pub
raggiungere anche il diametro massimo di 15 centimetri. La sua buccia di colore
giallo pallido e di superlicie liscia, varia di spessore secondo le specie, delle
quali ve ne sono una varietà.
La polpa è formata da un corpo a spicchi o logge; è molto sugosa ed il suo
sapore è fra I'acidulo e l'amarognolo pepato.
E' un fmtto di buon valore nutrizionale però, per uso terapeutico, 6 consi-
gliabile come correttivo del limone o del cedro in quanto ne mitiga l'acidità.

DATI ANALITICI

Anche qui i valori sono riferiti a 100 gr. di prodono edibile ed espressi in
% gr. - mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mr. Vitamine mg.


Acqua 87 Ca - Calcio 20 A 90 U.I.
Proteine 0.5 P - Fosforo 19 A Provitam. 0.16
Lipidi 1.8 K - Potassio 197 B1 0.06
Glicidi 7 Na - Sodio 2 82 0.03
Zucchero invert. 2.5 Mg - Magnesio 11 B3 o PP 0,20
Cellulosa 0.94 -
Mn Manganese tracce B5 0,20
Ceneri 0,26 Fe - Ferro 0,3 C 35
Cu - Rame tracce
Calorie x 100 gr. = 55 S - Zolfo 7
CI - Cloro 3.7

Fra gli acidi organici, la prevalenza è data dall'acido citrico con 6 mg. e
dall'acido malico con 150 mg.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Oltre ad essere un fmtto nutriente, dobbiamo dire che è anche un tonico di-
gestivo, in quanto facilita la digestione; è depurativo e diuretico. Agisce sul fe-
gato perche favorisce il drenaggio epatico; esercita una azione alcalinante sulla
cellula ematica e sui tessuti vascolan e, nel contempo, è anche rinfrescante.
Indicato nei casi di artrite e di reumatismo.
Per l'alto valore di vitamina C, devo dire che al gmppo della fmna acida
appartengono anche le fragole, il ribes e l'uva spina. Esistono altre varietà di
fmtta che potrebbero venire annoverate, ma data la loro irreperibilità nel com-
mercio, tralascio di ricordarle, limitandomi solamente a parlare di quella frutta
di stagione o conservata che più comunemente ci offre il mercato.

IL RIBES

(Ribes rosso o ribes nibnim - Ribes nero o Ribes nigmm - Uva spina o Ribes
grossularia). Famiglia delle Sassifragacee.

E' il nome italiano di una pianta arbusto di cui si conoscono circa 150 spe-
cie che appartengono alla famiglia delle Sassifragacee.
Di natura spontanea, però viene anche coltivata; predilige i posti umidi ed
ombrosi specie nelle montagne inferiori del mediterraneo, però la sua coltivaziw
ne è assai diffisa nel Nord Europa ed in Inghilterra.
I suoi frutti, si può dire che siano disposti a grappolo, in particolar modo
quelli del ribes rosso e nero, mentre invece quelli dell'uva spina si presentano
disposti più o meno accostati l'un l'altro sulle estremità dei rami; il loro colore
varia dal bianco verdognolo al rosso scarlatto oppure al nero violaceo.
Le sostanze costituenti questi fmni, si differenziano di ben poco tra di loro
e possiamo dire che la loro azione nell'organismo è più o meno analoga a quella
di tutta la frutta acida, sempre a prescindere dalle caratteristiche delle essenze
vitali non ancora conosciute, ma proprie e presenti in ogni singola specie di
frutto od ortaggio in genere. Quanto ho detto inerente alle sostanze costituenti,
può essere comparato osservando le singole tavole dei valori analitici.
Il ribes è considerato frutto da tavola, però la sua maggior utilizzazione la
troviamo nella produzione delle marmellate, degli sciroppi e bibite rinfrescanti e
dissetanti molto gradite nel periodo estivo. Nei paesi nordici, ove la coltivazi*
ne è più intensa, con questa fmna si produce anche un vino che viene consu-
mato durante i pasti.

DATI ANALITICI

Come di consueto, i valori medi delle tre specie, sono relativi a 100 gr. di
parte edibile e vengono espressi in percentuale % gr. e mg., però dobbiamo te-
ner presente che nel succo, parte delle sostanze riportate dalle analisi non è più
presente, poiché queste sostanze sono racchiuse nella buccia ed in parte nella
..
polpa. Quanto asserisco, generalmente avviene in tutti i succhi di fnitta ricavati
da spremitura.

RIBES ROSSO

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 85 Ca - Calcio 25 ' A provitamina 0.07
Protidi I P - Fosforo 32 A I20 U.I.
Lipidi 0.15 Na - Sodio 2 BI 0.04
Glicidi 3 K - Potassio 318 B2 0.02
Zucchero invert. 2.88 Mg - Magnesio II B3 o PP 0.25
Saccarosio 0.40 Mn - Manganese 0.6 C 30
Acidità 2 Fe - Ferro 0.8
Tannino 0.15 S - Zolfo 22,47
Cellulosa 5 CI - Cloro 8
Ceneri 0.42 F - Fluoro 0.12
I - Jodio 0.01
Calorie x 100 gr. = 31

F r a gli acidi organici. la prevalenza è data dall'acido malico con 280 mg.,
dall'acido citrico con 202 mg. e dall'acido tartarico con 214 mg.

IL RIBES NERO

Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 17 A I20 U.I.
Protidi P - Fosforo 28 A provitamina 0.13
3 B1 0.05
Glicidi K - Potassio 342 R2 0.03
Saccarosio 0.07 8 3 o PP 0.30
Acidità 0.90 i35 0.50
0.90 B6 0.06
Cellulosa 8 C 130
Ceneri 0.0 1
F - Fluoro 0,12
Calorie x 100 gr. = 26

Fra gli acidi organici la prevalenza è data dall'acido malico con 4 0 0 mg. e
dall'acido citrico con 303 mg.
La trofolo~ia 105

UVA SPINA

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.

Acqua 86.60 Ca - Calcio 29 A 100 U.I.


Protidi 0.8 P - Fosforo 30 Aprovitamina 0.20
Lipidi 0.15 Na - Sodio 2 B1 0.0 16
Glicidi 5 K - Potassio 230 B2 0,020
Zucchero invert. 2.1 32 Mg - Magnesio 15 B3 o PP 0.25
Saccarosio 0.50 Mn - Manganese tracce
Acidità 2 Fe - Ferro 0.60
Cellulosa 2.50 C1 - Cloro 0.38 per ciò che ad albi
Ceneri 0,318 F - Fluoro II acidi organici ci si
Calorie x 100 gr. = 37
I - Jodio 0.02 riferisce. vi esiste una
parvenza di imle-
vanti tracce.

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Posso anticipare che l'influenza biologica sull'organismo esercitata da


queste tre specie di Ribes, è pressoche analoga però multipla. In effetti, ognuna
di queste svolge azione peptica, rimineralizzante, digestiva, lassativa. diuretica,
depurativa, decongestionante del fegato, antiartritica ed antireumatica ed anti-
scorbuto.

LA FRUTTA SEMIACIDA

La classificazione della frutta in acida, semiacida, zuccherina ed oleosa.


come già detto, e data da un determinato valore quantitativo di vitamina C,
presente nel fmtto, prescindendo dal tasso delle altre sostanze, in special modo
degli altri acidi organici quali il malico, I'ossalico, il citrico, il tannico ecc., che
talvolta sono presenti in una od altra specie.
Nella classificazione non e stato dato rilievo al tasso degli acidi organici
citati, perche la maggioranza di essi, con il susseguirsi del processo di matu-
razione del frutto. viene trasformata in zucchero e, quel poco che rimane, gene-
ralmente lo troviamo localizzato a livello buccia, la quale può essere esclusa .
dalla consumazione, in quanto non compromette per nulla il valore della
classificazione.
106 Capitolo IV

AMARENE

(Prunus cerasus) e Ciliege ( P N ~ Uavium


S .L.)
Famiglia delle Rosacee.

Di questa fmna molto ci sarebbe da dire, data la molteplice varietà perb,


per il nostro caso, è più che sufficiente soffermarsi a ricordare l'amarena o cilie-
gia acidula e la ciliegia dolce, in quanto sono le specie che più ci offre il merca-
to, ossia sono quelle a cui la frutticoltura ha rivolto maggiore interesse.
I1 ciliegio, cosi si chiama l'albero che produce le ciliege, è una pianta che a
pieno sviluppo può raggiungere fino a 15 mt. di altezza. E' originario delle terre
del Levante, ossia dell'Asia Minore, e vegeta spontaneamente nelle regioni del
Caucaso e della Persia. In Egitto, la coltivazione dei ciliegi possiamo dire che
risale da sette od otto secoli prima di Cristo, ed in Europa la loro coltivazione si
è estesa dalle regioni mediterranee alle scandinave. In America, questa pianta fu
conosciuta dopo la scoperta di Cristoforo Colombo ed ebbe una maggiore
accettazione, tant'è vero che oggi gli Stati Uniti vantano la maggiore produzio-
ne di ciliege, la quale viene seguita con quella della Romania, della Germania ed
infine da quella Italiana che passa al quarto posto.
Il ciliegio è una pianta che predilige il clima piuttosto freddo; le zone calde e
secche non sono il suo habitat.
Secondo la specie, i suoi frutti generalmente si presentano isolati ed in
gnippi di due a quattro al massimo ed il loro colore, che da specie a specie varia,
è dato da un cromatismo che si contraddistingue dal verde giallognolo alla gam-
ma del rosso, per terminare al nero violaceo delle amarene nere e delle ciliege
dette more di Vignola.
Frutto saporito, di ottimo valore nutrizionale e terapeutico; la sua polpa è
di struttura consistente e succosa la quale vana dal duro al molle. Viene offerto
alla consumazione diretta, però parte della sua produzione viene utilizzata dal-
l'industria confetturiera e dolciaria.

DATI ANALITICI

I dati risultanti dalle tabelle, si devono considerare come elementi medi dei
valori risultanti da più analisi, e vengono espressi in % gr. e mg. per ogni 100 gr.
di parte edibile. Seguendo l'ordine alfabetico presentiamo per primi quelli delle
Amarene o Prunus cerasus e poi quelli delle ciliege o Prunus Avium .L.
A M A R E N E (Prunus Cerasus)

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 78.2 Ca - Calcio 16 A provitamina 0.40
Protidi 0.5 P - Fosforo 12 A 600 U.I.
Lipidi 0.3 K - Potassio 240 BI 0,05
Glicidi 12 Na - Sodio 40 B2 0.06
Zucchero invert. 7.55 Fe - Ferro 7 8 3 o PP 0.30
Saccarosio 0,2 Mg - Magnesio 20
Acidita 0.3 Mn - Manganese 3
Tannino 0.2 CI - Cloro 70
Cellulosa 0.3 Cu - Rame 13
Ceneri 0.45 S - Zolfo 25
Zn - Zinco 4
Calorie x 100 nr. = 86

F r a gli acidi organici, la prevalenza è dell'acido citrico con 180 mg.; i


restanti mg. vengono suddivisi fra il tartarico, malico, succinico ecc.

CILIEGE (Prunus avium .L,)

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 75.5 Ca - Calcio I8 A provitamina 0,30
Protidi 1 P - Fosforo 21 A 750 U.I.
Lipidi 0.5 K - Potassio 250 B1 0.05
Glicidi 14 Na - Sodio 44 B2 0.06
Zucchero invert. 7.5 Fe - Ferro 7 8 3 o PP 0.30
Saccarosio 3 Mg - Magnesio 23 C 10.-
Acidita 2 Mn - Manganese 5
Tannino 2 S - Zolfo 25
Cellulosa 3 CI - Cloro 77
Ceneri 5 Cu - Rame I3
Zn - Zinco 15
Calorie x 100 gr. = 99 I - Jodio 2

F r a gli acidi organici la prevalenza è data dall'acido malico con 320 mg.,
dall'ossalico con 1 5 0 mg., dal citrico con 8 0 mg. e da tracce per gli altri acidi.
FUNZIONI BIOFISIOLOGICHE

Stando alla media delle analisi, possiamo asserire che questa frutta svolge
nell'organismo un'azione depurativa e disintossicante e, nel contempo, anche
rimineralizzante.
Favorisce la digestione se viene consumata una ora prima di pranzo,
oppure tre ore dopo. Svolge azione diuretica ed antibatterica nell'intestino; è
anche lassativa.
Per l'azione alcalinante, agisce come regolatore delle funzioni gastmepati-
che; inoltre, non dobbiamo dimenticare l'apporto dei suoi elementi a livello
ematico della cellula sanguinea per l'azione antiurica, quindi diciamo che 6
molto indicata nelle anomalie reumatiche ed artritiche.
Inoltre per l'a$porto dei suoi componenti, possiamo definirla come I'ele-
mento energetico dei tesshi muscolari e della struttura nervosa: nel contempo
svolge anche una azione sedativa.
Infine, partecipa alla ricostruzione e mantenimento dei tessuti.
+ * *
LAMPONE
(Rubus idaeus .L,) - Famiglia delle Rosacee.

Con il nome lampone, viene designata sia la pianta quanto il frutto.


La pianta è un arbusto che talvolta pub raggiungere anche un'altezza di un
metro e mezzo. Originario dell'Europa e dell'Asia Orientale, vegeta nell'habitat
analogo a quéllo delle fragole, cioè i sottoboschi freschi montani e subalpini
sono il suo ambiente. E' conosciuta sin dall'antichità, tanto che Ippocrate ed
Eschilo ci hanno lasciato testimonianza.
La fragranza, il sapore ed il delizioso gusto di questo frutto, sin da secoli
addietro, ha invogliato le genti del Nord d'Europa a prowedere alla coltivazi*
ne ordinata; in effetti le sue cultivars le troviamo in Germania ed in Inghilterra,
quest'ultima lo introdusse poi negli Stati Uniti.
Da noi vive solo allo stato spontaneo in tutta l'Italia continentale ed anche
in Sicilia; però non si è mai proweduto alla sua coltivazione e questo è un male,
in quanto il lampone è un frutto che benche non sia di alto valore nutrizionale in
genere, sarebbe molto indicato nei casi di alterazione glicemica e più precisa-
mente nel diabete, poiche il suo zucchero e I'evulosio.
Di tanto in tanto, lo troviamo proposto in qualche negozio di frutta e verdu-
ra. in special modo nelle regioni del Nord. Industrialmente viene utilizzato nella
produzione dolciaria, nella preparazione delle bibite e bevande dissetanti, però
ha trovato posto anche in cosmetica, come del resto quasi tutta la frutta.
DATI ANALITICI

Anche qui i valori sono riferiti in rapporto a 100 gr. di prodotto edibile, e la
loro proporzione viene esposta in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 78,6 Ca - Calcio 40 A provitamina 0.05
Pmtidi 1.4 P - Fosfom 43.5 BI 0.03
Lipidi 0.3 K - Potassio 20 1 R2 0.05
Glicidi 8 Na - Sodio 30 83 o PP 0.30
Zucchero invert. 5 Fe - Ferro I B5 0.22
Saccarosio 0,2 Mg - Magnesio 25 C 22
Aciditi 1.4 Mn - Manganese 0,5
Tannino 0.22 CI - Cloro 22
Cellulosa 4.50 S - Zolfo 17
Ceneri 0.38
Calorie x 100 g ~ =
. 62

Fra gli acidi organici è stata riscontrata la presenza di acido malico, ci-
trico, salicilico, fragarina ecc.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Come già detto. il lampone non ha grande valore nutrizionale per ciò che si
riferisce alle sostanze plastiche, in compenso per l'apporto degli elementi mi-
nerali e delle vitamine. possiamo dire che è un alimento che si addice molto al
diabetico: che può esercitare sull'organismo una azione tonica. depurativa, las-
sativa. rinfrescante ed antiscorbutica.
Lo consigliamo nei casi di astenia. nelle costipazioni gastrointestinali, nei
casi di stitichezza, nelle affezioni della pelle. nei casi di mancata od insufficien-
te sudorazione, nelle alterazioni del ricambio del sangue, e nei processi febbrili.
110 Capitolo IV

CACHI - KAKI

(Diospjkos Kaki .L.)- Famiglia delle Ebenacee.

Questa pianta spontanea è originaria della Cina; ulteriormente fu coltivata


nel Giappone che seppe considerare il valore dei suoi frutti.
Del mondo occidentale, a riconoscerne I'importanza.furono gli americani i
quali, poco più di un secolo fa, approtittando delle esperienze nipponiche, la
introdussero negli Stati Uniti.
Al susseguirsi delle esperienze, la prima ad interessarsi fu la Francia, ed a
breve distanza anche l'Italia.
In Italia, la coltura del Kaki è abbastanza diffisa nella Campania, la quale
produce oltre 400.000 ql. di frutta all'anno; seguono poi I'Emilia Romagna, con
una produzione di oltre 100.000 ql. ed il Veneto con 50.000 ql. e più.
A titolo di cronaca, diciamo che in Italia si conoscono due specie di cachi,
quella con i semi e quella senza.
La specie con i semi è quella che più comunemente vediamo isolata in
qualche giardino od orto, la quale si può dire che vegeti allo stato spontaneo, in
quanto non le si pratica alcun trattamento speciale. L'altra invece, quella senza
semi, viene prodotta in specifiche cultivars, le quali ci danno quel fmtto che ci
propone il commercio.
La pianta che produce il frutto con i semi necessita del processo di impol-
linazione, ossia la sua fecondazione awiene tramite il concorso di certi insetti
pronubi che trasportano il polline da una pianta all'altra. Il frutto di questa
pianta, raggiunge il suo punto di maturazione sulla stessa, nel tardo autunno.
L'altra specie invece, quella senza semi, e specifica delle cultivars: si
produce per partenocarpia, ossia senza subire il processo della fecondazione per
impollinazione.
I frutti di questa pianta si prestano allamaturazione artificiale, ossia all'am-
mezzimento il quale awiene per un processo di trasformazioni chimiche ad
opera di certi enzimi incaricati a trasformare e far precipitare in zuccheri i com-
posti di tannino e degli altri acidi organici racchiusi nella buccia. Sta il fano che
la buccia di questi frutti,dopo aver subito tale processo, diviene quasi impercetti-
bile.
Come già detto in precedenza, solo con la completa maturazione del frutto
scompare la maggioranza degli acidi organici presenti nella buccia, quindi se
non vogliamo sentire in bocca e più precisamente fra i denti l'effetto allappante
del tannino e degli altri acidi organici, mangiamo il frutto ben maturo, meglio
ancora se la buccia presenta delle screpolature. Solo cosi saremo sicuri di som-
ministrare al corpo un fmtto iassante e non astringente.
La trofologia 111

I kaki sono costituiti da una polpa molto succosa e zuccherina, esuberante


di colore giallo rossastro. Sono un frutto di ragguardevole valore alimentare il
che$ dovuto dall'alta percentuale di zuccheri contenuta in forma di glucosio as-
sociato al discreto tenore proteico: sta di fatto che, 100 gr. di polpa ci fornisce
82 calorie.

DATI ANALITICI

I dati analitici sono incompleti però alquanto sufficienti per comprendere il


valore e l'importanza nutrizionale di questo pregiato frutto. Come i precedenti
sono riferiti a i00 gr. di parte commestibile e la loro espressione è data in per-
centuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 78,07 Ca - Calcio 80.6 A 1900 U.I.
Protidi I P - Fosforo 20 Caroteni 1
Lipidi 0.40 K - Potassio 120 B1 0.05
Glicidi 16.00 Na - Sodio 7 B2 0.06
Zucchero invert. 3,65 Mg - Magnesio 17 83 o PP 0.30
Cellulosa 1.20 Fe - Ferro 0,4 C 27
Ceneri 0.265 CI - Cloro 13
S - Zolfo 7
Calorie x 100 gr. = 82

Fra gii acidi organici, oltre al tannino. la prevalenza e dell'acido malico;


degli altri acidi esistono alcune tracce.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Contrariamente a quanto si crede, il kaki ha una eccellente proprietà lassa-


tiva, sempreche lo si mangi ben maturo evitando la buccia: per tanto viene con-
sisliato nei casi di stitichezza e di astenia intestinale. (la quantita giornaliera è
stabilita per un massimo di tre frutti).
Ha proprietà disinfettanti e decongestionanti, diuretiche ed anche antibatte-
riche, perciò viene consigliato nei casi di gastroenterite (in special modo indi-
cato per i bambini), nelle dispepsie e nelle infiammazioni intestinali.
Di alto valore nutritivo per l'apporto dei suoi zuccheri, si consiglia anche
come ricostituente di tutto il sistema nervoso e delle funzioni epatiche.
l
112 Capitolo IV

MELE
(Melo - Communis o melo pumila o P p y s Malus).
C
1
Famiglia delle Rosacee.

Possiamo dire con certezza che questa pianta da frutto annoveri le sue ori-
gini sin dall'era della pietra, il cui habitat originale dovrebbe essere stato quello
dell'Europa centro meridionale e quello dell'Asia Minore.
Quanto affermo è confermato dai reperti del periodo neolitico rinvenuti
nelle regioni alpine dell'Europa, quali la Svizzera e l'Austria. Altre notizie ci
provengono dall'Egitto. e sono riferite a scritti e reperti rinvenuti del secolo
XIII" (a.C.), come pure da quanto si è potuto stabilire con ciò che ci è stato tra-
mandato dalle civiltà greche, possiamo dire che sin dal VI" secolo (a.C.), anche
in Grecia la mela era conosciuta. (Se poi vogliamo dar credito alla mitologia cri-
stiana, diciamo che anche Adamo ed Eva hanno conosciuto la mela). "Scusate
la battuta" - Anche Ippocrate ladescrisse cerimoniosamente e, nel corso della
nostra storia, la mela e le sue virtu furono decantate sin dall'Era Romana al
Medio Evo.
Agli inizi dell'ottocento. il melo fu introdotto in America del Nord, ed a
breve distanza venne fatto conoscere nell'Africa ed anche importato in Austra-
lia.
Col progredire dell'esperienza deli'uomo, dallo stato quasi spontaneo, il
melo diviene pianta da coltivazione; delle sue 400 e più specie, viene selezie
nato e le varieta vengono perpetuate con l'innesto operato su piante prodotte per
seme (chiamate franco), oppure su piantine di Dolceno o di Paradiso, questo
per le piante delle cultivars che forniscono il mercato.
La maggior produzione europea, generalmente è data dalla Francia con 3 5
milioni di quintali per anno; poi dall'ltalia che produce 21 + 22 milioni di ql.;
segue la Germania con una produzione di 20 milioni di ql. ed infine abbiamo
l'Inghilterra che produce circa 5 milioni di ql.
La produzione italiana, secondo l'ordine quantitativo, vede al primo posto
la regione dell'Emilia Romagna con 6.215.000 ql.; poi il Trentino Alto Adige
con fj.190.000 ql. circa; il Veneto con circa 4,000,000 ql., seguito dalla Campa-
nia che e riuscita a produrre 1.650.000 ql. e dal Piemonte con 1.470.000 ql.
circa. La produzione nelle altre regioni, non raggiunge il 10% della produzione
totale italiana.
Alcune varieta di mele coltivate in Italia rispondono ai seguenti nomi:
l'Abbondanza di dimensione grossa e di colore rosso lucido; la Srark Delicious
le "Deliziose" grosse. rosse, globose, in cui si notano cinque protuberanze
tendenti al tronco di cono; le Golden Delicious ~ i a l l ea polpa scricchiolante
dolce ed aromatica; le Imperatore dalla buccia verde giallognola con polpa ver-
l dasira blanda e zuccherina; le Romhour grosse regolari ed appiattite ai poli, di
i
colore rosso scuro violaceo con polpa acidulo zuccherina; la Renerra del
Canada. molto grossa dalla buccia ruvida e rugginosa con la polpa giallastra, un
po' farinosa ed acidulo zuccherina; la Renerfa grigia tirolese di dimensione
media e polpa compatta, un po' acida: la Jonarhan di colore rosso brillante; la
Morgendurfo Mororella detta anche Rome Beauty, di colore rosso chiaro,
striata su fondo giallo, con polpa compatta acidulo zuccherina: ecc.. Ve ne sono
altre varietà, ma quelle che più comunemente vengono proposte dal commercio
1 nei negozi di frutta e verdura sono: le Delicious gialle o rosse, la Imperatore e la
Renetta del Canada. Delle altre varietà, saltuariamente alcuna la si vede in
qualche negozio, pero generalmente vengono utilizzate dall'industria vinicola e
dolciaria.
Per le sue sostanze biofisiologiche che ne costituiscono la struttura, la mela
si deve considerare come un frutto di grande valore nutrizionale, ma ancor più
come farmaco.
Non è perché abbia un debole per la mela, ma perché la mela mi ha dato
delle grandi soddisfazioni prescrivendola ai malati nell'arco dei miei 30 anni di
esperienza clinica.
In seguito alle mie prescrizioni trofoterapiche, che in Italia si iniziarono a
conoscere dopo il mio rientro dall'America 20 anni orsono, fui soprannominato
il dottore delle mele e dei limoni pero, credetemi, nella mela è presente anche
una importante sostanza, la pectina, la quale è pure presente benché in quantità
minore, anche in molta altra frutta. Questa sostanza esercita un'azione equili-
bratrice e rafforzatrice del sistema ghiandolare in genere, in quanto favorisce lo
sviluppo cellulare, sia della struttura epiteliale quanto a livello linfatico quindi,
in tutti i casi, la sua prescrizione diviene d'obbligo, sia come alimento quanto
come farmaco.
Se con attenzione e riflessione comparate i valori dei dati analitici qui tra-
scritti, con le spiegazioni date nel capitolo 3" inerente ai principi alimentari ed al
loro valore biofisiologico, e con quanto viene esposto nel 5" capitolo inerente la
Trofoterapia, comprenderete realmente l'importanza ed il valore della mia logi-
ca considerazione nei confronti di questo nobile frutto. Tutti coloro che hanno
conosciuto le mie prescrizioni, hanno imparato ad amare la mela e l'alimento
vegetale crudo in genere.
114 Capitolo IV

DATI ANALITICI

I dati analitici esposti sono riferiti alla media dei valori delle varie analisi
effettuate sulle mele (Pyms ma1u.L.) ed il loro rapporto è riferito a 100 gr. di
parte commestibile (buccia compresa) ed espresso in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 81 Ca - Calcio 8 A 90 U.I.
Protidi 0.31 P - Fosforo II Provitamina 0,05
Lipidi 0,30 Na - Sodio 5 B1 0.04
Glicidi 12 K - Potassio 137 82 0.03
Zucchero invert. 5,25 Mg - Magnesio 5 B3 o PP 0,145
Tannino 0.07 Mn - Manganese Tracce C 12
Cellulosa 0.90 Fe - Ferro 09 C2 o P 0,6 U.P.
Ceneri 0.17 Cu - Rame 0.0093 E 0.720
Zn - Zinco 0,001
Calorie x 100 gr. = 75
CI - Cloro 3,52
S - Zolfo 0.06
F - Fluoro 0.008
As - Arsenico 0,0001
I - Jodio 0.0016

Fra gli acidi organici prevale il malico con 270 mg. nelle varietà dolci e,
con 800 mg. nelle varietà acidule. Per ambo le specie, l'acido citrico è presente
con 0,60 + 0.70 mg. invece dell'acido ossalico non si notano alcune tracce.
E' da ricordare però che durante la maturazione anche nella mela alcune
sostanze si vanno modificando: il tasso degli acidi organici si riduce, mentre
invece aumenta quello zuccherino.
L'amido diminuisce, le pectine solubili aumentano; si inverte il saccarosio,
il tasso di acqua diminuisce notevolmente e, nel contempo, le sostanze solubili si
riducono in alcool. La modificazione degli zuccheri totali passa dal 4 al 12%. gli
zuccheri riducenti dal 2,3 al 5,8%, il saccarosio dal 5 al 5,7%, il residuo solido
aumenta dal 13,6 al 16%. mentre invece l'amido diminuisce dal 4 allo 0,2%.
Ciò dicasi per l'acidità che da11'1,6 passa allo 0.2% la quale è riferita all'acido
malico.
E' da ricordare che con la maturazione in ambiente naturale sia la mela od
altro fmtto di analoghe caratteristiche, otteniamo una maggiore preponderanza
di evulosio sul destrosio, il cui rapporto è pari al 3 + 1, ciò rende il fmtto più
digeribile in quanto I'evulosio viene direiiamente approfittato dall'organismo
mentre invece, con una maturazione artificiale avvenuta a temperatura bassa, 1
grado centigrado. si favorisce la formazione di destrosio, il che vuol dire, che il
frutto diviene più indigesto.
FUNZIONI BIOFISIOLOGICHE

Oltre ad essere un frutto di valore nutrizionale, dobbiamo dire che per I'ap
porto delle sostanze in essa contenute, la mela esercita un'azione su tutte le fun-
zioni e su tutti i sistemi organici del corpo.
Iniziando dall'apparato digerente, diciamo che oltre a facilitare la digestio-
ne, svolge un'azione protettiva di tutte le mucose, sia dello stomaco quanto degli
intestini, congiuntamente ad un'azione antisettica, poichk stimola una diastasi
antibatterica.
E' diuretica e lassante; combatte la calcolosi in quanto svolge un'azione
antiurica.
, Agisce come tonico del sistema nervoso, anche a livello muscolare.
Rinfrescante e depurativa del sangue, agisce come equilibrante del coleste-
rolo, e come disinfiammante del fegato.
Agisce come tonico del sistema linfatico e del tessuto epiteliale esterno del
corpo, stimolando il rinnovo cellulare del tessuto epidermico.
Mangiata una ora prima di pranzo (ben masticata ed insalivata), la mela
rende più facile la digestione, come pure se mangiata 2 i 3 ore dopo pranzo,
quando si accusa la pesantezza di stomaco. oppure quel senso di acidità
caratteristica delle digestioni ditiicili e lente, stiamo pur ceni che eserciterà nello
stomaco un'azione sbloccante e liberatrice come si suo1 dire, rendendo mag-
giore energia a qualsiasi sistema della struttura organica del corpo; inoltre con la
sua presenza indubitamente rafforza il potenziale cerebrale, in special modo nei
bambini.

COTOGNE

(Pirus Cydonia .L,)dette mele cotogne o pere cotogne.


Famiglia delle Rosacee.

Il cotogna è un albero che raggiunge un'altezza di 4 + 5 metri ed è di natura


spontanea: pare originario dell'Asia Minore però, c'è chi dice che più precisa-
mente provenga dalla Persia e dalle regioni del Mar Caspio.
Botanicamente viene chiamato Cydonia Vulgaris ed è classificato come a p
partenente alla famiglia delle rosacee.
In Europa vegeta nelle regioni meridionali, ci& nelle zone più temperate:
in effetti lo troviamo coltivato lungo la costa Jugoslava, nel centro meridionale
Adriatico, in Spagna e Portogallo.
116 Caoirolo IV

I frutti delle varie specie coltivate vengono contraddistinti in mele e pere


cotogne. Le prime hanno preso questo nome perché la loro forma è più o meno
rotondeggiante, per tanto similari alla mela e. l'albero che le fruttifica e maschio;
mentre invece le altre sono di forma più oblunga, più o meno simile a quella
della pera e vengono prodotte dal cotogno femmina.
La massima produzione italiana di questa frutta si può dire che si aggiri sui
60.000 ql. circa e le regioni che si contendono il primato sono: l'Abruzzo e la
Puglia.
Le cotogne sono frutta di polpa coriacea però profumatissima le cui so-
stanze costituenti, da quanto risulta dalle analisi, sono più o meno similari a
quelle della mela, però contrariamente a questa, almeno la specie delle nostre
cultivars, non è edibile allo stato crudo, in conseguenza all'azione allappante
determinata dalla presenza di certi acidi organici. Per tanto l'utilizzo della coto-
gna e possibile solo previa l'elaborazione confetturiera di marmellate, cotogna-
te, mostarda, gelatine e sciroppi.

DATI ANALITICI

I dati che riportiamo sono riferiti a 100 gr. di parte edibile, e vengono
espressi in % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 75 Ca - Calcio 14.6 A provitamina 0.03
Residuo totale 7 P - Fosforo 23 B1 0.03
Protidi 0-5 Na - Sodio 2 B2 0.04
Lipidi 0.5 K - Potassio 214 B3 o PP 0.20
Glicidi 10,l Fe - Ferro 0.7 C 13
Zucchero invert. 4.7 Mg - Magnesio 8
Saccarosio 0.56 CI - Cloro 1.7
Tannino 0,07 F - Fluoro 6
Cellulosa 1.3
Ceneri 0,270
Calorie x 100 gr. = 69

Fra gli acidi organici vi e la prevalenza dell'acido malico con 930 mg.; in
tracce e presente anche l'acido tartarico.

FUNZIONI BIOFISIOLOGICHE

Purtroppo, la frutta delle nostre cultivars non ha il caratteristico valore bio-


logico dell'analoga frutta delle piante di vegetazione spontanea delle regioni
L a trofologia 117

dell'Asia Minore la quale è edibile anche allo stato cmdo. La cotogna delle
cultivars invece, diviene edibile previa un'elaborazione confetturiera, con ciò,
anche se preparata in composta risulta comunque l'effetto della sua funzione
biofisiologica sull'organismo la quale è: stomachica, eupeptica, epatica ed
astringente, pertanto si consiglia negli stati di inappetenza, nei casi di dificile di-
gestione. nelle affezioni del fegato, in tutti i processi gastroenterici o di entere
colite, nelle diarree. specie dei bambini e degli anziani. E' indicata anche contro
il vomito, negli stati di scialorrea, ossia nell'eccessiva secrezione salivare. nelle
forme catarrali, nelle leucorree, nei processi emorroidali e di prolasso del retto.
Utilizzando il succo del fmtto acido centrifugato. diciamo che si va ad
esercitare un'azione tonica sul sistema ghiandolare linfatico, come possiamo
dire che il succo svolge anche un'azione rigeneratrice e riparatrice di tutte le atti-
vità dell'organismo, per tanto viene indicato negli stati di decrescenza delle dife-
se vitali. Stando alle attuali conoscenze, il valore terapeutico, oltre agli zuccheri,
e dato dalla presenza della pectina.

MELAGRANA o MELAGRANATA

(Punica Granatum).
Famiglia delle Punicacee.

Il melograno è una pianta delle Punicacee, il quale a pieno sviluppo può


raggiungere anche i 5 mt. di altezza. Le sue origini pare siano asiatico occiden-
tali, c'è chi la fa originaria della Persia: il suo habitat è quello delle zone tem-
perate, in effetti è stato provato che ad una temperatura costante di 10 gradi
centigradi essa muore.
La sua coltivazione risale sin dall'antichità, ed in Italia le sue più impor-
tanti cultivars un tempo furono nella provincia di Latina, più precisamente a
Gaeta, a Fondi, a Sperlonga, a Formia ed anche ad Oristano nella provincia di
Cagliari.
La fmna di queste cultivars risponde ai nomi: Lappia dolce. Lappia dente
di cavallo e dolce nostrana: però possiamo dire che il melograno lo troviamo
anche come pianta inselvatichita nelle siepi del piano Mediterraneo e submon-
tano: lo troviamo pure come pianta d'ornamento in qualche giardino.
La melagrana è un fmtto bacca, la cui forma sferica viene caratterizzata da
un calice incorporato nella sua pane centrale inferiore, il quale sembra una
sbocciatura della stessa buccia, il cui colore si contraddistingue con un croma-
tismo che va dalla gamma del giallo al rosso vivo.
Internamente questo fmtto è formato da logge che racchiudono i semi di
forma poliedre, la cui superficie esterna è composta da una sostanza umorale
molto acquosa di sapore acidulo e di colore rosso rubino dal quale si nota in
trasparenza il loro cuore legnoso. I semi sono sovrapposti l'un l'altro e disposti a
nido d'api, raccolti in membrane diaframmatiche che formano la caratteristica
struttura interna di questa bacca frutto.
Chi di noi almeno una volta non ha assaporato questo fmtto! Ricordo che
da bambino, con grande avidità ed entusiasmo mangiavo questo frutto il quale. a
quel tempo, ci veniva proposto dal commercio come frutto stagionale. Pur-
troppo oggi sulle bancherelle di frutta e verdura lo si vede ben poco o non lo si
vede per nulla. Certo. non è un frutto di grande valore nutrizionale, ma per
l'organismo l'apporto delle sue sostanze, in certe circostanze, non sarebbe da
ignorare e sottovalutare.

DATI ANALITICI

Anche per questo frutto, i dati analitici sono riferiti a l00 gr. di sostanza
edibile; vengono espressi in O/o gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 85 Ca - Calcio 12 A 0.5
Protidi 0.6 P - Fosforo 19 BI 0.02
Lipidi 0.15 Na - Sodio 54 B2 0.02
Glicidi 12.1 K - Potassio 61 B3 o PP 0.02
Acidita 0,187 Mg - Magnesio 7 C 12
Cellulosa 1.8 Mn - Manganese 2
Ceneri 0,163 Fe - Ferro 4
CI - Cloro 3
Calorie x 100 gr. = 53 AI - Alluminio Tracce

Fra gli acidi organici annoveriamo il malico. il citrico. il tannino.

FUNZIONI BIOFISIOLOGICHE

Come già detto in precedenza, questo frutto non è di grande valore nutri-
zionale, in effetti viene utilizzato per la produzione di sciroppi correttivi; comun-
que non dobbiamo dimenticare le sue proprietà cardiotoniche, astringenti e teni-
fughe. Per tanto possiamo consigliarlo nei casi di astenia, di presenza di paras-
siti intestinali e nelle diarree o dissenteria, data la sua azione antibatterica e re-
golatnce della flora intestinale. Inoltre svolge anche un'azione regolatrice del ri-
cambio idnco.
MIRTILLO NERO
(Vaccinium Myrtillus .L.). Famiglia delle Ericacee.

MIRTILLO ROSSO o UVA URSINA


(Vaccinium Vitis Ideal .L,). Famiglia delle Ericacee.

D a quanto ci risulta, il mirtillo è conosciuto da oltre 5000 anni. E' la bacca


di un frutice alto dai 10 ai 50 cmt., della famiglia delle Ericacee, il cui habitat
sono le brughiere fresche ed i boschi della zona submontana ed alpina. E' pre-
sente in tutta l'Europa; in Italia lo troviamo nella zona alpina del settentrione e
nell'Appennino sino all'Abruzzo.
Il mirtillo è un frutto di forma sferica il cui diametro, a seconda del luogo o
ambiente climatico ed alla natura del terreno, può raggiungere i 10 + 12 mil-
limetri. Il suo colore va dal blu violaceo per la specie nera, mentre I'altra specie
è di un colore rosso scarlatto; la struttura della polpa è molto succosa e semi-
acida e, nella specie rossa, l'acidità è maggiore..
Data la struttura dei suoi componenti, si può considerarlo come alimento
nutrizionale ed anche farmacologico; ciò dimostra l'interesse che gli è stato
rivolto sin dall'antichità. In terapeutica vengono utilizzate sia le bacche o i frutti
quanto le foglie, delle quali si è scoperta l'importante attività citofera nella sfera
trofica del tessuto connettivo dermico ed ematico.
11 mirtillo può essere assunto allo stato naturale, anzi, questo è il modo mi-
gliore perché l'organismo possa realmente approfittare delle sue sostanze, però,
la grande comodità ci ha allontanati dalla Natura per tanto, anziché vivere
qualche giorno di distensione passeggiando fra i boschi dedicandoci alla raccol-
ta di questi preziosi frutti, preferiamo utilizzare il prodotto dell'industria confet-
turiera, che ce li propone sotto forma di marmellata, senza considerare che I'ela-
borazione dolciaria altera tutta la struttura biofisiologica naturale del prodotto
naturale che cosi elaborato perde tutto il suo potenziale terapeutico.
Con il mirtillo si preparano marmellate, sciroppi, bibite; a questo p r o w
sito, nell'Europa Centrale e del Nord, specie con il mirtillo rosso si produce un
vino il quale è un ottimo dissetante ad azione terapeutica.

DATI ANALITICI

La media dei valori analitici è riferita alle due varietà, in quanto i loro costi-
tuenti sono più o meno analoghi. Come nei precedenti, anche qui i dati sono rife-
riti a 100 gr. di parte commestibile e vengono espressi in % percentuale gr. e mg.
120 Capitolo IV

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


per il Nero Rosso Rif. alle 2 varietà Rif. alle 2 varietà
Acqua 84 80 Ca - Calcio 30 A 280 U.I.
Protidi 0.51 0,21 P - Fosforo 23 Provitamina 0.15
Lipidi 0.20 - Na - Sodio 10 Bl 0.02
Glicidi 12 15.80 K - Potassio 95 B2 0.02
Acidità 0,9 1.20 Mg - Magnesio II B3 o PP 0,40
Tannino 1.8 2.00 Mn - Manganese 3.5 B5 0.06
Cellulosa 0.4 0,60 Fe - Ferro 1 C 16
Ceneri 0,190 0,190 CI - Cloro 6 C2 o P 0.02
S - Zolfo 10.5
Calorie
xIOOgr.=54 64

Fra gli acidi organici, la prevalenza è data dall'acido malico, perb sono pre-
senti anche il lattico, i'ossalico, il succinico, il citnco, il chinonico ecc.

CARATTERISTICHE E FUNZIONI BIOFISIOLOGICHE


In precedenza abbiamo detto che il mirtillo oltre ad essere un alimento di
valore nutnzionale, è anche terapeutico; in effetti svolge azione antidiarroica ed
antibatterica, in special modo nei casi di colibacillosi, sia a livello intestinale
quanto renale. Agisce sul sistema circolatorio del sangue come depurativo
antiunco: sul sistema vascolare come tonico dei tessuti, delle arterie, delle vene
e dei capillan; è cardiotonico. Concorre con un'azione coagulante nelle metror-
ragie, ossia nelle emorragie vaginali e nei processi emorroidali. E' un regolatore
delle funzioni epatobiliari; regolatore del colesterolo, della azotemia, della gli-
cemia. Concorre a migliorare la funzione visiva. Per la sua funzione citofera,
diciamo che cineticamente influenza il meccanismo della proliferazione cellula-
re, sia a livello ematico, linfatico. quanto del tessuto connettivo, per tanto lo si
può considerare come farmaco anche nei casi di distrofia sanguinea, poiche è un
attivatore e stimolatore dell'escrezione delle cellule morte.

MORA
(Rubus fruticosus .L,). Famiglia delle Rosacee.

Frutice spontaneo sparso un po' ovunque su questa terra, specialmente


nell'emisfero settentrionale. E' conosciuto come il rovo delle siepi e dei luoghi
incolti. però si presta alla coltivazione: in effetti, tanto negli Stati Uniti d'Ame-
rica quanto nell'America del Sud del versante Pacifico. troviamo la sua coltiva-
zione ed i suoi fmtti, le saporite more, che oltre a servire all'industria confettu-
nera, dal commercio vengono proposte per la consumazione diretta.
Ricordo quand'ero ragazzo, le donne del circondario collinare del mio
paese. venivano per le case a vendere le more, i lamponi e le fragole. Oggi. pur-
troppo la gente è diventata comoda e ricca e non guarda piu ai piccoli guadagni.
Con la comodità ed il miraggio dei lauti guadagni e andata scomparendo una
saggia e salutare usanza.
Anche con le more si possono preparare delle squisite marmellate, sciroppi
e bibite delle quali. quest'ultime, incontrano utilizzo terapeutico. specie in certi
stati di alterazione del tubo digerente e delle vie respiratorie nei bambini: pero
devo ricordare che, per godere di una piu ampia influenza terapeutica, diviene
d'obbligo il loro consumo allo stato naturale se realmente vogliamo che I'organi-
smo approfitti pienamente di tutta la loro salutare struttura sostanziale.

DATI ANALITICI

I dati sono riferiti a IO0 gr. di parte edibile e vengono espressi in 9b gr. e
""g.

Composizione % gr. Elementi minerali rng. Vitamine mg.


Acqua 83 Ca - Calcio 33.5 A 200 U.I.
Protidi 1 P - Fosforo 40 Provitamina 0.06
Lipidi 0.62 Na - Sodio 2 B1 0.04
Glicidi 6.5 K - Potassio 200 B2 0.04
Zucchero invert. 3 Mg - Magnesio 53 83 o PP 0.03
Saccarosio 2 Fe - Ferro 1,5 C 12
Acidita 0.25
Tannino 1.3
Cellulosa 2
Ceneri 0.33
Calorie x 100 gr. = 54

Fra gli acidi organici la prevalenza è data dal malico:sono pure presenti
I'ossalico, I'isocitrico. un monoglucide della cianidina ecc.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Data la risultanza dei valori analitici, possiamo dire che la mora è un fmtto
di valore nutrizionale se mangiata ben matura e, per l'apporto delle sue sostan-
122 Capitolo IV

ze ha anche proprietà terapeutiche. In effetti la presenza dei suoi acidi la carat-


terizza come elemento depuratore del sangue e come tonico rimineralizzante,
dato l'elevato tasso di determinati minerali. Per l'indiscussa presenza del suo
olio essenziale viene definita anche battericida; per tanto viene indicata negli
stati diarroici e dissenterici, nelle affezioni delle vie respiratorie e polmonari. Se
presa a digiuno, svolge una funzione lassativa ed emolliente.

LA MORA D E L GELSO

(Moms nigra .L. e Morus alba .L,).Famiglia delle Moracee.

Il gelso è una pianta originaria dell'Asia; dalla Cina venne introdotto fra il
X" e XI' secolo, non tanto per i suoi frutti quanto per le sue foglie le quali, sono
il cibo preferito del baco da seta. (Bambyx mori).
La coltivazione del gelso si estese un po' ovunque, però maggiormente nel
nord d'Italia dove fino a 30 anni fa la bachicoltura e la produzione della seta
raggiunse il suo massimo sviluppo, comportando per le popolazioni agricole e la
gente dei luoghi una maggiore risorsa economica. Ma con l'evento tecnologico
delle fibre sintetiche, molto meno costose ed apparentemente similari alla seta, que-
ste rapidamente si imposero al commercio soppiantando questo nobile e delicato
tessuto (la seta) che dal punto igienico salutare non potrà mai essere eguagliato;
di conseguenza la bachicoltura e la gelsicoltura si sono più che dimezzate se non
totalmente scomparse.
Con la scomparsa del gelso, anche le antiche usanze della medicina popo-
lare passano al dimenticatoio, però possiamo dire che malgrado ciò, tutto
quanto di buono ci ha insegnato la farmacopea naturale non puo essere abban-
donato nel cassetto anzi. oggi più che mai. consci della nullità e nocività del
farmaco di sintesi chimica. il cui effetto iatrogeno per la salute dell'organismo è
più che evidente, ci sentiamo in dovere di ricordare e riproporre l'utilizzo
dell'elemento naturale se realmente vogliamo ridarci la possibilità di recupero
della perduta salute.
In fitoterapia, gli elementi del gelso trovano utilizzazione specie nei casi di
iperglicemia per la cura del diabete, somministrando le foglie fresche nella pre-
parazione di decotti. assunti a tazzine più volte al giorno lontano dai pasti. oppu-
re riducendo in polvere le stesse foglie ed assumendole informa di cascet 3 o 4
volte al giorno.
Con i frutti si preparano sciroppi espettoranti e leggermente lassativi.
somministrati a cucchiaini più volte al giorno. Con la corteccia della radice, la
quale può essere utilizzata comunque come ipoglicemizzante, si preparano de-
cotti ed infusi per i casi di insufficienza renale e di idropisia
La trofologia 123

Contrariamente alle more di rovo, le more di gelso sono piu ricche di


glicidi. la cui percentuale è quasi duplicata, mentre invece il loro tasso delle so-
stanze albuminoidi ed acide e di gran lunga inferiore, ciò dicasi anche per il
tasso dei minerali.
La presenza della pectina nella varietà alba. fa attribuire alle more proprie-
ta toniche, rinfrescanti, depurative, lassative: se assunte un po' acerbe le rende
astringenti ed antiscorbuto.

PREPARAZIONE FITOTERAPICA

Nei casi di diabete: Bollire per 5 minuti in 250 gr. di acqua. numero 10
foglie: a fine ebollitura lasciare in infusione per 7 minuti, filtrare e bere 3 t 4
tazzine al giorno lontano dai pasti.
Oppure bollire per 7 minuti in 250 gr. di acqua un cucchiaio di corteccia di
radice tritata: a fine ebollitura lasciare in infusione per 5 minuti, filtrare e bere 3
tazzine al giorno lontano dai pasti.
Cascéts ipoglicemizzanti: ridurre in finissima polvere una foglia secca di
gelso: deporre questa polvere su di una cialda umida appallottolandola. ed
ingoiarla poi congiuntamente ad un sorso d'acqua. Durante il giorno. ma
lontano dai pasti. si possono assumere 3 o 4 cascet cosi preparati.
Come astringente nei casi di diarrea ribelle o dissenteria: bollire per 10
minuti in 100 gr. di acqua numero I O o 15 more essicate, a fine ebollitura tiltrare
e bere 4 tazzine al giorno lontano dai pasti.
Come antisettico disinfettante, nei casi di stomatite o ulcerazioni della
bocca e della gola ecc.: Masticare delle more fresche per qualche minuto e poi
sputarle oppure preparare un estratto schiacciando le more in una scodella, di-
luendo poi con un po' di acqua e praticare dei gargarismi varie volte al giorno. in
special modo dopo i pasti.

PESCA
(Pmnus Persica .L,).Famiglia delle Rosacee

La pesca è il frutto del pesco (Prunus Persica Vulgaris) della famiglia delle
Rosacee, il quale e un albero originario della Cina che tuttavia vegeta sponta-
neamente.
I cinesi conobbero questa pianta circa 2000 anni prima della venuta di
Cristo. Successivamente. questa venne diffusa e coltivata in Persia e poi. con
l'espansione dell'impero romano. fu introdotta in Italia. Dopo la scoperta del-
l'America, venne esportata in quelle terre e da qui. qualche tempo dopo, fu tra-
sferita nel continente australiano.
124 Capitolo IV

In Italia la sua coltura si estende per tutta la penisola ma, sia per la natura
del terreno quanto per fattori socioeconomico agricoli, in questi ultimi decenni,
nella regione Emilia Romagna, si insediarono le maggiori cultivars. tanto che la
loro produzione e data da 4 milioni di quintali e piu di pesche all'anno.
Data la grande varietà di pesche prodotte, ritengo superfluo elencarne i
nomi, solamente mi limito col dare un accenno sulla loro struttura morfologica.
Frutto rotondeggiante simmetricamente suddiviso in parte da un solco. La
buccia di talune specie e glabra o liscia, in altre invece si presenta vellutata di
colore dato da toni cromatici assai differenti, i quali vanno da un verde avorio,
talvolta arrossato sulla parte di frutto più esposta ai raggi solari, all'arancione
pigmentato da una gamma di colore rosso che si estende al sanguigno violaceo.
caratteristico delle due varietà, "la bella di Lugo e della Loadel".
La polpa e succosa ed acidulo zuccherina. di colore bianco-verdastro o
giallo carico, di struttura compatta o farinosa a seconda delle varietà e nel
mezzo contiene un nocciolo zigrinato che racchiude una mandorla oleoginosa
amara. la quale non e commestibile poiché nei suoi componenti vi è la presenza
di un glucoside "l'amigdalina", di natura tossica.
Il valore nutrizionale della pesca non è da sottovalutare e, dal punto di vista
calorico, il suo apporto non è indifferente. E' un ottimo frutto per essere consu-
mato al naturale, però si presta anche benissimo all'essicazione ed all'elabora-
zione confetturiera; in effetti con le pesche si preparano marmellate, le saporite
pesche sciroppate confezionate sottovuoto, succhi e bibite dissetanti ecc.

DATI ANALITICI

I dati che riportiamo sono riferiti a 100 gr. di pane edibile, ed i valori ven-
gono espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 84 Ca - Calcio 15 A 880 U.I.
Protidi 0.440 P - Fosforo 25 Provitamina 0.05
Lipidi 0,I Na - Sodio 43 B1 0.04
Glicidi 12.3 K - Potassio 253,400 B2 0.05
Saccarosio 2 Mg - Magnesio 1,600 8 3 o PP 0,20
Acidità 0,3 Mn - Manganese 0,040 B5 0.05
Cellulosa 0.5 Fe - Ferro 0.950 B6 0,02
Cenen 0,360 CI - Cloro 0,300 C 1O
S - Zolfo 0,700
Calorie x 100 gr. = 61
Zn - Zinco 0.00 1
Cu - Rame 0.003
F - Fluoro 20
I - Jodio 0,006
L a trofologia 125

Fra gli acidi organici la prevalenza è del malico con 120 mg. poi del citnco
con 70 mg. e dell'ossalico con 3 mg.

CARA'ITERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Come già detto, la pesca oltre ad essere un fmtto di valore nutrizionale per
l'apporto dei suoi componenti, possiamo considerarla come elemento depurate
re e regolatore dell'alcalinità del sangue: come stomachica in quanto stimola la
secrezione gastrica (del resto lo è quasi tutta la fmna); è diuretica, e nel contem-
po, anche un po' lassativa.
Si consiglia nei casi di reumatismo ed artritismo; negli stati di astenia; nelle
anemie; nelle malattie del fegato; negli stati di nefrite: di diabete; nella stitichez-
za o ritardo intestinale.

FRUTTA DOLCE - (Fresca o secca)

ALBICOCCHE

(Prunus Armeniaca .L,). Famiglia delle Rosacee.

Le albicocche sono fmtti dell'albicocco, "il Pmnus Armeniaca Vulgaris"


appartenente alla famiglia delle Rosacee.
Contrariamente a quanto fa supporre il nome, dobbiamo dire che quest'al-
bero annovera un'origine cinese poiche ci consta che circa 4000 anni orsono
questa pianta era già conosciuta in Cina. Con l'evolversi degli scambi commer-
ciali, venne introdotta nel Turkistan prima, e nell'Armenia poi; da qui con il
tempo si estese nelle regioni del bacino orientale Mediterraneo.
L'introduzione dell'albicocco in occidente awenne ad opera dell'espansio-
ne romana con l'occupazione dell'oriente Mediterraneo da parte di Alessandro
Magno perb. l'interessamento come pianta da fmtto, pare sia avvenuto più tardi,
cioè fra il XVIII" e il XIX' secolo.
Secondo l'ordine, l'albicocco ha le sue maggiori cultivars negli Stati Uniti
di America, in Romania, in Spagna, in Italia, in Siria, in Turchia, in Australia,
in Francia ecc.
In Italia la sua maggiore produzione viene riscontrata nella regione della
Campania seguita dall'Emilia Romagna; seguono poi la Sicilia, la Calabria, la
Puglia, la Toscana, la Liguria ecc.
I fmtti, ossia le albicocche, secondo le varieth si presentano di forma globu-
lare od ovale, contraddistinta da un solco medianalmente disposto fra le due
126 Capitolo IV

estremità superiore ed inferiore; la buccia è peluzzata molto aderente alla polpa


la quale è di analogo colore giallo arancione per la conseguente presenza di
caroteni e del licopene. E' caratterizzata da un aroma profumato e da un sapore
tutto particolare gradevole al palato. Nel mezzo della sua polpa. l'albicocca
contiene un nocciolo liscio nella cui mandorla, come quella della pesca, è
presente I'amigdalina la quale e una sostanza tossica.
L'albicocca è un fmtto da consumare allo stato fresco, dato l'elevato conte-
nuto di zuccheri. di minerali e vitamine i quali, questi ultimi, con I'essicazione e
con la cottura del frutto vengono distrutti od alterati.
Il suo valore nutrizionale è maggiore di quello della pesca, come è mag-
giore la sua azione biofisiologica.
E' un frutto che si presta all'essicamento ed in special modo alla prepara-
zione di sciroppi ed alla confezione di marmellate ecc., però con tutto cib consi-
glio la sua consumazione allo stato naturale e ben maturo.

DATI ANALITICI

I valori dei seguenti dati, come del resto tutti quelli esposti in quest'opera,
sono la risultanza media delle varie analisi e sono relazionati a 100 gr. di parte
edibile ed espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Frutta Fresca Secca Per sola frutta fresca
Acqua 83,2 24 Ca - Calcio 17 A 2500 U.I.
Protidi 0.9 3 Na - Sodio 13 Pmvitamina 1.3
Lipidi 0.2 0.5 P - Fosforo 23 BI 0,04
Glicidi 2 62 K - Potassio 351 B2 0.06
Zucch. inv - 4 Fe - Ferro 1.7 83 o PP 0.5
Saccarosio 1,457 - Mg - Magnesio 10 85 0.29
Acidita 0,600 - Mn - Manganese 21.2 C 7
Cellulosa 0,700 3.5 S - Zolfo 6.06
Ceneri 0,443 3 F - Fluoro 0.0304
I - Jcdio 0.0060
Calorie Al - Alluminio 0.0006
x100gr.=64 294 Cu - Rame 0.0030

Fra gli acidi organici, la maggior prevalenza è dell'ossalico con 14 mg., del
malico con 5 mg., del citnco con 3 mg. e del tartarico con 1,5 mg.
CARAITERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Oltre che ad essere un frutto di rilevato valore nutrizionale, possiamo dire


che l'albicocca svolge un'azione antianemica ed energetico plastica in quanto,
oltre ad agire sull'equilibrio del sistema nervoso, agisce come rigeneratore dei
tessuti; è un emopoietico per eccellenza.
Regolatore dell'intestino, sia nei casi di diarrea quanto di stitichezza. I'albi-
cocca e indicata sia per i bambini quanto per gli adulti indistintamente, specie
negli stati di anemia ed astenia in genere.

ANGURIA o COCOMERO
(Citrullus Vulgaris). Famiglia delle Cucurbitacee.

Pianta erbacea annua (Cucumis citrullus) della famiglia delle Cucurbita-


cee, dalla quale prendono il nome i suoi frutti, "Cocomero o Anguria", la cui
mole condiziona il fusto a vegetare strisciando e serpeggiando sul terreno.
Originaria dell'Africa meridionale o australe, talune volte questa pianta
può raggiungere una lunghezza di 10 mt. e più, dando dai 3 ai 4 ed anche più
frutti.
In Italia se ne coltivano diverse varietà, e le sue maggiori cultivars
risiedono nella valle Padana, per0 sono un po' estese dovunque per tutto il terri-
torio centromeridionale ed insulare.
Le varietà commercialmente proposte al pubblico sono: il piccolo calibro di
forma rotondeggiante con buccia di colore verde scuro e con polpa rossa, di
natura precoce, vengono offerte come primizie; poi c'e il medio calibro, sempre
di forma sferica con buccia color verde pisello strisciata da tonalita verdognole
più intense, sulla cui polpa ben rossa si nota I'appariscenza della componente
zuccherina; infine, vi e la varietà ovale ed oblunga di diverse grandezze, con
buccia di colore verde bottiglia chiaro screziata uniformemente oppure striata.
Tune queste varietà sono conosciute con i nomi: comune, toscana di Pistoia,
brizzolata, napoletana o calabrese, oppure vengono identificate con i seguenti
nomi: Miyako, Charleston, Klondike striped. Sweatmeat ecc.
In Europa, dopo l'Italia che ne e la maggiore produttrice, seguono a ruota la
Grecia, il Portogallo, la Francia, la Spagna e l'Olanda, anche se queste ultime
tre nazioni orientano maggiormente le loro colture ai poponi.
L'anguria non e un frutto di grande valore nutrizionale pero, grazie al suo
succo il quale è un'acqua altamente fisiologica, dobbiamo considerarla come
frutto di grande importanza diuretica. Purtroppo pero, devo dire che oggi questo
frutto è immangiabile, e questo lo dobbiamo alla disonestà dei produttori che per
128 Capitolo IV

arrestare il rapido processo di ammezzimento, praticano ad ogni frutto una inie-


zione antifermentante tossica consentita dalle l e g i sanitarie.

DATI ANALITICI

I valori delle seguenti analisi vengono espressi in percentuale % gr. e mg., e


sono riferiti a l 0 0 gr. di parte edibile.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 90 Ca - Calcio 10 A 170 U.I.
Protidi 0.9 P - Fosforo 20 Provitamina 0,20
Glicidi 7,264 Na - Sodio 11,6 B1 0.02
Saccarosio l .2 K - Potassio 140 B2 0.02
Cellulosa 0.4 Mg - Mapesio 9 B3 o PP 0.10
Ceneri 0,236 Mn - Manganese 0,10 B5 0,30
e - Ferro 0.3 C 5
Calorie x 100 gr. = 39 CI - Cloro 30

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Pochi, per non dire nessuno attribuiscono grande valore biologico all'angu-
ria, ma se compariamo i valori dei suoi componenti, possiamo dire che oltre ad
essere un frutto altamente diuretico per la sua acqua fisiologica, e anche depura-
tivo del sangue; esercita un'azione protettrice sul fegato e su tutta la struttura
cellulare dell'organismo; svolge azione decongestionante delle vie respiratorie e
partecipa nel metabolismo dei grassi.

BANANE
(Musa sapienturn et Musa paradisiaca). Famiglia delle Musacee.

Con il nome di Banano viene chiamata la pianta che fruttifica le banane.


E' una pianta di falso tronco. in effetti essa e una erbacea che forma il suo
fusto con il sovrapporsi delle vecchie guaine delle superbe foglie, che talvolta
possono raggiungere anche i 3 mt. di lunghezza.
Si suppone che il banano sia originario delle regioni calde dell'Asia Orien-
tale e, come tutte le piante, iniziò allostatospontanea: in effetti, quelloche di esso
si sa è che primitivamente, parecchi millenni addietro, i suoi frutti avevano
caratteristiche diverse, soprattutto erano sovraccarichi di semi. Però con I'evol-
versi del processo di ibridazione spontanea e forzata ad opera dell'uomo, la
La trofoloeia 129

banana si è andata modificando. La coltivazione del banano si è diffusa in tutte


le regioni più calde dell'emisfero, sempre dove le condizioni climaticwambien-
l tali ne consentono la proliferazione.
l Con il processo di ibridazione, l'uomo è riuscito ad ottenere dei frutti di
diverse dimensi0ni.i quali non tutti hanno le stesse e pregiate caratteristiche.
Per la specie edibile, la coltivazione ha rivolto il suo interesse sulle varietà
delle Musa Sapientum e della Musa Paradisiaca.
Fra le varietà di frutta tropicale, le banane sono il frutto di maggiore diffu-
sione e questo è grazie al loro alto valore nutrizionale. (Una banana è paragw
nabile ad un uovo).
Il valore alimentare delle banane è dato dalle sostanze costituenti la loro
struttura organica, la quale è composta per un 72% da acqua fisiologica e da un
24% di glicidi e zuccheri, da 1,3O/o più o meno fra protidi e lipidi e da un 2.7%
fra cellulosa, sali e minerali.
La banana si deve consumare ben matura. ossia quando la buccia si presen-
ta tutta macchiettata marrone, se vogliamo realmente approfittare dei suoi zuc-
cheri.
La banana non matura abbonda di amido, per tanto è consigliabile evitare
di mangiarla. Le banane non mature si mangiano cotte, oppure dopo averle essi-
cate si trasformano in farina. la quale può essere utilizzata come alimento per
l'infanzia in quanto, con il processo di essicazione, il tasso degli zuccheri viene
quasi duplicato, ciò dicasi anche per gli altri componenti. In effetti. i costituenti
della farina di banane rispondono: al 3Vo di acqua, al 4.4% di protidi, ai1'87,4?6
di glicidi, al 2Yo di cellulosa ed al 3.2% di ceneri (sali e minerali).

DATI ANALITICI
Sempre con riferimento alla media dei valori delle analisi, i dati esposti
sono relazionati a 100 gr. di parte edibile di fmtta matura, e vengono esposti in
percentuale O6 gr. e mg.
Commsizione 96 er. I Elementi minerali me. I Vitamine me.
Acqua 72 Ca - Calcio A 450 U.I.
Protidi I P - Fosforo Provitamina 0.20
Lipidi 0.33 Na - Sodio BI 0.06
Glicidi 12.36 K - Potassio B2 0.06
Zucchero riducenti 8 Mg - Magnesio 8 3 o PP 0.07
Saccarosio 4 Mn - Manganese A6 0.32
Amido 1 Fe - Ferro C 9
Cellulosa 0.72 S - Zolfo E 0,37
Ceneri 0.59 CI - Cloro
I - Jodio
Calorie x 100 gr. = da 80
a 108
Fra gli acidi organici abbiamo presenti: il malico con 400 mg., il citnco con
9 mg. e I'acetico con 3 mg.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Nella scala dei valori nutrizionali. fra la fmtta fresca. possiamo affermare
che la banana detiene il secondo posto.
Di ottima digeribilita se si mangia ben matura, come tutti gli alimenti deve
essere ben masticata ed insalivata. Se non è matura, e indigesta per l'elevato
tasso di amido presente nella sua struttura. il quale si trasforma in zucchero solo
a piena maturazione.
Esercita un'azione stomachica, in quanto la presenza delle sue essenze e
della cellulosa favorisce il processo digestivo, stimolando la secrezione dei
succhi gastrici.
Nell'intestino esercita un'azione antisettica e lassante.
Rigeneratrice, viene consigliata negli stati depressivi; di astenia, di super-
lavoro fisico ed intellettuale; partecipa nell'equilibrio e fissaggio del calcio; nella
crescenza organica; nell'equilibrio del sistema nervoso.
E' rigeneratrice dei globuli rossi: stimola e concorre nella regolazione delle
funzioni epatobiliari.
Data la sua condizione di alimento equilibrato, in quanto è costituita per un
44% di sostanze acide ed un 56% di sostanze alcaline, viene indicata anche
nelle alterazioni del sistema circolatorio; per tanto le persone gottose, artritiche
e nefritiche possono consumarla con tranquillita in special modo nel periodo in-
vernale.
Non e pregiudiziale ai diabetici, sempre se viene assunta ben matura; i suoi
zuccheri organici sono dei più assimilabili e l'organismo li metabolizza perfet-
tamente.
Può essere mangiata da tutti indistintamente, sia il bambino quanto
l'anziano.
CHERIMOLIA

(Annona Cherimola). Famiglia delle Annonacee.

Con questo nome viene catalogata sia la pianta quanto il fmtto. Più comu-
nemente questo albero che, a pieno sviluppo puo raggiungere i 5 metri di altezza,
viene contraddistinto con il nome regionale Aurora Cherimolia.
Si presume sia originario delle Ande Colombiane e Pemviane per0.data la
sua caratteristica struttura costituzionale, possiamo definirla pianta delle regioni
tropicali o subtropicali; in effetti le sue coltivazioni le troviamo nel Centro
America, nelle Antille, in Venezuela, nelle regioni dell'Africa bagnata dall'ocea-
no Indiano ecc.
In Europa, diciamo che gli spagnoli sono gli unici a valorizzare questo deli-
catissimo fmtto, tanto che nella provincia di Granada troviamo delle fiorenti
coltivazioni.
Il fmtto cherimolia si presenta con una forma dimensionale rotonda semiogi-
vale, un po' gibbosa, la quale ne caratterizza la sua struttura costituita da un in-
sieme di fmtti rawicinati, dati da una unica infiorescenza (è un sincarpio), av-
volti in un'unica buccia di colore verde marcio sfaccettata o squamata secondo
la varietà delle specie.
La polpa è bianca; in essa sono racchiuse le sementi ovali appiattite di co-
lore nero: è molto profumata ed il suo caratteristico sapore, graditissimo ed
indefinibile al palato, si confonde con un insieme di gusti associati fra i quali pre-
valgono quello dell'ananas, della fragola, del lampone e dell'albicocca.
Come tutta la fmtta delle regioni tropicali è molto nutriente ed energetica;
le sue sostanze costituenti sono date da un 72% di acqua, da11'1,9% di protidi.
dallo 0,4% di lipidi, dal 22.6% di glicidi o carboidrati, dal 2.2% di cellulosa e
dallo 0,9% di minerali, la cui preponderanza è data dal calcio, fosforo, potassio.
magnesio; inoltre è ricca di oligoelementi e di vitamine fra le quali la maggiore
presenza è data dalle A, B1, B2, PP. C ed E. 11 suo apporto calorico si calcola
sulle 90 calorie per ogni 100 gr. di parte edibile.
Certo, da noi questo fmtto si pub dire che non è conosciuto in quanto k un
fmtto che si deve consumare a piena maturazione, la quale awiene sulla pianta
stessa. (Non consente maturazione artificiale).
Dato il suo grande valore nutrizionale, energetico e di facile digeribilità, è
un fmtto molto indicato per i bambini, in special modo per quelli che non ven-
gono allattati dalla madre. E' indicato nelle astenie in generale, nel superlavoro
ecc.
DATTERO

(Phoenix Dactylifera). Famiglia delle Palmacee.

Come tutte le piante anche la Palma, poiché così si chiama l'albero che
fruttifica i datteri, è di origine spontanea; appartiene alla famiglia delle Palma-
cee ed a memoria d'uomo risulta essere stato conosciuto e coltivato sin dalle
remote antichità, nelle regioni dell'Africa Settentrionale, lungo le coste del mar
Rosso, del Golfo Persico e dell'Oceano Indico. La sua coltivazione è stata intro-
dotta anche nelle isole Canarie, sulle coste degli Stati Uniti Meridionali, in Mes-
sico e nelle isole dell'America Centrale.
Il suo habitat ideale è quello delle zone temperate calde, per tanto la sua
coltivazione può essere estesa in tutte le regioni in cui il clima risponde a tali esi-
genze.
Generalmente la sua propagazione awiene per mezzo di germogli e,
secondo la specie, a pieno sviluppo la pianta può raggiungere i 20 metri di al-
tezza. La fruttificazione è data dalle piante femmine; i frutti si presentano in
grappolo formato da un complesso di ramoscelli sui quali essi sono disposti in
modo alterno.
Pianta più che centenaria, raggiunge la sua massima produzione verso gli
ottanta anni di vita, dopo di ciò inizia il suo declino però. data la sua graziosa
caratteristica strutturale, a fruttificazione cessata, viene lasciata vivere come
pianta ornamentale.
Come pianta da frutto vengono considerate solo tre varietà, mentre invece
le altre varietà, per il loro apporto delle palme vengono utilizzate dall'arti-
gianato popolare.
Le tre varietà di datteri vengono contraddistinte: I o - dal dattero molle, cioè
quello di polpa molle ad alto tenore di umidità e dal nocciolo piccolo, caratteri-
stico delle regioni dell'lrak: 2" - il dattero secco, ossia quello di polpa asciutta e
semidura con la quale si ricava una farina che serve a preparare una pasta ali-
mentare utilizzata dalle popolazioni meno abbienti arabe e come viatico delle
popolazioni nomadi; 3" - ed il dattero più pregiato, di polpa semimolle ricca di
zuccheri; ossia il frutto che ci viene proposto dal commercio.
Il dattero è il frutto più dolce e più nutriente di tutta la frutta in genere ed è
anche il più energetico; il suo tasso zuccherino, dato dal glucosio, dal levulosio e
dallo saccarosio, raggiunge il 7006 del suo peso e, come valore calorico, possiamo
dire che ci fornisce 300 e più calorie per ogni 100 grammi di parte commesti-
bile.
DATI ANALITICI

Tutti i valori sono riferiti a 100 gr. di parte edibile e vengono espressi
in % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.

Acqua 23 Ca - Calcio 72 A 283 U.I.


Protidi 2.2 P - Fosforo 69 Provitamina 0.3
Lipidi 0.5 Na - Sodio 22 B1 0.124
Glicidi 70 K - Potassio 71 1 82 0,122
Cellulosa 3 Mg - Magnesio 65 83 0,120
Ceneri 1.3 Mn - Manganese 5 C I
Fe - Ferro 3.2 D 45 U.I.
Calorie x 100 gr. = 307 S - Zolfo 137
CI - Cloro 215
Al - Alluminio 0.3
Cu - Rame 0.2
Zn - Zinco 0.3

CARATERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Grazie all'alto apporto zuccherino, alla presenza delle vitamine del gruppo
B ed al tasso di sali alcalini i quali rispondono al 6 1% circa, possiamo definire il
dattero un alimento completo, di facile digenbilità e di pronta assimilazione.
Alimento completo dunque, in quanto le sostanze proteiche e lipidiche
alquanto equilibrate, associate alle vitamine ed agli oligoelementi, essenzial-
mente esenti di albumine, oltre che a qualificarlo alimento di grande valore nu-
trizionale, lo contraddistinguono come anticancerogeno per eccellenza.
La sua azione dunque, diciamo pure che è energetica, tonico nervina.
ricostituente nei casi di demineralizzazione, negli stati di astenia in generale; di
senilità ed anche precoce, in quanto previene l'invecchiamento delle cellule in
genere (sempre perb che sia esente da sostanze di conservazione tossiche. per
lo più consentite dagli ignoranti ministeri di sanità).
134 Capitolo IV

FICO
(Ficus carica .L,).Tribù delle Moracee - Famiglia delle Urticacee.

Alla famiglia delle urticacee appartiene la tribù delle moracee, fra la quale
si annovera il fico, di cui se ne conosce un'immensa varietà di piante però, per il
nostro caso, quello che ci interessa è la Ficus Carica .L,,ossia quella che
fruttifica i frutti che tutti conosciamo sin dalla più remota memoria d'uomo.
Pianta spontanea o subspontanea, il fico vegeta rigogliosamente dalla
Persia Orientale estendendosi per tutte le regioni del bacino Mediterraneo fino
alle Canarie. Ulteriormente si è diffuso in Africa, in Cina, in America ed in Au-
stralia.
Bianchi e neri, i suoi fmtti comunemente si generalizzano in quattro varie-
tà. La specie bianca è data dal frutto di forma rotondeggiante, dalla buccia ver-
de giallognola; dal frutto rotondeggiante ogivale per la parte superiore, la cui
buccia e caratterizzata da un colore giallo-verde-bruno. La polpa a piena
maturazione, ossia quando il ricettacolo si rigonfia e si screpola, è di colore rosa
pallido, ricca di mucillagine e di sostanze zuccherine (questa varietà di frutti 6 la
più indicata per l'essicamento ed è poi quella che ci viene proposta dal commer-
cio).
Della specie nera abbiamo altre due varietà delle quali una viene contraddi-
stinta dalla forma rotondeggiante con buccia di colore violaceo scuro e l'altra,
che poi a mio awiso è più appetibile, è quella del frutto di forma oblunga con
buccia di colore sempre violaceo ma meno carico del precedente. La polpa di
questi fmni, ricca di zuccheri e di mucillagine come la precedente varietà, si pre-
senta di colore rosso intenso.
L'Italia è la più grande produttrice di fichi, però per interessi di ordine pri-
vato il quale compromette poi l'interesse dello Stato, dobbiamo consumare fichi
essicati di importazione. Vogliamo aiutare ed incentivare la produzione agricm
la della Calabria, delle Puglie e della Sicilia.le quali sono le regioni della vera
produzione del fico? Rifiutiamo i fichi d'importazione ed organizziamo quelle
agricolture regionali.
Il fico è un frutto eccellente e di valore nutrizionale non indifferente; è bene
consumarlo in abbondanza sia allo stato fresco quanto secco.
Contrariamente alla sua classificazione di frutta semiacida data da certi
autori, devo dire che il fico è un frutto dolce: in effetti il tasso di acido ascorbico
è molto basso, come pure la presenza dell'acido citrico, dell'acetico, dell'os-
salico e del malico,dobbiamo dire che a frutto pienamente maturo è quasi imle-
vante per tanto, contrariamente e come già detto, i fichi sono frutta da conside-
rarsi dolce.
DATI ANALITICI

I dati rappresentati nella tabella, sono in rapporto a 100 gr. di parte edibi-
le, e vengono espressi in percentuale % gr. e mg.

Componenti % gr Elementi minerali m& Vitamine mg.

F ~ n freschi
i e secchi F ~ n freschi
i e secchi F ~ n freschi
i e secchi

acqua 80 20 Ca - Calcio 47.78 110.2 A 75 U1 80 UI


protidi 1.1 5 P - Fosforo 30 140 Provitamina 0.05 0.05
lipidi 0.5 2.5 Na - Sodio 2 40 B, 0.06 O,I2
glicidi ezuccheri tot 16.6 65.1 K - Potassio 220 900 B, 0.05 0.12
cellulosa 1.45 6 Mg - Magnesio 20 89 B, o PP 0.50 1.50
ceneri 0,35 1,4 Mn - Manganese - 0.3 B, 0.24 0.40
calorie x 100 gr. 79 304 Fe - Ferro 0.7 3.5 B, 0.13 -
CI - Clom 16 43 C 2 -
,' S - Zolfo I2 70
F - Fluoro 0.02 -
I - Jodio 1.5 4

- La presenza degli acidi organici è irrilevante: il maggiore pcso t quellodell'acido citricocon 2 mg.
su 100 gr. di pane edibile.

C A R A T E R I S T I C H E BIOFISIOLOGICHE

Il fico fresco lo possiamo considerare un ottimo alimento di valore nutrizi*


nale ad azione terapeutica, di facile digeribilità per l'apporto dei suoi costituenti
(zuccheri, vitamine, oligoelementi ecc.). Ricco di mucillaggine, è disinfiam-
mante delle vie respiratorie, dell'apparato digerente ed urinario, quindi viene
indicato come espettorante, lassativo e diuretico.
Il fico secco invece assume maggiore importanza nutrizionale in quanto si
può dire che il tasso dei suoi costituenti viene triplicato, assumendo in tal modo
anche importanza di valore proteico. Per tanto viene indicato come tonico ricc-
stituente e tonificante negli stati di astenia generale, nelle convalescenze.
Sempre grazie al forte aumento del tasso degli elementi minerali e della mucilla-
gine, viene indicato come risolutore nei processi gastroenterici, nella stitichez-
za ribelle, nelle infiammazioni delle vie respiratorie e dei polmoni. nelle infiam-
mazioni delle vie urinarie, nelle infiammazioni della bocca e della gola (gengi-
l viti, angine, stomatiti ecc.). per uso esterno può essere applicato in poltiglia sugli
136 Capitolo IV

ascessi e piaghe ribelli.


Il lattice, sia del frutto non maturo quanto della foglia, viene indicato con-
tro le punture di insetti, contro i porri, verruche e calli: basta applicare sulla
parte affetta una goccia di lattice più volte al giorno.

FICO D'iNDIA

(Opuntia ficus indica). Famiglia delle Cactacee.

11 fico d'India è una pianta di origine spontanea e subspontanea delle zone


aride a clima tropicale e subtropicale, però vegeta anche nelle regioni più o
meno temperate. La sua origine è molto discussa ed etimologicamente si direbbe
che il suo nome è legato alla scoperta delle Indie Occidentali da parte di Cristc-
foro Colombo che, al porvi piede. con questo nome defini la parte del continente
Americano che lui stesso scopri.
In effetti. i cactus, poiché anche il fico d'India appartiene alla famiglia delle
Cactacee, caratteristicamente con il cactus simbolizzano l'ambiente messicano
\
e del Centro America.
I1 fico d'India è un frutice che trovandosi in condizioni ambientali ideali,
talvolta raggiunge anche la struttura alberiforme con fusto legnoso alto 4 o 5
metri. E' coltivato nelle regioni del bacino Mediterraneo da circa 400 anni in
quanto, inizialmente, ai suoi frutti fu dato alto valore alimentare di primaria im-
portanza per i'apporto zuccherino dei suoi costituenti, il quale è una mescolan-
za di glucosio e di levulosio.
Attualmente in Calabria ed in Sicilia la sua coltura viene orientata alla
formazione di siepi, mentre invece per la natura del terreno si dovrebbe incenti-
varla ed estenderla maggiormente, in quanto i costituenti organici biofisiologici
dei suoi frutti hanno realmente un valore nutrizionale e terapeutico per I'organi-
smo umano, benche l'interesse commerciale merceologico non abbia ancora sti-
molato la ricerca per studiarne i componenti biochimici.

DATI ANALITICI

Come già detto, dato lo scarso interesse dimostrato dalla merceologia nei
confronti di questo rustico frutto, i dati che riporto nel quadro rappresentato nella
pagina seguente sono incompleti.
Composizione %> gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.

Acqua 85.3 Ca - Calcio 31 Non sono studiate.


Pmtidi 0.8 Fe - Ferro 0.3 pero osicn.ando la
Lipidi (non conosciuto) Gli altri elementi non polpa dcl fnitto. si
Glicidi 13 sono ancora stati isolati nota palesata la pre-
Cellulosa l .2 senza di caroteni.
Ceneri -
Calorie x l00 gr. = 58

Dalle mie esperienze e risultanze cliniche, il fico d'India innanzitutto si può


considerare un alimento di discreto valore nutrizionale e digestivo. L'apporto
della sua acqua realmente fisiologica. la presenza della pectina e la ricchezza di
mucillagine. danno al fico d'India la caratteristica di disinfiammante delle pareti
e mucose dello stomaco e di tutto il tubo digerente. E' un disinfiammante del
tessuto cellulare del fegato e stimolatore delle vie biliari. E' disinfiammante
delle vie respiratorie bronchiali. Per l'apporto dei suoi zuccheri che sono una
mescolanza di glucosio e di levulosio i quali vengono assimilati direttamente,
prende valore nutrizionale ed energetico. Per la presenza degli acidi organici
malico e tartarico. viene considerato come elemento alcalinizzante del sangue
aumentando anche il tasso di coagulabilità: inoltre diciamo che per l'apporto
della mucillagine, partecipa alla lubrificazione delle articolazioni.
Data l'accentuata presenza di tannino nei suoi sem!. la quale può esercitare
una azione astringente nell'intestino, conviene consumare questo frutto setac-
ciando la polpa.
In caso di diarree e dissenterie invece, è consigliabile consumare almeno 4
o 5 frutti al giorno allo stato integrale, ciok con le sementi (però togliendo la
buccia) fino a sparizione del sintomo.

MANGO
(Mangifera indica). Famiglia delle Anacardiacee.
---
Questo frutto non ha ancora interessato la merceologia italiana, ma le
popolazioni delle regioni tropicali lo hanno molto in considerazione: possiamo
dire che a livello analitico, le sue caratteristiche strutturali sono più o meno
analoghe a quelle del melone e della pera.
Il mango. poiché cosi è chiamato, è il frutto di una pianta d'alto fusto della
famiglia delle Anacardiacee: originaria dell'arcipelago indiano, C coltivata in
tutti i paesi tropicali.
Il fmtto si presenta di forma oblunga un po' ogivale, più o meno come una
138 Capitolo IV

pera, con la sola differenza che tende a rastremarsi verso l'apice inferiore,
contrariamente alla pera. La sua buccia un po' coriacea, evidenzia un cromati-
smo di colore giallo-verde al rosso: invece la sua polpa si evidenzia con un
colore giallo-arancia, la cui struttura b molto succosa e profumata.
Non ha grandi valori nutrizionali, comunque la sua assunzione concorre
alla nutrizione e mantenimento degli abitanti dei paesi tropicali.

DATI ANALITICI

Anche qui i valori sono relazionati a 100 gr. di parte edibile, e vengono
espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 83.70 Ca - Calcio 17 A 500 U.I.
Protidi 0.40 P - Fosforo 12 Provitamina 1
Lipidi 0,10 Na - Sodio 0.115 B1 0.06
Glicidi I5 K - Potassio 174 B2 0.05
Cellulosa 0.87 Mg - Magnesio 4 B3 o PP 1
Ceneri 0,230 Fe - Ferro 0.8 C 0.50
S - Zolfo 20.085
Calorie x 100 gr. = 65 CI - Cloro 2

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Come già detto il mango non ha grande valore nutrizionale; b energetico


con proprietà lassative e diuretiche, però e ricco di sostanze galattogene, ossia
partecipa a stimolare una maggiore secrezione lanea; per tanto viene indicato
alle lattanti.
* * *
MELONE

(Cucumis melo). Famiglia delle Cucurbitacee.


Originario dell'Asia Meridionale e dell'Afnca Tropicale, se ne conoscono
molte varietà. Si presume che l'introduzione in Italia di questa pianta della fa-
miglia delle Cucurbitacee, sia ad opera degli Arabi. Successivamente, verso il
XVIIIo secolo, venne diffusa nelle regioni più o meno confacenti il suo habitat
climatico degli altri paesi europei.
D a noi in Italia, le sue varietà climaticamente si distinguono in romanini, la
specie che matura nel periodo estivo, ed invemini invece quella varietà che
matura nel tardo autunno.
Come l'anguria, la pianta vegeta e striscia aderente al terreno, però può
essere anche disposta in forma rampicante. Le varietà conosciute e proposte dal
commercio hanno una forma rotondeggiante, sferica ed oblunga; la buccia o
corteccia si caratterizza con un cromatismo la cui gamma va dal bianco pallido
verdognolo al giallo crema, con superficie solcata, reticolata. più o meno scabra
o butterellata, oppure liscia. dalla quale esalano sostanze aromatiche gradevoli
all'olfatto.
La polpa si presenta di colore giallo arancione. oppure giallo verde o verde
bianco. Le sue caratteristiche come alimento, più o meno sono analoghe a quelle
dell'anguria o cocomero, per0 il valore quantitativo per ci0 che si riferisce agli
elementi minerali ed al tasso vitaminico, è un po' più elevato.

DATI ANALITICI

Sempre relazionati a 100 gr. di parte edibile, i valori vengono espressi in


percentuale '%Ogr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 91 Ca - Calcio 17 A 700 U.I.
Protidi 1.3 P - Fosforo 11 Provitamina 0.4
Lipidi 0.1 1 Na - Sodio 0.55 BI 0.05
Glicidi 6,266 K - Potassio 200 B2 0.05
Saccarosio 0,52 Mg - Magnesio 15 8 3 o PP 0.20
Cellulosa 0.53 Mn - Manganese 0.15 C 0.005
Ceneri 0,274 Fe - Ferro 0.5
S -Zolfo 30
Calorie x 100 gr. = 34 CI - Cloro 0.8

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Già in precedenza abbiamo detto che le caratteristiche sono più o meno


analoghe a quelle dell'anguria, in effetti stimola la funzione digerente ed è diure-
tic0 e lassativo; svolge azione rinfrescante del sangue per la sua azione alcali-
nante. la quale partecipa anche al rinnovo dei tessuti cellulari; per tanto viene
indicato nelle anemie, nelle affezioni delle vie respiratorie, nella stitichezza,
specie se accompagnata da sindrome emorroidale; nella scarsa secrezione
urinaria.
* * *
NESPOLA
(Mespilus germanica). Famiglia delle Rosacee.
140 Capitolo IV

E' un frutto o bacca del nespolo, il quale è una pianta a vegetazione spon-
tanea. appartenente alla famiglia delle Rosacee, originaria del Caucaso e diffusa
nelle regioni a clima temperato freddo. In Italia la sua coltivazione è stata limi-
tata solo a livello familiare: in effetti il nespolo lo troviamo qua e là, in qualche
orto o giardino. non tanto per i suoi frutti, quanto per i suoi profumati fiori e
foglie sempre verdi.
La nespola non è un frutto che richiami molto l'attenzione in quanto la sua
edibilita è possibile solo dopo i'ammezzimento, ossia solo quando ha raggiunto
lo stato di decomposizione o fracido, il quale si ottiene collocando i frutti sulla
paglia per il periodo necessario al compimento di tale processo che consenta la
trasformazione in zuccheri degli acidi organici, in special modo del tannino.
Con il processo di ammezzimento. il frutto perde il suo caratteristico colc-
re giallo ed assume una sembianza floscia di colore bruno, la quale è tutt'altro
che appetitosa; direi inoltre, per la ridotta quantità di struttura edibile e non
sempre gradita al palato, questo frutto non ha avuto una felice accettazione
commerciale.
Un'altra varietà è conosciuta come la nespola del Giappone, la quale e la
bacca della pianta (Eriobetjia Japonica), sempre appartenente alla famiglia
delle Rosacee, originaria dell'estremo Oriente; è coltivata e diffusa nelle regioni
tropicali o di clima caldo.
Contrariamente alla nespola comune, questo frutto lo si deve mangiare
fresco e ben maturo, se vogliamo approfittare al massimo delle sue caratteri-
stiche zuccherine.
I costituenti organici di questi due frutti, sono più o meno similari, per tanto
limiteremo l'esposizione dei valori analitici riferendoci a quelli della nespola C+
mune.

DATI ANALITICI

Anche per questo caso, i valori espressi in percentuale 96 gr. e mg. sono
relativi a 100 gr. di pane commestibile.

Composizione ?6 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 74,18 Ca - Calcio 25.5 Provitamina 0.15
Protidi 0.45 P - Fosforo 9.1 BI 0.03
Lipidi 0.44 Na - Sodio 12 R2 0.06
Glicidi 11,47 K - Potassio 246 R3 o P P 0.4
Cellulosa 13.20 Mg - Magnesio 25 C 1
Ceneri 0.36 Fe - Ferro 0.4
S - Zolfo 12
Calorie x 100 gr. = 44 CI - Cloro 30
La trofologia 141

Fra gli acidi organici si nota la presenza del malico, del citrico, del tar-
tarico e del tannino. Si nota anche una buona presenza di mucillaggine.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Dato l'apporto dei suoi costituenti, i quali sono caratterizzati da carboidra-


ti, sali minerali alcalini, dalle vitamine B e C e dagli acidi organici. questa frutta
ha proprietà toniche. diuretiche e regolatrici dell'intestino.
E' tonica perché stimola la funzione osmotica del sistema vascocircola-
torio; perché partecipa nell'equilibrio del sistema nervoso e nutrizionale; perché
svolge un'attività diuretica e disintossicante: infine perché la sua presenza
esercita un'azione astringente nell'intestino. nei casi di diarrea o dissenteria
senza cagionare stitichezza.

PAPAIA

(Carica Papaya). Famiglia delle Caricacee.

La papaia è il frutto di un grande albero della famiglia delle Caricacee che.


a pieno sviluppo, può raggiungere un'altezza di 8 o 10 metri. Si presume ori-
ginaria dell'Arcipelogo della Malesia, pero ora si è diffusa in tutte le regioni
tropicali. Per la gente di queste regioni, la papaia è considerata un vero ali-
mento stagionale integrativo; in effetti quotidianamente viene offerta dal com-
mercio dei luoghi.
La caratteristica alimentare di questo frutto, a prescindere dai suoi costi-
tuenti di base. che più o meno sono analoghi a quelli del melone, è data dalla
presenza di un particolare enzima (la papaina) il quale è una pepsina vegetale le
cui proprietà sono quelle di idrolizzare le albumine convertendole in pectoni in
ambiente neutro o leggermente alcalino.
Per tanto possiamo dire che questo frutto di forma oblunga, simile a
quella del melone, la cui buccia a superficie liscia si evidenzia con un cclore
bianco pallido verdognolo. cromaticamente striato a shimature la cui gamma si
confonde con il viola cardinale, si caratterizza per la proprietà digestiva. las-
sante, diuretica ed anche anticancerogena, quest'ultima grazie alla presenza del
suo enzima "la papaina".
Merceologicamente in Italia questo frutto non è stato ancora considerato,
pero non è detto che in futuro non possa venir proposto dal commercio.
142 Capitolo IV

PERA

(Pyms Communis .L,).Famiglia delle Rosacee.

La pera è il f a t t o del pero (Pyms): pianta spontanea la cui origine è un po'


dubbia in quanto si presume che sia originaria dell'Asia Occidentale, però i
reperti fossili trovati in Europa ne mettono in discussione l'origine; ad ogni
modo ci consta che la sua coltura risale già dal 400 e più a.C., in effetti Teofra-
sto nel suo libro sulle piante, fa una netta considerazione sull'evoluzione di
questa pianta differenziandone fino a quel tempo l'origine spontanea selvatica
da quella della coltura ordinata.
Si conoscono varie specie di piante, come molte varieta di fmtti, la cui
forma di questi ultimi va dalla sferica irregolare all'ovoidale oblunga. L'epi-
dermide o buccia è contraddistinta da un cromatismo la cui gamma di colori
varia dal giallo al giallo mggine, dal verde al verde mggine e. talvolta, in alcune
varieta questi due prevalenti colori si notano macchiettati da una gamma croma-
tica rossa.
La polpa bianca o giallastra, succosa in tutte le varietà, può essere dura
compatta o farinosa fondente, talvolta anche con celle sclerificate.
Come tutta la fmtta, anche la pera è consigliabile mangiarla fresca e ben
matura (possibilmente maturata in pianta): purtroppo, non potendola avere, ci si
accontenterà di quella proposta dal commercio dopo averla lasciata maturare al
sole.
In Italia. la coltivazione del pero, specie in questi ultimi tempi, ha raggiun-
to un notevole livello: varie sono le cultivars, però a mio awiso le più pregiate
sono quelle dell'Alto Adige, del Trentina e di Merano però, come ripeto, attual-
mente nella regione dell'Emilia Romagna la coltura si è diffusa maggiormente,
tanto che la pera quantitativamente ha acquistato il terzo posto della produ-
zione nazionale della fmtta da polpa.
La pera è conosciuta con i nomi: abate o spadone. Kaiser, passa crassana,
decana del comizio, William argentina, butirra hardy, maxred barthett, butirra
precoce Martini ecc.

DATI ANALITICI

I valori dei seguenti dati rappresentano la media delle varie specie e sono
relazionati a 100 gr. di parte edibile; i valori vengono espressi in O/o gr. e mg.
Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.

Acqua 82 Ca - Calcio 16 A 20 U.I.


Pmtidi 0,556 P - Fosforo 21.7 Pmvitamina 0.10
Lipidi 0.35 Na - Sodio 21 B1 0.04
Glicidi o carboid. 15.5 K - Potassio 168 B3 0.03
Cellulosa 1.3 Mg - Magnesio 15 B3 o PP 0.10
Ceneri 0,294 Fe - Ferro 0.3 B5 0.20
S -Zolfo 17 C 5
Calorie x 100 gr. = 70
CI - Clom 18
F - Fluoro 16
I - Jodio I

Fra gli acidi organici si annovera la presenza del malico con 120 mg., del
citnco con 70 mg., dell'ossalico con 3 mg. e del tannino con 0.03 mg.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Stando alle risultarne analitiche, questo frutto ha tutte le caratteristiche per


essere un diuretico, un depurativo, un lassativo, un rimineralizzante e tonico nu-
triente, però in effetti non lo è.
Quanto affermo è shggito o non è stato considerato dai miei illustri colle-
ghi: è la presenza dell'acetaldeide i cui valori oscillano secondo la specie fra i 18
e 52 mg. x 100 gr. di parte edibile nel frutto maturato sull'albero: di 54 e 60 mg.
se la maturazione avviene in cella di conservazione e da 110 a 323 mg. in un
litro di succo prodotto con frutta la cui maturazione sia un po' eccessiva. Oltre a
questo grave inconveniente, dobbiamo dire che le pere immagazzinate, data la
loro struttura cellulare, incorporano più rapidamente un maggiore accumulo di
anidride carbonica intercellulare.
Nella mela invece, la presenza dell'acetaldeide e della anidride carbonica è
solo a livello di tracce, per questo nelle mie prescrizioni troverete solo la mela e
mai la pera. Di mele uno ne può mangiare quante ne vuole, invece è consiglia-
bile limitare il consumo delle pere, al massimo 2 o 3 al giorno, meglio ancora
una ogni tanto e non tutti i giorni, se non vogliamo alterare la struitura emoglo-
binica del sangue.
144 Capitolo IV

PRUGNA o SUSINA
(Prunus Domestica .L,). Famiglia delle Rosacee.

Nella tribù Amigdalee, composta da 150 + 200 varietà di arbusti ed alberi,


la quale appartiene alla grande famiglia delle Rosacee, si annovera anche il
Prunus Domestica, ossia il prugno o pruno che fruttifica la prugna o susina.
Di genesi spontanea, originaria delle regioni boreali ed anche andine per
alcune specie, diciamo che la coltivazione di questa pianta risale sin dall'anti-
chita e che con il susseguirsi delle esperienze nel campo della frutticoltura a w e -
nute nell'arco dei tempi, oggi la troviamo diffusa in pregiate cultivars in
Romania, in Cecoslovacchia, in Jugoslavia, in Germania, in Francia, in
Spagna, in Italia e negli Stati Uniti d'America.
In Italia, la massima diffusione del prugno la troviamo nelle regioni Emilia
Romagna, nella Campania, in Piemonte e nel Lazio.
Le prugne o susine sono drupe carnose con epicarpo o pelle membranosa,
liscia, di colore giallcwerdastro oppure rosso vinoso o bluastro quasi violaceo.
Hanno un mesocarpo o polpa gialliccia o rossastra, profumata, tenera, dolce e
gradevolmente acidula a maturità, più o meno succosa secondo le varietà, la
quale viene anche contraddistinta dal nocciolo che può essere di forma oblunga
con due estremità appuntite, oppure di forma ovale o circolare appiattita.
Data la sua struttura costituzionale e le caratteristiche dei costituenti bi*
chimici che la compongono, allo stato essicato questo frutto ha avuto una felice
accoglienza commerciale. In effetti, l'apporto del tasso zuccherino e delle altre
sostanze basilari, quali i protidi ed i lipidi che, con il processo di essicamento
maggiormente si quantificano, la prugna viene considerata un frutto di una
importanza nutrizionale ed energetica; basti dire che allo stato secco. 100
grammi di prugne sviluppano circa 300 calorie.
A prescindere da questo fattore per cui ne viene consigliato il consumo,
specie nei periodi invernali, la prugna fresca utilizzata allo stato naturale, è real-
mente un frutto di valore nutrizionale e terapeutico, in quanto solo allo stato fre-
sco essa fornisce minerali, fosfati e vitamine in sospensione nella sua acqua
fisiologica.

DATI ANALITICI

Iniziamo questa esposizione riferendoci al Prunus Domestica .L,, il quale è


il frutto che il commercio ci propone anche essicato; successivamente seguiran-
no i dati riferiti al Prunus Domestica .L. ssp. siriaca Janch ed infine quelli della
regina Claudia della specie Prunus Instititia .L.
La tmfologia 145

l
l PRUNUS DOMESTICA .L.

Tutti i valori vengono espressi in percentuale % g.e mg. e sono relazionati


a 100 gr. di parte edibile.

COMPONENTI % gr. E L E M E M MINERALI mg. VITAMINE mg.

Fmni freschi e secchi Fmni freschi e secchi F ~ n freschi


i e secchi
acqua 81.422 22 C - Calcio 18 65 A Pmvitamina 0.15 0.10
prolidi 0.6 2,) P - Fosforo 25 90 B, 0.07 0.06
lipidi 0.1 0.6 Na - Sodio 2 7 B, 0.04 0.07
giicidi 10 68 K - Potassio 219 800 B, o PP 0.50 1,50
zucchero inveniu, 4 - M$ - Magnesio 10 37 C 6 0.35
saccarosio 3 4.5 Mn- Manganese 1 3
cellulosa 0.6 -
1,59 Fe F e m 1 3
ceneri 0.27 1.01 CI - Clom 1,970 4,610
calorie x 100 gr. 74 317 ' 0.012 0.335
Cu - Rame 0.078 0.024
I - Jodio 0.102 0,031

I1 tenore degli acidi organici diciamo che si nota a livello di tracce, la pre-
valenza è data dal malico e dal tannino, i quali però si evidenziano solo nel fmtto
fresco.

SUSINE "Frutta fresca" (Prunus Domestica .L. ssp. Siriaca Janch)

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.

Acqua 82,100 Ca - Calcio 12 A 350 U.I.


Protidi 0.700 P - Fosforo 34 Provitamina 0.08
Lipidi 0.200 Na - Sodio I BI O. 1
Glicid 1O K - Potassio 230 B2 0.04
Zucchero invert. 6,105 Mg - Magnesio 14.5 8 3 o PP 0.6
Cellulosa 0.7 Mn - Manganese 0,5 C 7
Ceneri 0,295 Fe - Ferro 0.5
CI - Cloro 2.5
Calorie x 100 gr. = 71
146 Copiiolo IV

SUSINE "Frutta fresca" (Regina Claudia - Pmnus Instititia .L,)

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine rng.

Acqua 80.3 Ca - Calcio I5 A 330 U.I.


Pmtidi 0,7 P - Fosforo 22 Pmvitamina 0.1 8
Lipidi tracce Na - Sodio 2 C 6
Glicidi 15.547 K - Potassio 200,8 La prevalenza degli
Zucchero invert. 2,7 Mg - Magnesio lo acidi organici è data
Cellulosa 0.5 Fe - Ferro dal malico con gr.
Ceneri 0,253 CI - Cloro 2 1.25

Calorie x 100 gr. = 78

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

La diretta azione biofisiologica della prugna sull'organismo, possiamo dire


che sia multipla e questo è l'effetto della equilibrata presenza dei suoi compc-
nenti; in effeni, mentre svolge un'azione nutrizionale tonica ed energetica, agi-
sce come diuretico, lassativo, decongestionante del fegato e disintossicante del-
la cellula sanguigna.
Data l'influenza che i suoi acidi organici e la cellulosa di cui è ricca hanno
sull'intestino, in certe circostanze, quali possono essere la gastroenterite e la
dispepsia, talvolta produce flatulenza e gonfiori di ventre; in questo caso.
non conviene servirsene fino a quando non si è ripristinato l'equilibrio termico
fra le temperature del corpo con il quale si viene a mettere I'intestino in
condizione ideale per la sua assunzione.
In tuni i casi, se il frutto non è ben maturo, non si deve mai mangiare,
poiché oltre alle manifestazioni gia citate, potrebbe dar luogo a processi diarroi-
ci. Ad ogni modo, se assunta ben matura, masticata ed insalivata per bene, trova
la sua prescrizione nei casi di astenia, di anemia, nei processi reumatici e
gottosi, nella stitichezza, nell'epatite e nelle affezioni epatobiliari; nelle intossi-
cazioni in genere.
La prugna secca invece, oltre ad essere un alimento energetico per
eccellenza, è un tonico del sistema nervoso, il che è dovuto alla presenza di sali,
dei fosfati e dei fermenti che favoriscono l'ossidazione (ossidasi), in quanto fun-
gono da veicoli portatori di ossigeno. Oltre a questo, la consigliamo come com-
pensatrice nei casi di superlavoro sia fisico che intellettuale.
UVA (Vitis Vinifera)
L'uva è una bacca della vite la quale è una pianta arbusto che secondo la
specie viene coltivata a spalliera ed a pergola; in certe regioni a clima tempera-
to, viene anche coltivata ad arbusto libero, ossia a ceppo.
Le piante delle cultivars sono la risultanza di varie ibridazioni conseguenti
all'innestazione operata dall'uomo con piante originarie di altre latitudini o
habitat diversi.
A titolo di cronaca possiamo dire che la vite ebbe origine spontanea in tutti
i continenti, certo nelle regioni a clima mite in quanto essa non germoglia a tem-
peratura inferiore a 6 o 7 gradi centigradi.
La vitis vinifera o vite europea, e la risultanza dell'ibridazione con le sue
due sottospecie: la silvestris e la sativa, che da secoli vengono coltivate. Però, da
quanto ci consta, diciamo che in Italia prima dell'età del ferro, veniva solo colti-
vata la sottospecie "Silvestris". Si suppone che la sua coltivazione sia da accre-
ditare agli Etmschi, e che solo fra il V" e 111" secolo avanti Cristo, la coltiva-
zione e la produzione del vino incominci a prendere un indirizzo commerciale.
A dare maggiore interesse alla viticoltura di un tempo, furono i vari
scrittori georgici latini, da Catone a Varone, ma soprattutto furono le specifiche
opere di Columella; i libri XIV" e XVII" di Plinio. Però l'impulso determinante
lo diede Palladio con la sua opera sulla coltivazione dei campi; ad ogni modo
non dobbiamo scordare l'apporto dato da altri poeti latini, fra i quali Virgilio.
Dopo il periodo splendente dell'era volgare, la viticoltura incominciò a
vedere la sua decadenza; soprawisse grazie alla religione cristiana che nel rito
eucaristico utilizzava il vino.
D a un susseguirsi di vicende di indirizzo politico che ne condizionarono lo
sviluppo, amviamo al Medio Evo e troviamo l'opera di Pier de Crescenzi, il
Ruralium Commodomm, con la quale viene stimolata nuovamente la coltura
della vite.
Ma più tardi, grazie alla scoperta dell'America, il mondo botanico incomin-
cia a conoscere I'interscambio, e con questo possiamo dire che anche la viticol-
tura ne viene influenzata. La diffusione in Europa di alcune varietà di vite origi-
narie del Mondo Nuovo, incentivò I'innestazione, dando cosi maggior carattere
alle specie ivi esistenti.
Con il passare degli ami, e con il progresso della stampa. si inizia la divul-
gazione degli scritti; si formano scuole e lo studio su questa coltura si approfon-
disce ed arricchisce sempre più, tanto da arrivare all'enologia moderna, poiché
I'interesse dell'uomo nei confronti dell'uva non è solo rivolto al frutto come ali-
mento proprio, bensi come prodotto per la fabbricazione del vino.
Tutti conosciamo I'uva, però non tutti sanno che le diverse varietà sono la
risultante dei vari processi di ibridazione avvenuti nell'arco dei tempi. Esiste
I'uva da tavola e I'uva da vino; la varieta viene contraddistinta dal colore, dal
sapore e, dalla forma e grandezza dei chicchi.
Abbiamo il chicco di forma sferica. grosso o piccolo ed il chicco oblungo. Il
colore dell'acino può essere verde dorato o rosso. bluastro o violaceo scuro:
alcune specie di chicchi contengono semi o vinaccioli. altre no.
La Trofologia si interessa dell'uva non tanto per il vino che con essa si pro-
duce, per cui l'uomo ne fa un culto. quanto per il suo valore come fmtto alimen-
tare. data la ricchezza delle sostanze che formano i costituenti della sua stmttu-
ra. le quali sono di valore capitale per la salute del corpo.
L'uva si può considerare un alimento completo, il che è stato dimostrato
confrontando determinati componenti presenti nel suo succo con quelli del latte
di donna. In effetti, il contenuto di acqua e più o meno quantitativamente eguale.
mentre invece la presenza delle sostanze azotate, delle materie minerali e dello
zucchero, nell'uva è di gran lunga maggiore.
L'uva è un alimento energetico e terapeutico, venga essa consumata sia
mangiando gli acini freschi o secchi. sia bevendo il succo non fermentato.
Prendiamo in considerazione un grappolod'uva. il quale è compostodal raspo
e dagli acini o fiocine.Lasciando a parte il raspo che più o meno interessa esclusi-
vamente la produzione del vino, rivolgiamo la nostra attenzione all'acino dell'uva
da tavola o a buccia meno coriacea.
L'acino e composto dalla buccia, dalla polpa detta anche mosto e dai vinac-
cioli o semi.
Generalmente la buccia è ricca di sostanze che più interessano la viniti-
cazione: in effetti contiene sostanze coloranti, le quali vengono contraddistinte
da due gmppi di pigmenti: pigmenti bianchi detti flavonici e dai pigmenti rossi
detti antociani "glucosidi". Inoltre contiene sostanze tanniche che. a piena
maturazione. si trasformano in glucosidi; per ultimo in essa sono anche presenti
sostanze azotate, acidi liberi e combinati, cellulosa ecc.
La polpa o mosro. e ricca di acqua i cui valori oscillano fra il 65 e 1'8596,
nella quale sono disciolte le sostanze che nel loro insieme costituiscono le vere
componenti dell'uva. che sono: gli zuccheri i quali sono una mescolanza di de-
strosio, di levulosio, dulcite e rnannite; - lesostanze acide, date in parte da aci-
di liberi ed in parte da sali acidi. Fra i principali acidi si annoverano il malico ed
il tartarico; in rapporto minore, specie a fmtto maturo, si riscontrano presenze di
acido glicolico, ossalico. citrico, formico, acetico ecc.
Le sostarne azorate sono formate da sostanze proteiche, da amidi e sali
ammoniacali; fra i sali, il più importante è il cremotartaro del quale il mosto E
saturo. La presenza delle sostanze minerali è data dalla preponderanza del p a
tassio, del calcio. del magnesio, e della presenza del fosforo che talvolta si trova
sotto forma di fosfati ed anche in forma organica (lecitine). Grande valore biole
gico è da attribuirsi anche a taluni carboidrati (pectine), agli enzimi (invertina.
ossidasi, riduttasi ecc.) ed alle vitamine A, B e C.
I vinaccioli contengono da11'8 al 16% di olio. dal 2.5 al 7.4% di tannino.
inoltre sostanze azotate. pentosani, ceneri ecc.
DATI ANALITICI
UVA DELLA VITIS ViNIFERA .L.
I dati riportati sono relativi a 100 gr. di prodotto commestibile, sia in acini quanto in succo, ed i valori vengono espressi
in percentuale % gr. e mg.

Componenti % gr. Elementi minerali mg. Vitamine % mg,


frutta fresca passila SUCCO htta fresca passiia sucm frutla fresca passita sucm
aqua 80.2 25.5 82.713 Ca - Calcio 22 78 25 A U.I. 40 100 -
pmtidi 0.8 2.3 0.9 P - Fosforo 25 130 49 Pmvitamina 0.030 0,020 -
lipidi 0.4 0.5 - Na - Sodio 2 39.7 15 B, 0.040 0.150 -
plicidi-zuccheri 17.77 70.4 16 K - Potassio 242.71 ROR 250.21 0.040 0.080 -
cellulosa 0.5 - - Mg - Magnesio 10 99 1 17 %OPP 0.400 0.500 -
0.09 - 0.09 C

calorie x 100 gr. 0.50 3.3 3


CI - Cloro 2 100 2
S - Zolfo
F - Fluoro
I - Jcdio
l
0,70
I
42
-
-
9
116
0.7
1
- Nel succo si riscontra la presenza dell'acido tartarico. del cremotartaro ed alcune tracce di malico.
150 Capitolo IV

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Abbiamo detto che I'uva è un alimento completo; tutta I'uva che la nostra
viticoltura produce può essere mangiata, a condizione che sia ben matura e ben
lavata.
Fra le varie specie, è consigliabile utilizzare quelle di buccia meno coria-
cea e, data l'elevata presenza in essa di varie sostanze tanniche, conviene in-
gerirne il meno possibile: ciò dicasi anche per i vinaccioli che più o meno
contengono gli stessi elementi, i quali hanno la proprietà di stimolare in modo
eccessivo i fenomeni secretivi: per tanto, alle persone dispeptiche in cui è pale-
se la secrezione iperacida, ne viene consigliata I'astensione.
L'uva è più preferibile consumarla sotto forma di succo, del quale si pub
berne tranquillamente anche un litro e più al giorno purché lo si beva sorseg-
giato, un bicchiere alla volta e ben lontano dai pasti.
A prescindere dal suo valore altamente nutrizionale ed energetico, I'uva ha
proprietà diuretiche e lassative; per tanto è un disintossicante in quanto, stimo-
lando le varie funzioni fisiologiche di eliminazione dei residui organici, facilita
l'eliminazione delle tossine (acidi urici), regolando nel contempo l'equilibrio
organico dei valori dell'azoto, del colesterolo, della glicemia ecc.; è un ottimo
rimedio contro I'arteriosclerosi ed affezioni connesse.
L'uva è un alimento di facile digeribilità e questo lo si deve ai suoi zuc-
cheri, principalmente al levulosio, il quale non richiede I'intricato processo di
metabolizzazione; essa esercita una benefica azione su tutti gli organi della dige-
stione. (stomaco, fegato, cistifellea, pancreas ed intestino, in quanto regola il
processo delle fermentazioni intestinali). E' indicata anche nei casi di dispep
sia, di stipsi, nelle litiasi epatobiliari e urinarie, negli stati emorroidali, nelle affe-
zioni polmonari, nelle intossicazioni a base di mercurio, di piombo: nelle derma-
tosi in genere ecc.
L'uva, sia fresca che passita, viene consigliata indistintamente a tutti,
sempre che la sua assunzione sia regolata alle possibilità e disponibilità
contingenti del corpo.
FRUTTA OLEOSA

AVOCADO "pera"
(Persea gratissima). Famiglia delle Lauracee.

La pera Avocado (nome etimologicamente derivato dalla parola indiana


"ahuacat", è la bacca o fmtto della pianta Penea gratissima (o americana),
appartenente alla famiglia delle Lauracee. originaria delle regioni tropicali. C'è
chi asserisce che sia originaria del Messico, ma la troviamo allo stato sponta-
neo anche nelle altre isole del Centro America e nel resto del continente, in
Venezuela, in Brasile, nel Peni ed una varieta anche nel nord del Chile; la tro-
viamo pure nelle regioni tropicali dell'Africa, più specificamente nella Somalia
ex Italiana, in Sud Africa ecc.
In Califomia e nella Florida possiamo dire che la sua coltivazione si è
molto diffusa; però quello che più è sorprendente è che intelligentemente anche
gli Israeliani, in questi ultimi 30 anni sono riusciti a diffondere in vere cultivan
le varietà di questa pianta, le quali vengono contraddistinte in pianta delle Antil-
le, del Guatemala, del Messico, ed ibride. In effetti, nei nostri negozi di fmtta e
verdura notiamo questa fmtta con diverse forme, e possiamo dire che la maggio-
ranza proviene da Israele il quale, con la sua produzione, ora è in grado di soddi-
sfare tutto il mercato europeo.
(Bisogna coltivare questa pianta anche in Italia; il suo habitat potrebbe
essere le isole del sud e la Sardegna. Mi auguro che leggendo questo libro, qual-
cuno comprenda l'alto valore e l'importanza alimentare dietetica e terapeutica
di questo prezioso fmtto che la Natura ci ha messo a disposizione e che da oltre
30 anni rallegra la mia mensa).
L'avocadoyiene chiamato pera avocado perché inizialmente in Italia si è
conosciuto quello di sembianza periforme, però come ho già detto, esso ha altre
forme le quali caratterizzano le quattro cultivars; in effetti abbiamo il fmtto a
forma di pera che rassomiglia all'abate spadone, alla butirra hardy, alla passa
crassana; quello di forma sferica come la mela e quello di forma oblunga con
buccia violacea liscia, similare alla melanzana, la quale è l'unica specie che si
differenzia dalle altre già citate, le quali hanno la buccia coriacea di colore verde
o verde scuro, talvolta con pigmenti marrone. Per ultimo abbiamo le ibride, di
forma irregolare con buccia più o meno coriacea.
La polpa butirrosa di struttura cellulare omogenea, involve un seme di
forma più o meno analoga alla forma del fmtto.
Il sapore ed il profumo di questo fmtto si confonde con quello della man-
dorla dolce ed il pinolo, e un po' con quello della foglia dell'alloro.
152 Capitolo IV

Di questo frutto molto si dovrebbe parlare, innanzitutto per la sua classifi-


cazione: dobbiamo definirlo frutto o ortaggio?
Data la sua natura, diciamo che e un frutto oleoso per la prevalenza lipi-
dica dei suoi componenti strutturali, però anche il suo tasso proteico non è indif-
ferente. Ricca di minerali, fosfati, oligoelementi e di vitamine, e per la vasta
gamma delle sostanze acide grasse, questa bacca ha tutti i requisiti per far parte
della frutta oleosa quindi, come tale, oltre a caratterizzarsi come alimento di
grande valore nutrizionale completo, direi che possiede un considerevole valore
energetico. il quale e di un terzo superiore a quello della carne e delle uova in
parità di peso.
Però. sia per il gusto che per le possibilità di associazioni biochimiche.
diciamo che, come del resto tutta l'altra frutta oleosa, trofologicamente dobbia-
mo considerare l'avocado un frutto che deve essere associato alla verdura ed
ortaggi in genere, quindi frutto da pasto e mai da dopo pasto.

DATI ANALITICI

I dati della presente tabella, sono la risultanza media delle analisi eseguite
sulle varie specie, e sono relazionate a 100 gr. di prodotto edibile; vengono
espressi in percentuale Yo gr. e mg.

Composizione V6 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.

Acqua 70 Ca - Calcio 16 A 290 U.I.


Pmtidi 2.60 P - Fosforo 47.35 Provitamina 0,300
Lipidi 20.40 Na - Sodio 3 B1 0.1 I O
Glicidi 5.80 K - Potassio 680 B2 0.1 80
Cellulosa 0.35 Mg - Magnesio 50.30 B3 o PP 1.730
Ceneri 0.85 Mn - Manganese 0.37 B5 0.99
Fe - Ferro 1.73 B6 0.22
Calorie x l00 gr. = 221 CI - Cloro 16 BR o H 3,20
S - Zolfo 35 B9 0.06
Cu - Rame 0.25 E 2.10
Colina 18.51
C 20
Fra gli acidi organici. la prevalenza e data dagli acidi grassi la cui gamma e
completa. (Polinsaturi, monoinsauri e saturi. i quali si contraddistinguono in
oleico. palmitico. steanco ecc.). Fra gli amminoacidi si annovera la presenza
della Cisrina. della Tirosina e del Triptofano.
CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Data la sua facile digeribiliià da parte dell'organismo, è un alimento con-


sigliato a tutti indistintamente, in special modo ai bambini che non hanno la
fortuna di nutrirsi con il petto materno.
Data la scarsa presenza di cellulosa, la polpa di questo frutto non
richiede alcun processo di omogeneizzazione in quanto basta una semplice
schiacciatura per trasformarla in una pappetta ideale per lo stomaco del bam-
bino la quale, senza alcuna aggiunta di altre sostanze, si può somministrare a
partire dal IV" mese di vita (sempreche il bambino non venga nutrito nonnal-
mente con il latte materno).
Alimento sostitutivo del burro, è consigliabile consumarlo associato a delle
insalate miste: può essere servito a pezzetti o meglio ancora ridotto in poltiglia
addizionata da una spolveratina di pepe e sale e da un cucchiaio di olio di oliva
(soppianta la carne).
Viene consigliato nei casi di decrescenza, nella gravidanza; come tonico ri-
generatore nelle convalescenze. nel superlavoro, negli esaurimenti nervosi, nelle
affezioni gastroentenche ed intestinali; nelle affezioni epato-biliari e nelle coli-
bacillosi in quanto la presenza degli acidi grassi origina una maggiore acidità
nell'orina, la quale ha la proprietà di ostacolare la proliferazione di alcuni germi
che potrebbero essere nocivi.
Specificamente indicato come cardiotonico e regolatore del ritmo cardiaco
e nelle affezioni del miocardio.

MANDORLA DOLCE

(Prunus amygdalus - varietà dulcis). Famiglia delle Rosacee.

Frutto o seme del Prunus amygdalus della famiglia delle Rosacee. Pianta di
origine discussa ed indefinita: c'è chi la fa originaria delle regioni della Russia
Asiatica, della Cina e del Giappone; altri invece la danno come originariadella
Persia.
Pare che la diffusione in Italia sia da attribuirsi ai Greci; successivamente
la sua coltivazione venne estesa in Spagna, Portogallo, Francia e Germania.
Ulterionnente. verso la fine del 1500, fu esportata in America, nella quale ora la
troviamo diffusa per tutto il continente, dal Nord al Sud.
In Italia, la sua maggiore diffusione la troviamo in Sicilia e Sardegna. in
Calabria, in Puglia ed in Liguria.
La mandorla è il seme di un apparente fmtto a drupa di forma oblunga. il
quale ha un pericarpo tortuoso verde, ed un endocarpo duro legnoso buche-
rellato o legnosafragile e spugnoso, il quale essicato non resiste alla pressione
delle mani.
Abbiamo tre varietà di mandorle: le dulcis, le amare e le fragilis, però noi
rivolgeremo lo studio sulle dulcis, in quanto la varietà amara non è comme-
stibile per la presenza di un glucoside chiamato amigdalina il quale, per effetto
dell'azione dell'emulsina, enzima proprio del seme, a contatto dell'acqua ad una
temperatura non superiore a 60" C. si scompone in glucosio, aldeide benzoica
ed acido cianidrico.
La mandorla dolce ha tutte le caratteristiche di un vero alimenio nutriente
ed energetico e diciamo pure che può sostituire la carne. Tale attributo lo si deve
all'equilibrata composizione dei suoi costituenti, la cui prevalenza è data
dall'elevata presenza dei grassi e delle proteine (oli, gomme, albumine), però ciò
che non è da sottovalutare è anche l'apporto degli elementi minerali, in special
modo del calcio, del fosforo, del potassio. del ferro ecc., e del gmppo B delle
vitamine.
Fra le varieth di mandorle, benché il nostro mercato non le abbia ancora
proposte, si deve annoverare la mandorla del Brasile, la quale è una drupa di
grandi alberi della specie Bertholletia. Il seme vero e proprio è di forma trian-
golare oblunga, di sapore gradevolemolto apprezzato dalle genti di quelle regio-
ni. L'altra mandorla invece e il Pecan, la quale e una dmpa del grande albero
Carya pecan, che appartiene alla famiglia delle Juglandacee. Questo fmtto di
forma sferica oblunga è. come la noce, costituito da un mallo legnoso e duro che,
schiudendosi a maturità, libera quattro mandorle oleoginose di buon sapore gra-
devole al palato.

DATI ANALITICI

I dati riportati sono relativi a 100 gr. di parte commestibile, e vengono


espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 5 Ca - Calcio 250 A 250 U.I.
Protidi 18.5 P - Fosforo 408,908 Provitamina 0.1 2
Lipidi 54 Na - Sodio 4 B1 0.17
Glicidi 18 K - Potassio 81 1 B2 0.48
Cellulosa 2.7 Mg - Magnesio 170 83 o PP 4
Ceneri 1.8 Mn - Manganese 2 C Tracce
Fe - Ferro 4 E 45 U.I.
Calorie x 100 gr. = 646
S -Zolfo 150
F - Fluoro 0,090
I - Jodio 0,002
CARA'ITERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Per decantare l'influenza sull'organismo del caratteristico valore fisiobio-


logico della mandorla dolce, come del resto di tutta la frutta, sarebbe da scri-
vere un poema; purtroppo ora è impossibile, per tanto mi limiterò col dire che, a
livello nutrizionale, la mandorla dolce vista come alimento, ha un elevato pote-
re nutrizionale ed energetico.
Servita a pranzo con le insalate miste di verdura ed ortaggi, sostituisce
pienamente la tradizionale bistecca. Bastano 20 o 30 mandorle dolci per fornire
al corpo determinate proteine e le sostanze essenziali (una volta al giorno).
E' riequilibrante del sistema nervoso; remineralizzante ed antisettica del-
l'intestino e, nel contempo, anche lassativa.
Per i lattanti, il latte di mandorle dolci sostituisce il latte della madre.
Per uso esterno, diciamo che l'olio di mandorle,quanto la pomata o i cata-
plasmi, svolgono una azione benefica sia nelle dermatosi caratterizzate con
l'eczema secco che nei casi di eritema e di erisipela; nei pruriti della pelle: nelle
scottature e screpolature.
a
La mandorla dolce, se viene servita pranzo o a cena congiuntamente
all'insalata (pero senza alcuna altra proteina), oltre che a svolgere un'attività
nutrizionale, svolge anche un'azione farmacologica; in effetti, nella mia prescri-
zione dietoterapica l'ho inclusa come elemento proteico (questo per soddisfare
i'esigenza suggestionale del soggetto), ma lo scopo va ben oltre.
Se il soggetto è affetto da astenie fisiche od intellettuali, oppure esaurito da
un superlavoro, oppure sia vittima di affezioni o disturbi nervosi; come da in-
fiammazioni delle vie respiratorie; dell'apparato digerente, urinario, genitale o
abbia il diabete, almeno per 6 mesi, quotidianamente a pranzo o a cena deve
somministrarsi le mandorle dolci con l'insalata mista.

NOCCIOLE

(Co@lus avellana). Famiglia delle Betullacee.

Il nocciolo (Corylus avellana) della famiglia delle Betullacee, & una pianta
a vegetazione spontanea, ritenuta originaria delle regioni dell'Asia Minore.
Sembra che la sua divulgazione in Europa sia da attribuirsi ai greci, i quali
furono i primi ad intuire l'importanza alimentare delle nocciole.
Successivamente, dalla Grecia il nocciolo venne introdotto in Italia e, da
qui, venne diffuso in Spagna, Francia e Germania. Questa varietà gia è difisa
156 Capitolo I V

un po' ovunque in tutti i continenti nelle zone a clima mite ed umido, poiché
tendenzialmente questo è il suo habitat, benche sia una pianta che si adatti facil-
mente a condizioni climatiche diverse.
Varie sono le specie di questa pianta, però dedichiamo la nostra attenzione
alla subspecie grandis Ait, ed alla subspecie maxima Mill, della tribù delle
Cojilacee, in quanto sono le piante che più costituiscono le cultivars italiane e
che meritano menzione.
Alla varietà dei frutti di queste specie rispondono i nomi: la Panettara, la
Barilara, la Pisttidara, la S. Giovanni, la S. Anna, la Siepina, la Monachella, la
Pignatella, la Romana, la Lunga, la Grossa e la nocciola delle Langhe.
Il nocciolo è arbusto e. nel contempo. anche pianta. Frequentemente lo
troviamo allo stato spontaneo fra le siepi. Nelle cultivars si distingue come
pianta il cui fusto raaiunge anche i 5 metri di altezza, però in Italia general-
mente si coltiva a ceppaia. Le maggiori piantagioni le troviamo in Sicilia, in
Campania. nel Lazio ed in Piemonte.
La nocciola è una drupa di forma oblunga mezza elittica ed anche sferica
con base piatta. H a un pericarpo legnoso nel quale e racchiuso il frutto.
Le nocciole. come le mandorle, le noci ed i pinoli, si possono mangiare
anche fresche. però generalmente vengono consumate allo stato secco.
Diciamo che la maggior parte della produzione, oggi viene consumata
dall'industria dolciaria e da quella cosmetica, e questo C un grande errore.
Il commercio e l'Istituto dell'alimentazione dovrebbero pubblicizzare ed in-
centivare di più il consumo al minuto di tutta la frutta oleosa secca e fresca.
innanzitutto per salvaguardare la salute del cittadino, poi (e questo non e da
sottovalutare) anche per concorrere al risanamento di una porzione del bilan-
cio dello stato, in quanto stando ai valori dei dati analitici e delle risultanze
cliniche della medicina naturale, le nocciole, come tutta la gamma della frut-
ta oleosa, possono degnamente sfoggiare l'appellativo di alimento nutriente
ed energetico che, senza alcun rimpianto. può sostituire la carne.
Il vantaggio della frutta oleosa nei confronti della carne è quello di appor-
tare all'organismo quantità di sostanze grasse ed azotate esenti da tossine, quali:
la cadaverina, la creatina. la creatinina ed il colesterolo, il quale viene sostituito
dal fitosterolo (sostanza non tossica) propria dell'elemento vegetale. Inoltre è
bene ricordare che in questi alimenti è presente anche la lecitina la quale e una
sostanza ricca di fosforo, alimento nutriente ed energetico.

DATI ANALITICI

I dati riportati sono relativi a 100 gr. di prodotto commestibile ed i loro


valori vengono espressi in percentuale 0'9 gr. e mg.
Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.
Acqua 6 Ca - Calcio 250 A 100 U.I.
Pmtidi 13.5 P - Fosfom 408 Provitamina 0.025
Lipidi 62 Na - Sodio 13.953 B1 0,40
Glicidi 8.88 K - Potassio 612.990 B2 0,20
Zuccheri riducenti Mg - Magnesio 137 B3 o P P 1.60
Glucosio 0.78 Mn - Manganese 5 C Tracce
Zuccheri riducenti Fe - Ferro 0,009 D 50 U.I.
Saccarosio 4.14 S - Zolfo 209 E 1.9
Cellulosa 3 CI - Clom 64 K 10 U.I.
Ceneri 1,7 F - Fluom 0,017
Al - Alluminio 0.003
Calorie x 100 gr. = 679 Cu - Rame 0.01 3
I - Jodio 0,015

CARAlTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Come già detto in precedenza, la nocciola è un alimento assai nutriente ed


energetico, di facile digeribilità sempre,che venga ben triturata e resa poltiglia in
bocca (ciò dicasi per tutti gli alimenti in genere); partecipa come fattore di cre-
scenza. quindi indicata alla donna gravida, al bambino, all'adolescente; per il
suo apporto di minerali ritarda la senescenza: per la complessità dei suoi costi-
tuenti, viene consigliata nelle astenie in genere, nel super-lavoro, agli sportivi
ecc. Come prlncipi terapeutici, diciamo che è indicata nel diabete, al malato
tubercoloso, nelle affezioni renali in genere, nella nefrite e, per la presenza dei
suoi olii, svolge anche un'azione vermifuga.
E' stato provato che il polline dei fiori del nocciolo, nonché l'olio essen-
ziale (oleum haraclinum), svolgono azione antiepilenica
158 Capitolo IV

!
NOCE

(Juglans regia .L.).Famiglia delle Juglandacee.

Il noce, da cui prendono nome i suoi fmtti, è una pianta originaria del-
l'Asia centro occidentale e dell'Europa sud orientale. E' una pianta d'alto fusto
che talvolta raggiunge anche i 25 mt. di altezza con un diametro di circa un
metro. L'interesse alla sua diffusione che si è estesa un po' ovunque, è da attri-
buirsi innanzitutto al valore del suo pregiato legno e poi anche per i suoi fmtti ai
quali è stata riconosciuta l'importanza alimentare.
L'habitat di questa pianta, idealmente sono le stazioni collinari o submon-
tane, possibilmente dove l'estate è più o meno umida senza marcate escursioni
termiche, e dove sono escluse le precoci gelate autunnali e quelle tardive prima-
verili.
Il fmtto, genericamente conosciuto come noce, si presenta con una forma
ovale ellittica ed in alcune varietà anche rotondeggiante. E' costituito da un peri-
carpo chiamato mallo, polposo e resistente di colore verde a fmtto immaturo, il
quale a maturazione del fmtto stesso si secca e separa facilmente dall'endo-
carpo legnoso e mgoso che racchiude il reale fmtto, ossia il seme, che si pre-
senta diviso in quattro settori da una membrana (pseudosetto) facente corpo con
I'endocarpo.
Il seme o gheriglio, che è poi la vera parte edule, è costituito prevalen-
temente da sostanze grasse ed azotate, le quali però risultano in pieno equilibrio
qualitativo e quantitativo con le altre sostanze caratterizzate da glicidi, minerali
e vitamine. Questa associazione equilibrata di elementi biologici, dà alla noce
un valore altamente nutrizionale ed energetico.
In Italia. la produzione della noce e caratterizzata da apprezzate varietà: la
noce di Sorrento con guscio tenero ed oblungo; la noce di S. Giovanni di media
misura e la noce Feltrina, quasi sferica di guscio blando.
Una cosa è da considerare e da ricordare. Perché le noci abbiano una
buona accettazione commerciale da parte del pubblico ignaro, vengono sotto-
poste ad un trattamento sbiancante a base di sostanze detergenti e corrosive.
Purtroppo, con questo trattamento a base di calce e di bisolfiti. dobbiamo dire
che si va ad inquinare le caratteristiche nutrizionali e questo e dovuto all'effetto
del processo di osmosi che identifica l'assorbimento di umori attraverso i pori
del guscio o buccia. L'assorbimento di queste sostanze nocive, è ciò che altera i
componenti stmtturali del seme, e ciò lo riscontriamo quando mangiamo un ghe-
riglio di gusto rancido. Pertanto, si consiglia di evitare il consumo del fmtto trat-
tato in questo modo, poiché lo sbiancamento delle noci si può ottenere con altri
processi non nocivi.
DATI ANALITICI
I dati riportati sono relativi a 100 gr. di parte commestibile ed i valori ven-
gono espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 4.8 Ca - Calcio 88 A 35 U.I.
Protidi 16.6 P - Fosforo 450 Provitamina 0.05
Lipidi 63 Na - Sodio 39 B1 0.50
Glicidi 12 K - Potassio 700 R2 0.12
Cellulosa 2 Mg - Magnesio 130 B3 o PP 1
Ceneri 1.6 Mn - Manganese 1,820 C 7
Fe - Ferro 2,100 E 50 U.I.
Calorie x 100 gr. = 695
CI - Cloro 40
S - Zolfo 149
F - Fluoro 0,067
Al - Alluminio 0.003
Zn - Zinco 0.005
Cu - Rame 0.002
I - Jodio 0.003
Fra gli acidi grassi organici, risulta I'oleico con 9.5 mg.; il linoleico con 38
mg.: il linolenico con 4.7 mg. e I'arachidonico con 0.6 mg.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE
Stando ai valori dei dati analitici ed alle altre sostanze vitali costituenti I'e-
lemento organico, delle quali per ora non abbiamo il metro per definirle quali-
tativamente e quantitativamente, comunque sempre presenti, possiamo dire che
la noce e un alimento nutriente ed energetico.
Per l'esperienza acquisita nel campo della trofoterapia, diciamo che con la
partecipazione associata di calcio, potassio e fosforo, la noce svolge nell'organi-
smo una azione tonica del sistema nervoso e del tessuto osseo; inoltre,per la pre-
senza dello zinco nei suoi costituenti, concorre nell'attività metabolica delle
vitamine ed infine, per l'associazione del rame al ferro, partecipa nella funzione
emoglobinica ossia alla formazione dei globuli rossi.
Quindi, è un alimento indicato nei casi di astenia in genere, nel superlavo-
ro, sia fisico quanto intellettuale: viene indicato come alimento antidiabetico,
antiscrofoloso poiché favorisce il drenaggio linfatico e cutaneo: viene indicato
come alimento antidiarroico: nella parassitosi intestinale; come coadiuvante
nelle litiasi urinarie e nelle metriti.
Per eventuali ed ulteriori applicazioni terapeutiche vedere il capitolo di
Trofoterapia.
(Mai mangiare le noci congiuntamente od associate ad altre proteine ed a
fine pasto).
160 Capitolo IV

NOCE DI COCCO

(Cocos nucifera). Famiglia delle Palmacee.

La noce di cocco o semplicemente cocco, è il frutto della pianta palma


Cocos nucifera, appartenente alla famiglia delle Palmacee. Questa pianta è
caratterizzata da uno stipite sottile direi, il quale può raggiungere anche un'al-
tezza di 25 metri. la cui sommità è data da un maestoso ciuffo costituito da gran-
di e pennate foglie e dalle drupe o frutti.
Di natura spontanea, questa pianta è originaria della Malesia e delle isole
dell'oceania, ma diciamo che ormai & diffusa in quasi tutte le zone marine delle
regioni tropicali.
A titolo di cronaca, possiamo dire che per i nativi di quelle regioni, il cocos
nucifera è considerato come pianta migliore di tutte in quanto, oltre ad offrire il
frutto, offre loro altri elementi indispensabili alla soprawivenza; in effetti, con le
fibre del mesocarpo, intrecciandole si fanno tappeti, corde, spazzole, cappelli
ecc.: con I'endocarpo si fanno ciotole, bottoni: il caule o stipite fornisce ottimo
legname; le foglie o palme lunghe talvolta anche 5 metri, servono per fare il tetto
delle capanne; le giovani gemme terminali sono pure commestibili e vengono
chiamate "i cavoli di palma", come pure la parte interna o cuore del tronco
viene utilizzata gastronomicamente: non è molto nutriente, con tutto ciò si
elaborano conserve di facile digeribilittt, il cui sapore si confonde con quello del
carciofo e dell'asparago.
Ora parliamo un po' del frutto, in quanto merceologicamente viene p r o p
sto dal commercio ed è quello che almeno una volta nella nostra giovinezza ci ha
richiamato l'attenzione.
E' una drupa di forma ovoidale fibrosa, la cui grandezza è paragonabile alla
testa di un bambino. E' costituita da un pericarpo verde come la noce: da un
mesocarpo fibroso o peloso, da un endocarpo legnoso duro e dalla mandorla
polposa bianca che, a non completa maturità, racchiude un liquido biancdatte,
dolce e profumato, comunemente detto "latte di cocco".
E' da tener presente però che nella frutta proposta dal commercio, la
quantità di liquido sieroso è più che dimezzata, in quanto viene assorbita dalla
polpa: in effettiil piu delle volte, da questi frutti che troviamo in negozio, non si
estrae più di mezzo o un bicchiere di liquido al massimo. La sua maggiore a p
profittazione, sia come quantità di liquido che talvolta supera il 1/2 litro quanto,
come qualità biofisiologica. l'abbiamo solamente utilizzando il frutto non com-
pletamente maturo colto direttamente dalla palma.
A mio avviso, il valore nutrizionale di questo frutto non è poi tutto quello
che gli si attribuisce in quanto, a prescindere dalla sua acqua fisiologica che per
quantità è approfittabile solo se il frutto viene utilizzato appena colto, la preva-
lenza dei suoi componenti è data dagli acidi grassi che per la maggioranza sono
sostanze sature 1'84% circa. quindi. carente degli acidi grassi essenziali. In
questi componenti quello che piu da risalto dal punto di vista nutrizionale e la
presenza delle sostanze proteiche, glicidiche e degli elementi minerali.
La polpa della noce di cocco, viene per lo piu utilizzata dall'industria con-
fetturiera. nella fabbricazione di olio maggiormente utilizzato alla produzione
delle margherine e nei panifici. Una grande parte viene anche destinata all'indu-
stria cosmetica.

DATI ANALITICI

I valori esposti sono relativi a 100 gr. di parte commestibile. e vengono


espressi in percentuale "o gr. e mg.

Composizione 46 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 6 Ca - Calcio 83 A Provitamina 0.01
Protidi 8 P - Fosforo 355 BI 0.005
Lipidi 66.7 Na - Sodio 51 B2 0.0 1
Glicidi 12.6 K - Potassio 721 8 3 o PP 0.2
Cellulosa 5 Mg - Magnesio 115 C 2
Ceneri 1,7 Mn - Manganese 20
Fc - Ferro 31
Calorie x 100 gr. = 693 Cu - Rame 20
S - Zolfo 65
CI - Cloro 39

Fra gli acidi grassi la prevalenza è di quelli saturi in effetti abbiamo


1'87.27% di laurico ed il 2.3596 di palmitico, mentre il restante è dato dagli aci-
di insaturi e precisamente dal 9.9R06 di oleico e dallo 0.40% di acido butimco.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Come già accennato e prescindendo dal suo latte che è realmente un siero
hiofisiologico, diciamo che la polpa del cocco possiede alcune proprietà nutri-
zionali le quali vengono giustificate dall'equilibrata presenza degli elementi
proteici, glicidici, e dai minerali i quali. questi ultimi, svolgono una importante
funzione metabolica nella nutrizione della struttura nervosa., ossea e nella
formazione della cellula sanguinea.
Data la caratteristica dei suoi costituenti. oltre ad adempiere ad una funzic-
ne nutritiva, ha proprieta lassanti e diuretiche, pertanto si consiglia nei casi di
stitichezza non ribelle e come tonico ricostituente.
OLIVE
(Olea europea). Famiglia delle Oleacee.

Tutti conosciamo le olive e la pianta che le fruttifica. Originario dell'Asia


Minore e di natura spontanea, l'olivo è una pianta più che millenaria, la quale ha
dietro di se tutta una storia che annovera fatti biblici e politici. In effetti, Mosb la
cita nella genesi ricordando la colomba con il ramoscello d'olivo che appare a
Noè come lieto presagio nel primo giorno di sole che segue il diluvio. Gli anti-
chi greci con l'olivo commemoravano la fondazione di Atene; la religione cri-
stiana, con l'olivo festeggia l'entrata in Genisalemme di Gesù di Nazareth
(Festività delle Palme) e, con l'orto degli olivi, si ricorda il luogo di preghiera e
sofferenza di Gesù.
Da quanto ci risulta, pare che la prima olivicoltura ebbe inizio a Creta cir-
ca 3000 anni a.C., nell'era minoica. Lentamente si estese in tutti i paesi del ba-
cino Mediterraneo, e da questi venne poi diffisa in tutti i continenti.
Molto ci sarebbe da dire sulla sua diffusione, ma ricordiamo solamente che
inizialmente I'interesse all'olivo fu di ordine religioso; successivamente i suoi
frutti trovarono utilizzo nella cosmesi e come elemento oleoso da illuminazio-
ne. Più tardi, verso il 1600, I'oliva viene considerata frutto alimentare, di conse-
guenza anche il suo olio viene introdotto nell'arte culinaria. Col progredire della
scienza, sempre più si sono scoperte le sue caratteristiche, tanto che oggi è l'ele-
mento base della moderna gastronomia.
La maggior produzione d'olio d'oliva in Europa è data dall'ltalia, con
695.000 tonnellate annue; segue poi la Spagna con 509.000 tonnellate all'anno;
poi la Grecia con 230.000 tonnellate; la Turchia e Tunisia con 150.000 ton-
nellate più o meno cadauna ed infine il Portogallo con 40.000 tonnellate annue.
Le olive, ma soprattutto il loro olio, sono alimenti altamente energetici; ciò
è dovuto alla presenza delle vitamine, ma in special modo dalla complessa
gamma di acidi grassi essenziali. la cui similitudine è comparabile a quella dei
grassi costituenti la struttura umana; basta ricordare che 1'85% è dato dai grassi
insaturi, e solo il 15% dai saturi (tratteremo più estesamente il tema nel capito-
lo riferito agli olii). Per ora ci limiteremo all'oliva come frutto edule.
L'oliva è un alimento che degnamente può accompagnare le insalate miste
crude, e può essere assunta come antipasto in quanto la caratteristica asso-
ciazione dei suoi elementi costituenti, le conferiscono l'importante qualità di
regolatore delle secrezioni salivari e dell'acidità del tubo gastrico, però per uti-
lizzarla in tal modo, necessita di un trattamento speciale per farle perdere il
gusto amaro e renderla un po' blanda.
Per tale scopo, industrialmente l'oliva viene messa a macerare in una solu-
zione di soda caustica ( l5 + 20 gr. per litro d'acqua) però, per quanto venga poi
lavata, a mio avviso il fmtto perde completamente le sue caratteristiche sostanze
grasse, quindi è bene prepararla con i sistemi tradizionali, benche siano un po'
più lunghi e laboriosi conviene sempre, in quanto avremo un fmtto che conser-
va ancora qualche cosa di suo.
Con un coltello a punta si pratica alle olive uno o due tagli, dopo di ciò si
mettono a macerare in un recipiente di vetro o terracotta o di legno. riempito
d'acqua e ben coperto. Si cambia l'acqua ogni 24 o 48 ore, e si continua cosi
fin quando le olive non diventino molli ed abbiano perso il gusto amaro; dopo di
ciò si asciugheranno e si porranno in vasetti pieni d'olio.
Un altro procedimento meno dannoso di quello in cui si utilizza la soda
caustica o i vari carbonati e più rapido di quello già spiegato, è quello con cui si
impiega la cenere di legna.
Sempre in un recipiente di terracotta, di vetro o di legno. vi si mette dentro
della cenere per un'altezza di 5 centimetri, poi si introducono le olive alle quali,
precedentemente, sono stati praticati uno o due tagli; infine si riempie il reci-
piente con acqua fino a coprire abbondantemente le olive. Si cambierà I'acqua
ogni 24 ore fino a quando le olive avranno perso il gusto amaro: dopo di c i 4 si
laveranno bene con acqua corrente; si asciugheranno per bene e si conserve-
ranno sotto olio in recipienti di vetro ben tappati.
Per questo tipo di conservazione, sia l'oliva verde quanto quella nera
servono, però la varietà migliore è quella nera.

DATI ANALITICI

La risultanza di questi dati è indicata come media delle vane analisi ed è


relativa a 100 gr. di prodotto edule e viene espressa in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 70 Ca - Calcio 82 A 300 U.I.
Protidi 2.015 P - Fosforo 1O Provitamina 0.25
Lipidi 20,757 Na - Sodio 300 B1 0.25
Glicidi 4 K - Potassio 800 B2 0.35
Cellulosa 2 Mg - Magnesio 10 8 3 o PP 0.35
Ceneri 1,228 Mn - Manganese 0.2 B6 0.35
Fe - Ferro 1,728 E 4
Calorie x 100 gr. = 215 S - Zolfo 22
CI - Cloro 22
Cu - Rame 0,018

Nell'oliva sono presenti trigliceridi, lecitine, clorofilla, xantofila ecc. e la


prevalenza è degli acidi insaturi, fra i quali I'oleico e linoleico; invece fra gli
acidi saturi prevale il palmitico e lo stearico.
CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Dato rapporto dei suoi costituenti, diciamo che l'oliva consumata durante i
pasti svolge realmente un'attività altamente nutrizionale e nel contempo favori-
sce il drenaggio epatico, quindi diviene indicatissima nelle affezioni del fegatwe
della cistifellca, generalmente sempre compromessa dai calcoli. E' un lassativo
per eccellenza, per tanto si consiglia nei casi di stitichezza, in special modo nella
stipsi spasmodica.
Con tranquilliti, durante i pasti, anche i diabetici possono consumare l'oli-
va, sempreche venga accompagnata da insalate miste.
Prendendo a digiuno uno o due cucchiai di olio extra vergine d'oliva con-
giuntamente al succo di un limone, si combatte la calcolosi e nel contempo
anche la stitichezza.
Per uso esterno, sia l'oliva quanto il suo olio, svolgono un'azione risol-
vente. Applicata in cataplasma, agisce sui foruncoli e sugli ascessi. L'olio utiliz-
zato nelle frizioni, svolge un'azione nutriente dei tessuti epidemici; dà sollievo
ai rachitici ed agli anemici. Per ulteriori spiegazioni vedi il capitolo Trofote-
rapia.

PINOLI DOLCI

(Pinus pinea o pino domestico o italico).


Famiglia delle Pinacee.

I pinoli sono i semi contenuti nelle pigne dei pini. I pinoli sono tutti eduli.
ma quelli che per le loro caratteristiche più hanno interessato la merceologia e ci
vengono proposti dal commercio, sono i semi del pino domestico, detto anche
pino Italico. I
Il pino in argomento, è ritenuto originario del19Asia, pero 6 ben acclima-
tato nelle regioni mediterranee dove più viene curata la sua coltivazione specifi-
ca per la produzione dei semi, i pinoli dolci.
Decantata nei classici, da Teocnto a Dante, questa pianta dalla chioma
estesa diciamo che caratterizza la vegetazione nvierasca; è quella che più
abbellisce la paesaggistica delle nostre spiagge ed è anche quella sotto la quale
cerchiamo refrigerio nelle calde giornate estive al mare.
I pinoli sono le mandorle che troviamo negli strobili peduncolari o a squa-
me piramidali lignificate chiamate pigne. La dimensione dei pinoli vana dai 12
ai 15 mm. di lunghezza e dai 4 ai 6 mm. nella larghezza: di sembianza fusi-
forme o ellittica, sono ricoperti da una fine pellicola di colore avorio, ed il loro
sapore è caratterizzato dall'aroma del pino. Il loro contenuto di olio raggiunge
circa il 50% e più, ed è per tale motivo che li annovero tra la fmtta oleosa. Però
se osserviamo bene le sostanze che formano la loro struttura biofisiologica, di-
1 ciamo che meritano una migliore considerazione da parte della dietetica. in
quanto sono dotati di elementi altamente nutrizionali.
Forse per il loro aroma non hanno avuto una completa accettabiliti, ma a
coloro a cui piace il profumo del pino li consiglio.
Attualmente il loro maggiore consumo lo riscontriamo nell'industria dol-
ciana.

DATI ANALITICI

I dati riportati sono relativi a 100 gr. di parte edibile e vengono espressi in
percentuale a/o gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 6 Ca - Calcio 339 A 0,20
Protidi 25 P - Fosforo 627 Bl 0.10
Lipidi 48 Na - Sodio 182 92 0.16
Glicidi 18 K - -k'otassu 3
' 431 B3oPP 3
Cellulosa 1.3 Mg - Magnes:io 100
Ceneri 1.7 Fe - Ferm
- .- 3
S - zoito I8
Calorie x 100 gr. = 169 C1 - Cloro Tracce

C A R A T E R I S T I C H E BIOFISIOLOGICHE
I
Alimento di grande valore nutrizionale, perb non si deve abusare, in quanto
è ricchissimo di sostanze albuminoidi. 11 pinolo svolge un'azione antianemica: è
ricostituente tonico del sistema nervoso; dei tessuti muscolari; della stmttura
ossea; delle vie respiratorie bronco-polmonari e del sistema vascolare, in quanto
è un emovasocinetico.
La farmacopea popolare ne ha sempre consigliato l'utilizzazione nei casi di
paralisi, di impotenza, nelle tubercolosi e nelle affezioni polmonari.
166 Capitolo ZV

ARACHIDI o NOCCIOLiNE AMERICANE


(Arachis hypogaea). Famiglia delle Leguminose.
,
---
Le arachidi, detti anche noccioline americane, sono i frutti dell'arachis, la
quale è una pianta cesposa a portamento eretto o prostrato secondo le varietà, i
cui fmtti si sviluppano per "geocarpia" ossia, dopo la fecondazione, la base
dell'ovario si accresce rapidamente allungandosi in un peduncolo, la cui
tendenza è quella di curvarsi verso il terreno ed a piantarsi spingendo il fmtto in
esso; pertanto il fmtto o baccello completa il suo accrescimento e maturazione
sotto terra.
L'origine di questa pianta è un po' controversa; C'& chi afferma che sia afri-
cana, altri invece la fanno oriunda dall'Amenca, e più precisamente dal Brasi-
le. Sta il fatto che l'arachide è stata introdotta in Europa dall'America nel XVIo
secolo ad opera dei portoghesi.
Inizialmente la coltura dell'arachide fu limitata all'economia familiare, in
quanto i suoi fmtti hanno un uguale valore nutrizionale e, per un paio di secoli, si
può dire che rimase a questo livello. Più tardi, col progredire delle ricerche, fu
scoperta la possibilità di ricavare da questi frutti olio, e con questo nacque I'inte-
resse alla coltura produttiva; in effetti, verso il 1880, fu proprio in Francia che
ebbe inizio la prima coltura su vasta scala. Quasi contemporaneamente anche
nell'America del Nord ebbe inizio la coltivazione a carattere commerciale.
I paesi europei che più praticano la coltura dell'arachide oggigiorno sono:
I'U.RS.S., la Spagna, l'Italia, la Bulgaria. Altri paesi più importanti, fuori del-
l'ambito europeo sono: la Cina, l'India, gli Usa, la Nigeria, il Senegal, la Bir-
mania e l'Argentina.
Il fmtto o baccello k costituito da un guscio allungato ovoide con rastrema-
ture, una o due secondo i semi che contiene, i quali generalmente non sono più di
tre.
I frutti proposti dal commercio per uso commestibile sono tostati. I semi
sono ricoperti da una sericea pellicina bruno-violacea secca che, per effetto I
della tostatura, al lieve sfregolamento della mano si stacca dal corpo del seme
stesso.
Il commercio, oltre a proporci il baccello tostato, ci propone anche la fari-
na di arachide, con la quale si possono preparare delle creme, budini, pappette
ecc., tutte molto nutrienti.

DATI ANALITICI
I dati sono riferiti al frutto tostato per uso commestibile e vengono espres-
si in % gr. e mg., proporzionalmente a 100 gr. di prodotto edule.
Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.
Acqua 6 Ca - Calcio 80 A Tracce
Protidi 20 P - Fosforo 450 B1 0.62
Lipidi 46,2 Na - Sodio 4 B2 0.20
Glicidi 23.8 K - Potassio 622.5 B3 o PP 11 C
Cellulosa 2.4 Mg - Magnesio 180 B6 0,30
Ceneri 1.6 Mn - Manganese 1.5
Fe - Ferro 2
Calorie x 100 gr. = 605 S - Zolfo 200
CI - Cloro 50
I - Jodio 10

Fra gli acidi organici grassi, la prevalenza è dell'oleico con 20 mg. e del
linoleico con 14 mg. sempre su 100 gr. di prodono edule.

CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE

Con le arachidi chiudo il paragrafo della frutta secca oleosa. Dalle analisi
dei componenti di tutta la frutta oleosa secca, si deduce che essa k ricca di so-
stanze azotate "proteine, grassi ed amidi"; pertanto diciamo che tutta questa
frutta k da considerarsi alimento di elevato potere nutrizionale, quindi non biso-
gna mai consumarla dopo un normale pasto come comunemente si fa: è ricca di
amminoacidi "arginina, istidina, cisteina, lisina, colina, betaina ecc.)" però,
proprio per questo, non consiglio di consumarla come frutto dopo un succulento
pasto; quello invece che propongo. è di considerarla alla stregua della carne,
delle uova, del formaggio ecc.; pertanto la si deve assumere associata alle
insalate miste. se realmente vogliamo che il nostro apparatodigerente la m e t a b
lizzi divenendo in tal modo fonte di nutrizione e non di indigestione come comu-
nemente avviene.
Come ripeto, anche le arachidi essendo un alimento ad alto tenore di azoto
basico, la cui percentuale è pari al 6,55%, si devono considerare alimento
nutritivo ed energetico, (detto anche alimento di risparmio) di conseguenza
vengono indicati nei casi di astenia e di superlavoro.
Il loro valore nutrizionale è di gran lunga maggiore di quello della car-
n e , però come essa e come tutti i legumi secchi sono dei produttori di acido uri-
co; pertanto bisogna consumarli con parsimonia, possibilmente associati a del-
le insalate miste o da soli e molto lontano dai pasti, almeno 2 o 3 ore prima O
dopo. "Attenzione! Quanto mi accingo a dire vale per il produttore, in quanto il
consumatore istintivamente se ne accorge e, come tale, si comporta in meri-
to".
Nelle arachidi è stata riscontrata la presenza di una tossina "la aflotos-
sina" la quale si produce nei frutti per ammuflimento ed è stata attribuita al-
I' "Aspergillus flavus" però, a mio awiso, questo si realizza solo quando la rac-
colta dei fmtti non awiene nel modo più ortodosso, cioè quando i baccelli ven-
gono ammucchiati senza una previa essicatura al sole, o rapidamente in forni ad
aria calda sui 35 + 40 gradi.
In effetti, più volte ci capita di mettere in bocca un seme che denunci il
gusto di muffa: non dobbiamo ingerirlo benché sia stato accertato che con la t*
statura la tossina viene distrutta.
L'ammufiimento può prodursi anche dopo la tostatura e questo succede
quando il prodotto non viene conservato in ambienti ben asciutti. La spugnosita
del baccello tostato assorbe con facilità i'umidità ambiente; pertanto anche dopo
la tostatura può originarsi nuovamente tale processo, e ciò lo notiamo dalla
pellicina che riveste il seme e dal gusto acre del seme stesso.

FRUTTA AMIDACEA
La castagna non è un frutto ad elevato tenore lipidico, bensi glucidico, in
quanto la sua maggiore componente costituzionale data dall'amido, pertanto
ho ritenuto più opportuno darle una specifica classificazione: in effetti I'annove-
m come fmtta secca amidacea.

CASTAGNE
(Castanea sativa). Famiglia delle Cupuliferae.

Le castagne sono i fmni del castagno, pianta conosciuta sin dall'antichità:


di origine discussa, la boviamo diffusa un po' ovunque in tutte le latitudini conti-
nentali di clima temperato e subtropicale.
Riferendoci alle antichissime opere, si dovrebbe accettarla come originaria
delle regioni orientali del bacino Mediterraneo, anzi c'è chi attribuisce ai Fenici
la sua diffusione, però credo sia un po' azzardato.
Di origine spontanea, il castagno è una pianta dalla chioma ampia che rag-
giunge una altezza massima di 15 metri; è della tribu delle Quercinaceae
appartenente alla famiglia delle Cupuliferae. I suoi frutti sono raccolti in un
involucro aculeato simile al riccio di mare.
I frutti da uno a tre, hanno un pericarpo coriaceo legnoso lucido, di colore
marrone bmno, di forma mezzo ogivale o ogivale sferica o appiattita con l'apice
appuntita e con la base che evidenzia un ilo o ombelico. Il seme vero e proprio, è
ricoperto da una pellicina o membrana molto aderente.
Per il passato la castagna ha avuto un'accoglienza felice dalle genti di allo-
ra e questo lo si deve al suo alto valore nutrizionale riconosciutole diciamo istin-
tivamente e che ne consenti la sua rapida diffusione colturale. la quale fu estesa
a sistema boschivo fino a pochi anni orsono. Purtroppo oggi, per esigenze di
costo prima. e poi perché ignorantemente la gente deviata mentalmente dal-
l'evoluzione socieeconomico-culturale. ha rivolto il suo maggiore interesse ad
altra frutta di produzione sofisticata, la coltivazione del castagno E in declino.
per non dire in abbandono. e questo e un male.
Alimento di valore nutrizionale biologico di primaria importanza. la casta-
gna dovrebbe apparire sulla nostra mensa almeno 3 giorni alla settimana duran-
te tutto il periodo invernale. La sua importanza e paragonabile al pane integra-
le.
Può essere consumata anche cmda. ma la sua maggiore accettazione
l'abbiamo preparata in caldearroste, poiche cosi si apprezza maggiormente il
suo apporto zuccherino.
Largo consumo ha avuto la farina di castagne, con la quale si preparava il
castagnaccio, la polenta di castagne o budino di castagne, elaborazioni culi-
narie queste che caratterizzavano quotidianamente i piatti della mensa delle
genti meno abbienti di un tempo.
Oggi e l'industria dolciaria che ha rivolto il suo interesse nei confronti della
castagna: in effetti la troviamo presente in diverse specie di sofisticati dolci. vedi
i marrons glaces. i cioccolatini alla castagna, le confetture ecc.. tutti prodotti
banditi dalla nuova dietetica. Il perché verrà spiegato nel capitolo di prandie
logia.

DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 gr. di prodotto commestibile, e vengono espressi in


percentuale % gr. e mg.

Composizione 90gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 22 Ca - Calcio 39.5 A 100 U.I.
Protidi
Lipidi - 4-57
2,246
Glicidi (carboidrati) 68.263
P
Na
K
-
-
-
Fosforo
Sodio
Potassio
184
10
517
R1
i32
8 3 o PP
23
12
1.4
Cellulosa 2 Mg - Magne5io 76 B5 0.9
Ceneri 0.921 Mn - Manganese 20 C 30
Fe - Ferro 2.45
Calorie x 100 g. = 326 S - Zolfo 72
Zn - Zinco 0.047
Cu - Rame 0.003
170 Capitolo IV
I

C A R A T E R I S T I C H E BIOFISIOLOGICHE

Abbiamo definito le castagne, alimento di grande valore nutrizionale, in


effetti l'elevato tenore di sostanze amidacee e l'equilibrato apporto proteico e
lipidico, le caratterizzano come alimento energetico. Inoltre, ?io che non d o b
biamo dimenticare anche, e l'elevato tasso di determinati minerali, e la presenza
degli elementi vitamine, sostanze altamente biologiche naturali che non incon-
trano nessuna controindicazione, le quali rendono questo alimento consiglia-
bile indistintamente a tutti.
Alimento indicatissimo nel periodo invernale per il suo apporto calorico; si
addicono nei casi di astenia in generale. nel super-lavoro, nelle affezioni ed
atonie intestinali, nelle malattie renali, nelle affezioni epatobiliari, nelle affe-
zioni della struttura ossea, nelle alterazioni nervose e muscolari tendinee ed
anche in quelle del sistema cellulare del sangue, dato l'elevato tenore di sali al-
calini. Quindi sono: nutrienti, energetiche, stomachiche, rimineralizzanti ed
antianemiche, toniche del sistema muscolare, nervino e circolatono, lassanti ed
antisettiche.
Solo raccomandiamo di mangiarle cotte in caldearroste, ben masticate ed
insalivate (rese poltiglia in bocca). oppure preparate in purea; (mai associate ad
altri alimenti e bevande in genere, acqua compresa). Possono essere assunte
come pranzo o come cena, però sempre sole.
\
CAPITOLO V

VERDURE ED ORTAGGI

Precisazione

Forse leggendo i capitoli che seguiranno, vi domanderete perché nell'espo-


sizione dei prodotti qualificati verdure ed ortaggi, non ho rispettato cronologi-
camente l'ordine alfabetico ed anche perché certi ortaggi li catalogo con il nome
di frutto, e perché avendo loro dato questo nome, non li ho classificati alfabeti-
camente con la fmtta.
l o - Con il sinonimo Frutto, si intende definire quei prodotti della terra che
succedono il fiore, e che contengono semi.
2" - Invece con il sinonimo Frutta, si definiscono tutti i prodotti delle piante
arboreee o erbacee dal punto di vista alimentare e merceologico.
3" - Frutice - con questo sinonimo vengono denominate tutte le piante perenni
o annuali il cui fusto non è del tutto legnoso e poco alto, per lo più ramifi-
cato alla base.
Ho creduto opportuno esporre quanto sopra per soddisfare la domanda
che di certo qualche lettore si porrà leggendo quanto viene esposto nei
capitoli seguenti.

Per verdure. intendo definire tutte le piante la cui struttura è data da foglie
commestibili e che comunemente vengono consumate a pranzo sotto forma di
insalate crude allo stato naturale, oppure cotte secondo la gastronomia tradizio-
nale. Esse sono: il radicchio, le lattughe, gli spinaci, la bietola (costa d'argento e
le erbette), le coste di cardo, il cavolo verza o cappuccio, il carciofo, il sedano da
foglie, il prezzemolo ecc.
Ortaggi invece, a mio awiso, vengono definiti gli altri prodotti ortofmt-
ticoli, dei quali alcuni, si possono consumare crudi allo stato integrale nelle insa-
late miste, altri invece, data la loro inappetibilità se assunti allo stato crudo, ven-
gono cotti, (bolliti in acqua o a vapore, oppure preparati secondo le usanze ga-
stronomiche culinarie).
172 Capitolo V

Alcuni di essi possiamo considerarlifmtti da cucina, quali i pomodori. le


melanzane. i peperoni. il cavolfiore, il cetriolo. le zucchine, la zucca ecc.: altri
invece sono i fmtti catalogati legumi, i quali sono alimenti di alto valore protei-
co. come i fagioli. le lenticchie. le fave, i ceci, i piselli, la soia ecc.
Per ultimo, come ortaggi da pietanza forte o come elementi da insalata mi-
sta, ricordiamo le radici, i bulbi ed i tuberi. Essi sono: le carote, il sedano, il
finocchio. le radici amare, la cipolla, l'aglio. il porro, la bietola, la barbabietola.
il rapanello, la rapa, la patata. le batate. il tapinambur ecc.
Botanicamente tutte queste piante appartengono a famiglie diverse. e pur-
troppo la loro varietà si puo dire che sia limitata, in quanto non è più quella
spontanea di un tempo. Le colture imposte ed organizzate ed i mezzi utilizzati
oggi in orticoltura ed agricoltura. hanno distrutto quella che si chiamava ricca
vegetazione spontanea, la quale caratterizzava le pietanze della gastronomia
culinaria regionale o ambientale. Pertanto questa mia esposizione sarà limitata
a quanto di merceologicamente ci viene proposto, o per meglio dire a quanto ci
viene offerto commercialmente dal mercato.

Oltre alle verdure ed ortaggi, nella biofisiologia della digestione un elemen-


to di grande valore complementare e dato dall'apporto di alcune spezie aroma-
tiche vegetali le quali, oltre a caratterizzare il gusto della pietanza gastronomica
ambientale, con l'apporto delle loro sostanze ed essenze attivanti, oltre ad au-
mentare il grado di appetibilità, concorrono alla maggiore digeribilità dell'ali-
mento, in special modo di quello cotto o dieteticamente mal associato. Poiché
siamo in tema di trofologia, e bene ricordarle; esse sono: la salvia, il rosmarino,
l'alloro, il basilico, il comino, il timo, l'origano, il finocchio, l'anice, la noce
moscata, la cannella, i chiodi di garofano, il cappero, la vaniglia ecc.
Ve ne sono molte altre, ma a mio avviso per la digeribilità di certe pietanze
cotte sono più che sufficienti le già citate.

LE VERDURE

BIETOLA
(Beta Vulgaris .L. varietà Cycla). Famiglia delle Chenopodiacee.

Poiché per ora il nostro tema sono le verdure, parleremo solo della bietola
da foglie o da coste, tralasciando la radice, che tratteremo più avanti. Questo
tipo di piante è la varietà Cycla della Beta Vulgaris .L,,appartenente alla
famiglia delle Chenopodiacee.
La si dice originaria delle regioni palustri della Manica e delle coste atlan-
tiche francesi, però possiamo dire che sin dall'antichità. circa mille anni avanti
Cristo, era già conosciuta dai Greci, dagli Assiri e dai Babilonesi come erba ali-
mentare, la quale era utilizzata nelle minestre.
Piii tardi anche i Romani ne curarono la coltivazione, come risulta dagli
scritti di Plinio, i quali utilizzavano le foglie in decotti e minestre associate alle
foglie della malva silvestre. le cui virtù emollienti e disinfiammanti dell'appa-
rato digerente erano conosciute e molto apprezzate, tanto è vero che nella ga-
stronomia romana di quei tempi queste specie di foglie venivano utilizzate in di-
verse pietanze.
L'attuale produzione ortofrutticola è orientata alla coltivazione della biet*
la in genere ma, come gia detto, noi orientiamo la nostra attenzione alla bietola
da foglie, la cui varietà e limitata a due specie gastronomiche: la foglia verde con
nervatura sonile detta anche erbetta, e la specie chiamata costa d'argento, la cui
nervatura è bianca grossa e carnosa.
Il valore nutrizionale non è rilevante, in quanto la struttura dei suoi c o m p
nenti è data maggiormente dall'acqua per il 94% circa. ed il restante è dato dai
sali minerali, dalle vitamine e da una limitata percentuale di sostanze plastiche.
Però, contrariamente, a quanto risulta dalle analisi biochimiche, debbo dire che
in questo prodotto vegetale, come del resto in tutti. esistono delle sostanze ed es-
senze vitali di natura cosmica che ancora non conosciamo, ma che si palesano
nella loro utilizzazione trofoterapica, ossia quando li utilizziamo come alimenti
allo stato integrale o in decozione nella dietoterapia.
Può essere consumata al cmdo associata ad altre verdure ed ortaggi.
oppure utilizzata nella preparazione di minestre, nelle insalate di verdure cotte
al vapore, oppure in pietanze stufate.

DATI ANALITICI

I valori sono relativi a 100 gr. di prodotto commestibile e vengono espressi


in percentuale 90gr. e mg.

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 92,8 Ca - Calcio 118 A 2000 U.I.
Protidi 2 P - Fosforo 45 B1 0.08
Lipidi 0,2 Na - Sodio 130 B2 0.22
Glicidi totali 2.8 K - Potassio 570 R3 o PP 0.4
Cellulosa 1,2 Mg - Magnesio 132 C 23
Ceneri 1 Mn - Manganese 1.3
Calorie x 100 gr. = 22
Fe - Ferro 3.2
CI - Cloro 0,5
174 Capitolo ZV

FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Le foglie della bietola si devono consumare tranquillamente allo stato


crudo se realmente vogliamo approfittare di tutte le loro sostanze ed essenze
vive, in special modo della loro acqua fisiologica.
La loro azione la notiamo principalmente nei processi intiammatori del-
l'apparato digerente, grazie alla loro proprietà lassativa: pertanto le foglie di
bietola vengono consigliate nei casi di stitichezza e nei processi emorroidali,
quindi mangiamole associate nelle insalate crude.
Oltre alle proprietà disinfiammanti e lassative, svolgono anche un'azione
diuretica pertanto,vengono anche consigliate nei processi infiammatori dei reni.
Con questa duplice funzione lassativa e diuretica, possiamo dire che eser-
citano anche una funzione rinfrescante e depurativa del sangue, pertanto ne
consigliamo il loro uso anche nei casi di dennatosi, ossia nelle malattie della
pelle.
Non hanno alcuna controindicazione.

LA CICORIA

(Cichorium Invbus .L.). Famiglia delle Composite.

Varieta Cicoria selvatica, cicoria catalogna, cicoria di Bruxelles, cicoria radic-


chio in genere.

Con il nome cicoria, merceologicamente si intende definire la varietà di


verdura in foglia ed anche in radice.
La morfologia della cicoria si generalizza dalla specie silvestre alle varie-
tà: radicchio, valerianella olitaria, indivia, catalogna. scarola ecc., tutte appar-
tenenti alla stessa famiglia delle Composite.
In questo ciclo di studio, ricorderemo solo le più usuali proposte dal com-
mercio, in quanto il loro valore riferito all'apporto biofisiologico nutrizionale è
pressoché analogo. La differenza si contraddistingue per la diversità delle so-
stanze aromatiche e glucosidiche e dalla durezza della loro cellulosa, le quali
sono più o meno le caratteristiche della loro appetibilitk però dobbiamo tener
presente che il valore dietoterapico si accentua maggiormente nelle specie silve-
stri.
Come tutte le piante ad eccezione di quelle prodotte da colture dopo il pro-
cesso di ibridazione. anche le cicorie annoverano la loro natura spontanea e, da
millenni, vegetano nell'emisfero settentrionale.
Conosciute sin dall'antichità, circa 4 mila anni a.C., sia i popoli dell'Asia
minore quanto quelli del bacino Mediterraneo, utilizzarono le cicorie come ele-
mento medicinale e ciò risulta dal papiro di Giorgio Ebers, egittologo che stu-
diando l'Egitto portb alla luce tale notizia.
Non di meno furono le conoscenze degli antichi romani, i quali ci traman-
darono le loro esperienze che tutt'ora vigono, però diciamo che verso il XVI" se-
colo, l'orticoltura inizia il vero interesse per le cicorie come elemento alimen-
tare, non tanto per il valore calorico, poiché questo alimento ben poche calorie
fornisce, ma per l'azione terapeutica che esse esercitano sull'organismo in seguito
ad una assidua loro somministrazione.
Secondo la nuova dietetica, per una maggiore approfittazione delle sostan-
ze che costituiscono la struttura biofisiologica del prodotto vegetale, l'alimento
si dovrebbe assumere crudo allo stato integrale, per tanto le cicorie in foglia è
preferibile il più possibile mangiarle crude, e se si dovessero cuocere, conviene
bere la loro acqua di decozione.
Se il prodono vegetale consente la sua assunzione allo stato crudo a modo
di insalate miste, conviene somministrarlo sempre in tale condizione, in quanto
oltre ad essere più appetibile, è anche più digeribile di quello cotto.
Tenete ben presente che la cottura distrugge tutto ciò che serve al processo
nutrizionale dell'organismo.
I dati analitici esposti nella tabella che segue, sonoapprossimativamente
relativi in modo analogo sia alla cicoria selvatica, alla cicoria catalogna, alla
cicoria di Bruxelles ed alla cicoria radicchio in genere, compresa quella di Vero-
na. di Treviso e di Castelfranco.

DATI ANALITICI

Risultati come media delle varie analisi, i valori vengono espressi in per-
centuale % gr. e mg.

Composizione 9h gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 90.8 Ca - Calcio 70 A 5300 U.I.
Pmtidi 1.2 P - Fosforo 42 B1 0.07
Lipidi 0,294 Na - Sodio 9 B2 0.03
Glicidi 6.1 K - Potassio 225 B3 o PP 0.24
Cellulosa 1.2 Mg - Magnesio II C II
Ceneri 0.406 Mn - Manganese 2
Fe - Ferro 0.7 Fra gli acidi organi-
Calorie x 100 gr. = 23 CI - Cloro 24,3 ci. la prevalenza è
S - Zolfo 22 data dall'acido ossa-
lico con 27 mg.
FUNZIONI BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Contrariamente a quanto ha sempre pensato e stabilito la terapeutica della


medicina ufiiciale,che nelle verdure crude ha sempre visto il nemico dell'appa-
rato digerente, limitando la somministrazione solo di alcune specie però allo
stato cono, diciamo che queste umili erbe, per la medicina naturale invece sono 1
sempre state considerate uno dei primi elementi terapeutici. (Ora anche la
medicina convenzionale si sta ricredendo).
Somministrate allo stato naturale, cioè crude, queste verdure apportano
all'economia organica quanto non si immagina ed il loro effetto curativo viene
evidenziato dalle guarigioni organiche che quotidianamente si succedono in
coloro che osservano la dietoterapia vegetariana ispirata dalla nuova dietetica.
Quanto asserisco viene avallato dalla casistica delle guarigioni esposte in code-
sto libro.
Senza nessuna controindicazione, possiamo dire che le piante commestibili
appartenenti alla famiglia delle composite, nell'organismo svolgono le seguenti
funzioni fisiobiologiche:
Tonico rimineralizzante, grazie al notevole apporto dei minerali che com-
pongono la loro stmttura, pertanto possiamo definirle anche antionemiche. (Sta
il fatto che un vegetariano che si nutre secondo i miei consigli dietetici, non
accuserà mai nessuna carenza biofisiologica).
Oltre a compiere tale funzione nutrizionale. diciamo che svolgono contem-
poraneamente altre funzioni biofisiologiche: l ' - stomarhira ed er~pepricain
quanto stimolano e facilitano la funzione digerente; 2" - coleretica poiché sti-
molano ed incrementano la secrezione biliare; 3" - diuretica perché stimolano la
secrezione urinaria; 4" - lassativa perché con l'apporto dei loro elementi mi-
nerali tonificano i tessuti intestinali, inoltre con la loro cellulosa favoriscono la
defecazione, svolgendo nel contempo un'azione febbrifuga, decongestionante ed
anche vermifuga.
Stando a queste caratteristiche biofisiologiche, possiamo dire che le cico-
rie sono indicate nella perdita dell'appetito, ossia nei casi di anoressia: nell'aste-
nia. cioè nella mancanza di forze (indebolimento): nell'anemia, ossia nella man-
canza di ferro e minerali: nelle affezioni epatohiliari in genere; nelle affezioni
del tubo digerente, stitichezza compresa: nelle affezioni circolatone e vascolari:
nelle infiammazioni ed affezioni renali: per ultimo nelle dermatosi, ossia nelle
affezioni della pelle.
! La trofologia 177

LATTUGA
(Lactuca Sativa .L.). Famiglia delle Composite.

I Indipendentemente dalla sua natura che generalmente e sempre stata spon-


tanea almeno per le specie silvestri, la lattuga viene annoverata da 90 a più
varietà. delle quali dieci si dicono italiane.
Appartenente alla grande famiglia delle composite delle regioni euroasia-
tiche. per le sue caratteristiche alimentari o virtù curative è stata conosciuta sin
dall'antichità; in effetti ci risulta che l'imperatore Augusto, affetto da disturbi al
fegato e da frastorni nervosi, sapientemente e stato curato dal suo medico A n t e
nio Musa, con somministrazioni di lattuga (sia del lattice quanto della pianta),
in concomitanza a specifiche terapie idriche.
La lattuga fu decantata ed annoverata nei saggi di Plinio e di Columella e,
nel corso dei secoli. non le sono mancati gli ammiratori. Le sue virtù furono ri-
conosciute da Avicenna prima, e poi da Paracelso che. per certi mali, la consi-
derò una vera panacea.
Coltivata secondo le esperienze che nel c o n o dei secoli si susseguirono, la
lattuga non fu mai disdegnata, anzi sempre più prese interesse, tant'è che nel
X V I secolo, dall'Italia fu introdotta in Francia e da qui poi in Inghilterra.
Come già detto in precedenza, varie sono le specie di lattuga, però noi
rivolgeremo la nostra attenzione a quelle che più comunemente ci propone il
commercio. le quali sono il prodotto delle vane cultivars italiane, ed esse sono:
le lattughe cappuccio della varietà capitale. le lattughe romane della varietà
longifoglia, e le varieta Cnipa e Palmata. Vi sono poi le lattughe cosiddette
insalate di primo taglio che comunemente vengono coltivate negli orti familiari.
Della varieta cappuccio o cappuccia. in Italia sono state catalogate una cin-
quantina di specie, le quali più o meno si rassomigliano tutte. Sono grosse
gemme globose, la cui sembianza è similare ad una rosa tutta verde o verde
screziato di marrone rossiccio o verde giallognolo ecc.
Anche fra le lattughe romane si annoverano varietà diverse, le quali però
stnitturalmente si generalizzano in pani oblunghi o semisferici, le cui foglie sono
avvolte e compatte. Fra queste, ricordiamo la lattuga bionda degli ortolani, la
ballan, la lenta a montare. la bongival ecc..
Fra le varietà delle seminate e non accestite, dalle foglie un po' dentellate o
liscie ed ovoidali come il cucchiaio, oppure aperte e quasi erette, ricordiamo
l'insalata di primo taglio come si suo1 dire o il lattughino. Questo genere di lat-
tughe, come del resto tutte le foglie giovani con pochi giorni di vita o comunque
che non superino i 5 o 6 centimetri massimo di altezza. sono alimenti che l'orga-
nismo metabolizza ed approfitta completamente, in quanto non lasciano scorie o
residui cellulosici.
Tutte le foglie verdi di insalata, quindi anche le lattughe in genere, sono ali-
menti di irrilevante valore calorico pero, dal punto di vista salutare ed igieni-
stico, sono alimenti ricchi di sostanze vitaminiche, in special modo delle vita-
mine A e C; ricche di oligoelementi, di sali minerali, di amminoacidi e di sostan-
ze specificamente attivanti, quali il lattucario, la cui attività farmacodinamica
esercita un'azione sul sistema nervoso e nei centri vascolari cerebrali, soddisfa-
cendo in tal modo anche a tutte le altre esigenze biofisiologiche dell'organismo.
Quindi, se queste verdure verranno assunte secondo gli accorgimenti della
nuova dietetica, stiamo pur certi che mentre forniscono all'organismo elementi
nutrizionali, proponionano le loro determinate sostanze di ordine curativo.

DATI ANALITICI

I dati che riportiamo sono una media delle varie analisi e si addicono più o
meno a tutte le varietà ad eccezione, ben inteso, per quanto si riferisce alle de-
terminate sostanze attivanti, le quali sono la caratteristica propria della specifi-
ca specie.
I valori in tabella, come già detto, sono da considerarsi come l'espressione
media delle varie analisi, pertanto sono indicativi. I dati sono relativi a 100 gr. di
prodotto edule e vengono espressi in percentuale 90g. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 94.4 Ca - Calcio 22 A 1500 U.I.
Protidi 1.53 P - Fosforo 35 Provitamina 1
Lipidi 0,656 Na - Sodio 1O B1 0.06
Glicidi I .7 K - Potassio 220 82 0.08
Cellulosa 0.7 Mg - Magnesio 10 8 3 o PP 0.4
Ceneri 1,014 Mn - Manganese 0,79 C 1O
Fe - Ferro 0.6 E 0.45
Calorie x 100 gr. = 19 S - Zolfo 62
Zn - Zinco 0.7
Cu - Rame 0,009
Co - Cobalto 0.00 1
I - Jodio 2.9
CI - Cloro 50

Fra gli acidi o;ganici la prevalenza è data dal malico con 0.17 gr.: segue il
citrico con 0,02 g.; I'ossalico con 0,007 gr.: I'urico con 0,009 gr. e la purina con
0,003 gr. - Sostanza attivante è il lattucario.
Verdure e ortaggi 179

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come abbiamo già detto. nelle lattughe, a parte gli elementi minerali. gli
oligoelementi. le vitamine, gli amminoacidi (contenuti nel loro cuore) e la cloro-
filla..i quali sono i costituenti essenziali necessari alla funzione digerente ed al
metabolismo degli alimenti azotati, quello che più le caratterizza come elemen-
to curativo e terapeutico sono le loro sostanze attivanti.
In primo luogo vi è il lattucario, la cui influenza sull'organismo è parago-
nabile a quella dell'oppio; tale sostanza è composta dalla lattucerina. dalla lattu-
cina, dall'asparigina. dalla iosciamina ecc., sostanze queste che intervengono
direttamente sulla componente nervosa e strutturale della cellula sanguinea
senza intossicare, sempre se assunte secondo il concetto trofoterapico. Oltre
alle funzioni sedativa. calmante ed ipnotica. effetto risultante dalla presenza del
lactucario, diciamo che le lattughe hanno proprietà rinfrescanti, depurathte.
eirpepriche, Iassanti, rimineralizzanti, ipoglicemiche, i~asodilatatrici,emol-
lienti ecc.. Pertanto, vengono consigliate come antipasto associate ad altri
ortaggi. in quanto stimolano e regolano i succhi gastrici: poi nelle affezioni del
sistema nervoso (eretismo, insonnia ed esaurimenti nervosi);.nelle affezioni del
tubo digerente, in special modo nella stipsi spasmodica: nei processi congestivi
anche polmonari; nelle affezioni epato biliari; nel diabete: nelle malattie vasco-
lari (gotta ed arteriosclerosi ecc.).
Per uso esterno vengono indicati i cataplasmi di lattuga nell'acne, nei forun-
coli. negli ascessi e nelle scottature.
Con ragione Paracelso la deiini una vera panacea però, come dose tera-
peutica, bisogna servirsi almeno 250 gr. di lattuga al giorno e da 1 a 3 cucchiai-
ni di lattice al di.

Oltre alle lattughe, abbiamo altre piante spontanee che, più o meno, per le
loro caratteristiche biofisiologiche svolgono nell'organismo un'azione più o
meno analoga a prescindere dalle loro sostanze attivanti. Per tradizione queste
piante si raccolgono nel periodo primaverile per addizionare le insalate miste, le
quali si arricchiscono nel gusto per l'apporto delle singole sostanze che in talu-
ne sono amare, in altre dolciastre. in altre piccanti.
Oltre a soddisfare il palato di chi le utilizza per I'apporto delle specifiche
sostanze aromatiche, se vogliamo dire, queste piante svolgono anche un'azione
terapeutica concomitante e raffonante a quella delle lattughe vere e proprie.
Il commercio non propone queste piante e se qualche volta le troviamo nel-
l'abituale negozio di frutta e verdura lo dobbiamo all'interessamento del fruni-
vendolo; generalmente il loro utilizzo e più che personale ed è condizionato al-
180 Capitolo V

l'esperienza e conoscenza colturale specifica dell'interessato che le cerca e rac-


coglie. A questo proposito voglio ricordare alcune delle più tradizionali:
il TARASSACO o soffiane (delle composite). Di questa pianta parleremo più
dettagliatamente nel paragrafo radici, per ora ci limiteremo alle sue foglie le
quali si possono associare alle insalate miste in genere (cotte o crude). Le foglie
fresche giovani conviene consumarle cnide, ma se vogliamo servirle cotte, con-
viene bere da 3 a 4 tazzine al giorno della loro acqua di cottura. Le foglie di
tarassaco, oltre a concorrere nell'apporto nutrizionale, partecipano con un'azio-
ne depurante e rimineralizzante del sangue, nel contempo favoriscono il
drenaggio intestinale ed indirettamente stimolano la funzione epatobiliare.
La VALERIANELLA OLITARIA (delle valerianacee), detta anche gal-
lefro o gallinella. Le sue foglie carnose, con le quali si addizionano le insalate
miste crude, non esercitano nell'organismo un'azione intensiva come la vale-
nana, comunque possiamo dire che partecipano come cardiotoniche, ipoten-
sive, rinfrescanti, lassative e stimolanti la diuresi.
Il CRESCIONE (delle crocifere). Servito associato alle insalate crude
svolge una importante funzione diuretica, pertanto trova la sua massima indica-
zione nelle litiasi epato-biliari e renali. E' anche vitaminizzante.
La RUCOLA (delle crocifere). Le foglie sono amare, non sono appetibili a
tutti ma in compenso, dobbiamo dire che ha proprietà stomachico aperitive, in
quanto la presenza loro, concorre maggiormente a regolare la secrezione dei
succhi gastrici; è anche diuretica ed antiscorbuto.

SPMACIO
Detto Spinace - (Spinacia Oleracea .L,).Famiglia delle Chenopodiacee.

Lo spinacio è una pianta erbacea stagionale appartenente alla famiglia


delle Chenopodiacee; acclimatata all'ambiente temperato e subtropicale: pare
sia originaria delle regioni asiatiche.
Si dice che questa sia stata dalla Persia introdotta nelle regioni Italiane del
bacino Mediterraneo verso l'anno mille. dalle quali poi progressivamente nel
corso degli anni si è diffusa negli orti familiari di tutta la penisola.
E' una pianta a foglie basali a rosetta. sempreverdi con picciolo rosso e
padiglione molle, grasso ed ondulato. Molto apprezzata in gastronomia, possia-
mo dire che fra gli ortaggi a foglia, 6 la verdura più dotata di sostanze organo-
lettiche, è la più ricca in componenti e di elementi minerali vitaminici e di so-
stanze essenziali come gli amminoacidi e gli acidi grassi.
Per questi principi organolettici, e per le sue svariate prestazioni asso-
ciative in gastronomia culinaria, a partire dal 1800 lo spinacio si è diffuso un po'
Verdure e oriaggi 181

ovunque per l'Europa e da qui in tutto il mondo, dove il clima gli consente di
vegetare spontaneamente. La sua diffusione in orticoltura ha raggiunto punte di
produzione elevata, basti dire che in Italia ha già superato il milione di quintali
annui e che, per soddisfare le richieste di mercato extra stagionali, viene colti-
vata anche in serra.

DATI ANALITICI

I dati qui riportati sono una media delle vane analisi relazionate a 100 gr. di
prodotto edibile. ed i loro valori vengono espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 91 Ca - Calcio 100 A 7000 U.I.
Protidi 2.2 P - Fosforo 98 Provitamina 6
Lipidi 0.4 Na - Sodio 80 B1 0.07
Glicidi 2.6 K - Potassio 57 1 B2 0.30
Cellulosa 2,R Mg - Magnesio 64 83 o PP 0.60
Ceneri 1 Mn - Manganese 0.7 B5 0.20
Fe - Ferro 7 B6 0.09
Calorie x 100 gr. = 24 S - Zolfo 3 C 50
CI - Cloro 74.73 E 2.50
Zn - Zinco 0,s H 0.007
Cu - Rame 0.2 K 4
Al - Alluminio 0.8 P 1.3 U.I.
F - Fluoro 0.04
As - Arsenico 0.0 1
I - Jodio 0,02

Fra gli acidi organici la prevalenza è data dall'acido ossalico con 520 mg.;
dal malico con 90 mg.; dal citnco con 80 mg; dall'acido unco con 70 mg. e da
purine con 24 mg.

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Lo spinacio e un alimento prettamente basico ad azione alcalina pari a 13


m.e. per grammo: con tutto ciò lo si considera la verdura più aciditicante, in
quanto nella sua struttura biofisiologica e presente il 45.5% di sostanze acido-
gene. (Per questo consigliamo di consumarlo crudo).
Contrariamente a quanto creduto, diciamo che le sue caratteristiche
medicinali sono estrinseche al limite della funzione emopoietica, poiché le nce-
ve indirettamente dalle ghiandole linfatiche in quanto sono queste le prime ad
182 Capitolo V

approfittare delle vere sostanze attive ed è per questo che lo definiamo ele-
mento di funzione linfoplastica.
La struttura emopoietica della cellula sanguinea viene a rafforzarsi ed
accrescersi solo per effetto della dinamica fisiologica del principio nutrizionale
dei due sistemi "sanpineo e linfatico".
E' di facile digeribilita se viene servito crudo in insalata mista e non lega i
denti come awiene quando lo si mangia cotto.
Diciamo che è un rimineralizzante di grande valore; antianemico per eccel-
lenza; tonico e depurativo e, grazie al suo trofismo, diciamolo tonico cardiaco;
tonico del sistema nervoso e muscolare e della struttura ossea, grazie all'ele-
vato tasso di clorofilla che contiene la quale, oltre ad essere uno degli elementi
indispensabili alla approfittazione da parte dell'organismo delle vere sostanze
biofisiologiche deli'alimento in se, è l'elemento indispensabile per la fissazione
del calcio, del fosforo, del magnesio ecc. nella struttura ossea; inoltre svolge
anche una funzione lassante e nel contempo depuratrice dell'intestino, grazie
all'apporto della sua cellulosa.
Lo spinacio, viene consigliato quindi negli stati di anemia generalizzata
anche a livello linfatico; nelle affezioni cardi~circolatorie; nella convale-
scenza; negli ingorghi intestinali; nelle astenie in generale. in special modo se
sono di carattere nervoso; nella senescenza: nel rachitismo e nella crescenza,
nello scorbuto e nella presenza di cancro; nella gravidanza e durante I'allatta-
mento del bambino.
(Però, se realmente vogliamo godere tutte le possibilità organolettiche nutrizio-
nali dello spinacio, come del resto di quasi tutti gli alimenti vegetali, bisogna
mangiarlo crudo in insalata mista, oppure in succo centrifugato la cui dose per un
adulto è pari a mezza tazza da caffe al giorno, la quale può essere addizionata al
succo di carota). Per i bambini, vedi prescrizioni trofoterapiche.

I L CAVOLO

CAVOLO VERZA e CAVOLO CAPPUCCIO

(Brassica oleracea). Famiglia delle Crocifere.

Credo che fra le verdure a foglia il cavolo v e n a e cappuccio, siano gli or-
taggi che più hanno destato grande interesse dal punto medico curativo della
Verdure e ortappi 183

medicina popolare. Su di essi molto è stato scritto, in effetti ne hanno parlato


Ippocrate, Crisippo, Catone il Vecchio, Plinio, Columella. Galeno, Paracelso e,
fino ad oggi, nei secoli che seguirono, troviamo testimonianze mediche che
esaltano ancor più le virtu terape'utiche del re degli ortaggi del quale ben poco mi
rimane da dire, in quanto le mie esperienze non fanno altro che confermare
quanto di lui è stato precedentemente detto dai miei predecessori.
A prescindere dagli elementi costituenti la sua struttura, i quali sono più
o meno analoghi alle altre verdure a foglia, oltre alla sostanza zolfo azotata, la
quale è un elemento base della cellula sanguinea, diciamo che il cavolo e dotato
di altre molteplici sostanze attive che, benché non ancora isolate, evidenziano
comunque l'azione terapeutica. L'azione farmaco dinamica del cavolo è pluri-
ma, sia se utilizzato per uso orale, quanto se applicato esternamente; logico che
in ogni caso la sua assunzione o applicazione risulta più efficace se viene coa-
diuvata da una concomitante somministrazione di sostanze depuranti ed atti-
vanti di ordine fitoterapico, come pure da pratiche idrotermoterapiche e fango-
terapiche.
Non è la citazione del nome di un determinato elemento catalogato in tabel-
la a determinare il valore scientifico, ma sono i risultati o gli effetti risultanti
dalla sua applicazione, e questi quotidianamente la medicina naturale li vive,
come li hanno vissuti coloro che nell'arco dei tempi hanno utilizzato il cavolo
come mezzo terapeutico. Basti pensare che i romani vissero sei secoli senza
medici.
Anche il cavolo nelle sue varietà, all'origine è stato una pianta spontanea.
Si dice originario dell'Europa Centro Meridionale e dell'Asia Occidentale ed è
catalogato fra la specie Brassica Oleracea, appartenente alla famiglia delle Cr*
I
cifere. Si dice pure che annoveri la sua prima coltivazione da oltre 4000 ami, e
la sua diffusione ora la troviamo in tutte le regioni dell'emisfero il cui habitat ne
consenta la vegetazione. E' logico che nell'arco dei secoli si sia un po' modifica-
to morfologicamente, ma con tutto ciò quello che noi conosciamo non è altro che
il cavolo di allora. più ingentilito e degenerato.
Fra le diverse varietà della specie Brassica Oleracea, il commercio ci
propone la Sabauda o verza di Milano, la cui pianta è data da un fusto corto sul
quale fanno capo delle foglie bollose increspate ed anche awolgenti una sul-
l'altra, tanto da formare un globo a cuore di rosa; la varietà Capitata con la
quale si riconosce il cappuccio dalle foglie verdi ed anche rosse violacee. La
struttura di questa pianta è più o meno analoga alla precedente, con la sola diffe-
renza che le foglie sono più liscie, compattamente addossate l'una sull'altra e
formano una palla. Infine abbiamo la varietà Gemmfera, la quale si contrad-
distingue con i cavolini di Bruxelles, i quali non sono altro che grosse gemme
che si formano a ridosso sul fusto, nelle ascelle delle foglie stesse. (Del cavol-
fiore e dei broccoli parlerò nel paragrafo frutti ortaggio).
DATI ANALITICI

I dati riportati in tabella sono una media delle varietà citate. in quanto i
valori dei costituenti si differenziano di ben poco fra di loro. Tutti sono relazio-
nati a 100 gr. di prodotto edule, e vengono espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione "o gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 89 Ca - Calcio 52 A 2183 U.I.
Protidi 3.3 P - Fosforo 63 Provitamina 0.03
Lipidi 0,3 Na - Sodio 52 BI 0.15
Glicidi 5,223 K - Potassio 295 B2 0.12
Cellulosa 1,4 Mg - Magnesio 28 B3 o PP 0.6
Ceneri 0,772 Mn - Manganese 18 R5 0.20
Fe - Ferro 0.7 86 0.30
Calorie x 100 gr. = 38 S - Zolfo 163 C 75
CI - Cloro 100 D 0.02
Al - Alluminio 0.17 E 0.03
F - Fluoro O,I2 K 0.02
Co - Cobalto 0.003
I - Jodio 0.007

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come già detto in precedenza, ben poco o nulla si conosce delle sostanze
attivanti all'infuori di quelle in tabella: ciò che conosciamo è l'effetto riportato
sull'organismo in seguito all'assunzione del cavolo.
Sorprendente ed impensato forse. anzi e certo che con l'assunzione ass*
ciata del cavolo con altre sostanze depuranti vegetali, e concomitanti a terapie
idrotermiche ed a fangoterapie, nell'organismo si genera una simbiosi che, alle
nostre conoscenze di ricerca, e tuttora inesplicabile. Quello che possiamo dire e
che con un'applicazione associata si liberano maggiormente determinate sostan-
ze attivanti presenti negli elementi organici. le quali controllano la normalità e
l'anormalità per quel fine che si chiama vita della vita organica.
Le esperienze ci dimostrano che l'azione del cavolo va ben oltre al valore
nutrizionale inteso dal punto di vista alimentare: partecipa al rinnovo di tutta la
struttura, biocellulare dell'organismo: in effetti, sempre stando alle esperienze.
possiamo dire che con la sua assunzione, sia allo stato integrale quanto sotto
forma di succo centrifugato, associato a quello di carote e di finocchio per miti-
garne il gusto un po' sgradevole. ha dato sorprendenti risultati di guarigione nelle
affezioni del tubo digerente, compresi gli stati ulcerosi. Ha dato risultati positivi
nelle affezioni epatrrbiliari, cirrosi compresa: nelle asciti ossia nell'idrope
Verdure e onaggi 185

peritoneale: nelle affezioni delle vie respiratorie e polmonari con processi


edematosi ed enfisemici, nei processi di scrofolosi a carico dei linfonodi ecc. E'
un tonico del sistema cardiocircolatorio e nervoso: la sua azione e benefica e
risolutnce nell'arteriosclerosi in quanto svolge un'azione vasodilatatrice: nel
reumatismo e nell'artrosi.
Il cavolo vena, applicato per uso esterno allo stato integrale. ossia in
foglia, (previa I'asportazione della nervatura centrale, o previo lo schiaccia-
mento della stessa e della concomitante battitura di tutta la foglia, operata con il
dorso di un cucchiaio), oppure applicato a modo di cataplasmi ottenuti con la
macinazione delle foglie, talvolta associati al cataplasma di fango. si è dimostra-
to un ottimo risolutore nelle affezioni della pelle, dai fomncoli all'eczema in
genere. Applicate le foglie contuse sulle varici. sulle cancrene varicose, sulle
contusioni in genere, il cavolo si è dimostrato un farmaco miracoloso.
Una duplice azione (disintossicante e disinfiammante nel contempo mbefa-
cente del derma), l'abbiamo con il cataplasma di vena macinata addizionata
con un cucchiaino di senape nera e da un po' di aceto di vino. Questo catapla-
sma si può applicare nei casi di artrite in genere, nei reumatismi, nelle mialgie,
sciatalgie, nei casi di scleredema ecc., però questo tipo di cataplasma mbefa-
cente non si può applicare se sussistono malattie esantemiche, ossia eczemi,
eritemi ecc..
Come si prepara questo cataplasma: come unità di misura si prende una
normale scodella da caffelatte della capacità di 112 litro: la si riempie di v e n a
macinata, ci si aggiunge un cucchiaino di senape nera ed un centimetro di
bicchiere di aceto di vino. Si mescola il tutto e si applica stendendo l'impasto su
di una pezzuola di garza o di cotone, fasciando con una benda la parte su cui si è
effettuata l'applicazione.
***
CARCIOFO
(Cynara cardunculus - varietà Scolymus).

e CARDO
(Cynara cardunculus - varietà altilis). Famiglia delle Composite.
---
Sia l'una quanto l'altra. queste due piante sono di natura spontanea, diffu-
se un po' ovunque nelle regioni dell'emisfero a clima temperato caldo.
D a noi il loro habitat ideale sono le regioni Euro Asiatiche del Bacino
Mediterraneo. Conosciute e decantate sin dall'antichita, le troviamo citate
anche nella stona delle piante di Teofrasto. Ceno, da allora ad oggi. con il
susseguirsi delle esperienze nel campo dell'orticoltura, la loro motiologia ha
subito delle modifiche.
186 Capitolo V

Il carciofo della varietà Scolymus, è una pianta perenne la quale perb dopo
3 o 4 anni di produzione, riduce di molto la sua resa produttiva e qualitativa;
pertanto approfittando dei nuovi getti che spuntano ai piedi delle vecchie piante
si procede al rinnovo.
La pianta è costituita da uno scampo scanalato e ramificato con capolini
terminali a ricettacolo, caratterizzati da numerose brattee squamose embricate
che racchiudono i fiori ermafroditi, dei quali lo stesso capolino immaturo costi-
tuisce il noto ortaggio, il carciofo.
Le maggiori cultivars italiane, secondo il loro ordine quantitativo produzio-
nale sono: in Puglia, in Sicilia, in Sardegna. nel Lazio, in Campania, in To-
scana ed in Liguria. Per la cronaca voglio citare alcune delle specie che ci pro-
pone il commercio: il carciofo violetto di Toscana, il carciofo romano, il carcio-
fo tozzo, il carciofo spinoso ecc.
Dato il tenore quantitativo delle sue sostanze componenti, diciamo che il
carciofo è un ortaggio di poco valore alimentare specie se lo serviamo preparato
secondo la tradizionale gastronomia, però se lo assumiamo crudo in insalata,
acquista una grande importanza terapeutica in quanto solo così l'organismo puo
approfittare il vero potenziale organolettico, il quale agisce sulla cellula epati-
ca. Oltre alla cinarina, la quale interviene direttamente nello stomaco parteci-
pando alla preparazione degli alimenti che più interessano le vie biliari, una
presunta ed importante sostanza attivante e data dalla sostanza amara la quale,
non essendo un glucoside e pur non intervenendo direttamente sul chilo,
partecipa alla trasformazione dei grassi, anche di quelli che meno si possono tra-
sformare.

DATI ANALITICI
I valori dei dati riportati li consideriamo indicativi in quanto sono l'espres-
sione media delle varie analisi. La relazione corrisponde a 100 gr. di prodotto
commestibile ed e espressa in percentuale 96 gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 81.8 Ca - Calcio 97 A 270 U.I.
Protidi 2.44 P - Fosforo 380.5 Provitamina 0.10
Lipidi 0,123 Na - Sodio 75 B1 0,20
Glicidi 13.12 K - Potassio 350 B2 0.18
Cellulosa 1,5 Mg - Magnesio 26 8 3 o PP 0.10
Ceneri 1,017 Fe - Ferro 1.5 C 9
S - Zolfo 52 E 0.20
Calorie x 100 gr. = 66
CI - Cloro 35 K 0.45

Fra gli acidi organici prevale il malico con 170 mg. ed il citrico con 100 mg.

-
Verdure e ortaggi 187

CARATTERISTTCHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come già detto. il valore alimentare del carciofo non è un gran che, però la
sua struttura organolettica, dieteticamente lo caratterizza come un alimento
plastico. energetico e nel contempo anche acidificante, in quanto ha una compo-
nente in sali minerali acida che all'incirca corrisponde al 57%.
11 suo valore terapeutico non è dato dalle brattee. bensi dalle sostanze
amare composte dalla cinarina, dall'inulina e dall'effetto di un biofito comples-
so che maggiormente si realizza con l'assunzione delle grandi foglie associate
alle radici. Certo non viene escluso il concorso delle sostanze di riserva
contenute nelle squame del capolino stesso. quindi per il concorso della simbiw
si organica diciamo che la sua assunzione lo caratterizza come coleretico, ossia
che stimola la secrezione biliare; colagogo, il che vuol dire che promuove lo
svuotamento della cistifellea: diuretico perché stimola ed aumenta la secre-
zione urinaria e lassativo perche stimola la peristalsi e l'evacuazione intesti-
nale.
Viene indicato negli stati di anemia e superlavoro: nelle astenie nervose:
nelle aNezioni e litiasi epatobiliari e renali: nelle intossicazioni e disturbi circo-
latori: nelle infezioni intestinali. Diciamo pure che partecipa nell'equilibrio del-
le ghiandole endocrine e come antireumatico ed antiartritico.
Viene sconsigliato alle donne che allattano con il proprio petto. in quanto
provoca la diminuzione della secrezione lattea.

IL CARDO

Il titolo di questo paragrafo è dato dal carciofo e cardo, benché quest'ul-


timo non abbia gli stessi pregi gastronomici e dietetici del carciofo. ma poiché è
un prodotto che ci propone il commercio è bene per quanto brevemente ricordar-
lo.
Della stessa famiglia del carciofo, però di varietà diversa, il cardodegli orti,
poiché cosi viene chiamato il Cynara altilis. e una pianta perenne allo stato
silvestre, mentre invece nella coltura sistematica il suo ciclo è annuale.
Di questa pianta, gastronomicamente si utilizzano le principali nervature
delle foglie, ossia le loro coste le quali in seguito ad un imbiancamento praticato
con degli accorgimenti alla pianta, diventano blande e commestibili anche
crude.
Per ottenere I'imbianchimento della costa e della foglia, tempi addietro
tutte le foglie venivano accostate fra di loro e, legate assieme. tutt'intomo si
coprivano con della terra. Oggi invece, per evitare questo laborioso lavoro, una
volta che le foglie sono legate a ciuffo, si awolgono con un telo o con del carto-
ne per impedire l'assorbimento delle energie atmosferiche e solari. Resta inteso
che questa pratica soddisfa si l'esigenza gastronomica, ma priva la pianta del
complesso processo di fotosintesi prodotto dalle energie cosmiche solari, le
quali sono quelle che realizzano il vero potenziale attivante che per simbiosi si
sviluppa in ogni elemento vegetale.
Impoverita dei suoi componenti stmtturali ed essenziali per effetto di ta-
le pratica, questa pianta perde il suo vero valore dietetico e di conseguenza
anche terapico, il quale anziché essere come quello del carciofo, viene limita-
to ad un'azione puramente lassante e diuretica. In effetti, il tasso dei suoi com-
ponenti è piu che dimezzato; in acqua abbiamo un aumento che raggiunge il
94%. invece i protidi sono presenti con l'l%: dei lipidi forse qualche traccia ed i
glicidi sono presenti con il 3%. Bastano questi dati per confermare quanto ho
esposto.

SEDANO

(Apium graveolens - varietà dulce). Famiglia delle Ombrellifere.

L'apio, conosciuto con il nome volgare "sedano", & una pianta spontanea
delle regioni temperate calde. e vegeta un po' ovunque. Questa pianta e ricor-
data sin dall'antichità per i suoi svariati modi di utilizzo. I greci la utilizzavano
come elemento curativo delle alterazioni nervose e nel mal di denti; la utilizza-
vano come serto per cingere la fronte degli atleti e come guarnitura delle ghirlan-
de funerarie. Fu utilizzata dai romani e nel medio evo, però senza una vera
divulgazione la quale, dopo gli svariati studi e prove di coltura eseguite nel parco
botanico di Parigi, risultarono le due varietà che attualmente si utilizzano in ga-
stronomia. In seguito a tali ricerche proprio in Francia, nel 1641 ebbe inizio la
prima vera coltivazione controllata.
Con il susseguirsi delle esperienze in orticoltura. le due varietà conosciu-
te come sedano da coste e sedano rapa, migliorando sempre piu la loro stmt-
tura, le troviamo oggi largamente diffuse in orsanizzate e specifiche culti-
vars.
In questo capitolo che tratta gli ortaggi a foglia, prenderemo in considera-
zione solo il sedano da coste, mentre invece la varietà rapa la studieremo nel
capitolo dedicato alle radici. tuberi e bulbi.
Verdure e oriaxxi 189

Il sedano da coste è quello che più comunemente viene utilizzato in


gastronomia. sia in insalate come pure nella preparazione di minestre. di brodi.
stufati, salse ecc.
Del sedano a coste abbiamo varie specie: quello a coste corte, a coste
lunghe. a coste piene e resistenti al freddo, quello a coste bianche ed il sedano a
canna stagionale.

DATI ANALITICI

I dati riportati sono la risultanza media fra le varie specie di sedano da


coste ed il loro rapporto è relazionato a 100 gr. di prodotto edule. e vengono
espressi in percentuale gr. e mg.

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 92 Ca - Calcio 99 A 24 U.I.
Protidi 1.4 P - Fosforo 55 Provilamina 0.10
Lipidi 0.2 Na - Sodio 151 RI 0.05
Glicidi 3.6 K - Potassio 446 B2 0.04
Cellulosa 1.5 Mp - Magnesio 35 R3 o PP 0.5
Ceneri 1.3 Mn - Manpanese 38 B5 0.4
Calorie w 100 gr. = 23
Fe - Ferro I R6 o.1
Cu -Rame 64 C 7
S - Zolfo 154
CI - Cloro 257

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Per la presenza della edanonina. sostanza aromatizzante, il sedano da coste


ha proprieta aperitive, e per la prevalenza dei suoi sali basici che all'incirca e del
65%. diciamo che è un alimento alcalino. Oltre all'aroma. le foglie contengono
iin olio etereo: la apiina. la mannite e I'inosite. Nei suoi frutti, ossia i semi. il
tasso dell'olio etereo e più che raddoppiato; per. il 3% circa inoltre vi e la
presenza di fenolo, il quale è similare al guaiacolo, e deli'acido palmitico.
Il suo valore nutrizionale e irrilevante. pero e stato comprovato che la sua
presenza associata nelle insalate crude, svolge un'azione stomachica, eupepti-
ca. diuretica: di tonico nevrino, di depuratore del sangue. di rimineralizzante e di
stimolante delle ghiandole surrenali. Ai suoi semi somministrati in forti dosi
sono state riscontrate proprieta abortive.
Il sedano viene consigliato negli stati di inappetenza. di astenia in generale.
negli esaurimenti nervosi. nelle affezioni epatc~biliarie nelle litiasi, nei casi di
reumatismo e di demineralizzazione.
190 Capitolo V

Si deve servire cmdo in insalata, ben masticato ed insalivato e, nelle cure


d'urto, si può bere anche il succo centrifugato (non più di 200 gr. al giorno)
preso in tazzine sorseggiate durante i pasti.
Per uso esterno, si applica in cataplasmi sulle piaghe, sulle ulcere, sulle
cancrene e ferite putrescenti.
Nell'amenorrea, ossia nella mancanza del flusso mestruale, bollire per 2
minuti 30 gr. di semi contusi in 112 litro d'acqua. A fine ebollitura lasciare in
infusione per 7 minuti; filtrare e bere a tazzine lontano dai pasti durante il
giorno. (Un giorno o due prima del presunto mestmo). Non ripetere.
CAPITOLO VI

GLI ORTAGGI FRUTTO

BROCCOLI - (varietà botrytis cauliflora) Tribù Brassica Oleracea ,L.


CAVOLFIORI - (varietà botrytis .L,)
Famiglia delle Crocifere.
1
Data la loro struttura che ben si differenzia dal caratteristico ortaggio in fo-
dia, questi due ortaggi ho ritenuto più opportuno trattarli in questo capitolo.
Della tribù Brassica Oleracea, queste due piante le cui origini si possono
dire analoghe a quelle del cavolo silvestre o spontaneo, sono state conosciute sin
dall'antichità ma, con il susseguirsi della loro evoluzione conseguente all'orto-
coltivazione organizzata, di certo non rassomigliano più a quelle conosciute e
descritte da Catone, Plinio e Columella.
I1 broccolo si può dire che sia il primo cugino del cavolfiore. Anch'esso è
formato da una infiorescenza meno compatta, pertanto con gergo floristico pos-
siamo paragonarlo ad un gruppetto di piccoli tiori addossati l'un l'altro, i quali
fanno capo a singoli e lunghi peduncoli carnosi. 11broccolo sembra un mazzetta
di fiori color verde marcio guarniti da foglie ogivali verde scuro.
Il cavolfiore, in ragione alla sua stmttura di ammasso globoso e compatto.
viene catalogato come pianta frutto. In effetti non è costituito principalmente da
foglie, bensi da un'infiorescenza bianca immatura, sorretta da peduncoli grossi
carnosi, awolta in parte da foglie verde chiaro, carnose a costa grossa, le cui
brattee si può dire che circondino gli stessi peduncoli dell'infiorescenza.
Sia il broccolo quanto il cavolfiore sono due ortaggi che occupano un
grande posto nella gastronomia, per tanto la loro difisione è considerevole in
tutto il mondo.
L'Italia è una forte produttrice ed esportatrice, in effetti i cavolfiori italiani
li troviamo nei mercati di Germania, dell'Inghilterra e della Svizzera.
Dieteticamente diciamo che se vengono utilizzati secondo la tradizionale
gastronomia, fanno più male che bene: mentre invece se li somministriamo se-
condo il concetto trofoterapico, stiamo pur certi che proporzioneremo al nostro
corpo un alimento realmente nutrizionale, il quale può essere assunto da tutti
senza alcuna controindicazione, del resto dicasi per tutti gli alimenti vegetali.
192 Capitolo VI

D A T I ANALITICI

I dati riportati nelle due tabelle rispondono alla media delle varie analisi ed
i loro valori vengono espressi in percentuale % gr. e mg.

BROCCOLO (Botrytis cauliflora)

Composizione "b gr. Elementi minerali mp. Vitamine mg.


Acqua 90 Ca Calcio
- 105 Provitamina 2
Protidi 3.3 P Fosforo
- 82 B1 0.10
Lipidi 0.2 Na - Sodio 13 B2 0.2 1
Glicidi 4.396 K - Potassio 400.7 8 3 o PP 0.9
Cellulosa 1.3 Mg - Magnesio 24 C 112
Ceneri 0.804 Fe - Ferro 1.3
S - Zolfo 100
Calorie x 100 tr. = 34 CI - Cloro 78

CAVOLFIORE (Botrytis .L,)

Composizione % gr, Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 90.6 Ca - Calcio 69 A 1 15 U.I.
Protidi 2.4 P - Fosforo 91 Provitamina 0.05
Lipidi 0.3 Na - Sodio 56 B1 0,12
Glicidi 4.981 K - Potassio 360 92 0.12
Cellulosa I Mg - Magnesio 26.1 B3 o PP 0.7
Ceneri 0.719 Mn - Manganese 0.18 C 100
Fe - Ferro 0.6 K 3.5
Calorie x 100 gr. = 33.9 S - Zolfo 74 E Tracce
CI - Cloro 30
F - Fluoro I2
I - Jodio 0.12

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E F I S I O L O G I C H E

La predominanza costituente e data dai sali minerali, da sostanze zolfo


azotate e dal complesso vitaminico.

Il BROCCOLO. Stando ai valori delle analisi. possiamo dire che questo


ortaegio ha tutte le caratteristiche che lo evidenziano come diuretico, lassante,
antianemico e ricostituente del sistema nervoso. muscolare. tendineo e circc-
latorio.
Gli ortaggi fmtto 193

Il CAVOLFIORE. In relazione ai valori qualitativi delle analisi, possiamo


l dire che con la sua assunzione questo ortaggio partecipa come diuretico, come
lassante, come tonico ricostituente del sistema nervoso, muscolare e circo-
latorio. pertanto viene indicato nelle astenie e negli stati di superlavoro. E' un
ottimo depuratore del sangue; lo si consiglia pure come antireumatico ed antiar-
I tritico; inoltre per la presenza dello iodio, partecipa nell'equilibrio della fun-
i zione tiroidea.
Perb, se realmente vogliamo approfittare di tutti questi benefici nutrizio-
nali curativi, dobbiamo consumare questi ortaggi allo stato integrale crudo nelle
insalate miste.
La cottura, qualsiasi essa sia, prima di tutto li rende indigesti e poi la pre-
senza nell'intestino di questi ortaggi cotti produce gas e flatulenze, gonfiori e
conseguenti disturbi noiosi. Ben poche sono le persone che li possono mangiare
cotti senza accusare nulla. Provate e mi darete atto.

CETRIOLO
(Cucumis sativus). Famiglia delle Cucurbitacee.

Il cetriolo botanicamente viene classificato fra la varietà Cucumis Sativus.


appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee. Diciamo chcquasi come tutte le
piante, anch'esso annovera la sua natura spontanea.
Il suo habitat d'origine e un po' discusso; si presume sia I'Asia del Le-
vante, in quanto risulta che nell'lndostan questa pianta conosce la sua coltiva-
zione da oltre 3000 anni, però abbiamo la Bibbia che per noi occidentali e la
principale fonte storica più prossima quindi, stando ai suoi scritti, diciamo che
anche in Egitto a quel tempo il cetriolo era già conosciuto e coltivato, per tanto
si deduce che il popolo egiziano l'ha conosciuto in data antecedente.
I greci ed i romani hanno considerato il cetriolo come un alimento disse-
tante ed anche terapeutico. in effetti la sua acqua e realmente un'acqua fisio-
logica. Con il susseguirsi dei tempi questo alimento ha avuto un'accettazione
gastronomica, la quale spronò l'interesse dell'orticoltura, tanto che oggi trovia-
mo delle fiorenti ed organizzate cultivars.
Il cetriolo e contraddistinto come pianta erbacea annua, della quale vi sono
varietà che vegetano coricate e striscianti sul terreno, come ve ne sono di quelle
che vegetano rampicanti. I loro frutti o bacche hanno forme diverse: dalla semi-
sferica oblunga di piccolo e medio calibro, alla lunghissima un po' contorta ed
irregolare serpeggiante. La buccia in talune specie si presenta liscia, in altre
invece si nota l'insorgenza di diradate e piccole protuberanze; di colore verde
scuro in talune specie. in altre invece si riscontra una gamma cromatica che in
certe si evidenzia con una tonalità di verde chiaro omogeneo e talvolta anche
194 Capitolo VI

screziato. La polpa del corpo k tutta bianca e compatta, la quale involve una
struttura tibrosa molto acquosa, composta dai piccoli e delicati biancastri semi.
Il cetriolo è un frutto di scarsissimo valore alimentare in quanto la sua strut-
tura è per lo più costituita d'acqua, il cui tasso raggiunge il 95% e oltre; in
compenso pero è bastante ricca di sali minerali e di vitamine.
Contrariamente alla tradizionale fmtta. il cetriolo si deve consumare anco-
ra immaturo e possibilmente con la buccia, associato con moderazione nelle
insalate miste.

DATI ANALITICI
I dati sono relativi a 100 gr. di prodotto commestibile, e vengono espressi in
% percentuale gr. e mg.
I

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 96,100 Ca - Calcio 18 A 400 U.I.
Protidi 0.77 P - Fosforo 30 Provitamina 0,2
Lipidi 0.157 Na - Sodio 9 BI 0,04
Glicidi 1.5 K - Potassio 164,119 B2 0,045
Cellulosa 1.2 Mg - Magnesio 10 B3 o PP 0.3
Ceneri 0.273 Fe - Ferro 0.6 C 8
S - Zolfo 13
Calorie x 100 gr. = 1 1 CI - Cloro 28
Cu - Rame 0.12
Zn - Zinco 0.16
I - Jodio 0.001

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Di irrilevante valore energetico, è fortemente indigesto ed intollerabile a


certi soggetti, e precisamente agli ipocloridrici, in quanto nella sua struttura,
benché dalle analisi risulti la presenza di cloro, come ripet~nellasua struttura è
presente una componente essenziale negativa la quale ostacola la secrezione
dell'acido cloridrico ed altera I'emulsio dei vari succhi gastrici dell'organismo.
Pertanto la sua assunzione limitatamente viene consigliata ai soggetti iperclori-
drici, comunque sempre in piccole quantità ed associate in insalate miste se v e
gliamo realmente approfittare della sua azione che grazie alla simbiosi organica
diviene rinfrescante, depurativa e disintossicante, specie dell'acido urico.
La presenza negativa di talune sostanze, inibisce la funzione organica di fe-
condazione, in quanto allontana gli spermatozoi dall'ovulo. E' anche un anafrc-
disiaco.
Gli oriaggi fmrto 195

MELANZANA
(Solanum Melangena .L,). Famiglia delle Solanacee.

Pianta a suffmtice originaria delle regioni dell'Asia. Conosciutissima e


coltivata in India sin dall'antichità. però la coltivazione organizzata ne ha modi-
ficato sia la struttura quanto la morfologia.
Noi conosciamo la melanzana sin dai primordi del Medio Evo come pian-
ta annua, ad opera degli arabi che la introdussero nelle regioni mediterranee.
Pianta di habitat caldo e umido, è caratterizzata da un fusto rigido ed
eretto, ramificato con foglie ovali grandi; talvolta raggiunge anche l'altezza di un
metro e mezzo. I suoi frutti o bacche carnose sono attaccati alla pianta da un
calice floreale spinoso; la loro forma, a seconda delle varietà, è sferica, ovale,
oblunga dritta o curva: la buccia non coriacea e lucida evidenzia un colore vi*
la, talvolta anche viola scarlatto o screziato.
Questo fmtto ha incontrato una felice accettazione gastronomica poiché si
presta alla preparazione culinaria di squisite pietanze, le quali ne potenziano il
valore energetico in seguito all'accostamento o all'associazione di altri alimenti
o sostanze utilizzate nelle specifiche preparazioni. Se la melanzana viene cotta
al vapore o alla griglia. il suo valore nutrizionale è alquanto esiguo.
Non è un fmtto da consumarsi cmdo in insalate miste in quanto in esso a b
bonda una sostanza tossica "la solanina", che pero con la cottura diviene iner-
te, comunque, come già detto, si presta magnificamente nell'elaborazione di
squisiti piatti gastronomici.

DATI ANALITICI

I dati sono riferiti a l00 gr. di prodotto edule e vengono espressi in percen-
tuale 96 gr. e mg.

Composizione 9h gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua , 92 Ca - Calcio 100 A 100 U.I.
Protidi l P - Fosforo 200 Provitamina 0.04
Lipidi 0.2 Na - Sodio 25 BI 0.04
Glicidi 4,859 K - Potassio 300 B2 0.05
Cellulosa l .2 Mg - Magnesio 45 83 o PP 0.6
Ceneri 0.741 Mn - Manganese 0.65 C 5
Fe - Ferro 0.30
Calorie x 100 gr. = 26 S Zolfo 10
CI Cloro 60
196 Capitolo V I

CARA'ITERTSTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Stando alla risultanza dei dati analitici. questo fmtto avrebbe tutte le
caratteristiche per essere un alimento terapeutico, ma poiché lo si deve
consumare cotto per inibire l'azione della solanina. e d a t o ~ h econ la cottura le
vitamine, le proteine ed altre sostanze essenziali si distmggono totalmente.
diciamo che le resta solo la funzione rimineralizzante; pertanto possiamo dire
che puo partecipare come rimineralizzante nei casi di anemia, come diuretico e
stimolante delle funzioni pancreatiche, epatiche e renali; esercita pure un'azio-
ne sedativa del sistema nervoso.

IL PEPERONE

(Capsicum Annuurn .L,). Famiglia delle Solanacee.

Con il nome peperone si definisce sia la pianta quanto i suoi fmni. Origina-
rio dell'America Meridionale e di natura spontanea, si contraddistingue in
diverse varietà. pero noi ci limiteremo a ricordare solo due varietà da coltivazio-
ne, in quanto merceologicarnente sono proposte dal commercio: la varietà dolce
o Capsicum Annuum e la varietà piccante detta da condimento o Capsicum
Fmtescens.
Con la coltivazione orticola, queste piante sono divenute piante a ciclo an-
nuo, ed il loro habitat sono le regioni a clima temperato caldo con terreni fertili.
Di fusto eretto, un po' legnoso, angoloso e ramificato con foglie ovali intere,
questa pianta produce fmtti di forma diversa. dalla quadrata gibbosa alla globo-
sa e gibbosa oppure conica ed anche a forma di cornetto. Il loro calibro dimen-
sionale ed il loro colore rosso, verde, giallo talvolta anche screziato, contraddi-
stingue le varietà della pianta.
La pelle o buccia finissima è completamente aderente al mesocarpo carno-
so che tramite delle membrane fibrose viene unito al corpo sepimentoso, la cui
estremità superiore è prettamente collegata all'influorescenza ed al relativo pe-
duncolo.
La diffusione del peperone nelle regioni dell'Europa Meridionale o Medi-
terranea si intensificò verso il 1600 per conseguenza del versatile utilizzo ga-
stronomico culinario dei suoi fmtti. non tanto per il loro valore alimentare ma
per la presenza delle loro sostanze aromatiche che si liberano maggiormente con
la cottura. le quali felicemente li fanno sposare con diversi alimenti nelle elabo-
razioni gastronomiche. Più tardi, con I'evolversi delle conoscenze chimico-bio-
logiche, a questi fmtti venne riconosciuto anche un valore terapeutico.
Gli orfaapi frutto 197

DATI ANALITICI

I dati riportati in tabella sono relativi a 100 gr. di prodotto edibile e ven-
gono espressi in percentuale %I gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vilamine mg.


Acqua 91 Ca - Calcio 12 A 690 U.I.
Protidi 1.3 P - Fosforo 30 Provitamina 0.70
Lipidi 1,206 Na - Sodio 45 BI 0.06
Glicidi 4.1 K - Potassio 234 B2 0.05
Cellulosa 2 Mg - Magnesio 30 83 o PP 0.40
Ceneri 0,394 Mn - Manganese 0,13 85 0.20
Fe - Ferro 0.859 C 120
Calorie x 100 gr. = 33.5 S - Zolfo 17 E 0.25
CI - Cloro 25
Cu - Rame 0.010
I - Jodio 0,001

CARATTERISTiCHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Benché sia un alimento che stimoli la secrezione dei succhi gastrici e metta
in atto una condizione iperemica, ossia richiami una maggiore quantita di
sangue. la quale consente all'organismo una maggiore approfittazione delle
sostanze degli altri alimenti associati nel bolo alimentare,il peperone,dolce o no,
è per lo più indigesto. Comunque, se vogliamo somministrare al nostro corpo le
sue sostanze costituenti, è bene consumarlo cmdo in piccole quantità, sempre
associato nelle insalate miste perche solo in questo caso possiamo essere certi
che, tramite il processo di simbiosi. l'organismo approfitterà realmente il poten-
ziale organolettico dei suoi costituenti.
La principale azione di queste sostanze nell'organismo si evidenzia come
ricostituente nelle atonie gastriche e come ricostituente della struttura cellulare
del sangue e nervosa; e vasodilatatore ed anche antiscorbuto.
In tutti i casi e bene consumarlo con moderazione ed in piccole dosi,
sempre ben masticato ed insalivato.
Per uso esterno. si utilizza il peperoncino piccante allo stato secco e pol-
verizzato con il quale si preparano pomate e lozioni mbefacenti e revuisive, le
quali si applicano nei casi di dolori (lombaggini, nevralgie, artriti, sciatalgia,
reumatismo ecc.), sempre ben inteso che la pelle del corpo non sia comprw
messa da affezioni epidemiche o dematose.
198 Capitolo VI

I L POMODORO
(Solanum Lycopersicum .L,). Famiglia delle Solanacee.

Di natura spontanea e perenne allo stato silvestre, questa pianta si dice ori-
ginaria del Peni. Introdotta in Europa dagli spagnoli verso il 1500 come pianta
prettamente ornamentale in quel tempo, in quanto i suoi fmtti o bacche erano
ritenuti velenosi.
Le ricerche nel campo della bmmatologia e trofologia hanno riscontrato in
questi frutti proprietà. alimentari ed anche terapeutiche, da ciò è nato l'interesse
alla sua diffusione. Con il susseguirsi delle esperienze nel campo della coltiva-
zione orticola, questa pianta divenne un suffmttice annuo che, secondo la natura
del terreno e dell'ambiente caldo temperato, produce diverse varietà di frutti,
delle quali due sono state ritenute più importanti a livello alimentare e sono: il
pomodoro da tavola ossia da insalata e quello da conserva.
La pianta è formata da un fusto eretto fibroso con radice centrale a fittone e
da radici laterali; le foglie sono pelose grandi ed odorose; i suoi frutti secondo la
varietà sono globosi costulati o allungati e lisci, comunque carnosi, di colore
rosso a piena maturazione. Nell'intemo sono distribuiti a logge che raccolgono
la mucillagine e le piccole sementi.
Oggi il commercio, oltre a proporci il pomodoro per uso immediato, ce lo
propone sotto forma di succo, di conserve a purea o allo stato integrale.

DATI ANALITICI
I dati sono la risultanza media fra le diverse varietà e sono relazionati a 100
gr. di prodotto commestibile. La loro espressione viene data in percentuale 90
gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 93.5 Ca - Calcio 14 A 1250 U.I.
Protidi 0,925 P - Fosforo 26.7 Pruvitamina 0.8
Lipidi 0.4 Na - Sodio 6 B1 0.06
Glicidi 4 K - Potassio 300 82 0.04
Cellulosa 0.75 Mg - Magnesio 14 83 o P P 0.6
Ceneri 0.425 Mn - Manganese 0,18 B5 0.40
Calorie x 100 gr. = 24
Fe - Ferro 0.5 B6 0,25
S - Zolfo 13 C 25
CI - Cloro 50 E 0.3
Zn - Zinco 0.2 K 0.5
Cu - Rame 0.2
Co - Cobalto 0.2
F - Fluoro 0.0 1
I - Jodio 0.01
Fra gli acidi organici la prevalenza è dell'acido ossalico con 7 mg.
Gli oriaggi fmtto 199

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Il pomodoro si pub definire alimento alcalinizzante grazie all'apporto dei


suoi sali e delle vitamine di cui è ricco; a piena maturazione possiamo pure
anche definirlo come l'accumulatore delle energie cosmiche e solari le quali si
liberano nell'organismo sotto l'influenza dell'umore salivare.
H a tutti i requisiti per essere un alimento energetico e nel contempo anche
rinfrescante, diuretico e lassante; è rimineralizzante e rigeneratore della struttu-
ra cellulare del sangue e del sistema nervoso; e un antiscorbuto per eccellenza ed
anche antiputrido.
Pero, tutte queste qualità si realizzano nell'organismo solo se il pomodoro
viene servito ben maturo cioè rosso e possibilmente maturato in pianta, il quale
pub essere mangiato da solo oppure associato a delle insalate crude o preso
sotto forma di succo.
Il pomodoro non maturo, denuncia maggiormente la presenza della "sola-
nina" che, in questo caso, viene a trovarsi concentrata in grande quantità in tutta
la sua struttura quindi. anziché svolgere un'azione medicamentosa favorevole
nei confronti della salute del corpo, mette in atto un processo di intossicazione.
Il pomodoro anche maturo. non viene consigliato al soggetto affetto da
ipercloridria e da iposecrezione biliare, in quanto e un forte stimolatore dei
succhi gastrici, però nel contempo rallenta la secrezione biliare.
Viene consigliato sia allo stato integrale quanto sotto forma di succo alle
persone asteniche; nelle intossicazioni intestinali croniche; nelle affezioni
vascolari circolatone e nell'arterio sclerosi;!nel reumatismo, artritismo e gotta:
nelle litiasi epatiche però, come ripeto, è controindicato alle persone affette da
iposecrezione biliare finche non avranno raggiunto la normalità, la quale potrà
avvenire solo se si osserveranno tutte le discipline igienistiche indicate nel libro
della "Medicina naturale alla portata di tutti" e nel libro "Vivi con gli agenti na-
turali".
* * *
LA ZUCCA
(Cucurbita maxima). Famiglia delle Cucurbitacee.

Con il nome zucca, si denominano tanto le piante quanto i loro frutti o


bacche. Di natura spontanea, queste piante hanno un'origine discussa, in quanto
sono state trovate allo stato spontaneo sia in Asia (India) quanto in Africa (nella
Guinea). La loro difisione in Europa la dobbiamo ai romani.
In Italia, il frutto zucca, come la castagna, fino ad una cinquantina di anni
fa, quotidianamente allietava la mensa delle genti meno abbienti, per questo
ebbe una grande diffusione orticola, specie nelle regioni del nord.
200 Capitolo VI

Pianta annua di facile ibridazione spontanea, ha dato origine a diverse va-


rietà, fra le quali le più apprezzate dall'attuale commercio sono: la cucurbita
ficifolia. la quale dà frutti di grossa taglia a semi neri; la cucurbita moschata e la
cucurbita maxima, ed è quest'ultima che più frequentemente troviamo nelle ban-
cherelle di frutta e verdura.
Come la pianta dell'anguria, anche la zucca vegeta strisciante sul terreno; i
suoi frutti sono dotati di una buccia coriacea, liscia o nigosa, la loro forma può
essere globosa spicchiettata o no, a forma di clava o di violino. Generalmente la
polpa carnosa è di colore giallo o giallc-arancione e, come il melone, involve i
semi.
Diciamo che il suo valore calorico nutrizionale non & elevato, è stato calcc-
lato sulle 50 calorie per ogni 100 grammi di parte commestibile però, data la sua
versatilità nell'utilizzazione gastronomica e le possibilità di accostamento die-
tetico con tutte le proteine, la consigliamo come uno degli elementi base per la
preparazione culinaria di cibi cotti, in quanto gastronomicamente ci consente
l'elaborazione di pietanze che realmente possono soddisfare il gusto od il piace-
re del palato.

DATI ANALITICI

I dati riportati in tabella si devono considerare come la media delle analisi


eseguite sulle diverse varietà, ed i valori espressi sono in percentuale ?/o gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 87 Ca - Calcio 22 A 3740 U.I.
Pmtidi 1.5 P - Fosfom 45 Pmvitamina 1.5
Lipidi 0,4 Na - Sodio 22 B1 0.05
Glicidi 9,528 K - Potassio 240 B2 0,15
Cellulosa 1.2 Mg - Magnesio 8.2 83 o PP 0.53
Ceneri 0,372 Mn - Manganese 0.15 B6 0,ll
Fe - Ferro 0.55 C 15
Calorie x 100 gr. = 50 S - Zolfo 9
C1 - Cloro 25
Cu - Rame 0, I

CARAlTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Dato l'apporto degli elementi minerali e vitaminici. la zucca è un alimento


a tenore basico, pertanto possiamo dire che ha proprietà alcalinanti, quindi
depurative, nutrienti, diuretiche e lassative. Si consiglia dunque la sua assunzio-
ne sia in succo (2 o 3 tazzine al giorno prima dei pasti) oppure allo stato inte-
Gli ortaggi f ì t t o 20 1

g a l e associata nelle insalate miste cmde specie nei casi di astenia: nelle
affezioni gastroenteriche: nelle dispepsie; nelle affezioni cardiache: nell'insufi-
cienza renale e nelle infiammazioni delle vie urinarie: nel diabete e negli stati di
insonnia.
Le sementi essicate al sole e private della buccia, hanno proprietà
emollienti, antielmintiche o vermifughe e lassative. In questi casi se ne possono
assumere da 50 a 100 gr. al di.
Per uso esterno, la polpa della zucca cruda ridotta in poltiglia ed applicata a
modo di cataplasmi. diciamo che dà sollievo oppure,che è un rimedio nelle scot-
tature, nelle infiammazioni della cute, negli ascessi e nelle cancrene senili.

LE ZUCCHINE o ZUCCHETTA
(Cucurbita pepo .L,). Famiglia delle Cucurbitacee;

Con il nome zucchetta viene denominata la pianta annua Cucurbita pepo.


originaria delle regioni temperate calde del Nord America.
Scoperto l'interesse gastronomico che godeva fra i nativi di quelle regioni,
venne introdotta in Europa e la sua cultura si diffuse rapidamente, prima nelle
regioni mediterranee e poi anche in quelle il cui clima ne consente la vegetazie
ne.
Quasi congenere della zucca, la pianta della zucchetta può essere a cespu-
glio o a fusto strisciante, il quale si caratterizza per la forma angolosa. ricca di
viticci e dai lunghi e cavi peduncoli delle grandi foglie cuoriformi. I suoi fmtti
sono ovoidali, a clava, cilindrici o sferici, a seconda delle varietà. La buccia è
costituita da fibre spugnose commestibili ed il suo colore è evidenziato dal verde
bottiglia omogeneo o screziato, oppure da un verde molto chiaro; il mesocarpo,
stmtturalmente si può dire analogo a quello del cetriolo.
La tradizionale gastronomia ci ha insegnato ad utilizzare le zucchine
ancora immature, in svariate elaborazioni culinarie: a questo proposito daremo
ulteriori spiegazioni nel nostro ricettario gastronomico.
202 Capitolo VI

DATI ANALITICI

I dati riportati sono relativi a 100 gr. di prodotto edule, e vengono espressi
in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 91,3 Ca - Calcio 20 A 100 U.I.
Protidi 1.1 P - Fosforo 45 Provitamina 0.06
Lipidi 0.15 Na - Sodio 10 BI 0,05
Glicidi 5,526 K - Potassio 600 B2 0.06
Cellulosa 1.2 Mg - Magnesio 15 B3 o PP 0.5
Ceneri 0,724 Mn - Manganese 0.2 C 15
Fe - Ferro 0,8
Calorie x 100 gr. = 29 S - Zolfo 15
CI - Cloro 18

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come valore nutrizionale a livello calorico, diciamo che e alquanto irrile-


vante in compenso, dal punto di vista terapeutico, tanto che vengano servite
crude quanto cotte (ed in questo caso conviene bere l'acqua di decozione), le
zucchine svolgono nell'organismo un'azione altamente diuretica, lassativa.
disinfiammante, disintossicante e depurativa. Pertanto vengono indistinta-
mente indicate nelle affezioni del tubo digerente, stitichezza compresa: nelle
affezioni degli organi urinari e negli stati di intossicazione.
Però, se realmente vogliamo beneficiare delle loro virtù curative. e
consigliabile assumere le zucchine allo stato crudo, sia in succo quanto allo
stato integrale, associate ad altre verd taggi in ir
Se le utilizziamo cotte, conviene lua risulti decozione.
I BULBI - LE RADICI - I TUBERI

AGLIO
(Allium Sativum .L.). Famiglia delle Liliacee.

Con il nome aglio si identificano il genere di piante della famiglia Liliacee


(Alium) la quale annovera circa 280 specie perenni, lacui origine pare sia
delI'Asia centrale, perb diffisosi in Cina ed in Africa sin dai remoti tempi.
La storia delle civiltà a noi più vicine, ci ricorda che in Egitto I'aglio è sem-
pre stato uno degli elementi principali della farmacopea familiare; fu sommini-
strato quotidianamente agli schiavi addetti alla costruzione delle piramidi per
immunizzarli e prevenirli dalle epidemie di tifo e di colera.
Ricordato e decantato dagli scrittori e dai medici dell'antichità come pre-
zioso bene della Natura, poiché ognuno di essi ha scoperto nell'aglio virtù tera-
peutiche e curative. Per Erodoto, Ippocrate, Aristofane, Virgilio, Plinio il
Vecchio, Celso, Dioscoride, Maometto, Paracelso e Bemardin Saint Pierre,
l'aglio ha proprietà sudorifere, lassanti e diuretiche, energetiche, febbrifughe,
vermifughe, antibiotiche, antidoto contro le morsicature di vipera e di scorpione;
riequilibratore del sistema circolatorio del sangue e dei frastomi nervosi.
In Italia è diffiso un po' ovunque su tutto il territorio: oggi si trovano delle
cultivars organizzate dell'Allium Sativum .L., il quale è la specie che più
merceologicamente il commercio ci propone.
Ingentilitasi nel tempo, questa vivace pianta è caratterizzata da un bulbo
globoso composto da più spicchi o bulbilli compressi. awolti in una membrana
cartilaginea, il quale ha uno scapo inguainato da lineari e lanceolate foglie.
La gastronomia lo consiglia come spezie aromatica nell'elaborazione
culinaria, mentre invece la trofologia e trofoterapia lo utilizzano come alimento
terapeutico; somministrato nelle insalate miste, in succo, oppure in alcolato. Per
uso esterno, applicato in cataplasmi, associato ad altri ortaggi.
204 Capitolo VII

DATI ANALITICI

I dati sono la risultante media delle varie analisi. ed i valori vengono


espressi in percentuale '?o gr. e mg.

Composizione ?6 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 63.67 Ca - Calcio 38.3 A 100 U.I.
Protidi 6 P - Fosforo 130 C Provitamine 0,01
Lipidi 0.129 Na - Sodio 45 BI 0.02
Glicidi 28,6 K - Potassio 120 ' B2 0.08
Cellulosa 1,2 Mn - Manganese 1.3 r 8 3 o PP 0.6
Ceneri 0.401 Fe - Ferro 1.399 C 14
S - Zolfo r 35
Calorie x 100 gr. = 146 CI - Cloro 30
I - Jodio 0.001

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come una buona parte di determinati vegetali, anche I'aglio ha interessato


la ricerca di laboratorio la quale, in relazione alle conoscenze ed alla disponi-
bilita di mezzi, è riuscita ad isolare alcune sostanze ritenute attivanti, quali I'al-
lile, I'allicina. la garlicina. I'allistatina ecc. che. secondo la dinamica cinetica
della perfetta simbiosi che nel mondo della Natura si realizza fra gli elementi
costituenti le due strutture vegetale ed animale, apportano al nostro organismo
quei benefici effetti terapeutici curativi e preventivi. vissuti nelle esperienze
citate. apparentemente romantiche di un tempo, ma reali nei nostri giorni.
In effetti, le nostre esperienze cliniche, confermano quanto la storia
dell'aglio ci ha tramandato. pertanto possiamo asserire che le sue proprietà
sono: di antisettico ed antibatterico intestinale e polmonare: febbrifugo e vermi-
fugo: regolatore ed equilibratore del sistema cardio vascolare del sangue, della
linfa e del sistema nervoso; inoltre svolge un'azione depurativa, quindi pos-
siamo definirlo antisclerotico, antireumatico ed antiartritico. Attivatore della di-
gestione. secondo vari autori svolge anche un'azione anticancerogena per effetto
della sua azione antiputrida e disintossicante dell'intestino. la quale concorre a
liberare il corpo da tutti quei residui che induhbiamente sono l'origine dei tumori
intestinali. Pertanto la sua assunzione. sia dal punto di vista dietoterapico
quanto fitoterapico, viene consigliata nelle affezioni dell'apparato digerente:
dell'apparato respiratorio: dell'apparato circolatorio sanguineo e linfatico: nelle
astenie in generale: nelle litiasi renali ed in tutte le malattie infettive ecc.
I bulbi, le radici, i tuberi 205

La sua somminisirazione per uso orale, può avvenire sotto forma di succo o
consumato associato a delle insalate crude allo stato integrale.
Nei soggetti che non lo tollerano, si incomincia per gradi. somministrando
piccolissime quantità, ad ogni modo la dose massima non deve superare i tre
spicchi giornalieri. Per correggere l'alito, dopo mangiato l'aglio, conviene masti-
care qualche foglia di prez7emolo.
Per uso esterno. applicato in cataplasmi, sia da solo che associato ad altri
elementi vegetali. viene utilizzato nelle nevralgie: nelle astenie muscolari: nelle
artrosi ed in tutte le affezioni che richiedonoun'azione revulsiva nibefacente ecc.
Applicato sulle punture d'insetto quale esso sia. neutralizza Seffetto ed evita il
rigonfiamento della parte lesa.

CIPOLLA
(Allium Cepa .L,). Famiglia delle Liliacee.

Con il nome cipolla viene definito sia il bulbo quanto la pianta in se, di cui
non si esclude la sua natura spontanea, la quale pare sia originaria dell'Asia
occidentale, e più precisamente dell'Altopiano dell'Iran.
I reperti archeologici e storici ci dicono che ben da 4000 anni questa pian-
ta viene coltivata sia per uso alimentare quanto medicamentoso.
La sua storia non èda meno di quella dell'aglio. anzi direi che non conobbe
alcun oscurantismo e, nell'arco dei secoli a tutt'oggi, gastronomicamente è stata
ed è considerata l'elemento principe che regna nel mondo dell'arte culinaria di
tutto l'emisfero civilizzato.
Dal punto di vista della sua proliferazione. diciamo che è una pianta erba-
cea biennale con foglie (epigee) le quali, per una parte avvolgono l'unico scapo
sulla cui sommità si sviluppa l'infiorescenza. Il bulbo anch'esso è costituito da
foglie (ipogee) carnose sovrapposte in struttura avvolgente compatta; inizial-
mente di forma oblunga. la quale a pieno sviluppo diventa poi rotonda appiattita
o periforme, ricoperta da una o due tuniche membranose sottili e brillanti, in cui
translucida il colore bianco, rosso-rame o violaceo, con cui si caratterizza la
varietà delle cipolle.
La produzione italiana delle organizzate e fiorenti cultivars, distribuite in
Emilia Romagna. Campania. Puglia, Sicilia e Lazio raggiunge i 2.800.000 ql.
annui, senza poi tener conto della resa quantitativa e qualitativa della produzio-
ne orticola familiare e non controllata.
206 Capitolo VII

DATI ANALITICI

I dati riportati sono la risultanza media delle analisi effettuate sulle diverse
varietà. Sono relazionati a 100 gr. di prodotto edibile e vengono espressi in per-
centuale "o gr. e mg.

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 88.7 Ca - Calcio 35 A 9 50 U.I.
Protidi 1,3 P - Fosforo 47 Provitamina 1
Lipidi 0.3 Na - Sodio 1O B1 0.06
Glicidi 8.4 K - Potassio 185 82 0.03
Cellulosa 0.93 Mg - Magnesio 12 B3 o PP 0.20
Ceneri 0.370 Mn - Manganese 0.15 B5 0.20
Fe - Ferro 2.2 B6 0.10
Calorie x 100 gr. = 43
S - Zolfo 47 C r 14
Si - Silicio 4 E 0.30
CI - Cloro 24
Al - Alluminio 3
Cu - Rame 0.12
F - Fluoro 0.42
I - Jodio 0.1 1

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Contrariamente a quanto affermano certi autori dalle idee e teorie innova-


trici che gratuitamente intendono minimizzare il valore curativo dell'alimento
vegetale in genere, diciamo che per l'apporto dei suoi costituenti, secondo le
conoscenze di laboratorio ed in relazione alle nostre esperienze cliniche, le quali
talvolta smentiscono determinate teorie, la cipolla è realmente uno dei tanti ali-
menti farmac-polivalenti.
Indubbio e scontato è l'effetto terapeutico o curativo dell'apporto dei suoi
sali minerali, dei fosfati e nitrati calcarei: degli acidi fosfonco ed acetico; del sol-
furo di alile e di propile: dell'olio essenziale; del glucochinino; degli amminoaci-
di: delle ossidasi e diastasi, funzioni indispensabili del complesso processo chi-
mico organico.
Orbene, secondo le conoscenze acquisite, tutti questi elementi e sostanze
sono cio che costituiscono la struttura biotisiologica della cipolla la quale, come
ripeto. secondo le nostre esperienze cliniche ha evidenziato le sue proprietà
come: riequilibratrice nutrizionale della struttura ossea; come depuratore e rige-
neratore della cellula sanguinea e di quella linfatica. Partecipa come tonico del
sistema nervoso; come stimolante delle funzioni del pancreas, del fegato e dei
I bulbi, le radici. i ruberi 207

reni: come antisettico ed antibattenco nelle affezioni delle vie respiratorie e pol-
monari e nelle affezioni dell'apparato digerente. in special modo dell'intestino
crasso: come ipoglicemico; come antiscrofoloso e risolutore delle affezioni
cutanee della pelle. Pertanto viene consigliata nei casi di: astenia in genere:
diabete: nell'alterazione dell'azotemia e cloruremia: nell'artritismo e reuma-
tismo: nell'arteriosclerosi e trombosi; nell'intossicazione generalizzata; nelle
affezioni epatebiliari: nella atonia digestiva; nei processi infiammatori e
diarroici e nella parassitosi intestinale: nelle infezioni ed infiammazioni genite
urinane: nella deficienza metabolica: nell'idropsia; nello squilibrio ghiandolare
(adeniti, linfatismo): nelle affezioni di tutte le vie respiratorie, grippe ed influen-
za compresa.
Secondo certi autori, la cipolla svolge anche un'azione preventiva antican-
cerogena, la quale non è da escludersi considerando l'effetto che essa svolge nel
metabolismo degli alimenti albuminosi.
Per uso esterno, se viene applicata in cataplasmi, dà sollievo nelle emicra-
nie di natura nevralgica; nelle congestioni cerebrali; negli ascessi e foruncoli;
nelle congestioni della vescica ecc.. Maggiore effetto terapeutico talune volte lo
si ottiene associando il cataplasma di cipolla con quello di fango ottenuto con
terra normale non concimata.
Però, ed è inutile ripeterlo, se realmente vogliamo beneticiare delle virtù
della cipolla (come del resto di tutti gli ortaggi), bisogna consumarla cmda allo
stato integrale, associata alle insalate miste crude. oppure assumerla in succo
del quale bastano due tazzine da caffe al giorno, ma immediatamente prima di
ogni pasto.

FINOCCHIO Dolce
(Foeniculum Vulgare - varietà dulce Mill.). Famiglia delle Ombrellifere.

Pianta spontanea silvestre per la varietà vulgans. acclimatata in vane


regioni, di origine discussa, si suppone delle isole Canarie, certi autori la fanno
originaria del bacino Mediterraneo, altri invece dell'Europa Centrale.
Conosciutissima sin dall'antichità, è ricordata dagli autori classici come
pianta medicinale.
La sua diffusione è pressoche analoga a quella del sedano; dalle isolate
coltivazioni con le successive ibridazioni avvenute nel corso dei secoli. verso il
1600 in Italia fu conseguita la varietà dolce e da allora si iniziarono le prime
coltivazioni che nel tempo si specializzarono tanto che la coltura del finocchio è
considerata coltura italiana. Ora lo troviamo diffuso un po' ovunque dall'Eu-
ropa all'Australia.
208 Caoitolo VII

L'accettazione gastronomica del finocchio ha incentivato l'arte culinaria, la


quale oggi ce lo propone nelle più svariate ed appetitose pietanze.
Strutturalmente il finocchio dolce è dato da un caule o stelo e da un grumo-
lo turione carnoso sotterraneo o. per intenderci meglio, diciamo che è un corpo
bulboso formato da un complesso apicale inferiore, compatto ed avvolgente
degli stessi steli. Questo è ciò che ci propone il commercio.
Benche di valore nutrizionale modesto, come ripeto, diciamo che dal punto
di vista dietetico, la gastronomia diletta il nostro palato con appetitose pietanze
di finocchi culinariamente elaborati nei più svariati modi.
l
DATI ANALITICI

I dati in tabella sono prettamente indicativi: la loro relazione è riferita a 100


gr. di parte edule ed i valori sono espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 87 Ca - Calcio 90 A -
Protidi 2.3 P - Fosforo 50 Provitamina 5
Lipidi 0.3 Na - Sodio 38 B1 0.02
Glicidi 8 K - Potassio 120 B2 0.02
Cellulosa 2,058 Mg - Magnesio 8 8 3 o PP 0.5
Ceneri 0,342 Mn - Manganese 0.5 C 7
Fe - Ferro 3
Calorie x 100 gr. = 46
S - Zolfo 25.5
CI - Cloro 7

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come già detto, il finocchio ha un modesto valore nutrizionale ed a tale


scopo è solo la varietà dolce che viene utilizzata; però se viene assunto allo stato
naturale cmdo, benché sia ricco di cellulosa, comunque, svolge unn'zione
terapeutica nell'organisrno.
La droga è data dal "fencone", il quale è una sostanza attivante e dal "lane-
tolo", che svolge azione sedativa sul sistema nervoso. Certo i valori di queste
i semi del finocchio volgare amaro. il quale
sostanze sono alquanto r n a ~ i o r nei
non è commestibile.
Con tutto ciò. diciamo che il finocchio dolce è digestivo eupeptico,
diuretico. sedativo e galattagogo, ossia stimola la secrezione lattea: pertanto
viene consigliato nelle digestioni difficili, nelle dispepsie, nelle gastralgie e nel
periodo di allattamento. ,
I bulbi, le radici. i tuben 209

La somministrazione dei semi nelle decozioni curative non deve essere


eccessiva; si raccomandano da 10 a 15 semi per tazzina da caffe colma, due o
tre volte al giorno. La decozione è data da 2 minuti di ebollitura. seguita poi da
12 minuti di infusione.
1 Nelle affezioni citate, oltre al giornaliero consumo di finocchio crudo ass*
ciato nelle insalate miste, viene consigliato il decotto dei semi di finocchio
schiacciati i quali possono essere soli oppure associati al seme di anice stellato,
l anche essi schiacciati, ed a un cucchiaino di timo, di camomilla e menta piperi-
ta, il tutto somministrato nel seguente modo:

Ricetta n. l
15 semi di finocchio Bollire per 2 minuti questi semi schiacciati in una
10 semi di anice stellato tazza da t6 di acqua A fine ebollitura lasciare in
infusione per 12 minuti, filtrare e bere subito dopo i
pasti senza addolcire.

Ricetta n. 2
15 semi di finocchio Bollire per 2 o 3 minuti i semi in un
10 semi di anice stellato bicchiere di acqua. A fine ebollitura ag-
3 fiori di camomilla giungere la camomilla, il timo e la menta.
1 cucchiaino di timo Lasciare il tutto in infusione per 12 minu-
1 cucchiaino di menta piperita ti, filtrare e bere a tazzine dopo i pasti
senza addolcire.

Le lattanti si devono attenere alla ricetta n. 1.


n* Y

I L PORRO
(Allium Porrum .L.). Famiglia delle Liliacee.
W*

Pianta erbacea di natura spontanea, presumibilmente originaria dell'Asia


Occidentale, annovera una storia la quale denota l'interesse che nell'arco dei se-
coli l'uomo ha sempre dimostrato nei suoi confronti.
Diffusasi in tutte le regioni del bacino Mediterraneo, la sua prima coltiva-
zione risulta da oltre 5000 anni. in quanto sin dall'inizio ne furono riconosciute
le prestazioni culinarie e le virtu curative.
L'evoluzione storica del porro è pressoche analoga alla cipolla e, come
essa. fu decantato e prescritto dai classici e dai medici di un tempo.
Storia ricca di aneddoti curiosi. fra i quali ricordiamo che un giorno il fara*
210 Capitolo VI1

ne Keops, per pagare i servigi ricevuti da un mago, gli diede un mazzo di cento
porri e che Nerone L.T. Claudio, quando veniva complimentato per il suo bel
canto, asseriva che la nitidezza e chiarezza della sua voce erano da attribuirsi
alla quotidiana tazza di brodo di porri che beveva al mattino.
Nel tardo Medio Evo, dall'Italia il pomo si diffuse in Francia e poi nella re-
gione del Galles. dove fu elevato ad emblema nazionale.
In Italia la maggiore diffusione la troviamo nelle regioni del Nord, dove la
gastronomia lo prescrive principalmente nell'elaborazione di zuppe. minestre e
talvolta anche come piatto o specialità tipica del luogo.
La struttura del porro è caratterizzata dalla forma distica delle sue lancec-
late foglie che awolgendosi nel terzo inferiore l'una sull'altra costituiscono il ri-
gontiamento della parte seminterrata, la cui estremità fa capo alle vermiformi
radici.
Dal rigonfiamento, vengono contraddistinte le varietà merceologiche che il
commercio ci propone, le quali principalmente sono: il porro d'Italia o porro gi- .
gante: il porro di Parigi o d'inverno ed il porro di Londra o porro bandiera. data
la sua elevazione a simbolo.

DATI ANALITICI

I dati esposti sono la media fra le varie specie, in quanto la risultanza sin-
gola è relazionata alla natura del terreno e all'ambiente delle cultivars. Il loro
valore viene espresso in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 90.63 Ca - Calcio 90 A n 450 U.I.
Protidi 2.085 P - Fosforo 75 Provitamina 0,3
Lipidi 0,3 Na - Sodio 80 BI O.1
Glicidi 5 K - Potassio 250 B2 0.06
Cellulosa 1.4 Mg - Magnesio 25 B3 o PP 0.55
Ceneri 0,585 Mn - Manganese 3.83 C 18
Fe - Ferro 1
Calorie x 100 gr. = 32 S - Zolfo 35
C1 - Cloro 25
Cu - Rame 0.12
Si - Silicio 0.05
I bulbi, le radici, i ruberi 21 1

CARA'iTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Il porro è uno degli alimenti ad alto effetto alcalinante e. nel contempo, an-
che plastico; ciò è dovuto alla presenza dei suoi sali minerali. alle sue essenze
sulfurate ed azotate (fosfati, solfati, nitrati): lecitina, mucillagine e cellulosa.
nonché alla presenza delle vitamine A, B, C. Pertanto diciamo che ha proprieta
toniche ricostituenti, depurative e rimineralizzanti: diuretiche e lassanti: antiset-
tiche, antibattenche ed antiscrofolose. sia che venga assunto per via orale o p
pure utilizzato in cataplasmi.
Viene quindi indicato nei casi di: intossicazione; nelle affezioni del sistema
circolatorio (vascolare e arterioso del sangue e linfatico): nell'arteriosclerosi:
negli stati di reumatismo ed artritismo e nelle scrofolosi: nelle anemie conse-
guenti a demineralizzazione: nelle astenie in genere: nelle affezioni del tubo di-
gerente (gastriti, dispepsie, nelle infiammazioni dell'intestino crasso): nelle affe-
zioni urinarie e nelle litiasi: nelle affezioni delle vie respiratorie ecc.
Per uso esterno si può dire che ha le stesse proprieta della cipolla ed i suoi
effetti sono pressoché analoghi.

LE RADICI

ASPARAGI
(Asparagus ofiicinalis .L,). Famiglia delle Liliacee.

Con il nome asparago vengono definite le duecento e piu specie di piante


cosmopolite della famiglia delle Liliacee: fra queste vi è I'Asparagus Ofiicinalis
le cui varietà merceologicamente ci vengono proposte dal commercio.
Dallo stato silvestre, questa erba è divenuta pianta da coltivazione sin dal-
l'antichità: in effetti viene ricordata da Catone il Censore nella sua opera (il
DeRe Rustica). Ebbe un periodo di auge, però conobbe il declino del Medio
Evo, rimanendo pianta di coltura ad indirizzo familiare.
212 Caoitolo VII

Fu durante il regno di Luigi XIV" che questa pianta riconobbe i favori della
gastronomia, la quale indusse I'agronomo francese Laquintinie a studiarne e
regolamentame la coltivazione perfino in serra, affinché nella mensa reale non
venisse a mancare mai questo delicato e pregiato ortaggio.
L'asparago e una pianta a rizoma orizzontale, la cui proliferazione pub av-
venire tramite semina o trapianto dei germogli sotterranei a zampe, muniti di ra-
dici carnose, dal cui sviluppo in primavera si originano i pregiati turioni o pol-
Ioni di consistenza carnosa, senza foglie ma costituiti da brattee, le quali identi-
ficano il germoglio del rizoma collocato in profondità variabile del terreno. Più
profondo e il rizoma, più bianco sara il turione.
Diverse sono le varietà dell'asparagus officinalis; abbiamo la varietà verde
comune, bianca, violetta e rosata: gli asparagi di Argentenil o di Olanda ed i
giganti degli Stati Uniti.
La gastronomia propone gli asparagi in svariate e sofisticate elaborazioni
culinarie, tanto da creare la rinomata specialità di certe cucine regionali, senza
considerare che le errate associazioni degli alimenti, il più delle volte alterano il
valore nutrizionale dello specifico alimento.

DATI ANALITICI

I dati sono riferiti alla media delle analisi e sono relazionati a 100 gr. di pro-
dotto edibile; il loro valore viene espresso in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 93 Ca - Calcio 30 A 1600 U.I.
Pmtidi 1.41 P - Fosfom 48 Provitamina 0.03
Lipidi 0.2 Na - Sodio 3,s B1 0.16
Glicidi 4 K - Potassio 220 B2 0.19
Cellulosi 1 Mg - Magnesio 20 B3 o PP l
Ceneri 0,390 Mn - Manganese 0,248 C 29
Fe - Ferro 1.2
Calorie x 100 gr. = 24 S - Zolfo 35 Asparigina 15 gr.
CI - Cloro 32
F - Fluoro 0,048
I - Jcdio 0,004

CARAT'ERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Il potenziale calorico alimentare degli asparagi k alquanto limitato, in com-


penso,diciamo che hanno proprietà biofisiologiche che li caratterizzano come
I bulbi. le radici. i ruberi 213

diuretici, lassanti, depurativi, rimineralizzanti, stimolanti del sistema nervoso,


attivanti il drenaggio bronchiale, epatico e renale e come disinfiammanti della
milza. Pertanto vengono consigliati negli stati di astenia in genere; nell'anemia;
nelle insufficienze epatiche renali e nelle litiasi; nel diabete; nelle affezioni delle
vie respiratorie bronchiali; negii stati di artritismo e reumatismo; nelle derma-
tosi; negli stati di ittero e nelle alterazioni cardiache pero, se si consumano cotti,
diviene pragmatica la loro controindicazione nei casi in cui sussistano delle le-
sioni nelle vie urinarie.
Dieteticamente e terapeuticamente. anche gli asparagi si devono consuma-
re crudi, associati nelle insalate miste cmde oppure centrifugati, ed in questo
caso si può bere una tazzina di succo prima dei pasti principali.
La gastronomia li propone cotti, comunemente vengono serviti bolliti, ed in
questo caso, se proprio vogliamo servirli cotti, è prefenbile cuocerli al vapore; se
si cuociono in acqua, 6 consigliabile bere almeno due tazzine al giorno del-
I'acqua in decozione.

BARBABIETOLA
(Beta vulgaris - varieta rapa rubra kock). Famiglia delle Chenopodiacee.

Pianta erbacea di natura spontanea a radice sferica, appartenente alla poli-


morfa tribù delle Beta vulgaris, della famiglia delle Chenopodiacee.
Originaria dell'Europa Occidentale e dell'Africa Mediterranea o Setten-
trionale; conosciuta sin dall'antichita, gia gli Assiri ed i Romani l'avevano in-
clusa come alimento gastronomico, ma di certo non è quella che noi oggi con*
sciamo.
La varietà classificata dall'amale merceologia e proposta dal commercio, è
un frutto conseguente a varie selezioni delle ripetute coltivazioni germaniche: in
effetti quella che si coltiva in Italia fu introdotta dalla Germania nel XV" seco-
lo.
La struttura della pianta si caratterizza con un cespo di foglie più o meno
carnose e glabre. ramificate da nervature rossastre derivanti dalla nervatura cen-
trale. i cui peduncoli riuniti in brattee si distaccano dalla carnosa radice sferica
che sull'estremità inferiore evidenzia un esile prolungamento appendicale fusi-
forme ricoperto da sottili radichette.
La buccia membranosa di colore rosso rubino, si stacca facilmente dalla
polpa dopo la cottura. Il commercio ci propone la barbabietola cotta al forno, o
lessata o in conserva a fettinepero noi,consigliamo il suo utilizzo allo stato inte-
grale crudo. possibilmente della radice giovane.60iche è più appetibile. non le-
gnosa e più ricca di sostanze attive.
214 Capitolo VII

DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 gr. di prodotto commestibile, e vengono espressi in


percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 87.6 Ca - Calcio 85 A 55 U.I.
Protidi 1,805 P - Fosforo 60 BI 0.055
Lipidi 0,15 Na - Sodio 15 B2 0,045
Glicidi 8-64 K - Potassio 280 B3 O PP O,X4
Cellulosa 1,3 Mg - Magnesio 25 B5 0.28
Ceneri 0,505 Mn - Manganese 1.65 C 15
Fe - Ferro l
Calorie x 100 gr. = 45 S - Zolfo 35
CI - Cloro 2
Cu - Rame 0,18
Li - Litio 0.05
Rh - Rubidio 0.05
Sr - Stronzio 0.03
Br - Bromo 0.02
F - Fluoro 0.02

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Ricca di sali minerali e di nitrati e fosfati, di oligoelementi, di vitamine, am-


minoacidi fra i quali l'acido glutammico (la cui azione influenza i tessuti cere-
brali), di zuccheri ecc.; la barbabietola involve proprietà digestive, eupeptiche,
colagopie, depurative, rimineralizzanti, ricostituenti ed antisettiche. Pertanto
viene consigliata nei casi di astenia in generale; nei casi di anemia e demineraliz-
zazione; nelle affezioni del sistema nervoso anche a livello cerebrale: nelle ne-
vriti e miastenie; nella tubercolosi e nel cancro, questo secondo le esperienze del
dottor Ferenczi dell'ospedale di Budapest, il quale ha notato l'arresto ed il
sensibile regresso delle forme neoplastiche tumorali cancerogene in soggetti
inoperabili, somministrando quotidianamente diverse dosi di succo fresco di
barbabietola cmda.
Queste esperienze. una volta ancora confermano la mia tesi sul valore e
l'importanza trofoterapica dell'alimentazione vegetariana cmda e la sommini-
straziane dei succhi centrifugati.
Come ripeto, la barbabietola si deve consumare cmda e giovane se voglia-
mo approfittare completamente dei suoi preziosi benefici.
E' conveniente una tazzina da caffe di succo centrifugato prima dei pasti
principali.
I bitlbi, le radici, i tuberi 215

BIETOLA
(Beta wlgaris) detta erbetta rava. Famiglia delle Chenopodiacee.
---
Ascritta alla grande tribù della Beta Vulgaris, è una pianta a radice globo-
sa appiattita: contrariamente alla radice sferica della barbabietola, essa rasso-
miglia alla rapa.
Si caratterizza con un cespo fogliare simile a quello della barbabietola,
con la sola differenza che le foglie sono più piccole e meno glabre. La radice,
come gih detto, è rotonda ma appiattita sulla parte superiore e nell'estremità
inferiore termina con un'esile appendice fusiforme ricoperta da sottilissime radi-
chette.
La buccia è data da una sottile membrana trasparente, la quale, dopo la
cottura in acqua, si stacca con una semplice pressione delle dita.
La struttura della polpa è analoga alla barbabietola, pero meno legnosa; il
suo colore varia dal bianco al rosa, talvolta screziato di rosso. Di sapore più
delicato, viene utilizzata in insalata associata a cipolle e patate.
La sua coltivazione è di indirizzo orticolo familiare, ed e più diffusa nelle
regioni del settentrione italiano.

DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 gr. di prodotto edibile cotto e vengono espressi
in percentuale YO gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 89.4 Ca - Calcio 26 A 127 U.I.
Protidi 1.226 P - Fosforo 30 BI 0,028
Lipidi 0.1 Na - Sodio 80 B2 0.04
Glicidi 7.7 K - Potassio 220 83 o PP 0.3
Cellulosa 1.1 Mg - Magnesio 16,8 C 6
Ceneri 0.474 Mn - Manganese 0.5
Fe - Ferro 0.7
Calorie x 100 gr. = 52
S - Zolfo 20
CI - Cloro 80

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Anche questa radice, per il suo apporto di minerali e di zuccheri, possiamo


dire che svolge un'azione energetico nutritiva; è eupeptica, rinfrescante, diure-
tica e lassativa se viene consumata allo stato giovane.
216 Capitolo VII

Si consiglia come alimento addizionante nelle insalate di ortaggi cotti (ci-


polle e patate) però, il succo centrifugato estrano dalla bietola cruda, viene indi-
cato nelle affezioni dell'apparato digerente, nelle infiammazioni renali e delle
vie respiratorie, in quanto svolge un'azione emolliente. Si consiglia pure nei casi
di anemia. Come dose sono più che sufficienti due o tre tazzine al giorno, ma
prima di ogni pasto principale.

LA CAROTA
(Daucus carota .L. e Daucus Sativus .L,). Famiglia delle Ombrellifere.

La carota & una pianta erbacea di natura spontanea, più o meno diffisa un
po' ovunque la quale è la progenitrice della sottospecie che noi tutti ora cono-
sciamo come Daucus Carota .L. o Sativa. la cui selezione pare che ebbe inizio
nell'Asia Centrale e,che la sua prima coltivazione a scopo medicinale, in Euro-
pa risalga a poco più di 2000 anni fa.
Sia i Greci quanto i romani l'ebbero in grande considerazione come pianta
medicinale però, con il susseguirsi delle ripetute coltivazioni e conseguenti ibri-
dazioni, la sua struttura con il tempo si modificò ed incominciò ad interessare
anche l'arte culinaria.
Dopo le varie sperimentazioni ripetute nell'arco dei tempi a partire dal
XVIo secolo, la carota incominciò a caratterizzarsi in alcune varietà più o meno
pregiate, le quali con il tempo incominciarono ad interessare la gastronomia,
la quale stimolò l'orientamento alla coltivazione organizzata, tanto che oggi
abbiamo delle fiorenti cultivars che caratterizzano la produzione italiana
che ci dà 2.292.000 ql. di carote all'anno e più. Il maggiore produttore è il Ve-
neto con più di 400.000 ql., senza considerare la produzione familiare non
controllata.
La carota è un f a t t o ortaggio di modesto valore calorico se viene assunta
cmda, (però è tutto relazionato) ma se la somministriamo cona secondo talune
prescrizioni gastronomiche tradizionali, per l'apporto dei condimenti grassi, il
suo valore calorico talune volte si sestuplica, il quale però agli effetti dietotera-
pici è controproducente per non dire nocivo. (E' da ricordare che questo effetto
si realizza in tutti gli alimenti cotti con condimenti grassi).
Conosciute le sostanze costituenti la stmttura biofisiologica della carota.
oggi siamo in grado di riconoscere la sua vera importanza alimentare la quale, a
prescindere dal suo modesto valore calorico come già detto, dieteticamente di-
ciamo che è sempre uno degli alimenti principe.
I bulbi, le rodici, i ruberi 217

DATI ANALITICI

I dati sono la risultanza media delle analisi effettuate sulle diverse varieta
ed i loro valori relativi a 100 grammi di parte edibile. vengono espressi in
percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 88 Ca - Calcio 40 A 10.000 U.I.
Pmtidi 1.2 P - Fosforo 35 Provitamina 6.3
Lipidi 0.3 Na - Sodio 70 B1 0.07
Glicidi 9 K - Potassio 290 B2 0,05
Cellulosa 0,961 Mg - Magnesio 20 83 o PP 0,7
Ceneri 0,539 Mn - Manganese 6.544 85 0.27
Fe - Ferro 7 86 0,20
Calorie x 100 gr. = 45.5 S - Zolfo 20 C 6
CI - Cloro 50 E 2,6
Zn - Zinco 0.3
Cu - Rame 0.14
I - Jodio 0.015
Co - Cobalto 0.0003
As - Arsenico 0,0003
Br - Bromo 0,0004

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Sulla carota ci sarebbe da scrivere un libro. Gli elementi o sostanze costi-


tuenti la sua struttura biofisiologica, sono maggiormente rappresentati dai sali
minerali, dagli oligoelementi e dal gmppo delle vitamine A e B. Di non meno
valore e la presenza delle sostanze glucidiche quali il levulosio ed il destrosio.
che sono assimilabili direttamente. cioe non necessitano alcuna trasformaziw
ne. Oltre a queste sostanze energetiche e plastiche, vi è la presenza di talune
sostanze ed essenze droga quali la carotina, I'asparigina, la docarina la lecitina
ecc..
La dinamica cinetica dei vari processi di simbiosi che in conseguenza
dell'associazione biochimica di determinate sostanze si realizzano in un am-
biente organico, determinano impensate reazioni biochimiche tutt'ora incon-
trollabili dalle nostre specitiche conospenze ed e cio che le nostre esperienze
cliniche attualmente qualificate empiriche (dalla sapiente ignoranza scientifica
della medicina convenzionale) evidenziano con i ripetuti fatti di risultanza trofo-
terapica positiva.
218 Capitolo VII

11 90% dei casi clinici da me osservati in trent'anni di esperienze e le loro


positive risultanze, mi hanno determinatamente indotto a prescrivere l'utilizzo
del succo centrifugato fresco di specifici alimenti il quale, a seconda dei casi, a
mio awiso. talvolta può venire somministrato anche associato.
Il succo di carota. di cipolla, di aglio, di cavolo verza o cappuccio, di cavol-
fiore, di bietola e di barbabietola, sia solo quanto associato, costituisce una vera
panacea, per tanto lo troverete sempre incluso nelle mie prescrizioni dietoterapi-
che.
Dunque, stando alle nostre esperienze cliniche, possiamo dire che anche la
carota. se assunta cruda, possibilmente in succo, ha proprieta toniche riminera-
lizzanti in special modo a livello emoglobinico; ha proprieta toniche ed equili-
branti del sistema linfatico, nervoso ed endocrino; ha proprietà depurative,
eupeptiche, rinfrescanti, galattogene, antixeroftalmiche; ha proprietà rigenera-
tnci della sttuttura tessutale in genere, e partecipa alle immunità naturali. I -
Pertanto viene prescritta negli stati di intossicazione; nelle astenie; nelle
anemie, nei processi di demineralizzazione; nelle affezioni dell'apparto digeren-
te in genere; nelle affezioni epato-biliari e renali; nelle affezioni delle vie respira-
torie; nelle affezioni della vista; nella insufficienza lattea; nelle dermatosi; nella
prevenzione delle malattie infettive e di invecchiamento, quindi nell'arterioscle-
rosi, artritismo e reumatismo.
Per uso esterno, più o meno ha le stesse proprietà e caratteristiche del cavo-
lo verza e della cipolla, pertanto come elemento integrativo può essere utiliz-
zata anche negli ascessi e cancro del seno e negli epiteliomi in genere.
Non mi stancherò mai di ripetere che, sia la carota quanto tutti gli alimenti
vegetali, se realmente vogliamo beneficiare dei loro effetti curativi, li dobbiamo
assumere solamente crudi, in succo o allo stato integrale. (Tutte le radici si la-
vano con acqua corrente spazzolandole e non raschiandole come abitualmente
si fa).
* * *
RADICI Amare (Scorzanera o Barba di becco)
(Varietà Cichorium Intybus .L,).
Famiglia delle Composite

Nel capitolo V' parlando sulla natura e le origini degli ortaggi da foglia
appartenenti alla polimorfa varietà Cichorium, abbiamo preso in considerazio-
ne solo la struttura fogliare, tendenzialmente tralasciando lo studio delle loro
radici, poiché abbiamo preferito inserirle in questo capitolo, nel quale si tratta-
no gli ortaggi radice. bulbi e tuberi.
Merceologicamente quasi tutte le radici della varietà Cichorium hanno
un'unica e specifica classificazione, della quale ne è interessata la fitoterapia.
poiché gastronomicamente non interessano l'arte culinaria.
I bulbi, le radici, i tuberi 219

Di questa grande varietà fanno eccezione alcune specie che si scostano n+


tevolmente dalle altre per l'uso che di esse si fa; sono le cicorie da radice, le
cosiddette di Soncino, di Magdeburgo. di Chiavari, le quali ci vengono proposte
dal commercio con il nome volgare di radici o code amare.
Queste radici sono la Scorzanera detta anche Barba di becco. La loro
forma e fusifonne la cui lunghezza variabile in talune specie, raggiunge i 20 cm. e
più ed il loro diametro massimo al colletto fogliare, varia fra i 20 e i 30 millime-
tri.
Di colore grigio bruno, con buccia quasi impercettibile, hanno una struttura
cellulosa munita di cilindro centrale commestibile nelle piante giovani, mentre
invece nella radice vecchia quest'anima cilindro si presenta legnosa ed incom-
mestibile. Il sapore amaro o amaro dolce varia in conseguenza della natura del
terreno e della varietà coltivata, inoltre anche dalla specie di fertilizzanti, i quali
dovrebbero essere biologici o biodinamici e mai chimici.
Gastronomicamente, le radici vengono prescritte cotte al vapore come
piatto da contorno, mentre invece secondo la nuova dietetica. il loro consumo
viene consigliato allo stato integrale crudo, servite grattuggiate in insalate miste
o in succo, ed in questo caso non più di due tazzine al giorno prima dei pasti.

DATI ANALITICI

I dati degli elementi costituenti sono pressoché analoghi a quelli già esposti
nel paragrafo la cicoria; la sola differenza e che nella radice il tasso di alcune
sostanze è variato. talvolta alcune non sono presenti, mentre invece sono pre-
senti altre sostanze attivanti delle quali l'ortaggio in foglia è sprovvisto.
I dati vengono esposti in percentuale % gr. e mg., ed il loro valore è relazi*
nato a 100 gr. di parte edibile.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 88 Ca - Calcio 74 Provitamina 1,5
Protidi 1.5 P - Fosforo 50 B1 0.12
Lipidi 0.523 Na - Sodio 15 B2 0.13
Glicidi 7 K - Potassio 320 83 o PP 0.24
Cellulosa 2.44 Mg - Magnesio 15 C 12
Ceneri 0,537 Mn - Manganese 3.3
Fe - Ferro Fra gli acidi organi-
Calorie x 100 gr. = 40 S - Zolfo 35 ci e prevalente I'os-
CI - Cloro 23 salico con circa 27
Cu - Rame 0.14
Zn - Zinco 0.19
I - Jodio 0.01
CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

La scorzanera o le radici amare, sono un alimento di modesto valore ca-


lorico, in compenso per l'apporto degli elementi minerali. esercitano nella
struttura cellulare sanguinea e linfatica un'azione alcalinante e nel contempo
depurativa. Oltre agli elementi minerali, gli altri costituenti sono dati dal c a r e
tene, dalle vitamine B e C, dagli zuccheri. da un glucoside amaro, la cicorina e
cicorigetina, da sostanze tanniche, mucillagine, da un olio etereo, colina, inu-
.
lina ecc..
L'azione famacodinamica si evidenzia con le proprietà diuretiche e
lassanti; partecipa nel drenaggio del sistema circolatorio e del sistema linfe
ghiandolare e come decongestionante del fegato e dei reni. Pertanto la sua
assunzione viene consigliata nei casi di astenia in generale: nelle affezioni cir-
colatorie, specie nell'arieriosclerosi; nel reumatismo; nella gotta e nel diabete.
Come gih detto in precedenza. la sua assunzione è preferibile allo stato
crudo. e se si consumano cotte secondo la tradizionale gastronomia, è bene bere
l'acqua di decozione, almeno 3 o 4 tazzine al giorno, lontano dai pasti. .,,,

RAPA
(Brassica rapa - o campestns). Famiglia delle Crocifere.

Pianta erbacea annua o perenne allo stato silvestre, di natura spontanea, si


ritiene originaria dell'Europa Centrale.
Conosciuta sin dall'antichità e coltivata dalle genti nordiche sin dai primor-
di, le quali l'ebbero in grande considerazione come ortaggio alimentare sino
verso la fine del XVI" secolo, periodo di diffusione della patata.
La pianta della rapa si caratterizza per la radice globosa generalmente
appiattita sull'estremità superiore, mentre in quella inferiore evidenzia la sottile
e fusiforme coda radicale. ricoperta da capillari radichette. Il colletto superiore e
formato dal cespuglio fogliare, le cui foglie hanno cauli semipelosi che eviden-
ziano una forma lirata pennatosetta.
La buccia della radice è di colore bianco o violetto. screziato di viola o di
rosso nella zona del colletto ed in talune varietà è unicolore grigionero. La polpa
è bianca o giallastra ed e ricca di sostanze nutrizionali di riserva.
Le cultivars italiane prendono il nome di città: in effetti i fnitti vengono
messi in commercio con i nomi di rapa di Milano, la Piacentina, la Lodigiana. la
Norfolk, la Olandese ecc..
La gastronomia le propone come piatto da contorno.
I bulbi, le radici, i tuben 22 1

DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 grammi di prodono edibile e vengono espressi in


percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 91 Ca - Calcio 118 Provitamina 0.1
Protidi 0.9 P - Fosfom 120 BI 0.06
Lipidi 0.1 Na - Sodio 40 B2 0,04
Glicidi 5.9 K - Potassio 500 B3 o PP 03
Cellulosa 1.1 Mg - Magnesio 40 85 0.20
Ceneri 1 Fe - Ferro 6.95 B6 0.1 1
S - Zolfo 120 C 39
Calorie x 100 gr. = 37 CI - Cloro 55
As - Arsenico 0,02
Cu - Rame 0.02
I - Jdio 0,Ol

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Benché la rapa non sia un alimento di grande valore calorico, e sempre un


alimento energetico, ricostituente, depurativo, tonico ed antiscorbuto. Ciò t?
dovuto alla ricchezza degli elementi minerali, dei nitrati, fosfati e solfati e alla
presenza delle vitamine B e C; pertanto viene indicata nei casi di astenia, di ane-
mia, come tonico ricostituente della cellula sanguinea e linfatica, nelle litiasi
epatiche ed uriche, nelle affezioni delle vie respiratorie bronchiali e polmonari,
grazie all'azione pettorale emolliente, nelle turbe nervose ecc.
Per uso esterno. applicata in cataplasmi, la rapa viene indicata come risolu-
trice degli ascessi. sui fonincoli ed in qualsiasi processo o focolaio infiammatorio
purolento.
La solita raccomandazione: la rapa si deve utilizzare allo stato integrale
senza togliere la buccia; grattuggiata ed associata nelle insalate e, meglio an-
cora. in succo centrifugato se realmente vogliamo beneficiare delle sue salutari
sostanze, ed in questo caso è più che sufficiente una tazzina da caffé di succo
presa prima di ogni pasto principale.
Nei casi di affezioni catanali ai bronchi e polmoni, prendere un cucchiaio
di succo ogni ora, associato ad un cucchiaino di miele.
222 Capitolo VII

RAVANELLO Rosa
(Raphanus Sativus). Famiglia delle Crocifere.

Generalmente voler stabilire l'origine ambientale delle varieta di piante


coltivate a scopo alimentare, a meno che le loro caratteristiche strutturali fisi*
logiche non richiedano uno specifico habitat climatico. è diflicile in quanto nei
miei viaggi ho notato delle vegetazioni spontanee in altri continenti di alcune
piante ritenute originarie dell'Europa e dell'Asia. Quanto affermo, in special
modo vale per alcune varieta della polimorfa famiglia delle crucifere. alla quale
appartiene la tribu Raphanus. In effetti, il raphanus Sativus o ravanello. risulta
noto sin dall'antichita in Europa. Asia ed Africa Settentrionale.
Il ravanello coltivato. si caratterizza per la forma della piccola radice
globosa, munita di una lunga appendice radicale fusiforme e da un cespuglio f*
gliare, le cui foglie inferiori sono picciolute. lirate ed irregolarmente dentellate,
mentre le superiori sono indivise ed allungate.
La dimmsione, forma e colore. ne contraddistinguono la specie. Vi sono
radici sferiche o a forma di trottola ed anche oblunga: hanno un'epidermide di
colore rosso o rosato e bianco e nero in talune varietà. La polpa carnosa e
bianca ha un sapore piccante ed e ricca di sostanze benefiche e salutari per I'or-
ganismo. Generalmente il ravanello gastronomicamente viene proposto in
insalate crude ed è proprio cosi che l'organismo approfitta di tutte le sue sostan-
ze.

DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 grammi di prodotto edibile ed il loro valore viene
espresso in percentuale O6 gr. e mg.

Composizione 9o gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 94.1 Ca - Calcio 34 Pmvitamina 0.02
Pmtidi I P - Fosforo 30 BI 0.04
Lipidi O. 1 Na - Sodio 14 B2 0.03
Glicidi 2.91 K - Potassio 220 83 o PP ' 0.40

Cellulosa 1.5 Mg - Magnesio 20 85 0.18


Ceneri 0,390 Mn - Manganese 0.47 C 16
Fe - Ferro 1.5
Calorie x 100 p. = 17 S - Zolfo 40
CI - Cloro 30
As - Arsenico 0.02
I - Jodio 0.01
I bulbi, le radici, i tuberi 223

CARAITERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

In genere il ravanello racchiude proprietà eupeptiche e diuretiche: toniche,


rimineralizzanti ed antisettiche ma la maggiore azione congiunta. diciamo che è
antilipidica. anticolesterolo. ciò è dovuto al suo elaborato vitaminico. la cui
cinetica dinamica influenza la ritenzione dei lipidi selezionandoli durante il
processo metabolico. Svolge anche un'azione antiscorbuto e la sua azione, ben-
ché prolungata, non ha alcuna controindicazione. Pertanto, viene indicato nei
casi di inappetenza; di frastomi digestivi e nelle affezioni infiammatorie del-
l'intestino: nelle affezioni del fegato e nella litiasi biliare: nel rachitismo, artri-
tismo e reumatismo: nelle sindromi nervose e nelle affezioni delle vie respirato-
ne polmonari.

SEDANO Rapa
(Apium Graveolens - varietà rapaceum. Famiglia delle Ombrellifere.
.L,)

Nel V" capitolo, parlando del sedano, abbiamo deno che merceologica-
mente il commercio ci propone due varietà di sedani, quello a coste foglia e
quello a rapa.
Il sedano a rapa è la varietà che si generalizza con l'ingrossamento delle
radici. il quale inizia sul colletto formato dalle brattee delle coste fogliari che, in
questa specie, sono di piccola dimensione. A pieno sviluppo questo ngonfia-
mento prende forma di rapa.
Gastronomicamente viene proposto in insalate crude o cotte. oppure come
alimento da condimento aromatizzante nella preparazione di brodi. zuppe.
minestroni ed anche piatti da contorno.
Le sue proprietà e caratteristiche curative sono pressoché analoghe a quelle
del sedano in coste, con la sola differenza che il potenziale energetico curativo è
maggiore, dato dal maggiore tasso degli elementi componenti la sua struttura
biofisiologica. la quale nel gruppo vitaminico è arricchita dalla presenza della
vitamina E, e come elementi essenziali dall'apporto della lecitina, la cui
presenza è di capitale importanza nel metabolismo dei grassi.
DATI ANALITICI

I dati riportati sono la risultanza media delle varie analisi ed i valori ven-
gono espressi in percentuale 90 gr. e mg.

Composizione 9h gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 88.5 Ca - Calcio 80 Pmvitamina 0.1 0
Protidi 1,553 P - Fosforo 85 BI 0.04
Lipidi 0.3 Na - Sodio 109 B2 0,07
Glicidi 7,4 K - Potassio 339 B3 o PP 0.9
Cellulosa 1.4 Mg - Magnesio 31 B5 0,4
Ceneri 0.847 Mn - Manganese 0.160 86 0.12
Fe - Ferro 0.2 C 9
Calorie x 100 gr. = 40 S - Zolfo 53 E 2.6
CI - Cloro 150
Cu - Rame 0.150
Zn - Zinco 0.210
F - Fluoro 0.40
I - Jodio 0,240

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Nella prima parte di questo paragrafo, abbiamo detto che le proprietà cura-
tive del sedano rapa, sono più o meno analoghe a quelle del sedano in coste.
Orbene, a queste proprietà se ne possono aggiungere delle altre, le quali sono
aitribuibili alla presenza nella sua struttura di ulteriori elementi minerali, di ele-
menti vitaminici ed alla lecitina.
Tali proprietà si caratterizzano come elemento che favorisce il drenaggio
polmonare ed epatico: come elemento equilibratore della sfera genitale della
procreazione: come equilibratore della tiroide e pertanto delle sue funzioni;
come elemento che partecipa nel drenaggio delle ghiandole linfatiche e come
elemento anticancerogeno.
La maggiore approfittazione delle sostanze curative del sedano, si ha solo
se lo si assume crudo, pertanto consigliamo di consumarlo quotidianamente as-
sociato nelle insalate miste, oppure di prenderlo in succo; in questo caso sono
piu che sufficienti due tazzine da caffe di succo, prese una prima di pranzo ed
una prima di cena.
I Bulbi. le rodici. i tuben 225

TARASSACO
(Dente di Leone o Soiìione).Taraxacum dens Leonis .L. Famiglia dellecompe
site.

Alla polimorfa tribù delle cicorie, appartiene anche questa pianta erbacea
perenne spontanea dei prati, originaria dell'Europa e dell'Asia.
La pianta è caratterizzata da una grossa radice carnosa, ricca di lattice,
dalla quale si origina una rosetta di foglie radicali glabre o quasi, tutte lanceola-
te e dentellate, munite di peduncoli terminanti a brattea intricata e semi-awol-
gente. Dal centro rosale si innalzano i lunghi e vuoti capolini delle infiorescenze
che a fmttificazione compiuta, evidenziano il caratteristico globo piumoso detto
soiìione.
In primavera le foglie fresche e giovani si raccolgono per essere consumate
in insalata oppure cotte con altre verdure associate. Il loro apporto biofisio-
logico è pressochk analogo a quello della catalogna.
La droga, ossia la sostanza farmacodinamica è costituita nelle radici che, se
raccolte in primavera, sono blande e commestibili come le normali radici amare;
invece, se si raccolgono in autunno, si tagliuzzano ed essicano al forno, avendo
l'avvertenza che il calore non superi i 37" gradi. Servono per decozioni ad uso
fitoterapico.
Oltre alle normali sostanze costituenti esposte nelle tabelle dei dati analiti-
ci, esse contengono un caratteristico principio amaro, la "tarassicina", il cui
tasso è dello 0.25%; inoltre sostanze tanniche. resinose, mucillaginose, cera,
caucciù, sterine quali I'opotarassisterina, la tarassisterina; alcooli speciali quali
il tarassisterolo e I'omotarassisterolo: acidi organici, zuccheri, inulina ecc.
Il tarrassaco è noto sin dall'antichith per le sue virhi terapeutiche, eviden-
ziate anche dalle nostre esperienze cliniche.
Nel secolo scorso, in Francia, il tarassaco conobbe la coltivazione dal-
la quale sortirono migliorate varietà a cuore pieno, gigante, riccio ecc., le qua-
li tuttora in questa nazione, sono considerate ed utilizzate come ortaggio da
foglia.

DATI ANALITICI

I dati riportati in tabella sono relativi a 100 gr. di prodotto edibile e ven-
gono espressi in percentuale 96 gr. e mg.
226 Caoitolo VI1

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 86 Ca - Calcio 160 Pmvitamina 15
Pmtidi 2,768 P - Fosforo 105 Bl 0.19
Lipidi 0.4 Na - Sodio 85 82 0.17
Glicidi 8 K - Potassio 440 83 o PP 0,17
Cellulosa 1.8 Fe - Ferro 2.5 C 35
Ceneri 1,032 Mg - Magnesio 45
M,, - M~~~~~~~~ 55,3 Fra gli acidi organi-
Calorie x 100 gr. = 49
S - Zolfo 40 ci la prevalenza di
CI - Cloro (4 g9 rilievo e quella del-
Al - Alluminio l'acido ossalico con
Cu - Rame 0.03 25
Si - Silicio 0.03
I - Jodio 0.01

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Stando alle risultanze dei dati analitici, diciamo che il tarassaco ha proprie-
ta alimentari modeste, in compenso sono altamente basiche alcalinanti, plasti-
che ed energetiche; rimineralizzanti, eupeptiche. diuretiche: partecipa al drenag-
gio dell'intestino, del fegato ed agevola lo scorrimento della bile, pertanto viene
consigliato: nei casi di astenia in generale, negli stati di anemia e di demineraliz-
zazione: negli stati di intossicazione in generale come depuratore del sangue e
della linfa: nell'arteri+sclerosi. nell'artritismo, reumatismo e gotta: nelle affe-
zioni del fegato e della cistifellea: nelle affezioni dei reni: nelle malattie della
pelle ecc.
Generalmente lo prescrivo in decozione associato ad altre erbe, come
depurativo all'inizio di qualsiasi cura. Pero, in casi di forte anemia conviene
assumerlo in succo di radice fresca centrifugata nella dose di 2 tazzine da caffe
al giorno. prese una prima di ogni pasto principale.
I bulbi, le radici, i tuben 227

BATATA
(Ipomea batatas). Famiglia delle Convolvulacee.

La batata è una pianta erbacea, perenne allo stato indigeno o silvestre men-
tre, se coltivata, è annua. Botanicamente è stata classificata come appartenente
alla famiglia delle Convulvacee. (Volgarmente viene chiamata patata america-
na).
Il suo habitat d'origine è un po' controverso; c'è chi la dice originaria delle
Antille, perché da queste isole dopo il primo viaggio di Cristoforo Colombo fu
introdotta in Spagna. Ma dalle successive esplorazioni del continente Sud
Americano che si susseguirono immediatamente negli anni addietro, fu consta-
tato che la batata veniva coltivata dai nativi del Messico. del Peni e del Chile.
Perb, per la cronaca, diciamo che essa risulta essere coltivata anche in Cina
ancora prima della scoperta dell'America.
Dopo la Spagna ed il Portogallo, nel XVII" secolo, anche in Italia venne
introdotta la coltivazione della batata, e da qui si diffuse in Austria, Germania e
Svizzera.
In commercio vi sono quattro specie di tuberi batata più o meno pregiate,
risultanti dalle diverse cultivars. Abbiamo la batata di polpa bianca di qualità
inferiore; quella di polpa gialla, molto apprezzata per il suo gusto dolce; poi la
batata rosa, più pregiata della bianca e meno di quella gialla. La quarta specie è
caratterizzata da tuberi di piccola dimensione, la cui polpa e più dolce delle pre-
cedenti però molto acquosa.
Come già detto, secondo la specie, oltre al tenore zuccherino, le batate si
contraddistinguono per il colore della buccia, il quale può essere biancc-grigio. o
grigio giallognolo o rosato, e per la forma della loro struttura globlosa irregc-
lare, gibbosa od oblunga e liscia.
Dai germogli si sviluppano dei gracili, lunghi e contorti cauli, le cui foglie e
rispettivi fiori rassomigliano al convolvolo.
La batata è un alimento altamente energetico e di capitale importanza per
certe popolazioni; in effetti dai dati della F.A.O., risulta che l'Asia e la mag-
giore produttrice con 127.NJO milioni di tonnellate annue. Poi viene l'Africa con
5,686 milioni di tonnellate; le due Ameri$y con un totale di 4,536 mifipni di
tonnellate; l'Oceania ne produce 571 mi++ ed infine l'Europa con 75 d-i&,
di cui solo l'Italia ne produce 24 & di tonnellate all'anno.
Si parla di fame nel mondo,dico invece,incentiviamo di più la coltivazione
di certi prodotti vegetali e ve ne sono diversi i quali non richiedono grande la-
228 Capitolo VI1

voro né spreco di grandi energie, n6 climi specifici. (Vedi tuberi, legumi e cerea-
li). La resa di questi preziosi alimenti e grande, e basta una piccola quantità di
ognuno di essi per soddisfare il fabbisogno giornaliero organico. (Che lavorino
tutti).

DATI ANALITICI

I dati sono relativi alla media fra le varie specie ed i valori vengono espres-
si in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 69 Ca - Calcio 77 A 6000 U.I.
Protidi 1.8 P - Fosforo 88 BI 0.091
Lipidi 0.7 Na - Sodio 58 B2 0,085
Glicidi 26,606 K - Potassio 482 B3 o PP 0.6
Cellulosa l Mg - Magnesio 31 C - 18
Ceneri 0.894 Fe - Ferro 4.7
S - Zolfo 43
Calorie x 100 gr. = 123 CI - Cloro 110
Cu - Rame 0.3

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

La batata o patata americana, se cosi vogliamo chiamarla, riferendoci alle


analisi ha i requisiti per essere un alimento prettamente basico quindi alcalino e
nel contempo anche energetico per la presenza dei suoi zuccheri; pertanto dob-
biamo considerarla come un alimento di grande valore energetico discreta-
mente plastico, ricostituente, rimineralizzante, depurante, diuretico, disinfiam-
mante e nel contempo lassante.
Indistintamente viene consigliata nei casi di astenia; di anemia; nelle affe-
zioni dell'apparato digerente; nelle affezioni del fegato e dei reni: nell'arteri*
sclerosi, reumatismo ed artritismo.
Una sola awertenza: possibilmente cotta al forno o a vapore, deve essere
assunta da sola e mai associata ad altre proteine. Ben masticata ed insalivata in
quanto la digestione della fecola e dell'amido richiedono essenzialmente I'ap-
porto della saliva.
Non bere alcun liquido durante la sua assunzione almeno per due ore.
I btrlbi, le radici, i tuberi 229

PATATA
(Solanum Tuberosum). Famiglia delle Solanacee.

Pianta erbacea perenne di natura spontanea allo stato indigeno. ma annua


se di coltivazione. La si ritiene origjnaria dell'America Centro Meridionale, e
precisamente del Messico, Pefi e Bolivia.
In Europa fu introdotta verso il 1580. La sua coltura iniziò in Spagna a
livello orticolo familiare; successivamente venne diffusa in Italia, ma la sua vera
coltivazione in organizzate cultivars la dobbiamo agli studi e ricerche di sele-
zione dell'agronomo francese Parmentier, il quale in Luigi XVI" trovò la per-
sona che gli diede il massimo appoggio per la divulgazione. Sta il fatto che suc-
cessivamente la patata venne diffusa in Russia, Polonia e Germania. Oggi è
coltivata in tutti i continenti e la sua produzione mondiale calcolata dalla
F.A.O. è di 3 miliardi di quintali annui, senza considerare le coltivazioni non
controllate a livello familiare.
La pianta è caratterizzata da robusti steli tondeggianti o quadrangolari con
foglie composte, imparipennate di media grandezza. Alle radici sono collegati i
getti sotterranei ramificati dei tuberi, ossia delle patate.
Di valore calorico discreto, la patata ha un elevato contenuto di carbo-
idrati (amidi) tanto da considerarla un alimento prezioso e talvolta indispen-
sabile alle necessità biofisiologiche dell'organismo. Per i popoli del nord
d'Europa e della Russia, la patata è un ortaggio che non diserta la quotidiana
mensa.
Il commercio ci propone una infinita varietà di patate. la quale è data dalle
svariate forme che si generalizzano con la rotonda regolare od irregolare; con la
ovoidale ed oblunga le cui dimensioni sono pure variabili.
Come la batata, anche le patate hanno buccia bianca, gialla ed anche rosa-
ta; ciò dicasi della loro polpa, la quale in talune varieta è farinosa ed in altre
invece è compatta.

DATI ANALITICI

I dati rispondono alla media delle analisi effettuate sulle diverse varieta e
vengono espressi in percentuale 90 gr. e mg. in relazione a 100 grammi di
prodotto edibile.
Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.
Acqua 69 Ca - Calcio 30 A (patate
Pmtidi 1.8 P - Fosforo 80 novelle) 20 U.I.
Lipidi 0.245 Na - Sodio 38 Provitamina 0.04
Glicidi 27 K - Potassio 53 1 €3 1 0.50
Cellulosa I Mg - Magnesio 46 B2 1
Ceneri 0,955 Mn - Manganese 2 B5 0.50
Fe - Ferro 1.8 B6 0.40
Calorie x 100 gr. = 123 S - Zolfo 177 B9 0.10
CI - Cloro 49 C 15
Cu - Rame 0.2 E 0.10
K 0.04

Fra gli acidi organici la maggiore prevalenza è dell'acido ossalico con 40


mg. ogni 100 gr.

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Contrariamente a quanto affermano certi autori di dietetica e quanto so-


stengono i fautori della macrobiotica che ignorantemente con le loro teorie deni-
grano determinati alimenti che la provvida Natura ci ha messo a disposizione.
senza sapere che con questo rifiuto privano il loro organismo e quello di chi cie-
camente li ascolta di determinate sostanze. diciamo che anche la patata è un
alimento veramente nutrizionale, il quale non ha alcuna controindicazione se
viene assunta secondo il concetto trofoterapico.
Ricca di minerali, di carboidrati e di vitamine, svolge nell'organismo con-
temporaneamente plurime azioni curative; inoltre la presenza del glucoalcaloi-
de dato dalla "solanina" (sostanza tossica), rende alla patata proprietà tensio-
lotiche e spasmolitiche: pertanto se essa viene assunta nelle dosi e secondo le
specifiche prescrizioni da noi consigliate. svolge un'azione benefica e terapeu-
tica sul sistema nervoso, centrale e periferico. Certo. non si devono mai man-
giare le patate verdi o macchiettate di verde perche in questo caso, la loro azione
da benefica diviene tossica.
Oltre all'azione antinervina ed antispasmodica. la patata racchiude in sé
proprietà energetiche, rimineralizzanti, digestive. disinfiammanti e cicatrizzanti
dell'apparato digerente, del fegato, reni ecc.
Assunta sotto forma di succo, 2 o 3 tazzine al giorno e più talvolta. oppure
tagliata a sottili fettine crude servite con l'insalata mista. oppure cotta al forno
con la buccia, viene consigliata nelle astenie in genere: come rimineralizzante:
come diuretico e come lassante: nei casi di artritismo e reumatismo: nelle gastri-
I bulbi, le radici. i ruberi 23 1

ti ed ulcere gastraintestinali: nel diabete: nelle dispepsie: nelle coliche epatiche e


renali: nella stitichezza: alle persone obese e nello scorbuto.
Una patata grattuggiata e ridotta in poltiglia, addizionata da 1 o 2 cucchiai
di olio d'oliva vergine e dal succo di un limone, assunta al mattino a digiuno, agi-
sce da ottimo purgante senza irritare le mucose dell'apparato digerente.
Per uso esterno, grattuggiata o a fettine secondo l'esigenza, si può appli-
care nelle affezioni del trigemino, nei processi infiammatori della pelle: nei fle-
mani, in caso di erisipela, di emzioni cutanee, scottature, piaghe ed ulcere in
genere.

TOPINAMBUR
(Helianthus tuberosus .L.). Famiglia delle Composite.

Il topinambur è una pianta erbacea perenne originaria del Canada. di faci-


le coltivazione e di rapida diffusione. La prima ad introdurlo in Europa fu la
Francia, la quale riconoscendone il valore nutrizionale lo diffuse come pianta da
coltivazione. Da noi in Italia non è ancora molto conosciuto. sta di fatto che, il
commercio non lo propone e la sua coltivazione possiamo dire che per il mo-
mento è di conduzione familiare.
La pianta è caratterizzata da un fusto molto robusto ruvido le cui foglie
opposte a disposizione alternata. sono verticillate ovate e lanceolate: I'infiore-
scenza è data da fiori gialli raccolti in piccoli capolini con picciolo slargato che,
come il caratteristico girasole. seguono i raggi solari. Alle radici striscianti sono
collegati i tuberi di forma irregolare bitorzolata non molto voluminosa, la cui
pelle o buccia a seconda delle varietà è di colore bianco-grigio o rosato e que-
st'ultimo contraddistingue la pregiata varietà commestibile; il gusto quando il
tubero è cotto è più o meno analogo al cuore del carciofo.
Per quanto le apparenze del topinambur non richiamino l'interesse della
brava donna di casa. come a semplice vista lo fanno le patate, dobbiamo dire
che le sue proprietà alimentari sono più o meno analoghe a quelle della patata, e
le sue versatilità gastronomiche non sono di meno: in effetti la gastronomia
francese ce lo propone in svariate pietanze culinarie.
232 Capitolo VII

DATI ANALITICI

I dati esposti sono da considerarsi indicativi ed i loro valori relazionati a


100 grammi di prodotto edibile, vengono espressi in percentuale 9h gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 77.7 Ca -
Calcio 25 A 22 U.I.
Protidi 2.5 P -
Fosforo 40 Provitamina 0.02
Lipidi 0.1 Na -
Sodio 27 BI 0.04
Glicidi 17.7 K -
Potassio 430 B2 0.06
Cellulosa 1,3 Mg -
Magnesio 24 Bh 0,lO
Ceneri 0.7 Mn -
Manganese 0.7 C Ih
Fe -
Ferro 0.7 E 0.09
Calorie x 100 gr. = 86 S -
Zolfo I20
C1 - Cloro 32.5
Cu - Rame o. 1

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Considerando gli elementi costituenti la sua struttura, fra i quali la mag-


giore prevalenza e dei carboidrati, dei minerali, del discreto tasso delle vita-
mine, delle albumine, delle mucillagini e dell'inulina, il cui rapporto varia dal 3
al 20% e più, diciamo che oltre ad avere valore nutrizionale il quale poi ci
consente una varietà di menu, ha proprietà nutrizionali energetiche. lassanti.
diuretiche, lattagoghe ed antisettiche. Pertanto viene consigliato ai bambini ed
agli anziani per la sua facile digeribilita nelle astenie ed anemie: alle lattanti in
quanto stimola la secrezione lattea: alle persone dispeptiche ed a quelle che
accusano disturbi circolatori e reumatici; ai diabetici e nelle infiammazioni del
fegato e dei reni: nella stitichezza pero. se vogliamo realmente utilizzare od
approfittare di tutte queste virtù. bisogna assumerlo cmdo o cotto come la pata-
ta.

TAPIOCA
- --
La tapioca è una fecola estratta dalla radice e dai tuberi della "maniaca"
(manihot utilissima), la quale e una pianta arbusto perenne di natura spon-
tanea, originaria del Brasile. Dal XVIII' secolo in poi. venne diffusa in Africa
ed in Asia (Indocina ed Indonesia), ed anche in Oceania.
I bulbi, le radici, i ruberi 233

Poichk la tapioca è una fecola estratta da tuberi che oggi viene proposta al
commercio della merceologia, ho ritenuto opportuno citarla in questo capitolo.
Di questo prodotto di elaborazione industriale, non esiste una specifica let-
teratura, tranne che qualche frammentario dato relativo al prodotto che le
fabbriche vogliono imporre, pertanto se pur brevemente, per soddisfare l'even-
tuale curiosita del consumatore, a titolo di cronaca ritengo opportuno esporre
qualche notizia in merito.
Nel X W " secolo, dei navigatori portoghesi durante i loro viaggi in Brasile.
notarono che gli indigeni si nutrivano con una lunghissima radice ricca di tuberi,
la cui lunghezza raggiunge i 3 metri.
Pulita dalle barbe e lavata, gli indigeni la tagliavano a fettine che poi cuo-
cevano sono la cenere, poiché solo cosi potevano mangiarla, in quanto se viene
assunta allo stato crudo è velenosissima, dato l'alto tenore di acido prussico
contenuto nella sua struttura umorale. Con la cottura. la radice perde tutta la
tossicità.
Malgrado le loro limitate conoscenze, che per lo più sono istintive, gli indi-
geni spinti dall'impellente necessità alla sopravvivenza. sono riusciti ad appro-
fittare di questa pianta anche in altri modi. Grattugiando sia la radice quanto i
tuberi, torrefacendoli poi e pestandoli al mortaio. ricavano una farina: spre-
mendo a pressione i pezzi freschi di radice ed i tuberi, estraggono un succo latti-
ginoso che poi lasciano essicare. Essicato questo succo, lo polverizzano al mor-
taio ricavando una farina che hanno denominato tapiak o tapioc, la quale non è
altro che la fecola granulosa che ci propone il nostro commercio con il nome di
tapioca.
Con questa farina gli indigeni preparano un nutriente e saporito pane e l a b
rato in gallette che abitualmente consumano come pasto durante i lunghi perio-
di di caccia nelle savane dei luoghi, oppure nelle ricorrenze e festività familiari.
Per gli indigeni, la radice della manioca e le sue farine, sono gli alimenti
base della loro robustezza e resistenza fisica. Certo, questi prodotti non hanno
nulla da invidiare ai grani di fecola chiamata tapioca, prodotta con i moderni
mezzi tecnologici e chimici utilizzati dall'industria alimentare, i quali offrono si
una maggiore resa quantitativa, però pregiudicano il valore qualitativo del pro-
dotto, che non ha confronti con quello semplicemente prodotto dagli indigeni.
All'industria alimentare. cib che più interessa evidenziare di un alimento.
sono i protidi, i lipidi ed i glicidi o carboidrati per reclamizzare il valore calorico
nutrizionale dell'alimento. Per essa. le altre sostanze passano in secondo ordine
e, se talvolta le cita, sono il prodotto addizionale di sintesi che essa aggiunge per
soddisfare le eventuali richieste del ministero della sanità, in quanto ci e noto
che le vitamine e la maggioranza degli elementi minerali, in special modo i fo-
sfati. con i processi di trasformazione si distruggono: pertanto tutti i valori delle
234 Capitolo VI1

analisi degli elementi biochimici costituenti riferiti alla struttura del prodotto
all'origine, sono puramente indicativi.
Come gia detto in precedenzq e ci& che la letteratura della tapioca è limi-
tata ai dati forniti dall'industria, mi limito solamente alla loro trascrizione.

TAPIOCA (fecola) % gr.


Acqua 13
Protidi I
Lipidi 02
Glicidi 85
Cellulosa 0.4
Ceneri O,4

Stando a questi valori, possiamo dire che la tapioca è un alimento consi-


gliabile per preparare le pappette per i bambini e gli anziani, data la limitata pre-
senza della cellulosa. Comunque sia, queste pappette si devono preparare con il
brodo vegetale.
CAPITOLO VI11

I LEGUMI

I legumi sono i frutti di alcune Papilionacee e, come i cereali e le sementi in


genere, sono i frutti ortaggio più ricchi di sostanze plastiche le quali, stando alla
biochimica, sono gli elementi base per la formazione della struttura tessutale
della cellula organica del nostro corpo.
Benché sia già stato accennato nei capitoli precedenti, è bene riconsiderare
quali sono questi elementi; certo lo facciamo rifacendoci alle attuali conoscen-
ze della biochimica, tenendo presente che purtroppo sono incomplete e sogget-
tive, in quanto non abbiamo ancora tutti gli elementi per conoscere la completa
gamma delle sostanze costituenti uno specifico alimento, tanto meno quelle del
nostro corpo.
Purtroppo in organica esiste il velo di mistero, l'incognita per casi dire,
quindi il voler relazionare tutta l'esistenza organica agli elementi inorganici è la
comparazione più paradossale che possa fare la mente umana.
Nessuna riproduzione per quanto parziale di una struttura organica esegui-
ta in laboratorio è completa e comparabile alla reale struttura organica. in
quanto nessuna sostanza morta ha attinenza con la sostanza viva, come quella
che costituisce la struttura della mela, della noce, del cavolo, della lattuga, della
cipolla, del fagiolo, del chicco di grano ecc.
Ad ogni modo, per appagare le domande che si porrà alcun lettore infatua-
to dalla convenzionale scienza. mi sento obbligato a dare se pur superficial-
mente e rapidamente una esposizione, tanto da permettergli la possibilità di
comparazione fra alcune varietà di alimenti che più costituiscono il cosiddetto
piatto proteico, sia dell'alimentazione carnea e latto-avo-vegetariana, in quanto
la maggioranza della gente è convinta che se non mangia carne non assume
proteine. pertanto si indebolisce e diviene anemica.
Non è vero; nessuno diviene anemico se non mangia carne, anzi posso af-
fermare il contrario, la composizione del sangue è migliore.
Prendendo in esame il soggetto vegetariano, vediamo che esiste il tipo
grasso, il robusto ed il gracile pero si. in ognuna di queste classificazioni si deno-
ta vitalità, prontezza di riflessi ed instancabile energia. Contrariamente, nei sog-
getti di pari classificazione che si nutrono con un'alimentazione prevalente-
mente carnea, le doti e caratteristiche vitali citate non sono similari in quanto, a
prescindere dall'energia o forza che in questo caso è puramente di spunto. tal-
volta presente in alcuni di questi ultimi soggetti, generalmente mancano di vitali-
236 Capitolo VI11

tà e di resistenza e di riflessi. per non dire poi della recettivita al male, esclu-
dendo sempre la predisposizione genetica di ordine ereditario comune in
ambedue i soggetti, la quale pero in certi casi, talune volte seguendo un'alimen-
tazione prettarnente vegetariana, invece di evidenziarsi con sindromi patologi-
che diverse come comunemente succede, rimane allo stato latente, ossia non si
manifesta in quanto questo tipo di alimentazione, oltre ad essere curativa, è nel
contempo preventiva.
Nell'alimentazione latto-ov-vegetariana, sono presenti tutte le presunte
sostanze (proteine, lipidi, glicidi o carboidrati, vitamine e minerali) ritenute ne-
cessarie alla vita e mantenimento del nostro corpo, inoltre negli alimenti vege-
tali crudi e nelle uova crude sono presenti sostanze attivanti (chiamiamole
droghe) che nella carne e nell'alimento cotto non esistono o vengono inibite.
Ad ogni modo, indipendentemente dai valori quantitativi e qualitativi delle
determinate sostanze presunte dalla scienza biochimica come elementi indi-
spensabili, si deve sapere che l'effetto nutrizionale non è dato dalla loro singola
o associata assunzione, ma che esso è una risultante sinergetica della dinamica
cinetica del processo di simbiosi che si realizza fra le sostanze dell'alimento
specifico in concomitanza degli umori organici del corpo che le assume, il cui
meccanismo biochimicofisiologico. autodeterminando la loro selezione ed a p
profittazione, adempie in tal modo alla sua perfetta funzione nutrizionale.
Pertanto, se non vi è sinergismo, non può esserci equilibrio simbiotico, e ciò
viene dimostrato dallo stato di malattia e dalla progressiva degenerazione del
nostro organismo, la quale e l'evidente realtà dell'errata igienistica dietetica.
Quanto affermo viene convalidato dalle risultanze cliniche della medicina
naturale e dai casi di guarigione riportati in questo libro, i quali non sono che
una piccola parte di quella che potrebbe essere una casistica. in quanto non tutte
le persone che ho trattato e consigliato, sia per pigrizia. sia per timore di scrive-
re male ed anche per vergogna. non mi hanno inviato la loro attestazione
(comunque grazie lo stesso a queste persone irresponsabili ed egoiste). E' un
grande errore non comunicare l'esito di una cura, in quanto vi sono delle altre
persone che ignorando questa possibilità di cura, si abbandonano nelle mani di
chi non potrà mai dar loro la salute.
Nelle tavole che seguono questa relazione. vengono espressi i valori di
alcuni alimenti i quali, secondo il convenzionale pensiero gastronomico, costi-
tuiscono gli alimenti base della nostra discussa alimentazione.
I dati sono da ritenersi come valori medi e puramente indicativi, perb al-
quanto sufficienti per un confronto diretto sulla presenza di quelle sostanze la
cui rilevanza è ritenuta indispensabile dalla biochimica alla vita del nostro corpo
la quale, per essere realmente tale, deve essere completata dalle sostanze di tutti
gli alimenti trattati in questo libro. che con un preciso scopo, prowidamente la
Natura ci propone nell'arco delle sue stagioni, poiché anche la condizione biofi-
siologica del nostro organismo ad esse e strettamente condizionata.
COMPONENTI 96 gr.
- Tavola comparativa d i alcuni alimenti che piu comunemente vengono consumati come alimenti energetici e d i alto valore proteico. Ivalori dei dati
sono riferiti alla struttura globale di massima la quale e suscettibile di variazioni in relazione alle singole pani. specie e variela di alimento. L'espres-
sione e data in percentuale Yi gr. per orni 100 grammi di pmdolto. e nei legumi e riferita solo per la condizione secca.

Carnedi animali Formaggi Uovo Lane Yogun Fagioli Piselli Fave Lenticchie Ceci Soia Farina
Comp grassi intero secchi secchi secche secche secchi secca inlegrale
magi
nenti
% gr. "o gr. % gr. % gr. 90 gr. gr. % gr. ?o gr. % gr. O0 gr. % gr. O0 gr. LY, gr.

Acqua 75-80 50-70 20-65 74.158 87.3 86.493 15,273 13.1 14 1O 12.038 10 12.417
Protidi 20-25 14i20 8140 12.9 3.6 4.7 22 20 22 24.3 23.1 40 10.9
Lipidi 1110 30i45 2 11.2 3.5 3.75 1.7 0.6 3 1.9 1.9 18 1.6
Glicidi - - - 0.7 4.82 4.5 49 56 50.965 58 52.7 22 71.3
- - -

-~d~t
Cellulosa 10.4 8 8 3,763 6.5 6.831 2.1
Ceneri 0.454 0.454 1.4-4.3 1.042 0.78 0.557 1.627 2.3 2.035 2.037 3.762 3.169 1.683

Calorie 95-198 333t409 114-025 159.5 77.6 73 315.8 326 336 365 360
x 100 gr.
-
VITAMINE
- Tavola comparativa di confronto del contenuto in vitamine degli stessi alimenti energetici presi in esame. Ivalori sono da ritenersi puramente
indicativi in quanto. quelli più reali. liabbiamo riportati nella tavola dell'alimento singolo. L'espressione e un U.I.e m g perogni 100 gr. di prcdono
edibile.

Vitamine mg. Carne Fomaggt Uovo Lane Yogurt Fagioli Piselli Fave Lenticchie Ceci Soia Farina
grassa magra intero secchi secchi secche secche secchi secca integrale

A (U.I.) 1000 1200 400 70 - lO 89 100 100 130 100


Provitamina 0.20 0.50 0.023 0.020 - 0.20 0.03 0.02 0.20 - 0.07

B, 0.11 0.69 0.03 0.10 0,036 0.045 0.17 0.62 0.15 0.16 0.23 0.9 0.50

a> 0.20 0.20 0.35 0.35 0.18 0.240 0.10 0,70 0.090 0.16 0.10 0.3 1
B, o PP 5 4.5 0.30 0.08 0,087 0,180 0.30 3 0,60 1.6 1.17 1.20 2.20

B, 0.60 1 - 2 0.35 - - 0.20 - 1.5 - Tracce 1


B, 0.40 0.50 - 0.08 0.050 0.05 0.25 - 0,50 - Tracce I

B, - - - 0.018 - - - - - - Tracce -

012
- - - - 0.54 - - - - - -
C 0.8 2 - - 1.47 2 - 2 4 2.5 5 0.20 -
D - - - 0.005 0.09 - - - - - - Tracce 0.20
E - - - I 0.07 - - 0.10 - - Tracce l
H - - - 0,035 0.035 - - - - 0.10
K (U.I.) - - - - 700 - - - - Tracce 100
I (Cicer Arietinum .L,). Famiglia delle Papilionacee. Tribù Leguminose.

I1 cece, dal quale prendono nome i suoi (fmtti) semi, è una pianta erbacea
perenne di natura spontanea. La si direbbe originaria delle regioni semiaride
I dell'Abissinia e dell'Asia Centrale.
l Oltre che in India ed in Cina, la sua coltura si è ben diffisa in tutte le re-
gioni del bacino Mediterraneo sin dall'antichità, ed i suoi frutti, come le lentic-
chie, il lupino ed i piselli, costituirono gli alimenti forti degli antichi egizi, dei
greci e dei romani che, gastronomicamente, li utilizzavano nelle più svariate
preparazioni culinarie.
La pianta è caratterizzata da un sottile fusto non molto alto che talvolta rag-
@unge anche i 50 centimetri di altezza; eretto, pubescente, ramificato con d i s p
sizione alterna dei piccioli sin dalla base, ricchi di foglie ovali composte impari-
pennate e dai piccoli fiori ascellari solitari dai quali si sviluppa il baccello api-
colato, contenente due semi che, essicati, divengono rugosi e di colore giallo-
gnolo.
La coltivazione del cece in Italia è diffusa in Sicilia, Calabria, Campania ed
Abmzzi, con una produzione totale annua di 175.000 quintali.

DATI ANALITICI

I dati riportati sono la risultanza media delle varie analisi, ed i loro valori
vengono espressi in percentuale % gr. e mg. riferiti a 100 gr. di prodono secco
edibile.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 12,038 Ca Calcio 125 A 100 U.I.
Pmtidi 23,l P - Fosforo 1109 Pmvitamina 0.20
Lipidi 1.9 -
Na Sodio 36 B1 0.40
Glicidi 52.7 K - Potassio 689 B2 0.12
Cellulosa 6.5 Mg - Magnesio 1559.95 B3 o PP 1.27
Ceneri 3,762 Fe - Ferro 7 C 5
S - Zolfo 156
Calorie x 100 gr. = 337.9 CI - Clero 80
As - Arsenico 0,02
Si - Silicio 0.03
CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

I valori delle analisi danno merito ai popoli dell'antichita che seppero a p


prezzare il valore nutrizionale dei legumi. Come già detto, i ceci sono stati uno
degli alimenti forti della gastronomia antica. e tutt'ora sono considcrati ed
apprezzati dalla contemporanea, però diciamo che il loro maggiore consumo lo
notiamo nelle regioni centro-meridionali italiane.
Ricchi di sostanze azotate, di amido, di zuccheri, di vitamine A e B e di sali
minerali. i ceci hanno un elevato valore nutrizionale e calorico e, se venissero
utilizzati secondo la gastronomia vegetariana insegnata in questo libro, non sa-
rebbero dannosi come lo sono quando vengono utilizzati seguendo i ricettari
della tradizionale gastronomia.
Anche i ceci. come del resto tutti i legumi secchi. sono produttori di acidi
urici pero. come ripeto. se vengono utilizzati secondo i dettami della nuova die-
tetica. stiamo pur certi che, oltre ad aumentare il loro valore nutrizionale energe-
tico. acquisiscono proprietà digestive. diuretiche, antisettiche e vermifughe. per-
tanto vengono consigliati nei casi di super lavoro o di lavoro pesante: nelle aste-
nie ed anemie in genere: nei casi di litiasi urinaria grazie alla loro proprietò di
drenaggio. la quale esercita il suo effetto nelle vie ed organi urinari e nei casi di
parassitosi intestinale.
Se non vogliamo sovraccaricare l'organismo di purine, che a lungo andare
producono il deleterio effetto evidenziato dallo stato di malattia. i legumi in
genere si devono utilizzare allo stato fresco, pertanto la nuova dietetica insegna
di assumerli crudi. associati nelle insalate miste, ben inteso quelle varietà che
hanno un sapore non sgradevole al palato, altrimenti si utilizzano preparati
secondo il ricettario gastronomico del libro.

Stando a quanto afferma il Dr. H. Leclerc. un ottimo brodo diuretico si


prepara facendo bollire per mezz'ora in un litro d'acqua 100 gr. di ceci (freschi)
e 150 gr. di orzo perlato. A line ebollitura aggiungere 50 gr. di prezzemolo fre-
sco e lasciare il tutto in infusione per 12 minuti. Filtrare e bere 3 bicchieri al
giorno lontano dai pasti.
I legumi 243

FAGIOLI

Fagiolini - (Phaseolus Vulgaris)


Fagiolo in grani - (Phaseolus Vulgaris et Phaseolus Coccineus)
Famiglia delle Papilionacee - Tribù delle Leguminose.

Dato che questo nostro lavoro non ha alcuna pretesa botanica ma e limi-
tato solamente alla dietetica, con il sinonimo fagioli raggruppiamo tutte le va-
netà botaniche che danno il caratteristico frutto ortaggio che noi tutti cono-
sciamo e che il commercio ci propone.
Se ben ricordo, sia i fagiolini quanto il fagiolo in grani. vengono prodotti da
piante similari, ossia tanto una specie quanto l'altra l'abbiamo nelle piante ar-
busto basse quanto in quelle rampicanti, le cui varietà sono la risultanza di ibri-
dazioni e di selezionate coltivazioni. le quali danno al commercio le diverse
specie che conosciamo.
Per la cronaca, anche i fagioli sono piante erbacee arbusto che annoverano
una natura spontanea, ed alcune varietà sono originarie dell'America Centro
Meridionale ed altre invece sono delle regioni tropicali Afro-Asiatiche: general-
mente la varietà più coltivata in Europa è quella originaria dell'America
Meridionale.
Divenute piante di coltivazione annua, come già detto. si caratterizzano
come erbe arbusto nano o volubile. con foglie stipolate trifogliate pubescenti:
fiori a grappoli ascellari bianchi. rossi o lilla. I frutti sono dati dal caratteristico
baccello di dimensioni diverse. di forma diritta o semicurva. compresso con pic-
coli semi per la specie fagiolini, rigonfio o subgloboso per il fagiolo da sbuc-
ciare, i cui semi essicati possibilmente in pianta. ci vengono proposti per il con-
sumo invernale.
Gastronomicamente i fagiolini vengono utilizzati nel periodo estivo, prepa-
rati in insalate cotte o stufati. Anche il fagiolo in grano fresco viene pure con-
sumato nel periodo estivo, in minestroni. in insalata cotta o stufato però oggi,
grazie alla scoperta del frigorifero. i fagioli si possono conservare anche surge-
lati per il consumo invernale, ed e ciò che più consiglio a coloro che li vogliono
mangiare in detto periodo in quanto. benché sia un sistema di conservazione
artificiale. e quello che rende meno dannoso questo alimento.
I dati che più avanti esponiamo sono riferiti al legume fresco in quanto. alla
nuova dietetica, oltre al valore nutnzionale calorico. quello che piu interessa
sono le proprietà curative dell'alimento le quali. nei legumi in genere. sono
presenti esclusivamente allo stato fresco.
Il legume fresco è realmente un alimento energetico che in talune circostan-
ze funge anche da farmaco. se gastronomicamente viene servito secondo i detta-
mi della nuova dietetica, e può essere assunto anche quotidianamente, mentre
244 Capitolo VIII

mangiare i legumi secchi specie se preparati secondo le più sofisticate elabora-


zioni culinarie, vuol dire somministrare al nostro organismo un alimento
altamente indigesto e tossico, in quanto il legume secco, perdendo la sua acqua,
ha concentrato le sostanze proteiche, le lipidiche, le amidacee, le cellulosiche ed
il complesso dei minerali, le quali, si, gli danno un maggiore valore calorico ed
energetico, ma nel contempo lo rendono più ricco di purine ed acidi urici.
Dieteticamente tale condizione è sfavorevole e pregiudiziale alla natura
organica del nostro corpo. (Vedi tavole di comparazione).

DATI ANALITICI

I dati sono relativi alla media delle analisi effettuate su 100 grammi di varie
specie di prodotto fresco edule ed i valori vengono espressi in percentuale % gr.
e mg.

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 86 Ca - Calcio 70,7 A 600 U.I.
Protidi 2.1 P - Fosforo 51 Provitamina 0.03
Lipidi 0.2 Na - Sodio 15 BI 0,3
Glicidi 9,165 K - Potassio 260 82 o. 1
Cellulosa 1.8 Mg - Magnesio 50 B3 o PP 0.5
Ceneri 0,735 Mn - Manganese 1 1 7 C 0.21
Fe - Ferro 1.8 E Tracce
Calorie x 100 gr. = 49 S - Zolfo 111
CI - Cloro 58
Al - Alluminio 0,26
Zn - Zinco 0,05
Cu - Rame 0.15
I - Jodio 0.0391
F - Fluoro 0,0002
Co - Cobalto 0.0004
Ni - Nichel 0,0003

C A R A T E R I S T I C H E BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

In tuni i casi, ossia che vengano consumati freschi o secchi, i fagioli sono un
alimento nuhizionale energetico di alto valore calorico però, come già detto, è
preferibile che siano freschi o tutt'al più surgelati.
Consumati freschi, hanno proprietà ricostituenti e rimineralizzanti: toniche
' e stimolanti del sistema nervoso; depurative e diuretiche; stimolanti del fegato,
del pancreas ed anti-infettive. Pertanto vengono consigliati nei casi di astenia ed
I lemmi 245

anemia; nel super-lavoro o lavoro pesante: nelle convalescenze; nelle affezi*


ni renali in special modo nelle litiasi.
Il succo di baccelli verdi (112 bicchiere al giorno lontano dai pasti) viene
indicato nelle affezioni cardiache e nel diabete; invece il decotto di 4 o 5 bac-
celli essicati bolliti per 5 minuti in 118 di litro d'acqua e lasciati poi in infusione
per 10 minuti, e consigliabile nei casi di albuminaria e di diabete. Sono più che
sufficienti 3 tazze da te prese durante il giorno, lontano dai pasti.

(Faba vicia). Famiglia delle Papilionacee. Tribù Leguminose.

Pianta erbacea perenne di natura spontanea, originaria delle regioni Afro-


settentrionali del bacino Mediterraneo per la specie Faba Pliniana: conosciuta
sin dall'era del bronzo e per le genti che in passato hanno popolato quelle re-
gioni, i suoi frutti costituirono uno degli alimenti forti. Riconosciutole valore di
grande importanza nutrizionale, nelle mense militari dei greci e romani condivi-
deva il posto con i ceci.
In Europa, la specie più diffusa è la Faba Vicia, la cui coltivazione conot-
be il suo primo incremento ancora nel Medio Evo, il quale accrebbe interes-
sando un po' tutti i popoli d'Europa. tanto che oggi troviamo organizzate colti-
vazioni dalla Scozia alla Sicilia.
La pianta si caratterizza con un fusto eretto angoloso, le cui diramazioni
laterali sono munite di foglie alterne, oblunghe, pennate stipole; i suoi caratte-
ristici fiori bianchi sono macchiettati di nero sulle ali.
I suoi frutti sono baccelli lineari lunghi da 10 a 30 centimetri, diritti o semi-
curvi con varie rigonfiature quante sono i semi che contengono i quali, general-
mente, sono sempre più di due. La forma dei semi e irregolare tendenzialmente
rettangolare un po' appiattita e depressa nel suo centro; la pelle è tegumentosa
pero, se il seme viene servito allo stato crudo in insalate miste n o m i nota inve-
ce, servito in minestre o stufato, evidenzia una struttura molto cellulosica.
Le fave sono un alimento altamente energetico ed anche calorico e le loro
caratteristiche nutrizionali hanno i pregi ed i difetti di tutti i legumi, quindi consi-
glio di consumarle il più possibile allo stato fresco e cmde.
D A T I ANALITICI

I dati sono relativi ai frutti freschi ed i loro valori riferiti a 100 gr. di pr*
dotto edibile, vengono espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 73.5 Ca - Calcio 70,980 A 160 U.I.
Protidi 5.5 P - Fosforo 95 Provitamina 0.06
Lipidi 0.823 Na - Sodio 45 B1 0.29
Glicidi 16 K - Potassio 750 C! 82 0.18
Cellulosa 3 Mg - Magnesio 85 8 3 o PP 1.2
Ceneri 1.177 Mn - Manganese 0,030 B6 0.15
Fe - Ferro 2.5 C 26
Calorie x l00 gr. = 98
S - Zolfo 85
CI - Cloro 43
Zn - Zinco 0,001
Cu - Rame 0.08
I - Jodio 0.409

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Abbiamo detto che le fave hanno i pregi ed i difetti dei legumi in genere:
orbene, stando ai valori degli elementi minerali e vitaminici, possiamo dire che
hanno proprietà alcalinizzanti, ricostituenti e rimineralizzanti. Le fave sono
molto digestive se vengono assunte crude e la loro azione nell'organismo è diu-
retica e disinfiammante del fegato e dei reni; pertanto vengono consigliate nel
super-lavoro, nelle anemie e astenie in genere, nella litiasi in genere, nelle
infiammazioni del fegato e nell'albuminaria.
Anche il decotto di 30 gr. di baccelli bolliti per 5 minuti in un litro d'acqua,
lasciati poi in infusione per 10 minuti a fine ebollitura, serve come bevanda nei
casi di albuminaria; si possono bere da 3 a 4 bicchieri al giorno lontano dai
pasti.
LENTICCHIE
(Ervum Lens .L. o Lens Esculenta). Famiglia delle Papilionacee - Specie Legu-
minose.

Con il nome di lente, viene definita una pianta erbacea di natura spon-
tanea originaria delle regioni del bacino Mediterraneo per alcune specie, altre
invece sono originarie dell'Asia Occidentale.
Coltivata sin dall'antichità per i suoi frutti ai quali furono riconosciute alte
qualità nutrizionali e proprietà salutari ed anche misteriose, tanto che per vari
secoli fu l'alimento che ebbe maggior valore di interscambio commerciale. Ad
avallare le notizie tramandateci. citiamo l'episodio biblico il quale racconta che
Esau per una porzione di lenticchie cedette al fratello Giacobbe il diritto alla
primogenitura.
Nel corso dei secoli, l'interesse dal punto di vista alimentare nei confronti
delle lenticchie non venne meno; furono apprezzate dai greci e dai romani cw
stituendo l'alimento comune delle classi povere; furono anche oggetto di
disprezzo da parte di certi medici di allora, con tutto ciò il loro interesse alimen-
tare si mantenne nell'arco dei secoli, tanto che oggi possiamo consigliarle quale
sostituto della carne. Certo, non si deve abusare con il loro consumo, tanto più
se vengono utilizzate secondo il ricettario culinario della tradizionale gastronw
mia.
La pianta delle lenticchie si caratterizza con un fusto eretto non molto ro-
busto, alto dai 10 ai 40 centimetri; pubescente irsuto, poco ramificato con
foglie pinnate e composte con viticcio e dai fiori bianchi a venature violette.
I frutti sono piccoli baccelli compressi con 1 o 2 semi lenticolari, ossia a forma
di lente.
Il commercio ci propone diverse varieth di lenticchie; lenticchie giganti
comunemente chiamate lente; lenticchie verdi di Altamura; lenticchie rosse e
screziate, dette lenticchie del Fucino o di Leonessa.
Gastronomicamente sono utilizzate in minestre o stufati in varie maniere o
come piatto di contorno però, come ripeto, se vogliamo godere i benefici del loro
valore nutrizionale, dobbiamo consumarle in insalata mista allo stato cmdo
fresco.

DATI ANALITICI

I dati riportati in tabella sono riferiti alle lenticchie fresche non essicate ed i
valori sono relativi a 100 gr. di prodotto edibile; vengono espressi in percen-
tuale YOgr.te mg.
248 Cavitolo VIII

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine rng.


Acqua 72,525 Ca - Calcio 50 A 200 U.I.
Pmtidi 7 P - Fosforo 215 Pmvitamina 0.06
Lipidi 0.8 Na - Sodio 20 B1 0.5 1
Glicidi 17 K - Potassio 331 B2 0.27
Cellulosa 1.9 Mg - Magnesio 24.4 B3 o PP 2.2
Ceneri 0,775 Fe - Ferro 3,0039 B6 0.50
S - Zolfo 80 C I2
Calorie x 100 gr. = 102.5 - Clero 50
Zn - Zinco 0.03
Cu - Rame 1,560
Al - Alluminio 0,006
I - Jodio O.OO01

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Le lenticchie, se vengono consumate crude in insalata mista, oltre che a


svolgere una azione altamente nutrizionale, si caratterizzano come eupeptiche,
toniche, rimineralizzanti, diuretiche, lassative, depurative e galattagoghe.
Si consigliano nei casi di super-lavoro, di astenia in genere, di anemia e nel
periodo di allattamento, in quanto favoriscono la secrezione lattea.
Se si consumano essicate e cotte, secondo il ricettario della gastronomia
dietetica, hanno le stesse proprietà, con tutto ciò si raccomanda di consumarle
non più di una volta alla settimana, in quanto allo stato essicato presentano gli
stessi pregi e difetti di tutti i legumi essicati.

PISELLI

(Pisum Sativum). Famiglia delle Papilionacee - Tribù Leguminose.

Con il nome pisello si intende definire sia il seme frutto quanto la pianta, la
quale è classificata pianta erbacea di natura spontanea perenne però, se colti-
vata, è annua.
Nella famiglia delle Papilionacee si annovera una grande varieth di
"pisum" delle quali non si è potuto ascnveme l'origine, in quanto le troviamo
diffuse un po' ovunque e la loro coltivazione ci risulta che ebbe inizio in Europa
ed in India sin dalla remota antichità.
Il Pisum Sativum, detto pisello gentile. che poi è quella pianta da coltiva-
zione ortense annua, si caratterizza con un esile fusto vuoto, rampicante, con
viticci ramificati o prostrato: ha radici brevi a fittone con diramazioni; le foglie
sono stipolate composte e cirrose ed i fiori sono bianchi, rossi. gialli, verdognoli
o violetti, i quali si notano solitari o in gmppi ascellari.
I fmtti sono dati da legumi lineari e leggermente curvi e rigonfi. di colore
generalmente verde chiaro lucente, i quali contengono da 6 a 12 semi sferoidali
di colore verde pallido allo stato fresco e verde rosato o verde giallognolo una
volta essicati.
Dal tempo dei romani in poi, con i ceci, le fave e le lenticchie, i piselli
hanno sempre costituito il piatto base dell'alimentazione nei ceti popolari pero,
da quando furono scoperti i loro costituenti nutrizionali, acquisirono un valore
ed importanza gastronomica tanto da apparire quotidianamente nei menu, come
pietanze più o meno culinariamente sofisticate.
Il commercio ci propone due varietà: i piselli da sgusciare ed i piselli
mangiatutto. ossia quelli che si possono mangiare come i fagiolini.
Sia allo stato fresco quanto essicati e cotti. in particolar modo i piselli
vengono considerati specialmente per l'equilibrio dei loro elementi minerali. dei
loro componenti e per le loro vitamine.

DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 gr. di piselli freschi ed i loro valori vengono
espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 78.7 Ca - Calcio 47 A 581 U.I.
Protidi 4.83 P - Fosforo 282 Pmvitamina 0.60
Lipidi 0.4 Na - Sodio 29 B1 0.15
Glicidi 13.50 K - Potassio 387 B2 0.41
Cellulosa 1.565 Mg - Magnesio 71 B3oPP 1.1
Ceneri 1,005 Fe - Ferm 2 B5 0.4
S - Zolfo 151 B6 0.18
Calorie x 100 gr. = 81 CI - Cloro 36 C 22
E 0.03

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

I piselli sono un alimento altamente energetico. nmineralizzante e tonico


del sistema nervoso. I baccelli freschi e verdi hanno proprietà cardiotoniche
vascolari; proprietà realmente riconosciute se vengono assunti e consumati CN-
250 Capitolo VIII

di in insalate miste ma questo modo di utilizzo non viene riconosciuto e


consigliato dalla tradizionale gastronomia. il cui scopo non è quello di consi-
derare l'alimento un farmaco ma un elemento qualsiasi dei sofisticati coktail
culinari atti a soddisfare solamente il piacere del palato, senza considerare gli
effetti postumi alla mangiata che tardi o tosto si evidenziano con molestie e
frastorni organici.
A prescindere dall'eventuale aumento del tasso calorico conseguente
all'elaborazione culinaria, (sempre discutibile) diciamo che le proprietà nutri-
zionali dell'alimento con la cottura vengono ridotte al massimo, per non dire
annullate: di conseguenza anche la digeribilita viene compromessa in modo
pregiudiziale. Inoltre, tradizionalmente la gastronomia propone il pisello in
seme e non in baccello, mentre anche questo dovrebbe culinariamente essere
trattato alla stregua dei fagiolini.
Orbene, sia il baccello integrale quanto i semi soli. se vengono assunti CN-
di. (almeno per il periodo di cura) si consigliano negli stati di anemia ed astenia
in genere: nel superlavoro; come rimineralizzanti: negli stati di frastorni nervosi
e nelle affezioni cardiache e vascolari.
Si consiglia il succo di baccelli freschi in ragione di 5 gr. preso prima del
pasto due volte al giorno.

SOIA
(Glyine soja o Soja Hispida). Famiglia delle Papilionacee - Tribù Leguminose

Con il nome soia viene definito sia il seme quanto la pianta che lo fmttifi-
ca, la quale e una pianta erbacea cespugliosa di natura spontanea. originaria del-
l'Estremo Oriente.
E' molto difficile precisare quale sia realmente il suo habitat originario. in
quanto fra l'immensa varietà vi sono piante di clima freddo ed umido ed altre di
clima caldo ed arido: in effetti, sin dai tempi più remoti. la soia risulta essere col-
tivata in Cina. in Manciuria, in Giappone. nelle Filippine ed in Africa. Oggi e
molto diffusa anche nelle due Americhe, le quali sono le maggiori produttrici,
poi viene la Russia. l'Europa e l'Oceania.
La pianta si caratterizza con fusti eretti pubescenti da peluria bmna o gri-
giastra: ramificati con foglie alterne tribole, lineari o ovaio lanceolate, pube-
scenti anche loro. I fiori sono piccoli ed il loro colore si confonde con un croma-
tismo dato dal bianco e rosso talvolta violetto e sono raccolti in racemi ascel-
lari.
I legumi 25 1

I frutti si contraddistinguono dal caratteristico baccello del legume, però


con una epidermide vellutata di colore violetto: presentano dei rigonfiamenti
quanti sono i semi che contengono i quali, a baccello essicato, possono essere di
colore giallognolo chiaro o scuro violaceo.
In Europa, la prima classificazione della soia. fu fatta nel 1779 dall'lsti-
tuto di Scienze Naturali di Parigi e la prima comparsa in commercio la si deve
alla casa importatrice Vilmorin di Parigi che, nel 1888 ne curò l'importazione e
la vendita al pubblico. Da allora si incominciarono le colture sperimentali però.
le prime vaste colture iniziarono in Francia nel 1932 e da li si diffusero un po'
ovunque per l'Europa.
Oggi la soia viene considerata la regina dei legumi. in quanto il suo v a l e
re nutrizionale non ha confronti. Parlando in termine di proteine, e stato sc*
perto che un chilogrammo di farina di soia ne contiene tante quante ne dan-
no 77 uova o 17 litri di latte di mucca o 2 Kg. e mezzo di carne quindi, da s e
la, se venisse maggiormente coltivata in Italia. la cui attuale produzione non
supera i 5000 quintali (con una resa di 31.2 quintali per ettaro), si potrebbe
soppiantare la carne con tranquillità, concorrendo in tal modo al risanamen-
to del bilancio dello Stato, il quale sta facendo acqua causa l'importazione del-
la carne e poi per la spesa pubblica riferita al problema ospedaliero in quan-
to. se la gente vivesse secondo i dettami della Nuova Dietetica, si ammalerebbe
meno.
Mangiando soia (però allo stato integrale). anziché carne, vi sarebbero
meno ammalati per ciò che si riferisce alle malattie cardio vascolari e gli ospe-
dali sarebbero meno affollati.
Però, non sono solo le proteine che danno il valore alla soia. ma anche tutti
gli altri elementi costituenti la sua struttura, i quali sono dati dai lipidi. il cui
tasso è pari dal 12 al 25%: dai glicidi, il cui tasso si aggira fra il 10 ed il 15%: dai
minerali, dalle vitamine, dalle diastasi, lecitina, caseina ecc.
La soia può essere consumata in baccello verde come i fagiolini in quanto
vi e una varietà che consente tale utilizzo. ed e il più indicato per somministrare
all'organismo le sue reali proprieta nutrizionali. Però, generalmente viene utiliz-
zato il seme essicato come i fagioli ed i piselli secondo le tradizionali ricette
gastronomico culinarie; oppure si può utilizzare la sua farina per minestre, p a p
pette ecc. ma in ambedue le condizioni, non bisogna eccedere nelle sommini-
strazioni. in quanto la soia secca e ricca di purine.
Oggi il commercio ci propone la soia sottoforma di granulato, di spezzati-
no e di bistecca il quale, in questa condizione. non è altro che un sottoprodotto
risultante dal laborioso processo chimico industriale conseguente l'estrazione
dell'olio, ed e ciò che a mio avviso non ritengo salutare. Difidate.
252 Caoitolo VIII

DATI ANALITICI

I dati sono riferiti al legume fresco, in quanto quelli del seme essicato raf-
figurano nelle tavole di confronto, comunque i valori vengono espressi in per-
centuale % gr. e mg. e sono relativi a 100 grammi di prodotto edule.

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua X6,6 Ca - Calcio 100 A 850 U.I.
Protidi 5 P - Fosforo 800 Provitamina 0.03
Lipidi 2.5 Na - Sodio 2.22 BI I .R
GI~L di 3.06 K - Potassio 600 B2 0.3
Cellulosa 0,959 Mg - Magnesio 200 B3 o PP 3.6
Ceneri 1.881 Mn - Manganese 2.1 85 Tracce
Fe - Ferro 4 86 Tracce
Calorie x 100 gr. = 57 S - Zolfo 150 B9 Tracce
C1 - Cloro 12 R12 Tracce
Zn - Zinco 0.29 C 2
Cu - Rame 0.3 E Tracce
I - Jodio 0.09 K Tracce

La soia in seme contiene circa il 25% di olio suddiviso in: 85% di acidi
grassi insaturi ed il 1590 di acidi grassi saturi. Fra gli insaturi la prevalenza e
data per un 5% circa dai poli-insaturi ed il 35Yo dai monoinsaturi.
La farina di questa leguminosa proposta dal commercio e esente da olii,
pertanto non è consigliabile.
Con la farina viene elaborato il Temptein che viene proposto dal commer-
cio come granulato, spezzatino e bistecca di soia.

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come già detto, la soia è la regina degli alimenti in quanto ha un potenziale


nutrizionale indiscusso e nel contempo è molto digeribile, sempre se viene
consumata allo stato integrale.
Gli elementi che costituiscono la sua struttura le conferiscono proprietà
tonico rimineralizzanti, energetiche. rigeneratrici ed equilibratrici di tutta la
struttura cellulare in genere. dalla sanguinea alla ossea. Non ha alcuna contrw
indicazione inoltre. per la forte presenza degli acidi grassi poli-insaturi e del-
l'acido arachidonico. svolge un'azione ipocolesterolemica, in quanto i suoi
grassi vengono completamente catabolizzati dall'organismo, ossia non riman-
gono in circolo come generalmente avviene per i grassi di ordine animale: per-
tanto viene consigliata come alimento proteico a quei soggetti che per paura di
indebolirsi non vogliono sottostare alle specifiche diete anti colesterolo.
Dalla soia si può preparare un latte che, contrariamente al latte di mucca,
innanzitutto e esente da germi patogeni e poi di glutine e nemmeno di lattosio,
pertanto viene consigliato a quei lattanti che accusano intolleranza al latte ma-
temo ed a quello di mucca. (Comunque. anche in questo caso bisogna attenersi
agli insegnamenti che si danno in trofoterapia).

COME SI PREPARA IL LATTE DI SOIA


Il latte si prepara come segue: si mettono a bagno per 48 ore 150 gr. di semi
essicati in un litro d'acqua tiepida: dopo ciò si asciugano con uno strofinaccio, si
maciullano al mortaio o con un macinino, polverizzandoli il più possibile. Fatto
questo, si pesa la farina ottenuta e vi si aggiunge una quantità di acqua calda pari
a sei volte il peso riscontrato. Il tutto viene messo a cuocere per 5 minuti, dopo
di ciò con una garza lo si setaccia per bene. 11 ricavato è il latte di soia. il quale si
deve consumare entro le 24 ore, possibilmente senza addolcire o tutt'al più
salarlo leggermente con un pizzico di sale marino integrale polverizzato al mo-
mento di somministrarlo.

Vi sono altri legumi però, dato l'irrilevante valore nutrizionale, non dal
concetto delle calorie ma dal punto di vista terapeutico, non ritengo opportuno
trattare. tanto più che il commercio non li propone.
CAPITOLO IX

LE SPEZIE AROMATICHE UTILIZZATE NELL'ALIMENTAZIONE

Già sappiamo che, sia la salute quanto la malattia, sono la risultanza della
condizione delle varie componenti nervose che formano la vasta struttura del si-
stema nervoso, il quale è strettamente collegato alla sensibilità somestesica
delle vie sensitive delle quali, per il nostro caso, vengono interessate: la visiva,
l'olfattiva e la gustativa, in quanto sono le prime stimolatrici della funzione ner-
vosa del complesso processo metabolico dell'alimento ingerito dal quale, nel
wntempo, traggono la loro fonte di vita.
Il sistema visivo determina l'appetibilith di un alimento in relazione all'ap
parente complessità esteriore data dalla forma e dal colore. L'olfattivo, fa a p
prezzare l'aroma, il profumo e l'odore dell'alimento: ed il gustativo, in funzione
diretta o collegata, apprezza o no il sapore ed il gusto dello stesso.
Sappiamo pure che le sensazioni sono soggettive, in quanto non hanno un
unico comun denominatore, poiché quello che piace ad un soggetto talvolta non
può piacere ad un altro, quindi l'utilizzazione della droga in culinaria deve esse-
re guidata dal concetto dell'accettabilità prescindendo dall'importanza intrinse-
ca e specifica che essa può avere nell'elaborazione digestiva e metabolica
dell'alimento in quanto, se non è accetta, puo creare o dar atto a delle reazioni
negative a livello endocrino, compromettendo in tal modo tutto il processo nutri-
zionale. Es.: l'aglio utilizzato nella preparazione di un arrosto, sappiamo che
rende più digeribile la carne pero, nel soggetto che non lo tollera, il suo aroma
produce un effetto contrario: la digestione diviene più lenta e laboriosa in
quanto, anziché stimolare la secrezione salivare e gastrica. la inibisce, il chè ai
fini nutrizionali è pregiudiziale. Quanto e stato detto vale per tutte le spezie
aromatiche se del caso non vengono accettate.
A prescindere dall'influenza diretta che esercita l'aroma sul sistema nervo-
so, le spezie aromatiche vengono abitualmente utilizzate in culinaria per correg-
gere o modificare il gusto di un determinato cibo rendendolo in tal modo più a p
petibile, senza pensare che con le loro essenze, mucillagini ecc., partecipano
direttamente al chimismo digestivo rendendo meno difficoltoso e talvolta meno
laborioso il lavoro degli organi interessati alla digestione.
Spezie, alghe manne e funghi 255

Questa partecipazione dal punto di vista dietetico è più che indispensabile


nella elaborazione digestiva degli alimenti a tenore proteico. lipidico, amidaceo
e fecolento.
In questo paragrafo esporremo in ordine alfabetico le varie spezie che più
riteniamo consigliabili per il diretto utilizzo correttivo nell'alimentazione e nel
contempo citeremo le loro proprietà terapeutiche però, per non dilungare molto
il tema. tralascieremo di esporre quanto concerne la loro struttura botanica.
limitandoci alla presentazione della loro natura ed habitat d'origine.

AGLIO
(Allium Sativum .L,). Famiglia delle Liliacee.

Pianta erbacea perenne. originaria dell'Asia Centrale. diffusa un po' ovun-


que per tutto l'emisfero. Viene utilizzato in culinaria ed in terapeutica.

Le sue proprietà.
1 E' un ottimo digestivo in quanto stimola e regola la secrezione salivare e le
secrezioni gastriche.
2" - E' disinfiammante. antibatterico ed anticanceroso delle vie intestinali. ver-
mifugo.
3' - Disinfiammante e decongestionante delle vie respiratorie: è febbrifugo ed
anticatarrale.
4' - E' un diuretico. tonico e rirnineralizzante; regolatore della cellula sangui-
nea.
5' - E' un anticolesterolo. un antireumatico ed antigottoso.
6" - E' un cardiotonico e regolatore della pressione sanguinea.
7' - Regolatore e stimolatore delle ghiandole endocrine.
8" - Per uso esterno. E un ottimo rimedio contro le punture di insetti: è antipa-
rassitario. cicatrizzante e disinfettante delle piaghe.
Deve essere utilizzato in cucina possibilmente nella preparazione della
carne. con i legumi e con i cereali: però può essere addizionato a tutte le verdu-
re ed ortaggi cotti o crudi specialmente perche, solo cosi. si è certi di sommini-
strare all'organismo tutte le essenze e salutari sostanze dell'aylio. Secondo I'ap
petihilità sono piu che suflicienti da I a 5 spicchi al massimo al di per 7 o X
giorni.
In preparazione terapeutica. si schiacciano da 2 a 10 spicchi. poi ti
mettono a macero in un bicchiere di acqua tiepida alla sera. Al mattino si liltra
tutto ed a sorsi si beve l'acqua per 20 giorni.
La dose di uno o due spicchi si può prendere indefinitamente tutti i giorni.
Nel caso di ulcere gastriche, è conveniente assumere mezz'ora prima di
mangiare un cucchiaino di argilla diluita in mezzo bicchiere di acqua.
Un alcolato di aglio ad azione ipotensiva, da utilizzarsi nei casi di alta pres-
sione del sangue che non sia dovuta ad alterazioni nervose ed emotive, 6 dato
dalla seguente ricena: 10 spicchi di aglio messi a macero per 10 giorni in 100 gr.
di alcool a 90 gradi. Terminato il periodo di macerazione, si filtra e si addiziona
l'alcolato con 100 grammi di acqua distillata. Si somministrano 20 gocce in un
po' di acqua una volta al giorno, lontano dai pasti.

ALLORO
(Laums Nobilis .L,). Famiglia delle Lauracee.

Pianta di alto fusto, originaria delllAsia Minore e del Bacino Mediter-


raneo. Utilizzato in culinaria e terapeutica.

Le sue proprietà.
Io - Aromatizzante e digestivo, in quanto stimola le secrezioni gastriche. In
culinaria si utilizzano le foglie nell'elaborazione di certe pietanze p r e
teiche ed in special modo nella preparazione dei frutti di mare.
2" - Antisettico, sedativo e sudorifero se utilizzato per bagni aromatici. (400
grammi di foglie o bacche, bollite per 10 minuti in 2 litri di acqua e versati
nella vasca da bagno). L'immersione non deve superare i 15 minuti.
3" - Antiaruitico ed antireumatico (utilizzando le bacche essicate e polve-
rizzate in cataplasmi preparati con cren grattuggiato).
4" - L'unguento preparato con il suo olio e burro ottenuto con la pressione a
freddo delle sue bacche fresche, associato al grasso di maiale o di monte
ne ed aromatizzato con l'essenza di ginepro o di trementina, è un ottimo
rimedio nelle tumefazioni reumatiche e gottose.
Il decono di 30 gr. di bacche contuse bollite in 1500 gr. di acqua per 15
minuti, è un ottimo rimedio per combattere la sudorazione maleodorante dei
piedi. Fare dei pediluvi della durata di 10 minuti tutte le sere per 7 giorni.
Spezie. alahe manne e finphi 257

ANICE VERDE
(Pimpinella Anisum .L.).Famiglia delle Ombrellifere.

Pianta erbacea perenne, originaria dell'Asia Orientale. I suoi frutti, ossia i


semi, vengono utilizzati in culinaria, nell'industria dolciaria ed in terapeutica.

Le sue proprietà.
lo - I semi hanno proprietà digestive, carninative, galattagoghe ed antispa-
smodiche.
2" - In decono od in infusione. associato con i semi di anice stellato o di finoc-
chio, i quali hanno le stesse proprietà, e con i fiori di camomilla, con i semi
di comino o di timo e con le foglie di menta piperita preso dopo i pasti, 6 un
ottimo rimedio nei casi di dispepsia, di aerofagia e flatulenze.
3" - Svolge anche un'azione sedativa del sistema nervoso e concilia anche il
sonno.
4" - E' anche uno stimolatore del ritardo mestruale.

Ricetta n. I
10 sementi di anice più 10 sementi di finocchio e 10 di comino tune schiac-
ciate, bollite lentamente per 2 o 3 minuti in un bicchiere di acqua. A fine ebol-
litura, aggiungere 3 fiori di camomilla ed un cucchiaino di foglie di menta
piperita; lasciare il tutto in infusione per 12 minuti, filtrare e bere lentamente a
fine pasto senza addolcire.

Ricetta n. 2
Da 2 a 4 cucchiaini da te di sementi schiacciate, messe in infusione in una
tazza da te per 12 minuti. Filtrare e bere a sorsi lontano dai pasti.

Ricetta n. 3
Macinare e polverizzare le sementi di anice. Si somministra 1 gr. di pol-
vere in cachet tre volte al giorno dopo i pasti principali.
Nelle affezioni bronchiali si possono somministrare da 5 a 15 gocce di tin-
tura di semi di anice fino a 5 volte al giorno, lontano dai pasti.
258 Capitolo IX

BASILICO

(Ocymum Basilicum .L,).Famiglia delle Labiate.

Pianta erbacea annua originaria dell'Asia e dell'Africa. Si utilizza in culi-


naria ed in terapeutica.

Le sue proprietà
Generalmente si utilizzano le foglie, però si possono utilizzare fusto e rami.
Utilizzato in culinaria con dosi smisurate, non e appetibile a tutti. Pero,
associando una o due foglie nelle conserve ed in determinati cibi, si rende appe-
tibile a qualsiasi persona, in quanto la sua presenza modifica il gusto dell'ali-
mento. rendendolo più gradevole al palato.
l" - E' un digestivo, un tonico del sistema nervoso e di quello endocrino.
2" - E' un antispasmodico ed antisettico intestinale.
3" - E' anche emmenagogo, ossia facilita il mestruo.
L'utilizzazione in terapeutica avviene in infuso (due o tre foglie fresche
oppure un cucchiaio di foglie essicate per una tazza da te. Si lascia in infusione
per 12 minuti e si prende dopo i pasti, possibilmente senza addolcire o tutt'al più
con un cucchiaino di miele.

CANNELLA

(Cinnamomum Zeylanicum). Famiglia delle Lauracee.

Pianta perenne sempreverde originaria dell'lndia Orientale. coltivata in


Ceylon. a Giava e nel Madagascar. Utilizzata in culinaria ed anche in terapeu-
tica.

Le siie proprietà
1" In culinaria come aromatizzante in determinate pietanze.
-
2" - Molto digestiva. in quanto stimola le secrezioni gastriche e nel contempo
svolge un'azione antiparassitaria ed antisettica nell'intestino.
3" - Stimola la funzione cardiocircolatoria e respiratoria.
4" - Svolge un'azione antispasmodica. febbrifuga ed anti-influenzale.
5" - E' un emmenagogo ed anche un leggero afrodisiaco.
S ~ e z i e .a l ~ h emarine e finzhi 259

Ricetta n. I
Si utilizza l'infuso di corteccia tritata, 10 gr. per un litro di acqua; il tempo
di infusione non deve superare i 15 minuti. Filtrato, si beve a tazzine durante il
giorno, lontano dai pasti.

Ricetta n. 2
Si può utilizzare la cannella in polvere sotto forma di cachet. (Polvere di
cannella awolta in cialda). Da 0.50 a 2 gr. al massimo pro die.
Nei raffreddamenti è ottimo il vino caldo con un pizzico di cannella.

CAPPERO

(Capparis Spinosa .L,). Famiglia delle Capparidacee.

Pianta arbusto perenne, originaria delle regioni Afro Mediterranee. Utiliz-


zati piu comunemente in culinaria sono i bocci fiorali non ancora schiusi.
conservati sotto aceto, i quali generalmente vengono addizionati nelle salse, che
si consumano con le uova o con le carni bollite.

Le suepropriefà

I o - E' un tonico digestivo, in quanto facilita la digestione della carne e delle


uova sode.
2" - Svolge un'azione antispasmodica e coleretica, in quanto stimola la
secrezione biliare.
3" - Stimolatore della circolazione venosa periferica, in quanto concorre a
migliorare e ristabilire la circolazione del sangue e le condizioni fisiol*
giche di nutrizione dei vasi.
4" - E' un antibattericida per eccellenza raccomandato nei casi di tifo e
paratifo.

In terapeutica si consiglia l'utilizzo di 2 o 3 gr. di polvere prima di ogni


pasto principale.
260 Capitolo IX

CHIODI DI GAROFANO

(Eugenia Caj;ophyllata). Famiglia delle Mirtacee.

Pianta perenne spontanea, originaria delle Filippine e delle Molucche, i


suoi frutti vengono utilizzati in culinaria ed anche in terapeutica.

Le sue proprietà.
1" -
Le sue essenze hanno proprietà aromatizzanti, digestive e stimolanti dei
succhi gastrici, ed anche delle ghiandole endocrine.
2" - E' antisettico, vermifugo ed antidiarroico.
3" - Viene indicato alle gestanti nei casi di minaccia di aborto, in quanto svolge
una azione toniticante dei tessuti dell'utero.
4" - Svolge anche un'azione sedativa ed emolliente negli stati influenzali e
nelle affezioni croniche catarrali, in quanto stimola la secrezione del catar-
ro. Svolge anche azione analgesica.
Benché non sia stata indicata la controindicazione, k preferibile che la sua
assunzione venga contenuta al 390, pertanto si può somministrare durante il
giorno lontano dai pasti sotto forma di infuso ( 3 gr. su 100 gr. di acqua bollente
con 12 minuti di infusione. L'assunzione e di un cucchiaio all'ora).

CIPOLLA

(Allium Cepa .L.).Famiglia delle Liliacee.

Pianta di natura spontanea originaria dell'Asia Occidentale, utilizzata in


culinaria ed anche in terapeutica.

Le sue proprietà.
1" - E' un ottimo alimento ed un condimento aromatizzante, si può considerare
la regina degli alimenti.
2" - Più o meno ha le stesse caratteristiche dell'aglio con la sola differenza che
non produce acido cloridrico, in compenso e una grande stimolatrice dei
succhi gastrici.
Per uso terapeutico conviene servirla cmda, associata ad insalate miste
oppure asswnta sotto forma di succo, 2 o 3 tazzine al giorno, prima dei pasti.
Spezie, alghe manne e funghi 26 1

(Cuminum Cyminum .L,). Famiglia delle Ombrellifere.

Pianta erbacea annua originaria dell'Asia Occidentale. le sue sementi


vengono utilizzate in culinaria ed anche in terapeutica.

Le sue propnkta.
Io - E' un ottimo digestivo, carminativo galattagogo e sudorifero.
2" - Antidispeptico e combatte I'aerofagia.
3" - E' un grande produttore di enzimi, pertanto viene consigliato nei casi di
ipocloridria e di deficienza gastrica poiche partecipa nel metabolismo dei
grassi. Combatte il colesterolo ed e anticancerogeno dei processi intestina-
li.
La sua utilizzazione viene consigliata a modo di infuso freddo o macera-
zione per 6 o 8 ore di 10 gr. di semi schiacciati in 200 gr. di acqua. La sommi-
nistrazione e di una tazzina da caffe prima di ogni pasto. (Non si può conser-
vare il preparato per il giorno successivo).

FINOCCHIO Selvatico
(Anethum graveolens .L,).
Famiglia delle Ombrellifere.

Pianta erbacea arbusto di natura spontanea, originaria dell'Asia Minore. Si


utilizzano i semi nell'industria dolciaria liquoriera ed in terapeutica.

Le sue proprietà.
I" - Per l'aroma e un ottimo digestivo in quanto stimola la secrezione gastrica,
in particolar modo partecipa all'equilibrio peristaltico della cistifellea.
2" - Nel metabolismo partecipa come antispasmodico combattendo I'aerofa-
gia, il singhiozzo ed il vomito.
3" - E' un ottimo galattagogo, in quanto stimola la secrezione lattea.
4" - E' un diuretico, lassativo, vermifugo ed emmenagogo.
Si utilizza nel seguente modo: un cucchiaino da caffe di semi tritati per una
tazza da te di acqua bolliti per 2 minuti. A fine ebollitura si lascia in infusione
per 10 minuti, filtrare e bere dopo i pasti, meglio ancora lontano dai pasti.
Oppure preparare dei cachet con 1 gr. di semi polverizzati. Se ne possono
prendere 3 o 4 al giorno, lontano dai pasti.
262 Capitolo IX

NOCE MOSCATA
(Myristica fragans Houn). Famiglia delle Miristicacee.

Pianta d'alto fusto spontanea ed originaria delle zone tropicali, Antille,


Sumatra, Giava, Molucche, India ecc. Utilizzata in culinaria ed in terapeutica.

Le sue proprietà.
I" - In grandi dosi è altamente tossica; nella somministrazione non superare
mai i 3 gr. al giorno.
2" - Come la cannella ed i chiodi di garofano viene utilizzata in culinaria.
3" - E' molto digestiva e carminativa, pertanto viene indicata nelle aerofagie; è
anche un antisettico in generale.
4" - Equilibratrice e stimolatrice del sistema nervoso, in special modo a livello
cerebrale. E' antispasmodica.
5" - E' un ottimo emmenagogo, in quanto stimola il ciclo mestniale.
La sua utilizzazione : come condimento si grattugia non più di un
cucchiaino da caffé.
Come terapeutico, due o tre gocce di essenza in mezza tazza da caffé di
acqua tiepida, due o tre volte al giorno lontano dai pasti.
Viene utilizzata anche nell'alcolato di melissa.

ORIGANO
(Origanum Vulgare). Famiglia delle Labiate.

Pianta erbacea perenne e spontanea di origini Euroasiatiche; utilizzata in


culinaria e terapeutica.

Le sue proprietà.
l o - E' un digestivo tonico, poiché stimola la secrezione dei succhi gastrici,
quindi viene indicato nelle atonie gastriche.
2" - E' carminativo, in quanto agisce sul sistema nervoso evitando lo stato
noioso dell'aerofagia.
3" - E' antispasmodico ed antalgico, specie se applicato in lozioni.
4" - E' un ottimo espettorante, in quanto favorisce le secrezioni bronchiali. E'
anche antisettico, in special modo delle vie respiratorie.
5" - E' pure un emmenagogo, in quanto stimola il ciclo mestmale.
Spezie, alghe marine e funghi 263

La sua utilizzazione: in culinaria per chi gradisce il suo aroma può essere
utilizzato in tutte le elaborazioni.
In dose terapeutica si consiglia di preparare un infuso con un cucchiaino di
parti essicate (foglie, fiori) per una tazza da te. Si lascia in infusione per 12
minuti; si filtra e si beve prima o dopo i pasti (come aperitivo è preferibile assu-
merlo 112 ora prima). Nelle affezioni bronchiali si consigliano da 3 a 4 tazzine
al giorno lontano dai pasti.
Come lozione antireumatica, antinevralgica, antiartritica ecc. si prepara nel
seguente modo: una manciata di foglie prevalentemente essicate all'ombra, la si
pone a macerare in olio d'oliva per 15 giorni (la quantità di olio deve essere tale
da coprire le foglie). Si utilizza per frizionare le parti doloranti.

PREZZEMOLO
(Petroselinum Sativum). Famiglia delle Ombrellifere.

Pianta erbacea di natura spontanea, originaria delle regioni del Mediter-


raneo Orientale. Utilizzata in culinaria ed in terapeutica.
Generalmente vengono utilizzati i piccioli e le foglie fresche a scopo culi-
nario come additivo aromatizzante, però anche le radici ed i semi hanno funzio-
ni medicinali.

Le sue proprietà.
Io E' eupeptico e stomachico, in quanto stimola tutta la funzione digerente se
-
viene addizionato nello stato fresco alle insalate crude.
2" - E' un portentoso antianemico e nel contempo disintossicante e depurativo
del sangue (contiene un elevato tasso di vitamina A e C come pure il suo
apporto in elementi minerali e molto equilibrato.
3" - E' diuretico e vermifugo.
4" - E' un vasodilatatore ed i suoi semi svolgono un'azione emmenagoga.
La sua utilizzazione: Possibilmente somministrare quotidianamente un
pizzico di foglie fresche nelle insalate miste.
Come diuretico ed emmenagogo: si fa una decozione con 100 gr. di radice
fresca bollita per 5 minuti in un litro di acqua. Filtrare e bere 4 o 5 tazzine al di.
lontano dai pasti.
In caso di amenorrea, ossia nella mancanza di mestrui, bollire per 3 minuti 30
gr. di semi in 112 litro di acqua. Filtrare e bere il tutto a tazzine durante il giorno.
2 giorni prima del presunto mestruo. (Questa dose non si ripete più nel mese).
Non bere mai il centrifugato o il succo puro di prezzemolo se non viene prescrit-
to dal medico naturopata.
264 Capitolo IX

ROSMARINO
(Rosmarinus Officinalis). Famiglia delle Labiate.

Pianta arbusto perenne di natura spontanea, originaria delle regioni del


bacino Mediterraneo. Utilizzato in culinaria ed anche in terapeutica.

Le sue proprietà.
1" - E' uno stimolatore e regolatore di tutte le ghiandole endocrine.
2" - E' stomachico, pertanto partecipa nell'elaborazione digestiva delle protei-
ne in genere.
3" - Svolge anche una funzione diuretica, antispaspodica e combatte I'aer*
fagia.
4" - E' colagogo e coleretico, in quanto simola e regolarizza la secrezione della
bile.
5" - E' un emmenagogo, in quanto facilita i mestmi; è anche sudorifero.
La sua utilizzazione: Conviene utilizzarlo nell'elaborazione culinaria nei
piatti coni, possibilmente tutti i giorni.
Oppure preparare un infuso di foglie o fiori; un cucchiaio raso per una tazza
da te di acqua bollente, lasciare in infusione per 12 minuti, filtrare e bere prima o
dopo i pasti.
Una ricetta consigliabile negli stati di astenia in generale da praticare non
più di una volta alla settimana: prendere 112 Kg. di rosmarino foglie e rametti
tritati; bollire il tutto in 3 litri di acqua fino ad ottenere quasi una poltiglia.
Versare il tutto in una vasca da bagno piena d'acqua calda a 37 gradi ed immer-
gersi per 15 minuti. (E' controindicata alle persone ipertese).

SALVIA
(Salvia Officialis .L,). Famiglia delle Labiate.

E' una pianta suffruttice di natura spontanea. originaria delle regioni del
bacino Mediterraneo; viene utilizzata in culinaria e tcrapeutica.

Le sue proprietà.
La droga della salvia, ossia la sua sostanza farmacologica, partecipa in tutti
i distretti della stmttura organica poiché l'azione avviene a livello cellulare san-
guineo. pertanto è consigliabile utilizzarla il più possibile anche nelle elabora-
zioni culinarie.
Spezie. alyhe marine e funghi 265

1" - E' stomachica, in quanto la sua presenza facilita la digestione.


2" - E' diuretica ed anche depurativa: disintossicante del fegato.
3" - E' un tonico ed anche un equilibratore del sistema nervoso ed endocrino.
4" - E' un antisettico ed anche ipertensore. un sudorifero ed antispasmodico.
5" - E' un emmenagogo poiché stimola il mestnio; ma anche vulnerario, in
quanto ha proprieta cicatrizzanti.

La sua utilizzazione: Il modo più pratico e sicuro è l'infuso. Bastano 20 gr.


di foglie e fiori essicati, messi in infusione per 12 minuti in un litro d'acqua bol-
lente. Filtrare e bere 3 tazzine al giorno lontano dai pasti.
Anche la tintura di salvia, sempre che non sia un prodotto di sintesi
chimica. è un ottimo attivante; se ne possono prendere dalle 20 alle 40 gocce
diluite con acqua, circa mezzo bicchiere, due volte al giorno lontano dai pasti.
(E' controindicata alle lattanti).
Sulle pietanze cotte conviene sempre cospargere un pizzico di salvia
polverizzata.
Un ottimo dentifricio è la cenere di salvia, mischiata con la cenere di
rosmarino e con un po' di cenere di saponaria. preparato secondo le seguenti
dosi:
1 cucchiaio di cenere di salvia
1 cucchiaio di cenere di rosmarino
112 cucchiaio di cenere di saponaria
1 cucchiaino di menta piperita in polvere per chi la gradisce.

TIMO

(Thymus Vulgaris). Famiglia delle Labiate.

Pianta suffmttice di natura spontanea, si presume originaria delle regioni


del bacino Mediterraneo: molto utilizzata in culinaria ed in terapeutica.

Ha tutte le proprietà della salvia, e la sua droga agisce su tutti gli organi del
corpo. con la soia difierenza che il timo, associato ad altre erbe, funge anche da
bioattivatore, acconsentendo da parte dell'organismo una maggiore approfitta-
zione di tutte le specifiche sostanze medicinali delle erbe alle quali e stato asso-
ciato.
266 Capitolo IX

La sua utilizzazione: Utilizzato in culinaria. oltre a rendere più digeribile


le proteine. con il suo gradevole aroma rende più appetibile la pietanza.
In pozione terapeutica, si consiglia il decotto infuso. ossia si prendono 3
grammi di timo, si fanno bollire in 100 grammi di acqua per 2+ 3 minuti. A fine
ebollitura si lascia in infusione per 10 minuti: si filtra e si beve da 3 a 4 tazzine al
giorno, lontano dai pasti.

LE ALGHE MARINE

Sulle alghe ci sarebbe da scrivere uno specifico libro. però noi ci limite-
remo a presentarle come alimento integrativo, in quanto i tradizionali alimenti di
cui disponiamo purtroppo sono quelli che sono, cioè sono il prodono di una
tecnologia chimica, la quale ha per oggetto la produzione e la quantità, (che poi
non si differenzia per nulla dalla tradizionale agricoltura biologica) dimenti-
cando che solo la qualità caratterizza e valorizza il potenziale nutrizionale e nel
contempo terapeutico dello specifico alimento.
I trattamenti chimici applicati ai terreni ed alle piante, alterano la struttura
biofisiologica dei cosiddetti frutti della terra, i quali poi, per esigenze di mer-
cato. vengono raccolti immaturi e talvolta vengono anche sottoposti a tratta-
menti per la lunga conservazione.
Tutti questi procedimenti impoveriscono ed alterano I'alimento che, una
volta assunto secondo il tradizionale concetto gastronomico culinario. a lungo
andare produce nell'organismo una duplice azione deleteria. Alimenti che dal
momento della loro raccolta al momento del loro utilizzo. hanno perso più del
50% delle loro presunte sostanze; poi gli errori di associazione alimentare e la
presenza in loro delle sostanze tossiche chimiche somministrate ai terreni. alle
piante ed ai frutti, sono ciò che più impoverisce ed altera il cibo, e da qui diviene
la nostra prescrizione alimentare delle alghe.
Come tutte le piante anche le alghe. in special modo quelle marine, sono
caratterizzate nella loro struttura costituzionale da elementi come le proteine. i
grassi, i carboidrati. i minerali e metalloidi, dalle vitamine A. B1. 8 2 , B3, 8 6 ,
B12, C, D, E, F, K: da amminoacidi. quali l'acido glutammico. I'acido
aspartico, la cistina. la metionina. la leucina, la tirosina. la lisina. la vallina:
mucillagini. clorofilla, sostanze antibiotiche ecc.
Le alghe marine, nella loro struttura. sono l'alimento più completo dal
punto di vista biochimico, in quanto racchiudono in loro tutte le sostanze del-
l'acqua di mare (sempre non inquinata), la cui composizione chimica in certe
zone risponde a quelle del nostro corpo in piena e normale salute .
Spezie, alghe marine e funghi 267

La predominante della struttura della cellula sanguinea è data dalle


sostanze minerali; orbene, nelle alghe sono presenti i sali di calcio, fosforo,
sodio, potassio, magnesio, manganese, ferro, zolfo, alluminio, zinco. rame,
nichel, cobalto, titanio, vanadio, stagno, mbidio, oro, silicio, bromo, radio e
iodio il quale, quest'ultimo è un elemento la cui presenza nei normali alimenti,
generalmente è data da valori micromillesimali, mentre invece nelle alghe
risponde all'l% del loro peso secco.
L'apporto nutrizionale delle alghe, svolge nel nostro organismo le seguenti
funzioni: se vengono assunte durante i pasti, oltre che ad integrare il cibo con le
loro sostanze, la loro associazione, sia essa integrale, ossia allo stato naturale,
quanto in cachet od in pillola, partecipa come elemento catalizzatore nel pro-
cesso digestivo degli amidi, fecole, proteine e grassi, pertanto diciamo che sono
altamente digestive. Combattono l'anemia e I'astenia in genere, quindi si
addicono bene come nmineralizzanti agli anemici ed agli esauriti, sia nella
condizione fisica quanto psichica nervosa.
La presenza delle alghe nell'organismo, equilibra e regolarizza tutto il siste-
ma endocrino, in special modo la funzione della tiroide, e nel contempo rego-
larizza ed equilibria il tasso ormonale organico in genere. Combattono le adipo-
sità epidemiche, quindi sono indispensabili alle donne affette da cellulite.
Sono un elemento indispensabile al sistema cardio-vasco-circolatono, infine
diciamo che sono realmente un alimento altamente preservativo e preventivo
per il mantenimento della salute.
Ho conosciuto per la prima volta le alghe come alimento 33 anni onono in
centro e sud America. Per la gastronomia di quei paesi, le alghe costituiscono un
piatto forte, non come è creduto delle persone meno abbienti, ma le troviamo
anche nei menu dei ristoranti più rinomati. D a allora incominciai ad interes-
sarmi ed investigando sempre più, anivai a comprendere il valore e l'importan-
za alimentare e terapeutica delle alghe; sta il fatto che nelle mie prescrizioni
dietetico igienistiche non mancanomai le alghe marine,sianoesse prescritte allo
stato naturale, oppure in cachet, o pastiglie, tanto nella cura d'urto quanto come
alimento integrativo.
Si conoscono tre tipi di alghe: le alghe verdi, ricche di clorofilla caratten-
stiche dei luoghi stagnanti, le quali appartengono alla specie Cloroficee; poi
sono le cosiddette laminane, le quali vegetano su fondali marini ad una pro-
fondità non superiore ai 2 0 metri e sono le alghe bmne o Feoficee; inoltre a
queste profondità sono presenti altre alghe dello stesso genere ed è la specie
Macrocytis pirifera, che assomigliano ad una foglia reniforme molto carnosa
giallo verde le quali si consumano allo stato fresco in insalata. Sempre a queste
profondità troviamo anche la specie Laminaria Saccharina. Infine, come terza
specie conosciamo le coralline, ossia le alghe rosse e Rodoficee, caratteristiche
dei fondali caldi, le quali vegetano ad una profondità che varia fra i 20 ed i 70
metri.
AI commercio, specie in quello Sud Americano, le alghe vengono proposte
essicate in mazzi da 3 o 5 Kg. c.u., però da noi in Italia la loro apparizione
commerciale non risale a più di quindici anni e vengono vendute nelle erbori-
stene awolte in cellophane. oppure polverizzate od in pastiglie.
La loro utilizzazione come alimento integrativo può essere allo stato inte-
grale, ed in questo caso bisogna metterle a mollo in acqua tiepida affinché si
realizzi la completa idratazione (sono più che sufficienti 8 ore), dopo di ciò si
asciugano e si servono associate in insalata, oppure si cuociono secondo le varie
ricette esposte nel capitolo specifico di questo libro.
Un altro modo di utilizzo lo abbiamo polverizzandole, ed in questo caso con-
viene assumerle sotto forma di cachet, ponendo un cucchiaino da te in una cial-
da umida o nelle apposite confezioni che si acquistano in famlacia. L'unico mo-
do, ed il più sofisticato, è quello delle compresse: come dose per gli adulti sono
più che sufficienti 8 pastiglie al giorno prese a metà pasto, 4 a pranzo e 4 a cena.

I FUNGHI
Famiglia delle Cnttogame.

Per il loro pregio gastronomico, più che un mito certi ne fanno un culto.
I funghi sono dei vegetali privi di clorofilla; parassiti ficomiceti che costitui-
scono la classe delle crittogame. La loro natura è indispensabile all'equilibrio
del mondo vegetale superiore; in effetti generalmente li troviamo nei boschi e la
loro presenza serve a demolire i detriti organici "riciclandoli".
La loro riproduzione awiene dai sottili filamenti detti ife che sviluppan-
dosi sotto terra formano nel loro insieme il micelio, dal quale prende vita il fun-
go. Il fungo, raggiunto il punto di maturazione disperde le spore le quali corri-
spondono ai semi delle piante superiori che. incontrando il terreno adatto, danno
vita a nuovi funghi. I miceti sono delicatissimi e basta una semplice schiac-
ciatura per distruggerli ed il risultato oggigiorno lo vediamo nei boschi, il quale è
una conseguenza dell'ignoranza degli improvvisati raccoglitori di funghi che in
questi ultimi anni barbaricamente hanno invaso gli habitat boschivi facendo
scempio di ciò che madre Natura necessita per vivere in pieno equilibrio.
Contrariamente a quanto è creduto, diciamo che i funghi commestibili ed i
tartufi, sono degli alimenti prettamente nutrizionali i quali, se utilizzati se-
condo la nuova dietetica, hanno anche delle proprietà terapeutiche, certo che la
loro maggiore approfittazione per tale scopo è quella di consumarli crudi.
I funghi cotti sono indigesti, specie se preparati secondo le tradizionali
ricette gastronomiche.
A titolo informativo esponiamo una tabella i cui valori sono da considerarsi
di massima, in quanto secondo la specie il loro tasso vana.
Spezie. alghe marine e firnghi 269

DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 gr. di parte commestibile ed i valori vengono


espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione 9h gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 89 Ca - Calcio 12 A -
Pmtidi 4.032 P - Fosforo 115 BI 0.16
Lipidi 0.3 Na - Sodio 20 R2 0.41
Glicidi 4.2 K - Potassio 400 R3 o PP 4.9
Cellulosa 1 ,R Me. - Magnesio 25 85 2.7
Ceneri 0.668 Mn - Mancanese 15 86 0.12
Fe - Ferro 1 C 5
Calorie x 100 gr. = 37.5 S - Zolfo 30
CI - Cloro 40
Zn - Zinco 5
Cu - Rame 4.482
Co - Cobalto 0.3
Si - Silicio 0.2
I - Jodio 0.018

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

I funghi. come già detto, sono un alimento nutrizionale bastante equili-


brato ed allo stato secco il loro tasso proteico è come quello della carne. La loro
struttura e completa di tutti gli amminoacidi. ad eccezione del tnptofano e di
quelli solforati che sono presenti in minore quantità.
Secondo vari nutrizionisti, quali Kraut, Fachman e Souci, la digeribilità dei
funghi è messa in discussione in quanto ritengono che solo i 213 delle sostanze
azotate vengono assimilati però. a mio awiso, ciò e dovuto al fatto che gene-
ralmente i funghi secondo la tradizionale gastronomia vengono cotti con olii e
grassi; inoltre vengono serviti e consumati come piatto da contorno di altri ali-
menti proteici.
Se i funghi dieteticamente vengono consumati crudi. diciamo che sono real-
mente digestivi, tonici. rimineralizzanti e stimolatori dei centri nervosi, per-
tanto vengono indicati nei casi di anemia. di astenia in generale: ai malati di
tubercolosi: nelle distonie nervose e nei casi di stanchezza cerebrale. Inoltre
sarebbe il piatto proteico per gli ipercolesterolemici. per i nefritici. per gli artri-
tici ecc. Pero, se li mangiamo cotti come tradizionalmente si fa, stiamo pur certi
che bene non fanno perche sovraccaricano l'organismo di purine.
CAPITOLO X

I CEREALI

Per quanto ci risulta dagli scritti tramandatici e dai ritrovamenti effettuati


con le scoperte archeologiche, si può dire che il cereale in genere sia stato ed è
i'alimento più diffuso sin dalle remote civiltà.
A giusta ragione, per la natura dei loro costituenti (protidi, lipidi, glicidi o
carboidrati. minerali, vitamine, fermenti o enzimi, diastasi ecc. per la struttura
completa di amminoacidi se pur scarseggianti per alcuni di tipo essenziale), i
cereali oggi sono considerati i'alimento piu adatto a soddisfare le necessità
alimentari dell'uomo; in effetti, la loro coltivazione per alcune specie, a memoria
d'uomo risulta essere da oltre 7000 anni.
Botanicamente i cereali sono stati suddivisi in tribù, tutte appartenenti alla
grande famiglia delle Graminacee, le quali vengono contraddistinte come segue:
Andropogenee -il sorgo
Avenee -I'avena
Falandee -la scagliola
Festacee -il teff
Maidei -il mais o granoturco

i
il fmmento
Ordee l'orzo
la segala
-
Onzee -il riso

- il panico
Panicee
( il miglio
Poligonacee -il grano saraceno
però, noi dedicheremo la nostra attenzione solo a quei cereali che merce*
logicamente il commercio ci propone come alimenti base della nostra nutri-
zione i quali, secondo l'ordine alfabetico sono: I'avena, il fmmento, il grano sa-
raceno, il mais, il miglio, l'orzo, il riso e la segale.
I cereali 27 1

La loro coltivazione non è conforme a quella che si faceva nel 1800; in ef-
fetti, in seguito alle scoperte ed affermazioni del chimico tedesco Justus von
Liebig (1840). il quale asseri che per conservare la fecondità del terreno ba-
stava restituirgli I'azoto. il fosforo ed il potassio trascurando gli altri elementi
vitali, l'agricoltura prese questo indirizzo, con la differenza che I'assertore di
tale innovazione riconobbe il suo grande errore, mentre invece l'industria chi-
mica-vedendo il facile guadagno prosegue la sua opera distmttrice in nome della
produzione, della quantità. poiche all'agricoltore solo questo interessa.
Per tale scopo diciamo che in agricoltura oggi vengono utilizzate tecniche e
mezzi antinaturali che degradano i terreni ed intossicano tutti i prodotti della
terra: basti pensare che per owiare all'impoverimento dei terreni adibiti alle
monocolture le quali ne sono la causa ed inoltre sono i sistemi che danno origine
ad una maggiore proliferazione delle singole specie di insetti e parassiti, come
ripeto questi terreni vengono trattati con sostanze azotate. potassiche e fosfati,
tutti prodotti si sintesi chimica, i quali sarebbero owiati con il sistema della
coltura a rotazione e con la concimazione biologica e biodinamica.
Questo è solo l'inizio della degradazione in quanto. sempre in virtù della
resa quantitativa. divenuto d'obbligo l'utilizzo di diserbanti, dei disinfestanti,
di insetticidi, di antiparassitari ecc., tutte sostanze tossiche di elaborazione
chimica, le quali purtroppo rimangono incorporate nella terra, nelle piante e nei
loro fmtti quindi anche nei chicchi del cereale in genere.
Il processo di degradazione è continuativo e sempre maggiore; continua
con le operazioni di stivaggio nelle navi adibite al trasporto dei cereali, le cui
stive vengono irrorate con DDT, con lindano ecc.; nei silos di raccolta e con-
servazione nei quali, per garantire la conservazione del cereale, non viene
lesinato l'utilizzo di disinfestanti o pesticidi, i quali vengono applicati con il
metodo delle fumigazioni o per contatto con lo spargimento di polveri.
Per distmggere le uova e gli insetti formati, secondo la specie vengono uti-
lizzati: acido cianidrico, bromuro di etile, solfuro di carbonio, bromuro di me-
tile, I'acrilonitrile, il tetraclomro di carbonio, I'HCN, il piretrosinergizzato,
malathion, formiato di metile (Areginal), ossido di propilene, parathion, aldrin,
lindano, clordano, DDT, dioldrin, epatocloro, nicotina libera, piperonil butossi-
do, toxaphene, dicloroetano ecc.
Il processo di intossicazione continua nelle farine e nelle fecole in quanto
nelle fasi di insaccaggio e di immagazzinamento vengono utilizzati prodotti
chimici antifungo, insetticidi ecc. i quali, per colmo dell'ironia, vengono chia-
mati fitofannaci. (Bella roba!! tutte sostanze cancerogene).
A prescindere dall'intossicazione alla produzione e conservazioni vane del
prodotto. i cereali subiscono una ulteriore devitalizzazione che si realizza con la
fase di macinazione industriale. In questa fase, il grano in genere viene privato
del suo germe e spogliato della sua crusca; questi due elementi diciamo che, a
272 Capitolo X

parte l'amido, sono gli elementi base del suo potenziale nuirizionale. A questo
punto, per sopperire l'ulteriore alterazione, le farine vengono addizionate con
altre sostanze di sintesi chimica e con la polvere di quarzo (elementi considerati
nutrizionali), che però a mio awiso sono altamente pregiudiziali alla vita e
salute dell'organismo umano.
L'uomo della strada-quando mangia un pezzo di pane bianco o una torta
oppure un dolce preparato con queste farine o fecole, si è mai chiesto che cosa
mangia? Mangiando un pezzo di questo pane o un dolce ecc., mangiamo veleni e
veleni, i quali quotidianamente accumulandosi nell'organismo, a lungo andare
degenerano nei meno impensati stati patologici, i quali rimbecilliscono la
scicnza medica che, giocando a mosca cieca, tenta di salvarci con altre sostanze
chimiche le quali, per il loro effetto deleterio, tardi o tosto fanno concludere
prematuramente il nostro ciclo biologico esistenziale.
La nuova dietetica, conscia di tutto questo e fedele ai principi della me-
dicina naturale, pur restando nell'ambito di questa presunta ed effimera civiltà,
propone ed insegna l'utilizzazione nel modo più consono alle necessità biofi-
siologiche del prodotto integrale, prodotto e trattato con i sistemi di un tempo,
biologici e biodinamici come già detto, perfezionati sia per quanto concerne la
coltivazione quanto per le ulteriori fasi di elaborazione e trasformazione degli
alimenti.
La parola produzione e quantità viene messa in discussione. Più di 213 dei
terreni sono incolti o mal coltivati; le campagne sono disertate; la gente non
vuole più lavorare la terra poiche nella terra non trova il fittizio ed illusorio bene
della città. Questo lo sanno tutti, governanti e no, anche la F.A.O. però
seguiamo parlando di fame nel mondo (pura politica).
Ritorniamo alla terra e lavoriamola approfittando delle conoscenze tecno-
logiche di cui oggi disponiamo, pur restando nell'ambito della Natura ed
operando secondo i dettami dell'agricoltura biologica e biodinamica./ ritrove-
remo l'amore di un tempo e nel contempo risolveremo in pieno equilibrio ecolo-
gico anche il problema della fame nel mondo.

CHIARIFICAZIONE

Contrariamente a quanto affermano alcuni illustri colleghi, dico che il


cereale si può consumare crudo, mi riferisco al cereale in fiocchi.
Il processo di destrinazione di deteminate farine, o per meglio dire amidi,
non richiede l'intervento del fuoco, ossia non occorre sottoporre al processo di
ebollizione il cereale proposto in fiocchi. Se ciò fosse cosi, anche il grano
geminato, il cui valore nutrizionale e l'importanza terapeutica sono conosciu-
tissimi, sarebbe pregiudiziale per l'organismo, mentre invece si è dimostrato il
contrario.
I cereali 273

La destrinazione dell'amido si realizza tramite il parziale processo di idro-


lisi e questo avviene con l'acqua; diciamo che è una reazione chimica di
scissione in cui interviene l'acqua e non il fuoco. Per il nostro caso è più che
sufficiente la temperatura ambiente, tutt'al più può essere compresa fra i 20 e 35
gradi massimo.
Nel processo digestivo, la destrinazione degli alimenti e una delle fasi prin-
cipali ed avviene con l'assunzione di qualsiasi alimento cotto o crudo se si vuole.
sempre che questo venga assunto nelle condizioni indicate nella nuova die-
tetica.
Per certi organismi questo tipo di somministrazione non è appetibile, anzi è
intollerabile: questo rifiuto è di ordine psicologico, è l'effetto della degene-
razione dei sensi, la quale trova la sua radice nella condizione genetica eredi-
I taria. Questi sono i soggetti che hanno più bisogno di tale somministrazione,
pertanto devono incominciare assumendo delle piccole quantità finché avranno
fatto l'abitudine.
Il cereale integrale proposto in forma di fiocchi, non necessita la cottura; la
sua destrinazione può awenire comunque anche mettendolo a macero in acqua
o nelle varie decozioni per 2 . 3 o 4 ore. Il processo si realizza maggiormente per
il concorso enzimatico delle sue sostanze vive che, con l'azione dell'acqua,
danno origine a due o più composti per effetto dell'addizione degli ioni ossidrilici
e dei protoni che la compongono.
Quanto affermo è suffragato dalle risultanze ed esperienze cliniche.
Il cereale assunto sotto forma di fiocchi, sia di una specie o più, secondo le
mie prescrizioni viene maggiormente utilizzato dall'organismo ed in special
modo è il cervello che beneficia delle sue sostanze attivanti, le quali oltre a
rinnovare ed aumentare la struttura plastica, aumentano e stimolano il poten-
ziale elettrico di tutta la massa cerebrale, specie a livello intellettivo ed energe-
tico nervoso.

AVENA

(Avena Sativa .L,)

Pianta erbacea annua di natura spontanea, originaria delle regioni del


bacino orientale Mediterraneo, però si e acclimatata bene anche nelle regioni
più o meno fredde; in effetti la sua coltivazione in Europa è più diffusa in Russia,
Germania, Polonia. Francia, Finlandia. Svezia.
In Italia, purtroppo questo cereale non e molto considerato, tanto è vero
che la produzione italiana attualmente non supera i 5 milioni di quintali ed un
tempo, per non dire ancor oggi,'l'avena è considerata l'alimento dei cavalli.
274 Capitolo X

mentre invece per le genti nordiche, specie l'avena in fiocchi, diciamo che fa
parte degli alimenti base. La sua farina associata o no ad altre farine, serve per
la panificazione ed anche all'industria dolciaria, dando atto in tal modo ai greci
e romani che seppero apprezzarla.
L'avena e un alimento altamente nutrizionale e rigeneratore delle forze
perdute. Diuretica, tonica, rinfrescnte e decongestionante, sotto forma di fioc-
chi e indicata alle persone che svolgono esercizio fisico; nei lavori pesanti e
nello sport in genere.

DATI ANALITICI

I dati sono valori medi delle varie analisi del prodotto in grano e sono rela-
tivi a 100 gr. La loro espressione e data in percentuale % gr. e mg.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg. Amminoacidi mp.

Acqua 13 Ca - Calcio 82 A 5 U.I. Leucina 0.9


Protidi 13 P - Fosforo 403 Provit. 2.5 Isoleucina 0.6
Lipidi 6.966 N a - Sodio 128 BI 0.5 Lisina 0.43
Glicidi 64 K - Potassio 430 B2 0.2 Valina 0.7
Cellulosa l,5 M p - Magnesio 157 B3 o PP 2.4 Treonina 0.4
Ceneri 1.534 M n - Manganese 5 C 0.2 Fenilalanina 0.7
Fe - Ferro 5 E 2.5 Triptolano 0.15
Calorie x 100 gr.
= 386
S - Zolfo 200 K 0.08 Arginina 0.8 '
CI - Cloro 119 Ciriina 0.21
Co - Cobalto 0.4 Meiionina 0.2
Cu - Rame 0.5 Tirosina 0.45
Z n - Zinco 4
F - Fluom 0.02
I - Jodio 0.08

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Come pia detto. l'avena e un alimento altamente nutriente ed energetico


che si addice ai bambini per la crescita; ai convalescenti per i suoi valori rigene-
rativi. alle persone asteniche per il suo potenziale tonico; nel superlavoro fisico
per il suo potenziale energetico.
E' lassativa, diuretica, ipoglicemizzante ed ipotiroidea.
Generalmente le sue migliori prestazioni alimentari e terapeutiche, le
ab+amo nella somministrazione in fiocchi, con i quali si preparano delle squi-
site minestre, torte ecc. (vedi ricettario).
I cereali 275

Con i fiocchi d'avena si prepara anche un latte per poppanti da sommini-


strare nel periodo di allattamento. in special modo se il neonato non ha il dono di
venir nutrito con il peno materno (questo lane si prepara come segue):

Ricetta n. l
4 o 5 cucchiai da ,zuppa di fiocchi d'avena messi a macero in 200 gr. di
acqua tiepida, massimo 30 gradi per 6 ore; dopo di ciò si spreme e cola il tutto
con una garza. Il liquido ottenuto verrà allungato con acqua naturale, in
rapporto all'età del neonato; si può addolcire con un cucchiaino di miele. (Vedi
capitolo allattamento).

Ricetta n. 2
Con i fiocchi d'avena si prepara anche un ottimo ricostituente energeti-
co, indicato anche nei casi di bassa pressione del sangue. In una scodella si
mettono 4 cucchiai di fiocchi, 3 cucchiai di miele, una banana schiacciata ed
un cucchiaio di uvetta passa. Ridono il tutto in poltiglia, si lascia macerare
per un'ora ben coperto, poi si mangia possibilmente nell'arco della mattina-
ta.
I fiocchi d'avena servono anche per preparare il mueslei.

FRUMENTO

(Triticum Vulgare Vill - grano tenero)


(Triticum durum Desf - grano duro).

Pianta erbacea di natura spontanea a coltivazione annua caratterizzata da


due vaneta grano tenero e grano duro, delle quali si annoverano molte specie
selezionate.
Con certezza il grano tenero è di origine asiatica e da quanto afferma J.F.
Leroy, questa specie migliorata dalle primordiali colture, nel Kurdistan risulta
coltivata da ben 8000 anni. La sua diffusione fu sorprendente, tanto è, che dal
3000 a.C. già veniva coltivata nella maggior parte d'Europa. Il grano duro inve-
ce, la cui origine è africana, fu introdotto in Europa occidentale solo nel XVIII"
secolo.
Il frumento in genere oggi viene coltivato in tutto il mondo in 50 e piu specie
selezionate.
La sua importanza alimentare k data dalla equilibrata struttura dei suoi
componenti i quali sono più che sufticienti a soddisfare l'esigenza nutrizionale
p dell'organismo (non a caso.Jil chicco di grano viene definito uovo vegetale)! ben
, inteso ci riferiamo al grano prodotto da coltivazioni biologiche e biodinamiche,
completo del suo germe.

DATI ANALITICI

I dati sono riferiti al chicco di grano allo stato integrale completo del suo
germe. Considerati su 100 grammi di prodotto, i valori vengono espressi in per-
centuale % gr. e mg. Inoltre riteniamoli come risultanza media delle analisi fra
le varie specie.

Caposuione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine m& Amminoacidi mg.

Acqua 10 Ca - Calcio 55 A 100 U.I. Lcucina 0.9


Pmtidi 10.9 P - Fosforo 525 BI 0,s Isoleucina 0.53
Lipidi 1.6 Na - Sodio 30 B2 I Lisina 0.4
Glicidi 74.518 K - Potassio529 8 3 o PP 20 Valina 0.6
Ccllulosa 5 Mg -
Magnesio 200 B5 1 Treonina 0.4
Ceneri 1,482 Mn - Manganese 4 86 I Fenilalanina 0.6
Fe - Ferm 3.4 C - Triptofano 0.2
Calorie x 100 gr. - Zolfo 70 D 0.30 Arginina 0.6
= 373
CI - Cloro 45 E 0.10 Cistina 0.3
Ag - Argento 0.05 H 0.10 Metionina 0.25
Al - Alluminio 0.3 K 4 Tirosina 0.45
As - Arsenico 0.01 Istidina 0.26
B - Bom 0.5
Br - Brano 0.8
Co - Cobalto 0.02
Cu - Rame 0.7 1
Ni - Nichel 0.14
Pb - Piombo 0.08
Se - Selenio l .2
Si - Silicio 12.1
Sn - Stagna 0.1 1
Ti - Titanio 0.084
Zn - Zinw 4.4
I - Jodio 0.006
F - Fluom 0.09

C A R A T E R I S T I C H E BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Quando si parla di caratteristiche biofisiologiche ci si riferisce sempre al


prodotto integrale, sia esso chicco oppure fiocchi o farina, in quanto solo in
I cereali 277

questa condizione abbiamo il vero potenziale nutrizionale bilanciato. Non con-


sideriamo il prodotto che è stato se pur in parte privato dei suoi elementi, poiché
per noi questo e un alimento che cagiona squilibri biofisiologici carenziali che, a
lungo andare, si evidenziano con i meno pensati stati patologici, dei quali il
primo e la stitichezza.
Come già detto, il fmmento e uno degli alimenti più perfetti, racchiude in se
proprietà toniche, rigeneratrici a tutti i livelli fisiologici: proprietà rimineraliz-
zanti ed energetiche. E' lassativo ed antiputrido. in quanto provoca il drenaggio
dell'intestino, quindi e anche un anticancerogeno poiché i tumori intestinali
generalmente sono la conseguenza del ristagno della bile nell'intestino crasso la
quale, per effetto della trasformazione biochimica delle sostanze, dà origine a
potenti cancerogeni, quali l'acido apcolico ed il 3 metil-colantrene, derivato
dalla trasformazione dell'acido deossalico.
Tutte le affezioni intestinali, dalla gastrite al tumore, sono una conseguen-
za della stitichezza.
Tutte le malattie circolatone sono una conseguenza della insufficiente
nutrizione intestinale e questa, a sua volta, 6 data dalla carenza delle fibre
integrali di tutti i prodotti vegetali (ben inteso allo stato commestibile) quindi ciò
che consigliamo e anche il massimo utilizzo del cereale allo stato integrale.
Oltre al pane, il cereale in genere può essere utilizzato per preparare minestre,
sia allo stato di chicco quanto sotto forma di fiocchi e farina (vedi ricettario).
Un ottimo tonico equilibratore è il grano germinato ed è conveniente consu-
marne da 2 a 3 cucchiaini da caffe al giorno per 25 giorni: si può ripetere ogni 2
o 3 mesi.
Il grano germinato si prepara come segue: si prende del grano, assicuran-
dosi prima che non sia stato alterato e privato del suo germe; lavarlo e metterlo
in un recipiente a bagno in acqua tiepida, 25 + 30 gradi. Lasciarlo in questo
bagno per 24 ore, poi risciacquarlo e metterlo in un piatto fondo con un po'
d'acqua, tanto da mantenerlo umido. Ogni giorno si avrà la cura di risciac-
quarlo, ripetendo l'opera di inumidimento ed in due o tre giorni d'estate do-
vrebbe germogliare. Appena è spuntato il germoglio, il quale si evidenzia con un
puntino bianco, e pronto per il consumo come già detto.

IL GRANO SARACENO

(Poiygonum fagopynim .L. - Fagopymm esculentum Moench - Fagopymm


tataricum). Famiglia delle Poligonacee.

11 grano saraceno è una pianta erbacea di natura spontanea però a


278 Capitolo X

coltivazione annua. la quale è il risultato delle varie ibridazioni che ha subito nel
corso della sua storia.
Originaria del17Asiaorientale, risulta coltivata in Cina sin dai più remoti
tempi: da qui si difTuse in India e nell'Asia occidentale. In Europa comparve I
circa tre secoli fa e la sua diffusione ebbe maggior incremento nelle regioni fred-
de del continente pero. in questi ultimi anni, la produzione di questo nobile
cereale il cui chicco è di forma trigona, il cui colore nerastro lucente caratteriz-
za la classificazione botanica. diciamo che è in continuo regresso.
l
Bisogna incentivare nuovamente la coltivazione di questo prezioso cereale,
in quanto la sua farina integrale contiene un albume ricco di sostanze che
costituiscono i fondamentali elementi nutritivi. Nei paesi del Nord. la farina del
grano saraceno viene utilizzata nella panificazione, nella elaborazione dei bi-
sconi al miele, nella preparazione di minestre e polente. 1
DATI ANALITICI

I dati sono relativi a 100 gr. di farina integrale ed i loro valori, più o meno
approssimativi, vengono espressi in percentuale % gr. e mg. I
Composizione 4h gr. Elementi minerali mg. Amminoacidi mg.

Acqua 14 Ca -
Calcio 33.3
Protidi 12.4 P - Fosforo 270 Isoleucina 0.44
Lipidi 2.6 N a - Sodio 3
Glicidi 67,252 K - Potassio 6RO R? o PP Valina
Cellulosa 2.6 M g - Magnesio I20 C2 o P Treonina
Ceneri 1.148 M n - Manganese 2 Fenilalanina 0.44
Fe - Ferro 2.2 Triptofano 0.17
Calorie x 100 gr. S - Zolfo 20 Arpinina 0.9 E
= 359 CI - Cloro 15 Cictina 0.23
I - Jodio 2.5 Metionina 0.21 1
Tirosina 0.24

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE


Il grano saraceno è un alimento di grande valore nutrizionale ed energe-
tico: tonico, rimineralizzante e galattagogo, pertanto viene consigliato nelle
astenie in genere: nell'accrescimento: negli stati di demineralizzazione; nel
super lavoro: alla nutrice durante il periodo di allattamento e nella alterazione
dei vasi circolatori, poiché la presenza della vitamina C 2 partecipa con un'azio- I
!
ne alcalinante ed antiemorragica nella struttura cellulare del sangue, rafforzan- I
do nel contempo tutto il tessuto vascolare; viene consigliata anche come
antiapoplettico.
t**
I cereali 279

MAIS

(Zea mays .L,).Famiglia delle Graminacee.


---
Comunemente con il nome mais si intende definire anche la pianta (zea
1 mays) la quale è una erbacea perenne di natura spontanea, originaria dell'Ame-
rica, più precisamente del Messico.
Il mais o granoturco o biada volgarmente chiamato. annovera una ricca sto-
ria. la quale ebbe inizio 7500 anni fa. Come tutti i cereali, le piante frutto o da
fmtto, anche il mais dallo stato spontaneo diviene pianta da coltivazione. Dai
I vari stadi di ibridazione primitiva e tecnica poi, l'uomo è riuscito ad ottenere le
più pregiate varietà, sia per l'alimentazione umana quanto per quella animale.
In Europa la sua coltivazione ebbe inizio nel tardo 1500 e la sua maggiore
diffusione avvenne nel centro meridione, innanzitutto per il clima che consente
una resa quantitativa pari a quella del fmmento, però su una superficie di
terreno 213 inferiore.
I Per la gente del mondo agricolo e per i meno abbienti di un tempo. la farina
del mais serviva a preparare la polenta che fungeva da pane, in quanto costava
meno del pane e nutriva ugualmente.
I! mais e un alimento nutrizionale ed energetico; basta osservare i valori
delle sostanze azotate e dei carboidrati per rendersene conto. però se viene
i
I assunto in modo antidietetico, produce bmciore o acidità di stomaco. Per il suo
alto contenuto in acidi grassi, il cui tasso è del 3590 di monoinsaturi ed il 5 % e
più di polinsaturi. il mais ha interessato l'industria olearia, pertanto oggi la sua
coltivazione viene incrementata per tale scopo. Il mais risultante dal processo di
deolificazione viene poi trasformato in sottoprodotto alimentare, destinato al-
! l'industria di mangimi per animali. Tutto ciò, a mio avviso, evidenzia la disone-
sta speculazione sorta nell'ambito dell'alimentazione. (Riprenderemo a parlare
di questo nel paragrafo che tratta i grassi).

DATI ANALITICI

A questo proposito ho voluto rappresentare i dati relativi al chicco ed alla


farina normale proposta dal commercio. Dal confronto. considerando che il
chicco ha una percentuale di scarto (questo secondo la tradizionale dietologia) e
I la farina non ne ha, notiamo che i valori in rapporto proporzionale sono piu ele-
i
vati nel chicco, per questo consiglio di consumarlo in forma di fiocchi integrali
come gli altri cereali.
Tale rapporto vale per tutte le farine bianche o fecole dei cereali che il com-
mercio ci offre. (Le farine bianche. quanto quella di mais, sono devitalizzate).
I dati esposti sono relativi a 100 grammi di parte edule ed i valori vengono
espressi in percentuale % gr. e mg.

Componenti % gr. Chicco Farina Elementi min. m g Chicco Farina


Normale Normale

Acqua 12.3 12 Ca - Calcio 120 I5


Protidi 8.864 9.8 P - Fosforo 296 256
Lipidi 4 2.406 N a - Sodio 27 0.7
Glicidi 71.7 74 K - Potassio 357 I20
Cellulosa 2.1 1.4 Mg - Magnesio I20
Ceneri 1.036 0,394 Mn - Manganese 0.7 -
Fe - Ferm 1.7 2.3
Calorie x 100 gr. 375.5 374.8 S -Zolfo 80 -
C I - Cloro 28 -
Co - Cobalto 0.2 -
C u - Rame 0.2
Zn - Zinco 2.5
F - Fluoro 0.7
I - Jodio 2

Vitamine mg. Chicco Farina Amminoacidi mg. Chicco Farina


Normale Normale

Leucina
Isoleucina
Lisina
Valina 0.47
Treonina 0.37
Fenilalanina 0.50
Triptoiano
Arginina 0.40
Cistina 0.20
Meiionina 0.19
Tirosina 0.40

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Osservando i dati delle analisi notiamo che, tanto il chicco quanto la farina
normale, sono ricchi di sostanze azotate e di carboidrati: esiste solo una diffe-
renza nelle altre sostanze, con tutto ciò. dal punto di vista nutrizionale diciamo
che il mais è un alimento ad elevato tenore calorico ed anche energetico.
I cereali 28 1

Se viene assunto allo stato integrale, associato a delle insalate miste, svol-
ge una azione nutriente, rimineralizzante, lassante, digestiva, ipocolesterolomiz-
zante, disintossicante e depuratrice.
Invece, se lo assumiamo secondo le tradizionali ricette gastronomiche che
lo associano ad altri alimenti proteici e farinacei, e per di più allo stato raffi-
nato, diviene indigesto; provoca flatulenze e talvolta dispepsie gastriche.
Si dovrebbe assumerlo in grano, o meglio ancora in pannocchia fresca e
non completamente maturata da utilizzarsi in minestre, arrostita soito cenere:
grattugiato e preparato secondo la gastronomia sud Americana o sotto forma di
fiocchi o in farina comunque integrale.

MIGLIO

(Panicum Miliaceum, Settaria Italica, Milium Emisum).


Famiglia delle Graminacee.

Il miglio è il seme di una pianta erbacea di natura spontanea della quale se


ne conoscono vane specie. L'origine è messa in discussione; per taluni il miglio
ha origini asiatiche, per altri africane e per altri ancora americane ed europee.
Sta il fatto che in China, da quanto storicamente ci e stato tramandato, la sua
coltivazione risulta da ben oltre 5000 anni; in Africa, a memoria d'uomo, il
miglio non ha mai disertato il quotidiano pasto di alcune tribù, pertanto la sua
coltivazione si perde nel tempo. In Europa e piu precisamente a Chassy in Fran-
cia. sono stati scoperti dei resti fossili di miglio della specie Setaria Italica che
risalgono al 3000 a.C. Ad ogni modo, a parte l'adozione d'origine, diciamo che
il miglio è un alimento nutriente ed energetico e per taluni autori è paragonabile
al mais, in quanto la sua prestazione alimentare trova utilizzo nella preparazio-
ne di minestre. stufati, pizze, crackers ecc. Attualmente ha interessato anche
l'industria olearia, in quanto è ricco di acidi grassi insaturi, i quali hanno una
rilevante importanza alimentare.
Alle persone che intendono coltivarlo, consigliamo di osservare che nelle
sementi da semina non vi siano altre sementi, in special modo quelle della nepi-
tella, le quali sono tossiche e facilmente al momento della raccolta vengono
involontariamente mischiate al miglio.

DATI ANALITICI

I dati relativi al chicco sono relazionati a 100 gr. di prodotto commestibile:


i valori vengono espressi in percentuale 96 gr. e mg.
. 282 Capitolo X

Composizione 96 gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 12.5 Ca - Calcio 118 A 700 U.I.
Protidi 11.3 P - Fosforo 540 Provilamina 0.15
Lipidi 3,245 Na - Sodio 45 BI 0.15
Glicidi 69 K - Potassio 342 B2 0.20
Cellulosa 2.6 Mg - Magnesio 280 8 3 o PP 0.03
Ceneri 1,355 Mn - Manganese 0,s
Fe - Ferro 3.2
Calorie x 100 gr. = 368 S - Zolfo 1o
CI - Cloro 15
Zn - Zinco 0.8
Cu - Rame 0.3
I - Jodio 0.2

Benché il tasso delle proteine sia elevato, diciamo che sono incomplete, in
quanto risultano mancanti dei seguenti amminoacidi: Lisina, Cistina, Tripto-
fano e glicocolla.

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Alle analisi, il miglio si caratterizza come un alimento energetico nutrien-


te: digestivo, diuretico. antianemico, consigliato anche nelle carenze della gravi-
danza, pero non lo si deve considerare alla stregua degli altri cereali, bensi come
un alimento integrativo. in special modo nei periodi freddi.

ORZO

(Hordeum Vulgare .L,).Famiglia delle Graminacee.

L'orzo e una pianta erbacea a coltivazione annua. Ritenuto originario


dell'Asia occidentale, si suppone sia il risultato evolutivo di varie ibridazioni
della pianta spontanea conosciuta come "Hordeum spontaneum", pero, lo
strano e che ritrovati archeologici dell'Era Preistorica, rinvenuti in regioni geo-
graficamente e climaticamente differenti. stanno ad indicare che l'orzo e stato
rinvenuto nelle tombe dei primi egizi come pure nelle regioni lacustri della Sa-
voia, della Svizzera e dell'Italia.
A parte questa considerazione che evidenzia il dubbio sull'origine di ado-
zione, diciamo che l'orzo viene oggi coltivato nelle regioni del Nord e del Sud
dell'emisfero.
I cereali 283

Merceologicamente I'orzo viene classificato in tre varieta orzi distici a


spiga gialla e bmna; orzi tetrastici ed orzi exastici; queste varieta vengono poi
contraddistinte dalle specie orzi nudi ed orzi vestiti.
L'utilizzo dell'orzo. oggi è uguale a quello di 2000 anni fa. Secondo la
varietà è destinato alla alimentazione umana oppure a quella animale come pure
alla fabbricazione della birra e dello whisky.
Commercialmente I'orzo viene proposto mondato, perlato e germinato. Per
il nostro scopo, che è quello dietetico, interessa I'orzo mondato, il quale è il
caratteristico chicco liberato dall'involucro esterno, ossia si presenta come un
normale chicco di grano. Come il fmmento, anche con I'orzo mondato si
preparano i fiocchi, i quali si ottengono con lo stesso processo di cilindratura; si
ricava anche la farina integrale e le fecole.
I1 suo utilizzo a scopo alimentare lo abbiamo nella preparazione di minestre
e di stufati; con le farine si può preparare il pane ed anche torte integrali molto
indicate per la prima colazione.
Con il chicco tostato e macinato si prepara il decotto volgamente chiamato
caffé di orzo, il quale è il surrogato che indistintamente si può consigliare a turti.
Come tutti i cereali, anche I'orzo si presta alla geminazione; la procedura è
-
analoea a auella del fmmento.. però . anziché servirlo fresco consigliamo
-
essicarlo al forno (30 o 40 gradi); dopo I'essicazione macinarlo con un normale
di

macinino da caffè. La farina ottenuta con questo procedimento si addiziona alle


minestre ed alle pappette per bambini. Questo è l'unico modo di somministrare
la vitamina B 12 al naturale.

DATI ANALITICI

I dati sono la risultanza media delle analisi eseguite sulle diverse varieta. I
valori espressi in percentuale 96 gr. e mg. sono relazionati a 100 gr. di prodotto
edule.

Vitamine m& Amminoacidi mg.

Acqua A 7 0 U.I. Lcucina 0.74


Pmtidi - Fosforo B1 0.4 Isoleucina 0.45
Lipidi B2 0.3 Lisina 0.37
Glicidi i33 o PP 4.8 Valina 0.48
B6 1.7 Treonina 0.37
Ceneri 1.246 ( ~j ìvfef:nese 1.6
2.08
E 3.5 Fenilalanina 0.56
Triptofano 0.15
Calorie x 100 gr. s . zolfo 94 Arpinina 0.53
= 371 C1 - Cloro 123 Cistina 0.15
1 Cu - Rame 0.6 Mctionina 0.18
Z n - Zinco 2.7 Tirosina 0.42
I - Jodio 0.02
284 Capitolo X

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Fra i cereali, l'orzo oltre ad essere un alimento nutriente ed energetico, è il


più rinfrescante ed il più diuretico di tutti, pertanto si consiglia nelle alterazioni
infiammatorie dell'intestino e nelle infiammazioni delle vie urinarie. Inoltre
diciamo che ha altre proprietà, fra le quali è cardiotonico, emolliente, sedativo,
rigeneratore della cellula nervosa e rimineralizzante.
Sono consigliate le minestre liquide e solide; può essere associato ad altre
verdure ed ortaggi. AI posto del tradizionale caffé, consigliamo il caffe di malto
o meglio ancora il caffe d'orzo geminato.

RISO

(Oryza Sativa .L,).


Famiglia delle Graminacee.

Il riso è una pianta erbacea annua di natura spontanea la cui adozione d'on-
gine è dubbia; per i più è considerato originario delle regioni asiatiche orientali,
in quanto per le popolazioni del luogo il riso è stato ed e il cereale di maggiore
interesse alimentare ed anche economico sin dai remoti tempi.
La diffusione del riso in Europa iniziò in Spagna verso I'VIIIo secolo d.C.
ad opera degli arabi che in quel tempo occupavano le provincie del sud. Attual-
mente la sua coltivazione secondo l'ordine di maggiore produzione è diffusa in
Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Ungheria, Bulgaria, Francia e Jugoslavia.
Dalle svariate coltivazioni, oggi il commercio conosce circa mille specie di
riso, le quali vengono identificate in quattro varietà: riso comune, riso semifino,
riso fino e superfino però. a prescindere da questa identificazione, per il nostro
scopo dietetico, il riso che più interessa è il riso sbramato. ossia quello che è sato
liberato dalle glumelle, il quale mantiene integro il suo pericarpo o per meglio
intenderci la sua cmsca ed il suo germe (cioè è realmente integrale).
Come valore alimentare il riso detiene il secondo posto; prima abbiamo il
fmmento e poi il riso però, a livello nutrizionale. diciamo che tutti i cereali inte-
grali più o meno si eguagliano in quanto ognuno contiene l'elemento attivante
specifico pertanto, dal punto di vista biofisiologico, se ognuno viene utilizzato in
modo adeguato ed a tempo debito, si rende indispensabile alla normalità orga-
nica ossia allo stato di salute del corpo quindi, per evitare la monotonia che
psicologicamente è pregiudiziale, si consiglia il loro utilizzo alternato quotidia-
namente ben inteso, sempre nella maggiore condizione integrale ed in armonia
alle compatibilità dietetiche associative fra i vari alimenti.
I cereali 285

DATI ANALITICI

I dati sono riferiti alla media delle analisi eseguite sulle varie specie allo
stato integrale ed i loro valori vengono espressi in percentuale % gr. e mg. in re-
lazione a 100 gr. di prodotto commestibile.

Composizione ?6 gr. Elementi minerali mg. Vitamine m g Amminoacidi m g

Acqua 12.4 Ca - Calcio 17.2 A 200 U.I. Leucina 0.90


Protidi 7 P - Fosforo 220 BI 0.50 Isoleucina 0.45
Lipidi 0.8 Na - Sodio 20 B2 0.25 Lisina 0.45
Glicidi 77.7 K - Potassio 240 R3 o PP 0.70 Valina 0.64
Cellulosa 1.483 Mg - Magnesio 80 R5 0.90 Treonina 0.32
Ceneri 0,617 M n - Manganese 0.8 96 0.80 Fenilalanina0.46
Fe - Ferro 4 E 0.25 Triptofano 0.1 I
Calorie x 100 gr. - Zolla 2 H 0.01 Arginina 0.86
= 363 CI - Cloro 0.39 Inisitolo 0.12 Cistina 0.09
Cu - Rame 0.4 Metionina 0.22
Zn - Zinco 0,2 Tirosina 0.58
Si - Silicio 32 Istidina 0.25
I - Jodio 0.01 Glicina 0.56
Serina 0.47
Prolina 0.49
Acido
Aspartico 0.90
Acido
Glutammico 1.67

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Per la nuova dietetica, quando si parla di riso ci si riferisce sempre a quello


integrale, poiché solo in questa condizione esso ci fornisce tutto il suo poten-
ziale nutrizionale il quale non incontra alcuna controindicazione; ciò dicasi per
tutte le varietà di cereali allo stato integrale.
Come già deno più volte nel corso di questo studio, il cereale privato del
suo pencarpo e del suo germe viene devitalizzato in tutti i suoi componenti. Ciò
giustifica la sua controindicazione specie per certi casi di malattia, es.: nel dia-
bete, in certe affezioni dell'apparato digerente. dell'apparato urinario ecc.
Contrariamente a quanto si è creduto sin d'ora, affermo che su mio consi-
glio, tutte le persone affette dalle anomalie citate hanno ottenuto la loro guari-
gione cibandosi proprio di cereali integrali, ben inteso previa I'assunzione di una
insalata mista di verdure ed ortaggi al crudo.
Il riso integrale e un alimento di grande valore nutrizionale ed energetico.
E' un tonico riequilibratore di tutte le funzioni biofisiologiche dell'organismo:
286 Capitolo X

dall'apparato digerente al sistema nervoso: dal sistema ematico circolatorio va-


scolare a quello linfatico, pertanto viene consigliato indistintamente a tutti.
Fanno eccezione le persone operate agli organi epatobiliari. che potranno ser-
virsi piccole quantità. comunque sempre precedute da abbondanti insalate mi-
ste crude.
A questo punto voglio ricordare una volta ancora. e questo vale per tutti
indistintamente: non mangiare mai cereali alla sera. a meno che non si facciano
poi due ore di attività ginnica in palestra oppure una marcia.
Il riso integrale non si presta molto alle varietà gastronomiche, pertanto la
cottura e consigliabile che sia fatta a parte. cioe non congiuntamente ad altri
alimenti. Dopo la singola cottura può essere utilizzato per la preparazione di
specifiche pietanze (vedi ricettario).
E' consigliabile consumare quotidianamente, specie se si è in cura, 10 gr. di
farina integrale di riso polverizzato; può essere aggiunta alle insalate di verdure
ed ortaggi. oppure diluita in un po' più di mezzo bicchiere d'acqua e presa a sorsi
con il pasto.

SEGALA o SEGALE

(Secale Cereale .L.). Famiglia delle Graminacee.

La segale è una pianta erbacea perenne a coltivazione annua. Si ritiene


originaria delle regioni Euroasiatiche, dall'Austria alla Turchia.
Dai ritrovamenti archeologici dell'era del bronzo, risulta che la segale era
già conosciuta e coltivata in quei tempi però. qualche secolo dopo, si diffuse per
tutta l'Europa Meridionale o Mediterranea.
La pianta è similare a quella del fmmento, però è più robusta ed anche più
alta: pure la spiga è simile, però più lunga e. le cariossidi, sono più sottili ma più
lunghe.
Un tempo, e non molti anni fa, cioè quando vi era minor benessere, la
segale veniva coltivata di più in quanto è una pianta che non richiede ne terreni
ne concimi speciali.
La segale è sempre stata utilizzata per produrre farina e paglia la quale,
questa ultima, ancor oggi viene largamente impiegata nell'artigianato familiare.
La farina di segale per i 213 associata a quella di frumento. viene utilizzata
per la panificazione però. il pane casi ottenuto. non è da considerarsi integrale in
quanto, anche questa. alla macinazione viene privata della crusca e del germe.
Il pane inteerale elaborato con la farina integrale di segale, oltre al valore
nutrizionale ha proprietà terapeutiche ed anche se venisse claborato con le diie
I cereali 287

farine nel rapporto proporzionale già citato, è sempre un pane da preferire al


pane bianco.
Meno ricca in sostanze azotate del frumento. la segale e comunque un
alimento plastico. tonico e ricostituente ed e consigliabile non solo al diabetico.
ma a tutti indistintamente.
Un avvertimento a coloro che intendono coltivare la segale. Se le spighe a
maturazione presentano degli sclerozi negri. vuol dire che sono state attaccate
dal fungo '"Claviceps Purpurea Tul". In questo caso conviene distruggerle
immediatamente in quanto. per effetto di questo fungo, la segale si trasforma in
segale cornuta. la quale e altamente tossica e. se per caso viene utilizzata. puo
produrre nell'organismo quell'intossicazione patologica conosciuta come ergoti-
5mo.

DATI ANALITICI

I dati sono relativi al chicco integrale in relazione a 100 grammi di p r o


dotto edihile ed i valori vengono espressi in percentuale 9/0 gr. e mg.

Compnsi7ione 01 gr. Elementi minerali m g Vitamine m g Amminoacidi me.

Acqua 12.4 Ca - Calcio 115 Provitamina 0.25 Leucina 0.78


Protidi 11.6 P - Fosforo 750 HI 0.35 lsoleucina 0.50
Lipidi 1.7 Nn - Smlio 40 R2 0.17 Lisina 0.47
Clicidi 70.504 K - Potassio hMl H3 o PP 2.4 Valina 0.60
Cellulosa 2 M g - Magnesio 150 RS 0.9 Treonina 0.41
Ccncri 1.796 M n - Manganese 2.5 Hh 0.2 Fenilalanina0.55
Fc - Ferro h C - Tripioiano 0.1 3
Calorie x 100 pr. S - Zolfo 80 D Argininn 0.57
= ?hl CI - Cloro SO E 3 Cisiina 0.23
Co - Cabalto 0.9 Metionina 0.18
Cu - Rame - Tirosina 0.37
Zn - Zinco 1.3
F - Fluoro 0.15
1 - Jodio 0.15

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Dalla risultanza delle analisi si comprende l'importanza della segale.


I Non e la semplice farina di segale privata della crusca ma e quella inte-
grale ad avere il valore terapeutico, in quanto nella crusca, oltre alle vitamine ed
altre sostanze azotate che già conosciamo. sono stati scoperti anche degli enzi-
mi che s\,olgono la loro forza attivante a livello delle ghiandole surrenali.
La dinamica cinetica della simhiosi organica fra le sostanze della segale e
gli umori del corpo, conferiscono al pane integrale di segale le proprieli toni-
che, energetiche e ricostituenti della cellula in genere, il quale si evidenzia come
un rigeneratore dei tessuti vascolari; come antisclerotico, antiemorragico ed
emolliente e lassativo nel contempo. Tutto questo viene riscontrato in quelle
genti o popoli che quotidianamente consumano il pane integrale di segale tosta-
to (ben inteso, lievitato naturalmente); in loro sono pressoché inesistenti le
malattie cardiovascolari e I'arteriosclerosi.
CAPITOLO XI

LE FASUNE E LE FECOLE

Parlando dei cereali abbiamo detto che, a prescindere dall'intossicazione


I alla produzione ad opera dei concimi chimici, dei disinfestanti, diserbanti ecc.,
sia i cereali quanto i legumi vengono ulteriormente intossicati da antimuffe ed
antifermentanti, per consentire i lunghi periodi di immagazzinamento nei silos
costruiti allo scopo.
Oltre a questo antinaturale metodo di immagazzinaggio, il quale diviene neces-
sario prima di essere trasformato in farina, il cereale subisce una ulteriore devitaliz-
zazione, ossia viene privato del suo germe, il quale è l'elemento che racchiude in
! se tutte le sostanze vitali ed attivanti della sua natura. Quindi è più che logico
dire che una farina esente di tali sostanze, biologicamente è inerte. Non basta ....
l
ma abbiamo anche le moderne tecniche di macinazione le quali concorrono a
darci un prodotto ulteriormente devitalizzato; per gli ignari di dietetica, questo
i sviluppo tecnologico non ha confronti in quanto con minor spesa si ha un pro-
dotto altamente raffinato. Questa è la sola cosa che importa, non si pensa ai
deleteri effetti che si originano nell'organismo per conseguenza della quotidiana
assunzione di pane e pasta bianca, come pure dei dolci elaborati con le fanne e
fecole di doppio zero o zero, cioè devitalizzate. Logico, per l'industria ed il com-
mercio questo processo di elaborazione è molto redditizio, in quanto con la
raffinazione delle farine crea dei sottoprodotti, le cmsche, le quali vengono poi
utilizzate per l'alimentazione animale. Saggia ignoranza, pero quello che più
estranea è che questi sistemi di elaborazione vengono tutelati ed imposti con
leggi proposte dai Ministeri di Sanità, i quali si autodefiniscono tutori della
salute pubblica.
Oltre a questo crimine legalizzato nei confronti della salute, il lettore deve
sapere che tutte le farine del tipo doppio zero, allo zero ed uno, proposte dal
commercio in eleganti sacchettini di plastica o ancor più belli contenitori,
sempre per conseguenza della lunga conservazione, vengono addizionate di
ulteriori antifermentanti ed antimuffe di natura chimica. Non basta ancora, per
sopperire alla totale devitalizzazione che il prodotto ha subito nelle fasi di pro-
290 Capitolo XI

duzione, immagazzinaggio e trasformazione con la conseguente privazione


del germe prima e poi della cmsca, come ripeto queste farine vengono additti-
vate con zuccheri, con minerali, con proteine e grassi di ordine sintetico, ossia
chimico, i quali purtroppo sono sostanze che l'organismo non riesce a m e t a b
lizzare e comunque rimangono in circolo nel torrente sanguineo e nei nobili
tessuti epiteliali dell'organismo. Ciò vuol dire intossicazione progressiva per
conseguenza della quotidiana assunzione. (Tutti si chiedono poi perché vengono
i tumori).
La farina privata del germe e della crusca (unici elementi del cereale che
contengono le vitamine del gruppo B), oltre ad intossicare produce nell'organi-
smo delle deficienze vitaminiche che la medicina convenzionale poi cerca di
correggere ricettandoti i surrogati vitaminici di sintesi chimica.
Tanto perché il lettore si renda conto che cos'è la farina bianca e che cosa
contengono i prodotti da essa derivati, citeremo alcuni nomi delle sostanze tos-
siche utilizzate nel processo di imbianchimento. Oltre a quanto è stato esposto
in precedenza, diciamo che le farine vengono imbiancate con: biossido d'azoto,
cloro, clomro di nitrosile, perossido di benzoile, persolfato ecc.
Per aumentare il loro peso, vengono poi addizionate con talco, creta, sabbia
macinata, terriccio, bianco di barite, carbonato di calcio ecc.

TAVOLE COMPARATIVE

Contrariamente a quanto è stato creduto fino ad oggi, o per meglio dire a


quanto la tradizionale dietetica ha voluto farci credere, diciamo che osservan-
do le tabelle più avanti esposte, possiamo renderci conto di quale sia la differenza
fra le farine raffinate e l'integrale, tanto più se consideriamo che in quest'ulti-
ma la presenza della cellulosa o fibre grezze è data per la maggioranza dalla
cmsca, la quale e pari al 20% e oltre. Quindi in effetti con solo 80 grammi di fa-
rina setacciata, poiché nella farina integrale il rapporto fra crusca e farinato è
più o meno questo, abbiamo una maggiore presenza di sostanze proteiche e
lipidiche, diciamo anche di carboidrati in quanto se consideriamo che il fari-
nato è pari al 20% in meno rispetto alla normale farina raffinata per conse-
guenza della presenza della fibra grezza, il rapporto in carboidrati è di gran
lunga superiore, pertanto la reale ricchezza di sostanze nutrizionali del pro-
dotto integrale, che comunque sotto tutti gli aspetti non ha confronto, viene e-
videnziata tanto più se il prodotto e di origine biologica o biodinamica ed esen-
te da sofisticazioni tossiche di ordine chimico.
I valori esposti in tabella sono relativi a 100 grammi di prodotto edibile.
L'espressione e data in percentuale % gr. e mg.
Le fanne e le fecole 291

Componenti

Farina tipo Umidita Protidi Lipidi Glicidi Cellulosa Ceneri Calorie


00 14.4 8.7 1.16 75.405 - 0.335 364
O 14.5 8.85 1.17 75.096 Tracce 0.384 364
I 14.59 8.9 1,204 74.600 0.3 0.406 361
Farina integrale 12.141 11.9 1.8 70.376 2.1 1.683 360
Geme di grano 11.077 35 9.9 40 2 2.023 273

Amminoacidi mg. Farina tipo


00 O I Integrale Germe di grano
Lisina 0.240 0,265 0.400 1.620 1,800
Triptofano 0,130 0,125 0,130 0.280 0.300
Fenilalanina 0,520 0.600 0.620 0.960 1.1 10
Leucina 0,800 O.RW 0.810 I,R00 1,870
Isoleucina 0.530 0.550 0.555 1,240 1,300
Treonina 0.350 0,360 0,370 1,420 1,730
Valina 0,470 0.475 0.500 1,440 1,430
Arginina 0.410 0.420 0.450 1,930 2.ORO
Istidina 0.221 0.225 0.230 0,730 0.950
Metionina 0,180 0.200 0.210 0,430 0.460
Cistina 0.260 0.270 0,280 0.300 0,350
Tirosina 0.350 0,360 0.370 0.930 1.O50

Farina tipo
Elementi Minerali mg. -
00 O I Integrale Germe di grano
Ca - Calcio 16 18 20 73 70
P - Fosforo 186 210 200 80 1 1105
Na- Sodio 3 3 3 52 5
K - Potassio 126 142 170.7 529 823
Mg- Magnesio 0.85 7.67 9 204.4 -
Mn- Manganese 2 2 1.5 7
Fe - Ferro I l .2 1.7 4 8
Cu - Rame 0.15 0,13 0.10 0.6
C1 - Cloro - - - 5 5
S - Zolfo - - Tracce 7 7
292 Capitolo XI I

Farina tipo U.I. U.I.


A Provitamina BI B2 B3 B5 B6 D E H K
00 - 0.18 0.1 I 0.08 0.50 0.15 - - - -
O - 0.10 0.12 0.05 0.84 0.20 - - - - -
I 0.09 0.26 0.06 3.1 0.35 - - 0.09 - -
Integrale 100 0.07 0.50 1.00 2.20 1 I 0.20 1 0.10 100
Germe di 150 0.16 2 0.70 4.5 2 3 0.09 3 0.20 200
prano

IL PANE BIANCO
I1 pane bianco che comunemente e quotidianamente allieta la mensa, pos-
siamo definirlo un accumulatore di tossine in quanto, oltre alle tossine incorpo-
rate nelle farine, al momento della panificazione viene arricchito di ulteriori tos-
sici chimici, destinati ad evitarne I'ammuffimento, ad incrementare una più ra-
pida lievitazione e, per migliorarne l'aspetto, cospargendolo di grassi derivati
da elaborazioni chimiche.
Questo pane non è più il pane che mangiavano i nostri nomi, non ha né
aroma ne colorito, invece è insipido e senza gusto o sapore. Possiamo dire che è
l'elemento base dell'insorgenza dello stato di malattia in quanto, oltre ad intossi-
care, crea stitichezza, la quale è la madre dello stato di malattia e ciò è dovuto
all'assenza della fibra grezza, ossia della cnisca. Tutte le malattie intestinali, in
speciai modo del colon, sono da attribuirsi al cibo raffinato ed esente di fibre
grezze.
Le sostanze tossiche utilizzate nella panificazione, sono il persolfato di
ammonio, il novadelax o perossido di benzoile, perborato di sodio, alko 1. b r e
mato di potassio, fosfato acido di calcio, iodato di potassio ecc.
Quanto ho esposto sul pane bianco vale anche per la pasta ed i dolci in ge-
nere.
Le fan'ne e le fecole 293

IL PANE NERO o TNTEGRALE (Così viene chiamato)

Il pane nero, cosiddetto integrale, che comunemente troviamo ora in ven-


dita nei panifici e negozi di alimentari, innanzitutto e abusivo nei confronti della
legge italiana sulla panificazione, la quale ne esclude la produzione però, quello
che possiamo dire. e che è una ennesima sofisticazione della cupidigja e disone-
sta dell'industria delle fanne e dei panifici i quali. per seguire la moda della
nuova contestazione sorta ed in atto nel campo dell'alimentazione, non hanno
indugiato ad addizionare la farina doppio zero con della crusca. Quanto affer-
mo è realtà. poiché un pane confezionato con la vera farina integrale al 95% non
presenta le stesse caratteristiche del presunto pane integrale che si acquista oggi
sia nei panifici quanto nei negozi di generi alimentari.
In certi panilici vi è una maggiore disonesta in quanto il pane viene confe-
zionato con farine bianche e spolverizzato con della crusca fine e poi ingrassato
con un preparato chimico che lo rende lucido e nel contempo fissa la crusca in
superficie.
Tutto questo non è pane integrale, ma una vera sofisticazione che, a lungo
andare, può produrre nell'organismo i suoi deleteri effetti.

IL VERO PANE INTEGRALE

Il vero pane integrale dovrebbe essere prodotto con farine non setacciate
risultanti dalla macinazione del grano biologico o biodinamico integrale. duro o
tenero che sia, sempre che non sia stato privato dcl suo germe.
La macinazione deve essere effettuata con macine di pietra scalpellate a
mano o con scalpelli pneumatici od elettrici sempre che le superfici di lavoro
risultino con i requisiti necessari allo scopo. La velocità di rotazione delle
macine deve essere molto lenta onde evitare il surriscaldamento della farina. la
quale deve essere raccolta senza setacciarla.
L'impastazione delle farine integrali deve essere fatta con acqua e con il
lievito naturale prodotto da un previo impasto di una piccola quantita di farina
integrale posta in lievitazione con il sistema di macerazione naturale ad una
temperatura non superiore ai 37 gradi.
Ottenuto l'impasto con il modo già esposto. si procede alla cottura in forni
a legna. Sia il forno elettrico quanto quello alimentato con combustibile petrol-
chimico, sono i meno adatti, specie quest'ultimo. per l'esalazione dei gas n+
civi.
Certo il pane che si elabora con farina integrale al 100% non e un pane di
bella presenza, inoltre non si può spezzarlo con le mani in quanto è molto fria-
bile, a meno che non si utilizzi nell'impasto qualche uovo, il che secondo il con-
294 Capitolo XI

cetto della nuova dietetica risulterebbe biochimicamente incompatibile, poiché


l'associazione di due elementi proteici è esclusa, comunque sia, è sempre più
salutare del pane bianco.
Un discreto impasto per pane integrale che soddisfi i requisiti richiesti, si
prepara con l'addizione minima di 150 grammi di farina tipo 1 su 850 grammi di
farina integrale, certo che anche questa farina deve essere di frumento biologi-
co.
Il pane integrale può essere elaborato anche con l'associazione congiunta
delle farine integrali ottenute da altri cereali; es. frumento con orzo, frumento
con segale, fnimento con avena ed anche con la totale associazione delle quattro
associazioni, frumento, avena, segale, orzo, riso; però in questo caso è
preferibile che la percentuale massima risulti della farina di frumento.
A questo proposito voglio ricordare che certi illustri colleghi non ammett*
no od accettano l'associazione delle fanne di cereali, ossia dicono che non vi è
compatibilità alimentare fra cereale e cereale, poiché la struttura molecolare di
un cereale non è uguale all'altro e cosi via.
A questi signori dico che in questo caso non è la struttura atomica della
cellula che, per quanto sia differente, genera l'incompatibilità poiché, la loro na-
tura è la stessa. (Qui non siamo nel caso degli elementi proteici di differente
natura).
La cellula è formata da molecole e, che una cellula ne contenga di più o di
meno dell'altra, se di natura uguale, non fa differenza biochimica, solo che una
cellula assorbirà di più acqua dell'altra, ma il tempo di destrinazione non
cambia. Pertanto, nel caso di associazione di più farine, il processo digestivo
non subirà modificazioni rilevanti e compromettenti lo stato di salute. (Ciò che
compromette la salubrità del processo digestivo è l'associazione di proteine di
natura diversa, poiché nella loro elaborazione digestiva richiedono sostanze ed
umori organici differenti, che biochimicamente si oppongono).
Quanto ho detto in merito alla destrinazione degli amidi dei cereali, lo
possiamo notare osservando il loro tempo di cottura e la quantità d'acqua utiliz-
zata. Le prove sono state effettuate con le pentole A.M.C. però gli stessi risul-
tati si ottengono anche con altre pentole similari.
I tempi di cottura sono sempre gli stessi, sia per il frumento quanto per
l'orzo come pure per il riso. Se si preferisce il cereale cotto (come si suo1 dire al
dente), lo si cuocerà per 45 minuti; se invece lo vogliamo più cotto, bisogna por-
tare il tempo di cottura a 60 minuti.
L'acqua necessaria per questo tipo di cottura vana secondo la specie del
cereale, comunque il rapporto é il seguente:

1 tazzina di frumento e 4 112 di acqua


1 tazzina di orzo e 3 112 di acqua
1 tazzina di riso e 2 112 di acqua
Le fanne e le fecole 295

Strutiura molecolare degli amidi che costituiscono le farine di alcuni cereali; di


alcuni legumi e delle patate.

Struttura molecolare dell'amidodi Frumento. Struttura molecolare dell'amido di riso

Stmttura molecolare dell'amido d i mais. Stnittura molecolare dell'amido della farina


di fagioli incompatibile con quella del cerea-
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Stmttura molewlare dell'amido della farina Stmmra molecolare dell'amido della farina
di lenticchie secche incompatibile con quella d i parate incompatibile con quella del cereale.
del cereale.
296 Capitolo XI

Ritornando in tema di panificazione, voglio ricordare che si può panificare


qualsiasi specie di farina integrale di cereale; come facciamo il pane con la
farina di frumento possiamo fare quello di avena, come pure quello di segale, o
di ORO, di riso, di miglio ecc.
Ricordo che durante la seconda guerra mondiale. a noi militari, specie negli
ospedali militari, ci somministravano le pagnotte fatte con farina di riso (certo
non integrale) perché la legislazione sulla panificazione lo proibiva (che
stupidi!!!!).
Il pane integrale preparato con farine integrali biologiche come poc'anzi ho
citato, oltre ad essere un vero alimento che può sostituire qualsiasi altra protei-
na, è un alimento energetico, specie se viene associato alle insalate miste crude
di verdure ed ortaggi di stagione.
Per quanto sia un alimento più acidificante che basico, contrariamente al
tradizionale pane bianco, il pane integrale è un regolatore dell'intestino, in
quanto stimola la peristalsi intestinale per il concorso delle sue fibre grezze che,
nel contempo, svolgono anche una vera funzione di drenaggio salvaguardan-
do in particolar modo la salute e la normalita del colon. Contrariamentea quanto
si è creduto, il pane integrale non ha nessuna controindicazione, sempre che ven-
ga assunto nelle modalità suggerite dalla nuova dietetica.
I1 pane integrale offre all'organismo vitamine che il pane bianco non ha,
inoltre le vitamine del gruppo B sono più complete e se consideriamo il rappor-
to peso, possiamo asserire che il tasso dei loro valori è maggiore.
In poche parole, mangiando pane integrale si riduce notevolmente la stiti-
chezza. o per meglio dire, non provocasi stitichezza, la quale è la madre di tutti i
mali, anche dei tumori e cancri del colon.

Poiché siamo ancora in tema di farine, voglio ricordare che anche dai legu-
mi e da certi tuberi si ricavano farine che comunemente vengono chiamate
fecole, però la loro elaborazione va oltre al normale proceso di macinazione.
Certe specie sono un sottoprodono conseguente all'elaborazione chimica indu-
striale del processo di oleificazione dell'olio di semi. Guardatevi bene di non
utilizzarle, o tutt'al più riducete il più possibile il loro consumo. Non sono per
nulla nutrienti ed a lungo andare producono carenze organiche.
Per ciò che concerne le ricette, sia dei vari tipi di pane integrale e di dolci
prodotti con fanne integrali, vedi il ricettano trofogastronomico.

IL GERME DI GRANO

Per chi da tempo si alimenta con farine e pane integrale di cereali, il germe
di grano lo assume in dose equilibrata, e I'enunciazione è superflua; ma per chi il
Le fanne e le fecole 297

La crusca. e formata dal pericarpo il quale C mrnposto dall'epicarpo. dal rnesocarpo e dall'endocar-
po inoltre. dal perisperma composto dal teprnenfo seminale e dalla banda jalina ed infine. dallo
strato aleuronico che ricopre I'endosperma dal quale si ricai,a 1s farina.
pane integrale è sconosciuto e si vuol iniziare alla vera alimentazione sana, è
bene che spenda qualche notizia su questo elemento vitale, sia del cereale e sia
per chi di esso si nutre.
Il g e m e di grano, come abbiamo gih detto parlando dei cereali. è la gemma
della cariosside, ossia l'embrione strutturale della futura pianta, ed è situato
nella parte dorsale inferiore dell'endospema (vedi figura).
E' protetto dallo scutello ed è in parte connesso ai tessuti dello strato aleu-
ronico, ricchi di sostanze proteiche e lipidiche le quali, in concomitanza di tutto
il processo enzimatico secreto dallo strato epiteliale del seme, prowedono alle
necessità nutritive nel periodo di germinazione.
Questo elemento vitale del cereale, con le moderne tecniche di macina-
zione, sia per il frumento e la segale, quanto nel processo di brillatura per il riso
e di perlatura per l'orzo, viene asportato con la cosiddetta crusca. Ciò devita-
lizza il cereale e la sua farina.
Si deve sapere che la struttura nutrizionale del germe di grano è composta
per un 35% da proteine, da un 9.9% di lipidi, dal 40% di zuccheri o carboidrati,
dal 2% più o meno da elementi e sostanze minerali; inoltre il suo complesso
vitaminico è uno dei più completi.
Il germe di grano, oggi lo troviamo in commercio solo nei negozi di ali-
menti dietetici e nelle cooperative di determinati centri culturali della nuova
contestazione.
Per il suo alto contenuto di sostanze nutrizionali, è indicato sia al bambino
quanto all'anziano; negli stati di anemia, di astenia in generale, nelle convale-
scenze, nell'allattamento, nella gravidanza ecc.
Lo consiglio come alimento integrativo per sopperire la devitalizzazione
degli alimenti in genere nella dose quotidiana di 1 cucchiaino da caffe per i bam-
bini e da 112 a 1 cucchiaio da zuppa per gli adulti (si prende associato nel
mueslei oppure nelle insalate accompagnate da cereali, ma mai da altri alimenti
proteici).
Si sappia che, per il suo tasso fosfolipidico, viene consigliato come ali-
mento di prevenzione ed equilibrante del coefficiente colesterolemico.

LIEVITO D I BIRRA o L E V I T O DIETETICO

(Saccharomyces Cerevisiae o Saccaromicetacea).

Che cos'è il lievito di birra o lievito dietetico?


Il lievito in genere non è che la risultanza di un raggruppamento di micm-
organismi vegetali o fermenti, detti amhe funghi, i quali danno vita al processo
Le fanne e le fecole 299

di fermentazione di determinate sostanze; questi fermenti vengono chiamati sac-


caromiceti.
I più conosciuti sono quelli che attivano le fermentazioni alcooliche, i quali
vivono in colonie sui substrati zuccherini. Vengono classificati in lieviti alti e
lieviti bassi; i primi sono i lieviti da panificazione, i quali in alcuni paesi talvolta
vengono anche utilizzati per la fabbricazione delle birre forti. Gli altri invece,
cioè i lieviti bassi, sono quelli che comunemente vengono utilizzati ad uso diete-
tico e terapeutico,con ciò, servono anche alla fabbricazione delle birre leggere,
in quanto il loro optimum di attivith è all'incirca fra i 5 e i 6 gradi.
Nella fermentazione, poiche questo è il loro terreno, l'azione dei lieviti è
quella di attaccare gli zuccheri o gli idrati di carboni0 del succo d'uva, del succo
di mele, dei cereali in genere ecc. sdoppiandoli in alcool e anidride carbonica.
Terminato questo processo per esaurimento dello zucchero, il complesso
microcellulare vegetale si deposita nel fondo del recipiente in cui è awenuta la
fermentazione, dando vita alla sostanza che noi chiamiamo lievito.
Allo stato fresco, il lievito di birra si presenta come una pasta di colore
giallo chiaro, il quale per il nostro scopo viene proposto al commercio trasfor-
mato in fiocchi o in farina. Tale condizione è conseguente al processo di disidra-
tazione e di essicamento, in quanto allo stato fresco non consente una lunga con-
servazione, invece sotto questa forma, cioè essicato ed invasato in recipienti di
vetro o di materiale impermeabile e compatibile alla sua natura, ci permette la
conservazione anche per la durata di un anno.
Come già detto, si conoscono vari lieviti ottenuti dalla fermentazione di so-
stanze vegetali, ma i più raccomandabili sono quelli risultanti dalla fabbricazio-
ne della birra di poca gradazione.
Il lievito di birra annovera una millenana storia, in quanto la fabbricazione
della birra conta più di 4000 anni di vita. Risulta che i popoli dell'antica M e s e
potamia hanno utilizzato come alimento il lievito residuato dalla fermentazione
della birra in quanto, sin da allora, fu riconosciuto il valore nutrizionale di
questa sostanza. Risulta pure che i medici arabi dei popoli che occuparono la
Sicilia e la Spagna, non mancavano mai di prescrivere nelle loro ricette il lievito
di birra.
A quel tempo non conoscevano le vitamine, le proteine, gli amminoacidi e
l'incidenza organica dei sali ed oligoelementi minerali, come crediamo di cono-
scerli noi che utilizziamo il microscopio ed i reagenti chimici atti ad isolare le
varie sostanze, ma con il saggio istinto e la grande osservazione, seppero trarre
dagli elementi della natura il massimo beneficio organico, quindi quello che cre-
diamo di scoprire noi non è altro che il ripetersi considerato della cultura di un
tempo volutamente ignorata e sottovalutata dalla presunzione evolutiva della
pseudo scienza moderna. La saggezza istintiva suffragata dalla osservazione dei
fatti (scienza) vale molto di più dell'incompleta e creduta saggezza del moderno
laboratorio il quale. escludendo i valori bioanimistici fisiologici si esilia, occul-
tandoci i veri principi della essenza esistenziale.
Stando alle moderne conoscenze di laboratorio, secondo il Dott. Sontag,
oggi diciamo che 100 gr. di lievito di birra contengono tante proteine quante ne
contengono 250 grammi di carne: contengono da I O a 20 volte più vitamina B3
o PP e 10 volte più vitamina 86 della carne: 2 volte più di vitamina B 2 del fe-
gato; 10 volte e più di vitamina B1 del pane integrale e 20 volte più vitamina R 9
della crusca ecc. Secondo altri ricercatori. il lievito di birra contiene tutte le vita-
mine del gruppo B. inoltre le vitamine D ed E.
Sempre restando sulla media delle varie analisi. si può dire che il tasso
proteico del lievito di birra è di gran lunga superiore a quello della carne; in ef-
fetti il valore proporzionale, approssimativamente. si puo calcolare di un 30% in
più. inoltre diciamo che le proteine del lievito di birra contengono in quantità
maggiore tutti gli amminoacidi ritenuti essenziali.
Il lievito di birra può essere considerato l'alimento più rimineralizzante,
dato l'alto tenore quantitativo dei suoi minerali (sali ed oligoelementi). Secondo
il Dott. Hugues Gounelle, il lievito di birra può rivendicare un posto di primo
ordine fra gli alimenti di equilibrio e risparmio. ciò è dato dalla coesistenza degli
acidi aminici indispensabili.

DATI ANALITICI

I valori sono da considerarsi come la media delle vane analisi e sono rife-
riti a 100 grammi di prodotto. espressi in percentuale % gr. e mg.

Composizione 5% gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.

Acqua 7 Ca - Calcio 120 BI 11


Protidi 50 P - Fosforo 1900 82 5
Lipidi 2 Na - Sodio 150 8 3 o PP 37.5
Glicidi 36.5 K - Potassio 1800 B5 17.5
Ceneri 4.5 Mg - Magnesio 200 B6 7
Mn - Manganese Tracce B8 o H 1
Calorie x 100 gr. = 386.5 Fe - Ferro 20 B9 o M 2
S - Zolfo 40 D 0,9
CI - Cloro Tracce E 1.35
Al - Alluminio
Sn - Stagno
Ag - Argento H

Au - Oro >
Cu - Rame
B - Bom n
Si - Silicio
Le farine e le fecole 301

I1 60% delle sostanze è in combinazione con I'acido fosforico.


Come già detto, le proteine del lievito di birra contengono tutti gli ammino-
acidi essenziali, i quali in alcune hanno un tenore quantitativo molto elevato. In
effetii, secondo le ricerche di Luen e Novak, la zimocaseina è costituita dal
3 3 3 % di istidina: da11'8,39% di arginina; da11'1,48% di tnptofano; dall'l1,4040
di lisina; dal 3.1 8% di leucina; dallo 0.74% di cistina e dal 19.52% di acido glu-
tammico. Inoltre. dalle ricerche di Thomas. la cerevisina risulta che contiene il
2,02% di istidina; il 4.42% di arginina; 1'8,10% di lisina; il 2.30% di triptofano
ecc.
I1 lievito di birra è ricco di glutatione, il quale è un protide sulfureo com-
posto da tre amminoacidi (l'acido glutammico, la cisteina ed il glicocollo), so-
stanza composita presente anche nel sangue ed in diversi organi, quindi propria
dell'organismo, ed è ciò che qualifica il lievito come elemento indispensabile al
proceso ossiriduttivo del metabolismo.
Il lievito di birra è ricco di enzimi indispensabili al processo nutrizionale
come la zimasi, I'invertina, la maltasi. i fosfati ecc.
Anche il tasso lipidico, il quale è contenuto al 2%, fornisce steroli quali
I'ergosterolo e lo zimosterolo; acidi grassi come la stearina, la palmitina. I'acido
arachidonico. lecitine ecc.
I1 lievito è un concentrato di sostanze prive di fibra grezza, pertanto la sua
assunzione non deve eccedere alle dosi più avanti indicate, in quanto sono più
che sufficienti a complementare gli alimenti che comunemente si assumono in
un pasto, sia esso dietetico quanto tradizionale.

CARATTERISTTCHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE


Dalle componenti del suo complesso stmtturale, si evidenzia l'elevato te-
nore proteico, il che caratterizza questo alimento altamente acidificante, con
tutto ciò se viene somministrato nelle dosi e modalità indicate, lo consideriamo
un integratore ricostituente per eccellenza.
Lz sua azione si evidenzia come tonico del sistema nervoso e cardio-
circolatono-vascolare; stimolatore delle ghiandole endocrine in genere; come
stomachico, digestivo, antianemico, antitossico. antimicrobico e combatte
I'arteriosclerosi.
E' indicato a tutti indistintamente, dal neonato all'anziano, alla donna in
gravidanza e durante I'allattamento; negli stati di astenia in genere; nei casi di
demineralizzazione; nel linfatismo; nelle intossicazioni intestinali; nella stiti-
chezza ed in tutte le affezioni degli organi imputati alla digestione; nell'esaiin-
mento nervoso; nelle affezioni cardio-circolatone-vascolari e del sistema linfati-
co; nell'arteriosclerosi; nel diabete ecc.
Si somministra diluito in un po' d'acqua o in cachet oppure, per chi lo appe-
tisce, può essere addizionato come condimento nelle insalate o sul riso integra-
le anzi, in questo caso, voglio ricordare che l'apporto della vitamina B contenu-
ta nel lievito facilita la digestione di tutti i cereali.
Come dose di prevenzione e mantenimento, per un adulto sono più che
sufficienti due cucchiai da zuppa colmi al giomo, presi all'inizio del pasto (uno a
pranzo ed uno a cena). Per i bambini, secondo l'età, si consiglia da l a 3
cucchiaini al giorno però, in questo caso, è preferibile che sia un medico natu-
ropata a stabilirlo, vedendo il soggetto.
CAPITOLO XII

GRASSI (Oli, margherine, burro, latte, yogurt) - (strutto, carne, pesce).


I GRASSI
---

Un'infinità di idee mi albergano la mente; sui grassi troppo ci sarebbe da


dire e contraddire; sarei invogliato a farlo ma purtroppo, data la complessità del
tema, per non stancare il lettore, mi limito solo ad esporre il concetto essenziale
in materia ispirato dalla nuova dietetica.
Benché il tema sia già stato trattato nel paragrafo inerente ai lipidi, come
nota introduniva di questo capitolo trofologico, e bene ricordare ancora qualche
cosa inerente all'assillante tema.
Con tutto ciò che ai grassi
- sia stata riconosciuta un'imwrtanza nutriziona-
le, dobbiamo dire che, se vengono utilizzati in maniera inadeguata e soprattutto
se provenienti dalle industrie alimentari, cioè i prodotti che onai
.- il commercio ci
propone ed offre come gli oli raffinati d'oliva, di semi vari ecc.; come sostanze
grasse quali il burro e le margherine, il lardo, lo strutto, il lane di latteria ed i
formaggi stagionati, stiamo pur certi che invece di farci bene, pregiudicano in
modo letale la salute del nostro corpo.
E' già risaputo che l'organismo produce i grassi, come è risaputo che, anche
se non si mangia il lardo, lo strutto, il formaggio, le uova, il latte e se non si
consumano gli olii, bensi altri alimenti ed in special modo quelli del mondo
vegetale anzi, sono questi che allo stato naturale contengono le sostanze grasse
o acidi essenziali. quali l'acido oleico, linoleico, il linolenico e I'arachidonico,
noi forniamo al corpo le sostanze lipidiche più che sufficienti al quotidiano fab-
bisogno.
Consideriamo un pochino: cosa mangia il maiale che ci fornisce carne e
grassi? Non gli diamo di certo l'olio d'oliva, ne quello di semi, ne lo strutto, né il
lane, ne il burro ecc., gli diamo avanzi di verdure ed ortaggi impastati con
farine, senza alcun condimento specifico, eppure lui ci dà i grassi e le braciole.
Come già detto, l'organismo abbisogna degli acidi grassi non saturi cioè di
quei grassi che contengono prevalentemente le sostanze ritenute essenziali ci-
tate in precedenza, le quali sono caranerizzate dalla catena degli atomi di car-
bonio incorporata nella molecola della glicerina (questo secondo la biochimica)
le quali, benché siano presenti in misura infinitesimale, sono più che sufficienti a
soddisfare le necessità organiche.
304 Cauitolo XII

Orbene, prevalentemente queste sostanze le troviamo presenti in tuiti i


cereali, nei legumi, nelle sementi fmtto quali le olive, le noci, le nocciole, le
mandorle dolci, i pinoli ecc. in quantità elevata: però sono pure presenti in dose
minore anche nella fmtta fresca e nelle verdure ed o r t a a i anzi, e proprio questa
una delle componenti condizionali che determinano la compatibilità dietetica di
questi ultimi con l'alimento proteico.
L'equilibrio biochimico fisiologico delle sostanze o acidi grassi presenti in
questi alimenti vegetali (allo stato integrale) determina I'illogicità della su-
perflua ed eccedente assunzione delle sostanze grasse di ordine industriale,
tanto più se questi grassi vengono cotti. Con la cottura, il grasso si trasforma e
diviene maggiormente pregiudiziale all'economia dell'organismo (forma cristalli
e sostanze cancerogene).
I lipidi contenuti nell'alimento vegetale integrale, non sono isolati come lo
sono gli oli ed i grassi prodotti dall'industria olearia, ma sono associati ad altre
sostanze in modo naturale, quindi in piena normalità biochimica. pertanto sono
tollerabili ed approfittabili da qualsiasi organismo, sano o malato che sia (non
hanno controindicazione). La loro presenza varia da 0.05 mg. a 1 - 2 - 3 - 4 - 5 -
6 gr. e più per 100 grammi secondo la specie di alimento. In una alimentazione
lattoovevegetariana ben equilibrata secondo il concetto della nuova dietetica,
diciamo che non esiste alcun deficit lipidico da indurre ad una ulteriore
somministrazione di grassi e di oli di origine industriale, tutt'al più, per soddi-
sfare il palato, ed in quantità controllata, viene concesso l'olio d'oliva vergine ed
extra vergine per condire le insalate. le zuppe ecc., pero sempre allo stato cmdo.
I grassi o lipidi hanno sempre costituito il punto controverso della dietetica
e della medicina ufficiale. Hanno sempre avuto ed hanno dei ferventi sostenitori
come sempre hanno avuto ed hanno degli accaniti oppositori almeno per ciò che
si riferisce ai grassi di produzione industriale. I primi hanno sostenuto e sosten-
gono tutt'ora la tesi che, se un corpo non assume una determinata quantità di
grassi. siano essi di natura animale quanto vegetale (la cui dose e letteralmente
indefinibile a stabilirsi in quanto dipende dalla natura del soggetto), I'organi-
smo non può compiere il suo normale ciclo di vita. Mentre i secondi, e fra questi
si annovera anche l'autore di questo libro. condividono si che l'organismo per
svolgere il suo normale ciclo biofisiologico necessita anche delle sostanze lipidi-
che essenziali, ma con tutte le riserve se non escludono categoricamente la
specifica assunzione del grasso isolato, consigliano per lo piu l'utilizzo di ben
limitate specie di grassi ed in limitate circostanze.
Tutti i grassi e gli olii di ordine animale quanto vegetale prodotti dall'in-
dustria, a lungo andare per l'organismo diventano deleteri. Fanno eccezione
l'olio d'oliva vergine di prima spremitura a freddo ed a bassa pressione, il burro
ed i formaggi magri non fermentati prodotti con latte naturale e con il sistema
casereccio di un tempo.
Gli altri oli classificati di semi, il burro industriale e le margherine p r o p
ste dal commercio con la fantasiosa ed indiscriminata propaganda, non sono
altro che un elaborato chimico. E' vero che tutti i semi contengono olio, ma al-
I l'olio prodotto dall'industria olearia moderna non resta altro che il nome del
seme di cui si presume sia ricavato, in quanto non è altro che un prodono o un
cumulo di sostanze ed acidi di sintesi chimica utilizzati per poterlo produrre.
Nella alimentazione controllata della nuova dietetica, non si creano né
carenze ne scompensi, poiché l'apporto nutrizionale è il più razionale ed equili-
brato per tutti gli organismi. In effetti, sia il tasso del colesterolo, dell'azoto,
quello degli zuccheri, con questa alimentazione naturale, non eccede mai ai
valori della norma, anzi direi che è inferiore.
Viene smentita dunque la teoria che stabilisce l'importanza dei grassi quali
elementi di apporto energetico. Il grasso in sé partecipa nell'armonia stmtturale
fisicc%muscolare ed è anche un termoregolatore, ossia aiuta a sentir meno
freddo, con ciò non si deve eccedere nell'assunzione perché quello che non viene
metabolizzato, ossia non bmciato, forma depositi tessutali sia a livello epiteliale
quanto cellulare del sangue e della linfa. In effetti, tutte quelle genti che per esi-
genze climatiche e geografiche sono orientate all'anormale consumo di carni e di
grassi, hanno dimezzato la loro esistenza; vedi la longevità dei popoli nordici
scandinavi e degli esquimesi. A quarant'anni sono vecchi decrepiti ed ammalati
e questo perché, l'alimento vegetale di cui noi disponiamo, nel loro ambiente non
vegeta, pertanto la loro alimentazione è prevalentemente carnea e di grassi ani-
mali o di sintesi chimica.
La vera digestione dei grassi non awiene nello stomaco, bensi inizia nel
duodeno e termina nell'intestino tenue per l'azione della bile il cui potere emul-
sionante predispone il chimo all'azione dei succhi pancreatici, ossia alla lipasi
pancreatica ed a quella enzimatica enterica le quali scindono i lipidi in acidi
grassi formando il chilo. Però ciò che dobbiamo ricordare anche è che i lipidi si
generano dalla trasformazione dei protidi e dei glicidi.
I grassi vengono metabolizzati solo con l'azione della colina e della metic-
nina, le quali sono sostanze proprie dell'elemento organico ed anche derivate da
altre sostanze, pertanto diciamo che sono prodotte nel nostro organismo quanto
presenti nel cibo stesso; ad ogni modo, la normale digestione della sostanza
grassa quanto proteica, awiene previa I'ingrstione dell'ortaggio somministrato
in insalate miste cmde, la cui presenza funge anche da catalizzatore.
Quanto affermo è avallato da 27 anni di esperienze cliniche, eseguite prima
sulla mia persona, poi su tutti coloro che in questi 27 anni hanno chiesto ed 0s-
servato i miei consigli dietoterapici. Sono le risultanze ed i fatti che danno risal-
to a quanto asserisco, e questi sono tutti documentabili.
Orbene, nella vostra alimentazione se volete condire il cibo, l'unico olio
che consiglio è solo l'olio d'oliva di prima spremitura a freddo ed a bassa pres-
sione, servito a crudo sulle insalate, sulle zuppe, minestroni ecc. Potete utiliz-
zare anche il burro, ma dovete assicurarvi che sia stato elaborato con latte puro
ed esente da sofisticazioni, comunque si dovrà assumere con moderazione ed in
conformità alle compatibilità fra gli alimenti.
Gli oli di semi in genere. le margherine ed il burro industriale, vengono
banditi completamente dalla nuova dietetica, specie gli oli di semi e le marghe-
rine in genere, in quanto non sono altro che un cumulo di sostanze derivate
dall'elaborazione chimica, nella quale vengono utilizzati prodotti di sintesi che a
lungo andare, lasciano nell'organismo il loro biglietto da visita.
Prima di iniziare la se pur breve esposizione dei vari grassi che dai prodot-
ti naturali vengono estratti, è bene ricordare la loro classificazione struttura-
le. la quale è relazionata al loro contenuto in acidi grassi presente in ogni sin-
gola specie dalla cui denominazione vengono definiti in acidi saturi ed insa-
turi dei quali, gli ultimi, vengono contraddistinti in monoinsatun e polinsa-
turi.
Con la presenza di questi gruppi acidi, si determina il valore e l'importanza
nutrizionale dell'alimento grasso in se, la quale è relazionata alle catene di lega-
mi degli atomi di carbonio, alla molecola di glicerina presenti negli acidi
costituenti la stnittura, nei quali vengono consentiti o no altri legami o catene di
legami di carbonio. Es.:

Gli acidi grassi saturi. in via di massima vengono espressi dalla formula
Cn Hn 02 in ogni catena, la quale contiene un numero pari di legami di carbonio
(da 2 + 30); i più importanti sono I'acido palmitico e lo stearico, rispetti-
vamente con 16 e 18 atomi di carbonio, i quali non consentono altri legami in
quanto tutte le valenze di carbonio sono sature.

Invece fra gli acidigrassi-insaturi.abbiamo i monoinsatun espressi con la


formula di massima Cn H2"-202, con doppi legami in catene di atomi di carbo-
nio, fra i quali il piu importante è I'acido oleico; poi abbiamo la serie linoleica
espressa con la formula di massima Cn Hh-402, inoltre vi è l'acido arachidonico
dato dalla formula CN H2.-802.
Gli acidi grassi polinsaturi sono espressi con la formula Cn Hln 02, alla
quale appartiene la serie linoleica.
La specie degli acidi grassi naturali insaturi. è caratterizzata da due valen-
ze in cui due atomi di carbonio contigui restano insaturi e si uniscono fra loro
formando quello che in biochimica diciamo doppio legame.
I grassi 307

Questi acidi grassi insaturi, sono quelli che più caratterizzano i fruni o se-
menti oleose (utilizzati anche per la preparazione dei cosiddetti oli commestibi-
li): fra queste sementi o fmtti si annoverano le olive, la soia, il girasole, il mais: li
troviamo presenti in considerevole quantità anche nel tuorlo d'uovo che è un
prodono di ordine animale.
Gli acidi grassi monoinsaturi, secondo la progressione, prevalgono nell'olio
d'oliva, nell'olio di arachide e nel tuorlo d'uovo, invece gli acidi grassi polin-
saturi caratterizzano l'olio di soia, quello di girasole e quello di mais.
Oltre ad evidenziare la quantità presente degli acidi grassi essenziali, la
preponderanza degli acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi, determina
il sapore, la consistenza ed anche il colore del grasso in se, inteso come specifico
alimento.

OLIO D'OLIVA

Nel paragrafo della frutta oleosa, parlando delle olive, abbiamo ricordato
che queste sono state il primo fmtto dal quale l'uomo ha estratto l'olio.
Dal primitivo e rudimentale ma sano sistema di un tempo, la metodica
estrattiva degli oli vegetali ha subito l'influenza dell'evoluzione tecnologica e
chimica, tanto che oggi, quando utilizziamo uno di questi oli per condire un ali-
mento qualsiasi ci domandiamo: sarà per davvero olio d'oliva, di girasole, di
mais ecc. oppure non sarà uno dei tanti intmgli di sostanze chimiche, vanto della
scienza tecnologica chimica moderna? Purtroppo. devo dire che la maggioranza
degli oli clie acquistiamo dal droghiere o nei supermarket, benché i loro conteni-
tori abbiano o no posto il marchio di qualità, non sono né olio d'oliva puro e
meno ancora olio di mais, di girasole ecc. Questi oli portano solo il nome del
fmtto o seme con il quale sono stati prodotti.
A prescindere dalla loro struttura o caraneristica la quale può apparire
anche reale, sia per il grado di acidità, per il colore, per il gusto o sapore (frutto
dei più avanzati accorgimenti dell'esperienza chimica). diciamo che ciò che
smentisce innanzituno la genuinità dell'olio, sia esso d'oliva quanto di semi, e il
prezzo.
Riferendoci all'olio d'oliva extra vergine e vergine di prima e seconda
spremitura a freddo ed a bassa pressione, diciamo che per ricavare un litro di
olio ci vogliono da 5 a 7 Kg. di olive in quanto la resa è condizionata al grado di
maturazione, alla natura del terreno ed all'ambiente geoclimatico degli oli-
veti.
308 Caoitolo XII

Quanto affermato si pub constatare osservando le olive della Sardegna,


della Sicilia, della Calabria. del Molise, delle Puglie, della Campania, del La-
zio, degli Abmzzi, dell'umbna, della Toscana, della Liguria e del Garda. Tutte
sono differenti e la loro resa sia qualitativa che quantitativa è pure differente.
Oggi con 3.000 o 4.000 lire al litro è impossibile pretendere di acquistare
olio extra vergine o vergine e nemmeno olio d'oliva normale, poiché se si rela-
ziona il costo delle olive, il costo della mano d'opera, le tasse, più I'ammor-
tamento delle attrezzature industriali e l'utilità del produttore, ben presto ci si
convince che il prezzo dell'olio posto in commercio ci evidenzia la non genuini-
tà, in quanto viene venduto sottocosto.
Un altro fattore importante che determina la genuinità, è l'acidità dell'olio
la quale, in condizioni naturali senza alterazioni di sorta, è relazionata all'am-
biente di provenienza delle olive, al loro grado di maturazione e dall'immediata
o no spremitura. Questi sono i principali fattori che determinano l'acidità
dell'olio d'oliva naturale; in effetti diciamo che l'olio prodotto con le olive del-
l'Abruzzo presenta una acidità che va da 0.5 a 1,O grado, invece quello prc-
dotto con le olive della Calabria ha una acidità che va da 3.6 a 12,3 gradi poiché
questa è l'acidità caratteristica delle olive di queste regioni. Quindi, se in com-
mercio trovate olio calabrese con un grado di acidità inferiore ai valori esposti,
significa che è stato rettificato con altri oli vegetali (generalmente con oli di semi
vari).
Per dare la possibilità di una maggiore conoscenza in merito all'acidità
dell'olio d'oliva, riporto i valori relativi ai luoghi d'origine, i cui dati sono riferiti
all'olio prodotto industrialmente.
Nella tabella che segue, riportiamo i valori degli elementi riscontrati come
costituenti la struttura dell'olio d'oliva prodotto artigianalmente con una pressa-
tura a bassa pressione. A prima vista notiamo la grande differenza che c'è fra gli
elementi che costituiscono la struttura dell'oliva integrale; in effetti, con I'estra-
zione dell'olio noi alteriamo l'equilibrio organico dei componenti, degli ele-
menti minerali e delle vitamine. I protidi, i glicidi e le ceneri vengono ridotti a
livello di milligrammo invece, per il tasso vitaminico, purtroppo dobbiamo dire
che e presente in forma di tracce.
Vi è presente si un alfa carotene con la xantofila e la vitamina E con valori
che possono variare da 3 a 30 mg. per ogni 100 gr. di olio. (L'olio d'oliva vergi-
ne decantato e non centrifugato, contiene clorofilla e lecitina).
OLIO D'OLIVA

Luogo d'origine grado di acido acido acido acido acido acido altri acidi
delle olive acidità palmitico palmitoleico stearico oleico linoleico linole-
dell'olio nico

Garda 1.0'2.6 Il.Oil2.O 0.8-1.9 1.2-1.6 75.3i80.2 5,4+10.2 0.3


Liguria 0.51- 5.6 8.9+10.9 1.1-4.4 0.9-3.2 72.3-79.6 6.5' 12.4 Tracci

Toscana 0.8s 4.1 9.6i12.7 0.5'3.4 0,912.6 73.4i77.5 7.3s13.7


Umbria 0,7+ 3.3 9.5'13.1 1.814.4 O.li1.7 70.9L77.4 9.1111.6
Lazio 1.7- 4.2 11.9-12.5 2.7-3.6 0 5 l l 67.7+72,9 11,6+15,1
Abmzzo 0.5s 1.0 10.6~13.5 1.9i4.6 1.412.5 65.5-73.7 IO.O+I5,0
Molise I.l+ 12.3' 1.1- 1.3- 76.5- 8.8-
Puglia 0.5' 5.6 8.1i15.3 1.0-4.7 0,812.0 67.5'79.3 8.6-12.7
Campania 4.7- 5.6 13.7s14.3 3.815.5 1.3-2.1 66.8-68.0 11.7+12.7
Calabria 3.6'12.3 9.3'16.1 1.5i3.7 2.6-2.4 69.3-77.2 5.7- 9.8
Sicilia 2.7' 5.2 8.9-15.5 1.7s4.1 1.312.3 64.1i77.2 8.6'15.0
Sarde~na 0.5' 6.4 10.5+13.6 l.l*3.2 I.Ii2.2 70.9i78.2 9.2'14.9 0.5
310 Capitolo XII

Per un'ennesima volta, con questa esposizione vogliamo ricordare che le


elaborazioni in genere, specie quelle di raflìnazione degli alimenti per quanto
semplici siano, alterano sempre la loro struttura biologica poiché in queste ope-
razioni vengono utilizzate sostanze chimiche e, se talvolta come avviene in
determinate fasi di centrifugazione (vedi olio vergine) non è stato utilizzato I'ad-
ditivo, si determina comunque una soppressione di specifici elementi compo-
nenti la struttura, indispensabili al processo organico di tramutazione simbio-
tica, dal quale dipende tutta la vita biofisiologica del nostro organismo.

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 0.1 Ca - Calcio 005.2 A provitam. 10 U.I.
Protidi 0.2 P - Fosforo 007.06 B Tracce
Lipidi 99.4 Na - Sodio 094.4 C Tracce
Glicidi 0.1 K - Potassio 012.3 E da 3 a 30
Cellulosa Mg - Magnesio 001
Ceneri 0.2 Fe - Ferro 000.04
CI - Cloro 060
Calorie x 100 gr. = 904 S - Zolfo 020

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Purtroppo, stando ai dati della tabella, dobbiamo dire che il valore nutrizio-
nale dell'olio d'oliva non e pari a quello dell'oliva integrale matura: comunque
sia, sempre riferendoci al tipo di olio vergine ed extravergine di prima spremi-
tura decantato, diciamo che se viene assunto nelle modalità indicate, svolge
ancora una azione nutrizionale calorica e nel contempo terapeutica. In effetti, la
sua presenza come condimento crudo senza l'aggiunta di aceto o limone, atte-
nua I'acidita dei succhi gastrici, pertanto viene consigliato nei casi di iperclori-
dria. nelle gastriti ecc. e per la presenza dei suoi acidi grassi, diciamo che
concorre nella stimolazione della secrezione biliare. Se viene assunto a digiuno
nella dose di due cucchiai da zuppa, associato al succo di uno o due limoni,
concorre a disciogliere i calcoli, pertanto in questa condizione viene indicato
negli stati di litiasi epatica, biliare e renale.
Per uso esterno, è un ottimo linimento per frizioni in caso di dolori e di-
sturbi circolatori. possibilmente associato a un po' di succo d'aglio o aglio maci-
nato.
L'olio d'oliva associato a un po' di succo centrifugato di ortica, meglio
ancora se viene ottenuto al mortaio, e un'ottima lozione da utilizzare contro la
caduta dei capelli; si applica alla sera prima di coricarsi, massaggiando per bene
il cuoio capelluto.
OLIO DI SEMI e MARGHERTNE
---
Tutte le sementi, in quantita più o meno rilevante, contengono lipidi o
grassi e, per dire meglio ancora, acidi grassi quindi. come già detto nel c o n o di
questa trattazione trofologica, il migliore dei modi per somministrare all'orga-
nismo le sostanze grasse essenziali, e fare maggiormente uso di queste sementi
anziché somministrare il loro olio denaturalizzato ed intossicato da deleterie
sostanze chimiche utilizzate dall'industria olearia nella elaborazione dell'olio di
semi in genere.
A parte l'olio d'oliva, che se vogliamo ricavarlo lo possiamo fare anche noi
in casa senza disporre di complicate attrezzature, gli oli di semi in genere ed i
grassi solidi da essi derivati (le margherine), richiedono attrezzature molto com-
plicate e manipolazioni ed elaborazioni nelle quali si precisa l'utilizzo di s&
stanze chimiche realmente tossiche per l'organismo. L'industria olearia. afferma
di produrre alimenti altamente salubri in quanto le sostanze o prodotti chimici
utilizzati allo scopo, non rimangono incorporati ai presenti oli, ma questo non e
vero. perché agli esami biochimici risulta evidente la loro presenza che, anche se
in misura di tracce, a lungo andare lascia nell'organismo il marchio della loro
tossicita.
L'olio di certe sementi quali l'arachide, il girasole, la soia ecc., presente
come sostanza grassa, può essere ricavato a freddo come quello dell'oliva però il
suo sapore è nauseante ed inappetibile, pertanto la sua appetibilità viene resa
con la manipolazione chimica industriale. (Tanto il gusto quanto l'odore ed il
colore di questi oli viene dato con sostanze chimiche).
Diciamo che l'olio di semi in genere e uno dei prodotti alimentari artificiali
della tecnologia chimica moderna, in effetti la sua apparizione sulla nostra men-
sa come condimento non annovera piu di un secolo di vita e, congiuntamente a
tutte le sostanze conservanti, additivi ecc. utilizzati dall'industria alimentare, ha
concorso a degradare il nostro organismo minandone la salute.
L'ignaro consumatore, suggestionato dalla propaganda. crede di nutrirsi
con un alimento ricco di sostanze essenziali come quelle che costituiscono gli
acidi grassi polinsaturi e monoinsaturi ecc. costituenti la parte oleosa delle se-
menti, invece si alimenta di pericolosi solventi chimici quali il tricloroetilene. il
solfuro di carbonio, I'esano, l'etere di petrolio ecc. che purtroppo a fine elabora-
zione non possono venir eliminati completamente e, se anche lo fossero, è da
tener presente che in questi oli non vi e alcuna sostanza viva in quanto, come
ripeto, non sono altro che un prodotto di trasformazione chimica ai quali non
rimane che il nome sull'etichetta del contenitore proposto al commercio.
312 Capitolo XII

LE MARGHERINE
.- - .

Le margherine in genere, che siano di origine vegetale o no, non sono altro
che un elaborato di sostanze chimiche. Le prime vengono prodotte elaborando
ulteriormente gli oli vegetali, i quali vengono solidificati con il processo di idro-
genazione e di esterificazione. Il primo consiste nel riscaldare gli oli emulsiona-
ti ad una temperatura di circa 400" C (molto di più del loro punto di fumo) sot-
to pressione in apposite autoclavi nelle quali viene introdotto un catalizzatore.
Ordinariamente questo catalizzatore e il Nikel ridotto in finissima ed impal-
pabile polvere, pero vengono utilizzate altre sostanze catalizzatrici, quali il
cloruro stannoso. l'ossido di zinco, il clomro di zinco ecc. Dopo l'introduzione
del catalizzatore, viene inviata una corrente di idrogeno che fissandosi sulle
molecole dei corpi grassi. sopprime i doppi e tripli legami di acidi grassi insaturi
i quali, stando alla biochimica, giustamente sono i piu utili ed indispensabili alla
salute del corpo, in quanto contribuiscono alla eliminazione del colesterolo.
(Per questo basta somministrarsi quotidianamente il succo di uno o due limo-
ni e mangiare 1 Kg. di mele al di, oppure alimentarsi secondo la nuova diete-
tica).
A titolo di cronaca, voglio ricordare che la prima margherina fu prodotta
con olio ricavato dalle sementi del cotone ancora nell'anno 1909 e. da allora in
poi, si incominciarono ad utilizzare anche gli altri oli vegetali, come pure grasso
di balena ed altri grassi animali.
Il processo di esterificazione, consiste nel trasformare in un composto soli-
do gli oli emulsionati con acqua al 25% circa.
Con il sistema della nebulazione. la miscela dell'emulsione viene intro-
dotta nel tamburo di refrigerazione, poiché cosi si chiama l'attrezzatura. Ne-
bulata con I'ausilio di iniettori detti anche atomizzatori, la miscela viene pro-
iettata sui cilindri refrigeratori ad una temperatura di 25" C. sotto zero sui qua-
li si solidifica in sottili strati. La pellicola grassosa solida, meccanicamente con
dei coltelli raschiatori viene poi staccata dai cilindri e passata all'omogeneiz-
zazione e da questa alla formatrice. ossia alla macchina che da la forma vo-
luta.
Talvolta, in certi impianti. prima di venire confezionato in pani, l'impasto
subisce una ulteriore centrifugazione.
Per correggere lo sgradevole per non dire ripugnante sapore, dovuto in
parte alla presenza del catalizzatore chimico, durante l'operazione di omoge-
neizzazione, I'impasto viene addizionato con sostanze chimiche: il diacetile per
modificare il sapore o il gusto e le aneline di sintesi per darle il colorito del burro
naturale. Anche la sua digeribilità viene ottenuta con I'ausilio di sostanze chimi-
che.
Attualmente gli oli di ordine vegetale e animale maggiormente utilizzati per
produrre le margherine sono:

Per uso industriale (industria dolciaria) Per uso domestico


Olio di colza idrogenato 36.5%
Olio di balena idrogenato 23,7?/0
Olio di palma 205%
Olio di cocco 10.6%
Olio di sesamo 3.5%
Olio di arachide -
Acqua e componenti minori 5,2%

Per la nuova dietetica. gli oli di semi e le margherine sono messi al bando.
Non fame mai uso: sono alimenti tossici. piuttosto non condire l'alimento e, se
proprio non potete fame a meno, utilizzate il grasso fresco di animale. stempe-
randolo in acqua bollente e mai al fuoco diretto.

(Naturale ed il latte elaborato dall'industria),

Il latte e l'unico alimento che la Natura offre alla specie animale appar-
tenente alla polimorfa famiglia dei mammiferi per tutto il periodo di vita che in-
tercorre dal momento che l'essere abbandona I'alveo intrauterino fino al
completo svezzamento, il quale varia fra specie e specie. In effetti, negli animali
inferiori questo stadio arriva ad un massimo di 6 mesi mentre nell'uomo si pro-
trae fino a 9-12 mesi, tempo ritenuto indispensabile e necessario al completo
sviluppo degli organi imputati alla digestione ed assimilazione degli specifici ali-
menti con i quali si caratterizzano le varie specie: roditori, erbivori, fmgivori e
carnivori (fa eccezione l'elefante che talvolta segue poppando ancora per un po'
di tempo anche se ha imparato a cibarsi con l'erba).
Il latte e l'alimento che più ha interessato ed interessa l'umanità. E' I'ali-
mento sul quale lo sviluppo tecnologico industriale fondato da interessi di spe-
culazione indiscriminata nei confronti della salute collettiva ed individuale. in
questo secolo ha rivolto il suo maggiore interesse.
314 Cauitolo XII

Una vasta letteratura che evidenzia discordanze e pareri diversi, come si


suo1 dire, mene l'uomo della strada nella più oscura ignoranza. La propaganda
sowenzionata dall'impero delle multinazionali, richiamando in causa anche
nomi di illustri ricercatori, impone al commercio un prodotto e surrogati real-
mente sofisticati e denaturalizzati ai quali nulla resta di quell'alimento che la
s a g i a Natura ha disposto per la crescita e lo sviluppo nel primo periodo di vita
del neonato.
Il lane è un alimento ricco di sostanze nutrizionali; il più completo; è e-
sente da scorie ed è per ciò che, come già detto, è esclusivamente destinato
ad un organismo in formazione quale è quello del neonato che deve compiere
il suo primo sviluppo biofisiologico, in special modo per ciò che si riferisce al-
l'apparato digerente ed alla relativa funzione di assimilazione dell'alimento o
dei cibi che caratterizzano poi la specie animale nel periodo ulteriore lo svez-
zamento.
Fra tutti gli alimenti naturali, il latte è quello che meno si presta all'ela-
borazione di qualsiasi specie, in quanto non ha struttura di rivestimento e di
protezione contro I'influenza degli agenti ambientali ed atmosferici, ed è per
questo che deve essere succhiato direttamente dalla mammella.
A prescindere dallo stato di integrità salutare dell'organismo che lo pro-
duce, il quale può essere sano o ammalato, diciamo che nel latte vi possono coe-
sistere realmente sostanze salutari e nocive, in quanto biologicamente par-
lando, è il terreno o veicolo più adatto allo sviluppo batterico.
Il latte possiamo definirlo realmente siero della vita ed è la secrezione che
determina l'ultimo stadio del progressivo adattamento biofisiologico dell'organi-
smo della madre ai reali ed iniziali bisogni nutritivi della propria creatura la
quale, come già detto in precedenza, è dotata di organi che ancora non hanno
completato il ciclo di formazione biofisiologica dell'apparato digerente e le
condizioni assimilative, pertanto incapaci di utilizzare ed approfittare i cibi che
caratterizzang la singola specie della polimorfa famiglia dei mammiferi in
genere.
Abbiamo detto che il latte è un siero biofisiologico detto anche latto-pla-
sma che non ha struttura di rivestimento e di protezione nei confronti dell'am-
biente esterno in quanto, stando a contatto dell'aria, anche per pochi minuti. si
ossida e contamina.
Il latte è formato da un composto di acqua metabolizzata direttamente dal-
l'organismo della madre: in esso troviamo in soluzione sostanze cristalloidi
quali lo zucchero: sostanze azotate e sali; enzimi e vitamine idrosolubili, inoltre
c'è la presenza di gas dati dall'aria quali il C02 e tracce NH1 dove vi sono di-
sposte coloidalmente proteine ed emulsionati lipidi; altri enzimi e vitamine lipo-
solubili. (Vedi tavola di composizione).
I grassi 315

Tutte queste sostanze, stando a contatto dell'ambiente esterno, subiscono


direttamente l'influenza degli agenti atmosferici, modificano i loro componenti,
si ossidano e contaminano dando origine a nuovi micro-organismi i quali. a loro
volta, danno vita alla conseguente insorgenza batterica che determina I'irranci-
mento, il coagulo e la separazione dal siero. Ecco perché la medicina naturale
non consiglia, anzi condanna. I'allattamento che non sia del petto materno o di
nutrice come lo si è sempre fatto fino alla comparsa del latte dietetico elaborato
industrialmente. Tutto il lane di origine animale, quale esso sia, se non viene
succhiato direttamente dalla mammella, è un alimento insalubre e nocivo (anche
se è in polvere o condensato). Si considera tollerabile il latte acidificato, anzi lo
consigliamo. (Vedi Jogurt).

Lotte di latteria o industriale


Esistono delle legislazioni precise in materia per l'elaborazione del lane,
ma purtroppo queste non sono sufficienti ad impedire il naturale processo di
deteriorizzazione di questo prodotto organico, poiché per quanto ci si attenga ad
eseguire scrupolosamente tutte le tecniche dell'avanzata tecnologia, dopo
qualche giorno anche se viene conservato in frigo, irrancidisce. Intero, pastoriz-
zato. sterilizzato, condensato o disidratato e ridono in polvere che sia, il latte
industriale e sempre nocivo.
Oltre ai processi di denaturalizzazione industriale applicati per renderlo
conservabile, diciamo che in commercio di sovente troviamo del latte trattato
con sostanze alcaline, generalmente soda caustica, e con sostanze conservanti,
quali la formalina, l'acqua ossigenata, l'acido borico, l'acido salicilico. il bicar-
bonato di sodio e, per ultimo, anche gli antibiotici.(Vedi quanto è stato pubbli-
cato in Paese Sera del 12/8/1975 e nel Centro di documentazione Pistoia
Stampa alternativa - Lo sfruttamento alimentare). Tutte le sostanze proibite
dalla legge,però, più o meno necessarie se vogliamo bere il latte invasato magari
di lunga scadenza per comodità. però poi non ci dobbiamo lamentare dei nostri
mali organici.
E' vero che il latte naturale è fonte di vita, sia esso della propria madre
quanto quello della nutrice come pure quello di vacca, di bufala, di pecora, di
asina ecc. però, come ripeto, se viene assunto solo nella condizione citata, ossia
direttamente dalla mammella.
Siamo obiettivi ed osserviamo gli animali che. se lasciati realmente allo
stato brado, sono gli unici a non essere condizionati dall'evoluzione sociale e
dalla propaganda. Ciò w o l dire che e sufficiente l'istinto naturale per far loro
vivere il ciclo di vita in piena salute.
316 Capitolo XIl

Terminato il loro periodo di allattamento. il quale è relazionato alle loro


esigenze fisiologiche di formazione e completamento degli organi digerenti e di
assimilazione. nessun animale, sia esso frugivoro, erbivoro e carnivoro, se-
gue mangiando il latte bensi il cibo che caratterizza la loro specie e se talvol-
ta potendo lo fanno, è in circostanze di contingenza per soprawivere. Noi in-
vece, purtroppo no; lo beviamo corretto con il caffé, con il cacao o la cioccola-
ta; noi facciamo il frappe con il ghiaccio grattuggiato o con la banana
ecc.
La realtà è un'altra; noi abbiamo perso I'istintoe, l'evoluzione sociale pri-
vandoci di questo dono, ci ha formato una presunta ragione, la quale è il frutto di
una degenerazione mentale e pertanto dei sensi. Il pensiero viene condizionato
dalla propaganda consumistica e, di conseguenza, dalle errate abitudini che nel
corso della civilizzazione si sono evolute negativamente.
Talvolta si beve il lane perché si è condizionati da contingenze economi-
che, in quanto il latte malgrado ciò è ancora un alimento economico (non si sa
quanto, perche quello che si beve è latte di latteria, in effetti per renderlo grade-
vole al palato bisogna addolcirlo); oppure talvolta lo beviamo per l'errato consi-
glio del medico che ignorantemente lo suggerisce poiché è convinto che le
sostanze che lo costituiscono, dieteticamente siano le più indicate come
elemento curativo di determinati mali.
I grandi consumatori di latte, si sono mai domandati il perche dei loro mali
o disturbi che talvolta insorgono a carico del loro fegato e del loro apparato dige-
rente in genere?
Generalmente, le affezioni al fegato, I'aerofagia. le dispepsie, le gastriti, le
coliti (i cosiddetti ribaltamenti di pancia) e la stitichezza, possono essere anche
una conseguenza della continua e quotidiana somministrazione del latte. Per
certi soggetti, queste anomalie lo sono di certo poiché dalle nostre esperienze
cliniche e stato accertato che nell'adulto gli enzimi Labb e la chimosina nello
stomaco, come pure la lattasi nell'intestino, i quali sono incaricati alla digestio-
ne del latte, sono meno efficaci o per meglio dire meno attivi che nel neonato. E'
con questo deficit fisiologico che si condiziona il processo digestivo del lane, il
quale diviene più laborioso, di conseguenza la lenta e difficile digestione provo-
ca un maggiore atiìusso di sangue nelle regioni viscerali ed e ciò che determina
un aumento del calore interno, riconosciuto come una delle componenti basilari
del processo fermentativo putrido.
E' stato accertato che il periodo in cui l'organismo richiede l'apporto ali-
mentare adeguato al suo fabbisogno, è proprio quello della gestazione, dell'al-
lattamento e della crescita: comunque sia, in tutto il decorso dell'esistenza è
consigliabile osservare il reale equilibrio alimentare ispirato alla nuova diete-
tica. la quale è orientata sulla qualità degli alimenti, in quanto la quantità è
I grassi 317

relazionata alle necessità fisiologiche dell'organismo le quali variano secondo


l'età e l'attività di ognuno, se non si vuole incorrere in eccessi o carenze nutrizio-
nali che sicuramente, tardi o tosto, ci conducano allo stato di malattia e talvolta
alla prematura morte.
La medicina Naturale o naturopatia. pur non disconoscendo il valore nutri-
zionale del latte (ben inteso naturale o recentemente munto). non lo consiglia a
nessuno indistintamente. Cio che consiglia invece, è l'assunzione del latte acido,
ossia dello yogurt, poiche il suo proceso di acidificazione non avviene nell'appa-
rato digerente, bensi è stato causato con I'ausilio del fermento specifico fuori del
corpo.
Nell'organismo dell'adulto, per conseguenza della deficitaria inadernpien-
za digestiva, il latte altera la flora intestinale. in quanto i suoi batteri non
possono vivere nell'acidità dello stomaco e tanto meno alla temperatura che si
sviluppa in tutto il tubo digerente. mentre invece nello yogurt, il proceso di tra-
sformazione del lattosio in acido lattico avviene in altro loco. ossia nel conteni-
tore di acidificazione. pertanto possiamo dire che con la sua assunzione si re-
golarizza tutto l'equilibrio della flora intestinale, la quale è indispensabile al
processo digestivo ed assimilativo delle varie sostanze che comunemente costi-
tuiscono i nostri alimenti.
Alterando la flora intestinale, si originano fermentazioni putride e malsa-
ne, diciamo butimche, le quali sono la conseguenza dell'incompleta digestione
degli alimenti, in special modo di quelli proteici, nelle quali prendono vita nuo-
ve forme batteriche che liberano tossine come il lindolo. il fenolo. lo scatolo
ecc., pertanto se vogliamo ovviare a questo pregiudiziale stato di alterazione
biofisiologica. terminato il periodo dello svezzamento il quale deve essere rag-
giunto solo poppando latte materno o di nutrice, non si dovrà più somministrare
alcun latte, ma solo yogurt (possibilmente preparato in casa con latte recente-
mente munto ed il più possibile intero). Inoltre. a prescindere da quanto
abbiamo esposto, dobbiamo ricordare che gran parte dei neonati non tollerano il
latte di mucca: ciò è dovuto all'eccessiva presenza dell'elevato tenore proteico e
quello di determinati acidi grassi generalmente saturi i quali, per reazione chi-
mica. trovandosi a contatto di determinati succhi gastrici. nello stomaco si r a p
prendono in una massa, principalmente quando il latte non viene assunto a
piccoli sorsi. Questo lo si osserva con il sovente rigurgito che segue la poppata;
pero non è detto che questa indigeribilita non si manifesti anche in soggetti non
poppanti, poiche l'intolleranza viene riscontrata pure in certi bambini come in
talune persone adulte.
318 Cauitolo XII

A completamento delle informazioni esposte, riportiamo alcune tavole af-


finché il lettore possa rendersi conto della reale struttura di massima del lane
(questo secondo le attuali conoscenze), perb teniamo a precisare che i valori
riportati in esse, sono puramente indicativi, in quanto il loro tasso è condizi*
nato al tipo di alimentazione dotato dalla donna ed ai foraggi e mangimi sommi-
nistrati agli animali, inoltre alle condizioni ambientali la cui influenza e deter-
minante sulla loro modificazione.
Componenti Lane Lane Vitamine m& Lane Lane
in 100 gr. O6 gr. umano di vacca umano di vacca
Acqua 87.350 87.300 A (U.I.) 5 30 400
Protidi 1-4 3.6 Provitamina 0.02 1 0.023
Lipidi 3.5 3.5 B1 0.014 0.036
Glicidi 7.5 4.82 E2 0.041 0.18
Ceneri 0.250 0.78 83 o PP 0.17 0.087
BS 0.45 0.35
Calorie x 100 gr. 69.37 77.60 ~6 0.011 0,050
BR o H mcg. 0.6 0.035
09 mcg. 0.1 7 0.018
B12 mcg. 0.03 0.54
C 4.4 1.47
D mcg. 0.23 0.09
E mcg. 0.54 0.07
K mcg. 0,25 7
Elementi Lane Latte
minerali m g umano di vacca
Ca - Calcio 62.3 175
P - Fosforo 48 168
Na - Sodio 21 61
K - Potassio 88 195.58
Mg - Magnesio 4 16
Mn - Manganese 0.00007 0,002
Fe - Ferro 0.022 0,054
S - Zolfo 18.668 99
CI - Clom 8 65
Zn - Zinco 0,00083 0.35
Co - Cobalto 0,0001 0.0015
Cu - Rame 0.0040 0,0015
1 - Iodio 0.005 0.011
I i-russi 319

Contenuto in er. d i acidi erassi in 100 er. di masso


Amminoacidi Lane Latte d i Tipo di acido Latte Latte di
in 100 gr. mg. umano vacca gasso T, g. umano vacca

Lisina 10.4 26.8 Butirrico Traccei0.4 3.1 15.6


Triptofano 1.95 5.0 Capronico Tracce-0.1 1.0=3.R
Fenilalanina 5.1 1 13.1 Caprilico Tracces0.3 0.9s 1.9
Leucina 14.49 37.1 Caprinico 213 1.214.0
Isoleucina 6.75 17.3 9 Decenoico O. 1 0.211.9
Treonina 5.74 14.7 Laurico 5.517.5 2,215.0
Valina 6.79 17.4 Lauroleico O, I 0.2
Arginina 3.94 10.1 Miristico 8.5-9.5 9.0116.0
Istidina 2.17 5.4 Miristoleico 0.6 I.Ii4.0
Metionina 2.77 7.1 Palrnitico 22.6-25.0 14.8135.3
Cistina 2.22 5.7 Palmitoleico 2.9 1.715.7
Tirosina 5.35 13.7 Stearico 7.7 4.8- 13.2
Glicina 1.95 5.0 Oleico 32.0-37.8 20.0144.0
Serina 5.35 13.7 Linoleico 7+8,3 1.3-3.7
Acido aspaniw 10.31 26.4 Linolenico 0.4 0.9-4.6
Acido @uImnniw 21.25 54.4 Arachidonico 0.8~0.9 1.O
Prolina 7.22 18.5 Arachidico 1.2 1.2
Alanina 4.37 11.2 PolinsaNri 3.014.2 1.o

I valori di ogni amminoacido sono la somma risultante dei valori parziali delle
proteine fondamentali del lane (caseina, lattoalbumina e lattoglobulina).
Tutti i valori esposti nelle tabelle, sono pressocche analoghi sia nel latte di
bufala, di pecora, di capra e di asina, fanno eccezione quelli di quest'ultima, in
quanto sono più prossimi al latte umano.
320 Capitolo XII

LO YOGURT

Nel paragrafo precedente, se pur non minimizzandone l'alto valore e I'im-


portanza nutrizionale, abbiamo visto che se il latte viene utilizzato nell'alimen-
tazione dopo il periodo di svezzamento, è un alimento alquanto discutibile,
poiche la sua presenza nell'intestino dà adito allo sviluppo di fermentazioni
putride, quindi malsane e pertanto nocive.
Le manifestazioni esposte in detto paragrafo, istintivamente sono state
riscontrate sin nei remoti tempi dalle genti pastorizie delle regioni balcaniche-
asiatiche; in effetti nella Bibbia viene ricordato che Abramo offriva ai suoi invi-
tati il latte acido ed il siero come bevanda; che Mose lo consigliava come ali-
mento e che gli arabi credenti, con riverenza, lo chiamavano il latte del profeta.
Sin da allora, l'assunzione del latte dopo il periodo dello svezzamento ha
sempre cagionato disturbi organici, e la saggia osservazione delle genti di quei
tempi conobbe, quanto noi con stoica insistenza (avallata dalle risultanze clini-
che) da anni suggeriamo a chi ci chiede un consiglio; cioè non bere il latte dopo
lo svezzamento.
L'acidificazione del latte viene ad opera dei lattobacilli e streptococchi
lattici che vivono nel lattosio del latte, i quali vengono chiamati fermenti lattici
omofermentativi. più comunemente chiamati e conosciuti con il nome di
fermenti bulgari o maya (Battenum Bulgancum), però alla fermentazione
possono anche intervenire dei lieviti detti saccaramiceti e turale.
Il vantaggio dell'acidificazione, oltre alla formazione dell'acido lattico
extracorporeo, è quello del contemporaneo attacco enzimatico alle stesse
sostanze proteiche del latte che, in questo caso, divengono realmente digeribili.
Questo processo fermentativo del lattosio, awenuto in ambiente extracor-
poreo, sviluppa nel latte un elevato grado di acidità che annulla l'effetto tampo-
ne che si realizza nell'apparato digerente assumendo direttamente del latte nor-
male, pertanto la presenza dello yogurt nell'intestino favorisce lo sviluppo della
flora acidofila che viene a contrastare l'azione della flora aicaligena che si
produce con I'ingestione dei cibi in genere, ostacolando ed inibendo in tal modo i
fenomeni putrefattivi, i quali sono l'origine delle anomalie organiche che prima
sorgono a carico del tubo digerente, fegato compreso, e contemporaneamente gli
iniziatori dell'autointossicazione, o per meglio dire dell'intossicazione endoge-
na.
La somministrazione dello -vogurt- non ha alcuna controindicazione:. .~ u b
essere assunto indistintamente dal neonato che non ha la fortuna di essere allat-
tato dalla madre ed anche dall'anziano che -generalmente nel pasto serale consu-
ma il latte.
I grassi 32 1

Oltre all'effeno regolatore ed equilibratore della flora intestinale, lo yogurt


apporta all'organismo tutte le sostanze con il vantaggio che quelle proteiche e
quelle grasse. sono rese molto più digeribili.
La digeribilità dello yogurt consente all'organismo una maggiore e pron-
ta assimilazione delle sue sostanze, siano esse minerali, proteiche quanto vi-
taminiche. In effetti, con la sua assunzione continuata, diciamo che, oltre a
garantire un apporto di valore nutrizionale non indifferente, in special modo per
quanto è riferito all'equilibrio fra calcio e potassio, generalmente deficitario
nell'alimentazione tradizionale, congiuntamente somministriamo all'organismo
ammalato un reale farmaco naturale ( e di organismi sani oggi non ce n'e
nemmeno uno), i cui effetti benefici innanzitutto si riscontrano nelle affezioni del
tubo digerente in genere, del fegato, del pancreas e della milza. pertanto le
persone che soffrono di gastnti. coliti, stitichezza e diarrea, di aerofagia, di
dispepsia, di malattie della pelle (orticaria e dermatosi in genere), di affezioni
nervose (irritabilità e stati depressivi), di affezioni vascc+circolatorie, di squi-
librio della cellula ematica ecc., dovrebbero fame grande uso. E' stato detto
anche che lo yogurt contiene e talvolta arresta lo sviluppo delle cellule neo-
plastiche. ( A tale proposito. riportiamo quanto fu enunciato nel Medical
World News del 28 Settembre 1962. Alcuni ricercatori dell'Accademia di
Scienze di Sofia, comprovarono di poter curare varie specie di cancro speri-
mentale con il lactobacillus bulgaricus: questi ricercatori non solo asseriscono
che con l'iniezione dell'estrano di lattobacillo possono curare diversi tipi di
cancro sperimentale, ma che tale metodica presenta risultati positivi anche nei
casi di cancro della pelle. Un'altra affermazione viene riportata nella rivista del
National Cancer Institute del mese di marzo 1973,"lo yogurt possiede una forte
attività antitumorale". Questa affermazione è conseguente all'esperimento
effettuato su diversi ratti "topi" dei quali una parte di essi e stata abbeverata con
una abbondante quantità di yogurt diluito con l'acqua. Orbene, in quelli che
hanno bevuto lo yogurt, i tumori trapiantati hanno presentato il 20% di
inibizione nella proliferazione, mentre invece in quelli che sono stati abbeverati
con sola acqua, il tumore di trapianto ha seguito il suo normale corso di
proliferazione ). Dal 1ibr8'~ogurtcontra Cancer" del Dott. Ferrandiz - Ediz.
Cedel - Barcellona.
In condizione di mantenimento, cioè trovandosi con il corpo in piena salu-
te (che a mio avviso oggi è impossibile seguendo le normali abitudini) sono più
che sufficienti due bicchieri al giorno, pero in caso di malattia se ne puo assu-
mere anche un litro al giorno fino al raggiungimento della normalità, la quale per
essere tale, lo sara con la concomitante e stretta osservanza delle mie
prescrizioni dietetiche ed igienistiche terapiche suggerite nel libro "La Medi-
cina naturale alla portata di tutti" e nel libro "Vivi con gli agenti naturali".
322 Caoitolo XII

Contrariamente a quanto e creduto e proposto dal commercio, come pure


se suggerito dal medico convenzionale, devo dire che anche lo yogurt si deve
consumare solo, possibilmente un'ora dopo aver ingerito della fmtta oppure
un'ora prima di pranzo o tre ore dopo il normale pasto suggerito dalla nuova die-
tetica.
Lo yogurt addizionato sia con fmtta e alimenti vari proposto dal commercio
per renderlo più appetibile e gradevole al palato, viene categoricamente scon-
sigliato.
A prescindere che lo yogurt proposto dal commercio sia un prodotto
industriale, per cui pongo tutte le mie riserve per ciò che è riferito al valore nutri-
zionale ed alla genuinità, consiglio il tipo magro naturale alle persone che vc-
gliono dimagrire o che soffrono disturbi epatici, invece il tipo grasso viene indi-
cato a quelle persone che devono ingrassare; inoltre, quello che più consiglio è di
prepararsi lo yogurt in casa utilizzando i fermenti lattici o le yogurtiere che si
trovano in commercio.
Credetemi. lo yogurt preparato in casa anche con latte di latteria scremato
o intero, è sempre migliore della brodaglia fabbricata da alcune industrie
alimentari italiane che con la propaganda lo impongono al commercio.

Prepariamoci lo yogurt in casa, e risparmieremo più del 50%. Come si


prepara ... e facilissimo; interessante e quello di curare scmpolosamente l'igiene
per una migliore riuscita e poi perché, solo cosi, oltre a dare all'organismo un
vero alimento, nel contempo somministreremo un reale farmaco, il quale può
essere considerato una panacea.
Se siamo grassi e vogliamo dimagrire, o se siamo affetti da disturbi al fega-
to di qualsiasi natura, nella preparazione utilizzeremo latte scremato; se invece
siamo magri e non abbiamo disturbi al fegato, utilizzeremo il latte intero.
Premesso questo, procediamo con la spiegazione:
I" - E' conveniente acquistare dal commercio una yogurtiera elettrica, pos-
sibilmente dotata di 7 dosatori, i quali sono dei bicchieri di vetro con rela-
tivo tappo awitato. Consiglio questo tipo di yogurtiera elettrica perché e
munita di una resistenza che garantisce una temperatura costante sui 37"
C,, temperatura ritenuta ideale allo sviluppo e proliferazione dei latto-
bacilli del latte, inoltre perché con i suoi 7 bicchieri contenitori, siamo
sicuri di ottenere un più preciso dosaggio il quale risponde ad un litro di
yogurt più di un settimo bicchiere che rimane come dosatore per la succes-
siva preparazione. Oltre alla facilità della preparazione, con questo tipo di
yogurtiera si ha la possibilità di acquistare separatamente nello stesso
tempo anche i 7 bicchieri di ricambio che consiglio di comperare senza
indugio.
2" - Poiché il contenuto totale dei 7 bicchieri risponde ad un litro più la dose di
preparazione, si compera un litro di latte scremato o intero secondo le ne-
cessità ed una dose di yogurt elaborato con i fermenti bulgari.

Il lane si pone in una pentola di acciaio inossidabile o di acciaio smaltato e


lo si scalda fino al punto di ebollizione però senza farlo bollire; raggiunta que-
sta condizione lo si lascia raffreddare fino a 37+ 40" C. Ottenuta questa tem-
peratura, si versa nella pentola la dose di yogurt che in precedenza si e com-
perata e, con un cucchiaio di legno o con uno sbattitore di acciaio inossidabile
si mischia il tutto affinché la dose di yogurt versato si emulsioni con il latte.
Fatto questo, si versa il composto nei 7 bicchieri, avendo la awertenza di
riempirli fino ad un centimetro dal bordo, poi si collocano nell'apposito al-
loggiamento della yogurtiera, coprendoli con il loro tappo lasciato sciolto. A
questo punto si dà contatto alla resistenza o si preme I'intemttore se I'appa-
recchio ne e munito e. dopo 8 + 10 ore, abbiamo lo yogurt pronto, la cui con-
sistenza sara come quella della panna; quindi si toglie il contatto, si tappano per
bene i 7 bicchieri o contenitori e si pongono a raffreddare in frigorifero. Quando
saranno raffreddati, lo yogurt è pronto per il consumo. Attenzione per& il set-
timo bicchiere si deve conservare per la preparazione successiva.

Si ha la possibilith di preparare lo yogurt anche senza I'ausilio della yogur-


tiera però, in questo caso, il problema più importante è quello di mantenere co-
stante il calore a 37" C,, il quale deve essere protratto per otto ore se vogliamo
ottenere una acidificazione ideale, altrimenti con una temperatura inferiore si
prolunga il tempo di acidificazione che comunque è difficile controllare. In
questo caso, il processo diviene più laborioso e per curare il più possibile il
calore, consigliamo di collocare i contenitori riempiti di latte emulsionato come
nel precedente caso e coperti, in un angolo riparato il più caldo possibile; talvol-
ta, per le prime ore consigliamo di immergere detti contenitori in un recipiente
contenente acqua calda a 37" C,, avendo I'awertenza di mantenere il più possi-
bile su questa temperatura almeno per le prime 4 o 5 ore, dopo di ciò si toglierà
l'acqua e si coprirà il recipiente con un panno scaldato fino a completamento
dell'acidificazione. Quando lo yogurt si sara fatto, si tapperanno bene i conteni-
tori e si collocheranno nel frigorifero a raffreddare, per consumarli poi con le
stesse modalità.
Nella preparazione dello yogurt, si possono utilizzare anche i fermenti che
si coltivano per la preparazione del siero latteo. (Vedi spiegazione nel paragrafo
6
'
siero del latte").
324 Capitolo XII

DATI ANALITICI DELLO YOGURT

I dati sono puramente indicativi, in quanto cambiano in relazione delle


varie specie del latte, e sono relativi a 100 gr. di prodotto.

Componenti 9h gr. Elementi minerali m g Vitamine m g Amminoacidi


principali mg.

Acqua 86,493 Ca - Calcio I50 A (U.I.) 70 Lisina 0.37


Protidi 4.7 P - Fosforo 155 Provitamina 0.020 Triptofano 0.37
Lipidi 3.75 Na - Sodio h2 BI 0.045 Fenilalanina0.23
Glicidi 4.5 K - Potassio 189.8 B2 0.240 Leucina 0.47
Ceneri 0,557 Fe - Ferro 0.2 8 3 o PP 0.180 Isoleucina 0.31
86 0.05 Trmnina 0.22
Calorie x 100 gr. C 2 Valina 0.33
= 73 Arginina 0.18
Istidina 0.1 3
Metionina 0.12
Cistina 0.043

IL SIERO LATTEO

Generalmente per siero del latte viene chiamato il liquido sieroso risultan-
te dalle elaborazioni casearie conseguenti la produzione del formaggio e della
ricotta, il quale come sottoprodotto viene destinato all'alimentazione animale,
specie quella di carattere industriale per l'allevamento degli animali da carne,
pero noi, per siero latteo invece, intendiamo riferirci allo specifico latte acidifi-
cato a proposito, la cui struttura e più liquida che solida: in effetti la comp*
nente lipidica in esso e contenuta all'incirca sui valori del centigrammo per ogni
100 grammi di prodotto ed il suo grado di acidificazione e maggiore dello
yogurt.
Seguendo a ritroso l'arco dei tempi, la storia ci dice che l'istintiva saggezza
e fmgalità delle genti asiatiche di circa 7000 anni orsono, riconobbe il valore
nutrizionale e curativo del latte acidificato, che introdussero d'obbligo nella
quotidiana alimentazione perché. come già detto, a parte il suo alto valore nutri-
zionale, veniva considerato anche un alimento di prevenzione nei confronti della
malattia.
I arassi 325

Con il peregrinare delle genti, anche queste esperienze vennero introdotte


in Europa ed il siero latteo in un primo tempo fu preso in considerazione come
diuretico e stimolatore delle secrezioni intestinali. Più tardi, una certa corrente
medica prendendo coscienza, incominciò ad interessarsi maggiormente e. non
più tardi del 1760, in Svizzera sorsero le prime case di cura nelle quali speci-
ficamente venne introdotta la sistematica cura con il siero latteo nei casi di ane-
mia, di cachessia. di astenia in generale, di nevralgie, nelle emicranie. nelle
affezioni dell'apparato digerente, nelle dismenorree, nei casi di tibici ecc. In
seguito agli allettanti risultati. ben presto questa metodologia si diffuse dappri-
ma in Germania, poi in Austria. nel Caucaso, in Russia. in Palestina ecc.
Con l'evolversi della farmacologia, il siero lo troviamo in farmacia propo-
sto come fermenti lattici in fiale, ed oggi con il proliferarsi della contestazione
sul tema dell'alimento integrale, alcune industrie alimentari lo propongono alle
erboristerie e negozi di alimenti dietetici. Questo è quanto ho potuto notare alla
fiera dell'erboristeria di Verona nel mese di aprile di quest'anno. Certo che il
valore nutrizionale e terapeutico di questi sieri in commercio non è confronta-
bile con quello che otteniamo dal latte cagliato naturalmente o con quello elabo-
rato quotidianamente in casa come più avanti spiegheremo.
Però, ad onor del vero. degno di menzione è l'operato dei Padri Trappisti
del Quebec e del Dott. Jose Maria Rosell che con essi dedicò anni di studio e di
ricerca nella preparazione dei fermenti per un loro maggiore utilizzo nel campo
della terapeutica alimentare dello yogurt e del siero latteo.
In effetti, le esperienze cliniche della medicina naturale consigliano I'uti-
lizza dello yogurt e del siero laneo nei casi di: dispepsia, di uremia, nell'artrite,
nella gotta, nelle affezioni epatiche, nelle affezioni e congestioni dell'apparato
digerente in genere, nelle litiasi, nella bronchite ed infiammazioni delle vie respi-
ratorie, nei casi di demineralizzazione, in special modo nella deficienza di
calcio, nelle affezioni dermatose e nelle insorgenze di neoplasie.
La dose terapeutica, si inizia con l'assunzione di 100 grammi di siero latteo
al mattino a digiuno e 100 grammi alla sera prima di cena; progressivamente si
vanno aumentando le assunzioni nell'arco di un giorno tino ad amvare ad un litro al
di. Logico, questa cura deve essere concomitante alla stretta osservanza della
dieta cruda a base di frutta ed insalate miste accompagnate da noci o mandorle
dolci ed alle applicazioni idroterapiche e fangoterapiche, indispensabili per ogni
caso di malattia. Per ulteriori consigli è bene consultare il proprio medico
naturopata.
Per una maggiore chiarezza riportiamo alcuni dati che, per quanto indica-
tivi, ci consentono di apprezzare il valore nutrizionale del siero latteo; le espres-
sioni sono date in ?/o mg. per 100 grammi di prodotto.
326 Capi1010 XII

Comwnenti % sr.
Acqua fisiologica 92.50
Albuminoidi e proteine varie 0,82
Grassi 0,48
Lattosio 5,60
Acido Lattico 0.09
Ceneri 0.5 1

Questa è la risultante di massima del siero conseguente l'elaborazione


caesaria del formaggio, la quale varia fra tipo e tipo di formaggio.
A prescindere dalla presenza dei più pregiati amminoacidi essenziali con-
tenuti nel limitato tasso proteico, I'importanza terapeutica è data dalle vitami-
ne del gruppo B (quali la Bl con mg. 0,2; la B2 con 2 mg.; la B3 con 1 mg.;
la B5 con 5.2 mg.; la B6 con 0.7 mg. e la presenza della B12 e del fattore Whey)
e dalla presenza degli elementi minerali, in special modo del calcio in pieno
equilibrio con il potassio, la cui carenza è indice di gravi scompensi organi-
ci.
La seguente esposizione è relativa al siero del latte prodotto con il metodo
che spiegheremo in seguito.

Componenti % gr.
Acqua fisiologica 92.63
Albuminoidi e proteine varie 1.5
Grassi 0.02
Lattosio 5
Acido citrico 0,lO
Ceneri 0,75

In questa specie di siero latteo. diciamo che il tasso proteico e lipidico è di


gran lunga inferiore a quello dello yogurt per conseguenza della maggiore attivi-
tà degli acidi lattici, in compenso il valore delle sostanze vitaminiche e minerali
è maggiore; ciò giustifica l'importanza terapeutica attribuitagli nell'arco dei
tempi e riscoperta in questo ultimo secolo.

COME SI PREPARA IL SIERO DI LATTE IN CASA

La ricetta che presentiamo è valida per produrre una quantità di circa 1100
grammi di siero.
Ingredienti:
gr. 3 0 di lievito di pane Come attivatori dei fermenti naturali
gr. 3 0 di zucchero nero da canna del lane
gr. 550 di acqua naturale scaldata a 37" C. la temperatura deve essere controllata
gr. 550 di latte intero non scremato, anche questo si dovrà scaldare a 37" C.
Nell'acqua scaldata si scioglierà il lievito e lo zucchero, poi si aggiungerà il
latte; (il tutto dovrà essere a 37" C.) posto in un recipiente di terra smaltata,
miscelato per bene con un cucchiaio di legno. Si coprirà la pentola con un coper-
chio di acciaio inossidabile o di legno e la si porrà nell'angolo più caldo della
cucina, magari vicino alla stufa per tre giorni.
Al quarto giorno, con un setaccio di crine si colerà il siero in contenitori di
vetro muniti di tappo i quali, dopo riempiti, verranno posti in frigorifero a raf-
freddare; dopo di ciò si assumerà il siero secondo le necessità o come bibita
oppure come mezzo terapeutico già descritto in precedenza.
I fermenti depositati nel setaccio, si laveranno con dell'acqua tiepida e
serviranno come coltivo per produrre del nuovo siero, sempre nelle dosi e condi-
zioni esposte in questa ricetta (pero senza agiungere altro lievito ed altro zuc-
chero).
Anche il siero che risulta dal latte cagliato o andato a male nel periodo esti-
vo, come si suo1 dire, ha le stesse virtù terapeutiche, pertanto non si deve mai
buttare questo latte anzi, quando ci accorgiamo che è andato a male. ci
aggiungeremo 2 o 3 gocce di succo di limone, per evitare un ulteriore irranci-
dimento. Con un pannolino od una garza lo coleremo raccogliendolo in un
contenitore di vetro che porremo immediatamente in frigorifero per berlo poi
durante il giorno. La pane solida rimasta nel pannolino verrà strizzata; la risul-
tante sarà un formaggio fresco il cui valore nutrizionale non ha confronti con i
formaggi e la ricotta di latteria, poichè è molto nutriente in quanto non ha subito
ne cotture ne altre manipolazioni. Deve essere consumato nel giorno.

IL BURRO

Sia il burro quanto gli altri prodotti caseari annoverano una lunga storia,
però i loro natali risalgono in Asia fra le genti del Kurghistan, del Tibet e della
Persia le quali, stando alla storia, furono le prime ad addomesticare gli animali
da latte, capre, pecore, vacche, cammelle ecc.
Dalla rudimentale metodica di separazione delle sostanze grasse dal siero
del latte ed alla loro coagulazione o solidificazione di un tempo, con l'apporto
dell'evoluzione tecnologica. ora l'industria casearia è in grado di fornirci dei
328 Caoitolo XII

prodotti alimentari altamente qualificati, sia dal punto di vista igienico e quanti-
tativo (per qualitativo pongo le mie riserve) a prescindere dalle eventuali sofisti-
cazioni di ordine chimico per esigenze di conservazione talvolta aggravate dalla
cupidigia di alcuni disonesti produttori che operano in questo campo.
Come già detto, prescindendo dalla cupidigia e disonestà del produttore, le
conoscenze tecnologiche di oggi ci consentono una maggiore produzione igieni-
camente confacente ed anche più economica dei veri prodotti di un tempo.
Una volta il burro si ricavava solo raccogliendo le sostanze grasse che per
conseguenza del loro peso specifico si separavano dal restante siero, afiiorando
in superficie dopo parecchie ore di permanente riposo nel recipiente di legno o di
rame stagnato. Raccolte, venivano poi energicamente agitate in rudimentali re-
cipienti di legno detti zangole, il cui scopo era quello di separare le particelle di
siero che rimanevano ancora incorporate alla sostanza grassa detta anche panna
o fior di latte. Questo primitivo sistema ancor oggi. certo con strumenti un po'
più evoluti, viene praticato nelle casere di montagna del Veneto e del Piemonte,
come pure in certe cascine della campagna in generale (purtroppo questo burro.
non contenendo alcun additivo chimico, non è atto alla lunga conservazione
quindi, avendolo, si deve consumare quanto prima).
Nell'industria casearia moderna questo lungo e faticoso lavoro viene ov-
viato grazie al processo della centrifugazione, il quale ci dà il burro centrifuga-
to con un più completo sfruttamento del latte in minor tempo. Sempre con
questo processo previo scaldamento del latte a 50 - 60" C,, si produce una ra-
pida e continua separazione dei globuli di grasso ottenendo in tal modo la cre-
ma a bassissima acidità. Questo tipo di crema dolce, comunemente viene utiliz-
zata in gastronomia nella preparazione culinaria di piatti tipici; se invece ulte-
riormente viene emulsionata con zucchero o miele, serve nella preparazione
dolciaria.
Quello che mi sento in dovere di ricordare e che il burro quanto i formaggi,
per consentire una maggiore e più lunga conservazione. vengono addizionati da
sostanze antimicrobiche, antisettiche e coloranti tutte di origine chimica. ( E 200
Acido Sorbico, E 201, E 202, sodio sorbato e potassio sorbato: E 203 Calcio
sorbato); nei formaggi E 270 acido lattico, E 280 Acido propionico, E 281
Sodio propionato, E 283 Calcio propionato, E 331 Citrati di sodio, E 332
citrati di potassio. E 243 Parafina solida, E 100, 101, 102, 104 ecc. Tutte
queste sostanze sono tossiche e, benche la loro presenza nel prodotto sia in
quantità minima. purtroppo a lungo andare comunque lasciano il loro marchio
nell'organismo. il quale tardi o tosto si presenta con degli stati di malattia india-
gnosticabile dalla convenzionale medicina. Pertanto, quello che consiglio. se
siete in grado di farvi il burro, fatelo da voi o cercate di acquistarlo da quei prc-
duttori o latterie rionali che elaborano il latte con il sistema artigianale. se nel
vostro rione non esiste una latteria. costituite delle piccole cooperative per
I grassi 329

elaborare i prodotti caseari: non importa se un Kg. di burro o di formaggio o di


ricotta vi costerà un po' di più di quello che si compera al supermarket. ma
almeno non comperate tossine chimiche.
Il burro è un alimento grasso un po' acidificante. in quanto la sua acidità più
o meno. si caratterizza con un 56%: altamente lipidico (pero con una prepon-
deranza di acidi grassi saturi). viene considerato un alimento di elevato tenore
calorico. con ciò consigliamo di moderarne l'uso, poiché e anche un accumu-
latore di colesterolo; in effetti il suo tasso risponde a 250 mg. per ogni 100 gram-
mi.
E' un alimento ricco di vitamina A come pure di quella D, però il tasso di
questa ultima vana secondo le stagioni. in quanto risulta maggiore nei periodi
estivi. Anche il suo apporto nei confronti degli elementi minerali non e disprez-
zabile. pero non è equilibrato, pertanto e consigliabile che la sua assunzione
venga preceduta dall'ingestione di un succo di frutta acida assunto circa
mezz'ora prima se si vuole servirlo nella prima colazione, oppure con delle insa-
late miste o crude nell'ora di pranzo.
Il burro non si deve utilizzare nelle fritture (come del resto tutti i grassi
solidi) poiche il suo punto di fusione è molto basso e si altera rapidamente.
pertanto, per evitare la formazione dell'acroleina. sostanza molto tossica di
odore sgradevole e nauseante che si viene a sviluppare con la frittura, convie-
ne evitare questo tipo di cottura. Come ripeto, il burro si deve mangiare crudo,
addizionato a qualsiasi zuppa o alimento cotto solo a fine cottura o meglio
ancora servito sul piatto. oppure con pane, pero fate attenzione, come già det-
to, contiene un elevato coeficiente di colesterolo, quindi limitatene il consu-
mo.
E' consigliato ai bambini sempre che non siano affetti da disturbi epatici,
ciò dicasi anche alle donne. poiché a loro viene consigliato nel periodo della
gravidanza: e consigliato pure alle persone che svolgono grande attività fisica ed
a quelle che necessitano ingrassare. Non eccedere nella sua somministrazione e.
per il suo grande apporto calorico, è preferibile consumarlo nei periodi più
freddi.
Viene sconsigliato categoricamente a tutte le persone con disfunzioni epa-
tiche. agli ipertesi, ai malati di arteriosclerosi, agli obesi ed agli anziani.

DATI ANALITICI SOMMARI

I dati sono puramente indicativi. in quanto il burro è condizionato alla


struttura del latte ed al tasso di scrematura dello stesso. comunque i valori sono
relazionati a 100 gr. di prodotto ed espressi in percentuale "o gr. e mg.
330 Capitolo XII

Composizione % gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 14 Ca - Calcio ,015 A (U.1) 4750
Protidi 1 P - Fosforo ,016 B1 0,03
Lipidi 83.19 Na - Sodio ,690 B2 Tracce
Glicidi 0,s K - Potassio ,037 D
Ceneri 1,31 Mg - Magnesio ,004.7 in estate 0.33 + 0,60
Mn - Manganese ,004 E 0.25
Calorie x 100 gr. = 757 Fe - Ferro ,002
S - Zolfo ,121
CI - Cloro ,420
Al - Alluminio 0,3
Zn - Zinco Tracce
I - Jcdio Tracce
***
I L FORMAGGIO
---

I1 formaggio proposto dal commercio, non è uguale al formaggio di produ-


zione casereccia; cib dicasi anche della ricotta poiché lo sfruttamento delle so-
stanze grasse è maggiore.
Generalmente il formaggio di ordine industriale 6 un prodotto ricavato da
un siero latteo intero, scremato ed anche molto scremato che, con i successivi
trattamenti di conservazione ed irrancidimento operati dopo la fase di caglia-
tura, di separazione dal coagulo (cagliata), di cottura e sgocciolatura della stes-
sa, pressatura, formatura e maturazione o stagionatura, viene proposto al com-
mercio.
Il formaggio, sia il burro come del resto tuni gli alimenti di lunga conser-
vazione, è un prodotto gonfiato di sostanze chimiche antimicrobiche, antimuf-
fa, antifermentanti e coloranti, quindi guardiamoci bene dal consumarlo. Consi-
derando sempre il male minore, sacrifichiamo il piacere del palato quindi, se vo-
gliamo introdurre nella nostra dieta anche il formaggio, ci conviene sempre
consumare il più fresco, perché è meno carico di sostanze nocive, almeno non
contiene quelle utilizzate per la lunga conservazione e le antimuffe.
Gli additivi chimici consentiti dalla legge sono: come antimicrobici E 200,
E 201, E 202, E 203; come conservativi ad effetto secondario E 280, E 281,
E 283, Nisina; come gelificanti ed addensanti E 400, E 401, E 402, E 403, E
404.
Il formaggio è un alimento alquanto acidogeno, poiché la percentuale di so-
stanze acide raggiunge il 71% e più secondo la specie, (formaggi grassi e
formaggi stagionati); certo il loro apporto in calorie e alquanto rilevante, però
non dobbiamo dimenticare che la loro smoderata somministrazione e dannosa al
fegato ed all'intestino. Invece i formaggi freschi ed in special modo la ricotta, se
I grassi 331

assunti secondo i consigli suggeriti dalla nuova dietetica, oltre ad apportare


all'organismo determinate sostanze nutrizionali, nel contempo svolgono anche
un'azione terapeutica.
I formaggi stagionati sono controindicati ai malati di fegato, agli uremici.
negli stati di albuminaria, ai colitici, agli arteriosclerotici, agli ipertesi; agli artri-
tici, ai gottosi ecc. Per questa ragione il nostro studio e rivolto esclusivamente ai
formaggi freschi.
DATI ANALITICI

I dati riportati sono riferiti ai formaggi freschi, quali la caciotta e la moz-


zarella, però sono da ritenersi puramente indicativi, in quanto dipendono dalla
natura del latte; se è dei periodi estivi e poi dal grado di scrematura, comunque i
valori vengono espressi in percentuale % gr. e mg.

Compasirione 90 gr. Cacionella fresca Mozzarella Mozzarella


di isacca dt vacca di bufala

Acqua 53 55 52
Protidi 18 20 23.43
Lipidi 25.3 15.51 18
Glicidi 2.753 8.41 5.4
Ceneri 0.947 1.O8 1.170

Calorie x 100 gr. 316 262 287


Elementi miner. mg.

Ca - Calcio 170 257 295


P - Fosforo 190 294 313
Na - Sodio 105 092 95
K - Potassio 130 l O0 121
Mg - Magnesio 008.5 O1 2 13
Mn - Manganese - -
Fe - Ferro 000.5 000.4 0.6
S - Zolfo 130 132 135
CI - Cloro 210 190 195
Cu - Rame 003 002.6 2.4
Vitamine mg.

A 0.43 0.2 1 0.3 1


BI 0.0 1 0.02 0.03
B2 0.22 0.54 0.66
8 3 o PP 0,lO 0.46 0.65

1
I
332 Caoitolo XII

Queste specie di formaggi si può dire che non abbiano controindicazione;


sono molto indicate ai bambini, agli sportivi e nel super lavoro, comunque si
devono assumere possibilmente alternate ed associate ad abbondanti insalate
miste crude. (pomodori esclusi).

LA RICOTTA
---
La ricotta è l'ultimo alimento del ciclo di lavorazione casearia del latte de-
stinato all'alimentazione umana. E' costituita dalla sostanza di residuo delle
precedenti elaborazioni del burro e del formaggio; è la cosiddetta lattoalbumina
del siero la quale, essendo un termocoagulabile, se leggermente acidificata con
dell'acido citrico o tartarico, e riscaldata a 70 + 75 C. circa, si trasforma e
rapprende in fiocchi bianchissimi agglomerati ed agglumati. Raggiunta questa
condizione, i fiocchi vengono raccolti, scolati e compressi in appositi canestrini
di vimini detti fiscelle, per consentire una maggiore spurgatura del siero. Ottenu-
ta la normale spurgatura, viene messa in commercio fresca in formelle awolte in
carta pergamata o plastificata destinata appositamente agli alimenti molto
umidi.
La ricotta è un alimento alquanto nuuizionale, e ciò lo dobbiamo all'ap
porto proteico ed al limitato tenore lipidico, inoltre dall'elevato tenore degli ele-
menti minerali. Considerato il tasso degli elementi costituenti ed il suo basso
tenore di acido lattico, la riteniamo migliore dei formaggi, tanto più che è esente
da sostanze chimiche conservanti, dato che è un prodotto di immediato
consumo, il quale deve avvenire entro le 48 ore, anche se conservata in
frigorifero.
Oltre al non indifferente valore nutrizionale in sé, dobbiamo considera-
re che con la sua presenza, la ricotta svolge nello stomaco un effetto tampone
nei casi di ipercloridria ed acidità; nel contempo, sempre per la presenza di quel-
la parte di siero latteo contenuto nella sua acqua fisiologica ricca di sostanze o
elementi minerali, concorre nella cicatrizzazione delle eventuali ulcerazioni
secondarie che si manifestano per conseguenza dell'eccedente secrezione clo-
ridrica. Come lo yogurt, partecipa anche alla regolazione della flora intestina-
le.
Le persone che dicono di non tollerare o di non digerire lo yogurt, il siero
latteo e la ricotta, diciamo che non sono altro che autosuggestionate, poiché
detti alimenti non sono per nulla indigesti, in quanto le loro sostanze albumi-
noidi e proteiche sono state predigerite dall'azione dell'acido lattico, (ciò che
non si può dire del latte e degli altri prodotti).
I grassi 333

Come già detto, la ricona è un alimento proteico e rimineralizzante, per-


tanto viene indicato indistintamente a tutti gli organismi, in special modo nei
casi di affezioni gastrointestinali, però deve essere di quella prodotta con lane
scremato, in quanto quella grassa è controindicata nelle malattie del fegato,
nelle coliti, negli stati uremici e di albuminaria.
Anche la ricotta prodotta con il latte di pecora non è indicata. in quanto è
troppo grassa (Vedi tabella comparativa).

DATI ANALITICI

I valori sono da ritenersi solamente indicativi, in quanto sono suscettibili di


variazioni per la qualità del siero latteo e relativa spurgatura, comunque ven-
gono espressi in percentuale % gr. e mg.

Componenti Ricotta prodona con latte


in % gr. di vacca di pecora Elementi minerali mg Vitamine mg.
Dal In Romana Prcdona in cascina della ricotta
caseilicio cascina fresca con latte di vacca di cascina
Acqua 50.90 69.88 68 Ca - Calcio 117 BI 0.03
Protidi 23.08 20.20 5 P -Fosforo 197 B2 0.20
Lipidi 19.60 5.20 22 Na - Sodio 132 8 3 o P P 0.10
Glicidi (lattosio) 4 3.30 4.28 K - Potassio 140
Acido lattico 0.30 - M g - Magnesio 069
Ceneri 2.12 1.42 0.72 Fe - F e m 050
S - Zolio 289
Calorie x 100 gr. 286 141 237 CI - clero 30 1
Cu - Rame 125

L'uovo

Come il seme. l'uovo racchiude in sé tutti gli elementi della vita; dal seme
nasce e vegeta la pianta, dall'uovo nasce e vegeta l'animale, quindi dobbiamo
dire che in esso vi è racchiuso un potenziale nutrizionale non indifferente il
quale, sapendolo utilizzare. apporterà al nostro organismo realmente le sostan-
ze essenziali al mantenimento del suo reale fabbisogno giornaliero.
Con il latte acidificato ed i formaggi freschi, l'uovo è l'unico alimento di or-
dine animale che si ammette nel regime vegetariano.
E' un alimento ricco in proteine nobili, ricco di grassi essenziali; è costi-
tuito anche da un complesso equilibrato di elementi minerali ed oligodinamici e
da un apporto non indifferente di vitamine.
334 Capitolo XII

Certo, tuiti questi elementi sono reali nell'uovo fresco di gallina ruspante
dei terreni biologici, nutrita con grano e biade che amcchiscono il tasso di c a r e
tene e non di quella di allevamento nutrita con mangimi addizionati da sostanze
chimicofarmacologiche, per prevenire le eventuali insorgenze epidemiologiche,
alle quali va soggetto tutto il pollame prigioniero in anguste gabbie poste in
locali illuminati da luce elettrica.
Non vi e gallina nutrita con mangimi che, nelle sue viscere, non presenti
una insorgenza neoplastica quindi, cosa si può dire delle sue uova?
Sulle uova molto è stato detto; da una parte sono state richiamate in causa
tutte le loro virtù nutrizionali e dall'altra gli effetti negativi che insorgono in certi
organismi che le assumono. Pero, in questo secondo caso, non sono state consi-
derate le errate ed abituali condizioni gastronomiche alle quali. a mio awiso,
I'ottanta per cento delle affezioni organiche è a loro imputabile a prescindere da
quelle che possono insorgere usando le uova di galline di allevamento industria-
le.
E' vero che I'uovo è l'alimento ricco di colesterolo, o per meglio dire. che
viene considerato alla pari con le cervella e le animelle; in effetti il suo tasso
colesterolemico a 2000 mgr. su 100 gr. di tuorlo. E' vero che nelle persone che
soffrono di affezioni epatiche, la presenza concentrata dei grassi contenuta nel
tuorlo può provocare seri problemi, il che è dovuto innanzitutto dallo stato
congestizio di questo organo e talvolta anche della cistifellea che per effetto del-
razione stimolante della colecistina contenuta nel tuorlo, è costretta ad una
maggiore secrezione biliare; se poi il soggetto è anche un produttore di calcoli
(che non escludo), non è detto che in queste circostanze non venga a soffrire
anche delle dolorose coliche.
Pero. a mio awiso, nel bello e bmtto dire dell'uovo. non è mai stato detto e
insegnato che l'assunzione di determinate sostanze proteiche e lipidiche richie-
de la previa normalità organica. la quale a priori deve essere ripristinata. Quin-
di, perché privare ad una persona il piacere di mangiarsi uno o due uova al
giorno se le appetische?
La medicina naturale con la dietoterapia, associata alle altre discipline
naturali. insegna a normalizzare la funzionalità dell'organismo. quindi anche
quella del fegato e della cistifellea, e la nuova dietetica insegna come si deve
assumere o somministrare l'uovo. poiché nell'organismo si realizzi il suo nor-
male processo digestivo e metabolico. senza incorrere in alcuna anormalità
funzionale e biologica, riscontrata a priori con l'aumento del colesterolo, dei tri-
gliceridi e dell'azoto e dalle ulteriori congestioni che generalmente iniziano
nell'apparato digerente compromettendo in special modo gli organi epatobilia-
n.
Innanzitutto (come tutti gli alimenti proteici) l'assunzione dell'uovo sia CN-
do che cotto, deve essere preceduta da una previa somministrazione di una spe-
cie di fmtta di stagione o di una o due mele se siamo nel periodo invernale. oppu-
I grassi 335

re può essere concomitante ad una abbondante assunzione di insalata mista di


verdure ed ortaggi crudi di stagione.
Come tutti gli alimenti proteici, se non vogliamo incorrere nei normali erro-
ri dietetici, i quali sono poi l'origine delle alterazioni organiche, ossia di malat-
tia degli organi imputati alla digestione ed anche degli organi di tutto il comples-
so organico del corpo, diciamo che anche le uova non devono essere mai asso-
ciate ad altre sostanze proteiche. Tenendo presente queste nonne, vi assicuro
che le uova non faranno mai male.
Le uova, e parlo sempre di uova fresche di gallina ruspante, si possono bere
crude (intere ai bambini), invece solo il tuorlo agli adulti oltre i vent'anni di età:
le meno fresche invece si cuoceranno.
La cottura si farà: I" - solo bollendo l'uovo in acqua per 12 minuti ed in
questo modo avremo l'uovo sodo da consumare con le insalate miste di verdura
cruda; 2" - oppure si può preparare l'uovo in camicia, ossia in una pentola con
dell'acqua bollente si verserà l'uovo senza buccia, quando l'albume si sarà r a p
pigliato. cioè quando la chiara sarà diventata solida, con una cassemola bucata
si raccoglierà I'uovo. Con questo tipo di cottura, si ha una cottura controllata
dell'uovo, poiché solo se lo veniamo bene nell'acqua bollente possiamo far
solidificare la chiara senza indurire il tuorlo. 3" - Un altro modo di cuocere le
uova, e la frittata senza olio: con l'arnese appropriato (frusta) si montano le
uova, chiara e tuorlo, si salano con pochissimo sale integrale marino. volendo si
possono associare degli spinaci ben tagliuzzati o qualche altro ortaggio, poi si
cuociono in quelle padelle costruite a proposito per friggere senza olio. Anche
questa frittata si consuma accompagnata da insalate di verdure miste cmde,
oppure da stufati di ortaggi.

Secondo le caratteristiche merceologiche, le uova commerciabili general-


mente devono rispondere al peso di 60+ 70 gr. e più c/u. La loro struttura è
pressoché data dalle seguenti proporzioni:

il 10.1% dal guscio


il 58.3% dalla chiara
il 3 1.8% dal tuorlo

quindi, un uovo di 6 0 gr. è composto da gr. 6.06 di guscio, da gr. 34.86 di chiara
e da gr. 19.08 di tuorlo.
Non è la grandezza ed il peso tanto importante nell'uovo, quello che più
interessa è la sua freschezza. L'uovo è un alimento che si decompone o altera in
breve tempo; si considera fresco fino a sette o dieci giorni dalla sua deposizione
ed in questa condizione si può assumere ancora cmdo, certo che in questo caso.
la sua maggiore approfittazione l'abbiamo quando è del giorno. L'uovo di 10
giorni già conviene assumerlo cotto.
336 Capitolo XII

Per sapere se un uovo è fresco, gli onesti commercianti al momento di ven-


dervi i'uovo, ne controllano la trasparenza: se é trasparente. vi dicono, e fre-
sco però. se vogliamo accertarcene possiamo agitarlo e se all'interno invece
sbatte. stiamo pur certi che e vecchio o alterato, ciò vuol dire che l'albume ha
perso la sua consistenza, la quale può essere dovuta alla disidratazione o per
conseguenza della decomposizione microbica. Un altro metodo certo per prc-
vare la freschezza dell'uovo è quello di immergerlo in una soluzione di acqua
salata.

L'uovo non fresco. si nota per la maggiore


L'uovo fresco, si nota per la minore por* porosita ed opacita del guscio: per l'appiatti-
sità e maggiore trasparenza del guscio: per la mento del tuorlo che ha perso la sua consi-
siericita del tuorlo e, per l'elastica svatitica- stenza elastica e. per I'acquosita dell'al-
rione dell'albume. bume.
I grassi 337

Nel valore 1085, è stato stabilito il peso specifico medio delle uova di 1"
categoria, le quali merceologicamente devono pesare minimo 60 gr. c/u quindi.
stabilito questo, noi possiamo provare nel seguente modo se le uova sono
fresche: in un litro di acqua si disciolgono 125 grammi di sale marino, poi in
questa soluzione si immergono le uova (sempre che siano di I .a categoria, altri-
menti se pesano meno. la dose di sale deve essere inferiore; in questo caso il suo
rapporto sarà del 10 o 8 o 5%). Se le uova immerse nella soluzione sprofonda-
no rimanendo dinne, vuol dire che sono fresche, se invece galleggiano e talvolta
afiiorano o peggio ancora emergono dal pelo dell'acqua vuol dire che sono vec-
chie o alterate, pertanto bisogna buttarle.
A prescindere dalle prove sopracitate, anche rompendo in due la buccia
dell'uovo. noi possiamo riscontrare il suo stato di freschezza. Nell'intemo della
buccia dell'uovo appena deposto, non
7 si nota alcuna anormalità invece, nel-
l'uovo che non è fresco, si noterà una
borsetta d'aria nella zona più acuta,

l - - .- ...
- - . -.. - - --p
la quale viene contenuta da una mem-
brana detta testacea che, come la
prima, è costituita d a cheratina: in
effetti, se noi facciamo cuocere per
~.
12 minuti un uovo fresco, non si
P-
riesce a sbucciarlo facilmente perché
sulla buccia rimane aderita anche la
chiara invece nell'uovo vecchio, la
buccia si presenta staccata e si toglie
w n grande facilità. Con tutte queste
prove ed osservazioni non possiamo
sbagliarci sullo stato di freschezza
4. delle uova.

Per provare la freschezza delle uova:


Soluzione salina onenula disciogliendo 125
l gr. di sale marino in un litrn d'acqua.
338 Capitolo XII

DATI ANALITICI

Composizione 46 gr. Uovo intero Albume Tuorlo


Acqua 74,481 87,557 50,039
Protidi 13 11 16
Lipidi 11 0,3 32
Glicidi 0.6 0.72 0.7
Ceneri 0,9 19 0,423 1,261
Calorie x 100 gr. 157,4 52.7 362,9
Elementi minerali mg.
Ca - Calcio 60.8 IO 140
P - Fosforo 200 20 550
Na - Sodio 130 150 65
K - Potassio 140 34 116
Mg - Magnesio lI 5 16
Mn - Manganese 0,033 - 0,11
Fe - Ferro 2 0.2 8
S - Zolfo 195 203 185
CI - Cloro 180 0,28 180
F - Fluoro 0.15 0,012
I - Iodio 0.0 17 0,008 0,009
Vitamine mg.
A (U.I.) 80 3200
Provitamina A mg. 0.80 2
Bl 0.13 0.02 0.25
B2 0.30 0,32 0.40
B3 o PP 0.08 0.30 0.10
B5 2 6
B6 0.06 - 0.18
C - 0.30 -
D 0.0005 - O. 1
E I 3

Gli acidi grassi contenuti nell'uovo. sono costituiti dal 3 1 % di acidi saturi,
invece la frazione relativa agli insaturi e data dal 5096 di acido oleico;
dal 20% di acido linoleico e dal 37'0 dall'acido linoleico.
Il gruppo proteico dell'uovo e costituito dalle proteine dell'albume e da
quelle del tuorlo; in quest'ultimo sono presenti quelle del tipo fosforato cioè i
lipidi coniugati o lipproteine e una pseudoglobulina. la livetina. Esse sono:

Ovalbumina
Conalbumina
Ovomucoide
I1 dell'albume
Ovoglubulina
Mucina I
Lisozina
Avidina

Vitellina - Fosfoproteina
Vitellinina - Fosfoproteina
Fosfovitina - Fosfoproteina
Livetina - Pseudoglobulina del tuorlo
Lipovitellina - Lipoproteina
Lipovitellinina - Fosfolipide e vitellinina

Composizione degli amminoacidi del complesso proteico dell'uovo: I'e-


spressione è data in mg. su 100 grammi di prodotto.
- Lisina - Metionina
- Triptofano - Cistina
- Fenilalanina - Tirosina
- Leucina - Glicina
- Isoleucina - Serina
- Treonina - Prolina
- Valina - Acido aspartico
- Arginina - Acido glutammico
- Istidina

Anche la buccia dell'uovo ha un suo valore nutrizionale e terapeutico: in


effetti, in questi ultimi tempi. per far risparmiare denaro a tutte le persone che
chiedevano il mio consiglio. come pure ai medici che hanno frequentato il mio
corso di specializzazione in iridologia e naturopatia, ho suggerito di utilizzare il
guscio d'uovo di gallina ruspante, essicato e polverizzato, in sostituzione delle
pastiglie di calcio, prodotte con conchiglie marine dalla Phytomer francese,
perché vergognosamente il loro prezzo è salito alle stelle.
Il guscio d'uovo è costituito da un 90% e più da carbonato di calcio:
dall'l,5°/0 da carbonato di magnesio; dall'lsii di fosfato di calcio e da tracce di
sostanze organiche quali la cheratina e la mucina.
340 Ca~itoloXII

In dose terapeutica viene consigliata la sua assunzione di 1 o 2 cucchiaini


da caffe al giorno presi durante i pasti (secondo la necessità): invece, come ali-
mento integrativo, è sufficiente 1 cucchiaino preso a giorni alterni.

Per il suo apporto di sostanze realmente plastiche, rimineralizzanti e vita-


miniche, I'uovo viene consigliato in tutti i casi di anemia come ricostituente:
viene consigliato nei casi di super-lavoro sia fisico che intellettuale come reinte-
gratore: viene pure consigliato nei casi di astenia in generale.
Le persone affette da disturbi epatobiliari, per assumere tranquillamente
I'uovo, prima devono normalizzare le loro disfunzioni organiche seguendo i
consigli dietoterapici esposti nel capitolo della dietoterapia.

LA CARNE ed i suoi grassi


- - P

Contrariamente a quanto ne parlano la maggioranza degli autori di gastro-


nomia ed a quanto ignorantemente riportano certi giornali. la cui notizia eser-
cita psicologicamente una informazione educativa contorta. mi limiterò a
presentarvi l'alimento carne nella sua attuale realtà. per sfatare il mito che su di
essa si è creato.
Oggi. purtroppo la carne e il cibo che più depaupera il reddito personale e le
riserve del nostro povero Stato in modo più particolare il quale. per far fronte a
quella che si crede necessità nutritiva impellente, per l'importanza di questo pre-
sunto alimento, e costretto a sborsare quotidianamente dei miliardi (più o meno
25 al giorno), in moneta pregiata, impoverendo in tal modo la sua riserva aurea e
tutto questo perché? per darci un alimento che non ci nutre ma che realmente ci
avvia alla morte prematura.
Più volte nel corso di questa trattazione trofologica. abbiamo detto che non
e sufficiente definire il valore nutrizionale di un alimento secondo l'ottica carat-
teristica della chimica inorganica. ma quello che più dobbiamo sapere dell'ali-
mento è l'effetto positivo o negativo esercitato nell'organismo in relazione alla
natura biocosmica delle sostanze organiche che lo costituiscono.
Certo che secondo l'ottica della chimica inorganica, apparentemente la
carne ha tutte le credenziali per essere un alimento che fornisce sostanze plasti-
che, cioè che concorrono alla formazione e mantenimento del corpo; ha le cre-
denziali per essere un alimento di apporto calorico, ma a che prezzo? Si, la
carne e ricca di proteine ed il suo tenore lipidico è relativo alla sua natura la
quale può essere grassa o magra però, come apporto glicidico, diciamo non ne
ha, quindi energie non ne produce. Per quanto ci si riferisce poi agli elementi mi-
nerali ed alle vitamine. diciamo che la loro presenza non è equilibrata, in spe-
cial modo per ciò che si riferisce al rapporto fra calcio e potassio e per quanto
concerne la vitamina A che e prettamente assente.
Il lato negativo delle proteine della carne sta nei suoi amminoacidi decan-
tati come elementi incomparabili in relazione a quelli degli alimenti vegetali. E'
vero che gli amminoacidi della carne hanno un tasso quantitativo maggiore
rispetto a quelli delle proteine vegetali, però quello che dobbiamo sapere e che
non viene insegnato è che gli amminoacidi della carne sono gli agenti dell'auto-
intossicazione lenta e progressiva nei soggetti che di essa quotidianamente si
cibano.
Per la sua natura e per le reazioni chimiche. fisiche e biologiche che si rea-
lizzano nell'apparato digerente prima. e poi nei torrenti sanguineo e linfatico,
diciamo che la carne è il terreno di coltivo delle meno impensate insorgenze di
virulenza batterica; in effetti la continua assunzione provoca nell'intestino I'au-
mento dei germi, il quale da 2.000 sale a 70.000 circa per millimetro cubo. Que-
sta notizia e stata trasmessa alla Società di Biologia dai dottori Gilbert e
Dominice però, quello che più dobbiamo ricordare, è il concetto base della dot-
trina dell'equilibrio termico che ci dice: "Qualsiasi processo germinale che si
realizzi in un terreno o ambiente in cui prevale i'eccesso termico, ossia ove la
temperatura ecceda ai valori richiesti per la sana fermentazione, si trasfoma in
un processo fermentativo putrido, il quale per natura si caratterizza come il
focolaio delle insorgenze batterico patologiche". Qui possiamo chiamare in
causa anche l'ammoniaca, la quale si realizza maggiomente nell'intestino per la
presenza delle sostanze azotate della carne che, assorbita dal sangue, viene im-
messa in circolo e, se il processo di ureogenesi non e normale o deticitario, nel
caso di affezioni del fegato, raggiunge un livello tossico che può originare anche
il coma epatico. (Fisiologia umana di Labrit).
A prescindere da quanto detto, dobbiamo ricordare anche che nella carne e
nel sangue, oltre alle sostanze di prevalenza tossica, proprie della sua natura
biofisiologica, quali la xantina, la cadaverina, la creatina e la creatinina e da
quelle che si realizzano tramite il processo di decarbossilazione come le ammi-
ne tossiche, esistono altre sostanze tossiche, ossia le tossine da fatica e quelle
conseguenti al trauma di spavento e di terrore come la istamina. che si produce
quando l'animale viene condotto al macello ed ammazzato.
Nell'organismo, la carne svolge realmente un'azione tossica: è un accumu-
latore di acido urico; e l'alimento anticipatore della vecchiaia quando non è il
fautore della morte prematura.
La natura e struttura biofisiologica del nostro organismo è la meno adatta
per metabolizzare e catabolizzare la carne. Il nostro apparato digerente è costi-
342 Capitolo XII

tuito per ricevere alimenti freschi e ricchi di fibre grezze, le quali sono indispen-
sabili alla sua normalità fisiologica poiché la loro presenza in realtà stimola la
peristalsi intestinale e favorisce il drenaggio delle scorie e della bile che nell'ali-
mentazione carnea viene maggiormente secreta la quale, una volta terminata la
sua partecipazione nel processo di trasformazione dei grassi. deve essere espul-
sa quanto prima, poiché se permane a lungo nell'intestino. per effetto della tra-
sformazione biochimica delle sostanze organiche. dà origine a potenti sostanze
cancerogene, quali l'acido apcolico ed il 3 merilcolantrene, derivato dalla tra-
sformazione dell'acido deossalico.
La carne non è costituita da fibre grezze, pertanto la sua assunzione non sti-
mola l'evacuazione intestinale anzi, diciamo che è un elemento che concorre ad
originare maggiormente lo stato putrefattivo nell'intestino crasso e, di conse-
guenza, anche l'alterazione della sua funzionalità fisiologica. la cui condizione
crea l'ambiente adatto alla trasformazione delle sostanze tossiche poc'anzi de-
scritte.
E' inutile e tempo perso ripetere quanto ho esposto nei primi capitoli: mi li-
mito solo a ridire che la carne non è l'alimento che più precisa il nostro orga-
nismo: certo, in contingenze speciali, piuttosto che morir di fame, si mangia
anche la carne.

La maggiore tossicità nella carne è provocata dall'evoluzione scientifica


(tuna la carne in genere non e più quella che si mangiava 50 anni fa).

A prescindere dall'intrinseca natura tossica della carne. dobbiamo ricor-


dare ancora che la sua tossicità è duplice poiché gli animali d'oggi destinati
alla nostra alimentazione, vengono allevati con alimenti e mangimi in genere
che. a ragion del vero, analizzandoli si impazzirebbe. L'erba viene da terreni
trattati con concimi derivati da sostanze chimiche ed i mangimi in genere ne
contengono il doppio perché vengono addizionati anche con sostanze farmaco-
logiche (antibiotici ed ormoni) perché l'animale non si ammali e cresca più rapi-
damente.
Un animale in cattività. benche viva in ambienti dotati di tutti gli accorgi-
menti tecnici ed igienici, è sempre un animale prigioniero, condizionalmente
soggetto e predisposto alle malattie epidemiche. Per soddisfare la propria cupi-
digia del lauto guadagno, i'allevatore disonesto. ha scoperto che somministran-
do determinati ormoni, quanto prima l'animale raddoppia il suo peso.
Orbene, diviene logica l'alterazione organica del corpo che si nutre con
questa carne. Le sostanze chimiche e farmacologiche incorporate in essa. con-
corrono maggiormente nell'alterazione metabolica e catabolica del nostro orga-
nismo: con la loro presenza alterano i colibacilli e distruggono la flora intesti-
nale. Entrando in circolo nel torrente sanguineo e linfatico, la presenza di queste
sostanze tossiche altera il tessuto midollare osseo incaricato alla formazione dei
globuli rossi; altera la funzionalità delle ghiandole endocrine; atrofizza gli orga-
ni genitali e le ghiandole mammarie. Talvolta certi estrogeni alterano le compo-
nenti genetiche stimolando la crescita delle caratteristiche femminili secondarie
(quindi, facciano attenzione gli uomini).
Le carni grasse o no. insaccate o conservate, vengono trattate con additivi
chimici: I'E 250 sodio nitrito, solo o mescolato a cloruro di sodio; con l'E 251
sodio nitrato e l'E 252 potassio nitrato. soli o mescolati: con l'E 300 acido L.
Ascorbico: con l'E 301 sodio L. ascorbato: con l'E 302 L. ascorbato: con l'E
303 acido diacetil 5.6 L. ascorbico; con l'E 307 - 308 - 309 tocoferolo nell'or-
dine a.y. 8. ecc.
Certo. non manca l'ignaro che dice: ma tanto la carne la cuociamo. E' prc-
prio questo, la cottura trasforma tutte le sostanze organiche ed inorganiche le
quali purtroppo, non venendo metabolizzate e catalizzate, rimangono in circolo
nell'organismo dando origine alla trasformazione della cellula ematica e lin-
fatica. le quali per la dinamica della difesa della vitalità organica, si manife-
stano con insorgenze patologiche, talvolta anche diverse e non è detto anche
neoplastiche e tumorali (queste. generalmente le troviamo in forte percentuale
nei polli di allevamento).
E' vero che anche gli alimenti di ordine vegetale. oggi sono tutti avvelena-
ti dai trattamenti chimici ma. a mio avviso, credo che al male è sempre meglio
optare per il minore e, nel contempo, prendendo coscienza dell'attuale condi-
zione, uniamoci tutti a quel movimento universale. nato come fronte alternati-
vo per la vera salvaguardia della salute che, anche in Italia, grazie al pensiero
ed alla convincente opera di propaganda risanatrice, ispirata al bene della salu-
te psicofisica del corpo, senza fini di lucro, promossa e condotta da associazio-
ni e cooperative di volonterosi giovani che con la loro stampa d'informazione
(da certuni considerata contestataria), il cui scopo non è ne disfattista ne anti-
costituzionale anzi, direi che proprio rifacendoci a quanto dicono gli articoli n.
2 - 4 - 21 - 32 - 33 della costituzione, che si riferiscono all'informazione. al-
l'insegnamento ed alla salute pubblica, partecipano nel senso piu lato al con-
cetto costituzionale di sociabilità poiché. come ripeto, il loro operato è rivolto
in vera maniera ecologica alla prevenzione della malattia in generale, cioc al
sano vivere personale e collettivo in conformita alle leggi della Natura.
344 Capitolo XII

A tale proposito sono degni di menzione: il giornale di coordinamento


"AAM (agricoltura, alimentazione, medicina)" Roma - Via dei Banchi Vecchi,
39 - "11 Collettivo di controinformazione e Scienza" del Centro di documenta-
zione - Pistoia, Casella Postale 53 - "La Stampa Alternativa" Casella Postale
741 - Roma - "Il bolletiino dell'associazione 'IL CERCHIO da chiudere' " -
Via Cavour, 35 - Mantova.

I L PESCE ed i fmtti di mare

Poiché lo scopo della nuova dietetica é quello di insegnare cosa e come si


deve mangiare per nutrirsi nel modo più razionale e salutare diciamo che, sia la
carne quanto il pesce ed i fmtti di mare (molluschi, crostacei ecc.), vengono
banditi dalla sana e razionale alimentazione.
Capisco che, quanto affermo. è in contraddizione con quanto dice la sfre-
nata propaganda che, quotidianamente non lesina nell'esaltare le caratteri-
stiche nutrizionali dell'alimento ittico in genere, evidenziandone il valore protei-
co, lipidico e l'importanza dell'apporto degli elementi minerali e delle vitamine
in genere.
In realta, se consideriamo il valore nutrizionale del pesce stando al prin-
cipio merceologico il quale vede tutti gli alimenti con l'ottica della chimica inor-
ganica, dobbiamo dire che realmente è un alimento alquanto proteico, lipidico:
ricco di elementi minerali e di vitamine il quale, se lo mangiassimo cmdo come
fa l'orso che seguendo i corsi dell'acqua se lo pesca e lo mangia vivo, in certo
qual modo potrebbe dare al nostro organismo anche un apporto nutrizionale.
Noi purtroppo, non lo mangiamo crudo, ma lo cuociamo, magari nei modi più
sofisticati per renderlo maggiormente appetibile e gradevole al palato, senza
considerare che la cottura ed ancor più l'elaborazione culinaria, modificano e
trasfomano l'alimento i cui effetti negativi secondari, immancabilmente si
riscontrano nell'organismo, specie se viene assunto quotidianamente.
Secondo la classificazione, se il pesce è di acqua dolce o salata ed in rela-
zione alla specie o famiglia, il tasso degli elementi costituenti varia notevol-
mente. Nelle proteine si hanno valori che variano dai 15 ai 21 gr. per ogni 100
grammi di carne edibile; i lipidi variano da 1 a 2.6 gr. su ogni 100 grammi; I'ap
porto delle sostanze minerali, sempre in relazione alla classificazione, può
variare da 1,O a 1.9 gr. per ogni 100 grammi di prodotto; infine, l'apporto dei
valori vitaminici che, secondo la specie più o meno variabile, viene rappresen-
tato dalle vitamine A, B1, 82, B3, B6, B12, C, D, E.
Ottime caratteristiche nutrizionali queste però, quello che non dobbiamo
dimenticare è che, per la sua natura, la carne del pesce è un composto di facile e
rapida putrefazione; in effetti il pesce destinato al commercio per la vendita al
I grassi 345

dettaglio, appena pescato viene deposto in cassette o contenitori ripieni di ghiac-


cio addizionato da antibiotici quali la "terramicina", proprio per arrestare il prw
I cesso della rapida decomposizione. Oltre a questa pregiudiziale caratteristica,
con la cottura si pregiudica maggiormente il suo valore nutrizionale i cui effetti
negativi non si discostano da quelli della carne.

Poichk, come la carne, anche il pesce è un alimento da me sconsigliato, mi


limito a presentarne le caratteristiche risultanti dalle varie cotture e l'incidenza
negativa della loro presenza nell'organismo.
I dati sono di massima e la loro modificazione varia secondo la classifi-
cazione e la specie. però sono più che sufficienti per rendere l'idea.

Bollito in acqua: - perde o aumenta il 10% del suo contenuto di acqua fisiolo-
gica.
- Le proteine dell'albumina si modificano disintegrandosi e
coagulandosi in rapporto dell'l al 25%.
- Perde dal 10 al 20% dei suoi grassi.
- Le sostanze o elementi minerali si perdono quasi nella loro
totalità.
- Le vitamine si distmggono completamente.
In frirtura : - Perde il 1090 e più del suo contenuto di acqua fisiologica.
- Il tasso proteico si riduce dal 3 al 30% per effetto della coa-
gulazione.
- Aumenta il tasso lipidico del 20% circa per conseguenza
dell'assorbimento dell'olio utilizzato per friggere.
- I valori degli elementi minerali rimangono pressoché inalte-
rati.
- Le vitamine vengono totalmente distrutte.
Corro al forno : - Perde dal 2 al 10% del suo contenuto di acqua fisiologica.
- Mantiene il contenuto proteico.
- Il tasso lipidico aumenta dal 15 al 20% per il concorso
delle sostanze grasse utilizzate nella cottura.
- Il valore degli elementi minerali rimane inalterato.
- Invece le vitamine vengono distrutte.
E' da tener presente che, sia nella cottura quanto nel processo digestivo.
per il concorso dei composti ammoniacali che prendono origine, le proteine e le
albumine si generalizzano in purine.
346 Ca~itoloXII

11 pesce è un alimento alquanto acidificante ed i suoi valori variano dal 50


al 70% e più; inoltre, per le caratteristiche della sua stmttura tessutale, diciamo
che fra tutti gli alimenti e quello di più facile e rapida decomposizione; bastano
poche ore di temperatura ambiente per trasformarlo in alimento tossico.
Contrariamente a quanto è creduto, il pesce e un alimento alquanto indi-
gesto e, sempre per le caratteristiche di trasformazione, viene controindicato ai
bambini ed agli anziani ed a tutti i soggetti che soffrono di affezioni dell'ap
parato digerente; di affezioni epato biliari; nelle litiasi o calcolosi in genere: alle
persone affette da disturbi vasco-circolatori; alle persone affette da reumati-
smo, da artrite ecc. in quanto è un alimento che produce acidi urici.
A prescindere da queste condizioni o caratteristiche organolettiche nega-
tive, dobbiamo ricordare che il pesce vive in un mondo idrico altamente inqui-
nato da sostanze chimiche. le quali sono i rifiuti della moderna societa tecnolo-
gica.
I1 pesce dei nostri fiumi e laghi, specie quello che viene pescato a valle. è
pressoché immangiabile e quello di mare è sovraccarico di sostanze mercuriali.
il cui tasso oltrepassa il livello di guardia consigliato dall'0.M.S. il quale ne ha
stabilito il valore limite in 0,2+ 0.5 mg. per Kg.
Quando si compera il pesce di mare, bisogna accertarsi della sua prove-
nienza; evitare il più possibile quello che viene importato dal Giappone poiché il
tasso di mercurio supera di molto quello stabilito dall'0.M.S. - anche se la legge
italiana ha stabilito il valore limite di 1 mg. per Kg.
L'intossicazione di mercurio compromette irrimediabilmente i centri ner-
vosi. attaccando in primo tempo i sensi della vista e dell'udito (conduce alla
cecità e sordita): alla pazzia, alla paralisi ed anche alla morte se il valore di as-
sorbimento raggiunge gli 80 mg. per Kg. (Affermazione del Dott. Maurice Au-
ber, direttore del centro studi e ricerche di biologia e oceanografia medica di
Nizza).

IL SALE (Clomro di sodio)

Il sale è tutt'ora uno dei problemi cmciali dell'alimentazione. Sul sale ne


sono state dette di tuni i colori. I suoi più accaniti sostenitori sono fra i buongu-
stai, fra coloro che della raiìinata gastronomia fanno un culto.
Gli oppositori invece (la minoranza) sono tutti coloro che, intelligente-
mente. hanno capito che un'alimentazione razionale ben guidata ed esente di
sale e di determinate droghe, oltre a nutrire, esercita un reale effetto curativo e
preventivo di normalizzazione della funzionalità organica.
I prassi 347

Parlando di sale marino naturale integrale, cioè non lavato e conseguen-


temente non addizionato da sostanze essicanti quali il carbonato basico di
magnesio. il fosfato di calcio, il carbonato di calcio, il silicato idrato di calcio ed
infine. per sopperire la deficienza di iodio che. con il lavaggio e stato asportato,
il sale viene addizionato anche con ioduro di potassio. diciamo che in dosi
minime può essere utilizzato per reintegrare quello che I'alimento cotto in acqua
ha perduto.
Diciamo che il sodio e uno dei tanti componenti della struttura cellulare del
tessuto ematico e linfatico dell'organismo: secondo G. Moruzzi. "un grammo di
globuli rossi contiene 50 mg. di sodio e 344 mg. nel plasma".
Il sodio svolge un'azione idrofila, ossia concorre alla ritenzione degli umo-
ri acquei nei tessuti. quindi partecipa nell'idratazione organica del corpo, svol-
gendo in tal modo l'azione contraria del potassio. la cui presenza nella struttura
ematica e linfatica. sempre secondo il Moruzzi. risponde ai seguenti valori in un
grammo di globuli rossi sono presenti 600 mg. e nel plasma invece solo 20 mg.
L'azione del potassio, fisiologicamente interessa anche la diuresi. ossia con-
corre nella eliminazione dell'umore acqueo ricco di scorie: si deduce quindi che
l'equilibrata presenza di queste due sostanze, garantisce all'organismo I'equili-
brato rapporto idrico, pertanto una normalità funzionale.
La trofologia ci dice che, in Natura, queste sostanze sono presenti in per-
fetta simbiosi associate ad altri elementi minerali nei costituenti naturali degli
alimenti vegetali, come prodotti organici del processo metabolico nutrizionale
delle piante in genere: certo, il loro rapporto varia fra specie e specie, comun-
que in dosi maggiori e minori sono sempre presenti.
L'uomo, per sua comodità, o meglio per il suo interesse economico. sfog-
giando tutte le sue conoscenze tecnologico-scientifiche, ha preteso di imporre al
mercato un prodotto alimentare sintetico che, se assunto quotidianamente.
come smoderatamente lo è dalla maggioranza, e o w i o che concorra alla proli-
ferazione degli stati di malattia ed alla degenerazione della costituzione organi-
ca perché in realtà, questo sale e un veleno.
I1 sale naturale, quello prodotto dall'evaporazione naturale dell'acqua di
mare (non inquinata) "quello nero da cucina di una volta", è un composto piu o
meno equilibrato nella sua struttura: dico piu o meno in quanto non tutte le
acque dei mari e oceani hanno la stessa concentrazione salina. La densità salina
dell'acqua di mare e relazionata alla natura geofisiologica o geoidrografica dei
terreni e dell'ambiente ed anche dalla natura e profondità dei fondali.
Questo sale in prevalenza e costituito da clomro di sodio (25 - 30 gr. per
litro) associato al cloruro di magnesio (2.5 i 3 gr. per litro) al solfato di ma-
gnesio (0.9 + 1.4 gr. per litro). al solfato di calcio( I ,O + 1.3 gr. per litro), al sol-
348 Capitolo XII

fato di potassio (0,6 + 0.9 gr. per litro), al carbonato di calcio (0.10 i 0.1 6 gr:
per litro), al bromo (50 + 8 0 mg. per litro). allo iodio(40 + 6 0 mg. per 100 litri)
e da tracce di tutti i minerali conosciuti: boro. bario, silicio. litio. fluoro, manga-
nese, alluminio. rame. argento, arsenico ecc. ecc.
Abbiamo detto che per sua natura. il sale svolge nell'organismo un'azione
idrofila, quindi diviene logico dire che una sua forte concentrazione nei tessuti
organici produce I'idropsia. cioè il travaso in qualche parte del corpo dell'umc-
re acqueo e sieroso separato dal sangue e dal plasma che si caratterizza con ri-
gonfiamenti edematosi evidenziati più frequentemente nelle mani e negli arti
inferiori però. la cosa peggiore e quando questo processo di ritenzione idrica si
realizza nel cuore. nei polmoni e nel ventre.
Si, l'organismo ha bisogno di sale per il suo equilibrio bioidricofisiologico.
in special modo quando un corpo entra in sudorazione e quando si manifestano
casi di diarrea sierosa: quando si somministra un'alimentazione antinaturale e
sofisticata; ma quella persona che si ciba con insalate miste di verdure ed or-
taggi cnidi in genere. associate agli alimenti proteici suggeriti dalla nuova diete-
tica. non ha alcuna necessità di ulteriore sale. in quanto questi elementi lo con-
tengono associato in perfetta simbiosi con tutte le altre sostanze bio-organiche
arricchite da elementi o forze biocosmiche.
Non mancherà l'obiezione di alcuno che dirà: ma se anche gli animali. in
special modo le capre e le mucche, con avidità mangiano una manciata di sale se
gliela diamo. E' vero, ma questi animali domestici mangiano solo erba; non
mangiano tutti gli ortaggi comprese certe radici che l'uomo coltiva: non mangia-
no uova, yogurt. formaggi, pane integrale ecc. L'animale domestico specie, e
condizionato a mangiare quello che gli dà il padrone: l'erba ed i foraggi in gene-
re, grassi o magri, non hanno un tasso elevato di sodio quindi. una manciata di
sale marino integrale, somministrata di tanto in tanto. fa bene anche a loro però,
a mio avviso, il problema è un altro. Il sale a contatto della saliva si trasforma in
sostanza dolciastra ed è quello che invoglia I'animale a mangiare il sale e
leccarvi anche la mano.
Il sale ed in special modo quello raffinato. proposto al commercio dal
Monopolio di Stato, in concomitanza dell'alimento sofisticato. è ciò che più
pregiudica lo stato di salute del corpo. A prescindere dall'idrope che può origi-
narsi in chi ne assume in grande quantità. i frastorni che piu comunemente si
manifestano alle persone che abusano del sale sono: frastorni cardic-vasco-
circolatori e pressori del sangue; alterazione della pressione sanguinea, iperemia
cerebrale con pressione bulbare ed annebbiamento della vista: ronzio all'udito,
pesantezza degli arti, indurimento delle vene. indebolimento delle difese natu-
rali, quindi predisposizione alle malattie infettive. ai frastorni dell'apparato
digerente in generale: alle malattie della pelle. al reumatismo ecc.
LO ZUCCHERO (Saccarosio)

Nel corso di questa trattazione trofologica, abbiamo notato che tutti gli ali-
menti contengono dei glicidi in quantità più o meno rilevanti. talvolta anche a p
prezzabili dal palato per il loro sapore dolciastro.
Questi zuccheri non sono isolati. ma costituiscono un quid della compo-
nente biologica degli umori diluiti nelle soluzioni liquide della struttura cellu-
lare organica. in special modo ed in quantità rilevante in quella del mondo vege-
tale, però li troviamo presenti anche come elementi di transizione del sangue.
quale risultante metabolica definita glucosio. come pure sono presenti nei
secreti lattei e nel miele in dosi concentrate, il quale è pure un prodotto di tra-
sformazione metabolica.
Questi sono i veri zuccheri che non danneggiano l'organismo in quanto.
anche se vengono assunti in dosi elevate non rimangono in circolo, ma vengono
prontamente metabolizzati e catabolizzati poiche non sono costituiti da s*
stanze puramente inorganiche, ma da elementi bioenergetici propri dell'elemen-
to del mondo organico. Contrariamente invece succede con l'assunzione dello
zucchero raffinato di produzione industriale il quale. per effetto della sua
struttura composta da sostanze inorganiche (talvolta tossiche), altera il proces-
so metabolico degli alimenti in cui esso viene addizionato per renderli piu gra-
devoli al palato perche inibisce il loro potenziale enzimatico e vitaminico, il
quale è il fattore basilare di tutto il processo nutnzionale.
Ad avallare quanto affermo. voglio ricordare l'esperienza del Dott. Le Goff
il quale, per dimostrare l'effetto negativo nell'organismo provocato dall'assun-
zione dello zucchero raffinato di produzione industriale, ha fatto ingerire 150 gr.
di sciroppo di questo zucchero a 22 soggetti sani. Orbene. trascorse poche ore
da detta assunzione, su 20 di questi soggetti fu riscontrato il glucosio nelle ori-
ne; ciò evidenzia che con I'assunzione di questo zucchero industriale, si e pr*
dotto lo stato di ~licosuriaalimentare che comunemente non avviene con I'as-
sunzione della frutta per quanta se ne mangi. In effetti. si può far mangiare a dei
pazienti ammalati di fegato anche 2 Kg. d'uva. il cui tasso zuccherino risponde a
300 gr. di zucchero naturale, e stiamo pur certi che in questi soggetti non si
manifesterà alcuna glicosuria e tanto meno congestioni e putrefazioni di alcun
genere.
Lo zucchero raffinato. sia esso prodotto con la canna da zucchero quanto
con la barbabietola, e sempre un prodotto d'ordine industriale. chimicamente
puro, in effetti la sua espressione chimica lo dice ( C I > H E O Ipero.
I ) con questo,
non è detto che sia confacente all'organismo in quanto e un composto di sole
radicali chimiche morte, le quali non hanno alcuna analogia con l'umore orga-
nico della canna da zucchero o della barbabietola al naturale. poiché con il pro-
350 Capi1010 XII

cesso di lavorazione e trasformazione industriale. è stato privato di quelle so-


stanze bio-energetiche che realmente caratterizzano lo zucchero naturale.
Lo zucchero industriale è un prodotto amorfo, inerte ed altamente nocivo
alla struttura tessutale e cellulare organica il che, è dovuto alla laboriosa elabo-
razione che il prodotto naturale subisce oltre alla cottura con latte di calce, nella
quale i componenti nobili del vegetale (albumine e minerali) precipitano distmg-
gendosi per conseguenza della reazione alcalina e del calore: in effetti, nelle suc-
cessive fasi di elaborazioni, la sostanza risultante viene trattata con calce viva,
acido carbonico, biossido solforico e carbonato di sodio. Ulteriormente, la
massa casi formata, subisce altre cotture, viene raffreddata, cristallizzata e cen-
trifugata; però, per arrivare ad essere il comune zucchero, subisce un ultimo pro-
cesso. la raiiinazione nella quale vengono utilizzati l'acido carbonico, l'acido
solforico ecc. Ultimamente. per aumentare la resa produttiva, I' industria sac-
carifera ha introdotto nella lavorazione anche il sistema della lunga macera-
zione dei composti in soluzioni di resine, ammoniaca ed acqua.
Figuriamoci un po' cosa mangiamo noi quando ci somministriamo lo
zucchero. Un alimento che non è un alimento poiche è una risultante di sostanze
decomposte e morte altamente tossiche. Ad avallare questa affermazione. cito
l'esperimento effettuato dal Dott. Casabianca il quale, per dimostrare la
nocivita dello zucchero, immerse dei denti umani in una soluzione di saliva
saturata di zucchero raffinato per un periodo di 48 ore ad una temperatura di 37"
C.: il risultato fu più che sorprendente in quanto all'esame in vitro, si evidenziò
la corrosione dei denti, ciò che non succede se utilizziamo il miele.
Tutte le esperienze cliniche condotte con la metodica naturista, ci hanno
dimostrato e ci dimostrano tutt'ora l'azione parassitaria dello zucchero raiii-
nato nei confronti deli'organismo che lo assume. Questo tipo di zucchero. per la
sua caratteristica inorganica, non apporta all'organismo nessuna diastasi, nessu-
na vitamina, nessun oligoelemento. al contrario invece. la sua presenza nell'or-
ganismo impedisce i'approfittazione delle vitamine del gmppo B da parte di
esso. inoltre compie un'azione demineralizzante. decalcificante e favorisce il
processo fermentativo putrido e l'aumento batterico neli'intestino pertanto, con-
sci di questi inconvenienti, vi suggeriamo di non servirvi mai lo zucchero raiìi-
nato; limitate pure anche il consumo di quello grezzo ed orientatevi il più possi-
bile al consumo del miele finche ci saranno api che lo produrranno poiche credo
che, se non si abbandoneranno definitivamente tutti i trattamenti chimici utiliz-
zati in agricoltura. fra breve tempo anche questa nobile specie di insetto sparirà
dalla faccia della terra.
Il miele 35 1

I L MIELE
(Pappa reale, polline e propoli)
---
Per dire ciò che fu il miele per l'umanità passata e quello che realmente
sarebbe per la contemporanea, dopo la sua casuale supposta scoperta. non
basterebbe un libro.
Stando alle scoperte antropologiche ed archeologiche, si può dire che il
miele conobbe i suoi albori all'incirca 200.000 anni fa. ed a dame conferma
sono i dipinti rupestri scoperti nelle grotte di Bicorp e di Dues Aigues nella
provincia di Valencia (Spagna). Queste pitture che rappresentano l'uomo che
sta raccogliendo il miele in un nido d'api, tutt'ora sono considerate le più an-
tiche.~
Seguendo la carrellata storica, le notizie più recenti sull'utilizzo del miele ci
vengono dalla cultura dei popoli della Mesopotamia, le quali risalgono al 3000
circa a.C. In queste civiltà, il miele era conosciuto già come alimento e medi-
camento, in special modo nella civiltà Inda ed Egiziana che, nel miele (come
veniva raccolto in quel tempo), avevano scoperto anche il fattore antiputrefatti-
va ed antibattenco (da noi conosciuto con il nome di propoli); in effetti, nella
pratica di mummificazione, veniva utilizzato un composto di cera e miele.
Nella biblioteca dell'università di Leipzig, e custodito un papiro egiziano
che risale al 1550 a.C. il quale fu scopertodall'esploratore J. Ebers nel 1872: in
questo papiro vi sono scritte diverse ricette medicamentose nelle quali il miele
risulta come l'elemento base.
La Mitologia greca ci ricorda che il Dio Zeus, durante la sua prima
infanzia, fu nutrito con il miele d'api: ed in Oriente tutt'ora, il Dio Visnù, il quale
è la 2.a persona della Trimurti Indiana, viene presentato con un'ape ed un fiore
di loto.
I Romani ebbero in grande considerazione il miele; fu l'alimento degli
imperatori, dei patrizi e plebei, dei soldati e dei gladiatori; a questi ultimi veniva
somministrato come alimento rinforzante ed energetico. E' ricordato anche che.
per l'allestimento di un banchetto, Nerone spese 400.000 sesterzi per il solo
miele, al quale venivano attribuite anche virtù afrodisiache.
Sempre per la cronaca, è bene ricordare che la sporadica e casuale raccolta
del miele nelle cavità degli alberi e negli anfratti delle rocce, ebbe fine grazie al-
I'interessamento di Gorgori, re e sacerdote della dinastia dei Tartessi, popolo di
origine africana che visse nella bassa valle del Guadalquivir. L'interesse fu tale
che riusci a scoprire e coordinare come formare delle colonie d'api per assicu-
rare al suo popolo una maniera più facile di approwigionamento del miele.
Per quanto primitivo e rudimentale fosse stato il sistema: i Tartessi furono i
primi ad iniziare I'apicoltura, se casi vogliamo chiamarla. ed abbandonare la
ricerca ed il travaglio talvolta anche pericoloso della raccolta del miele sulle ~ p i
e sugli alberi. Questo sistema non mancò di risvegliare l'interesse dei fenici che
già in quel tempo navigavano per tutto il Mediterraneo e toccando le rive oppo-
ste, si addentravano nell'entroterra per effettuare i loro scambi commerciali, con
le genti dei luoghi. Furono loro che in tutte le terre e colonie del bacino medi-
terraneo divulgarono il sistema dei Tartessi.
In tutte le epoche delle antiche civiltà, l'ape ed il miele stimolò l'interesse
dei saggi, dei matematici, dei filosofi e dei poeti che, se pur con visioni diverse,
nei loro scritti tramandatici decantarono sia l'una che l'altro. Cronologicamene
ricordiamo: Pitagora, Anacreonte, Ippocrate, Aristotele (il quale ci lasciò uno
studio accurato sull'ape), Varrone e Virgilio che, riscontrando la maggiore bel-
lezza ed operosità dell'ape gialla nei confronti di quella nera, nelle Georgiche la
decanta cosi:

"Elucent aliae et fulgore comscanf


ardentes auro et paribus lita corpora guttis.
Haec potior soboles; inc coeli tempore certo,
Dulcia mella premes."
Risplendon l'altre, comscanti fulgide
Fiammanti d'oro, ed han segnato il corpo
D'eguali macchie. Miglior seme è questo
E dolce miele a sua stagion ne avrai.

Il naturalista Plinio detto il Vecchio, nella sua storia naturale, cita l'ape per
la sua operosità e veicolo fecondante; Diosconde medico greco, trova nel miele
un farmaco ideale ecc.
Il valore e l'importanza nutrizionale del miele, acquisita nel corso dei
secoli, trova il declino con la comparsa dello zucchero; solo la farmacopea p
polare ne rende tributo in quanto segue considerandolo l'indispensabile coadiu-
vante correttivo delle pozioni di decotti ed infusi e l'elemento imprescindibile
nella preparazione delle pomate balsamiche.
La metodologia apicola, benché più evoluta della primitiva, rimane allo
stato mdimentaie e direi a conduzione familiare fino al 1820 e più; in effetti si
ricorda che il primo alveare a quadri mobili è stato ideato dal msso P. Proko-
povitch il quale consenti l'inizio del sistema razionale nella riproduzione del-
l'ape e nella raccolta del miele.
L'ideazione della nuova arnia, suscita I'interesse commerciale e con questo
anche l'idea di istituire una scuola che, proprio in Russia, nel 1828 si inizia
siglando l'era dell'apicoltura.
Da idea nasce idea ed approfittando delle esperienze della tecnologia del
tempo, via via la metodologia apistica si va perfezionando ed arricchendo di
nuove conoscenze ed un secolo dopo possiamo dire che questa nuova arte
diviene professione.
Il miele 353

Anche l'autore di questo libro nel 1927 ebbe la fortuna di iniziare I'espe-
rienza apistica razionale. "Ricordo. avevo 6 anni quando mio padre mi inizio
all'apicoltura insegnandomi con amore tutto quello che aveva potuto capire e
conoscere in merito dell'ape. Mi insegno cos'erano le api. le loro abitudini: mi
insegno tutto sull'arnia razionale ed i l modo di conduzione: mi insegno come
creare nuove famiglie approfittando dello sciame: come raccogliere il miele
senza danneggiare i favi. utilizzando il sistema di disopercolazione con la for-
chetta e della ~entrifugazione.~

Che cos 'è il miele

Il miele e un complesso di sostanze nutrizionali. costituito in prevalenza da


elementi altamente zuccherini. il cui tasso totale varia dal 66 a11'83%: da so-
stanze minerali il cui tasso puo variare dallo0.05 allo 0.30°/n: da sostanze albu-
minoidi con un tasso variabile dallo 0;s all'l yn c da gomme e destrine i cui valo-
I ri possono variare dall'l al 5Oh. La percentuale dell'umore acqueo è pure varia-
bile con valori che vanno dal 13 al 20%.
Il miele è il prodotto risultante dalla trasformazione del nettare dei fiori che
avviene tramite il principio dell'invertasi realizzato con i succhi ghiandolari
dell'ape.
Il nettare succhiato. inizia la sua trasformazione nell'intestino della borset-
ta melearia (la quale è un organo che si trova tra I'esofago ed il ventricolo) e si
completa nella cella del faro in cui viene versato. (In questa fase di lavoro.
l'acqua eccedente contenuta nel miele viene eliminata).
Il miele è una sostanza predigerita, in quanto il saccarosio contenuto nel
nettare, con il processo di inversione (digestione in questo caso). \,iene trasfor-
mato nei due zuccheri semplici (glucosio e levulosio): pertanto. essendo il miele
una sostanza predigerita. diciamo che non necessita una ulteriore digestione da
parte dell'organismo che lo assume: in effetti. i suoi zuccheri passando per il
duodeno vengono assimilati senza il concorso del succo pancreatico che gene-
ralmente partecipa nel processo digestivo degli altri alimenti sottoposti alla fase
predigestiva che avviene nello stomaco.
Il miele varia il suo colore ed il suo sapore come pure le caratteristiche
nutrizionali, più precisamente quelle medicamentose. in quanto tutte le so-
stanze sono dipendenti o relazionate alla natura bioloeica del nettare succhiato
da ogni singolo fiore o pianta.
Il miele viene anche prodotto con la trasformazione degli umori della frutta
in genere ma, in questo caso, e da ricordare che l'ape li succhia solo quando la
buccia del fmtto è stata intaccata o scalfitta da altri insetti perchè non è dotata di
organi che possono incidere o rompere la cellulosa della buccia.
354 Capitolo XII

DATI ANALITICI

I valori sono da ritenersi puramente indicativi in quanto il loro tasso varia


secondo le caratteristiche del nettare come già detto. L'espressione viene data in
percentuale 90gr. e mg. su 100 grammi di prodono.

Componenti 9h gr. Elementi minerali mg. Vitamine mg.


Acqua 17.3 Ca - Calcio 010 BI 0.01
Proteine 0.7 P - Fosforo O1 8 B2 0.06
Lipidi - Na - Sodio 010 83 o PP 0.2
Glicidi K - Potassio 050.7 85 0,lO
Glucosio 35.377 Mg - Magnesio 006 B6 0.30
Levulosio 40'5 Mn - Manganese 000,22 C 2
Saccarosio 1.9 Fe - Ferro 00 1
Destrine 4.1 S - Zolfo 003
Ceneri o.123 CI - Cloro 024
Cu - Rame 000.07
Calorie x 100 gr. = 327 I - Jodio 000.01
Grado di acidita = pH 5

Nel miele la presenza degli amminoacidi totali è alquanto modesta, in com-


penso sono tutti presenti quelli ritenuti essenziali ed anche in misura equilibrata.
A tale proposito riportiamo una tabella di amminoacidi liberi e legati, tratta
dall'opuscolo "Alimentazione come metodo di prevenzione delle malattie" con
specifico riferimento ai prodotti dell'alveare (miele. polline, pappa reale), pub-
blicato dall'Associazione Culturale Apistica provinciale di Trento, in occasione
della prima tavola rotonda tenutasi costi il 19 Marzo 1976.
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SSC alJ!u II
356 Caoitolo XII

Fiprim 2 - I n questa figura. \ct!i;ini<i I:, ini<,;li~ <Icll':ii~tc~rc


In Sicn<ii:i I . i ~ i r i y\iirri<lc~iicC disin-
volta che sorreMe fra le mani un Inxo dl co~:it;i. sol qunlr notiamo un'escrescenz;~ctie evidcnzia
ancora una volta la negligente condurione dell'nrnia da pane dcll'inesperto o sprovveduto apicoltore
che. a suo tempo dehiio, non ha saputo sostituire il favo opercolnto. con uno vuoto.
Nelle arnie moderne. questo formarsi d i soprastmnure. .pwralmente avviene nei periodi delle
grandi fioriture in quanto. non avendo più celle per contenere il miele che producono. le api. sono
costrette a costruirne di nuove.
-
Il miele 357
*-
1C
i l

, %
'

liri<rcz.l - In questa ligur;i. vediamo semprc I ' c s c r e < c c n ~ nappendici,l:iri asportata al t;iv<r
rapprcsentato nella Fig. 2 11 quale e stato sostituito con uno vuoto per permenere c rendere mcnn
lah>rioso il lavoro delle api inoltre. con questa sostituzione si viene ad incrementare la scorta
alimentare per il periodo invernale. oppure se questa e piu che suliiciente. l'apicoltore viene ad avere
un lavo in piu per la raccolta del miele.
358 Caoitolo XII

Figuro 4 - In questa figura. notiamo il razionale sistem.. -. -..-,..relazione.


LA c o m t t a disopercolazione si eiiettua con una forchetta speciale la quale. è costituita da un
insieme di aghi da cucito saldati o stagnati molto vicini l'un l'altro.
Il coltello, per quanto mapistralmente venga maneggiato. nellaoperazione di disopercolazionc (ossia
nell'asponazione della pellicina di cera che tappa ermeticamente le celle) rovina sempre il favo in
quanto le celle si deformano.
Il miele f 59

Fipm 5 - In questa ligura. vediamo gli allievi che stanno osservando la fase di centrifugazione
libera dei favi disopercolati inirodotti nello smelatore progettalo dall'autore del libro.
Con questo tipo di smelatore si possono centrifugare simultaneamente dodici lavi di melano oppure
sei da covata.
360 Capitolo XII

F i p r a 6 - Questa e una vista in particolare dello smelatore nel quale notiamo come vengono
disposti sull'aspa i favi disopercolati da centrifugare.
Il miele 36 1

Amminoacidi liberi ed Amminoacidi legati in prodotri dellilpicoltirra

Amminoacidi big./ I 0 0 pr. Miele Gelatina Polline


prima e dopo idrolisi acida (Umiditk 22.0%) (Pappa reale) Granelli
(Umidita h3.4U) (Umidita 10.2%)

Tirosina
- Fenilalanina
7.3
2.h
560
480
I 61
40
550
760
- Lisina 19c1.5 1070 18 1290
Istidina 14.6 360 78 560
Etanolammina - - - -
Idml. Basica Idml. Basica
- Triptofano Tracce 10.2 140 15 220
Arginina Tracce 2h.6 740 40 RZO
Acido Asparlico 2.2 11.0 24RO 90 1900
Acsdo Glutammico 2.1 31.7 l?(l0 30 2070
Idrnssiprolina 0. 1 25 220
- Trconina 0.4 l.2 710 9 940
Glutammina 2.6 3.h II
Serina 0.9 2.2 980 41 1110
Asparaeina - 138
Prolina 64.7 IR4.1 h10 1404 1910
Alanina 2.1 2.7 520 57 1170
Glicina 0.8 2.3 510 8 960
- Vallina 0.8 4.1 920 II 1090
Cistina - - lì0 170
- Metionina - 3 440
- Isoleucina 0.6 1.8 710
400 1 6 900
- Leucina 0.6 7 1510
Ammonio 0.R II 290
Azoto corrispondente % 0.012 0.29 2.72
Amminoacidi totali S.1.q. 18.6%
S.S. 20.7%
Amminoacidi liberi 11.2%
Amminoac. dopo idmlisi 'IOC
Amminoacidi essenziali
Amminoncidi totali

- = Amminoacidi essenziali
l 1

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE E FISIOLOGICHE

Poiche lo scopo della nuova dietetica è quello di consigliare l'alimento ido-


neo alle necessita organiche, sia dal punto di vista nutrizionale quanto terapeuti-
co in se. diciamo che il miele, come la frutta, è un alimento degno di considera-
zione poiché, data la sua struttura essenziale e la sua natura di alimento predige-
362 Caoitolo XIl

rito, è I'unico che non richiede all'apparato digerente alcun lavoro di trasforma-
zione digestiva per la sua approfittazione da parte dell'organismo.
I suoi zuccheri glucosio e levulosio, sono sostanze che, oltre a produrre un
determinato valore calorico, sono i veri carburanti dell'organismo, in quanto
forniscono l'energia necessaria a tutti i tessuti che costituiscono gli organi inca-
ricati allo svolgimento della trasformazione, cioè la biosintesi delle sostanze
indispensabili alla vita e mantenimento della struttura nervosa e muscolare del
nostro corpo. Nel contempo esercitano un'azione di risparmio sulle proteine, il
cui valore nutrizionale consiste nella costmzione dei nuovi tessuti.
Se nell'organismo non vi è la necessaria presenza di glucosio, stiamo pur
certi che le proteine vengono approfittate dallo stesso come elemento energe-
tic0 e non come elemento plastico di rigenerazione e rinnovo cellulare dei tes-
suti, ma vengono bmciate come l'alimento energetico. D a qui ne viene I'impor-
tanza del miele come alimento integrativo della normale dieta alimentare poi-
ché. come ripeto, oltre ad essere l'alimento energetico. è l'alimento di risparmio
che consente la giusta approfittazione delle proteine da parte dell'organismo
nella normale alimentazione.
I1 valore terapeutico del miele viene dato dalla concomitante presenza di
determinate sostanze quali: l'acido formico che esercita un'azione antisettica
nei confronti dei microbi patogeni; la inibina (la quale è anche presente nella
saliva) che agisce sui colibacilli, sullo streptococco dorato, sullo streptococco
emolitico, sul bacillo di Eberth (del tifo) e su quello di Loeffer (difterite) e la ger-
micidina, la quale è un antibiotico naturale che agisce su molti altri microbi.
Il miele viene consigliato indistintamente a tutti, dal neonato all'anziano;
alla donna gravida ed a quella che allatta: alla persona grassa ed alla magra: nel
superlavoro sia fisico che mentale; agli sportivi: nei casi di astenia in generale:
negli stati di esaurimento nervoso: in tutte le affezioni cardio-vascocircolatorie,
nelle affezioni dell'apparato digerente e del fegato; nelle affezioni dell'apparato
respiratorio in genere; negli stati influenzali ed in quelli infettivi in genere; nelle
malattie reumatiche ed artritiche (combatte il colesterolo): nelle malattie della
pelle (serve anche come maschera di bellezza) ecc.
Come tutti gli alimenti è conveniente somministrarlo solo, vari cucchiai
durante il giorno oppure come dolcificante nei decotti ed infusi in genere. Per
l'adulto, come dose sono piu che sufficienti 100 gr. al giorno: ai bambini, se-
condo l'età, però non si devono superare i 50 gr. al di.
La persona che è allergica al miele o che non lo tollera, inizierà assumendo
un cucchiaino o due diluiti in acqua o con un infuso di menta. di tiglio, di camo-
milla ecc. due o tre volte al giorno.
Il miele 363

LA PAPPA REALE

Giustificata è la considerazione e la venerazione degli antichi popoli nei


confronti del miele, come giustificata è l'antica sua attribuzione medicamen-
tosa.
Fino ai primi anni del XVIII" secolo, il miele veniva assunto masticando e
succhiando la cera del favo, sottratto al nido delle api; è ovvio quindi che. I'as-
sunzione era di un miele prettamente integrale, ossia che contenesse cera, pappa
reale, polline ed anche propoli. Invece, con la metodologia della produzione
melicola industriale moderna, purtroppo diciamo che queste sostanze non sono
più presenti nel miele, ma vengono raccolte isolatamente poiché i favi da cova
formati da telaini, non vengono utilizzati per l'estrazione del miele.
Diciamo che la pappa reale ha una storia giovane, il primo a scoprirla fu il
naturalista olandese Joan Swammerdam ancora nel XVII' secolo il quale, dalle
sue assidue osservazioni nei rustici alveari del tempo, un giorno riusci a notare
una composizione gelatinosa biancastra dal sapore acidulo. Ulteriormente, negli
anni che seguirono, altri naturalisti fra i quali, per i loro scritti. dobbiamo ricor-
dare il francese Ferchault de Reamur ed il tedesco Von Planta, confermarono
l'osservazione dello Swammerdam. Nel 1912. un altro tedesco. il Dott. J.
Langer, nusci a scoprire che la pappa reale è una secrezione proveniente dalle
ghiandole faringee dell'ape operaia giovane.
Le analisi chimiche di questo prodotto furono iniziate ancora nell'anno
1933 dal tedesco F. Bergius, ma non ebbero lieto fine, però vennero riprese più
intensamente dopo il lancio pubblicitario proposto dall'apicoltore francese M.
Boyer che nel 1954 offri al mercato la pappa reale come alimento rinvigorizzan-
te e ringiovinizzante in special modo delle funzioni sessuali. (Questo fu lo slo-
gan).
In realtà, stando alle analisi attuali tuttavia non complete, possiamo dire
che le componenti costituenti di massima. sono comparabili a quelle dell'uovo.
delle noci, delle mandorle dolci ed a tutte le sementi in genere, con la differenza
che le sostanze sono arricchite da altri potenziali nutritivi non ancora isolati
pero esistenti. La pappa reale contiene tutte le sostanze riconosciute al miele.
sia dal punto di vista nutrizionale quanto terapeutico, ma contiene ben altro, in
quanto si è notato che le larve reali, le quali per raggiungere lo stato di ninfa.
solo di pappa reale vengono nutrite, in otto giorni aumentano 1800 volte il loro
peso.
Questa scoperta è quello che più ha orientato lo studio e l'interesse pro-
duttivo della pappa reale che, grazie agli accorgimenti moderni ci consentono
una determinata quantità produttiva, però facciamo attenzione, è un prodotto di
facile contraffazione. Lo dico perche troppa pappa reale troviamo in commer-
364 Capitolo ,W

cio e le possibilità produttive a mio awiso non consentono tanta quantità. per-
tanto mi si crea il dubbio sulla genuinita del prodotto. Anch'io da più di vent'an-
ni consiglio la pappa reale, però il mio orientamento e stato sempre rivolto ai
prodotti della Medex di Lubiana. la quale è un centro attrezzatissimo per le ri-
cerche, per la sperimentazione e la produzione degno di fiducia.
All'esame chimico i componenti di base della pappa reale rispondono ai se-
guenti valori: acqua 66?6 - Proteine albumine 12.3% - Lipidi 5.4% - Glicidi
totali 12.50h - Ceneri O.Ro/n - Sostanze non determinate 3%. Diciamo che
rispetto al miele, abbiamo un aumento rilevante del fattore proteico ed una pre-
senza di grassi, assenti nel miele: un aumento del tasso dei minerali ed una per-
centuale di sostanze non definite e, dal punto di vista vitaminico, abbiamo le
stesse vitamine, però con valori più elevati; inoltre si e riscontrata la presenza
dell'acido folico sui valori 0.03596 e dell'inositolo con il O.lo/n la cui azione e
anticolesterolemica. Secondo alcune analisi, sono presenti tracce di vitamina A.
K e M.
Stando alla mia lunga esperienza effettuata con i prodotti della Medex,
posso dire che la pappa reale dosata come la propone questo centro, terapeuti-
camente come il miele partecipa alla normalità funzionale e risponde piena-
mente allo slogan francese. sempre se il soggetto che lo assume ottemperi a tutti
gli insegnamenti igienico dietetici consigliati dalla medicina naturale. altrimenti
getta il denaro senza ottenere beneficio.
Generalmente. la consiglio negli stati di deperimento organico in generale
come coadiuvante nella cura dietoterapica con la dose di un cucchiaino da caffe
di Melbrofit posto sotto la lingua, preso al mattino a digiuno per 30 giorni. Si
ripete per 3 mesi, rispettando un intervallo di 7 giorni ogni 30 giorni. La Medex
elabora anche dosi per bambini (la Gele Royal).

IL POLLINE

Se ben ricordo. nel corso di questa trattazione trofologica, in alcuni para-


grafi della frutta. ho ricordato che la fecondazione delle piante avviene con il
polline, il quale trasportato dal vento o dagli insetti da un fiore all'altro. dà ori-
gine alle caratteristiche specifiche variazioni che talvolta si riscontrano in certi
frutti della stessa varietà botanica.
Il polline C una polvere finissima, talvolta appiccicosa costituita da granuli
microscopici situati sui petali del fiore (stami) che. depositati sul pistillo, fecon-
dano il fiore. E' come lo spermatozoo: in esso, oltre alle caratteristiche gene-
tiche, sono presenti tutte le sostanze del potenziale vitale organico.
Il miele 365

L a scoperta del polline come elemento nutrizionale è conseguente. per non


dire concomitante. all'ossenrazione dedicata allo sviluppo delle larve dell'alvea-
re. Il polline è una componente della pappa nutrizionale delle larve quindi. rela-
zionando la loro rapidissima crescita all'alimento. e divenuto logico i l pensiero
di certi osservatori i quali dedussero che nel polline ci dovevano essere presenti
grandi quantità di sostanze utili anche per la nutrizione umana. Questa asser-
zione d i atto all'istintiva abitudine (ora scomparsa) di certe genti di montagna e
dei campi che. nella loro alimentazione crudivora includevano anche i fiori delle
piante.
Dalle analisi chimiche, la struttura dei componenti del polline ha dato i se-
guenti valori: acqua 40.6 - Proteine albumine 3 5 % - Lipidi 5 O A - Glicidi totali
52OO - Ceneri 4% Per ciò che concerne il complesso vitaminico. diciamo che
nei confronti del miele e della pappa reale. e arricchito con 100.000 U.I. di
provitamina A: da 0.04 mg. di vitamina D; da l 7 mg. di vitamina P: da 23 mg. di
vitamina C. Il complesso delle vitamine del gruppo B e qualitativamente
analogo a quello della pappa reale però. alcune vitamine hanno valori elevati.
Es.: la BI ha 0,451 mg. - la B2 ha 0.896 mg. - la B3 ha 1,375 mg. - la B5 ha
7.800 mg. - la 816 (inositolo) ha 3.500 mg.
Il polline dell'alveare si presenta in granuli di 1 - 2 millimetri ed e comp*
sto dal polviscolo dei petali del fiore agglutinato con il nettare dall'ape al mo-
mento della raccolta la quale, man mano che lo compone, lo deposita nei ce-
stelli costituenti la struttura dei suoi arti posteriori.
Orbene, considerato il valore nutrizionale ed in certo qual modo anche tera-
peutico, l'apicoltore avveduto. ha escogitato il sistema per sottrarlo all'ape
senza compromettere le sue riserve alimentari. Il sistema consiste nell'applica-
re all'entrata dell'alveare un piano costruito con una reticola dotata di una sotto-
stante vaschetta o contenitore di raccolta: per entrare nell'alveare. l'ape e co-
stretta a camminare sopra la rete ed ogni qual volta i suoi arti posteriori casual-
mente entrano nei vuoti della rete. perdono le palline di polline che ha nei ce-
stelli naturali delle zampette.
Stando alle risultanze delle analisi e considerando l'effetto nutrizionale nei
confronti dell'ape, diviene logico pensare che il polline imprigioni in se tante
energie nelle sue sostanze nutrizionali ed ormonali tuttavia sconosciute che in
realta. se assunte anche dal nostro organismo. apporterebbero quel quid es-
senziale che. in certo qual modo. concorrerebbe a sopperire le eventuali ca-
renze stimolando l'organismo nella sua ripresa vitale. Dobbiamo per6 ricordare
che non potremo mai heneficiare di queste sostanze se nel contempo che le assu-
miamo (sia il polline che la pappa reale), non si ottemperi alle leggi della Natu-
ra. osservando gli insegnamenti dati dalla nuova dietetica e dalla medicina Na-
turale.
366 Capitolo XII

Secondo le mie esperienze, consiglio il polline nei casi di denutrizione;


nelle astenie in generale, nei casi di demineralizzazione; nei casi di ipertensione
patologica: nelle affezioni dell'apparato digerente e del fegato; nelle nevrosi e
nevrastenie; negli stati di intossicazione; nella gravidanza ed allattamento; nel
superlavoro intellettuale ecc.
Come ripeto, non dobbiamo dimenticare che questi alimenti, per quanto
preziosi siano, sono alimenti puramente integrativi nella cura trofoterapica e la
loro assunzione comunque dosata, non deve essere prolungata oltre i tre mesi,
una o due volte all'anno.
Come la pappa reale, anche il polline conviene assumerlo sempre a digiu-
no o molto lontano dai pasti.
La dose per gli adulti può variare da uno a due cucchiaini da te al di, diluiti
in acqua (il sapore è sgradevole).
Ai bambini, secondo I'etA, si può somministrare dal mezzo cucchiaino da
caffé ad un cucchiaino e mezzo, sempre diluito in acqua oppure schiacciato ed
awolto in cialda come cachet.

IL PROPOLI

Nella carrellata storica introduttiva del paragrafo (miele), ricordai che gli
egizi, in certo qual modo, conoscevano già il propoli, certo non lo chiamavano
con questo nome, ma per loro era una sostanza balsamica la quale, a mio awi-
so, veniva ad essere una emulsione di tutto il prodotto di quello che a quei tempi
era l'alveare, in quanto consisteva di uno o più blocchi di favo nella loro pienez-
za. Questa emulsione la utilizzavano come componente balsamica ed antiputre-
fattiva anche nelle pratiche di mummificazione. (Ritrovati archeologici di anf*
re e vasi di terracotta contenenti ancora questa sostanza essicata, rinvenuti nelle
tombe egizie, evidenziano quanto detto).
In effetti, osservando bene nell'alveare moderno, notiamo come si compor-
tano le api, sia nell'otturare le fessure quanto nei confronti di certi insetti o ani-
maletti che furtivamente entrano nell'arnia per rubare il miele. Ucciso l'insetto o
animaletto che sia, se non riescono a tirarlo o portarlo fuori dall'alveare, per non
sentire l'odore e per evitare la contaminazione batterica che si sviluppa nel pro-
cesso di decomposizione dell'insetto morto, lo awolgono o rivestono con una
sostanza balsamica che alle analisi risulta essere composta per il 55% da resine:
il 30°6 da cera: il 10% da sostanze oleose aromatiche e dal 5% di polline.
Dalle ultime ricerche. pare che il propoli sia una sostanza elaborata nel
ventriglio: composta da resine aromatiche che le api raccolgono sui germogli di
betulle. pioppi, salici, abeti, pini, cedri. castagni, ecc.
I grassi 367

Nel primo congresso internazionale di apiterapia tenutosi in Buenos Aires,


due studiosi mssi, Kivalkina e Honhunova, dissero che il propoli ha proprie-
tà balsamiche ed antibatteriche. Negli ulteriori congressi, (il secondo tenutosi
a Madrid ed il terzo più recente nel settembre del 1978 a Porto Rose - Jugc-
slavia) queste affermazioni furono confermate. in quanto il propoli è stato pro-
vato come elemento terapeutico nel trattamento di varie malattie ma a mio av-
viso, stando sempre alle esposizioni delle risultanze cliniche comunicate in que-
sto ultimo congresso, posso dire che non apparirono poi tanto lusinghiere co-
me si vuol farle apparire (forse perché non sono state coadiuvate da una die-
ta trofoterapica); le risultanze furono relativamente basse come percentua-
le.
Personalmente non I'ho mai sperimentato, ma direi che provare a sommini-
strarlo come coadiuvante nella cura trofoterapica di certe malattie che non siano
otiti o ulcere gastroduodenali, potrebbe apportare dei benefici risultati.
Al commercio, il propoli viene proposto in soluzione alcolica al 35% ed
anche in pomata, generalmente composta con cera vergine.
La soluzione alcolica viene consigliata (dai produttori) nelle affezioni della
bocca (mal di denti, gengiviti, laringiti, stornatiti); nelle otiti; nella profilassi
delle malattie broncopolmonari e nell'asma bronchiale; nelle ulcere gastriche e
duodenali.
La pomata invece, viene indicata: nelle affezioni della pelle (eczemi, pio-
dermiti, neurodemiti, pmriti. fomncoli, ascessi, paterecci, scottature, punture
di insetti. herpes simplex, piaghe in genere, ulcere, screpolature alle mani).
Come ripeto, il propoli non I'ho mai sperimentato ma, poiché è un prodono
naturale (sperando nell'onesta di chi lo produce), dico che se volete provarlo,
provatelo però non nelle otiti in quanto è presente una percentuale alta di cera e
non nelle ulcere gastrcduodenali per la presenza dell'alcool.

I DOLCI

Come chiusura di questo capitolo, non posso fare a meno di spendere qual-
che riga su questi alimenti che tanto incidono sull'integrità salutare dell'orga-
nismo. in special modo di quello infantile.
Oggi purtroppo. i dolci come la carne, sono l'emblema del benessere che
sempre più ci allontana da quelle che si potrebbero dire abitudini e costumi die-
tetici dell'esistenza naturale. Sempre più dimostrano il reale stato degenerativo
del nostro complesso nervoso sensorio e sempre più caratterizzano lo stato di
deficienza costituzionale dell'organismo.
368 Capitolo XII

Piu ne mangiamo più ci ammaliamo, purtroppo senza saperlo (sono


alimenti sostanziosi che nutrono. dicono tanti): però l'effetto negativo e delete-
n o che si crea nel nostroorganismo con la quotidiana assunzione del dolce in ge-
nerale, incominciando dalla brioche. per arrivare al dolce più sofisticato, e para-
gonabile all'effetto che produce la niggine sui metalli, specie se ferrosi; l'ossido.
pian piano corrode il ferro, non ve ne siete accorti?
Il mio riferimento e relativo a tutti i dolci elaborati con farine doppio zero,
con fecole. con zuccheri bianchi, con cioccolate e creme prevalentemente elabo-
rate dall'industria. con fmtta o con marmellate e conserve di ordine industriale,
con liquori ecc. posso dire: sono la macchina demolitrice che quotidianamente
ci dà un colpetto. finché un bel giorno, il meno impensato forse, cediamo. Al-
lora, andiamo dal medico.poveretto, (che queste cose non le conosce perché
all'università non si insegnano) il quale completa l'opera ricettandoci medicine e
talvolta anche il bisturi.
Sempre ripetendo quanto ho già esposto nei relativi paragrafi che trattano
le farine, le margherine ed i grassi in genere e lo zucchero bianco, diciamo che le
farine e le fecole raffinate, oltre ad alterare la funzione digestiva, privano l'or-
ganismo dell'approfittazione degli elementi basilari alla sua reale nutrizione. Gli
zuccheri raffinati, inibiscono l'azione della vitamina B. alterano la fissazione del
calcio e originano i processi putrefattivi intestinali: le creme, specie se di ordine
industriale, concorrono all'autointossicazione intestinale ed intaccano il fegato;
la cioccolata e una sostanza che origina la stitichezza, riscalda l'organismo ed
aumenta l'acido urico; i grassi quali le margherine in associazione con gli zuc-
cheri, oltre ad alterare il processo digestivo del dolce in se, concorrono ad alte-
rare il tasso lipidico e glicidico del sangue: forse l'alcool utilizzato in queste ela-
borazioni e quello che fa meno male poiché se è un alcool prodotto da vinacce,
data la limitata dose, fa un'azione disinfettante; comunque sia, ha la proprietà
negativa di separare I'emoglobina dal restante plasma. Quindi, non dolci di
questo genere in special modo ai bambini i quali. già a dieci anni. gran parte di
loro devono utilizzare la protesi dentaria, devono portare gli occhiali, sono ira-
scibili ed ammalati.
Se vogliamo mangiare il dolce. imanzitutto dobbiamo adattare il senso
visivo e correggere il gustativo. poiche quello che consiglio e il dolce elaborato
con farine e fiocchi integrali di cereali in genere, addolcito con zucchero di cari-
na o meglio ancora con miele: si addizionerà con frutta fresca o con frutta secca
dolce. come I'uvetta. i fichi, i datteri, ecc. 1 dolci elaborati con farine integrali e
noci o mandorle dolci o pinoli associati, sono buoni ma non del tutto dieteti-
camente salutari (Vedi ricettario gastronomico).
CAPITOLO XIII

L'ACQUA e bevande varie


IL VìNO e bevande alcoliche

I1 corpo, nella sua complessith strutturale è costituito maggiormente dal-


l'acqua la cui percentuale può variare dal 60 al 74% quindi si puo dedurre quale
sia l'importanza vitale dell'acqua per la normale funzionalità dell'organismo.
L'acqua nell'organismo è il veicolo di trasporto delle sostanze umorali del
processo digestivo e metabolico degli alimenti. L'acqua, oltre ad apportare un
determinato qirid di sostanze minerali disciolte in essa, e talvolta anche energie
cosmiche se è sorgiva e di mscelli di montagna, partecipa nel processo biochi-
I mito della trasformazione delle sostanze proprie degli specifici alimenti (protei-
ne e carboidrati) che noi assumiamo per nutrirci.
I La sua caratteristica è quella di essere un solvente delle sostanze cristal-
loidi e di dare idrosoli colloidali: di promuovere il trasporto dei componenti solu-
bili ed idratabili, originando in tal modo i fenomeni osmotici; libera le sue pro-
prietà dielettriche; il suo elevato calom.specifico e la sua possibilità di agire
idroliticamente nella scissione di molecole complesse, consentendo in tal modo
lo svolgimento dell'azione enzimatica in genere.
Dal punto di vista quantitativo, l'acqua è l'elemento organico predomi-
nante della fmtta e degli ortaggi freschi in genere, delle carni, delle uova, del
latte e dei formaggi; nei cereali e legumi secchi, è presente come grado di umi-
dità la quale con la cottura aumenta notevolmente. Osservando le tavole dei dati
analitici di ogni singolo alimento esposte nel presente trattato trofologico, ci si
può più o meno rendere conto del suo contenuto.
Nell'arco del giorno, noi mangiamo piu o meno tutti gli alimenti citati in
quantità appetibili quindi, se sommiamo la quantità d'acqua contenuta in questi
alimenti a quella che si produce nell'organismo e, se consideriamo quella che
l'organismo elimina tramite gli organi emuntori, notiamo che per mantenere I'e-
quilibrio idrico del corpo dobbiamo per forza bere dell'acqua.
Per il suo ricambio metabolico, quindi sostitutivo, l'organismo ha bisogno
di una determinata quantità giornaliera di acqua, piu o meno da 1000 a 2500
grammi e, come ripeto, una parte viene assunta indirettamente tramite gli
alimenti in genere, (quest'acqua e la migliore in quanto è un'acqua fisiologica):
370 Capitolo XIII

poi assumiamo l'acqua con l'alimento cotto. zuppe, minestroni, carni ecc.
Un'altra piccola parte, molto ridotta, detta acqua endogena da 200 a 300
grammi, si forma nell'organismo per effetto della combustione dell'idrogeno che
si sprigiona nel processo metabolico dei cosiddetti componenti energetici e pla-
stici (carboidrati e proteine); la restante differenza deve essere reintegrata con
acqua naturale e non gasata.
Abbiamo detto che l'organismo deve assumere l'acqua come sostitutivo
poiche.con essa, elimina anche tutte le scorie che si producono nel processo nu-
trizionale, le cui vie di eliminazione, come già detto in fisiologia sono: la renale
(con le orine), la male (con le feci), l'epidemica (con la sudorazione e l'esala-
zione) e la polmonare (con I'aria espirata): pertanto, per ripristinare le perdite e
mantenere l'equilibrio idrico nel corpo, l'acqua si deve assumere quotidiana-
mente sorseggiata nella condizione naturale e mai sotto forma di bibite o bevan-
de gasate ed alcoliche proposte dal commercio tramite la sfrenata ed incompa-
rabile propaganda.

Tutte le bevande analcoliche proposte dal commercio, non sono altro che
acqua inquinata da sostanze chimiche (coloranti, dolcificanti, acidificanti e con-
servanti) le quali contraffanno tutte le caratteristiche (colore e sapore) del frutto
o sostanza di cui la stessa bibita prende nome.
Sono acque che, se assunte quotidianamente come lo fa la maggioranza
della gente. pian piano ci conducono d'ospedale in quanto, quegli intrugli chi-
mici non sono altro che elementi canceroseni. Inoltre, non dobbiamo dimenti-
care la gasificazione naturale ed artificiale che sia; se a prima vista ci appare
come elemento digestivo, questa non è altro che una sostanza acidificante, la
quale origina la gastrite e la dilatazione ed abbassamento dello stomaco (quindi
non lagnatevi dei vostri mali se bevete bibite o acqua gasata).

IL ViNO e l'alcool in genere

Questo, per me, è un tema increscioso da trattare poiché purtroppo interes-


sa una buona parte della popolazione italiana, direi 1'80% e forse più. Per la
maggioranza, il vino fa parte del rituale gastronomico; ogni specie di vino ac-
compagna un determinato piatto.
Quando parlo di dietetica o meglio quando insegno come e cosa si deve
mangiare, quasi tutti i presenti mi dicono: non dica che il vino fa male! Il vino
no, e un prodotto della terra: il vino che bevo io è fatto con l'uva del mio orto: io
Le bevande 37 1

non ci buno porcherie oppure mi dicono: guardi... il vino che bevo io è quello
che produce il mio amico o il tal conoscente che non ci mette niente né nell'uva,
né, nel vino in quanto, lo fa per sè e per la propria famiglia quindi, un bicchiere,
forse due o tre mentre mangio non fanno male, non devono far male. Purtroppo,
a malincuore replico che, anche il vino genuino fa male se lo si beve mentre si
mangia: se facesse bene non sareste venuti da me.
A prescindere dalla genuinità, dico che il vino è il prodono di più facile con-
traffazione; neanche il migliore esperto se non lo sa, può dire questo è un vino
genuino o, se e fatto con il bastone. come si sual dire. Ad ogni modo, genuino o
no, e sempre un prodotto alcolico, la cui azione nell'organismo e tun'altro che
salutare, in special modo se viene assunto durante il pasto o in misura smode-
rata. Forse, bere un bicchiere fuori pasto mezz'oretta prima, oppure due o tre
ore dopo (sempre che la digestione sia awenuta), a chi lo appetisce non fa male,
ma solo un bicchiere o due al giorno se è vino genuino.
Mi si dice: ma perché non si può bere un bicchiere di vino mentre si mangia,
quando è proprio allora che lo desidero maggiomente!
Dato che siamo in tema di bevande, è bene chiarire una volta per tutte
perché non si può bere il vino, la birra o altre bibite, neanche l'acqua, quando si
mangia.
Durante il pasto non si deve bere, perché bevendo qualsiasi liquido, alteria-
mo il processo digestivo ed i suoi conseguenti effetti negativi sull'organismo
sono tutti riscontrabili da chicchessia, non occorre essere medici, basta volerlo
fare.
Dopo un pranzo nel quale si è bevuto contemporaneamente, in special
modo se in questo pranzo abbiamo mangiato più di un alimento proteico assie-
me. inizialmente noteremo una pesantezza di stomaco, sonnolenza ed acidità
dopo mangiato; qualche tempo dopo, in alcuni soggetti, incominceranno ad
apparire i primi dolorini. di tanto in tanto qualche crampo e man mano che la
sintomatologia si cronicizza, i dolori si faranno più intensi. Questi sono i carat-
teristici dolori della gastrite ulcerosa, la quale viene talvolta accompagnata
anche con pesantezza e mal di testa.
Tutto questo succede quando si mangia copiosamente, senza insalivare ne
masticare molto l'alimento che mettiamo in bocca. Mangiando in questo modo,
dopo poche bocconate, ci si ingozza allora si impugna il bicchiere e si beve per
mandar giù il cibo. Ripetendo più volte questo atto durante il pasto cosa suc-
cede?
Il cibo per esere digerito, per prima cosa deve essere ben masticato e ben
insalivato e poi demolito con i succhi gastrici dello stomaco; orbene, se noi be-
viamo mentre mangiamo, slaviamo il bolo alimentare in quanto un liqiiido
ingoiato e non centellinato dilava il bolo alimentare e gli asporta tutti gli umori
necessari alla sua digestione. (A questo punto, devo ricordare che qualsiasi li-
quido assunto in quantità abbondante e non centellinato, non permane nello sto-
maco più di cinque minuti).
Se questo liquido è vino od altra bevanda che non sia acqua naturale e non
gasata, stiamo pur certi che nello stomaco prima e poi nel duodeno si vanno o-
riginando delle reazioni inibitici e negative nei confronti delrazione della sa-
liva, dei succhi gastrici. epatici e pancreatici: ciò è molto pregiudiziale a quella
porzione del tubo digerente il quale, a lungo andare. può essere attaccato da ul-
cere.
Essendo il vino un prodotto prettamente alcolico, elude le fasi di trasfor-
mazione necessarie agli altri alimenti per raggiungere tale stato quindi, se viene
assunto congiuntamente ad altri alimenti, pregiudica il loro processo digestivo in
quanto è il primo elemento che l'organismo va a bmciare come fonte calorica
(un litro di vino a 10" fornisce circa 700 calorie); pertanto, l'utilizzazione degli
altri elementi da parte dello stesso,diviene incompleta e talvolta,una parte delle
loro sostanze vengono utilizzate come materia adiposa in tutta la struttura epi-
teliale organica come pure, per conseguenza di un metabolismo ritardato ed
incompleto, vanno ad alterare tutta la funzione biofisiologica dell'organismo
stesso.
E' vero che l'alcool partecipa anche al metabolismo dei grassi, ma è vero
anche che gli alimenti che mangiamo vengono trasformati in alcool quindi, se
noi mangiamo secondo le modalità della nuova dietetica, non vi e alcuna
necessità da parte dell'organismo per bere l'alcool, (sia vino o altre bevande
alcooliche).
Purtroppo, l'azione negativa della sostanza alcoolica, in particolar modo se
viene smoderatamente assunta ed in quantità rilevante, e alquanto deleteria per
I'organismo in quanto il suo effetto si riscontra sia a livello nervoso, sia tessu-
tale.
Oltre a compromettere i centri nervosi del cervello, la cui manifestazione
si caratterizza con l'inibizione delle facoltà intellettuali, visive e motorie, I'al-
cool agisce sulla cellula ematica. separa I'emoglobina dal restante siero, com-
promette il tessuto del fegato ed anche quello dei reni: carica il sangue di acidi
urici quindi predispone l'organismo al reumatismo. all'artrite ed all'artenoscle-
rosi: pertanto, se vogliamo evitare all'organismo questi gravi inconvenienti, cer-
chiamo di non bere vino o bevande alcooliche e tanto meno alcool quando si
mangia.
Le bevande 373

IL CAFFE'

Oltre alle bevande alcoliche ed analcoliche per la maggioranza care agli ita-
liani, non dobbiamo dimenticare l'amico caffe; prodono assai caro come prezzo,
quanto pregiudiziale all'organismo se bevuto più di una o due tazzine al giorno.
Il caffe è un prodotto dalle sostanze acidificanti; stando alle analisi chimi-
che, possiamo dire che avrebbe le caratteristiche di alimento plastico, calonco e
ricostituente ma purtroppo c'è il rovescio della medaglia.
Con la torrefazione, nel caffé si produce un complesso tossico il quale è
dato dalla caffeotossina, la quale anche se è presente con 0.07 mg %, ha sempre
un soprawento sulle altre sostanze alcaloidi come la caffeina e la trigonellina.
In effetti, i soggetti che abusano di molte tazzine nell'arco del giorno, accusano
agitazione e disturbi nervosi che si evidenziano a livello cerebrale con confusi*
ni mentali, disturbi sensonali anche a livello motono e muscolare. insonnia ecc.
quindi. di conseguenza sconsigliamo la sua assunzione almeno nei periodi di
cura e poi, non eccedere alle due tazzine al giorno se proprio non si è capaci di
fame a meno.

I L TE' (indiano) Tea sinensis Sims

Il té è un prodotto di facile adulterazione, in special modo quello che viene


proposto e venduto in bustina.
Contrariamente al caffé, per la sua natura non t? caratterizzato da nessun
componente (né protidi, ne lipidi. ne glicidi); sono si presenti vane vitamine
(predominante è la C) e diverse sostanze attivanti. Nella sua struttura è pre-
sente un composto derivato dall'estere alchilico dell'acido ditiocarbonico dato
dalla teina, teofillina e teobromina, inoltre contiene un'elevata concentrazione
di acido tannico.
Servito in dose non concentrata, addizionato con limone, è un buon
vasodilatatore e stimola anche le mestmazioni, nel contempo esercita un'azio-
ne di recupero sul sistema nervoso cerebrale; 6 anche calonco pero non con-
viene abusare con la sua assunzione: le persone molto nervose o con esauri-
mento è meglio che si astengano.
E' consigliabile al posto del caffe nei periodi freddi, pero non più di una o
due tazze al giorno.
CAPiTOLO X N

LA TROFOTERAPIA

Prefazione

Ciò che istintivamente l'uomo dai primordi cercava, proponeva e pratica-


va, con la evoluzione ciclica del pensiero, oggi viene proposto all'uomo dell'era
spaziale, tutto studiato, sperimentato e catalogato. E' il fwtto delle esperienze
vissute e presenti negli anni di quest'ultimo secolo che, grazie al processo evo-
lutivo sociotecnologico, ci ha consentito la possibilità di studio e ricerca nel-
l'ambito della fisiologia e biologia del mondo organico in genere. Relazionando
le esperienze vissute e le quotidiane ai reali risultati clinici, oggi diciamo che la
medicina naturale e in grado di stabilire quanto di più è confacente per il bene
della salute del nostro corpo e, di conseguenza, anche della collettività.
Stando alla volubilità ed alla fisiologia del pensiero umano, dobbiamo dire
che razione e la dinamica dell'evoluzione ha preso indirizzi diversi; sono sorte
varie correnti e continuamente ne sorgono, ognuna con diretirici di orienta-
menti filosofici e concettuali diametralmente opposti. Questi concetti possono
essere ispirati da un pensiero o ideologia politica di supremazia e predominan-
za; oppure dal tecnicismo il quale vede il tutto con un'ottica materialistica e
consumistica in cui la prevalenza degli interessi e del lucro sowerte ogni pen-
siero umanitaristico; oppure possono avere un indirizzo etico morale o religioso
ove l'amore, l'altruismo, la cooperazione divulgativa per una maggiore cono-
scenza, costituiscono i fondamenti filosofici della liberazione spirituale e del-
I'autogestione della esistenza.
Non intendiamo mettere sotto accusa nessuno ma vogliamo richiamare I'at-
tenzione del lettore sulla logicità del nostro pensiero per quanto concerne la
fisiologia e biologia del nostro corpo in relazione a quanto proponiamo in questo
libro, il cui scopo e quello di dare ad ognuno la possibilità di salvaguardare la
salute e di gestire il benessere del proprio organismo.
Pregiudicare incurantemente la nostra
salute, è un'offesa al Creatore.
Stiamo pur certi che sottovalutando e non osservando quanto viene propo-
sto in questo capitolo, la salute di ognuno di noi già minata dalle tare ereditarie,
viene messa a repentaglio e ci costringe a ricorrere a quella medicina che tutti
conosciamo. (E' inutile dire poi: hanno fatto di me un malato cronico o mi
stanno ammazzando).
La medicina uiiiciale o allopatica ha un'otiica diversa della fisiologia e
biologia organica: vede il corpo un insieme di organi a se stanti pertanto. se-
condo il metro del tecnicismo, ognuno di questi viene trattato con metodologie
specifiche realmente antinaturali ed inadatte alla vera natura psicobiofisiologi-
ca della unità intrinseca dell'organismo stesso.
Non volendo praticare quanto viene consigliato in questo libro, un domani
non si può più dire non lo sapevo, ma solamente dire: mea culpa.

ALIMENTAZIONE ... NUTRIZIONE

L'introduzione di questo assillante tema, non è polemica, ma tende a


puntualizzare e precisare le varie responsabilità che la scienza convenzionale o
allopatica ha avuto e tutt'ora ha nei confronti della collettività. Sfido chiun-
que a contestare quanto espongo in questa mia dissertazione sul problema die-
tetico. sul problema della nutrizione, il cui valore è di capitale importanza per lo
sviluppo ed il mantenimento della salute corporea. la quale è ignorata da tutti
coloro che non hanno avuto la fortuna di conoscere la medicina naturale o na-
turopatia e che stanno pagando di persona le conseguenze della perduta salu-
te.
Per più de11'80% della popolazione del mondo del boom economico, gene-
ralmente la parola alimentazione vuol dire abbuffarsi. ingoiare cibo senza alcun
controllo dei valori qualitativi e delle reali necessità dell'organismo, solo perché
la propaganda del convenzionalismo scientifico imperante, con una sapiente
ignoranza, ha suggestionato le masse imponendo la teoria delle calorie, delle
vitamine. dei glicidi, dei lipidi, degli amminoacidi, della superalimentazione ecc.
Purtroppo, inconsciamente questa gente, dando credito a quanto per lunghi anni
è stato quotidianamente pubblicizzato per lo più da una stampa subdola e
servile, ignorantemente si è creata il culto pagano delle abbuffate, il quale non
ha tardato nel palesare i suoi micidiali effetti che si generalizzano con una so-
cietà di ammalati.
Alimentazione è la parola del giorno; è il tema che assilla l'umanità, è il
tema di primaria importanza su cui vi è stata elaborata la più sconclusionante
letteratura, in special modo in quest'ultima era che è chiamata l'era del consu-
mismo.
Non intendo parlare dell'alimentazione per enunciare una disquisizione
sulla fame del mondo che viene generalizzata a più di due terzi dell'umanità (la
quale. a parte quella percentuale che vive in regioni aride ed inabitabili. la
376 Caoitolo XIV

maggioranza non fa nulla per prodursi il cibo), ma voglio infocare il tema ali-
mentazione dal punto di vista della nuirizione, ossia della salute, poiché questo
importante problema, specie in quest'ultimo quarto di secolo, è stato sottova-
lutato per non dire che ne è stata tergiversata la finalità primaria che I'alimen-
tazione ha per la vita e la salute organica del nostro corpo.
I mezzi di divulgazione culturale, i quotidiani, i settimanali, le riviste men-
sili, i ricettari di arte culinaria, la radio e la televisione, hanno propagandato
questa capitale disciplina alimentare inebetendoci e suggestionandoci con le più
eccitanti ricette proposte fotograficamente da caroselli cromatici di colori con i
quali vengono presentati i più strabilianti piatti che, solo il vederli, ti fanno
venire l'acquolina in bocca. nei quali però non vengono considerati i valori
qualitativi ed associativi dei singoli elementi la cui errata combinazione ed ela-
borazione da vita ad insorgenze batteriche.
Per la naturopatia o medicina naturale, la quale oggi è una scienza, ma che
per le sue origini, teorie e dottrine talvolta semplicistiche è collocata all'al di là
della bamera del convenzionalismo scientifico che impunemente ha concorso
nella degenerazione della specie umana, la parola alimentazione viene sostitui-
ta dalla parola "nutrizione".
A prescindere che, con questa parola nutrizione vengono raggruppate e
considerate più funzioni fisiologiche quali: la funzione delle vie ed organi respi-
ratori, dell'organo pelle, dei reni e dell'apparato digerente, noi infocheremo il
problema della nutrizione su quest'ultima funzione poiché è quella che ha atti-
nenza con la alimentazione e con il cibo, con la sua elaborazione, con la vera
somministrazione qualitativa e quantitativa.
Le necessità per il mantenimento, sviluppo e salute dell'organismo ani-
male (non meravigliatevi se con questo aggettivo intendo classificare il corpo
umano poiché a prescindere dalla favella, il nostro corpo è un organismo come
qualsiasi altro del mondo animale), vengono soddisfatte dal cibo che, in
concomitanza degli elementi aria. luce ed acqua, in perfetta simbiosi, fornisce le
sostanze essenziali per la formazione e mantenimento cellulare del nostro fluido
vitale, il sangue.

INTRODUZIONE
---
Nel corso di questo studio, per quanto succintamente, abbiamo conosciuto
la dinamica fisiologica della digestione, la fisiologia dell'alimento perb, per com-
prendere meglio il valore e l'importanza del concetto trofoterapico che nell'ali-
mento vede il mezzo curativo, il quale è poi anche il mezzo di sostentamento
L a trofoterapia 377

nutrizionale del corpo. dobbiamo fare una panoramica del sistema nervoso che
governa tutto l'organismo poiché la sua vitalità dipende dall'effetto o risultanza
metabolica dell'alimentazione.
La fisiologia ci insegna che, tanto la psiche quanto le funzioni sensitive e
motorie del corpo, sono governate dal complesso sistema nervoso.
Ci insegna che il sistema nervoso è costituito dalla massa cerebrale e dal
midollo spinale i quali sono collegati agli organi costituenti la struttura organica
del corpo da filamenti. da gangli e radici nervose le quali contraddistinguono due
specie di nervi, quelli della recettività e quelli delle trasmissioni degli stimoli o
impulsi nervosi. Pero non ci insegna quale è la vera natura e quali sono le
componenti che realmente concorrono o partecipano in questo complesso fisio-
logico. Certo è già una bella cosa quello che ci insegna, ma conoscere la dina-
mica della funzione nervosa e non conoscere quali siano realmente i fattori e le
componenti nutrizionali che concorrono nella normalità di questo complesso e
perfetto sistema che ha potuto creare la Natura. al giorno d ' o g i è una lacuna.
Per la normalizzazione delle eventuali alterazioni a livello nervoso, la
medicina convenzionale si affida al farmaco. A nostro avviso, troppa fiducia ha
riposto in esso. il quale non ha le caratteristiche necessarie per nutrire il sistema
nervoso. I prodotti di sintesi chimica inibiscono le reazioni della cellula nervosa
anche se talvolta, in certe circostanze. pare che la eccitino.
La cellula nervosa deve essere nutrita costantemente non da effimere so-
stanze che irritino o addonnentino la sua azione. bensi con le sostanze risultanti
dal processo metabolico di una alimentazione sana, data da cibi allo stato
integrale e non intossicati come quelli che ci propone merceologicamente il
commercio.
Diciamo che la fisiologia nervosa. oltre ad essere una risultante del
processo biochimico. è anche caratterizzata da componenti bioelettriche, le
quali sono forze derivate dal processo di elettrolisi originato dall'apporto delle
stesse sostanze risultanti dalla funzione metabolica anzi. diciamo di più in
quanto, proprio nel processo metabolico di determinate sostanze alimentari allo
stato integrale inizia il vero potenziale elettrico organico. (Questo e stato riscon-
trato personalmente dall'autore nei trattamenti dell'epilessia).
Questo fenomeno fisiobioelettrico è sconosciuto alla fisiologia conven-
zionale medica. invece è uno dei punti cardine della medicina naturale la quale,
con la iridoscopia è in grado di conoscerlo e di definirne il grado di normalità o <r
di anormalità il quale,solo osservando gli insegnamenti trofoterapici dati dalla
nuova dietetica potrà ripristinarsi. Ho detto ripristinarsi poiche oggi giorno non
vi è alcun soggetto che possa vantare una perfetta normalità funzionale orga-
nica.
Dunque, l'importanza ed il valore della trofoterapia è proprio quello di va-
lorizzare l'alimento quale fonte di sostanze nutrizionali e di utilizzarle nel modo
più consono e specifico in relazione alle carenze esistenziali dell'organismo af-
378 Caoirolo XIV

finché questo, nell'adeguata somministrazione, possa incontrare il proprio equi-


librio biopsicofisiologico.
Con lo studio della trofologia, abbiamo visto che ogni singolo alimento è
costituito da vari elementi i quali, secondo la medicina convenzionale. vengono
visti con l'ottica della chimica inorganica; dico chimica inorganica in quanto,
benché nella terminologia medica il sinonimo bio sia di moda, affermo che nei
farmaci di sintesi che essa somministra, di bio ve ne sia ben poco o non ve ne è
per nulla.
Ripeto quanto più volte ho detto; relazionare la natura e la vita della stmt-
tura organica in genere alle radicali chimiche dimenticando che essa ha origine
per l'apporto e concorso di ben altri fattori e componenti, non si può pretendere
di nomializzare o ripristinare una anormalità organica senza originarne delle
altre maggiori e talvolta peggiori.
Gli elementi che costituiscono un determinato alimento naturale integrale,
sono gli stessi che costituiscono la struttura cellulare del nostro corpo, ed è pro-
prio su questo principio che la trofoterapia ripone il suo pensiero.
Nello studio della fisiologia della digestione, abbiamo visto che nel pro-
cesso digestivo, oltre all'apporto nutrizionale vero e proprio, con il concorso
delle sostanze umorali secrete dall'organismo e le minerali intrinseche dell'ali-
mento, si genera anche il liquido o la sostanza fisiologica del potenziale elettri-
co. senza del quale il complesso sistema cellulare nervoso non prende vita.
Pertanto. si deduce ciò che volgarmente viene considerato malattia, non è
altro che una carenza sostanziale da attribuirsi agli alimenti non propri o non
consoni alla natura organica ed alla conseguente anormalità che, per causa loro,
quotidianamente va degenerandosi sempre più fino ad arrivare a quella manife-
stazione che la medicina convenzionale definisce patologica.
Orbene, per noi ogni malattia non è altro che la risultante dell'anormalita
funzionale dovuta all'irrazionale alimentazione ed al conseguente squilibrio
termico fra le temperature del corpo.
Quindi. quanto viene proposto in questo importante capitolo, si prefigge ad
orientare il lettore nel triviale campo della dietetica e della terapeutica nutri-
zionale. Dico triviale, poiché sull'alirnentazione e sulle eventuali cure derivanti,
esiste una vasta letteratura nella quale i reali principi dietoterapici sono ignorati
in quanto, la maggioranza delle opere, sono ispirate sulla dieta calorica in gene-
re. sulle diete prive di grassi, di carboidrati, di minerali ecc., il che dimostra
l'errato concetto degli autori nei confronti della reale biofisiologia organica in
genere, sia essa riferita al nostro corpo, quanto a quella degli alimenti stessi.

Talvolta, alle diete errate, k preferibile il digiuno totale. Anche questa è una
realta; è il metodo di cura dell'animale malato il quale, trovandosi nello stato di
salute alterato, istintivamente si astiene dal cibo e guarda l'assoluto riposo per
diversi giorni fidandosi alle proprie difese vitali.
I1 digiuno totale è indicato per certe malattie e consiste nell'astinenza da
qualsiasi cibo per diversi giorni (10, 15,20, 30 e più giorni) però, a questo tipo
di cura, difficile da eseguirsi in casa, talvolta senza controllo dell'esperto, consi-
gliamo si, uno o due giorni di assoluta astinenza però, in questo caso, è preferibi-
le che il soggetto si somminisiri molta acqua naturale non gasata alternata a dei
succhi di frutta, spremuta al momento; dopo di ciò, quello che più è consiglia-
bile, è il digiuno di sola fmtta di stagione o di mele, coadiuvato con l'assunzione
di acqua sempre soneggiata e da qualche decotto o infuso di erbe (vedi prescri-
zioni).
In questo digiuno, la fmtta deve essere fresca di stagione e di una specie;
non si devono mai associare due varietà contemporaneamente benché nella
tavola delle compatibilità alimentari risulti la possibile associazione. (La
maggioranza degli animali non mangiano mai due cose assieme).
La fmtta che consiglio nel periodo di digiuno da più di 27 anni, sono le mele
in quanto la loro stmttura biofisiologica è la più equilibrata per tale scopo, per-
tanto la più indicata al riposo dell'apparato digerente ed alla disintossicazione
della struttura cellulare in genere.
Nello stato di malattia in genere, sia essa acuta o cronica, l'organismo si
trova congestionato nei suoi visceri i quali sono pletorici per conseguenza dell'e-
quilibrio termico, originato dall'irrazionale alimentazione che è data dalla si-
multanea assunzione di alimenti di predominanza proteica, lipidica e glicidica i
quali. biochimicamente non sono compatibili fra di loro. Questo è il madornale
errore suggerito dalla m a ~ i o r a n z adelle opere della letteratura esistente sulla
alimentazione.
Dietoterapicamente, l'organismo ammalato non deve essere mai privato
delle sostanze costituenti la sua struttura biofisiologica. L'errore della tradizie
nale dietetica è proprio questo, es.: al diabetico viene proibita l'assunzione del
pane, della pasta, del riso, dello zucchero, della fmna ecc. (Logico, il pane è
fatto con farine bianche denaturalizzate, la pasta idem, il riso e sbiancato, lo
zucchero non è zucchero ma una sostanza chimica, quindi sono d'accordo) però
non condivido questo pensiero se tutti questi alimenti vengono assunti allo stato
integrale poiché solo in questa condizione forniscono all'organismo quel quiddi
sostanze necessarie al reale processo metabolico, pertanto gli amidi e gli zuc-
cheri vengono bniciati e catabolizzati, cioè non rimangono in circolo. Le espe-
rienze trofoterapiche dimostrano quanto affermo: al diabetico si può sommini-
strare pane integrale, cereali integrali in fiocchi, serviti come "mueslei" secon-
do la mia ricetta. oppure in zuppa preparata con brodo vegetale, verdure ed
ortaggi cmdi, fmtta, miele, noci e mandorle dolci, yogurt ecc. Certo, il tutto
dovrà essere servito ed assunto in forma dissociata, congiuntamente ai tratta-
380 Ca~iroloXIV

menti idrotermo e fangoterapici e fitoterapici consigliati nel libro "La Medicina


Naturale alla portata di tutti" e nel libro "Vivi con gli agenti naturali".
Nello studio della fisiologia abbiamo visto che tutti gli alimenti si trasfor-
mano in zuccheri ed in grassi. Qualsiasi cosa mangiamo, trovandosi nell'organi-
smo in piena normalità, ossia in equilibrio termico, subisce questa trasforma-
zione. Senza queste prerogative, benché vi siano delle specifiche prescrizioni
dietetiche dettate secondo il concetto della medicina convenzionale, continuate
ad ammalarvi.
L'ho detto più volte, solo l'alimento allo stato integrale non intossicato da
fertilizzanti e conservanti chimici, ed assunto nelle modalità più avanti esposte
nelle prescrizioni trofoterapiche, sarà il vero farmaco in caso di malattie, come
sarà il vero cibo di prevenzione della malattia stessa quale essa sia poichk, con
la sua assunzione non si produrranno mai squilibri nutrizionali; non si produr-
ranno intossicazioni endogene in quanto tutto verrà metabolizzato e cataboliz-
zato separatamente, pertanto nell'organismo non rimarranno delle sostanze in
circolo le quali, a lungo andare, sono quelle che danno origine alle più o meno
impensate malattie.
Se il corpo viene cibato e nutrito secondo i dettami della nuova dietetica e
se tutta la struttura organica è mantenuta in pieno equilibrio termico, stiamo pur
certi che anche la struttura biocellulare del sangue, &ella linfa, rimarranno per-
fette in tutte le età. Non vi saranno eccedenze di zuccheri, di grassi, di minerali,
non mancheranno le vitamine ecc., come non accuserà nessuna deficienza nel
suo complesso organico fino a tarda età.
Quindi, illogica ed irrazionale & la metodologia che intende normalizzare
l'anormalità funzionale o la struttura dei singoli componenti organici, sommini-
strando sostanze inorganiche di sintesi chimica, intese come regolatrici del
complesso biofisiologico parziale o totale della struttura organica. Come è illu-
sorio e direi tendenzioso il voler ripristinare un'alterazione funzionale dell'or-
ganismo con specifiche pratiche (Anche se ritenute naturali che non reintefino
le sostanze carenziali o autointossicate per conseguenza dell'innaturale alimen-
tazione). Queste possono essere considerate terapie coadiuvanti nell'eccita-
zione o inibizione di determinati centri nervosi (vedi agopuntura) es.: se avete
mal di denti perché sono cariati, applicando gli aghi in determinati centri o meri-
diani, vi sparirà il dolore ma i denti non vengono curati. Ciò dicasi per la
pranoterapia; l'imposizione delle mani vi trasmetterà una determinata entità di
fluido vitale (il prana) che rinforzerà quello dell'organismo il quale l'ha perduto
per l'errata igienistica. Logico, con una nuova carica, l'organismo accusa dei
benefici però non riceverà la guarigione totale in quanto il "prana" trasmessogli
non elimina la putrefazione intestinale, specie se continua a nutrirsi come
abitualmente fa. (Voler caricare una batteria elettrica che abbia qualche elemen-
to guastato, non mantiene la carica per molto tempo, se invece si cambia
La trofoterapia 381

l'elemento potrà ritornare normale). Ciò dicasi per I'organismo. Tutte queste
pratiche mediche paranaturali, se applicate singolarmente. cioè non concomi-
tanti alle discipline igienicotrofoterapiche, non sono altro che momentanei
palliativi i quali dovranno essere ripetuti periodicamente però, fino a quando?
L'organismo si ammala per quello che mangia e si cura con quello che
mangia.
Le carenze quanto le eccedenze, come pure qualsiasi alterazione biopsic*
fisica. potrà essere normalizzata solo ponendo il corpo in perfetto equilibrio
termico, mediante una somministrazione dietoterapica consigliata dalla nuova
dietetica, congiuntamente associata alle specifiche terapie naturali consigliate
dalla medicina naturale. Ben inteso, I'organismo ammalato deve avere ancora
iin briciolo di difesa vitale e non deve essere stato amputato di organi vitali,
come pure non deve essere stato trattato con i raggi X (Rontgenterapia) o
cobaltoterapia ecc.
Non aggravando ma decongestionando e facilitando la funzione digerente,
stiamo pur certi che I'organismo che possiede ancora un po' di forza vitale, ben
presto rientra nella normalità, la quale verrà raggiunta per gradi. in successivi
periodi fra i quali si succederanno delle crisi che noi naturopati chiamiamo crisi
curative e di assestamento. Queste si ripeteranno più volte, però sempre più di-
stanti e con maggiore o minore intensitk ciò è relazionato allo stato di intossica-
zione iniziale, alle possibilità di reazione curativa della difesa vitale e del cor-
retto modo di conduzione della cura.
Stimolando le difese organiche con le terapie naturali del caso suggerite nel
libro "Vivi con gli agenti naturali" e quelle esposte nei paragrafi seguenti. mette-
remo I'organismo in grado di autoselezionare ed approfittare delle sostanze degli
alimenti somministrati. Con tutte queste discipline. come già detto, I'organismo
viene messo in grado di metabolizzare e catabolizzare quanto gli viene sommini-
strato. senza alcuna diflicoltà, ossia da solo sceglierà le sostanze più adeguate
al suo sostentamento.
Quanto affermo è suffragato dall'esperienza dei risultati clinici conseguiti
dalla metodologia naturale. sia a livello empirico prima e scientifico d'oggi, da
Ippocrate a noi.

Nello studio della trofologia, a prescindere dai valori per lo più soggettivi.
abbiamo visto che in quantità variabile, tutti gli alimenti contengono le stesse
sostanze delle quali, secondo la biochimica, alcune di esse sono ritenute le pie-
tre angolari della struttura cellulare ematica; (le proteine che danno gli
amminoacidi, i grassi che danno calore e materiale di riserva, i carboidrati che
danno energia).
382 Capitolo XIV

Orbene, considerando queste caratteristiche, la medicina convenzionale ha


improntato la sua metodologia curativa su questo concetto pertanto, nelle
prescrizioni dietetiche I'orientamento fu rivolto principalmente sugli alimenti di
ordine animale, quindi ai malati viene imposto di mangiare carne, formaggi,
pesce. dolci, qualche fmtto ed il bicchiere di vino; in effetti, nei menu, talvolta
con elaborazioni diverse, tun'ora si vede che questi alimenti costituiscono il
piatto forte del pranzo. Però, mangiare il bello ed il meglio non è stato suffi-
ciente a migliorare lo stato di salute; la superalimentazione ha concorso
maggiomente allo stato degenerativo dell'organismp. A darne atto sono gli
esami del sangue, della linfa e delle orine, senza citare il check-up.
Di punto in bianco. come si suo1 dire, la scienza medica convenzionale co-
mincia a ricredersi; prescrive il mangiare in bianco, pochi carboidrati, senza
grassi, utilizzare le carni magre ed il pesce bollito e prendere il farmaco. Qual'è
il risultato? Hai perso qualche chilo, però continui a star male anzi, ora accusi
anche quello che prima non sentivi. Cambiamo le medicine, dice il medico;
prova queste e vedrai che starai meglio e se proprio non noterai miglioramento,
ritorna che proveremo qualche altra cosa.
La scienza medica barcolla nel buio poiché manca del concetto dottrinale:
tuno quello che è fisiologico e biologico, per lei è puramente relazionato alle
radicali chimiche e ciò la conduce fuori strada.
Le esperienze della medicina naturale, in particolar modo date dalla trofo-
terapia, riportano invece a nuova vita; fanno sparire i malanni, certo, con un po'
di sacrificio e rinuncia. (La botte piena e la moglie ubriaca, contemporanea-
mente non si possono avere).
Se si vuole star bene, o almeno non accusare disturbi e non prendere
medicine, si deve sacrificare qualche cattiva ed errata abitudine; quello che ci è
stato insegnato fino ad ora, è sbagliato. Non si può fare di tutta l'erba un fascio.
Le proteine non sono tutte uguali: quelle della carne sono differenti da quel-
le del formaggio, da quelle dei legumi, da quelle dei cereali, degli ortaggi, delle
noci ecc. pero noi continuiamo a mangiarle associate; in effetti, non vi e un pasto
in cui non si mangi la pastasciutta o i fagioli seguiti dalla carne e dal formaggio e
talvolta anche dalle noci come frutto di fine pasto.
E' da sapersi che ogni sostanza si comporta differentemente dall'altra e
richiede una specifica elaborazione di trasformazione anche se determinate so-
stanze concorrono o partecipano in una o più trasformazioni però è da tener pre-
sente che in questo caso, la loro dimensione quantitativa non è la stessa, per-
tanto se va bene per una proteina, va male per l'altra. (E' come quando si mette
il sale nella minestra; se ne mettiamo poco, questa prende un determinato
sapore, ma se ne mettiamo tanto, diviene immangiabile).
Si sa che ogni alimento proteico richiede determinate elaborazioni chimi-
che le quali talvolta, non possono realizzarsi congiuntamente, in quanto una si
contrappone all'altra (la tripsina non agisce con la lipasi e I'amilasi é vicever-
sa); cio dicasi per i restanti succhi gastro-intestinali. Orbene, la nostra igno-
ranza caro lettore. è ancora scusabile, ma quella della scienza ufficiale no.
Ecco perché dico che non bastano le esperienze di laboratorio per avallare
una tesi. Sta il fatto che se mangiamo solo una proteina associata a delle insa-
late miste di verdure ed ortaggi cmdi. non accuseremo mai alcun disturbo dige-
rente in quanto l'insalata e ricca di sostanze che neutralizzano l'azione acidifi-
cante delle proteine in genere (enzimi, minerali ed energie biocosmiche) le quali.
nel contempo. fungono da catalizzatori coadiuvanti nel processo digestivo della
proteina stessa.
Mangiando cosi, due o tre ore dopo, non accuseremo alcuna arsura o
bruciore in bocca: non sentiremo la bocca impastata, come si suo1 dire: non
accuseremo la necessità di bere ecc. Questo vuol dire che nel nostro apparato
digerente. la digestione delle proteine si e compiuta in piena normalità e che lo
stomaco e pronto a ricevere altro cibo.
Se la medicina convenzionale ignora questo, non merita l'appellativo di
- scienza e se lo sa, dobbiamo dire che minaccia la nostra salute. Stando cosi le
cose, credo sia la meno indicata a tutelare la nostra salute. Pensiamoci bene.
Non sono le pastiglie le più indicate a neutralizzare I'azione deleteria della
errata alimentazione. ma una logica e sapiente scelta. Capisco che ci vuole una
forza di rinuncia: le abitudini ed il palato si contrappongono a questo sistema
ma. credetemi, la nostra salute vale un pochino di più di questo sacrificio.
Risparmieremo denaro in farmaci e nei servizi medic+sanitari in genere
poiche non ci ammaleremo più facilmente: non perdiamo più tempo, che oggi
giorno costa molto, forse risparmieremo anche denaro per mangiare, inoltre ci
sentiremo più in forma, più leggeri e con voglia di vivere in quanto non accuse-
remo più quei disturbi che per tanti anni ci sono stati amici inseparabili.
Se mangerete come suggeriamo, vedrete che, trascorso il periodo di transi-
zione e delle eventuali crisi che talvolta si manifestano con il radicale cambio
del sistema alimentare. ci ringrazierete.
Si deve sapere che 1'8006 e più dei malanni organici. è causato dall'errato
modo di mangiare e ciò, ha incominciato a riconoscerlo anche la medicina uffi-
ciale, pero con 50 anni e più di ritardo nei nostri confronti.
A tale proposito trascrivo parzialmente l'articolo apparso sul Gazzettino
N. 233 di martedì 8 ottobre 1968, in merito ad una sostanza essenziale ritenuta
dalla biochimica elemento indispensabile alla nutrizione del nostro corpo.

Titolo: Proposta da due studiosi italiani


Dieta di mele cmde per la cura dei tumori.
In tale fmtto è infatti assente un amminoacido indispensabile allo sviluppo
delle cellule cancerose - ecc.
384 Caairolo XIV

Roma, 7 Ottobre
"Si è concluso stasera il secondo seminario internazionale sulla precance-
rosi, che ha visto la partecipazione di ben 120 scienziati di tutto il mondo. Nel-
l'ultima seduta ci si è anche occupati della cura dei tumori, con particolare
riguardo alla dieta.
Si è parlato cosi della dieta di mele, proposta dai ricercatori italiani Monte-
nero e Monti (dietologo e patologo rispettivamente) e che corona circa nove
mesi di ricerche condotte su gruppi di malati, vagliando le loro preferenze ali-
mentari in rapporto al contenuto proteico degli alimenti. Dopo che Loriencz. un
ricercatore americano, aveva comunicato che la fenilalanina un amminoacido
presente nelle carni, nelle uova. nei pesci ed in alcuni vegetali, è indispensabile
alle cellule cancerose per la loro crescita, i due studiosi italiani hanno provato a
selezionare gli alimenti che non lo contengono, al fine di elaborare una dieta
anticancerosa.
Questa viene consigliata ai malati di tumore. qualunque sia la localizza-
zione e la forma istologica, in aggiunta alle normali terapie da istituire. Essa
consiste nella somministrazione giornaliera di due chili di mele crude senza buc-
cia, di 200 grammi di zucchine lessate e carote bollite, condite con un cucchiaio
di olio di semi e poco sale, oltre al succo di limone a volontà. Solo in questi
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alimenti, infatti, è assente la fenilalanina, I'amminoacido che favorisc
liferazione cellulare. La dieta dovrebbe essere mantenuta per alm o quindici
P
?!
giorni: tuttavia la si raccomanda per almeno due-tre giorni alla settimana".

Sarei tentato a commentare però dovrei utilizzare la parte restante del libro,
di conseguenza mi limito a ricordare che questo amminoacido è uno degli otto
ritenuti essenziali ed indispensabili all'equilibrata nutrizione (questo secondo la
biochimica e la medicina convenzionale) ed è presente pure nel latte con un
triplice valore quantitativo rispetto alla carne. E' presente anche nella soia sec-
ca con valori più o meno similari a quelli della carne: negli altri legumi invece, la
presenza è data da un rapporto quattro volte inferiore, mentre nei cereali i valori
si aggirano con una presenza ancora più inferiore, da 0.7 a 0.44 m g 9/0 gr.; nelle
verdure ed ortaggi vari non esistono valori ma tracce.
Quanto asserisco, è relazionato alle tavole riportate in questo libro i cui
valori sono la risultante media di quelli esposti nelle varie tavole redatte dai vari
centri di studio e ricerca esistenti sull'alimentazione. Ad ogni modo, tutti questi
dati per noi hanno un valore puramente indicativo in quanto, trofoterapicamente
non vengono considerati.
Non sono le esperienze di laboratorio ad avallare una tesi scientifica ma i
positivi risultati delle esperienze vissute che quotidianamente si ripetono, in
quanto sono ispirate da un concetto dottrinario.
La trofoterapia 385

Forse vi avrb già stancato, ma mi sento in dovere di ripeterlo ancora una


volta; tutti gli alimenti, secondo le analisi di laboratorio, contengono più o meno
tutte le sostanze conosciute dalla biochimica per0.i vegetali integrali conteng*
no altre sostanze che essa non conosce le quali, per effetto dell'influenza degli
agenti e forze cosmiche si caratterizzano in vere sostanze attivanti specifiche,
questo non dobbiamo dimenticarlo; in effetti, la loro azione nutrizionale e cura-
tiva non ha confronti con quella ritenuta analoga di sintesi chimica.
Es.: l'effetto dell'acido ascorbico e citrico prodotto da sintesi chimica, non
sarà mai analogo a quello contenuto nel limone e nella fmtta in genere; questa
affermazione viene dimostrata dai risultati clinici.
L'assunzione del limone consigliata dalla trofoterapia, esercita un'azione
alcalina sul sangue, combatte ed elimina il colesterolo, I'azotemia si normaliz-
za, spariscono i dolori reumatici ed artritici ed a lungo andare anche i calcoli o
tutt'al più l'organismo non ne produrrà di altri. Invece, se si prendono le pa-
stiglie di acido ascorbico e citrico qualificate vitamina C, oltre a non far sparire
niente talvolta, se prese senza controllo, predispongono l'organismo all'ulcera in
quanto, con la loro presenza stimolano in modo anormale la secrezione dei
succhi gastrici aumentando nello stomaco il grado di acidità e la conseguente
azio-osiva.
E' bene ricordare ancora una volta che gli zuccheri della frutta non richie-
dono un prolungato lavoro digerente come lo richiedono gli altri alimenti, per-
1 tanto non si deve mai mangiare la fmtta a fine pasto. E' un errore madornale
dietetico questa abitudine ed il perché è presto detto: all'organismo è più facile
digerire lo zucchero naturale anziché quello conseguente il processo di trasfor-
mazione delle altre sostanze pertanto, tutti gli alimenti mangiati durante il pran-
zo prima della fmtta ritardano il loro processo digestivo e, per effetto del-
l'aumento della temperatura interna e della secrezione acida dello stesso s t e
maco. hanno il tempo disponibile per trasformarsi in sostanze altamente fermen-
tate e talvolta anche putride.
Tali abitudini. ripetute quotidianamente, danno origine al via dello stato di
malattia, il quale può manifestarsi a livello di specifico organo, di conseguenza a
livello cellulare sanguineo, linfatico e psichico. Molto ci sarebbe ancora da dire,
ma quanto ho esposto nel corso di questa trattazione, 6 più che sufficiente per
stabilire i punti chiave della salutare alimentazione.

DECALOGO DELL'ALIMENTAZTONE
- --
l " - Gli agrumi in genere, ossia la fmtta acida, si devono consumare solo a
digiuno in succo, o meglio ancora allo stato integrale possibilmente e,
mai associati ad altra fmtta o cibi in genere. (Benché si dica che I'agru-
380 Capitolo XI V

me facilita la digestione dei grassi, tengo a ricordare che l'acido del


limone in special modo, neutralizza l'effetto della saliva la quale contiene
la mucina e la ptialina. sostanze indispensabili alla predigestione gastri-
ca dei cibi in genere).
Ci sono dei soggetti che non appetiscono o rifiutano il succo di limone e
dell'agrume in genere. A prescindere dal fattore psicologico, il piu delle
volte questi soggetti accusano acidità bevendo il succo deli'agrume, il
che evidenzia lo stato congestizio dell'esofago e dello stomaco. quindi è
consigliabile che inizino per gradi: cioè per qualche giorno assumeranno
un cucchiaio di succo di limone molto diluito in acqua poi, pian piano, di
un cucchiaio alla volta aumenteranno la dose di succo la quale verrà
sempre meno diluita fino ad accettare il succo di un limone intero che co-
munque dovrà essere sempre diluito con altrettanta acqua o con il succo
di due aranci o di un pompelmo.
2" - Gli zuccheri si devono mangiare da soli quindi la frutta. il miele. i dolci
ecc. non si devono associare con altri alimenti (vedi tavole delle
combinazioni). pertanto mai consumarli a fine pasto. La frutta si mangi
un'ora o mezz'ora prima dei pasti oppure. due o tre ore dopo. in special
modo se si accusa difficile digestione.
3" - Non si devono mai mangiare due assieme, in special modo
durante il periodo di cura.
4" - Le proteine di qualsiasi natura devono essere assunte esclusivamente
associate a delle insalate miste di verdure ed ortaggi crudi nel periodo di
cura.
Dopo la cura. si possono assumere anche associate a stufati di ortaggi
(esclusi i legumi) però, in questo caso. il primo piatto deve essere sempre
iina insalata mista di verdure crude. A chi non può fame a meno, si consi-
cliano tre-quattro fettine di pane integrale tostato oppure grissini integra-
l!. Attenzione pero di non mangiarlo associato alle patate.
5' - Durante il periodo di cura non si devono mangiare né cereali né legumi di
sera. Sono tollerabili dopo il periodo di cura, sempre che a fine pasto si
pratichino almeno due ore di sport (non agonistico) o si faccia del lavoro
che impegni tutta la struttura muscolare del corpo.
6" - Mai mangiare i formaggi di sera perché sono indigesti. come non si
devono mai mangiare con le insalate di pomodori.
7' - Mai bere quando si mangia, neanche acqua. tutt'al più se lo si desidera o
vengono consigliati dei succhi di ortaggi. bisogna ricordare che qualsiasi
licuido, mentre si mangia. deve essere assunto con il cucchiaio o
centellinato. meglio sarebbe berlo prima come aperitivo.
8- - In tutti i casi. mai bere vino o bevande gasate durante il pasto.
9" - Quando si mangia. masticare ed insalivare molto. Il cibo deve essere
ridono poltiglia in bocca.
10" - Mangiare in stato di tranquillità e serenità d'animo, dimenticando tutti i
problemi che ci assillano.

Questi sono i punti chiave del concetto trofoterapico il quale nell'alimento


vede il farmaco: noi mangiando ci nutriamo e nel contempo ci curiamo.
Questa è la realtà della nuova dietetica, pilastro base della moderna medi-
cina naturale, la quale vanta gli incomparabili e spettacolari successi ottenuti
nella risoluzione de1I380% dei casi patologici dichiarati incurabili dalla medi-
cina convenzionale (dal raffreddore al cancro). Vedi il capitolo casistica.
In trofoterapia, nessun alimento naturale ha controindicazione come lo
hanno invece tutti i farmaci. Ci sarà l'alimento che più o meno si addice però
tutti concorrono a partecipare alla normalità funzionale, ad ogni modo, se in
taluni soggetti questo o quello è meno accetto, qualora l'organismo venga posto
in condizione di equilibrio termico fisiologico. sara lui che accetterà quello che
più necessita, eliminando con il suo sistema emuntorio ciò che potrebbe di-
sturbare o dannegiare la propria autonomia ed economia. Ben inteso, il cibo
deve essere naturale ed esente da ogni alterazione o sofisticazione chimica.
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L'ASSOCIAZIONE degli alimenti

Studiando la trofologia abbiamo visto qual'è la frutta acida e semiacida.


quale è la dolce o zuccherina e quale è quella oleosa e amidacea.
Abbiamo visto quali sono gli alimenti ad alto tenore proteico (le cosiddette
proteine). quali sono gli alimenti a tenore lipidico, ossia i grassi e quali gli ali-
menti qualificati glicidi o carboidrati; a proposito, non dobbiamo dimenticare
che anche certi carboidrati sono i cereali. i quali li classifichiamo anche. come
alimenti di valore proteico .
Abbiamo visto inoltre che le verdure e gli ortaggi, (come la frutta) sono ali-
menti prettamente rimineralizzanti e vitaminizzanti i quali, nel processo nutri-
zionale e curativo hanno un posto di primo ordine. E' da ricordare che fra gli
ortaggi vi sono anche i legumi i quali vengono classificati come alimenti pro-
teici. pertanto la loro assunzione sara regolamentata-come tali. Inoltre, sempre
fra gli ortaggi abbiamo anche le patate, le batate ed il topinambur, la cui assun-
zione associativa è ideale con le verdure ed ortaggi da insalata; e tollerabile in-
vece con le proteine (sempre fuori cura) però non con il pane e cereali in genere.
388 Canitolo XIV

Con le nozioni esposte per quanto semplicemente, abbiamo compreso


l'importanza di tune le sostanze enunciate e la loro partecipazione nel processo
biofisiologico di nutrizione e di mantenimento in vita del corpo.
Orbene, in relazione a tutto questo, diviene logica la realtà del concetto che
stabilisce la o non compatibilità biofisiologica fra gli alimenti. Questa realtà è
inconfutabilmente confermata dalle esperienze vissute da migliaia di ammalati
affetti dalle più svariate sindromi patologiche (dal semplice raffreddore alle
insorgenze neoplastiche), pertanto affermiamo quanto segue:
1" - Non vi è alcuna compatibilità fra la fmna acida e la zuccherina.
2" - Non vi e alcuna compatibilità fra la fmtta oleosa e zuccherina.
3" - L'unica compatibilità esiste fra la fmna acida ed oleosa (però, ripeto, nel
periodo di cura in special modo, non è consigliabile l'associazione).
4" - Non vi è compatibilità fra più proteine, tanto meno fra grassi e proteine.
\
5" - Non vi è alcuna compatibilità fra amidi, proteine e grassi.
6" - Non abusando nella quantità, il pane viene tollerato nell'associazione
con le altre proteine, però non nel periodo di cura.
7" - L'unica compatibilità e fra una proteina e verdura ed ortaggi, compresi
le melanzane, i peperoni. i pomodori, le zucchine ecc. Sono però esclusi
dall'associazione i legumi, le patate, le batate ed il topinambur.
Anche con i grassi ed i carboidrati vale la stessa associazione e la stessa
esclusione dei legumi, patate ecc.
8" - Non vi e compatibilità fra il lane e le verdure ed ortaggi in genere. Non vi
è compatibilità fra i formaggi ed i pomodori.
9" - Non vi è compatibilità dietetica nell'assunzione della fmna a fine pasto.
10" - Tollerata 6 I'associazione congiunta di certa fmna dolce (uva, fichi, mele
ecc.) con pane e farine integrali e nell'elaborazione dolciaria.

Poiché nell'indice delle materie trattate tuni gli alimenti sono stati elencati
secondo la loro classificazione specie e varietà. (fmtta acida, semiacida, dolce,
oleosa e farinosa, verdure ed ortaggi, ortaggi-frutto, cereali, legumi, grassi, carne
ecc.) owio che nelle tavole venga solo richiamata la loro classificazione e non i
nomi delle specie o varietà; invece, a scanso di ogni equivoco, intendo ricor-
dare, se pur in sintesi, quali sono gli alimenti classificati proteici poiché, dalla
loro corretta associazione gastronomica, dipende il reale e sano processo nutri-
zionale.
La trofoterapia 389

Essi sono:
P ~ruppo- Cereali integrali - (Carboidrati)
Fmmento - Combinano con la fmtta dolce
Avena - Combinano con le verdure ed oriag-
01-20 gi
Riso - Non combinano con i legumi, con le
Segale patate. batate e topinambur-
Miglio Non combinano con le altre proteine

Pane - Stando bene, sono tollerabili ass*


Pasta ciati con le altre proteine e con la
salsa di pomodoro.

Alimenti di ordine ve- IP gruppo - Legumi


getale, considerati
proteici Piselli - Combinano con la verdura ed oriag-
Fagioli gi
Fave - Non combinano con le patate, bata-
Ceci te, topinambur
Lenticchie - Non combinano con le altre proteine
Soia - Stando bene, sono tollerabili asso-
ciati con il pane, la pasta ed i pom*
dori \
IIP gruppo - Fmna oleosa
Noci - Combinano con la fmtia acida
Nocciole - Combinano con le insalate di verdu-
Mandorle ra ed onaggi
dolci - Non combinano con le patate. bata-
Pinoli dolci te, topinambur
- Non combinano con le altre proteine
- Stando bene. sono tollerate con il
pane

Carne - Combinano con le insalate di ver-


Alimenti di ordine Pesce dure ed ortaggi
animale considerati Uova
Latte
. - Non combinano fra di loro
- Stando bene. sono tollerabili con il
proteici
Formaggi pane, le patate ecc.
- Il latte ed i formaggi non combina-
no con i pomodori
390 Ca~iroloXIV

Dieteticamente gli alimenti elencati in un gruppo, non sono associabili


con gli alimenti di un altro gruppo. Viene invece suggerita la loro associazione
con le verdure ed ortaggi o ortaggi-frutta, quali le zucchine, i peperoni, le melan-
zane ed i pomodori (questi ultimi poi, non sono associabili con il latte ed i for-
maggi); dall'associazione sono pure escluse le patate, le batate ed il topinambur.
Questi alimenti cotti, si sposano benissimo con le insalate miste di verdura in
foglia.

La normalità nutrizionale digestiva, necessita dell'equilibrio acido basico e,


considerando che gli alimenti classificati proteici e lipidici svolgono un'azione
prevalentemente acida, si rende imprescindibile una congiunta e simultanea pre-
senza di dete7iMsie sostanze ad azione basica, se vogliamo che l'organismo
benefici realmente il potenziale nutritivo che scaturisce dal loro processo dige-
stivo.
Ad eccezione della frutta oleosa e dei cereali somministrati sotto forma di
fiocchi, secondo le mie ricette; la carne, il pesce, le uova, il latte ed i legumi
vengono utilizzati allo stato cotto secondo precise ricette e conseguenti elabora-
zioni culinarie le quali fanno aumentare il tenore di acidità, poiché con la cot-
tura le reali sostanze vitali, quali le vitamine, gli enzimi ed i sali minerali ven-
gono distmtti. Da qui si rende imprescindibile la sana prescrizione trofotera-
pica che prevede l'associazione di una sola proteina con l'insalata cmda di ver-
dure ed ortaggi il cui apporto nutrizionale e prevalentemente ad azione basica in
quanto questi alimenti integrali cmdi sono ricchi di sostanze vive; vitamine,
enzimi, sali minerali, oligoelementi ed elementi o sostanze di origine bio-
cosmica ecc., le quali svolgono una precisa azione nel processo digestivo delle
proteine e dei grassi. Sono i catalizzatori della trasformazione biochimica che
accelerano e facilitano la digestione fissando le sostanze risultanti del processo
metabolico.
Orbene, con tutto quello che e stato detto nel corso di questo studio, direi
che il lettore dovrebbe essersi reso conto che, voler stabilire un accoppiamento
fra gli alimenti è una realta di comodo tendente in certo qual modo a soddisfare
in maniera meno dannosa, la condizione psicologica degenerativa della nostra
sensività.
Benché le reali necessità dell'organismo siano ben precise, non dobbiamo
dimenticare l'importanza della componente psicologica. la quale ha un'influen-
za vitale sulla funzione endocrina, quindi anche se una costrizione e voluta, tal-
volta non può sortire l'effetto voluto in quanto il subconscio la può rifiutare ed
in questo caso si avrebbero delle reazioni negative nei confronti della cura. Per-
tanto, come ripeto, sempre cercando di rendere meno dannoso I'effetto di una
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associazione congiunta di più alimenti di specie diversa, abbiamo accettato di
redigere una tavola delle compatibilità. delle tollerabilita e delle incompatibilità
associative degli alimenti.
Certo. quanto prima il soggetto si convincerà sulla realtà di quanto è stato
esposto ed accetterà senza riserva alcuna il concetto trofologico e trofoterapico,
tanto prima riscontrerà i suoi salutari benefici.
C A P I T O L O XV

T R O F O T E R A P I A PRATICA
---
Introduzione

Concetto
La vita dipende dall'equilibrio micrc-organico.
L'equilibrio microorganico e dato dalla corretta associazione
delle sostanze regolate dall'equilibrio termico dell'ambiente.
L'alterazione della vita e la risultanza della mutazione morfolc-
gica del microorganismo in "microbattere", il quale e conseguente
all'errata associazione delle sostanze che. con il loro processo di
trasformazione. alterano l'equilibrio termico dell'ambiente, origi-
nando in questo caso il processo della morfogenesi micrc-batteri*
patologica.
L'AUTORE

Leggendo quanto segue, ignorantemente alcuno dirà che definisco la trofc-


terapia una panacea. E' proprio cosi, pero non e il termine che le si addice. come
ironicamente lo pui. intendere quel qualcuno.
L a trofoterapia, considera la dinamica cinetica della reale simbiosi degli
elementi che costituiscono gli alimenti in una eventuale preordinata o coordi-
nata associazione dietetica affinché I'organismo che li assume possa realmente
approfittare del loro potenziale nutritizio e nel contempo curativo.
Pertanto. diciamo che è il mezzo farmacologico basilare della medicina
naturale, la quale non prevede la singola reintegrazione di una specifica caren-
za organica, come generalmente avviene secondo il concetto delle medicine
allopatiche.che per ogni malattia vedono specifiche carenze e la immancabile
presenza del microbo o del vims, il quale lo combattono con somministrazioni
farmacologiche; ma e la utilizzazione dell'alimento naturale allo stato integrale,
eventualmente coadiuvato d a altri elementi del mondo vegetale ed animale (le
erbe ed il miele ecc.) e dalle applicazioni idriche e fangoterapiche sapiente-
mente utilizzate nel caso di malattia che, come già deno più volte, incontra 1.0-
rigine nell'anormalità funzionale dell'apparato digerente e dal conseguente squi-
librio termico fra le temperature del corpo.
Studiando il libro "La Medicina Naturale alla portatayi tutti" di Emanuel
Lazaeta Acharan. studiando il mio libro "L'lridologia" e r~bprdandoquanto è
stato detto e ripetuto nei precedenti paragrafi e capitoli di questo libro. si e ben
394 Capitolo X V

compreso che l'alterazione dello stato di salute generalizzato con il nome


9,
malattia" e più specificamente con un termine o denominazione "patole
gica". a prescindere dalla predisposizione o componente genetico ereditaria con
In quale si caratterizza la costituzione organi a. ha una origine unica.
9
Già si s a che questa origine e dovuta all'e ata alimentazione e. di conse-
guenza, dall'indigestione, la quale dà inizio allo squilibrio termico, aggravato
poi con i trattamenti farmacologici che. a lungo andare, dallo stato acuto porta-
no l'organismo alla cronicità.
Quindi. stando all'apparente semplicistica deduzione, diciamo che se si e
ancora in tempo. ossia se esiste ancora efficiente la difesa vitale. basta correg-
gere l'alimentazione con una cura trofoterapica, coadiuvata da altre terapie o
pratiche igienistiche insegnate dalla medicina naturale per riacquistare la salute.
Considerando che l'organismo e un'unica ed indiscindibile entità organica
e, considerando l'origine unica dello stato di malattia la quale in tutti i casi evi-
denzia un'infiammazione e congestione di uno o più organi o sistemi organici,
diviene inutile o futile la nomenclatura patologica. Quindi. sapere che il male si
chiama epatite, asma, polmonite, gastrite. colite ecc. non serve un fico secco.
Quello che deve sapere il malato. e come si e prodotto il male e come o cosa
deve fare per guarire e. per non ammalarsi più.
Tutto questo viene esposto nel libro "La Medicina Naturale alla portata di
tutti". nel mio libro "L'iridologia" e ripetuto anche nei precedenti capitoli e
sepuenti paragrafi di questo libro e nel lihro "Vivi con gli agenti naturali".
Orbene. per facilitare la consultazione delle indicazioni trofoterapiche che
seguiranno. impropriamente secondo il nostro concetto. abbiamo comunque
ritenuto opportuno esporre in modo cronologico la suddivisione dei vari appara-
ti organici che congiuntamente vengono interessati dall'anomlalità funzionale
organica, la quale inizia sempre nell'apparato digerente e si conclude con
l'intossicazione endogena ed esogena se talvolta. per reprimere l'anormalità.
vengono utilizzati farmaci di sintesi chimica.

Prima di iniziare l'esposizione trofoterapica relativa alle eventuali insor-


genze che si possono realizzare per conseguenza dell'errato modus vivendi. tra-
scrivo i l mio foglio: consigli di intervento igienistico che abitualmente suggerisco
a chi mi chiede aiuto. il quale ci senrirà di guida nella scelta delle cure.
Le voci indicate con i numeri e le caselle contrassegnate con le lettere del-
l'alfabeto. secondo la necessità. le troveremo ripetute nei consigli dati per ogni
specifico caso di malattia ( I ) .

( I ) Tutti i casi di guarigione riportati in casistica ed anche quelli non riportati. sono
stati ottenuti ossenmdn quanto ho suggerito con i "Consinli di iirren.enro ipieiti.~rico
standard" e con le eventuali varianti.
Tmfoterapia pratica 395

Non e utopia. ma una realtà di fatto il recuperare e mantenere il


bene della salute vivendo con la Natura e della Natura.
Utopistico invece e il soffocare con farmaci di sintesi chimica e
con mezzi antinaturali. un sintomo, una manifestazione e una
reazione organica dovuta all'inosservanza dei dettami della Natura
che. per quanto scempio di essa si faccia, e ancora amorevole e
benigna nei nostri confronti.
L'AUTORE

CONSIGLI DI INTERVENTO IGIENISTICO standard

1" - Al mattino, appena sveglio, praticare a corpo caldo una frizione fredda
(previa orticazione se la pelle non è calda). Ripetere durante la none se si
sveglia o non riesce a dormire.
2" - Mezza ora dopo la frizione, bere a sorsi un bicchiere d'acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo, bere a sorsi: il depurativo (decozione n. 1 indi-
cato a pagina n. 399)
il decotto (decozione n. 2 indicato
a pagina n. 399)
I'infuso(secondo prescrizione spe-
cifica data per il caso)
4" - Mezza ora dopo, bere a sorsi il succo di uno o due limoni, diluito in
altrettanta acqua o con il succo di due aranci o di quattro mandarini o di
un pompelmo. Per i bambini la somministrazione verrà regolata secondo
l'età.
La cura del limone si fa incominciando da un limone e progressivamen-
te, ogni 3 giorni. si aumenta di uno, fino ad arrivare a 7 limoni al giorno.
Trascorsi i 3 giorni a 7 limoni, si incomincia a scalare in modo decre-
scente, rispettando sempre la progressione data: arrivati a due limoni al
giorno, si puo continuare indefinitamente con la loro assunzione, oppure
si può sospendere per 7 giorni e poi seguire come indicato nella casel-
lad .
5" - Eseguire degli esercizi fisi
i all'aria libera, oppure una passeggiata in
collina, oppure salire e scen re le scale dell'abitazione più volte, prati-
cando nel contempo delle respirazioni profonde anche con il ventre.
6" - Durante la passeggiata o gli esercizi fisici, camminare a piedi scal-
zi sulla mgiada per 5 minuti, poi calzare i calzini e le scarpe e cammi-
nare con passo spedito per mezza ora.
396 Capitolo XV

7" -
Un'ora dopo aver preso il succo di limone, fare la prima colazione con
fmtta di stagione a volontà. Attenzione! non servirsi mai due specie di
fmtta contemporaneamente.
8" - Da questo punto, osservare la dieta di sola fmtta per 5 giorni; mele
o fmna di stagione, anche 5 Kg. al di, cioè mangiare ogni mezz'ora o
un'ora per evitare il languore di stomaco. Si possono mangiare ciliegie,
pesche, albicocche, fichi, uva ecc. però mai assieme, ossia per cambiare
specie si deve attendere almeno un'ora. (La fmtta dovrà essere ben
masticata ed insalivata).
9" - Praticare il bagno genitale di 30 minuti:
un'ora dopo la prima colazione per giorni .....
nel pomeriggio alle ore 17, per giorni .....
alla sera prima di coricarsi, per giorni .....

Praticare il bagno di Just della durata di 5 minuti, un'ora dopo la


prima colazione. Ripeterlo alle ore 17 ed alla sera prima di
coricarsi per giorni .........
Praticare il bagno di tronco della durata di 5 minuti, un'ora dopo
la prima colazione. Ripeterlo alle ore 17 ed alla sera prima di
coricarsi per giorni ..........
Praticare le sei frizioni previa orticazione alle ore .... ripeterle .....
Praticare la fasciatura totale umida di ..........
Praticare la fasciatura lunga umida di..........
Praticare la fasciatura media umida di ..........
10" - Terminato ilperiodo dialimentazione a base disola fmtta, se nel corso
del mattino accusa appetito dopo la prima colazione, nella quale si deve
sempre consumare fmtta cmda di stagione, ad intervalli di un'ora o di
un'ora e mezza, può servirsi di altra fmtta, oppure yogurt, oppure
mueslei (quest'ultimo dovrà essere assunto quotidianamente qualora al
pranzo venga prescritto il piatto cmdo di insalata mista con una protei-
na).
11" - Alle ore 11, praticare il lavaggio del sangue al vapore o al sole,
sempre che i battiti del polso non superino le 75 pulsazioni per minuto o
le 80 nelle persone oltre i 60 anni di età.
Si può fare il lavaggio del sangue anche alle ore 18 (pero in questo
caso lo stomaco non deve essere carico e l'intestino evacuato).
L a trofoterapia pratica 397

12" - Mezz'ora dopo il lavaggio del sangue, mangiare una mela oppure un'ora
prima di pranzo o di cena, qualora non si faccia il lavaggio del sangue.
13" - Pranzo. Terminato il periodo disintossicante di sola frutta, pranzare con
una insalata mista di tutte le verdure ed ortaggi al crudo: cicoria, radic-
chio, lanuga in genere. spinaci, cavolo, verza, cavolfiore. carciofo, ce-
triolo, zucchine, zucca, asparagi, carote, sedano, finocchio, rapanelli,
cipolle, aglio. pomodori, peperoni ecc., condita con olio d'oliva vergine e
gomasio. Accompagnano questa insalata: uno o due uova sode o una
frittata preparata senza olio; o 100+ 200 gr. di ricotta, mozzarella, casa-
tella, oppure 12 noci o 20 mandorle dolci; olive non salate e per chi non
può fame a meno. concediamo anche due o tre fettine di pane integrale
tostato o qualche grissino integrale.
(Attenzione! non mangiare mai pomodori con i prodotti caseari).
14" - Osservare questa dieta per 30 giorni minimo. -
15" - Terminato il periodo di dieta cruda, ci si può servire anche un piatto cotto
come secondo piatto, il quale può essere di riso integrale, oppure di orzo
integrale o un minestrone di verdura o di legumi oppure un pasticcio di
ortaggi stufati ecc. Attenzione però di porre il condimento sul piatto evi-
tandone la cottura: inoltre, se il secondo piatto è di cereali o di legumi,
come primo piatto si deve consumare solo l'insalata mista cruda, senza le
uova, o i formaggi o le noci. cioè non si può mangiare nessuna proteina
con l'insalata (pane compreso).
Prima dei pasti principali, prendere un cucchiaio di lievito diete-
tico diluito in mezzo bicchiere di acqua naturale. I bambini ne prende-
ranno un cucchiaino da te.
16" - Nel pomeriggio, 2 o 3 ore dopo il pranzo, mangiare una o due mele
o frutta di stagione; un'ora più tardi bere uno yogurt ed un'ora dopo
mangiare un po' di miele con due o tre fettine di pane integrale tostato o
~ s s i n integrali,
i oppure frutta di stagione.
17" - Cena. Accusando appetito, può essere come il pranzo, avendo I'awer-
tenza di cambiare il tipo di proteina (Attenzione, le noci non si devono
mangiare più di una volta al giorno).
Terminato il periodo di alimentazione cruda, come secondo piatto ci si
può servire una zuppa di verdura o passato di verdura, la quale deve
essere preparata senza patate o legumi.
18" - Dormire con il cataplasma di fango applicato: sul ventre
sui reni
sulla colonna
vertebrale
398 Capitolo XV

(Attenzione! Il cataplasma di fango, come tutte le terapie idriche, si


devono applicare a corpo caldo; quindi, se la pelle è fredda, prima si do-
vrà scaldare). Il cataplasma di fango, si prepara con terra non concimata
e non con l'argilla.
19" - Cosa importantissima. Evacuare i'intestino ogni 12 ore (mattino e sera):
se nel corso della giornata non è stato liberato, applicarsi un clistere di un
litro e mezzo o due di acqua naturale a temperatura ambiente (20" gradi),
un'ora prima di cena o quattro ore dopo; (almeno una volta al giorno).
Per l'applicazione di tutte le terapie idriche e per la fangoterapia, atte-
nersi agli insegnamenti esposti nel libro "La Medicina Naturale alla por-
tata di tutti" o nel libro "Vivi con gli agenti naturali".

Altre terapie suggerite o consigliate per ogni singolo caso.

Seguendo questa metodica curativa, inizialmente il soggetto perderà peso -


accusera mancanza di forze, voglia di dormire, talvolta vuoti di memoria. Non è
da preoccuparsi per questa crisi; è passeggera e può durare al massimo 30
giorni. Essa sta ad indicare la reazione positiva della cura. Tutti questi sintomi
non si devono intendere come debolezza, ma è la mancanza delle tossine che
abitualmente caricavano l'organismo con l'alimentazione errata che ha portato
il soggetto allo stato di malattia.
Questo è un periodo di transizione per l'organismo, che da una alimenta-
zione tossica passa a quella atossica; ed una volta ristabilito l'equilibrio, il
soggetto si sentirà con una mente libera e con energie e con voglia di vivere.

MUESLEI (Miscela)

Secondo il mio concetto associativo, il mueslei deve essere preparato con i


seguenti prodotti:
2 cucchiai di fiocchi d'avena integrali non precotti
2 cucchiai di fiocchi d'orzo integrali non precotti
1 cucchiaio di fiocchi di frumento integrali non precotti
1 cucchiaio di fiocchi di riso integrale non precotto
112 cucchiaio di germe di grano integrale non precotto (per gli adulti e per i
bambini invece un cucchiaino da caffé)
2 cucchiai di uvetta passa integrale.
Il tutto viene messo a macero in un caffé d'orzo per 3 o 4 ore e si serve
senza addolcire.
La irofoterapia pratica 399

Per evitare la ripetuta trascrizione, espongo in seguito alcune decozioni di


ordine fitoterapico. utilizzate come coadiuvanti la cura, le quali verranno richia-
mate negli specifici trattamenti che seguono.
Depurativo indispensabile coadiuvante indicato dalla casella a dei consigli
di intervento igienistico standard.

DEPURATIVO

Decozione n. 1 Dose
Gramigna radici gr. 20 Bollire per 5 minuti un cucchiaio di
Tarassaco » gr. 20 questa miscela in 250 gr. di acqua.
Liquirizia » gr.10 A fine ebollitura lasciare in infusione
Bardana » gr. 20 per 12 minuti; filtrare e bere come da
Parietaria pianta gr. 30 prescrizione il mattino, per 25 giorni.
Coda Cavallina » gr. 20
Ortica Dioica » gr. 20

Decotto consigliato nelle affezioni nervose, stati depressivi, indicato nella


casella b dei consigli di intervento igienistico standard.

DECOTTO

Decozione n. 2 Dose
Passiflora pianta gr. 30 Bollire per due minuti due cucchiai di
Lavanda fiori gr. 20 questa miscela in 500 gr. di acqua. A
Melissa foglie gr. 30 fine ebollitura, lasciare in infusione
Primula fiori gr. 20 per 7 minuti. Filtrare e bere 4 o 5
Limone foglie gr. 20 tazzine al giorno lontano dai pasti,
l'ultima prima di coricarsi.

Decozione n. 3 - Consigliata per l'artrite e I'artrosi.


Generalmente nei casi di artrite ed artrosi, come coadiuvante alla cura
trofoterapica, consiglio questa ricetta associata, la quale si inizierà a fine cura
del depurativo.
I pediluvi ed i bagni alle mani si applicheranno per 10 giorni; si sospen-
deranno otto giorni e si ripeteranno poi per altri 10 giorni. Congiuntamente il
malato si somministrerà per 28 giorni ininterrottamente il decotto specifico.
(Questa cura può essere ripetuta dopo sei mesi).
400 Cauitolo XV

Pedili~ilie bagni alle mani (per l'artrite)

I 1" - Far bollire per 5 minuti due litri di acqua. Spegnere e lasciarla raffred-
dare fino a 30" gradi.

2" - Versare questa acqua bollita in un recipiente di vetro o di smalto, in


cui previamente vi e stata messa dentro la seguente miscela:
- 1 spicchio d'aglio schiacciato
- 1 cucchiaio raso di celidonia (foglie)
- 2 cucchiai rasi di ortica (foglie)
- 1 cucchiaio raso di dente di leone (pianta)
- 1 cucchiaio raso di regina dei prati (fiori)
- 1 cucchiaio raso di bottone d'oro (fiori e foglie).

I 3"

4"
- Lasciare il tutto a macerare per 5 ore. Poi filtrare e conservare in
bottiglia nel frigo questo estratto.

- Far bollire due litri e un quarto di acqua, lasciar riposare per 5 minuti,
poi aggiungere un quarto di litro di estratto e praticare il bagno alle
mani o il pediluvio della durata di 8 minuti.
(a) - il bagno alle mani si pratica alla sera prima di cena (il più caldo pos-
sibile)
(b) - il pediluvio si pratica alla mattina a digiuno (il più caldo possibile) ri-
cetta di Messegue.

Decozione n. 4 da prendersi congiuntamente ai bagni delle mani e dei


piedi

Decotto per l'artrosi


Bardana radici gr. 5 Bollire il tutto per 5 minuti in 1100
Primula fiori gr. 5 gr. di acqua. Lasciare poi in infusi*
Frassino foglie gr. 5 ne per 12 minuti. Filtrare e bere 3 .
Equiseto pianta gr. 5 bicchieri al giorno prima dei pasti.
Valeriana radici gr. 5 1 al mattino a digiuno
Centinodia pianta gr. 5 I mezza ora prima di pranzo
1 mezza ora prima di cena
ricetta personale
La trofoterapia pratica 40 1

Decozione n. 5

POMATA DI FIENO GRECO

Come prima cosa si prepara un decotto di coda cavallina, facendo bollire


per 15 minuti 30 gr. di questa erba in 1100 gr. di acqua. A fine ebollitura si
lascia raffreddare e poi si filtra. Con questa decozione si prepara la pomata in
oggetto: in un barattolo di vetro munito di coperchio si immetterà un cucchiaio
di farina di fieno greco, poi si aggiungerà il decotto di coda cavallina formando
una pappetta molto fluida. A questo punto si cuocerà a bagnomaria mescolando
w n un cucchiaio di legno; come la pappetta rapprende diventando una po-
lentina, si aggiungerà nuovamente decotto di coda cavallina e si continuerà a
mescere. Si ripeterà ancora una volta questa operazione e quando la pappetti
avrà preso consistenza, ossia quando si sarà indurita come una pomata, e pron.
ta per l'applicazione. Si applicherà fredda. (Può essere conservata in frigo bei
tappata anche per 10 giorni).

Nei paragrafi che seguiranno, suggerisco i consigli trofoterapici, fitoterapi.


ci ed idrotermefangoterapici che, secondo la mia esperienza. ritengo più idone
per ripristinare la normalità dei vari sistemi ed apparati che costituiscono il com.
plesso organico del nostro corpo, esposti secondo questo ordine cronologico:
I
- Malattie dell'apparato digerente in generale, compreso fegato, cistifellea, pan-
creas e milza.
- Malattie dell'apparato urinario - Reni e vescica.
- Malattie dell'apparato respiratorio - Naso, laringe, trachea, bronchi e polmoni.
- Malattie del sistema cardio vasco circolatorio - Cuore. arterie, vene.
- Malattie del sistema linfatico.
- Malattie del sistema nervoso in genere.
- Malattie dell'apparato visivo - Occhi.
- Malattie dell'apparato uditivo.
- Malattie dell'apparato genitale.
- Malattie dell'apparato cutaneo.
- Malattie della struttura ossea in generale.
Seguiranno i consigli trofoterapici, fitoterapici. ed idroterm+fangoterapici
degli stati febbrili in genere che si manifestano nei casi di costipazione. di raf-
freddori ed influenze.
Infine, verranno esposti i consigli dietotrofoterapici suggeriti per la gravi-
danza; per I'allattamento e per l'alimentazione del neonato che non ha la for-
tuna di essere nutrito con il lane materno e poi dallo svezzamento al periodo in
cui il bambino è conscio o in grado di masticare ed insalivare bene l'alimento.
Attenzione! Nelle eventuali insorgenze o complicanze evidenziate con un
quadro patologico complesso, non dobbiamo mai dimenticare che la loro origi-
ne e unica, pertanto consiglio di attenersi scmpolosamente ai consigli trofote-
rapici di disintossicazione e quelli esposti nei primi ausili del libro "La Medici-
na Naturale alla portata di tutti".

MALATTIE DELL'APPARATO DIGERENTE

Indipendentemente dal nome della malattia, in via di massima. il malato si


atterrà a quanto segue, secondo le modalità dei consigli di intervento igienisti-
co.

Nelle gastriti, gastroenteriti, intercoliti, coliti ecc.


1" - Praticare la frizione fredda al mattino appena svegli.
2" - Mezz'ora dopo, bere un bicchiere d'acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo. bere il depurativo per 25 giorni.
4" - Bere il succo di agrumi, possibilmente di limone (se non si ?i abituati
incominciare per gradi con un cucchiaio di succo diluito con acqua.
aumentando progressivamente nei giorni successivi fino ad arrivare alla
dose di uno o due limoni).
5" - Eseguire degli esercizi fisici all'aria libera.
6" - Un'ora dopo il succo di limone. fare la prima colazione con fmtta di
stagione a volontà, possibilmente con mele. D a questo punto, per 5
giorni si ciberà di sola fmtta cmda ad intervalli di un'ora.
7" - Due volte al giorno, al mattino e nel pomeriggio, si somministrerà un
cucchiaio da caffe di argilla messa a macero per 2 ore in 112 bicchiere
d'acqua. (Se l'argilla non provocherà stitichezza, si puo prendere ininter-
rottamente per tutto il periodo della cura. altrimenti una o due volte alla
settimana).
8" - Sempre durante il giorno. si somministrerà 4 o 5 tazzine di decotto
preparato con la seguente miscela:
Malva Bollire il tutto per 5 minuti in 1500
Ortica dioica gr. di acqua. A fine ebollitura, la-
Boldo sciare in infusione per 12 minuti: fil-
Liquirizia trare e bere come consigliato.
L a trofoterapia pratica 403

9" - Dopo i 5 giorni di digiuno di sola fmtta, a metà mattino, come viene sug-
gerito al numero 10 dei consigli di intervento igienistico standard,
somministrare fmna fresca di stagione, yogurt, mueslei.
10" - Prima di ogni pasto, prendere un cucchiaio di lievito dietetico diluito in
112 bicchiere d'acqua.
I Io - Il pranzo e la cena saranno regolati come indicato ai numeri 13 e 17 dei
consigli di intervento igienistico standard. Questa dieta verrà osservata
per 30 o 60 giorni. Ottenuta la normalizzazione, si può servirsi il secon-
do piatto come descritto al numero 15 dei citati consigli di intervento
igienistico standard.
12" - Nel pomeriggio, l'alimentazione viene regolata come da casella "t" del
numero 16 dei consigli di intervento igienistico standard.
* * *
TERAPIE SUSSIDIARIE O AUSILIARIE

13" - Praticare due bagni genitali al giorno, possibilmente uno al mattino ed


uno nel pomeriggio oppure secondo la disponibilità di tempo (sempre
lontano dai pasti).
14" - Praticare il lavaggio del sangue, come descritto nelle caselle "p - q" del
numero 11 dei consigli di intervento igienistico standard.
15" - Dormire con il cataplasma di fango applicato sullo stomaco e ventre fino
a normalizzazione.
16" - Se l'intestino non si è liberato durante il giorno, praticare un clistere con
2 litri d'acqua naturale a temperatura ambiente.
Questi suggerimenti, subordinatamente alle eventuali variazioni date per
ogni singolo caso, di massima valgono per tutte le affezioni dell'apparato dige-
rente.
* * *
ACiDITA' DI STOMACO O IPERCLORIDRIA

La cura è analoga alla precedente, però con le seguenti varianti:


Io -
I1 succo di limone si somministrerà per gradi, come già indicato nel
decalogo dell'alimentazione a pagina 458.
2" - Per sette giorni, sia a pranzo che a cena, il malato si ciberà esclusiva-
mente con una insalata mista di verdure ed ortaggi al crudo, senza
condire. Solo a pranzo, se I'appetisce, può accompagnare l'insalata con
100 o 200 grammi di ricotta pero, in questo caso. all'insalata non si
devono associare i pomodori.
404 Capitolo XV

3" - Dopo i sette giorni di sola insalata, sia a pranzo quanto a cena, si può
associare una proteina, quindi con l'insalata mista c ~ d si a possono
mangiare due uova sode, o ricotta, o mozzarella, o casatella, oppure 12
noci o 20 mandorle dolci. Attenzione però, quando si mangiano prodotti
caseari, nell'insalata mista non ci devono essere i pomodori.

IPOCLORIDRIA (Deficienza o mancanza di cloro nei succhi gastrici)

In questo caso si osserva quanto è stato consigliato per la gastrite, la gastre


enterite ecc. però non si deve somministrare l'argilla, la ricotta e nemmeno il
decono consigliato, il quale verrà sostituito dal seguente infuso:
2 cucchiaini di foglie di timo Messi in infusione per 12 minuti in
1 cucchiaino di capperi polverizzati una tazza da te di acqua bollente. Si
beve a temperatura ambiente prima
di pranzo o di cena.
Bere uno o due bicchieri al giorno di succo di carote centrifugate, più mezzo
bicchiere di succo di cavolo, associato al succo di carote.

ULCERE DELLO STOMACO, D E L DUODENO E D EMORRAGIE


DELLO STESSO E DEGLI INTESTINI

Per questi casi, la cura è analoga a quella indicata per la gastrite, però val-
gono le varianti consigliate nell'acidità di stomaco inoltre, nell'arco del giorno,
in special modo nel periodo di digiuno di sola fmtta. che per questi casi si può
protrarre fino a 10 o 15 giorni, il malato si somministrerà tre mezze tazzine al
giorno di succo o poltiglia di foglie di piantaggine pestate al mortaio (per 10
giorni) ed in modo alternato si consiglia di bere 5 tazzine di decotto di coda
cavallina, preparato come segue:
30 gr. di coda cavallina (pianta) bollita per 5 minuti in 1 1 10 gr. di acqua; a fine
ebollitura, lasciare in infusione per l 2 minuti, filtrare e bere lontano dai pasti per
30 giorni.
Nei casi di emorragie sia dello stomaco quanto degli intestini, come tera-
pie ausiliarie oltre a quelle suggerite per la gastrite, consigliamo come primo in-
tervento, l'applicazione delle sei frizioni previa orticazione. indicate dalla casel-
la "l" del numero 9 dei consigli di intervento igienistico standard. Questa appli-
cazione può essere ripetuta per 3 o 4 giorni di seguito.
La trofoterapia pratica 405

DISPEPSIA E G A S INTESTiNALI - COLICHE INTESTINALI

In questi stati di anormalità, valgono tutti i suggerimenti dati per i casi di


gastrite, gastroenterite ecc. però, oltre a questi suggerimenti, consiglio al sog-
getto sofferente di somministrarsi a fine pasto una tazza della seguente pozione:
15 sementi di anice stellato

l
Schiacciate le sementi, si fanno
15 sementi di finocchio bollire per 5 minuti in una tazza e
1 cucchiaino di menta piperita (foglie) mezza da té di acqua. A fine ebol-
1 cucchiaino di timo (foglie) litura si aggiunge la menta, il timo
1 cucchiaino di camomilla (fiori) e la camomilla. Si lascia il tutto in
infusione per 12 minuti, si filtra e
si beve a fine di ogni pasto, senza
addolcire.
Questa pozione può essere assunta fino a normalizzazione però, crede-
temi. bisogna masticare ed insalivare molto il cibo. In questi casi, a fine pasto se
il corpo è caldo, conviene applicarsi il cataplasma di fango sullo stomaco e
ventre.

STENOSI PILORICA
In questo caso, l'azione deve essere decongestionante, pertanto nei primi 4
o 5 giorni, il malato osserverà un digiuno liquido a base di succhi di frutta,
mezzo bicchiere per volta ad intervalli di mezza ora. 11 succo deve essere preso a
piccoli sorsi; è consigliabile iniziare con il succo di limone diluito con altret-
tanta acqua, un'ora più tardi si prenderà il succo di mele centrifugate. Alter-
nando i succhi, il malato berrà 5 tazzine al giorno della pozione che preparerà
nel seguente modo:
30 grammi di foglie di malva bollite per 5 minuti in 1100 gr. di acqua. A fine
ebollitura aggiungere 5 gr. di foglie di timo; lasciare il tutto in infusione per 12
minuti. filtrare e bere come detto.
Dopo i 5 giorni di digiuno liquido, il malato osserverà altri 3 giorni di di-
giuno a sola fnitta di stagione, possibilmente mele: nel contempo seguiràsommi-
nistrandosi 5 tazzine al giorno della pozione indicata.
Terminato il periodo di digiuno a frutta, la dieta è analoga a quella indicata
per la acidità di stomaco però, al posto di bere un cucchiaino di argilla diluito in
acqua, berrà solo I'acqua della macerazione, ossia berrà l'acqua senza mescolare

--
I'argilla; invece. come terapie ausiliarie, il malato può attenersi a quelle indicate
la gastrite e gastroenterite. La cura sarà protratta fino a nomalizzazione.
INFIAMMAZIONE INTESTINALE - COLITE E D INTERCOLITE
Diciamo che anche per questo caso, la cura è analoga a quella indicata per
la gastrite, con la sola differenza che il decotto viene sostituito con quello che
segue:

Malva foglie gr. 15 Bollire il tutto per 5 minuti in 1100 gr.


Boldo foglie gr. 5 di acqua. A fine ebollitura, lasciare in
Bardana radici gr. 15 infusione per 12 minuti, filtrare e bere 4
o 5 tazzine da te lontano dai pasti.

***

EMORROIDI INTERNE, POLIPI RETTALI E FISTOLA RETTALE

La cura di massima è quella indicata per la gastrite e la gastroenterite, solo


che il decotto viene sostituito con quello consigliato per l'infiammazione
intestinale.
Come terapie locali, consiglio un impasto preparato con 4 foglie fresche di
piantaggine ridotte in poltiglia, mischiata con uno o due cucchiaini di argilla per
uso orale. Preparato l'impasto, lo si introduce nell'ano possibilmente dopo aver
evacuato l'intestino. E' bene che l'introduzione di questo impasto venga prece-
duta da un lavaggio rettale praticato con il decotto di coda cavallina (30 gr. di
coda cavallina bollita per 10 minuti in un litro d'acqua; si lascia raffreddare, si
filtra e si pratica il lavaggio rettale; questa applicazione può essere ripetuta più
volte al giorno, fino a guarigione). Nel caso di emorroidi esterne, si applica e-
sternamente.
Alla sera prima di coricarsi, il malato praticherà un bagno come indicato
dalla casella "j" del numero 9 dei consigli di intervento igienistico standard,
mezz'ora dopo si applicherà sull'ano il cataplasma di cavolo verza.
Se la disponibilità di tempo lo permette, anziché due bagni genitali. ne con-
siglio tre.

STITICHEZZA E BLOCCO INTESTINALE NELL'ADULTO


Nella stitichezza, vale l'indicazione data per la gastrite, gastroenterite ecc.
inoltre si consiglia di consumare durante il giorno 300 gr. di grissini integrali e di
aggiungere alle insalate miste del pranzo e della cena 3 cucchiai di cmsca. Pra-
ticare quotidianamente il clistere con due litri di acqua naturale a temperatura
ambiente, però nei primi giorni si consiglia di utilizzare l'acqua dell'infuso di
camomilla e boldo preparata come segue:
30 gr. di camomilla fiori Mettere il tutto in iniùsione per 15 minuti in 2 li-
30 gr. di boldo foglie Vi di acqua bollente; filtrare ed applicare a tem-
peratura ambiente.

Non somministrare l'argilla per uso orale.


Se non si vuole arrivare al blocco intestinale (ben inteso non deve essere
originato da malformazione costituzionale o per conseguenza delle aderenze
post-operatorie), bisogna intervenire come ho consigliato. Ragiunta la normali-
tà nella evacuazione dell'intestino, sospendere il clistere, però continuare
almeno per tre mesi con il trattamento indicato.
Ci si può aiutare anche bevendo al mattino a digiuno una scodella di acqua
nella quale, alla sera precedente sono stati messi a macerare 1 o 2 cucchiai di
semi di lino e 7 pmgne secche; questa si può ripetere anche alla sera prima di cc-
ricami. (Attenzione! Si devono mangiare anche i semi e le pmgne però, queste
ultime, a certi soggetti producono gas quindi, in questo caso, non conviene
mangiarle).

POLIPI E TUMORI WTESTINALI


Se il lume intestinale non è totalmente ostruito, si può tentare il riassorbi-
mento o il rigetto. La cura indicata è analoga a quella consigliata per la gastrite e
gastroentente con la sola differenza che il digiuno a fmna (possibilmente mele)
sarà protratto per 15 o 20 giorni.
Dall'inizio d4lla cura, nell'arco del giorno bere 4 tazzine di succo di cavolo
verza centrifugato.
b
Alternato al s co di cavolo, lontano dai pasti, bere 4 tazzine di decono
indicato per l'infiammazione intestinale, il quale sostituirà quello indicato per la
gastrite.
Nei primi giorni di cura, una volta al giorno lontano dai pasti, praticare un
clistere di due litri di latte d'argilla, il quale si prepara nel seguente modo: 15
cucchiaini di argilla messi a macerare per 8 ore in due litri di acqua naturale
pura di sorgente o di mscello di montagna; trascorse le 8 ore, si travasa
nell'enteroclisma l'acqua senza rimuovere l'argilla che si è depositata nel fondo
del recipiente di macerazione.
Non somministrare l'argilla per uso orale.
Per il resto attenersi scmpolosamente alla cura consigliata per la gastrite
fino a normalizzazione (anche 2 anni di cura se necessario).
408 Capitolo X V

MALATTIE D E L FEGATO. PANCREAS E MILZA - IN GENERALE


A prescindere che queste ghiandole siano a se stanti, diciamo che hanno
un'intima relazione con l'apparato digerente, in quanto interessano e vengono
interessate dal processo digestivo, perciò subiscono quanto prima l'effetto di
una eventuale alterazione infiammatoria o congestizia che si realizzi nell'appa-
rato digerente; per questo le includo come organi diretti od associati al-
l'apparato digerente.
In una qualsiasi alterazione dell'apparato digerente, queste ghiandole accu-
sano e subiscono l'effetto negativo, il quale si palesa in stati patologici pertanto,
indipendentemente da una e specitjca somministrazione fitoterapica indicata per
ripristinare la loro normalità in ca.* di alterazione, primariamente si deve inter-
venire al ripristino della normalità funzionale dell'apparato digerente, di conse-
guenza la cura è analoga a quella indicata per la gastrite, gastroenterite ecc.,
però con le seguenti varianti:
l o - Si intensificherà la somministrazione del succo di limone da uno a cinque,
cioè il malato assumerà in modo crescente aumentando di un limone ogni
tre giorni fino ad arrivare a cinque poi, con la stessa progressione, regredi-
sce di un limone ogni tre giorni fino ad arrivare ad uno, che seguirà pren-
dendo per il resto della sua esistenza. Il succo di limone può essere addi-
zionato con altrettanta acqua oppure con il succo di due aranci o di un
pompelmo.
2" - Il digiuno di sola frutta di stagione (mele e fichid'India) verrà protratto da
8 a I5 giorni.
3" - La restante alimentazione verrà regolata come per il caso di acidità di sto-
maco.
4" - Prima di pranzo, bere un bicchiere di succo centrifugato composto da
carote, cavolo verza e finocchio.
5" - La somministrazione dell'argilla viene esclusa ed al suo posto consiglia-
mo l'assunzione delle alghe marine (8 pastiglie) prese a metà pasto, 4 a
pranzo e 4 a cena, oppure un cucchiaino da te di alghe in polvere, prese
con l'ostia sempre a metà pranzo e cena.
6" - Il decotto verrà sostituito da quello che segue:

Gramigna radici gr. 15 Dose


Parietaria Bollire due cucchiai da zuppa di questa
pianta gr. 15
miscela in 500 gr. di acqua per 5 minuti.
Ortica Dioica pianta gr. 15
Malva
A fine ebollitura aggiungere due cuc-
chiaini di foglie di timo e lasciare in infu-
sione per 1yminuti. Filtrare e bere il tut-
to a tazzine lontano dai pasti durante il
giorno, incominciando dall'inizio della
cura per 15 giorni.
La trofoterapia pratica 409

7" - Nei casi gravi, durante i primi giorni, 6 consigliabile il cataplasma di fango
applicato sul ventre e stomaco, il quale verrà rinnovato ogni 3 ore.
8" - Anche in questi casi, praticare le terapie sussidiarie consigliate per la ga-
strite. gastroenterite ecc.

CALCOLI E RENELLA A L FEGATO E CISTIFELLEA

Dicasi cib che si vuole; per non fabbricare o produrre calcoli e renella e. per
eliminarli, non vi è alcuna alternativa, o si mangia e si vive come 6 stato detto e
ripetuto fino ad ora in questo libro oppure, un bel momento, bisogna farsi ope-
rare. Cosa vuol dire e come si sta dopo un'operazione del genere, lo possono
dire solamente quelli che, costretti dalle frequenti coliche, malauguratamente
hanno dovuto farsi operare.
La cura consigliabile in questo caso. è analoga a quella indicata per la
gastrite, gastroenterite ecc., modificata dalle seguenti varianti:

1" - Al mattino, anziché prendere il succo di agrumi come descritto, si prende-


rà il succo di due limoni associato a due cucchiai di olio di oliva vergine
ed ogni l 5 giorni, al suo posto si berrà un bicchiere grande del depura-
tivo indicato dalla decozione n. 1 trascritta alla fine dei consigli di in-
tervento igienistico standard. Il giorno successivo si ricomincia il ciclo con
la stessa modalità e lo si seguita a prendere fino alla sparizione dei calc-
li.
2" - Non si deve somministrare l'argilla per uso orale.
3" - Sia a pranzo quanto a cena, sempre a metti pasto, prendere 4 pastiglie di
alghe marine oppure un cucchiaino da te di alghe in polvere prese con
l'ostia a modo di cachet. <.
i
I
4" - Prima di pranzo, bere un bicchiere di succo di carote centrifugate più
mezzo bicchiere di succo di finocchio.
5" - Nelle insalate miste aggiungere rapanelli e rape anzi, a questo proposito,
consiglio di bere due tazzine al giorno lontano dai pasti di succo centrifu-
gato ricavato da questi ortaggi.
6" - Bere lontano dai pasti 4 tazzine del seguente decotto, che per il caso,
sostituisce quello indicato per la cura della gastrite e gastroenterite:
Dose

l
Parietaria pianta gr. 30 Bollire per 5 minuti 2 cucchiai di
Ortica Dioica pianta gr. 30 questa miscela in 500 gr. di acqua.
Boldo foglie gr. 30 A fine ebollitura, lasciare in infu-
Finocchio semi sione per 12 minuti; filtrare e bere
schiacc. gr. 30 come indicato. Sospendere 8 giorni
ogni 30 giorni.
7" - In caso di coliche, si può applicare sulla parte dolorante il cataplasma di
fango scaldato a 37 + 40" gradi. Per il resto osservare tutte le terapie sus-
sidiarie idrotermo e fangoterapiche consigliate nella cura della gastrite
ecc. Y

INFIAMMAZIONE D E L PANCREAS E DELLA MILZA

Per qualsiasi alterazione organica in questi due organi, valgono i consigli


dati per la gastrite e la gastroenterite ecc., però con le seguenti varianti:
l o - Non somministrare l'argilla per uso orale.
2" - Il decotto viene sostituito con quello che segue:
Dose

l
Gramigna radici gr. 30 Bollire per 5 minuti due cucchiai di
Bardana radici gr. 30 questa miscela in 500 gr. di ac-
Piantaggine foglie gr. 30 qua. A fine ebollitura lasciare in
Coda cavallina pianta gr. 30 infusione per 10 minuti; filtrare e
Timo foglie gr. 20 bere 4 tazzine al giorno lontano dai
pasti.
3" - Bere due bicchieri al giorno di succo di carote cenirifugate più un bicchiere
di succo di cavolo vena centrifugato (ripartiti in un bicchiere e mezzo pri-
ma di pranzo e uno e mezzo prima di cena).
4" - Praticare il lavaggio del sangue iutti i giorni.
So - Sulla regione interessata applicare il cataplasma di fango freddo durante il
giorno, possibilmente rinnovato ogni 3 ore; ciò non pregiudica I'osser-
vanza delle terapie sussidiarie consigliate per la gastrite.
6" - In caso di coliche intestinali generalizzate, si troverà sollievo assumendo
ogni 15 minuti uno o due cucchiai del seguente infuso:
L a trofoterapia pratica 41 1

Dose
Timo foglie gr. 20 I In un litro di acqua bollente. versa-
Sambuco fiori g. 20 re due cucchiai di questa miscela e
Camomilla fiori gr. 20 P
lasciare in infusione per 12 + I5
Menta piperita foglie gr. 30 minuti, filtrare e bere come già sug-
Capelvenere foglie g. 10 gerito.

Affezioni renali e delle vie urinarie e conseguenti malattie derivate dalla


loro alterazione funzionale. (Nefrite, pielite, pielonefrite, cistite, prostatite,
infiammazioni varie, calcolosi renale e della vescica ecc.).
A prescindere dalle eventuali predisposizioni ereditarie e dalle eventuali
malformazioni di ordine congenito per cui si rende necessario l'intervento chi-
rurgico, diciamo che tutte le alterazioni e malattie organiche. incontrano la loro
origine nelle cattive digestioni prodotte dall'errata alimentazione pertanto,
l'apparato urinario che è il filtro di tutto il processo digestivo, come il fegato, è
uno dei primi organi a pagare le conseguenze, quindi si deduce che la sua nor-
malità si avrà solo se ci sottomettiamo alla rigorosa osservanza igienico-trofo-
terapica che in seguito proponiamo, la quale ha evidenziato i suoi benefici effetti
sul 9090 dei casi di malattia.
Indipendentemente dalle eventuali varianti indicate per ogni singolo caso in
oggetto e riferendoci ai consigli di intervento igienistico standard, in modo cro-
nologico esponiamo le discipline ritenute necessarie per il ripristino della
normalità funzionale organica.

4 U E I A M M A Z I O N E DEI RENI, DELLA VESCICA E CALCOLOSI

l" - Praticare la frizione fredda al mattino appena svegli.


2" - Mezza ora dopo, bere un bicchiere d'acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo, bere il depurativo per 25 giorni (decozione n. I).
4" - Bere il succo di due limoni diluito con altrettanta acqua (Se trattasi di
calcolosi o litiasi, assumerlo associato con due cucchiai di olio d'oliva
vergine, seguendo il consiglio suggerito per i calcoli al fegato ed alla
cistifellea).
5" - Eseguire degli esercizi fisici all'aria libera praticando respirazioni pro-
fonde con il ventre.
412 Capitolo XV

6" - Un'ora dopo il succo di limone, fare la prima colazione con frutta di sta-
gione a volontà, possibilmente con mele. D a questo punto osservare il
digiuno di sole mele per 5 + 10 giorni; secondo la gravità del male.
7" - Dall'inizio della cura, durante il giorno, lontano dai pasti. bere tre o quat-
tro tazzine del seguente decotto:

Dose
Ortica dioica pianta gr. 20 Bollire per 5 minuti due cucchiai di
Parietaria pianta gr. 30 questa miscela in 500 gr. di acqua.
Betulla foglie gr. 20 A fine ebollituy&sciare in infu-
Gramigna radici gr. 20 sione per 10 minuti. filtrare e bere
Tarassaco radici gr. 20 come già detto.
8" - Terminato il digiuno di sola fmtta, un'ora dopo la prima colazione servirsi
il mueslei o yogurt ecc. come indicato al n. 10 dei consigli di intervento
igienistico standard.
9" - Prima di pranzo. bere un bicchiere di succo di carota centrifugato ed ini-
ziare il pranzo prendendo un cucchiaio di lievito dietetico diluito in 112
bicchiere d'acqua naturale.
10" -Pranzo o cena per i primi 15 giorni servirsi solamente un'abbondante insa-
lata mista di verdure ed ortaggi crudi (includere rapanelli e rape) condita
con gomasio e olio d'oliva vergine.
Dopo i quindici giorni mangiare come indicato al n. 13 dei consigli di
intervento igienistico standard.
Osservare questa dieta cruda per 90 giorni, come indicato dalla casella
"r" del n. 14. Terminato questo periodo, come piatto cotto si consiglia di
consumare riso integrale o orzo integrale almeno una volta al giorno.
1l o - Nel pomeriggio, l'alimentazione viene regolata come da casella "t" del n.
16 dei consigli di intervento igienistico standard.

TERAPIE SUSSIDIARIE

12" - Praticare due bagni genitali al giorno secondo la disponibilità di tempo,


possibilmente uno al mattino ed uno prima di coricarsi.
13" - Nel pomeriggio, lontano dai pasti principali, praticare un bagno di tronco
come indicato dalla casella "k" del n. 9 dei consigli di intervento igieni-
stico standard.
14" - Praticare il lavaggio del sangue come indicato nelle caselle "p - q" del nu-
mero 11 dei consigli di intervento igienistico standard.
15" - Dormire con il cataplasma di fango applicato sul ventre e reni fino a nor-
malizzazione.

16" - In caso di coliche renali si consiglia di bere durante il giorno 3 o 4 tazzine


del seguente decotto:
Dose
Parietaria pianta gr. 30 Bollire per 2 minuti due cucchiai di
Sambuco fiori gr. 20 questa miscela in 500 gr. di acqua.
Luppolo fiori gr. 20 A fine ebollitura, lasciare in infu-
Altea foglie gr. 20 sione per 10 minuti, filtrare e bere
Menta Pipenta foglie gr. 20 come indicato.
Timo foglie gr. l0

Senza pregiudizio alcuno, in questi casi osservare anche quello che viene
consigliato nel libro "La Medicina Naturale alla portata di tutti".

NEFROSI, NEFRITE, PIELITE, PIELONEFRITE ecc.

Perché il lettore interessato accetti di buon grado le varianti restrittive che


apporto a ciò che ho consigliato precedentemente. k bene che sappia cosa
significano questi nomi con cui si caratterizza lo stato di malattia il quale non è
da prendersi alla leggera.
Nefrosi sta ad indicare il processo infiammatorio con lesioni degenerative
nella parte interna dei reni, causata da edemi ed albuminaria.
Nefn'te vuol dire processo infiammatorio grave evidenziato dalla presenza
di cilindri di albumina e di sangue nelle urine: somaticamente si evidenzia con i
caratteristici rigonfiamenti edematosi sotto gli occhi, sulle mani e caviglie. E' la
precamera della-n
Pielite indica l'infiammazione della pelvi renale in cui non è stato ancora
compromesso il parenchima renale, ossia la struttura tessutale interna dei reni.
Pielonefde è un processo infiammatorio avanzato che genera pus, in cui
vengono compromessi il parenchima, i calici ed il bacinetto renale. Talvolta il
pus defluisce liberamente nella vescica
Pertanto, se vogliamo aver ragione su queste malattie, dobbiamo accettare
le varianti restrittive che apporto alla cura consigliata per l'infiammazione dei
reni e della vescica. Esse sono:
lo - Fare la cura del limone, da uno a sette al giorno in modo crescente e decre-
scente, ossia per 2 giorni si prende il succo di un limone diluito in altret-
tanta acqua; al terzo giorno si prende il succo di due limoni diluito con al-

\
trettanta acqua. Ogni tre giorni si aumenta di un limone fin ad amvare a
sette limoni al giorno. Trascorsi due giorni con il succo di se e limoni, si
incomincia a regredire a sei, rispettando la progressione decrescente ogni
terzo giorno. poi 5, 4, 3 ed infine 2. Arrivati a due limoni al giorno si
continuerà tranquillamente con l'assunzione fino a guarigione. Ad ogni
modo, se il succo del limone non provoca una eccessiva magrezza, si può
prendere indefinitamente, altrimenti a fine cura dei sette limoni, si sostitui-
rà con un pompelmo o due aranci.
2" - In relazione alla gravità del male, protrarre il digiuno con fmtta di stagio-
ne, prevalentemente con mele, a 15 giorni e talvolta oltre. Trascorsi i 15
giorni di sola fmtta, il digiuno per altri 15 giorni verrà integrato da una
insalata mista di verdure ed ortaggi al cmdo condita con olio d'oliva ver-
gine: con I'insalata si possono mangiare solo delle olive non salate. In tutto
questo periodo, prima di pranzo e cena il malato berrà un bicchiere di
succo di carote centrifugate più mezzo bicchiere di succo di cavolo verza.
Durante il giorno mangerà fmtta di stagione a volontà, evitando le associa-
zioni; inoltre berrà lontano dai pasti 4 tazzine del decotto che ho consiglia-
to per l'infiammazione dei reni. Questa restrizione è bene osservarla
almeno per 30 giorni, dopo di ciò, si seguirà osservando fino a completa
guarigione l'alimentazione consigliata nei numeri 10 - 13, n. 14 casella "r"
n. 16 casella "t" e n. 17 dei consigli di intervento igienistico standard.
3" - Oltre al quotidiano lavaggio del sangue indicato nelle caselle "p - q", oltre
ai tre bagni genitali indicati dalle caselle "g - h - i" ed al cataplasma di
fango applicato sul ventre e reni, almeno per i primi 15 giorni, il malato si
pratichera due bagni di tronco come indicato dalla casella "k" del n. 9 dei
consigli di intervento igienistico standard.

CISTITE CRONICA

Con questo nome si definisce I'infiammazione della vescica la quale tal-


volta può essere concomitante all'infiammazione della prostata. Può essere sie-
rosa o accompagnata da pus prodottosi per conseguenza delle sedimentazioni
calcaree derivate dalla decantazione delle urine.
Il trattamento e analogo a quello indicato per l'infiammazione dei reni e
della vescica il quale si osserverà fino a guarigione.
La rroforerapia pratica 415

In caso di dolori. si consiglia il cataplasma di cipolla grattugiata applicato


sulla regione del basso ventre; l'azione calmante viene rafforzata se sopra il ca-
taplasma di cipolla si applica il cataplasma di fango freddo.
Come terapie sussidiarie diciamo che sono sufficienti quelle indicate per
l'infiammazione dei reni e vescica però, quello che consiglio in più, è di aumen-
tare il numero dei bagni genitali; si può praticarne anche 4 nell'arco del giorno.

MALATTIE DELLA PROSTATA

Nelle affezioni della prostata valgono le stesse indicazioni date per la ci-
stite cronica.

RITENZIONE D'URINA E DEFICIENZA RENALE

In questi casi, e ce ne sono molti, il soggetto viene sottoposto al tratta-


mento della dialisi. Generalmente, a prescindere dalla predisposizione organica,
questo stato di malattia può essere una conseguenza di una nefrite trascurata o
mal curata quindi, se la malattia non ha raggiunto I'irreversibilità, si consiglia lo
stesso trattamento indicato per i casi di nefrosi, di nefrite ecc.
Man mano che la quantità d'orina aumenta, progressivamente si riduce le
dialisi.
Quando l'orina nelle 24 ore raggiunge i 400 g. ed il suo colore è quello pa-
glierino e senza odore, sempre che il soggetto si attenga alle prescrizioni trofc-
terapiche, fitoterapiche indicate, ed esegua il quotidiano lavaggio del sangue
w m e indicato dalle caselle "p - q" del n. 11 dei consigli di intervento igieni-
stico, può sospendere la dialisi o ridurla ad una volta alla settimana. Ad ogni
modo il malato deve sapere che, con la dialisi non curerà mai i suoi reni e, come
ripeto, se vi è ancora una speranza, la può ottenere osservando la cura consiglia-
ta per la
MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO
(Naso, laringe, trachea, bronchi, polmoni)

Per quanto concerne il tema proposto, in certo qual modo anche la boc-
ca partecipa al meccanismo della respirazione, ma solo come via sostitutiva
di inspirazione che istintivamente entra in azione ogni qual volta le naturali
vie fisiologiche nasali sono ostruite, quindi non la consideriamo come organo
interessato in questa esposizione comunque si sappia che qualsiasi malattia
della bocca e cavità orali, a prescindere da eventuali traumi e malformazioni
genetiche, ha la stessa origine che ha causato l'alterazione degli organi in og-
getto.
Lo ripeto. non dobbiamo dimenticare che l'organismo è un'unica entità e,
come tale, anche l'effetto trofoterapico, fitoterapico ed idrotermc&fangotera-
pico, benché in certo qual modo l'orientamento igienistico venga rivolto parti-
colarmente a ristabilire la specifica anormalità funzionale di un determinato
organo o di un particolare apparato, e univoco, in quanto incide su tutta la strut-
Nra cellulare della complessa entità organica in genere.
Generalmente in senso spicciolo. per malattie dell'apparato respiratorio
vengono intese quelle che si manifestano a carico dei bronchi e dei polmoni ma,
attenendosi alla classificazione anatomica e fisiologica, indipendentemente da
quella patologica, in queste malattie dobbiamo includere anche quelle che si ma-
nifestano a livello nasale, laringe0 ed uditivo. Ciò lo vediamo chiaramente nel
caso di raffreddore ed ancor meglio negli stati influenzali.
In questi casi, notiamo mal di testa, ostmzione delle cavità nasali con
abbondante fuoriuscita di umor acqueo ed escreato purolento; talvolta vi è una
concomitante compromissione dell'apparato uditivo senza escludere quello
visivo: abbiamo l'infiammazione generalizzata nella bocca e cavità orali, delle
fauci, faringe e laringe. trachea, bronchi e polmoni con respirazione faticosa,
afonia talvolta e. dalla concomitante emissione di escreato mucoso ed anche
purolento, specie quando il processo infiammatorio è in via di risoluzione ( o
maturazione).
Completa questo quadro patologico il processo febbrile e la costipazione di
tutto I'apparato digerente il quale si evidenzia con la lingua sporca e patinata.
talvolta accompagnata da inappetenza, gonfiori di stomaco ed intestino, da feci
maleodoranti. liquide o tremendamente solide. Non sfugge al quadro I'apparato
urinario poiche il soggetto accusa molestie nella regione dei reni e la sua orina
talvolta e bianca incolore oppure e di un colore carico.
Credo che questa realistica esposizione somatica facilmente controllabile
da chichessia. sia più che sufficiente a dimostrare I'univocità organica la quale.
in caso di alterazione, richiede in via di massima un'univoca disciplina terapi-
ca.
La tmfoterapia pratica 41 7

Orbene, a prescindere dalle eventuali varianti apportate, le quali consisto-


no nel prolungare il digiuno a frutta e verdura o nel somministrare questo o quel
decotto o infuso coadiuvante, o nel praticare questo o quel bagno in più o in
meno, diciamo che la cura è unica e, ad avallare questa affermazione scienti-
fica, sono i casi di guarigione riportati nella casistica di questo libro.
La sapiente logica della medicina naturale stabilisce che, in un organismo
non pub esistere un organo sano ed uno ammalato in quanto, se un organo
risulta ammalato, anche i restanti organi che costituiscono la struttura organica
non stanno bene. Quindi, le discipline igienico-trofoterapiche che esporremo in
seguito, a prescindere dalle varianti, servono a risolvere tutte le malattie che il
dizionario patologico annovera dal raffreddore agli stati tubercolari e neopla-
stici che possono compromettere gli organi in oggetto(ben inteso, miracoli non li
fa neanche la medicina naturale; mi riferisco alle sindromi neoplastiche tumora-
li metastasiche o, se il soggetto è stato operato di processi maligni e successi-
vamente trattato con la Rontgenterapia, cobalteterapia e laser-terapia. Con le
cure naturali, questi soggetti trattati si spengono senza soffrire quei dolori che
talvolta neanche la morfina riesce a calmare).
Sempre richiamandoci ai consigli di intervento igienistico standard, espon-
go i punti igienistici di massima che sono da osservare in tutti i casi esposti in
seguito, limitando le variazioni ad ogni specifico caso.

Influenza, costipazione, raffreddore, rinite, faringite, laringite, tracheite,


bronchite acuta, bronchite cronica, asma. tutte le malattie polmonari ecc.; pos-
siamo includere anche le malattie dell'udito e dell'apparato visivo (escluse perb
le malformazioni di ordine genetico oppure dovute a traumi meccanici irrever-
sibili).

Le discipline consigliate di massima sono:


l o - Praticare la frizione fredda al mattino appena svegli.
2" - Mezz'ora dopo, bere a sorsi un bicchiere di acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo, bere il depurativo per 25 giorni (decozione n. 1 a
pag. 399).
4" - Mezz'ora dopo, bere il succo di uno o due limoni addizionato con quello di
aranci o di pompelmo.
5" - Stando in piedi, eseguire esercizi fisici all'aria libera, praticando respira-
zioni profonde con il ventre.
418 Capitolo XV

6" - Un'ora dopo il succo di limone, fare la prima colazione con fmtta di sta-
gione. D a questo punto, per 5 giorni e talvolta più, alimentarsi esclusiva-
mente di sola fmtta, mangiando a tutte le ore; se nel periodo non esiste la
più indicata alle vie respiratorie come viene esposto in trofologia, conviene
consumare solo mele.
7" - Terminati i 5 giorni o più di digiuno a sola fmna, nell'arco del mattino,
mangiare yogurt, mueslei ecc. come viene consigliato nel n. 10 dei consigli
di intervento igienistico standard.
8" - A pranzo e cena. cibarsi esclusivamente come viene indicato nei numeri
13 e 17 dei consigli di intervento igienistico standard, attenendosi per 30
giorni a ciò che viene suggerito dalla casella "r" del n. 14.
9" - Nel pomeriggio, mangiare quanto viene esposto dalla casella "t" d
numero 16 degli stessi consigli di intervento igienistico standard.

Pratiche sussidiarie che consigliamo per ogni singolo caso. (Influenza,


costipazione, raffreddore, rinite, faringite, laringite, tracheite e bronchite acc

In questi casi, come prima cosa si consiglia di praticare un clistere di 2 litri


d'acqua naturale (per gli adulti e per i bambini dal 112 litro al litro). Se per caso
esiste il processo febbrile, è conveniente che il clistere venga fatto con l'acqua
del decotto di foglie di boldo. preparato nel seguente modo:
60 gr. di foglie di boldo bollite per 5 minuti in due litri d'acqua. A fine ebollitura
si lascia raffreddare fino a 22" C gradi, poi si filtra e si utilizza per il clistere.
Un'ora più tardi incominciare a praticare le sei frizioni senza I'orticazione
se il malato è febbricitato invece, se ha la pelle fredda, ogni frizione deve essere
preceduta dall'orticazione (vedi il libro "La Medicina Naturale alla portata di
tuttiwoil libro "Vivi con gli agenti naturali?
Nell'arco della giornata. lontano da ogni cibo, somministrare due tazze da
te di infuso di tiglio addolcito con miele.
Durante la notte applicare il cataplasma di fango sul ventre e sul collo, in
caso di faringite e laringite.
Durante il giorno per 3 o 4 volte praticare delle inalazioni di vapori di f e
glie di eucalipto addizionate con un cucchiaino di farina di fieno greco. L'inala-
zione si pratica nel seguente modo:
In un pentolino d'acciaio inossidabile o smaltato, si mettono 4 foglie di eucalip
to, un cucchiaino di farina di fieno greco e poco più di un quarto di litro di acqua.
Si porta tutto in ebollizione, la quale verrà mantenuta a fiamma bassa: copren-
dosi il capo con un asciugamano, si respirerà per il naso e la bocca il vapore del
pentolino per 10 minuti. Fatta questa operazione, evitare di prendere aria.

Queste inalazioni le consiglio anche in caso di sinusite nasale, frontale e


mascellare.
Nella bronchite acuta, oltre a quanto detto, per portare a maturazione il ca-
tarro. si consigliano le pappette calde di farina di lino, le quali vengono appli-
cate sul petto e sulla parte superiore delle spalle. previa una spugnatura fredda
delle regioni interessate. Prima che le pappette si raffreddino totalmente, si ripe-
te la spugnatura fredda e si sostituiscono immediatamente con altre due calde.
Senza pregiudizio alcuno consultare anche il libro "La Medicina Naturale
alla portata di tuttiWoil libro "Vivi con gli agenti naturali!'

BRONCHITE CRONICA, ASMA, bronchiale in genere

Chi vuol curarsi queste malattie, come prima cosa deve decongestionare
l'intestino ed evacuarlo giornalmente (poiche generalmente questi malati sono
persone stitiche) pertanto quotidianamente si applicheranno un clistere di acqua
naturale a temperatura ambiente. inoltre osserveranno i nove punti igienici cita-
ti per i casi di influenza, costipazione ecc.
Come terapie sussidiarie consigliamo di stimolare la sudorazione facendo
esercizio fisico ed in seguito praticare la frizione fredda curando la reazione di
calore sulla pelle.
Praticare quotidianamente il lavaggio del sangue come indicato dalle
caselle "p - q" dei consigli di intervento igienistico standard.
Applicare più volte nel giorno le pappette di farina di lino come già spie-
gato in precedenza, oppure i sacchettini di fiori di fieno di montagna, i quali ver-
ranno applicati con le stesse modalità delle pappette di lino. Queste applicazio-
ni si effettueranno finché il catarro non si sarà ammorbidito; congiuntamente,
durante il giorno ad intervalli di un'ora, il malato berrà un cucchiaio del se-
guente decotto:

1 cucchiaino da te di lichene islandico Bollire il tutto per 2 minuti in un


1 cucchiaino da té di tussillago quarto di litro d'acqua. A fine
1 cucchiaino da te di eucalipto ebollitura. lasciare in infusione
1 cucchiaino da caffe raso di fieno greco per 5 minuti: filtrare e sommini-
strare a cucchiai da zuppa come
già detto (questa decozione si può
addolcire con il miele).
In caso di respirazione faticosa ed asmatica. in special modo se è di indole
nervosa ed allergica, consiglio le seguenti decozioni:

Per inalazioni
1 cucchiaino di menta piperita foglie Il tutto viene posto a bollire lenta-
1 cucchiaino di melissa foglie mente in un tegamino smaltato in
1 cucchiaino di limone foglie 114 di litro di acqua. Si respirerà il
2 cucchiaini di eucalipto foglie vapore pausatamente per 5 - 10
minuti, magari coprendosi il capo
con un asciugamano. (Questa de-
cozione può essere utilizzata due
volte).
Per uso orale. da somministrare a cucchiai da té ogni 15 minuti in caso di crisi

Decozione:
1 cucchiaino di menta piperita foglie
1 cucchiaino di melissa foglie
1 cucchiaino di limone foglie
1 cucchiaino di eucalipto foglie
112 cucchiaino di fieno greco farina I Il tutto bollito per 2 minuti in un
quarto di litro d'acqua. A fine
ebollitura, lasciare in infusione
per 7 minuti. filtrare e bere 4 taz-
zine al giorno lontano dai pasti.
E' consigliabile, finché non si avrà raggiunto la normalità funzionale del-
l'intestino, oltre al clistere. se non si è evacuato il ventre, dormire con il catapla-
sma di fango applicato sul ventre.
Se i battiti del polso lo consentono, praticare il quotidiano lavaggio del san-
gue iniziando per gradi. ci& con una o due entrate e uscite dal cassone; man
mano che l'organismo si andrà abituando, si aumenterà di una entrata alla volta,
fino ad arrivare alle cinque entrate ed uscite.

ASMA BRONCHIALE E CARDIACA

In questo caso è consigliabile prolungare il digiuno a frutta da 5 a 10 giorni:


per il resto attenersi ai suggerimenti dati dai nove punti indicati per i casi in-
fluenzali ed alle terapie sussidiarie indicate per la bronchite cronica.
Prima di pranzo e della cena, bere un bicchiere di succo di carote centri-
fugate più mezzo bicchiere di succo di cavolo verza centrifugato.
Se si accusa affaticamento od oppressione al cuore, conviene applicare il
cataplasma di ricotta non ghiacciata sulla regione interessata, rinnovandolo C--:
otto ore.
La trofoteraoia oratira 42 1

Il clistere giornaliero di acqua naturale se non si è evacuato l'intestino ed


applicare il cataplasma di fango sul ventre durante la none.
Praticare il lavaggio del sangue nella modalith e condizione citata per la
bronchite cronica.
In caso di crisi, consigliamo di praticare le inalazioni o himigi della se-
guente decozione:

l
2 cucchiaini di eucalipto foglie I1 tutto posto a bollire lentamente
2 cucchiaini di coda cavallina pianta in 114 di litro d'acqua. Respirare
1 cucchiaino di limone foglie il vapore per 10 minuti più volte al
112 cucchiaino di fieno greco farina giorno, lontano dai pasti.

Inoltre si consiglia la seguente decozione per uso orale:

1 cucchiaino di eucalipto foglie Bollire il tutto per 2 minuti in 114


1 cucchiaino di tussillagine foglie di litro d'acqua. A fine ebollitura,
1 cucchiaino di lichene islandico lasciare in infusione per 5 minuti;
1 cucchiaino di limone foglie filtrare e bere un cucchiaio da
zuppa ogni ora, oppure tre tazzine
al di lontano dai pasti.
Senza pregiudizio alcuno, consultare il libro "La Medicina Naturale alla
portata di tutti" o il libro "Vivi con gli agenti naturali*

MALATTIE DEI POLMONI IN GENERE

(Polmonite, broncopolmonite, enfisemi, edemi polmonan, tubercolosi ecc.)


A prescindere dalle componenti ereditarie che predispongono i'organismo
in condizione di recepire più facilmente uno stato di alterazione, diciamo che
queste malattie, indipendentemente dal loro nome patologico, hanno una causa
unica, la quale è data dalle cattive digestioni e dallo squilibrio termico fra le tem-
perature del corpo.
In questo caso, cib che ci prefiggiamo è il ripristino di queste due impor-
tantissime condizioni fisiologiche quindi, finché sussiste lo stato febbrile, si os-
serveranno le indicazioni date per i casi di influenza: comunque, I'alimentazio-
ne sarà di soli succhi di fmna: agrumi, mele, spremuti o centrifugati secondo la
specie, i quali non verranno mai assunti congiuntamente, bensi distanziati di
un'ora e più fra specie e specie (non ghiacciati).
Durante il giorno si somministrano due o tre tazze di te di tiglio addolcite
con miele. Il tiglio, oltre ad avere proprietà sedative, è anche un sudorifero, di
conseguenza si tratterà di curare bene la sudorazione dopo l'assunzione dell'in-
fuso. A sudorazione avvenuta, rapidamente asciugare il corpo e praticare una
frizione fredda, curando poi la reazione di calore. Questa pratica conviene ri-
peterla più volte nell'arco del giorno finche sussiste lo stato febbrile. Durante la
notte applicare il cataplasma di fango sul ventre.
Come emolliente sono consigliabili le pappette di farina di lino applicate sul
petto e spalle. come già spiegato in precedenza.
Si possono somministrare tre o quattro tazzine del seguente infuso al
giorno:

t
1 cucchiaino di pino marittimo gemme Il tutto messo in infusione per 20
1 cucchiaino di altea radice minuti in 114 di litro d'acqua. Fil-
1 cucchiaino di poligala amara radice trare e servire tiepido a tazzine
1 cucchiaino di eucalipto foglie come già detto. Si può addolcire
1 cucchiaino raso di fieno greco farina con miele di tiglio.

Cessata la febbre, per la prima settimana l'alimentazione sarà di sola frutta


ed insalate miste cmde a pranzo e cena, però senza alcun altro alimento. Prima
di pranzo e cena, somministrare un bicchiere di succo di carote centrifugate più
112 bicchiere di succo di cavolo verza; un quarto d'ora dopo, prendere un
cucchiaino di lievito dietetico diluito in un po' d'acqua.
Il pranzo e la cena saranno costituiti da una portata unica, ossia una abbon-
dante insalata mista di verdure ed ortaggi al crudo. condita con olio d'oliva e
gomasio, accompagnata da una proteina come descritto al N. 13 dei consigli di
intervento igienistico standard. (Osservare questa dieta per 30 giorni. dopo di
ciò può servirsi il piatto cotto, sempre attendendosi ai suggerimenti dati dalle
compatibilità associative degli alimenti).
Nei casi di edemi. enfisemi e processi distmttivi del tessuto polmonare.
consiglio di osservare fino a completa guarigione il suggerimento dato dalla ca-
sella "r" dei consigli di intervento igienistico standard.
Praticare il quotidiano lavaggio del sangue, sempre se i battiti del polso en-
trano nella norma indicata dalle caselle "p - q" del N. 11 dei succitati consigli
igienistici standard.
Senza pregiudizio alcuno, per le restanti terapie sussidiarie, in tutti i casi di
malattie broncopolmonari, osservare quanto viene esposto nel libro "La Medi-
cina Naturale alla portata di tutti".
La trofoterapia pratica 423

LE MALATTIE DELL'UDITO IN GENERE

A prescindere dalle eventuali malformazioni di natura genetica e dai pro-


cessi derivati da traumi meccanici (colpi e fratture ecc.), generalmente le affe-
zioni dell'udito si manifestano come conseguenza delle influenze mal curate o
post febbrili o per lenta sclerotizzazione, le quali sono originate dall'alterazione
funzionale cronica dell'apparato digerente e dallo squilibrio termico, quindi la
cura deve essere orientata a normalizzare tali funzioni fisiologiche.
Trofoterapicamente, consigliamo i suggerimenti igienistici indicati per
curare l'influenza.
Come terapie locali, sono consigliati i vapori di eucalipto applicati con un
imbuto di carta due o tre volte al giorno, avendo la cura di tappare poi l'orecchio
con un batuffolo di cotone imbevuto di olio d'oliva caldo.
Come emolliente, vengono consigliate le pappette preparate con farina di
lino applicate sul padiglione comprendendo tutta la zona parieto-occipitale
circostante; ogni applicazione deve essere preceduta da una spugnatura fredda
della zona.
Liberare l'intestino applicando un clistere d'acqua naturale a temperatura
ambiente se non si è evacuato durante il giorno.
Se la pelle del corpo è fredda, per i primi giorni e consigliabile praticare le
sei frizioni precedute dall'orticazione.
Agli adulti, se il battito del polso 6 nella norma, si consiglia di praticare il
lavaggio del sangue come indicato nelle caselle "p - q" dei consigli di intervento
igienistico standard.
Durante la notte, il malato deve dormire con il cataplasma di fango applica-
to sul ventre e sui reni, se del caso esiste un'infiammazione renale.
Se la regione dell'udito è calda o congestionata, applicare il cataplasma di
fango o di ricotta. Il cataplasma di fango è consigliabile prepararlo w n l'acqua
del decotto di:
4 foglie di eucalipto Bollire il tutto per 5 minuti in 250
1 cucchiaino da te di menta pipenta grammi di acqua. Filtrare ed uti-
1 cucchiaino di melissa foglie lizzare freddo per l'impasto della
1 cucchiaino di limone foglie terra.
Il cataplasma preparato con l'acqua di questa decozione svolge anche un'a-
zione anestesica oltre che decongestionante.
MALATTIE DELL'APPARATO VISIVO
Parlando sulle manifestazioni sintomatiche del raffreddore e dell'influen-
za. abbiamo detto che anche l'apparato visivo viene compromesso.
In effetti, anche gli organi della vista vengono interessati dal processo in-
fiammatorio e dall'alterazione organica in genere che si evidenzia nei casi di co-
stipaione (gli arrossamenti della sclera, il lacrimare degli occhi ecc.); tutto ciò
conferma I'univocità organica.
In certo qual modo, non si dà peso a queste manifestazioni apparente-
mente insignificanti le quali, per effetto di un'influenza o di un raffreddore mal
curato, possono degenerare in malattie croniche. Ad ogni modo. a prescindere
dalla componente genetica e dalla predisposizione ereditaria, tutte le malattie
degli occhi e della vista in genere, sono l'effetto di un sangue intossicato che in-
contra la sua origine nell'alimentazione errata, di conseguenza dall'indigestione
e dagli eventuali trattamenti farmacologici utilizzati per curare questa o quella
malattia i quali. per il loro abuso, convertono il processo di intossicazione endo-
gena già in atto, in esogena per il concorso delle sostanze di sintesi chimica le
quali, degenerano la struttura cellulare del sangue, dei nervi e di tutta la strut-
tura in se del complesso sistema cerebro visivo, in certe circostanze originano
delle malattie talvolta irrevenibili, cioè non curabili. Orbene, prima di abban-
donare l'organismo ad accettare una tale condizione se, come già detto più volte
la forza vitale è ancora sveglia, conviene sottoporsi alle discipline igienistiche
che suggeriamo e proponiamo.
Si deve sapere che indipendentemente da quella che può essere una influen-
za conseguente ad una alterazione organica indiretta, la salute degli occhi di-
pende principalmente dalla perfetta costituzione della struttura cellulare del san-
gue, la quale è data dall'equilibrio delle sostanze che la formano; dipende dalla
perfetta irrorazione circolatoria e dal suo grado pressorio; inoltre dall'umore
acqueo fisiologico indispensabile alla normalità funzionale del cristallino.
Il ripristino della normalità biofisiologica di queste condizioni funzionali, la
avremo in tutti i casi osservando le discipline igienistico-trofoterapiche consi-
gliate dai nove punti indicati per la cura delle malattie dell'apparato respirr
torio, coadiuvate dalle seguenti discipline sussidiarie:
In tutte le manifestazioni patologiche della congiuntiva - Congiuntivite
Come prima cosa conviene osservare le discipline igienistiche suggerite d,.
nove punti indicati per curare l'influenza e come terapie sussidiarie praticare
quanto segue:
1" - Più volte al giorno applicare lavaggi oculari con l'acqua dei decotti di
camomilla e di malva preparati nel seguente modo:
2 cucchiaini da te di fiori di camomilla bolliti per 5 minuti in I SO grammi
di acqua. Si lascia raffreddare, poi si filtra con la carta da filtri.
La trofoterapia pratica 425

2 cucchiaini di foglie di malva. bolliti per 5 minuti in 150 gr. di acqua: si


lascia raffreddare e si filtra con carta da filtri.

Queste decozioni servono anche per l'applicazione delle compresse fredde


applicate sugli occhi durante la notte. Le compresse si preparano utilizzando del
cotone idrofilo awolto in garza. imbevuto con uno dei due decotti citati.
Se la congiuntivite 6 purolenta o tracomatosa conviene utilizzare sia per
lavaggi quanto per le complesse, l'acqua del seguente decotto:
2 cucchiai di foglie di malva bolliti per 5 minuti in 250 gr. di acqua; un minuto
prima di spegnere il fuoco aggiungere 2 cucchiaini di farina di fieno greco. La-
sciare raffreddare il tutto, filtrare con la carta da filtri ed applicare come già
spiegato.
Oltre alle compresse fredde con l'acqua ottenuta dalla decozione, si pub
preparare il cataplasma di fango, il quale può essere applicato durante la notte.
Per evitare che la terra entri negli occhi, il fango lo si awolge in una doppia gar-
za e poi a palpebre chiuse lo si applica, fasciandolo con una benda.

Nelle malattie della cornea. emorragie superficiali della sclera. injiam-


mazione delle palpebre, orzaiolo ecc.
Praticare più volte al giorno lavaggi, compresse fredde ed il cataplasma di
fango con l'acqua di decozione della seguente miscela:
1 cucchiaio di foglie di malva Bollire il tutto per 10 minuti in
1 cucchiaio di coda cavallina (ramo) 250 g r di acqua. Poi rarreddare
rapidamente, filtrare con carta da
filtri ed applicare come sopra.
Se l'infiammazione dalle palpebre e purolenta, si praticano lavaggi esterni
con l'acqua del seguente decotto, la quale serve anche per preparare il catapla-
sma di fango da applicare sugli occhi durante la notte:
1 cucchiaio di malva foglia Bollire per IO minuti la malva e la
1 cucchiaio di coda cavallina ramo coda cavallina in 250 gr. di acqua.
1 cucchiaino da te di fieno greco farina Un minuto prima di spegnere ag-
giungere la farina di fieno greco.
Lasciare raffreddare e poi filtrare
con la carta da filtri. Applicare
come già spiegato.
426 Capitolo XV

Nel glaucoma, nella cateratta, nell'infiammazione e degenerazione del


nenvoottico, nella retinite o emorragia della retina ecc. più volte al giorno, per
due ore, applicare il cataplasma di fango sugli occhi compresa la fronte e sulla
nuca. Il fango deve essere avvolto in una garza o telo finissimo.
Indipendentemente dal nome della malattia, oltre all'osservazione dei nove
punti citati e di quanto fino ad ora ho suggerito, consiglio di bere prima di pran-
zo e cena, un bicchiere di succo di carote centrifugate più mezzo bicchiere di
succo di cavolo v e n a centrifugato.
Un quarto d'ora dopo prendere un cucchiaino di lievito di birra diluito in un
po' d'acqua.
Mangiare durante il giorno dai 100 ai 200 gr. di mirtilli.
Praticare il lavaggio del sangue come indicato dalle caselle "p - q" dei
consigli di intervento igienistico standard.
Applicare il clistere se l'intestino non è stato liberato durante il giorno.
Se la pelle è anemica praticare le sei frizioni fredde, previa orticazione.
Dormire con il cataplasma di fango applicato sul ventre durante la notte ed
anche sui reni se per caso sussiste un processo infiammatorio, come sovente ho
riscontrato in certe malattie gravi della vista.

MALATTIE D E L SISTEMA C A R D I 0 - VASCO - CIRCOLATORIO


(Cuore, arterie e vene)

Dimmi quello che mangi e dirà come e il tuo sangue.


L'autore

Queste sono le malattie del secolo o, per meglio dire, del benessere: sono il
veicolo ed il passaporto per tutti gli stati patologici ed anche per l'ultimo viaggio
finale.
Il sangue è il prodotto della digestione, la quale è subordinata alla specie di
alimento e, a come questo viene somministrato.
Tutte le malattie dell'apparato digerente, del fegato, pancreas, milza, reni
ecc., a prescindere dal primo impatto che questi organi subiscono per effeno
delle reazioni chimiche e morfobatteriche che iniziano con I'errata associazione
e somministrazione dell'alimento, vengono poi alimentate dal sangue corrotto
ed inquinato per effetto dell'anomale processo digestivo di questi cibi.
Ciò dicasi per le affezioni degli organi respiratori e di tuni gli altri sistemi o
apparati organici. (Quindi, assurda è la caccia al microbo se si continua con
I'alimentazione antinaturale, poiché quotidianamente lo fabbrichiamo).
La tmfoterapia pratica 427

Un sangue alterato nei suoi componenti, innanzitutto altera la sua dinami-


ca pressoria: le sostanze non catabolizzate rimangono in circolo e vengono tra-
sportate e depositate anche nei meno impensati organi, sia dal torrente sangui-
neo e per via osmotica in special modo in quello linfatico, il quale purtroppo oggi
è quello che più fa impazzire la medicina convenzionale in quanto nelle sindro-
mi tumorali a questo livello, pare che stia dando la caccia al fantasma.
Il sangue alterato, indurisce e sclerotizza le vene, le arterie e tutti gli ordni
in genere. anche quelli dell'apparato visivo ed uditivo. Inoltre è l'elemento di
concepimento della malattia ereditaria.
Del cuore non ne parliamo; è una pompa e, come tale. è owio che si intasi
con il sangue inquinato. Pertanto. mi fa ridere quando il medico si ammattisce
per curarlo somministrando specifici farmaci. Lo dico con cognizione di causa.
(Permettetemi la battuta: perche non prendiamo un po' di soda caustica cosi
siamo sicuri di pulire bene i tubi?).
Quando il cuore e ammalato, lo sono ancor peggio i reni ed il fegato: vi è in
atto un processo infiammatorio a carico dell'apparato respiratorio; il sistema
nervoso è compromesso: l'apparato digerente, come minimo è affetto da gastri-
te, quando non ha la gastroenterocolite, dilatazione con gonfiore di stomaco ed
intestino, stitichezza o diarrea.
Questo quadro somatico è una realtà, e lo potete chiedere ai malati di
cuore, i quali, oltre al mal di cuore, ognuno di loro accusa come minimo due dei
disturbi citati, che da anni gli sono compagni inseparabili.
Iridologicamente, praticando una iridoscopia. queste cose le scopriamo in
meno di cinque minuti, come scopriamo l'influenza della componente tossica
trasmessa ai figli per via genetica. In effetti, tre bambini su dieci, in grado
variabile sono già sclerotici.
Orbene, se vogliamo salvare la specie umana nel vero senso ecologico e cu-
rare definitivamente i nostri mali cardio vasca circolatori, se ancora siamo in tem-
po, ci conviene abbracciare la nuova dietetica attendendoci scmpolosamente ai
suggerimenti trofoterapici e prandiologici che in seguito esponiamo, i quali val-
gono per tutte le affezioni o anomalie in genere, citate dal dizionario patologico.

CARDIOPATIE M GENERE, LESIONI VALVOLARI, ENDOCARDITE,


PERICARDITE, MIOCARDITE, IPERTROFIA CARDIACA, NEURITE
CARDIACA, INFARTO E D ANGINA PECTORIS ECC.
Malattie del sangue generalizzate nell'alterazione del tasso globulinico
(globuli rossi e globuli bianchi, mancanza o eccesso di piastrine, azotemia,
glicemia, uricemia, sideremia. trigliceremia, uremia, ipertensione ed ipoten-
sione arteriosa ecc.. Setticemia, leucemia o cancro del sangue, anemia pernicio-
sa ecc.).
42 8 Capitolo XV

Malattie delle vene ed arterie, flebite, embolia, trombosi. varici, arterio sclerosi
ecc.
Tutti questi bei nomi che certi soggetti talvolta parlando dei loro mali, con
suntuosità pronunciano a piena bocca, contrariamente a quanto si è fatto cre-
dere, in via di massima hanno o richiedono un trattamento unico per ciò che
concerne la trofoterapia, a prescindere da certe varianti che talvolta suggeriamo
in particolari circostanze.
I consigli igienistici di massima consigliati sono:
1" - Al mattino appena svegli, a corpo caldo praticare una frizione fredda.
2" - Mezz'ora dopo la frizione, bere a sorsi iin bicchiere di acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo, bere il mio depurativo (decozione n. I ) per 20 giorni:
ripetere la stessa dose alla sera prima di coricarsi.
4"- Mezz'ora dopo, iniziare la cura del limone, incominciando da uno e prc-
gressivamente ogni 3 giorni si aumenta di uno fino ad arrivare a 7 limoni al
giorno. Trascorsi 3 giorni a 7 limoni si incomincia a scalare di uno in modo
decrescente, rispettando sempre la progressione. Arrivati a due limoni si
può continuare ad assumerli indefinitivamente. Attenzione! Il succo dei
limoni sarà diluito con altrettanta acqua, oppure con il succo di 2 aranci o
di un pompelmo. Se il succo dei limoni produce magrezza, terminato il
periodo dei 7 limoni si sospenderà l'assunzione per 30 + 40 giorni, poi si
assumeranno nuovamente per altri 7 giorni ogni mese. La persona che non
li appetisce, incomincerà per gradi come già indicato.
5" - Eseguire esercizi fisici o la passeggiata in collina camminando a piedi
scalzi per 5 minuti sulla mgiada, nel contempo praticare delle respi-
razioni profonde con il ventre.
6" - Se il malato è degente a leno o impossibilitato al movimento, praticherà le
sei frizioni fredde, previa orticazione, o di una frizione a secco eseguita
con una spazzola o guanto di crine.
7" - Se è malato di cuore, si applicherà il cataplasma di ricotta sulla regione
cardiaca. Inizialmente questo cataplasma verrà cambiato ogni qualvolta
si riscaldi troppo, poi basta rinnovarlo ogni 8 ore. Si applicherà ininterrot-
tamente fino a normalizzazione.
8" - Per 8 - 15 - 20 e più giorni, secondo la gravità del male, il malato osser-
verà il digiuno di sola frutta a volontà (mezza giornata con frutta acida e
semiacida, avendo l'avvertenza di non associare mai due specie diverse:
mezza giornata con mele, come indicate dalla casella "f' dei consigli di
intervento igienistico standard).
9" - Trascorso il periodo di digiuno, durante il mattino e nel pomeriggio, man-
giare quanto viene suggerito nei punti 10 e 16 dei consigli di intervento
igienistico standard.
10" - A pranzo e cena, i malati di una qualsiasi malattia cardio vasco circola-
toria devono consumare almeno per 15 giorni solo delle abbondanti
insalate miste di verdure ed ortaggi al crudo, conditi con olio d'oliva e
gomasio. Assieme possono mangiare delle olive non salate e qualche
fettina di pane integrale tostato o grissini integrali. Trascorsi i 15 giomi,
con le insalate miste possono associare solo una proteina; uova sode, o
ricotta. o mozzarella, o noci. o mandorle dolci. Osserveranno questo tipo
di alimentazione fino a completa guarigione.
Durante i due pasti principali (pranzo e cena), il malato si somministrerà un
cucchiaino da te di alghe marine in polvere, prese con l'ostia.
Il piatto cotto indicato al n. l 5 dei consigli di intervento igienistico stan-
dard verra consumato solo a guarigione ottenuta, e non prima.

TERAPIE SUSSIDIARIE INDICATE PER TUTTI I CASI

l l o - Dormire con il cataplasma di fango applicato sul ventre e reni, come


indicato dalle caselle "u - v" dei consigli di intervento igienistico stan-
dard. L'applicazione sarà protratta fino a normalizzazione della funzione
intestinale e renale. (I1 cataplasma di fango, deve essere preparato con
terra non inquinata e mai con argilla).
12" - Prima di pranzo e cena, bere un bicchiere di succo di carote centrifugate,
più 112 bicchiere di succo di cavolo verza.
13" - 114 d'ora dopo, prendere un cucchiaio di lievito dietetico. diluito con un
po' d'acqua.
14" - A fine cura del depurativo indicato con la casella "a" dei consigli di in-
tervento igienistico standard, iniziare la cura con la pappa reale Melbrofit
per gli adulti e Gele Royal per i bambini (un cucchiaino da caffé posto
sotto la lingua, preso al mattino a digiuno per 30 giorni, poi sospendere per
7 giomi. Ripetere il ciclo per tre mesi di seguito).
15" - Finita la cura della pappa reale, iniziare la cura con il polline, prendende
ne un cucchiaino da te diluito in un po' d'acqua per tre mesi.
16" - Come regolatore coadiuvante nella cura delle malattie cardio vasco circe
latone, consigliamo il seguente infuso da prendersi in dose di due tazzine
pro die lontano dai pasti per 10 giorni. (Conviene a fine cura del depura-
tivo).
Coda cavallina rami gr. 70
Biancospino fiori gr. 10 Un cucchiaino colmo di questa
Aglio orsino bulbo gr. 15 miscela messo in infusione in una
Ippocastano corteccia gr. 15 tazzina da caffe di acqua bollente
Cardiaca pianta gr. IO per 12 minuti.
Millefoglie sommità gr. 10 Filtrare e bere come indicato.
Vischio foglie gr. 10

17" - Durante il giorno, praticare due bagni genitali per decongestionare gli or-
gani del basso ventre, reni compresi, come indicato dalle caselle "h - i" dei
consigli di intervento igienistico standard.
18" - Se i battiti del polso lo consentono, praticare il lavaggio del sangue al
vapore, come indicato dalle caselle "p - q" dei consigli di intervento igieni-
stico standard.

Le persone affette da varici alle gambe, avranno I'awertenza di av-


volgere le gambe con un asciugamano, mentre stanno prendendo il vapore.
Se il polso è troppo accellerato, anziché il bagno di vapore, praticare le sei
frizioni fredde, previa orticazione o sfregamento secco del corpo con un guanto
di crine.
In caso di diabete melito, bollire per 5 minuti un cucchiaio di foglie di olmo
tritate in 250 gr. di acqua. A fine ebollitura, lasciare in infusione per 10 minuti,
filtrare e bere 3 tazzine al giorno lontano dai pasti.

MALATTIE D E L SISTEMA LINFATICO


Come le malattie cardio vasco circolatone, anche le malattie del sistema
linfatico sono da attribuirsi un regalo della civilizzazione, del benessere e
dell'evoluzione chimico farmacologica.
In fisiologia, abbiamo detto che la linfa è un umore plasmatico più o meno
similare a quello del sangue: in effetti è formato dalla filtrazione del plasma san-
guigno e dagli umori che assorbe dai tessuti interstiziali attraverso i capillari. E'
costituito da una parte sierosa e da elementi cellulari, quali i linfociti e leuco-
citi: il suo tasso proteico e di gran lunga inferiore a quello del sangue.
L'umore linfatico, come il sangue, scorre in un proprio sistema, il quale è
costituito da un'infinità di capillari che confluiscono poi in vasi più grandi. La
sua rete è munita di noduli e gangli, detti gangli linfatici, distribuiti un po'
ovunque in tutte le parti del corpo.
La trofoterapia 43 1

La funzione del sistema linfatico e quella di mantenere e salvaguardare


l'equilibrio umorale del sistema sanguineo, come pure del quadro o parti
interstiziali.
Diciamo che il parafulmine del corpo e, nel contempo, anche il campa-
nello di allarme che, con il rigonfiamento dei suoi gangli, talvolta accompa-
gnato da dolori, evidenzia lo stato di intossicazione ed alterazione organica, il
quale può essere causato dall'assorbimento dell'eccedenza proteica del sangue,
come pure dall'assorbimento degli umori derivati da un processo di alterazione
biofisiologica interstiziale. Esempio: se in seguito ad una ferita non curata
prodotta con qualsiasi cosa sulle mani e braccia o su un piede o gamba, oppure
in seguito ad una contusione di considerevole entità, dopo 24 ore notiamo I'in-
grossamento del ganglio linfatico interessato dell'arto, vuol dire che il tessuto
linfatico ha assorbito determinati umori tossici che si sono prodotti con I'inci-
dente.
Caso analogo lo abbiamo quando uno o più organi si trovano in grave stato
di alterazione funzionale, come pure awiene quando sussiste una grave intossi-
cazione nella cellula sanguinea, la quale può avere un'origine endogena, ossia
per conseguenza dell'errata alimentazione, come pure può avere anche un'origi-
ne esogena, la quale è da attribuirsi all'assunzione di sostanze di sintesi chimica
contenute negli alimenti (ciò non è da escludersi, poiché oggi, sia l'alimento fre-
sco quanto quello di ordine industriale, sono saturi di sostanze chimiche cance-
rogene); però l'intossicazione esogena può avere anche un'altra origine, ed è
quella farmacologica.
Diciamo che l'alterazione funzionale del sistema linfatico, dà adito ad
insorgenze gravi, in primo luogo l'ingrossamento della milza ed abbiamo la leu-
cemia, in seguito l'ingrossamento dei noduli e gangli linfatici che caratterizzano
i processi patologici tumorali benigni e maligni definiti: linfomi, linfosarcomi,
linfoblastomi, linfocitomi, linfoscroto ecc. ecc.
Orbene, a prescindere dall'incidente che, se ben curato non va ad interes-
sare il sistema linfatico, diciamo che l'inconveniente risiede nell'alimentazione,
per effetto dell'errata associazione e somministrazione del cibo, dunque, in caso
di malattia del sistema linfatico, se vi e ancora un po' di difesa organica in atto, e
che la malattia non abbia raggiunto lo stato metastasico, si può aver ragione del
male solo seguendo i precetti trofoterapici coadiuvati dalle altre discipline
igienistiche consigliate o suggerite dalla medicina naturale.

In tutte le malattie del sistema linfatico, si devono osservare scnipolosa-


mente tutti i primi dieci punti consigliati per la cura delle malattie cardio va-
sto circolatone del sangue. Attenzione, il malato non deve somministrarsi nes-
sun cibo cotto finché non avrà raggiunto la piena guarigione, inoltre osserverà
anche le terapie sussidiarie che in seguito suggeriamo:
432 Capitolo XV

l o - Se il malato e degente a leno, per la prima settimana praticare la fascia-


tura umida totale alle ore 1 1 - 12, come indicato nel libro'' La Medicina
Naturale alla portata di tutti" o nel libro "Vivi con gli agenti naturali".
2" - Sui gangli o nuduli tumefatti, si applicherà ininterrottamente il catapla-
sma di ricotta, rinnovato ogni 8 ore.
3" - Se i gangli o noduli sono in suppurazione, applicare la pomata di fieno
greco e, sopra di questa, il cataplasma di fango dello spessore di due centi-
metri. Questa applicazione sara cambiata ogni 4 ore.
4" - Dormire con il cataplasma di fango applicato sul ventre e reni fino a nor-
malizzazione delle funzioni intestinale e renale.
A notti alterne, applicare il cataplasma di fango sulla colonna vertebrale,
come indicato dalla casella "z" dei consigli di intervento igienistico stan-
dard.
5" - Sono consigliabili le fangature totali applicate al sole nel periodo d'estate,
oppure in un ambiente temperato. 11 fango deve avere la temperatura
ambiente e l'immersione in esso, si deve praticare per gradi, incomincian-
do con 15 minuti per am'vare ad una o due ore... Oppure infangare tutto il
corpo ed esporsi al sole fino ad essicazione, ripetuta più volte nel giorno.
Si termina lavando il corpo con il getto folgorante (vedi libro "La
Medicina Naturale alla portata di tutti" e "Vivi con gli agenti naturali").
6" - Se il malato non e a leno e se i baniti del polso sono nella norma, prati-
care il quotidiano lavaggio del sangue, come indicato dalla casella "p" dei
consigli di intervento igienistico standard. ll
7" - Durante il giorno, bere due bicchieri di succo di carote centrifugate, più un
bicchiere di succo di verza centrifugata.
8" - Terminata la cura del depurativo, bere al mattino a digiuno ed alla sera
prima di coricarsi, una tazza da té del seguente decotto:
Coda cavallina pianta gr. 50 Bollire per 5 minuti un cucchiaio
Bardana radice
Piantaggine foglie
Fumaria pianta
gr.
gr.
gr.
30
30
30 I di questa miscela in 250 gr. d'ac-
qua. A fine ebollitura lasciare in
infusione per 10 minuti, filtrare e
bere come indicato. Attenzione!
Sospendere l'assunzione pc
giorni ogni 1 0 giorni.

9" - Prima di pranzo e cena prendere un cucchiaio di lievito dietetico diluito in


un po' d'acqua; a metà pasto prendere per 30 giorni un cucchiaino di
guscio di uovo in polvere messo in un'ostia; inoltre somministrare un cuc-
chiaino da te di alghe marine in polvere assunte nello stesso modo, però
queste si possono prendere indefinitamente.
L a tmfoterapia pratica 433

10" - Dopo 30 giorni dall'inizio della cura, iniziare la cura con la pappa rea-
le Melbrofit per 3 mesi. Mettere un cucchiaino di pappa sotto la lingua
affinché venga assorbito dalle ghiandole sottolinguali. Ogni 30 giorni
sospendere la somministrazione per 7 giorni, poi ripetere il ciclo per 3
mesi.

M A L A T i I E DELL'APPARATO ENDOCRINO

L'apparato endocrino 6 costituito da un sistema di ghiandole a secrezione


interna, le quali, ubicate in varie parti del corpo e trovandosi in intimo contatto
con le pareti dei capillari sanguigni e linfatici, versano nei relativi torrenti le
sostanze di loro produzione, i cosiddetti ormoni i quali, secondo la fisiologia,
governano tutto il processo della funzione nutrizionale fisiologica dell'organi-
smo in genere.
Non dobbiamo dimenticare perb che, oltre alla ghiandola pineale o epifisi
ed alla patuitaria o ipofisi che risiedono nel capo; oltre alle ghiandole paratiroi-
di e la tiroide ubicate nel collo; oltre al timo che si trova sulla parte anteriore
della base della trachea; oltre al pancreas, alle surrenali, alle ovaie per le donne
e testicoli per gli uomini, nell'organismo vi sono ben altri complessi cellulari che
potrebbero far parte anzi. diciamo che sono parti complementari dell'apparato
I endocrino poiché le specifiche sostanze che elaborano sono di grande attività
fisiologica, benche la loro azione sia ristretta a determinati centri organici. senza
essere immesse direttamente nei torrenti sanguineo e linfatico. In effetti, per
certi autori, queste sostanze vengono definite ormoni locali.
La normalih funzionale di ognuna di queste ghiandole, indipendentemente
da quella che pub essere definita componente genetica, dipende esclusivamente
dal processo nutrizionale e questo, perché dire, dall'equilibrio termico del
corpo, il quale è conseguente alla normalità funzionale dell'apparato digerente,
a sua volta subordinata all'errata o no somministrazione ed associazione fra le
varie specie di cibo.
Per chi non lo sapesse, le ghiandole del sistema endocrino, indipenden-
temente da quella che si potrebbe dire partecipazione associativa nella comples-
sità fisiologica nutrizionale dell'organismo in genere, secondo la fisiologia,
ognuna svolge una specifica funzione; es.: l'ipojiri in particolar modo influenza
l'accrescimento per quanto concerne la struttura ossea ed una sua disfunzione,
oltre alle conseguenti complicanze, nel bambino puo originare nanismo o gigan-
tismo e nell'adulto pub provocare I'acromegalia, allungamento del busto, defor-
mazione degli arti, alterazione della pressione sanguinea ecc.
434 Capitolo XV

All'epifisi viene attribuita l'influenza sullo sviluppo dei genitali, che si evi-
denzia nei primi anni di vita; in effetti, sempre stando alla fisiologia, una sua al-
terazione origina uno sviluppo sessuale precoce.
Le paratimidi pare che regolino l'assimilazione del calcio, ossia l'equi-
librio calcico, stando cosi, non si deve sottovalutare un loro stato di alterazione.
La tiroide è un organo di capitale importanza, poiche dalla sua normalità
dipende tutto il processo metabolico nutrizionale dell'organismo. Dalla sua alte-
razione ipofunzionale, oltre alle eventuali complicanze, il soggetto viene por-
tato all'apatia, al cretinismo ecc. Invece, un'iperfunzione tiroidea, sempre indi-
pendentemente dalle collaterali disfunzioni, produce nel soggetto affetto stati
emotivi instabili, diminuzione delle capacità mentali, le quali possono sfociare
in crisi depressive e stati d'ansia Possono anche originare il morbo di Basedo's
ed il cosiddetto gozzo.
Il timo, stando alla fisiologia, diciamo che la sua presenza interessa 1,
crescita del bambino, in special modo nei primi anni di vita fino alla pubertà,
dopo di ciò, incomincia a regredire ridimensionando la sua struttura per amvare
all'atrofia totale nell'adulto. La sua alterazione dà adito a tumefazioni dei linfc-
nodi nel bambino e sintomi di soffocamento con cianosi del viso; nell'adulto pub
cagionare disturbi nel sistema endocrino, compromettendo la funzione delle
paratiroidi, della tiroide, delle surrenali e disturbi o molestie retrostemali ecc.
Ilpancreas ha un'importanza vitale per l'organismo, in special modo per la
cellula sanguigna, in quanto ne governa la componente zuccherina. La sua
disfunzione, a prescindere dai fattori genetici, è conseguente all'alterazione
funzionale dello stomaco, fegato, della colecisti ed in seguito a malattie polmc-
nari ed intossicazioni in genere, particolarmente attribuibili all'alterazione gene-
rale di tutto l'apparato digerente.
Le capsule surrenali hanno un'importanza fondamentale; innanzitutto
regolano la composizione idrico umorale in genere; regolano la funzione glicidi-
cc-proteica e la funzione della sfera genitale. Sono strettamente collegate al si-
stema nervoso, pertanto sono suscettibili ad ogni alterazione funzionale, in
special modo di quella digerente.
Le gonadi (ovaie e testicoli). queste ghiandole sono interessate all'elabo-
razione delle cellule della riproduzione. La loro alterazione funzionale produce
frastomi fisiopsichici, come puo dar origine alle meno impensate malattie dello
stesso apparato genitale.
La normalita dell'apparato endocrino è subordinata all'equilibrio nutrizic-
nale il quale potrà esservi solo osservando e praticando i suggerimenti che in
seguito riportiamo.
A prescindere da qualsiasi processo, sempre che come detto non si tratti di
malformazione congenita, per tutte le alterazioni. dal processo infiammatorio
La tmfoterapia pratica 435

all'insorgenza neoplastica tumorale ecc., consigliamo la stretta osservanza delle


indicazioni in seguito riportate, le quali sono state coordinate in relazione ai
numeri e caselle dei consigli di intervento igienistico standard.
8 8 *
I o - Praticare la frizione fredda al mattino appena svegli.
2" - Mezz'ora dopo, bere a sorsi un bicchiere di acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo, bere il depurativo come da casella "a"; in caso di affe-
zioni gravi o tumorali, ripetere la dose anche alla sera prima di coricarsi
per 20 giorni.
4" - Sempre al mattino, mezz'ora dopo il depurativo, bere il succo di uno o due
limoni; nei casi gravi o turnorali praticare la cura crescente e decrescente
fino a 7 limoni al giorno, vedi pagina 428.
5" - Eseguire esercizio tisico o una passeggiata in collina, praticando respira-
zioni profonde con il ventre.
6" - Camminare a piedi scalzi come indicato dalla casella "e".
7" - Iniziare la cura del digiuno a fmtta per 7 giorni come indicato dalla ca-
sella "f'; i malati con disfunzioni gravi alla tiroide, pancreas e surrenali,
osserveranno il digiuno di sola fmtta per 15 giorni di seguito, e talvolta più.
8" - Gli adulti praticheranno il bagno genitale di 30 minuti tre volte al giorno,
lontano dai pasti, come indicato dalle caselle "g - h - i"; i bambini prati-
cheranno il bagno di Just
9" - Nei casi di malaitia alle surrenali ed alle gonadi, bambini ed adulti prati-
cheranno il bagno di tronco come da casella "k".
10" - Se il malato e degente a leno, per la prima settimana praticare le sei fri-
zioni durante il mattino, come indicato dalla casella "I".
1Io - Terminato il periodo di digiuno a base di sola frutta, durante il mattino e
nel pomeriggio, cibarsi come indicato ai numeri 10 e 16.
12" - Stando in piedi e se i battiti del polso lo consentono, praticare il quotidia-
no lavaggio del sangue come indicato dalle caselle "p - q".
13" - Mezz'ora dopo il lavaggio del sangue, mangiare una mela oppure un'ora
prima di pranzo o di cena, qualora non si faccia il lavaggio del sangue.
14"- Pranzo e cena. Cibarsi come viene indicato dai numeri 13 e 17, osser-
vando questa dieta fino a normalizzazione. Però, in caso di malattia grave
alla tiroide, pancreas e surrenali, cibarsi solo di insalate miste cmde. senza
alcuna proteina di ordine animale; sono ammesse solo noci o mandorle
dolci con qualche fettina di pane o grissini integrali. Questa alimentazic-
ne si rispetterà per 15 o 20 giorni, dopo di ciò cibarsi come indicato dal n.
10 - 13 - 16 - 17 dei consigli di intervento igienistico standard.
436 Capitolo XV

15" - Ad ogni modo, non essendo prescrizioni speciali, osservare la dieta indi-
cata fino a guarigione.
16" - Prima di pranzo e cena, bere un bicchiere di succo di carote centrifugate
più mezzo bicchiere di succo centrifugato di cavolo o vena.
17" - Prima di iniziare il pranzo e la cena, prendere un cucchiaio di lievito diete-
tic0 diluito in un po' d'acqua.
18" - A pranzo e cena, prendere a metà pasto un cucchiaino di alghe marine in
polvere, assunte con l'ostia.

TERAPIE SUSSIDIARIE

19" - Nei casi di affezioni alle ghiandole ipofisi ed epifisi, o per malattie conse-
guenti alla loro disfunzione, applicare il cataplasma di fango sulla testa,
fronte e nuca; inoltre applicare il cataplasma di fango sul ventre e sulla
colonna, come indicato dalle caselle "u - z".
20" - Per le malattie delle paratiroidi e tiroide o nelle affezioni a loro attribuite,
applicare il cataplasma di fango sul ventre e reni come dalle caselle "u -v "
durante la notte; inoltre, ed ininterrottamente fino a guarigione, applicare '
il cataplasma di ricotta sul collo, rinnovandolo ogni otto ore.'
21" - In tutti i casi di malattie delle ghiandole endocrine, applicare durante la
notte il cataplasma di fango sul ventre e reni fino a normalizzazione.
22" - In caso di affezioni ai testicoli, oltre alle applicazioni di fango sul ventre e
reni. applicarlo anche sullo scroto.
23" - In tutti i casi di malattia, curare l'evacuazione intestinale pertanto, se nel-
l'arco del giorno l'intestino non si è liberato, praticare un clistere di acqua
naturale di due litri; ai bambini, secondo l'età, la dose minima è di 1/4 di
litro, al massimo un litro.
Senza pregiudizio alcuno, per ulteriori consigli. consultare il libro "La
Medicina Naturale alla portata di tutti" e il libro "Vivi con gli agenti natu-
rali".

MALATTIE D E L SISTEMA NERVOSO, CERVELLO COMPRESO

Il sistema nervoso è un complesso organico da cui dipende tutta la vita del-


l'organismo in genere. psiche compresa.
La sua struttura prende forma e vita nel momento che si fondano in un
insieme le sostanze di base che costituiscono l'essenza della cellula vitale.
E' un agglomerato di materie essenziali precostituite e preordinate. rac-
La trofoteropio pratico 437

chiuse nella scatola cranica e nella colonna vertebrale. Questo complesso è


composto da una sostanza grigia e da una sostanza bianca. La prima, diciamo
che è un insieme strutturale di cellule nervose molto ramificate, ed il loro compi-
to (stando alle attuali conoscenze della fisiologia), è quello di ricevere le sensa-
zioni e di trasmettere poi gli ordini. La seconda invece, detta sostanza bianca, e
costituita da una struttura cellulare le cui fibre trasmettono gli ordini dei sensi al
centro nervoso, e da questo ai muscoli, ghiandole ecc.
Nel suo complesso è cosi distribuita; la sostanza grigia costituisce la parte o
massa esterna del cervello e cervelleno invece, nel midollo allungato e spina, le
forma quella interna,mentre la sostanza bianca, in questo caso determina la su-
perticie esterna del midollo spinale la quale fa capo nella parte interna del cer-
vello.
Tutto questo insieme, costituisce il sistema nervoso centrale; è un fiume il
quale tramite i suoi amuenti, ossia le diramazioni nervose, costituite da radici.
terminali e filamenti, innerva tutta la struttura organica del corpo.
Fisiologicamente, questo sistema a sua volta è stato diviso in due gruppi
efferenti, chiamati parasimpatico e simpatico. Le fibre del primo nascono nei
centri craneali e bulbari invece, quelle del simpatico nascono dal midollo spi-
nale e. benché ambedue innervino gli organi interessati alla vita neurovegeta-
tiva, per effeno della reazione di determinate sostanze chimiche ormonali, svol-
gono un'azione antagonista (azione frenante ed azione accelerante), la quale è
indispensabile all'equilibrio biopsicofisiologico dell'organismo.
Diciamo che il sistema nervoso è il vigile del traftico organico, è come il
metropolitano che dirige il traffico all'incrocio di più arterie in un centro cit-
tadino, purtroppo però non viene sostituito come il metropolitano che ad ogni
ora ha il cambio, no, il nostro vigile è sempre lo stesso, pertanto non dobbiamo
meravigliarci se talvolta perde il controllo, è ovvio. Troppo disordine vi è in noi;
emozioni attive e passive e l'intossicazione alimentare e farmacologica ed am-
bientale.
Il nostro sistema nervoso è alterato e questa alterazione, innanzitutto ed in
primo luogo, la dobbiamo attribuire al modo di alimentarsi e poi alla stressante at-
tività emozionale alla quale quotidianamente viene sottoposto il nostro organi-
smo.
Possiamo dire che, oggi giorno, nessuna malattia può escludere la componen-
te psiconervosa pertanto, in grado più o meno variabile, siamo tutti ammalati.
Indologicamente, l'alterazione fisiologica del sistema nervoso è la caratte-
ristica alterazione che più si riscontra in grado variabile nei soggetti delle gene-
razioni che seguirono la seconda guerra mondiale pertanto, con rammarico devo
dire che più de11'80% della popolazione delle nuove generazioni e affetta dallo
stato di alterazione fisiopatologica del sistema nervoso, indipendentemente
dalle malattie psichiche intese come tali, le quali raggiungono una ragguarde-
vole percentuale.
438 Capitolo XV

A prescindere dalla componente genetica, la quale k uno degli elementi


della predisposizione organica, ed a prescindere dal trauma psichico emozionale
al quale generalmente vengono attribuite le malattie o frastorni nervosi, dicia-
mo che il più delle volte, le malattie di oggi giorno, dal raffreddore, alle malattie
dell'apparato digerente, respiratorio, renale, cardiovascocircolatorio, endocrino
ecc. non escludono l'influenza della componente nervosa. Quindi, quello che si
precisa oltre all'osservanza delle discipline igienistico trofoterapiche, e il ridi-
mensionamento dell'attività emozionale, eludendo il più possibile l'influenza
dello stress che la civilizzazione ci impone. Eludere le futili e frivole emozioni
che a dire, fanno già parte della vita quotidiana. Vivere in piena serenità ed in
sana e gioiosa allegria evitando gli assordanti mmori.
La meditazione. le sane letture; dedicare il tempo libero a lavori ed attività
diverse e piacevoli che causino la distensione psichica; aiutare il prossimo, però
senza farci peso dei suoi mali. Queste sono le medicine complementari a quanto
viene insegnato in questo libro.
Orbene, considerando che le malattie di indole nervosa, oltre alla compo-
nente psichica incontrano la loro origine nel momento nutrizionale, diviene
owia l'osservanza dei consigli di intervento igienistico standard se vogliamo
operare il ripristino della salute; pertanto, indipendentemente dal nome della
malattia, consigliamo quanto segue:

1" - Come primo intervento si consiglia di liberare l'intestino praticando un cli-


stere d'acqua naturale, come suggerito al n. 19 dei consigli di intervento
igienistico standard.
2" - Un'ora piu tardi, praticare un bagno nell'acqua del decotto di tiglio e
rosmarino, preparata nel seguente modo:
g.500 di tiori di tiglio
gr. 100 di rosmarino (sommità) 1 Bollire il tutto per 15 minuti in 5
litri d'acqua. Terminata I'ebolli-
zione, versare la decozione nella
vasca da bagno ed addizionarla
con aqua calda a 38" C gradi
(quanto basta per coprire il corpo
disteso).
Il paziente rimarrà immerso in
questa decozione per 10 minuti
poi, immediatamente uscendo dal-
la vasca. si praticherà una frizione
fredda e si coricherà per curare la
reazione.
Questo bagno e distensivo, calmante e concilia il sonno.
3" - In caso di degenza a letto, nei primi giorni al mattino praticare la fascia-
tura umida totale per un'ora, come indicato dalla casella "m" dei consigli
di intervento igienistico standard.
4" - Dormire con il cataplasma di fango applicato sul ventre e sulla colonna
vertebrale durante la notte, come indicato dalle caselle "u - z" dei consigli
di intervento igienistico standard.
5" - Stando in piedi, praticare il quotidiano lavaggio del sangue, come indicato
dalle caselle "p - q".
6" - Praticare due bagni genitali al giorno di 30 minuti, come indicato dalle
caselle "g - h".
7" - Durante il giorno, lontano dai pasti, bere 4 o 5 tazzine di decotto(decozic-
ne n. 2). i'ultima prima di coricarsi.
8" - Per il resto attenersi alla stretta osservanza dei suggerimenti dati dai
numeri1 - 2 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 1 0 - 12-13-14-16-17deiconsiglidiinter-
vento igienistico standard.
9" - Come complemento trofoterapico, si consiglia di bere due bicchieri al
giorno di succo di carote centrifugate più mezzo bicchiere di succo di
cavolo vena.
Prima di pranzo e cena, prendere un cucchiaio di lievito dietetico, diluito
in un po' d'acqua.
A metà pasto (pranzo e cena) prendere un cucchiaino da t&di alghe manne
assunte in un'ostia.
Se il paziente non soffre di disturbi renali, consigliamo di prendere un
cucchiaino da caffe di guscio d'uovo polverizzato durante il pranzo per 30
giorni.
10" - Terminata la cura del depurativo indicato dalla casella "a", si consiglia di
iniziare la cura con la pappa reale Melbrofit; un cucchiaino da caffé posto
sotto la lingua tutte le mattine a digiuno per 30 giorni. Terminati i 30 giorni
si sospende l'assunzione per 7 giorni, poi si ripete il ciclo con la stessa
metodica per altri due mesi.
11" - Due mesi dopo la cura della pappa reale, si può iniziare la cura del polline
per 3 mesi, prendendo 1 o 2 cucchiaini da caffé al giorno (mattino e sera
diluiti in un po' d'acqua).
MALATTIE DELL'APPARATO GENiTALE

Tutte le malattie patologiche per quanto gravi che possano interessare gli
organi genitali di ambo i sessi, a prescindere dalle malformazioni congenite,
sono quelle che più evidenziano il palese processo di alterazione funzionale del-
l'apparato digerente e di quello urinario pertanto, secondo il concetto della
medicina naturale, la cura, se casi vogliamo chiamarla, come prima cosa deve
essere orientata al ripristino della normalità funzionale di questi due apparati
(digerente ed urinario).
Le terapie complementari ad una dieta trofoterapica che più possono stimo-
lare la normalità di tutti gli organi che costituiscono l'apparato genitale in se,
sono: la frizione fredda al mattino; 3 o 4 bagni genitali di 30 minuti cadauno pra-
ticati durante il giorno lontanodai pasti: il bagno di sedere, di tronco, il quotidiano
lavaggio del sangue ed il cataplasma di fango applicato sul ventre, sulla vagina e
sullo scroto e pene durante la notte.
L'assunzione del depurativo al mattino e tutta la cura trofoterapica dal
succo di limone alla colazione, spuntino del mattino e del pomeriggio, pranzo e
cena, dovranno essere osservati scrupolosamente secondo la progressione rego-
lamentata dai suggerimenti dati nei casi di intervento igienistico standard.
La persona affetta da anomalie o malattie quali esse siano nei confronti del-
l'apparato genitale in genere, se si atterra a quanto suggerito, talvolta prolun-
gando la dieta c ~ d da a 3 a 6 mesi secondo la gravità, riceverà di certo la sua
guarigione (ben inteso che non si tratti di tumore in stato di metastasi, poiche in
questo caso non c'è medicina che lo possa risolvere).
Per ulteriori informazioni e consigli vari, senza pregiudizio alcuno, attener-
si ai suggerimenti esposti nel libro "La Medicina Naturale alla portata di tutti"
e nel libro "Vivi con gli agenti naturali".

MALATTIE DELL'APPARATO CUTANEO


"PELLE"

Secondo l'anatomia e la fisiologia, la pelle viene considerata fra gli organi


di senso (vista, udito, olfatto, gusto e tatto) e come elemento di rivestimento di
tutta la struttura corporea ma, a mio awiso, prescindendo dalla relazione nervo-
sa di organo di senso tattile e di rivestimento, non viene considerata sufficien-
temente nella sua realtà quale organo di imprescindibile importanza della fun-
zione fisiologica relativa al processo nutrizionale del corpo.
La pelle è costituita da tre strati cellulari: 1" - strato esterno detto epidermi-
de o strato corneo, formato da cellule morte, indurite ed insensibili, che nel
rinnovo organico si staccano; 2" - dalla sottostante struttura chiamata strato di
La trwfoterapia pratica 44 1

Malpighi, il quale è formato da cellule mucose prolifere, dette anche cellule


figlie che, a loro volta, sostituiscono quelle morte dell'epidermide e nel contem-
po involvono a forma di guaina i bulbi piliferi. Il terzo strato è il derma, il quale k
la parte più consistente del tessuto epiteliare della pelle la cui complessa stmt-
tura cellulare è irrorata dai vasi sanguigni: è percorsa da filamenti o corpuscoli
nervosi ed è la sede dei bulbi piliferi, delle ghiandole e dotti sudoripari e dei
tessuti adiposi.
Secondo la medicina naiurale, le principali funzioni della pelle, oltre a
quella di involucro di rivestimento sono tre: assorbimento, eliminazione, regola-
zione termodinamica del calore corporeo. Ognuna di esse, nel processo nutrizio-
nale dell'organismo ha un'importante partecipazione ed è per questa stretta atti-
nenza fisiologica che noi naturopati non possiamo tralasciare o dimenticare le
sue imprescindibili funzioni necessarie alla vita del nostro corpo.
Con l'assorbimento. il corpo assume ossigeno e le influenze degli altri ele-
menti ambientali atmosferici, umidità, flussi energetici dati dalle irradiazioni
cosmiche solari, elettricita e magnetismo; tutti elementi indispensabili al
metabolismo organico, in quanto partecipano alla formazione della vitamina E,
forniscono la vitamina D e fungono da catalizzaton nella fissazione del calcio
ecc.
Con I'eliminuzione, trovandosi in equilibrio termico, tramite le ghiandole
sudoripare ed il complesso capillare sanguigno, per i pori l'organismo espelle un
umore acqueo carico di sostanze di rifiuto del processo catabolico, quali I'urea,
l'acido urico, fosfati, sali minerali ecc., sostanze queste generalmente espulse
con l'orina.
Non dobbiamo dimenticare..... perché la sudorazione sia realmente una
funzione fisiologica, deve awenire con pelle calda. La sudorazione con pelle
fredda, è una funzione disidratante e non disintossicante come la maggioranza
crede, pertanto, k pregiudiziale alla salute dell'organismo.
Con la funzione termodinamica, per effetto dei recettori nervosi termici, a
livello cutaneo si produce una vaso costrizione e vaso dilatazione, la quale reg*
la l'irrorazione sanguinea. Questa funzione partecipa al mantenimento del-
l'equilibrio termico fra le temperature interna ed esterna del corpo, la quale con-
corre al normale svolgimento della sana fermentazione, indispensabile al
processo nutrizionale dell'apparato digerente.
Orbene, con quanto se pur brevemente spiegato, si comprende I'impor-
tanza della pelle ed è per questo che, nella conduzione della metodica curativa,
oltre alla trofoterapia e fitoterapia, la Medicina Naturale interviene con
I'idrotermofangoterapia.
Queste discipline, se applicate con la metodica progressiva indicata dai
consigli di intervento igienistico standard e come viene consigliato nel libro "La
442 Capitolo XV

Medicina Naturale alla portata di tutti e nel libro "Vivi con gli agenti naturali".,
oltre a rinforzare e nutrire il tessuto stmtturale della pelle, partecipano alla de-
congestione e disintossicazione organica, indispensabile al mantenimento della
salute del corpo.
Tutte le malattie della pelle denunciano lo stato di intossicazione organica,
la quale incontra la sua origine nell'errata associazione e somministrazione degli
alimenti e nelle eventuali intossicazioni di ordine esogeno, conseguenti ai tratta-
menti curativi farmacologici, o per cause di lavoro nelle quali il soggetto viene a
contatto con le sostanze di sintesi chimica.
Queste malattie, oltre ad evidenziare l'alterazione funzionale dell'organi-
smo, manifestano la reazione di difesa organica dello stesso, palesata dalla loro
insorgenza patologica la quale si identifica con emzioni dermatose, herpes, pia-
ghe, fomncoli, pustole, acne, fistole, eczemi, psoriasi, epiteliomi, verruche ecc.
Orbene, tutte queste malattie si risolveranno osservando scmpolosamente i
consigli di intervento igienistico standard e le eventuali terapie sussidiarie consi-
gliate specificamente. Il tempo di guarigione sarà subordinato alla reazione di-
fensiva e di recupero dell'organismo, la quale è relazionata al grado e natura del
processo di intossicazione in atto.

Come primo intervento consigliamo una azione disintossicante la quale, se-


condo la gravità del caso, verrà condotta come segue, sempre in conformità ai
consigli di intervento igienistico standard.
1" - Praticare la frizione fredda al mattino a corpo caldo. (In caso di dermatosi
generalizzata a tutto il corpo, non praticare l'orticazione, come pure non
applicare pomate o impiastri ad azione mbefacente).
2" - Mezz'ora dopo, bere a soni un bicchiere di acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo, bere a soni il depurativo come da casella "a" dei con-
sigli di intervento igienistico. (In caso di eczemi, epiteliomi e fistole, si
ripete la stessa dose alla sera prima di coricarsi per 25 giorni).
4" - Mezz'ora dopo, bere il succo di due limoni diluito in altrettanta acqua o
con 2 aranci o un pompelmo. (Se la malattia è una dei casi citati sopra, si
farà la specifica cura del limone, da 1 a 5, aumentando progressivamente
di un limone ogni 3 giorni tino ad anivare a 5. Trascorsi i tre giorni con il
succo di 5 limoni, mantenendo la stessa progressione, si decresce di un
limone ogni 3 giorni fino ad arrivare a due limoni che verranno assunti
quotidianamente fino a guarigione.
5' - Eseguire esercizi fisici all'aria libera o una passeggiata in collina, prati-
cando respirazioni profonde con il ventre. Possibilmente camminare a
piedi scalzi come indicato dalla casella "e".
La trofoterapia pratica 443

6" - Un'ora dopo il succo di limone, fare la prima colazione con frutta di
stagione o con mele; da questo punto iniziare il digiuno di sola frutta per 5
giorni, come indicato dalla casella "P'. (Se la malattia è una dei casi cita-
ti, il digiuno verra protratto a 8 - 10 - 15 giorni, secondo la gravità).
7" - Nel cono del mattino, sulle piaghe applicare il cataplasma di fango per 3
ore, preparato nel seguente modo: un po' di terra non concimata, sufi-
ciente quanto basta per l'applicazione, addizionata da farina di fieno greco
ed impastata con il decotto di coda cavallina (30 gr. di coda cavallina
bollita per 15-20 minuti in 1100 gr. di acqua).
8" - Terminato il periodo di digiuno a frutta, un'ora dopo la prima colazione, la
quale sarà sempre di frutta di stagione o meglio ancora se di mele,
mangiare quanto viene indicato dal n. 10 dei consigli di intervento igieni-
stico standard.
9" - Praticare il lavaggio del sangue come indicato dalle caselle "p - q".
10" - Un'ora prima di pranzo, mangiare una mela come indicato dal n. 12 dei
consigli di intervento igienistico standard.
I Io - Pranzo e cena mangiare come consigliato dai numeri 13 e 17 dei consigli
di intervento igienistico standard.
12" - Prima di pranzo e cena, prendere un cucchiaio di lievito dietetico diluito in
un po' d'acqua.
13" - Osservare la dieta cmda per 30 giorni come indicato dalla casella "r"
però, se la malattia è grave, si consiglia di protrarre l'osservanza a 90
giorni e talvolta fino a guarigione.
14" - Lo spuntino del pomeriggio può essere come indicato dalla casella "t".
15" - Nel pomeriggio, sulle piaghe applicare il cataplasma di argilla per 2 ore.
16" - Se nel corso della giornata l'intestino non si liberato, praticare un cliste-
re d'acqua naturale da 1 litro e mezzo a 2 litri.
17" - Dormire con il cataplasma di fango applicato sul ventre fino a normalizza-
zione dell'intestino.
18" - Sulle fistole, come pure in caso di psoriasi, applicare la pomata di fieno
greco durante la notte (lavare le parti interessate con il decono di coda
cavallina).
19" - Sulle altre manifestazioni patologiche, fra una terapia e l'altra, applicare la
pomata di fieno greco.
20" - Su tune le manifestazioni esantemiche, ad eccezione della tistola dopo 30
giorni di cura, applicare la pomata di propoli.
Alcune ricette fitoterapiche complementari, utilizzabili nelle affezioni della
pelle.
444 Capitolo XV

l o decoiio

1
Ortica dioica pianta fresca gr. 20 Bollire il tutto per 5 minuti in
Bardana pianta fresca gr. 20 1100 gr. di acqua. A fine ebolli-
Salvia foglie fresche gr. 10 tura filtrare e bere due tazze da
Olmo foglie fresche gr. 10 te al giorno possibilmente al mat-
Timo foglie fresche gr. 5 tino a digiuno ed alla sera prima
di coricarsi. (Vale per i'acne).
2" decori0
Sambuco foglie secche gr. 30 Bollire per 5 minuti un cucchiaio
Fumaria
Timo
Bardana
Gramigna
Saponaria

J" decotto
pianta
foglie
radice
radice
radice
secca
secche
secca
secca
secca
gr. 20
gr. 5
gr. 20
gr. 20
gr. 20 l di questa miscela in 250 gr. di
acqua. A fine ebollitura, lasciare
in infusione per 10 minuti; filtra-
re e bere due tazze da te al giorno
lontano dai pasti. (Vale nei casi
di dermatite in genere).

1
Ortica dioica pianta secca gr. 30 Bollire per 5 minuti un cucchiaio
Bardana radice secca gr. 20 di questa miscela in 250 gr. di
Coda cavallina ramo secco gr. 30 acqua. A fine ebollitura lasciare
Olmo foglie secche gr. 20 in infusione per 10 minuti, filtra-
Timo foglie secche gr. 5 re e bere due tazze al giorno lon-
tano dai pasti. (Vale in tutti i casi
di eczema).
Un bagno rigeneratore del tessuto epidermico consigliato in caso di affe-
zioni della pelle, in special modo nelle dermatosi gravi, eczemi in genere ecc., da
praticare lontano dai pasti, si prepara con l'acqua di decozione delle seguenti
erbe:

1
Ortica dioica pianta gr. 100 Bollire il tutto per 20 minuti in 10
Coda Cavallina pianta gr. 100 litri di acqua. A fine ebollitura fil-
Olmo foglie gr. 100 trare e versare nella vasca da
Bardana pianta gr. 100 bagno, addizionando acqua calda
Fieno greco farina gr. 30 a 38" gradi quanto basta per co-
prire il corpo. Praticare una im-
mersione per 15-20 minuti.
A fine bagno praticare una frizione fredda e vestirsi senza asciugarsi oppure
coricarsi per 30 minuti curando la reazione.
La sopracitata decozione può servire anche per preparare il fango da utiliz-
zare nella fangatura totale per il trattamento delle malattie della pelle.
***
La trofoterapia pratica 445

MALATTIE DELLA STRUITURA OSSEA E MUSCOLARE

La struttura ossea viene definita l'impalcatura del corpo e la sua anatomia


più o meno è conosciuta un po' da tutti, pertanto mi limito solo a ricordare
alcune notizie. poiché ad esse si collega tutto il concetto dell'igienistica trofo-
terapica, dalla quale dipende tutta la salubntà organica.

La struttura ossea.ossia lo scheletroumano,è costiiuito da 206 t 207 ele-


menti ossei cosi ripartiti:

22 nella testa
i 8 del cranio
14 della faccia

1 nella regione ioidea - osso ioide


32 + 33 della colonna vertebrale
57 + 58 nel tronco
25 del torace
64 per gli altri superiori e toracici
126 negli arti
62 per li arti inferiori o pelvici

Le ossa sono formate da una parte cartilaginea e da una minerale; la parte


cartilaginea caratterizza I'elasticità, invece la minerale determina la durezza.
Queste due proprietà evidenziano le caratteristiche fisicomeccaniche delle ossa.
Le ossa sono tenute insieme da legamenti tendinei il cui compito è quello di
evitare le dislocazioni dalle sedi di congiunzione e la loro mobilità è data dalla
complessa struttura muscolare inserita sugli strati di tessuto connettivo che ri-
veste l'osso.
E' da ricordare che nel periodo giovanile, nelle ossa prevale l'influenza
della sostanza cartilaginea. la quale consente la'flessibilità, pertanto diciamo
che in questo periodo le ossa sono soggette anche alla deformazione, la quale
può avvenire per conseguenza di abituali errate posizioni o per compressione
cagionata con il sollevamento di pesi (presupposto che il bambino si trovi nella
condizione ideale di salute). altrimenti tale fenomeno è da ricercarsi nella
componente nutrizionale.
Nell'età adulta invece, predomina nelle ossa la sostanza minerale, la quale
evidenzia le proprietà meccaniche della durezza, pertanto della maggiore fragili-
tà.
Nel corso di questo capitolo abbiamo detto che il corpo è un'unica entità e
che lo stato di malaitia, se non ha origine genetico ereditaria o traumatica,
indipendentemente dal nome patologico, ha un'origjne unica, la quale e da ricer-
446 Capitolo XV

carsi o meglio ancora diciamo che è data dall'anormalità della funzione dell'ap
parato digerente e di consegenza di quello urinario, le quali sono da attribuirsi
all'errato modo di vivere, in special modo da quello alimentare.
Una alimentazione errata nell'associazione di compatibilità biochimica e
dalla conseguente elaborazione culinaria degli alimenti. per lo più altamente
intossicati da sostanze chimiche utilizzate nella produzione e conservazione.
come lo sono quelli che merceolo~icamente
- il commercio ci propone, è cib che
~ ~

più danneggia la normalità funzionale e cellulare dell'organismo la quale, tardi o


tosto. secondo la predisposizione organica, sfocia in imprevedibili stati di malat-
tia riconosciuti solo dalla medicina naturale.
In patologia, come tutte le malattie, anche quelle delle ossa i cui nomi
caratterizzano i vari stati di: artrosi, artrite, periostite, osteoartropatia ipertrofiz-
zante. scogliosi, osteite, ostemielite, osteocondrite, osteocondroma, osteocon-
drosi, osteosclerosi, osteosarcoma, tumore bianco, morbo di Pott. ecc. ecc., non
sono altro che una conseguenza dello stato di intossicazione biochimica che
origina deficienze nell'equilibrio minerale ed ormonale da cui dipende la vita e
la salute della struttura ossea.
Le malattie di moda oggi. sono la scoliosi e le artropatie, dall'artrosi ai
nomi più grossi. La scoliosi e generalizzata a11'80% delle generazioni del dopo
guerra (mi riferisco all'ultima); i bambini del mondo civilizzato, 8 su 10 sono af-
fetti da scogliosi più o meno accentuata e molti di questi soffrono anche di artr-
si ed artrite.
La causa, come prima cosa, è da ricercarsi nella vita anti-igienica dei
genitori ed in special modo della madre nel periodo di gravidanza e poi nell'ali-
mentazione artificiale del bambino che viene nutrito con le carni omogeneiz-
zate al plasmon anziche essere allattato con il petto materno per nove, dieci e
dodici mesi, come abitualmente secondo natura veniva allattato cinquanta e più
anni fa.
Diciamo dunque che, anche le malattie delle ossa. sono l'effetto risultante
della irrazionale alimentazione e, che, secondo la predisposizione genetica,
iniziano sin dal concepimento e si protraggono poi nel periodo di gravidanza; in
quello dell'allattamento (in special modo se è artificiale). nello svezzamento o
nell'alimentazione abituale (sostanzialmente carente di sostanze vitali per
conseguenza delle irrazionali associazioni alimentari suggerite dalla gastrono-
mia convenzionale le quali, per quanto ci appaiano realmente nutrizionali,
danno atto ai processi di carenze metaboliche che riscontriamo poi con gli esami
del sangue in generale). Pertanto, se vogliamo curare queste malattie e talvolta
prevenirle, dobbiamo attenerci scnipolosamente ai consigli igienistici più volte
chiamati in causa nel corso di questa trattazione trofoterapica i quali. ad
eccezione di alcune varianti idrotemofangoterapiche e fitoterapiche come
suggerirò in seguito, valgono anche per tutti i casi di malattie delle ossa.
L a trofoterapia pratico 447

In genere, qualsiasi malattia delle articolazioni e delle ossa denuncia uno


stato di intossicazione urica ed uremica più o meno avanzato. Diciamo che se il
malato viene visitato dal medico iridologo naturopata, come minimo gli riscon-
trera un processo infiammatorio a carico dell'apparato digerente, del fegato, dei
reni, dei bronchi e l'alterazione cromatica dell'area della pelle, della colonna e
degli arti.
Ho detto come minimo quindi non è più una malattia specitica, ma il sinto-
mo di un complesso quadro patologico il quale richiede un trattamento radicale,
però non con le vitamine di sintesi chimica e tanto meno con il cortisone ed i
salicilati e gli anestetici per calmare l'eventuale dolore, bensi con unacura disin-
tossicante, decongestionante e normalizzante la funzione dell'apparato digeren-
te e renale, cercando di riattivare l'equilibrio termico fra la temperatura interna
ed esterna del corpo.
Tutto ciò si otterrà osservando rigorosamente i numeri e caselle dei corisi-
gli di intervento igienistico standard con le varianti che suggerisco nel corso del-
I'esposizione progressiva.

1 - Al mattino appena svegli praticare una frizione fredda (previa orticazione


se la pelle non e affetta da malattie dermatose).
2" - Mezz'ora dopo, bere a sorsi un bicchiere di acqua naturale.
3" - Dieci minuti dopo, bere il depurativo come da casella "a" per 25 giorni.
4" - Iniziare la cura del limone da 1 a 7 al giorno come indicato a pagina 395
Terminata questa cura, seguire come da casella "d".
So- Potendo, eseguire esercizi fisici o una passeggiata in collina. praticando
respirazioni profonde con il ventre.
6" - La passeggiata o gli esercizi fisici, praticarli come indicato dalla casella
"e".
7" - Un'ora dopo il succo di limone, fare la prima colazione con frutta di sta-
gione come indicato nei consigli di intervento igienico standard.
8" - Dal momento della prima colazione, praticare il digiuno a frutta per 10 o
15 giorni, secondo la gravità del male, come indicato dalla casella "f'.
9" - Gli adulti praticheranno il bagno genitale come da caselle "g - i". I bambi-
ni praticheranno il bagno di Just come da casella "j"; il bagno di tronco
alle ore 17 come da casella "k" e le sei frizioni praticate al mattino nei
primi giorni di cura, come da casella "p".
Seil malato è degente a letto, indistintamente sia all'adulto quanto al bam-
bino, per i primi 2 o 3 giorni praticare la fasciatura totale umida come da ca-
sella "m". Per sapere come si applicano tutte queste terapie idriche, consul-
tare il libro "La Medicina Naturale alla portata di tutti" o meglio. il libro
"Vivi con gli agenti naturali".
IO0- Terminato il digiuno a base di frutta cruda, nel c o n o del mattino alimen-
tarsi come indicato al comspondente n. 10 dei consigli di intervento igieni-
stico standard.
11" - Gli adulti, se il polso glielo consente, praticheranno il lavaggio del sangue
come indicato dalle caselle "p - q".
12" - Mangiare un frutto come indicato al n. 12 dei consigli di intervento igie-
nistico standard.
13"- Pranzare come indicato al n. 13 dei consigli di intervento igienistico stan-
dard però, nei casi di malattia grave, sconsigliamo tutte le proteine di ordi-
ne animale quindi, per 15 o 20 giorni, il malato pranzerà w n una abbon-
dante insalata mista di verdure ed ortaggi al cmdo, accompagnata da olive
non salate e da noci o mandorle dolci, con qualche fettina di pane inte-
grale o grissini integrali.
Trascorsi i 20 giorni citati, assieme all'insalata mista cruda si può associa-
re una proteina di ordine animale come indicato sempre al n. 13 dei consi-
gli di intervento igienistico standard.
14" - Osservare questa dieta fino a guarigione come indicato dalla casella "r".
15" - Quanto viene indicato con questo numero, nei consigli di intervento igieni-
stico standard, si consiglia solo a guarigione awenuta.
Prima di iniziare il pranzo, prendere un cucchiaio di lievito dietetico dilui-
to in un po' d'acqua. come indicato da casella "s".
16" - Nel pomeriggio, cibarsi come indicato dalla casella "t".
17" - A cena, mangiare solo un'abbondante insalata mista associata con una
proteina. Non mangiare mai i prodotti caseari, perche di sera sono indi-
gesti.
18" - Dormire con il cataplasma di fango (terra non concimata), applicato sul
ventre, reni e colonna vertebrale, come indicato dalle caselle "u - v - z".
Le applicazioni saranno relazionate allo stato di malattia.
19" - Se durante il giorno non si e liberato l'intestino, praticare un clistere di
acqua naturale (da un litro e mezzo a due).

TERAPIE SUSSIDIARIE

20" - Nei casi di artrosi ed artrite deformante, a tine cura del depurativo, circa 8
giorni dopo. iniziare la cura con le decozioni n. 3 e n. 4 esposte a pag. 400.
21" - Durante il giorno, nel mattino e nel pomeriggio bere un bicchiere di succo
di carote centrifugate più mezzo bicchiere di succo di vena o cavolo
centrifugato.
La trofoterapia pratica 449

22" - Per tre mesi, a metà pranzo, prendere un cucchiaino da caffè di guscio
d'uovo polverizzato. (Il guscio deve essere di uova di gallina mspante).
23"- Come rimineralizzante complementare, a metà pasto, pranzo e cena,
prendere un cucchiaino da te di alghe in polvere con un'ostia.
24"- Sulle parti doloranti applicare il cataplasma divena preparato nel seguente
modo:

Tutto ben mischiato, quanto neces-


sario per avere un impasto omoge-
250 gr. di cavolo verza macinato neo. Si spalma su un telo di cotone e
4 cucchiai da zuppa di aceto di vino si applica sulla parte interessata fa-
1 cucchiaino da te di senape nera sciando con una benda. La durata
dell'applicazione non deve essere in-
feriore alle 4 ore. (Attenzione! Se
sulla pelle ci sono manifestazioni der-
matose, si applica solo il cataplasma
di verza, senza aceto e senza la sena-
pe).

L'applicazione può essere ripetuta quotidianamente se dopo i'applicazie


ne sulla pelle non si evidenzia I'eritema. Se sulla zona dell'applicazione do-
vesse insorgere I'eritema, l'applicazione successiva si farà quando sarà cessato
I'entema.

Un altro cataplasma ad azione mbefacente revulsiva, indicato in casi di


dolori reumatici, artritici, artrosici, nelle sciatalgie, nelle lombaggini, nelle
affezioni bronchiali, e quello che in seguito espongo:

250 gr. di cavolo v e n a macinato Si impastano per bene tutti gli ingre-
100 gr. di cren radice grattuggiata dienti in un barattolo di vetro mu-
20 gr. di aglio bulbo macinato nito di coperchio. Dopo I'utilizza-
20 gr. di menta piperita foglie zione, la parte restante si mette in fri-
freshe rese in poltiglia gorifero. L'utilizzazione si fa spal-
1/2 cucchiaio da zuppa di senape nera mando su di un telo di cotone grande
5 cucchiai da zuppa di aceto di vino quanto per coprire la parte interessa-
ta dal dolore. Lo spessore sarà finis-
simo, non deve superare il millime-
tro, e si applicherà nel seguente mo-
do:
450 Capitolo XV

Ungere con un po' di olio d'oliva la parte su cui verrà applicato il cata-
plasma; applicare il cataplasma come spiegato e fasciare con una benda.
La prima applicazione non deve superare Sora. Le successive, se la pelle si
arrossisce troppo, saranno del medesimo tempo, altrimenti si può aumentare di
mezz'ora il tempo di applicazione.
Prima di applicare il secondo cataplasma, assicurarsi che il rossore della
pelle sia sparito. Ad ogni applicazione aumentare di mezz'ora il tempo fino ad
arrivare alle 3 o 4 ore, che è il tempo massimo per queste applicazioni. La cura
si completa con 15 applicazioni. Attenzione però, non si può applicare sulle
ferite e sui processi dermatosi della pelle.

L'ALIMENTAZIONE e L'IGIENISTICA della DONNA nel periodo di


gravidanza e durante Sallattamento della creatura.
- --
A prescindere che prima di concepire un figlio, i genitori o la coppia do-
vrebbero sottoporsi ad un rigoroso trattamento igienistico trofoterapico disin-
tossicante per un periodo minimo di 90 giorni, la donna incinta se ci tiene di por-
tare a felice compimento il più bello degli effetti fisiologici della Natura, la
procreazione che perpetua la specie e, se realmente ci tiene che il fmtto del suo
ventre veda la luce del primo giorno di vista esterna in perfetta salute, e a nutrirlo
poi con il latte del proprio petto fino al termine dello svezzamento fisiologico,
condizione indispensabile per la futura salute della sua creatura, deve attenersi
scmpolosamente all'igienistica da noi consigliata.
I soventi disturbi e le interruzioni della gravidanza che si concludono con la
perdita del feto (aborto), a prescindere dai fattori traumatici, come pure i parti
difiicili e laboriosi nei quali talvolta bisogna intervenire perfino con il taglio ce-
sareo, perche il bacino è stretto o deformato da insorgenze neoplastiche f i b n
matose ecc., diciamo che non sono altro che conseguenze dei processi infiam-
matori della regione addominale per effetto delle croniche e cattive digestioni, le
quali purtroppo estendono la loro influenza negativa ai restanti organi del cor-
po.
Nel caso di aborto, oltre all'apparato genitale in se, generalmente la donna
difetta di un rilassamento nell'apparato renale e, nel caso di parti difiicili e
laboriosi, e palese il processo infiammatorio il quale dà origine a due fenomeni
fisici: restringimento della regione pelvica ed ingrossamento del feto. Pertanto.
se vogliamo ovviare a tali inconvenienti. i quali talvolta possono essere ainche
letali come la casistica dimostra con un 6,5%, diciamo che si precisa l'o!sser-
vanza dell'igienistica trofoterapica.
Orbene, sin dall'inizio della gravidanza e per tutto il periodo di allatta-
mento poi, la donna gravida osserverà quanto suggerisco.
La trofoteraoia oratica 45 1

Io - Appena sveglia al mattino, praticare la frizione fredda su tutto il corpo.


2" - Mezz'ora dopo, bere a sorsi un bicchiere di acqua naturale.
3" - Alle ore 7, bere il succo di uno o due limoni, diluito con il succo di un pom-
pelmo o di due aranci.
4" - Potendo, è consigliabile fare degli esercizi fisici all'aria libera od una pas-
seggiata in collina; se del caso, camminare 10 minuti a piedi scalzi sull'er-
ba umida e, nel contempo, praticare delle respirazioni profonde con il
ventre.
5" - Un'ora dopo il succo di agmmi, fare la prima colazione con fmtta di sta-
gione a volontà, meglio ancora se con mele.
6" - Un'ora dopo, servirsi uno yogurt, grasso o magro secondo la costituzione.
7" - Un'ora e mezza più tardi, mangiare una tazza di mueslei.
8" - Un'ora prima di pranzo mangiare della frutta, possibilmente una o due
mele.
9" - Un quarto d'ora prima di pranzo bere un bicchiere di succo di carote
centrifugate più mezzo bicchiere di succo di cavolo verza.
Prima di iniziare il pranzo, prendere un cucchiaio di lievito dietetico,
diluito in un po' d'acqua.
10" - Pranzare con una insalata mista di verdure ed ortaggi crudi, come indica-
to al n. 13 dei consigli di intervento igienistico standard.
11" - A metà pasto, prendere un cucchiaino da té di alghe marine in polvere,
assunte con un'ostia a modo di cachet.
12" - Come secondo piatto, se I'appetisce, pub servirsi degli ortaggi stufati (vedi
ricettario gastronomico).
13" - Tre ore dopo, mangiare della frutta di stagione, oppure mele a volontà.
14" - Un'ora e mezza più tardi, si servirà uno yogurt.
15" - Un'ora dopo, mangiare qualche fettina di pane integrale tostato con un po'
di miele (50 + 100 grammi).
16" - Un'ora prima di cena servirsi ancora un frutto (mele possibilmente).
17" - Prima di cena prendere un cucchiaino di lievito dietetico diluito in un po'
di acqua.
18" - Cenare con una insalata mista di verdure ed ortaggi cmdi, possibilmente
variati da quelli del pranzo, come pure anche la proteina deve essere diffe-
rente, tenendo presente che di sera non è consigliabile mangiare prodotti
caseari, perché sono indigesti, come non è consigliabile mangiare risotto o
pasta asciutta.
19" - Durante la cena, prendere un cucchiaino da te di alghe marine come a
pranzo.
45 2 Capitolo XV

TERAPIE SUSSIDIARIE IMPRESCINDIBILI CONSIGLIATE

20" - Praticare la frizione fredda al mattino appena sveglia, come indicato al


numero 1 dei consigli di intervento igienistico standard.
21" - Nell'arco del giorno, praticare 3 bagni genitali, come indicato dalle caselle
"g - h - i" dei consigli di intervento igienistico standard.
22" - Curare l'evacuazione intestinale come indicato al n. 19 dei consigli di
intervento igienistico standard.
23" - Dormire tutte le notti con il cataplasma di fango applicato sul ventre e sui
reni eventualmente se vi è in atto un processo infiammatorio a carico di
questi organi.
24" - Dopo il terzo mese di gravidanza, a metà pranzo, prendere un cucchiaino
di guscio d'uovo polverizzato. (L'uovo deve essere di gallina mspante). Il
guscio d'uovo polverizzato verrà preso anche durante I'allattamento. Da
questo periodo può incominciare a prendere un cucchiaino di polline
diluito in un po' di acqua tutte le mattine per 3 mesi.
25" - Negli ultimi tre mesi è consigliabile fare la cura con la pappa reale Mel-
brofit (vedi pappa reale).
Se la donna incinta si attiene a quanto ho suggerito e, se del caso, durante
gli ultimi 4 o 5 mesi notasse delle piccole perdite di sangue, intensifichi i
bagni genitali. osservando per qualche giorno il riposo a letto: arriverà al
parto indolore e darà alla luce una sana e bella creatura.
(Se invece notasse delle perdite di sangue nei primi 2 o 3 mesi, consiglio la
visita ostetrica, poiche ci potrebbe essere il pericolo di una gravidanza
extra uterina).

L'ALLATTAMENTO D E L NEONATO

11 compito della madre, è quello di nutrire la propria creatura con il latte del
suo petto, pertanto ha il dovere di osservare e praticare tutte le discipline natura-
li suggerite per il periodo della gravidanza ed il successivo periodo di allatta-
mento le quali, le consentono di produrre e mantenere il proprio latte per tutto il
tempo richiesto (9 e più mesi), il quale da noi igienisti viene considerato come il
periodo indispensabile e necessario per la completa formazione fisiologica di
tutti i tessuti stmtturali che costituiscono gli organi del complesso apparato dige-
rente della creatura.
Una alimentazione che non sia tale, ossia che non sia di petto materno o di
nutrice, oppure che non sia orientata secondo il concetto trofoterapico della
nuova dietetica, stiamo pur certi che va a dar vita a tutte le predisposizioni di
malattia che comunemente si evolvono nel corso dell'esistenza del nuovo esse-
re, il quale se raggiungerà l'età della procreazione, a sua volta genererà dei figli
che perpetueranno il progressivo stato degenerativo della condizione ereditaria
dello stato di alterazione organica della specie.
Pertanto la madre ha il sacrosanto dovere di curare la formazione ed il
mantenimento del proprio latte per tutto il periodo citato, ossia per i primi nove
mesi di vita del bambino.
Se malauguratamente la madre non ha il latte perché il suo degenerato
organismo non è in grado di produrlo per tutto il periodo citato, o addirittura non
ne ha per nulla, nelle prime ore di vita alla creatura si somministreranno alcune
poppate di siero latteo diluito con acqua naturale. Questo siero funge da colo-
stro, il quale è il primo liquido che esce dal peno normale della puerpera a fine
del parto, il cui compito è quello di purgare la creatura.
Nei giorni successivi, fino alla fine del nono mese, periodo in cui si inizia lo
svezzamento, sempre rispettando il numero ed il tempo delle poppate, le quali
inizialmente verranno regolamentate secondo la tabella che più avanti espongo,
ma che in realtà saranno condizionate dalla richiesta istintiva della creatura che
con il pianto guiderà la madre, il bambino verrà nutrito con una alimentazione
composita, la quale sarà costituita da latte acidulo (Yogurt), da latte di cereali
integrali (fiocchi di avena non precotti, fiocchi di frumento, di orzo, di riso); da
centrifugatkdi ortaggi cmdi (carote, cavolfiori, bietole, scorza-nera o barba di
becco, spinaci, sedano radice e da centrifugati di frutta, mele, albicocche e succhi
d'uva), sempreché questi prodotti vegetali sianodi coltura biologica e biodinami-
ca e. mai di produzione chimica convenzionale.
Poiché l'alimentazione artificiale non è la più consona alla natura fisic-
logica dell'apparato digerente in formazione, quale è quello del neonato, sul
ventre della creatura si dovrà applicare il cataplasma di fango per asportare il
calore malsano che internamente si produce per effetto nell'alimentazione ar-
tificiale.
Solo casi si eviterà l'insorgere delle conseguenti affezioni gastrc-enterocoli-
tiche a cui vanno abitualmente soggetti i bambini allevati artificialmente. Si
voglia o no riconoscere, queste affezioni sono la caratteristica origine di tutti i
frastorni organici i quali, incontrando la naturale predisposizione data dal fatto-
re ereditario, degenerano in polimorfe sindromi patologiche che caratterizzano
le malattie, sia dell'infanzia quanto quelle della persona adulta.
Ciò che affermo, è la risultanza di 27 anni di esperienze vissute nella riso-
luzione di casi clinici, i quali quotidianamente si ripetono sempre più per conse-
guenza dell'errata metodica pediatrica che vede il neonato come un animale da
allevamento industriale. Solo il medico onesto, cosciente e scientificamente pre-
454 Capitolo XV

parato, pub dare atto a quanto ho esposto però, di queste persone ve ne sono
molto poche.

A tale proposito accludo la relazione cronologica dell'allattamento compo-


sito e della successiva alimentazione di mantenimento praticata alla propria
bambina Eva, che gentilmente il Signor Aldo Galli mi ha inviato.
Fra il centinaio di famiglie che,come il Signor Galli, telefonicamente ho
aiutato con i miei consigli dietetico pediatrici ispirati dalla Medicina Naturale,
Lei Signor Galli è l'unica persona che mi ha inviato una relazione. Con questo
atto Lei dà maggiore credito a quanto espongo e sostengo in materia di alimenta-
zione dei bambini, inoltre evidenzia il vero senso di responsabilità e maturiti<
sociale per lo più mancante alla maggioranza delle persone che come Lei hanno
usufmito e goduto i benefici dei miei consigli elargiti telefonicamente quindi,
~ a z i infinite
e Signor Galli.
Non e la riconoscenza che cerco, ma la documentazione positiva del
concetto trofoterapico, ailinché possa essere di aiuto a tutti coloro che come il
Signor Galli in questa era di teorie pseudoscientifiche, guazzando nella più cieca
oscurità, si scostano ed ignorano le immutabili ed ineguagliabili leggi della
Natura.
Benché quanto ha fatto il Sig. Galli non risponda completamente ai crismi
della più perfetta ortodossia trofoprandiologica, diciamo che l'effetto è stato co-
munque raggiunto; la bambina Eva ha quattro anni e mezzo, non ha mai visto il
medico e preso una medicina, con tutto ciò e il simbolo della vera salute psicofi-
sica.

Relazione cmnologica del Sig. Galli

REGIME DIETETiCO EVA DALLA NASCiTA (13 maggio 1977)

Dedico questa relazione al Professor Costacurta che mi ha introdotto alla


Medicina Naturale ed è tanto prodigo di saggi consigli.

Premessa
1" - Fino al 18" mese non si è tenuto conto della dissociazione degli alimenti in
quanto non era a nostra conoscenza (fino al giorno della Sua visita).
2" - La quantità dei vari cibi non e specificata poiché è più logico ailidarsi all'i-
stinto naturale di autoregolarsi della bambina.
3" - Nelle varie fasi di crescita non abbiamo mai controllato il peso della bam-
bina; in rispetto del principio che vale più la qualità corporea della
quantità.
4" - Durante la crescita, specie nei primi mesi, senza mai portare la bambina
da nessun pediatra, abbiamo osservato con scrupolo: i movimenti, i
riflessi, l'umore e le defecazioni.
5" - Infine, per quanto riguarda la preparazione degli alimenti e le pratiche
naturali, rispettiamo il più possibile i Suoi consigli e quelli del libro "La
Medicina Naturale alla portata di tutti".

La bambina è stata allattata con latte materno solo per i primi 20 giorni.
Dopo questo periodo e fino ai 50 giorni il latte materno è stato integrato con il
latte di avena e dal latte in polvere Pelargon.
Periodo da 2 a 4 mesi
- Pelargon
- Latte d'avena addolcito con miele.
In questi primi mesi le pratiche naturali consistevano: frizioni fredde, anche
più volte nel corso della giornata e cataplasma di argilla (in seguito sostituito
con quello di fango applicato sul ventre).
Periodo da 4 a 7 mesi (Se& - Dic. 1977)
- Pelargon
- Yogurt
- Latte di mandorle
- Succhi di frutta naturali o frullati nel latte di avena.
Abbiamo tentato con il succo di carota, ma lo rifiuta quasi sempre, così
abbiamo desistito.
In questo periodo si sono verificate fasi di stitichezza e ci siamo regolati
con:
2 applicazioni di fango al giorno sul ventre (oltre che di notte), semi di lino e
prugne messi a macerare nell'acqua, filtrare e centrifugare le prugne con un po'
di miele.

Per le irritazioni dovute a vari motivi o alle applicazioni di fango abbiamo


usato:
per via orale argilla e coda cavallina (polverizzata) con acqua e miele; per uso
esterno compresse di acqua fredda invece del cataplasma di fango.
456 Capitolo XV

8" mese (Gennaio 1978)


- Pelargon
- Latte di avena o di mandorle
- Mela o pera grattugiate
- Yogurt
Si è pure abituata a bere il succo di carota, dapprima diluito con acqua o
yogurt ed in seguito naturale.
In questo mese è spuntato il primo dente: le defecazioni sono abbastanza
naturali e abbondanti.

9" mese (Febbraio 1978)


Come il mese precedente, con la novità della pappa a base di brodo ve-
getale con fiocchi d'avena, 1 volta al giorno.
In questo mese sono spuntati altri tre denti e le hanno procurato tosse ed
inappetenza.

10" ed 1 Io mese (Marzo - aprile 1978) - Menu di base:


- Pelargon 1 poppata al mattino ed 1 alla sera
- Succo di arancia e yogurt a metà mattina
- Mezza mela (non grattugiata) prima di pranzo.
- Pappa di farina di riso integrale con brodo vegetale: oppure passato di verdu-
re con fiocchi d'avena o altri cereali.
- Una mela grattugiata o latte d'avena e yogurt come merenda.
Una volta la settimana 1 cucchiaino di lievito di birra.

Maggio 1978 - 1 Anno fino al 14" mese


Come novità abbiamo tolto il Pelargon dalla dieta.
Colazione:
- Succo di fmtta e yogurt.
Pranzo:
- Succo di verdura
- Brodo di verdure con farina di riso o altri cereali (orzo. miglio).
Merenda:
- Latte di avena o latte di mandorle dolci.
Cena:
- Fmtta di stagione e yogurt.
A causa dell'irritazione alle gengive, dovuta alla crescita dei denti, abbia-
mo tenuto un periodo a crudo a base di yogurt, anche perché lo gradisce.
La trofoterapia pratica 457

Colazione:
- Succo d'arancia e yoguri.
Metà mattina:
- Banana e yogurt.
Pranzo:
- Succo di mela. pera, yogurt.
Come merenda e per cena altra fmtta di stagione ed eventualmente ancora
yogurt Il menu può variare con succo di carota - latte di mandorle o di avena -
frutta fresca intera - yogurt.
Nei mesi di giugno e luglio, forse per il gran caldo, non gradisce le pappe di
cereali, pertanto le abbiamo sospese.

15" e 16" mese (Agosto - Settembre 1978)


- Frullato di latte d'avena con banana
- Succo di mela e yogurt
- Succo di carota - pappa di miglio con aggiunta di 1 tuorlo d'uovo e 1 cucchiai-
no di lievito di birra
- Fmtta di stagione (melone-pesca) formaggio
- Orzo maltizzato.
Menu consigliati dal Sig. Costacurta:
- Frutta frullata e latte d'avena o yogurt
Pranzo
- Succo di carota con foglia di spinacio; passati di verdura cotta al vapore con
cereali o patate. Mettere un tuorlo d'uovo cmdo o sodo a giorni alternati
- Come bevande: latte di mandorle, frutta centrifugata.
- Verdura cruda: carote, broccoli.
17" mese (Ottone 1978). Dopo la visita del Sig. Costacurta.
Al mattino:
- Succo di limone
- Banana
- Muesley.
Pranzo:
- Succo di carota - passato di verdura - zucchine cotte al vapore.
Merenda:
- Pera. yoguri o formaggio o ricotta.
Cena:
- Cachi o uva.
18" e 19" mese (Novembre - Dicembre 1978)
Menu di due giorni qualunque:
- Succo di limone - Succo d'arancia
- Banana - Yogurt - Mela non grattugiata
- Yogurt Pranzo:
- Uva. - Succo di carota e broccolo
Pranzo: - Insalata mista (senza foglie)
- Mela grattugiata, muesley. - Zuppa di verdura con fiocchi di
Cena: cereali.
- Succo di carota, zucchine Merenda:
- Brodo di verdura con patate. - Banana intera, orzo maltizzato.
Cena:
- Insalata mista con noccioline,
crema di patate
- Pane e miele. infuso di menta.
20" mese (Gennaio 1979)
Colazione:
- Succo d'arancia
- Yogurt
- Mela.
Pranzo:
- Succo di carota, insalata mista cruda (anche pezzettini di carciofi cmdi) ver-
dura di stagione cotta al vapore (cime di rapa o carciofi), zuppa di cereali.
Merenda:
- Fmtta di stagione (mele, pere, mandarini, noci).
Cena:
- Ancora frutta (raramente verdura), yogurt o ricotta alle ore 18.
Dal 21" mese al 2" anno (Febbraio - Maggio 1979)
Nulla di diverso rispetto al mese precedente, salvo alternare il succo
arancia con il succo di limone e variare la frutta e la verdura secondo la sta-
gione.
Da sottolineare che una febbre a 40°, dovuta alla formazione dei molari è
passata in un solo giorno con frizioni. compresse addominali e cataplasma di
fango sul ventre e reni di notte. Come alimentazione si e regolata con spremute
di arancia. di limone. succhi di mela ed un po' di yogurt.
In generale tosse. raffreddore o altri disturbi di vana natura, hanno sempre
avuto un decorso normale e senza complicazioni e, a parte I'inappetenza. la
bambina ha sempre avuto un buon umore.
La tmfotempia pratica 459

Da 2 anni a oggi (La bambina ha 4 anni e 3 mesi)


L'alimentazione è come la nostra, salvo nei casi di qualche crisi dove la
bambina si regola da sola e chiede lei cosa mangiare o meno. Nostra unica
preoccupazione è tenerla lontana dalle golosità.
Generalmente il menu è questo:
Colazione:
- Succo di limone o di aliri agrumi: aranci, pompelmo, uva, mandarini
- Fmtta di stagione.
Pranzo:
- Succo di carota, verdura mista di stagione; riso integrale con pesto o sugo di
pomodoro o con zucca e fagioli o carciofi o asparagi o sugo di piselli
- Oppure minestrone di verdure con orzo.
Merenda:
-Fnitta di stagione e yogurt oppure pane e miele con caffé di orzo
-Nel periodo invernale: lane d'avena con datteri o Kivy o cerimolia
-D'estate: anguria o pesche o albicocce
-In autunno: fichi o castagne o uva
Cena:
- Insalata e passato di verdura - formaggio (la cena è consumata alle ore 18).
- Oppure fmna e yogurt (specialmente cachi in autunno).
Prima di dormire una mela, o succo di frutta oppure orzo.
Il pranzo di mezzogiorno, dopo l'insalata, può variare nel modo seguente:
verdure ripiene (es. pomodori con ripieno di riso, carote e zucchine - vene con il
medesimo ripieno - zucchine con ripieno di ricotta, pan grattato e altre verdure).
Torta di verdura (zucchine, patate, sugo di pomodoro con erbe aromatiche).
Nel periodo invernale occasionalmente:
- Pizzoccheri conditi con formaggio, coste e carciofi
- Polenta con funghi
- Polenta con sugo di verza, pomodoro e verdure varie con grani di soja
- Polpettine di soja fritte o in umido
- Lenticchie con varie verdure
- Lasagne condite con sugo di pomodoro ed una besciamelle a base di farina di
fmmento, acqua e tamari.
Qualche volta prepariamo torte e biscotti con ricette semplici e pochi
zuccheri. Evitiamo in modo rigoroso i dolci tradizionali, carni, pesci, salumi e
cibi raffinati, salvo qualche rarissima eccezione.
In autunno ed in primavera, per un periodo di 15/20 giorni, prendiamo il
depurativo e le alghe marine in polvere o in pastiglie.
COME PRATICHE NATURALI:
- Frizioni tutte le mattine:
- Frequenti cataplasmi di fango;
- Bagni freddi solo nel periodo estivo;
- Nei casi di febbre: frizioni e compresse fredde a corpo ben caldo.
La saluto cordialmente nella speranza di esserle stato utile.
16/9/1981 Galli Aldo
Via Trabattoni, 6 3
SEREGNO
Tel. 0362/220101

La bambina Eva Galli dopo i I 5 @ornidi vita e all'efa di 4 anni e 5 mesi


ALLATTAMENTO ARTIFICIALE COMPOSITO

Tavola delle diluizioni degli alimenti e la loro presunta dose giornaliera.


Attenzione!! Le poppate vengono somministrate dalle ore 6 del mattino alle
ore 22 e non oltre. La temperatura di somministrazione e preferibile che sia
quella dell'ambiente, dai 22" ai 37" C al massimo.

Tabella

Nota: Se il bambino lo appetisce. 6 preferibile somminisbare yoguri.


Lo yoguri conviene prepararlo in casa, possibilmente con latte di cascina.
Le poppale verranno somministrate in maniera alterna ed eventualmente saranno integrate con
poppate awiuntive d i succhi di fmtta ed ortaggi centrifugati. come indichiamo in seguito.

Tavola delle diluizioni degli alimenti

PERIODI SPECIE D I ALIMENTO PERCFNT M S E PER XUMERO TOTALE


DILUITO CON ACQUA DILUI
[>I POPPATA POPP.KTF DELLA
NATURALE 11051: '+ii W. AL DOSE
GIORNO GIORNAL.
'F
I' giorno Sicro latico (Eventualmente integrari.
8 2 16
con acqua naturale).

50 R t I 2 6 48 s 72

50 1 2 - 30 6 72 + I80
d'avena e di orzo

50 30 40 6 180 i240
7 giorno

dal 7 al idcm
?O t 90 6 240 i540
30' giorno

dal 30" al idem


6 i40 i 604
h0 giorno

? mese idem 1 30 140+170 5 700sRSO

30 140 i170 5 700 L 850

da1 5' al Yogurt. latte d i fiocchi d'a\,ena.


15 i60-LIR0 5 '100t90

dal 7 al Y o g n intero grassoe magrnaltemato


9 mese senradiluirc. Lattedifir>cchidiccrea-
225 + 250 4 W l - 1000
li senza diluire.
462 Capitolo X V

I" giorno: se del caso, eventualmente integrare le due poppate con poppate
alterne di acqua naturale a 37" C.
Dal3" al 60"giorno: alternare le 6 poppate con 2 poppate di latte di cereali
al giorno (una al mattino ed una al pomeriggio).
Fra poppata e poppata, se il neonato piange, integrare con uno o due
cucchiai di succo centrifugato di fmtta (mele o uva diluito al 50%).
Da1 60" al 90" giorno: fra una poppata e l'altra di latte di cereali, som-
ministrare una volta al giorno 1 cucchiaio di latte di mandorle dolci diluito con 3
cucchiai di acqua naturale. Sempre alternando, somministrare una volta al
giorno 3 cucchiai di succo di carote centrifugato diluiti con 2 o 3 cucchiai di
acqua naturale. Fra le altre poppate si possono somministrare 4 cucchiai di
succo di fmtta centrifugata diluiti al 50%.
AI 4" mese: somministrare 3 poppate di latte di cereali al giorno. Fra p o p
pata e poppata, al mattino somministrare 4 cucchiai di succo di carote centrifu-
gate, diluiti con 2 cucchiai di acqua naturale; nel pomeriggio somministrare 3
cucchiai di succo centrifugato di cavolfiore più 10 gocce di centrifugato di spina-
ci, il tutto diluito con 2 cucchiai di acqua naturale.
A giorni alterni, somministrare 2 cucchiai di latte di mandorle dolci, diluito
con 2 cucchiai di acqua naturale.
Dal 5" a l 6" mese: Nell'arco del giorno, somminisirare sempre 3 poppate di
latte di cereali diluito al 15%.
Al mattino, fra una poppata e l'altra, somministrare 5 cucchiai di succo di
carote, più 20 gocce di succo di spinaci centrifugati, il tutto diluito con 1
cucchiaio di acqua naturale.
Nel pomeriggio somministrare 2 cucchiai di succo di cavolfiore più 1
cucchiaio di succo di bietola, il tutto diluito con 2 cucchiai di acqua naturale.
A partire dal 6" mese il succo centrifugato di fmtta si somministra senza
diluire, in ragione di 2 + 3 bicchierini al giorno come integrativo fra poppata e
poppata.
Dal P a l 9" mese: tutti gli alimenti vengono somministrati senza diluire.
Somministrare 3 poppate di lane di cereali sempre alternate a quelle di
YOgurt.
AI mattino, fra poppata e poppata, somministrare 5 cucchiai di succo di
carota più 20 gocce di succo di spinaci centrifugati.
Nel pomeriggio, somministrare 2 cucchiai di succo centrifugato di cavol-
fiore più 1 di succo di bietola e 2 di succo di lattuga.
Nell'arco del giorno, somministrare anche da 2 a 4 bicchierini di succo di
frutta (mele, albicocche, uva).
A giorni alterni, somministrare 5 cucchiai di latte di mandorle dolci, diluiti
con 5 cucchiai di acqua naturale.
La trofoterapia pratica 463

Ai bambini non somministrare né zucchero, né acqua zuccherata, ma solo


acqua dolcificata con miele o uno o due cucchiaini da te di miele al giorno.
Il lane di cereali, se il neonato lo appetisce, si somministra senza dolcifica-
re, altrimenti lo si dolcifica con un cucchiaino di miele.

In caso di costipazione, somministrare un bicchiere al giorno di latticello


preso a tazzine, e due o tre tazzine di infuso composito preparato con le seguenti
erbe:
Anice stellato
Camomilla
Menta piperita
semi
fiori
foglie
schiacc. gr. 5
gr. 5
gr. 5
} Un cucchiaino di questa miscela
messo in infusione per 12 minuti
in una tazza da te. Filtrare e som-
Tiglio fiori gr. 5 ministrare una tazzina da caffe
dolcificata con un cucchiaino di
miele.

Attenzione!! Per tutto il periodo dell'allattamento artificiale bisogna appli-


care il cataplasma di fango sul ventre almeno durante la notte. (Il cataplasma si
prepara con terra non concimata e non con l'argilla).

COME SI PREPARA IL LATTE DI CEREALI

Poiché tutti i fiocchi di cereali non hanno la stessa struttura molecolare, in


questo caso viene sconsigliata la loro associazione.
Nei primi 2 o 3 giorni, ogni poppata verrà preparata con il latte ricavato
dalla macerazione di 4 cucchiai di fiocchi, messi a macero in una scodella con
acqua a 40" C gradi, quanto basta per coprirli bene considerando il grado di
assorbimento. La scodella si coprirà con un piattino e sarà posta nell'angolo più
caldo della cucina. Il periodo di macerazione non deve essere inferiore alle 6
ore.
Trascorso questo periodo, si prende una scodella pulita, vi si stenderà una
garza sopra e si verseranno i fiocchi macerati, compresa la loro acqua. Pren-
dendo i quattro lembi di punta della garza, si incomincerà a strizzare attorci-
gliando ben bene finché il tutto venga ben spremuto. Il latte raccolto nella sco-
della, verrà diluito con acqua naturale a 37" C gradi secondo la relazione ripor-
tata nella tavola delle diluizioni. Es.: gr. 4 di latte più gr. 4 di acqua - oppure gr.
6 di latte più gr. 6 di acqua.
Nei giorni successivi si aumenterà il numero di cucchiai di fiocchi, in rela-
zione alla dose di ogni singola poppata ed in relazione alla resa del prodotto ma-
cerato. Attenzione, per la diluizione attenersi a quanto e esposto in tabella.
COME SI PREPARA IL LATTE D I MANDORLE DOLCI

Si prendono 25 mandorle dolci e si mettono a mollo per 3 minuti in una


tazzina di acqua bollente per ammorbidire la pellicina.
Mondate della pellicina, si pestano al mortaio con l'aggiunta di un po' di
acqua, tanto da ottenere una finissima poltiglia. Ottenuta la poltiglia si aggiun-
gono grammi 50 di acqua a 37" C gradi; si lascia il tutto a macerare per qualche
ora, dopo di ciò con una doppia o tripla garza si filtra il tutto.
Si può incominciare a somministrare dal secondo mese di vita come
integrativo fra poppata e poppata, diluito con la seguente proporzione; dal
secondo mese. un cucchiaio di estratto diluito con tre di acqua. Nel giorno si
possono somministrare fino a tre cucchiai di estratto a 37" C gradi.
Dal quai-fo mese, la diluizione sarà in rapporto di uno a uno, cioè un
cucchiaio di estratto diluito con un cucchiaio di acqua, sempre a 37" C gradi.
Si somministrerà come integrativo fra poppata e poppata nella dose
massima di tre cucchiai al giorno.
Dal quinto mese in poi, come integrativo fra poppata e poppata. si posso-
no somministrare fino a 4 cucchiai al giorno. sempre rispettando il rapporto di
diluizione di uno a uno.
Dal nono mese al dodicesimo. come integrativo, si possono somministrare
5 cucchiai al giorno, sempre diluiti con altri cinque cucchiai di acqua.
Attenzione!! Il latte di mandorle dolci è sufficiente somministrarlo a giorni
alterni, uno si ed uno no.

COME SI PREPARANO I SUCCHI DI ORTAGGI E D I FRUTTA

Gli ortaggi, che per il loro apporto di sostanze più si addicono alla nutri-
zione del neonato che non viene allattato con il latte materno sono: le carote, il
cavolfiore, la bietola, gli spinaci. la lattuga, il sedano radice ed il cavolo vena.
La moderna tecnologia ci rende oggi più facile I'utilizzo degli alimenti natu-
rali e, senza disperdere le sostanze essenziali, ci consente di prepararli nel modo
piu consono alla fisiologia organica.
Per preparare il succo, oggi abbiamo la centrifuga. Questo prezioso elettro-
domestico ci consente l'estrazione del liquido biofisiologico di quasi tutti gli ali-
menti vegetali che. per il nostro caso. sono quelli citati.
Gli alimenti si lavano con acqua naturale corrente: gli spinaci e la lattuga
vengono lavati foglia per foglia (non si devono lasciare in acqua come abitual-
mente fanno le donne quando lavano le insalate) e si devono asciugare subito.
La trofoterapia pratica 465

Le carote e le bietole si lavano con una spazzola sempre sotto l'acqua corrente;
ciò dicasi per il sedano al quale, tolte le piccole radici e le eventuali protube-
ranze, si lava con la spazzola nell'acqua corrente del mbinetto. Fatto questo, si
procede a centrifugare; il liquido che si ottiene, verrà somministrato al neonato
secondo le dosi e modalità che in seguito suggeriamo. - Come da tavola delle
diluizioni.
Nel I o mese, come integrativo fra poppata e poppata, si possono sommini-
strare uno o due cucchiai di succo di mele o di albicocche o di uva diluiti con al-
trettanta acqua. Nei mesi successivi la diluizione sarà con la percentuale espo-
sta in tabella. Trattandosi di succhi centrifugati di frutta, la dose può essere ripe-
tuta anche tre volte al giorno a partire dal quarto giorno. regolata come dalla
nota aggiuntiva alla tavola delle diluizioni.
I1 succo di ortaggi, come integrativo fra poppata e poppata, si incomincerà
a somministrare a partire dal secondo mese come dalla seguente indicazione:
2" e J" mese, al mattino come integrativo. somministrare 3 cucchiai di
succo di carote diluito con 2 cucchiai di acqua.
4" mese, al mattino somministrare 4 cucchiai di succo di carote diluiti con
due cucchiai di acqua. Nel pomeriggio somministrare 3 cucchiai di succo di ca-
volfiore più 10 gocce di centrifugato di spinaci, il tutto diluito con 2 cucchiai
d'acqua.
Dal 5" al 6" mese, al mattino somministrare 5 cucchiai di succo di carote
più 20 gocce di succo di spinaci, il tuno diluito con un cucchiaio di acqua. Nel
pomeriggio, somministrare due cucchiai di succo di cavolfiore più un cucchiaio
di succo di bietola, il tutto diluito con 2 cucchiai di acqua.
Dal T' mese in poi, sempre fra poppata e poppata. somministrare 5
cucchiai di succo di carote con 20 gocce di succo di spinaci. il tutto senza
diluire. Nel pomeriggio, somministrare 2 cucchiai di succo di cavolfiore o di
cavolo verza più uno di bietola e due di succo di lattuga senza diluire.
Attenzione!!! Tutti i succhi di frutta ed ortaggi centrifugati non si possono
conservare, come vengono estratti si devono utilizzare immediatamente.
Tutti i centrifugati citati, in egual misura, si possono somministrare come
integrativi fra poppata e poppata del petto materno o di nutrice.
Dimenticavo! La frutta per i centrifugati se e di produzione biologica basta
lavarla solo, se invece è quella che comunemente ci propone il commercio,
consiglio di sbucciarla.
I1 succo d'uva naturale ben matura si ottiene solo tramite spremitura dei
chicchi, la quale si può effettuare a mano oppure con lo schiacciapatate.
ALIMENTAZIONE D E L BAMBiNO DURANTE I L PERIODO DELLO
SVEZZAMENTO, FINO ALL'ETA' DI CONSAPEVOLEZZA, OSSIA
FINO A C H E NON SARA' IN GRADO DI MASTICARE E D INSALI-
VARE BENE I L CIBO.

Lo svezzamento è una tappa di grande importanza nell'alimentazione del


bambino ed e proprio in questo periodo che incomincia ad ammalarsi, se non si è
ammalato durante l'allattamento.
Nell'allattamento. il neonato si ammala solo per intolleranza del latte, sia
esso della madre, quanto quello di vacca o di elaborazione industriale (ben inte-
so non escludendo i fattori di predisposizione o malformazione genetica i quali,
talvolta, possono esserne la causa).
Lo svezzamento, è il periodo di transizione nel quale l'apparato digerente
del bambino viene preparato all'assunzione dell'alimento solido, all'assunzione
dell'alimento fibroso ad alto tenore di scorie; al cosiddetto alimento febbricitan-
te, se visto con l'ottica della Medicina Naturale, pertanto e in questo periodo
che si deve porre molta attenzione se non si vuole incorrere negli abituali errori
che commette la moderna pediatria convenzionale e allopatica la quale oggi ha
la sventatezza di prescriverlo a partire dal terzo mese di vita, e talvolta anche
prima, magari con il compiacimento della madre perché la sua creatura precoce-
mente mangia le pappette.
Orbene. se non vogliamo incorrere in questi madornali errori dietetici che
sappiamo quanto pregiudiziali sono alla salute presente e futura del nuovo
essere, lo svezzamento si deve condurre con la seguente metodica.
Inizialmente, oltre alle poppate, siano esse di petto materno oppure di lat-
te industriale (Yogurt) o latte di cereali. le quali per i primi due mesi devono es-
sere 3 o 4: come pasti integrativi si somministreranno pappette omogeneizzate di
fmtta fresca di stagione o di mele: pappette omogeneizzate di verdure ed ortaggi
freschi cmdi di stagione conditi con olio d'oliva vergine e gomasio.
Trascorsi i primi due mesi di svezzamento, le poppate di latte (possibil-
mente yogurt), verranno ridotte a due, invece le pappette omogeneizzate di ver-
dura ed ortaggi, saranno addizionate con una proteina. la quale può essere un
uovo sodo oppure 50 gr. di ricotta o mozzarella, o 6 noci o 10 mandorle dolci.
(Attenzione però, le noci o le mandorle dolci non si possono somministrare più
di una volta al giorno). Le pappette di fiocchi di cereali omogeneizzati verranno
comunque somministrate una volta al giorno nella dose di 200 gr. di brodo
vegetale e tre cucchiai colmi di fiocchi. Tengo a ricordare che, sia i cereali quanto
la ricotta e la mozzarella, non si devono somministrare nel pasto serale.
Come integrativo fra poppate e pappette, verranno somministrati succhi
centnfugati di fmtta o succo d'uva spremuta, centnfugati di carote, di bietola,
L a trofoterapia pratica 467

cavolfiore. lattuga, sedano radice e spinaci (il succo di sedano e di spinaci verrà
somministrato a gocce, da 15 a 20 al giorno, associato agli altri succhi di
ortaggi.
Sempre come integrativo si devono somministrare anche pappene orno-
geneizzate di fmtta fresca di stagione, nella dose di 3 o 4 tazzine da caffe al di.
Se vogliamo ovviare lo stato di malattia che generalmente insorge per
conseguenza dell'errata elaborazione e somministrazione associativa degli
alimenti, sia nel periodo di allattamento ed ancor più nel periodo dello svezza-
mento, dobbiamo somministrare al bambino solo cibo cmdo, derivato da
prodotti integrali possibilmente di produzione biologica e biodinamica.
Poiche il bambino non è ancora cosciente per ciò che concerne la funzione
di masticazione ed insalivazione, tutti gli alimenti solidi e spessi si somministre-
ranno omogeneizzati perche, come ripeto, non masticando e non insalivando
bene. nel piccolo apparato digerente si va ad originare la tanto deprecata febbre
gastrointestinale interna, ed e ciò che noi non vogliamo.

COME E COSA SI DEVE SOMMiNISTRARE NEL PERIODO DELLO


SVEZZAMENTO

PRIMO E SECONDO MESE


l " - AI mattino alle ore 6, somministrare una pappetta omogeneizzata di frutta
fresca di stagione o di mele, nella dose di 80 100 grammi.
2" - Un'ora dopo. somministrare una poppata di latte materno, per chi ha la
fortuna di averlo.altrimenti si somministra yogurt nella dose di 100 + 200
g.,se il bambino lo appetisce.
3" - Due ore dopo, somministrare una pappetta di ortaggi freschi omogeneizza-
ti (carote, bietole, cavolfiori. pera avocado, più 15 o 20 gocce di succo di
spinaci), condita con olio d'oliva vergine e gomasio, il quale deve essere
omogeneizzato assieme agli ortaggi (la dose della pappetta e di 100 + 150
m.)
4"- Alle ore 12 somministrare una poppata di lane materno o di y o g u ~
oppure di latte di cereali (fiocchi d'avena. di orzo, di frumento o di riso),
nella dose di 150 + 200 gr. (attenersi alla tavola delle diluizioni).
5" - Due ore dopo, somministrare una pappetta di fruna fresca cmda omoge-
neizzata (mele o albicocche), nella dose di 100 + 150 gr.
6" - Due ore dopo somministrare una poppata di latte di cereali nella dose di
150 gr.
468 Capitolo X V

7" - Due o tre ore dopo, somministrare una pappetta di ortaggi freschi cmdi
omogeneizzati, condita con un cucchiaio di olio d'oliva ed un cucchiaino
di gomasio. (Dose da 100 a 150 gr.).
8" - Alle ore 22, somministrare una poppata di latte materno o yogurt.
Se nel cono del giorno il bambino dovesse accusare sete, somministrare 1,
2, 3 tazzine di acqua naturale o meglio ancora succo di frutta centrifugata,
distanziati dai pasti. (Attenzione!! - Le pappette di fiocchi di cereali devono
essere omogenizzate).

DOPO IL SECONDO MESE

l " - Al mattino, prima di somministrare alcun cibo solido, è conveniente


somministrare una tazzina di acqua naturale; dieci minuti dopo, si dara
una tazzina da caffé di succo d'arancio o di mandarini addizionato con un
cucchiaino di succo di limone.
2" - Un'ora dopo, somministrare una pappetta di frutta fresca omogeneizzata,
nella dose di 100 grammi.
3" - Un'ora e mezza dopo, somministrare dello yogurt nella dose di 100
grammi.
4" - Due ore dopo, somministrare una tazzina di centrifugato di carote addizic~
nata con 15 gocce di succo di spinaci.
5" - Mezz'ora dopo, somministrare una pappetta omogeneizzata di fiocchi di
cereali, preparata con brodo vegetale e condita con olio d'oliva vergine e
gomasio (anche questo omogeneizzato); la dose deve essere contenuta fra
i 150 ed i 200 gr. di brodo vegetale e due o tre cucchiai colmi di fiocchi.
6" - Due ore dopo, somministrare una pappetta di fnitta fresca omogeneizzata
(100 + 150 grammi).
7" - Un'ora e mezza dopo, somministrare un cucchiaino di miele naturale.
8" - Un'ora dopo, somministrare uno yogurt (dose 100 gr.).
9" - Un'ora o ora e mezza dopo, somministrare una pappetta omogenizzata di
verdure ed ortaggi cmdi, addizionata con una proteina, o un uovo, o 6
noci, 10 mandorle dolci o pera avocado, condita con un cucchiaio di olio
d'oliva vergine ed un cucchiaino di gomasio.
10" - Due ore dopo, somministrare una tazzina di succo centrifugato di mele.
Le dosi suggerite sono per lo più indicative, in quanto ci si atterra a ciò che
il bambino appetisce, tenendo presente che non venga a mancare l'equilibrio
qualitativo sostanziale degli alimenti.
Attenzione ..... nel periodo dello svezzamento si rendono indispensabili le
discipline igienistiche idro-fangoterapiche, pertanto si consiglia di non dimen-
ticare la frizione fredda al mattino ed il cataplasma di fango applicato sul ventre
durante la notte. (Vedi il libro "La Medicina Naturale alla portata di tutti" ed il
libro "Vivi con gli agenti naturali").

COME SI PREPARANO LE PAPPE'iTE D I CEREALI

Si prende una carota, una cipolla ed un po' di sedano in coste, si tagliuzza il


tutto e si mette a bollire per 25 - 30 minuti in 600 gr. di acqua. A fine ebolli-
tura si versano in un tegamino 150 o 200 gr. di questo brodo; si aggiungono 2 o 3
cucchiai di fiocchi di cereali (avena o orzo o riso o fmmento) e si fanno cuocere
in ebollizione per 2 minuti; dopo di ciò, si lascia raffreddare a 37" C gradi, si
aggiunge un cucchiaio di olio d'oliva, 2 cucchiaini di gomasio e si passa tutto
all'omogeneizzatrice. Quando il tutto sarà ben omogeneizzato, si somministrerà
al bambino come indicato nel paragrafo dello svezzamento.

COME S I PREPARANO LE PAPPETTE CRUDE D I VERDURE E D


ORTAGGI ADDIZIONATE C O N UNA PROTERVA: UOVA SODE,
O RICOTTA, O MOZZARELLA, O CASATELLA, O 4 NOCI, O 6
MANDORLE DOLCI

Si prende una carota, una bietola, due foglie di lattuga, una foglia non
troppo grande di cavolo verza, un pochino di cavolfiore. si tagliuzza il tutto, si
aggiunge un uovo sodo o una delle proteine citate, ossia 50 g.di ricotta, o di
mozzarella o casatella oppure 4 noci o 6 mandorle dolci mondate della pellici-
na. Passare il tutto con I'omogeneizzatrice, ricordando di aggiungere un cuc-
chiaio di olio d'oliva e 2 cucchiaini di gomasio.

Tutte le dosi indicate, sia per I'allattamento artificiale composito quanto


per lo svezzamento, sono soggettive. Questo lo deve vedere la madre o la nutri-
ce che, notando come cresce il bambino, con buon spirito di osservazione, potrà
capire se sono sufficienti.
Il bambino non deve patire la fame però. non deve neanche essere rimpin-
zito come un animale da ingrasso; quello che deve predominare nella madre o
nella nutrice è il buon senso guidato dall'osservazione.
Somministrando nel giorno succhi di frutta, pappette omogeneizzate di
frutta. yogurt, latte di cereali, miele ecc.; nel periodo dello svezzamento
pappette omogeneizzate di verdure ed ortaggi, talvolta addizionate con una
proteina: pappette omogeneizzate di fiocchi di cereali (tenendo presente che
queste non si devono somministrare mai nel pasto serale, come pure non si
devono somministrare le proteine di origine casearia), stiamo pur certi che al
bambino non verranno a mancare le sostanze necessarie al suo sviluppo e
sostentamento.
Man mano che il bambino va completando la struttura dentaria, conviene
dare di tanto in tanto un frutto integrale, qualche grissino integrale o pezzetto di
pane integrale tostato, questo per abituarlo a masticare ed insalivare.
Quando la madre o la nutrice si è accertata che il bambino ha imparato a
masticare ed insalivare bene. anziché somministrargli alimenti omogeneizz
somministrerà alimenti integrali, insalate miste di verdure ed ortaggi crudi
una proteina: pappette di fiocchi di cereali o risotti ecc.
Avvertenza ..... sia nel periodo di allattamento artificiale quanto nello svez-
zamento. al bambino si deve applicare il cataplasma di fango sul ventre almeno
durante la notte se non vogliamo che febbriciti il suo apparato digerente.
La febbre gastrointestinale inizia con I'ingestione di alimenti non adeguati o
non consoni alla natura e struttura fisiologica dell'apparato digerente il quale per
nove mesi dovrebbe ricevere solo latte dal petto materno.
Benché l'alimento sia naturale, se la somministrazione non avviene secon-
do il concetto delle compatibilità biochimiche associative degli alimenti, non si
realizzerà mai la perfetta digestione, ma si darà il via all'insorgenza febbrile ed
al conseguente stato putrefattivo che in medicina naturale vuol dire autointos-
sicazione o intossicazione endogena.
L'indigestione genera lo squilibrio termico il quale come prima cosa si
evidenzia con l'aumento dei battiti del polso, ed una volta che abbia raggiunto lo
stato di cronicità, iridologicamente lo notiamo con I'anemia della pelle che si
palesa con l'alterazione cromatica del colore di base delle iridi degli occhi e
dalla concomitante e progressiva deformazione strutturale delle loro fibre tessu-
tali.
Se durante I'allattamento artificiale o composito, come pure se durante lo
svezzamento al bambino non viene applicato il cataplasma di fango (terra e non
argilla), come ripeto si convertirà in un malato cronico dell'apparato digerente
in genere, divenendo in tal modo la preda inevitabile delle peggiori insorgenze
patologiche le quali non si potranno mai vincere né con I'utilizzo degli antibio
tici, dei sulfamidici, del cortisone e nemmeno con la chirurgia e le irradiazioni
al cobalto.
La trofoterapia pratica 47 1

Come coadiuvante igienistica e terapeutica di prevenzione.consigliamo I'ap


plicazione della frizione fredda, ripetuta più volte al giorno. (Vedi libro "La
Medicina Naturale alla portata di tutti" ed il libro"Vivi con gli agenti naturali").
In chiusura di questo capitolo voglio dare ancora un suggerimento, il quale
interessa la madre o la nutrice che allatta.
Oltre a curare l'igiene trofoterapica affinché il suo latte sia realmente salu-
bre per il neonato, la nutrice deve curare in modo particolare anche l'igiene delle
mammelle ed in special modo dei capezzoli se non vuol incorrere nelle caratte-
ristiche anomalie del petto che generalmente si evidenziano nel periodo di al-
lattamento. Sono le ragadi. la linfangite e la mastite.
Inoltre, curando se stessa, la nutrice cura e previene l'infezione che mina la
salute della creatura. Quando il bambino ha terminato di poppare, si laverà il
petto ed il capezzolo in special modo con l'acqua del seguente decotto:
15 gr. di coda cavallina bollita per 5 minuti in 500 gr. di acqua. A fine ebol-
litura, aggiungere un cucchiaio raso di farina di fieno greco; lasciare il tutto in
infusione fino a raffreddamento. Filtrare ed utilizzare lavando il capezzolo.
Se per caso dovessero manifestarsi delle ragadi, applicare delle compresse
tiepide con un pannolino imbevuto in questa decozione, fra poppata e poppata.
Nelle mastiti applicare il cataplasma di ricotta, alternato alle pappette calde di
farina di lino.

FITOTERAPIA IN COMPRESSE
Le sostanze attivanti che fungono da farmaco le abbiamo nell'alirnento
vegetale crudo in genere ed il loro effetto lo riscontriamo maggiormente nell'or-
ganismo quando somministriamo delle insalate miste crude. Però, nel mondo
vegetale vi sono tante altre piante, fiori e bacche che si possono mangiare ma
che la sofisticata gastronomia ci ha fano dimenticare o non ha più voluto consi-
derare pertanto, nel corso di questa trattazione trofoterapica, piu volte ho ritenu-
to opportuno considerare come coadiuvanti dei deconi ed infusi o somministra-
zione in polvere di alcune piante.
Le sostanze attivanti contenute in questi semplici alimenti, se le assumia-
mo, sia in decotto o in infuso, sia in polvere o in pasticche, con il processo di
simbiosi rafforzano la dinamica cinetica di rigenerazione organica che avviene
per opera dell'alimento stesso proposto trofoterapicamente quanto trofogastn
nomicamente.
Considerando che, sempre non ci si trova nella possibilità di somministrar-
si questi preziosi alimenti che Madre Natura ha messo a nostra disposizione. sia
per il momento stagionale, sia per la pigrizia nel cercarli e raccoglierli e sia
anche per la impossibilità circostanziale, oggi la moderna tecnologia erboristica
ce li propone in compresse come complementi trofoterapici.
472 Capitolo XV

Non si utilizzano a modo di farmaco, poiché di farmaco non hanno nulla in


quanto non hanno subito alcun processo di isolazione delle sostanze ritenute
attivanti. per questo non sono nocivi ma il loro effetto si palesa nella simbiosi
organica solo se ci si attiene esclusivamente agli insegnamenti trofoterapici che
sono stati esposti nel corso di questa trattazione.
Non è detto che a tutti i soggetti facciano lo stesso effetto voluto e ciò è
dovuto alla condizione psico-organica di ognuno pertanto, nell'assumerli. si
osserveranno le eventuali reazioni positive o negative dalle quali si stabilirà il
proseguimento o la loro sospensione nella somministrazione.
Orbene, per facilitare e nel contempo aiutare il lettore interessato, voglio
chiudere questo importante capitolo della trofoterapia presentando alcune ricet-
te di compresse di erbe alimenti complementari nelle cure, elaborate dalla casa
italiana Vepro. diretta magistralmente dal competente erborista Giovanni Zaiili
che in questo campo di ricerca da anni dedica tutto se stesso (Vepro S.p.A. -
Brescia - via Val Saviore - tel. 0301320389).

RICETTARIO A CURA D I GIOVANNI ZAULI

Le più antiche tradizioni della medicina sono fortemente legate alla pianta
quale fonte sicura di guarigione e naturalmente agli Dei benevoli i quali davano
alla stessa le proprietà medicamentose.
L'uomo primitivo come poteva utilizzare l'erba se non facendola bollire o
infondere nell'acqua per ottenere un decono o infuso risanatore!
L'uomo moderno non rinuncia certamente al fascino della buona tisana ma
sono le circostanze della vita d'oggi che fatalmente ne limitano l'uso. Non
sempre I'uomo e accanto al focolare domestico dove ha alla portata di mano i
semplici strumenti necessari per la preparazione dei decotti: ed e questo presup
posto semplicemente di ordine pratico che ha spinto alla preparazione delle
compresse d'erbe.
Ma non è il solo, e sebbene per l'uomo della strada sia indubbiamente im-
portante, c'è un altro motivo, non di ordine pratico, che consiglia I'uso delle
compresse di erbe.
Nel decono noi assistiamo allo scioglimento di solo una parte degli ele-
menti contenuti nella pianta perché molti di essi perdono con I'essicazione
questa proprietà e ciò vale anche per le tinture, specialmente per gli oligo-ele-
menti che ad una attenta analisi risultano addirittura assenti.
Fitoterapia in compresse 473

Prendendo una compressa d'erbe noi ingeriamo interamente tutta la


composizione della pianta nel suo insieme e nulla va perduto poiché anche la
cellulosa presente ha la sua specifica funzione sugli organi della digestione.
E' indubbio che I'essicazione, anche se particolarmente curata, toglie
sempre una parte di principi attivi ma molti di essi rimangono almeno per un
certo periodo di tempo che varia da 6 mesi ad un anno e più a seconda del tipo di
imballaggio più o meno curato.
Ritornando alle nostre compresse, una confezione idonea è il vetro brunito
con una chiusura ermetica.
Il vetro brunito impedisce processi alterativi di certe sostanze fotesensibi-
li presenti. quali vitamine e olii essenziali allungando di molto con cio le
proprieta sinergiche e di conservazione fino oltre i due anni.
Ma per una buona riuscita della compressa e affinché essa abbia delle
buone caratteristiche curative ci sono a monte due altre lavorazioni e cioe:
La ventilazione e la disinfestazione delle erbe medicinali.
Con la ventilazione si asporta il maggior numero possibile di corpi estranei
quali insetti, polvere ecc.
Con la disinfestazione si cerca di distruggere sia gli insetti rimasti dopo la
ventilazione sia le loro uova e viene attuata tramite una camera stagna apposi-
tamente attrezzata in cui viene immesso del gas di azoto. La camera ha anche
una temperatura controllata. Le erbe vi rimangono per quaranta giorni; cioe
sono poste in quarantena.
Con ciò possiamo passare. con una certa tranquillità, alle fasi successive
che sono la macinatura la miscelazione e la compressione.
A questo punto possiamo dire di aver ottenuto una compressa che rispon-
de perfeitamente alle esigenze della salute nonché di aver dato un piccolissimo
contributo per migliorare sempre di più e rendere sempre più credibile la medici-
na naturale vicina all'uomo piu che mai in questi giorni di ripensamenti.
Per la descrizione dei vari tipi di compresse ci si atterra all'elencazione
delle proprietà principali e delle dosi consigliate ritenendo che ognuno potrà ser-
virsi dei testi di erboristeria presenti in commercio.

FRANGOLA
(Rhamnus Franpla)
Azione farmacodinamica : colagoga - lassativa,
Impiego : costipazione intestinale - insufficienza biliare - stiti-
chezza atonica e spastica.
Dosi consigliate : come colagoga tre compresse tre volte al giorno
prima dei pasti. Come lassativa da 5 a 8 compres-
se prese prima di coricarsi.
474 Capitolo XV

LIQUIRIZIA
(Glycyrrhiza Glabra)
Azione farmacodinamica : cicatrizzante - bechica - diuretica - pettorale - ar ' '
gastralgica - correttiva - anoressica.
Impiego : gastriti - ulcere gastreduodenali - stipsitoss
bronchiti catarrali - bulimia (fame insaziabile).
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.

IPPOCASTANO
(Aesculus Hyppocastanum)
Azione farrnacodinamica : vasocostrittiva - antiemorragica - vulneraria.
Impiego : ulcere - varici - fragilith capillare - scorbuto.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.

BETULLA
(Betula Alba)
Azione farrnacodinamica : antiartritica - antireumatica - diuretica - urolitica.
Impiego : artrite - reumatismi - cellulite - litiasi biliare e rena-
le - uricemia - nefrite.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.

MIRTILLO BACCHE
(Vaccinium Myrtillus)
Azione farmacodinamica : oftalmica - antisettica - asiringente gastroenterica.
Impiego : cecith notturna - catarro intestinale - meteorismo -
coliti - dissenterie - stomatiti.
Dosi consigliate : tre complesse tre volte al giorno lontano dai pasti.

TARASSACO
(Taràxacum Ofìicinale)
Azione farmacodinamica : coleretica - ipocolesterolemica - diuretica - depu-
rativa - tonica.
Impiego : litiasi biliare - itterizia - dispepsia - acne - idropisia
- renella.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno lontano dai pasti.
Fitoterapia in compresse 475

MELISSA
(Melissa Oficinalis)
Azione farmacodinamica : sedativa - antisterica - antispasmodica - carminati-
va.
Impiego : dispepsie nervose - disturbi del sistema neurovege-
tativo - isterismo - emicranie.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.

AGLIO
(Allium Sativum)
Azione farmacodinamica : ipotensiva - vasodilatatnce - vermifuga - ipoglice-
mizzante - antibiotica.
Impiego : artenosclerosi con ipertensione, disinfettante inte-
stinale, ossiuri, dissenterie da germi patogeni, stati
fetidi e gangrene bronchiali e polmonari.
Dosi consigliate : da 2 a 3 compresse tre volte al giorno prima dei
pasti, alternando il ritmo di quattro settimane per
evitare I'assuefazione.

ALGHE MARINE
(Fucus - Garageen)
Azione farmacodinamica : dimagrante - antiscrofolosa - risolvente ghiandola-
re.
Impiego : obesitk - adiposità - morbo di Basedow - gozzo -
mineralizzante.
Dosi consigliate : 2 compresse tre volte al giorno prima dei pasti. In
caso di nervosismo ridurre di 2-3 compresse la dose
giornaliera.

BIANCOSPiNO
(Crataegus Oxacantha)
Azione farmacodinamica : vasodilatatrice - cardiotonica - ipotensiva - sedati-
va.
Impiego : artenosclerosi con leggera ipertensione - aritmia
cardiaca - tachicardia.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.
476 Capitolo XV

CARCIOFO
(Cynara Scolimus)
Azione farmacodinamica : colagoga - coleretica ipocolesterolemica - epat*
rigenerante.
Impiego : ipercolesterolemia - arteriosclerosi con ipotensione
- epatiti - azotemia - eczemi da epatiti - insuficien-
ze epatiche.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.

GENZIANA
(Genziana Lutea)
Azione farmacodinamica : antipiretica - amara - leucocitogena - eupeptica -
diuretica - depurativa.
Impiego : anoressia - atonia gastrica - febbre intermittente -
infiammazione della milza - linfatismo - clorosi -
dispepsie ipocloridriche.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno, prima dei pasti.

GINEPRO
(Junipems Communis)
Azione farmacodinamica : antireumatica - antigottosa - diuretica - balsamica -
nefr+vescicale.
Impiego : artritismo - asma - bronchite - dispepsia - reumati-
smo - gotia - idropisia addominale.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.

ARTIGLIO D E L DIAVOLO
(Harpagophytum Procumbes)
Azione farmacodinamica : antiinfiammatoria - analgesica - antireumatica -
antiartritica - ipoglicemica.
Impiego : reumatismo articolare acuto e cronico - artrite
acuta e cronica - glicemia.
Dosi consigliate : tre compresse tre volte al giorno prima dei pasti.
Fitoteraoia in comoresse 477

LE RICETTE TRADIZIONALI D I JOHANN K ~ z L E .PARROCO


ERBORISTA - a cura di Giovanni Zauli -

"Nato 120 anni fa e morto nel 1945, era un parroco cattolico, erborista,
poeta. psicologo, radioestesista e per finire autore di un best-seller sulle erbe
della sua terra, il cantone di S. Gallo, stampato nel 19 l 1 e che a tutt'ogi ha rag-
giunto 1.300.000 copie; titolo del libro 'Erbe e Malerbe' in edizione tedesca.
JOHANN KUNZLE lascio indubbiamente dietro di se un solco abbastan-
za profondo nel cuore della gente semplice che lui frequentava e la fiducia se la
conquistb con le sue opere non solo spirituali ma anche curando gli ammalati
con le sue erbe e le ricette che passo a presentarvi".

Ricetta numero uno


Digestiva - bechica - stomachica - amara.
Questa miscela del Parroco Erborista K m Z L E è ottenuta da erbe polve-
rizzate e selezionate dotate di proprietà digestive.
E' infatti notoria la proprietà della Genziana come amara e depurativa.
della Centaurea come digestiva e disinfiammante e del Cardo come bechico.
A BASE DI: Frangola Con. g. 30 - Carlo Benedetto g. 22 - Centaurea g. 30 -
Millefoglio g. 16 - Genziana rad. g. 34.
D a questa particolare formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Digestioni dificili - Gastriti - Meteorismo.

Ricetta numero due


Ipocolesterolemica ipotensiva.
Questa miscela del Parroco Erborista K m Z L E è ottenuta d a erbe polve-
rizzate e selezionate dotate di proprietà ipocolesterolemizzanti e ipotensive.
E' infatti notoria l'azione che esercita l'Aglio sul tasso di colesterolo e sulla
pressione alta e l'azione del Biancospino sulla circolazione sanguigna e quella
della cardiaca sul cuore.
A BASE DI: Aglio bulbi g. 29 - Biancospino frutti g. 34 - Aglio orsino g. 17 -
Biancospino fiori e foglie g. 26 - Cardiaca g. 29.
D a questa particolare formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Arteriosclerosi con ipertensione (ronzii alle orecchie. perdite di memoria).

Ricetta numero tre


Depurativa - risolvente.
Questa miscela del Parroco Erborista K m Z L E è ottenuta da erbe polve-
rizzate e selezionate dotate di proprietà depurative e legermente lassative.
478 Capitolo XV

E' infatti notoria la proprietà depurativa e colagoga del Tarassaco, la pr*


prietà cosmetica della Viola tricolor e quella lassativa della Frangola.
A BASE DI: Frangola cort. g. 24 - Noce foglie g. 18 - Senna foglie g. 18 - Ta-
rassaco g. 22 - Viola tricolor g. 22 - Liquirizia g. 28.
D a questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Depurativo del sangue - Fomncoii - Orticaria - Pmriti - Leggero lassativo.

Ricetta numero quattro


Vaso costrittrice
Questa miscela del Parroco Erborista KUNZLE è ottenuta esclusiva-
mente da erbe polverizzate e selezionate dotate di proprieta toniche della c i r c e
lazione e vaso costrittrice.
E' infatti notoria I'azione che esercita l'Ippocastano e il Millefoglie sulle
pareti venose e la circolazione periferica nonché il Biancospino nella circola-
zione del sangue in generale.
A BASE DI: Ippocastano g. 44 - Millefoglie g. 26 - Amamelide g. 28 -
Biancospino frutti g. 34.
D a questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Vene varicose - Varici - Emomidi - Fragilità capillare.

Ricetta numero cinque


Diuretica.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K m Z L E è ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprietà diuretiche e di-
sinfettanti. E' infatti notoria I'azione antisettica e depurativa dell'uva Ursina,
I'azione antiprostatica della Verga D'oro e diuretica dell'ononide e della
Betulla.
A BASE DI: Betulla g. 18 - Uva Ursina g. 34 - Rosa Canina fmtti g. 19 -
Equiseto g. 14 - Verga D'Oro g. 23 - Ononide g. 24.
D a questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Cistiti - Uretriti - Prostatiti.

Ricetta numero sei


Antispasmodica - Cardiotonica.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K m Z L E è ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprieta cardiotoniche e
calmanti.
E' infatti notoria razione tonica e regolatrice dei battiti cardiaci che eserci-
ta il Biancospino e quella antispasmodica e calmante della Valeriana.
Filoterapia in compresse 479

A BASE DI: Biancospino fmtti g 45 - Biancospino fiori e foglie g. 23 -


Cardiaca g. 22 - Valeriana g. 42.
D a questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni: Di-
sturbi cardiaci di origine nervosa - Spasmi vascolari - Tachicardie.

Ricetta numero sette


Insonnia.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K W Z L E è ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprietà rilassanti.
E' infatti notoria I'azione calmante della Valeriana, ipnotica della Lavan-
da e della Passiflora e la blanda azione rilassante della Asperula.
A BASE DI: Lavanda g. 28 - Asperula g. 26 - Valeriana g. 74.5 - Passiflora
g. 3,s.
Da questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Esaurimenti nervosi - Insonnia - Nevralgie del capo - Disturbi nervosi dello sto-
maco.

Ricetta numero otto


Stomachica - Carninativa - Antigastralgica.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K m Z L E è ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprietà digestive,
carminative e colagoghe.
E' infatti notoria I'azione colagoga del Carciofo, I'azione antiacida della Li-
quirizia, quella digestiva e depurativa della Genziana. quella calmante e carmi-
nativa della Melissa.
A BASE DI: Carciofo g. 4 0 - Cardo Bendetto g. 6 - Melissa g. 28 - Genziana
g. 10 - Liquirizia g. 53.
Da questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
dolori di stomaco e dell'intestino - Bmciori di stomaco - Nausea - Flatulenza -
Inappetenza.

Ricetta numero nove


Antinevralgjca - Antireumatica - Antiartritica.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K W Z L E è ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprietà antireumati-
che, antiartritiche e antinevralpiche.
E' infatti notoria I'azione antiartritica e antireumatica della Betulla e del
Salice e quella diuretica e antiurica del Ginepro, del Sambuco e dell'ononide.
480 Capitolo XV

A BASE DI: Frangola cort. g. 10 - Salice cort. g. 30 - Sambuco fiori g. 15 -


Spirea fiori g. 28 - Betulla g. 13 - Rosa Canina g. 10 - Ginepro
g. 10 - Liquirizia g. 8 - Ononide g. 8.
Da questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Artriti - Reumatismi - Sciatalgie - Nevralgie.

Ricetta numero dieci


Antistipsi carminativa.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K m Z L E e ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprietà lassative e car-
minative.
E' infatti notoria l'azione lassativa della Frangola, della Senna e della Ca-
scara e quella carminativa della Liquirizia e del Fieno Greco.
A BASE DI: Frangola g. 32 - Cascara g. 10 - Senna g. 32 - Liquirizia g. 45 -
Fieno Greco g. 8.
Da questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Stitichezza ostinata e cronica - Flatulenza - Meteorismo.

Ricetta numero dodici


Colagoga - Coleretica - Epatica.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista KUNZLE e ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprieta colagoghe e
coleretiche.
E' infatti notoria razione coleretica del Tarassaco e quella colagoga del
Cardo Benedetto e dell'Agrimonia nonche l'azione antigastrica e antinfiam-
matoria della Centaurea, del Rosmarino e del Millefoglio; la Frangola agisce
come blando lassativo e colagogo.
A BASE DI: Crespino g. 18 - Frangola g. 10 - Millefoglio g. 9 - Rosmarino
g. 13 - Agrimonia g. 13 - Cardo Benedetto g. 6,5 - Centaurea
g. 6.5 - Marrubio g. 18 - Menta Piperita g. 20 - Tarassaco g. 18.
Da questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Disturbi del fegato e delle vie biliari - Contro l'intolleranza dei grassi.

Ricetta numero quattordici


Dimagrante - Depurativa - Diuretica.
Questa speciale composizione del Parroco Erborista KUNZLE e ottenuta
esclusivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprieta dimagran-
ti, depurative e diuretiche.
Fitoterapia in compresse 48 1

E' infatti notoria l'azione diuretica e dimagrante della Betulla. l'azione


carminativa dell'Anice, Coriandolo e Finocchio, l'azione prettamente dima-
grante della Quercia marina e quella diuretica del Ginepro; la Frangola e la
Senna agiscono da blando lassativo.
A BASE DI: Frangola g. 22 - Betulla g. 8 - Anice g. 8 - Carvi g. 8 - Coriandw
lo g. 8 - Finocchio g. 12 - Ginepro g. 8 - Senna g. 20 - Liquirizia
g. 12 - Quercia Marina g. 12.
D a questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Dimagrante - Diuretica - Carminativa - Depurativa e leggermente lassativa.

Ricetta numero quindici


Antiglicemica - Antidiabetica.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K ~ Z L èEottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprietà ipoglicemiz-
zanti.
E' infatti notoria I'azione ipoglicemica del Carciofo, Fagiolo Bucce, Mir-
tillo e Galega. nonche I'azione diuretica della Betulla, dell'Equiseto. del Gine-
pro e dell'uva Ursina.
A BASE DI: Betulla g. 8 -Carciofo g. 9 - Mirtillo g. 30 - Salvia g. 5 -Uva Ur-
sina g. 19 - Ginepro g. 4 - Fagiolo bucce g. 20 - Equiseto g. 8 -
Galega g. 30 - Ortica g. 9 - Viola Tricolor g. 18 - Tarassaco g. 4.
D a questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Stati iperglicemici e diabete.

Ricetta numero sedici


Emolliente - Sedativa - Bronchiale.
Questa speciale miscela del Parroco Erborista K m Z L E è ottenuta esclu-
sivamente da erbe selezionate e polverizzate dotate di proprietà anticatarrali.
antisettiche ed emollienti.
E' infatti notoria I'azione antisettica e calmante della tosse del Serpillo,
I'azione emolliente dell'Altea e del Farfaro e quella anticatarrale del Lichene
islandico.
A BASE DI: Farfaro g. 30 - Serpillo g. 28 - Altea g. 33 - Liquirizia g. 28 - Li-
chene islandico g. 28.
D a questa originale formulazione ne derivano le seguenti applicazioni:
Sedativo della tosse - Catarro - Bronchite.
Tutte queste preparazioni si possono trovare nelle migliori erboristerie.
CAPITOLO XVI

PRANDIOLOGIA

Quando i l fatto s'innalza e si contrappone ad una te*


ria regnante. si deve prescindere da essa anche se appog-
giata e sostenuta da nomi famosi.
Claude Bernard

Diciamo che anche la prandiologia, oggi e una disciplina scientifica nata da


un pensiero soprattutto semplicistico, ma innovatore che, nel gioco delle forme,
in relazione all'energia che si nasconde nell'infinito degli spazi e nel remoto del
tempo, ha scoperto che la salubrita organica ha un'attinenza intima con la Natu-
ra e la specie dell'alimento.
"Non e poi tanto facile coordinare e storicizzare la struttura dell'elemento
in genere, presente nell'immensita del mondo cosmico ed organico la quale, al-
l'occhio dell'osservatore si presenta rigida ed irreversibile, in special modo se
sussistono discordanze di pensiero fondate su supposizioni di errati preconcetti.
La varietà ci appare assolutamente indominabile ma, dalle armonie e disarm*
nie in gioco, si viene a conoscere l'armonia della ora presente 'Arturo Capdevila
in revisiòn microbiana' ".
Per i più. la trofoterapia e la prandiologia sono sconosciute o volutamente
ignorate ma, a mio avviso, in quest'era in cui l'uomo è riuscito a varcare la soglia
dello spazio siderale, dobbiamo dire che ignorare queste scienze, è la più grande
lacuna dell'attuale cultura e ciò fa supporre che quanto ci è stato detto ed inse-
gnato sull'organicita del nostro corpo riferita all'elemento microorganico è
dubbioso per non dire errato.
La parola composta "prandiologia", sta ad indicare studio ragionato o
scientifico del pranzare e, poiché noi pranziamo con il cibo, questo studio è
rivolto in modo particolare ad esso ed ai conseguenti effetti relativi alla sua as-
sunzione.
Con la trofologia abbiamo studiato l'origine del cibo. gli elementi di mas-
sima che lo costituiscono e la loro azione biofisiologica; con la trofoterapia,
abbiamo ordinato la metodica dell'assunzione degli alimenti in relazione agli
elementi che costituiscono la loro struttura al fine di una migliore approfittazio-
ne nutrizionale e terapeutica da parte dell'organismo. La prandiologia invece, a
prescindere dai valori qualitativi e quantitativi delle sostanze che costituiscono
un determinato cibo o alimento, si dedica ad evidenziare gli effetti delle muta-
zioni morfologiche dei microorganismi esistenti che si realizzano nelle elabora-
zioni ed associazioni culinarie degli alimenti in genere, ordinati secondo i ri-
cettari ignorantemente ispirati dalla tradizionale gastronomia.

Tutt'ora, stando alla medicina allopatica o convenzionale, la malattia.


quale essa sia. viene imputata al microbo.al vinis,poiche con l'evento del micro-
scopio, il pensiero della scienza si e orientato a studiare l'effetto. dimenticando
la causa la quale, come già detto più volte nel corso di questo studio, trova I'ori-
gine nell'alimentazione errata. "Il microbo patogeno non e il principio, ma la
fine di tutta la patogenesi".
Nel nostro specifico caso, il microbo non e un essere, bensi un elemento
sprowisto di vita allo stato latente in un determinato ambiente che però, per ef-
fetto delle associazioni,subisce determinate mutazioni. Con le mutazioni prende
vita e forme diverse le quali, secondo la natura del terreno o ambiente, possono
divenire aggressive tossiche e letali.
"Noi IO possiamo creare quando e come vogliamo" ed è ciò che la prandio-
logia si prefigge di dimostrare.

Ogni alimento, è il definito ambiente di uno e talvolta più specifici micro-


organismi allo stato latente pertanto, la simultanea associazione di due o più ali-
menti crea un ambiente nuovo nel quale gli specifici microorganismi latenti di
ogni singolo alimento, trovano il terreno o l'ambiente atto alla loro mutazione
morfologica che, dallo stato latente, passa a quello palese.
In una associazione di più alimenti. si ha un'azione chimica diversa per ciò
che concerne l'effetto acido basico però, se questa associazione è data da più
alimenti di ordine proteico, si ha una maggiore reazione acida ed un ambiente in
cui microscopicamente si evidenzia una rapida insorgenza batterico patologica
sin dal primo momento, ossia nel momento della loro fusione associazione però.
l'effetto di vinilenza.si manifesta dopo un determinato periodo di incubazione ad
una determinata temperatura che può essere compresa fra i 16 e 38" C. gradi (in
laboratorio). Invece. nell'organismo febbricitane. ossia nell'organismo che si
trova in pieno squilibrio termico il quale incontra la sua origine nell'ingestione di
alimenti indigesti. la temperatura e maggiore pertanto la morfologica mutazio-
ne microbica raggiunge lo stato di vinilenza batterico patologica quanto prima.
cioè il suo periodo di incubazione e minore.
Tale manifestazione si realizza anche se in un determinato pasto assumia-
mo in maniera separata due o più alimenti, generalmente se ricchi di sostanze
albuminoidi come lo sono prevalentemente gli alimenti cosiddetti proteici e
grassi, poiché lo stomaco prima e poi l'intestino divengono I'ambiente di coltura.
484 Caoitolo XVI

Quindi, continuando quotidianamente ad alimentarci in modo errato, tardi


o tosto invadiamo il nostro organismo di mutazioni microbatteriche le quali, in
relazione alla vitalità difensiva dello stesso, prima o poi vanno degenerando nei
più o meno impensati stati di virulenza batterico patologica.
Con questo rivoluzionario concetto. per lo più avallato dalle guarigioni
riportate nella casistica di questo libro e dalle osservazioni ed esperimentazioni
effettuate dall'illuminato maestro Arturo Capdevila in collaborazione dell'illu-
stre anatomista e patologo Dott. Kiserud, che in seguito esponiamo, tutte le basi
della batteriologia vengono messe in discussione poiche la loro improprietà
terminologica evidenzia l'incertezza e l'insicurezza nelle valutazioni dei fatti.
Le esperienze prandiologiche e le esperienze trofoterapiche, stabiliscono
che ognuno di noi mangia la malattia la quale, tardi o tosto come già detto. in
relazione alla predisposizione e condizione ambientale organica, manifesterà i
suoi sintomi.
Per tanto, benché esprimiamo tutto il nostro rispetto ed ammirazione ai
maestri della microbiologia, stando alla realtà dei fatti, dobbiamo dire che non
possiamo più accettare l'attuale loro concetto in quanto, la scoperta dell'errata
associazione, elaborazione e somministrazione degli alimenti portata alla luce
dalle nuove esperienze batteriologiche naturali. ci proietta un orizzonte opposto.

Oltre ai fatti esposti in casistica, i quali sono più che sufficienti ad avallare
la tesi trattata. voglio riportare alcune esperienze eseguite con la metodica di
laboratorio dagli insigni maestri Capdevila e Kiserud,poiché per certuni, un
pensiero scientifico e accettabile solo se viene dimostrato con il microscopio.
La frugalità del ricettario prandiologico guidato dalle compatibilità ed
incompatibilità associative degli alimenti, ha lo scopo di ridurre al minimo I'ag-
gressivita delle mutazioni morfologiche microbatteriche che generalmente si
realizzano con la cottura di due o piu alimenti considerati tollerabili secondo la
tavola delle compatibilità associative poiché. come già detto,l'errata associazie
ne che abitualmente si realizza nella preparazione culinaria tradizionale, senza
dubbio alcuno è la componente di base dello stato di alterazione della salute.
Benché sia stato accertato che gli acidi della digestione svolgono un'azione
inibitrice nei confronti dei batteri questi, incontrandosi in un ambiente propizio
al loro sviluppo quale e un apparato digerente febbricitato, si ricomplementano e
ricostituiscono la loro caratteristica struttura talvolta più a ~ r e s s i v a ;cio lo
notiamo in tutte le evoluzioni morbose nelle affezioni dell'apparato digerente,
dei polmoni ecc.
Mi auguro che le dimostrazioni trascritte in seguito siano più che suffi-
cienti per far accettare e comprendere il valore della francescana trofoterapica e
prandiologica alimentazione.
Esperimentazioni effettuate dal naturalista Arturo Capdevila e dal Don.
Thorleif Kisemd (tratte dal libro: Revisiòn Microbiana, di A. Capdevila - Ediz.
Bibliografica OMEBA).

In questo primo quadro di osservazioni, notiamo che il Dott. Kiserud ha


preso in considerazione come elementi base il latte crudo, il latte C N ~ Oavariato
e la carne cruda iquali.li ha associati alle mele, pere, fragole, banane ed arance.
L'esame inizia osservando separatamente prima il latte e poi la carne dopo
averli tenuti per 15 ore alla temperatura ambiente, variante fra i 14 e i 23'' C.
gradi.

Io - Latte crudo: si osservano nella sostanza amorfa alcuni coccoidi (stafil*


cocchi diffusi) e diplococchi di forma e grandezza distinta.
2" -Latte crudo avariato: mantenuto per 15 ore alla temperatura di 23" C.
gradi, si osserva un maggiore sviluppo degli stafilococchi e l'abbondante
presenza di diplococchi grandi e piccoli di differente forma dei quali,
alcuni si notano in catena. Inoltre si riscontra la formazione di filamenti
lunghi e corti non omogenei ed alcuni pseudobastoncini corti e grossi
maggiormente omogenei.
3" - Carne cruda: nella carne cruda si nota l'abbondante presenza di bastoni
corti e lunghi di consistenza omogenea e la presenza di alcuni coccoidi
isolati. Dopo 15 ore, non sono state riscontrate alterazioni di grande rilie-
vo.

L'ASSOCIAZIONE D I QUESTI ALIMENTI BASE C O N FRUTTA

4" - Latte crudo con mele: questa associazione presenta un quadro morfologi-
co in parte similare a quello del latte avariato. Si nota la presenza di alcuni
coccoidi di distinta forma e grandezza, alcuni dei quali con contorni diffusi
(in dissoluzione). In comparazione al latte avariato, la quantita dei
coccoidi e un po' ridotta. Si notano resti o ombre degli pseudobastoncini
però non vi presenza di filamenti.
5" - Latte crudo con pere: il quadro morfologico è più o meno analogo al
presente. Si notano alcuni coccoidi di forma e grandezza distinta dei quali
alcuni in catena.
6" - Latte crudo confiagole: in questa associazione si nota un quadro comple-
tamente amorfo. Si osservano ombre o resti di coccoidi in dissoluzione.
480 Ca~itoloXVI

7" - Latte crudo con banana: da questa associazione. risulta un quadro poli-
morfo nel quale sono presenti stafilococchi, una considerevole quantità di
diplococchi di forma e grandezza diversa, alcuni dei quali si evidenziano in
catena ed in via di dissoluzione; si notano pure dei pseudobastoncini
alcuni in dissoluzione. Figura 10.
8" - Latte crudo con arance: in questa associazione, si nota un quadro amorfo
con la presenza di alcuni coccoidi in dissoluzione.

9" - Carne cruda con mele: da questa associazione risulta un quadro amorfo,
però si notano alcune ombre e resti di bastoni e coccoidi in dissoluzione.
10" - Carne cruda con pere: in questa associazione, si notano bastoni lunghi e
corti dei quali parte in dissoluzione, come pure si riscontra la presenza di
alcuni coccoidi in dissoluzione.
11" - Carne cruda con fragole: da questa associazione si riscontra un quadro
amorfo in cui si evidenziano alcune ombre di bastoni e coccoidi.
12" - Carne cruda con banane: anche in questa associazione si nota un quadro
amorfo e coccoidi e bastoni in dissoluzione.
13" - Carne cruda con arance: in quest'ultima associazione, si nota un quadro
amorfo con alcuni resti d'ombra di bastoni e coccoidi.

"Considerando i risultati di queste osservazioni. si deduce che la presenza


della frutta nel trattamento trofoterapico, ha un'importanza di primo piano per-
tanto, iniziando una cura. non si può prescindere dal digiuno di sola frutta da noi
consigliato".

Presentiamo una seconda serie di esperimenti effeituati sempre dal Dott.


K i s e ~ d con
, associazioni composite di alimenti nelle quali il latte svolge ia
parte di primo attore.

I" - Crema di latte, pare de foie e cioccolato con latte: all'esame risulta la pre-
senza di cocchi. diplo e triplococchi, inoltre si notano bastoni e lunghe ca-
tene interrotte di distinte densita.
2" - Paré defoie e cioccolata con latte: da questa associazione si evidenziano
cocchi. diplococchi, bastoni e quadri amorfi.
3" - Crema di latte epaté de foie solo: in questa associazione notiamo la pre-
senza di streptococchi in formazione; bastoni. cocchi, diplococchi e triplo-
cocchi di distinte forme.
4" - Crema di latte sola: in questo alimento si evidenziano mono e diplococ-
chi in quantità esigua ed alcuni bastoni e pseudo bastoni isolati.
5" - Cioccolato con latte: in questa associazione c'e una predominanza di
bastoni ed alcuni cocchi e diplococchi. Figura 9.
6" - Pare defoie solo: in questo alimento omogeneizzato, si riscontrano cocchi,
diplo e triplococchi, come pure dei bastoni corti e dubbiosi.
7" - Sintesi associativa di vari piatti che comunemente costituiscono un
pranzo ordinario esclusa la presenza del dolce elaborato con latte: dopo
aver tenuto raccolto l'impasto di questa sintesi per 2 ore accanto alla stufa,
all'esame microscopico risultò la presenza di alcuni bastoni.
8" - La stessa sintesi tenuta per 6giorni accanto alla stufa: non si sono nota-
te modificazioni, solo l'aumento dei bastoni, però in quantità contenuta.
9" - Sintesi di alcunipiatti che costituiscono una comune cena con làggiun-
ta di un dolce preparato con latte: mantenuta in provetta la sintesi di
questo composto per 2 ore accanto alla stufa. si scoprirono cocchi e diplo-
cocchi però non in quantità molto rilevante; inoltre bastoni lunghi e coni e
curvi non omogenei e zone colorate.
10" - La sintesi delpranzo dopo esserestataper 6giorni tenuta inpmi!etta ac-
canto alla stufa, viene associata alla siritesi della cena. pero senza Iàg-
giunta del dolce: questa miscela viene osservata dopo 12 ore. All'osserva-
zione. si riscontra un relativo aumento dei bastoni: la riduzione dei cocchi
e diplococchi e la tendenza di raggruppamento laterale in senso longitu-
dinale.
I I" - Sintesi di una cena normale, addizionata da dolce elaborato con latte,
cafle con latte e miele, lasciata in provetta per 12 ore accanto alla stufa:
alla osservazione microscopica, risultano evidenti bastoni lunghi e corti,
dei quali alcuni compatti ed altri non omogenei; mono, diplo e triplococ-
chi, inoltre catene di 4 cocchi.
12" - Associazione di sardine con latte, più dolce elaborato con latte, più caffé
con latte dolcificato con miele: la sintesi di questa miscela tenuta in pro-
vetta per 12 ore accanto alla stufa, all'esame ci ha rivelato la presenza di
bastoni lunghi e corti, curvi e retti con interruzioni visihili fino ad otto e
dieci; una policromia (bicromatica); cocchi e diplococchi: i bastoncelli
retti non sono tingibili; inoltre si e riscontrata la formazione di streptococ-
chi o un quadro similare. Figura 12.
488 Caoitolo X V I

13" - Latte e sardine: in questa associazione si rileva la presenza di cocchi e


diplococchi come pure raggruppamenti di bastoni caratterizzati dalla
morfologia di Hansen. (reazione acida). Figura 11.
14" - Latte e carne cruda di maiale: da questa miscela si evidenziano diplo-
cocchi e bastoni corti tendenti a raggnippani. Reazione acida.

Come complemento a queste esposizioni sperimentali, esponiamo un caso


di morbosità deleteria e letale conseguente ad una alimentazione non razionale,
a scopo sperimentale somministrata per 40 giorni ad un cane giovane di un anno
di vita e di media corporatura, in perfetto stato di salute, consegnatoci dall'Uffi-
cio Municipale di Buenos Aires, per effettuare l'esperimento dimostrativo che
inizio il 3 Giugno 1953.

Il nostro scopo iniziale fu quello di produrre nell'organismo dell'animale


uno stato catarrale il quale. secondo il nostro punto di vista, doveva essere il ter-
reno ano a provocare I'insidiosa perturbazione metabolica nell'animale, per-
tanto abbiamo optato per la somministrazione associata di latte e uova, flan,
molto latte in diverse associazioni, burro, grasso e pezzi di formaggio molle.
Per una maggiore approssimazione alimentare (riferendoci a quella uma-
na), abbiamo somministrato pure dolci elaborati con latte, gelati di crema e
cioccolata, uova con salsa bianca e latte e burro disciolti. Il risultato fu:
4 di giugno - Si inizia a compiere il nostro piano nel quale. come prima
cosa, si doveva provocare uno stato pituitario (ossia si doveva provocare un'in-
fiammazione con formazione di muco nelle cavità nasali e nel primo trano del-
I'apparato digerente). Nel pomeriggio l'animale si dimostrò ben disposto a man-
giare pezzi di formaggio molle dalle nostre mani: alla sera mangio avanzi di
cucina e flan.
5 digiugno - La novità di questo giorno fu che il cane non volle accettare
il latte e tanto meno il flan. Abbiamo interpretato questo rifiuto come una ripu-
gnanza post-digestiva; non volle accettare nemmeno il formaggio. Allora abbia-
mo provato a mischiare il flan con avanzi di cucina, perb non li accettò.
I O digiugno - La nostra insistente ripetizione nel somministrare tale ali-
mentazione ha vinto I'istintivo rifiuto del cane però, al dolce di latte che tanto
appetiva, preferiva qualsiasi altro alimento.
A questa condizione, abbiamo dovuto semplificare il menu, attenendoci ad
una alimentazione normale pero costituita da associazioni più nocive alla salute
pertanto, al posto del flan gli abbiamo somministrato un uovo cmdo, mischiato
Prandiologia 489

con latte cmdo (associazione cancerogena) e congiuntamente anche carne


cmda. Tale miscela per noi e un veicolo di tubercolazione.
Tuno segue secondo il nostro piano: già dal 7" giorno I'animale da segni di
deperimento e di stanchezza. Si accentua la raucedine che conseguentemente
abbiamo aggravato somministrandogli un gelato di crema liquefatto ed alciini
cioccolatini.
13 di g i u ~ n o- L'animale, più volte al giorno, forzatamente tende a libe-
rarsi di qualche cosa che pare gli ostruisca la laringe, pero non riesce nel suo
intento.
Con questa manifestazione. la nostra previsione si compie in sette giorni in
quanto, l'aspetto catarrale come pure lo stato reumatico che ne è una conse-
guenza. è evidenziato con I'aiììosciamento della gamba anteriore destra che con
fatica muove per camminare.
Già a questo punto, oltre allo stato catarrale e reumatico. I'animale soffre
di indurimenti e mialgie dolorose, tanto che alla palpazione guaisce.
Questo è l'ultimo giorno previsto per la somministrazione di carne cruda
associata a latte e uova.
14 digiugno - A partire da questo giorno l'alimentazione morbifera viene
sospesa e sostituita con sola carne allo scopo di iniziare una riversione dello
stato di malattia per seguire poi con I'esperimentazione.
16 digiugno - Il nostro cane è seriamente ammalato, già dalle ore dodici
non si muove più dal suo giaciglio; nella notte il male peggiora, riusciremo ad
aiutarlo?
17 digiugno - Non vi sono novità da segnalare, I'animale disteso sul pa-
gliericcio è preda di un grave stato febbrile e con fatica ed inquietudine, di tanto
in tanto. cerca di sollevare la testa. tentando di liberarsi da ciò che gli produce la
raucedine. pero non ci riesce. Senza provare cibo ne acqua, permane in questo
stato di prostrazione (anoressia totale): la gamba anteriore non risponde agli
impulsi nervosi: al disturbo faringe0 si aggiunge il tremore della testa. Piu o
meno, permane in questo stato fino al 23 di giugno.
24 digiugno - Si spera in un prossimo recupero. Il quadro patolo~icoevi-
denzia un reumatismo neuromuscolare con diversi frastorni del meccanismo
chimico della contrazione; reumatismo accompagnato da febbre e prostazione
generale. D a questo giorno incomincia ad accettare la carne che deglutisce con
fatica: il tremoli0 della testa e ancora tale che non riesce ad afferrare il cibo.
27 d i gitrgno - Grazie al potenziale della forza vitale, con questa data
I'animale si è ristabilito completamente ed e pronto per essere nuovamente
sottoposto all'alirnentazione morbigena che, ancora in questo giorno, incomin-
ciamo a somministrargli (carne cruda associata ad una miscela di latte cotto ed
uova crude).
490 Capitolo XVI

2 di luglio - Cinque giorni di questa alimentazione malefica bastarono per


far regredire in maniera impressionante lo stato di salute dell'animale che perde
l'appetito e si presenta molto stanco; con tutto ciò.segue accettando questo tipo
di alimentazione.
5 di luglio - La debolezza muscolare è tale che l'animale non riesce a
salire i 10 centimetri, tanto è alto da terra il suo giaciglio, quindi dorme per terra.
Patologicamente evidenzia una polineurite con zone molto doloranti; in coor-
dinazione dell'attività motona ed impercezione degli ostacoli; completo stato di
anoressia con sospensione della funzione escrementizia.
Questo quadro, secondo il concetto medico convenzionale, ci avrebbe
detto: e una carenza vitaminica, in special modo del complesso B, invece.
stando agli alimenti somministrati, purtroppo risulta contrario, e ciò, dà valore
all'esperimento prandiologico voluto il quale, mettendo in risalto I'esano princi-
pio concettuale della nuova dietetica, dimostra che non è la soppressione di una
od altra sostanza il punto o l'origine di malattia. In questo caso, non v'è stata
alcuna privazione nella somministrazione, bensi si è creato uno stato carenziale
per effetto dell'inibizione assimilativa, dovuta all'alterazione metabolica per
conseguenza dell'irrazionale alimentazione somministrata, la quale non è la più
consona alla natura ed alle esigenze nutrizionali dell'animale. Questo è ciò che
comunemente succede a noi tutti quando abitudinariamente ci cibiamo con i più
raffinati e complessi piatti elaborati secondo i riceitari della convenzionale o
tradizionale gastronomia.
13 di luglio - Il nostro esemplare muore alla mezzanotte. Per salvarlo
abbiamo messo in atto tutte le conoscenze ed i mezzi terapeutici della medicina
convenzionale, ma purtroppo a nulla valsero.

L'esperienza morbigena letale, (cancerogena, tubercologena o tubercolo-


tica e reumatizzante), prodotta prandiologicarnente, viene convalidata dall'illu-
stre anatomista e patologo Don. Kisemd con quanto segue:

ESAME MACROSCOPICO
L'animale si presenta dimagrito senza visibili lesioni esterne.
La mucosa della regione laringefaringea è caratterizzata da un arrossa-
mento e dall'aumento della secrezione di muco, generalizzando uno stato di
faringite e laringite catarrale.
Nel corpo dello stomaco e nel canale pilorico si notano alterazioni della
mucosa similari ad una gastrite.
Nella prima porzione intestinale (duodeno ed ileo), si evidenzia una ipere-
mia con trasudazione sierosa.
Prandiologia 49 1

Nel pancreas si notano piccoli fochi di necrosi (identificabili come modifi-


cazioni cadaveriche).
Il fegato evidenzia un ingrossamento e la modulazione dei lobi si perce-
pisce con difficoltà. Al taglio di sezione. il tessuto si presenta rossastro ed in
parte grigiopardo.
I polmoni si notano ingrossati ed in essi sono palesi piccoli fochi iperemici e
sugosi (edemi focali): in alcune parti dei polmoni osserviamo delle infiltrazioni
piu consistenti di colore grigio giallognolo.
La pleura e in parte ricoperta da un essudato fibrinoso.
Gli altri organi della cavità toracica ed addominale, hanno un aspetto ana-
tomico quasi normale.

ESAME MICROSCOPICO
Lo studio microscopico del taglio perpendicolare alla parete dello stomaco
ci rivela zone ipertrofiche ed atrofiche della mucosa. Nelle parti ipertrofiche si
nota una proliferazione disordinata delle ghiandole invece. le ghiandole delle
zone atmfiche presentano una sensibile alterazione regressiva. In ambedue le
zone e evidente la presenza patologica di linfociti polinucleari e cellule plasma-
tiche (irritazione infiammatoria).
Nel contenuto dello stomaco, si notano alcuni bastoni in dissoluzione.
La mucosa del duodeno e del digiuno presenta un quadro iperemico con
desquamazione epiteliale ed alterazioni ghiandolari.
Il quadro istologico è similare alla trasformazione prodotta da intossica-
zione alimentare (forme tossiche).
La presenza delle trasformazioni ghiandolari e la proliferazione del tessuto
congiuntivo, indica la presenza di catarro intestinale piu cronico.
Nella flora bacillare del contenuto intestinale della regione duodeno e
digiuno, oltre alla desquamazione, notiamo un'abbondante presenza di bastoni
non omogenei corti e lunghi con le estremità arrotondate. Figura 1.
Il contenuto della regione ileocecale, presenta una presenza più compatta
dei bastoni ed una spomlazione intensa. Figura 2 - Osservando sempre la
stessa figura. nel lato sinistro sembra di vedere in atto una spomlazione della
sostanza amorfa.
L'esame microscopico del fegato, ci rivela le gravi lesioni del parenchima.
A piccoli aumenti, si osserva che la colorazione nucleare è difettosa, e talvolta
mancante.
A parte la lesione dei nuclei, la dissociazione delle cellule epatiche in seno
alle trabecole, ci permette di riconoscere le alterazioni sperimentate per i p r o t e
plasmi.
In relazione alla necrosi cellulare ed alla morfodinamica microbica. osser-
vando i grandi aumenti dati dalle figure 3 e 4. notiamo in alcuni punti una col*
492 Ca~itoloXVI

razione scura dei nuclei ed anche la totale scomparsa di essi (cariolisi): in altri
nuclei si notano fenomeni di pigmentosi e di retrazione nucleare: dissociazioni di
trabecole e disintegrazione gmmogranulosa del protoplasma. congiuntamente al
processo microbico nel quale osserviamo la formazione di bastoni lunghi e corti,
la cui stmttura e similare a quelli riscontrati nel contenuto del duodeno e
digiuno.
I polmoni presentano un quadro istologico caratterizzato da processi essu-
dativi in parte circoscritti da dilatazioni vasali e da essudazioni cellulari: gran
parte degli alveoli sono pieni di essudato. Le figure 5. 6, 7. 8 ci evidenziano la
morfodinamica bacillare. relazionata con i processi infiammatori intrapolmo-
nari. Nella figura 5 notiamo una parte della parete alveolare compromessa dal-
Sedema intra-alveolare e la presenza di bastoni corti disposti a ventaglio nei
bordi alveolecapillari.
Nella figura 6. osserviamo che nelle pareti alveolari si riscontra la tortuc-
sita e la dilatazione dei capillari per conseguenza dell'edema alveolare, inoltre
anche la formazione di bastoni non omogenei nella sostanza edematosa amorfa
intra-alveolare.
Nelle figure 7 e 8 si riscontra che la formazione dei bastoni nelle zone intra-
alveolari è piu dettagliata. I bastoni crescono in lunghi filamenti per effetto della
condensazione della sostanza edematosa amorfa.

RIASSUNTO CONCLUSIVO
Le scoperte morfologiche cellulari e bacillari riscontrate in questo caso. ci
consentono di dire che l'alimentazione somministrata al cane ha prodotto
quanto segue:
I o - L'alterazione catarrale della mucosa laringea e faringea.
2"- Una trasformazione patologica della mucosa dello stomaco evidenziata
con la ipertrofia ed iperplasia delle ghiandole, inoltre susseguenti altera-
zioni degenerative della mucosa dello stomaco in altre zone.
3" - Alterazione della mucosa del duodeno e digiuno.
4" - Lesioni gravi al parenchima epatico con formazione di bacilli nelle zone
affctte.
5" - Lesioni focali nei polmoni con formazione di bacilli. la cui crescita e carat-
terizzata in lunghi filamenti per effetto della condensazione della sostanza
edematosa amorfa.
Istituto regionale di Cardiologia
Luglio 1953
Thorleif Kisemd
Dottore in medicina
* * t
Prandioloria 493

L'esposizione di queste esperienze, credo sia più eloquente di quanto si


possa dire, ed una volta ancora, sono l'espressione dell'inconfutabile pensiero
trofoterapico e prandiologico che categoricamente definisce I'incompatibilita
associativa fra più proteine ed alimenti elaborati in genere. inoltre che catego-
ricamente esclude I'assunzione del latte dopo il periodo dello svezzamento.
Se avete osservato bene. nell'esperimento effettuato sul cane. si nota che
nella somministrazione alimentare. ogni pasto è stato composto da un'associa-
zione composita di alimenti nella quale I'alimento base fu sempre il latte.
Ciò è stato fatto di proposito poiche il latte è un alimento ricco di batteri ed
è anche il terreno o ambiente piu adatto alle mutazioni morfologiche dei micrc-
bi in genere che organicamente allo stato latente, grado. forma e quantità, sono
presenti in tutti gli alimenti. anche se sono naturali ed integrali.
L'effetto morbigeno e conseguente alla morfogenesi batterica che si viene
ad originare in grado variabile con l'associazione ed elaborazione di più ali-
menti in un determinato ambiente. condizionato da una determinata tempera-
tura.
Oggi giorno, tutti parlano di compatibilità associative degli alimenti, giuste
o sbagliate che siano, non sono altro che un pensiero autosuggestionante. tal-
volta ispirato ad appagare le supposte ed imprescindibili esigenze psicologiche
createsi con le secolari tradizioni gastronomiche, ma che in realtà condizionano
l'ignaro il quale, proprio per gli errori dietetici, ha perso la salute.
Come già detto più volte. se non vogliamo ammalarci o se dobbiamo gua-
rire un nostro male quale esso sia. si deve mangiare un alimento alla volta come
indicato in trofoterapia e, per mangiarne uno di specie diversa si deve attendere
almeno un'ora. Questa non è una mia stravaganza, bensi una esigenza fisio-
logica organica, confermata ed avallata dalle esperienze cliniche effettuate in 27
anni di studio e ricerca. L'assunzione congiunta di due alimenti di specie diver-
sa in special modo se di origine proteica. va a creare nel nostro apparato dige-
rente l'ambiente della morfogenesi batterica.
Non è detto che le ricette trofogastronomiche che più avanti espongo non
siano pure esse un ambiente morfogenico però, I'accurata scelta degli alimenti
associati che le costituiscono e la loro elaborazione, sono stati studiati per
rendere meno letale la loro morfogenesi batterica. Comunque sono tollerabili ed
indicate solo dopo la cura. nelle modalità suggerite dalla trofoterapia.
Non dovete dire poi non lo sapevo, ma solo dire "mea culpa".
494 Cauilolo XVI

Moriologia rnicrobatterica del contenuto nella regione del duodeno e del digiuno (3500 ingrandi-
meilli).

*i

Contenuto della sporulazione bacillare riscontrata nella regione ileocecale (2500 iliprandirn~nriì
Prandiologia 495

In questa parziale rappresenlazione del fegato, si riscontra la necrobiosi cellulare e la formazione di


bastoni. (4000 ingrandimenti).

4 -~ ' - . T V - -T - -.W-
W--

Invece in questa parziale rappresentarione del fegato. oltre alla necrohiosi delle cellule epatiche.
riscontriamo anche la dissociarione delle trabecole e la formazione di bastoni diffusi della so5tanra
amorfa cellulare. (4000 in,crandimenti).
496 Capitolo XVI

5 ,*
- .
r

In questa parziale rappresentazione del polmone. si osserva la presenza di bastoni nei bordi alveo
capillari. (4000 inprnridimenri).

6 + .--"

Invece in questa parziale rappresentazione polmonare. si riscontra nella sostanza edematosa amorfa
intraalveolare. la fnrmazione di bastoni. (4000 inprondimenri).
Prandiologia 497

Anche in questa parziale rappresentazione del polmone. notiamo la palese formazione di bastoni
originatisi per la condensazione della sostanza amorfa intraalveolare. (5000 in{rondimenri).

Lo stesso particolare aumentato di 2000 ingrandimenti. ci evidenzia mappiomente. quanto si ri-


scontra nel precedente vetrino. (8000 inprondimenri).
498 Capitolo XVI

MISCELA DI CIOCCOLATA CON LATTE - Si nota una predominante insorgenza di bastoni


lunghi e corti e. la presenza di cocchi e diplococchi. (3000 ingrandirnenri).

1o ,- ~W -

MISCELA DI LATTE E BA,VANA.Si nota la presenza di diplococchi di varie forme e grandezza.


nlcuni dei quali in catena: stalilococchi e bastoncini in dissolurione.
Prandiologia 499

MISCELA D I L A 7 T E E S A R D I N E . Qui riscontriamo la presenza di cocchi e diplococchi con rag-


gruppamenti di bastoni che caratterizzano la morfologia di Hansen. (4000 inprandimenri).

~~. ~. . .. -
12 , m-

ASSOCIAZIONE DI PIW' MISCELE CHE COMUNEMENTE SI CO.V.7UMANO 1.V C:\'


PASTO..Qui il quadro e un po' pii, complesso: si nota la presenza di bastoni lunghi e coni. curvi e
retti con intenuzioni: cocchi e diplococchi: policromia e bicromaticn e. formazione di strepto-
cocchi. (3000 ingrandirnenri).
CAPITOLO XVII

TROFOGASTRONOMIA

La nuova dietetica, e la principale realta medico fisio-


logica preventiva che si proietta nel presente e futuro
della specie umana.
L'AUTORE

Con tutto quello che abbiamo scoperto nel corso di questo studio, diviene
superfluo un ricettario gastronomico poiché, a prescindere dalla preparazione
degli alimenti allo stato integrale crudo, quali possono essere le insalate miste di
verdure ed ortaggi di stagione ed i cereali preparati in mueslei o in zuppa, con la
cottura noi distmggiamo gli alimenti. Quindi, se dobbiamo mangiare per vivere.
il voler mangiare alimenti cotti e per di più elaborati secondo gli insegnamenti
che ci sono stati tramandati, talvolta corretti con addizioni particolari dettate dai
degenerati gusti personali, di ognuno di noi, w o l dire non aver capito quali siano
realmente le impellenti necessita nutrizionali.
Certo, alcuno mi dirà, allora non potrò più mangiare come voglio; purtrop
po devo rispondere che la salute del corpo, in particolar modo richiede la rinun-
cia del piacere del palato (se cosi si può dire, in quanto il gusto è soggettivo e
personale) pertanto, la disciplina alimentare ispirata dalla nuova dietetica, per
ciò che concerne gastronomia è orientata a rendere il più possibile meno nocivo
l'alimento elaborato; questo è per andare incontro a coloro che psicologica-
mente non sono ancora preparati ad autogestire la propria salute nel modo più
consono.
Ad ogni modo, se la massaia cuoca ci mette un po' di intelligente fantasia.
pur rispettando la tavola delle compatibilità alimentari, può comunque elabo-
rare dei piatti trofogastronomici che non hanno nulla da invidiare a quelli della
gastronomia tradizionale e nel contempo non avremo tutta quella nocività che
questi ultimi hanno.
LE VERDURE E GLI ORTAGGI

Come si lavano le verdure e gli ortaggi

Purtroppo oggi, questi alimenti in generale provengono da coltivazioni


artificiali, cioè da quelle coltivazioni sistematiche in cui il terreno viene trattato
con sostanze chimiche poiché il suo sfruttamento non awiene con il sistema
della rotazione alternativa delle varie specie, sia semine o trapianti inoltre. nelle
varie colture, per ovvie ragioni (che mi astengo dal commentare), sia dalla pianta
di lattuga al carciofo, dallo spinacio al pomodoro, dai legumi ecc. come del resto
tutti i prodotti ortofnitticoli ed agrari in genere, vengono ulteriormente trattati
con sostanze chimiche, sia in pianta quanto dopo la loro raccolta, pertanto ben
poco possiamo fare per eliminare queste sostanze nocive.
L'ideale sarebbe che i prodotti fossero derivati da colture biologiche e bio-
dinamiche ma purtroppo da questo siamo ancora molto lontani; le colture che
con grandi sforzi esistono sono troppo poche pertanto, finche non vi sarà una
presa di coscienza e responsabilità attiva da parte di tutti i consumatori nel ribel-
larsi al sistema che utilizza il prodotto chimico sia alla produzione, conserva-
zione ed elaborazione, a mala voglia, dobbiamo accettarlo e mangiare quello
che il commercio ci propone, tossico o no.

Generalmente per il prodotto di ordine biologico o biodinamico, basta una


semplice e rapida lavatina sotto l'acqua corrente del rubinetto, in special modo
se si tratta di ortaggi in foglia. Per le radici o tuberi, tolte le barbe, sempre uti-
lizzando acqua corrente del rubinetto, con una spazzola robusta si puliscono per
bene senza asportare mai la loro pellicina. in special modo alle carote, alle radi-
ci amare, al sedano, alle patate ecc. Per gli asparagi, le zucchine, i cetrioli, i p*
modori, i peperoni, le melanzane ecc. basta una semplice e rapida lavatina sotto
il rubinetto. talvolta non vi è neanche la necessita. I legumi freschi non pre-
sentano alcun problema, fagioli, piselli fave ecc. basta aprire i loro baccelli e
sono pronti per l'utilizzo; anche per i fagiolini non vi sarebbe nessuna necessita
ma poiché in negozio li troviamo esposti senza alcuna protezione igienistica,
prima di utilizzarli conviene darci una rapida lavatina.
La verdura e gli ortaggi in genere, non conviene lasciarli a bagno in acqua
oltre due o tre minuti; nel bagno perdono gran parte delle loro sostanze.

Sempre rifacendoci ai prodotti di ordine biologico, in particolar modo quel-


li che provengono dagli orti familiari nei quali la concimazione se pur fatta con
502 Caoitolo XVII

letame non è veramente ortodossa, in quanto il letame non viene cosparso dopo
la sua trasformazione o maturazione e tanto peggio quando al suo posto alcuni
bonificano il terreno con il liquame di fogna, conviene lavare le verdure e gli or-
taggi, in special modo quelli che più sono a contatto diretto con la terra, come lo
possono essere le laitughe, certe cicorie, gli asparagi, le radici, i tuberi ecc.
Come ripeto conviene lavarli con una soluzione di acido cloridrico al 2 i 3%
per due o tre minuti; questo e per assicurarsi che gli eventuali elementi organici
provenienti dalla concimazione, se ancora presenti, vengano totalmente attac-
cati ed asportati con l'immersione degli alimenti e con la successiva risciacqua-
tura. Gli ortaggi ed ortaggi fmtto aerei, ossia quelli che sono staccati dal terreno
perche sono dati da piante a fusto o rampicanti, basta lavarli con un po' d'acqua
corrente sola.
Invece per gli ortaggi di coltivazione chimica, purtroppo non c'è niente da
fare; si laveranno lasciandoli a bagno in acqua normale per 2 o 3 minuti al mas-
simo. Alla fmna invece, toglieremo la buccia e quella dell'uva eviteremo anche
di masticarla.
* *
Come si preparano le insalate crude integrali ed omogeneizzate
---
Generalmente, secondo la tradizionale gastronomia, parlando di insalate ci
si riferisce al piano di verdure ed ortaggi cotti o cmdi, intesi come alimento
complementare di contorno al piatto forte, il quale prevalentemente è costituito
da alimenti proteici di ordine cadaverico, come lo sono la carne ed il pesce.
Noi invece, per insalata mista di verdure ed ortaggi di stagione intendiamo,
o meglio ci riferiamo al piano principale del nostro pranzo e della cena al quale
può far da contorno un alimento proteico di ordine animale o vegetale, come le
uova preparate secondo ricetta, o formaggi freschi non molto fermentati, o le
noci, o le mandorle dolci; oppure cereali quali il riso, l'orzo, l'avena ecc. o i le-
gumi come i fagioli freschi, i piselli freschi, le fave fresche ecc.
Questo piatto può essere preparato in vari modi o maniere, con arte e gusto
per soddisfare anche il senso visivo, in special modo quello della persona che si
inizia all'alimentazione trofogastronomica, chi invece come me,è abituato, può
fare a meno di certi rituali o preparazioni specifiche.
L'insalata mista, lo dice la parola, è composta da più alimenti associati;
non sono suficienti due specie, ma ce ne vogliono almeno quattro in quanto,
benché trofologicamente le sostanze costituenti siano eguali, le sostanze atti-
vanti variano fra specie e specie, ed è proprio con questa assunzione associata
che noi somministriamo all'organismo i reali elementi indispensabili al suo sano
sostentamento e sviluppo quindi, come ripeto, la nostra insalata mista non deve
mai essere composta con meno di quattro specie di verdure ed ortaggi cmdi di
stagione, conditi con olio di oliva vergine, senza aceto e senza sale, tutt'al più al
posto di quest'ultimo utilizzeremo il gomasio.
Trofogastmnomia 503

(Aprendo questa parentesi, specie per chi non lo sa, voglio spiegare che
cos'è il gomasio. Il gomasio è un composto di sesamo tostato e macinato, mi-
scelato con sale marino integrale in polvere nella dose proporzionale di un cuc-
chiaio di sale e diciotto di sesamo; possiamo prepararlo anche in casa, però lo
troviamo in commercio presso le erboristerie).
Ritornando all'insalata in causa, diciamo che può essere arricchita con
olive nere o verdi non salate e per chi l'appetisce può utilizzare anche una spe-
zie aromatica; un pizzico di prezzemolo o di comino, o di origano, o di timo ecc.
Le verdure ed ortaggi crudi che noi possiamo utilizzare per preparare le
insalate miste sono: tutte le lattughe, tutte le cicorie, la bietola, le spinaci, il
cavolo cappuccio, il cavolo verza, il cavolfiore, il carciofo, il cardo, le carote, il
sedano, il finocchio, gli asparagi, la cipolla, l'aglio, le zucchine, la zucca, la
patata cruda, i pomodori, i peperoni, i piselli e le fave fresche; le erbe silvestri
come il crescione, il tarassaco, la rucola ecc.; la pera avocado che è un frutto pre-
giato ed insostituibile come alimento da pasto. Può essere servita a pezzettini
associati alle insalate miste oppure preparata a parte nel seguente modo che, a
mio awiso, rende più appetibile e delicato questo frutto. Ben matura, si sbuccia
e si toglie il nocciolo poi,con una forchetta si riduce in purea alla quale,si
aggiunge un po' di pepe, sale marino integrale ed un cucchiaio di olio vergine
d'oliva; si mischia per bene il tutto e si serve in un piano a parte come contorno
complementare all'insalata. Somministrata cosi, è più che sufficiente a soddi-
sfare il pranzo di due persone e per l'equilibrato coefficiente dei suoi compo-
nenti costituenti, diciamo che pub sostituire degnamente l'alimento proteico, in
special modo quello di ordine animale.

Ricetta per due persone.


Pera avocado fantasia, come piatto forte di contorno associato all'insalata mi-
sta cruda.
Sbucciare una pera avocado, tagliarla in due meta ed estrarre il nocciolo
seme.
Prendere due uova sode sbucciate ed un po' di prezzemolo, tritare minuzi*
samente il tutto che utilizzeremo poi come ripieno nelle due metà sedi del noc-
ciolo. Volendo, la salsa di uovo e prezzemolo possiamo condirla con pepe, sale e
olio d'oliva vergine.
Sul ripieno, sempre volendo, possiamo cospargere anche una salsa d'olive,
possibilmente la n. 5 sulla quale poi, chi l'appetisce,può metterci come ornamen-
to qualche cappero verde e qualche fettina di peperone dolce, rosso, verde e giallo.
Si presenta servita molto bene su un piatto guarnito da foglie di lattuga e
radicchio rosso con qualche oliva nera tipo greco.
Attenzione, quando ci si serve questo piatto con l'insalata mista, non si può
servire nessun'altra proteina.
504 Capitolo XVII

Per evitare spreco di condimento e perché gli alimenti vengano meglio con-
diti, dopo la lavatura e I'asciugatura possibilmente effettuata con la centrifuga,
conviene prepararli nel seguente modo:
Tune le verdure in foglia, conviene tagliuzzarle finemente.
Le carote, il sedano radice, il finocchio si possono grattugiare oppure ta-
gliare in fettine e rondelle finissime. Per questa preparazione consiglio il Cuisi-
mat, il quale lo considero l'amico versatile della cuoca.
Il cetriolo.gli zucchini, la zucca, le patate, si servono in rondelle e fettine
sottili.
Gli asparagi si preparano tagliuzzati in sottili rondelle.
I carciofi ed i cardi, si possono grattugiare o tagliare in sottili pezzettini.
Il cavolfiore (solo I'infiorescenza), si serve a pezzettini o grattugiato.

Durante lo svezzamento ed anche dopqfinche non saranno in grado di ma-


sticare ed insalivare bene, ai bambini l'insalata mista cmda si servirà allo stato
omogeneizzato. Questo vale anche per tutte le persone che, per mancanza di
denti. non possono masticare. Attenzione però, quando si prepara un'insalata
mista allo stato omogeneizzato, bisogna consumarla immediatamente in quanto,
a contano dell'aria, gli alimenti demoliti si ossidano.
Non riporto nessuna ricetta speciale in quanto la preparazione è semplice e
la quantità e qualità sono puramente soggettive; interessante è che vi siano più
varietà di alimenti associati, pero in quantità abbondante. La preparazione è
analoga a quella indicata nel paragrafo che tratta le pappene dopo lo svezza-
mento.

LE SALSE SEMPLICI O COMPOSTE


Oltre ad evidenziare il tocco di raffinatezza nella preparazione del desco,
diciamo che le salse cmde svolgono una duplice funzione nutrizionale la quale,
tramite gli organi visivi, per via nervosa viene a stimolare una maggiore secre-
zione salivare la cui importanza capitale nel processo digestivo, con quanto ab-
biamo studiato, ci è già nota, poiche senza la saliva la digestione degli alimenti
diviene più lenta e laboriosa quindi le consigliamo come antipasto spalmandole
su dei crostini integrali o fettine di pane integrale tostato, sia come alimento
aggiuntivo di contorno nelle insalate crude.
Alcune di queste salse si associano benissimo a tutte le proteine che trofo-
terapicamente accompagnano l'insalata mista cmda: altre invece si sposano
solo con una specifica proteina pertanto consigliamo di attenersi a quanto in
seguito esponiamo.
---
Trofogastronomia 505

SALSA N. I
Si prendono 5 0 gr. di prezzemolo ed uno spicchio d'aglio: dopo aver lavato
ed asciugato il prezzemolo e tolta la pellicina all'aglio, si trita il tutto, o meglio
ancora si macina con il macina-carne.
Dopo aver macinato, per chi l'appetisce, si insala con un pizzico di sale
marino integrale ridotto in polvere, oppure con uno o due cucchiaini di goma-
sia. Si impasta il tutto aggiungendo dell'olio d'oliva vergine. quanto basta per
ottenere una poltiglia oleosa. (Qualche goccia d'aceto di vino la rende piu gra-
devole al palato). Si associa molto bene con le uova sode.

SALSA N. 2
5 0 gr. di prezzemolo, uno spicchio d'aglio, 10 capperi sotto aceto o sotto
olio secondo il gusto: si macina e si condisce il tutto come la precedente. Si assw
cia bene con le uova sode o in frittata.

SALSA N. 3
5 0 gr. di prezzemolo, uno spicchio d'aglio. 2 o 3 strisciette di peperone
dolce: si macina il tutto e si condisce come le precedenti.

SALSA N. 4
5 0 gr. di prezzemolo, uno spicchio d'aglio, 4 o 5 funghi champignon cadi:
l'elaborazione è analoga alle precedenti.

SALSA N. 5
100 gr. di olive nere tipo greco disossate e macinate, 1 o 2 cucchiaini di
gomasio, poi si impasta il tutto con olio d'oliva vergine quanto basta per ottene-
re una pasta cremosa.

SALSA N. 6
100 gr. di olive nere tipo greco. 10 capperi macinare il tutto, salare poi con
uno o due cucchiaini di gomasio per chi I'appetisce, oppure con un pizzico di
sale marino integrale in polvere ed impastare aggiungendo olio d'oliva vergine.
quanto basta per ottenere la pasta cremosa.

SALSA N. 7
100 gr. di olive nere tipo greco, 10 capperi, e 2 o 3 strisciette di peperone
dolce. Come sopra, macinare il tutto e salare con uno o due cucchiaini di goma-
sia per chi I'appetisce, oppure con un pizzico di sale marino integrale ridotto in
polvere. Si impasta. aggiungendo olio d'oliva vergine quanto basta.
506 Capitolo XVII

Queste sette salse, si servono come antipasto, spalmate su fettine di pane


integrale tostato o grissini integrali. Si possono servire anche come contorno alle
insalate miste.
Sotto olio, in un barattolo di vetro munito di tappo, si possono conservare
in frigo per diversi giorni.

Attenzione!!, ognuna di queste salse si sposa bene con l'uovo sodo, il quale
può essere macinato ed impastato assieme pertanto, chi vuole una maggiore va-
rietà per soddisfare i sensi, lo può fare e vi assicuro che divengono deliziose.
però devo ricordare che, qualora si elabori una salsa con I'uovo sodo, stando al
concetto trofogastronomico, questa può essere consumata solo se l'insalata
mista viene accompagnata da uova sode o in frittata.
Chi I'appetisce, può aggiungerci anche una spezie aromatica, come il basi-
lico, l'origano, il comino, il timo, i semi di finocchio, maggiorana ecc. però, in
questo caso, la spezie utilizzata dovrà essere ridotta in polvere.

I PIATTI COTI?

Ultima considerazione ed av~zeriirnenio

Questo e il problema più controverso e discusso dell'alimentazione uma-


na.
Come dire, mi piange il cuore quando una persona non vuol capire che tutti
i suoi mali, innanzitutto incontrano la loro origine nell'alimento cotto.
Perdonatemi, ma prima di redigere il ricettario per quanto frugale e france-
scano. mi sento in dovere di esporre per l'ennesima volta il mio negativo pen-
siero sull'alimento cotto in genere, sperando di far breccia nella mente di chi e
interessato all'elaborazione culinaria ed in quella delle persone che nel pran-
zare si creano l'unico scopo della vita.
L'alimento, per quanto biologico sia, cioè vitalizzato organicamente anche
nella forma più naturale ed integrale, con la cottura diviene inorganico.
La cottura. per effetto del processo chimico fisico di coagulazione, detta
anche floculazione, provoca la precipitazione dei colloidi, ossia di quelle s+
stanze che non sono cristallizzabili le quali, nel nostro caso, sono particelle di
piccolissime dimensioni di natura organica in dispersione che, per mezzo del
calore o del riscaldamento, si uniscono fra di loro in un precipitato o, per I'ag-
giunta di sostanze diverse, danno origine ad aggregati di maggiore dimensione
che si depositano facilmente. Quindi, diciamo che la cottura e la miscelazione,
alterano tutte le caratteristiche vitali del cibo che noi conosciamo con i nomi di
proteine, lipidi, glicidi, minerali, vitamine ecc., e anche le caratteristiche di
quelle sostanze che tuttavia non conosciamo. Inoltre, con la cottura si distmg-
gono completamente tutti i fermenti e gli enzimi i quali, come ripeto. sono gli
elementi base del processo digestivo e nel contempo prepariamo il terreno delle
mutazioni microbiche con le quali si originano le sostanze della fermentazione
malsana.
Un cibo in tali condizioni è un alimento amorfo e tossico ed oggi giorno lo è
di più, in quanto è altamente inquinato e saturo di sostanze di sintesi chimica
che, combinandosi con quelle naturali proprie dell'alimento stesso, lo conver-
tono in elemento micidiale.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare l'effetto antagonista che si realizza
associando due specie o varietà di alimenti pertanto, conscio di tale statu quo
deleterio, trofogastronomicamente redigendo il ricettario che segue, cercherò di
contenermi esponendo delle associazioni sistematiche meno dannose per I'orga-
nismo.
In tutti i casi, come ripeto per l'ultima volta, evitiamo il più possibile
l'alimento cotto se vogliamo star bene poiche, con la cottura, distruggiamo tutti
gli alimenti e trasformiamo le sostanze grasse e proteiche in sostanze cance-
rogene.
Non dobbiamo dimenticare che, oltre i 40°C. gradi, tutti gli enzimi e le dia-
stasi vengono distrutte e, poiche non si può cuocere senza raggiungere la tem-
peratura di ebollizione, anche se cuociamo a bagno maria, diciamo che le vita-
mine si disperdono tutte: i minerali si scindono ed i grassi cominciano a decom-
porsi in acidi grassi e glicerina. Se poi cuociamo a contatto diretto con la fonte di
calore, come tradizionalmente si fa. questi si scindono in acqua e catrami cance-
rogeni, fra i quali si libera anche il 3 1 4 benzopirene, molto caratteristico per il
suo aroma che si sprigiona principalmente quando si friggono e cuociono le
carni.
*8
Abbiamo parlato dell'alimento cotto però ancora non abbiamo speso una
parola sulla utensileria da cucina che comunemente viene utilizzata nelle e l a b
razioni culinarie, per le portate e per la conservazione degli alimenti.
La moderna tecnologia, sia nella preparazione di determinati laminati e
materiali in genere, destinati alla produzione e fabbricazione dei vari prodotti,
ha fatto passi da gigante, ma purtroppo non tutti i fabbricanti di utensileria da
cucina, per ovvie ragioni, utilizzano i materiali piu appropriati al mantenimento
della salute, rifacendoci al vero concetto della nutriione.
Noi sappiamo che tutti gli alimenti organici, nelle varie elaborazioni culi-
narie. si trasformano in acidi i quali, se vengono a contatto con determinati ma-
508 Capitolo XVII

teriali li corrodono dando origine a nuove sostanze o composti chimici che, a


dire il vero, sono più nocivi che salubri; quindi dobbiamo porre molta atten-
zione quando si decide per acquistare un utensile o una stoviglia da cucina.
Mai acquistare utensili di alluminio o comunque di leghe leggere poiché i
loro ossidati intossicano; nella conservazione, non utilizzare utensili di plastica
o plastificati perché stando a contatto con il cibo per diverse ore possono dar
vita a muffe batteriche. Quello che possiamo utilizzare sono utensili di acciaio
inossidabile, di acciaio smaltato; pentole e recipienti di terra-cotta smaltata al
quarzo: pentole e recipienti di vetro pirex e vetro temperato o no.
Le pentole che più consiglio, sono quelle che ci consentono di cuocere a
basse temperature. La pentola a pressione deve essere bandita dalla cucina
trofogastronomica poiché è una piccola autoclave e, come tale, la temperatura
che si produce in essa è troppo elevata (più o meno si aggira sui 400" C. gradi di
calore, il che vuol dire distruzione completa di tutte le sostanze nutrizionali e
trasformazione delle stesse in sostanze cancerogene). E' assurdo indire la cam-
pagna contro il cancro quando quotidianamente lo fabbrichiamo in cucina.
Come omogeneizzatore, per la preparazione delle pappette crude indispen-
sabili all'alimentazione dei bambini e di tutte le persone sprowiste di denti,
consiglio il Cuisimat della Reba.
Quantoal vasellame intesocome piatti.insalatiere ed annessi-èconsi~liabile
quello di porcellana o maiolica al naturale, oppure quello di vetro temperato,
senza decorazioni o speciali verniciature in quanto se i colori utilizzati per le
decorazioni non sono naturali,di origine vegetale, sono tutti tossici poiché con-
tengono vari ossidi e biossidi di minerali. zinco, piombo ecc.
I mestoli, i forchettoni ecc. devono essere di acciaio inossidabile, poiché
quelli di legno, per quanto si lavino dopo l'uso, data la porosita della struttura
molecolare del legno stesso, hanno un grande potere di assorbimento quindi, a
lungo andare, si trasformano in veri accumulatori di sostanze microbatteriche
nocive alla salute dell'organismo. Pertanto, riepilogando. diciamo che tutti gli
arnesi ed utensili da cucina. devono essere costmiti in acciaio inossidabile o
smaltato; di vetro pirex o vetro temperato e di ceramica non decorata.

SOFFRITTO TROFOGASTRONOMICO D I CIPOLLA

I1 soffritto di cipolla è l'accorgimento gastronomico direi quasi indispen-


sabile a correggere o comunque a modificare il gusto di quasi tutti gli ortaggi
cotti in minestra od in stufato.
Senza il soffritto di cipolla, questi piatti non dicono niente o diciamo ben
poco però, purtroppo in trofogastronomia non lo possiamo preparare come co-
munemente si fa.
Trofogastronomia 509

La frittura dei grassi è completamente bandita pertanto. se vogliamo go-


dere I'aromatizzante gusto della cipolla soffritta. dobbiamo modificare la ricetta.
Il soffritto trofogastronomico di cipolla, si prepara come segue: si taglia
finemente la cipolla; la si mette in una padella ed al posto dell'olio.ci mettiamo
due o tre cucchiai d'acqua. Fatto questo. mettiamo la padella sul fornello. il
quale sarh regolato a fiamma bassa ed incominciamo la cottura. Quando la ci-
polla si sarà rosolata, ossia avrà preso il caratteristico colore bronzeo. si versa
sul minestrone negli ultimi minuti di cottura. Se invece dobbiamo elaborare uno
stufato. procediamo come da ricetta specifica.

LE VERDURE E D ORTAGGI IN:

Zrcppe e minestroni semplici


Rispettando le compatibilità associative, tutte le verdure ed ortaggi posso-
no servire a questo scopo.
Dopo aver lavato le verdure e gli ortaggi. si tagliuzzano e si cuociono in
acqua quanto basta per 30 + 40 minuti: le lunghe ebollizioni sono nocive.
Terminato il periodo di ebollizione, chi I'appetisce puo preparare anche il
passato di verdura e per far cio possiamo utilizzare l'omo~eneizzatrice.il fml-
latore o il passa verdura normale.
Il condimento si effettua a cmdo sul piatto con olio d'oliva vergine, pepe e
sale oppure gomasio: volendo. si può aggiungere anche un pizzico di spezie aro-
matica. la piu appetibile.
Negli ultimi tre minuti di cottura dei minestroni. se vogliamo godere
l'aromatico profumo del soffritto di cipolla e modificare in ceno qual modo il
flisto delle erbe cotte, consiglio di aggiungere quello trofogastronomico. Vi assi-
curo che il minestrone o il passato di verdura, benché sia trofogastronomico, non
ha nulla da invidiare al tradizionale. con la sola differenza che e meno indi-
gesto. ed è quello che noi vogliamo.

IMPORTANTE A W E R T I M E N T O

Nell'elaborare dei minestroni, quello che piu raccomando e di non associa-


re mai patate e legumi. Alle restanti verdure ed ortaggi. possiamo associare solo
patate o legumi, ma mai questi due alimenti si devono cuocere assieme.
Come gia detto. tutte le verdure ed ortaggi servono per preparare i minc-
stroni o le zuppe però dobbiamo metterci un po' di fantasia e di gusto, sempre
utilizzando i prodotti di stagione.
510 C a ~ i t o l oXVII

La quantità dei singoli alimenti da utilizzare e soggeiiiva in quanto è rela-


zionata al numero delle persone che devono mangiare e poi alla stessa consi-
stenza del minestrone più o meno spessa o più o meno densa, ad ogni modo sba-
gliando una volta, presto si impara. Non dò nessuna dose poiché sarebbe come
imporre un gusto, e questo non lo ritengo giusto pero si,voglio consigliare gli in-
gredienti di base poiche le loro sostanze ed i loro aromi si sposano benissimo
con tutti gli ortaggi e verdure in genere.
Una carota tagliata a rondelle, un po' di sedano in costa o radice tagliuz-
zato, una cipolla od un porro oppure tutti e due tagliuzzati ed uno o due spicchi
d'aglio. A questi elementi base che sono gli ingredienti ideali per preparare il
brodo vegetale, possiamo aggiungere delle verdure in foglia come la lattuga, le
cicorie in genere, gli spinaci, la bietola in foglia o radice, il cavolo cappuccio o
vena; gli asparagi, il cavolfiore, le zucchine, la zucca, i fagiolini, i fagioli, i
piselli, le patate ed anche il pomodoro.
Come ripeto, rispettando la tavola delle associazioni per ciò che concerne
le patate ed i legumi, tutte le altre verdure ed ortaggi non hanno alcuna incom-
patibilità fra di loro. Poi, come già detto, negli ultimi tre o cinque minuti di ebol-
lizione, chi I'appetisce può aggiungere il soffritto di cipolla trofogastronomico ed
anche un pizzico di spezie aromatica.

Zuppe e minestroni composti


Per zuppe e minestroni composti, mi riferisco a quelli che generalmente si
elaborano associando agli ortaggi i cereali in genere. riso, orzo, frumento, pasta
ecc.
Tutti i cereali possono essere utilizzati per preparare minestroni pero, per
rendere meno laboriosa la loro preparazione e per evitare lunghe cotture alle
verdure ed ortaggi, consiglio di cuocere a parte il cereale, quale esso sia, ed ag-
giungerlo al minestrone negli ultimi minuti di cottura: (vedi cottura dei cereali)
- il condimento viene comunque effettuato come spiegato in precedenza.
Tengo a precisare che il cereale può essere aggiunto solo se nel minestrone
non vi sono associate ne patate ne fagioli o legumi in genere.

I L BRODO VEGETALE

Parlando dell'alimentazione del bambino, ho già spiegato come si prepara


il brodo vegetale ma, per rendere più completa la consultazione del ricettario
trofogastronomico, ritengo opportuno ripeterlo in questo paragrafo.
Una cipolla ed un porro se siamo in stagione, una carota. un po' di sedano
in costa o in radice, si tagliano a pezzettini, un pomodoro intero ben maturo del
tipo Cirio, si fanno bollire per 30 minuti in un litro e mezzo di acqua. A fine
ebollitura si schiaccia il pomodoro, si mischia un pochino e poi si setaccia ver-
sando il brodo caldo nei piatti da zuppa. Si sala con un pizzico di sale marino
integrale e si condisce con due cucchiai di olio d'oliva vergine per ogni piatto.
Con questo brodo si può preparare la zuppa con crostini; la zuppa di fiocchi
di cereali ed anche il brodo all'uovo fresco molto ricostituente.

VERDURE E D ORTAGGI COTTI A L VAPORE


(per le insalate cotte)

Generalmente, quando cuociamo al vapore questi alimenti, è per servirli


conditi con olio, pepe e sale, come contorno ad una proteina.
Quando vogliamo servirci in insalata cotta una determinata verdura ed
ortaggio, per evitare il più possibile il disperdimento di alcune sostanze (poiché
le vitamine, gli enzimi e le proteine si distruggono comunque), conviene cuocere
al vapore questi alimenti quindi. per tale operazione si deve utilizzare la pentola
adatta che, grazie alla tecnologia moderna. il commercio ci propone.
Tutte le verdure ed ortaggi in genere, si prestano per questo tipo di cottura;
interessante come ripeto è quello di utilizzare la pentola adatta.
Se per caso non si avesse detta pentola e si dovesse operare la cottura tra-
dizionale con acqua in una pentola normale. consiglio di non buttare l'acqua a
fine cottura, ma di utilizzarla come bevanda oppure utilizzarla per preparare una
zuppa di fiocchi di cereali; a questo proposito, conviene aggiungere nella cottu-
ra della verdura od ortaggio predestinato, anche una cipolla, una carota ed un
po' di sedano in costa, in tale maniera avremo a disposizione un vero brodo
vegetale.

VERDURE E D ORTAGGI FRUTTO COTTI AL VAPORE O STUFATI

Secondo la gastronomia tradizionale e vegetariana, con questi alimenti si


possono preparare dei succulenti e gustosi piatti con elaborazioni culinarie det-
tate dalle più sofisticate ricette ma purtroppo. le nostre esigenze organiche
vanno oltre il piacere del palato pertanto. le frugali e sobrie elaborazioni trofo-
gastronomiche che in seguito consiglio. non ci consentono una parità di squisi-
tezza. in quanto il faiiore associativo fra alimenti ci condiziona molto, comun-
que nel limite del possibile, sono dettate a soddisfare in certo qual modo anche il
fattore psicologico del piacere e del gusto.
Contorno di spinaci (per 2 persone) - preparazione eseguita previa conura al
vapore.
Si cuociono al vapore 500 gr. di spinaci; terminata la cottura, si passano al
tritaverdura e, nel contempo, in un tegame a parte si prepara un soffritto di cipol-
la trofogastronomico. Quando la cipolla si è ben rosolata, si versa sugli spinaci;
si rimette il tegame sul fuoco a fiamma bassa e mescolando per 3 + 5 minuti si
fanno asciugare un po'. Terminata questa operazione, si spegne il fuoco e.
sempre nella stessa pentola, si condisce con un pizzico di sale marino integrale e
2 o 3 cucchiai d'olio d'oliva vergine; pero chi I'appetisce, prima di condire può
grattugiare un po' di noce moscata o aggiurigere un pizzico di cannella
aromatica.
A questo punto gli spinaci possono essere serviti a tavola come contorno
alla proteina dopo il piatto di insalata mista cmda.
Se vogliamo elaborare ulteriormente questa ricetta. prima di servire gli spi-
naci. si possono aggiungere 20 noci macinate, mischiando poi per bene il tutto
pero. in questo caso. con l'insalata non si può mangiare nessun cibo proteico.
Sempre appetendolo, possiamo aggiungere anche un po' di salsa di pom*
doro cotta o cmda pero, con questa addizione. gli spinaci non si associano più
con i prodoni caseari. invece si associano benissimo con le noci o con le uova
preparate in qualsiasi maniera.

Contorno di spinaci in stuforo (dose per 2 persone)


Nella pentola prescelta per la cottura. la quale deve essere del tipo per
cottura a Fiamma bassa, si prepara un soffritto trofogastronomico di cipolla:
quando la cipolla si e ben rosolata. agiungiamo 500 gr. di spinaci lavati ancora
grondanti di acqua. si copre la pentola e si procede con la cottura. Trascorsi 20
minuti di cottura. si scopre la pentola. si mischia per bene cercando di sminuzza-
re il pii1 possibile le erbe in cozione. si condisce con un pizzico di sale marino inte-
grale, un pizzico di spezie aromatica e due o tre cucchiai di olio d'oliva vergine.
Appetendolo. si possono apportare le varianti descritte nella precedente
ricetta. Si serve come gin spiegato in precedenza.

Come gli spinaci. possiamo elaborare tutte le verdure in foglia. dalle lat-
tughe alle cicorie in genere anzi. in questo caso. per renderle più gradevoli e più
salutari. nel contempo possiamo associare dai 50 ai 100 gr. di foglie fresche e
novelle di malva oppure da 5 0 a 100 gr, di foglie d'ortica dioica.
Sia con gli spinaci quanto con le altre verdure in foglia, se elaborate in
questo modo. possiamo preparare degli squisiti risotti o favolose frittate. (Vedi
cottura dei cereali e delle uova).
Trofogastronomia 513

Anche il cavolo cappuccio, il cavolo vena ed il cavolfiore si possono pre-


parare nello stesso modo, però tengo a ricordare che comunque siano preparati
trofogastronomicamente, sono sempre molto indigesti.
In effetti, trofogastronomicamente trattando le verdure ed ortaggi fmtto
cotti, non prendo in considerazione nessuno di questi ortaggi citati, cipolla com-
presa, in quanto qualsiasi lunga ed elaborata cozione li rende realmente indige-
sti, pertanto nocivi al processo digestivo.
Il cavolo. la vena, il cavolfiore e la cipolla, sono alimenti da consumare in
insalate cmde o tutt'al più in minestroni, associati in piccola quantità ad altri ve-
getali.
Evitiamo il più possibile il loro utilizzo nelle elaborazioni culinarie che con-
templano la cottura.

I POMODORI

In salsa cruda
Se mangiamo i pomodori in insalata ed il più delle volte non maturi (condi-
zione velenosa e tossica per l'eccedente presenza della solanina), caratteristica
propria di questi fmni se non hanno raggiunto il punto di maturazione, diciamo
che con loro possiamo preparare anche la salsa non cotta, con la quale si può
condire il piatto di riso integrale o di orzo integrale o di frumento integrale ed
anche la pasta integrale.
Questo tipo di salsa non richiede elaborazioni speciali: dopo aver lavato ed
asciugato i pomodori in quantità sufficiente a soddisfare la necessità, si taglia-
no per metà, si liberano del succo gelatinoso e delle sementi. Ridotti in pezzetti,
si passano al trita-verdura o meglio ancora con la macinatrice: congiuntamente
si può macinare una due fenine di cipolla, mezzo spicchio d'aglio e qualche f e
glia di prezzemolo. Mescendo, si condisce poi con un pizzico di sale marino
integrale o meglio ancora con gomasio e uno o due cucchiai di olio d'oliva ver-
gine.
Chi I'appetisce, può aggiungere un pizzico di pepe di Caienna o uno o due
cucchiaini di paprica dolce, oppure un pizzico di spezie aromatica che più soddi-
sfa il palato (finocchio, anice, camino, origano, timo, maggiorana ecc.).

In salsa cotta
Certo la salsa cotta di pomodori che la tradizionale gastronomia ci propo-
ne in svariate ricette, è molto più appetibile di quella proposta ed indicata dalla
trofogastronomia perb, per quanto e gustosa, tanto fa male. Il pomodoro cotto e
un veleno tanto più se viene elaborato con grassi (olio, burro, margherine ecc.);
514 Capitolo XVII

con la cottura libera diverse sostanze attivanti derivate dalla solanina e tropei-
na. specie se i pomodori non sono ben maturi le quali, associate all'acido bu-
tirrico dei grassi cotti si trasfomlano maggiormente in sostanze tossiche per-
tanto, volendo in qualche modo soddisfare il palato, benché consapevole del cri-
mine che si commette con le elaborazioni gastronomiche,del male, consiglio
sempre il minore, cioè le elaborazioni trofogastronomiche, le quali riducono n+
tevolmente il grado di tossicita dell'alimento cotto ed associato; comunque limi-
tiamo l'uso a una o due volte al mese al massimo.

PREPARAZIONE
In un tegame non molto grande prepariamo il soffritto trofogastronomico di
cipolla. Quando la cipolla si è ben rosolata (color oro), aggiungiamo i pomodori
mondati della mucillagine e delle sementi che taglieremo a pezzettini o passati
per il macina-carne. Congiuntamente, con i pomodori si trita un po' di prez-
zemolo e, chi I'appetisce può addizionare anche una foglia o due di basilico. (in
questo caso non tritiamo l'aglio ma lasciamo lo spicchio intero che toglieremo a
fine cottura). A questo punto si procede con la cottura a fiamma bassa, il cui
tempo può variare dai I5 ai 30 minuti; di tanto in tanto con una forchetta si
mesce per evitare che la salsa si bmci. Durante la cottura, chi I'appetisce può
aggiungere uno o due chiodi di garofano o un pezzetto di cannella, come pure un
pizzico di qualche altra spezie aromatica. A fine cottura, si condisce con un piz-
zico di sale marino integrale, con qualche cucchiaio di olio d'oliva vergine o un
po' di burro, però I'olio d'oliva è più salutare.
Con questo tipo di salsa si può condire il riso integrale, l'orzo integrale, il
fmmento integrale ecc., come pure può essere utilizzata nella preparazione di
vari pasticci di ortaggi in genere (Vedi ricettano).

I POMODORI ALLA GRATE' - GRATIN

I pomodori ben maturi, lavati ed asciugati, si tagliano in due metà nel senso
orizzontale; si svuotano dell'acqua mucillaginosa e delle sementi.
In una teglia possibilmente di terra cotta o di vetro pirex, si dispongono per
bene con la parte tagliata rivolta verso I'alto; si grattugia un po' di pane inte-
grale tostato e lo si cosparge su ogni pomodoro sul qualeci metteremo anche un
pizzico di prezzemolo tagliuzzato, mezzo spicchio d'aglio ed un cucchiaio di
acqua.
Preparata cosi la teglia, si pone al forno regolato sui 100 + 120 gradi; il
tempo di cottura viene determinato dall'evaporazione dell'acqua e dal ringrin-
zimento dei pomodori.
La cottura ideale' si dovrebbe operare nel forno a legna, con la brace di
carbone accesa posta sul coperchio della teglia.
Trofogastronomia 515

I pomodori al gratin, si servono come ortaggio cotto di contorno alle insala-


te miste c a d e con le quali, in questo caso, possono essere accompagnate da una
delle seguenti proteine; uova sode o in frittata, oppure da 12 noci o 20 mandorle
dolci. o da fagioli cotti in insalata ecc.; ma mai da prodotti caseari.

I POMODORI RIPIENI

Dopo averli lavati ed asciugati, sulla parte superiore dove si trova il pic-
ciolo o peduncolo, si opera un foro di 20 o 25 millimetri di diametro poi. con
molta attenzione, si svuotano completamente senza romperli: a questo punto, si
riempiono con riso integrale cotto oppure con orzo integrale cotto o fmmento
integrale cotto (vedi relativa cottura di questi alimenti).
Il cereale utilizzato per il ripieno, viene a priori condito con gomasio ed un
pizzico di spezie aromatica, quella che più preferiamo; oltre a questa ci possia-
mo aggiungere anche una o due fettine di peperone dolce.
Fatto questo, si mettono in una teglia di terra cotta, nella quale abbiamo
messo dentro anche 3 o 4 cucchiai d'acqua. Si copre la teglia e la si pone sul for-
nello ed incominciamo la cottura con fiamma bassa, oppure possiamo metterla
nel forno regolato a 120" C. gradi. Evaporando l'acqua, i pomodori si cuociono
ed all'incirca in 20 minuti sono pronti per essere serviti assieme ad un piatto di
insalata mista cmda.

LE MELANZANE

Stufate
Trofogastronornicamente questo tipo di cottura si effettua a fiamma bassa
con pentole costmite per tale scopo, però si può praticare anche con le pentole di
terra cotta, ma richiede l'assidua presenza della cuoca per evitare che si bmci
tutto.
Quindi. in una pentola atta per questo tipo di cottura, come prima cosa pre-
pariamo un soffritto trofogastronomico di cipolla. Quando la cipolla si e ben
rosolata, vi introduciamo le melanzane tagliate a piccoli pezzettini (conviene
utilizzare le melanzane globose perche sono più dolci); si aggiunge un po' di
prezzemolo tritato ed uno spicchio d'aglio e si procede con la cottura.
Generalmente, la cottura si compie in 30 + 40 minuti di tempo se viene
fatta utilizzando la pentola appropriata. A cottura avvenuta, si spegne il fuoco e,
10 minuti dopo, si condisce con un pizzico di sale marino integrale, con un piz-
zico di pepe chi l'appetisce, e con olio d'oliva vergine quanto basta, avendo I'av-
vertenza ai mischiare bene il tutto.
516 Caoitolo XVII

A questo punto, le melanzane sono pronte per essere servite come contor-
no all'insalata mista cmda la quale, in questo caso, può essere accompagnata da
una qualsiasi proteina.
Con le melanzane stufate, possiamo elaborare diversi piatti le cui ricette
vengono esposte nel corso di questo capitolo.

Melanzane alla piasrra o alla griglia


Le parole in oggetto ci indicano il tipo di cottura per la quale consiglio di
utilizzare melanzane della specie globosa, in quanto sono più dolci ed appetibili
di quelle oblunghe, inoltre la loro buccia è meno coriacea.
Tagliate a fettine dello spessore di 7 + 8 millimetri, si possono cuocere sia
sulla piastra quanto sulla griglia come si cuoce la volgare bistecca o braciola.
Dopo la cottura, sul piano si condiscono con un pizzico di sale marino inte-
grale e con un cucchiaio di olio d'oliva vergine; chi I'appetisce può metterci
anche un pizzico di pepe o altra spezie aromatica oppure del prezzemolo tritato.
(Durante la cottura non si utilizza nessun condimento).
Si servono come contorno alle insalate miste cmde oppure come contorno a
qualsiasi altro alimento proteico. Sono ottime e gustose e con esse possiamo
elaborare altri piatti più complessi.

In pasriccio
La preparazione di questo piatto, possiamo definirla una rielaborazione
trofogastronomica in quanto è composta da una associazione di più alimenti
cotti o precotti fra i quali la predominanza e data dalle melanzane stufate o cotte
alla piastra.
Si serve freddo o caldo come contorno alle insalate miste cmde.

RICETTA N. 1
Per questo tipo di elaborazione sono ideali le teglie basse di vetro pirex.
Si prende una teglia la cui capienza risponda alle necessitii; con un po'
d'olio di oliva si ungono le pareti ed il fondo sul quale si distendono adiacenti
l'una l'altra le fettine di melanzane cotte in precedenza alla piastra o alla gri-
glia. Successivamente, con un cucchiaio si distende un lieve strato di salsa di p
modoro cotta. quindi nuovamente si distende un altro strato di fettine di melan-
zane. poi la salsa di pomodoro, ripetendo cosi il ciclo fino a formare uno spes-
sore stratificato di 5 o 6 centimetri. L'ultimo strato verrà formato con la salsa di
pomodoro e sarà guarnito con olive nere tipo greco. Chi I'appetisce può metterci
qualche fettina di peperone.
Se si vuole servirlo caldo, si mette la pirofila nel forno per 10 minuti ad una
temperatura di 50 gradi. Generalmente viene servito freddo come contorno alle
Trofogastronomia 517

insalate miste crude accompagnate da una proteina che comunque non deve
essere un prodotto caseario.

RICETTA N. 2
Lo stesso pasticcio può essere preparato con le fettine di melanzane cmde.
scottate per un minuto in acqua bollente.
Asciugate le fettine, si elabora con procedura analoga a quella descritta
nella ricetta n. 1 però utilizzando salsa di pomodoro cruda e chi I'appetisce può
metterci anche un pizzico di spezie aromatica. (Comino, origano. timo, maggio-
rana, ecc.). La cottura avverrà nel forno regolato a 90 + 100 gradi per un tempo
che può variare fra i 15 e i 30 minuti massimo. Si serve come piatto caldo di
contorno come già descritto.

RICETTA N. 3
Volendo cambiare ricetta, al posto della salsa di pomodoro, si può utiliz-
zare del formaggio fresco grasso o la mozzarella. tagliati in sottili fettine le quali
verranno distese in modo alterno al posto della salsa di pomodoro sulle fettine di
melanzane cotte alla piastra. L'ultimo strato può essere di formaggio o mozza-
rella e si guarnisce con olive nere tipo greco.
Composta la stratificazione, si pone la teglia al forno per 10 minuti alla
temperatura di 9 0 gradi, temperatura ideale per far fondere il formaggio o la
mozzarella.
Si serve tagliato a pezzi come contorno alle insalate miste crude, le quali
non verranno accompagnate da nessuna altra proteina.
In questa preparazione non si deve condire con olio le melanzane.

RICETTA N. 4 Pasticcio crostata, preparato con lo stufato di melanzane


Si prepara un impasto di farina integrale setacciata al 50% con un po' di
lievito di birra. La procedura e analoga alla lavorazione del pane all'olio, con la
sola differenza che al posto di arrotolare rimpasto come quando facciamo la
pagnottella, con un matterello lo distendiamo in sfoglia come quella che si
prepara per le tagliatelle.
Faremo una sfoglia la cui superficie ci consenta di rivestire internamente
tutta la teglia e di coprire poi anche la parte superiore del contenuto.
Prepareremo anche un'altra sfoglia dalla quale ritaglieremo due pezzi simi-
lari alla superficie interna del fondo della teglia: preparati questi tre sfogli. unge-
remo tutto l'interno della teglia. fondo e pareti, con l'olio d'oliva vergine poi, con
la prima sfoglia rivestiremo tutto l'interno della teglia lasciando fuoriuscire dai
bordi la pane eccedente.
Fatta questa operazione, incominceremo a preparare la stratiticazione,
518 Capitolo XVII

quindi sul fondo distenderemo un primo strato di stufato di melanzane il cui


spessore non deve superare i 15 millimetri; sopra questo strato distenderemo poi
una delle due sfoglie sulla quale metteremo un altro strato di stufato il cui
spessore deve essere uguale al precedente. Nuovamente sopra questo strato di-
stenderemo bene l'ultima sfoglia di pasta che ricopriremo con un ultimo strato di
stufato di melanzane che copriremo con i lembi della sfoglia che abbiamo uti-
lizzato inizialmente per foderare la teglia.
Preparata in questo modo, mettiamo la teglia nel forno preriscaldato a 150"
C. gradi e successivamente lo regoleremo a 200 gradi. Il tempo di cottura può
variare fra i 20 + 30 minuti, ad ogni modo quando la pasta di copertura si sarà
ben dorata, ossia quando avrà preso il caratteristico colore del pane, possiamo
dire che il pasticcio è pronto.
Si serve freddo come contorno alle insalate miste cmde accompagnate da
una proteina.

Melanzane ripiene
Per questa preparazione si possono utilizzare tutte le specie di melanzane,
sia le oblunghe quanto le globose, interessante è che siano fresche, cioè recen-
temente raccolte.
La preparazine delle melanzane varia secondo la specie; dopo averle lava-
te, asciugate e tolto il calice ed il gambo, alle oblunghe si pratica sul dorso un
taglio sufficientemente grande quanto basta per entrare con un cucchiaino per
svuotarle; alle globose invece, sulla parte superiore, e precisamente dov'e attac-
cato il gambo, si pratica un foro che ci consenta di entrare con un cucchiaino per
asportare la polpa.
Fatta questa prima operazione, si riempiono con del riso integrale cono in
precedenza (vedi cottura dei cereali), oppure con la soia granulata (temptein)
messa a bagno per 3 + 4 ore in un brodo vegetale (vedi modo di preparazione).
Riempito le melanzane con questi alimenti, si mettono nella pentola con la
parte tagliata o bucata rivolta verso l'alto. Volendo, prima di mettere le melan-
zane in pentola, si può preparare un soffritto trofogastronomico di cipolla.
Quando il soffritto e pronto, come ripeto disponiamo per bene le melanzane in
pentola aggiungendo una tazzina di brodo vegetale e due o tre pomodori ben
maturi tagliati a pezzettini, uno spicchio d'aglio e qualche fettina di peperone
dolce; si copre la pentola e si procede alla cottura. La pentola deve essere del
tipo per la cottura a fiamma bassa.
La cottura può essere fatta sia sul fornello quanto nel forno; quando le
melanzane sono cone, più o meno 30 o 40 minuti, si toglie il coperchio e sulla
parte tagliata delle melanzane si mette un po' di salsa di pomodoro.
Piu o meno. raggiunto il tempo di cottura, si osserva se nel fondo della
pentola il sugo è ancora acquoso; in tal caso la lasciamo scoperta sul fuoco
Trofogastronomia 519

ancora per qualche minuto, tempo sufficiente per far evaporare l'eccedenza di
acqua, nel contempo si approfitta per condire con un pizzico di sale marino inte-
grale ed un pizzico di pepe, l'olio d'oliva invece lo meneremo quando si avrà
spento il fuoco o tolto dal forno la pentola.
Le melanzane ripiene si servono come contorno all'insalata mista cmda, la
quale non verrà accompagnata da nessuna altra proteina.

I PEPERONI
Questo ortaggio fmtto non ci consente molte preparazioni trofogastronomi-
che; chi lo appetisce può servirselo cmdo in piccola quantità nelle insalate miste
e come elemento di guarnizione di specifici piatti.
Benché più indigesto, è più appetibile servito cotto alla griglia o sulla pia-
stra, condito con olio d'oliva vergine e chi lo gradisce può metterci anche un
pizzico di prezzemolo o di basilico ed uno spicchio d'aglio.
Si presta molto per la cottura con ripieni come le melanzane ed a mio awi-
so, in questa elaborazione, specialmente se viene cotto congiuntamente alle me-
lanzane stesse, diviene più gustoso e nel contempo le rende più saporite.
Si serve come le melanzane ripiene.

Peperonata
Stando alla terminologia, il piatto che propongo non risponde al sinonimo
in oggetto ma poiché sotto questo nome è più o meno conosciuto da tutte le ga-
stronomie regionali, talvolta modificato con l'aggiunta di qualche altro ortag-
gio, anch'io lo propongo con questo nome benche in realtà sia un semplice stu-
fato di melanzane associate ai peperoni ed ai pomodori.
Questo piatto si accoppia benissimo con le insalate miste cmde, con le pa-
tate cotte al forno o al vapore e con tutte le proteine, tranne i prodotti caseari.
Trofogastronomicamente si prepara come segue: in una pentola atta per la
cottura a fiamma bassa, si soffrigge una cipolla con la metodologia indicata nelle
precedenti ricette. Quando la cipolla si e ben rosolata. mettiamo in pentola 2
melanzane globose, 2 peperoni e 112 Kg. di pomodori ben maturi tipo cirio, il
tutto tagliato in piccoli pezzettini.
Come già detto, si cuoce a fiamma bassa ed il tempo di cottura è di circa 30
i 40 minuti.
Terminata la cottura, si spegne il fuoco e si condisce con un pizzico di sale
marino integrale. con un pizzico di pepe ed un po' di olio d'oliva vergine. Con un
cucchiaio si mescola bene per far emulsionare l'olioed anche perché tutto il com-
posto si incorpori.
Si serve come piatto di contorno.
520 Caoitolo XVII

LE ZUCCHINE
Questo ortaggio dalle proprietà lassanti, diuretiche e rinfrescanti, lo consi-
glio servito crudo associato nelle insalate miste, però si presta bene anche per
essere cono anzi, direi che per la tradizionale gastronomia si deve mangiare
esclusivamente cotto, magari proposto nelle più sofisticate elaborazioni culina-
ne per renderlo maggiormente gradevole al palato. Purtroppo, trofogastronomi-
camente non abbiamo uno svariato ncettario poiché lo scopo è quello di evitare
il più possibile la nocivita caratteristica propria delle errate associazioni culi-
narie, la quale si palesa con le tradizionali elaborazioni gastronomiche per-
tanto, se dobbiamo mangiare per nutrirci e non ammalarci, accontentiamoci
della francescana frugalità.

Zucchine bollite o cotte al vapore


Con questa semplice cottura, le zucchine si servono in insalata cotta, condi-
te con un pizzico di sale marino integrale, un pizzico di pepe o qualche spezie
aromatica per chi I'appetisce e con olio d'oliva vergine.
In questa preparazione servono da contorno alle uova sode o in frittata
(senza olio), come pure possono accompagnare i formaggi freschi di latteria
(mozzarella, casatella o ricotta).
Se la cottura viene effettuata con l'acqua e non al vapore, l'acqua della de-
cozione conviene berla; fa molto bene al fegato ed ai reni.

Zucchine stufate
In una teglia o pentola atta per la cottura a fiamma bassa, si prepara un sof-
fritto trofogastronomico di cipolla: quando la cipolla si e ben rosolata, si versano
in pentola le zucchine tagliate a pezzenini nella quantità sufficiente a soddisfare la
necessità; una o due fogliette di basilico sono indispensabili per aromatizzare.
Fatto questo, si copre la pentola e si procede con la cottura a fiamma bassa;
generalmente con queste pentole non necessita agiungere acqua, ma se ciò si
rendesse necessario, consiglio di aggiungere una o due tazzine di brodo vege-
tale.
A cottura raggiunta, si scopre la pentola e per qualche minuto si continua a
cuocere mescolando sempre finché l'eccedenza d'acqua evapori totalmente e le
zucchine ridotte in purea si rosolino un pochino. Raggiunta tale condizione, si
spegne la fiamma e si procede a condire con un pizzico di sale marino integrale,
un pizzico di pepe ed olio d'oliva vergine quanto basta, volendo ci si può mette-
re anche un po' di burro; si continua a mescere finché il condimento sarà ben
incorporato, poi si serve come piatto di contorno a tutte le proteine ed insalate in
genere.
Chi I'appetisce, durante la cottura pub aggiungere anche uno o due porne
dori tipo Cirio ben maturi tagliati a pezzetti, però in questo caso. a fine cottura
evitiamo di far rosolare le zucchine. Si condisce come indicato sopra però con
questa preparazione non si associano i prodotti caseari.
Con le zucchine stufate e con I'ausilio del brodo vegetale, si può preparare
anche il risotto (Vedi cottura dei cereali).

Zucchine ripiene
Lavate, si tagliano in due metà per lungo; poi si fanno bollire per 2 minuti in
acqua salata. Terminata l'ebollizione, si tolgono dalla pentola e si lasciano raf-
freddare; quando sono ben raffreddate, con un cucchiaino si svuotano e si de-
pongono in una teglia pirofila. A questo punto si riempiono di riso integrale già
cotto in precedenza, oppure pane integrale tostato grattugiato: sopra il ripieno si
cosparge un po' di salsa cmda di pomodoro. Preparata cosi la teglia, si mette al
forno regolato a 120" C. gradi per ultimare la cottura delle zucchine (20 minuti
circa): a cottura ultimata, si estrae la teglia dal forno e si condisce con un piz-
zico di sale marino integrale. pepe e olio d'oliva vergine. Si serve come secondo
piatto.
Volendo, come ripieno possiamo utilizzare della fontina o mozzarella però,
in questo casonon si mette la salsa di pomodoro. Si possono anche riempire con
il ragù di soia.

LA ZUCCA

Più gustosa delle zucchine, la consiglio cmda, associata nelle insalate miste
però, se si cuoce al vapore, o meglio ancora al forno, diviene più gradevole al
palato in quanto, con questo tipo di cottura i suoi zuccheri non si disperdono
come avviene con la cottura in acqua.
Preparata in questo modo può essere consumata come spuntino sia a
mezzo mattino o nel pomeriggio, associta ad un po' di miele.
Però, con la zucca cotta in questo modo e ridotta in purea, addizionata con
un pizzico di noce moscata o cannella. possiamo preparare gli gnocchi ed anche
i risotti (vedi cottura dei cereali).

Gli gnocchi di zucca si preparano come segue: si cuoce al forno la zucca


tagliata a pezzi; quando e cotta. si toglie la polpa dalla buccia e si riduce in
purea, si condisce con un pizzico di sale marino integrale e con un pizzico di
cannella, infine si aggiunge un pizzico di farina di fmmento tipo zero e si im-
pasta per bene finche la farina si sarà incorporata. Volendo si può impastare con
522 Capitolo XVII

il tuorlo di due uova fresche. Terminato l'impasto, si taglia a pezzi e poi con il
palmo delle mani, sulla tavola spianatoia spolverata di farina, si fa scorrere
avanti ed indietro finché si saranno formati dei bastoncini di circa 2 centimetri
di diametro. Ottenuti i bastoncini. si tagliano a piccoli pezzettini che poi con una
leggera pressione esercitata con un dito, faremo ruotare sul dorso della grat-
tugia anch'essa infarinata.
Con questa tecnica, otterremo gnocchi butterati su una parte della loro su-
perficie e sulla parte opposta rimarrà l'impronta del dito che leggermente ha
compresso lo gnocco contro il dorso della grattugia.
Preparati cosi gli gnocchi, si versano in una pentola con acqua in ebolli-
zione e quando cominciano a venire a galla. con una schiumarola si raccolgono
depositandoli nel piatto dove e stato messo un pezzetto di burro crudo quale
condimento. Chi lo gradisce, sopra gli gnocchi può grattugiarci anche un po' di
formaggio grana.

LE PATATE

Questo è un alimento realmente nutrizionale perb, perché l'organismo


possa approfittare i suoi elementi costituzionali, si deve assumerlo crudo in
succo od in insalata mista cmda, oppure cotto al forno con la buccia.

Paiate cotte a l vapore o a l forno


Si lavano per bene spazzolandole con una spazzola o con una paglietta di
alluminio o meglio ancora con una pezzuola di plastica ruvida che il commercio
propone per lavare le stoviglie e le pentole però, in questo caso, bisogna assi-
curarsi che sia esente da sostanze detergenti.
Lavate in questo modo le patate, senza asciugarle si mettono in una pentola
atta per la cottura a vapore e si procede alla loro cozione però, la loro migliore
cottura è quella praticata al forno o nella pentola costruita per le cotture senza
acqua.
A mio awiso, l'esperienza mi suggerisce di consigliare la cottura al forno,
in quanto, con questo tipo di cozione, non c'è pericolo di bmciare la pentola e
poi perché parte dei componenti costituenti si concentrano maggiormente.
Quanto asserisco viene evidenziato dal sapore e dal gusto che caratteristi-
camente contraddistingue la differenza che esiste fra questo tipo di cottura e la
tradizionale cottura con acqua.
La cottura al forno si pratica mettendo le patate grondandi d'acqua in una
teglia pirofila: inizialmente il forno viene preriscaldato a 150" C. gradi e poi,
dopo aver introdotto la teglia viene regolato a 200" C. gradi. I1 tempo di cottura
è relazionato alla grossezza delle patate, generalmente è di un'ora, ad ogni
modo. l'accorta massaia con uno stecchino o con una forchetta può comprovare
il punto di cottura.
Le patate cotte in questo modo, si servono al posto del pane accompagnan-
do le insalate miste cmde oppure con esse possiamo preparare svariati e squisiti
secondi piatti.

Il pure di patate
Si sbucciano le patate cotte al forno o al vapore, dopo di ciò si schiacciano
con lo schiacciapatate. Trofogastronomicamente, come condimento si utilizza
solo olio d'oliva vergine ed un pizzico di spezie aromatica chi la gradisce: me-
scolando si impasta il tutto per far incorporare bene l'olio.
Questo tipo di purè si può servire con una o due uova sode o in camicia
dopo o congiuntamente al piatto di insalata mista cruda, però non dobbiamo
mangiare pane assieme. Stando bene è tollerabile anche associato con la ri-
cotta, la mozzarella e la casatella però in questo caso si consuma a pranzo dopo
i'insalata mista cruda.

In gnocchi
Per la preparazione di questo piatto, consiglio in particolar modo di uti-
lizzare patate cone al forno, perché con questo tipo di cottura perdono quasi
tutta i'acqua, di conseguenza nella preparazione dell'impasto non occorre addi-
zionare la farina o tutt'al più se ne utilizza ben poca. (Al posto della farina
consiglio di utilizzare una o due uova crude sbattute con fmstino o frullatore).
L'impasto si può fare in una insalatiera oppure sulla tavola spianatoia:
come già detto, passate con lo schiacciapatate, la massa risultante viene addi-
zionata con una o due uova sbattute; (se proprio si rende necessario si aggiunge
anche un cucchiaio di farina tipo zero), e si impasta tutto per bene.
Terminato l'impasto, con la stessa metodica utilizzata per la preparazione
degli gnocchi di zucca, si elaborano gli gnocchi di patate, la cui cottura è a n a b
ga.
Gli gnocchi si servono come secondo piatto con olio o burro e formaggio. o
con la salsa di pomodoro cotta o cmda però, in questo caso. per condire, al
posto del burro utilizzeremo olio d'oliva vergine.

In pasticcio
Per preparare questo piatto, consiglio di utilizzare patate cotte al vapore: a
fine cottura si sbucciano e si taglieranno in rondelle di 3 - 4 millimetri di
spessore.
524 Capitolo XVII

Dopo aver tagliato le patate, si prende una teglia pirex. la si unge interna-
mente con olio d'oliva vergine e si incomincia a distendere sul fondo ben adia-
centi l'una all'altra le rondclle di patate: poi si cosparge della salsa di pomodoro
cruda e volendo, sopra di questa si può mettere un pizzico di spezie aromatica.
la più appetibile. oppure un po' di formaggio grattugiato (non compatibile). Con
questa metodica si ripete la stratificazione. distendendo ancora rondelle di pa-
tate e poi la salsa fino a formare uno spessore di 5 + 7 centimetri. Lo strato
finale può essere sia di patate quanto di salsa però comunque verra guarnito con
olive nere tipo greco.
Confezionata la teglia, si mette nel forno per 20 minuti, il quale prece-
dentemente I'avremo regolato sui 7 0 + 8 0 C. gradi. temperatura e tempo più
che sufficienti per questo tipo di cottura.
I1 pasticcio di patate si serve come contorno alle insalate miste crude, gene-
ralmente accompagnate da uova sode.

Parare srlifafe

In una teglia o pentola atta alla cottura a fiamma bassa. si prepara un sof-
fritto trofogastronomico di cipolla: durante questa operazione. chi desidera
creare o dare un gusto tutto particolare può aggiungere congiuntamente due fo-
glie di salvia ed un po' di rosmarino legati con un filo a modo di mazzetta. il
quale verrà tolto quando la cipolla si è ben rosolata. A questo punto. mettiamo
in pentola le patate taeliate a pezzettini erondanti d'acqua: copriremo la pentola
e procediamo con la cottura a liamma bassa.ll tempo di cottura e condizionato
dalla qualità delle patate, ad ogni modo i bene che si sfarinino un pochino: a
cottura terminata si spegne il fuoco e si condisce con olio d'oliva vergine o con
un po' di burro (però e meglio utilizzare l'olio d'oliva).
Volendo cambiare gusto. nel momento che si soffrigge la cipolla, anziché
mettere la salvia ed il rosmarino. si tagliuzza un po' di prezzemolo e si aggiunge
anche uno spicchio d'aglio i quali successivamente durante la cottura si incorpo-
reranno con le patate.
Sempre volendo. chi I'appetisce. negli ultimi 10 minuti di cottura può ag-
giungere un po' di salsa di pomodoro cruda.
Le patate stufate si servono come piatto di contorno nelle insalate miste
crude accompagnate da uova sode o in frittata. oppure da prodotti caseari (moz-
zarella. casatella, ricotta ecc.) però in questo caso. alle patate non si deve ag-
giungere la salsa di pomodoro.
I CARCIOFI

La maggiore approfittazione dal punto di vista nutrizionale di questi or-


taggi frutto, l'abbiamo solo con la loro somministrazione al crudo, associati
nelle insalate miste però, servendoli cotti, in certo qual modo, soddisfiamo la
suggestionante opinione radicata nel subconscio della gente civilizzata.
Trofogastronomicamente, li possiamo servire cotti bolliti in acqua e
somministrati in insalata, oppure cotti al vapore o stufati.

Carciofi bolliti
Dopo la normale cottura in acqua, si scolano bene e si servono in insalata
imbevendo le bratee (foglie) in una soluzione di olio d'oliva vergine, aceto o
succo di limone alla quale e stato aggiunto un pizzico di sale marino integrale e
pepe. preparata in una tazzina.
Il cuore ed il gambo ridotti in poltiglia o purea associati ad un uovo sodo
tritato e conditi poi con la stessa soluzione, ci danno un piatto molto gustoso e
nel contempo nutriente.

Carciofi al vapore
Si preparano i fondi, ci& si tolgono le prime foglie, quelle più aperte e più
dure: poi si tagliano le restanti per 213 della loro lunghezza ed anche il manico
(il quale non si deve buttare ma cuocere congiuntamente in quanto è quello che
più e dotato di sostanze nutrizionali). Preparati in questo modo, si cuociono al
vapore nell'apposita pentola.
Dopo la cottura si lasciano scolare, indi si dispongono per bene sui piatti
con la parte sezionata rivolta verso l'alto, sulla quale si cosparge un tritato di
prezzemolo ed aglio, poi si condisce per bene con la soluzione già esposta in
precedenza però. per chi lo gradisce, può aggiungerci anche un pizzico di spezie
aromatica. Infine tutta questa preparazione viene guarnita con una o due uova
sode tagliate per metà oppure tritate bene e cosparse sopra i carciofi, senza di-
menticare di metterci poi I'oliva nera tipo greco e qualche fettina di peperone
dolce.
Si servono dopo l'insalata mista come secondo piatto.

Carciofi stzrfati
Si utilizza una pentola atta per la cottura a fiamma bassa nella quale si fa
friggere un po' di cipolla in due o tre cucchiai d'acqua. Quando la cipolla e ben
rosolata, si depongono per bene nella pentola i fondi di carciofi grondanti d'ac-
qua con la parte sezionata rivolta verso l'alto. non dimenticando di mettere in
pentola anche i gambi tagliati a pezzettini. A questo punto si cosparge sopra un
526 Capitolo X V I I

tritato di prezzemolo ed aglio e se del caso una o due tazzine di brodo vegetale;
si copre la pentola e si procede alla cottura con fiamma bassa.
Quando i carciofi sono cotti, si aggiunge un po' di salsa cruda di pomodoro
e si procede con la cottura per altri 10 minuti, dopo di ciò si spegne il fuoco e si
condisce con un pizzico di sale marino integrale, un pizzico di spezie aromatica
per chi I'appetisce ed infine con olio d'oliva vergine. Si copre la pentola e si la-
scia raffreddare a temperatura ambiente.
Si servono come piatto di contorno alle uova sode o ad una frittata prepara-
ta con uova ed ortaggi senza olio, sempre dopo l'insalata mista di verdure ed
ortaggi cmdi.

I LEGUMI
Piselli, fagioli, ceci, fave, lenticchie, soia, fagiolini ecc.
Questi sono gli alimenti plastici per eccellenza e, se vengono utilizzati se-
condo i consigli della nuova dietetica, possiamo dire che il loro apporto nutrizi*
nale, per l'organismo e realmente di capitale importanza perb, come tali, se il
loro utilizzo non avviene come già indicato in trofologia e trofoterapia, sono al-
trettanto nocivi e pregiudiziali alla salute organica, in quanto sono alimenti ric-
chi di purine.
Il loro utilizzo è consigliabile allo stato fresco in insalate crude per quelle spe-
cie che sono appetibili, però generalmente si servono in zuppa. in minestroni o
stufati.
Essendo essi un alimento proteico, trofogastronomicamente non sono associa-
bili ad altri alimenti proteici, pertanto consiglio di prepararli nel seguente modo:

In zuppa o passato di legumi freschi


In quantità sufficiente al fabbisogno, si prende una delle specie di legumi
freschi in oggetto, es. piselli sbucciati; si mettono in una pentola atta per la
cottura a fiamma bassa, si aggiunge una cipolla tagliata a pezzetti, un pizzico di
prezzemolo tritato ed il 50% di acqua in relazione alla quantita del legume. (Es.
500 gr. di piselli, si aggiunge 250 gr. di acqua). Si copre la pentola e si procede
con la cottura il cui tempo può variare fra i 30 + 4 0 minuti. Volendo, a fine
cottura si può aggiungere un soffritto trofogastronomico di cipolla; si passa poi il
tutto nel frullatore o nella omogeneizzatrice. A fine di questa operazione, si ver-
sera in una zuppiera nella quale si condira con un pizzico di sale marino integra-
le, un pizzico di pepe ed olio d'oliva vergine quanto basta.
Si serve come secondo piatto dopo l'insalata cruda.
Trofograstronomia 527

Qualora si voglia preparare un passato di altri legumi freschi, la procedura


di decozione e condimento è analoga, solo variano gli alimenti aromatici, in
quanto uno si addice di più ad un legume che ad un altro. Es.:

Per ilpassato di ceci freschi si aggiunge la cipolla tritata però, al posto del
prezzemolo mettiamo una costa di sedano tritato ed una foglia di alloro, la quale
a fine cottura si toglierà.

Per ilpassato di fagioli freschi si utilizzeranno gli stessi ingredienti utiliz-


zati per la cottura dei ceci però chi lo gradisce può aggiungere anche uno
spicchio d'aglio ed una o due foglie di basilico.

Per il passato di fave fresche valgono gli stessi ingredienti utilizzati per i
ceci, però consiglio di aggiungere anche una carota tritata, la quale darà alle
fave un gusto più gradevole.

Per il passato di lenticchie fresche o secche come ingredienti consiglio la


cipolla tritata, una costa di sedano, uno spicchio d'aglio e 30 grammi di spinaci o
erbette.

Per ilpassato di soia fresca gli ingredienti da utilizzare che più consiglio
sono quelli indicati e suggeriti per il passato di fagioli.

Tutti questi passati si possono rendere più gustosi se negli ultimi minuti di
cottura si aggiungono uno o due cucchiai di vegeta in polvere (brodo vegetale che
si compera in erboristena), inoltre, come ripeto, se aggiungiamo anche il soffrit-
to trofogastronomico di cipolla di certo sono più saporiti.

I fagiolini freschi in baccello non si utilizzano per i passati ma sono molto


più indicati per essere serviti in insalata cotta oppure in minestroni tagliati a pez-
zettini o meglio ancora in stufato.
Serviti in insalata cotta, si cuociono nel seguente modo: quando l'acqua
nella pentola bolle, ci si mette il sale e poi i fagiolini da cuocere, i quali vi ri-
marranno fino a cottura ultimata.
Con questo sistema di cottura, rimangono sempre verdi e più saporiti.
Terminata la cottura si scolano e si condiscono con un pizzico di prezzemolo
tritato, con uno spicchio d'aglio e con l'olio d'oliva vergine e chi I'appetisce può
metterci anche un pizzico di pepe.
Si servono come piatto proteico dopo le insalate crude miste.
528 Capitolo XVII

IL MINESTRONE D I LEGUMI
Contrariamente a come si prepara il tradizionale minestrone di legumi.
trofogastronomicamente consiglio che oltre al legume specifico, cioè piselli, o
fagioli, o ceci ecc., vi siano associati altri ortaggi fra i quali non deve mai man-
care la cipolla. A prescindere della prevalenza del legume specifico, possiamo
utilizzare tutte le verdure in foglia, dalla lattuga al cavolo verza; le radici, dalle
carote alla bietola e barbabietola; le zucchine, la zucca ed il cavolfiore. però
questo ultimo utilizziamolo in piccola quantità perchè cotto è molto indigesto.
Volendo, durante la cottura possiamo aggiungere qualche spezie aromatica,
quella che più appetiamo, ed anche il caratteristico soffritto di cipolla negli ulti-
mi minuti di cottura però, ricordiamo bene, deve essere quello trofogastronc-
mico.
Il condimento per ciò che concerne sale e pepe, pub essere messo negli
ultimi minuti di cottura invece, I'olio d'oliva vergine, lo mettiamo sul piatto.
Non dobbiamo mai dimenticare che nel minestrone trofogastronomico di
legumi non si possono associare le patate ed altri cereali, pasta, riso ecc.

I LEGUMI IN STUFATO
La preparazione di questo piatto è analoga per tutte le specie di legumi, la
sola differenza sta nell'utilizzazione della spezie aromatica che in tutti i casi e
soggettiva, in quanto dipende dal punto di gradimento di ognuno di noi.
Sempre utilizzando una teglia o pentola atta per la cottura a fiamma bassa.
si soffrigge in due o tre cucchiai d'acqua una cipolla tritata. Quando la cipolla è
rosolata bene, si mene in pentola la singola specie di legume fresco cmdo; ci ag-
giungiamo un pizzico di prezzemolo, una o due foglie di basilico, uno spicchio
d'aglio e qualche tazzina di brodo vegetale. Si copre la pentola e si procede con
la cottura osservando di tanto in tanto se si rende necessaria raggiunta di qual-
che altra tazzina di brodo vegetale che in questo caso deve essere caldo.
Volendo. negli ultimi minuti di cottura, possiamo aggiungere un po' di sal-
sa di pomodoro cruda, mescolando per bene. A cottura terminata si spegne il
fuoco e si condisce con un pizzico di sale marino integrale, un pizzico di pepe ed
olio d'oliva vergine; chi lo gradisce, prima di mettere l'olio, può metterci anche
un pizzico di spezie aromatica.
Si serve come piatto proteico dopo o congiuntamente all'insalata mista di
verdure ed ortaggi crudi.

Questa preparazione vale anche per i fagiolini in baccello, i quali previa-


mente devono essere stati cotti al vapore.
I CEREALI INTEGRALI
Questi sono gli alimenti energetici di cui l'organismo non può fare a meno,
sempre che siano allo stato integrale e possibilmente di ordine biologico o bio-
dinamico.
Si possono assumere in chicco ed in questo caso si cuociono o germe
gliano, ma la loro maggiore approfittazione organica l'abbiamo allo stato di fioc-
chi (non precetti) in quanto si possono destrinizzare anche senza cuocerli. ad
ogni modo in seguito espongo come trofogastronomicamente possiamo prepa-
rarli ed utilizzarli.

Il minestrone
Parlando di questo piatto, si intende dire che la presenza predominante e
quella del cereale in chicco, al quale si associano delle verdure ed ortaggi di sta-
gione in genere però. fra questi ortaggi, fanno eccezione i tuberi ed i legumi, i
quali biochimicamente non si associano con i cereali.
Qualsiasi cereale integrale si presta per elaborare un minestrone, ma quelli
che tradizionalmente più si utilizzano sono il riso e I'orzo, ad ogni modo. in que-
sta elaborazione consiglio di utilizzare anche il fmmento integrale di origine bio-
logica.
Il cereale integrale, quale esso sia, non si può cuocere come tradizional-
mente si cuoce il normale riso bianco o l'orzo, ma richiede una particolare
metodica. Si deve cuocere con poca acqua ed a fiamma bassa, pertanto utilizze-
remo le pentole in acciaio inossidabile che la moderna tecnologia ci propone.
Il rapporto proporzionale fra acqua e cereale per questo tipo di cottura e il
seguente:
1 tazzina di fmmento e 4 112 di acqua
1 tazzina di orzo e 3 112 di acqua
1 tazzina di riso e 2 112 di acqua

Orbene, conoscendo questo rapporto. come già detto, in una pentola atta

-
alla cottura a fiamma bassa, cuociamo il cereale che abbiamo destinato per il
minestrone: il tempo di cottura varia fra i 40 60 minuti.
Nello stesso tempo, in un'altra pentola, cuociamo le verdure ed ortaggi di
stagione come normalmente si fa per preparare una minestra; il tempo di cot-
tura non deve superare i 30 minuti: dopo di ciò, nella stessa pentola in cui abbia-
mo cotto le verdure, mischiamo il cereale che abbiamo cotto a parte e continuia-
mo a cuocere il tutto a fiamma media per altri 5 minuti: nel contempo, se non è
stato fatto durante la cottura degli ortaggi, ci aggiungiamo anche il soffritto
trofogastronomico di cipolla. Trascorsi questi ultimi 5 minuti di cottura, si spe-
gne il fuoco e si condisce con sale marino integrale o gomasio e con olio d'oliva
vergine, quest'ultimo possibilmente sul piatto.
530 Capitolo XVZI

Durante gli ultimi minuti di cottura, se vogliamo modificare o dare un gusto


tutto particolare più gradevole al palato, possiamo aggiungere un pizzico di
spezie aromatica.

In minestra asciutta

Poiché in trofogastronomia il cereale utilizzato è sempre quello di tipo inte-


grale, devo dire che l'elaborazione di questi piatti non si può fare nel modo tra-
dizionale, bensì dobbiamo cuocere il cereale in chicco nella pentola atta per la
cottura a fiamma bassa, con la quale si ottiene il cosiddetto granato, più o meno
asciutto in relazione alla quantità d'acqua, il cui rapporto proponionale e già
stato esposto nel paragrafo minestrone.
Queste minestre (o risotti), possono essere naturali, cioè come il tradizio-
nale piatto di riso in bianco pertanto, in questo caso il condimento viene effet-
tuato nel piatto con uno due cucchiaini di gomasio e, chi I'appetisce. può met-
terci anche uno o due cucchiai di olio d'oliva vergine però, credetemi, si può fare
a meno perché con questo tipo di cottura i grassi naturali del cereale non si
disperdono.
Volendo avere un piatto più gustoso e diverso, anche per non annoiarsi
mangiando sempre la stessa wsa, congiuntamente al cereale possiamo cuocere
qualche ortaggio come la cipolla, il sedano, la carota ecc. La cottura di questi or-
taggi, come ripeto, deve essere congiunta e simultanea quindi, quando mettia-
mo in pentola il cereale, assieme ci metteremo l'ortaggio che più preferiamo
(meno i tuberi ed i legumi). I1 condimento, anche in questo caso, è analogo al
precedente e viene praticato nel piano.
Chi preferisce il riso o l'orzo o il frumento condito al pomodoro, dopo la
succitata cottura, nel momento di condire, utilizza sale marino integrale e qual-
che cucchiaio di salsa di pomodoro cotta o cruda, a piacimento.

Risotti tradizionali

Se invece vogliamo mangiare un piatto di cereali elaborato come i tradizio-


nali risotti, si deve preparare lo stufato a parte e cuocere il riso a parte; poi, negli
ultimi minuti di cottura del riso. aggiungiamo lo stufato ed un po' di brodo
vegetale quindi. a pentola scoperta, e mescolando sempre, terminiamo la cottura
finché il tutto avrà preso consistenza (più o meno 10 minuti).
Il condimento viene praticato nel piatto e non in pentola.
Con questa procedura ed utilizzando i vari stufati, possiamo preparare la
minestra asciutta di riso, di orzo o di frumento agli asparagi, alle ortiche, agli
spinaci, alla malva, alle zucchine, alla zucca, ai carciofi ecc.
ZUPPE DI CEREALI IN FIOCCHI NON PRECOTTI

A mio avviso. questo è il piatto più energetico che possiamo somministrare


al nostro organismo in quanto nella struttura di fiocchi, i cereali proposti sotto
questa forma. non necessitano della cottura che. per l'alimento. e un vero
giustiziere.
Queste zuppe sono molto semplici a farsi: si prepara un brodo vegetale in
30 minuti il quale si verserà poi nel piatto sopra i fiocchi già posti in esso: si
prepara come segue:

in un piatto fondo mettiamo 4 o 5 cucchiai di fiocchi integrali di riso o di


frumento o di orzo o di avena: poi ci coliamo sopra il brodo vegetale bollente.
quando questo si sarà raffreddato un pochino, circa 50" C. gradi, condiamo con
un pizzico di sale marino integrale ed olio d'oliva vergine quanto basta. 2 o 3
cucchiai da zuppa. Si mischia il tutto e quando la temperatura si sarà abbassata
fra i 30" e 25' gradi. possiamo mangiare la zuppa. Il tempo che e intercorso
dallo stato di ebollizione al punto in cui ci serviamo la zuppa, e più che suffi-
ciente a destrinizzare la farina dei fiocchi.

PASTA ASCIUTTA

Oggi il commercio ci propone anche la pasta integrale però, credetemi.


quella non è integrale: la possiamo chiamare pasta scura.
Non si può elaborare pasta con la reale farina integrale al 90 i 95% in
quanto la crusca non lega quindi, quando comperiamo gli spaghetti o le fettucci-
ne ecc. integrali non compriamo altro che volgare pasta fatta con farina tipo O
addizionata da un po' di crusca macinata. pertanto non è integrale.
Se vogliamo mangiare realmente pasta inteerale al 95% o tutt'al più al
90%. dobbiamo prepararla noi e I'unico modo di utilizzar!a è solo in sfoglia per
preparare il pasticcio. i cannelloni e tutti i piatti che richiedono superfici mag-
giori delle normali paste.
Si impasta la farina integrale con una o due uova. secondo la quantita da
preparare: fatto l'impasto, sulla tavola spianatoia ed utilizzando il matterello. lo
stenderemo tino ad ottenere una sfoglia di un millimetro e poco più di spessore,
dalla quale taglieremo dei rettangoli od altre forme rispondenti alle necessità
richieste per elaborare il piatto prescelto.
532 Capitolo XVII

I1 pasticcio

Come gih detto, si preparano quattro pezzi di sfoglia la cui superficie


risponderà alle misure interne della teglia pirofila che utilizzeremo per la cot-
tura. Fatto questo, con un po' di olio d'oliva ungeremo per bene l'interno della
pirofila e poi sul fondo distenderemo la prima sfoglia sulla quale cospargeremo
un po' di stufato di ortaggi preparato in precedenza. Sopra lo stufato, il cui spes-
sore non deve superare il centimetro, distenderemo il secondo pezzo di sfoglia
che ricopriremo con un altro strato di stufato; ripeteremo questa operazione fino
a terminare la stratificazione.
Sopra l'ultima sfoglia, cospargeremo un po' di salsa di pomodoro cmda ed
a modo di guarnizione, metteremo qualche oliva nera tipo greco.
Preparata cosi la teglia, l'introdurremo nel forno preriscaldato a 150" C.
gradi; il tempo di cottura può variare fra i 10 ed i 20 minuti, ad ogni modo il
punto di cottura può essere comprovato infilzando la sfoglia con uno stecchino.
Questo piatto si serve dopo l'insalata mista cmda che comunque, in questo
caso, puo essere accompagnata da uova sode o da noci o mandorle dolci.
Con i vari stufati e con la sfoglia fatta con la farina integrale, possiamo ela-
borare i cannelloni e tanti altri piatti che la fantasia ci detta però, nella loro
elaborazione, non dobbiamo mai dimenticare l'ottica delle compatibilità a s s e
ciative degli alimenti.

LA PIZZA C O N FARiNA INTEGRALE

Un ottimo piatto che si può servire al massimouna o due voltealla setti-


mana è la pizza elaborata con farina integrale al 90 + 95% impastata con lievi-
to di birra.
L'impasto si prepara con farina integrale e lievito di birra quanto basta per
far lievitare. Quando la lievitazione e al punto giusto, si pratica una ulteriore
manipolazione, poi si distende l'impasto in una teglia pirofila previamente unta
con qualche goccia d'olio d'oliva. Sopra l'impasto si cosparge un po' di salsa
cmda o di pelati di pomodoro, dei carciofini. dei funghi, delle olive nere tipo gre-
co e chi I'appetisce può metterci anche qualche cappero; per ultimo si cosparge
un pizzico di origano e timo. poi si pone al forno previamente scaldato a 200" C.
gradi. Il tempo di cottura può variare fra 10 e 20 minuti, ad ogni modo per accer-
tarsi si prova infilzando la pasta con uno stecchino.
Si serve dopo o con l'insalata cmda che in questo caso può essere accom-
pagnata da un uovo sodo.
Trofogasrronomia 533

LE UOVA

Gastronomicamente le uova sono un alimento versatile: si possono CUG-


cere in differenti maniere e con esse si elabora un'infinità di piatti: come pure
occupano un posto di primo piano anche nel campo dolciario ma purtroppo
in trofogastronomia questa versatilità è limitata dalle compatibilità associative.
il cui scopo e quello di rendere il più possibile meno dannoso per l'organismo
l'effetto che su di esso esercita un alimento erroneamente associato e per di
più cotto (vedi prandiologia), anche se in certo qual modo l'associazione sba-
gliata suggestivamente condiziona il piacere del palato: pertanto quello che
posso consigliare è il ripetermi su ciò che ho esposto in trofologia nel paragrafo
uova.

I" - Le uova si possono somministrare sode, cotte in acqua per 10 + 12


minuti. Si devono evitare le lunghe cotture perché alterano la condizione
fisiologica dell'albume che in questo caso si riscontra dal cromatismo
azzurrigno al momento di sbucciarle.

2" - Si possono preparare alla coque, la cui cottura è analoga a quella delle
uova sode: la sola differenza sta nel tempo di cozione, il quale non deve
superare i 3 minuti.

3" - Un altro modo di cuocere I'uovo in acqua, è il cosiddetto uovo in camicia.


In un tegame o pentola pirofila profonda con acqua in ebollizione, rom-
pendo il guscio in due, si versa un uovo. però bisogna fare questa opera-
zione con attenzione e molto vicino all'acqua per evitare l'impatto che pro-
vocherebbe la separazione dell'albume dal tuorlo. il quale deve rimanere il
più possibile coperto dallo stesso.
Il tempo di cottura può variare da 1 i 2 minuti, ad ogni modo quando I'al-
bume si è rappreso (coagulato). con una cassemola bucata si raccoglie il
tutto evitando di rompere il tuorlo che, se I'operazione viene fatta con at-
tenzione, deve rimanere molle, ossia non deve cuocere.
Pero, il modo più pratico per evitare il disperdersi dell'albume, è quello di
eseguire questa operazione in un mestolo profondo forato per i 2/3 della
sua superficie sferica (solo la parte terminale del fondo non deve essere
bucata). Si immerge il mestolo nell'acqua bollente assicurandosi che
fuoriesca dal pelo d'acqua per 5 millimetri, poi in esso verseremo I'uovo
che estrarremo quando l'albume si è cotto.
L'uovo preparato in questo modo si presta per essere servito con gli
alimenti cotti; spinaci al vapore od in stufato, purea di patate o patate cotte
al forno e con tutti gli stufati esclusi quelli elaborati con alimenti di ele-
vato tenore proteico.
534 Capitolo XVII

4" - Un altro modo di cuocere le uova è la fritata senz'olio, la quale può essere
semplice o composita.
a) - Frittata semplice - Con l'arnese appropriato (fmsta) o con una forchetta si
montano le uova (chiara e tuorlo), si salano con un pizzico di sale marino
integrale. volendo ci si può mettere anche un pizzico di pepe, poi si cuocio-
no nella padella costmita per questo tipo di cottura (sono da evitare le pa-
delle con rivestitura plastica).
b) - Frittata di spinaci - Si sbattono le uova come spiegato poc'anzi. poi si
giungono gli spinaci crudi ben tritati, si condisce con un pizzico di sale
marino integrle ed un pizzico di spezie aromatica. pepe o timo od origano
ecc. insomma quella che più si appetisce; si mischia per bene il tutto e si
frigge come già indicato in precedenza.
Questo piano, analogamente si può preparare con tutte le verdure cmde ed
ortaggi di stagione che più appetiamo.
C)- Nello stesso modo, anziché mettere l'ortaggio cmdo, dopo la sbattitura
delle uova, si può mischiare un po' di stufato di verdura o di ortaggi,
esclusi i legumi.
d) - Fnlfa!a imbottita - La procedura e analoga a quella descritta al comma a
solo che si devono utilizzare più uova, da 6 a 8, in quanto terminata la
cottura, la frittata deve risultare di almeno 2 centimetri di spessore.
Quando la frittata e pronta, si lascia raffreddare un pochino e poi con un
coltello lungo, sottile e ben affilato, si taglia nello spessore formando due
dischi poi. su uno di questi cospargeremo uno stufato che può essere di
spinaci, o di melanzane, o la peperonata, o finocchi, o carciofi, o di aspa-
ragi, o di funghi ecc., però sempre esclusi i legumi in genere.
Tutti questi piatti si possono assumere come alimento proteico assieme, o
meglio dopo aver mangiato un'abbondante insalata mista di verdure ed
ortaggi crudi in genere.
e) - Brodo vegetale all'uovo - In un piano fondo, con una forchetta si sbatte un
uovo fresco di gallina ruspante, sul quale verseremo poi un brodo vegetale
caldo, ma non bollente; si condisce con uno o due cucchiaini di gomasio e
due cucchiai di olio d'oliva vergine.
Questo brodo è molto ricostituente, pertanto lo consiglio come integrativo,
possibilmente a metà mattino agli anemici ed astenici in quanto dà tono e
vigore e nel contempo rimineralizza.
Trofopastronomia 535

PANIFICAZIONE

Quanto abbiamo detto per la pasta, vale anche per il pane integrale che il
commercio ci propone.
Generalmente, il pane integrale o i grissini integrali elaborati nei normali
panifici ed ancor più nei grandi complessi industriali, sono prodotti con farina
bianca la quale è stata addizionata con crusca macinata o ahburattata al 30%.
quindi non è la caratteristica farina integrale al 90 + 95% del frumento maci-
nato; pertanto, a mio avviso, non si possono chiamare prodotti integrali, in
quanto mancano degli elementi più importanti che costituiscono questo prezio-
so cereale, il germe e la notevole quantità di crusca in rapporto all'entità del
chicco.
Come già detto la farina deve essere il più possibile integrale, ossia oltre
alla farina (amido), deve avere anche la crusca, la quale è costituita dal tegu-
mento e dal germe. Questo tipo di farina, si ottiene con macine di pietra a lenta
rotazione per evitare il sumscaldamento che compromette tutte le caratteri-
stiche biologiche, in special modo quelle del germe.
L'abburattamento o setacciatura deve consentire I'approfittazione del 90 +
95% della totalità costituente il chicco di grano, la restante percentuale è data
dalla zavorra che costituisce la parte piu coriacea e cellulosica della crusca, la
quale non è ben accetta da tutti gli organismi poiché in certuni provoca forti
irritazioni; comunque sia, se il pane veramente integrale viene assunto assieme
alle insalate miste o dopo aver mangiato della frutta fresca, non fa mai male
neanche al gastritico e colitico anzi, e proprio questa specie di persona che piu
necessita del pane integrale come lo intendo io.
La panificazione è consigliabile effettuarla il più possibile con lieviti natu-
rali ed il più indicato per il nostro caso, è quello ottenuto mettendo in fermen-
tazione un po' di farina integrale. Si prepara come segue:
Si prendono 50 gr. di farina integrale ed un po' d'acqua tiepida, 25 + 30"
C. gradi massimo (I'acqua deve essere naturale di sorgente, non calcarea e
nemmeno dorata). Si fa un impasto né molle né duro, lo si depone in una sco-
della di legno coperta con un tovagliolo doppio di cotone. Per due o tre giorni si
lascia riposare in un angolo vicino ad una fonte di calore, 18 + 20' C. gradi
circa afiinche si realizzi il naturale fermento biologico: il grado di fermenta-
zione è facile a comprovarsi.
Più o meno trascorso il tempo citato, con un dito si esercita una pressione
sulla parte superiore dell'impasto e, se facendo questo notiamo che ha perso la
sua elasticità e compattezza iniziale e si è fatto un po' appiccicoso, vuol dire che
il lievito si trova nel punto di fermentazione giusto.
A questo punto, si può procedere ad impastare il pane quindi, con questa
quantità di lievito possiamo elaborare un chilogrammo di farina che verseremo
536 Ca~itoloXVII

su di una tavola spianatoia; aggiungendo un po' d'acqua tiepida a 30" C. gradi


massimo ed incominciamo ad impastare. Quando tutta la farina si e incorporata,
aggiungiamo il lievito che in precedenza abbiamo preparato e continuiamo ad
impastare per 10 minuti. La manipolazione deve essere energica e la pasta più
volte la piegheremo su di essa ininterrottamente per 10 minuti per evitare che il
lievito si raffreddi.
Ad impasto terminato, deve risultare una palla gommosa, la quale avvolge-
remo bene in un tovagliolo di cotone spolverato di farina che per maggiore pre-
cauzione navvolgeremo in un panno di lana; ma non basta, per assicurare una
maggiore lievitazione, lo collocheremo poi per 3 + 4 ore vicino ad una fonte di
calore a 18 + 20" C. gradi.
Trascorso questo tempo, si pratica una ulteriore manipolazione e si da la
forma definitiva che più si gradisce; se vogliamo fare delle pagnottelle, consiglio
di tagliare l'impasto con un coltello di legno.
Il forno deve essere scaldato ad una temperatura minima di 150" C. gradi
ma dopo aver introdotto le formelle di pasta, lo dobbiamo regolare a 220" C.
gradi. Il tempo di cottura può variare fra i 30 e i 60 minuti; questo è relazionato
alla grandezza e quantità delle formelle ed al tipo di forno che per il nostro caso,
l'ideale sarebbe quello mstico a legna però, in mancanza. consiglio quello elet-
trico. (Forni a combustione di gas o a petrolio non li consiglio perché il pane as-
sorbe con facilita i gas della combustione).
Il pane integrale si può elaborare anche con il lievito di birra da panifica-
zione sempre che sia naturale ed esente da sostanze chimiche; in questo caso.
utilizzando il lievito di birra, il tempo di lievitazione finale dell'impasto e mino-
re, un'ora e più che sufficiente.
Volendo, il pane integrale si può elaborare anche con farine integrali di
altre specie di cereali; come pure il gusto ed il sapore può essere corretto con
l'aggiunta di qualche spezie aromatica, finocchio, anice. comino, coriandolo.
vaniglia ecc.
Un pane da fuori pasto. si può preparare con l'addizione di uvetta passa o
con fichi secchi.

I DOLCI C O N LE F A N N E INTEGRALI

Innanzitutto, l'elaborazione del dolce richiede una farina più setacciata per
tanto, riducendo la quantita della fibra grezza, non si possono più dire integrali.
Inoltre, nell'elaborazione di questi alimenti. generalmente si richiede I'utilizza-
zione dei grassi, olio e burro, i quali con la conura si degradano: ma ci vogliono
anche le uova e lo zucchero ed il latte quindi, stando alla tavola delle compatibi-
Trofogostronomio 537

lità associative degli alimenti ed al concetto prandiologico, trofogastronomica-


mente diciamo che sono incompatibili pertanto, sempre stando a questo concet-
to, dobbiamo convenire che il dolce in genere è piu nocivo che salutare.
Orbene, perché non mi si tacci di intransigente, stando nel limite delle
tollerabilita, e sempre stando bene e non nel periodo di cura, concedo in piccola
quantità la crostata di mele o di fmtta dolce o lo stmdel, anch'esso elaborato con
fmtta dolce la quale comunque deve essere di una specie sola. che per questo
genere,la più consigliabile sono le mele renette.
Se opterete per questo genere di dolci, consiglio di limitare al massimo
l'utilizzo dei grassi e delle uova in associazione con lo zucchero, il quale deve
essere sempre quello grezzo.

CASTAGNACCIO

Parlando di farine integrali. non dobbiamo dimenticare la farina di casta-


gne, poiche è I'unica che ci consente di elaborare dolci senza l'aggiunta di altri
ingredienti neanche dolcificanti però, a parte questo, con essa possiamo prepa-
rare la polentina ossia il castagnaccio, il quale è un piatto caratteristico del
periodo invernale, molto indicato per soddisfare il pasto serale.
Il castagnaccio si prepara con farina e acqua solamente. nella dose di 500
gr. di farina ed un !itro d'acqua, poco più. In una insalatiera mettiamo l'acqua ed
iniziamo a versare la farina mescolando bene indi. con un frullino elettrico dotato
di fmstino sbattitore, agitiamo la miscela che deve risultare molto liquida e
senza grumi.
Preparata cosi, la versiamo in una teglia pirofila previamente unta inter-
namente con olio d'oliva che metteremo poi nel forno già preriscaldato a 180"
C. gradi. La cottura avviene per evaporazione dell'acqua quindi, quando n*
tiamo che la superficie incomincia a solidificare, copriamo la teglia con un
coperchio per evitare il rapido essicamento e la conseguente screpolatura.
Il tempo di cottura è di un'ora più o meno, ad ogni modo si puo compro-
( vare infilzando nell'impasto uno stecchino il quale,al13estrazione deve risultare
ricoperto da una pellicola un po' gommosa, oppure con un dito si comprova se la
parte superiore non si appiccica.
A questo punto si estrae la teglia dal forno e si lascia raffreddare; deve risul-
tare uno sformato omogeneo dello spessore di 2 i 3 centimetri.
La dose indicata e più che sufficiente per soddisfare la cena di due per-
sone. Attenzione pero, quando si mangia il castagnaccio non si deve mangiare
nessun altro cibo, come non si deve bere nulla. neanche acqua almeno per due
ore.
538 Capitolo XVIZ

CONFETTURE
CONSERVE DI FRUTTA E SUCCHI

Tutte le confemire tipo marmellate e conserve in genere, elaborate con la


cottura quale essa sia e dolcificate con lo zucchero o dolcificanti di ordine indu-
striale, sono alimenti morti e nel contempo anche nocivi alla salute. .
A prescindere che il calore distrugge l'alimento in genere, al male consiglio
sempre il minore pertanto, a chi proprio non può fare a meno della frutta cotta,
consiglio la preparazione in composta, cotta nelle pentole atte per la cottura a
fiamma bassa. oppure cotta al forno o sotto vuoto a bagnomaria però, in queste
elaborazioni, si devono evitare le associazioni fra più specie e la dolcificazione
la quale, se la frutta utilizzata è ben matura e di ordine biologico, è superflua,
perché gli zuccheri naturali propri della frutta stessa sono più che sufficienti a
renderla gradevole al palato.
In commercio troviamo i contenitori in vetro di diverse misure, costruiti
specificamente per questo tipo di conservazione, ad ogni modo per la cottura
sotto vuoto, possiamo utilizzare i barattoli di vetro muniti di coperchio avvita-
bile e di guarnizione che il commercio ci offre come contenitori di marmellate e
conserve che, invece di gettare,si possono recuperare.

I SUCCHI DI FRUTTA E DI ORTAGGI


Anche qui il discorso è analogo a quello delle conserve e marmellate per-
tanto, il mio consiglio è quello di utilizzare il più possibile i succhi naturali,
estratti con la centrifuga o con la semplice spremitura per quanto ci si può
riferire all'uva edagli agrumi dei quali, questi ultimi, ricordo che vanno presi solo
al mattino a digiuno.
Però, a dir il vero, generalmente la frutta è stagionale quindi non possiamo
bere il succo fresco d'uva o di albicocche in tutte le stagioni a meno che non pr*
vengano da altre latitudini pertanto, riferendoci al male, consiglio il minore.
A coloro che vogliono bere il succo di frutta che non è stagionale, consiglio
di prepararselo nel periodo della raccolta e, per far questo, oggi la moderna
tecnologia ci consente di farcelo in casa, senza l'aggiunta di dolcificanti e con-
servanti.
Vi è in commercio una pentola speciale, se cosi vogliamo chiamarla, che
per effetto del vapore, ci consente di estrarre il succo di qualsiasi frutto ed or-
taggio in genere senza alterarlo, come succede con la tradizionale cottura.
Questa pentola viene costruita in Germania ed in Austria; è di acciaio
smaltato e non costa poi tanto, se ben ricordo io l'ho acquistata alcuni anni or
sono e devo averla pagata 20 o 25 mila lire.
Trofopastronomia 539

Credetemi, vale la pena di acquistarla poiché, i succhi che con essa si otten-
gono, sono veramente deliziosi e squisiti; non perdono granché delle loro
sostanze costituenti ad eccezione delle vitamine che purtroppo non sopportano
il calore. I1 vantaggio che ci offre questo sistema è che possiamo invasare i
succhi in bottiglie sterilizzate e chiuse con tappi a corona; non hanno alcun limi-
te di scadenza, io bevo succhi prodotti da me ancora quattro anni fa.
Parlando poi con il gergo dell'economia, devo dirvi che con questa elabora-
zione otteniamo anche il sottoprodotto il quale, se ulteriormente lo invasiamo
nei barattoli di vetro atti per la cottura a bagnomaria, ci permette di arricchire la
nostra dispensa, dandoci la possibilità di servirci in qualsiasi momento del gior-
no un prodotto naturale e nel contempo ancora nutrizionale a basso costo.

IL MENU'
Questo è lo sconcertante dilemma che disorienta il neofita naturista ed
ancor maggiormente chi non è entrato nell'ordine dell'idea. Capisco, sradicare
dalla mente quei preconcetti che da secoli sono stati creati per lo più da contra-
stanti teorie che, in ultima analisi ed alla luce dei fatti si sono rivelate errate, è
shockizzante ma purtroppo la realtà dell'esperienza naturopatica con cognizi*
ne di causa, categoricamente stabilisce che, se non vogliamo ulteriormente
creare nuovamente lo stato di alterazione biofisiologica funzionale dell'organi-
smo, ossia la malattia, dopo la cura il minimo che dobbiamo fare, è la modera-
zione nell'assunzione dell'alimento cotto in genere, osservando comunque le sue
compatibilità associative.
Con la disciplina trofoterapica, abbiamo ripristinato la normalità funzio-
nale dell'organismo pertanto, se vogliamo mantenerla tale. dobbiamo attenerci
esclusivamente ai suoi principi.
Più volte, nel corso di questo studio, ho detto che la salute dipende non dalla
quantità del cibo che ingeriamo ma dalla qualità e dalla possibilita di approfit-
tazione di questo da parte dell'organismo stesso.
Si, l'organismo necessita di tutte le sostanze che noi conosciamo con i nomi
di proteine, di lipidi, di glicidi, minerali, vitamine ecc. pero, voler stabilire ed
imporre una determinata quantità asserendo che tutto fa bene. è errato perché,
come ripeto, se l'organismo non riesce ad approfittarla, si denutre comunque
anche se mangia molto.
A prescindere dalle eventuali predisposizioni ereditarie che indubbiamen-
te il più delle volte vengono chiamate in causa, l'esperienza ci ha dimostrato che
per quanto mangino, certe persone rimangono magre, altre invece, benché
mangino pochissimo ingrassano; ciò vuol dire che i loro organismi non godono
della piena normalità funzionale la quale puo essere ripristinata solo osservando
gli insegnamenti trofoterapici. trofogastronomici e prandiologici.
540 Capitolo XVII

L'organismo non ha molte esigenze come generalmente si crede o ci fanno


credere: abbisogna solo di alimenti non febbricitanti e di eliminare facilmente i
loro residuati risultanti dal processo digestivo e metabolico, sia nei periodi caldi
quanto in quelli freddi.
Il concetto sull'alimento calorico definito dalla medicina o dietetica con-
venzionale è errato (ora anche una gran parte di medici ha imparato a non ricet-
tare più la super-alimentazione) perché non è l'alimento grasso o l'eccesso pro-
teico che dà calorie e forza, ma le calorie sono la risultanza del processo meta-
bolico, ossia della reale approfittazione nutrizionale organica.
Parlando sempre di calorie, vi dico che nell'organismo si sviluppano prima
e più facilmente quelle derivate dall'ingestione di uno o due bicchierini di alcool.
grappa, cognac,whisky,ecc.,oppure quelle prodotte da uno o due bicchieri di
buon vino (con questo nonintendo dire che si deve bere alcool). E' solo un
esempio comparativo: bevendo queste bevande, il nostro corpo viene invaso da
un calore e da una energia (anche se eflimera) che non avviene neanche se man-
giamo una pasta asciutta, una braciola ed un pezzo di formaggio nello stesso pa-
sto. Il perché l'ho già spiegato in fisiologia della digestione.

Stando bene, ossia se l'organismo gode di piena salute, la nuova dietetica fa


le sue concessioni trofogastronomiche indipendentemente dall'attività del singo-
lo soggetto comunque. le modalità e la qualità, devono sempre rispettare il con-
cetto trofoterapico, il quale è ispirato dal pensiero prandiologico.
Nei periodi caldi, dobbiamo mangiare prevalentemente alimenti freschi.
ossia che non riscaldino, pertanto crudi; invece nei periodi freddi e sempre se
stiamo bene, agli alimenti crudi si può aggiungere anche l'alimento cotto ed il
perché è presto detto.
La vita organica del nostro corpo è governata anche dall'attività nervosa
della pelle la quale, oltre ad essere l'involucro dell'organismo svolge un'im-
portante funzione nutrizionale tramite il processo di autoregolazione termica
delle temperature interna ed esterna del corpo. Quindi. se nel periodo freddo
mangiamo il piatto cotto, il quale è sempre indigesto, diciamo che con I'auto-
regolazione nervosa delle temperature influenzate dagli interscarnbi termici am-
bientali, in certo qual modo per effetto del freddo, si rallenta in parte il maggior
smusso del sangue periferico che fisiologicamente viene richiamato verso I'in-
temo per sopperire alle esigenze fisiche dell'elaborazione digerente dell'a-
limento cotto. L'entità di questo fenomeno si riduce con l'assunzione del cibo
cmdo e fresco, pertanto convalida l'impellente necessità organica dell'assun-
zione degli alimenti freschi e meno indigesti nei periodi caldi. poiché lo sti-
molo nervoso di vaso-costrizione e dilatazione dell'epidermide è meno atti-
vo.
Con quanto esposto si deduce la reale nocivita dell'alimento cotto. Nel
periodo caldo non conviene mangiare alimenti cotti perché con essi si realiz-
zano più facilmente le fermentazioni putride nel nostro apparato digerente.

PRESCFUZIONE IGIENISTICO-DIETETICA D I MANTENIMENTO E


PREVENZIONE

MENU' GIORNALIERO PER I PERIODI CALDI

1" - Al mattino a digiuno. bere a sorsi un bicchiere d'acqua.


2" - Dieci minuti dopo, bere a sorsi un bicchiere di spremuta di agrumi nel
quale non deve mai mancare il succo di un limone.
3" - Un'ora più tardi, fare la prima colazione con frutta di stagione (attenzio-
ne! mai mangiare due specie di frutta assieme).
4" - Una ora dopo, bere un bicchiere di yogurt.
5" - Alle ore 10, un'ora dopo lo yogurt. mangiare il mueslei come da ricetta.
(Viene consigliato a chi fa molto esercizio fisico o lavoro intellettuale).
6" - Un'ora prima di pranzo, mangiare una mela o frutta di stagione.
7" - Come aperitivo, 10 minuti prima di pranzo. bere un bicchiere di succo di
carote centrifugate.
8" - Pranzare con il piatto unico. il quale consiste in una insalata di verdure ed
ortaggi cmdi. condita con gomasio e con un po' d'olio d'oliva vergine.
L'insalata può essere accompagnata da olive nere o da una salsa delle
stesse. da una proteina di ordine animale, uova o prodotti caseari
(mozzarella. casatella. ricotta ecc.. sempre che siano freschi e non stagio-
nati) e da qualche fettina di pane integrale o grissini integrali.
9" - Due ore dopo il pranzo, mangiare una o due mele o qualche frutto di
stagione.
1 0 - Circa un'ora dopo. bere uno yogurt.
11" - Circa un'ora dopo, mangiare qualche fettina di pane integrale con miele.
12" - Un'ora più tardi, cenare con una insalata mista di verdure ed ortaggi crudi,
condita con gomasio ed olio d'oliva vergine: possono accompagnare
questa insalata 12 noci o 20 mandorle dolci e qualche fettina di pane
integrale.
Chi non e convito di aver mangiato a sufficienza. dopo il piatto di insalata
cruda accompagnata da una proteina. può servirsi un minestrone o un
passato di verdure ed ortaggi, esclusi i legumi.
Come complemento alimentare. prima dei pasti, conviene prendere un
cucchiaio di lievito diluito in un po' d'acqua. come pure durante il pasto si può
prendere un cucchiaino di alghe in polvere prese con un'ostia. oppure 4 pasti-
glie delle stesse.
Queste due sostanze alimentari si possono prendere sempre, sia nei periodi
caldi quanto in quelli freddi.

MENU' TIPO PER I PERIODI FREDDI


1" - Al mattino a digiuno bere un bicchiere di succo di agrumi, pompelmo o
aranci, nel quale non deve mai mancare il succo di un limone.
2" - Un'ora dopo, fare la prima colazione con fmtta di stagione (di una sola
specie) mele, o datteri o fichi secchi.
3" - Un'ora più tardi, bere un bicchiere di yogurt.
4" - Un'ora dopo, si può assumere uno o due tuorli d'uovo fresco di gallina N-
spante ( a giorni alterni). Ai bambini dai 5 a m i in su conviene sommini-
strare I'uovo completo. però sempre a giorni alterni.
Quando non somministriamo l'uovo crudo. somministreremo il mueslei.
5" - Un'ora prima di pranzo. mangiare una o due mele.
6" - Come aperitivo, consiglio un bicchiere di succo di carote centrifugate più
mezzo bicchiere di succo di finocchio pure centrifugato.
7" - Pranzare: come primo piatto consiglio l'insalata mista di verdure ed
ortaggi crudi. condita con gomasio ed olio d'oliva vergine, la quale può
essere accompagnata da olive nere o da qualche salsa delle stesse.
Congiuntamente, sempre rispettando le compatibilità associative. possia-
mo scegliere il minestrone. o lo stufato o il ripieno ecc.
8" - Due o tre ore dopo, mangiare mele a volontà.
9" - Un'ora più tardi. bere uno yogurt.
10"- Volendo, un'ora dopo possiamo mangiare un po' di miele con qualche
fettina di pane integrale tostato.
I I " - La cena: A cena, come primo piatto, servirsi sempre l'insalata mista di
verdure ed ortaggi cmdi. condita con gomasio ed olio d'oliva vergine, la
quale può essere accompagnata da 12 noci o 20 mandorle dolci.
Come secondo piatto. chi I'appetisce può servirsi un minestrone di verdure
ed ortaggi o un passato di verdura. Vedi ricettario.
Non dobbiamo dimenticare però che nei periodi freddi. due volte alla setti-
mana possiamo cenare anche mangiando esclusivamente una bella razione
di castagnaccio.
Trofogastronomia 543

GASTRONOMIA VEGETARIANA
Purtroppo, dire sono vegetariano perché non mangio carne, non è suffi-
ciente, come non è sufficiente dire sono vegetariano e pretendere di star bene se
non si rispettano i dettami ispirati dalla nuova dietetica.
Generalmente questi soggetti si sono orientati al vegetarismo o al vegetali-
smo per owie ragioni, le quali esulano dal concetto medico naturale, ma princi-
palmente hanno un'origine etica e religiosa. C'è chi per principio morale vede la
sacralità del diritto all'esistenza estesa a tutti gli esseri del creato; altri invece,
per spirito di rinuncia ai piaceri del palato dettato da principi religiosi; c'è poi il
vegetariano che per istinto naturale accusa ripugnanza nei confronti della carne
ed infine c'è il vegetariano che indottrinatosi di specifiche teorie e filosofie si è
orientato a questo tipo di alimentazione però.la maggioranza di costoro, non ha
ancora capito che non basta non mangiare carne o pesce o formaggi stagionati
ecc. se si vuole stare bene.
La maggioranza di questa gente, come del resto tutti direi, non sa che per
conservare la salute bisogna attenersi scmpolosamente alla tavola delle associa-
zioni alimentari poiché il nostro corpo per mantenersi in vita necessita che in
esso awengano solo salutari sintesi chimiche e non miscugli di intmgli che tardi
o tosto manifestano i loro effetti in veri stati patologici. (Quanti medici hanno la
ulcera? se la loro medicina e la loro dietetica andasse bene, non l'avrebbero). Il
nostro apparato digerente non è l'inceneritore della mondezza urbana.
Nel corso di questo studio, abbiamo imparato che non è solo la carne che fa
male. ma che l'alterazione organica ha radici ben più profonde, le quali,a pre-
scindere dalla condizione o predisposizione genetico ereditaria. si incontrano nel-
le errate associazioni, e nelle errate elaborazioni culinarie dettate dalla tradizio-
nale gastronomia.
Il rebus dell'alimentazione non si risolve quindi con le se pur plausibili e
motivate rinunce che stimo ed ammiro. ma principalmente con il modo di prepa-
rare e somministrare gli alimenti anche se sono naturali e di ordine biologico.
Anche se il cibo e di ordine vegetale biologico, se non viene elaborato e
proposto secondo i dettami trofoterapici e trofogastronomici, si trasforma
sempre in sostanze tossiche, come prandiologicamente abbiamo evidenziato
quindi, in coscienza e per essere coerente con i miei principi, anziché trascri-
vere le ricette della gastronomia vegetariana, mi limito solo a dire che bastano
piccole varianti per trasformare una ricetta trofogastronomica in gastronomica.

DIMOSTRAZIONE

Il tradizionale sofliirro di cipolla

. Anziché friggere la cipolla in acqua, la si frigge nell'olio, per il resto la prw


cedura è analoga.
I1 minestrone di verdure ed ortaggi

Secondo la tradizionale gastronomia, non vengono considerate le compa-


tibilità associative dei vari alimenti, come non vengono considerate le reazioni
biochimiche primarie che si realizzano con le elaborazioni associative degli
stessi e tanto meno le secondarie (più nocive) che si originano poi nell'apparato
digerente. In gastronomia tutto è fantasia, quindi chi più ne ha, più ne metta; i
gusti sono soggettivi pertanto, oltre agli ortaggi indicati dalla trofogastronomia,
si associano legumi, tuberi, formaggi grassi ecc., interessante e soddisfare il gu-
sto del palato.
La cottura viene effettuata nelle pentole tradizionali o in quelle a pressio-
ne; il condimento viene fatto a freddo all'inizio della cottura o nell'ultimo quarto
d'ora di ebollizione, ciò dicasi anche per il tradizionale soffritto di cipolla. per il
parmigiano grattugiato e per l'aggiunta della pasta o del riso.
Queste sono le varianti che contraddistinguono il minestrone gastrono-
mico da quello trofogastronomico.

Minestrone di fagioli freschi o secchi

I fagioli secchi. richiedono una particolare preparazione; devono essere


messi a bagno in acqua tiepida per otto ore che, al momento di cuocerli. verrà
gettata.
La cottura è analoga sia per i fagioli freschi quanto per quelli secchi. In via
di massima, congiuntamente ai fagioli si cuoce una cipolla ed un po' di sedano.
Il condimento e analogo a quello del minestrone di verdure ed ortaggi però.
oltre all'olio e burro che si mettono durante la cottura, si può utilizzare il
formaggio parmigiano, le spezie aromatiche ed il tradizionale soffritto di ci-
polla: volendo, durante la cottura si può associare anche pasta o riso.
La cottura degli altri legumi secchi è analoga, solo variano le spezie aro-
matiche, il cui utilizzo è puramente personale.

Gli stufati di verdure ed ortaggi

La variante gastronomica di queste preparazioni, consiste nell'utilizzare


pentole tradizionali; il tradizionale soffritto di cipolla all'inizio della cottura; la
inosservanza associativa degli alimenti: i condimenti praticati durante la cottu-
ra ed infine il tempo di cottura che viene stabilito dal cuoco.
Apportando quindi queste varianti, arricchite dalla personale fantasia, si
può preparare qualsiasi stufato ed una infinità di piatti gastronomici vege-
tariani.
Gastronomia veaerariana 545

Pasticci di melanzane, di patate ed altri ortaggi

La variante gastronomica nell'elaborazione di questi piani, sta nell'asso-


ciazione delle uova e formaggi, congiuntamente alla salsa di pomodoro, alla be-
sciamella (bechamelle) e nell'elaborazione della pasta frolla che si prepara con
farina bianca, uova e burro. Il tempo e la modalità di cottura è analoga a quella
descritta in trofogastronomia.

Melanzane, peperoni, pomodon. parare e zucchine ripiene

La preparazione e la cottura di questi piatti, è analoga a quella descritta in


trofogastronomia però apportando le seguenti varianti:
1" - Ls cottura inizia ponendo l'olio al posto dell'acqua.
2"- La preparazione del ripieno si pratica associando al riso o al granulato di
soia anche uova. ricotta e formaggio parmigiano (vedi polpettone di soia).
3" - Nella copertura finale, indistintamente si può utilizzare la salsa di porne
doro o la besciamella.

LE UOVA

A prescindere che determinate cotture vengono effettuate solo nell'acqua,


come descritto in trofogastronomia, le uova gastronomiche ci consentono una
maggiore varietà di piatti.

Io - Uova strapazzate al burro.


2" - Uova strapazzate al burro cotte con pezzetti di formaggio.
3" - Uova strapazzate con funghi stufati, cotte al burro.
4" - Uova all'occhio di bue cotte nell'olio.
5" - Uova in frittata preparata con latte e parmigiano grattugiato.
6" - Ornelette di uova elaborate con latte e farina bianca.
7" - Le uova sono l'elemento principe nella preparazione dei flans, sooftles,
sformati, polpettoni ecc.
546 Capitolo XVII

Granulato di soia (Temptein)


Spezzatino di soia
Bistecche di soia

Questi sono i prodotti di trasformazione risultati dallo sfruttamento indu-


striale della soia.
Benché ci sia molto da dire sulla loro genuinità organolettica di prodotto e
sugli effetti collaterali che si possono originare con I'indiscriminato utilizzo nella
alimentazione, diciamo che sono la carne vegetale, casi vengono reclamizzati.
Con essi, possiamo preparare il ra@ per condire la pasta o il riso; possia-
mo preparare le polpette e polpettoni e vari ripieni: possiamo preparare lo stufa-
tino o lo spezzatino ed infine possiamo preparare la cotoletta al marsala ed al
vino bianco oppure la milanese indorata e fritta.
Sia in una od altra elaborazione, per poterli utilizzare e cuocere, questi pro-
doni si devono idratare, però e da tener presente che con il processo di idrata-
zione aumentano circa quattro volte il peso; pertanto, per fare un determinato
piatto nel quale ci occorrono 400 grammi di carne, utilizzeremo solo 100
grammi di questi prodotti secchi in quanto, come ripeto, a fine idratazione
avremo più o meno 400 gr. di granulato, o di spezzatino, o di bistecche.
L'idratazione può essere effettuata con acqua naturale ma, poiché dobbia-
mo preparare dei piatti gastronomici in cui il gusto ha importanza predomi-
nante, ci conviene operarla in un brodo vegetale. lasciando in ammollo per 3 + 4
ore il prodotto che dobbiamo utilizzare. Trascorso questo tempo, gettiamo il
brodo eccedente e poi strizziamo la soia per eliminare il piu possibile I'ecceden-
za acquosa.

Il ragu di soia (Granulato temptein)


Si elabora come normalmente si fa un ragu con la carne tritata; si prepa-
ra il soffritto di cipolla in olio; quando la cipolla è ben rosolata, si mette in pen-
tola il granulato di soia: ci si aggiungono i pomodori pelati o la salsa di pomo-
doro cruda, qualche chiodo di garofano o cannella o si grattugia un po' di no-
ce moscata, oppure altra spezie aromatica; si insala e si condisce con olio e bur-
ro. Si cuoce a fiamma bassa finche i pelati o la salsa abbiano perso la loro ac-
qua.

Spezzatino di soia
Si elabora come il ragù però, durante la cottura conviene aggiungere un po'
di brodo vegetale comunque, per quanta arte, fantasia ed amore ci si metta nella
preparazione ed elaborazione, a mio awiso,è un piatto che stanca: direi che è da
mangiarsi una sola volta, tanto per provarlo.
Gastronomia vegetariana 547

Poipettone e polpette di soia


Queste pietanze, a mio avviso, sono più gradevoli: inoltre, oltre alla nor-
male frittura, possono essere servite anche al sugo di pomodoro.
L'elaborazione è analoga a quella del normale polpettone e delle polpette
tradizionali di carne però, oltre all'uovo ed al parmigiano grattugiato, conviene
metterci abbondante prezzemolo tritato ed anche lo spicchio d'aglio inoltre,
poiché l'impasto leghi e non sfaldi durante la frittura, bisogna aggiungere della
ricotta nella dose del 20% circa.
L'aggiunta della ricotta è indicata solo se l'impasto viene utilizzato per le
polpette fritte però, se invece l'utilizziamo come ripieno, nelle melanzane, pepe-
roni ecc., possiamo farne a meno.

Macinando il granulato secco di soia senza aromi con un macina caffé


elettrico, si ottiene anche la farina, la quale può esere utilizzata nelle elabora-
zioni dolciarie, addizionata alla farina integrale o alla farina tipo 1.
Con addizioni del 15 + 2096 si possono preparare torte e biscotti; non dò
ricette specifiche perché il gusto ed il sapore sono personali pertanto, chi con un
po' di fantasia vuol provare ad elaborare torte e biscotti con farine addizionate
con quella di soia, utilizzando le ricene tradizionali, si cimenti con tranquillità.

In ultima analisi. terminando questa mia fatica, ripeto per l'ennesima volta:
abbandonate la gastronomia tradizionale, sia essa vegetariana o no.
Tune le elaborazioni culinarie effettuate con errate associazioni degli ali-
menti, ed in special modo se avvengono con la cottura congiunta dei grassi, sono
altamente nocive, anche se gli alimenti utilizzati sono di ordine biologico.

CONCLUSIONE RIASSUNTIVA

Leggendo questo trattato, abbiamo scoperto che la medicina naturale non è


poi quella che con disprezzo o talvolta con un sorriso di commiserazione viene
chiamata medicina popolare, la medicina empirica, la medicina del ciarlatano.
No!! E' una precisa scienza igienistica che va oltre le conoscenze di labora-
torio in quanto le sue esperienze hanno dato e danno risultati che nessuna altra
medicina è in grado di produrre.
La medicina naturale e fondata da un concetto dottrinale, il quale è ispirato
alla legge termobiodinamica del calore che governa lo sviluppo e la proliferazio-
548 Capitolo XVII

ne della vita morfologica del grande sistema micro-organico.


Questo concetto si basa sull'equilibrio termico delle temperature interna ed
esterna del corpo, il quale governa il processo biofisiologico di tutta la struttura
organica che, come sappiamo, dipende dalle funzioni di nutrizione ed elimina-
zione.
Non v'è normalità biofisiologica, pertanto non v'è nutrizione ne elimi-
nazione se questo equilibrio termico viene rotto od alterato.
L'equilibrio termico è dipendente dalla normalità della funzione digerente e
dalla conseguente normale funzionalità della pelle.
Non essendovi normalità nella funzione digerente, l'equilibrio termico
viene alterato in quanto, nell'indigestione, l'organismo richiama nell'ambiente
viscerale una maggiore quantità di sangue, compromettendo in tal modo
I'irrorazione degli organi periferici. pelle compresa.
La normalità digerente è subordinata alla specie di alimento, il quale viene
contraddistinto in alimento rinfrescante di facile digestione e alimento febbrici-
tante. cioè indigesto.
Con I'alimento rinfrescante nulla c'e da dire poiche tutto il processo biofi-
siologico organico, in perfetta simbiosi. svolge la sua funzione metabolica e
catabolica in piena normalità.
Invece. con I'alimento indigesto e febbricitante tutto c'è da dire. A nulla
serve parlare di proteine e amminoacidi, di lipidi o grassi, di glicidi o carboidra-
ti, di minerali, di vitamine; a nulla serve parlare di carenze o eccedenze poiche
l'alimento indigesto e febbricitante. provoca la totale discrasia organica, la
quale compromette il sangue, la linfa e di conseguenza tutta la struttura
epiteliale organica in genere.
E' inutile parlare di microbi, di virus e dare loro la caccia: ciò dimostra la
madornale ignoranza per quanto concerne la natura e vita biofisiologica di tutta
la struttura cellulare organica, anche se nella ricerca si utilizza il microscopio
elettronico.
A nulla serve quando mancano le reali basi scientifiche.
Nel corso di questo studio, abbiamo visto che I'alimento indigesto. a
prescindere dalla natura che può essere di ordine animale o vegetale. ha una
digeribilità condizionata innanzitutto dalla cottura e poi,dall'errata compati-
bilità associativa dei vari cibi che comunemente vengono consumati in un pasto
i quali. oltre a provocare o alterare l'equilibrio acido basico del sangue, creano
un nuovo ambiente atto alla mutazione morfologica dei micro-organismi che da
latenti divengono palesi e letali, come ho dimostrato esponendo il concetto
prandiologico.
Secondo la trofoterapia e la prandiologia. I'alimento indigesto da atto a
fermentazioni putride e malsane le quali sono realmente l'ambiente della morfo-
genesi delle mutazioni microbatteriche patologiche; sono il terreno di coltivo
della patogenesi e non sono da ricercarsi con il microscopio e combattere poi
con il farmaco e con i fantascientifici mezzi che di scientifico non hanno proprio
nulla poiché, stando al nostro concetto, quello che dobbiamo fare,è togliere la
causa, ossia le fermentazioni putride.
Secondo noi, è scientifico solo ciò che si può ripetere in qualsiasi momento
ed in qualsiasi caso di alterazione organica (presupposto che esistano ancora le
condizioni e le possibilità della difesa organica) per condurci alla reale
guarigione, come si può notare dai casi in casistica.
Abbiamo detto che la medicina naturale oggidi è una vera scienza in quanto
dispone di tutti i mezzi naturali necessari allo scopo, dall'indagine alla terapia e,
come tali, non sono tacciabili da nessuna legge, come tanto meno chi li professa
con cognizione, non può essere accusato di abuso professionale.
L'iridologia, vista dal concetto dell'equilibrio termico, è il mezzo naturale
di indagine e di diagnosi; la trofoterapia, oltre ad essere il mezzo nutrizionale,
nel contempo è il mezzo curativo se condotto secondo il mio concetto:
I'idrotermo e fangoterapia è il mezzo decongestionante e coadiuvatore della fun-
zione termica; la fitoterapia è il mezzo coadiuvante simbiotico della funzione
nutrizionale e terapeutica.
Tutte queste discipline sono conosciute e praticate bene o male un po'
ovunque in tutto il mondo creduto civile e tecnologico poiché la loro validità
igienistico-curativa è convalidata dai fatti ed esperienze però, con tutto ciò, non
vengono considerate nell'ordinamento universitario di stato, benche abbiano il
riconoscimento accademico e vengano insegnate nelle libere università.
Comunque, tutto questo è relativo poiché come alternativa alla medicina
convenzionale si contrappone la loro letteratura (ed è la più vasta) che, a mio
avviso, non potrh mai essere integrata in quanto è orientata da principi ed otti-
che concettuali opposte. Essa è più che sufficiente ad insegnare l'autogestione
della propria salute all'individuo che è cosciente o a quel soggetto che disilluso
dal convenzionalismo pseudoscientifico, ripone le proprie speranze nelle disci-
pline naturali le quali, per quanto semplicistiche appaiano, sono le uniche ad
insegnare l'obbedienza alle semplici ma immutabili leggi della natura che, come
la Buona Madre, cura il bene dei propri figli.
Augurandomi che quanto ho esposto, insegnato e suggerito in questo libro
dia al lettore cosciente e diligente le nozioni indispensabili e necessarie al-
I'autogestione della propria salute, saluto e ringrazio. .
CASISTICA
di
alcuni casi di guarigione

L'inconfutabile realtà dei fani esposti in casistica


smentisce oggi le utopistiche teorie del convenzionalismo
medico.
L'Aurore
INTRODUZIONE ALLA CASISTICA

Molti sono i sistemi per far calmare o sparire un dolore, ma a curarne la


causa e di conseguenza il male stesso, vi è solo un sistema, la Medicina Natu-
rale, ispirata dal concetto dell'equilibrio termico fra le temperature interna ed
esterna del corpo.

Si parla di ecologia però l'ecologia si fa incominciando a bonificare il pr*


prio organismo e con esso la mente. Osservando l'igienistica trofoterapica nel
contesto della Natura e non utilizzando farmaci, vaccini e tutto quello che la
scienza medica convenzionale utilizza e prescrive, solo cosi saremo indotti a ri-
spettare e curare l'armonia dell'ambiente naturale dal quale noi siamo originati e,
in cui viviamo.
Dimenticando la nostra origine, l'evoluzione degenerativa ci ha spinto a
violare le immutabili leggi della Natura, le quali sono le uniche che governano
l'armonia dell'ambiente C del cosmo.
Violando e contrapponendoci alle leggi della Natura, il nostro presunto sa-
pere ci porta all'autodistruzione; pensiamoci un pochino, facciamo una medita-
zione su ciò, altrimenti per le nuove generazioni non vi sarà un futuro.

Oggi è di moda la parola alternativa, la quale viene appioppata a tutto ciò


che si contrappone ad un'idea, a un sistema, a un mezzo.
La vita socioculturale d'oggi, possiamo definirla"scissionismo"dal quale,
diciamo che emerge il fulcro del mondo dell'altra medicina, la cosiddetta al-
ternativa ma, a mio avviso, in questo mondo, il sinonimo "alternativa" e il meno
appropriato poiche, come l'organismo anch'essa dovrebbe essere unica.
Con la parola medicina, generalmente intendiamo definire quella disciplina
o mezzo atto a far sparire un male pero, a mio avviso, questo non basta per ripri-
stinare e mantenere l'equilibrio hiopsicofisiologico con il quale si riconosce il
reale stato di piena salute.
Sin dagli albori dell'umanità, la malattia, in certo qual modo ha accompa-
gnato l'uomo in genere il quale, secondo le sue cognizioni che nei primordi
furono puramente istintive, l'ha sempre combattuta con gli elementi della natu-
ra, l'acqua, la terra, le erbe e con i riti spiritici ecc.
Con il progredire del processo evolutivo culturale (soci<~politico-tecnol*
gico) progressivamente anche l'arte medica si e evoluta, però si e scissa in varie
correnti o discipline più o meno pure. La meno pura di tutte ebbe i l soprav-
vento, non per il suo concetto dottrinale, che dottrinale non e poiche costituisce
554 Appendice

teorie non relazionate, ma per il suo servilismo al potere politico economico il


quale, per salvaguardare i propri interessi, non ha indugiato a compromettere e
minare la salute della collettività e delle masse suggestionate dalla sua sfrenata
propaganda, la quale è l'indiscusso mezzo di deviazione mentale.
Inebetita dai caroselli pubblicitari, e degenerata bio-psico-fisiologica-
mente dal pseudo tecnicismo scientifico, la maggioranza della massa oggi costi-
tuisce una società di mentecatti. Non abbiatemene a male se uso questo termine
ma purtroppo è una realtà. Alterando il biotipo ecologico naturale di cui l'uomo
sapiens fino a 100 anni fa rappresentava la perfezione della risultante biologica,
sono state sovvertite tutte le componenti naturali e di conseguenza tutti i valori
della specie organica, dai biologici agli etico-umanistici e spiritualistici. Questo
non è un processo evolutivo, bensi un processo degenerativo che sowertendo i
valori ha creato il caos.
Orbene, in questa miriade caotica, spinto dal principio della conserva-
zione, I'uomo della strada si è dato alla ricerca di quel qualcosa che gli desse una
speranza e la sicurezza, perb questo effimero qualcosa gli viene offerto dalla
politica di determinate correnti filosofiche, ideologiche, spiritualistiche e reli-
giose che, dopo secoli di attesa, dietro le quinte dello scenario della vita, atten-
dendo il momento dello smarrimento umano, escono dall'annebbiamento per
imporsi.
Ognuna di queste, con ragionamenti astratti, magnificando i propri principi
teorico-filosofici, con la mistica della dialettica dell'inverosimile, stanno fa-
cendo presa sull'ignaro, sprovveduto ed indifeso uomo della strada.
Coltivare la spiritualità nel corpo ammalato e impossibile; non è suffi-
ciente la disciplina spiritualistica, come non è sufficiente qualsiasi altra disci-
plina che lenisca il dolore ed è ciò che propugnano queste correnti ideologiche e
filosofiche.
Il dolore, a prescindere da quello psichico e da quello originato dal trauma.
e esclusivamente motivato dall'errata igienistica ed in special modo da quella
dietetica e dal conseguente squilibrio termico tra le temperature interna ed
esterna del corpo, il quale non si otterrà mai ne con la meditazione, ne con gli
esercizi yoga, ne con l'agopuntura, ne con la pranoterapia, ne con le cure
omeopatiche e tanto meno con il farmaco di sintesi chimica. o con la chimrgia. o
con le radiazioni di raggi X o al cobalto ecc.
Il dolore e il campanello d'allame ed il sintomo della complessa altera-
zione organica, la quale trova le sue origini nell'intossicazione che, per amvare
ad essere tale, ha passato vari stadi nel processo della disfunzione digerente e
pertanto nutrizionale.
Il male non viene dalla sera alla mattina; il soggetto colpito e stato più volte
avvertito dal dolore, quale esso sia. inizialmente appena percettibile e successi-
vamente più intenso. Logico, secondo la cultura medico convenzionale (la più
impura), il malato si è somministrato la pastiglia o l'iniezione togli dolore ma
questa non ha mai curato il suo male anzi, togliendo il dolore. lo ha portato alla
cronicità iatrogena.
Il farmaco agisce sul sistema nervoso della cellula, inizialmente la addor-
menta ma, alla lunga ladistrugge, invece, le altre discipline mediche alternative
Alcuni casi di guarigione 555

(citate), benché non causino tale morbosità, talune fanno sparire il dolore si, ma
non rimuovono la causa, altre invece non fanno né questo ne quello.
In precedenza ho detto che dall'oscurantismo sono sorte le discipline
medico-filosofiche che costituiscono la medicina alternativa (aggettivo non
appropriato poiche alternativa dovrebbe essere la medicina ufficiale, in quanto
ciò che non si riesce ad ottenere con i mezzi semplici si otterrà con i mezzi
drastici, sempre che I'organismo li possa accettare); orbene, da questo oscu-
rantismo è ritornata alla ribalta anche la medicina naturale dell'empirismo di un
tempo che oggi però, ha preso personalità scientifica ed a giustificarne questo
aggettivo sono le risultanze cliniche passate e presenti, le quali hanno del
miracoloso poiché, se consideriamo bene, principalmente sono state effettuate
su soggetti che hanno provato di tuttoo sono stati dalla medicina dichiarati
inguaribili.
Fra tutte le medicine esistenti, I'unica ad essere ispirata da un concetto
puramente dottrinale è la medicina naturale che io divulgo ed è la sola che può
ottenere l'effetto se nell'ammalato sussiste ancora un briciolo di difesa organica
(vedi casi di guarigione).
Oltre a stabilire l'intrinseca unita psico-fisica dell'organismo, parlando con
un gergo materialistico, la medicina naturale fonda il suo concetto dottrinale
sulle precise leggi biofisiologiche che governano l'origine, lo sviluppo e la vita
della specie organica (l'essenza. l'ambiente ed il calore), con I'ausilio delle sue
discipline idro-term+fango-terapiche, nonché dietotrofoterapiche e fitoterapiche.
L'essenza e data dalla specie dell'alimento; l'ambiente è l'apparato dige-
rente nel quale l'alimento viene elaborato, ed il calore è quello che governa la
dinamica della morfogenesi microbica, la quale per effetto delle mutazioni
chimico microbiche si trasforma in chimico-microbbatteriche.
Come già detto, la medicina naturale è quella scienza medica che considera
il corpo umano una unità unica. Il binomio io e materia, per essa è un tutto indi-
visibile, condizionato dalla sincronia ed armonia delle relative funzioni orga-
niche, proprie dell'organismo stesso, le quali sono subordinate alla natura degli
alimenti.
Ciò che contrariamente nessuna altra corrente o ideologia medica fino ad
ora ha pensato, e se I'ha pensato I'ha fatto troppo tardi. In effetti anche l'omeo-
patia uscita dall'oscurantismo, per imporsi tende a rinnovarsi almeno per quanto
concerne l'alimentazione.
Se oggi questa medicina ottiene qualche risultato, lo deve alla dietoterapia,
in special modo al mio pensiero trofoterapico in quanto i nuovi medici che la
praticano, in via di massima si attengono ad esso, copiando e talvolta modifi-
cando le mie ricette.
I1 male non si cura con i suoi simili,cioè con le stesse sostanze che I'hanno causa-
to; è assurdo voler curare un mal di stomaco, una gastrite, un'ulcera, sommini-
strando le stesse sostanze che l'hanno prodotta. ciò dicasi per tutte le malattie
annoverate dal dizionario patologico poiché questo è il concetto omeopatico.
I casi di guarigione che trascrivo in seguito non sono stati ottenuti ne con la
medicina tradizionale, né con la sua prima cugina l'omeopatia, ne con I'agopun-
tura, ne con le cure spirituali, ne con le altre discipline mediche cosiddette
556 Appendice

alternative. ma con la corretta igienistica trofoterapica che insegno in questo


libro, la quale è la rivelazione scientifica della moderna medicina naturale ispi-
rata dall'equilibrio termico fra le temperature interna ed esterna del corpo.
La salute e la risultante dell'igienistica trofoterapica coadiuvata dalle altre
discipline igienistiche idr-temo-fangoterapiche e fitoterapiche prestabilite dal-
l'esame iridodiagnostico.
In effetti. tutti i casi clinici trascritti o no. sono la più lampante ed incon-
futabile dimostrazione scientifica operata dalla medicina naturale che io divul-
go.
Sarebbe giusto che ognuno di questi casi fosse seguito da un mio commento
ma, per non spendere parole di troppo ed anche per non ripetermi. il giudizio lo
lascio al lettore.

Messina, 3011 1/1981

Al Prof. LUIGI COSTACURTA


Direttore della Scuola di Specializzazione
in Iridologia e Naturopatia.

Egr. Professore,
Come d'accordo Le invio le relazioni di alcuni pazienti che hanno seguito
la Medicina Naturale e la nuova dietetica.
Essi hanno dimostrato di aver fiducia prima in se stessi poi nella Natura e
nei consigli da me ricevuti.
Essi hanno dato prova di quale costanza bisogna avere e di quale immenso
lavoro si deve compiere perche I'oreanismo arrivi ad una completa guarigione e
quindi acquistare e mantenere la vera salute.
Sono certo che queste dichiarazioni saranno di esempio a tutte le persone
che vorranno far morire la malattia e guarire il corpo.
Sono certo che questi esempi faranno capire a tutti, allo scienziato, al
politico, ai colleghi stessi che, per evitare la iatrogenesi, contro Natura non si
può andare e che, per mantenere il corpo sano. bisogna approfittare solo degli
elementi che ci offre la Natura: aria. acqua. sole, terra.
Da parte mia posso dimostrare che l'organismo. considerato una sola
entità, ha in se stesso la possibilità di guarire e che I'arte del buon medico consi-
ste solo nel seguire la Natura e non nel fame una nuova ed allontanarsi dal
saggio insegnamento di Ippocrate.
Distinti saluti
Dr. Anronino D Ascari
Viale S. Martino, 273
MESSINA
Alcuni casi di puari~ione 557

Allegati:
n. 7 casi di guarigione
l o - MORBO DI WERLHOF (CARENZA DI PIASTFUNE)
2" - GASTRALGIA - COLITE CRONICA
3" - NEOPLASIA MAMMELLA S X
4" - CISTOPIELITE CRONICA - LITIASI
5" - ROSOLIA A L VIo MESE DI GRAVIDANZA -
GASTROENTEROCOLITE CRONICA
6" - FIBROMA UTERINO
7" - FISTOLA ANALE.

Macerata, 2011 211 98 1

Al Prof.re Luigi Costacurta


Direttore della scuola di specializzazione in Iridologia e Naturopatia
di Conegliano V.to

Gentmo Prof.re,
Le invio i risultati ottenuti praticando la Medicina Naturale, tramite queste
dichiarazioni rilasciatemi dai pazienti.
I casi sono veramente interessanti perche sono al centro della patologia
corrente.
Spero che di questi risultati sia soddisfatto e possa compiacersene.
Da parte mia ne sono orgogliosissimo. perché i suoi insegnamenti non ci
hanno mai tradito.
Distinti saluti.
Fimlato: Dr. Paolo Pugnaloni
Via Roma, 196 - Macerata

Casi di guarigione allegati:


Artrite psorisiaca
Epilessia
Vene Varicose - Varici
Trombosi Cerebrale
Allergia ai medicinali
CRIPTO-ORCHIDISMO - RITENZIONE BILATERALE
DEI TESTICOLI E TONSILLITE ACUTA

Willowdale, 5/10/1970

Egregio Sig. Costacurta,


a distanza di tre anni da quando sono venuta in Italia da Lei, devo dire che
mio figlio Donny è guarito dalla malformazione ai testicoli.
Stando ai consigli dei medici qui a Toronto, dovevo operarlo afiinche i
testicoli potessero scendere nello scroto dalla loro posizione vicino al pene inve-
ce, grazie alla cura naturalista da Lei fattami conoscere, tutto si e normalizzato
in 4 mesi senza alcun intervento chimrgico.
La ringrazio nuovamente e con grande riconoscenza porgo distinti saluti.
Maria Marangon - 14 Pleasant Ove - Willowdale 443 Ont. - CANADA

Signor Costacurta.
sono contenta del risultato di Donny per quanto riguarda i testicoli: ora
cresce normalmente. Dopo la cura non ha più i dolori al ventre che prima lo
tormentavano tanto. Prima dell'inizio della scuola, lo ho portato ad una visita di
controllo e tutto è risultato normale. Solo in un orecchio al mattino c'è un po' di
crosta che, una volta ripulita, non appare più per tutto il giorno.
John invece, un mese fa aveva la febbre e non riuscivo a fargliela cessare. Il
medico mi aveva detto che si trattava di una infezione alle tonsille e mi aveva
prescritto dei farmaci che non gli ho dato. Ho fatto invece dei cataplasmi di
fango alla gola ed allo stomaco, qualche clistere e poco dopo la febbre se ne era
andata. Ora ha il naso chiuso ed una infiammazione alle adenoidi. Il medico
vorrebbe operarlo ma io sono contraria; spero sempre di poter tornare in Italia
da Lei per risolvere con i suoi consigli i miei problemi.
Tanti cari saluti.
Maria Marangon

MSUFFICIENZA EPATICA CRONICA

Valmadrera, 2/2/198 1

Egregio Prof. Luigi Costacurta,


ho avuto molto piacere di conoscerLa personalmente il giorno 24/1/1980 a
Busnago presso il Sig. Mattiazzo e sono rimasto soddisfano della conferenza da
lei tenuta prima di iniziare le visite; non ho potuto farmi visitare perché non
avevo l'appuntamento, sarà per la prossima volta.
Alcuni casi di guarigione 559

Sul mio caso le avevo già scritto e dopo aver ricevuto gentilmente la sua
risposta, mi dedicai con volontà e fermezza alla cura, seguendo alla lettera ciò
che mi consigliava di fare e con I'ausilio del libro "La Medicina Naturale alla
portata di tutti" che ho acquistato, sono guarito e mi sento un altro uomo, più
rilassato anche psicologicamente, affronto i problemi della vita con più serenità
e calma.
Le invio il mio caso perché possa esserle utile nel fare la casistica per il
nuovo libro che sta scrivendo, a beneficio di tanta gente che soffre e non trova
una via da seguire.
Avrei immensamente piacere di acquistare il suo nuovo libro, appena
terminato, perché sono diventato con piacere un suo propagandista della
Medicina Naturale.
Io sono un dipendente dell'ospedale di Circolo di Lecco. I1 1" luglio 1980,
dopo aver fatto gli esami di controllo del personale dipendente dall'ospedale:
feci, urina, saliva, sangue, avevo tutto normale all'infuori della transaminasi che
era: Ossalacetica = 32 - Pimvica = 76 mentre i valori normali dovevano essere
Oss. = 18, Pir. = 22. Dopo una settimana il mio medico mi fece rifare gli esami
del sangue per un controllo ed il risultato fu: Ossalacetica = 127, Pimvica =
339.
Allora mi consigliarono il ricovero per accertamenti per l'epatite virale.
Dopo 5 giorni di ricovero mi fecero, con il mio consenso, la biopsia al
fegato; attesi 3 giorni per l'esito e quando venne il medico mi disse che avevano
perduto il frammento di fegato e dovevo ripetere la biopsia. Io mi opposi, firmai
la cartella clinica contro il parere del medico ed andai a casa. Nel frattempo la
transaminasi era salita: Ossalacetica = 140, Pimvica = 502. Iniziai allora la
cura del mio medico a base di 1 iniezione al giorno di Toxepasi Complex e 3
compresse al giorno di Silliver.
Dopo aver fatto 80 iniezioni e preso 240 pastiglie, gli esami del 22 Ottobre
'80 furono: Ossalacetica = 44 e Pimvica = 180; incominciavo a stare meglio ed
il 2 novembre '80 ripresi il lavoro.
Nel frattempo, un amico mi parlò di Lei e disse che,seguendo la sua cura stava
benone; da quel momento abbandonai tutte le iniezioni e compresse e mi dedi-
cai con fervore e volontà alla cura della Medicina Naturale. Iniziai la cura il 15
Novembre e gli esami che ho fatto per un controllo il 20 gennaio '8 1 hanno dato
questo risultato: Oss. = 21 e Pir. = 60. Come Le ripeto, sono entusiasta della
sua cura e continuo e continuerò per sempre, perche solo questa e la vera strada
e medicina da seguire.
Questa e la cura che sto facendo:
al mattino frizione di acqua fredda su tutto il corpo poi
1 bicchiere di acqua naturale
semi di lino con 2 prugne tutti i giorni
colazione a base di fmtta
pranzo come descritto nei fogli di prescrizione
pomeriggio: ore 16 una mela, ore 17 un bicchiere di succo di carote
cena come descritto nei fogli di prescrizione.
Prendo lievito di birra e Bio-plus all'arancio ma non ho mai preso le CM2 e
CM3.
La saluto e ringrazio di tutto cuore.
Longhi Ambrogio - Via X X Settembre, 17 - VALMADRERA (Corno)

EPATO SPLENOMEGALIA CON LINFOCITOSI


MORBO DI FRANKLIN
I
I1 28191'74 sono stata ricoverata all'ospedale S. Maria dei Battuti poiche
avevo febbre che variava da 38 a 39 e gonfiore di alcune ghiandole al collo da
circa una settimana.
Mi hanno destinata al reparto isolamento per sospetta Mononucleosi e do-
po esserci stata per circa un mese (in una stanza con due ammalate ai polmoni)
mi hanno trasferita al reparto 11" medica poiché si sono accorti che non avevo
affatto la mononucleosi ma dalle analisi avevano accertato una perdita nell'uri-
na di proteinuna superiore al normale. Per circa due mesi, nel reparto 11" medi-
ca sono stata sottoposta ad una serie interminabile di esami (sangue, urina, mi-
dollo ecc.) e sono poi stata dimessa con la diagnosi di epatosplenomegalia con
linfocitosi e con la raccomandazione di portare ogni settimana l'urina per le analisi.
Nel 1976 fui nuovamente ricoverata in seguito ad una ricaduta. I medici mi
dissero che dovevano levarmi un linfonodo per ulteriori accertamenti. Fatto
questo. dissero che era necessario asportare la milza e chiesero I'autorizzazione
ai miei genitori. Mia madre lasciò che decidesse mio padre il quale, poiche era
contrario a questo intervento ma non voleva contraddire i medici, lasciò a me la
scelta. l o avevo solo 16 anni ed ero molto spaventata da quanto mi dicevano i
medici e cioe che la mia malattia era molto rara e C e I'asportazione della milza
I
era necessaria perché mi distmggeva gli anticorpi: allora acconsentii e mio
padre firmò I'autorizzazione. Dopo l'intervento il primario mi disse che dovevo
essere sottoposta alle "lampade" e che durante l'operazione avevano lasciato
nel mio corpo 7 grafette d'argento per riferimento.
Poiche avevo visto altri pazienti sottoporsi alla cobaltoterapia, dopo un
intervento alla milza, trasformarsi in persone sfigurate e a volte morire, mi oppo-
si a questa cura, pensando che la morte naturale sarebbe stata migliore. Fui
quindi dimessa con la seguente diagnosi: morbo di Franklin, e con le calorose
parole: "mangia e bevi, fa quello che vuoi".
A casa ripresi la mia vita normale, vita sedentaria soprattutto perché mi
sentivo molto debole, pasti abbondanti nella speranza di riprendere le forze ma
ero sempre più stanca e debole e ricomparivano i linfonodi.
Alcuni casi di guarigione 561

Due anni più tardi, nel 1978, fui ricoverata per bronchite e ancora una volta
dagli esami risultò che la presenza di albumina e proteinuria nell'urina era supe-
riore al normale. Quando fui dimessa venni a sapere che il mio caso stava diven-
tando molto interessante; infatti tuni i miei esami erano stati raccolti in un
fascicolo e quelli della milza erano finiti prima a Bari e poi a New York poiché il
mio era il primo caso di morbo di Franklin in Europa.
Qualche tempo più tardi conobbi un infermiere che mi fece leggere il libro
"La Medicina Naturale alla portata di tutti" di Manuel Lazaeta Acharan.
tradotto da Luigi Costacurta. dicendo che mi poteva interessare. Iniziai quindi,
un poco alla volta, ageguire il regime di vita consigliato da questo libro; abolii la
carne, iniziai a mangiare l'insalata mista prima dei pasti, non assumevo più di
una proteina alla volta, facevo tutti i giorni una frizione fredda ecc. (Consigli
dati per telefono da L. Costacurta). Notai subito un miglioramento: sparirono i
linfonodi, non ero più stitica, riprendevo le forze e riacquistavo finalmente il mio
peso forma. 53 Kg. invece di 48 Kg.
Fui poi visitata dal Prof. Costacurta che mi prescrisse una dieta più appr*
priata che cercai di seguire il più possibile.
Dopo questa esperienza mi sono sempre curata con il sistema consigliatomi
dal Signor Costacurta, nei raffreddori, tosse ecc. senza più prendere un farmaco.
H o così ritrovato la forza. la domenica faccio 12 km. di footing e due ore
alla settimana di karatè.
Una volta ristabilita, ho voluto rifare le analisi per avere un confronto: la
proteinuria e sparita e l'albumina è normale, però i certificati non me li hanno
dati.
I medici hanno scritto un libro sul mio caso; secondo loro io dovevo morire
un poco alla volta e poiché cib non è awenuto ora si prendono i meriti della mia
guarigione, forse per giustificare il costo delle innumerevoli analisi fatte, anche
se non mi hanno mai dato una valida terapia da seguire a casa.
La mia guarigione invece la devo al sistema di vita insegnatomi dalla
Medicina Naturale; solo con questo ho iniziato a migliorare fino a ristabilirmi
completamente e se ho potuto scrivere questa lettera lo devo unicamente al
Signor Costacurta che mi ha seguita e consigliata quando ne avevo bisogno e
non certamente ai medici dell'ospedale.
Daniela Zanana

Allegati:
Lettera della Dott.ssa MARIAROSA CASTELLETTO dell'ospedale Ge-
nerale Regionale S. Maria dei Battuti (Istituto di Microbiologia Immunologia
e Virologia) che personalmente ha inviato i documenti incompleti dell'esame
di Immunoelettroforesi sul siero del sangue prima e dopo l'intervento di Sple-
nectomia, ma non dopo la cura naturale. Dall'interessata: Cartella clinica del
562 Appendice

'74 (Le cartelle del '76 e '78 pure inviate non le alleghiamo per motivi di spa-
zio).

Questo soggetto prima di visitarlo lo ho assistito a mezzo telefono quotidia-


namente per diverso tempo cercando di stimolarlo moralmente e far si che se-
guisse gli insegnamenti esposti nel libro quanto meglio. Dopo di che la visitai e
le diedi le prescrizioni specifiche per il suo caso.
Da allora ad oggi a convalidare gli effetti ottenuti è la sua dichiarazione
sopra esposta.

OTITE CON RETRAZIONE TIMPANICA E IPOACUSIA


RINOSINUSITE BLATERALE

Verona, 28/1/1981

Chiarissimo Professore,
vorrei ringraziarla ed insieme renderle noti i risultati raggiunti da mio figlio
Emanuele, dopo avere seguito i suoi consigli di vita igienica.
Forse lei ricorderà che lo visitò nel marzo dello scorso anno diagnostican-
do: gastroenterite cronica con atonia intestinale, infiammazione renale. infiam-
mazione alle vie respiratorie ed all'udito.
Ricorderà anche che le cure degli specialisti erano tutte indirizzate a ridur-
re al massimo il sintomo più evidente del suo disordine interno, cioè I'ipoacusia,
come testimoniano le fotocopie che allego e che si riferiscono ad esami audi*
metrici eseguiti sia dal Prof. Bartalena, sia allt terme di Sirmione.
La situazione ci appariva preoccupante e, quel che più conta, pressoché
cronica.
Nel novembre 1979 mio marito ed io eravamo ornai decisi a far eseguire
su Emanuele il drenaggio tran-timpanico, come suggerito dal Prof. Sala. Uno
sciopero ospedaliero a Padova ci costrinse a sospendere tutto ed a ..... riflettere.
Ora, dopo avere seguito i suoi consigli (sia pure non integralmente perché
purtroppo Emanuele ha solo 8 anni), la situazione è molto migliorata, come
testimonia il recentissimo esame audiometrico che pure accludo, afinche possa
fame uso come meglio riterrà opportuno.
Anche l'infiammazione renale è sparita, persiste un po' di stitichezza sola-
mente.
Desidero aggiungere che, sia Emanuele che la famiglia tutta, siamo molto
convinti dell'eficacia dei consigli della Medicina Naturale. Io che ora sono al
Alcuni casi di maripione 563

nono mese di gravidanza li seguo integralmente. traendone notevole beneficio.


La ringrazio ancora. Distinti saluti.
Tirato Clara - Via Talete, 7 - 37100 VERONA
Allegati: Diagnosi e esami audiometrici prima e dopo la cura naturopatica e
foglio di prescrizione.
Cara signora, questa volta i sindacati hanno salvato suo figlio, procla-
mando lo sciopero ospedaliero. Li ringrazi!

4
ESAURIMENTO NERVOSO - TONSILLITE - PAROTITE EPIDEMICA
INFLUENZA SPAZIALE - NEUROASTENIA INFANTILE
DA DEFICIT ALIMENTARE

Casier, 13/21] 970

Egregio Signor Costacurta,


Le invio la mia dichiarazione di guarigione avvenuta grazie alle cure della
dottrina naturista del Dr. Lazaeta da lei fattami conoscere ( e grazie alle sue pre-
scrizioni).
Ero affetto da molti anni da esaurimento nervoso che mi provocava un
costante dolore alla parte frontale e temporale della testa con stanchezza visiva.
Ero in cura da molto tempo da medici e specialisti sia civili che militari durante
il servizio militare. Avevo inoltre una acidità di stomaco permanente, stiti-
chezza cronica ed ingrossamento del fegato.
Ebbene, grazie alle cure praticate secondo la dottrina del Dr. Lazaeta, (e
secondo i suoi consigli), con soli 7 giorni di alimentazione a base di frutta fresca
tutti questi disturbi mi sono scomparsi.
I1 20 luglio 1963 ho avuto una fortissima infiammazione alle tonsille con
febbre a 40 e dolori acutissimi (l'ho chiamata d'urgenza alle ore 21 e Lei mi ha
visitato dandomi una prescrizione). Le mie tonsille erano grosse come nock con
un enteroclisma di acqua fresca e cataplasma di creta su ventre e gola, dopo 10
ore le tonsille hanno espulso una sostanza putrescente, il dolore e scomparso e
tutto si è normalizzato.
I1 2 dicembre 1963 ero affetto da infiammazione alle ghiandole parotidi
(orecchioni) e avendo trascurato la malattia già si ingrossava il testicolo destro.
In tre giorni di cura, secondo le sue prescrizioni. tutti i disturbi erano scom-
parsi.
17 Dicembre 1969: ero affetto dalla cosiddetta influenza "spaziale" con
bronchite. Avevo la febbre a 41.2 e grazie ad un enteroclisma di acqua fresca e
l'applicazione del cataplasma di fango su ventre e torace, e a digiuno, la mattina
seguente la febbre era tornata a 37 con la conseguente scomparsa di tutti i
sintomi influenzali.
Spero che questa mia dichiarazione serva a rafforzare ulteriormente la dot-
trina del dr. Lazaeta e contribuire cosi ad alleviare le sofferenze di molte persw
ne.
Cordiali saluti.
Possamai Giovanni - Via Manzoni, 8 - CASIER (Treviso)

Questo signore ha omesso di dire che su suo figlio ho fatto il primo esperi-
mento pediatrico: il neonato aveva più o meno un mese di vita quando lo portò a
casa mia perché lo visitassi. La condizione della creatura era tale che si presen-
tava tutto curvato, rannicchiato e non riusciva a sollevare il capo; porgendogli
un dito non riusciva a stringerlo. A questo punto, per ovvie ragioni, decisi di
sospendere il latte materno e di nutrirlo esclusivamente con prodotti vegetali.
Gli prescrissi: centrifugati di frutta, centrifugati di verdure ed ortaggi, il
latte di fiocchi di avena e di mandorle dolci, tutto somministrato con il contagoc-
ce.
Le dosi le ho corrette di senimana in settimana.
Congiuntamente a questa dietoterapia gli prescrissi applicazioni idroterapi-
che e fangoterapiche cioe la frizione fredda ripetuta più volte al giorno ed il cnta-
plasma di fango applicato su stomaco e ventre. Questo perché? Perché, benché
gli alimenti fossero di natura vegetale, non erano comunque i più appropriati alla
natura dell'apparato digerente del neonato.
Con queste terapie. dopo cigca IO giorni il bambino aveva preso forza e
vigore, teneva il capo ben sorretto. tentava di sollevarsi stringendo le due dita
che gli si porgevano. A sei mesi aveva già formato il primo dentino. Questa te-
rapia si protrasse fino alla formazione dei molari, dopo di che cambia I'alimen-
tazione. comunque sempre dietetica (vedi prescrizione trofoterapica).

STITICHEZZA C O N CEFALEA PERSISTENTE


POLIPOSI RECIDIVANTE DELLE CORDE VOCALI - INFLUENZA

Gent.mo Signor Costacurta.


da poco più di un anno seguo i consigli indicati nel suo libro "La Medicina
Naturale alla portata di tutti" e poiché c'c stato un notevolissimo miglioramen-
Alcuni casi di guarigione 565

to del mio stato di salute e di quello della mia famiglia, desidero comunicarle
alcuni particolari ed esprimerle tutta la mia gratitudine.
Io sono guarito dalla stitichezza che mi procurava malessere generale e mal
di testa quasi tutti i giorni; da un anno non ho più nessun disturbo. H o più forza
fisica ora che ho 38 anni che non 10 anni fa.
Mia moglie aveva un polipo in gola che anni fa le è stato asportato chimr-
gicamente ma è ricresciuto. L'anno scorso, I'otorinolaringoiatra ha sconsiglia-
to un nuovo intervento in quanto il polipo si trovava sulle corde vocali e
rischiava di rimanere senza voce. Successivamente fu sottoposta a visita medico
collegiale che confermò la stessa diagnosi.
Decisi allora di farle le applicazioni di fango sulla gola per due ore ogni
sera. La cura durò un mese ed al successivo controllo medico collegiale. con
grande stupore il polipo era scomparso, rimanqva solamente un piccolo puntino
rosso.
I miei quattro bambini hanno avuto un'influenza infettiva, con febbre e
vomito. Non ho affatto chiamato il medico ma li ho curati con gli insegnamenti
del suo libro e dopo solo due giorni erano in perfetta salute. I figli di una famiglia
vicina invece. curati con antibiotici, sono rimasti a letto per un'intera settimana
con conseguente deperimento.
le ho citato questi casi come esempi. anche se ce ne sarebbero molti altri.
Dopo i risultati da me ottenuti, sono diventato un sostenitore di questo metodo
di cura ma la maggior parte delle persone con cui ho parlato sono restie.
solamente tre hanno acquistato il libro e ne seguono gli insegnamenti. H o tratto
realmente grandi vantaggi dalla sua conoscenza. godo ottima salute e quando si
sta bene si vive più serenamente.
Insieme a tutta la mia famiglia le esprimo la mia gratitudine e posso
realmente dire: felice di averla conosciuta!
Cordiali saluti.
Piano Luigi - 34017 PROSECCO (Trieste)

FISTOLA ANALE

Contesse, 2611 111981

Nel 1975 il Sig. Cuppari Giuseppe (mio marito) cominciò ad accusare forti
dolori al bacino, tanto forti da non poter assumere nessuna posizione di riposo.
I1 dolore era accompagnato da febbre altissima. Chiamai il medico di famiglia
che, dopo averlo visitato, diagnosticò una fistola. Gli ordinò degli antibiotici da
566 Appendice

prendere per 3 giorni ogni 12 ore. Scomparvero cosi dolore, infiammazione e


febbre.
Fino a qui tutto sembrava normale. ma non immaginavo che questo fatto si
sarebbe ripetuto ancora. per altri due anni e sempre nello stesso periodo.
Nel 1978 il fatto si manifestò per la terza volta. Fortunatamente in quel-
l'anno ero venuta a conoscenza del Dott. D'Ascari e naturalmente conobbi
anche la tanto prodigiosa Medicina Naturale. Visitò mio marito che si attenne
scrupolosamente alla cura che gli prescrisse.
Quando aveva la febbre somministravo unicamente succhi di frutta fresca,
in particolare arance e limoni e nel frattempo applicavo dei cataplasmi di fieno
greco e vapori di coda cavallina.
Dopo un paio di questi cataplasmi la fistola scoppiò ed usci tanto di quel
pus sanguinolento che per far fronte a questa situazione mi servirono più di due
pacchi di cotone idrofilo. Confesso che in vita mia non avevo mai visto niente di
simile e pensare che tutta quella sostanza corrotta era rimasta in circolo per anni
e anni, soffocata dai farmaci ed intossicando il sangue.
Con il regime vegetariano, cataplasmi di fango sul ventre e qualche bagno
genitale, in pochissimo tempo mio marito recuperò la forza fisica e digeriva
normalmente.
Ora, nel 198 1, di fistola non si parla più e tutto procede bene. Naturalmen-
te questo regime alimentare ora lo segue tutta la famiglia e ci troviamo final-
mente bene.
Burbera Maria Luisa - Via Stagno - CONTESSE

PELVIPERITONITE TUBERCOLARE

\
Risp.le Signor Luigi.
sono una suora che le scrive per avere, se possibile, alcuni consigli.
Il giorno 10/10/1976 ricevetti in regalo da un'amica di Seregno (MI) il
libro tradotto da lei "La Medicina Naturale alla portata di tutti". Lo lessi con
interesse ed iniziai subito a praticare le cure in esso descritte, poiche non avevo
più fiducia nella medicina professionale. In quel periodo ero al 13" ricovero per
cure elioterapiche in quanto affetta da pelviperitonite tubercolare, iniziata nel
1969 con una miliare TBC. Mi dissero che scampai da morte certa per
l'intervento esplorativo (paratomia) che servi alla mia ripresa per l'azione della
boccata d'aria presa durante l'intervento e per le cure di antibiotici. Però, nel
1976, in un momento di vero sconforto per l'incapacità di ripresa dopo tante
cure e per l'intolleranza agli antibiotici che mi procuravano la perdita dell'udito,
e per l'azione del Rifadin ormai troppo prolungata, fui colta da una forte
nevralgia in bocca che dura ancora oggi più o meno intensamente.
Alcuni casi di guarigione 567

Mi sonoposi cosi, come ultima speranza, al regime della Medicina


Naturale.
Anche se mi dissero che ero un'incosciente poiché smisi di mangiare carne
avendo i globuli rossi bassi, continuai la cura perché sentivo a poco a poco un
certo sollievo dai miei disturbi, riprendevo le forze e con esse la gioia di vivere.
Dopo un certo periodo di tempo volli fare degli esami; anche se non tutti erano
soddisfacenti, i globuli rossi erano aumentati e, per essere pignoli, i linfociti
erano un po' altini.
Ripresi fiducia nelle cure naturali, tanto che parenti ed amiche comperar-
no tutti detto libro. Sino ad oggi ho tenuto duro con le critiche ed ho praticato le
cure con coscienza, per il bene mio e per quello della comunità. per poter
riprendere la mia attività nella scuola, anche se parzialmente. Ora però sento il
bisogno di alcuni consigli. anche se più voltqmi hanno detto che chi ha scritto
questo libro è matto e cosi pure quelli che praticano tali cure. Devo aggiungere
anche che nel 1977, all'Istituto Carlo Steeb di Venezia. notarono un migliora-
mento della mia sacroilite bilaterale per la quale mi avevano consigliato di
portare il busto (e non l'ho portato più).
Poi smisi di fare i bagni genitali perché non ne sentivo più la necessità. Ho
cosi continuato tranquilla e fiduciosa solamente in queste cure però, nel
settembre 1980, dopo un periodo di cure intense, bagni di aria, di sole,
cataplasmi di fango sul ventre. mi sparirono i disturbi addominali ma una notte
fui colta da fitte improvvise fortissime e poi dolori più prolungati alla mammella
sinistra. Nel 1968 mi avevano riscontrato alla suddetta mammella una mastopa-
tite fibrocistica ed avevo subito due interventi per I'asportazione di ghiandoline.
Interpellai il medico il quale mi consiglio un nuovo intervento. pur non potendo
prevedere un immediato tumore, dato che mia madre mori per tumore alla
mammella destra ed una sorella per menaloma alla tempia.
Ciò nonostante non mi sono ricoverata ma ho continuato ad applicare i
cataplasmi di fango, le frizioni al mattino ed il lavaggio del sangue quando
potevo trovare le ortiche. Il dolore diminuiva ma mi rimaneva un senso di
fastidio alla spalla.
Tutti aspettavano che io ritornassi alla casa di cura e non capivano come
potessi andare avanti curandomi da sola. Ci sarei tornata volentieri per poter
fare i bagni di sole secondo il metodo del citato libro ma c'era la complicazione
alla mammella e se mi fossi ricoverata mi avrebbero sottoposta ad esami e raggi.
Le sarei quindi grata e riconoscente se mi potesse dare qualche consiglio.
data la sua esperienza, su come continuare le cure naturali.
D a tempo volevo scriverle, ma lo ho fatto solo ora, spinta dalla necessità.
poiché non voglio operami ma se dovesse succedemi qualcosa mi sentirei in
colpa per non aver chiesto consiglio anche a Lei.
Con infinita riconoscenza attendo il suo aiuto mentre la saluto.
Suor L.
568 Aooendice

P.S. Dimenticavo di dirle che tale malattia l'ho presa probabilmente


bevendo il latte di una mucca malata, anche se dicevano che aveva i polmoni
sani. Poi per la nevrite, per i dolori di testa e all'occhio sinistro, mi avevano
consigliato l'agwpuntura. Lei che ne pensa? Inoltre è un periodo che ho tanto
pmrito alla mammella dove ho le ghiandoline, alla spalla sinistra ed alle gambe.
Fiduciosa nel suo aiuto rimango in attesa dei suoi consigli.

Gentile Suor L.
per rispondere a tutto quello che m i chiede il tempo non me lo consente, per
tanto m i limito solo a darle qualche indicazione sulla mastopatia.
Se sotto le ascelle e sul collo non c'è rigonjiamento di gangli, può
applicare ininterrottamente sul petto il cataplasma di ricotta fino alla
sparizione dei noduli, con l'avvertenza di cambiare detto cataplasma ogni 8
ore. Lo spessore deve essere di un centimetro minimo.
Per il resto si attenga il più possibile al regime di salute del capitolo
XXZP del libro.
Con molta probabilità sard a Firenze e quindi non mancherà l'occasione
di vederci ed in questo caso potrei essere più preciso nelle prescrizioni.
Per altre informazioni m i telefoni nelle ore di studio.
Cordiali saluti,

Questa suora è stata visitata dal Dott. Lenoardo Campaparo e l'ha trovata
già in condizioni buone: il petto si era sgonfiato ed in via di guarigione.
Ora accudisce ai suoi compiti per 12 ore consecutive, il che è un po' troppo
perché se uno vuole realmente stare bene deve dedicare almeno un po' di tempo
alla cura della propria salute. \

Missione è missione. ma non e tale se non vi è salute.

GONARTRITE SPECIFICA (T.B.C.)


Vicenza, 5 maggio 1980
Chiarissimo professore, sento il dovere di ringraziarla dopo il confortante
risultato delle sue cure. Dopo sette anni di calvario. ora sto bene, solo adesso ho
trovato il mio equilibrio di salute.
Riassumo in breve la mia storia: sette anni fa sono stata ricoverata all'Isti-
tuto di Mezzaselva (Vi), nel gennaio del 1973, per goniartrite specifica al ginoc-
Alcuni casi di puari~ione 569

chi0 sinistro. Iniziarono con infiltrazioni di streptomicina; questa cura non era
ancora finita che l'I.N.P.S. di Vicenza mi fece trasferire all'Istituto "Carlo
Steeb" degli Alberoni di Venezia.
Li lo specialista di ortopedia non volle continuare la cura di streptomicina,
cosi incominciò con infiltrazioni di cortisone. Io peggioravo, la gamba dimagriva
sempre più ed era molto dolente.
Dopo 5 mesi di cortisone, lo specialista riprese le infiltrazioni di streptomi-
cina: da allora ho sofferto le pene dell'infemo. Queste cessarono solo quando
conobbi lei Professore.
La ringrazio di cuore per il grande sollievo che mi ha dato: oggi mi sento
completamente trasformata, ringiovanita, finalmente ho imparato a conoscere e
trattare bene il mio corpo, ciò che per la medicina ufficiale e ancora un enigma.
Mietto Adelia - via Sicilia, 39
Vicenza
\
Allegati: esami sangue ed urina di prima e dopo il trattamento.

POSTUMI DA INFARTO D E L MIOCARDIO

Torino, 18 / 9 / 1980

Egregio Professor Costacurta.


dopo i suoi preziosi consigli ho inizato la terapia del lavaggio del sangue a
vapore del maestro Lezaeta, seguito da orticazione, ed una dieta a base di frutta
cruda, noci, mandorle, ecc. ed insalate miste crude. Questo perché ero sempre
freddoloso, non sopportavo il contatto con acqua fredda e dovevo dormire con
calze di lana avendo sempre i piedi freddi: inoltre ero molto intossicato dai
troppi famaci presi per curare due infarti e una non meglio precisata polmonite.
Benché certo di un risultato positivo, con mia somma sorpresa, dopo appena una
decina di giomi che facevo questi bagni a vapore non ero più freddoloso, l'acqua
fredda non mi dava più noia, anzi mi faceva piacere, dormivo nudo e con la
finestra mezza aperta.
Ora, dopo circa tre mesi di questa terapia che continuo ancora, mi sento
molto bene e più giorni passano più cresce il mio benessere. E' owio che ho
abbandonato tutte le medicine per sempre, in quanto ero affetto da insufficienza
cardiaca. Ora sto propagando presso amici e conoscenti questa medicina natu-
rale affinché la possano conoscere ed adottare.
570 Appendice

A lei professore sono infinitamente grato per tutti i suoi preziosi consigli,
quindi la ringrazio e la saluto cordialmente. Suo devotissimo.
Montanti Rinaldo
via Stefano Clemente, 7
TORINO (anni 72)
P. S. Per circa un mese sono stato in montagna a 2450 mt. di altitudine
dove ho praticato il lavaggio del sangue, previa orticazione, senza nessuna
difficoltà e si che lassù l'acqua è fredda, quasi gelida.

VENE VARICOSE - VARICI


Io sottoscritta Sperandio Augusta di 3 1 anni, abitante a Macerata, soffrivo
da molti anni di vene varicose.
Pur avendo subito un intervento alla gamba destra, non è valso a nulla con
dolori acuti ed una circolazione scarsa non normale, ero disperata.
Per puro caso ho incontrato il Dottor Pugnaloni Paolo che mi ha consiglia-
to un trattamento del tutto naturale, con cataplasmi, una dieta a base di verdure
cmde e fmtta e con lavaggio del sangue.
A distanza di un anno le mie vene sono guarite.
E' grazie al Dottor Pugnaloni che voglio manifestarle la mia più viva
riconoscenza. \

Sperandio Augusta
Macerata, 16 / 1 1 / 198 1

INSUFFICIENZA CIRCOLATORIA lN SOGGETTO CON MALATTIA


IATROGENA
Vittorio Veneto, 7 / 11 / 79
Prof. Luigi Costacurta,
il 29 gennaio 79 fui sottoposta a visita iridiologica e mi dissse che l'unico
organo del mio corpo che funzionava discretamente era il cuore. Di questa dia-
gnosi ero convinta perché avevo innumerevoli dolori in tutto il corpo. D a diversi
anni avevo un eczema alle mani che non riuscivo a curare. La sera a letto non
riuscivo ad addormentarmi poiché. a causa degli acuti dolori che avevo, non
trovavo una posizione adatta.
Ero in queste condizioni da sette anni, da quando cioè ero stata operata di
calcoli al fegato: passavo da un medico all'altro e le varie cure che mi prescrive-
vano non facevano altro che peggiorare il mio stato. Ero scoraggiata ma deside-
rosa di guarire per poter seguire la mia famiglia, i miei figli.
Alcuni casi di guarigione 571

Iniziai quindi la cura prescrittami dal Prof. Costacurta e dopo soli 8 giorni
già notavo dei risultati, i dolori iniziavano a scomparire e mi pareva di sognare.
Feci questa cura per quattro mesi molto rigorosamente. Da allora è tra-
scorso quasi un anno ed i risultati sono sempre buoni.
Ho curato con la medicina naturale anche mia figlia che doveva essere
operata alle tonsille essendo sempre soggetta a tonsilliti. Ora è guarita e non ha
più ricadute, anche lei gode ottima salute.
Non ho parole per ringraziarla perché solo seguendo i suoi consigli ora sto
bene e vedo la vita più rosa.
Salamon Liena in Cervellin
Vittorio Veneto

TRAUMA D A PARTO E CONSEGUENTI MALATTIE IATROGENE

Il piccolo Giuseppe Licata nacque il 19/1/1974 con parto ditficile e con


l'applicazione di Vacum. Allanato prima con latte materno per un mese circa e
poi con latte artificiale, a due mesi dalla nascita cominciò ad avere il primo
raffreddore con tonsillite ed otite. Fu curato con supposte ed antibiotici e gli
fecero anche il vaccino anti-pertosse poiché era stato a contatto con bambini
aventi detta malattia.
Nei mesi che seguirono aveva spesso raffreddore e catarro bronchiale,
curato costantemente con antibiotici e medicinali vari (in una occasione anche
cortisone).
Verso I'undicesimo mese il bambino peggiorava ed aveva scariche fecali
maleodoranti, vomitava il cibo appena mangiato. I1 medico non diede troppo
peso a questo fatto finché un pomeriggio ebbe la prima crisi convulsiva. seguita
dopo 9 ore da un'altra crisi. Ricoverato in ospedale lo curarono con antibiotici;
dimesso dall'ospedale, dopo otto giorni ebbe di nuovo un'altra crisi convulsiva.
Poiché l'EEG risultava normale, i medici non prescrissero alcuna cura, ma il
bambino continuava a stare male.
Ricoverato in un altro ospedale specializzato, la diagnosi fu: convulsioni
con febbre ed alterazione minore dell'EEG, broncopolmonite dx, flogosi
recidivanti alle prime aeree in soggetto con lieve deficit delle ICG. Terapia:
antibiotico Ampiplus, luminalette e Depakin, questi ultimi due per lungo tempo.
Cib nonostante le crisi tornarono ripetute volte quando sopraggiungeva la
febbre. Il medico pensò di aumentare la dose del sedativo ma senza risultati.
Dopo aver provato diversi medici ed ospedali decisi di tentare il sistema del
Dott. Lezaeta e da quando il bambino incominciò la cura, quasi subito
sopraggiunse la febbre e nonostante le frizioni ed il cataplasma di fango sul
ventre ebbe nuovamente una forte crisi convulsiva: dopo 6 ore però la febbre
spari e l'indomani stava meglio. Piano piano si vedeva il miglioramento anche
nel comportamento: era più tranquillo ed inoltre riprese a parlare esprimendosi
meglio. Qualche mese più tardi sopraggiunse ancora la febbre: subito applicai le
6 frizioni alternate con compresse dorsali ed addominali: la febbre raggiunse i
40" ma non ebbe nessuna crisi (prima con 38" di febbre aveva le crisi). Dopo le
frizioni applicai il cataplasma di fango sul ventre e sui reni: quattro ore più tardi
la febbre era scesa e I'indomani si alzò come se non avesse avuto niente.
Qualche tempo dopo tornò la febbre e con lo stesso sistema spari in poche ore.
Seguendo con molta attenzione il regime di salute, sono riuscita a ottenere
ottimi risultati; inoltre il bambino regolarmente fa bagni di tiglio, giornalmente
beve succhi di carota e per i primi quattro mesi ha preso l'argilla ed il varech.
Finora sono molto contenta dei risultati ottenuti e mi rammarico solo di una
cosa: non aver conosciuto prima questo metodo del Dott. Lezaeta!
Faccio presente che il bambino quando stava bene, aveva sempre catarro
bronchiale che curavo con supposte e sciroppi senza avere alcun risultato,
finche il medico gli fece il vaccino anticatarrale.
Migliorava molto poco e quando lessi nel libro "La Medicina Katurale alla
portata di tutti" a pag. 287 come rimuovere il catarro, con bagni freddi ai piedi,
in poco tempo questo disturbo spari e fino ad ora non lo ha più avuto.

Questa relazione l'ha scritta la madre del bambino il 3 settembre 1977,


dopo sette mesi dalla visita indiologica che ho praticato io stesso.
Rii3isitato il bambino all'odierna data. posso dire che il suo stato disalute
è molto migliorato, però sussiste ancora lo stato di anemia della pelle in
conseguenza dello squilibrio termico (la digestione non è ancora normalizzata
comp1eramente):ci vorranno ancora due anni.
3 settembre 1977 - ore 8 del mattino.

MALATTIA IATROGENA (MALATO FABBRICATO)


11 20 dicembre 1960 fui operata di fibromatosi uterina nel reparto
ginecologico di Belluno: per errore fu inciso I'uretere dx, che poi fu ricucito
provocandomi un blocco renale. Avevo vomito, mal di pancia con dissenteria,
febbre alta, mi venne pure l'itterizia e dopo ventidue giorni dall'intervento
perdevn l'urina. Mi sentivo morire.
I1 18 gennaio 1961 fui dimessa nonostante le mie precarie condizioni di
salute perche i medici, sapendo quali errori erano stati commessi. non potevano
porvi rimedio alcuno. A casa la febbre persisteva molto alta (39.8) finche svenni
e fui ricoverata nel reparto medico 1" divisione 1'8 febbraio 196 1.
Alcuni casi d i guarigione 573

Nei due mesi trascorsi in questo reparto. i medici non fecero altro che
torturarmi con prelievi di sangue ed analisi: mi prescrissero iniezioni endoveno-
se di canamicina ed altre medicine che mi provocarono disturbi tremendi su
tutto il corpo. disturbi alla testa, agli occhi. alle orecchie con perdita della vista e
dell'udito (da allora porto gli occhiali). Non potendo risolvere favorevolmente il
mio stato, decisero di dimettermi con il pretesto delle feste pasquali.
Io. che ero in condizioni così precarie da non potermi reggere in piedi. non
poter assaggiar cibo da 7 giorni e sentendomi morire, chiesi ad un medico se
potevo dire che stavo cosi male. Cosi mi visitò e a sera tarda venne con il
professore ed un seguito di medici. infermiere e suore. dopo di che sentii
confusamente che dovevo essere trasferita alla radiografia per il rene destro.
Dopo avermi fatto I'urografia ascendente e la cistoscopia. con la seguente
diagnosi: fistole ureter-vaginale dx a seguito di intervento di isterectomia per
fibromatosi uterina (con resezione anche dell'ovaio dx), febbre alta verosimil-
mente da infezione urinaria ascendente (idropionefrosi-dx), mi mandarono in
chimrgia che commise l'errore di resecare I'arteria che va dal rene al polmone
(cosi mi disse il Prof. Ruggero Broglio, che mi spiegò anche gli errori commessi
nel precedente ricovero in ginecologia). Dopo venti giorni da questo intervento,
il prof. Broglio mi fece una plastica ureterale destra, dimettendomi il 25/5/1961.
Ambulatorialmente mi veniva fatta la dilatazione ureterale destra. Essen-
do fisicamente distrutta, mi venivano prescritti dei medicinali antibiotici che mi
provocarono collassi e paresi: continuai a fare la spola da un ospedale all'altro
per 15 anni.
Poi mi fu diagnosticata una spondiloartrosi lombosacrale ed una artrosi
cen~icale:il cuore fu paragonato da un medico a quello di un vecchio, perche
troppo debole.
A causa di operazioni mal fatte e cure troppo intense. mi ritrovai inferma da
nove mesi: oltre a non reggermi in piedi persi la memoria. non fui in grado di
pronunciare correttamente le parole, persi la sensibilità della parte sinistra del
corpo. soprattutto del braccio: ero, in poche parole, un relitto che aspettava la
morte.
Nel gennaio 1976 conobbi casualmente il naturopata Costacurta che.
osservando l'iride dei miei occhi, diagnosticò una infermità intestinale causata
dai farmaci, dalle anestesie e dagli interventi chirurgici e riconobbe tutte le mie
infermità con esattezza. Mi prescrisse una cura a base di terapie idriche. come
scritto nel libro "La Medicina Naturale alla portata di tutti", ed una dieta
appropriata basata su fmtta e verdure crude.
Gradualmente cominciai a riprendermi a dopo soli 45 giorni uscii di casa
da sola. cosa che non facevo da oltre un anno.
D a venti mesi. continuando a praticare le cure prescritte, ho raggiunto il
massimo della salute e delle forze sentendomi. nonostante siano passati
parecchi anni, in condizioni di salute ottima. paragonabili a quelle in cui mi
574 Appendice

trovavo pochi mesi prima deli'intenrento del 20 dicembre 1960.


Caro Maestro della natura, Signor Costacurta, le spedisco la mia dichiara-
zione con allegate due copie fotostatiche degli interventi subiti nell'ospedale
Civile di Belluno. E' quanto ho potuto reperire, in quanto la cartella clinica è
stata smarrita dall'ospedale. a parziale testimonianza delle operazioni subite.
Sono e sarò sempre testimone di quanto sopra dichiarato.
Dall'inizio della cura sono passati tre anni e tutt'ora io ho una vita nuova,
bella, tutto perché sto bene.
La ringrazio sentitamente e la saluto.
Nessenzia Rina ved. Tecca
via Rivizzola, 18
BELLUNO

GASTRALGIA - COLITE CRONICA


Catania, settembre 1978
I1 signor Salvatore Russo, abitante in via Luigi Pirandello n. 1 a Catania, di
anni 75, mi scrisse la seguente lettera:

D a molti anni soffrivo di forti dolori allo stomaco, di periodi di diarrea


alternati a periodi di stitichezza. Questa situazione si faceva sempre piu
impossibile per cui sottoposi il mio caso a parecchi medici i quali mi consiglia-
rono di fare varie terapie, ma le mie condizioni fisiche rimanevano sempre tali,
anzi peggioravano.
A questo punto fissai un appuntamento con il dottor D'Ascari di Messina e
mi feci visitare.
A differenza di tutti gli altri medici già da me consultati, mi fece una esatta
diagnosi di quelle che erano le mie condizioni di salute.
Mi fece conoscere una medicina alternativa a quella ufficiale, "La Medici-
na Naturale", quindi mi consigliò di seguire una dieta a base di cibi naturali,
pratiche di idroterapia e fangoterapia.
Seguo questa cura da circa quattro anni e devo ammettere con mio grande
stupore che sto bene e non accuso più i sintomi di un tempo.
Salvatore Russo
Alcuni casi di guarigione 575

GASTROENTEROCOLITE SPASMODICA
DERMATOSI CRONICA PER INTOSSICAZIONE D A MEDICINALI
ESAURIMENTO NERVOSO ECC. ECC.

Egr. Prof. Costacurta:


è mio grande desiderio scriverle qualche riga per dimostrare la mia più vi-
va riconoscenza per la cura che mi ha consigiiato di osservare datami nel mese
di aprile dell'anno 1981.
Infatti, dopo aver subito un'operazione di ulcera duodenale (secondo
diagnosi medica), qualche anno dopo, e precisamente nel 1963. fui colpito da
enterocolite spasmodica. D a quella data ho sofferto in permanenza per 18 anni
senza ottenere se non la guarigione. almeno un miglioramento positivo.
Eminenti professori di Parigi mi hanno prodigato cure con medicine
speciali e costose le quali non fecero che aggravare il mio stato di malattia che
evidenziò anche una allergia per intossicazione da droghe che paleso una
dermatosi cronica su tutta la pelle del corpo ribelle a qualsiasi trattamento
dermatologico convenzionale.
Per un felice concorso di Amici e di circostanze, ebbi la fortuna di
conoscerLa e di essere visitato.
Con i suoi preziosi consigli di medicina naturale che immediatamente
decisi di osservare (alimentazione vegetariana controllata, cataplasmi di fango
applicati sul ventre e frizioni di acqua fredda praticate su tutto il corpo), dopo 15
giorni ho incominciato ad accusare un miglioramento; dopo sei settimane, lo
sfogo della pelle che da più di due anni mi martoriava. i bruciori dell'intestino e
soprattutto dell'ano erano quasi spariti e, dopo tre mesi, il miglioramento del
mio stato di malattia posso dire che aveva raggiunto 1'80%.
Continuando la cura da Lei consigliatami oggi. a circa nove mesi di
distanza mi considero quasi completamente guarito. L'intestino si regolarizza
sempre più, ho ripreso il piacere di vivere mentre prima vivevo costantemente in
uno stato depressivo; ho riacquistato il mio equilibrio d'uomo, che cercherò di
mantenere e di migliorare osservando il più possibile i suoi preziosi consigli
igienistico dietoterapici.
Naturalmente non ho preso più una sola medicina da quella data ed anche
per dormire, non ho più bisogno di sonniferi come ero obbligato quotidianamen-
te a prendere prima.
I1 mio sistema nervoso si e normalizzato.
Penso che non sia necessario enumerare tutti i benefici che mi ha dato e
portato la sua cura, ma La prego solamente di accettare tutti i miei ringrazia-
menti e la mia eterna gratitudine per la guarigione che mi ha procurato e che
576 Appendice

questa lettera venga a testimoniare come tante altre al bene che Lei porta a tanta
umanità sofferente.
Con rispetto suo affezionatissimo
BRUNO CAGNOLI
2213, Rue Boileau
02100 ST. QUENTIN
Francia
Tel. 23-65 1977
St. Quentin li 12-1-1982

COLICHE ADDOMINALI

Egregio Professore,
mi è gradito esprimerle viva gratitudine, anche a nome di mia moglie e mio
figlio, per i risultati raggiunti dopo aver effettuato la cura che ella ci prescrisse
due anni orsono.
Il mio ringraziamento assume significato ancora più profondo se si
considera che loro stanno molto bene e io, che per oltre dieci anni avevo
sofferto atroci dolori di stomaco e di pancia e malgrado svariate cure conven-
zionali praticate non avevo raggiunto alcun risultato positivo, ora sto meglio.
Finalmente, effettuando la cura da lei assegnata, sono completamente
guarito ed oltre a non accusare da circa quindici mesi il benché minimo dolore,
confesso che mi sento benissimo in senso generale. Grazie di cuore!
Sono certo che la sua dottrina avra sempre maggiore successo poiché è
certamente I'unca valida a guarire radicalmente le malattie e consentire di
conservare a lungo la buona salute.
Auguri di buon lavoro.
Mi consenta di inviare a lei ed alla sua gentile consorte cordiali saluti anche
a nome di mia moglie e mio figlio.
Affettuosamente.
Mar. Magg. " A Rocco Verdesca
Laverano - Lecce..
Alcuni casi di guarigione 577

PRIMO CASO DI ULCERA GUARITO

Carissimo Gigi,
scrivo queste poche righe come segno tangibile di ringraziamento per quan-
to hai fatto per me. Come tu sai ho sinceramente iniziato la cura in seguito a tua
insistenza di amico, senza fiducia però sulla riuscita, ma nello stesso tempo con
un po' di speranza. Ora. a distanza di un anno, è passata una primavera e un
autunno, posso rivolgerti il mio più sincero ringraziamento perché non ho più
sentito male allo stomaco, segno che I'ulcera si è rimarginata.
D'ora in poi avrò sempre più fiducia nella tua dottrina e sarò anche un buon
divulgatore. Bisogna provare per credere.
Ero decisissimo ad andare ad operarmi perché dopo sette anni che soppor-
tavo dolori di ulcera duodenale, non ne potevo più e non potevo continuare C+
si. Ora mi sembra un sogno e tanto io come mia moglie, che sapeva quanto sof-
frivo, diciamo sempre: ringraziamo Gigi, è ritornata serenità e gioia.
Tu sei stato la mia salvezza e mi hai sicuramente risparmiato da una aspor-
tazione dello stomaco che è sempre una anomalia per il corpo umano.
Grazie ancora infinite a te a anche a Fanny, che mi ha aiutato nell'insistere
nelle cure e che mi ha preparato dei buoni fmllati e minestroni dopo il bagno di
vapore.
Grazie anche da parte di Nives.
Un abbraccio. Tuo affezionato
Rino Sonego
Vittorio Veneto

Sono ormai trascorsi 18 anni e questo amico non ha più soffer/o di ulcera,
però la sua alimentazione e sempre più o meno quella consigliata nel libro
' L a nuova dieretica':
Inoltre 6 da tenerpresente che questo amico qualche annopn'mafi opera-
to di calcoli al rene sinistro: ruttigli anni doveva andare a Fiuggiper effettuare
la cura dell'acqua termale. Orbene. con la mia cura consigliatagliperguonre
l'ulcera. ha normalirrato in tal modo il suo metabolismo. tonto da non
produrre più i calcoli e di eliminare anche quelli che si erano nuovamente
formati negli anni successivi I 'operazione.
Questo 6 quanto m i disse un giorno.
GASTRITE - EMICRANIA
Calalzo, 28 Maggio 1965
Egregio Signor Luigi,
mi scuso per il contrattempo che non mi ha permesso di venire da Lei la
sera del 18 maggio e la ringrazio per la gentilezza dimostrata nel rispondermi e
nell'indicarmi come fare i bagni di sole.
Per quanto riguarda le mie funzioni fisiologiche, devo dire che la defecazio-
ne è buona mentre per l'orina, al mattino è un po' rossastra ma per il resto del
giorno è chiara. .
i

Il trattamento da lei consigliatomi I'ho eseguito alla lettera e dopo una


quindicina di giorni non ho più awertito ne dolori di stomaco ne emicrania;
invece ho sempre sonno anche se vado a letto alle nove di sera.
Per il resto continuo a migliorare ed ho sempre molto appetito.
Ora la saluto cordialmente
Antonio Micheletto
via Calvi, 6
CALALZO/BI

Per cib che mi riguarda la costante voglia di dormire, dimostra che questo
soggetto è affetto da un po' di esaurimento nervoso e per migliorarlo dovrà
seguire ancora per un belpo'di tempo i consigli chegli ho dato tramite lettera.
i quali più o meno sono quelli di rispettare il regime di salute descritto nel
capitolo XXIP del libro "La Medicina Naturale alla portata di tutti".

ULCERA GASTRICA - PARAPARESI SPASTICA


Febbraio 198 1
Io Stefanelli Jolanda, ero affetta da ulcera gastrica che mi causava forti
dolori. Dopo essermi sottoposta alla cura naturopatica prescrittami dall'iridolo-
go medico chirurgo Gambelli Dott Alfredo, con alimentazione a base di frutta
ed insalate miste crude, frizioni fredde ed applicazioni di fango, nel giro di nove
giorni i dolori sono cessati e la gastroscopia è risultata negativa.
Sono anche affetta da paraparesi spastica, accertata dalla micrografia
gassosa. Avevo grande difficoltà a camminare ed anche in questo caso le cure
del D o t t Gambelli hanno ottenuto grandi benefici: riesco a fare passeggiate e
tutto il mio stato generale è migliorato.
All. Rx dello stomaco e ducdeno - esofagogastroducdenoscopia.
Alcuni casi di guarigione 579

CISTiTE CRONICA
IPERTENSIONE ESSENZIALE ECC.

Egregio Professor Costacurta,


Le invio le notizie riguardanti la mia guarigione.
Soffrivo da alcuni anni di cistite cronica e dovevo usare particolari
precauzioni poiché ero sempre affetta da raffreddori con mal di gola, abbassa-
menti di voce, tosse e tonsilliti. Dopo i pasti avevo sempre disturbi digestivi,
crampi e gonfiore allo stomaco ed al ventre; malesseri generali in tuno
l'organismo con pressione alta, vertigini, mal di testa, senso generale di stan-
chezza.
Stanca di questo deprimente modo di vivere, decisi di sottopormi ad una
visita dal Professor Costacurta e, convinta di quanto mi aveva detto, decisi di
modificare il mio regime alimentare.
Fui visitata il 14 novembre 1978.Dopo circa 6 o 7 mesi di cura incominciai
a sentire in tutto l'organismo il beneficio derivante dal nuovo trattamento a
cui mi ero sottoposta.
Ora, a distanza di un anno e mezzo posso dire con grande soddisfazione di
essermi completamente ristabilita. Non soffro più di cistite, non ho più mal di
gola o raffreddori; sono in perfetta forma fisica e godo dawero ottima salute.
Tutto questo lo devo al Professor Costacurta, a cui va tutta la mia
gratitudine.
Sperando di averle fano cosa gradita, la ringrazio ancora per i consigli e
invio i più cordiali saluti.
Dina Massarelli
Conegliano

CISTITE CRONICA
Conegliano, 21 / 8 / 1970
Al Naturalista Sig. Costacurta.
Egregio Signore,
voglia accettare questa mia dichiarazione a titolo di ringraziamento per
quanto Lei ha fatto per me.
Da 9 anni soffrivo di cistite cronica che mi procurava dolore e fastidio
quotidiano e come lei sa, malgrado avessi provato farmaci di vario tipo, l'esito
era sempre negativo. Con la sua cura io sono guarito da circa 6 mesi.
Con i suoi consigli di alimentazione, con i suoi decotti di varie erbe, in I5
giorni mi è sparito ciò che per vari mesi non erano riusciti a fare con i farmaci.
580 Appendice

Non le nascondo che ero molto scettico nei confronti dei naturalisti, ma
dopo questa mia esperienza mi sono ricreduto e non mancherò di consigliare e
propagare la sua eflicace teoria di naturalista.
Con ossequi
DAL CIN UGO
via Benvenuti, 5
Conegliano Veneto (TV)

CISTITE
25 ottobre 79
Illustrissimo Prof. Costacurta
ho il piacere di raccontarle come, seguendo soltanto alcuni dei suoi consi-
gli, ho risolto veramente la mia condizione di malattia. Per anni ho avuto diversi
disturbi: la cistite in particolar modo, mi procurava molte difficoltà. Avevo per
questo consultato diversi medici e fatto molte cure, ma non sono mai guarita
anzi, di anno in anno le mie condizioni andavano sempre peggiorando, fino ad
essere costretta a letto per giorni interi e a limitare molto le mie uscite.
Una sera dei miei cari amici, i Sig. Finotti, che conoscevano la mia
condizione, mi portarono un libro intitolato "La Medicina Naturale alla portata
di tutti" e mi spiegarono come iniziare subito ad usarlo.
La sera stessa cominciai con l'alimentazione, cioè mangiai solo frutta per
alcuni giorni aggiungendo poi verdure varie, pane integrale ma soprattutto
eliminai quei cibi e bevande che veramente mi danneggiavano, cosa questa che
non era mai stata sottolineata da alcun medico. Eliminai casi il latte, il caffe, il
brodo di carne e quanto altro trovavo indicato dal libro.
Dopo alcune settimane il dolore ed i disturbi propri della cistite erano quasi
scomparsi; non dovevo stare più a letto e potevo uscire quando era necessario
senza limitazione alcuna. Ero contenta, il mio spirito era più sollevato, ora non
paventavo piu il peggio ma ero ottimista poiché giorno per giorno miglioravo
sempre più, come tutt'oggi posso confermare.
Ultimamente ho avuto l'onore di incontrarla personalmente ed assistere ad
una sua interessante conferenza dalla quale ho ricavato ulteriori preziosi consi-
gli e senz'altro è casi che dovrebbe essere la "medicina".
Per tutto questo desidero esprimerle la mia sincera gratitudine e molti
ringraziamenti.
TERESA LUPPI
via Cappuccini, 26
Finale E.
t*.
Alcuni casi di guarigione 581

ADENOMA PROSTATICO

Nervesa, 51411965

Signor Costacurta,
mi scusi per il ritardo ma. poiché da qualche tempo non lavoro più a
Conegliano Veneto aspettavo l'occasione per venire personalmente da Lei per
farle sapere come sta ora mio padre: dato che l'opportunità non si presentava,
ho deciso di scriverle.
Mio padre ha incominciato a migliorare qualche settimana dopo la sua
visita e dopo circa un mese iniziò ad orinare senza la cannetta (catetere) e cosi
fino ad oggi; anche gli altri disturbi vanno scomparendo.
Immagino che Lei abbia piacere di sapere che mio padre si e trovato con le
Sue cure, anche se non ha osservato tutte quelle da Lei indicate; piu che altro
seguiva le indicazioni riguardanti i decotti, le verdure, la carne, la minestra ed un
po' la frutta, per il resto niente altro.
Noi tutti ed in particolare il paziente mio padre, ringraziamo Lei di cuore
per quello che ha fatto.
Distinti saluti.
Famiglia De Mariin - Via Cortivi, 8 - NERVESA DELLA BATTAGLIA
(TV)

Il Sig. De Martin, di 74 anni, si era ricoverato all'ospedale di Conegliano


per essere operato alla prostata poiché, da diversi mesi, viveva con il catetere
applicato in quanto non poteva orinare. Fui interpellato da suo figlio perché lo
andassi a visitare in Ospedale. Decisamente mi rifiutai dicendo: "Io non entro
nell'orto degli altri come non ammetto che gli altri si immettano nel mio. Se
voleva venire da me o che io andassi a casa sua ben volentieri, altrimenti no". A
questo punto il Sig. De Martin chiese all'ospedale un permesso di 12 giorni ed
in questo modo ebbi la possibilità di visitarlo a casa sua. Se ben ricordo, oltre
all'ingrossamento della prostata gli riscontrai una alterazione cardiaca ed una
forte infiammazione gastrc-intestinale con atonia del colon. Gli prescrissi una
dieta prevalentemente cruda a base di frutta, di insalate miste con qualche
proteina, non più di una al pasto, decotti a base di ortica, equiseto (coda caval-
lina), parietaria e malva. Questo per stimolare la diuresi e togliere nel contem-
po l'infiammazione gastr+intestinale: bagni genitali 3 o 4 volte al giorno di 30
minuti cadauno, cataplasmi di fango sul ventre durante la notte e frizioni fredde
durante il giorno, previa orticazione, per stimolare maggiormente la circola-
zione a livello cutaneo. Gli dissi che se avesse fatto quanto gli consigliavo,
avrebbe tolto la cannetta in meno di 7 giorni. Ciò dimostra perché l'ha tolta
dopo 20 giorni. non avendo fano alla lettera quanto gli avevo suggerito.
Questo è il primo caso di guarigione in cui fu evitata I'asportazione della
prostata, avvenuto nel 1964.

UROLITIASI (CALCOLOSI RENALE)

Nell'anno 1976 incominciai ad orinare sangue e dopo aver eseguito infiniti


esami fui ricoverato d'urgenza nell'ospedale Universitario di Siena e sulle
prime mi diagnosticarono un papilloma ma in seguito si dovettero ricredere.
Dopo 15 giorni fui dimesso,ma senza sapere che cosa avevo effettivamen-
te.
Sono stato con lo stesso disturbo, il quale si verificava spesso, fino al
gennaio 1980 quando un'amica mi indirizzò verso la medicina naturale.
Seguendo scrupolosamente il seguente regime: digiuno di solo tre giorni,
frizione la mattina appena sveglio. dopo mezz'ora un bicchiere di acqua a picco-
li soni. poi un limone, un depurativo, per due mesi il lavaggio del sangue e fango
sul ventre tutte le sere, dopo solo un mese ebbi una colica che durb due giorni e
due notti ed incominciai ad espellere dei calcoli. Dopo di che ancora una colica
molto intensa ma di breve durata a distanza di un mese.
Finalmente sono venuto a conoscenza del mio male: calcoli ai reni. ed ora
sto bene.
Cim Mouriello - Via dei Cipressi, 22 - COLLE VAL D'ELSA (Siena)

Questo signore, come molti altri. ha fatto uso del mio foglio di consigli di
vita igienica per recuperare e conservare la salute. in cui prevale una alimenta-
zione trofoterapica.

CISTOPIELITE CRONICA - LITIASI

Messina, 24/1/198 1

Appena ragazza, a 16 anni, mi sono sottoposta ad un intervento chirurgico


per I'estirpazione di un calcoletto renale e da allora sono iniziate le mie soffe-
renze. Dopo alcuni anni la malattia è ricomparsa con altre conseguenze.
Alcuni casi di guarigione 583

In seguito all'asportazione di un secondo calcolo renale, mi rimase un'in-


fiammazione alle vie urinarie con pus che la medicina utTciale non riusci a cu-
rarmi.
All'età di 25 anni, ormai stanca, nell'ospedale di Vicenza incontrai
un'amica che, una volta dimessa, mi fece sapere che si stava curando con la
Medicina Naturale.
Questa cura consisteva in una alimentazione a base di insalata e tiutta
cruda. fangoterapia, frizioni fredde, sauna e tre bagni genitali al giorno accom-
pagnati da compresse fredde.
# Mi spiegò che era in cura dal Dott. D'Ascari e decisi di farmi visitare.
Iniziai cosi anch'io la cura; notai subito che sulla parte comspondente al
ventre e reni apparivano delle eruzioni cutanee che poi pian piano andavano
scomparendo. Dopo circa un mese sentivo già un benessere in tutto il corpo.
Ho iniziato la cura il 16 Gennaio 1980 ed ora, dopo un anno, posso dire di
aver ritrovato la salute con la Medicina Naturale che non abbandonerò mai più.
Sempre obbligata, ringrazio il Dottor D'Ascari per avermi fatto ritrovare la
salute che avevo perduta.
Donato Man'a - Via Fucile - P. 8 Int. 29 - Vill. Aldisio - MESSMA

CALCOLOSI RENALE CON PIELONEFRITE PURULENTA

Palermo, 201211 977

Egregio Prof. Luigi Costacurta,


Le scrivo questa lettera innanzitutio per ringraziarla per quanto ha fano
per me. Perche, prima grazie a Dio e poi grazie alla sua cura, oggi posso dire di
essere ancora in vita.
Io mi chiamo Tesauro Francesco, penso che Lei si ricorderà di me; io venni
da Lei il 24 agosto dello scorso anno (1976) e prima di venire da Lei fui ric-
verato all'ospedale di Palermo, dove il medico non mi volle operare perché
incorrevo nel pericolo di morte, essendo già operato altre 4 volte ai reni.
D a Palermo venni a Verona dove dei conoscenti mi indirizzarono a Lei; Lei
mi visitò e mi prescrisse la cura adatta al mio caso, che consisteva nell'ap
plicazione di cataplasmi di fango sul ventre e sui reni e nell'attenermi al regime
di salute riportato nel libro "La Medicina Naturale alla portata di tutti".
Quando venni da Lei avevo pus e sangue nelle vie urinarie, febbre continua,
calcoli ai reni e tutte queste cose mi causavano un grande senso di debolezza.
Subito dopo la visita ho incominciato la cura da Lei prescrittami e questi
584 Appendice

sono i risultati: dopo pochi giorni si è formato un gonfiore ai reni e dopo circa 20
giorni questo gonfiore ha raggiunto le dimensioiii di una mela.
Successivamente si è aperto ed ha espulso una grande quantità di pus; ciò è
continuato per circa 2 mesi ed ho espulso circa 2 litri di pus. Dopo di che la feri-
ta è andata rimarginandosi.
Oggi, dopo 6 mesi di cura, posso dire di sentirmi abbastanza bene, non ho
più infezioni alle vie urinarie e dagli esami radiologici fatti, i calcoli non si sono
più ingrossati. Distinti saluti.
Tesauro Francesco - Corso dei Mille, 535 - 90123 PALERMO

Questo soggetto camminava tutto curvo, quasi come uno storpio, e veden-
dolo non gli si dava un centesimo. Ciò nonostante, anche fiducioso nella Divina
provvidenza, lo visitai e inizio la cura che lo riportò ad un ottimo stato di salute.
Oggi, dopo tre anni, lavora serenamente in una fabbrica di prodotti chimici
a Milano, dove appunto si è trasferito per lavoro.

MORBO DI WERLHOF (CARENZA DI PIASTRiNE)

Messina, 30/5/1979

Preg.mo Don. G. D'Ascari Antonino,


con immensa gioia Le comunico la guarigione di mio figlio Maurizio di anni
l l. dopo la miracolosa cura senza alcun farmaco da Lei indicatami a suo tempo.
Come Lei sa, il ragazzo accusava lividi in tutto il corpo, correndo rischio e
pericolo di emorragie inarrestabili per la grave carenza di piastrine nel sangue.
Pertanto I'astensione dai liberi giochi, per evitare graffi o ematomi da urti,
rendevano ancora più penoso lo stato di precarietà, coinvolgendo nell'angoscia
l'intera famiglia.
Ho chiesto il parere di molti docenti locali, i quali ad unanimità si sono
orientati verso la terapia del cortisone e persino quando ho deciso di sottoporre
mio figlio ad un accertamento presso il Centro Specialistico di Pavia, nulla e
cambiato rispetto ai precedenti accorgimenti. riconfermando il cortisone come
base terapeutica. Gli stessi specialisti di Pavia avevano ipotizzato per I'asporta-
zione della milza. cosa che non è avvenuta per opposizione da parte nostra e
solo Dio sa in quale conseguenza saremmo incappati.
Intanto, non avendo altra scelta da seguire, il cortisone rendeva irricon*
scibile mio figlio, gonfiandolo fino alla trasformazione completa, unitamente ad
una folta peluria in quasi tutto il corpo. mentre il cuore mio e di mia moglie
Alcuni casi di guarigione 585

sanguinavano al dolore per l'impotente assistenza e la mancanza di un rimedio


utile.
Finalmente la Divina Prowidenza ci ha guidati dal Dott. D'Ascari che con
il Suo incredibile metodo e riuscito a riportare mio figlio alla normalità e ad una
completa guarigione.
Grazie Dottore, mi ha salvato un figlio per cui la mia riconoscenza nei Suoi
confronti non avrà mai termine.
Chi, come nel mio caso, ha necessità di ricorrere al Dott. D'Ascari, si affidi
con fiducia e senza ombra di scetticismo.
A conferma di quanto sopra, allego la documentazione delle relative
analisi.
Ancora Grazie.

Pagliaro Salvatore - Villaggio Aldisio Pal. 9 int. 65 - M E S S M A

TROMBOSI CEREBRALE

Io sottoscritta Capogrossi Anna. coniugata con Capogrossi Enzo, abitante


a Iesi, in Via Vicolo Del Teatro n. 2, dichiaro che mio marito da sei anni affetto
da una trombosi cerebrale, e stato ricoverato in vari ospedali:
1" - Ospedale geriatrico Alessandrini di Ancona ricoverato per due mesi;
2" - Ospedale civile di Iesi ricoverato per tredici giorni:
3" - Ospedale civile di Verona solo per consulto e ricovero per tredici giorni:
4" - Ospedale Civile di Parma solo per consulto presso il Prof. Brizzi:
5" - Ospedale Civile Universitario S. Onola solo per consulto:
6" - Ospedale Civile di Vittorio Veneto ricoverato per diciannove giorni:
. <
7" - Ospedale Civile di Lecce ricoverato per nove giorni.
In seguito a questo giro di Ospedali, mio marito ha sempre peggiorato da un
giorno all'altro finche tramite un'occasione ho conosciuto una paziente di Iesi
che era in cura dal Dottor Pugnaloni Paolo.
Quindi mi sono data subito da fare chiedendo subito l'indirizzo di questo
medico che ho chiamato poi per telefono dicendogli se poteva venire a casa a
fare una visita a mio marito. dato che essendo colpito da una trombosi cerebra-
le non era possibile trasportarlo.
Il dottore è venuto subito, ha visitato mio marito e dopo averlo diagnosti-
cato tramite visita iridologica, mi ha prescritto delle cure naturali riportate in un
grosso foglio che mi ha lasciato.
Oggi posso dire che a distanza di tre mesi mio marito e migliorato del cento
per cento in questo senso:
- Si muove meglio con la gamba e braccio della metà del corpo offesa;
- La sua memoria e riflessi sono notevolmente migliorati:
- La pelle che prima era sempre fredda. ora è invece calda e normale:
- La pressione arteriosa che prima era su valori alti di circa 190 su 100 (e
prendeva le medicine) ora è scesa a 155 su 85 (senza prendere piu nessuna
medicina);
- Riferendoci alla stitichezza nel periodo ante-cura, quando evacuava I'inte-
stino solo ogni tre o quattro giorni, ora si è normalizzato poiché lo libera quo-
tidianamente tutte le mattine.
Ripeto che con tutti i professori che ho consultato, spendendo molto
denaro.... e non avendo ottenuto nessun risultato, oggi devo ringraziare il dottor
Pugnaloni Paolo che ha seguito il caso di mio marito con una certa assiduità,
anche con contatti telefonici.
Concludo dicendo che mi sento molto soddisfatta e ringrazio di cuore
questo dottore.
Con riconoscenza.
Capiranelli Anna Capogrossi
Iesi, 1411 111981

8 8 8

NEVROSI

Egregio Professore
sono Suor Alma: mi ha visitata iridologicamente nel maggio di quest'anno,
quando ho avuto la fortuna di incontrarlo presso I'Alberghetto della Salute di
Solezzo.
Mi ha consigliato e prescritto un depurativo a base di erbe ed alcune nonne
igieniche con una dieta vegetale. In questi mesi in cui ho messo in pratica ci0 che
lei amorevolmente mi ha trasmesso, mi sono trovata BENE.
H o perso alcuni chilogrammi. il polso si aggira sui 70-73 battiti al minuto.
mentre prima era 90-95; di notte dormo e nei miei rapporti di dialogo con le per-
sone sono più calma, quindi anche I'apostolato è più fruttuoso e significativo.
Sono disposta a seguire i suoi consigli perché da quando l'ho conosciuto mi
sento rivivere lisicamente ma anche nel desiderio di progredire nello spirito.
Sempre obbligatissima.
A.M. - S. Giovanni Lupatoto - (Verona)
Alcuni casi di guarigione 587

EPILESSIA

Grottammare, 1811 11198 1

Io sottoscritta Signora Pignotti Maria Teresa, dichiaro che mio figlio Pi-
gnotti Gualtiero di anni 15, sofferente di epilessia da circa due anni. sottoposto a
trattamento medico con Rivotril ed altri farmaci, non ha trovato nessun
miglioramento. Pertanto mi sono decisa a sottoporlo a cure naturali del Dott.
Paolo Pugnaloni. medico chimrgo, ed il risultato è stato veramente sorpren-
dente nel senso che mio figlio, sospendendo tutti i farmaci e praticando le cure
del dotiore sopra citato, ha trovato miglioramento completo ed allo stato attua-
le non ha più crisi epilettiche.
Ringrazio sentitamente.
Pignotti Maria Teresa

EPILESSIA

S. Giorgio, 2711011978

Egregio Signor Costacurta,


Le scrivo queste poche righe per ringraziarla infinitamente per ciò che
Lei ha fatto per noi. Alludo con questo a mio figlio Claudio che come Lei sa
era affetto da una forma di epilessia; malgrado gli sforzi della medicina moderna
era sempre in preda a continue crisi, visto che la causa del male non era stata
conosciuta e le speranze datemi erano incerte e vaghe.
Con la sua terapia. Claudio oggi, dopo un anno e senza l'aiuto di nessun
farmaco, sta bene e non ha avuto nessuna ricaduta.
Può ben immaginare che cosa questo rappresenti per me e per la mia fami-
glia; abbiamo fatto del suo modo di curare e nutrire il nostro modo di vivere e
non intendiamo abbandonarlo.
Come ringraziarla? Le parole non basterebbero per esprimerle la nostra
gratitudine per cio che rappresenta il recupero della salute. grazie ad una dot-
trina termica che è logica e coerente.
Vorrei terminare salutandola, unitamente alla mia famiglia.

Normani Luana - Via Paluduz, 23 - 33058 S. GIORGIO D I NOGARO


(Udine)
EPILESSIA

Dichiaro quanto segue: ho un figlio, Marco, di 17 anni affetto da epilessia


fino a quando, quattro anni fa, inizio la cura prescritta dal Professor Costa-
curta.
Vaccinato nei primi mesi di vita contro la poliomielite, iniziò a star male
fisicamente tanto che all'età di tre anni non camminava ancora, aveva poco
appetito e quel poco che riusciva ad ingerire lo vomitava. Questo cattivo stato di
salute durò fino all'eta di sei anni, quando lo ricoverai al preventorio, da dove ne
usci apparentemente ristabilito.
Nel frattempa venivo invitata a rivaccinarlo (Sebin) e poiche il bambino
sembrava star bene acconsentii. Subito dopo la somministrazione del vaccino
pero. riprese a stare male: era nervoso. pieno di dolori, era quasi paralizzato
dalla vita in giù, tanto che la gamba destra rimase poi un centimetro più corta
dell'altra.
Soffriva di inappetenza e non c'era cibo ne farmaco che potesse aiutarlo.
Questa situazione durò fino all'eta di 11 anni: un giorno, mentre era a
scuola, fu colpito da un attacco epilettico e quindi ricoverato in ospedale.
Incomincio cosi un vero e proprio calvario. I medici lo curavano con
calmanti vari e barbiturici, mentre Marco aveva atroci dolori alle articolazioni
che gli impedivano molti movimenti. Ricordo che una volta in sole 48 ore gli arti
inferiori si gonfiarono tanto da sembrare due tronchi.
Veniva intanto operato di appendicite e tonsille, e tra un intervento e l'altro
si succedevano gli attacchi epilettici.
Nel 1976 fu ricoverato nel reparto urologia per sospetta calcolosi renale e
ne usci dopo un mese di degenza.
Subito dopo lo feci visitare dal naturopata Costacurta che attraverso la visi-
ta iridologica evidenziò uno stato di intossicazione generale con infiammazione
ai reni e vescica ed al fegato. Iniziai subito le cure che mi prescrisse: dieta
appropriata a base di frutta e verdure cnide, idroterapia e fangoterapia.
Dopo un solo mese di cura il ragazzo sembrava rinato: aveva riacquistato le
forze, aveva normalizzato la crescita ed il peso in rapporto all'eta, aveva final-
mente l'aspetto veramente sano e nessuno avrebbe detto che era il ragazzo ma-
laticcio di prima. Parti per la Germania dove inizio a lavorare e quando tomo,
dopo nove mesi. era sano e rifiorito come non lo era stato mai con grande stu-
pore di quanti lo conoscevano. Sono ormai passati 4 anni. lavora ancora in Ger-
mania e sta bene. non accusa più alcun disturbo. Riconoscente

Nessemia Rina Ved. Tocca - BELLUNO, 10/2/1980


Alcuni casi di guarigione 589

EPILESSIA - INCOMPATIBILITA' RH - STERILITA' TEMPORANEA

Luglio 1978

Innanzi tutto vogliamo presentarci: io mi chiamo Fanti Giampiero e mia


moglie Wanda. Prima di chiederle un consiglio su di un nostro problema.
vogliamo ringraziarla per il diligente lavoro svolto nel tradurre il libro "La
Medicina Naturale alla portata di tutti", per il quale in questa zona le sono rico-
nosciuti i menti da coloro che lo possiedono.
Le porto l'esperienza di mia moglie la quale, sofferente di epilessia, ogni
giorno doveva prendere una compressa di Metinal Idantoina: interrompendo la
cura, dopo 4 o 6 giorni aveva una ricaduta. Iniziato il suo regime. sono passati 4
mesi senza ricadute. Ora passo ad un altro problema: mia moglie è in stato inte-
ressante ed è già al settimo mese di gravidanza.
Dall'esame del sangue eseguito al quinto mese è risultato che tra il sangue
della madre ed il sangue del bambino vi e incompatibilità. Ora si sono formati gli
anticorpi con la quota +++-t.
Questo e ciò che Le chiedo: è possibile, mediante un regime alimentare
eliminare od almeno mantenere a questo livello gli anticorpi?
Se avra la cortesia di rispondere al più presto. Le saremo riconoscenti di
cuore.

Carissimi Giampiero e Wanda,


se la gravidanza non fosse cosi avanzata sarei certo che, seguendo i consi-
gli dati dal regime di salute del capitolo XXII (escluso il lavaggio del sangue al
vapore, che in periodo di gravidanza non e consigliabile), tutto andrebbe per il
meglio. Ad ogni modo, le vie del Signore e le forze della Natura, se assecon-
data, sono infinite e non abbandonano chi a loro si affida. Provate questa disci-
plina igienistica che vi accludo. Cordiali saluti ed auguri.

(Lettera dopo il parto)


Carissimo Luigi Costacurta,
la gravidanza era già al settimo mese quando iniziammo a seguire i suoi
consigli (debbo dire che già dal primo mese di gravidanza ho applicato a mia
moglie il cataplasma di fango tutte le sere). Confesso di non aver eseguito
completamente ciò che mi consigliò, comunquè buona parte è stato fatto.
Completato il nono mese, è nato un bel maschietto di 3 Kg. e 4 etti,
completamente sano, e questo con meraviglia del medico, ostetrica e natural-
mente mia e di mia moglie.
Le invio fotocopie degli esami con i quali è stata riscontrata la presenza di
anticorpi nel periodo di gravidanza e la fotocopia del primo esame che ha accer-
tato l'incompatibilità tra il mio gruppo sanguineo e quello di mia moglie.
Per quanto riguarda il numero di gravidanze, questa è stata la prima dopo
tre anni di attesa e con varie cure mediche che non hanno mai portato risultato
alcuno.
Quindi, anche sotto questo aspetto i consigli del libro hanno dato esito posi-
tivo.
L'esame fatto al bimbo appena nato è stato l'esame di Coombs, per
accertare fino a che punto avevano agito gli anticorpi sul sangue del neonato ed
e stato riscontrato che il suo sangue era completamente sano.
Per quanto riguarda gli esami fatti alla madre, ne ha fatto uno per veri-
ficare quanti globuli rossi erano presenti nel sangue (4.200.000) ed uno per
l'urina, anche questo molto soddisfacente. Desidero informarla che durante il
periodo di gravidanza gli esami dell'urina sono sempre stati ottimi.
La ringraziamo di cuore per il sincero interesse che ha dimostrato per il
nostro caso.
Saluti sinceri da Giampiero Fanti e Wanda ed un affettuoso sorriso dal
piccolo Massimiliano.
Fanti Giampiero - Via S.S. Trinith, 42 - 40066 PIEVE D I CENTO (BO)

ESAURTMENTO NERVOSO CON IPERTENSIONE E


STATO ANSIOSO DEPRESSIVO

Egregio Signor Professore,


ecco la mia esperienza riguardo alla cura da Lei prescritta.
Sono stata visitata da Lei nell'ottobre 1973. I miei disturbi erano: pressione
alta, agitazione ed insonnia.
Osservai la cura da Lei prescrittami per sei mesi, quasi scmpolosamente,
eccetto che mangiavo più di quanto prescritto.
Ebbene, appena iniziata la cura che consisteva in frizioni al mattino, bagni
genitali tre volte al giorno. sauna (lavaggio del sangue), e dieta, fin dove riu-
scivo, ebbi immediatamente risultati positivi.
Da allora a tutt'oggi non ho piu visto il medico, sia per quanto riguarda la
pressione alta che per l'insonnia e sono pure tranquilla.
L'unico inconveniente che riscontrai fin dall'inizio fu la perdita della
memoria ed anche dell'udito.
Alcuni casi di maripione 591

Ora sono passati 14 mesi e non continuo la dieta, bagni ecc. al cento per
cento, anche perché direi che sto molto bene.
Per concludere, le sono senz'altro grata e posso dire che sono contenta di
avere seguito i suoi consigli.
Se pensa che la mia esperienza possa essere utile, la autorizzo senz'altro a
citarla, senza però precisare il mio nome.
Cordiali saluti.
B.R. - Marano Vicentino

Questa signora purtroppo più avanti se si attenesse più scrupolosamente


alle istmzioni, senz'altro riacquisterebbe la memoria e l'udito, il che dimostra
che per quanto entusiasticamente ella abbia fatto la cura, non ha fatto alla let-
tera quanto le è stato prescritto.

NEURODISTIMIA CON ANCHILOSI DELLA COLONNA


LOMBOSACRALE

Trieste, 1411 111980

Egregio Prof. Costacurta,


sono passati 7 mesi da quando sono stata visitata da Lei, convinta che
anche questa strada sarebbe stata inutile. come tantissime altre che avevo fatto
con la medicina moderna.
Ma solamente pochi giorni dopo mi sono sentita meglio, ho incominciato a
dormire senza tranquillanti, (prima non dormivo nemmeno con il Gardenal);
con i soli 7 giorni di sole mele mi sono spariti tutti i dolori che avevo alla colon-
na. alle spalle, lombare. non sono più disperata.quando prima piangevo sempre.
I medici che mi avevano curata anche in altre città non mi avevano dato
nessuna speranza anzi, uno mi aveva detto di rassegnarmi a stare più a letto che
in piedi, un altro mi disse che questi dolori mi avrebbero accompagnata alla
tomba.
Tornando al problema del sonno, non ho detto che soffrivo di terribili mali
di testa che non mi davano tregua né di giorno ne di notte. Dopo 2 mesi di questa
cura, non saprei esattamente come chiamarla, mi venne un ascesso in faccia che
curai con fieno greco in polvere e coda cavallina.
Finalmente, dopo tanti anni di continue sofferenze ho ritrovato la serenità e
la gioia di vivere. Ora non sono più tanto giovane, ho 5 1 anni, ma corro e salto
come se ne avessi 20.
592 Appendice I
l
Per finire, ricordo che non potevo nemmeno scrivere perche mi pesava
tenere gli occhi aperti, mi bmciavano sempre. Ora potrei scrivere e leggere fin-
ché voglio, non mi stanco mai di guardare perché vedo tutto piu bello, vedo addi-
rittura il mondo di un altro colore.
Gentilissimo Signor Professore, grazie a Lei io sono rinata.
Ringrazio con tanta stima e porgo cordiali saluti.
Crei'atin Virginia - Via Di Noghere, 62 - ACQUILINIA (Trieste)
l
Allegato: foglio di prescrizione. l

ENCEFALITE ASPECIFICA CON SCLEROSI MULTIPLA

e Signor Costacurta,
desiderando esprimerle la mia profonda
.q%%

0
gratitudine
mia lettera elariconoscenza.
mia esperienza
riporto
di in
malata
questae
i ,'. paziente, sapendo che essa può servire di
conforto ed aiuto a chi veramente lo desidera.
I**
Sei anni fa fui ricoverata d'urgenza nel
.+ reparto neuro-psichiatrico degli O.R. di Par-
ma con la diagnosi di tumore cerebrale, pre-

j #)#$
... . .
'"

»opo io cuni.
.1.-, sentando un'astenia progressiva con paresi
agli arti. Sottoposta ad una serie completa di
esami radiologici non risultai affetta da quel
terribile male ma da encefalite. Fui dimessa
pur non conoscendo la natura del mio male e mi fecero ricoverare all'ospedale
U. Io di Ancona e dopo alcuni esami riscontrarono una sclerosi multipla.
Per niente soddisfatta di questa diagnosi, mi misi alla ricerca (appena le
condizioni me lo permisero) di qualche altro tipo di cura che non utilizzasse
cortisone ed antibiotici, dato che mi affievolivano ed indebolivano. Ma il nuovo
tipo di cura mi procurava reazioni che spesso erano peggiori di quelle degli anti-
biotici.
Venuta a sapere del metodo naturista del Prof. Costacurta mi entusiasmai
molto e volli incontrarlo subito. Appena vide l'iride dei miei occhi mi disse che
I
non avevo mai avuto quello che i facoltativi mi avevano diagnosticato e capi I
subito i vari e veri disturbi di cui soffrivo e che gli altri medici avevano consi-
derato di nessuna importanza. Iniziai così a seguire un regime di salute da lui
consigliatomi ed ebbi subito un netto miglioramento nella funzione degli arti,
della parola e del sistema nervoso. Sto ancora seguendo quel regime di salute,
descritto anche nel libro di Lezaeta "La Medicina Naturale alla portata di tutti"
Alcuni casi di maripione 593

poiché sto notando dei progressivi miglioramenti e desidero sempre più affidar-
mi al metodo naturista.
Posso dire di aver notato, ricoverandomi in alcuni dei più famosi centri
ospedalieri d'Italia, I'estrema ignoranza della medicina nel ristabilire la salute e
con questa mia lettera desidero fare omaggio al mio benefattore sperando possa
fare ancora del bene a persone che come me ne hanno bisogno.
S.E. - 62010 TREIA (MC)
Allegati: Diagnosi dell'ospedale R. di Parma
Diagnosi e terapie dell'ospedale Regionale di Ancona

EMICRANIA

Conegliano. 301811 970


Egregio Sig. Costacurta Luigi.
con la presente desidero ringraziarla, più che con le parole con il senti-
mento, per il sommo beneficio che ho ricavato ricorrendo alla sua dottrina di
naturista.
D a oltre sette-otto anni ero affetto da emicrania, la quale mi veniva per lo
più in primavera ed autunno e mi colpiva con tale intensita che per cercare di
calmarmi mi picchiavo con una mano a forma di pugno sulla parte dolorante.
Sono ricorso a medici e specialisti di ogni sorta in materia di cefalee ed emi-
cranie ma, anche se tutti erano d'accordo nel classificare il mio male come "una
forma di cefalea emicranica concentrata", nessuno riusciva a trovare una solu-
zione almeno parziale. Vorrei quasi dire che era capitato l'opposto, perché con il
trascorrere del tempo il male si era intensificato come dolore e come frequenza.
Più volte disperai di poter un giorno guarire e certamente non potrei ora
cantare vittoria con tanta contentezza se nell'ambiente di lavoro non avessi
incontrato proprio il Sig. Costacurta Luigi che con i suoi insegnamenti di ricor-
rere alla natura, quella natura che l'uomo cerca di cambiare e di dimenticare con
le sue innovazioni e scoperte ma che in realtà non camhia mai, non mi avesse
fatto guarire completamente.
Infatti. fin dall'inizio, da quando cioè ho incominciato a seguire i suoi inse-
gnamenti. gli attacchi sono stati meno frequenti e di debole intensità tanto che
ora. da piu di un anno. non so più che cosa sia un mal di testa.
Concludo ringraziando nuovamente ed affermando che sarò un sostenitore
convinto della dottrina naturista.
Soligo Bruno p.i. - Via A. Vital. 137 - CONEGLIANO V.TO (TV)
594 Appendice

ALLERGIA AI MEDICiNALI

Macerata, 1411111981

La sonoscrina Alma Petrosilli vedova Gusualdi, abitante a Macerata in


Via Mazenta 33, dichiara di aver risolto i mali che I'amiggevano con l'uso delle
cure naturali che le sono state praticate con il proprio consenso dal Donor Paolo
Pugnaloni, medico chimrgo Iridologo e Naturopata.
Descrizione della malattia: dolenzia al fegato, gonfiore alla pancia, emzio-
ni cutanee, mal di testa, stipsi e diarrea, allergia ad ogni tipo di medicinale,
bocca cattiva tutte le mattine, gonfiore alle gambe, disturbi neurovegetativi tipo
palpitazioni di cuore ed insonnia, digestione lentissima, stanchezza generale con
deperimento organico.
Prima di intraprendere le cure naturali, facevo uso delle seguenti medici-
ne: Betotal confetti, Ampital, Zepelin, Epargriseovit, Ormodil, aspirina ed altri
farmaci di cui non ricordo il nome.
A distanza di mesi dalle cure naturali, mi sento veramente bene e penso di
continuare per sempre la cura, consigliandola anche a parenti ed amici.
Alma Petrosilli

VERRUCHE SOTTOCLJTANEE DIFFUSE A L PIEDE SiNISTRO

Salzano, 191411977

Egregio Sig. Costacurta,


sono lieto di comunicarle che, in seguito alla lettura del libro "La Medi-
cina Naturale alla portata di tutti", praticando per due mesi con costanza il
regime di salute in esso contenuto, sono perfettamente guarito da verruche sot-
tocutanee diffuse, situate nel tallone del piede sinistro.
Per tale malattia la "medicina ufficiale" mi aveva prescnno un intervento
chirurgico per la totale asportazione del tallone, poi riposo a letto con la gamba
sospesa per dieci giorni ed altri trenta senza appoggiare il tallone per terra.
Con questa mia voglio dimostrarle tutta la riconoscenza e gratitudine per
avermi dato la possibilita di guarire in maniera del tutto naturale.
Cordiali saluti.
Rizzo Alberto - Via De Gasperi, 29/10 - SALZANO (VE)
Alcuni casi di ~ u a r i ~ i o n e 595

PSORIASI DIFFUSA - ULCERA GASTRODUODENALE

Carissimo Gigi,
sempre più fiducioso nella tua dottrina, essendo ora guarito di una brutta
psoriasi che mi aveva colpito le gambe e le braccia, ti ringrazio per iscritto per
dimostrarti che ti sono veramente tanto, tanto ed ancora tanto grato.
A distanza di otto anni ti voglio rivolgere ancora il mio più sincero ringra-
ziamento per la guarigione dell'ulcera, in quanto "non mi sembra vero" ma non
ho più sentito dolori allo stomaco.
Seguire la tua dottrina, il suo regime di vita, specialmente dietetico, signi-
fica vivere sempre sani ed è per questo che io vorrei che tutti provassero, spe-
cialmente i più increduli, come ero io una volta.
E' brutto però essere come S. Tomaso, credere solo se si può mettere il
naso. perche purtroppo potrebbe essere troppo tardi.
Tanti affettuosi saluti a te e Fanny anche da parte di Nives.
Tuo affezionato

Rino Sonego - VITTORIO VENETO

PSORIASI

Conegliano, 28/2/1969

Egr. Sig. Luigi Costacurta,


Le invio questo mio scritto quale testimonianza ed infinita gratitudine per
essere completamente guarito da una psoriasi ad una gamba.
La guarigione è avvenuta per aver seguito il suo metodo vegetariano-naturi-
sta.
Con tanti ringraziamenti voglia gradire i miei più cordiali saluti ed auguri
per una sempre maggiore affermazione del suo metodo.
Devotamente

Buzzi Sali~arore- Via Calabria, 17 - 31015 CONEGLIANO V.TO (TV)


596 Appendice

TIREOTOSSICOSI

Professor Costacurta,
e con sommo piacere che con la seguente lettera intendo pagare il mio
debito di gratitudine nei suoi confronti poiché Lei, dopo Dio, mi ha ridato la
salute che non conoscevo più da almeno tre o quattro anni. Infatti, sin dal 1973
incominciai a sentire i primi malesseri con l'alterazione del funzionamento della
tiroide, che mi portava dei disturbi non indifferenti. Prima di allora ero di costi-
tuzione piuttosto magra. ma questa disfunzione della tiroide alzò di molto il mio
peso, ero nervosa, soffrivo di insonnia ed avevo molti altri disturbi. Dopo molte
analisi e cure (alcune di queste sono allegate alla lettera), mi sembrava di essere
tornata almeno per un po' in condizioni normali. Ma dopo poco tempo, dopo
essere nuovamente dimagrita, mi erano rimasti ancora dei disturbi non indiffe-
renti. Le mie condizioni peggioravano e questa volta con molte complicazioni.
L'insonnia mi tormentava da almeno un anno, ero sempre più agitata, la pres-
sione era bassa, avevo perso completamente le forze tanto che non potevo fare a
meno delle iniezioni di estratto di fegato 15 giorni su 30. Piano piano il cuore
non era più normale, non digerivo più qualsiasi cosa mangiassi ed ero piena di
reumatismi. Non riuscivo a salire più di 50 scalini o fare delle lunghe passeg-
giate. I medici mi somministravano continuamente farmaci, calmanti.
Un giorno sentii parlare di Lei e del suo regime e decisi di farmi visitare.
Dalla visita mi accorsi che le disfunzioni da Lei riscontrate erano realtà e
che quello che mi aveva recato più danno era la continua somministrazione di
farmaci perché il mio sangue oramai era intossicato. Devo confessare però che
in un primo momento la sua terapia mi fece uno strano effetto, in quanto mi sem-
brava una cosa complicata da seguire. nello stesso tempo però mi erano rimaste
impresse le sue parole, cioè che se osservavo il suo regime potevo avere la spe-
ranza di guarire del tutto. Nella sua diagnosi le cose che mi preoccupavano
erano molte, come l'ulcera, l'anemia, l'insonnia ed una totale intossicazione
specie del sangue. Avevo poco da aspettarmi dalla medicina ufiiciale in quanto
l'avevo già provata senza risultato alcuno e prima o poi sarei rimasta sotto i
ferri. A questo punto ho detto: "Ho solo 18 anni. voglio provare almeno per un
po' questo nuovo regime di vita; se vedo dei midioramenti mi impegno a conti-
nuare, dato che la prescrizione e di 24 mesi". Dopo il primo mese incominciavo
a vedere i primi miglioramenti. Il mio stomaco ricominciava a funzionare. il
cuore non battevaeccessivamentecome prima. le forze da tempo perdute piano
piano ritornavano e la cosa più bella fu quando una manina mi accorsi di aver
dormito tranquillamente dopo tanto tempo.
Anche se queste cure richiedevano molto tempo e molta costanza, in
quanto sia nel lavoro che nella vita di casa mi ritrovavo a fare una scelta, spe-
Alcuni casi di guarigione 597

cialmente nel modo di mangiare, visti i risultati mi sono prefissa di continuare ad


osservare il suo regime e Le devo dire che per almeno un anno l'ho osservato
totalmente e per il resto parzialmente, tralasciando qualcosa anche per questi*
ne di tempo. La cosa più sorprendente è che ora, dopo tanta costanza nell'osser-
vanza del suo regime, mi ritrovo in ottime condizioni. Infatti, come ho già detto,
prima non riuscivo neanche a fare 50 scalini o una passeggiata mentre ora posso
fare anche 20 Km. in 2 o 3 ore senza sentire alcun disturbo anzi, mi sento in
forze più di prima.
Ora, quando mi chiedono come sto rispondo che mi sembra di essere rinata
ed è per questo che mi sono convinta ed ho cercato di propagare questa
medicina a molte persone, perché mi sento in dovere, dopo la mia esperienza. di
aiutare ad acquistare la salute a tanta gente che ne ha bisogno.
Crisrodaro Angelina - Via Puccini, 123 - 50041 CALENZANO (Firenze)
Allegati: Esami sangue, scintigrafie e foglio prescrizioni naturopatiche.

IPERTIROIDISMO O STRUMA NODOSO TIREOTOSSICO

Milano, 28/31] 980


Egr. Prof. Luigi Costacurta,
dopo il mio primo parto awenuto il 29/7/1964, il mio collo ha cominciato
a gonfiarsi enormemente; i medici diagnosticarono che la causa era la tiroide e
non mi somministrarono farmaci in quanto ero in attesa di un bimbo per la
seconda volta.
Dopo la nascita della seconda figlia awenuta nel 1965, avevo vari disturbi.
Tra questi diminuzione di peso, insonnia, palpitazioni ecc. I1 Prof. MOLI-
NATTI mi curb per ipertiroidismo. (Vedi all. n. 1). Poiché continuavo ad avere
i medesimi disturbi, sono stata ricoverata al Centro di Endocrinc4hirurgia di
Torino il giorno 91311 968 e sottoposta ad un intervento chirurgico alla tiroide il
giorno 25/3/1968.
Dopo l'operazione non ho più accusato alcun disturbo. Purtroppo dopo
circa un paio di anni eccoli ricomparire e ricominciai casi le cure senza alcun
miglioramento. Cambiai medico curante il quale mi fece fare subito la prima
scintigrafia presso l'ospedale Maggiore di Niguarda 1'8/9/1977 (All. n. 3); la
seconda la feci il 10/2/1978 (All. n. 4) e la terza il 21/9/1978 (AIl. n. 5) con
risultati disastrosi. come potrà rilevare dalle allegate scintigrafie.
Dal maggio 1977 mi prescrissero 7 Tapazole, 3 Reparil e 3 Transicor al
giorno che, con il trascorrere del tempo, mi causarono i seguenti disturbi: forte
intossicazione, perdita dei capelli, formicolio alle mani in particolare a quella
destra, indebolimento della vista con relativo gonfiore, restringimento delle gen-
give e conseguente perdita dei denti. Con il braccio destro non potevo portare
pesi ed avevo il gomito molto gonfio. Dietro suo suggerimento ho curato il
gomito con applicazioni di vena, aceto e senape ed il dolore è scomparso come
del resto il gonfiore.
Ho continuato la cura del Tapazole, Reparil ecc. per due anni fino a
quando, nel settembre del 1979, una mattina non riuscii più ad alzarmi dal letto.
Piano piano prima le braccia e poi le gambe cominciarono ad irrigidirsi ed ebbi
la sensazione di essere paralizzata; avevo in continuazione sensazione di vomi-
to, ero priva di appetito con conseguente demoralizzazione che mi portò a pen-
sieri funesti.
Un collega di mio marito mi prestò il libro "La Medicina Naturale alla
portata di tutti" e dopo averlo letto cominciai a mettere in pratica gli insegna-
menti in esso contenuti; iniziai una cura a base di mele e cataplasmi di fango ed il
29/10/1979 Lei mi face la prima visita. Da quando sono in cura da Lei mi sono
sentita rinascere, ho abolito tutti i farmaci e lentamente i disturbi che accusavo
andavano attenuandosi fino a scomparire definitivamente.
Sono sempre stata una donna attiva ed ho sempre lavorato fuori casa ma, a
causa dei disturbi sopra citati, mi sono dovuta assentare dal lavoro per ben 5
lunghi mesi ed ora che ho ripreso a condurre una vita normale attiva, inserita
nella societk ho quasi dimenticato tutto quello che ho patito, grazie a Lei che
con la medicina naturale mi ha fatto rivedere il sole quando stavo per sprofonda-
re negli abissi più neri.
Non ho parole per ringraziarla e le sono eternamente grata in quanto mi ha
tolta da uno stato di demoralizzazione che mi ha fatto capire che la vita, anche
se amara e cmdeie, vale sempre la pena di viverla.
La ringrazio nuovamente unitamente a tutti i miei familiari e l'autorizzo, se
lo riterrà opportuno, a pubblicare questa mia lettera, sperando che questa mia
esperienza potrà essere di aiuto ad altre persone che accusano gli stessi disturbi
che mi tormentavano.
Michela Perrero in Mattiello - Via Valle Antrona, 8 - MILANO
Allegati: Prescrizioni prima deil'inte~ento.
Scintigrafie effettuate dopo l'operazione.
Scintigrafie e prova audiometrica dopo la cura naturopatica ed esami
del sangue.

Sono io che devo ringraziare Lei, signora, in quanto intelligentemente ha


saputo farmi una relazione documentata, ciò che dovrebbero fare e che non
hanno fatto le migliaia di ex malati che con gli insegnamenti della Medicina
Naturale da me suggeriti, hanno riacquistato il reale bene della salute.
Alcuni casi di guarigione 599

AMENORREA (MANCANZA D E L FLUSSO MESTRUALE)


Aprile 1980
Egregio Prof. Costacurta,
La informo che da quando ho iniziato ad osservare le cure che mi ha pre-
scritto sto ottenendo ottimi risultati.
I disturbi che Lei mi aveva riscontrato erano: gastroentente cronica, bron-
chi delicati e soggetti a bronchite, disfunzione alle ovaie.
Per quanto riguarda la disfunzione ovarica. devo dire che per due anni sono
stata sotto controllo medico per nattivare il ciclo mestruale, con una cura di pa-
stiglie. Il primo mese però il mestruo non si è presentato.
Mi sono quindi rivolta a Lei telefonicamente per avere dei consigli, e mi ha
consigliato di strofinare un guanto di crine sulle gambe, davanti e dietro fino alle
natiche, poi sul ventre quindi frizionare con acqua fredda e fare alcuni esercizi.
La informo che dal mese successivo il mio ciclo mestruale si e normalizzato
con le seguenti date: 27 gennaio, 25 febbraio e 26 marzo.
La ringrazio e Le porgo i miei più distinti saluti.
Anita De Fini - Via Verga, 22 - 20144 MILANO

POLIPO UTERINO
Verona, 23/1/1980
Gentmo Signor Costacurta,
innanzitutto vorrei ringraziarla per l'incoraggiamento datomi due anni fa
di seguire le sue terapie e dieta.
A quel tempo avevo delle perdite di sangue vaginali: decisi di sottopormi
all'esame ginecologico di colposcopia ed in data 8/2/78 mi riscontrarono un
polipo sull'utero molto interno. Il medico mi consigliò il ricovero per espor-
tarlo, compreso un raschiamento, altrimenti sarei sempre stata soggetta ad
emorragie.
Invece, sotto suo consiglio, Signor Costacurta, e con I'ausilio del libro "La
Medicina Naturale alla portata di tutti", per tre mesi eseguii 4 volte al giorno i
bagni genitali di 20 minuti ciascuno, seguii la dieta prescrittami e alcuni lavaggi
del sangue. Durante la notte applicavo il cataplasmadi fango sul ventre e sulla vagina.
Continuando la dieta a base di verdure crude, posso dire che dopo due anni.
con grande sorpresa, mentre facevo un bagno genitale, è uscito il polipo di cm. 2
x 1,s.
Soddisfatta della medicina naturale, Le invio i miei ringraziamenti ed
ossequi.
M. R. - Verona
FIBROMA UTERMO
Messina, 411 111981

Mi chiamo Giannone Grazia ed ho 45 anni; abito a Messina e circa un


anno fa sono stata visitata dal Dott D'Ascari per un fibroma uterino.
In precedenza ero stata visitata da vari ginecologi che mi avevano consi-
gliato di operarmi al più presto.
Avevo vari disturbi, mal di schiena, dolori alle gambe ed al basso ventre
che, secondo il mio ginecologo, dipendevano da un fibroma che doveva essere
asportato.
Non soddisfatta, consultai altri specialisti e dissero tutti la stessa cosa:
operare.
Dopo molte insistenze da parte di mia figlia, anche se incredula, mi recai
dal Dottor D'Ascari e rimasi stupefana di quanto mi disse e decisa più che mai a
seguire il suo naturale regime alimentare e le altre terapie.
Dopo i bagni genitali mi accorgevo che nel bidet rimanevano dei pezzettini
di carne. Dopo due mesi non avevo più alcun disturbo ma, per curiosità, andai
dal mio ginecologo che mi aveva visitata la prima volta. Con molta meraviglia
disse che forse si era sbagliato, che non poteva essere stato un fibroma uterino
ma soltanto un gonfiore al collo dell'utero.
Paga per questa risposta, mi sentii molto soddisfatta di aver combattuto da
sola la mia battaglia, sempre con il prezioso aiuto del Don. D'Ascari che non
finirb mai di ringraziare e consiglierb sempre il suo salutare e miracoloso meto-
do, la medicina naturale.
Giannone Grazia

FIBROMA DELL'UTERO
Egr. Prof. Costacurta,
sento il dovere di scriverle ringraziandola per quanto sta facendo per le
persone come me che non speravano più in un benessere fisico da anni perduto.
Con la sua cura disintossicante e in seguito con il suo sistema alimentare ho
ritrovato la salute, la gioia di vivere e di occuparmi con serenità ed amore della
mia famiglia e del prossimo.
Quando nel novembre del 1980 venni da Lei, come ultima speranza, non
credendo più in una risoluzione ai miei problemi, non le raccontai la mia odis-
sea clinica né le parlai dei miei malanni. Lei mi disse esattamente quello che
avevo avuto e mi prescrisse la sua cura ed il suo sistema di vita che io seguii
quasi scrupolosamente. Ora sento il dovere morale di dirle quello che non dissi
durante il nostro incontro. A 33 anni andavo soggetta ad emorragie notevoli che
Alcuni casi di guarigione 60 1

mi constrinsero a rivolgemi al primario ginecologico dell'ospedale Civile, il


quale mi ricoverò d'urgenza dicendomi che avrebbe dovuto praticami un'iste-
rectomia: si trattava di vita o di morte mia. Mi operò subito e la diagnosi fu:
gravidanza extrautenna con asportazione angolo tubarico. (Ho la cartella clini-
ca). Ero contenta però di aver risolto il mio problema nonostante l'operazione.
Ma non era risolto proprio niente perche I'emorragia continuò anche dopo e per
anni feci la pendolare da una città all'altra consultando medici che con buona
volontà cercavano di rimettermi in salute con cure e risultati momentanei e, a
loro stessa dichiarazione, non capendoci molto del mio caso.
Nel settembre del 1978 mi fu fatta la laparotomia esplorativa, necessaria
perche i dolori erano fortissimi e mi avevano portata al limite della sopporta-
zione. (Con le medicine prese in tanti anni ed inubbiamente un sistema
alimentare sbagliato, ero aumentata di peso in modo abnorme: dai 60 Kg. agli
80 circa). La diagnosi della laparotomia dice cosi: "Sowertimento grave
dell'anatomia della pelvi per isteropessi precedente con inserimento dell'intera
superficie dell'utero nella parte anteriore dell'addome. Aderenze omentali sul
versante Dx della parte inferiore addominale.
Poiché non esistono patologie particolari dell'utero e degli annessi si
rinuncia a proseguire".
Avevano ragione i vari ginecologi che avevo consultato dopo il primo inter-
vento a non rendersi conto dei miei dolori terribili dato che nella cartella clinica
dell'operazione non si parla di isteropessi. Le spese e le conseguenze le ho s o p
portate io con le varie cure mediche fatte e i dolori inutili subiti in tanti anni:
Venni da Lei soltanto perche seppi che non prescriveva medicine.
E cosi arrivo alla sua cura disintossicante e al suo sistema di vita che, come
ho già detto, seguii quasi scnipolosamente. Iniziai la cura alla fine di novembre
de11'80 (dopo una preparazione psicologica di almeno 10 giorni poiché e assai
difficile cambiare un sistema di vita da un giorno all'altro) con sei giorni di sole
mele e proseguii con 120 giorni come prescrittomi da Lei. Dopo un mese e
mezzo circa mi si formarono degli ascessi grandi e molto bnitti, fastidiosissimi.
Mi impressionai molto ma capii che doveva essere l'inizio di una reazione del
mio organismo ed ebbi la forza di continuare con le sue prescrizioni fino a che il
22 di febbraio ebbi una emorragia che mi fece credere di essere sul punto di
morire, ma trovai la forza di imporre la mia volontà perche non chiamassero il
dottore. Non volevo essere ricoverata in nessun ospedale e tanto meno essere
sottoposta ad un altro intervento chimrgico. Se era arrivata la mia "ora" pre-
ferivo che ciò awenisse nella mia casa.
L'emorragia incominciò verso le sei del mattino e cessò verso le 9.30 circa
della stessa mattina con l'espulsione di un coagulo rosso scurissimo grosso come
un pugno con dei filamenti rosso più chiaro quasi trasparenti. Ciò avvenne senza
dolore ma mi procurò una grandissima spossatezza e tantissima impressione e
forse paura. Dopo questo l'emorragia cessò quasi improvvisamente. Il giorno
dopo, molto debole ma anche molto serena, ero già in piedi e riuscivo a seguire
l'andamento della mia casa.
Ho continuato sempre con le sue prescrizioni ed ora sto bene. Sono
cambiata fisicamente, non più gonfia; direi che sono ritornata la persona di molti
anni fa. Gli amici ed i conoscenti mi chiedono che cosa ho fatto per trasfor-
mami così, ed io racconto tutto.
Questo suo sistema di vita mi ha dato tanto benessere e tanta fiducia che
porterò da Lei i miei figli e spero anche mio marito.
La ringrazio infinitamente per questa sua battaglia umanitaria e la saluto
cordialmente.
E.F.M. - Venezia. 28 Ottobre 1981

FIBROMATOSI UTERINA - crsn OVARICHE - CALCOLOSI DELLA


COLECISTI - PROLASSO REITALE

Mi chiamo Piera Celant, abito a Santa Lucia di Budoia (PN) e con questa
mia lettera desidero esprimere tutta la mia riconoscenza aIl'Illustre Professor
Luigi Costacurta per avermi ridato la salute e la forra di vivere.
La mia gratitudine, unita a quella di mio marito, vada a questo Professore
che con le sue cure procura tanto bene all'umanità.
Nel 1977 fui ricoverata a Novara per I'asportazione dell'utero affetto da
multipli tumori, ed ovaie in cui erano presenti numerose cisti. Dopo parecchi
mesi ritornai a casa ma i disturbi non cessavano anzi, il mio stato di salute peg-
giorava.
Dovetti ricoverami nuovamente per subire un secondo intervento; quattro
mesi più tardi infatti fui operata di calcoli al fegato e cistifellea.
Tornai a casa sperando di trovare un po' di beneficio ma invece peggiorai.
Avevo dolori intestinali, diarrea ed un dolore fisso alla parte sinistra del basso
ventre ed in corrispondenza delle parti operate in precedenza.
Cinque mesi dopo fui nuovamente ricoverata e sottoposta ad innumerevoli
analisi cliniche. La diagnosi fu: gastro enterite acuta con prolasso anale. La
terapia medica prescritta era penosa da sopportarsi in quanto a base di antibio-
tici ed iniezioni che mi ridussero in uno stato fisico e psichico veramente
pietoso.
Una mia amica mi parlò di un noto professore di nome Luigi Costacurta
che con le sue cure semplici ma prodigiose faceva dei veri miracoli; decisi subito
di dimettermi dall'ospedale per affidarmi alle sue cure.
Alla mia dimissione, nella lettera accompagnatoria diretta al mio medico
curante. il professore che mi avevain cura diceva che. qualora i dolori che mi tor-
Alcuni casi di guarigione 603

mentavano non cessassero, dovevo essere sottoposta ad intervento chirurgico


per estirpazione dell'ano (retto).
Il 5 Ottobre '79 andai dal Prof. Costacurta che mi visitb attentamente; in
seguito a quanto constatato iridologicamente, mi sottopose alla sua dottrina
naturale.
In pochi giorni ebbi un enorme beneficio, i dolori che mi amiggevano a
poco a poco scomparivano. pure la dissenteria e la fermentazione malsana. Con
il passare dei giorni recuperavo le forze perdute ed anche psicologicamente mi
sentivo sollevata da tante preoccupazioni che prima mi tormentavano. Guar-
dandomi allo specchio notavo un cambiamento completo del mio volto; era
ritornato liscio e roseo e tutti i brufoli e pustolette erano scomparsi. La mia vita
ritornava a fiorire. Ora posso dire grazie a questo Illustre professore per ria-
vermi dato la salute e la forza di vivere in quanto per la medicina ufficiale non
c'era più nulla da fare.
Sarei grata se questa mia lettera venisse pubblicata e conosciuta da quei
malati che si trovano nelle condizioni disperate da me provate, e possano cosi
trovare giovamento e salute.
Piero Celant - Via Polcenigo, 34 - S.L. D I BUDOIA (Pordenone)

NEOPLASIA MAMMELLA D X

Messina, 15/4/1980

La signora Ammendola Caterina, abitante nelle case Gescal di Messina mi


scrisse:
D a circa sei mesi mi era apparsa come una massa dura alla mammella
destra. Preoccupata mi recai dal medico e mi feci visitare; mi disse che dovevo
ricoverarmi immediatamente e sottopormi ad un intervento.
Disperata, telefonai ad una parente che si premurò di farmi conoscere il
Dottor D'Ascari.
Quest'ultimo mi sottopose al regime di alimentazione a base di frutta cruda
per prima cosa, coadiuvato da fanghi, saune, bagni genitali.
Dopo un breve periodo di cura. senza sottopormi ad alcun intervento, con
mio grande stupore mi accorsi che la massa dura andava sciogliendosi fino a
scomparire e ritenendomi cosi guarita dal male che tanto mi afliiggeva.
Firmato: Carerina Arnrnendola
Allegato: Diagnosi di ricovero per intervento chirurgico.
604 Aooendice

ROSOLIA AL VIo MESE DI GRAVIDANZA


GASTROENTEROCOLITE CRONICA

Messina, Ottobre 198 1

I1 mio impano con la Medicina Naturale awenne due anni or sono. Su indi-
cazione di un amico, andai dal Dottor D'Ascari per essere sottoposta ad una
visita.
Rimasi stupefatta dal modo in cui il Dottore mi visitò, ma aveva senz'altro
individuato i miei malanni. Mi aspettavo le solite medicine, la famosa ricetta ma
niente di tutto questo; quello che dovevo fare era abbastanza semplice ma nel
contempo difficilissimo: dovevo vivere diversamente, mangiare diversamente,
abbandonare tutti i falsi concetti della "medicina tradizionale" e credere di più
nella natura e soprattutto nel nostro organismo.
Questo modo nuovo di vivere la medicina mi ha affascinato: mi e sembrato
più umano, più vicino alla nostra realtà di uomini parti integranti dell'ambiente
biologico in cui viviamo.
Seguendo gli insegnamenti della Medicina Naturale ho potuto notare dei
profondi miglioramenti. anche se devo ammettere le grosse difficoltà incontrate
nell'attuarli. Le difficoltà maggiori sono arrivate dall'ambiente familiare dove
"l'aspirina" e "l'antibiotico'' regnano incontrastati ed il nuovo metodo appare
quindi assolutamente anacronistico.
Ho praticato questo nuovo metodo durante la gravidanza ed il fatto di non
aver mangiato carne o altri prodotti che quotidianamente sono presenti sulle
nostre tavole non mi ha impedito di dare alla luce una bellissima bambina.
Aggiungo anzi che tra il quinto ed il sesto mese di gravidanza ho avuto la
rosolia. Ebbene. nonostante tutti insistessero perché prendessi delle medicine
(alcuni mi consigliarono di abortire), non feci altro che delle frizioni fredde ed
una dieta leggera. Dopo il parto all'Ospedale, tutti sono rimasti stupiti nel sape-
re che avevo avuto la rosolia.
Angela Gioimo
Alcuni casi d i guarigione 605

ARTRITE REUMATOIDE EVOLUTNA DEFORMANTE

Milano, 311 1/1980

Preg.mo Prof. Costacurta,


dal novembre del 1958 ho iniziato a soffrire di artrite reumatoide defor-
mante e da allora e iniziato il mio calvario.
Mi sono fatta visitare da parecchi medici e specialisti di diverse città, ma
senza risultato.
Prendevo in continuazione moltissime pastiglie, soprattutto di cortisone,
che mi hanno solamente intossicata. C'erano giorni in cui, oltre ad avere fortissi-
mi dolori, non riuscivo a muovere le mani e non potevo nemmeno camminare.
Ho passato dei periodi terribili, anche perché sono sempre stata una donna
molto attiva, ho sempre lavorato, ma proprio a causa di questi dolori c'erano
momenti in cui non potevo far niente e ne soffrivo terribilmente. Infatti, nel
marzo del 1964 mi hanno riconosciuto l'invalidità e tuttora percepisco la mini-
ma della pensione.
La prima operazione alle ossa della mano destra e del piede sinistro e
avvenuta nel 1969, la seconda nel 1970 al piede destro ed infine nel 1975 mi
hanno tolto l'osso ed il dito mignolo del piede destro.
Ero in cura da un Professore dell'ospedale Fatebenefratelli che pero e
deceduto dopo l'operazione del '75; allora mi misi in cura dal Prof. Calamba e
dal Dott. Parisce di Reumatologia del Gaetano Pini, ospedale specializzato per
le ossa, ma non sentivo alciin benessere.
Nel dicembre 1979 ho provato a fare delle infiltrazioni alle braccia. ai polsi
ed alle spalle: il mese successivo mi sono sottoposta all'agopuntura, ma tutto
senza risultato e cosi mi consigliarono le iniezioni dei sali d'oro (come da foglio
allegato). Dopo averne fatte 3, un giorno incontrai una cara amica, Michela
Mattiello, la quale dopo che i medici l'avevano data per spacciata, è nnata e
tuttora sta benissimo con le sue cure. Mi parlo molto di Lei. dei suoi miracoli e
mi suggeri di farmi visi:are.
Fissai l'appuntamento e dopo la visita che mi fece il 4/2/80 iniziai dietro
suo consiglio una cura di sole mele che feci per dieci giorni consecutivi.
D a allora ho iniziato a sentirmi sempre meglio. ho abolito tutti i farmaci ed i
dolori, grazie a Lei ed alla Medicina Naturale sono miracolosamente scomparsi.
Le sono molto riconoscente per tutto quello che ha fatto per me e se oggi sto
bene lo devo esclusivamente a Lei.
M a n o Besozzi - Via Valle Antrona $/A - 20152 MILANO
All.: Esami sangue ed urina e prescrizioni farmaci.
606 Aooendice

ARTRITE PSORISIACA
Sofferenze, forti dolori, conseguenti stati di angoscia, depressione sono
stati compagni inseparabili per lunghi anni della mia vita.
Perche si possa comprendere meglio quanto sopra accennato, credo oppor-
tuno rivolgere un rapido sguardo al mio passato.
Mi chiamo Germani Rosanna, abito a Macerata in via Verga 16. Sin da gio-
vanissima, ho iniziato a soffrire di strani malesseri, ero spesso affetta da dolori
che mi si localizzavano ora sulla testa, ora dietro al collo, sulla schiena e così via...
I numerosi medici consultati sono stati quasi tutti concordi nell'affermare
che i miei mali erano di carattere reumatico, dipendenti da uno stato infiam-
matorio quasi continuo delle mie tonsille.
Cominciai sin da allora ad ingerire farmaci. I miei dolori, passando il
tempo. aumentarono. A trentatre anni decisi di togliere le tonsille.
La situazione in breve tempo si aggravò. I dolori divennero lancinanti ed
interessarono tutte le parti del mio corpo. Cominciarono a deformarsi le arti-
colazioni della mia mano destra con conseguente riduzione della funzionalità
della stessa.
Iniziai a peregrinare da uno specialista all'altro. L'ultima diagnosi fu:
artrite psorisiaca.
Da diverso tempo avevo dietro la nuca una strana forfora: psoriasi del
cuoio capelluto. mi dissero. Mi sottoposi ad innumerevoli cure. Sentivo che il
mio organismo non riusciva più a sopportare i medicinali che io ero costretta ad
ingoiare. I dolori aumentarono di giorno in giorno. Indicibile il mio stato d'ani-
mo. Venuta a conoscenza che a Macerata il Dott. Paolo Pugnaloni, Iridologo e
Naturopata praticava la Medicina Naturale, ho voluto tentare, anche se un po'
scettica. questa via. Mi sono sottoposta alle sue terapie, in breve i risultati sono
stati più che soddisfacenti. I dolori sono quasi scomparsi, la funzionalità della
mia mano destra è di molto migiiorata. la psoriasi del cuoio capelluto è dimi-
nuita di molto e anche certe strane macchie sulla pelle (pitriasi) sono quasi
sparite. Non ho più ingerito alcun farmaco. Detta cura comunque richiede da
parte del paziente una notevole forza di volontà, le terapie indicate dal dottore
devono essere fatte scmpolosamente, occorre essere capaci di rieducarsi in fatto
di alimentazione. Nel corso della cura si awertono effetti collaterali: disturbi
passeggeri di vario genere. Anche nel mio organismo si sono verificati, ma sono
state rassicurata dal Dottore; trattasi di reazioni vitali che con il tempo, quando
cioe l'individuo si sarà completamente disintossicato, scompariranno.
Dati i risultati ottenuti. esprimo la mia riconoscenza a questo Dottore e
proseguo fiduciosa nelle sue cure.
Germani Rosanna
Alnrni casi di guarigione 607

REUMATISMO ARTICOLARE E GASTROENTEROCOLITE


EMORRAGICA

Mestre. 7/1/1980

Io sottoscritta Lunarchi Bnina. da diversi anni soffrivo di dolori (reumati-


smi). pressione alta. dolori allo stomaco. al basso ventre ed emorragie interne.
Avendo consultato diversi medici e dopo ricoveri ospedalieri senza alcun
risultato. ho avuto la fortuna di conoscere a mezzo amici i l I'roi: Costacuna.
Dopo una accurata visita. ha capito che ero intossicata dai farmaci. mi
consiglio una cura che in brevissimo tempo mi fu di buon giovamento.
Non posso descrivere la mia contentezza per questo miracolo e non c'c
miglior rineraziamento se non quello che tanti nelle mie stesse condizioni abbia-
no la fortuna di poter beneficiarc di questa grande scienza del Pr«i'. Costacurta.
Aggiungo i mie più fervidi ringraziamenti al P r o , Costacurta per la mia
ritrovata salute.
In fede
Lirnarchi Bnriia - Viale Garibaldi. 107 - MESTRE

ARTROSI SCAPOLO OMERALE TRAUMATICA

Egregio Professore.
sono Clara Colombacci di Forli, da Lei visitata nel mesc di novembre
1979.
Penso che si ricorderà del mio caso per il fatto che fui l'unica fra le persone
visitate alla quale Lei disse che non c'era piu niente da fare. E per questa ragio-
ne mi prescrisse la cura dicendomi che si esentava da qualsiasi responsahilita. in
quanto temeva il sopraggiungere di una emorragia causata dalle cure fatte in
precedenza (cobalt<iternpia. ri~ntgentcrapia).
Purtroppo. malgrado le sue raccomandazioni. quel foglio da lei rilascia-
tomi è andato perduto e quindi mi rono fatta premura di scrivere questa lettera
che essendo da me firmata Le servira di garanzia per scagionarla da qualsiasi re-
sponsabilita.
Le farà piacere sapere che sorto la mia responsahilirà ho iniziato in pnrtc
la sua cura consistente in verdure e fmtta fresche e crude. cataplasmi di fo-lie di
verza applicate sul braccio e sulla mano e che tuttora continuo una volta ogni
dodici ore, non essendo per me possibile farmele applicare piu spesso. I risultati
608 Appendice
I
sono vari. Il dolore e completamente sparito e di conseguenza non ho più avuto
bisogno ne di calmanti ne di antibiotici anche perche da una crosticina di quelle
bruciature e uscito pus e sangue. Ora le ferite sono rimarginate, il braccio si e
I
I
notevolmente sgonfiato, il colore della pelle tende a normalizzarsi e sta ripren- I

dendo il movimento, però è ancora in parte molto duro e si è presentato un


fastidioso prurito. Spero vivamente che lei vorrà rispondere a questa mia lettera
per darmi istruzioni su come poterlo eliminare o almeno dirmi se questo è da
ritenersi un decorso normale della malattia. Vorrei anche sapere con che cosa
dovrò sostituire le foglie della v e n a che, data la stagione. comincia a scarseggia-
re.
Tengo a dirle che anche se mi ha vista una sola volta mi ritengo una sua
affezionata paziente.
Grata della risposta che senz'altro riceverò da Lei. Le invio i piu cordiali
saluti.
Colombacci Clara - Via Degli Esposti. 3 - 47100 FORLI'

Gentile Signora,
mi fa piacere sentire che dalle mie prescrizioni ha ricevuto un sollievo. Se
realmente è come Lei mi ha esposto, continui con la cura.
Tutte quelle manifestazioni che si evidenziano nel corso del trattamento
( a meno che non si tratti di emorragie) sono sintomi di reazione positiva.
Per il pmrito sulla pelle. si applichi delle compresse con un asciugamano
inzuppato in un decotto di camomilla (30 gr. bolliti per 5 minuti in un litro di
acqua. A fine ebollizione lasci il tutto in infusione per 10 minuti, poi filtri e lo
utilizzi per le compresse a 30 gradi).
Verze ce ne sono ancora. ad ogni modo c'è il cappuccio verza che le può
sostituire, e lo abbiamo tutto l'anno.
In mancanza delle v e n e e del cappuccio verza. può fare dei cataplasmi con
le foglie di piantasgine: il tempo di applicazione e lo stesso.
Realmente sono dispiaciuto per lo smarrimento da parte sua del mio foglio
di prescrizioni. innanzi tutto perche non ricordo quello che le ho prescritto e poi
perche avevo scritto delle note che sarebbero state realmente un documento.
(Se lo rintraccia ne faccia una fotocopia e me la spedisca). Mi tenga
informato. Cordiali saluti ed auguri.
22/2/1980
iNDICE DELLE MATERIE TRATTATE

Presentazione alla I' edizione del Prof . Renato De Luca Addetto


al Controllo Tecnologico c/o il Centro Intern . di Ricerca sul Cancro
.
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità .................... Pag . 7
Presentazione alla 11' edizione del Prof . Carnelo Riccobono docen-
te di dieto-farmacologia e di medicina magnetica ..............
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Capitolo I
Introduzione (che cos'e l'alimento o il cibo) . . . . . . . . . . . . . . Pag . 11
Pnncipi e logica concettuale della dietetica . . . . . . . . . . . . . . 12

Capitolo II
Cenni di fisiologia relazionata all'apparato digerente ed al cibo . . . Pag. 20
lisangue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . N 22
Ilplasma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
I globuli rossi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
I globuli bianchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 25
Le piastrine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
Lalinfa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 27
Cenni di fisiologia dell'apparato digerente . . . . . . . . . . . . . . . 30
L'apparato digerente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
La digestione degli alimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . )) 33
La digestione gastrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
La digestione intestinale ........................... n 36
Intestino crasso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 37

Capitolo III
Principi alimentari ed il loro valore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 40
Glienzimi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
Leproteine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
Ilipidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 47
610 La nuova dietetica

. I glicidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag . 50
Le vitamine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
I minerali e gli oligoelernenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p) 67
Gli amminoacidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78

Capitolo IV
La trofologia: che cos'e la trofologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag . 82
Frutta. ortaggi. cereali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . N 84
Classificazione della frutta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
La frutta acida . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
Le calorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 87
La frutta semiacida . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . 105
La frutta dolce . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . 125
C La frutta oleosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . )> 151
La frutta amidacea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168
Capitolo V
Verdure ed ortaggi ............................... Pag . 171

Capitolo VI
Gli ortaggi fmtto ................................ Pag. 191

Capitolo VI1
Bulbi. radici e tuberi .............................. Pag. 203

Capitolo VIII
I legumi e tavola di comparazione .................... Pag. 235

Capitolo IX
Le spezie aromatiche utilizzate nell'alimentazione . . . . . . . . . Pag. 254
Le alghe marine ed i funghi ......................... 266

Capitolo X
I cereali e tavole comparative ....................... Pag . 270

Capitolo XI
Le fanne e le fecole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 289
Tavole comparative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 290
Pane e panificazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 292
Lievito e lievito dietetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 298
Indici 61 1

Capirolo X'II
I grassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag .
Gliolii . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le margherine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ..
Illatte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Loyogurt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ilburro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.
>>
I formaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Leuovn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ,,
Lacarne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >t

Ilpesce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >>
Ilsale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >>
Lo zucchero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >>
Ilmiele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >>
La pappa reale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >>
Il polline . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >,
Ilpropoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >>
Idolci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >)

Capirolo XIII
.
L'acqua e le bevande il vino e le bevande alcoliche . . . . . . . . Pag . 369
Ilcaffe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
IItè . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >> 373

Capirolo XIV
La trofoterapia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag . 374
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374
Alimentazione e nutrizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >) 375
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 376
Decalogo dell'alimentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 385
L'associazione degli alimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 387
Tavola delle compatibilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n 391

Capirolo X V
Trofoterapia pratica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 393
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 393
Consigli di intervento igienistico standard . . . . . . . . . . . . . . . 39w
612 Lo nuova dieretica

Ricette varie e prescrizioni di cura nelle malattie varie di ogni si-


stema organico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 398
Igienistica della donna gravida e durante I'allattamento . . . . . . » 450
Pediatria. allattamento del bambino e svezzamento . . . . . . . . . » 452
Fitoterapia in compresse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 471

Capitolo XVI
Prandiologia. concetto e sperimentazioni ................ Pag. 482

Capitolo XVii
Trofogastronomia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 500
Ricettario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 501
Duemenu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 541
Gastronomia vegetariana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 543
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 547

FUORI TESTO
Casistica di alcuni casi di guarigione operati in Italia con la medi-
cina naturale (le igienistiche della nuova dietetica) . . . . . . . . . Pag. 551
I N D I C E DEI CASI D I N O R M A L I Z Z A Z I O N E (Testimonianze)

0 Adenoma prostatico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 581


Allergia ai medicinali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 594
Amenorrea (mancanza del flusso mestmale) . . . . . . . . . . . . . » 599
I)
Artrite psorisiaca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 606
Artrite reumatoide evolutiva e deformante . . . . . . . . . . . . . . . » 605
Artrosi scapoloomerale traumatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 607
Calcolosi renale con pielonefrite pumlenta . . . . . . . . . . . . . . » 583
Cistite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 580
Cistite cronica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 579
Cistite cronica e ipertensione essenziale . . . . . . . . . . . . . . . . » 579
Cistopielite cronica (litiasi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 582
Coliche addominali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 576
Emicrania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 593
Encefalite aspecifica con sclerosi multipla . . . . . . . . . . . . . . . » 592
Epatosplenomegalia con linfocitosi (morbo di Franklin) . . . . . » 560
Epilessia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 587-588
Epilessia .Incompatibilitii RH .Sterilità temporanea . . . . . . . » 589
Esaurimento nervoso con ipertensione. stato ansioso e depressivo » 590
Esaurimento nervoso .Tonsillite .Parotite epidemica .Influen-
za spaziale .Neurastenia infantile da deficit alimentare . . . . . .
Fibroma dell'utero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fibroma uterino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fibromatosi uterina .Cisti ovariche .Calcolosi della colicisti e
prolasso rettale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fistola anale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gastralgia .Colite cronica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gastrite ed emicrania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gastroentercolite spasmodica .Dematosi cronica per intossica-
zione cronica da medicinali .Esaurimento nervoso ecc. . . . . .
Gonoartrite specifica (TBC) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Insufficienza circolatona in soggetto con malattia iatrogena . . .
614 La nuova dieretica

Insufficienza epatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ipertiroidismo o struma nodoso tireotossico . . . . . . . . . . . . . .
0 Malattia iatrogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Morbo di Werlhof (carenza di piastrine) . . . . . . . . . . . . . . . .
Neoplasia alla mammella DX . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Neurodistimia con anchilosi della colonna lombo sacrale . . . . .
Nevrosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Otite con retrazione timpanica e ipoacusia .rinosinusite bilaterale
Pelviperitonite tubercolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Polipo uterino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Postumi di infarto del miocardio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Primo caso di ulcera guanto in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Psoriasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Psoriasi diffisa e ulcera gastroduodenale . . . . . . . . . . . . . . . .
Reumatismo articolare e gasiroentercolite emonagica . . . . . . .
Ritenzione bilaterale dei testiwli (Cripto orchidismo) .Tonsil-
lite acuta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Rosolia al VI mese di gravidanza e gastroenterowlite cronica . . .
Stitichezza con cefalea persistente . Poliposi ncidivante delle
wrde vocali .Influenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tireotossicosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Trauma da parto e conseguenti malattie iatrogene . . . . . . . . .
.Trombosi cerebrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ulcera gastrica e paraparesi spastica . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Urolitiasi (calcolosi renale) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
n Vene varicose .Varici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Verruche sottocutanee diffuse al piede destro . . . . . . . . . . . . .
INDICE ALFABETICO

A Araento
~Genico
Acidith di stomaco 403 C' Arteriosclerosi
Acne 440 Artrite
Acqua e bevande varie analcoliche 369
, Actinidia 88
. Artrosi
Asma bronchiale
Aglio 203 Asma bronchiale e cardiaca
Aglio (come spezie aromatica) 255 Asparagi
Albicocche 125 Associazione degli alimenti
Alghe marine 266 + Avena
Alimentazione e nutrizione 375 Avocado
Alimentazione del bambino durante Azotemia
lo svezzamento 466
Alimentazione della donna nel
periodo di gravidanza 450 "
Alimentazione della donna durante Banana
I'allattamento 450 Barbabietola
Alimenti acidificanti 69 Basilico (spezie aromatiche)
Alimenti alcalinanti 69 Batata
Alimento cotto 12 Bietola foglia
" Alimento cmdo 12 Bietola radice
Allattamento artificiale composito Blocco intestinale
del neonato 46 1 Boro
Allattamento del neonato con il petto Broccoli
materno o di nutrice 452 Brodo vegetale
Alloro 256 Brodo vegetale all'uovo
Alluminio 70 . Bromo
Alterazione dei globuli bianchi 426 Rronchite
Alterazione dei globuli rossi 426 Bronchite acuta
Alterazione delle piastrine 426 Bronchite cronica
Amarene 106 Rronchite asmatica
Amilasi 68 Broncopolmonite
Amminoacidi 78 Bulbi
r Ananas 90 Burro
Anemia perniciosa 426
Angina pectoris 426 C
Anguria 127
Anice verde 257 Cachi
Apparato digerente 31 CafE
Arachidi 166 Calcio
. Arancia 92 Calcio fluorico
616 L a nuoiva dieterica

Calcio fosforico 74 Coliti in genere 402


Calcoli ai reni 41 1-415 Come si lavano le verdure
Calcoli al fegato 409 e gli onaggi 501
Calcoli alla cistifellea 409 Come si prepara il latte di cereali 463
Calcoli alla vescica 41 1 Come si prepara il latte
Calorie 87 di mandorle dolci 464
Cannella 258 Come si prepara i l latte di soia 253
Capperi 259 Come si prepara i l siero di latte
Capsule surrenali 408-434 in casa 326
Carciofi bolliti 525 Come si preparano le insalate miste
Carciofi al vapore 525 cmde integrali 502
Carciofi stufati 525 Come si prep:irano le insalate miste
Carciofo 185 cmde omogeneizzate 502
Cardiopatie in genere 426 Come si preparano le pappette
Cardo 185.387 di cereali 469
Carne ed i suoi grassi 340 Come si preparano le pappette cmde
Carota 216 di verdure ed ortaggi
Casistica (introduzione) 553 addizionate con una proteina 469
Casistica (lenere di presentazione) 556 Come si preparano i succhi di frutta
Castapaccio 537 e di ortaggi in genere 464
Castagne 168 Come e cosa si deve somministrare
Catalisi 67 nel periodo dello svezzamento 467
Cataplasmi di verza 185 F Comino (spelie aromatica) 26 1
Cateratta 426 Conclusionc riassunti\,a 547
Cavolfiore 191 Conduzionc dello s\ezzamento
Cavolo cappuccio I82 del banihino 46 1
Cavolo verza 182 Confetture 538
Ceci 241 Congiuntivite 424
Cedro 94 Congiuntivite purolenta 425
Cenni di fisiologia 20 Congiuntivite tracomatosa 425
Cenni di fisiologia dell'apparato Conhigli di intervento igienistico
digerente 30 standard 395
Cereali 84-270 Costip;ìzione 402-4 1 h
Cereali (chiarificazione) 271 Cotogne I I5
Cereali in minestrone 529 Crescione I80 h
Cereali in minestra asciutta 530 \ urit t l ~ lini<nir
I 3 4 4
Cereali in risotti tradizionali 530 D
Cetriolo
Che cos'è l'alimento o il cibo Datteri
Che cos'e la Trofoloeia Decalogo dell'alimentazione
Cherimolia Decotto N. 2
Chiodi di garofano (per affezioni nervose)
(spezie aromatica) Decotto per I'atrosi
Cicoria (Decozione N. 4)
Ciliege Delicienza renale
Cipolla Depurativo
Cistite (Decozione N. 1)
Cohalto Diastasi
Coliche intestinali Diatesi allergica
Coliche epatiche Diatesi anergica
Coliche renali Diatesi ipostenica
Digestione degli alimenti 33 Fomncoli
Digestione gastrica 34 Fosforo
Digestione intestinale 36 Fragola
Dispepsia 405 Frittata
Dolci 367 Frittata imbottita
Dolci con farine integrali 536 Frittata di spinaci
Frittata con stufati vari
E Fmmento
Frutta
Eczema 440 Fmtta acida
Edemi cutanei 440 Fmtta amidacea
Edemi polmonan 42 1 Fmtta dolce
Embolia 426 * Fmtta oleosa
Emorragie del duodeno 404 Fmtta semiacida
Emorragie degli intestini
Emorragie della retina
404
426
, Funghi
Emorragie dello stomaco 404 G
Emorragie polmonari 416
Emorragie superficiali della sclera 425 Gas intestinali
Emorragie vaginali 440 Gastrite
Emorragie varie in genere 404 Gastroenterite
Emorroidi interne ed esterne 406 Castro intercolite
Endocardite 426 Gastronomia vegetariana
Enfisemi 42 1 Germe di grano
Enzimi 43 Glaucoma
Epifisi 433 Glicemia
Epiteliomi 440 Glicidi (carboidrati)
Eruzioni dematose in genere 440 Globuli bianchi
Esperimentazione prandiologica Globuli rossi
(di A. Capdevila) 485 Gnocchi di patate
Gnocchi di zucca
F Gomasio
Gonadi
.: Fagioli 243 Grano geminato
Fagiolini freschi in baccello 243-527 Grano saraceno
Farine 2R9 Grassi
Faringite 416 Grassi (lipidi)
Fave 245
Fecole 289 H
Ferro 71
Ferro fosforico 74
Fico
Fico d'India
Finocchio
Finocchio (spezie aromatica) 261 Igienistica della donna durante
Fistola rettale 406 I'allattamento
Fistole 406 Igienistica della donna
Fitoterapia in compresse 47 1 nella gravidanza
Flebite 426 Infarto
Fluoro 71 Infiammazione in genere
Formaggio 330 Infiammazione intestinale
618 La nuora dieteiica

Infiammazione renale 411-415 Malattie dell'apparato digerente 402


Infiammazione dei genitali 440 Malattie dell'apparato respiratorio 416
Infiammazione del fegato 409 ' Malattie dell'apparato urinario 415
Infiammazione del pancreas 410 Malattie del sistema cardio
Inlinmmazione della milza 410 vasco circolatorio 426
Infiammazione della vescica 41 1-415 Malattie del sistema linfatico 430
Infiammazione degli occhi 425 Malattie dell'apparato newoso
Inlluen7a 402-41 6 (cewello compreso) 436
Insalate miste 502 .. Malattie dell'apparato cutaneo
Intercolite 406 Malattie dell'apparato endocrino 40s-
Intestino crasso 37 endocrino 408-433
Introduzione Malattie dell'apparato genitale + 3 a
(che cos'e l'alimento o cibo) II ,Malattie dell'apparato uditivo 423
Introduzione ' Malattie dell'apparaio visivo 424
(principi e logica concettuale Malattie della struttura ossea 445
della dieteticn) 12 " Mandarino 1O0
Iodio 71 Mandorle dolci 153
Ipercloridria 403 Manganese 72
Ipenensione aneriosa 426 Mango 137
Ipenrolia cardiaca 426 V:,r,,:trinc 31 1
Ipocloridria ,, 404 Mastoidite 416-423
Ipofisi 433 Melagrana + 117
Ipotensione nneriosa 426 Melanzana 195
Melanzane alla piastra 516
Melanzane in crostata 1 7
Melanzane in pasticcio 516
Lampone Melanzane in stufato 515
Lattasi Melanzane ripiene 518
Latte di mandorle dolci Mele 112
Latte di soia Melone' 138
Latte industriale Menu 539
Latte naturale Menu giornaliero per i periodi caldi 541
Lattuga Menu tipo per i periodi freddi 542
Legumi Miele 35 1
Lenticchie Miglio 28 I
Lesioni valvolari Minerali 67
Leucemia Miocardite 426
Lievito di hirra o dietetico Mirtillo 119
Limone Mora I20
Linh Mora di celso 122
Linfonodi hlorho di Pott. 436-445
Lipnii Mueslei 398
Lipidi (grassi)
Liiio
Lombag~ini
Nefriie 41 3
Nefrosi 413
Newo ottico 426
Magnesio 72 Nespola l39
Macnesio fosforico 75 Neurite cardiaca 426
hlai? 279 Nichel 72
Indici 619

Noce 158 Patate cotte al forno 522


Noce di cocco I 60 Patate cotte al vapore 522
Noce moscata 262 Pediluvi e bagni alle mani
Nocciole 155 per I'atritc 400
Peperonata 519
A Peperone 196-5 19

- Oligoelementi
Olio d'oliva
Peperoni cotti alla piastra o griglia 5 19
Peperoni ripieni
Pera
519
142
Olio di semi Pera avocado 151
Olive Pera avocado (ricetta) 503
Origano Pericardite 426
Oro Periostite 445
Ortaggi ' Pesca 123
Ortaggi fmtto Pesce e fmni di mare 344
Orzaiolo Piaghe 440
r Orzo Piastrine 27
Osservazioni microscopiche delle Piatti cotti 506
organizzazioni batteriche Pielite 413
in alcune miscele di alimenti Pielonefrite 413
' Osteoanropatia
Osteosarcoma
.~'
Pietanze cotte
Pinoli dolci
506
I h4
Osteosclerosi Piselli 248
Osteocondrite Pizza con farina integrale 532
Osteocondroma Plasma 22
Osteocondrosi . Polline , 364
Osteomielite Polipi intestinali 407
Otitc Polipi rettali 406
Polmonite 42 1
Pomata di fieno greco 40 1
. Pomodoro 198
Pancreas Pomodori alla gran I 4
Pane bianco I'~~ni<~lori ripic~i~ 515
Pane integrale Pompelmo 101
Pane nero Porro 209
Panificazione Potassio 72
" Papaia Potassio clorato 74
Pappa reale Potassio solforico 75
Paratiroidi Prandiologia 482
Passato di ceci Prefa7ione 9
Passato di fagioli Presentazione 7
Passato di fave Prezzemolo 263
Passato di lenticchie fresche Principi alimentari ed il loro valore 40
o secche Principi e logica concettuale
Passato di piselli della dietetica I2
Passato di soia fresca Propoli 366
Pasta asciutta Prostatite 416
Pasticcio Proteasi 68
Pasticcio di patate Proteine 45
Patata P~gna 144
Patate stufate Psoriasi 440
Pure di patate Soffritto trofogastronomico
Pustole di cipolla
Soia
Soia in polpette
Soia in polpettone
Radici 203-21 1-215 Soia in spezzatino e bistecca
Radici amare 218 Specchio degli elementi biogeni
Ragu di soia 546 Spezie aromatiche
Rallreddore 416 Spinace
Rame 72 Spinaci cotti al vapore e stufati
Rapa 220 Stenosi pilorica
Ravanello rosso 222 Stitichezza
Reumatismo 426 Stufato di onaggi vari
Rihes nero 103 i Succhi di frutta e onaggi
Ribes rosso l03 Susine
Ricettario Iitoterapico a cura Svezzamento del bambino
di Giovanni Zauli 472
Ricettario trofoterapico da pagina 395
Ricettario trofogastronomico
( l i t incina 501 Tapioca 232
Ricotta 332 Tarassaco foglie 180
Rinite 416 Tarassaco radice 225
Riso 284 Tasso globulinico 21
Ritenzione d'urina 416 Tavola delle compatibilità
Rosmarino (spezie aromatica) 264 alimentari
Rucola I80 Tè
Timo (pianta)
" (ghiandola)
Tiroide
Saccarasi Topinambur
Sale Tracheite
Salse semplici e composte Trigliceremia
Salvia (spezie aromatica) Trofngastronomia
Salsa di pomodoro Trofologia
Sangue Trofoterapia (prefazione) '.
Scnliosi Trohterapia introduzione
Scorranera Trofnterapia pratica
Sedano in foglie i Tromhosi
Sed;ino in rapa Tubercolosi
Segale, Tuheri
Setticemia Tumore bianco
Sideremin Tumori intestinali
Siero latteo
Silice
Silicea
Sinusite (frontale. nasale Ulcere 404
e mascellare) Ulcere degli intestini 404
Sodio Ulcere del duodeno 404
Sodio clorato Ulcere dello stomaco 404
Sndio fosforico uovo 333-533
Sodio solforico Uovo sodo 533
Uovo alla coque 533 Vitamine 52
Uovo in camicia 533
Uovo in frittata 534 Y
Uovo preparato secondo
la gastronomia tradizionale 545 Yopurt 320 L

Uremia 426
Uricemia z
Uva Zinco 72
Uva onina Zolfo 73
Uva spina Zucca 199
Zucchero 349
Zucchine 201-520
Zucchine bollite o al vapore 520
Valerianella ~ilitaria 180 Zucchine stufate e ripiene 52 1
Varici 176420 Zuppe e minestroni semplici
Verdure ed ortaggi 171 di verdure ed ortaggi in genere 509
Verdure ed ortaggi cotti al vapore 5 11 Zuppe e minestroni compositi
Verdure ed ortaggi cotti al vapore di verdure ed ortaggi 510
o stufati 51 1 Zuppe di cereali in fiocchi
Vemche 440 non precotti 531
Vino e bevande alcoliche 370
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