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Abbastanza particolare, utilizza la stessa SO2 per captare

altra anidride solforosa con una reazione nella formazione


di biosolfato di sodio. Si potrebbe anche usare il carbonato.
La pensata interessante di questo sistema è nel fatto che
questa è una reazione reversibile molto facilmente a
temperatura.
Per fare questa operazione i sistemi del W-L, prevedono
una torre di lavaggio (polveri abbattute prima della camera
di trattamento), c'è una colonna di assorbimento ed in
testa c'è un serbatoio di stoccaggio di acqua e solfito di
sodio al posto del serbatoio di ossidazione perchè in questo
caso non c'è l'ossidazione, ma si invia il liquido all'interno di
un evaporatore/concentratore che genera una soluzione
concentrata in cui posso far cristallizzare successivamente
l'Na2SO3. Durante il processo, la reazione di cattura si
inverte, per cui mi trovo ad espellere SO2 e un po di H2O.

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Ora, le tensioni di vapore di SO2 e acqua sono molto diverse quindi Io riesco a portare una corrente molto ricca di
SO2 concentrato (vendibile) in testa alla colonna tramite un condensatore che mi elimina acqua dalla corrente
gassosa ed ottenere in uscita al cristallizzatore un prodotto solido o comunque un fango che viene mandato al
serbatoio di stoccaggio in cui viene recuperata parte dell'acqua persa.

Con questo processo potrei ricircolare completamente SO2.


Il problema nasce con le impurezze. Non è vero che con un ESP posso togliere tutto il particolato, quindi nell'acqua
ho metalli, ceneri ecc.., quindi ho una soluzione sporca. Quindi che acqua si usa?
L'acqua che utilizziamo non è acqua distillata (molto corrosiva, perché ha un equilibrio lato ioni pari a 0, e costosa),
ma acqua di falda (ricca di metalli che incidono sulla resa della reazione). Questo processo quindi ha rese molto più
basse di quello che sembra perché se ci andiamo a mettere quello che realmente c'è nell'acqua e quello che
realmente esce dai fumi, ci accorgiamo che implica un reintegro e uno spurgo di una quantità del 10-15% della
quantità usata per il trattamento.
Inoltre prevede una fase costosa perché per invertire il processo ho bisogno di calore, potrei usare energia solare,
ma si recupera uno spillamento di vapore dalla turbina e quindi si ha un penalty del 10-15%.

Il W-L di fatto produce SO2, che è un prodotto vendibile, e non ha uno scarico libero se non nello spurgo.
Si usa per piccole produzioni. Nelle mega centrali non usano questo sistema.

(slide wet FGD- PROCESS)

Ci sono strategie per eliminare i fumi (che escono a T=50°C, quindi basse), tipicamente si usa il Myst eliminator,
però non è bello far uscire fumi saturi e quindi bianchi dal camino. Quindi o si fa un Re-Heating e facciamo uscire
dal camino il gas ad una 70ina di gradi, oppure lo inviamo alla torre di raffreddamento che già normalmente fa
uscire nebbie, oppure è possibile mettere un Myst eliminator posizionato proprio sull'absorber.

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RIMOZIONE PARTICOLATO FINE
giovedì 13 dicembre 2018 13:12

Quando si parla di particolato si parla di un inquinante strano, nel senso che è un termine che copre cose
profondamente diverse tra loro (salsedine, polvere di cemento, olio che viene fuori dalle macchine,
virus, batteri, polline, materiale biologici. In generale AEROSOL).

Le sorgenti sono molte e sono


diffuse in maniera capillare,
in realtà legate alle industrie
in maniera significativa.
Se si guardano i vari settori.
. Le emissioni nelle industrie
sono 137 Gg/anno mentre
quelle che non riguardano le
induestrie sono 517 Gg/anno.
Tutti usano processi di
combustione, e quasi la metà
di questi non servono a
produrre energia.
Nel grafico, particelle sotto il
micron, sono
significative(vanno da un
minimo di 20% ad un max di
70%).
Le emissioni sono molto
spesso normate con pm 2.5,
ovvero particelle in massa più
piccole di 2.5 µm.

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Dove si formano le particelle e come si formano?
Parto dal basso dove si forma la fiamma. La fiamma più pulita è quella a metano che può essere esercita con
rapporti carbonio/ossigeno molto diversi. Il cambiamento di colore da blu a rosso è indice del fatto che si stanno
formando particelle di particolato, in seguito a reazioni di pirolisi. Ho una combustione in corrispondenza di una
zona di interfaccia in cui esiste un certo rapporto C/O2, la reazione di combustione sviluppa calore che viene
smaltito ai due lati dell'interfaccia, se le temperature sono abbastanza alte arriva a formare NOx, mentre dal lato
dell'interfaccia, dove ho più combustibile mi trovo un difetto di ossigeno e poi tanto combustibile e poi tanto
calore da smaltire.

Succede quindi che fin quando ho un po di O2 tendo a


fare la gassificazione, ma quando vado più all'interno
dell'interfaccia e l'O2 è finito si innesca la reazione di
pirolisi. Queste reazione di pirolisi portano
progressivamente, in condizioni di alta T, a formare
policiclici aromatici. Ora, questi policiclici sono
classificati come solidi o gas? Effettivamente essendo
una molecola dovrebbero essere gassosi. Si è capito da
un po' che questi composti sono responsabili della
formazione di particolato.
Generalmente sono misurati come composti organici
volatili e non come solidi.

In una fiamma questi composti tendono a formarsi vicino alla zona di combustione e man mano che il fenomeno
evolve queste macromolecole tendono ad organizzarsi prima secondo una serie di policiclici più larghi e poi questi
ultimi tendono ad interagire come se fossero grafite, formando una serie di strati che si agglomerano e formano
delle sferule, i quali sono composti solidi che cominciano ad adsorbire altre specie, e loro stesse tendono ad
agglomerarsi a formare catene, inizialmente con una fase liquida significativa che poi viene portata via, le
particelle piccole si agglomerano in cluster fino a formare delle strutture che vengono chiamate ELEMENTAL
CARBON, queste catene nel tempo non tendono a impilarsi tutte a formare un blocco, ma si riarrangiano in forma
sferica.

Qual è la dimensione caratteristica o la sua densità equivalente dell'elemental carbon?


Teoricamente la densità sarebbe quella delle sferule. Ma la dimensione caratteristica non è quella della sferula,
perché si formano strutture tutte attorcigliate, quindi quando leggo con uno strumento di misura la presenza di
queste particelle, le leggo con un diametro che Dio sa qual è! Non possiamo mettere il diametro di una sferula
perché effettivamente è diverso. (I diametri delle sferule sono 10-20 nanometri fino a 500 nm)
Queste particelle sono ubique, stanno dappertutto.
L'elemental carbon si sa misurare, ma le particelle più piccole si misurano con più difficoltà.
La normativa riconosce come particolato tutto quello che è più grande di 20 nm. Tutta la parte nanometrica del
diagramma(pagina successiva), di fatto, quindi, non esiste. Per questo ci dicono che le macchine a gas emettono
meno particolato, solo perché non viene misurato quello emesso con diametro inferiore a 20 nm, mentre nei
motori diesel abbiamo delle particelle più grandi e risentono di più della normativa! Le macchine diesel partono
da situazioni diverse del combustibile, le macchine a benzina producono quantità più grandi dei motori diesel, ma
è la frazione di particelle più grandi è maggiore nei motori diesel.

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Queste particelle hanno caratteristiche molto diverse. Se si guarda il diagramma di distribuzione delle
particelle (pagina precedente) si vede che le particelle sotto al micron sono principalmente dal carbonio
organico e dall'elemental carbon (quindi prodotti della combustione) e l' NOx. Particelle di diametro maggiore
sono di fatto i solfati e le ceneri. Le distribuzioni rossa e blu, sono una cosa molto importante perché se io le
particelle che devo andare a misurare (il volume varia col cubo del diametro), una particella grande 10 micron
ha un incidenza sul peso enormemente più grande di una particella da 0.1 micron. Quindi se vado ad usare la
massa come metrica di misura (cosa che si è fatta per anni e su cui ancora oggi si basa la normativa), do un
peso maggiore alle particelle più grandi. Queste curve sono costruite con una serie di filtri e setacci che hanno
parti granulometriche via via più piccole. Mi metto e faccio le pesate con tutte le difficoltà del caso. Quando
peso le particelle grandi, queste mi danno un peso leggibile in milligrammi, ma per le altre particelle,
ovviamente ce ne vorrebbero centinaia di migliaia per darmi un peso misurabile. Se invece ho dei metodi che
permettono di contare una alla volta le particelle, indipendente dalla loro dimensione, e poi ho un sistema che
mi permette di selezionare dei campi di misura che mi facciano una conta ottica delle varie concentrazioni. La
separazione tipicamente avviene per via elettrica e si riescono a fare delle misure. Se vado a contare il numero
scopro che in realtà, particelle di grandi pesi molecolari numericamente sono poche (in un motore diesel), le
grosse polveri sono di particelle molto piccole. Questo spiega le distribuzioni delle particelle. Numericamente
le distribuzioni più grandi sono spostate verso le dimensioni più piccole che quelle più grandi, mentre dal
punto di vista puramente ponderale pesano di più le particelle più grandi.
Ragioniè Ragioniamo:
Come faccio a quantificare la tossicità del particolato? È più tossica una particella grande o tante particelle più
piccole? Dipende dal loro potenziale tossico.
Se io guardo alle ceneri, il loro potenziale tossico è legato agli effetti di metalli pesanti. Alcuni sono normati
(fly ashe, combustion ashes) e ci sono delle schede di sicurezza in cui sono indicati i limiti per i relativi
elementi chimici.
Per quanto riguarda i policiclici aromatici è bene fare una riflessione: è meglio un policiclico aromatico liquido,
che entra in un polmone che reagisce e se ne va per fatti suoi, oppure è meglio un policiclico aromatico
attaccato sull'elemental carbon e rimane bloccato e forse non se ne esce?? Risposta: NON SI SA!
Perché serve un regolamento sul particolato e perché questo dovrebbe includere il numero delle particelle?
Perché l'azione tossica delle particelle più piccole, per cui vale la pena contare il numero, è legato al fatto che
si sta parlando di composti che hanno livelli di tossicità di gran lunga inferiori di quello degli inquinanti
normati normalmente. Quindi riconosco la tossicità dell'SO2, dell'NO, dei DPH e poi mi scordo dei DPH
condensati: c'è qualquadra che non cosa (giuro che l'ha detto cosi). Quindi serve una normativa diversa. In
effetti c'è un'attenzione alla normativa, infatti, chi ha iniziato a lavorare nel settore delle automobili tempo fa,
aveva capito che c'erano emissioni tossiche che nel tempo avrebbero messo in difficoltà la produzione di auto,
hanno cominciato a definire una normativa.
Quando si parla di tossicità, quello che fa male non è la particella di silico alluminato (se no con tutta la sabbia
che ho mangiato a mare) ma è tutto quello che si porta dietro. La logica è duplice perché da una parte
abbiamo filtri a tagli via via più piccoli e particelle più grandi di 10 micron tipicamente vengono filtrate dalle
narici, quindi le particelle più piccole passano al nostro primo filtro respiratorio, quando arriviamo alla laringe,
le dimensioni di riferimento sono già diminuite perché le particelle si depositano. Nei bronchi entrano
particelle sotto i 2 micron e per gli alveoli polmonari ci vogliono dimensioni di 0.3-0.4 micron. Più piccola è la
particella, più arriva in profondità e riesce ad infilarsi in posti diversi.
Immaginiamo tante cellule messe vicine, alcune particelle piccole riescono a passare in parte attraverso gli
interstizi, e attraversano la membrana cellulare ed entrano nel circolo sanguigno. Dopo di che quando prendo,
una particella grande, la cellula la fagocita e la sua azione tossica dipende dalla superficie che lei espone. La
particella grossa ha una risposta più ampia rispetto alla particella piccola che arriva ad una cellula, perché la
superficie di scambio è più elevata. Però questo non c'entra con la tossicità intrinseca della particella. Alcuni
degli studi più recenti chiariscono una cosa: la metrica giusta per la tossicità, non è ne il numero delle
particelle, ne la loro massa, ma è la loro AREA SUPERFICIALE.

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I fenomeni di pirolisi e di ossidazione che avvengono nelle zone di fiamma a scarso tenore di ossigeno, quando i
motori sono freddi, sono responsabili del fumo nero che esce dai motori diesel. Quando il motore è caldo le
particelle sono trasparenti ed escono vaporizzate. Per una questione di standard, quando si misura e si riscalda il
gas sopra i 350°C questi composti spariscono. Sono specie condensate e come tutti i condensati liquidi, gli piace
essere sferico e se hanno strutture abbastanza ordinata, queste sfere si possono agglomerare. Se c'è un metallo
nel combustibile è facile che prima vaporizzi, poi condensi e diventi un punto di attacco per le particelle.
Purtroppo delle nanoparticelle di metallo nei miei fumi di combustione sono destinato a trovarle per i motivi più
svariati!
(Slide mancante, CONDENSED ORGANIC SPECIES)
Quindi da una parte abbiamo particelle formate da policiclici aromatici e idrocarburi condensati (più piccoli di 1
micron), dall'altra abbiamo una serie di reazioni che riguardano la SO2. Una parte di SO2 diventa SO3, e quando
si tende a raffreddare i fumi, parte di questa SO3 tende a condensare utilizzando l'acqua, molto spesso però
l'acqua viene sostituita da un sale e quindi a fumo freddo ci troviamo delle particelle di Solfato di un metallo.
Allora lo zolfo presente nel carbone, oltre a dare un contributo all'SO2, da un contributo al particolato. Stiamo
parlando di particelle dalle forme irregolari abbastanza grandi (diametro maggiore di 400 nm).
Se faccio bruciare il carbone, prima tolgo l'acqua, poi tolgo i volatili e poi rimane uno scheletro che si frammenta.
Se non gli do il tempo di frammentarsi rimane del carbone. Più io gli do il tempo di reagire, più questa parte di
carbone sparisce. A partire dal carbone è possibile che in uscita io abbia anche particelle di alluminato. Se sono
bravo a bruciare ho solo questo, mentre se non sono bravo queste particelle di silico -alluminato si portano dietro
anche una parte carboniosa. Queste comunemente vengono chiamate ceneri volanti. Sono incluse nella
normativa dei PM 2.5, ma come massa sono molto più grandi.
Le famiglie di particelle che noi dobbiamo trattare sono molto variegate. Alcune particelle derivano dai processi
di combustione e sono NOx, organic carbon e organic matter. Queste particelle sono molto tossiche e hanno
diametri tipicamente al di sotto di 500 nm e al di sotto del micron. Come risolvo il problema di queste due specie
carboniose ubique? Teoricamente dovrei andare a battere sulla turbolenza. Queste nascono nelle zone in cui c'è
poco ossigeno, quindi se aumento il livello di turbolenza tra l'interfaccia del combustibile e comburente. Riesco a
ridurre la quantità di queste specie che vado a produrre. Però sulla turbolenza siamo già bravissimi con i gas, ma
se dobbiamo atomizzare un liquido, la turbolenza non è così efficiente. In quest'ottica le peggiori di tutte
diventano proprio le particelle piccole perché ne sono tante e di fatto sono "tutta superficie" ed agiscono come
se fossero gas.

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E' molto difficile capire effettivamente l'effetto tossico di ogni singola particella perché ce ne sono tantissime
nell'aria, e come faccio a capire proprio quale tra queste è causa di un problema?
Quando faccio un esperimento ed uso un filtro per le particelle, questo, non solo blocca solo una particella, ma
tante. L'azione tossica è difficile da accoppiare pezzo per pezzo a ciascuna particella.
Il problema grosso delle particelle è che dopo gli alveoli polmonari vanno nel sangue, e quindi sono libere di
muoversi dove vogliono e l'organo bersaglio cambia a seconda delle caratteristiche delle particelle.
Uno studio Inglese ha mostrato la possibile correlazione tra Alzheimer dei vigili urbani e particelle dei gas di
scarico delle auto.
Il problema tossicologico, quindi, è molto complicato. Il problema è translocazione (particelle che passano dai
bronchi agli organi). La causa maggiore di morte associata a queste particelle è l'attacco cardiaco.
Abbiamo il problema di definire la tossicità per mettere la normativa. Ma su quale composto la metto?
Come faccio a decidere se una cosa è un problema? Devo vedere quanti guai mi porta e alla conta dei morti.
Il problema è che la cause di morte possono essere causate per esposizione a tantissime cose.

Effetto climatico:

Un progetto della NASA ha fatto delle osservazioni relativamente alle scie lasciate nei ghiacci dalle navi, con dei
satelliti ed hanno scoperto che in alcuni punti, vicino all'Indonesia, dove il traffico marittimo è alto, c'è un
incidenza enorme di fulmini che correlano alla presenza di tanto particolato.

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SISTEMI DI ABBATTIMENTO DEL PARTICOLATO

Esistono due tipi di sistemi convenzionali:


1)Sistemi di abbattimento basati sull'inerzia delle particelle (particelle di dimensioni diverse hanno differente
inerzia). Quando si muovono all'interno di un gas, se questo è sottoposto a dei cambi di direzione, la particella
non segue le linee di flusso del gas, non devia in tempo e sbatte contro l'ostacolo. L'inerzia diventa un metodo
utilizzato per la cattura delle particelle quando queste sono minimo grandi 2 micron (più piccole si prendono una
schifezza). Questo anche per un altro motivo: la polvere di gesso micrometrica attaccata sul tavolo è ferma
perché non c'è vento, ma se ci soffio vicino, buona parte delle particelle se ne vanno. Se io uso la sola inerzia per
captare, il modo in cui si deposita la particella è un appoggio sulla superficie. E' praticamente la stessa cosa della
camera di sedimentazione. Come si dimensiona la camera? Si mantiene la velocità del liquido ad un valore
sufficientemente basso da permettere nel tempo di passaggio nella camera, ad una particella di andarsi a
poggiare sul fondo. Nei gas succede la stessa cosa, anche se con particelle più piccole, ma con un problema che
dopo la cattura potrebbero essere ritrascinate nel gas. Per questo esistono altri metodi di cattura:

2) Sistemi di abbattimento basati su forze esterne


Campo elettrico, accelerazione centripeta (come nel ciclone).
In cui impongo un campo di forze diverso al gas e separo le traiettorie delle particelle da quelle delle linee di
flusso del gas.

Tornano ai sistemi inerziali Esistono 3 meccanismi principali di cattura per inerzia (mancherebbe solo la
sedimentazione, in cui quando un gas gorgoglia in un liquido, la particella per gravità si sedimenta sul fondo della
bolla che si forma, raggiungendo l'interfaccia con il liquido e abbandonando il gas).

BROWNIAN DIFFUSION: particella piccola(<100nm) che si muove in maniera simile alle molecole (la sua massa è
così piccola che gli urti che riceve dalle molecole ne deviano la traiettoria e quindi si muove in maniera
randomica, come se avesse una componente convettiva e componente diffusionale). Questa componente
diffusionale fa si che, seppur muovendosi in modo randomico, questa venga catturata da una superficie.
INTERCETTAZIONE DIREZIONALE: la particella lungo una linea di flusso dritta vede un certo ostacolo, questa
particella è abbastanza piccola da evitare il punto di stagnazione. La particella è piccola ma non abbastanza da
superare lo schiacciamento delle linee di flusso laterale, per cui viene catturata lateralmente all'ostacolo.
IMPATTO INERZIALE: la particella è come una macchina sparata contro un muro, non può deviare e si scontra
contro un'altra particella. L'inerzia va con la massa, quindi l'impatto è tanto più elevato quanto più le particelle
sono grosse.

Quanto più una particella è soggetta


a moto diffusivo tanto più rispetto
alla sua linea di flusso tenderà a
muoversi radomicamente come se
occupasse un cilindro di possibili
posizioni. Per cui invece di essere un
oggetto sparato come nell'impatto
inerziale, si muove come una
zanzara.
Nell'intercettazione direzionale
stiamo più o meno in mezzo tra i
due fenomeni. Quindi la particella
non è ne troppo grande da non
riuscire a deviare dall'ostacolo, ne
troppo piccola da sottostare a forze
browniane. Questi tre meccanismi
quindi agiscono su diametri di
particelle molto diversi.

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Questi metodi sono molto utilizzati negli scrubber ad acqua: WET SCRUBBERS

I dosaggi di acqua sono molto


grandi: 10 L/m3 di gas. Le
particelle hanno diametro
maggiore di 2 micron. Hanno un
duplice vantaggio, catturano
particelle e fanno assorbimento
contemporaneamente.
.

VENTURI SCRUBBER

Evoluzione del Wet scrubber


in cui si aumenta la velocità di
impatto tra la particella e la
goccia. Se mi metto in uno
scrubber normale, la velocità
del liquido è praticamente la
sua velocità terminale
(2-3m/s). Il gas si muove con la
sua velocità ascensionale. Nel
venturi miglioro questa cosa
perché a fronte dei 2 m/s di
uno scrubber normale, il
venturi ci fa avere una velocità
anche di 140 m/s. Quindi
questo sistema cattura
particelle in maniera molto più
efficiente dello scrubber
normale.

Dove sta il problema del venturi? Non tanto la spesa di pompaggio, quanto le perdite di carico (circa 100 mbar),
c'è talmente tanta acqua che è come se il gas gorgogliasse dentro un liquido.

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Un altro metodo è il filtro a manica che ha due meccanismi di cattura: uno legato al fatto che il filtro ha una
maglia di una certa dimensione e le particelle di una certa dimensione non passano. L'altro meccanismo è
legato al fatto che il filtro ha un suo spessore e le particelle per moto browniano possono non passare da una
parte all'altra. Il problema è che man mano che si filtra, c'è accumulo di materia sulla maglia, formando il cake
e la filtrazione diventa più efficace, ma le perdite di carico aumentano. I filtri a manica quindi devono avere un
sistema periodico di pulizia. Quando si parla di filtri a manica si parla di temperature basse (max 250°C),
applicazioni ad alte temperature sono spesso complicate. Oggi questa applicazione è stata abbastanza superata
proponendo filtri in materiale ceramico, perché in generale si preferisce filtrare ad alta temperatura e non vuoi
avere sistemi ad umido perché ci vai a spendere di acqua (soprattutto in paesi arabi). I costi, con materiali
ceramici, però, aumentano.

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