Lezione 11-12
Riprendiamo le reazioni viste la volta scorsa; innanzitutto si ha la reazione di idratazione del solfito:
𝑆𝑂2 (𝑔) + 𝐻2 𝑂 ↔ 𝐻2 𝑆𝑂3(𝑎𝑐𝑞) ↔ SO−2 3 + HSO3
−
Se potessi pensare di fare una qualunque di questi processi con un recupero totale dell’acqua vuol dire che
l’acqua potrei farla ricircolare così come sta senza nessuno spurgo e nessun reintegro per cui in testa al
processo di assorbimento potrei prendere l’acqua e mettere un granulatore che sta dando il calcare; ciò
sarebbe perfetto perché non avrei alcun tipo di problema legato all’acqua (nessun scambio d’acqua, nessun
impianto di trattamento prima di buttare in fognatura, zero tasse perché non scarico in fognatura) ma cerco
di fare una cosa del genere infatti quasi tutti questi processi prevedono il ricircolo dell’acqua ma non
permettono un ricircolo totale.
Quando si ottiene il gesso e dal solfito di calcio per ossidazione si ottiene il solfato di calcio, il fatto che
quest’ultimo precipiti fa si che nella reazione sia l’ossido di calcio che la SO2 se ne vanno a fine processo per
cui la SO2 e il calcio messi in testa alla fine li tiro fuori come solfato di calcio, l’acqua può essere rialimentata
aggiungendo ossido di calcio e anche un poco d’acqua.
Questo processo non si ottiene con il sodio perché anche se si fa l’ossidazione a solfato produce solfato e
solfito di sodio che restano in soluzione; potrei anche rialimentarli ma poiché in questo caso la reazione è un
po’ meno dura, ad un certo punto accumulerei sempre di più e la reazione Redox andrebbe al contrario, non
posso più utilizzarli in testa alla colonna. Per cui faccio precipitare il solfato e aggiungo qualcosa che non sia
sodio in quanto li manterrebbe solubile, per cui nella fase di precipitazione aggiungo l’altro alcale (una base)
che consente di far precipitare il sale; uso come base un metallo alcalino terroso, il più economico è calcio, e
ottengo il solfato di calcio. Questo consente di evitare i limiti di concentrazione massima che si mette al
calcare per via della precipitazione.